Amend

di CHOU
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Rivality... again ***
Capitolo 2: *** Is it a joke?! ***
Capitolo 3: *** natural enemy ***
Capitolo 4: *** Amend ***



Capitolo 1
*** Rivality... again ***


Note: La storia è ambientata in un ipotetico quinto anno dove Voldemort e Dolores Umbridge non sono presenti e Sirius non perde la vita. Inoltre la storia tra Harry e Cho Chang è stata ambientata durante il quarto anno. 







Era iniziato un nuovo anno, per la quinta volta Harry Potter, Ronald Weasley ed Hermione Granger si stavano apprestando a salire sul Orient Exspress.

L’estate del quarto anno era passata tra silenzi pesanti e rimpianti.

Ogni volta che Harry chiudeva gli occhi vedeva il volto esamine di Cederic Diggory che gli chiedeva di riportare indietro il suo corpo. E lui l’aveva fatto, l’aveva riportato indietro ma la sua anima, no, quella non era stato capace di salvarla.

Ed era colpa sua, ancora. Lui voleva solo essere onesto, voleva dividere con lui la vittoria, voleva riconoscerlo come campione…come amico. E invece l’aveva portato dritto tra le braccia della morte.

Era solo colpa sua.

Inoltre tra Ron ed Hermione c’era una sorta di strana aurea che li circondava; certe volte, quando si accorgevano di essere troppo vicini o – solamente – troppo concordi su un argomento, si irrigidivano e di scatto mettevano distanza tra loro. Quando succedeva, Harry faceva indugiare lo sguardo su di loro e le scene del ballo del ceppo si sovrapponevano al presente. Rivedeva un Hermione in lacrime e un Ron – anche se lui non l’avrebbe mai ammesso – geloso. Poi, inevitabilmente la sua mente vagava e nella sua mente tanti piccoli particolari sembravano volergli riportare ben vivo il ricordo di quella sera. Rivedeva lui e Ron agghindati a festa, Ron con quell’imbarazzante vestito che gli aveva fatto attirare su di sé le battute maligne di Malfoy che, come al solito, vestiva in maniera impeccabile. Potter ricordava anche bene come in quel momento aveva sentito una fitta di acuta gelosia nel vedere come Draco Malfoy appariva elegante ed emanava una bellezza aristocratica in quel completo da mago da sera. E , come se non bastasse, più quel Serpeverde appariva sofisticato e perfetto più lui si sentiva misero al confronto. La cosa che poi gli aveva dato davvero sui nervi è che non avevano neppure potuto rispondere alle provocazioni di Malfoy quella volta. Cosa avrebbero mai potuto dirgli?! Si hai ragione lui sembra appena uscito da un circo ai tempi del decadentismo ed io sembro un manico di scopa con il papillon?!

Harry a quel punto scuoteva sempre la testa finché l’immagine beffarda di Malfoy non spariva e lui non ritornava a vedere i suoi due amici, rigidi, davanti a lui, allora faceva una battuta – anche la più stupida – e la tensione si  scioglieva.

“Harry, Ron, muoviamoci altrimenti non troveremo scompartimenti liberi”

I due ragazzi annuirono e seguirono l’amica.

Gli scompartimenti erano quasi tutti pieni ma, alla fine riuscirono a trovarne uno occupato solo da Luna, la stramba ma coraggiosa e leale ragazza amica di Neville che avevano conosciuto l’anno scorso.

La salutarono allegramente e presero posto mentre lei iniziò a parlare di strani ed inesistenti animaletti che suo padre aveva visto in giardino.

C’era un’atmosfera rilassata fino a che Luna non porse la domanda sbagliata:

“Cho quest’anno non è venuta a scuola, hanno detto che forse riprenderà da dopo le vacanze di natale. Voi sapete perché?” chiese candidamente.

Ron si grattò la testa a disagio lanciando un’occhiata in tralice all’amico che si era messo a fissare ostinatamente fuori dal finestrino.

“Penso che le ci voglia ancora un po’ di tempo per riprendersi dalla morte di Cedric” rispose educatamente Granger, con un tono, però, che intendeva chiaramente chiudere un discorso.

“Diciamo che non è ancora pronta a vedere me”
“Oh miseriaccia Harry, lo sai che non è colpa tua!”

Harry guardò il rosso con sguardo assente poi annuì di scatto con la testa e si alzò in piedi.

“Mi è venuta fame, vado a cercare la signora con il carrello!” affermò prima di uscire a tutta velocità dalla porta dello scompartimento per non sentire il richiamo dei suoi amici.

Quando ebbe percorso un numero ragionevole di metri, si fermò.

Sospirò pesantemente e si lasciò scivolare giù prendendosi il viso tra le mani.

Ovvio che Cho non voleva rivederlo, lui era la causa della morte del suo amato.

Era ironica la cosa, quando era in vita, lui gli aveva cercato di portare via la ragazza, si erano baciati ed erano usciti insieme e poi…e poi lui era morto e lei ora viveva con il più grande rimpianto che una ragazza possa avere: la consapevolezza di aver sprecato del tempo con un ragazzo che non amava senza sapere che il tempo di Cedric stava per scadere.

E pure Harry rimpiangeva di essersi incaponito con lei benché non sentisse nessun particolare forte sentimento, solo quello di trovarsi una ragazza come tutti i ragazzi del suo anno e più piccoli.

E cosa ci aveva rimediato? Un bacio – il suo primo bacio – davvero poco entusiasmante e un rimorso di coscienza.

“Fantastico, davvero fantastico!” sibilò tra le labbra semi chiuse alzando lo sguardo.

I suoi occhi si scontrarono con il suo riflesso nella placca dall’alluminio che serviva ad aprire gli scompartimenti. Alzò una mano e tirò un debole pugno contro di esso.

“Quanto vorrei non essere Harry Potter, quanto vorrei poter cambiare questa faccia!”

“Se vuoi posso darti una mano io” una voce beffarda e strascicata lo fece girare di scatto.

Draco Malfoy lo stava guardando con un’espressione di maligna ironia sul viso.

Harry sussultò un poco a quelle parole, memore che l’ultima volta che si era ritrovato da solo con Malfoy sul treno, ci aveva riemesso i connotati. Letteralmente.

Ricordava ancora bene quando gli aveva rotto il naso e Lupin gliela aveva riaggiustato con gande maestria.

“Fottiti” digrignò arrabbiato.

Perfetto, Malfoy era perfetto per sfogare la rabbia che sentiva dentro.

“Come siamo poco gentili, Potty, la mamma non ti ha insegnato l’educazione?” chiese con nonchalance portandosi una mano a sistemarsi il basso codino che gli teneva fermi i capelli.

Harry sentì il sangue fluirgli sulle guance e di scatto si alzò in piedi pronto a colpirlo ma la bacchetta di Malfoy lo inchiodò al muro.

“Troppo-lento” scandì Draco ghignando.

“Cos’è, Malferrett, hai migliorato un po’ le tue scarse abilità nel manovrare la bacchetta?”

Fu il turno del biondo di scurarsi in viso ma, quando parlò, la sua voce era calma.

“A quanto vedo tu, invece, hai perso le poche che avevi”

Questo fu troppo per Harry che, senza più badare alla bacchetta caricò un pugno e colpì Malfoy in pieno volto.

“Tsk, sempre il solito rozzo” mormorò dolorante.

“ E tu sei sempre il sol-“

Potter non fece a tempo a finire di parlare che un incantesimo lo inchiodò al pavimento. In un lampo Draco gli fu addosso e con la mano gli serrò il collo tra le lunghe dita.

Harry annaspò, seriamente in difficoltà. Cercò di parlare, di gridare ma non ci riuscì. Riuscì solo a fissare negli occhi Malfoy in una muta richiesta di lasciarlo respirare.

Draco lo guardò a sua volta finché, stremato dalla mancanza di fiato, Potter non chiuse gli occhi nel tentativo di accumulare energia e cercare di contrastare l’incantesimo e tentare di trovare un modo di respirare.

D’improvviso tutta l’aria che aveva cercato di risucchiare gli entrò nei polmoni facendolo tossire. Rantolò e rotolò su un fianco ansimando.

“L’anno scorso mi hai salvato la vita. Ora siamo pari” disse semplicemente Malfoy alzandosi e girandosi per andarsene.

Harry continuava ad ansimare e a tenere lo sguardo sulla figura slanciata di Malfoy che a passi lenti si allontanava. Era dimagrito dall’anno scorso ma la sua forza era aumentata, il modo di camminare, però, era rimasto lo stesso, lento ed aggraziato, anche fin troppo per un ragazzo.

“Ma lui è un Malfoy, ovvio! I Malfoy non possono mica essere come comuni esseri umani” mormorò tra sé e sé guardandolo.

“Hey Malfoy!” gridò.

Il Serpeverde si girò appena, quasi involontariamente, a quel richiamo.

“Schiantesimo!”

Draco venne sbattuto contro la porta con violenza.

“Non siamo pari. Io ti ho salvato la vita, ma non sono stato io a metterla in pericolo” gli disse avvelenato, prima di voltarsi e ritornare al suo scompartimento.

Quando vi rientrò i suoi amici lo guardarono con apprensione.

“E le caramelle?” chiese candida Luna.

“Ah, già… non ho trovato la signora e allo-“

“Harry! Mio dio, cos’hai fatto al collo?” chiese allarmata Hermione.

Potter la guardò piegando la testa, poi, senza nemmeno voler sapere in che condizioni fosse il suo collo, disse soltanto.

“Malfoy”

 

Hogwarts aveva la straordinaria capacità di mettere di buon umore Harry benché tra le mura di quel castello si erano consumate tante tragedie.

Si lasciò cadere sul suo solito letto a baldacchino sentendosi finalmente a casa.

“Il bagno è tutto tuo, amico” gli sorrise Ron entrando in quel momento. Era ancora bagnato e stava formando una piccola pozza ai suoi piedi, ma il moro non vi badò e con un cenno del capo si diresse in bagno.

Si mise davanti allo specchio esaminandosi il collo. Aveva un’ombra violacea a formare una mano invisibile sulla base alta del collo.

Tsk, sapeva che avrebbe fatto bene a lasciare quel Serpeverde al suo tragico destino!

Scocciato aprì l’acqua e iniziò a sciacquarsi il viso.

Era successo poco prima dell’inizio della terza prova del torneo tre maghi.

Stava volando nei dintorni di Hogwarts nella speranza di sciogliere un po’ l’ansia che sentiva addosso da quando aveva iniziato il torneo ma tutto quello che ottenne fu di scorgere una figurina nera galleggiare nel mezzo del lago nero. Ancora adesso Potter non saprebbe dire cosa l’abbia spinto a scendere di quota per cercare di vedere meglio, fatto sta che quando si era avvicinato di una cinquantina di metri aveva scorto un viso pallido a fior d’acqua e i capelli di quel biondo quasi bianco di Malfoy. Senza pensarci il Grifondoro allungò una mano e afferrò il corpo quasi senza sensi del biondo issandolo sulla sua scopa. Draco l’aveva guardato con gli occhi semi chiusi ed aveva allungato una mano fino a sfiorargli il mento per poi perdere del tutto i sensi.

Malfoy non l’aveva ringraziato e nemmeno dato spiegazione, semplicemente, una volta ripreso l’aveva allontanato bruscamente e si era diretto a passo ancora incerto verso il lago. Aveva continuato a camminare fino a quando, forse un po’ impietosito, Harry l’aveva richiamato e dopo aver volato fino a lui, gli aveva porso la sua bacchetta che aveva raccolto poco dopo averlo salvato, sulla riva del lago.

E ora, quel livido viola tendente al giallo era l’evidente ricompensa che aveva ricevuto.

“La prossima volta ti lascio affogare…anzi, ti affogo direttamente io!”

“Parli da solo?” gli ululò Ron dal dormitorio.

 

La prima lezione di pozioni dell’anno era sempre un piccolo shock per i Grifondoro e un enorme shock per Neville ma fu Harry, quest’anno, a rischiare davvero una sincope quando scoprì che il professor Piton avrebbe preso la cattedra di difesa dalle arti oscure oltre che quella di pozioni. Mancanza di volontari, aveva detto Silente. Ed Harry era propenso a credere che lo stesso Piton avesse provveduto personalmente a dissuaderli.

Prese posto come al solito infondo, vicino a Ron, mentre Hermione si posizionava prima. Spalla a spalla con un Malfoy alquanto contrariato da quella sfortunata vicinanza.

“Guardalo! È proprio insopportabile!” gli mormorò dopo un po’ Weasley.

“Chi?”

“Malfoy!”

Potter spostò lo sguardo sul biondo. Il Serpeverde era concentrato nel girare meticolosamente la sua pozione, con mano ferma girava in senso orario la bacchetta. Harry spostò l’attenzione sul movimento fluido della mano di Draco colpito dalla semplicità con cui riusciva ad ‘addomesticare’ le pozioni ogni volta, persino Hermione faticava alle volte a stargli dietro.

“E’ maledettamente bravo!” ringhiò Potter infastidito oltremodo.

“Non era propriamente quello che intendevo…”

Ma Harry non badava più all’amico, concentrato a carpire i trucchi del biondo. Cercò di concentrarsi sui suoi movimenti tentando di copiarli.

“Potter, direi che può smetterla i guardare il signor Malfoy ed iniziare a dirigere la sua attenzione sulla sua – Piton lanciò uno sguardo sprezzante al calderone di Harry – alla sua discutibile pozione!”

Alle parole del professore Malfoy si girò guardando fissò il moro che arrossì e, quando Draco ghignò, il viso appena colorato del Grifondoro divenne porpora dalla rabbia.

“Non stavo guardando Malfoy, professore. Non ha nulla di interessante da catturare la mia attenzione!” fece sprezzante, tentando di umiliare il Serpeverde e mettere a tacere il professore.

“Oltre che un pessimo Pozionista è anche un mediocre bugiardo, eppure, con un padre come il suo, mi sarei aspettato qualcosa di meglio da lei”.

Tutta la classe si era fermata ad osservare la scena. I verde argento ghignavano e si davano il cinque.

“Lascia perdere Harry” bisbigliò Ron tentando di calmare l’amico.

Potter si abbassò lo sguardo per cercare di frenare la rabbia, mordendosi a sangue le labbra e ripromettendosi che, un giorno o l’altro gliel’avrebbe fatta pagare a Piton e anche a quel dannato Malfoy. In un modo o nell’altro la colpa era sempre sua!

 

“Io prima o poi lo ucciderò quel…quel..”

“Furetto dal candido pelo?” fece George.

“Quel figlio di papà dalla mania delle sette segrete?” continuò Fred.

“Oh, suvvia Harry! Non è mica colpa di Malfoy se tu ti distrai a guardarlo!”

“Hermione! Non anche tu!” sbottò Harry esasperato.

La ragazza lo guardò con sufficienza e si strinse tra le spalle, risprofondando nel libro che stava leggendo.

“Dai, Harry, fai una partita con me a scacchi, così dimentichi tutto!”

“Cosa dovrebbe dimenticare?” fece Ginny Weasley, facendo la sua entrata attraverso il quadro della signora grassa.

