Kingdom Hearts: the after years

di Kain Highwind
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1, Let's Struggle! ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2, when the sun fades. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3, Radiant Garden. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Kingdom Hearts the after years

Prologo

Le stelle illuminavano la terrazza. Strinse forte l’oggetto dei suoi ricordi, felici e non. Lo guardò, chiuse gli occhi, ripensando alle molte esperienze passate, e poi, in un attimo, lo distrusse, sorridendo soddisfatto. Finalmente si era liberato di un peso che lo avrebbe appesantito per sempre.

La luce della mattina lo svegliò senza tanti riguardi. Sbadigliò forte e si alzò, stropicciandosi gli occhi. Prese una maglietta e dei pantaloncini dalla sedia e se li mise. Sentiva dal salotto provenire della musica, era probabilmente la radio dello zio. Uscì da camera sua e cercò il parente, che era in cucina a preparare la colazione.

-Buongiorno zio Hayner- disse il ragazzo

-Buongiorno Shihi- rispose lo zio –Dormito bene?- chiese, tenendo gli occhi incollati alla padella, dove arrivava un buon profumo di uova e bacon

-Tutto OK, grazie. Non devi scomodarti ogni mattina, te l’ho detto-  a quell’affermazione gli occhi di Hayner si staccarono dai fornelli e andarono a posarsi sul ragazzo. Gli occhi marroni, un tempo accesi di una grandissima determinazione, adesso portavano i segni della vecchiaia, e il biondo dei suoi capelli era ormai sparito da tempo, lasciando il posto ad un grigio molto chiaro.

-Ho promesso ai tuoi genitori che ti avrei accudito nel migliore dei modi. Sai che per me una promessa è una promessa- finalmente le uova erano pronte –Vieni, devi mangiare- e si misero a tavola. Mangiarono in silenzio, come avveniva spesso. Ogni tanto lo zio lanciava degli sguardi verso Shihi. Il ragazzo aveva gli occhi di un blu molto scuro e i capelli marroni, a spazzola, ed era abbastanza alto, ma non troppo robusto. Non era un genio nei combattimenti, come il nipote di Seifer, ma sapeva il fatto suo. Hayner spendeva la maggior parte del suo tempo ad allenarlo, ma il nipote non era ancora in grado di batterlo, nonostante la sua età. Comunque, il giorno seguente ci sarebbe stato il torneo Struggle, forse la più importante competizione che si svolgesse a Crepuscopoli. Da quando Hayner aveva battuto Seifer, diventando il campione, tutti gli portavano rispetto e i ragazzi facevano la fila per allenarsi con lui, ma egli rispondeva che era impegnato e che non avrebbe mai accettato nessuno. Shihi era la sua più grande speranza.

-Sei pronto per il torneo?- chiese, quando ebbe finito di mangiare

-Sì, anche se non credo di vincere. Cioè, mi hai insegnato tante cose e potrei anche arrivare in finale, ma non sarei in grado di battere Kurai e Fynn- Kurai e Fynn erano, rispettivamente, i nipoti di Seifer e Setzer, altri grandi del torneo.

-Sarai in grado, fidati. Se solo ti impegnassi di più, saresti il più forte- il ragazzo accennò un sorriso, che scomparve quando si alzò dalla sedia.

-Vado a lavarmi e poi mi vedo con gli altri al Ritrovo. Fra tre settimane inizia la scuola e vorremmo goderci l’ultima settimana di vera vacanza rimastaci-

-Sii a casa per le sei, però. Dobbiamo allenarci- disse Hayner, cominciando a sparecchiare

-D’accordo, a dopo- e si diresse al bagno. Dopo una ventina di minuti uscì e andò a incontrare i suoi amici al Ritrovo, luogo in cui, anni prima, suo zio e i suoi migliori amici si vedevano ogni giorno. Percorse tutta l’area del tram, passò per il ring di sabbia e, finalmente, arrivò a destinazione. Erano già tutti lì ad aspettarlo, impazienti. Appena lo videro, la ragazza dai capelli neri e lunghi, nipote di Pence, si alzò dalla sedia, urlandogli contro.

-Finalmente! Ti aspettiamo da mezz’ora!- disse, inviperita

-Eheh, dai, non è colpa mia. Mio zio mi ha tenuto a parlare per un po’-

-Dai calmati, Adele. In fondo non è un dramma un po’ di ritardo- disse l’altro ragazzo, dai capelli marroni e lisci.

-Grazie Dilan- disse Shihi, andandosi a sedere sul divanetto accanto al tiro a segno –Allora, che facciamo?-

-Andiamo al mare, mi sembra ovvio- rispose Adele –Hai i soldi?- chiese

-Sì, tranquilla. Ma per le sei devo tornare a casa, sapete, gli allenamenti… - disse, abbassango lo sguardo e grattandosi la testa, con imbarazzo.

-Va bene, però andiamo!- ed uscirono di corsa.

La stazione era affollata come sempre e dovettero fare un’ora di fila prima di riuscire ad agguantare i biglietti per la spiaggia. Il treno arrivò in un quarto d’ora. La carrozza, arancione come sempre, presentava un’imbrattatura da bomboletta spray sul fianco destro, ma ormai era comune.

La giornata passò tranquilla e Shihi fu a casa anche in anticipo. Si aspettava un intenso allenamento, ma lo zio decise che era meglio di no.

-Domani c’è il torneo- disse –riposati- e così fece il ragazzo, anche se, durante la notte, non chiuse occhio per colpa dell’ansia. Avrebbe vinto? Sarebbe stato stracciato? Avrebbe reso suo zio orgoglioso o lo avrebbe deluso? Ma non poteva aspettarsi che qualcosa di peggio sarebbe accaduto da lì a poche ore.

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Beh, salve a tutti! Spero che la fanfic vi sia piaciuta! Comunque, presto la storia entrerà nel vivo (in fondo è solo il prologo!), quindi chiedo venia se questo capitolo mi è venuto un po' pallosetto, ma rimedierò! Ho in mente tante cose *-*Ci vediamo al prossimo capitolo, see you soon!

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Capitolo 2
*** Capitolo 1, Let's Struggle! ***


Capitolo 1, Let’s Struggle!

Il Ring di Sabbia era stracolmo e la gente era sistemata all’interno della piazza senza un ordine ben preciso. Shihi era lì, accanto allo zio, aspettando che l’arbitro chiamasse coloro che si erano iscritti. Aveva incontrato anche Dilan, qualche minuto prima, ma Adele non sapeva dove fosse. Probabilmente era partita con i genitori, si disse il ragazzo, ma poi smise di pensarci, l’ansia per la competizione era troppa. All’improvviso si sentì un fischio, segno che il giudice del torneo era arrivato. Si alzò dalla panchina, facendo un sorriso finto allo zio, che sembrava più agitato di lui. Facendosi largo a spintoni fra la folla, arrivò col fiatone al mucchio di tavoli dove erano radunati gli altri concorrenti. L’arbitro era un tipo basso, con la barba folta e i capelli neri e lunghi fino alle spalle. Nonostante la statura, era un tipo molto robusto e, probabilmente, in battaglia doveva essere molto forte, contando anche che doveva avere circa una trentina di anni e che, quindi, era ancora molto agile. Si sistemò gli occhiali da sole, che, quel giorno, era particolarmente abbagliante, e cominciò a parlare:

-Salve a tutti- grazie al microfono, la sua voce risuonò per tutto il Ring –Siete i benvenuti alla trentacinquesima edizione del torneo Struggle, dove i più forti combattenti di Crepuscopoli e dintorni si scontreranno in una battaglia all’ultimo colpo! Mi prenderò qualche minuto per spiegarvi le regole- e tirò fuori un foglio tutto stropicciato dalla tasca dei pantaloni –Ogni concorrente avrà a disposizione una spada. Non sono ammesse altre armi. L’obbiettivo di ogni contendente è quello di accumulare più sfere possibili, togliendone agli avversari. Uno scontro durerà mediamente cinque minuti, nel caso che si presentasse un numero di sfere uguale, ci saranno due minuti ulteriori per decidere il vincitore. Detto questo, diamo il via al primo incontro: Kurai contro…- e la folla si zittì immediatamente, in trepida attesa –Fynn!- i due nemici salirono sul ring che era stato costruito nel giro di qualche giorno al centro della piazza. Kurai era un ragazzo alto e molto robusto. Occhi azzurri, capelli biondi e un sorriso sempre presente stampato in faccia. Insomma, si vedeva che era il nipote di Setzer. Il giorno del torneo indossava una maglia viola, con una x gialla disegnata sopra. I pantaloni erano sempre viola e sembravano molto comodi. Kurai, invece, era il classico tipo tenebroso che se ne sta sulle sue: occhi neri, capelli a spazzola anch’essi neri e un filo di barba appena accennata sul mento. Sull’orecchio sinistro portava un orecchino a cerchietto e, in testa, aveva l’immancabile cappello appartenuto al nonno. Era anche lui abbastanza robusto, ma più basso dell’altro. Indossava un completo nero, simile ad un kimono-gi.

