Crazy Little Thing Called Love

di Moon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 32 ***
Capitolo 33: *** Capitolo 33 ***
Capitolo 34: *** Capitolo 34 ***
Capitolo 35: *** Capitolo 35 ***
Capitolo 36: *** Capitolo 36 ***
Capitolo 37: *** Capitolo 37 ***
Capitolo 38: *** Capitolo 38 ***
Capitolo 39: *** Capitolo 39 ***
Capitolo 40: *** Capitolo 40 ***
Capitolo 41: *** Capitolo 41 ***
Capitolo 42: *** Capitolo 42 ***
Capitolo 43: *** Capitolo 43 ***
Capitolo 44: *** Capitolo 44 ***
Capitolo 45: *** Capitolo 45 ***
Capitolo 46: *** Capitolo 46 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

Disclaimer: Questa storia è stata scritta per divertimento. Non è mia intenzione offendere Orlando Bloom, e Dominic Monaghan. Come disse una volta Anjulie pensateli come attori che interpretano la parte di se stessi, di cui io sono la “regista”  facendoli agire come mi torna meglio per la riuscita della storia. Non ho mai voluto mancar loro di rispetto, trattasi solo di pensieri e fantasie tradotti in parole. Ovviamente le situazioni da me descritte sono esclusivamente frutto della mia immaginazione.

Per i contenuti trattati in questa fic il rating è R

 

PREFAZIONE

Trattandosi di un sequel di un’altra fan fiction ho ritenuto opportuno fare un piccolo riassunto della prima parte ovvero di Birthday Gift (L’apparenza inganna)

Aylén è una ragazza spagnola che abita ad Avila dove una troupe americana sta girando un film sulle crociate. E’ una tipa particolare, molto scapestrata e dedita a sport estremi oltre che ad avere una propensione per cacciarsi nei guai. Anche se è una provetta stunt, lavora part time per mantenersi gli studi in un’ agenzia che organizza feste a sorpresa auguri personalizzati e molo altro. Verrà contatta per uscire da una torta di compleanno e provocare pesantemente Orlando proprio nel giorno del suo ventisettesimo compleanno. Più tardi si scoprirà che a contattarla è stata la ragazza di Orlando stesso per una ragione abbastanza incomprensibile. Per una serie di vicissitudini e malintesi, a causa di questo scherzetto Aylén perderà il posto di lavoro e proprio per colpa di Orlando. Suo padre ex stunt famoso in Spagna, le troverà un lavoro proprio nella produzione americana. Durante la lavorazione spagnola del film, a stretto contatto Aylén ed Orlando che sembrano mal sopportarsi ed essere in continua competizione tra loro, scopriranno invece di essere fatalmente attratti e finiranno a letto insieme. Finite le riprese, dato che il ragazzo è fidanzato e che Aylén ha creduto di essere per lui solo una storia di letto, si separeranno senza alcuna spiegazione, per ritrovarsi poi per caso un anno dopo a Los Angeles. Dopo molte peripezie riusciranno a capire la profondità dei loro sentimenti e a dichiararsi, ma i loro caratteri molto simili e molto testardi gli causeranno ugualmente non pochi problemi. Alla fine l’amore sembra trionfare, ma sarebbe durata? …

Questo che andate a leggere è ciò che accadeva appunto dopo…

 

Dedico questa fic a tutti coloro che hanno amato Birthay Gift sperando di non deludervi con questo seguito e soprattutto ad Anjulie ( grazie 1000 per avermi fatto da tester sei stata preziosissima, a te va la mia più sincera gratitudine!) a Roy ( grazie per la splendida poesia “Questo Amore” di cui ne cito un pezzo e grazie per l’immenso appoggio) a Galadriel che con le sue parole mi ha incoraggiata molto, ma anche commossa a Caroline che come Gal mi ha commossa, a Conty che ugualmente mi fa arrossire con le sue parole così come Frodina, Julyaneko e Sara.  La dedico anche ad una nuova amica: Azu!  E a tutte le altre ragazze del forum ( e mi fermo sennò mi vene una prefazione che non finisce più!!^^) Insomma è per tutte voi ragazze e naturalmente anche per la Mandy che mi sopporta e mi sostiene sempre.  Buona lettura a tutti! ^_^

 

Crazy little thing called love

 

 

QUESTO AMORE di J. Prevert

(grazie Roy!)