“Che Harry passa le lezioni di pozioni a guardare Malfoy” risposero in coro i gemelli, sorridendo alla volta di Potter che a stento tratteneva il nervosismo.

 

Fortunatamente il tempo era rimasto bello e poche volte aveva piovuto, cosa che aveva del miracoloso contando che si trovavano in Inghilterra.

Il bel tempo aveva contribuito a fomentare gli studenti intrepidi di iniziare la stagione di Quidditch ed Harry non ne era rimasto immune. Ogni giorno lanciava occhiate al campo nella speranza di vedere qualche segno di vita. Solo dopo quasi due mesi dall’inizio della scuola, Madama Bumb annunciò l’inizio degli allenamenti e, di conseguenza, delle partite.

Si erano già verificati i primi battibecchi tra i capitani delle squadre verde-argento e rosso-oro ma, con rapidità, vennero messe a tacere da Minerva McGranitt che, da dietro i piccoli e severi occhiali decise che, in mancanza di prenotazioni o di permessi speciali, le due squadre si sarebbero allenate assieme.

Fu quella quindi la ragione se, un sabato mattina di metà Ottobre, i capitani Oliver e Flitt si ritrovarono faccia a faccia pronti a disputare una partita di allenamento che di amichevole aveva solamente il nome.

Chi, come al solito, faceva più chiasso era Malfoy. Aveva una scopa di ultima generazione e la divisa gli cadeva perfettamente essendo stata commissionata su misura, il suo aspetto poteva essere scambiato con quello di un giocatore professionista: ordinato, atletico e con il migliore equipaggiamento. Solo l’espressione tirata e ostile lo tradiva.

“Vogliamo iniziare?” chiese Oliver.

“Certo, perdenti!” ribatté Draco al posto del capitano.

“Hai sentito, George?”

“Ho sentito, Fred. – il gemello si rivolse ai Serpeverde – quando mai avreste vinto voi?”

“Basta chiacchiere. Iniziamo, avevo proprio voglia di una partitella facile facile” fece Angelina con un sorriso sardonico.

A quell’offesa la squadra capitanata da Flitt venne percorsa da insulti a mezza bocca, poi, ambedue le fazioni si issarono sulla scopa e la partita ebbe inizio.

Harry, che era stato in silenzio per tutto il tempo, era ben deciso ad afferrare il prima possibile il boccino e umiliare gli avversari. In special modo Malfoy che, benché non avesse mai vinto contro di lui, continuava a reputarsi superiore.

“Te lo farò mangiare quel boccino, Malferrett” ringhiò tra sé e sé.

La partita si era fatta subito carica e sul viso di ogni giocatore si vedeva la voglia di vincere. I battitori si davano un gran da fare per cercare di ostacolare i rivali ed i portieri sentivano addosso la tensione. Sebbene era un gioco di squadra, i Grifondoro sapevano che tutto era nelle mani di Potter e questo li rassicurava non poco. Non aveva mai mancato un boccino da quando era entrato in squadra, di certo, se era il più giovane giocatore di Quidditch ci sarà stato un motivo!

Harry, da suo canto, era concentrato a cogliere il luccichio dorato del boccino ma non riusciva a scorgerlo ed i capelli di Malfoy lo distraevano. Quell’anno aveva deciso di portarli più lunghi e raccolti in una coda bassa che, quando volava, si muoveva liberamente assieme ai ciuffi che sfuggivano al nastro. Il colore così chiaro dei capelli della serpe, si accendevano di mille riflessi dorati quando incontravano la luce del sole e, più volte, Potter li aveva confusi con il brillio delle ali del boccino.

Anche ora, che stava guardando nella direzione di Malfoy, gli era sembrato di scorgere la piccola pallina alata al lato del volto del biondo. Stava per voltare lo sguardo quando una nuvola andò a coprire il sole e poté constatare che quello era realmente il boccino.

“Come la prima volta!” pensò mentre con gli occhi della mente rivedeva un Malfoy bambino che, con arroganza, si dava delle arie senza accorgersi del boccino a pochi millimetri da lui.

“Non che sia cambiato molto”

Con uno scatto della scopa si diresse verso il lato destro di Draco.

“Volece!” urlò nella sua testa, mentre con rapidità spingeva la firebolt.

Malfoy avvertì un forte spostamento d’aria alla sua sinistra e, involontariamente, girò appena il capo per vedere.

Tutto quello che però riuscì a percepire fu il viso di Harry Potter a un soffio dal suo e il suo braccio teso che gli sfiorava i capelli.

Anche Harry era stato preso in contropiede. Non aveva calcolato quanto vicino gli si era dovuto avvicinare per prendere il boccino, aveva solo mosso la scopa ed allungato il braccio. L’essere a qualche millimetro dal naso di Malfoy non era stato contemplato.

Stava per allontanarsi, o almeno abbassare il braccio, quando vide le guance diafane di Draco farsi prepotentemente rosate. Trattenne il fiato per la sorpresa e non si accorse minimamente della spinta che nel frattempo gli aveva dato il biondo.

Preso alla sprovvista, il Grifondoro spalancò gli occhi e mentre stava cadendo dalla scopa, lasciò andare il boccino per afferrare la cosa più vicino a lui. Per sua sfortuna, riuscì ad aggrapparsi solamente alla coda di Malfoy che, dolcemente, si sciolse al tocco del moro, sfuggendogli dalle mani.

 Un turbinio di capelli biondissimi fu l’ultima cosa che vide Harry prima di sbattere violentemente contro il terreno e perdere i sensi.

 

“Harry come stai??”

“Sta calmo ragazzo!”

Madama Chips guardava con cipiglio contrariato lo stuolo di gente che era accorsa al capezzale dell’eroe del mondo magico.

Tutta la squadra di Quidditch rosso oro era corsa in infermeria portando il corpo senza sensi di Potter. La caduta gli aveva rotto parecchie ossa e il volto era sfigurato.

“Come stai, amico?” chiese più pacatamente Ron avvicinandosi al letto.

Harry si guardò attorno, frastornato. Sentiva male a tutto il corpo e avvertiva la gola bruciare, probabile conseguenza della pozione che gli doveva aver fatto ingerire .

“M..Ma..”iniziò a mugolare con la gola in fiamme.

“Ma cosa?” fece apprensivo Oliver, preoccupato di perdere il suo miglior giocatore.

Il moro fece un respiro e deglutì.

“Malfoy…”

“Malfoy?” disse Ron guardandolo stranito.

“Malfoy…dov’è?”

“Non lo so, sarà nel suo dormitorio” rispose incerta Angelina.

“Io lo – Harry si fermò a prendere fiato – …lo uccido!” concluse con voce piena di acredine.

“Malfoy?” richiese Ron ancora più confuso.
“Non avrà subito danni mentali?” continuò preoccupato.

“E’ stato Malfoy a farlo cadere dalla scopa!” rispose Oliver cupo.

“L’ha spinto” spiegò semplicemente George.

“Tra le cose, Harry, come mai ti ha spinto?”

Harry sbatté gli occhi, tendando di ricordare cosa fosse successo realmente. Cosa diavolo era preso a quel deficiente di furetto? Aveva quasi rischiato di ucciderlo!

“Io…io ho solo preso il boccino”

“Per un momento avevamo pensato che avessi tentato di baciare Malfoy, vero George?” rise il gemello.

“Come?” la voce di Ron suonava un po’ stridula.

“Ahhahaha si. Magari Malfoy l’ha spinto per questo” continuò a prenderlo in giro.

“Cosa??” risquittì Weasley.

“La piantate?” sbottò innervosito Harry.

“Come ti senti?” chiese Hermione, facendosi largo tra la piccola folla.

“Herm! Non ti avevo vista.”
“Sono appena arrivata”

“Sto..bhe potrei stare meglio”

 

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Capitolo 2
*** Is it a joke?! ***


Erano quasi passati tre mesi dall’inizio della scuola e Harry Potter aveva già fatto visita all’infermeria ventiquattro volte ma, se qualcuno, glielo faceva notare, con un sorriso tronfio rispondeva che:

“Malfoy ce n’ è finito trentadue ”

Hermione non si capacitava di come era così facile per loro due arrivare alle mani. Bastava uno sguardo e finivano per lanciarsi addosso tutti i tipi di incantesimi che conoscevano e , quando anche quelli finivano, arrivavano calci e pugni. E puntualmente le punizioni.

Oramai aveva perso il conto delle volte che il suo amico aveva dovuto pulire da cima a fondo tutti i trofei, mettere in ordine le pozioni e aiutare Hagrid con il suo lavoro.

Ed era ancora più incomprensibile come Ron riuscisse a fomentare il suo – stupido – amico.

“Harry, per piacere! Lascia perdere. Non vale nemmeno di perdere tempo con gente del genere”

La voce un po’ seccata di Hermione cercava di far ragionare il suo amico che, digrignando i denti e stringendo i pugni, stava litigando – per la nona volta durante la giornata –  con Draco Malfoy.

Fortunatamente Ron era stato trattenuto dalla McGranitt, così la ragazza doveva tenerne a bada solo uno.

“Faresti meglio a dare retta alla Mezzosangue, sfigato.”

“Cos’è? Hai paura di perdere, come sempre, Malfoy?” spuntò fuori Harry avanzando di un passo.

Ora erano a pochi centimetri di distanza, i volti talmente vicini che i respiri si mescolavano.

Fu solo per una frazione di secondo, ma qualcosa nello sguardo del Serpeverde cambiò. Potter non fece a tempo a realizzare cosa fosse succeso, che si ritrovò a provare un caldo intenso vicino all’occhio seguito da un bruciore fortissimo.

“Harry!”

Hermione si precipitò sull’amico che nel frattempo era indietreggiato di qualche passo per il contraccolpo.

Draco aveva ancora il braccio alzato e la mano chiusa in pugno.

Per qualche secondo nessuno disse nulla poi – come in un film a rallentatore – la ragazza vide il suo amico alzarsi, incespicare e buttarsi contro il biondo.

Malfoy evitò il pugno proteso di Potter e fece per caricarne uno a sua volta ma, quando vide chi aveva colpito sgranò gli occhi grigi.

Hermione si era messa in mezzo, cercando di aiutare Harry ma, non aveva fatto abbastanza attenzione e si era ritrovata a prendere il pugno al posto del Grifondoro.

Gemendo si portò una mano al viso, piegandosi su se stessa. Malfoy le si avvicinò e d’ istinto fece per tendere una mano verso di lei ma, prima di riuscire a raggiungerla un lampo giallo lo colpì in pieno.

Con un grido Malfoy volò a parecchi metri di distanza.

Sia Harry che Hermione si voltarono di scatto verso chi aveva scagliato l’incantesimo.

Ron era a una cinquantina di metri da loro, con la bacchetta sguainata, il viso rosso e ansimante. Aveva il volto sfigurato da un’ espressione di pura rabbia.

“Hermione!!”

Di corsa raggiunse la sua ragazza e le prese il viso per controllare l’entità del danno. Il naso della ragazza perdeva sangue copiosamente e anche il labbro era leggermente spaccato, mentre intorno allo zigomo si iniziava a intravedere l’ombra di un livido.

Harry era rimasto pietrificato a guardare la scena senza sapere cosa fare.

“Cazzo, Harry, muoviti! Dobbiamo portarla in infermeria!”

Il moro si voltò verso l’amico annuendo.

“Calmati Ron – biascicò la ragazza alzandosi – non è nulla di grave”

“Quello stronzo di un Malfoy! Guarda com’è ridotto il tuo viso!” continuò il rosso senza curarsi delle parole della compagna.

“Ron…”

Ma il ragazzo non le dava retta e la stava trascinando a tutta fretta da Madama Chips.

Harry stava per seguirli quando lo sguardo gli cadde sul corpo senza sensi di Malfoy.

“Ron! Ron!”

Il rosso – già lontano di qualche metro – si girò appena.

“Cosa c’è?”

“Che incantesimo hai usato?”

A quelle parole Weasley si fermò perplesso.

“Ehm… non lo so. Ho semplicemente estratto la bacchetta e l’incantesimo è partito da solo.”

Con un’alzata di spalle continuò a camminare.

Harry rimase tentennante in piedi facendo girare lo sguardo dalla schiena del rosso che si allontanava al corpo immobile di Malfoy.

Poi, con uno scatto, si affrettò verso Draco e lo sollevò per poi dirigersi anche lui alla volta dell’infermeria.

 

“Si può sapere perché l’hai aiutato?” sibilò Ron.

“E’ stato un errore, non voleva colpirla”

“Ma l’ha fatto! Quel bastardo!”

“Adesso basta Ron, ti ringrazio per avermi difeso ma, come vedi adesso sto benissimo. E Harry ha ragione, non voleva colpire me. Piuttosto, davvero non sai che incantesimo hai usato?”

“Te l’ho già detto, non lo so!” rispose ancora innervosito.

Per un po’ i tre stettero in silenzio ad ascoltare il fuoco del camino della sala di grifondoro scoppiettare placido.

“Però… non avevo mai sentito di un incantesimo scaturito senza nemmeno averlo pronunciato!” fece Harry ammirato.

Hermione gli lanciò un’occhiataccia.

“Potrebbe essere pericoloso.”

“Tanto è solo Malfoy…”bofocchiò Ron.

In quel momento entrarono George e Fred e , appena intercettarono loro fratello, gli si buttarono addosso esaltati.

“Wow! Come diamine hai fatto??” iniziò George.

“Abbiamo sentito che Malfoy è in infermeria e Madama Chips non sa come curarlo perché…” continuò Fred.

“…non sa che tipo di maledizione l’abbia colpito!”

“Sei stato grande!”
“Però adesso il preside vuole vederti” conclusero insieme ghignando.

Ron che, durante tutto il discorso dei gemelli aveva avuto una espressione soddisfatta sul viso, sembrò afflosciarsi sotto l’effetto dell’ultima frase.

Hermione lo guardò con un’espressione da ‘lo-sapevo-che-saresti-finito-nei-guai’, mentre Harry si sentì un po’ colpevole perché, se per una volta avesse ascoltato l’amica, tutto quel casino non sarebbe mai successo.

 

 

Quando Ron tornò dall’incontro con Silente aveva il viso tirato in un’espressione preoccupata.

“Allora com’è andata?”

Weasley guardò l’amico e, senza rispondere, si butto sul letto sospirando.

“Mi sa che ho fatto un casino..”

Harry stette in silenzio aspettando che continuasse.

“Se lo scopre mia madre mi uccide!” piagnucolò.

“Ti hanno sospeso?” Potter sgranò gli occhi preoccupato.

“No, no. Silente ha detto che inconsciamente la mia rabbia e i miei pensieri si sono trasformati in una maledizione… quindi non sanno come curarlo. Merlino, Harry! E se l’ho ucciso?”

“Ma non avevi detto che era ‘solo Malfoy’?

“Si ma quando pensavo che fosse vivo, ammaccato ma vivo!”

Potter sospirò. Non che gli importasse tanto di Malfoy ma l’idea che poteva essere stato ucciso, davanti ai suoi occhi e che un po’ era colpa sua, bhe…non gli faceva particolare piacere.

“Forse dovremmo andare a trovarlo..”