-Bene- riprese l’arbitro –Ai concorrenti verranno applicate le speciali giacche adesive, su cui verranno attaccate le sfere. Il colore rosso andrà a Fynn, quello blu a Kurai- e subito due uomini vestiti di nero raggiunsero i ragazzi, equipaggiandoli di spada e di sfere –Bene, e adesso… Leeeet’s-

-STRUGGLE- concluse il pubblico, in un urlo pieno di gioia e negli applausi, il combattimento iniziò.

I ragazzi si squadrarono per qualche secondo, poi Flynn partì all’attacco lanciando un fendente dall’alto, che l’avversario parò con facilità, contrattaccando subito con un affondo, che non andò a segno. Kurai si slanciò in avanti, menando un fendente verso il petto dell’avversario e, rapidamente, un altro alle gambe: voleva farlo cadere. Il primo colpo non andò a segno, ma il secondo prese in pieno l’altro ragazzo, facendolo cadere a terra e facendogli perdere un paio di sfere. Il nipote di Seifer si scagliò subito a prenderle, ma non si accorse che, nel frattempo, Flynn si era rialzato e gli aveva lanciato un colpo dritto sul costato, facendogli mancare il fiato e facendo cadere a terra una quantità gigantesca di sfere. Con una ruota eseguita in grande stile, il nipote di Setzer afferrò una decina di sfere, applicandosele sulla giubba: aveva la vittoria in pugno. Kurai si rialzò a fatica e decise di provare il tutto e per tutto. Fece un salto altissimo e poi si scagliò addosso all’avversario, prendendolo alla sprovvista. Flynn tentò di parare il colpo, ma non ci riuscì e cadde fuori dal ring, perdendo quasi tutte le sfere accumulate.

-Beh, direi che ho vinto io- disse Kurai, indicando il cronometro, che mostrava cinque minuti precisi.

-Il primo round si è concluso con una strabiliante vittoria di Kurai!- il ragazzo, in quel momento, si stava dirigendo raggiante dal nonno, che lo accolse a braccia aperte –Ed ecco a voi il secondo round! Il nipote del grandissimo Hayner, Shihi, si scontrerà contro…- Shihi trattenne il fiato, e la folla fece lo stesso –La splendida Adele!- Ci fu un momento di silenzio. Shihi e Dilan erano a bocca aperta, credendo di aver capito male, e alcuni, nella folla, non riuscivano a trattenere le risate, credendo che fosse tutto uno scherzo. In fondo, quando mai Adele aveva combattuto? E soprattutto, non era presente alla spiegazione delle regole, quindi non poteva partecipare. Ma tutto fu smentito quando la ragazza arrivò, sfoggiando un abito nero, molto attillato, che però non sembrava rallentarla neanche un po’. I lunghi capelli neri erano legati in una coda, in modo da non darle fastidio, e, sugli occhi, si era messa un po’ di matita nera, forse per sembrare più guerrigliera. Scoccò un’occhiata all’amico, che ancora la fissava sbalordita, e salì sul ring, scacciando via l’uomo incaricato di attaccarle il giubbetto per le sfere addosso, cosa che fece assolutamente da sola. A quel punto, salì sull’arena anche Shihi, indeciso sul da farsi. Non si accorse nemmeno che anche a lui era stato applicata la giacca del torneo. Solo in quel momento si accorse che Adele era un po’ più alta di lui, prima non la aveva neanche mai guardata bene.

-Perché quella faccia?- chiese lei, guardandolo storto, col solito tono arrabbiato.

-No, niente. Non mi aspettavo che partecipassi-

-Oh certo, sono una ragazza e non posso combattere- disse, scoccandogli uno sguardo di fuoco –questa me la paghi, Shihi- e senza neanche sapere cosa avesse fatto di preciso, il ragazzo si trovò l’amica addosso, intenta a lanciare fendenti ovunque, tanto da non sembrare neanche una ragazza, ma un qualche felino molto affamato intento ad uccidere la preda. Shihi, dopo neanche un minuto, era stremato dal continuo attaccare di Adele, che sembrava molto più esperta di lui in combattimento. Non poteva far altro che indietreggiare e parare i colpi. Era sicuro che, da qualche parte, lo zio lo stesse guardando sbalordito, forse anche schifato da quella debolezza, ma come faceva lui a picchiare una donna? Soprattutto, un’amica?

-Ti sei rammollito- disse ad un certo punto Adele, facendo un paio di salti all’indietro e dando tregua all’avversario –Ti facevo più forte, tutto quel tempo perso nelle sessioni di allenamento a cosa è servito? A un bel nulla, a quanto pare. Che tristezza, un maschio che si fa battere da una ragazza come se niente fosse. E inoltre, io ho qualche sfera in più di te. Allora, che hai intenzione di fare?- Shihi era affranto: in fondo l’amica aveva ragione, era un buono a nulla. Lasciò cadere a terra la spada, deciso ad arrendersi, senza pensare alla vergogna che Hayner avrebbe provato.

–Ma che diavolo fai?- sbottò l’altra –Raccogli quella spada rammolito! Combatti! Avanti, rendi fiero tuo zio!- a quelle parole, il ragazzo ebbe un sussulto e il suo cuore prese a battere più velocemente. Sì, lo avrebbe fatto. Avrebbe reso suo zio fiero. Mise da parte la delusione di qualche secondo prima e si scagliò all’attacco, una nuova determinazione nel corpo –Bene, così- concluse Adele, pronta a difendersi da un imminente fendente dall’alto, che non andò a segno, come quelli seguenti. Ma l’esito della battaglia si era certamente ribaltato, o, almeno, adesso Shihi aveva qualche speranza, anche se mancava solo un minuto alla fine del match. Diede fondo a tutte le sue energie e riuscì a strappare all’avversaria un paio di sfere, riavvicinandosi, in numero, all’amica, che adesso accusava la stanchezza, lanciando colpi più lenti e meno potenti. Shihi decise che era l’ora di finirla: mancavano quindici secondi. Assunse la posizione che gli aveva insegnato lo zio. Si rigirò la spada nella mano, puntandosi la lama alle spalle. Piegò leggermente le gambe e si focalizzò sull’avversaria, che aveva assunto una posa difensiva.

“Zio, questo è per te” pensò “Twilight Slash” e, con una rapidità formidabile, si portò alle spalle di Adele, che si trovava ormai totalmente indifesa all’attacco dell’amico, che la colpì sulla schiena, facendole perdere tutte le sfere.

-E Shihi vince l’incontro!- annunciò l’arbitro. Seguì un applauso tremendo, dava quasi fastidio alle orecchie. Il ragazzo sorrise e subito si precipitò dall’amica, aiutandola ad alzarsi. Shihi fu tentato dal chiederle scusa, ma pensò che, se non voleva prendersi una botta in testa, faceva meglio a starsene zitto. Si limitò a sorriderle, cose che l’altra ricambiò.

-Sei stato in gamba, non credevo che conoscessi una mossa come quella- disse lei

-Beh, in realtà in allenamento mi è riuscita solo una volta. Non credevo che avrebbe funzionato anche oggi. Comunque grazie di avermi incoraggiato, te ne sono grato- disse, facendo un sorriso radioso.

-Mpf, non c’è di che. E poi è compito degli amici aiutarsi a vicenda. Avresti fatto lo stesso- disse Adele, voltandosi improvvisamente e scendendo dal palco, salutando Dilan e, successivamente, andandosene a casa.