 

Questo amore

Così violento

Così fragile

Così tenero

Così disperato

Questo amore

Bello come il giorno

E cattivo come il tempo

Quando il tempo è cattivo

Questo amore così vero

Questo amore così bello

Così felice

Così gaio

E così beffardo

Tremante di paura come un bambino al buio

E così sicuro di sé

Come un uomo tranquillo nel cuore della notte

Questo amore che impauriva gli altri

Che li faceva parlare

Che li faceva impallidire

Questo amore spiato

Perché noi lo spiavamo

Perseguitato ferito calpestato ucciso negato dimenticato

Perché noi lo abbiamo perseguitato ferito calpestato ucciso negato dimenticato

Questo amore tutto intero

Ancora così vivo

E tutto soleggiato

E’ tuo

E’ mio

E’ stato quel che è stato

Questa cosa sempre nuova

E che non è mai cambiata

Vera come una pianta

Tremante come un uccello

Calda e viva come l’estate

Noi possiamo tutti e due

Andare e ritornare

Noi possiamo dimenticare

E quindi riaddormentarci

Risvegliarci soffrire invecchiare

Addormentarci ancora

Sognare la morte

Svegliarci sorridere e ridere

E ringiovanire

Il nostro amore è là

Testardo come un asino

Vivo come il desiderio

Crudele come la memoria

Sciocco come i rimpianti

Tenero come il ricordo

Freddo come il marmo

Bello come il giorno…

Capitolo uno

 

 

Aylén aveva appena varcato la soglia di casa dei suoi genitori ad Avila quando fu letteralmente investita dall'abbraccio affettuoso di sua madre Rosa.

“Bambina mia! Finalmente” le aveva detto la madre che erano otto mesi che non la vedeva.

Aylén rise contraccambiando l'abbraccio.

“Mamma così mi soffochi però! Papà dov'è?” chiese ansiosa.

“Sono qui” si sentì rispondere dalla voce severa di Abel Delgado.

La ragazza alzò gli occhi e poco distante vide suo padre che la guardava accigliato. Ci rimase male, non capiva come mai anche in quell'occasione lui dovesse tenere quell'atteggiamento distaccato e critico, che mai aveva fatto questa volta? Sì, certo, quando era partita per andare a lavorare in Australia aveva come sempre disapprovato la sua decisione, ma ora che era passato un anno sperava che se ne fosse fatto una ragione, ma invece non sembrava proprio così.

“Che c'è papà? Non sei felice di vedermi?” chiese appena un po’ risentita.

“Non voglio perdermi in inutili discussioni, riposati e sistemati poi io e te dobbiamo fare un bel discorsetto” tagliò corto Abel Delgado abbandonando la stanza.

“Mamma! Ma che c'è adesso di nuovo? Che ho fatto?” chiese Aylén alla madre sconfortata, l'atteggiamento di suo padre l'aveva profondamente ferita.

Rosa Delgado abbassò lo sguardo leggermente imbarazzata.

“E' meglio che ne parliamo tutti insieme e mi dispiace, ma credo che questa volta tuo padre abbia più che ragione”.

“E ti pareva! E' sempre la stessa storia vero? Non cambierà mai niente! Al diavolo!” sbottò la ragazza.

“Aylén! Attenta a come parli! Porta rispetto” la rimproverò aspramente sua madre.

“Il rispetto lo si porta a chi lo dà!” aveva ribattuto lei.

“Il tuo pessimo carattere ti porterà a grossi dispiaceri, tu non vuoi mai ascoltare chi ti vuol bene e chi è più saggio di te” le disse Rosa.

