Kingdom Hearts: the after years di Kain Highwind (/viewuser.php?uid=234154)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1, Let's Struggle! ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2, when the sun fades. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3, Radiant Garden. ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Kingdom Hearts the after years
Prologo
Le stelle illuminavano
la terrazza.
Strinse forte l’oggetto dei suoi ricordi, felici e non. Lo
guardò, chiuse gli
occhi, ripensando alle molte esperienze passate, e poi, in un attimo,
lo distrusse,
sorridendo soddisfatto. Finalmente si era liberato di un peso che lo
avrebbe
appesantito per sempre.
La luce della mattina
lo svegliò senza
tanti riguardi. Sbadigliò forte e si alzò,
stropicciandosi gli occhi. Prese una
maglietta e dei pantaloncini dalla sedia e se li mise. Sentiva dal
salotto
provenire della musica, era probabilmente la radio dello zio.
Uscì da camera
sua e cercò il parente, che era in cucina a preparare la
colazione.
-Buongiorno zio
Hayner- disse il
ragazzo
-Buongiorno Shihi-
rispose lo zio
–Dormito bene?- chiese, tenendo gli occhi incollati alla
padella, dove arrivava
un buon profumo di uova e bacon
-Tutto OK, grazie. Non
devi scomodarti
ogni mattina, te l’ho detto-
a
quell’affermazione gli occhi di Hayner si staccarono dai
fornelli e andarono a
posarsi sul ragazzo. Gli occhi marroni, un tempo accesi di una
grandissima
determinazione, adesso portavano i segni della vecchiaia, e il biondo
dei suoi
capelli era ormai sparito da tempo, lasciando il posto ad un grigio
molto chiaro.
-Ho promesso ai tuoi
genitori che ti
avrei accudito nel migliore dei modi. Sai che per me una promessa
è una
promessa- finalmente le uova erano pronte –Vieni, devi
mangiare- e si misero a
tavola. Mangiarono in silenzio, come avveniva spesso. Ogni tanto lo zio
lanciava degli sguardi verso Shihi. Il ragazzo aveva gli occhi di un
blu molto
scuro e i capelli marroni, a spazzola, ed era abbastanza alto, ma non
troppo
robusto. Non era un genio nei combattimenti, come il nipote di Seifer,
ma
sapeva il fatto suo. Hayner spendeva la maggior parte del suo tempo ad
allenarlo, ma il nipote non era ancora in grado di batterlo, nonostante
la sua
età. Comunque, il giorno seguente ci sarebbe stato il torneo
Struggle, forse la
più importante competizione che si svolgesse a Crepuscopoli.
Da quando Hayner
aveva battuto Seifer, diventando il campione, tutti gli portavano
rispetto e i
ragazzi facevano la fila per allenarsi con lui, ma egli rispondeva che
era
impegnato e che non avrebbe mai accettato nessuno. Shihi era la sua
più grande
speranza.
-Sei pronto per il
torneo?- chiese,
quando ebbe finito di mangiare
-Sì, anche
se non credo di vincere.
Cioè, mi hai insegnato tante cose e potrei anche arrivare in
finale, ma non
sarei in grado di battere Kurai e Fynn- Kurai e Fynn erano,
rispettivamente, i
nipoti di Seifer e Setzer, altri grandi del torneo.
-Sarai in grado,
fidati. Se solo ti
impegnassi di più, saresti il più forte- il
ragazzo accennò un sorriso, che
scomparve quando si alzò dalla sedia.
-Vado a lavarmi e poi
mi vedo con gli altri
al Ritrovo. Fra tre settimane inizia la scuola e vorremmo goderci
l’ultima
settimana di vera vacanza rimastaci-
-Sii a casa per le
sei, però. Dobbiamo
allenarci- disse Hayner, cominciando a sparecchiare
-D’accordo,
a dopo- e si diresse al
bagno. Dopo una ventina di minuti uscì e andò a
incontrare i suoi amici al
Ritrovo, luogo in cui, anni prima, suo zio e i suoi migliori amici si
vedevano
ogni giorno. Percorse tutta l’area del tram, passò
per il ring di sabbia e,
finalmente, arrivò a destinazione. Erano già
tutti lì ad aspettarlo,
impazienti. Appena lo videro, la ragazza dai capelli neri e lunghi,
nipote di
Pence, si alzò dalla sedia, urlandogli contro.
-Finalmente! Ti
aspettiamo da
mezz’ora!- disse, inviperita
-Eheh, dai, non
è colpa mia. Mio zio mi
ha tenuto a parlare per un po’-
-Dai calmati, Adele.
In fondo non è un
dramma un po’ di ritardo- disse l’altro ragazzo,
dai capelli marroni e lisci.
-Grazie Dilan- disse
Shihi, andandosi a
sedere sul divanetto accanto al tiro a segno –Allora, che
facciamo?-
-Andiamo al mare, mi
sembra ovvio-
rispose Adele –Hai i soldi?- chiese
-Sì,
tranquilla. Ma per le sei devo
tornare a casa, sapete, gli allenamenti… - disse, abbassango
lo sguardo e
grattandosi la testa, con imbarazzo.
-Va bene,
però andiamo!- ed uscirono di
corsa.
La stazione era
affollata come sempre e
dovettero fare un’ora di fila prima di riuscire ad agguantare
i biglietti per
la spiaggia. Il treno arrivò in un quarto d’ora.
La carrozza, arancione come
sempre, presentava un’imbrattatura da bomboletta spray sul
fianco destro, ma
ormai era comune.
La giornata
passò tranquilla e Shihi fu
a casa anche in anticipo. Si aspettava un intenso allenamento, ma lo
zio decise
che era meglio di no.
-Domani
c’è il torneo- disse –riposati-
e così fece il ragazzo, anche se, durante la notte, non
chiuse occhio per colpa
dell’ansia. Avrebbe vinto? Sarebbe stato stracciato? Avrebbe
reso suo zio
orgoglioso o lo avrebbe deluso? Ma non poteva aspettarsi che qualcosa
di peggio
sarebbe accaduto da lì a poche ore.
-------------------------------------------------------------------------------------
Beh, salve a
tutti! Spero che la fanfic vi sia piaciuta! Comunque, presto la storia
entrerà nel vivo (in fondo è solo il prologo!),
quindi chiedo venia se questo capitolo mi è venuto un po'
pallosetto, ma rimedierò! Ho in mente tante cose *-*Ci
vediamo al prossimo capitolo, see you soon!
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Capitolo 2 *** Capitolo 1, Let's Struggle! ***
Capitolo 1,
Let’s Struggle!
Il Ring di Sabbia era
stracolmo e la
gente era sistemata all’interno della piazza senza un ordine
ben preciso. Shihi
era lì, accanto allo zio, aspettando che l’arbitro
chiamasse coloro che si
erano iscritti. Aveva incontrato anche Dilan, qualche minuto prima, ma
Adele
non sapeva dove fosse. Probabilmente era partita con i genitori, si
disse il
ragazzo, ma poi smise di pensarci, l’ansia per la
competizione era troppa.
All’improvviso si sentì un fischio, segno che il
giudice del torneo era
arrivato. Si alzò dalla panchina, facendo un sorriso finto
allo zio, che
sembrava più agitato di lui. Facendosi largo a spintoni fra
la folla, arrivò col
fiatone al mucchio di tavoli dove erano radunati gli altri concorrenti.
L’arbitro era un tipo basso, con la barba folta e i capelli
neri e lunghi fino
alle spalle. Nonostante la statura, era un tipo molto robusto e,
probabilmente,
in battaglia doveva essere molto forte, contando anche che doveva avere
circa
una trentina di anni e che, quindi, era ancora molto agile. Si
sistemò gli
occhiali da sole, che, quel giorno, era particolarmente abbagliante, e
cominciò
a parlare:
-Salve a tutti- grazie
al microfono, la
sua voce risuonò per tutto il Ring –Siete i
benvenuti alla trentacinquesima
edizione del torneo Struggle, dove i più forti combattenti
di Crepuscopoli e
dintorni si scontreranno in una battaglia all’ultimo colpo!
Mi prenderò qualche
minuto per spiegarvi le regole- e tirò fuori un foglio tutto
stropicciato dalla
tasca dei pantaloni –Ogni concorrente avrà a
disposizione una spada. Non sono
ammesse altre armi. L’obbiettivo di ogni contendente
è quello di accumulare più
sfere possibili, togliendone agli avversari. Uno scontro
durerà mediamente
cinque minuti, nel caso che si presentasse un numero di sfere uguale,
ci
saranno due minuti ulteriori per decidere il vincitore. Detto questo,
diamo il
via al primo incontro: Kurai contro…- e la folla si
zittì immediatamente, in
trepida attesa –Fynn!- i due nemici salirono sul ring che era
stato costruito
nel giro di qualche giorno al centro della piazza. Kurai era un ragazzo
alto e
molto robusto. Occhi azzurri, capelli biondi e un sorriso sempre
presente
stampato in faccia. Insomma, si vedeva che era il nipote di Setzer. Il
giorno
del torneo indossava una maglia viola, con una x gialla disegnata
sopra. I
pantaloni erano sempre viola e sembravano molto comodi. Kurai, invece,
era il
classico tipo tenebroso che se ne sta sulle sue: occhi neri, capelli a
spazzola
anch’essi neri e un filo di barba appena accennata sul mento.