Fu indetta una pausa di mezz’ora, per far riprendere i due concorrenti rimasti in finale. Hayner andò a congratularsi con il nipote, dicendogli che non aveva dubitato di lui neanche per un istante. Lo accompagnò a bere qualcosa e il ragazzo si poté riposare un po’, in vista del match finale. Flynn sarebbe stato ancora più ostico dell’amica, in fondo, lui combatteva da quando aveva cinque anni. Il cuore gli batteva all’impazzata, faceva così da quando si era alzato, quella mattina, ma adesso era diverso. La consapevolezza di essere arrivato in finale e di dover sfidare qualcuno di veramente forte, gli instillava nel corpo, oltre all’ansia, anche paura. Quando risuonò nuovamente il fischietto dell’arbitro, Shihi si pietrificò. Solo dopo uno scappellotto arrivatogli dallo zio, ritornò in sé e si avviò sul ring. L’avversario lo guardava con intensità, ma il nipote di Hayner non riusciva a ricambiarlo, aveva troppa fifa. Afferrò la spada, le mani sudatissime per la tensione, si preparò al combattimento. Quando udì lo sparo, l’incontro che avrebbe segnato la sua vita per sempre iniziò.

Non riusciva neanche a vederlo, sembrava un'altra persona rispetto al Kurai che aveva combattuto contro Flynn, un’ora prima. Era più rapido, più forte e instancabile. Era passato solo mezzo minuto, ma Shihi era già allo stremo. All’ennesimo fendente, cadde in ginocchio, non riuscendo a parare un colpo, che lo prese sulla spalla, facendolo cadere per terra e facendogli battere forte la testa sul ring. Cominciò a vedere tutto sfocato, la testa che gli pulsava. Si portò la mano sinistra alla tempia e sentì un grossissimo bernoccolo. Si guardò intorno, in cerca dell’avversario, che aspettava che si rialzasse. Sulla sua giubba c’erano delle inconfondibili sfere gialle, oltre a quelle rosse. Si rialzò in piedi, aiutandosi con la spada, ma non vide che Kurai si era alzato in aria, pronto a terminare quel duello già vinto in partenza. Shihi volle tentare nuovamente la fortuna. Si mise in posizione per il Twilight Slash, mentre quell’altro si scagliò contro di lui. Ma l’attacco non andò a segno. Il nipote di Hayner aveva deciso di usare la tecnica, che lo aveva salvato nello scontro precedente, per schivare l’attacco del nipote di Seifer, sfruttandone la velocità. Provò il tutto per tutto, attaccando Flynn alle spalle che, però, parò il colpo con una rapidità soprendente.

-Non sono stupido come la tua amichetta, né tanto meno così gentile. Io non ti inciterò, anzi, sono pronto a demolirti- e lo scagliò lontano, muovendo tutte le articolazioni del corpo e sfruttandone la gigantesca forza. Shihi cadde a terra, sfinito. Aveva perso. La vista gli si annebbiava, le forze lo abbandonavano. Aveva perso. Aveva deluso suo zio, ma aveva deluso anche sé stesso. Sapeva che non avrebbe mai potuto vincere e odiò un po’ Hayner, che lo aveva sottoposto a degli allenamenti inutili, in quei cinque anni. Prima di perdere conoscenza, una lacrima gli solcò il viso, cadendo solitaria sul Ring.

-Flynn vince l’incontro- annunciò l’arbitro, prima ancora che il tempo finisse. Nella disapprovazione di un pubblico che credeva veramente nella forza di Shihi, un Hayner affranto prese il nipote, facendosi aiutare da Dilan, e lo portò a casa, a riposare.

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Oh beh, rieccoci! Ammetto di aver aggiornato un po' troppo presto, ma volevo pubblicare il primo capitolo il più presto possibile. Ammetto che non mi piace molto e che sono un pippone a descrivere i combattimenti, ma spero di poter migliorare, pian piano D: Come mi avevano detto nelle recensioni, ho tentato di aumentare le descrizioni dei personaggi, spero di esserci riuscito! Cooomunque, spero che il capitolo vi sia piaciuto e che non sia così brutto come penso (anche se l'auto denigrazione non mi fa tanto bene).

Ringrazio Reno_Dede_Turks e antocharis_cardamines per le bellissime recensioni : D

Allora al prossimo capitolo,

See you soon!

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Capitolo 3
*** Capitolo 2, when the sun fades. ***


Capitolo 2, when the sun fades.

 

Il sole splendeva. Erano passate un paio d’ore dalla fine del torneo e Hayner era accanto a Shihi, che era steso sul letto. Assieme a lui c’erano anche Adele e Dilan, che stavano in silenzio da molto tempo.

-Signor Hayner- disse poi la ragazza –Non se la prenda con suo nipote, in fondo ce l’ha messa tutta. Solo che Flynn era più forte- e abbassò lo sguardo, mentre l’altro ragazzo annuiva silenziosamente.

-Non sono deluso. O almeno, un po’ lo sono, ma Shihi ha fatto una bella gara. In fondo lui è sempre stato un ragazzo introverso e spesso veniva maltrattato dagli altri. Ho iniziato ad allenarlo perché diventasse più forte e speravo che, una volta vinto il torneo, sarebbe diventato un’altra persona, non dico più aperta verso gli altri, ma più coraggiosa- e sospirò, incrociando le dita delle mani le una con le altre. Gli altri due si scambiarono uno sguardo dispiaciuto, poi tornarono a guardare l’amico disteso sul letto, finché il sole non sparì, lasciando il posto a delle nuvele temporalesche.

-Ma che succede?- disse Adele –non credevo che fosse prevista pioggia oggi. Di solito avvertono se c’è un qualche cambiamento climatico-

-Mi pare strano, non piove da anni- rispose Hayner –vado a dare un’occhiata fuori, voi restate con lui- disse, indicando con lo sguardo il nipote. E si alzò dalla sedia, uscendo poi di casa.

-No! La zattera!-

La luce della scrivania era accesa. Aprì gli occhi piano piano, quasi accecato dalla lampada. Si tirò su, sbadigliando e subito notò che non c’era nessuno nella sua stanza. Eppure era sicuro di aver sentito lo zio e Adele parlare.

“Dove saranno?” pensò, alzandosi dal letto e andando per tutta casa a cercarli. Ma non c’era nessuno.

Fuori era buio e silenzioso. Quando Shihi uscì di casa, si aspettava di trovare moltissima gente per le strade, ancora in preda all’eccitazione per il torneo appena concluso, ma si presentò lo spettacolo contrario: non c’era nessuno, i negozi erano chiusi e gli striscioni che, quella mattina, erano stati appesi per tutta la città erano spariti. Si diresse verso il Ring di Sabbia, forse lì avrebbe trovato qualcuno, pensò. Ma si sbagliava, non c’era nessuno: il palcoscenico era stato smontato e con esso anche il tabellone dei match. Si chiese cosa stesse succedendo, ma prima che potesse muoversi per una qualsiasi altra parte della città, degli strani mostriciattoli neri gli si posero davanti. Essi avevano gli occhi gialli e delle piccole antenne che gli pendevano dalla testa. Le mani avevano solo tre dita e sembrava che ai piedi indossassero dei calzini.

-Heartless…-

Una voce risuonò per tutta la piazza, pronunciando quella parola: Heartless. Che quelle piccole creature si chiamassero così? Ma non ebbe il tempo per pensarci che subito esse cominciarono ad avvicinarglisi. Da tre che erano, divennero cinque e poi dieci. E, in un attimo gli furono addosso. Urlò e chiuse gli occhi: non voleva vedere che cosa gli avrebbero fatto, ma non accadde nulla. Quando riaprì gli occhi, gli esserini erano spariti. Si alzò in piedi e si guardò intorno.

“Che diamine è successo? Che volevano da me?” si chiese.

-Posso rispondere a tutte le tue domande, ragazzo- risuonò la stessa voce dai toni bassi di qualche minuto prima.  E poi apparve un uomo, che indossava una veste nera, il cappuccio tirato su. All’altezza del pettorale destro aveva disegnato qualcosa, uno stemma probabilmente.

-Chi sei?- chiese Shin, spaventato.

-Diciamo che puoi considerarmi come un abitante del Crepuscolo-

-Che ci fai qui?-

-Sono alla ricerca di qualcuno. E credo anche di averlo trovato- e alzò il braccio, indicando Shihi –Sei tu quello che cerco. L’eroe del Keyblade-

-L’eroe del che?- il ragazzo non capiva, che voleva da lui quel tizio?