“Ma ti sei rimbambito Harry?! Se Lucius mi vede sarebbe capace di avada kevrizzarmi!”

La faccia terrorizzata di Ron fece ridere Harry che si alzò e andò alla porta del dormitorio.

“Almeno accompagnami fino all’ingresso dell’infermeria”

“Ehm… non posso” sbiascicò Weasley.

“Perché?”
“Pure Hermione non l’ha presa molto bene…”

Alzando gli occhi al cielo Harry uscì dal dormitorio.

 

Quando raggiunse l’infermeria era già quasi ora di cena però decise comunque di entrare per vedere se Malfoy avesse avuto qualche miglioramento.

Quando varcò la soglia, però, non vide nessun letto occupato. Perplesso fece per andarsene quando la voce di Madame Chips lo trattenne.

“Qualche problema Potter?”
Il moro si girò, preso alla sprovvista.
“No nulla… volevo sapere solo se Malfoy stesse meglio”
“Si, in effetti sta meglio…anche se per lui, credo, questo non è esattamente quello che intenda per stare meglio”

Potter aggrottò le sopracciglia non capendo le parole dell’infermiera.

“Il tuo amico gli ha giocato un brutto scherzo… ma potrai constatarlo da te a cena. Ora vai Potter, non è orario di visite questo”

Ancora confuso dalla parole della donna, Harry uscì e si diresse alla Sala grande dove Ron ed Hermione avevano già preso posto.

“Allora, come sta? E’ vivo?” chiese Ron.

“Si ma-“ le parole gli morirono in gola quando vide la porta della sala grande spalancarsi e una ragazza bionda fare il suo ingresso.

A scortarla c’erano Goyle  e Tiger.

L’attenzione di tutti si focalizzò sullo strano terzetto e anche Ron, Hermione ed Harry li stavano guardando a bocca aperta.

La ragazza aveva una fisionomia sottile e aggraziata. Il viso era affilato ed etereo, gli occhi di un grigio intenso e le labbra arricciate in una smorfia di disprezzo. I capelli erano biondi chiarissimi, quasi bianchi.

“Malfoy…” mormorò Harry paralizzato.

Tutta la sala iniziò a mormorare. C’era chi ridacchiava, chi guardava interessato e ammaliato e chi era semplicemente incredulo.

I gemelli Weasley lanciarono un fischio e andarono a battere il cinque al loro sconvolto fratello.

“E bravo fratellino! Un incantesimo con i contro fiocchi!”

“Ronald…” il mormorio arrabbiato e allibito di Hermione non preannunciava nulla di buono ma Ron era troppo preso a cercare di capire come razza aveva fatto a trasformare Draco Malfoy in una ragazza per farci caso.

Tutti gli altri Grifondoro si affollarono intorno a Ron tempestandolo di domande e complimenti.

Anche le altre case erano troppo prese a contenere le risate per domandarsi come possa essere successo e Serpeverde tentava di mostrarsi oltraggiata ma, anche la casa argento-verde, faceva fatica a rimanere seria.

Blaise non aveva neppure tentato di frenarsi e rideva sguaiatamente.

“Cari studenti! – silente aveva preso la parola e la scolaresca si acquietò come d’incanto – come potete vedere al signor – qualcuno rise, compreso il preside – Malfoy ha subito uno spiacevole incidente. Vi prego di aiutarlo e spero che il professor Piton possa trovare al più presto una soluzione” silente fece una pausa per guardare Piton che sembrava più scuro in volto del solito.

Poi, sorprendendo tutti, il preside continuò:

“Ah 5 punti a Grifondoro per l’esempio di potente magia che il signor Weasley ha dato.”

Piton sgranò gli occhi.

Harry non aveva mosso un muscolo continuando a fissarlo. Non c’erano dubbi che quella ragazza fosse Draco Malfoy ma lui non riusciva ancora a concepirlo.

Osservò i lineamenti della ragazza. Gli occhi erano leggermente più grandi ma l’espressione fredda e superiore non era cambiata. Anche la bocca era rimasta quasi identica se non che aveva preso una forma più smussata e anche se era piegata in una smorfia non era tagliente come la bocca pù sottile e definita del vero Malfoy.

I capelli erano rimasti uguali ma erano tenuti sciolti sulle spalle e non legati nel solito codino basso.

Anche il modo di muoversi sembrava rimasto quello di prima.

 

Il giorno dopo avevano due ore di pozione.

Quando il terzetto arrivò in aula Malfoy era già seduto al suo posto.

Aveva cambiato la divisa con quella femminile e aveva acconciato i capelli in una coda alta.

Quando Seamus entrò e lo vide gli si parò davanti:

“Allora Malfoy, stai fresco con la gonna?” gli fece sornione.

Draco alzò gli occhi e piegò le labbra piene in un leggero sorriso.

“Mai stata meglio” replicò con voce morbida.

Seamus rimase pietrificato ad osservarlo…aveva sentito male o Malfoy aveva usato il femminile?! Fece scorrere lo sguardo sul viso nuovo di Malfoy e quando lo sguardo si posò sulle labbra arricciate, arrossì violentemente.

“Tu invece mi sembri un po’ accaldato” ribattè Draco.

Gli altri Grifondoro osservavano la scena come paralizzati mentre Seamus batté in ritirata mortificato.

Quando Piton entrò in classe gli studenti presero posto ma nessuno riusciva a concentrarsi sulla propria pozione, troppo presi ad osservare Malfoy.

Draco sembrava non farci caso, continuando a mescolare il suo intruglio, sistemandosi di tanto in tanto una ciocca di capelli dietro le orecchie.

Quando la campanella segnò la fine della lezione solo Hermione e Draco avevano concluso la loro pozione.

“Dio santo ma l’avete vista?” esclamò Seamus quando Malfoy ebbe lasciato l’aula.

“Sembra proprio una ragazza!” continuò Ron

“E anche una bellissima ragazza!” si lasciò scappare Paciok.

Tutti lo guardarono e il ragazzo arrossì.

“Neville ha ragione, non ho mai visto una ragazza così! È quasi più bella di Fleur Delacroix!” disse ammirato Ron per poi mordersi la lingua quando vide il sopracciglio alzato di Hermione

“La cosa strana è che non sembra farci tanto caso, come se veramente fosse una ragazza.” Fece notare Hermione senza degnare più di uno sguardo Ron.

“E’ vero!” concordò Seamus.

“Quando le ho parlato mi ha guardato come se avessi detto un’ovvietà!” continuò.

“A proposito di quello…si può sapere perché sei arrossito in quel modo’” chiese malefico Dean.

“Saresti arrossito pure tu, idiota! Piuttosto, Harry, tu cosa ne pensi?”

Potter sbattè le palpebre non sapendo davvero cosa rispondere.

“La coda era sbagliata” disse semplicemente.

Aveva osservato anche lui Malfoy per tutto il tempo ma l’unica cosa che aveva pensato era a quanto fosse sbagliato il modo in cui erano tenuti i capelli. Malfoy li portava sempre legati in una coda bassa, tenuti mollemente legati con un nastro nero alla base del collo, senza preoccuparsi dei ciuffi che ne rimaneva fuori.

Seamus alzò un sopracciglio alla risposta dell’amico.

“Cioè, amico, malfoy diventa una donna e l’unica cosa che ti stranisce è come si è legato i capelli?” chiese schoccato Ron, mentre gli altri annuivano convinti.

“Ma adesso come lo dobbiamo chiamare? Dobbiamo parlare come se fosse una ragazza?” chiese ansante Paciock come se il problema di come desinare i verbi lo preoccupasse realmente tanto.

Hermione alzò gli occhi al cielo

“Invece di parlare di Malfoy, non è forse il caso di muoverci da qui e andare alla prossima lezione?” disse esasperata e senza aspettare risposta iniziò a incamminarsi.

 

Era oramai una settimana che nessuno nella Sala Grande riusciva a mangiare. Gli studenti erano troppo intenti ad osservare Draco Malfoy  per potersi concentrare sui loro piatti. Draco che entrava nella sala, Draco che si sedeva, Draco che mangiava, Draco che parlava. Malfoy non era mai stato così tanto al centro dell’attenzione da quando si era trasformato in una ragazza.

La cosa che più di tutte continuava a stupire la nuova generazione di maghi era come il Draco donna fosse così dannatamente ipnotizzante e bella. Quello che aveva più choccato Harry Potter era come la bionda serpe non avesse avuto un crollo di nervi. Nemmeno una piccola scena madre!

Era da una settimana che Harry scrutava il viso del rivale alla ricerca di un minimo segno di cedimento ma con rammarico aveva constatato che Malfoy non si curava affatto del suo nuovo aspetto. Si comportava come la donna che era diventato. Ricordava ancora bene come pochi giorni dopo la ‘trasformazione’, era andato spavaldo alle spalle della serpe per prenderlo in giro.

“Allora, Malfoy, ti piace questo nuovo corpo?”

Draco aveva inclinato graziosamente la testa, sbattendo un po’ perplessa le ciglia lunghe e aveva replicato con un candido:

“Perché non dovrebbe?”

Sembrava realmente perplesso dalla domanda del moro.

Harry scosse la testa, riportando l’attenzione sul presente.

“E’ proprio incredibile! – stava dicendo Ginny Weasley – E pensa che parla pure al femminile!”

“E’ vero! Però è abbastanza rozza” replicò acre Lavanda Brown.

“Gallina invidiosa!” sbottò sotto voce Hermione, seduta a debita distanza dalla ragazza bionda.

“Già, non…non ho mai visto una ragazza così bella” squittì concitato Neville, lanciando occhiate furtive al tavolo verde argento.

“Si ma è sempre quel presuntuoso di Malfoy!”

“Oh Ron, se solo ti fossi dato la pena di porre un po’ di attenzione, avresti certamente notato quanto la personalità di Malfoy sia migliorata” lo riprese la riccia.

“In effetti miss Malfoy è gentile, sempre altezzosa ma di meno” si intromise George.

“Fratellino, hai fatto proprio un bel lavoro! Al posto di un arrogante principino, ci hai dato una sventola di ragazza con un caratterino niente male” rise Fred, guadagnandosi una gomitata nelle costole da parte del gemello.

“Ma non vi da i brividi?” chiese Harry con un’espressione orripilata negli occhi verdi.

“Cosa?”

“Il fatto che dentro quella ragazza ci sia Malfoy!”

“Harry, quella ragazza è Malfoy” replicò semplicemente Hermione.

“Di Malfoy ha solo i colori”

“Sarà, ma, sapete che vi dico? Non mi dispiace affatto questa nuova versione della serpe!” pose fine alla conversazione Dean.

 

Era in ritardo, in mostruoso ritardo. Harry si stava scapicollando giù dalle scale della torre di Gridondoro per cercare di raggiungere l’aula del professor Vitious.

Quella mattina era troppo stanco per riuscire ad alzarsi in tempo e nemmeno i vari tentativi di Ron di svegliarlo erano andati a buon fine. Aveva sbiascicato un “Vi raggiungo subito” per poi chiudere le tende del suo letto a baldacchino e insonorizzare il tutto.

Si era ritrovato, quaranta minuti dopo, a essere tirato giù dal letto da Dobby che l’avvertiva concitatamente che la colazione era finita e che lui era in ritardo.

Harry aveva ringraziato l’elfo e si era precipitato i bagno a lavarsi. Dieci minuti dopo era già schizzato fuori dal ritratto della signora grassa.

Quando finalmente riuscì a mettere piede nell’aula fu accolto dall’occhiataccia del basso professore che, senza proferire parola, gli indicò l’unico posto ancora libero in prima fila.

Con passo rassegnato Potter si andò a sedere, constatando che come vicino – o meglio vicina – di banco gli era toccato Malfoy.

Si lasciò sedere sulla sedia pesantemente senza rivolgere il saluto alla ragazza che, invece, lo guardò apertamente e lo salutò con un sorriso dolcissimo.

A Harry per poco non venne un colpo al cuore quando vide Malfoy sorridergli, e poco importava se era un Malfoy femmina, per definizione un Malfoy non sorrideva – dolcemente! – a un Potter. Era una cosa naturale!

“Ah…ehm…ciao” biascicò senza impedirsi di arrossire un pochino. Dannazione, Neville aveva pienamente ragione, era la ragazza più carina che avessero mai visto!

“Brutto risveglio, eh?” continuò Draco.

“Ah?”

“I capelli, sono più spettinati del solito” chiarì la ragazza in tono leggero.

“Ah, si” Harry fece un mezzo sorriso per poi riportare velocemente l’attenzione sulle parole del professore.

“Tieni, non c’eri a colazione, avrai fame”

Con discrezione la ragazza fece scivolare un’enorme muffin al cioccolato nella borsa del moro per poi tornare a dedicarsi completamente alla lezione.

Harry, invece, non fu in grado di prendere un solo appunto.

 

“Un muffin!” fece stridulo Harry, prendendo sotto braccio i suoi due migliori amici, trascinandoli fuori dall’aula.

Appena il professor Vitious aveva decretato la fine della lezione, era scattato in piedi a una velocità tale che sembrava l’avesse punto uno schioppochiodo*, aveva sbiascicato un ciao frettoloso a Draco e si era precipitato dai suoi amici sospingendoli nel corridoio.

“Eh?” fece Ron non capendo come un muffin potesse sconvolgere tanto il suo amico.

“Se è perché hai fame, possiamo chiedere a …” continuò il rosso per essere interrotto bruscamente da Harry.

“Malfoy! Malfoy e il muffin!”

“Harry, o ti spieghi meglio o me ne vado. Sono già in ritardo per rune antiche!” lo rimbeccò Hermione.

“Volevo dire, Malfoy mi ha dato un muffin pensando che potessi avere fame dato che ho saltato la colazione” spiegò aprendo la borsa e tirando fuori il dolce.

“Non sarà avvelenato vero?” chiese Ron guardandolo sospettoso.

“Non lo so…”

“Io non lo mangerei”

“Ragazzi, possiamo andare, siamo quasi in ritardo” li supplicò Hermione ignorando il problema ‘muffin’.

“Ok, andiamo, non sia mai che arriviamo in ritardo!” rise Ron.

Harry rimase leggermente indietro, continuando a guardare il muffin sospettoso.

“Non è velenoso” sussurrò una voce delicata alle sue spalle.

Il ragazzo si girò di scatto. Draco Malfoy stava camminando a pochi passi di distanza da lui nella direzione opposta alla sua, come se avesse percepito lo sguardo di Potter, si girò e arricciò le labbra in una specie di ghigno di sfida.

Per qualche istante nella mente di Harry vi si sovrappose il viso del vero Malfoy.

Era evidente che la ragazza aveva sentito la conversazione di prima con i suoi amici.

Riportò lo sguardo sul muffin che reggeva ancora in mano. Doveva fidarsi? Ripensò al ghigno…quel ghigno che tante volte aveva visto sul volto maschile di Draco.

Era una sfida dunque?

Harry si portò alla bocca il dolce dandogli un morso.

 

Il tempo era migliorato, la pioggia aveva smesso di cadere e il sole faceva timidamente capolino tra le nuvole ancora di un grigio minaccioso.