Sull’orecchio
sinistro portava un orecchino a cerchietto e, in testa, aveva
l’immancabile
cappello appartenuto al nonno. Era anche lui abbastanza robusto, ma
più basso
dell’altro. Indossava un completo nero, simile ad un
kimono-gi.
-Bene- riprese
l’arbitro –Ai
concorrenti verranno applicate le speciali giacche adesive, su cui
verranno
attaccate le sfere. Il colore rosso andrà a Fynn, quello blu
a Kurai- e subito
due uomini vestiti di nero raggiunsero i ragazzi, equipaggiandoli di
spada e di
sfere –Bene, e adesso… Leeeet’s-
-STRUGGLE- concluse il
pubblico, in un
urlo pieno di gioia e negli applausi, il combattimento
iniziò.
I ragazzi si
squadrarono per qualche
secondo, poi Flynn partì all’attacco lanciando un
fendente dall’alto, che l’avversario
parò con facilità, contrattaccando subito con un
affondo, che non andò a segno.
Kurai si slanciò in avanti, menando un fendente verso il
petto dell’avversario
e, rapidamente, un altro alle gambe: voleva farlo cadere. Il primo
colpo non
andò a segno, ma il secondo prese in pieno l’altro
ragazzo, facendolo cadere a
terra e facendogli perdere un paio di sfere. Il nipote di Seifer si
scagliò
subito a prenderle, ma non si accorse che, nel frattempo, Flynn si era
rialzato
e gli aveva lanciato un colpo dritto sul costato, facendogli mancare il
fiato e
facendo cadere a terra una quantità gigantesca di sfere. Con
una ruota eseguita
in grande stile, il nipote di Setzer afferrò una decina di
sfere,
applicandosele sulla giubba: aveva la vittoria in pugno. Kurai si
rialzò a
fatica e decise di provare il tutto e per tutto. Fece un salto
altissimo e poi
si scagliò addosso all’avversario, prendendolo
alla sprovvista. Flynn tentò di
parare il colpo, ma non ci riuscì e cadde fuori dal ring,
perdendo quasi tutte
le sfere accumulate.
-Beh, direi che ho
vinto io- disse Kurai,
indicando il cronometro, che mostrava cinque minuti precisi.
-Il primo round si
è concluso con una
strabiliante vittoria di Kurai!- il ragazzo, in quel momento, si stava
dirigendo raggiante dal nonno, che lo accolse a braccia aperte
–Ed ecco a voi
il secondo round! Il nipote del grandissimo Hayner, Shihi, si
scontrerà
contro…- Shihi trattenne il fiato, e la folla fece lo stesso
–La splendida
Adele!- Ci fu un momento di silenzio. Shihi e Dilan erano a bocca
aperta,
credendo di aver capito male, e alcuni, nella folla, non riuscivano a
trattenere le risate, credendo che fosse tutto uno scherzo. In fondo,
quando
mai Adele aveva combattuto? E soprattutto, non era presente alla
spiegazione
delle regole, quindi non poteva partecipare. Ma tutto fu smentito
quando la
ragazza arrivò, sfoggiando un abito nero, molto attillato,
che però non
sembrava rallentarla neanche un po’. I lunghi capelli neri
erano legati in una
coda, in modo da non darle fastidio, e, sugli occhi, si era messa un
po’ di
matita nera, forse per sembrare più guerrigliera.
Scoccò un’occhiata all’amico,
che ancora la fissava sbalordita, e salì sul ring,
scacciando via l’uomo
incaricato di attaccarle il giubbetto per le sfere addosso, cosa che
fece
assolutamente da sola. A quel punto, salì
sull’arena anche Shihi, indeciso sul
da farsi. Non si accorse nemmeno che anche a lui era stato applicata la
giacca
del torneo. Solo in quel momento si accorse che Adele era un
po’ più alta di
lui, prima non la aveva neanche mai guardata bene.
-Perché
quella faccia?- chiese lei,
guardandolo storto, col solito tono arrabbiato.
-No, niente. Non mi
aspettavo che
partecipassi-
-Oh certo, sono una
ragazza e non posso
combattere- disse, scoccandogli uno sguardo di fuoco –questa
me la paghi,
Shihi- e senza neanche sapere cosa avesse fatto di preciso, il ragazzo
si trovò
l’amica addosso, intenta a lanciare fendenti ovunque, tanto
da non sembrare
neanche una ragazza, ma un qualche felino molto affamato intento ad
uccidere la
preda. Shihi, dopo neanche un minuto, era stremato dal continuo
attaccare di
Adele, che sembrava molto più esperta di lui in
combattimento. Non poteva far
altro che indietreggiare e parare i colpi. Era sicuro che, da qualche
parte, lo
zio lo stesse guardando sbalordito, forse anche schifato da quella
debolezza,
ma come faceva lui a picchiare una donna? Soprattutto,
un’amica?
-Ti sei rammollito-
disse ad un certo
punto Adele, facendo un paio di salti all’indietro e dando
tregua
all’avversario –Ti facevo più forte,
tutto quel tempo perso nelle sessioni di
allenamento a cosa è servito? A un bel nulla, a quanto pare.
Che tristezza, un
maschio che si fa battere da una ragazza come se niente fosse. E
inoltre, io ho
qualche sfera in più di te. Allora, che hai intenzione di
fare?- Shihi era
affranto: in fondo l’amica aveva ragione, era un buono a
nulla. Lasciò cadere a
terra la spada, deciso ad arrendersi, senza pensare alla vergogna che
Hayner
avrebbe provato.
–Ma che
diavolo fai?- sbottò l’altra –Raccogli
quella spada rammolito! Combatti! Avanti, rendi fiero tuo zio!- a
quelle
parole, il ragazzo ebbe un sussulto e il suo cuore prese a battere
più
velocemente. Sì, lo avrebbe fatto. Avrebbe reso suo zio
fiero. Mise da parte la
delusione di qualche secondo prima e si scagliò
all’attacco, una nuova
determinazione nel corpo –Bene, così- concluse
Adele, pronta a difendersi da un
imminente fendente dall’alto, che non andò a
segno, come quelli seguenti. Ma l’esito
della battaglia si era certamente ribaltato, o, almeno, adesso Shihi
aveva
qualche speranza, anche se mancava solo un minuto alla fine del match.
Diede
fondo a tutte le sue energie e riuscì a strappare
all’avversaria un paio di
sfere, riavvicinandosi, in numero, all’amica, che adesso
accusava la
stanchezza, lanciando colpi più lenti e meno potenti. Shihi
decise che era
l’ora di finirla: mancavano quindici secondi. Assunse la
posizione che gli
aveva insegnato lo zio. Si rigirò la spada nella mano,
puntandosi la lama alle
spalle. Piegò leggermente le gambe e si focalizzò
sull’avversaria, che aveva
assunto una posa difensiva.
“Zio, questo
è per te” pensò “Twilight
Slash” e, con una rapidità formidabile, si
portò alle spalle di Adele, che si
trovava ormai totalmente indifesa all’attacco
dell’amico, che la colpì sulla
schiena, facendole perdere tutte le sfere.
-E Shihi vince
l’incontro!- annunciò
l’arbitro. Seguì un applauso tremendo, dava quasi
fastidio alle orecchie. Il
ragazzo sorrise e subito si precipitò dall’amica,
aiutandola ad alzarsi. Shihi
fu tentato dal chiederle scusa, ma pensò che, se non voleva
prendersi una botta
in testa, faceva meglio a starsene zitto. Si limitò a
sorriderle, cose che
l’altra ricambiò.
-Sei stato in gamba,
non credevo che
conoscessi una mossa come quella- disse lei
-Beh, in
realtà in allenamento mi è
riuscita solo una volta. Non credevo che avrebbe funzionato anche oggi.
Comunque grazie di avermi incoraggiato, te ne sono grato- disse,
facendo un
sorriso radioso.
-Mpf, non
c’è di che. E poi è compito
degli amici aiutarsi a vicenda. Avresti fatto lo stesso- disse Adele,
voltandosi improvvisamente e scendendo dal palco, salutando Dilan e,
successivamente, andandosene a casa.
Fu indetta una pausa
di mezz’ora, per
far riprendere i due concorrenti rimasti in finale. Hayner
andò a congratularsi
con il nipote, dicendogli che non aveva dubitato di lui neanche per un
istante.