-Keyblade. Un’arma straordinaria, in grado di connettere i mondi e di aprire anche le serrature più difficili. Tu sei il prescelto-

-Continuo a non capire. Non so cosa sia questo Key-qualcosa! Adesso rispondi: cosa sta succedendo a Crepuscopoli? Dove sono Zio Hayner? Adele? Dilan?-

L’uomo rise, poi una foschia nera si creò intorno alla mano, facendo comparire una spada a forma di chiave, dall’elsa rossa e dalla lama nera. –Questo è un Keyblade. O meglio, la Dark Keyblade. Vedi, questa ha la capacità di aprire i cuori della gente e di liberarli. Comunque, se vuoi delle risposte, ne avrai. Crepuscopoli sta per essere distrutta. Gli Heartless lo disintegreranno, puoi starne certo. Neanche l’eroe del Keyblade, ormai, può impedirlo. Per quanto riguarda i tuoi amici… Non so nulla, probabilmente adesso saranno diventati Heartless.  Comunque, caro ragazzo, ricorda: tu sei il prescelto del Keyblade. Libera la luce del tuo cuore, distruggi gli Heartless e perché no, cerca di salvare i tuoi amici. Mi raccomando- e, in un istante, sparì.

Shihi era disorientato: Crepuscopoli stava per essere distrutta, com’era possibile? Poi ci fu un terremoto e vide, all’altezza della stazione, sollevarsi una gigantesca sfera nera e viola. Vi si diresse di corsa, il cuore che batteva fortissimo per l’ansia. Giunto alla Stazione vide che, al centro della piazza, si era formato una specie di mulinello, che stava risucchiando tutto ciò che aveva intorno. Il ragazzo guardò in cielo e vide che la sfera di poco prima incombeva sopra alla torre dell’orologio. E poi, qualcosa di gigantesco spuntò dal mulinello. Aveva gli occhi gialli, come le creature che aveva incontrato nel ring, e la faccia ricoperta da degli specie di capelli, che si muovevano come fossero tentacoli. Sulla schiena aveva delle piccole ali e, al centro del petto, un buco a forma di cuore. Shihi era talmente impaurito che l’unica cosa che riuscì a fare fu buttarsi a terra, aspettando la fine.

“Se solo avessi quel Keyblacoso di cui parlava quel tizio di prima…” pensò in preda alla disperazione.

-Ma ricorda… tu hai l’arma più potente di tutte-

Ci fu un lampo e dal cielo scese una luce potentissima, quasi accecante, che andò dritta dritta verso il ragazzo, che chiuse gli occhi. Quando li riaprì teneva in mano un’arma molto simile a quella dell’uomo in nero, solo che la sua aveva una forma ed un colore diversi: l’elsa era d’oro e la lama d’argento. Al manico era appesa una catenina con sopra un simbolo. Come rinvigorito, Shihi si alzò in piedi, fissando il Keyblade. Strinse la mano intorno all’elsa e si scagliò contro il nemico.

Il mostro attaccò subito con un pugno, che mancò il bersaglio e andò a schiantarsi per terra, dove si formò un altro mulinello, da cui spuntarono tanti piccoli Heartless, uguali a quelli apparsi nel Ring. Shihi ci si scagliò contro, facendoli sparire in una nuvoletta nera. Poi si rivolse a quello più grosso. Tentò di salirgli sul braccio per colpirlo in faccia, ma era troppo difficile. Allora decise di ferirgli gli altri, colpendolo alle mani. Si diresse verso quella destra della creatura, colpendola con un fendente dall’alto, che andò a segno. Subito la mano si ritrasse, pronta a scagliare un colpo contro l’avversario. Ma poi l’Heartless cambiò tattica: creò, nella mano sinistra, una sfera d’oscurità grossa quanto una palla, che poi lanciò in cielo. Da essa si sprigionarono tante sfere più piccole, che si andarono a scagliare contro Shihi, che non riuscì a pararle. Preso in pieno da quel tremendo attacco, cadde per terra, sfinito.

-E’ finita…?- disse, quando il mostro si accingeva a calare un ennesimo pugno contro di lui. Ma prima che il colpo gli arrivasse addosso, Shihi raccolse tutte le sue forze, rialzandosi e parando il colpo, con grande difficoltà. Rispinse la mano all’indietro, poi puntò il Keyblade verso l’Heartless. E, senza che facesse niente, un raggio di pura luce si sprigionò dalla punta dell’arma, colpendo la creatura nel buco che aveva nel petto, facendola cadere a terra, ormai sconfitta. Poi, cominciò ad alzarsi e andò dritta contro la sfera che si estendeva per cielo di Crepuscopoli. Prima che Shin potesse fare altro, cadde per terra e svenne.

L’uomo in nero aveva osservato la scena dall’alto. Finalmente il Keyblade si era manifestato, dopo tanto tempo! Il suo sogno sarebbe diventato realtà! E, adesso, un altro di queli luoghi che lo avevano fatto soffrire stava per sparire. Si trovava sulla torre dell’orologio, ma decise di scendere. Si alzò in piedi e saltò giù, toccando a terra senza quasi far rumore, poi si avvicinò al ragazzo, che era svenuto.

-Dovresti ringraziarmi, in fondo ti sto praticamente salvando da morte certa. Anche se tutto questo l’ho provocato io… Buon viaggio, ragazzino- poi lo toccò e Shin sparì in un tunnel oscuro.

-Cos’hai fatto a Shin?!- urlò una voce femminile. L’uomo si girò: davanti a lui c’era una ragazza con i capelli lunghi e neri: Adele.

-Una sopravvissuta? Com’è possibile…- Non era possibile. Solo colui che era stato prescelto dal Keyblade aveva una qualche speranza di salvarsi dall’orda di Heartless presente a Crepuscopoli, ma quella ragazza era viva –Chi sei?- chiese, cominciando a sorridere, anche se, ovviamente, l’altra non poteva vederlo.

-Io sono Adele, un’amica del ragazzo che hai appena ucciso!- rispose la ragazza, quasi urlando. Sentiva la paura che c’era in lei, e ne era felice, ma sentiva anche una grande forza provenire da lei.

-Bene Adele, credo che tu sarai ottima ai miei scopi. Ma prima, scusami, devo finire una cosa- alzò la mano in cielo e la sfera si rimpicciolì sempre di più, fino a diventare piccola piccola. La attirò a sé e se la poggiò sulla mano. Poi allungò l’altra verso la ragazza, che fu spinta da una forza misteriosa verso di lui. Appena le fu abbastanza vicino, l’uomo in nero le tirò una botta sul collo, così da farla svenire. Poi se la mise sulla spalla destra.

-Distruggi tutto- e la forza della sfera fu liberata. In un attimo, essa si ringigantì, ma divenne cinque volte più grossa di com’era prima e, piano piano, risucchiò tutto il mondo, facendolo sparire.

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OK. Dopo un mese, eccoci qua! Mi scuso per il ritardo, ma ho avuto il “blocco dello scrittore” (di già?!?!?), chiamiamolo così, senza contare anche tutti i problemi legati alla scuola –w-.

Allora, il capitolo fa schifo, è disgustoso, non mi piace e non mi piacerà mai, ma segna, diciamo, l’inizio vero e proprio della storia. E’ anche un po’ cortino, ma perché il prossimo mondo credo che sarà un po’ lunghino, quindi ho deciso di tagliare qua, anche per mantenere un po’ di contatto col titolo del capitolo (che spero non sia in inglese maccheronico –w-. Dal prossimo i titoli li metto in italiano…).

Comunque, ringrazio antocharis_cardamines per aver recensito :D

Al prossimo capitolo!

See you soon!

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Capitolo 4
*** Capitolo 3, Radiant Garden. ***


Allora, salve a tutti! Metto le note dell'autore sia qui che alla fine, giusto per avvisarvi che il capitolo è un po' lunghetto (o pare a me così?) e che se fosse troppo lungo di dirmelo, così lo accorcio (anche se l'ho già accorciato D:) Oh beh, buona lettura!

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Capitolo 3, Radiant Garden.

Gli aveva convocati. Si aspettavano che sarebbe accaduto, ma non così presto. Il Castello era ormai in rovina e i vari grattacieli presenti attorno ad esso erano crollati o ridotti in macerie. Ciononostante, la sala bianca era rimasta intatta e i lavori di ricostruzione procedevano bene, ma lentamente. Quando si manifestò sul proprio trono, vide solo alcuni membri seduti assieme a lui. Più in alto di tutti, il loro capo, il solito cappuccio tirato giù.

-Isa, ti ringrazio per aver richiamato gli altri- disse egli, squadrando dall’alto gli altri –Amici miei! Sono ormai quasi cinque anni che non vi convocavo. Ma sono qui per darvi una straordinaria notizia: l’eroe del Keyblade si è finalmente risvegliato-  disse con un tono pieno di gioia.

-Sul serio?!- esclamò il ragazzo che sedeva sul trono più basso –Ma quindi… si comincia a lavorare?!- continuò con tono disperato.