Aylén si congedò in fretta non volendo portare avanti per l'ennesima volta l'ennesima discussione. Per i suoi genitori lei avrebbe anche potuto fare i miracoli, ma tanto loro l'avrebbero considerata comunque immatura e scavezzacollo, non ne poteva più delle loro prediche.

Salì nella sua vecchia stanza, osservò tutte le sue valige, sbuffò e si preparò per andare a farsi una doccia, una bella e calda rilassante doccia era giusto quello che le ci voleva.

Quando uscì dal bagno e rientrò in camera, notò che aveva sette chiamate sul cellulare tutte di Orlando, fece per richiamarlo ma il telefono squillò di nuovo.

“Mi hai battuta sul tempo stavo per chiamarti” disse Aylén.

“Ma dov'eri? T'ho telefonato minimo dieci volte” si sentì rispondere dalla voce di lui.

“Ero a fare la doccia e il telefono era in camera”.

Pausa di silenzio.

“Pronto? Ma ci sei?” chiese Aylén che non avendo sentito risposta temeva che fosse cascata la linea.

“No, è che certe cose potresti anche evitare di dirle, mi sono appena svegliato e, come sai, la mattina è diciamo il mio momento migliore. In più sono quattro mesi che non ti vedo e, per usare un eufemismo, diciamo che sono, come dire, leggermente incordato E tu te ne esci che eri sotto la doccia, insomma un po’ di contegno! Fra l'altro non sono neanche solo, per cui non posso neanche indulgere in ammiccamenti e…”

“Come sarebbe a dire che non sei solo se ti sei appena alzato?” chiese Aylén che buttando un' occhiata all'orologio e facendo un rapido calcolo, ne aveva dedotto che a Los Angeles era circa mezzogiorno.

Orlando fece una risatina.

“Sono a casa e ci sono Donnie e Dominic con me, abbiamo fatto le sei a giocare alla Play Station perché ci siamo messi in testa di fare un torneo tutti contro tutti”.

“Chi è Dominic?” aveva chiesto Aylén.

“Un mio amico-collega”.

“Ah! Sì ora forse ho capito, quello che ha fatto Il Signore Degli Anelli” lo interruppe Aylén.

“Sì, proprio quel deficiente lì!” ridacchiò di nuovo Orlando “Sì, ma io non ti ho chiamata per parlare di Dom. Dimmi quando vieni qui?”  le chiese ansioso.

“Tra una settimana dieci giorni al massimo” Aveva risposto lei.

“Eh?” aveva fatto lui sconcertato.

“Dai, Orlando, dovrò pur stare un po’ con i miei, no? Hanno già cominciato a farmi le paranoie, mi sa tanto che stasera mi becco un cazziatone e non ho ancora capito il perché!” rispose lei.

“Ma è quasi un'altro mezzo mese, cazzo! E' una vita!” commentò lui impaziente.

“Vieni tu” aveva proposto la ragazza.

“Non posso ho da incontrare alcune persone dobbiamo discutere un copione e forse s'inizieranno a fare pure le prove costumi” spiegò Orlando.

“E allora pazienza, siamo nati per soffrire!” ironizzò lei.

Lui rise.

“A proposito di soffrire… ma… che, indossi l'accappatoio?” chiese lui sottovoce.

“No, solo l'asciugamano” rispose lei tranquilla ma sorridendo.

“Mmmmm…” mugolò lui.

“Ma che scemo che sei!” rise lei.

Orlando sospirò “Via ti chiamo più tardi, ora mi tocca per forza andare a correre, porca miseria!”.

Si salutarono ripromettendosi di sentirsi l'indomani perché Aylén avrebbe cenato e poi sarebbe andata a letto, Orlando fece un po’ di capricci perché avrebbe voluto richiamarla, ma a causa del fuso avrebbe dovuto farlo quando da lei sarebbe stata notte fonda, così suo malgrado si rassegnò.

“E allora dillo che sei proprio senza rimedio!” disse Dominic rivolto ad Orlando, scrollando la testa.

Orlando si girò e vide l'amico a braccia conserte che lo guardava con aria divertita.

“E a te non te l'ha mai detto nessuno che non si ascoltano le conversazioni strettamente private? Sei più curioso di un macaco!”.