Lo accompagnò a bere qualcosa e il ragazzo si
poté riposare un po’, in vista
del match finale. Flynn sarebbe stato ancora più ostico
dell’amica, in fondo,
lui combatteva da quando aveva cinque anni. Il cuore gli batteva
all’impazzata,
faceva così da quando si era alzato, quella mattina, ma
adesso era diverso. La
consapevolezza di essere arrivato in finale e di dover sfidare qualcuno
di
veramente forte, gli instillava nel corpo, oltre all’ansia,
anche paura. Quando
risuonò nuovamente il fischietto dell’arbitro,
Shihi si pietrificò. Solo dopo
uno scappellotto arrivatogli dallo zio, ritornò in
sé e si avviò sul ring.
L’avversario lo guardava con intensità, ma il
nipote di Hayner non riusciva a
ricambiarlo, aveva troppa fifa. Afferrò la spada, le mani
sudatissime per la
tensione, si preparò al combattimento. Quando udì
lo sparo, l’incontro che
avrebbe segnato la sua vita per sempre iniziò.
Non riusciva neanche a
vederlo,
sembrava un'altra persona rispetto al Kurai che aveva combattuto contro
Flynn,
un’ora prima. Era più rapido, più forte
e instancabile. Era passato solo mezzo
minuto, ma Shihi era già allo stremo. All’ennesimo
fendente, cadde in
ginocchio, non riuscendo a parare un colpo, che lo prese sulla spalla,
facendolo cadere per terra e facendogli battere forte la testa sul
ring.
Cominciò a vedere tutto sfocato, la testa che gli pulsava.
Si portò la mano
sinistra alla tempia e sentì un grossissimo bernoccolo. Si
guardò intorno, in
cerca dell’avversario, che aspettava che si rialzasse. Sulla
sua giubba c’erano
delle inconfondibili sfere gialle, oltre a quelle rosse. Si
rialzò in piedi,
aiutandosi con la spada, ma non vide che Kurai si era alzato in aria,
pronto a
terminare quel duello già vinto in partenza. Shihi volle
tentare nuovamente la
fortuna. Si mise in posizione per il Twilight Slash, mentre
quell’altro si
scagliò contro di lui. Ma l’attacco non
andò a segno. Il nipote di Hayner aveva
deciso di usare la tecnica, che lo aveva salvato nello scontro
precedente, per
schivare l’attacco del nipote di Seifer, sfruttandone la
velocità. Provò il
tutto per tutto, attaccando Flynn alle spalle che, però,
parò il colpo con una
rapidità soprendente.
-Non sono stupido come
la tua
amichetta, né tanto meno così gentile. Io non ti
inciterò, anzi, sono pronto a
demolirti- e lo scagliò lontano, muovendo tutte le
articolazioni del corpo e
sfruttandone la gigantesca forza. Shihi cadde a terra, sfinito. Aveva
perso. La
vista gli si annebbiava, le forze lo abbandonavano. Aveva perso. Aveva
deluso
suo zio, ma aveva deluso anche sé stesso. Sapeva che non
avrebbe mai potuto
vincere e odiò un po’ Hayner, che lo aveva
sottoposto a degli allenamenti
inutili, in quei cinque anni. Prima di perdere conoscenza, una lacrima
gli
solcò il viso, cadendo solitaria sul Ring.
-Flynn vince
l’incontro- annunciò
l’arbitro, prima ancora che il tempo finisse. Nella
disapprovazione di un
pubblico che credeva veramente nella forza di Shihi, un Hayner affranto
prese
il nipote, facendosi aiutare da Dilan, e lo portò a casa, a
riposare.
------------------------------------------------------------------------
Oh beh, rieccoci! Ammetto di aver aggiornato un po' troppo presto, ma
volevo
pubblicare il primo capitolo il più presto possibile.
Ammetto che non mi piace
molto e che sono un pippone a descrivere i combattimenti, ma spero di
poter
migliorare, pian piano D: Come mi avevano detto nelle recensioni, ho
tentato di
aumentare le descrizioni dei personaggi, spero di esserci riuscito!
Cooomunque,
spero che il capitolo vi sia piaciuto e che non sia così
brutto come penso (anche se
l'auto denigrazione non mi fa tanto bene).
Ringrazio Reno_Dede_Turks e antocharis_cardamines
per le bellissime recensioni : D
Allora
al prossimo capitolo,
See
you soon!
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Capitolo 3 *** Capitolo 2, when the sun fades. ***
Capitolo
2, when the sun fades.
Il sole splendeva.
Erano passate un
paio d’ore dalla fine del torneo e Hayner era accanto a Shihi,
che era steso sul
letto. Assieme a lui c’erano anche Adele e Dilan, che stavano
in silenzio da
molto tempo.
-Signor Hayner- disse
poi la ragazza
–Non se la prenda con suo nipote, in fondo ce l’ha
messa tutta. Solo che Flynn
era più forte- e abbassò lo sguardo, mentre
l’altro ragazzo annuiva
silenziosamente.
-Non sono deluso. O
almeno, un po’ lo
sono, ma Shihi ha fatto una bella gara. In fondo lui è sempre
stato un ragazzo
introverso e spesso veniva maltrattato dagli altri. Ho iniziato ad
allenarlo
perché diventasse più forte e speravo che, una
volta vinto il torneo, sarebbe
diventato un’altra persona, non dico più aperta
verso gli altri, ma più
coraggiosa- e sospirò, incrociando le dita delle mani le una
con le altre. Gli
altri due si scambiarono uno sguardo dispiaciuto, poi tornarono a
guardare
l’amico disteso sul letto, finché il sole non
sparì, lasciando il posto a delle
nuvele temporalesche.
-Ma che succede?-
disse Adele –non
credevo che fosse prevista pioggia oggi. Di solito avvertono se
c’è un qualche
cambiamento climatico-
-Mi pare strano, non
piove da anni-
rispose Hayner –vado a dare un’occhiata fuori, voi
restate con lui- disse,
indicando con lo sguardo il nipote. E si alzò dalla sedia,
uscendo poi di casa.
-No! La zattera!-
La luce della
scrivania era accesa.
Aprì gli occhi piano piano, quasi accecato dalla lampada. Si
tirò su,
sbadigliando e subito notò che non c’era nessuno
nella sua stanza. Eppure era
sicuro di aver sentito lo zio e Adele parlare.
“Dove
saranno?” pensò, alzandosi dal
letto e andando per tutta casa a cercarli. Ma non c’era
nessuno.
Fuori era buio e
silenzioso. Quando
Shihi uscì di casa, si aspettava di trovare moltissima gente
per le strade,
ancora in preda all’eccitazione per il torneo appena
concluso, ma si presentò
lo spettacolo contrario: non c’era nessuno, i negozi erano
chiusi e gli
striscioni che, quella mattina, erano stati appesi per tutta la
città erano
spariti. Si diresse verso il Ring di Sabbia, forse lì
avrebbe trovato qualcuno,
pensò. Ma si sbagliava, non c’era nessuno: il
palcoscenico era stato smontato e
con esso anche il tabellone dei match. Si chiese cosa stesse
succedendo, ma
prima che potesse muoversi per una qualsiasi altra parte della
città, degli
strani mostriciattoli neri gli si posero davanti. Essi avevano gli
occhi gialli
e delle piccole antenne che gli pendevano dalla testa. Le mani avevano
solo tre
dita e sembrava che ai piedi indossassero dei calzini.
-Heartless…-
Una voce
risuonò per tutta la piazza,
pronunciando quella parola: Heartless. Che quelle piccole creature si
chiamassero
così? Ma non ebbe il tempo per pensarci che subito esse
cominciarono ad
avvicinarglisi. Da tre che erano, divennero cinque e poi dieci. E, in
un attimo
gli furono addosso. Urlò e chiuse gli occhi: non voleva
vedere che cosa gli
avrebbero fatto, ma non accadde nulla. Quando riaprì gli
occhi, gli esserini
erano spariti. Si alzò in piedi e si guardò
intorno.
“Che diamine
è successo? Che volevano
da me?” si chiese.
-Posso rispondere a
tutte le tue domande, ragazzo- risuonò la
stessa voce dai toni bassi di qualche minuto
prima. E poi
apparve un uomo, che
indossava una veste nera, il cappuccio tirato su. All’altezza
del pettorale
destro aveva disegnato qualcosa, uno stemma probabilmente.
-Chi sei?- chiese
Shin, spaventato.
-Diciamo che puoi
considerarmi come un abitante del
Crepuscolo-
-Che ci fai qui?-
-Sono alla ricerca di
qualcuno. E credo anche di averlo
trovato- e alzò il
braccio, indicando Shihi –Sei tu
quello che cerco. L’eroe del
Keyblade-
-L’eroe del
che?- il ragazzo non
capiva, che voleva da lui quel tizio?
-Keyblade.
Un’arma straordinaria, in grado di connettere
i mondi e di aprire anche le serrature più difficili. Tu sei
il prescelto-
-Continuo a non
capire. Non so cosa sia
questo Key-qualcosa! Adesso rispondi: cosa sta succedendo a
Crepuscopoli? Dove
sono Zio Hayner? Adele? Dilan?-
L’uomo rise, poi una foschia nera si
creò intorno alla mano, facendo comparire
una spada a forma di chiave, dall’elsa rossa e dalla lama
nera. –Questo è un
Keyblade. O meglio, la Dark
Keyblade. Vedi, questa ha la capacità di aprire i cuori
della gente e di
liberarli. Comunque, se vuoi delle risposte, ne avrai. Crepuscopoli sta
per
essere distrutta. Gli Heartless lo disintegreranno, puoi starne certo.