Novembre era alle porte e con lui l’inizio del campionato annuale di Quidditch. Harry non stava più nella pelle dall’emozione che quell’avvenimento gli suscitava. Volare su una scopa era una delle cose del mondo magico che più amava.

Oliver camminava a passo spedito fuori dagli spogliatoi rosso-oro ripassando mentalmente il nuovo schema di gioco.

“Rilassati, vinceremo come al solito” lo incoraggio angelina.

Il ragazzo la guardò sorridendo.

“Logico che vinceremo!”

Pochi minuti dopo le due squadre erano schierate l’una davanti all’altra.

“Ma dov’è Malfoy?” chiese Katie cercando di individuare la testa biondo chiaro tra le file verde-argento.

“Ha ragione, non avete più un cercatore?”

Marcus Flitt assunse un’ espressione disgustata.

“Malfoy…sarà anche diventato una sventola – un coro di risate trattenute si elevò dai Serpeverde – però adesso non sa più cos’è una scopa! Lo sostituirà lui”  con un gesto grezzo della mano indicò un ragazzotto dai capelli scuri e un espressione poco amichevole.

“Terace Higgs” si presentò il nuovo cercatore.

Harry l’osservò per un attimo poi, con un’alzata di spalle si issò sulla scopa.

Madama Bumb fischiò decretando l’inizio della partita.

I giocatori presero il volo disponendosi secondo i vari schemi.

Harry cercò di concentrarsi per vedere dove fosse il boccino d’oro. La gente sugli spalti urlava il nome della squadra e faceva il tifo.

I cacciatori di ogni squadra cercavano di non perdere la pluffa nella speranza di segnare il più possibile, George e fred erano impegnati a tenere a bada i bolidi e, benché non fosse proprio etico,  a indirizzarli verso i Serpeverde.

Harry sfrecciava sulla scopa tentando di afferrare il boccio con le calcagna Higgs.

La cronaca entusiasta di Lee Jordan risuonava nelle orecchie dei giocatori, spronandogli.

Con un giro largo del campo il cercatore rosso-oro riuscì a scorgere i suoi amici sugli spalti e l’imponente figura di Hagrid che si sbracciava sulle tribune riservate ai professori. Era a pochi metri dal boccino, gli sarebbe bastato veramente poco per prenderlo, con un colpo di reni corresse la direzione della scopa aumentandone la velocità.

Pochi secondi dopo un boato entusiasta animò l’intera casa Grifondoro: harry aveva preso il boccino, avevano vinto.

Potter sorrise soddisfatto, facendosi abbracciare da tutti i compagni ed acclamare dai compagni di casa. Gettò un occhiata vittoriosa ai Serpeverde per poi fare una rapida panoramica di tutti gli studenti sugli spalti.

Malfoy non c’era. Lui…lei, non era venuta.

Riportò lo sguardo sulla squadra avversaria notando che Flitt stava sgridando amaramente Higgs.

Quando c’era Malfoy non accadeva mai, nessuno aveva il coraggio di sgridare Draco Malfoy.

E, Harry dovette ammetterlo, quando giocava Draco Malfoy la partita era molto più divertente.

 

Quando, il giorno dopo, a pozioni Harry vide Draco andò a chiederle come mai avesse preferito stare nel castello che guardare la partita.

“Cos’è, ti seccava vedere la tua squadra perdere amaramente?” la sbeffeggiò Potter.

La ragazza lo guardò sbarrando gli occhi grigi.

“Oh no – iniziò con voce gentile – è solo che non mi piace il Quidditch.”

“Non ti piace? E da quando?”

“Da sempre! È un gioco così… così da ragazzo!” disse con un’espressione quasi disgustata.

Fu il turno di Harry di sbarrare gli occhi.

“A tu sei un ragazzo!” non riuscì a impedirsi di replicare.

Malfoy lo guardava come di solito il vero Malfoy guardava Tiger e Goyle.

“Ma io sono una ragazza” rise.

Il moro dovette fare un grande sforzo per non mettersi le mani nei capelli ed urlare. Continuava a dimenticarsi che Malfoy era davvero convinto di essere una ragazza.

“ Per-”

“Potter! La smetta di importunare il sig- la signorina – Piton fece una smorfia – Malfoy e torni al suo posto. Dieci punti in meno a Grif-”

“Oh no! Non mi stava per nulla importunando, è colpa anche mia” fece Draco animandosi.

I lineamenti del professore si arricciarono in un espressione di puro stupore. Il colorito sembrò ancora più cereo e la sorpresa fu troppa che non riuscì a trovare nulla da ribattere.

Harry, arrossito per la situazione e le risate degli altri alunni, corse al suo calderone.

Quando un Piton ancora piuttosto pallido decretò la fine delle lezioni Harry non riuscì più a trattenersi.

“Ron vedi di trovare un modo per togliere questa maledizione perché questa versione di Malfoy è raccapricciante” sibilò a denti stretti.

Il rosso alzò le spalle come a dire che non era colpa sua.

 

La sala del dormitorio di Grifondoro era tranquilla. Hermione era seduta al tavolo circolare intenta a finire il tema per rune antiche, Ron era preso a giocare a scacchi magici con un Neville particolarmente concentrato ed Harry era  alle prese con una lunga lettera a Sirius.

Da quando, verso la fine del terzo anno, Harry era venuto a conoscenza dell’esistenza di Sirius Black la sua vita era cambiata. Aveva di nuovo una famiglia e una casa dove si respirava amore e magia. Il suo padrino era vivo e si era rivelato una persona particolarmente acuta e capace.

Giusto all’inizio dell’anno aveva preso di nuovo possesso della sua casa a Grimmuld Place e – Harry era convinto che la magia centrasse qualcosa – anche il suo aspetto era completamente cambiato da quando l’aveva visto la prima volta. Benchè non fosse più giovane, il fisico provato dagli stenti della prigionia era rinvigorito, le costole non si vedevano più e l’addome si era andato a delineare. La barba era sparita e i capelli erano nuovamente lucidi e gli occhi brillavano più vivi che mai in quel volto che sempre di più rassomigliava quello del Sirius Black di molti anni addietro.

Ogni volta che ne aveva possibilità, il salvatore del mondo magico andava a trovare il suo padrino e Lupin che si era anch’egli trasferito con Sirius poiché, a detta dell’ex professore, la testa calda di felpato l’avrebbe di certo fatto scoprire e messo nei guai se lui non avesse provveduto ad occuparsene.

“Ragazzi, vado a portare la lettera in Guferia”

Hermione alzò appena la gli occhi dalla pergamena facendo un veloce cenno d’assenso con il capo e ron grugnì qualcosa troppo occupato a battere Neville.

Il moro uscì dal dormitorio munito del mantello di invisibilità. Aveva fretta di far recapitare quella lettera perché le vacanze di Natale si avvicinavano e lui voleva essere ben sicuro di poterlo passare a casa del suo padrino.

Con passo svelto arrivò alla Guferia.

Era tutto buio e i gufi stavano sui trespoli come in attesa. C’erano enormi e rustiche finestre senza vetri che garantivano un panorama mozza fiato anche di notte.

Harry chiamo Edvige che arrivò subito posandosi con eleganza sul braccio proteso del padrone. Dopo che si fu fatta legare il messaggi alla zampa si librò in volo alla volta di casa Black.

Stava per rimettersi il mantello quando lo sguardò gli cadde su una delle finestre che davano sul lago nero, il luogo più riparato dell’immenso giardino.

Si avvicinò all’apertura nella roccia e si riempì la vista con le acque calme e nere del lago. Benché fossero anni che veniva ad Hogwarts rimaneva ancora colpito dalla bellezza del paesaggio. Ma non era solo la natura, c’era un sentimento di pura felicità che lo animava ogni volta che varcava i portoni del castello. Una sensazione di pace e di familiarità.

Harry sospirò a quei pensieri e sarebbe rimasto ancora ad ammirare lo spettacolo del cielo di novembre se una figurina non attrasse la sua attenzione.

Uno studente stava camminando avanti e indietro per le sponde del Lago Nero e dalla sua bacchetta arrivavano raggi di luce. Uno di questi permise ad Harry di scorgere, a dispetto del buio e della miopia, il volto femminile di Draco Malfoy.

Incuriosito e spinto più da sete di conoscenza che da vero buon senso, lesto si rimise il mantello per raggiungere il Serpeverde.

Aveva corso talmente tanto che ci aveva impiegato poco più di dieci minuti. Ora era a una distanza ragionevole dalla ragazza per cui, approfittando del fatto che fosse girata di spalle si fece scivolare via il mantello mostrandosi.

“Una ragazza non dovrebbe avventurarsi in posti del genere” fece senza volontà di essere offensivo. Era la prima cosa che gli era venuta in mente.

Malfoy si voltò di scatto.

“Fanculo Potter!” lo freddò.

Il moro sbattè le palpebre più volte completamente choccato. Dov’era finita quella ragazza così somigliante a Malfoy ma con un carattere completamente diverso? Soprattutto con lui la versione femminile di Malfoy era gentile.

“Co-cosa?”

“Ho detto fanculo! Oltre che cieco sei pure sordo?” continuò la bionda con astio.

Harry la fisso. Benché il viso fosse sempre lo stesso notò che gli occhi avevano un’espressione più dura e anche le labbra. Fece scorrere gli occhi sui capelli, erano tenuti in una coda bassa…

“Malfoy?” chiese titubante.

“E chi dovrei essere, Sfigato?” sbuffo esasperato.

“No, intendo il vero Malfoy?”

In realtà il moro si sentiva un po’ ridicolo. Però…era come se la personalità di Draco Malfoy, il Draco Malfoy maschio, fosse ritornata.

La ragazza lo guardò per un attimo e il suo sguardo mostrava chiaramente che era combattuta per qualcosa.

Alla fine fece un sorriso stanco.

“Sei stranamente perspicace, Potter”

“Ma come…”

“Non lo so nemmeno, dovrei forse ringraziare quella mezza sega di Weasley, chissà quante risate scommetto.” Concluse amaro.

“In realtà tutti adorano la tua contro parte femminile. – iniziò a dire Harry e, sapeva che non doveva continuare ma la tentazione di punzecchiarlo era troppo forte – forse dovresti rimanere così. Sei molto più grazioso…o meglio graziosa” concluse pungente.

Malfoy si produsse in un urletto isterico.

“Ti ucciderò stupido cretino con gli occhiali – per dare maggior rilievo alle parole, Draco si buttò sul Grifondoro e iniziò a tempestargli il petto di pugni.

“Brutto – pugno – sfregiato – pugno – di uno sfigato!”

Harry guardava stralunato quell’esile ragazza che lo colpiva, senza nemmeno fargli troppo male, e continuava a sbraitare.

Si sarebbe offeso se la voce di Malfoy da donna e il suo aspetto scarmigliato non la facessero apparire più a uno starnazzare, offeso paperotto giallo.

Rise di quel suo paragone ma fu costretto a camuffare la risata quando Malfoy, piuttosto risentito sbottò:

“E adesso cos’hai da ridere? Aspetta che torno uomo e vedi come ti conc-”

Draco si bloccò di colpo mentre il viso, da rosso acceso, non si fece cereo.

Fu in una frazione di secondo che Malfoy cadde a terra svenuto.

Stavolta Harry non contenne il riso e si lasciò andare a una risata forte e piena.

Quando si riprese portò lo sguardo smeraldino su Draco.

“Si consumano molte energia ad arrabbiarsi. Ora sei una ragazza, dovresti avere più riguardo” disse senza smettere di sorridere sardonico.

Poi con uno sbuffo si accinse a prendere in braccio la ragazza per portarla nel castello.

“Sei più leggero in questa versione sai?”

prima di incamminarsi guardò il volto disteso di Malfoy e si ritrovò ad arrossire.

Avevano ragione i suoi compagni di casa, quella ragazza era la più bella che avesse visto.

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Capitolo 3
*** natural enemy ***


“Harryyy!!”Ll’interpellato si girò.

Draco Malfoy stava correndo verso di lui.

“Ho saputo che ieri sera mi hai trovato svenuta e mi hai portata da madama chips. Ti ringrazio” sorrise.

Potter la guardò un po’ confuso.

“Ehm…non ti ricordi cos’è successo al lago nero?” chiese.

La ragazza fece di no con la testa, facendo ondeggiare la coda di cavallo.

Il moro sospirò.

“Qualcosa non va?” chiese Malfoy notando il sospiro.

“No no, figurati. Bhe...comunque, non hai nulla di che scusarti. L’ho…l’ho fatto volentieri” e mentre pronunciava quella frase Harry cercava di capire se corrispondesse a verità.

Draco, da come gli si illuminarono i grandi occhi argentei, non ebbe dubbio sulla veridicità dell’affermazione e mormorando un altro grazie confuso, si alzò in punta di piedi per dargli un piccolo bacio sulla guancia.

Harry fece appena in tempo a registrare il gesto che la ragazza si era già staccata e l’aveva preceduto in sala grande.

L’eroe del mondo magico rimase impietrito, incapace di formulare un pensiero di senso compiuto. Un forte dolore alla nuca lo ridestò dai suoi pensieri.

“Ahi! Ma che diamine..”

“Va bene che è carina, ma ricordati che è sempre Draco Malfoy!”fece Dean mentre riabbassava l’enorme libro che aveva usato per colpirlo.

“Ma guarda che ha fatto tutto lei!”

“Si si”

“Noi ti crediamo!” civettarono due voci in perfetta sincronia.

Harry, che ben sapeva a chi appartenessero le voci, si voltò solo per educazione.

Fred e George Weasley gli sorridevano allusivi.

Dietro di loro Ron lo guardava con un’ espressione che non sapeva se essere sconvolta o schifata.

Hermione, affiancata da Ginny, aveva anche lei un’ espressione poco convinta mentre quella della piccola Weasley era a dir poco furente.

“Ragazzi, vi stavo cercando, devo assolutamente dirvi cosa ho scoperto!” esclamò Harry avvicinandosi a loro.

“Non starmi così vicino! Sei ancora infettato da lui…da lei!” squittì Ron.

“Mica deve fare della abluzioni. Non essere esagerato adesso.” Lo gelò Hermione.

“Ma lui…lui ha baciato Draco Malfoy!”
“A parte che è stata lei a dare un bacio a me e poi era sulla guancia! Di ringraziamento!”

“Ringraziamento per cosa?” chiese il rosso sospettoso.

Senza una ragione precisa Harry si sentì arrossire.

“E’ quello che vi volevo spiegare!” disse concitato.

Aandiamo in biblioteca?” propose Hermione.

“Ma ti sembra il momento di studiare? È pure ora di colazione!”

“Ronald! – sibilò – intendevo come posto per parlare senza che qualcuno ci disturbi”

Ron arrossì prepotentemente e accenno a una risata di scuse. La ragazza scosse la testa per poi alzare una mano posandola delicatamente nei capelli rossi dell’altro, scompigliandoli leggermente.

Harry distolse lo sguardo imbarazzato e si affrettò a confermare che la biblioteca gli sembrava un’ottima idea.

Come aveva previsto Hermione la biblioteca era deserta. I tre amici presero comunque posto a uno dei tavoli più appartato.