“Io ti voglio bene, sei tu che non capisci mai niente!” rispose Dominic avvicinandosi  e prendendo la testa dell'amico fra le mani. “Tu, quando t'innamori diventi completamente invertebrato! Io cerco solo di salvaguardare l'istinto del maschio libero e indipendente!”.

“Ma se fino ad una settimana fa mi hai fatto due palle così perché Julianne ti ha dato il ben servito? Che ti sei dimenticato in che stato eri?” rispose Orlando ironico.

“Questo non è leale!” rispose Dominic accigliandosi di colpo. “E, comunque, è proprio in virtù di ciò che mi preoccupo per te, sei troppo perso dietro a quella femmina, stai addirittura peggio messo di quando stavi con quell'altra, il che è tutto dire! Bisogna che ti dai una regolata!”.

Orlando s'allontanò da lui e ripose il suo cellulare sopra il mobile di sala, poi disse molto pacatamente “Non sono affatto un invertebrato, sono innamorato, sempre in ‘ato’ finisce la parola ma è tutt'altra cosa! Sei tu che non riesci a tenerti una donna e giochi a fare l'uomo che non deve chiedere mai! Io questa fase l'ho superata!”.

“Se, se, lo sappiamo tutti come sei, chiacchieri bene e razzoli male, solo che questa volta sei più impantanato del solito e credimi a volte sei disgustosamente smielato!”.

Nel frattempo li aveva raggiunti anche Donnie che li guardava divertito.

“Amore! Tesoro! Attacco io o attacchi tu?” stava mimando Dominic facendo una serie di mossette veramente ridicole, muovendo le mani e le anche vistosamente.

“Ma vaffanculo Dom non è vero! ” sbottò Orlando che cominciava ad innervosirsi.

“Ragazzi, ma l'adolescenza non è una condizione di vita perpetua eh! Sembrate due sbarbati del college e dai!” ridacchio Donald.

“Dillo al tuo caro cuginetto! Non lo vedi che sembra un sedicenne alla prima cotta, t'avrei fatto sentire che diceva prima la telefono!” disse Dominic facendo l'innocentino.

Orlando s'incazzò.

“Allora per prima cosa fatti i cazzi tuoi! Secondo non stavo dicendo niente di così particolarmente disdicevole come affermi tu e terzo… mi spieghi che cazzo te ne frega a te, eh?”.

Donald che conosceva Dom da un paio d'anni aveva subito mangiato la foglia.

“E dai, ti sta solo prendendo un po’ per il culo, lo sai che lui è drogato, senza la sua dose giornaliere di prese per il culo va a rota! Oggi è toccato a te a fargli da sfogo, quindi: rassegnati!”.

Dominic, che comunque sapeva quando abbozzare, dette una pacca sulle spalle ad Orlando.

“Donnie ha ragione, mi stavo solo divertendo un po’! Sono geloso, cacchio hai una bella figa per le mani e io sono stato brutalmente mandato dove non sorge più il sole. Comprendimi, sono un uomo veramente frustrato!”.

“Si, comprendo, ma modera i termini però!” rispose Orlando cupo.

Dominic roteò gli occhi e poi fissò il soffitto.

“Dio! Ma che ho detto! Ah sì… ecco ora ricordo: gran bella figa! Cazzo se è una gran figa non è mica colpa mia!”.

“Dom se non la smetti mi incazzo sul serio” aveva risposto freddamente Orlando.

Dominic alzò le mani.

“Va bene, va bene! Il morning Monaghan show si conclude qui per oggi! Vi aspettiamo numerosi per le prossime puntate!”.

“Ragazzi” s'intromise nuovamente Donnie “Perché stasera non si va a ballare? Magari Dom rimorchia e si da una calmata!”.

“Io non avrei mica tanta voglia” rispose Orlando distrattamente.

“Io invece la trovo un'ottima idea!” approvò Dom.

“Dai vieni anche tu Orlando!” gli disse suo cugino.

“Mah, non lo so… magari ci penso” rispose vago.