Neanche
l’eroe del Keyblade, ormai, può impedirlo. Per
quanto riguarda i tuoi amici…
Non so nulla, probabilmente adesso saranno diventati Heartless. Comunque, caro ragazzo,
ricorda: tu sei il
prescelto del Keyblade. Libera la luce del tuo cuore, distruggi gli
Heartless e
perché no, cerca di salvare i tuoi amici. Mi raccomando-
e, in un istante,
sparì.
Shihi era disorientato:
Crepuscopoli
stava per essere distrutta, com’era possibile? Poi ci fu un
terremoto e vide,
all’altezza della stazione, sollevarsi una gigantesca sfera
nera e viola. Vi si
diresse di corsa, il cuore che batteva fortissimo per
l’ansia. Giunto alla
Stazione vide che, al centro della piazza, si era formato una specie di
mulinello, che stava risucchiando tutto ciò che aveva
intorno. Il ragazzo
guardò in cielo e vide che la sfera di poco prima incombeva
sopra alla torre
dell’orologio. E poi, qualcosa di gigantesco
spuntò dal mulinello. Aveva gli
occhi gialli, come le creature che aveva incontrato nel ring, e la
faccia
ricoperta da degli specie di capelli, che si muovevano come fossero
tentacoli.
Sulla schiena aveva delle piccole ali e, al centro del petto, un buco a
forma
di cuore. Shihi era talmente impaurito che l’unica cosa che
riuscì a fare fu
buttarsi a terra, aspettando la fine.
“Se solo
avessi quel Keyblacoso di cui
parlava quel tizio di prima…” pensò in
preda alla disperazione.
-Ma
ricorda… tu hai l’arma più potente di
tutte-
Ci fu un lampo e dal
cielo scese una
luce potentissima, quasi accecante, che andò dritta dritta
verso il ragazzo,
che chiuse gli occhi. Quando li riaprì teneva in mano
un’arma molto simile a
quella dell’uomo in nero, solo che la sua aveva una forma
ed un colore
diversi: l’elsa era d’oro e la lama
d’argento. Al manico era appesa una
catenina con sopra un simbolo. Come rinvigorito, Shihi si
alzò in piedi,
fissando il Keyblade. Strinse la mano intorno all’elsa e si
scagliò contro il
nemico.
Il mostro
attaccò subito con un pugno,
che mancò il bersaglio e andò a schiantarsi per
terra, dove si formò un altro
mulinello, da cui spuntarono tanti piccoli Heartless, uguali a quelli
apparsi
nel Ring. Shihi ci si scagliò contro, facendoli sparire in
una nuvoletta nera.
Poi si rivolse a quello più grosso. Tentò di
salirgli sul braccio per colpirlo
in faccia, ma era troppo difficile. Allora decise di ferirgli gli
altri, colpendolo
alle mani. Si diresse verso quella destra della creatura, colpendola
con un
fendente dall’alto, che andò a segno. Subito la
mano si ritrasse, pronta a
scagliare un colpo contro l’avversario. Ma poi
l’Heartless cambiò tattica:
creò, nella mano sinistra, una sfera
d’oscurità grossa quanto una palla, che
poi lanciò in cielo. Da essa si sprigionarono tante sfere
più piccole, che si
andarono a scagliare contro Shihi, che non riuscì a pararle.
Preso in pieno da
quel tremendo attacco, cadde per terra, sfinito.
-E’
finita…?- disse, quando il mostro
si accingeva a calare un ennesimo pugno contro di lui. Ma prima che il
colpo
gli arrivasse addosso, Shihi raccolse tutte le sue forze, rialzandosi e
parando
il colpo, con grande difficoltà. Rispinse la mano
all’indietro, poi puntò il
Keyblade verso l’Heartless. E, senza che facesse niente, un
raggio di pura luce
si sprigionò dalla punta dell’arma, colpendo la
creatura nel buco che aveva nel
petto, facendola cadere a terra, ormai sconfitta. Poi,
cominciò ad alzarsi e
andò dritta contro la sfera che si estendeva per cielo di
Crepuscopoli. Prima
che Shin potesse fare altro, cadde per terra e svenne.
L’uomo in
nero aveva osservato la scena
dall’alto. Finalmente il Keyblade si era manifestato, dopo
tanto tempo! Il suo
sogno sarebbe diventato realtà! E, adesso, un altro di queli
luoghi che lo
avevano fatto soffrire stava per sparire. Si trovava sulla torre
dell’orologio,
ma decise di scendere. Si alzò in piedi e saltò
giù, toccando a terra senza
quasi far rumore, poi si avvicinò al ragazzo, che era
svenuto.
-Dovresti
ringraziarmi, in fondo ti sto praticamente
salvando da morte certa. Anche se tutto questo l’ho provocato
io… Buon viaggio,
ragazzino- poi lo
toccò e Shin sparì in un tunnel
oscuro.
-Cos’hai
fatto a Shin?!- urlò una voce
femminile. L’uomo si girò: davanti a lui
c’era una ragazza con i capelli lunghi
e neri: Adele.
-Una sopravvissuta?
Com’è possibile…- Non era possibile.
Solo colui che era stato prescelto dal
Keyblade aveva una qualche speranza di salvarsi dall’orda di
Heartless presente
a Crepuscopoli, ma quella ragazza era viva –Chi
sei?- chiese, cominciando a sorridere, anche se, ovviamente,
l’altra non
poteva vederlo.
-Io sono Adele,
un’amica del ragazzo
che hai appena ucciso!- rispose la ragazza, quasi urlando. Sentiva la
paura che
c’era in lei, e ne era felice, ma sentiva anche una grande
forza provenire da
lei.
-Bene Adele, credo che
tu sarai ottima ai miei scopi. Ma
prima, scusami, devo finire una cosa- alzò la
mano in
cielo e la sfera si rimpicciolì sempre di più,
fino a diventare piccola piccola.
La attirò a sé e se la poggiò sulla
mano. Poi allungò l’altra verso la ragazza,
che fu spinta da una forza misteriosa verso di lui. Appena le fu
abbastanza
vicino, l’uomo in nero le tirò una botta sul
collo, così da farla svenire. Poi
se la mise sulla spalla destra.
-Distruggi tutto- e
la forza della sfera fu liberata. In un attimo, essa si
ringigantì, ma divenne
cinque volte più grossa di com’era prima e, piano
piano, risucchiò tutto il
mondo, facendolo sparire.
-------------------------------------------------------------------------------------------------------
OK. Dopo un mese, eccoci qua! Mi
scuso per il ritardo, ma ho avuto il “blocco dello
scrittore” (di già?!?!?),
chiamiamolo così, senza contare anche tutti i problemi
legati alla scuola –w-.
Allora, il capitolo fa
schifo, è
disgustoso, non mi piace e non mi piacerà mai, ma segna,
diciamo, l’inizio vero
e proprio della storia. E’ anche un po’ cortino, ma
perché il prossimo mondo
credo che sarà un po’ lunghino, quindi ho deciso
di tagliare qua, anche per
mantenere un po’ di contatto col titolo del capitolo (che
spero non sia in
inglese maccheronico –w-. Dal prossimo i titoli li metto in
italiano…).
Comunque, ringrazio antocharis_cardamines
per aver recensito :D
Al prossimo capitolo!
See you soon!
|
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Capitolo 4 *** Capitolo 3, Radiant Garden. ***
Allora, salve a tutti! Metto le note
dell'autore sia qui che alla fine, giusto per avvisarvi che il capitolo
è un po' lunghetto (o pare a me così?) e che se
fosse troppo lungo di dirmelo, così lo accorcio (anche se
l'ho già accorciato D:) Oh beh, buona lettura!
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Capitolo 3, Radiant
Garden.
Gli aveva convocati.
Si aspettavano che
sarebbe accaduto, ma non così presto. Il Castello era ormai
in rovina e i vari
grattacieli presenti attorno ad esso erano crollati o ridotti in
macerie.
Ciononostante, la sala bianca era rimasta intatta e i lavori di
ricostruzione
procedevano bene, ma lentamente. Quando si manifestò sul
proprio trono, vide
solo alcuni membri seduti assieme a lui. Più in alto di
tutti, il loro capo, il
solito cappuccio tirato giù.
-Isa, ti ringrazio per
aver richiamato gli altri- disse egli, squadrando
dall’alto gli altri –Amici
miei! Sono ormai quasi cinque anni
che non vi convocavo. Ma sono qui per darvi una straordinaria notizia:
l’eroe
del Keyblade si è finalmente risvegliato-
disse con un tono pieno di gioia.