“Allora?”

“Bene, sapete che ieri sono andato a portare una lettera in Guferia, no?”

I due ragazzi annuirono.

“Ecco, dalla Guferia ho visto Draco Malfoy sulle sponde del Lago Nero. L’ho raggiunto e-”

“Perché l’hai raggiunto?” chiese Ron accigliato.

Harry si strinse nelle spalle.

“Non lo so. Mi aveva incuriosito. Comunque sta di fatto che l’ho raggiunto e quando gli ho parlato lei era tornata lui!”

“Non ti seguo Harry – fece Hermione accigliata – intendi dire che Draco era ritornato ragazzo?”

“No, era sempre una ragazza, ma il carattere era quello del vecchio Malfoy!”

Le facce dei suoi amici erano scettiche.

“Mi ha insultato!” disse per avvalorare la sua tesi.

“Bhe, in effetti il Draco ragazza non aveva ti aveva mai offeso, anzi ti tratta sempre con premura” acconsentì la ragazza pensierosa.

“Il fatto che oggi, lei non ricorda di essere tornato lui!”

“Ragazzi…con questi lui che diventano lei e che tornano lui per poi dimenticarsi e essere lei…mi sta venendo un gran mal di testa, miseriaccia!”

Harry scoppiò a ridere imitato da Hermione.

In effetti, doveva ammetterlo, quella situazione era un gran casino!.

Quando uscirono dalla biblioteca la colazione era già finita per cui, con lo stomaco vuoto, si diressero verso cura delle creature magiche. L’idea che ci fosse Hagrid ad attenderli li metteva di buon umore, peccato solo che la lezione dovevano dividerla con i Serpevede che non reputavano affatto una fortuna avere il mezzogigante come insegnate.

Quando arrivarono c’erano pochissimi alunni per cui si sedettero in terra aspettando i ritardatari.

Quando Ron ed Hermione si allontanarono un attimo per andare a chiedere delucidazione al guardiacaccia per un progetto che gli aveva affibbiato, Draco Malfoy raggiunse Harry sedendogli accanto.

“Ciao, hai saltato ancora una volta colazione! Starai morendo di fame!”

Il moro rimase a boccheggiare per qualche secondo. La gentilezza di Malfoy era così strana che non era ancora riuscito ad abituarvisi.

“In effetti..”

“Tieni, come vedi il mio è un vizio di prendere sempre qualcosa in più” gli sorrise porgendogli un panino dolce.

Harry lo afferrò senza pensarci e iniziò a mangiarlo.

Draco quel giorno era ancora più bella del solito. I raggi del tiepido sole gli illuminavano i capelli e il viso.

Era bella, indubbiamente, eppure Harry continuava a pensare che ci fosse qualcosa che non andava in quegli occhi così grandi e quel viso così dolce. Qualcosa che stonava irrimediabilmente.

“Sei gentile…”

“Lo dici come se fosse una cosa strana!”

“Bhe – Harry si trovò in difficoltà e si ritrovò a sperare che il colloqui dei suoi amici con Hagrid finisse presto – diciamo che con me sei particolarmente gentile”

“E’ perché mi piaci” disse la ragazza candidamente.

Ad Harry andò di traverso il dolce.

“Ho detto qualcosa di male?” chiese Draco con tutto il candore possibile.

Per il moro fu troppo da sopportare. Questa versione zuccherosa di Malfoy era destabilizzante!

Balzò in piedi dicendo parole a caso e affrettandosi a raggiungere i suoi amici.

Se solo si fosse dato la pena di fare attenzione avrebbe notato che un’ombra scura era scesa sugli occhi contornati di rimmel della ragazza.

 

Erano tutti riuniti nella sala comune di Grifondoro a fare festa per l’imminente vacanze di natale.

Harry Potter guardava i suoi amici divertirsi ma si sentiva con la mente troppo distante per unirsi a loro. Le parole di Draco lo confondevano ancora e, non sapeva perché, ma non era riuscito a dire nulla ai suoi amici.

“Harry dai vieni, sei così pensieroso!”

Ginny Weasley gli stava andando incontro sorridendo.

Era cresciuta tanto Ginny. La ragazzina timida era scomparsa e adesso si apprestava a diventare una bella ragazza con delle buffe lentiggini.

“Ho solo un po’ di mal di testa” mentì.

“In effetti c’è molto rumore” riconobbe la ragazza sedendogli accanto.

“Già.”

“Sei sicuro che è solo quello che ti da noia?”

Il moro la guardò negli occhi e non se la sentì di mentire.

“In realtà no”
“E non hai voglia di parlarne immagino”

Harry rispose con un piccolo sorriso che sapeva di scuse. Ginny sospirò.

“Lo sai che se vuoi, con me puoi parlare”

Rimase per qualche secondo a scrutare il volto di Potter nella speranza che lui si aprisse con lei. Quando vide che Harry era ben deciso a non aprir bocca con un sorriso mesto tornò alla festa.

Al moro dispiacque seriamente di aver ferito la piccola di casa Weasley ma non sapeva nemmeno lui cos’aveva.

Da quando Malfoy era diventato una ragazza non c’era una cosa che andava per il verso giusto. Non sapeva come comportarsi con questa nuova versione. Era completamente diversa dal Malfoy che aveva imparato suo malgrado a conoscere; eppure in qualche modo era anche così simile. Non riusciva a guardare quella ragazza gentile e biondissima senza non pensare al meno gentile seppur ugualmente biondo ragazzo che, come aveva potuto constatare, abitava ancora quel corpo.

Quello che più gli dava fastidio, inoltre, è che non riusciva ad allontanarla. Seppure si sentisse a disagio, ogni volta che lei gli parlava o gli faceva una gentilezza si sentiva… euforico. Era come se qualcosa di simile alla contentezza ma ben più acuta e indefinita gli prendesse lo stomaco.

Si portò una mano al viso e decise che non avrebbe passato tutta la serata a pensare a Malfoy.

Si alzò dal divanetto su cui era stato seduto per un’ora buona e decise che era ora di prendere parte attivamente alla festa.

Il sabato aveva portato con sé una serie di nuvoloni grigi e pioggia cancellando ogni possibilità di uscire.

“Cosa facciamo?” chiese Ron reprimendo uno sbadiglio.

Harry si stropicciò gli occhi e inforcò gli occhiali.

“Potremmo andare a trovare Hagrid, è da un po’ che non andiamo più da lui”

Il rosso annuì semplicemente.

Quando finirono di prepararsi scesero in sala comune dove Hermione gli spettava con un sorriso e un libro sotto mano.

“Ehi no! – fece Ron andandole incontro – per oggi questo lo lasciamo qui” concluse prendendo il libro dalle mani delle ragazze e posandolo sul tavolo.

Hermione assunse un’espressione infastidita ma si fece sospingere fuori dal dormitorio docilmente.

“Sbrighiamoci ad andare a fare colazione che sto morendo di fame!”
“E di che ti preoccupi? Tanto c’è Malfoy che provvede…”

Ignorando la battuta dell’amico, il moro continuò a camminare imperterrito.

La sala grande era piena di studenti ma Neville, Dean e Seamus gli avevano tenuti tre posti liberi.

“Cosa fate oggi?” disse a mo’ di saluto Weasley.

“Niente di che…volevamo fare una partita a Quidditch ma con questo tempo..”

“Io penso proprio che andrò a curare le piante. La professoressa Sprite mi ha dato il permesso di andare anche quando non ci sono lezioni” sorrise Neville smettendo per un attimo di mangiare il jelly.

La colazione passò tranquilla e appena si sentirono abbastanza soddisfatti e sazi da lasciare il tavolo, i tre ragazzi si diressero alla volta della capanna del guardiacaccia.

“Miseriaccia come piove!”

“I miei capelli!” gemette Hermione.

Ron e Harry la guardarono sorpresi e si misero a ridere.

“Oh smettetela! Sapete quanto ci metto per sistemarli!”

“Ma dai, che sei sempre bella!” gli scappò detto a Ron. Appena se ne accorse si morse la lingua.

“Davvero?”

“Le ragazze sono sempre belle” buttò lì con il viso più rosso dei suoi capelli.

Granger sbuffò.

“Sbrighiamoci. Se corriamo dovremmo bagnarci poco”

“Ehm… scusate – cercò di attirare l’attenzione Harry – non potremmo usare la magia?”

fu il turno della ragazza ad arrossire, anche se per un motivo completamente diverso da quello di Ron.

“Bhe si, giusto…Impervius!” disse rendendo se stessa e i suoi amici impermeabili all’acqua.

Protetti dalla pioggia riuscirono a raggiungere la porta della piccola casa del loro amico senza che una sola goccia riuscisse a bagnarli.

Harry busso alla porta un paio di volte prima che il mezzo gigante andò ad aprire la porta, sorpreso di vederli.

“Ragazzi! Ma cosa ci fate qua con questo brutto tempo?”

“Un saluto…possiamo entrare?”

“Ma certo, entrate!” disse facendosi da parte.

Non fecero a tempo ad entrare che Thor gli corse incontro e, i vestiti salvati dalla pioggia, non furono altrettanto fortunati da salvarsi dalla saliva dell’enorme cane.

“Thor…bleah!” piagnucolò Ron guardando con rassegnazione la manica.

“Gli mancavate” scusò il cane Hagrid.

Weasley si accucciò davanti al cane guardandolo con sufficienza. Per tutta risposta il bestione gli diede una lunga e affettuosa leccata.

“D-o-l-c-e” sillabò.

“Ragazzi, cosa mi raccontate? Volete mangiare qualcosina. Ci ho delle leccornie!”

“No grazie, abbiamo appena fatto colazione…”

Ah avete saputo notizie di Fiorebecco? Mi manca, sapete? Era una gran bella bestiolina”

“Sta bene, Sirius gli vuole molto bene” lo rassicurò Harry.

“Quei due sono proprio una bella coppia…due fuorilegge” rise l’omone.

“E tutte e due innocenti” disse Hermione.

“Già…quel Malfoy! Ma, credete a me, peggio è il padre. Mi ha mandato ad Azkaban. Brutta gente i Malfoy” fece tetro.

“Sono stato proprio contento di vedere com’è diventato. Da ragazza è molto meglio. Pensa che mi ha salutato. C’ho visto una ragazzina bionda che veniva dalla mia parte e mi salutava, quasi non ce lo riconoscevo Malfoy!” continuò.

“Penso che però Lucius non sia dello stesso avviso” constatò Hermione.

“C’ha scritto ad Albus. Una lettera minacciosa. Infatti non lo vogliono a casa finché non sia tornato normale.”
“Davvero?”

“Si, pure Piton non è contento. Sembra che nulla funzioni. Qui, abbiamo un grande mago!” rise Hagrid dando una manata sulla spalla di Ron che incassò con una smorfia di dolore.

 

Qualche ora dopo lasciarono la casa di Hagrid per andare a pranzo. Fortunatamente la pioggia aveva smesso di cadere e anche le temperature si erano alzate.

“Harry , Ron, Hermione!”

Ginny stava correndo verso di loro con sorriso sul bel viso.

“Cosa succede, sorellina?”

“Da quando mi chiami sorellina? Comunque, ero venuta a dirvi che la McGranitt ha annunciato i giorni di uscita a Hogsmeade. Gli hanno anticipati, sono la prossima settimana! Inoltre quest’anno ci saranno più uscite” annunciò allegra.

“Scusate” fece una voce cristallina.

I quattro ragazzi si voltarono trovandosi faccia a faccia a Draco Malfoy.

“Malfoy…sei peggio di una piaga!” rantolò esasperato Ron.

“Cosa vuoi Malferett?” tagliò corto Ginny.

“Come siamo acide! E comunque ho bisogno di Potter, non di voi.”

“Meno male che Hagrid aveva detto che era diventata gentile” bisbigliò Weasley a Hermione facendola ridere.

“Di cosa hai bisogno?” chiese Harry facendosi avanti.

“Avrei bisogno che tu mi aiutassi in trasfigurazione.”

“Cosa? Tu che chiudi aiuto a me?”

La bionda annuì.

“Allora accetti?”

“In realtà, non so… devo pensare..”

“Va bene. Allora ti do qualche giorno per darmi la risposta!” sorrise stringendo il braccio di Harry come per ringraziarlo. Poi si girò lievemente verso ginny e la sua bella bocca si sfigurò in un lieve sorriso sghembo.

In quel momento, Ginny Weasley era pronta a giurarlo, aveva visto il vero Draco.

“Le ripetizioni no!” fece esasperato Ron.

“Non gliele darò infatti.”
“E allora perché non gliel’hai detto?”

“Bhe…mi guardava in quel modo…mi sembrava scortese..”
“E’ Malfoy per la barba di merlino!!”

“Sarà anche Malfoy – si intromise Hermione – ma sembra quasi che a questo Draco piaccia Harry” rise.

 

La giornata era passata piacevolmente in sala comune mangiando cioccorane e parlando di cose senza importanza.

Era bello stare insieme senza fare nulla di particolare era rilassante ascoltare la calma voce di Hermione ed era divertente stare a sentire Ron.

La cioccolata gli ricordava Lupin e con nostalgia il pensiero gli volava a quel terzo anno quando era stato il loro professore preferito.

“Certo che Piton non vale proprio Lupin” disse all’improvviso Harry.

“Già, Lupin si che era un professore in gamba.”

“Anche Piton lo è, solo che è più… diciamo accademico”

“Oh Hermione, diciamo pure palloso!”

“Ron ha ragione.”

“Sarebbe bello se potesse tornare.”
“Ne dubito”

“Dubito anche io…” fece Ron.

A Harry mancava davvero il professore però, per qualche motivo, era contento che non fosse lì.

L’anno in cui Sirius aveva dovuto vivere in caverne d’emergenze si era sentito in pena per lui, come se fosse ancora prigioniero. Saperlo nella sua vecchia casa con Lupin lo rasserenava.

Si sentiva meno in colpa di averlo lasciato da solo, di stare ancora a vivere con i dursley.

“Hai sentito Sirius?” chiese Hermione quasi gli avesse letto nel pensiero.

“Si, ha detto che verrà ad Hogsmeade”

“Sotto forma di cane, immagino”

“Ovvio, Ron” lo rimbeccò la ragazza.

“Ascoltate. Voi rimanete pure qua, mi è venuta un’improvvisa volta di fare un giro sulla scopa”

“Con questo buio?”

“Non preoccupatevi, giusto un piccolo volo”

“Vuoi che venga con te, Harry?”
“No, stai qui con lei. Ci metterò poco, promesso” sorrise prima di sparire velocemente su per le scale del dormitorio per andare a prendere la sua preziosa scopa.

 

La notte era piacevole. Faceva freddo ma non ci fece caso.

Stava per montare sulla firebolt quando notò che il campo era già occupato. Se ne sarebbe tornato nel castello se non fosse che era Draco Malfoy a tentare di volare.

Infatti la ragazza stava si volando ma in maniera molto goffa. Ah Harry ricordò Hermione.

Ricordava bene come la ragazza bionda avesse in antipatia il gioco.

Colto da un pensiero improvviso inforcò la scopa e volò fino a Draco.