Dominic s'avvicinò a Donald e gli cinse le spalle con un braccio.

“Non insistere, tanto non viene, e lo sai perché?”.

“Perché?” chiese Donnie.

“Se per disgrazia poi qualcuno lo pizzica e lo fotografa il generale gli fa il culo! Ecco perché!” sentenziò Dom.

“Il generale?” chiese Donald perplesso, intanto Orlando bolliva.

“Il generale, alias la spagnolina tutta pepe, l'ha messo sull'attenti e guai a sgarrare, son dolori. Scommetto che lo punisce tenendolo a digiuno coatto tutte le volte che il poverino tenta d'allargarsi!”.

“Dom, che palle! Sei noioso!” disse Orlando cercando di non dargli soddisfazione.

Doanald era ancora più perplesso.

“Orlando, ma è vero?”.

Orlando sbuffò “Ti ci metti anche tu, ora?” rispose contrariato al cugino “Guardate, tanto per farvi vedere che non c'è alcun problema, consideratemi pure dei vostri e chiudiamo l'argomento. Mi avete fatto venire due palle così!” concluse veramente stufo.

Orlando sapeva che principalmente Dom scherzava. Sapeva che, se lui era egocentrico, Dom lo era almeno tre volte tanto e che, sei lui era un paraculo, Dom lo era quattro volte tanto. Insomma per farla breve Dominic era un'iperbole sopra le righe vivente ma, quando  toccava l'argomento Aylén, gli dava veramente parecchio fastidio. Il problema era che, ridendo e scherzando, lo punzecchiava su certe cose che, a volte, anche lui pensava. Non lo avrebbe mai ammesso, ma era così, in un certo senso era vero: Aylén l'aveva messo in riga. Non che gli dispiacesse, ma sentirselo rimarcare gli dava un fastidio tremendo, perché in fondo ne andava del suo orgoglio.

Nello stesso momento ad Avila in casa Delgado si era appena conclusa la cena e Abel stava iniziando il famoso discorsetto con la figlia.

“Come mai il tuo lavoro in Australia è finito prima del previsto?”.

“Per mancanza di fondi, purtroppo ci sarebbero voluti più soldi del previsto, ma non ne potevano essere stanziati di più così…” provò a spiegare Aylén.

Abel si accigliò ancora di più.

“Vorrei che mi spiegassi per quale reale motivo hai scelto come destinazione fissa di lavoro Los Angeles piuttosto che a Valencia. E' una cosa che mi sfugge e che non comprendo, forse non vuoi stare troppo vicino ai tuoi genitori?” le aveva chiesto scrutandola a fondo.

Aylén si sentì profondamente a disagio sotto quello sguardo indagatore e non avendo mai neanche accennato alla sua storia con Orlando si trovò a mentire.

“Ma che vai  a pensare! E' solo che lì ho già fatto il corso, mi piace l'ambiente, è pieno di colleghi con cui vado d’accordo e…”

“E sei una gran bugiarda!” tuonò suo padre pieno di rabbia, poi a sorpresa buttò sulla tavola un tabloid australiano, e indicando una foto sua e di Orlando insieme mano nella mano concluse “Eccolo qui il motivo, disgraziata!”.

Aylén non aveva la minima idea di dove fosse andato a pescarlo e a dire il vero non aveva neanche idea che li avessero beccati insieme. Il sangue le si ghiacciò nelle vene, ora sapeva a cosa sarebbe andata incontro.

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

NOTA: Per prima cosa vi ringrazio moltissimo per l'entusiasmo che avete dimostrato di fronte a questo sequel!^^ GRAZIE: JulyAneko, Frodina(doppio grazie x doppio commento^^), Mandy, Carolina, Anjulie, Conty, Azu e Sara. Siette state tutte SPLENDIDE! E del resto questa storia è dedicata a tutte voi! Un Paio di cosette: questa fic segue un pò la falsa riga dell'altra, ATTENZIONE l'apparenza inganna!!^^ Spero che comunque il tema trattato che comunque è: la vita di coppia(anche se trattasi di una coppia molto particolare ^_*) vi piaccia. Permettetemi di ringrazire anche le tante persone che hanno letto il primo capitolo, mi fatemi sapere che ne pensate senza remore. Grazie davvero a tutti e.... Buona lettura!! ^_^

 

 

Capitolo due

 

Aylén stava cominciando a sudare freddo. I suoi genitori, ma soprattutto suo padre, erano molto all’antica, eccessivamente religiosi e tradizionalisti e, a dirla tutta, anche abbastanza ottusi.