-Sul serio?!-
esclamò il ragazzo che
sedeva sul trono più basso –Ma quindi…
si comincia a lavorare?!- continuò con
tono disperato.
-Certo Mydez,
è anche per questo che vi ho fatti
convocare da Isa. Ho spedito il ragazzo a Radiant Garden, inizieremo
l’offensiva da lì. Mentre tu, Midez, e Isa create
scompiglio in città, io mi
occuperò di recuperarla.
Nel
frattempo, Lea, Maluria, voi andrete al Castello dell’Oblio
per occuparvi della
sua distruzione e del recupero di Ventus. Non ammetto fallimenti,
chiaro?- disse il capo, con
tono più aggressivo. Gli altri membri
annuirono, tranne Midez, che sbuffò.
-Come facciamo a
trovare Ven? Non ce la
fece Xemnas cinquant’anni fa, perché dovremo
riuscirci noi?- chiese Lea,
alzando lo sguardo verso il leader.
-Perché io
vi fornirò la chiave. Vedete, il Keyblade di
maestro Eraqus è l’unico in grado di aprire la
porta segreta del Castello e si
da il caso che io lo abbia recuperato anni fa- ed evocò un
Keyblade dall’elsa metallica, di colore
argentato e bordeaux. Sulla lama aveva alcune macchie e scheggiature, a
indicare che doveva essere molto vecchia. Poi lo lanciò a
Lea, che lo prese al
volo, stupito dal fatto che potesse tenerlo in mano senza vederlo
scomparire
all’improvviso. –Capirete
dove sarà la
stanza quando il Keyblade comincierà a tremolare. Portatevi
quante creature vi
servono, Even potrà comunque ricrearle. Adesso andate, io e
lui dobbiamo
discutere in privato- e subito tutti obbedirono, sparendo in
un portale
oscuro. Poi il capo guardò l’unico membro rimasto
seduto sul proprio scranno e
si abbassò il cappuccio. L’altro sembrò
sorpreso, nessuno lo aveva mai visto abbassarselo.
-E’ strano
vederti così- disse Even,
sorridendo –Allora, che mi dici della ragazza, Ansem?-
Da quando Radiant
Garden era stata
ricostruita, tutti si erano occupati di trovare una soluzione
all’ingente
presenza di Heartless, persino Cloud adesso sembrava intenzionato alle
sorti di
quel pianeta e degli altri mondi. La casa di Merlino non era cambiata:
piccola
come sempre, i muri di pietra e il solito, immancabile disordine. Cid,
per
colpa della vecchiaia, aveva lasciato il posto al suo allievo, un
ragazzo dai
capelli bianchi di nome Hope, e adesso era lui ad occuparsi della
costruzione
della macchina. Il biondo gli si avvicinò, e lo
osservò digitare con attenzione
sequenze di numeri apparentemente senza senso. La stanza era
silenziosissima,
se non per il continuo ticchettare dei tasti del PC.
-Ci sono
novità?- chiese Cloud.
-No, almeno non
adesso- rispose
l’altro, guardando all’improvviso l’amico
–Comunque i lavori provedono bene,
forse in sei mesi i lavori saranno ultimati. Non vedo l’ora,
tu?- concluse,
facendo un grosso sorriso, che l’altro non riuscì
a ricambiare.
-Speriamo Hope, ci
stiamo lavorando da
troppo tempo- disse il biondo, sospirando e le mani alle tempie,
massaggiandosele.
-Tranquillo Cloud,
andrà tutto bene-
disse l’albino, sempre sorridendo. E improvvisamente il
monitor divenne rosso.
-Che succede?!- chiese
Cloud.
-Heartless, sono nel
settore 2. Cloud,
devi pensarci tu- disse il ragazzo, adesso con una espressione seria
dipinta
sul volto. –Chiamo anche lei?-
-No, basto io- rispose
il biondo, che,
dopo aver preso la propria spada, corse fuori dalla porta. Il settore 2
non era
lontano dalla casa di Merlino, bastava passare la piazza Centrale e il
Municipio, il secondo palazzo più alto della
città, dopo il Castello
ovviamente. Raggiunto il settore 2, che era il luogo dove si trovavano
i
magazzini dei vari negozi presenti a Radiant Garden, Cloud si
preparò subito
allo scontro, sguainando la sua gigantesca arma. Fece qualche passo
furtivamente, guardandosi in torno e cercando di respirare il
più piano
possibile: voleva prendere gli Heartless di sopresa e finirla subito.
Passò
davanti ad un deposito dal tetto verde, con sopra scritto
“Emporio Qui, Quo,
Qua”, ma non trovò nessun mostriciattolo. Fu
quando passò davanti al deposito
con su scritto “Gelati De’ Paperoni” che
li vide: una quindicina di Shadow si
ammassavano su qualcosa, che sembrava una persona, cosa che
sembrò abbastanza
strana al biondo, dato che i civili non erano ammessi in
quell’area. Decise di
interrompere l’azione furtiva e fischiò, per
attirare i mostriciattoli che,
sentendo quel suono particolare, si gettarono su Cloud senza pensarci
due
volte. Immediatamente il ragazzo divise la sua spada in due,
distruggendo
quattro Shadows in un sol colpo e passando immediatamente agli altri,
che
adesso lo avevano circondato. Due da destra lo attaccarono, ma egli
fece un
salto di circa due metri, per poi riunire le due lame e schiantarle con
una
potenza inaudita contro il terreno, distruggendo quasi tutti gli
Heartless.
Credendo che fosse tutto finito, il biondo si rilassò, ma un
Heartless
superstite lo attaccò, ferendolo al braccio. Si
portò la mano al braccio e
constatò che la ferita non era gravissima, ma faceva male
comunque. Con grande
rabbia, lasciò che la forza sopita dentro di lui uscisse,
piano piano. La sua
spada venne circondata da un’aura blu scuro, che si
liberò in un’onda d’urto,
riducendo in piccoli pezzi lo Shadow. Poi Cloud cadde in ginocchio: si
era
lasciato trasportare dalla rabbia e l’oscurità
stava uscendo.
-Non sarò
mai un ricordo-
Subito
cercò di calmarsi, rallentando
il respiro e chiudendo gli occhi. Piano piano sentì la forza
oscura dentro di
lui calmarsi e diventare sempre meno potente. Riaprì gli
occhi: adesso era
calmo. Si rialzò piano piano, respirando ancora
affannosamente. Poi fissò la
persona che i mostriciattoli stavano aggredendo: era un ragazzo,
avrà avuto sui
diciassette anni. Gli si avvicinò con cautela e poi si
inginocchiò accanto a
lui, sentendo se fosse ancora vivo. Quando sentì il battito
del suo cuore, si
tranquillizzò, non era successo niente. Rimaneva solo un
problema: da dove
sbucava il ragazzo? Il biondo non l’aveva mai visto prima e
la sua apparizione,
assieme a quella degli Heartless, in una zona proibita gli
sembrò sospetta.
Tuttavia, se lo caricò comunque in spalla e lo
portò a casa di Merlino per
curarlo.
Erano ormai due ore da
quando avevano
ritrovato il ragazzo. Egli dormiva ancora e non sembrava intenzionato a
svegliarsi. Hope lo fissava da un po’ ormai, con
un’espressione assorta.
-Credi che si
sveglierà mai?- chiese
l’albino a Cloud.
-Non lo so, ma spero
di sì. Voglio
sapere chi è e cos’è successo. Voglio
che convochi Leon e gli altri, sono
curioso di sapere cosa ne pensano- ordinò il più
grande.
-Subito!- rispose Hope
portandosi la
mano sinistra alla tempia come fa un militare. Si avviò ad
una scrivania,
ovviamente piena di cianfrusaglie inutili, e prese un cellulare, su cui
si mise
a digitare dei messaggi che inviò a tutti coloro che si
trovavano nel
laboratori. Quando ebbe finito, guardò il biondo con
intensità e, insieme, si
misero ad aspettare l’arrivo degli amici.
Dopo una decina di
minuti arrivarono.
Leon fu il primo. Entrò sbattendo la porta della casa: aveva
ancora una forza
straordinaria, nonostante avesse quasi settant’anni, e
riusciva ancora a
maneggiare da vero maestro la sua Gunblade. La seconda ad entrare fu
una
ragazza dai capelli rosa scuro, che indossava una giacca bianca e una
gonna
marrone molto corta. Sulla gamba sinistra, all’altezza della
coscia, aveva una
serie di specie di cinture a cui era legato un fodero, con
all’interno una spada.
Successivamente entrarono Tifa, con i suoi lunghi capelli ormai
bianchi, e
Yuffie. Tutti guardarono prima i due amici già presenti
nella stanza, per poi
spostare il loro sguardo su Shihi, che era disteso sul letto.
-E questo chi
è?- chiese la ragazza dai
capelli rosa.
-Non lo sappiamo-
rispose Hope –Cloud
lo ha trovato nel Settore 2 mentre degli Heartless lo stavano
aggredendo. Dorme
da due ore…- concluse, abbassando lo sguardo come
intristito.