“E così giochi di notte, abbastanza inutile, ma è una tua prerogativa fare cose inutili” disse Harry.

“Come lo è il tuo ficcare il naso in affari che non ti riguardano, Sfigato!”

Come aveva immaginato la vera personalità di Draco si era manifestata ancora.

“E’ che quell’idiota non sa andare sulla scopa – continuò Malfoy rabbioso - … e mi mancava” concluse con un sospiro.

Harry rimase a guardarlo. Era strano sentire parlare Draco Malfoy con quel tono di malinconia.

“Facciamo una partita!”
“E come Sfigato?” chiese polemico.

“Con questo!” Harry mise una mano in tasca e tirò fuori il boccino d’oro.

“Ma come fai ad averlo?”

“Segreto!... allora? Vuoi giocare o no? Capisco se non te la senti di perdere…”

“Io sono pronto” ringhiò Malfoy.

Il moro scoppiò a ridere.

“Il tuo carattere è proprio terribile per una ragazza! Fa decisamente a pugni con quel visino che ti ritrovi!” lo prese in giro.

Draco non ebbe modo di ribattere però, dato che il Grifondoro aveva già lasciato la presa sul boccino.

Harry sfrecciò subito dietro all’oggetto alato e Malfoy l’avrebbe imitato volentieri se fosse stato in grado di far partire la scopa. Fece un secondo, e più fortunato tentativo, ma oramai aveva perso di vista il boccino.

Si guardò in torno concentrato e riuscì a percepire un bagliore. Fece scattare in avanti la scopa e sarebbe caduto sicuramente se all’ultimo Harry Potter non l’avesse sorretto per una spalla.

Senza ringraziare, Draco si scrollò la mano del moro e allontanò la scopa. Ma la partita non durò a lungo poiché, qualche minuto dopo Harry era riuscito ad afferrare il boccino.

Il Grifondoro si sarebbe vantato volentieri se Malfoy non fosse sceso dalla scopa, gettandola lontana.

“Sapevo che non fossi sportivo, ma non ti sembra una reazione esagerata?” chiese pungente il moro una volta raggiunto.

Draco però non voleva saperne di voltarsi. Senza pensarci, infastidito da quel comportamento e – anche se non l’avrebbe mai ammesso – esaltato dalla prospettiva di avere uno scontro con lui dopo tanto tempo, lo prese per un polso facendolo voltare.

Una parte del suo cervello registrò che il polso era troppo sottile ma non fece a tempo a prenderne vera coscienza che rimase spiazzato dal volto in lacrime di Malfoy.

Il viso femminile di draco era rigato da lacrime trasparenti.

“Malfoy…”

“Maledizione! È colpa di questo corpo…mi sento così, così strano!” sbraitò asciugandosi rudemente il viso.

“Malfoy…

“Maledione anche a te! Non sai dire altro? Conosco il mio nome!”

La ragazza si sedette per terra, incurante dell’erba ancora umida del campo.

“Voglio tornare come prima, è terribile. Ricordo tutto, sento tutto quello che lei fa ma non riesco a risvegliare la mia mente dal torpore. Solo di sera, quando lei si addormenta riesco a svegliarmi.” Confidò con il viso tra le mani.

“E anche adesso. Sono io ma non sono io…questo corpo…non risponde come il mio, non sente come il mio”

“E’ perché sei una ragazza, sei diventato emotivo”

“Vuoi essere cruciato?” lo raggelò Malfoy furente.

Harry arrossì accorgendosi della poca delicatezza della sua frase.

“L’hai detto a Silente?”
“No, è troppo imbarazzante. Tu, piuttosto, immagino che l’avrai detto ai tuoi amichetti quanto Draco Malfoy sia disperato della situazione”
“In realtà no.”
La ragazza puntò gli occhi grigi in quelli del Grifondoro. Erano duri e penetranti.

“Come mai?”

Harry scrollò le spalle come a dire che non lo sapeva nemmeno lui.

“Non ti ringrazierò”

“Non voglio i tuoi ringraziamenti, Malferett. Però puoi togliermi una curiosità, cosa stavi facendo al Lago Nero?”

“Stavo cercando di trasfigurare il mio corpo” rispose sottovoce.

I due ragazzi stettero in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri. Fu Harry a parlare per primo.

“Sai, ci sono dei momenti in cui mi sembra di rivedere il tuo vero volto.”

Accorgendosi che Draco lo guardava interessato, continuò.

“Anche prima, il tuo sguardo non era come la tua controparte femminile.”

“Cosa aveva di diverso?” chiese debolemente il Serpeverde.

“Era…era più cattivo”

draco alzò un sopracciglio.

“Cioè, non cattivo – si affrettò a  correggere Potter – solo…più duro. Più simile al tuo.”

“Ti ricordi il mio sguardo?” lo beffeggiò

“Io ricordo tutto di te, Malfoy” e in quel momento, appena le parole gli uscirono sussurrate, Harry si rese conto che era vero. Si ricordava perfettamente di Draco Malfoy e anche se adesso il suo aspetto era diverso nella sua mente non un piccolo particolare era sbiadito della sua vecchia immagine.

Draco lo guardò intensamente per qualche secondo, poi scosse la testa sospirando.

“Sei così tremendamente patetico che non mi viene nemmeno da infierire”

“Questo non è da te, Malfoy”

“Come se mi conoscessi” sbuffò.

“Ti conosco bene, mi tormenti da cinque anni. Ti credi superiore a tutto e tutti, sputi veleno su quelli che non sono come te. Se non fossi così preso da te stesso ti accorgeresti che non hai nulla di speciale, se non una famiglia con un cognome potente…cognome che non fai altro che usare con orgoglio. Tu e la tua famiglia, che non sapete fare altro che crogiolarvi nella speranza che Voldemord ritorni. ” Disse con acredine senza un vero filo logico, lasciando che tutto l’odio sgorgasse fuori.

A quelle parole Malfoy scattò in piedi. Gli lanciò uno sguardo furente.

“Tu non mi conosci affatto. Parli di me e della mia vita senza sapere cosa voglia dire viverla. Crescere in una famiglia dove non sarai mai abbastanza per loro…Se colui che non deve essere nominato tornasse, sai come sarebbe la mia vita?! Ogni giorno avrei il terrore di essere costretto a uccidere a diventare un Mangiamorte. Passo le miei giornate a pregare che mio padre non ti uccida e a fingere di volerlo fare io stesso quando invece l’unica cosa che vorrei è gridarti di scappare più lontano possibile” Aveva parlato con un tono freddo e basso, così privo di inflessioni che era impossibile distinguere se fosse donna o uomo a parlare.

Gli occhi fiammeggiavano, ma non di rabbia. Era più una tristezza intrinseca.

“Malfoy…”

Ma Draco non rispose, continuava a guardarlo, con gli occhi pieni di lacrime trattenute e la bocca serrata.

Harry non seppe dire se fu l’immagine di quella bellissima ragazza piangente o l’idea che, da qualche parte, tra rimmel e lacrime, il vero Draco stesse soffrendo, a farlo alzare e stringere la sua nemesi tra le braccia.

“Scusa” mormorò.

“Ma cosa fai?!” urlò stridulo Malfoy cercando di spingerlo via.

Non ci aveva mai pensato, Harry Potter, che c’erano sempre due verità. Quella sotto gli occhi di tutti e quella nascosta, vera. Forse il nome di cui si gloriava Draco per lui era più una maledizione. Un padre che non l’aveva mai trattato come un figlio e una famiglia agli ordini di Voldemord. Un bambino che era stato costretto a crescere privo di calore.

Forse lui e Draco non erano poi così diversi.

“Ti darò quelle ripetizioni, Malfoy” disse Harry senza curarsi dei tentativi di Draco di spingerlo lontano.

“Tu sei impazzito! Quella cicatrice ha fatto più danni di quello che sembra!”

con uno strattone più forte il serpeverde riuscì a liberarsi e con passo sveltò sparì dalla visuale di harry.

Il moro rimane fermo dov’era mentre le parole di malfoy continuavano a vorticargli in testa.

E così non voleva ucciderlo? Aderittura salvarlo… harry sapeva che quel discorso era frutto dell’influenza di quel corpo femminile e che, se fosse stato il vero malfoy forse, dopo il suo inveire, quello che avrebbe rimediato sarebbe stato solo un occhio nero per gli insulti che aveva indirizzato a lui e alla sua famiglia.

D’altronde però doveva ammettere che Malfoy non aveva mai attentato alla sua vita realmente. Aveva cercato di diventare suo amico e al suo rifiuto si era impegnato per rendergli più odiosa possibile la sua sola vista.

Doveva ammetterlo, anche se gli costava caro, che tutto aveva avuto inizio perché lui l’aveva trattato con superiorità. Lui, non Malfoy. Aveva rifiutato la sua mano solamente perché gli avevano parlato male della sua famiglia. Senza accorgersene aveva umiliato quel ragazzino.

Da quella volta Malfoy si era rivelato degno della fama che il suo nome portava.

Ma anche se aveva avuto più occasioni, non l’aveva mai ucciso.

A quel pensiero Harry fu scosso da un brivido gelido.

L’immagine di un Draco Malfoy che alzava la bacchetta su di lui per ucciderlo gli gelava il sangue.

 

 

“ Meno male che non aveva intenzione di dargli ripetizioni…”

Ron Weasley ed Hermione Granger si trovavano in biblioteca. Non che per Hermione fosse strano, ma vedere Ronald Weasley in biblioteca e per di più di domenica, era una visione più che rara.

I due ragazzi stavano osservando, a debita distanza, Harry Potter seduto ad uno dei grandi tavoli in legno di mogano affianco a quello che, seppur con le dovute differenze, rispondeva al nome di Draco Malfoy.

“In fondo non sta facendo nulla di sconvolgente”

“Sta socializzando con il nemico!” fece stridulo Ron.

“Non mi sembra che il nemico sia intenzionato a tirargli qualche brutto scherzo.” Constatò Hermione osservando come Malfoy ascoltava e guardava con un sorriso contento il Golden Boy.

Per tutta risposta Ron gemette distogliendo lo sguardo.

“Sappi che anche colpa tua” continuò la ragazza una volta che furono usciti dalla biblioteca.

“E come?”

“Se non avessi lanciato quella maledizione Malfoy sarebbe rimasto Malfoy”

“Ma tu eri seria quando hai detto che a …che a questa Malfoy Harry piace?” chiese con un’espressione disgustata.

Hermione si limitò ad alzare le spalle. Non aveva voglia di assistere a una scenata isterica e, anche a lei, il pensiero non la entusiasmava.

 

“Harry?”
“Cosa c’è, Malfoy? Non hai capito qualcosa?”

“Perché mi chiami sempre Malfoy? Il mio nome è Draco” disse corrucciata.

“Preferisco chiamarti così…”

Draco non sembrò soddisfatta dalla risposta ma non insistette.

“Ascolta, settimana prossima c’è la gita a Hogsmeade. Vorresti venirci con me?”

Harry spalancò gli occhi e iniziò a tossire per evitare di soffocarsi con la sua stessa saliva.

Cosa diamine era saltato in mente a quella pazza biondina.

“Non sembri molto contento” continuò lei ombrandosi.

“Non ti piace passare del tempo con me?”

Il Grifondoro cercò di trovare una risposta convincente e sincera.

Non è che non gli facesse piacere passare del tempo con lei, era una ragazza simpatica e di buon cuore però…però…Merlino! Però era Draco Malfoy!

“Va bene”

Ecco. Non era proprio la risposta che voleva dare ma gli era venuta naturale.

La ragazza si illuminò e iniziò a ringraziarlo. Poi si rimise a studiare con un sorriso persistente ad abbellirgli il viso.

Quando la notizia che Harry James Potter avesse accettato l’invito del principe delle serpi tutta la scuola fu sconquassata da un ondata di stupore.

Pix aveva iniziato ad andare in giro canticchiando di un ragazzo con la cicatrice che tentava di insidiare il suo nemico fattosi donna e … e poi diventava troppo volgare e veniva puntualmente azzittito da Gazza e dai vari professori.

Harry era imbarazzato oltre ogni dire e a complicare le cose ci si era messa anche la famiglia Weasley. Ron non faceva che mormorare choccato le parole: Harry…Malfoy…appuntamento.

Ginny non gli rivolgeva la parola e i gemelli…bhe i gemelli erano i peggiori.

Fred e George avevano imparato a tempo di record  la canzoncina e non c’era un momento che dessero tregua a Potter.

Di suo canto, Harry si prodigava a dire a chiunque incontrasse sul suo cammino, che era un uscita amichevole, per nulla romantica.

Solo Malfoy non sembrava turbata. Continuava a ignorare gli studenti e a scherzare con il suo gruppo.

 

 

“Ehm Harry…c’è Malfoy fuori dal dormitorio. Vorrebbe parlare con te… e non sembra di buon umore” balbettò Neville, entrato di corsa nella sala comune.

“Ma è sera tardi! Cosa vuole?” chiese Ron alterato.

“Vai Harry, non sta bene far aspettare la propria ragazza” cinguettò Fred.

“Non è la sua ragazza!” sbottò Ginny alzando il viso dal libro che stava leggendo.

I presenti si voltarono a guardarli, stupiti dal tono di voce così seccato e insolito per la piccola Ginevra.

“Ehm…è come ha detto lei” biascicò Harry, dirigendosi però fuori dal dormitorio.

Gli bastò uno sguardò per capire che Malfoy aveva ripreso coscienza di sé. Inconsciamente si sentì sollevato.

“Io non voglio andare a Hogsmeade con te!” lo investì Malfoy.

“Nemmeno io Furetto”

“E allora perché hai accettato?”

“ Perché me l’hai chiesto! – Malfoy gli lanciò un’occhiataccia – cioè, lei me l’ha chiesto” si corresse.

Draco stesse un attimo in silenzio.

“Oh, malediozione! Io non ce la faccio più! Vai pure a Hogsmeade con me ma sappi che non ci andrai con me!”

Harry alzò un sopracciglio a quel discorso senza senso.

“Volevo dire, vai con lei ma ricorda che non sono io”

“Non aver paura. Siete così diversi voi due… lei è una tua versione più buona, gentile e dolce”
“E scema. E con poco buon gusto…altrimenti non avrebbe mai scelto te”

“Quindi tu ricordi tutto di quello che avviene i giorno, ma lei non si ricorda di cosa accade quando si addormenta. Giusto?” chiese Harry ignorando il commento poco carino del Serpeverde.

“Esatto.”

“Ti ho detto quello che volevo dire, ora me ne vado. Ne ho già abbastanza di dover stare con tutte tutti i giorni per quelle stupide ripetizioni. Che, detto per inciso, non mi servono neppure!” continuò facendo per andarsene.

“Malfoy, solo un ultima cosa. Ma lei sa di te? Della tua vita insomma”

La ragazza lo guardò stranita e insospettita dalla domanda.

“Nel senso, non sembra sorpresa di essere Serpeverde e ricorda tutto” precisò.

“No lei…lei è me al femminile. Ha i miei ricordi” rispose prima di andarsene.