-Certo Mydez, è anche per questo che vi ho fatti convocare da Isa. Ho spedito il ragazzo a Radiant Garden, inizieremo l’offensiva da lì. Mentre tu, Midez, e Isa create scompiglio in città, io mi occuperò di recuperarla. Nel frattempo, Lea, Maluria, voi andrete al Castello dell’Oblio per occuparvi della sua distruzione e del recupero di Ventus. Non ammetto fallimenti, chiaro?- disse il capo, con tono più aggressivo. Gli altri membri annuirono, tranne Midez, che sbuffò.

-Come facciamo a trovare Ven? Non ce la fece Xemnas cinquant’anni fa, perché dovremo riuscirci noi?- chiese Lea, alzando lo sguardo verso il leader.

-Perché io vi fornirò la chiave. Vedete, il Keyblade di maestro Eraqus è l’unico in grado di aprire la porta segreta del Castello e si da il caso che io lo abbia recuperato anni fa- ed evocò un Keyblade dall’elsa metallica, di colore argentato e bordeaux. Sulla lama aveva alcune macchie e scheggiature, a indicare che doveva essere molto vecchia. Poi lo lanciò a Lea, che lo prese al volo, stupito dal fatto che potesse tenerlo in mano senza vederlo scomparire all’improvviso. –Capirete dove sarà la stanza quando il Keyblade comincierà a tremolare. Portatevi quante creature vi servono, Even potrà comunque ricrearle. Adesso andate, io e lui dobbiamo discutere in privato- e subito tutti obbedirono, sparendo in un portale oscuro. Poi il capo guardò l’unico membro rimasto seduto sul proprio scranno e si abbassò il cappuccio. L’altro sembrò sorpreso, nessuno lo aveva mai visto abbassarselo.

-E’ strano vederti così- disse Even, sorridendo –Allora, che mi dici della ragazza, Ansem?-

 

Da quando Radiant Garden era stata ricostruita, tutti si erano occupati di trovare una soluzione all’ingente presenza di Heartless, persino Cloud adesso sembrava intenzionato alle sorti di quel pianeta e degli altri mondi. La casa di Merlino non era cambiata: piccola come sempre, i muri di pietra e il solito, immancabile disordine. Cid, per colpa della vecchiaia, aveva lasciato il posto al suo allievo, un ragazzo dai capelli bianchi di nome Hope, e adesso era lui ad occuparsi della costruzione della macchina. Il biondo gli si avvicinò, e lo osservò digitare con attenzione sequenze di numeri apparentemente senza senso. La stanza era silenziosissima, se non per il continuo ticchettare dei tasti del PC.

-Ci sono novità?- chiese Cloud.

-No, almeno non adesso- rispose l’altro, guardando all’improvviso l’amico –Comunque i lavori provedono bene, forse in sei mesi i lavori saranno ultimati. Non vedo l’ora, tu?- concluse, facendo un grosso sorriso, che l’altro non riuscì a ricambiare.

-Speriamo Hope, ci stiamo lavorando da troppo tempo- disse il biondo, sospirando e le mani alle tempie, massaggiandosele.

-Tranquillo Cloud, andrà tutto bene- disse l’albino, sempre sorridendo. E improvvisamente il monitor divenne rosso.

-Che succede?!- chiese Cloud.

-Heartless, sono nel settore 2. Cloud, devi pensarci tu- disse il ragazzo, adesso con una espressione seria dipinta sul volto. –Chiamo anche lei?-

-No, basto io- rispose il biondo, che, dopo aver preso la propria spada, corse fuori dalla porta. Il settore 2 non era lontano dalla casa di Merlino, bastava passare la piazza Centrale e il Municipio, il secondo palazzo più alto della città, dopo il Castello ovviamente. Raggiunto il settore 2, che era il luogo dove si trovavano i magazzini dei vari negozi presenti a Radiant Garden, Cloud si preparò subito allo scontro, sguainando la sua gigantesca arma. Fece qualche passo furtivamente, guardandosi in torno e cercando di respirare il più piano possibile: voleva prendere gli Heartless di sopresa e finirla subito. Passò davanti ad un deposito dal tetto verde, con sopra scritto “Emporio Qui, Quo, Qua”, ma non trovò nessun mostriciattolo. Fu quando passò davanti al deposito con su scritto “Gelati De’ Paperoni” che li vide: una quindicina di Shadow si ammassavano su qualcosa, che sembrava una persona, cosa che sembrò abbastanza strana al biondo, dato che i civili non erano ammessi in quell’area. Decise di interrompere l’azione furtiva e fischiò, per attirare i mostriciattoli che, sentendo quel suono particolare, si gettarono su Cloud senza pensarci due volte. Immediatamente il ragazzo divise la sua spada in due, distruggendo quattro Shadows in un sol colpo e passando immediatamente agli altri, che adesso lo avevano circondato. Due da destra lo attaccarono, ma egli fece un salto di circa due metri, per poi riunire le due lame e schiantarle con una potenza inaudita contro il terreno, distruggendo quasi tutti gli Heartless. Credendo che fosse tutto finito, il biondo si rilassò, ma un Heartless superstite lo attaccò, ferendolo al braccio. Si portò la mano al braccio e constatò che la ferita non era gravissima, ma faceva male comunque. Con grande rabbia, lasciò che la forza sopita dentro di lui uscisse, piano piano. La sua spada venne circondata da un’aura blu scuro, che si liberò in un’onda d’urto, riducendo in piccoli pezzi lo Shadow. Poi Cloud cadde in ginocchio: si era lasciato trasportare dalla rabbia e l’oscurità stava uscendo.

-Non sarò mai un ricordo-

Subito cercò di calmarsi, rallentando il respiro e chiudendo gli occhi. Piano piano sentì la forza oscura dentro di lui calmarsi e diventare sempre meno potente. Riaprì gli occhi: adesso era calmo. Si rialzò piano piano, respirando ancora affannosamente. Poi fissò la persona che i mostriciattoli stavano aggredendo: era un ragazzo, avrà avuto sui diciassette anni. Gli si avvicinò con cautela e poi si inginocchiò accanto a lui, sentendo se fosse ancora vivo. Quando sentì il battito del suo cuore, si tranquillizzò, non era successo niente. Rimaneva solo un problema: da dove sbucava il ragazzo? Il biondo non l’aveva mai visto prima e la sua apparizione, assieme a quella degli Heartless, in una zona proibita gli sembrò sospetta. Tuttavia, se lo caricò comunque in spalla e lo portò a casa di Merlino per curarlo.

Erano ormai due ore da quando avevano ritrovato il ragazzo. Egli dormiva ancora e non sembrava intenzionato a svegliarsi. Hope lo fissava da un po’ ormai, con un’espressione assorta.

-Credi che si sveglierà mai?- chiese l’albino a Cloud.

-Non lo so, ma spero di sì. Voglio sapere chi è e cos’è successo. Voglio che convochi Leon e gli altri, sono curioso di sapere cosa ne pensano- ordinò il più grande.

-Subito!- rispose Hope portandosi la mano sinistra alla tempia come fa un militare. Si avviò ad una scrivania, ovviamente piena di cianfrusaglie inutili, e prese un cellulare, su cui si mise a digitare dei messaggi che inviò a tutti coloro che si trovavano nel laboratori. Quando ebbe finito, guardò il biondo con intensità e, insieme, si misero ad aspettare l’arrivo degli amici.

Dopo una decina di minuti arrivarono. Leon fu il primo. Entrò sbattendo la porta della casa: aveva ancora una forza straordinaria, nonostante avesse quasi settant’anni, e riusciva ancora a maneggiare da vero maestro la sua Gunblade. La seconda ad entrare fu una ragazza dai capelli rosa scuro, che indossava una giacca bianca e una gonna marrone molto corta. Sulla gamba sinistra, all’altezza della coscia, aveva una serie di specie di cinture a cui era legato un fodero, con all’interno una spada. Successivamente entrarono Tifa, con i suoi lunghi capelli ormai bianchi, e Yuffie. Tutti guardarono prima i due amici già presenti nella stanza, per poi spostare il loro sguardo su Shihi, che era disteso sul letto.

-E questo chi è?- chiese la ragazza dai capelli rosa.

-Non lo sappiamo- rispose Hope –Cloud lo ha trovato nel Settore 2 mentre degli Heartless lo stavano aggredendo. Dorme da due ore…- concluse, abbassando lo sguardo come intristito.