-Che provenga da un
altro mondo?- disse
Leon, guardando Cloud.
-E’
probabile, ma non ne sono sicur- ma
si interruppe, perché il ragazzo steso sul letto si stava
svegliando.
Shihi aprì gli occhi. La luce presente nella
stanza lo accecò e
passarono un paio di minuti prima che potesse riaprire gli occhi. Si
mise a
sedere e vide che, attorno a lui, c’erano sei persone con
un’espressione
stupefatta dipinta sul viso. La maggior parte era vecchia, ma nella
stanza
c’erano anche tre ragazzi, uno sui sedicianni, la ragazza sui
ventitre e il
biondo sui ventisette.
-Chi siete?- chiese
spaventato.
-Questa domanda
dovremmo fartela noi-
chiese la ragazza dai capelli viola con tono scontroso.
-Io mi chiamo Shihi.
Ma che ci fate a
Crepuscopoli? Avete visto mio zio? Sapete, il campione del torneo
Struggle?
Vorrei davvero vederlo e dirgli che mi dispiace- disse con voce triste.
-Crepuscopoli?!- disse
Cloud, incredulo
–Che diavolo stai dicendo, ragazzo?!- e lo prese per il
colletto della
maglietta.
-Sto dicendo la
verità! Lasciami!- e
tentò di tirare un pugno al biondo, che però lo
schivò senza difficoltà,
lasciando la presa.
-Shihi, il tuo mondo
dev’essere stato
distrutto, non ci sono altre spiegazioni- disse secco Cloud e subito
un’espressione di terrore si dipinse sul volto del castano.
-Ma che dici? Ho avuto
un brutto sogno
dove delle creature mostruose mi aggredivano, ma… era un
sogno, no?- chiese
speranzoso, ma gli altri presenti nella stanza fecero di no con la
testa.
-Mi dispiace piccolo-
disse una signora
dai capelli lunghi fino alla schiena –Ma credo che non fosse
un sogno. Per
favore, puoi raccontarci cosa hai visto?- concluse con tono dolce.
-Tifa, che pensi
di…-
-Silenzio Cloud,
ascoltiamo quello che
ha da dire- e Shihi raccontò tutto. Del torneo,
dell’improvvisa apparizione
degli Heartless e dell’uomo in nero. Del Keyblade. E fu
quando parlò di quello
che tutti quanti rimasero a bocca aperta.
-Il
Keyblade…- sussurrò la signora che
lo aveva interpellato poco prima. Poi tutti si voltarono verso il
ragazzo dai
capelli biondi, che fissava a terra.
-Uscite
tutti…- sussurrò quello e gli
altri obbedirono, senza controferire.
Il castano
fissò il ragazzo di nome
Cloud mentre si sedeva davanti a lui, che era ancora disteso sul letto.
Adesso
che lo osservava meglio, l’altro, sulla punta dei capelli,
aveva delle leggere
sfumature argentate. Aveva anche gli occhi azzurri e una corporatura
piuttosto
robusta. Legata alla schiena aveva una gigantesca spada, che adesso era
posata
sul muro a qualche centimetro da loro. L’ambiente intorno a
loro era strano, ma
soprattutto era terribilmente in disordine: decine di teiere erano
ammassate in
un angolo, tappeti di qualsiasi colore erano ammassati l’uno
sopra l’altro e
intorno al suo letto c’erano miriadi di fogli sparsi per
terra.
-Shihi-
cominciò il biondo –dobbiamo
parlare. Devi sapere che non sei il primo possessore di Keyblade, o
meglio, sei
il primo da cinquant’anni a questa parte. Devi sapere che,
anni fa, un ragazzo
di nome Sora si trovò nella tua stessa situazione: la sua
casa distrutta, i
suoi amici dispersi e un fardello terribilmente pesante da portarsi
sulle
spalle-
-Che c’entra
questo con me?- lo
interruppe il castano, venendo poi fulminato dallo sguardo di Cloud.
-C’entri,
eccome. Comunque non interrompermi,
devi sapere tutta la storia. Sora dovette girare per i mondi, assieme a
due
amici chiamati Paperino e Pippo. Comunque, l’intento del
ragazzo era ritrovare
i suoi due amici dispersi, Riku e Kairi. Per essi arrivò a
perdere il proprio
cuore e a diventare anch’egli un Heartless. Fortunatamente,
Sora non se n’era
mai andato del tutto e l’amore di Kairi lo riportò
ad essere umano. Nel
frattempo Riku si abbandonò
all’oscurità e un uomo, o meglio, un Heartless
chiamato Ansem, si impadronì del suo corpo, constringendolo
a far del male ai
suoi stessi amici. Arrivati ai Confini del Mondo, Sora, Paperino e
Pippo
affrontarono Ansem e vedendo, per la prima volta, il cuore di tutti i
mondi,
Kingdom Hearts, che Ansem voleva sfruttare per portare il caos in tutti
i
mondi. Ma il suo piano non ebbe successo. Nel frattempo, Riku e il Re
Topolino
si fecero rinchiudere da Sora in Kingdom Hearts stesso, mentre Kairi
tornava
nel suo mondo d’origine e l’altro continuava il suo
viaggio. Di questo periodo
non so molto, ma Sora, Paperino e Pippo si addormentarono per un anno.
Nel
frattempo, Riku affrontò Roxas, il nessuno del suo migliore
amico. Devi sapere
che, quando una persona dal cuore estremamente forte si trasforma in
Heartless,
l’involucro vuoto che rimane nel momento che il cuore viene
rubato assume vita
propria, diventando un nessuno. In particolare, tredici nessuno
potentissimi
formarono un’organizzazione, il cui scopo era sfruttare
Kingdom Hearts per
ottenere un cuore. Comunque, tornando a Riku, affrontò
Roxas, ma, inizialmente,
venne sconfitto. Usando il potere di Ansem, sopito dentro al suo cuore,
in
cambio di assumere l’aspetto dello stesso Ansem, ottenne un
potere potentissimo
e sconfisse Roxas, che fu utilizzato per risvegliare Sora, ancora non
sappiamo
come. Da lì, il ragazzo ricominciò il suo viaggio
per i mondi, sconfiggendo
l’Organizzazione XIII, quella di cui ti parlavo prima, e il
suo capo, Xemnas,
nessuno di Xehanort, il cui Heartless era colui che aveva portato
disastro nei
mondi un anno prima, Ansem. Dopo essersi tutti riuniti e dopo che Riku
riottenne il proprio aspetto di un tempo, Sora, Paperino, Pippo, Riku,
Re
Topolino e Kairi sconfissero Xemnas, portando la pace nei mondi. Ma
devi sapere
che non è finita qui: dieci anni prima, tre possessori del
Keyblade, chiamati
Terra, Aqua e Ventus, dovettero affrontare un vecchio ma potentissimo
Xehanort.
In questo scontro, Aqua si trovò segregata nel mondo
dell’Oscurità, Ventus si
addormentò e Terra vide il suo cuore rubato da Xehanort e
dalla loro unione
nacque lo Xehanort che, dieci anni dopo, provocò i problemi
di cui ti ho
parlato. E fu trent’anni dopo che le vicende finirono. Sora e
i suoi amici
riuscirono a salvare Aqua, Ventus e Terra e, insieme, posero fine alla
vita di
Xehanort- e Cloud si fermò un attimo, riprendendo fiato. Poi
riprese -Pensavamo
che non ci sarebbero stati più problemi, ma circa cinque
anni fa gli Heartless
sono riapparsi. E adesso ci sei anche tu: l’eroe del
Keyblade- e si fermò.
-Perché mi
dici questo?- chiese Shihi.
-Perché?
Perché se gli Heartless sono
ricomparsi significa che l’oscurità sta tornando e
il tuo compito è
combatterla- ma il ragazzo fu interrotto da Hope, che entrò
sbattendo la porta.
Aveva il fiatone e qualche taglio sulle braccia.
-H-
Heartless… al laboratorio…- disse,
poi cadde in ginocchio. Cloud si alzò dalla sedia e si
inginocchiò accanto
all’amico, tirandolo su e facendolo sedere sullo stesso letto
in cui era seduto
anche Shihi.
-Hope, resta qui. Ce
ne occupiamo noi,
così anche lui vedrà- e guardò il
castano, che fu preso da un po’ di spavento
vedendo lo sguardo determinato dell’altro –Gli
altri come stanno? E’ tutto a
posto?- e l’altro annuì, ma con fare poco deciso.
-C’è
qualche ferito, ma nulla di grave.
Io ho usato troppa energia magica, ce n’erano veramente tanti
e non solo
Shadows… Cloud, fai attenzione- lo pregò
l’albino, mentre l’altro si avviava a
prendere la gigantesca spada e faceva cenno a Shihi, che si
alzò titubante.
-Non
permetterò che qualcun altro si
faccia male…- disse Cloud, prima di uscire di corsa dalla
casa, seguito a ruota
dal custode del Keyblade.