“Insomma che hai da dirmi in proposito?” le domandò tagliente suo padre.

Lei vagò incerta con lo sguardo per la stanza, poi fu colta da un moto di ribellione violenta.

“Non ho da dirti proprio nulla!” rispose piccata.

“Sapevo che avresti reagito così, del resto sei sempre motivo d’imbarazzo per noi, ma questa volta non m’incanti! Mi sono informato a dovere, ho ancora le mie fonti IO!”.

“E allora?” si rivoltò in malo modo Aylén.

A quella risposta suo padre scattò in piedi.

“Non fare l’arrogante con me! Come ti sei permessa di fare una cosa simile? Condividere lo stesso tetto con quest’attore americano!”.

La ragazza respirò forte per dominarsi.

“Non è americano è inglese!” rispose piccata.

“Americano, inglese, spagnolo o francese fa lo stesso! Ma che ti sei messa in testa eh? Dimentichi che io conosco quell’ambiente è tutta gentaccia, ti proibisco di continuare questa pazzia e tu non andrai a Los Angeles!” tuonò l’uomo.

Aylén era veramente stufa di tutte quelle scenate che reputava oltretutto anche patetiche e ridicole.

“Sono maggiorenne e autosufficiente non credo proprio che tu sia in grado di proibirmi niente!” rispose adirata.

“Sei una stupida oltre che una svergognata!” sibilò con rabbia suo padre.

Aylén rimase malissimo, forse se suo padre l’avesse presa a schiaffi sarebbe stato meglio. L’aveva giudicata e condannata senza appello, senza nemmeno fermarsi a chiederle quali erano i suoi sentimenti. E poi quella sceneggiata sopra le righe le aveva fatto tristezza e rabbia in ugual misura. Proprio la rabbia cominciò a prendere il sopravvento su tutto, non tollerava che suo padre con le sue urla e sua madre con il suo rispettoso silenzio si permettessero di infangare il sentimento profondo e reciproco che c’era fra lei e Orlando, così sull’onda dell’impulsività finì col dire una grossa sciocchezza.

“Che c’è papà eh? Sei preoccupato per me? O per quello che potrebbero pensare gli altri disse quasi sibilando.

Suo  padre non sembrò neanche ascoltarla.

“In questa casa ci sono delle regole e…”

“BASTA!” urlò la ragazza “Lo so qual è il problema, ti tolgo io dall’impiccio, sì papà ci sono stata a letto e se lo vuoi sapere non è neanche il primo!” disse con aria di sfida.

Abel Delgado sbiancò, e la sua reazione fu inaspettata, fissò la figlia come se fosse stata un insetto molesto.

“Io non ti considero neanche più mia figlia, per me sei morta” disse a voce bassa e uscì dalla cucina.

Aylén, scioccata, fece altrettanto andando verso la sua camera seguita da sua madre.

“Bambina ma che cosa hai combinato!” le chiese sua madre premurosa.

“Ho quasi venticinque anni non trovi un po’ fuori luogo chiamarmi ancora bambina?” rispose Aylén, lanciando un'occhiataccia a sua madre.

La donna rimase un attimo in silenzio e poi parò di nuovo “Credo che dovresti essere un po’ più riflessiva e meno impulsiva. Non ti puoi buttare via così con il primo venuto, insomma non è così che ti abbiamo educata e…”.

“Mamma! Basta per favore, mi state offendendo e non ve ne rendete neanche conto! Io non mi sono buttata via, sono innamorata di lui e lui è innamorato di me. Chiaro?”.