-Che provenga da un altro mondo?- disse Leon, guardando Cloud.

-E’ probabile, ma non ne sono sicur- ma si interruppe, perché il ragazzo steso sul letto si stava svegliando.

  Shihi aprì gli occhi. La luce presente nella stanza lo accecò e passarono un paio di minuti prima che potesse riaprire gli occhi. Si mise a sedere e vide che, attorno a lui, c’erano sei persone con un’espressione stupefatta dipinta sul viso. La maggior parte era vecchia, ma nella stanza c’erano anche tre ragazzi, uno sui sedicianni, la ragazza sui ventitre e il biondo sui ventisette.

-Chi siete?- chiese spaventato.

-Questa domanda dovremmo fartela noi- chiese la ragazza dai capelli viola con tono scontroso.

-Io mi chiamo Shihi. Ma che ci fate a Crepuscopoli? Avete visto mio zio? Sapete, il campione del torneo Struggle? Vorrei davvero vederlo e dirgli che mi dispiace- disse con voce triste.

-Crepuscopoli?!- disse Cloud, incredulo –Che diavolo stai dicendo, ragazzo?!- e lo prese per il colletto della maglietta.

-Sto dicendo la verità! Lasciami!- e tentò di tirare un pugno al biondo, che però lo schivò senza difficoltà, lasciando la presa.

-Shihi, il tuo mondo dev’essere stato distrutto, non ci sono altre spiegazioni- disse secco Cloud e subito un’espressione di terrore si dipinse sul volto del castano.

-Ma che dici? Ho avuto un brutto sogno dove delle creature mostruose mi aggredivano, ma… era un sogno, no?- chiese speranzoso, ma gli altri presenti nella stanza fecero di no con la testa.

-Mi dispiace piccolo- disse una signora dai capelli lunghi fino alla schiena –Ma credo che non fosse un sogno. Per favore, puoi raccontarci cosa hai visto?- concluse con tono dolce.

-Tifa, che pensi di…-

-Silenzio Cloud, ascoltiamo quello che ha da dire- e Shihi raccontò tutto. Del torneo, dell’improvvisa apparizione degli Heartless e dell’uomo in nero. Del Keyblade. E fu quando parlò di quello che tutti quanti rimasero a bocca aperta.

-Il Keyblade…- sussurrò la signora che lo aveva interpellato poco prima. Poi tutti si voltarono verso il ragazzo dai capelli biondi, che fissava a terra.

-Uscite tutti…- sussurrò quello e gli altri obbedirono, senza controferire.

Il castano fissò il ragazzo di nome Cloud mentre si sedeva davanti a lui, che era ancora disteso sul letto. Adesso che lo osservava meglio, l’altro, sulla punta dei capelli, aveva delle leggere sfumature argentate. Aveva anche gli occhi azzurri e una corporatura piuttosto robusta. Legata alla schiena aveva una gigantesca spada, che adesso era posata sul muro a qualche centimetro da loro. L’ambiente intorno a loro era strano, ma soprattutto era terribilmente in disordine: decine di teiere erano ammassate in un angolo, tappeti di qualsiasi colore erano ammassati l’uno sopra l’altro e intorno al suo letto c’erano miriadi di fogli sparsi per terra.

-Shihi- cominciò il biondo –dobbiamo parlare. Devi sapere che non sei il primo possessore di Keyblade, o meglio, sei il primo da cinquant’anni a questa parte. Devi sapere che, anni fa, un ragazzo di nome Sora si trovò nella tua stessa situazione: la sua casa distrutta, i suoi amici dispersi e un fardello terribilmente pesante da portarsi sulle spalle-

-Che c’entra questo con me?- lo interruppe il castano, venendo poi fulminato dallo sguardo di Cloud.

-C’entri, eccome. Comunque non interrompermi, devi sapere tutta la storia. Sora dovette girare per i mondi, assieme a due amici chiamati Paperino e Pippo. Comunque, l’intento del ragazzo era ritrovare i suoi due amici dispersi, Riku e Kairi. Per essi arrivò a perdere il proprio cuore e a diventare anch’egli un Heartless. Fortunatamente, Sora non se n’era mai andato del tutto e l’amore di Kairi lo riportò ad essere umano. Nel frattempo Riku si abbandonò all’oscurità e un uomo, o meglio, un Heartless chiamato Ansem, si impadronì del suo corpo, constringendolo a far del male ai suoi stessi amici. Arrivati ai Confini del Mondo, Sora, Paperino e Pippo affrontarono Ansem e vedendo, per la prima volta, il cuore di tutti i mondi, Kingdom Hearts, che Ansem voleva sfruttare per portare il caos in tutti i mondi. Ma il suo piano non ebbe successo. Nel frattempo, Riku e il Re Topolino si fecero rinchiudere da Sora in Kingdom Hearts stesso, mentre Kairi tornava nel suo mondo d’origine e l’altro continuava il suo viaggio. Di questo periodo non so molto, ma Sora, Paperino e Pippo si addormentarono per un anno. Nel frattempo, Riku affrontò Roxas, il nessuno del suo migliore amico. Devi sapere che, quando una persona dal cuore estremamente forte si trasforma in Heartless, l’involucro vuoto che rimane nel momento che il cuore viene rubato assume vita propria, diventando un nessuno. In particolare, tredici nessuno potentissimi formarono un’organizzazione, il cui scopo era sfruttare Kingdom Hearts per ottenere un cuore. Comunque, tornando a Riku, affrontò Roxas, ma, inizialmente, venne sconfitto. Usando il potere di Ansem, sopito dentro al suo cuore, in cambio di assumere l’aspetto dello stesso Ansem, ottenne un potere potentissimo e sconfisse Roxas, che fu utilizzato per risvegliare Sora, ancora non sappiamo come. Da lì, il ragazzo ricominciò il suo viaggio per i mondi, sconfiggendo l’Organizzazione XIII, quella di cui ti parlavo prima, e il suo capo, Xemnas, nessuno di Xehanort, il cui Heartless era colui che aveva portato disastro nei mondi un anno prima, Ansem. Dopo essersi tutti riuniti e dopo che Riku riottenne il proprio aspetto di un tempo, Sora, Paperino, Pippo, Riku, Re Topolino e Kairi sconfissero Xemnas, portando la pace nei mondi. Ma devi sapere che non è finita qui: dieci anni prima, tre possessori del Keyblade, chiamati Terra, Aqua e Ventus, dovettero affrontare un vecchio ma potentissimo Xehanort. In questo scontro, Aqua si trovò segregata nel mondo dell’Oscurità, Ventus si addormentò e Terra vide il suo cuore rubato da Xehanort e dalla loro unione nacque lo Xehanort che, dieci anni dopo, provocò i problemi di cui ti ho parlato. E fu trent’anni dopo che le vicende finirono. Sora e i suoi amici riuscirono a salvare Aqua, Ventus e Terra e, insieme, posero fine alla vita di Xehanort- e Cloud si fermò un attimo, riprendendo fiato. Poi riprese -Pensavamo che non ci sarebbero stati più problemi, ma circa cinque anni fa gli Heartless sono riapparsi. E adesso ci sei anche tu: l’eroe del Keyblade- e si fermò.

-Perché mi dici questo?- chiese Shihi.

-Perché? Perché se gli Heartless sono ricomparsi significa che l’oscurità sta tornando e il tuo compito è combatterla- ma il ragazzo fu interrotto da Hope, che entrò sbattendo la porta. Aveva il fiatone e qualche taglio sulle braccia.

-H- Heartless… al laboratorio…- disse, poi cadde in ginocchio. Cloud si alzò dalla sedia e si inginocchiò accanto all’amico, tirandolo su e facendolo sedere sullo stesso letto in cui era seduto anche Shihi.

-Hope, resta qui. Ce ne occupiamo noi, così anche lui vedrà- e guardò il castano, che fu preso da un po’ di spavento vedendo lo sguardo determinato dell’altro –Gli altri come stanno? E’ tutto a posto?- e l’altro annuì, ma con fare poco deciso.

-C’è qualche ferito, ma nulla di grave. Io ho usato troppa energia magica, ce n’erano veramente tanti e non solo Shadows… Cloud, fai attenzione- lo pregò l’albino, mentre l’altro si avviava a prendere la gigantesca spada e faceva cenno a Shihi, che si alzò titubante.

-Non permetterò che qualcun altro si faccia male…- disse Cloud, prima di uscire di corsa dalla casa, seguito a ruota dal custode del Keyblade.