La città
era particolare: le case erano
a schiera, così da formare delle vere e proprie vie, ed
erano costituite tutte
da mattoni fatti in pietra grigia. Alcune avevano anche due piani, ma
la maggior
parte si fermava al pian terreno. Ma l’edificio che
più di tutti colpì Shihi
era un gigantesco castello alto una quarantina di metri. Era molto
simile ad un
castello e varie torri spuntavano dai lati di esso. Al centro della
costruzione
c’era un gigantesco riquadro con all’interno una
serie di grandissimi
ingranaggi, che giravano producendo un rumore che si sentiva anche da
lontano.
La costruzione era di colore rosa, ma i tetti delle torri erano
bianchi. Cloud sembrava
intenzionato a non fermarsi un attimo e, passando per una gigantesca
piazza
piena di aiuole ricche di fiori rossi e blu, arrivarono in poco tempo
nei
pressi della costruzione. Lì furono assaliti da degli
Heartless, che si
presentarono in dieci, nove dei quali Shadows. Uno solo
colpì Sihi, perché era
diverso dagli altri: aveva una forma più umanoide e non era
più alto di ottanta
centimetri. Il corpo era blu, tranne le ginocchia, che erano di un rosa
scuro.
Le mani avevano quattro dita dalle quali spuntavano altrettante unghie
gigantesche di un rosso sangue molto acceso. In testa aveva un elmo di
metallo
e sui polsi due oggetti che sembravano manette. Al centro del petto uno
stemma
rosso e nero, che assomigliava tantissimo ad un cuore.
-Il Keyblade, Shihi!
Subito!- gli urlò
contro l’altro e il ragazzo annuì, pensando
intensamente all’arma, che gli si
presentò in mano in un fascio di luce purissima. Poi,
entrambi si gettarono nel
combattimento.
Gli Shadows non erano
un problema,
erano piuttosto lenti e quando si trovavano in difficoltà si
nascondevano
sottoterra. A quel punto bastava aspettare che riemergessero e colpirli
per
vederli sparire in una nuvoletta di fumo nero. Il vero problema era il
nuovo
arrivato, che si muoveva rapidissimamente. Cloud era occupato ad
uccidere i
mostriciattoli più piccoli, che sembravano non finire mai e
quindi era il
custode a dover affrontare quel rapidissimo avversario, che faceva
movimenti
acrobatici in aria per poi spostarsi in un altro punto. I pochi colpi
che il
ragazzo lanciò non andarono a segno né sfiorarono
il nemico in alcun modo,
anzi, era l’Heartless che stava avendo la meglio in quel
momento, avendo
colpito Shihi sul braccio con cui impugnava il Keyblade. Aveva il
fiatone e non
credeva di resistere ancora per molto, in fondo non aveva mai
combattuto con
avversari così ostici. Poi il mostriciattolo
sparì, tagliato in due dal biondo,
che non sembrava neanche aver combattuto.
-Diavolo, sei proprio
una schiappa-
disse Cloud, facendo sentire a disagio l’altro
–Comunque non c’è tempo da
perdere, sbrigati, dobbiamo raggiungere il laboratorio al
più presto!- e
ricominciò a correre, mentre Shihi si rialzava a fatica.
Quando
furono sotto al castello, il rumore degli ingranaggi era assordante e
Cloud
porse a Shihi delle cuffie insonorizzate. E così entrarono
finalmente nel
castello. Il castano rimase a bocca aperta: l’interno era
completamente bianco,
illuminato da delle lampade appese a circa mezzo metro
d’altezza.
-Fai attenzione,
questo posto è un
labirinto- disse Cloud, facendo segno all’altro ragazzo di
seguirlo.
-D’accordo-
rispose Shihi,
affrettandosi dietro il biondo, che avanzava a passo veloce. Dopo aver
percorso
un bel po’ di corridoi sempre uguali, finalmente arrivarono
dietro ad una
porta. Entrarono e si trovarono in una piccola stanza circolare senza
neanche
un mobile. L’unica cosa presente era un quadro appeso al
muro, raffigurante un
uomo sulla cinquantina, avente capelli biondi e lunghi fino alle spalle
e gli
occhi arancioni. Sulla cornice, una targhetta riportava scritto
“In memoria di
Ansem il saggio, costruttore di Radiant Garden”. Mentre il
castano era intento
a guardare il quadro, l’altro aveva fatto uscire dal muro una
piccola
macchinetta, su cui digitò dei numeri. Subito il muro si
aperse, lasciando
spazio ad un altro corridoio, anch’esso bianco.
-Svegliati!- disse
Cloud all’altro
–Guarderai dopo i quadri appesi al muro, dobbiamo discutere
di cose più
importanti- e aspettò che Shihi lo raggiungesse, poi riprese
a camminare –Stai
per entrare nei laboratori di Radiant Garden. Qui studiamo gli
Heartless: come
nascono, da dove vengono e come sconfiggerli una volta per tutte.
Abbiamo
ricevuto un grande aiuto dal re, che ci ha fornito i dati dei suoi
viaggi
precedenti.-
-Il Re? Intendi quel
Topolino di cui
parlavi prima?- chiese il castano curioso.
-Esatto. Continuiamo a
mantenere i
contatti con lui-
-E che mi dici di Sora
e dei suoi
amici? Sarei curioso di incontrarli- continuò Shihi,
guardando Cloud, che però
aveva assunto un’espressione cupa.
-Sono ormai
vent’anni che non abbiamo
contatti con loro. Devi sapere che, quando portarono la salvezza nei
mondi,
essi furono di nuovo chiusi dai loro sigilli, che non permettono a
nessuno di
avvicinarsi. Tuttavia, il Re ha trovato un modo per comunicare con gli
altri
mondi senza doverci propriamente andare-
-Scusami, forse sono
inopportuno, ma
come fai a sapere tutte queste cose? Stai parlando di cose accadute
più di un
ventennio fa come se le avessi viste coi tuoi occhi. Ma non mi sembra
che tu
abbia più di ventisette anni, o sbaglio?- quando
finì di parlare, l’altro
assunse un’espressione ancora più cupa.
-Anni fa, ho dovuto
fronteggiare
l’oscurità presente nel mio cuore- rispose Cloud,
portandosi una mano al petto
–Il suo nome era Sephiroth, egli era colui che reincarnava
l’oscurità dentro di
me. Comunque, ci affrontammo e io vinsi, anche se persi una persona
cara…- e
gli si incrinò la voce. Poi si mise la mano nei capelli e,
coll’indice e col
medio, si afferrò una punta dei capelli, mostrandone la
parte argentata –Questo
è il simbolo della mia vincita. E’ come se mi
fossi fuso con Sephiroth, ma per
questo l’oscurità è sempre in agguato,
ogni volta che mi arrabbio rischio di
perdere il controllo. Da quando successe, è come se la mia
vita si fosse
bloccata. Non invecchio e non so neanche se potrò mai morire
di morte naturale.
Diciamo che è il prezzo che devo pagare per un grande
potere- Poi il ragazzo
abbasso lo sguardo e rimase zitto. Adesso erano all’interno
di un corridoio,
stavolta blu. Alle pareti erano appese, o meglio, sospese, delle
fiammelle che
davano all’ambiente un aspetto particolare. Per terra era un
lungo tappeto
dalla cornice marrone e dall’interno verde, con sopra
disegnati motivi
floreali. Dopo qualche minuto che camminavano si trovarono davanti ad
una porta
bianca.
-Stiamo per entrare
nella Radiant
Garden Corporation- cominciò il biondo –preparati
ad affrontare gli Heartless,
perché potrebbero essercene molti- e, mentre parlava,
posò la mano sulla porta,
aprendola. La varcarono e si trovarono in un corridoio che si
affacciava ad una
struttura gigantesca che sembrava una fabbrica e che si estendeva a una
trentina di metri da dove si trovavano i due ragazzi. Arrivarono
poi ad una stanza larga circa
cinque metri, priva di mobili e in cui era presente solo un grosso
computer,
sul quale Cloud si fiondò. Dopo aver digitato qualcosa sulla
tastiera, si
aperse un’altra porta, che dava in un ascensore, che
probabilmente portava alla
struttura presente metri più sotto. Vi entrarono e quello
cominciò a scendere
ad una velocità altissima, tanto da far venire il
voltastomaco a Shihi. Poi si
fermò all’improvviso. Il biondo fece segno
all’altro di seguirlo e si mossero in
mezzo a corridoi sempre uguali, fino ad arrivare ad un gigantesco
piazzale a
forma d’arco, in quel momento vuoto.
-Dove sono tutti?- si
chiese Cloud,
guardandosi intorno con aria confusa –Tifa! Leon! Lightning!-
poi si portò una
mano nei capelli e cominciò a respirare affannosamente
–merda… non di nuovo!- e
batté con tutta la sua forza un pugno per terra, cominciando
a piangere. Shihi
non sapeva cosa fare, voleva consolare il biondo, ma non sapeva cosa
dire, e
poi non era mai stato bravo in quelle cose.