 

Hogsmeade era pittoresca come al solito.  Candele incantate libravano vicino agli alberi donando un’atmosfera onirica. La neve non aveva ancora imbiancato il villaggio ma si respirava lo stesso un’aria natalizia.

Mielandia era presa d’assalto come al solito mentre ai tre manici di scopa gli studenti facevano la fila per entrare.

Harry stava passeggiando a passo lento gustandosi la vista di High Street. Affianco a lui Draco camminava tranquilla.

“Senti, ti va se andassimo alla sala di the di Madama Piediburro?” chiese con voce emozionata.

Il moro gemette. Quel locale aveva per lui brutti ricordi ma da come Malfoy lo guardava si capiva chiaramente che non c’era altro posto in cui volesse andare.

Il rifugio delle coppie felici. L’aveva definito così lui stesso tempo prima. Non che gli avesse portato molta felicità e non che loro due fossero una coppietta!

“Va bene” acconsentì nella speranza che il locale non fosse preso troppo d’assalto dai suoi compagni.

Il locale aveva un aspetto accogliente, le luci soffuse e i merletti che impreziosivano le tovaglia davano un aspetto curato ed intimo al locale.

Madame Piediburro era una donna robusta con i capelli neri chiusi in uno stretto chignon. Quando vide i due ragazzi entrare gli rivolse un sorriso materno facendogli verso di accomodarsi in un tavolino.

Harry si sedette a disagio e diede una rapida occhiata agli altri avventori.

Dopo che ebbero ordinato torta di zucca e biscotti allo zenzero, Draco attaccò a parlare.

“Grazie per aver accettato l’invito. È buona la torta?”

Il moro annuì.

“Ehm…quindi…posso sapere perché mi hai invitato?”

La ragazza lo osservò come se avesse davanti qualcosa di molto curioso e buffo.

“Lerché mi piaci”

La torta fargli andò di traverso.

“Si ma, noi due non siamo mai andati d’accordo. Mi odiavi” disse Harry. Aveva partorito una malsana idea. Se questa ragazza aveva tutti i ricordi di Malfoy, doveva avere ben presente che tra loro non scorresse buon sangue. “Se tu che non hai voluto la mia amicizia”

“Bhe…ma-”

“Io ho sempre voluto essere tua amica sai? – lo interruppe – però tu mi hai sempre avuta in antipatia. L’unico modo che avevo per attirare la tua attenzione era darti fastidio”

Potter non seppe come ribattere. Torturò un pezzettino di torta nella speranza di trovare qualcosa con cui ribattere.

“Adesso però mi sopporti”

“Si!”

“Come mai?”

“Non lo so… è stato strano. Un giorno mi sono svegliata e mi sono resa conto che mi era permesso che ti mi piacessi” concluse sorridendo.

Harry ebbe un nodo allo stomaco e la netta sensazione che malfoy, quello vero, non avrebbe gradito la loro conversazione. Era ancora in tempo per cambiare discorso ma era troppo curioso.

“Ti piacevo anche prima?” chiese sorpreso.

Draco si toccò nervosamente i capelli e si mordicchiò l’unghia del pollice.

“Mi sei sempre piaciuto Harry. Ma non avresti dovuto. Io sono una Malfoy, siamo nemici naturali.”

Il moro rimase immobile. Trattenne il respiro come se anche un più flebile movimento avesse potuto mandare in frantumi quel momento.

Non era possibile. C’era stato un tremendo malinteso oppure era tutto uno scherzo. Draco Malfoy non poteva…non poteva avere quei sentimenti per lui!

Harry si sentì arrossire. Sentì un fuoco caldo imporporargli le guance e infuocargli lo stomaco. Gli venne istintivo portarsi una mano a coprire la bocca che, senza avere tempo di fermarla, si stava aprendo in un sorriso.

Per qualche secondo la sua testa fu completamente vuota, completamente sopraffatta da quel pensiero.

Quando gli riuscì di pensare a qualcosa l’unica cosa che fu in grado di percepire era un senso di euforica vertigine che gli impediva di parlare.

“Sono…sono stati i tuoi genitori a dirti che siamo nemici?” fu quello che riuscì a dire.

“Si. Sono molto duri”

Harry avrebbe voluto chiedere altro, aveva la mente piena di domande ma per qualche ragione non riuscì a dirne neanche una.

“Finita la scuola cosa vorresti fare?” chiese ancora la ragazza.

“Bhe ecco a me piacerebbe diventare Auror.”

“Io vorrei diventare un pozionista”

“Davvero? Io odio pozioni!”

“Scommetto che non è vero. Tu odi Piton” lo corresse Draco.

“Hai ragione” rise Harry.

“A me non piace cura delle creature magiche invece”

“Non stento a crederci” mormorò Potter mentre l’immagine di Fierobecco gli tornava alla mente.

“Non sopporti il professore e sei stato attaccato da un ippogrifo. E come al solito sei andato a piagnucolore da tuo padre” continuò beffardo. Solo quando vide lo sguardo accigliato della ragazza si rese conto di avere usato il maschile e un tono che solitamente usava con il vero Malfoy.

“Cioè…io…nel senso...”tentò di correggersi ma venne bloccato da Draco.

“Non è per quello – iniziò a dire piccata – è che non sono brava a prendermi cura degli altri”

“Da piccola mi avevano regalato un gufo bellissimo. Ci giocavo sempre e me ne prendevo cura. Un giorno però mio padre mi disse di provare a fare un incantesimo, ma non ce la facevo. Mi disse che se non fossi riuscita avrebbe ucciso il mio gufo. Ci ho provato tutta la notte ma non ci sono riuscita. Se fossi stata meno incapace… come vedi non sono buona ad aiutare” spiegò con un sorriso triste.

“Ma adesso hai un gufo” disse stupidamente Harry. Appena ebbe pronunciato quelle parole, il Golden Boy avrebbe tanto voluto battere la testa da qualche parte.

“Già”

Il moretto restò a guardarla.

“Sai, però, sono stata contenta quando ho capito che tu mi piacevi.”

“Come mai?”

“Ne hai passate tante e sei sempre riuscito a sopravvivere. Non dovrei proteggerti, non ti posso perdere per colpa mia” rispose candida.

Fino a quel momento non aveva mai compreso quanto Malfoy avesse sofferto e, anche se non avesse dovuto essere così contento, quella frase lo fece sorridere.

“Vorrà dire che in questo caso sarò io a pensare ad entrambi”

Harry non si rese quasi conto della frase che aveva appena pronunciato ma Draco la percepì benissimo e sorrise.

Quando uscirono dalla sala da thè erano passate un paio d’ore.

Camminavano vicini senza però parlare.

“Remus!” gridò all’improvviso Harry correndo in contro al suo vecchio professore.

Remus Lupin stava seduto comodamente su una panchina sistemata in una via secondaria. Assieme a lui c’era un enorme cane nero che sembrava dormire beatamente con la testa appoggiata alle gambe del licantropo.

Al richiamo di Harry il cane rizzò le orecchie e uggiolando sollevò la testa, rimanendo però comodamente sdraiato sulla panca.

“Ciao Felpato” lo salutò Harry facendogli una carezza veloce in mezzo alle orecchie.

“Salve” salutò educatamente Draco.

Remus osservò la ragazza con un’espressione seria, per poi trattenete un sorriso.

“Buon giorno signorina Malfoy”

Harry e Lupin iniziarono a  parlare fitti mentre la ragazza continuava a fissare l’enorme cane che ricambiava lo sguardò.

“Mi scusi, posso accarezzarlo?”

La domanda colse impreparato Remus che, benché Harry l’avesse avvertito di quello che era successo, non riusciva ad abituarsi a questa versione del rampollo dei Malfoy.

“Credo di si. Felpato – disse poi rivolgendosi al cane – fai il bravo!”

Draco allungò una mano per toccare il pelo nero dell’animale ma prima che potesse sfiorarlo, Sirius ringhiò e fece per morderla.

“Sir- ehm, Felpato!” lo rimproverò l’uomo afferrando il collo dell’animale per trattenerlo.

In risposta l’animale iniziò a emettere dei guaiti guardando con insistenza Remus.

“Sembra quasi che le voglia parlare” notò la ragazza.

“E’ un cane molto…molto espressivo” intervenne Harry grattandosi nervosamente la base del collo.

Sirius smise si guaire e dopo aver ringhiato un’ultima volta verso Malfoy, guardò ancora Remus e dopo aver dato un’enorme ed entusiasta leccata al volto del professore, si rimise disteso.

Harry non trattenne le risa.

“Come va a scuola, Harry?”

“Tutto bene grazie, tu, invece?”

“Non mi lamento” sorrise l’uomo.

Draco era rimasta a fissare Sirius. Quel cane lo incuriosiva, aveva un’espressione così umana!

Piano si accucciò e allungò ancora una mano ma tenendola a debita distanza.

“Ciao. Mi chiamo Draco, non ti faccio nulla” disse dolcemente.

Sia Harry che Lupin osservarono la scena divisi tra il ridere e il preoccupato.

Felpato emise una specie di sbuffo, poi scese dalla panchina e, senza preavviso saltò addosso alla ragazza facendola cadere per terra. Poi gli girò attorno scodinzolando e corse via.

Draco inaspettatamente rise e si alzò andando a  rincorrere il cane.

“Ma sei sicuro che sia proprio Malfoy?” chiese scettico Remus.

“Si è lui. Ricorda tutto ma sembra che veda le cose da un’altra prospettiva. È assurdo”

“E’ una scena alquanto ridicola. Draco Malfoy che gioca con la versione canina di Sirius.”

“Se fosse sempre stato così si sarebbe fatto ben volere da tutti.”

“Allora forse è meglio se rimanesse così” constatò il professore.

Harry stette a pensarci qualche secondo, poi sicuro rispose.

“No. Questa ragazza è troppo diversa da Draco. Se rimanesse così sarebbe come se Malfoy fosse morto”

“Non mi sembrava che la cosa ti spiacesse” gli fece notare scrutandolo attentamente.

Il ragazzo arrossì e tentò di cambiare discorso.

“Con Sirius come va? Deve essere strano ritrovare un amico dopo così tanto tempo.”
“Sirius è sempre Sirius. Non è cambiato affatto” rispose con un sorriso malinconico.

La conversazione fu interrotta da Sirius stesso che stava trotterellando verso di loro. Quando fu abbastanza vicino diede una musata amichevole a Harry per poi risaltare sulla panchina.

“Siamo diventati amici” disse ridendo Draco avvicinandosi a Harry con ancora il fiatone.

“Noi dobbiamo andare, Remus.”

L’uomo annuì con la testa mentre con una mano accarezzava placidamente il cane.

“Ci vediamo Harry, signorina” li salutò.

I due ragazzi salutarono a loro volta per poi tornare sui loro passi. Avevano quasi voltato l’angolo quando Malfoy si girò.

Remus era distante da loro ma Draco fu sicura di vedere l’enorme cane che ancora sormontava il professor Lupin prendere sembianze umane.

Si sarebbe dicerto assicurata di controllar meglio se Harry non l’avesse presa per mano per farle affrettare il passo. Le dita di Harry intrecciate alle sue le fecero dimenticare di quello strano cane, troppo occupata a percepirne il calore.

 

 

Draco Malfoy se ne stava seduto nell’aula vuota della torre di astronomia. Le ginocchia portate al petto e il viso appoggiato sopra. Era sera e finalmente quell’odiosa presenza dentro di lui era sparita, permettendogli di tornare normale.

Come in un flashback rivide la giornata scorrergli davanti.

Si sentiva umiliato.

Per tutta la giornata si era comportato come una sciocca ragazzina e la cosa peggiore è che la invidiava. Invidiava quella ragazza così aperta e spontanea che poteva tranquillamente uscire con Harry Potter senza destare troppo scalpore.

Harry aveva riso alle sue battute, l’aveva addirittura presa per mano. Quella mano che non aveva voluto afferrare cinque anni prima, l’aveva presa di sua spontanea volontà ora che era la mano di una ragazza.

Non era solo quello a farlo soffrire. Aveva passato anni a costruirsi una perfetta maschera e quella stupida l’aveva fatta cadere in pochi minuti.

Gli aveva svelato il suo più terribile segreto e Potter ne aveva approfittato. Aveva continuato a fare domande finché lei non glielo avesse detto.

Così, ora lui sapeva. Con che coraggio avrebbe ancora guardato in faccia quello stupido Grifondoro ora che gli aveva rivelato i suoi sentimenti?

“Siamo nemici naturali…” mormorò tra sé e sé.

Quel pensiero gli strinse il cuore in una morsa. Non avrebbe mai avuto la possibilità di stare con lui.

Potter aveva detto che avrebbe badato a lui…

Peccato che lui non è una ragazzina indifesa. Era un Malfoy, un ragazzo. E non aveva nemmeno quel carattere adorabile.

Sembrava che Harry si divertisse a passare del tempo con lei.

Ma lei non era lui. E questo faceva male. Perché aveva assaporato un poco come sarebbe stato avere le attenzioni di Harry ma sapeva che non gliele avrebbe mai dedicate se di fronte a lui ci fosse stato il Malfoy di sempre.

Una parte di lui avrebbe voluto non svegliarsi mai dall’incanto di Weasley e un’altra, più cospicua, gridava dal dolore di non essere accettato da Potter per come era lui realmente.

Draco si stropicciò gli occhi che minacciavano di far sgorgare lacrime.

Maledizione! Maledizione, maledizione!

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Capitolo 4
*** Amend ***


Quando Harry tornò da Hogsmeade fu sommerso da ogni genere di domanda. La curiosità di vedere l’eroe del mondo magico uscire con il principe, in quel caso principessa, delle serpe, aveva suscitato una smisurata curiosità. Anche i professori osservavano con interesse l’insolito sviluppo che aveva preso la faccenda.

“Allora?” chiese Ron cercando di trattenere la curiosità che lo divorava.

“Cosa?”

L’amico alzò gli occhi al cielo, stizzito.

“Com’è andata con Malfoy?” ripeté ringhiando il nome.

“Ah. Bhe… è andata bene”

All’occhiata scettica di Ron, Harry si sentì in dovere di dare maggiori spiegazioni.

“E’ stato strano. Lei era così diversa da lui però allo stesso tempo si somigliano.”

“Quindi è andata bene perché lei assomigliava a lui?” fece choccato.

“Oh Ron!” gemette Harry buttandosi sul letto a baldacchino.

“Non hai risposto” lo ribeccò l’altro.

“E’ Malfoy!” disse solo il moretto chiudendo esasperato gli occhi.

“Appunto! Io lo so bene, la domanda è: tu te lo sei dimenticato?!”

Harry non rispose, colpito più di quanto avrebbe voluto dalle parole dell’amico.

L’aveva dimenticato? No di certo. Sapeva benissimo che era Malfoy però… si era divertito, suo malgrado.

Quella ragazza aveva qualcosa di incredibilmente attraente.

Probabilmente, se Malfoy avesse sempre avuto quel carattere se ne sarebbe innamorato.

A quel pensiero arrossì prepotentemente, tanto intensamente che lo notò anche Ron.

“Sei arrossito!! Per quale diamine ragione Sei arrossito, per merlino?!?!” urlò stridulo sull’orlo di una crisi di nervi.