La città era particolare: le case erano a schiera, così da formare delle vere e proprie vie, ed erano costituite tutte da mattoni fatti in pietra grigia. Alcune avevano anche due piani, ma la maggior parte si fermava al pian terreno. Ma l’edificio che più di tutti colpì Shihi era un gigantesco castello alto una quarantina di metri. Era molto simile ad un castello e varie torri spuntavano dai lati di esso. Al centro della costruzione c’era un gigantesco riquadro con all’interno una serie di grandissimi ingranaggi, che giravano producendo un rumore che si sentiva anche da lontano. La costruzione era di colore rosa, ma i tetti delle torri erano bianchi. Cloud sembrava intenzionato a non fermarsi un attimo e, passando per una gigantesca piazza piena di aiuole ricche di fiori rossi e blu, arrivarono in poco tempo nei pressi della costruzione. Lì furono assaliti da degli Heartless, che si presentarono in dieci, nove dei quali Shadows. Uno solo colpì Sihi, perché era diverso dagli altri: aveva una forma più umanoide e non era più alto di ottanta centimetri. Il corpo era blu, tranne le ginocchia, che erano di un rosa scuro. Le mani avevano quattro dita dalle quali spuntavano altrettante unghie gigantesche di un rosso sangue molto acceso. In testa aveva un elmo di metallo e sui polsi due oggetti che sembravano manette. Al centro del petto uno stemma rosso e nero, che assomigliava tantissimo ad un cuore.

-Il Keyblade, Shihi! Subito!- gli urlò contro l’altro e il ragazzo annuì, pensando intensamente all’arma, che gli si presentò in mano in un fascio di luce purissima. Poi, entrambi si gettarono nel combattimento.

Gli Shadows non erano un problema, erano piuttosto lenti e quando si trovavano in difficoltà si nascondevano sottoterra. A quel punto bastava aspettare che riemergessero e colpirli per vederli sparire in una nuvoletta di fumo nero. Il vero problema era il nuovo arrivato, che si muoveva rapidissimamente. Cloud era occupato ad uccidere i mostriciattoli più piccoli, che sembravano non finire mai e quindi era il custode a dover affrontare quel rapidissimo avversario, che faceva movimenti acrobatici in aria per poi spostarsi in un altro punto. I pochi colpi che il ragazzo lanciò non andarono a segno né sfiorarono il nemico in alcun modo, anzi, era l’Heartless che stava avendo la meglio in quel momento, avendo colpito Shihi sul braccio con cui impugnava il Keyblade. Aveva il fiatone e non credeva di resistere ancora per molto, in fondo non aveva mai combattuto con avversari così ostici. Poi il mostriciattolo sparì, tagliato in due dal biondo, che non sembrava neanche aver combattuto.

-Diavolo, sei proprio una schiappa- disse Cloud, facendo sentire a disagio l’altro –Comunque non c’è tempo da perdere, sbrigati, dobbiamo raggiungere il laboratorio al più presto!- e ricominciò a correre, mentre Shihi si rialzava a fatica.

 Quando furono sotto al castello, il rumore degli ingranaggi era assordante e Cloud porse a Shihi delle cuffie insonorizzate. E così entrarono finalmente nel castello. Il castano rimase a bocca aperta: l’interno era completamente bianco, illuminato da delle lampade appese a circa mezzo metro d’altezza.

-Fai attenzione, questo posto è un labirinto- disse Cloud, facendo segno all’altro ragazzo di seguirlo.

-D’accordo- rispose Shihi, affrettandosi dietro il biondo, che avanzava a passo veloce. Dopo aver percorso un bel po’ di corridoi sempre uguali, finalmente arrivarono dietro ad una porta. Entrarono e si trovarono in una piccola stanza circolare senza neanche un mobile. L’unica cosa presente era un quadro appeso al muro, raffigurante un uomo sulla cinquantina, avente capelli biondi e lunghi fino alle spalle e gli occhi arancioni. Sulla cornice, una targhetta riportava scritto “In memoria di Ansem il saggio, costruttore di Radiant Garden”. Mentre il castano era intento a guardare il quadro, l’altro aveva fatto uscire dal muro una piccola macchinetta, su cui digitò dei numeri. Subito il muro si aperse, lasciando spazio ad un altro corridoio, anch’esso bianco.

-Svegliati!- disse Cloud all’altro –Guarderai dopo i quadri appesi al muro, dobbiamo discutere di cose più importanti- e aspettò che Shihi lo raggiungesse, poi riprese a camminare –Stai per entrare nei laboratori di Radiant Garden. Qui studiamo gli Heartless: come nascono, da dove vengono e come sconfiggerli una volta per tutte. Abbiamo ricevuto un grande aiuto dal re, che ci ha fornito i dati dei suoi viaggi precedenti.-

-Il Re? Intendi quel Topolino di cui parlavi prima?- chiese il castano curioso.

-Esatto. Continuiamo a mantenere i contatti con lui-

-E che mi dici di Sora e dei suoi amici? Sarei curioso di incontrarli- continuò Shihi, guardando Cloud, che però aveva assunto un’espressione cupa.

-Sono ormai vent’anni che non abbiamo contatti con loro. Devi sapere che, quando portarono la salvezza nei mondi, essi furono di nuovo chiusi dai loro sigilli, che non permettono a nessuno di avvicinarsi. Tuttavia, il Re ha trovato un modo per comunicare con gli altri mondi senza doverci propriamente andare-

-Scusami, forse sono inopportuno, ma come fai a sapere tutte queste cose? Stai parlando di cose accadute più di un ventennio fa come se le avessi viste coi tuoi occhi. Ma non mi sembra che tu abbia più di ventisette anni, o sbaglio?- quando finì di parlare, l’altro assunse un’espressione ancora più cupa.

-Anni fa, ho dovuto fronteggiare l’oscurità presente nel mio cuore- rispose Cloud, portandosi una mano al petto –Il suo nome era Sephiroth, egli era colui che reincarnava l’oscurità dentro di me. Comunque, ci affrontammo e io vinsi, anche se persi una persona cara…- e gli si incrinò la voce. Poi si mise la mano nei capelli e, coll’indice e col medio, si afferrò una punta dei capelli, mostrandone la parte argentata –Questo è il simbolo della mia vincita. E’ come se mi fossi fuso con Sephiroth, ma per questo l’oscurità è sempre in agguato, ogni volta che mi arrabbio rischio di perdere il controllo. Da quando successe, è come se la mia vita si fosse bloccata. Non invecchio e non so neanche se potrò mai morire di morte naturale. Diciamo che è il prezzo che devo pagare per un grande potere- Poi il ragazzo abbasso lo sguardo e rimase zitto. Adesso erano all’interno di un corridoio, stavolta blu. Alle pareti erano appese, o meglio, sospese, delle fiammelle che davano all’ambiente un aspetto particolare. Per terra era un lungo tappeto dalla cornice marrone e dall’interno verde, con sopra disegnati motivi floreali. Dopo qualche minuto che camminavano si trovarono davanti ad una porta bianca.

-Stiamo per entrare nella Radiant Garden Corporation- cominciò il biondo –preparati ad affrontare gli Heartless, perché potrebbero essercene molti- e, mentre parlava, posò la mano sulla porta, aprendola. La varcarono e si trovarono in un corridoio che si affacciava ad una struttura gigantesca che sembrava una fabbrica e che si estendeva a una trentina di metri da dove si trovavano i due ragazzi.  Arrivarono poi ad una stanza larga circa cinque metri, priva di mobili e in cui era presente solo un grosso computer, sul quale Cloud si fiondò. Dopo aver digitato qualcosa sulla tastiera, si aperse un’altra porta, che dava in un ascensore, che probabilmente portava alla struttura presente metri più sotto. Vi entrarono e quello cominciò a scendere ad una velocità altissima, tanto da far venire il voltastomaco a Shihi. Poi si fermò all’improvviso. Il biondo fece segno all’altro di seguirlo e si mossero in mezzo a corridoi sempre uguali, fino ad arrivare ad un gigantesco piazzale a forma d’arco, in quel momento vuoto.

-Dove sono tutti?- si chiese Cloud, guardandosi intorno con aria confusa –Tifa! Leon! Lightning!- poi si portò una mano nei capelli e cominciò a respirare affannosamente –merda… non di nuovo!- e batté con tutta la sua forza un pugno per terra, cominciando a piangere. Shihi non sapeva cosa fare, voleva consolare il biondo, ma non sapeva cosa dire, e poi non era mai stato bravo in quelle cose.