-Stai tranquillo, i
tuoi amichetti sono
salvi- disse una voce, che rimbombò per tutto il
laboratorio. I due ragazzi
alzarono subito gli occhi e cominciarono a guardarsi intorno spaesati.
Poi apparve
un uomo, proprio davanti a loro, da qualcosa che sembrava un tunnel
fatto
d’oscurità. Era identico a quello che era apparso
a Crepuscopoli, solo che lo
stemma che aveva sul pettorale era di un blu scuro. Adesso che lo
poteva
guardare meglio, il simbolo sembrava quello degli Heartless sovrapposto
ad un
altro, di cui ignorava la provenienza.
-Tu!- disse il custode
–tu sei un amico
del tizio che è apparso quella notte!-
-Heilà
custode! Beh, quella notte credo
proprio che tu hai incontrato il nostro capo- e il castano estrasse il
Keyblade
–Hey! Non c’è bisogno di essere
così avventati- e fece una risatina isterica.
-Sapevo che
c’eravate voi dietro a
tutto questo! Sono due anni che date problemi!- urlò Cloud
pieno di rabbia.
-Beh, forse abbiamo
creato un po’ di
scompiglio nei mondi, ma hey! In fondo dobbiamo trovare qualcosa con
cui
passare il tempo! Se suono troppo la chitarra poi Ansem se la
prende… -
sussurrò il nuovo arrivato.
-Ma chi è
questo idiota?- chiese Shihi,
irritato.
-C-come?! Guarda che
se solo lo volessi
potrei batterti adesso!- rispose l’altro.
-Beh, e allora fallo!-
urlò il biondo.
-Ho detto
“se volessi”, il che vuol
dire che adesso non mi v…- ma fu interrotto da un fendente
di Cloud, che lo
mancò per un soffio –Hey! Brutto bastardo!
Heartless!- e con uno schiocco di
dita apparvero i mostriciattoli, questa volta tutti del nuovo tipo
incontrato
poco prima dai due ragazzi.
-Shihi, credi di
farcela?- disse Cloud
all’altro, prima di lanciarsi nel combattimento. Il custode
rimase fermo per un
attimo, mentre le creature gli ronzavano intorno, e poi, stringendo
forte il
Keyblade, fece un affondo improvviso, che distrusse un Heartless, senza
che
quello potesse fare nulla.
“Zio
Hayner…” pensò “Spero di
riuscire
a vendicare tutti oggi!” e poi si gettò a
sconfiggere anche gli altri.
In qualche minuto il
combattimento
finì. Shihi se l’era cavata abbastanza bene, anche
se aveva fatto comunque
fatica. Nel frattempo, l’uomo in nero sembrava sconvolto.
-Cooosa?! Li avete
distrutti tutti?! Oh
porca miseria, e adesso che faccio…? Ehm, sentite! Questo
mondo ormai è invaso
dagli Heartless, c’è poco da fare,
quindi… ehm… c’è un altro
dei miei amici qui
in città, se vi fa piacere saperlo, perché non
andate a cercarlo? Facciamo
così, lascio a voi la scelta: io vi aspetto
all’Abisso Oscuro, questo mio amico
sta nei pressi del Municipio. Scegliete voi da chi venite, OK? Addio!-
e sparì
così come era arrivato. Nel frattempo, i due ragazzi si
guardavano con un
espressione strana in viso: chi diavolo gli avevano mandato contro?
-Senti Cloud, lo
conoscevi?- chiese il
custode.
-Sì. Sono
delle persone che ci mettono
i bastoni fra le ruote da un po’ di tempo. Fanno apparire gli
Heartless nei
mondi e li sciolgono finché quello non viene completamente
distrutto. E’
probabile che sia colpa loro se Crepuscopoli è stata
distrutta. Comunque, io
voglio affrontare questo tizio qui, in fondo l’ho
già visto diverse volte qui a
Radiant Garden, dirò a gli altri di occuparsi del suo
collega- e prese un
cellulare. Cominciò a digitare un numero e poi, quando gli
risposero, disse che
un uomo poco raccomandabile si aggirava per il Municipio e si diressero
assieme
all’Abisso Oscuro.
Al Municipio
c’era il caos più totale.
Moltissimi Heartless avevano preso ad attaccare le case e a distruggere
qualsiasi cosa trovassero di fronte a loro. Gli unici che stavano
combattendo
erano Leon, Lightning, Tifa e Hope. Molte persone erano state
già uccise dai
mostriciattoli, nonostante gli sforzi dei quattro di proteggere quanti
più
abitanti possibili. La telefonata di Cloud aveva messo tutti loro
ancora più in
allarme, costringendoli a fare attenzione a un qualsiasi particolare
che non li
convincesse, ma l’unica cosa che vedevano era Heartless,
un’infinità di
Heartless. Hope cadde a terra, colpito da un attacco di un mostro, che
tentò di
saltargli addosso, ma fu distrutto da Lightning.
-Fa attenzione!- disse
lei con tono
severo all’altro, che annuì, rialzandosi. Poi
sentì qualcosa vibrare nella
tasca della giacca gialla che indossava: il dispositivo
d’allarme del
laboratorio.
-Ragazzi,
c’è qualcosa che non va!-
disse, mentre distruggeva uno Shadow dandogli fuoco.
-Che intendi dire?-
disse Leon.
-L’allarme
del laboratorio sta
indicando un intruso. Che sia quello di cui parlava Cloud?-
-Vado a vedere- disse
Lightning –voi occupatevi
degli abitanti. Al resto penso io- e corse via, imboccando la strada
per la
Fortezza.
-Light! Aspetta!- le
urlò contro Leon,
ma invano: la ragazza era già sparita.
Appena
entrò nella fortezza, un allarme
cominciò a suonare. Non era un problema, se ne sarebbe
andato in pochissimo
tempo, non avrebbero fatto neanche in tempo a raggiungerlo, in fondo,
aveva
mandato Mydez e Braig apposta per tenere occupati quelli che
sorvegliavano il
laboratorio. Si trovava davanti ad uno spiazzo a forma
d’arco: quello era il
luogo. Allungò la mano e si concentrò. La porta
stava per essere aperta, il suo
piano stava per iniziare, finalmente, avrebbe visto il suo sogno
realizzarsi,
dopo moltissimo tempo.
-Mostrati, amico mio- disse,
e la terra cominciò a tremare. Piano piano, al centro del
piazzale, cominciò ad
aprirsi un passaggio che portava nelle profondità del
laboratorio, o meglio, in
quel laboratorio dove, sessant’anni prima, Xeanorth e altri
scienziati avevano
condotto i loro oscuri esperimenti. Ma qualcos’altro lo
interessava: qualcosa
che era appartenuta ad una sua amica, qualcosa che avrebbe dato una
svolta al
suo piano. Vide apparire la scala che portava fin giù e
cominciò ad
incamminarsi verso di lei, con passo tranquillo, sicuro che nessuno
avrebbe
potuto ostacolarlo.
-Non vedo il pass per
entrare in
laboratorio, può mostrarmelo, cortesemente?- disse una voce
femminile con tono
scorbutico. Si girò e si trovò davanti una
ragazza sulla ventina, dai capelli
di un rosa scuro, lunghi fino alle spalle. Teneva in mano, puntata
verso di
lui, una grossa pistola.
-Uh,
un’altra ragazza combattiva. Due in meno di tre
giorni, che gran colpo di fortuna. Ma tu non mi servi e non voglio
avere
rotture di scatole. Non mi impedirai di portare a termine il mio piano,
sciocca
ragazzina- ed estrasse il
Keyblade, che spuntò
dalla solita nuvoletta oscura.
-Quello
è… il Keyblade- disse la
ragazza, sorpresa –Ma chi diavolo sei tu…?-
-Beh, anche se,
probabilmente, non vedrai la luce di
domani, non credo che ti dirò chi sono, sai, informazioni
riservate. Comunque,
ti do due possibilità: o ti levi dai piedi, o ci
penserò io stesso a farlo- e si mise in posizione
di combattimento, sicuro che la
ragazza non avrebbe mai accettato di andarsene. Lightning
deglutì, un po’
agitata, ma decisa a proteggere il laboratorio, e si scagliò
contro il suo
avversario.
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Beh, che ve
ne pare? Devo dire che, forse, questo capitolo è un po'
noiosetto, ma l'azione verrà nel prossimo capitolo! Questo
più che altro è per impostare il viaggio di
Shihi. Spero di non aver fatto troppo schifo nel riassumere i capitoli
precedenti (ho completamente ignorato il 3D e il coded per due motivi:
mi fanno schifo e ho deciso di trattare la storia in modo diverso.
Quindi il non averli messi è voluto). Per quanto riguarda le
mie opinioni sul capitolo (???) trovo di aver scritto meglio la prima
parte, la seconda è un po' tirata, ma ci stavo da un mese (e
mi stavo incartando...).
Comunque,
ringrazio antocharis_cardamines e Tamar10 per le recensioni, alla
prossima! :D
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