 

Il lunedì era arrivato e l’atmosfera festosa del weekend fu presto dimenticata.

La sala grande era immersa in un silenzio quasi religioso mentre gli studenti facevano colazione a testa china.

Un gufo elegante e dal piumaggio bianco immacolato, planò con maestria sul tavolo rosso-oro.

Si andò a posizionare davanti ad Harry e rimase a guardarlo in attesa.

Il moretto si affrettò a slegare il messaggio legato alla zampa dell’animale che, però, rimase fermo al suo posto.

“Cosa vuole?” domandò Dean distraendosi dal suo pudding.

“Non lo so…” ammise Harry.

“Probabilmente vuole una ricompensa” intervenne Hermione.

“Del cibo” continuò la ragazza presagendo la domanda dell’amico.

Dopo avergli dato un pezzo d’avena, srotolò il messaggio per leggerlo.

 

Buongiorno Harry,

potresti venire alla scala per la torre di astronomia dopo l’ora di cena.

C’è una cosa di cui vorrei parlarti.

Draco M.

 

Il Grifondoro lesse la missiva osservando perplesso la firma. Senza dubbio non era stato il vero Draco Malfoy a spedirgliela poiché mai si sarebbe firmato in quel modo.

D’istinto volse gli occhi al tavolo dei Serpeverde. Draco incrociò lo sguardo come il suo e sorrise.

“Chi è che ti scrive, Harry?” chiese Hermione.

“E’ Malf-”

“Non voglio sentire!” lo interruppe Ron senza distogliere lo sguardo dal proprio piatto.

“Bhe io si, per cui, caro Ronald, fattene una ragione” lo azzittì, stanca del modo di affrontare la situazione del loro amico.

“E’ Malfoy. Mi ha chiesto di vederci dopo cena per parlare”

“E tu ci andrai?”

“Bhe si”

“Ma potrebbe essere pericoloso!” intervenne Ron.

“Non penso.”

“Sinceramente non so cosa pensare di questa storia. Questa ragazza che ha preso il posto di Malfoy, non so voi ma a me ricorda molto lui. Allo stesso tempo la gentilezza verso Harry non me la riesco a spiegare se non con il fatto che si sia innamorata di Harry ma in questo caso anche Malfoy dovrebbe esserlo” si perse a spiegare Hermione senza notare l’effetto delle sue parole su Potter e Weasley.

“Non penso proprio che Malfoy sia …innamorato… di me” bofonchiò Harry.

“Oh, certo che no. Probabilmente mi sbaglio” fece poco convinta

 

La giornata passò senza particolari avvenimenti. Le lezione avevano completamente assorbito i tre giovani maghi, solo Harry era distratto. La sua mente continuava a tornare alla pergamena di Malfoy e sentiva crescere una strana ansia per quell’incontro.

Quando la cena finì quasi sperò che Ron gli impedisse di andare ma l’amico, per una volta, rimase calmo al suo posto limitandosi a dire uno “Non vorrai fare tardi al tuo ‘appuntamento’ ” per poi continuare ad evitare l’argomento.

Draco lo stava già aspettando seduta alla base della scala.

Era bella come al solito ma quello che aveva colpito Harry era l’eleganza con la quale riusciva a muoversi. Un’eleganza che aveva avuto modo di ammirare più e più volte nei movimenti di Lui.

“Harry! Sei venuto!” gli sorrise.

“Si, cosa dovevi dirmi?”

“Ecco, io – Draco arrossì visivamente e iniziò a tormentarsi una ciocca di capelli – volevo dirti che tu mi piaci davvero tanto. Io volevo chiederti se tu…se volessi stare con me” concluse puntando gli occhi grigi in quelli stupiti di Harry.

“E’? Non…io no-”

Non riuscì a finire la frase poiché due labbra morbide e carnose gli andarono a coprire le sue.

Il moro spalancò gli occhi e spinse via la ragazza. Rimasero a guardarsi per qualche secondo prima che Harry fu in grado di parlare.

“Ah, scusa, io… io non posso”

Draco lo guardò ferita. Indietreggiò lentamente fino a che non incontrò il gradino. Dopo un ultimo sguardo si volse e corse su per le scale.

Harry rimase bloccato alla visione delle lacrime di Malfoy. Soprattutto perché la persona che era sparita sulle scale aveva sembianze maschili.

Senza pensarci troppo rincorse il Serpeverde fino all’aula di astronomia dove Draco si era andato a rifugiare.

“Malfoy!”

“Sparisci Potter!” ringhiò questi continuando a dargli le spalle.

“No” rispose testardo.

“Non ti sei già divertito abbastanza?” gli sibilò girandosi a guardarlo negli occhi.

Gli occhi grigi non erano più bagnati da lacrime, solo il rossore e l’espressione sofferente svelavano che avesse pianto.

“Malfoy io-”

“Non voglio ascoltarti. Non voglio sentire nulla che esca da quelle dannate labbra. Vattene se non vuoi essere schiantato”

Aveva parlato con un tono di voce basso e freddo ma Harry non ne fu intimidito. Si avvicinò al biondo continuandolo a scrutare.

“Pensavi davvero quello che mi hai detto?”

“Fottiti!”

“Ti sono sempre piaciuto?” continuò imperterrito.

Draco non rispose, era stanco di quella situazione. Non aveva più parole da usare, soltanto, arrossì lievemente.

Harry rimase a fissarlo. Gli sembrava così evidente adesso la differenza tra lui e lei.

“Avrei anche potuto innamorarmi di lei” mormorò.

Malfoy sentì una fitta al cuore e tutto dentro di lui gli ordinava di urlare: innamorati di me!

Rimase fermo, senza guardare il moro negli occhi.

“Draco”

Sentire il suo nome pronunciato per la prima volta da Harry, fu qualcosa di troppo sorprendente per impedirsi di alzare il viso e riportare l’attenzione su di lui. Potter approfittò del suo smarrimento per colmare la distanza da loro e baciarlo. Al contrario di prima non sentì nessun labbra carnose posate sulle sue, le labbra di Draco erano sottili ma ugualmente morbide. Ed Harry si ritrovò a pensare a quanto le preferisse.

“Sei impazzito?!” fu il turno di Draco di staccarsi da Harry.

“Ti ho baciato” rispose piuttosto stupidamente. Non sapeva nemmeno lui perché l’avesse fatto così all’improvviso e quale strano coraggio lo incollasse al pavimento impedendogli di scappare lontano gridando: ho baciato Draco Malfoy, aiutatemi!

“Non mi lascerò umiliare da te, Potter” non più di quanto non abbia già fatto io, continuò mentalmente.

“Cos-”

“Non hai voluto che ti baciassi quando ero una ragazza e l’hai voluto fare adesso perch-”

“Perché volevo baciare te!” lo interruppe gridando.

“Volevo baciare te perché mi ero innamorato del vero Draco Malfoy, non di lei!” continuò accalorandosi.

Non era pienamente conscio delle parole che stava pronunciando ma sentiva che erano vere.

“Te l’ho detto, avrei potuto innamorarmi di lei se non avessi conosciuto prima te.”

Draco ghignò amaro.

“Non sapevo che ai Grifondoro fosse concesso mentire, non eravate voi i coraggiosi e leali?”

“Non sto mentendo! Non ti sopportavo, eri la persona più odiosa che avessi mai conosciuto. Ma quando lei ha preso il tuo posto, mostrando lati del tuo carattere che nascondevi mi sono reso conto che non eri così male. Stare con te era bello, ma c’era sempre qualcosa che mi stonava in lei. Troppo gentile, troppo accondiscendente.

Mi sono reso conto che, merlino sa come!, Mi ero innamorato di Draco Malfoy. E non della sua versione femminile, mi piacevi tu con quel carattere impossibile che ti ritrovavi!” disse Harry. Aveva le guance imporporate e il fiatone, tanta era la foga con cui aveva pronunciato il discorso.

“Potter…”

“Sono Harry, il mio nome è Harry”

“Potter, Harry, Sfigato…non cambia. Non ti credo. Pensi che sia così stupido da credere che ti sei svegliato una mattina e ti sei accorto di amarmi? Draco Malfoy?”

Esasperato dalla piega che stava prendendo la situazione, Harry allungò una mano verso Malfoy attirandolo a sé.

“Mi ci è voluta più di una mattina. Pensi che io sia contento? Che non vedessi l’ora di innamorarmi di te? Se me ne fossi accorto prima avrei fatto di tutto per impedirlo ma ora sono qui, come un cretino, a  continuarti  ripetere che ti amo. Il minimo che tu possa fare è credermi, Draco”

Senza dargli tempo di replicare lo baciò di nuovo. Questa volta però, Draco non lo respinse. Piano, con titubanza iniziò a ricambiare il bacio.

“Sappi che io non ho un carattere così affabile come quella, Potter”

“Meno male Malfoy”

Dopo, non ci fu più spazio per le parole. Draco rimase tra le braccia di harry, intimamente felice anche se non ancora pienamente convinto delle parole del moro.

Potter, di suo canto, continuava a pensare che quella fosse una pazzia. Che qualcuno gli avesse dovuto far bere un filtro d’amore – e anche bello potente! – per avergli fatto dire quelle cose. Eppure, nessuno dei due ragazzi avrebbe voluto essere in un posto diverso da quello.

 

Il giorno dopo quando Draco Malfoy si presentò in sala grande per la colazione ci fu un ovazione generale. Nessuno, alla vista del suo sguardo freddo, osò fare battute sul suo comportamento di quando era stato ragazza.

Tutti si domandavano come aveva fatto a tornare uomo e, soprattutto Ronald Weasley, non si diedero pace per tutta la settimana a venire a fare speculazioni su possibili contro incantesimi.

“Ron, ma dov’è Harry?” chiese Hermione non vedendo l’amico al tavolo.

“E’ in ritardo come al solito! Ci conviene portargli qualcosa da mangiare. La prima lezione è pozioni, Piton è già insopportabile di suo, figuriamoci a stomaco vuoto!”

La ragazza annuì ridendo.

Quando, mezzora dopo, Harry James Potter correva per i corridoi per arrivare in orario a lezione, si sentiva stranamente agitato. Solo la sera prima si era dichiarato a Malfoy e adesso non sapeva come comportarsi. Come lui si sarebbe comportato.

Non si era pentito di quello che era successo nell’aula di astronomia – anche se si vergognava ancora a morte a ricordare anche il più piccolo dettaglio – ma si sentiva come in sospeso.

Era accaduto tutto coì in fretta e allo stesso modo così lentamente.

Aveva passato quattro anni ad essere accecato dal rancore verso Malfoy e a vivere nell’ossessione di lui. Gli ci era voluta l’idea di perderlo per sempre, di vederlo soppiantare da qualcun altro, per rendersi conto che per lui, Draco, era insostituibile.

Quando si ritrovò nei sotterranei si sentì gelare il sangue nelle vene vedendo fuori dall’aula di Piton, Draco Malfoy che si apprestava ad entrare. Harry avanzò lentamente, il rumore dei suoi passi attirò l’attenzione di Malfoy che si girò a guardare.

I due ragazzi rimasero a guardarsi negli occhi perfettamente immobili, come se il tempo e lo spazio intorno a loro si fossero fermati. Poi, Draco, infilò una mano nella borsa e tirò fuori un muffin al cioccolato. Con un piccolo ghigno gli lanciò il dolce e con noncuranza entrò in classe.

Harry guardò il dolce e sentì un forte calore riscaldargli il petto. Draco non gli aveva detto nulla, non l’aveva salutato e nemmeno iniziato un discorso. Si era limitato a lanciargli il dolce quasi come se non gli importasse, completamente diverso da come avrebbe fatto lei.

A quel pensiero il Grifondoro sorrise apertamente. Quella era Malfoy, il suo Malfoy e poté percepire tutta la dolcezza e premura celati dietro a quel gesto.

Senza pensare in poche falcate raggiunse il biondo, che aveva già preso comodamente posto affianco al suo calderone. Incurante di dove fossero, si chinò su Draco baciandolo.

Così preso da lui, non si accorse di un ragazzo dai capelli rossi svenuto in aula.

 

 

 

 

 

 

 

 

 “Albus, ma si può sapere come abbia fatto a tornare normale?”

“Ah Minerva, io avrei una teoria. Hai presente le favole babbane?”

La professoressa di trasfigurazione lo guardò corrugando la fronte.

“’Solo una bestia come te colpirebbe una ragazza! Tu non capisci la loro fragilità, non ne hai rispetto’, questa è stata la frase che il signor Weasley pensò quando lanciò per sbaglio la maledizione.

Malfoy è stato trasformato in una ragazza proprio perché imparasse la lezione. E cosa rende una ragazza più fragile emotivamente se non l’amore. La ‘bestia’ ha imparato l’amore, e ciò l’ ha liberato dalla maledizione. Alla fine, il signor Potter risolve sempre tutto” rise il vecchio preside.

“Come fai ad esserne sicuro, Albus?”
“La legilimanzia è un’arte molto utile, non che mi piaccia usarla sui miei studenti, ma questa volta si è rivelato necessario”

La McGranitt fece una smorfia tra il contrariato e il divertito.

“E cosa c’entrano le favole babbane?”

“Oh, temo nulla, Minerva. Però, devo ammettere che mi ricorda molto quella storia di un uomo senza sentimenti che fu tramutato in bestia  e salvato con l’amore. Mi hanno sempre affascinato le loro storie, si può imparare molto dai babbani. Alle volte sembrano conoscere la magia molto più dei maghi”


NOTE:
Volevo spiegare un po' il titolo e perché, alla fine ho messo un riferimento alla storia 'la Bella e la Bestia'.
Per quanto riguarda il titolo, tradotto in italiano, vuol dire mitigare, correggere, rettificare, modificare, emendare. Ed è  'emendare' che io ho voluto come titolo di questa fanfic poiché emendare al riflessivo significa 'correggere se stessi'. E questa storia è una storia di correzione, non solo fisica, ma soprattutto una correzione sentimentale. Harry si accorge che tutto l'astio e il rancore verso Malfoy non è reale, che quello che l'unisce alla bionda serpe è ben diverso dall'odio. Deve correggere la sua visione delle cose, la sua conoscenza di Draco per capirlo e lo stesso Draco deve cambiare i suoi comportamenti, deve fare pace con i suoi sentimenti e accettarli per poter avere una chance di essere felice.
Quindi, per questo motivi sono convinta che 'Amend' sia il titolo che più poteva sposarsi bene con questa fanfic :)
Per la Bella e la Bestia, invece, è tutta un altra faccenda! Volevo scrivere una Drarry che avesse come base una 'conversione' di Draco. Perché lui è apparentemente senza sentimenti, il suo destino è di tramutarsi in un assassino fedele a Voldemort ma, grazie all'amore e alla fiducia di Harry, possa cambiare in qualche modo il suo destino. E quale veicolo migliore se non trasformarlo in una fanciulla preda di una tremenda cotta??... ok, la verità è che non volevo vedere un Draco peloso... ma vabbè XD
Concludo ringraziando tutti quelli che l'hanno letta, in particolar modo chi l'ha recensita e messa tra le preferite, spero che questa fine vi possa piacere :)

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