-Stai tranquillo, i tuoi amichetti sono salvi- disse una voce, che rimbombò per tutto il laboratorio. I due ragazzi alzarono subito gli occhi e cominciarono a guardarsi intorno spaesati. Poi apparve un uomo, proprio davanti a loro, da qualcosa che sembrava un tunnel fatto d’oscurità. Era identico a quello che era apparso a Crepuscopoli, solo che lo stemma che aveva sul pettorale era di un blu scuro. Adesso che lo poteva guardare meglio, il simbolo sembrava quello degli Heartless sovrapposto ad un altro, di cui ignorava la provenienza.

-Tu!- disse il custode –tu sei un amico del tizio che è apparso quella notte!-

-Heilà custode! Beh, quella notte credo proprio che tu hai incontrato il nostro capo- e il castano estrasse il Keyblade –Hey! Non c’è bisogno di essere così avventati- e fece una risatina isterica.

-Sapevo che c’eravate voi dietro a tutto questo! Sono due anni che date problemi!- urlò Cloud pieno di rabbia.

-Beh, forse abbiamo creato un po’ di scompiglio nei mondi, ma hey! In fondo dobbiamo trovare qualcosa con cui passare il tempo! Se suono troppo la chitarra poi Ansem se la prende… - sussurrò il nuovo arrivato.

-Ma chi è questo idiota?- chiese Shihi, irritato.

-C-come?! Guarda che se solo lo volessi potrei batterti adesso!- rispose l’altro.

-Beh, e allora fallo!- urlò il biondo.

-Ho detto “se volessi”, il che vuol dire che adesso non mi v…- ma fu interrotto da un fendente di Cloud, che lo mancò per un soffio –Hey! Brutto bastardo! Heartless!- e con uno schiocco di dita apparvero i mostriciattoli, questa volta tutti del nuovo tipo incontrato poco prima dai due ragazzi.

-Shihi, credi di farcela?- disse Cloud all’altro, prima di lanciarsi nel combattimento. Il custode rimase fermo per un attimo, mentre le creature gli ronzavano intorno, e poi, stringendo forte il Keyblade, fece un affondo improvviso, che distrusse un Heartless, senza che quello potesse fare nulla.

“Zio Hayner…” pensò “Spero di riuscire a vendicare tutti oggi!” e poi si gettò a sconfiggere anche gli altri.

In qualche minuto il combattimento finì. Shihi se l’era cavata abbastanza bene, anche se aveva fatto comunque fatica. Nel frattempo, l’uomo in nero sembrava sconvolto.

-Cooosa?! Li avete distrutti tutti?! Oh porca miseria, e adesso che faccio…? Ehm, sentite! Questo mondo ormai è invaso dagli Heartless, c’è poco da fare, quindi… ehm… c’è un altro dei miei amici qui in città, se vi fa piacere saperlo, perché non andate a cercarlo? Facciamo così, lascio a voi la scelta: io vi aspetto all’Abisso Oscuro, questo mio amico sta nei pressi del Municipio. Scegliete voi da chi venite, OK? Addio!- e sparì così come era arrivato. Nel frattempo, i due ragazzi si guardavano con un espressione strana in viso: chi diavolo gli avevano mandato contro?

-Senti Cloud, lo conoscevi?- chiese il custode.

-Sì. Sono delle persone che ci mettono i bastoni fra le ruote da un po’ di tempo. Fanno apparire gli Heartless nei mondi e li sciolgono finché quello non viene completamente distrutto. E’ probabile che sia colpa loro se Crepuscopoli è stata distrutta. Comunque, io voglio affrontare questo tizio qui, in fondo l’ho già visto diverse volte qui a Radiant Garden, dirò a gli altri di occuparsi del suo collega- e prese un cellulare. Cominciò a digitare un numero e poi, quando gli risposero, disse che un uomo poco raccomandabile si aggirava per il Municipio e si diressero assieme all’Abisso Oscuro.

Al Municipio c’era il caos più totale. Moltissimi Heartless avevano preso ad attaccare le case e a distruggere qualsiasi cosa trovassero di fronte a loro. Gli unici che stavano combattendo erano Leon, Lightning, Tifa e Hope. Molte persone erano state già uccise dai mostriciattoli, nonostante gli sforzi dei quattro di proteggere quanti più abitanti possibili. La telefonata di Cloud aveva messo tutti loro ancora più in allarme, costringendoli a fare attenzione a un qualsiasi particolare che non li convincesse, ma l’unica cosa che vedevano era Heartless, un’infinità di Heartless. Hope cadde a terra, colpito da un attacco di un mostro, che tentò di saltargli addosso, ma fu distrutto da Lightning.

-Fa attenzione!- disse lei con tono severo all’altro, che annuì, rialzandosi. Poi sentì qualcosa vibrare nella tasca della giacca gialla che indossava: il dispositivo d’allarme del laboratorio.

-Ragazzi, c’è qualcosa che non va!- disse, mentre distruggeva uno Shadow dandogli fuoco.

-Che intendi dire?- disse Leon.

-L’allarme del laboratorio sta indicando un intruso. Che sia quello di cui parlava Cloud?-

-Vado a vedere- disse Lightning –voi occupatevi degli abitanti. Al resto penso io- e corse via, imboccando la strada per la Fortezza.

-Light! Aspetta!- le urlò contro Leon, ma invano: la ragazza era già sparita.

 

Appena entrò nella fortezza, un allarme cominciò a suonare. Non era un problema, se ne sarebbe andato in pochissimo tempo, non avrebbero fatto neanche in tempo a raggiungerlo, in fondo, aveva mandato Mydez e Braig apposta per tenere occupati quelli che sorvegliavano il laboratorio. Si trovava davanti ad uno spiazzo a forma d’arco: quello era il luogo. Allungò la mano e si concentrò. La porta stava per essere aperta, il suo piano stava per iniziare, finalmente, avrebbe visto il suo sogno realizzarsi, dopo moltissimo tempo.

-Mostrati, amico mio- disse, e la terra cominciò a tremare. Piano piano, al centro del piazzale, cominciò ad aprirsi un passaggio che portava nelle profondità del laboratorio, o meglio, in quel laboratorio dove, sessant’anni prima, Xeanorth e altri scienziati avevano condotto i loro oscuri esperimenti. Ma qualcos’altro lo interessava: qualcosa che era appartenuta ad una sua amica, qualcosa che avrebbe dato una svolta al suo piano. Vide apparire la scala che portava fin giù e cominciò ad incamminarsi verso di lei, con passo tranquillo, sicuro che nessuno avrebbe potuto ostacolarlo.

-Non vedo il pass per entrare in laboratorio, può mostrarmelo, cortesemente?- disse una voce femminile con tono scorbutico. Si girò e si trovò davanti una ragazza sulla ventina, dai capelli di un rosa scuro, lunghi fino alle spalle. Teneva in mano, puntata verso di lui, una grossa pistola.

-Uh, un’altra ragazza combattiva. Due in meno di tre giorni, che gran colpo di fortuna. Ma tu non mi servi e non voglio avere rotture di scatole. Non mi impedirai di portare a termine il mio piano, sciocca ragazzina- ed estrasse il Keyblade, che spuntò dalla solita nuvoletta oscura.

-Quello è… il Keyblade- disse la ragazza, sorpresa –Ma chi diavolo sei tu…?-

-Beh, anche se, probabilmente, non vedrai la luce di domani, non credo che ti dirò chi sono, sai, informazioni riservate. Comunque, ti do due possibilità: o ti levi dai piedi, o ci penserò io stesso a farlo- e si mise in posizione di combattimento, sicuro che la ragazza non avrebbe mai accettato di andarsene. Lightning deglutì, un po’ agitata, ma decisa a proteggere il laboratorio, e si scagliò contro il suo avversario.

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Beh, che ve ne pare? Devo dire che, forse, questo capitolo è un po' noiosetto, ma l'azione verrà nel prossimo capitolo! Questo più che altro è per impostare il viaggio di Shihi. Spero di non aver fatto troppo schifo nel riassumere i capitoli precedenti (ho completamente ignorato il 3D e il coded per due motivi: mi fanno schifo e ho deciso di trattare la storia in modo diverso. Quindi il non averli messi è voluto). Per quanto riguarda le mie opinioni sul capitolo (???) trovo di aver scritto meglio la prima parte, la seconda è un po' tirata, ma ci stavo da un mese (e mi stavo incartando...). 

Comunque, ringrazio antocharis_cardamines e Tamar10 per le recensioni, alla prossima! :D

 

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