La donna scrollò la testa con disappunto.

“Se è come dici tu, perché non è qui con te? Perché non è venuto a conoscere la tua famiglia? Che razza d'uomo è uno che condivide il letto con una donna senza sposarla e senza neanche cercare l'approvazione della sua famiglia!”.

Aylén si sentiva male, ma come ragionavano i suoi? Mica erano nell'ottocento?

“Per l'amor del cielo mamma ma che stai dicendo? Io non lo voglio affatto sposare, tanto per intenderci, e poi non so se riuscite a rendervi minimamente conto di che genere di lavoro faccia. Non è una persona con così tanto tempo libero da potermi stare appresso ogni momento e comunque non vorrei io che venisse qui a sorbirsi delle prediche ridicole”.

“Come sarebbe a dire che non lo vuoi sposare?” saltò su sua madre scandalizzata.

Aylén roteò gli occhi visibilmente scocciata “Sono contro il matrimonio, ti basta come risposta? Siamo troppo giovani e poi chi ci ha mai pensato? Non ho mai fatto progetti a lunga scadenza e questo è quanto!”.

“Io non ti riconosco più!” disse la donna contrita.

“No, il punto è che tu non mi hai mai conosciuta!” rispose la ragazza.

“Insomma intendi continuare a comportarti così?”.

“Così come mamma? Abbi il coraggio di parlare chiaro!” disse Aylén ferita.

La donna le cinse le spalle con un braccio e la strinse a sé “Tu non capisci bambina, finirai col soffrire molto credimi. Devi farti rispettare e non usare”.

Aylén la guardò male “Spiegami la tua idea di rispetto perché mica la capisco! Forse dovrei obbligarlo  a legarsi ufficialmente a me? E' questo quello che intendi? Beh io ho un altro concetto di rispetto!”.

“Fai come credi, ma ti dico che tu soffrirai. Io non ci vedo chiaro in questa storia” conclusela donna.

Finalmente sua madre uscì dalla stanza e una volta sola Aylén poté tirare un sospiro di sollievo. I suoi genitori  erano davvero ignoranti e retrogradi e lei non sopportava certi ragionamenti. Le avevano dato di donnaccia e nemmeno troppo velatamente, l'amarezza che provò fu davvero tanta.

Prese il cellulare e provò a chiamare Orlando, ma il ragazzo aveva l’apparecchio spento, Aylén rimase male. Non tanto perché avesse pensato a qualcosa di spiacevole, ma solo perché aveva bisogno di sentire la sua voce e di essere confortata, sbuffò appena, spense a sua volta il cellulare e decise di andare a dormire.

 

Los Angeles ore 22,00.

“Cazzo! Cazzo!” saltò su Orlando con il cellulare in mano.

“Che c’è ora?” chiese Dominic sulla porta osservando l’amico.

“C’è che mi si è spento il cellulare ecco che c’è! Aylén mi aveva  chiamato e ora è lei ad averlo spento! Di sicuro s’è incazzata!” disse Orlando concitato.

Suo cugino Donnie lo guardò con disappunto e gli disse: “Orlando secondo me stai esagerando in fondo in Spagna sono le 13,00, magari è ancora a letto oppure è a mangiare e lo riaccende più tardi. Insomma non puoi mica vivere in ansia così!”.

“Appunto smetti di litigare con quel telefono e andiamo!” aggiunse Dominic.

Orlando bofonchiò qualcosa d'incomprensibile a denti stretti e raggiunse i due. In realtà non aveva voglia di andare a ballare si era solo fatto fregare da uno dei suoi moti d’orgoglio, ma ormai aveva accettato, era lì e non poteva certo tornare indietro.

Alle 22,30 i tre arrivarono al Club Bahia al 1130 di Sunset Boulevard.

“Madonna che palle!” esordì Orlando appena vide il taxi fermarsi.

“Che c’è che non ti torna adesso?” chiese Dom.

“Ma proprio in un locale di Salsa e Merengue mi dovevate portare?” chiese l’inglese storcendo naso e bocca.

“Che palle tu Orlando!” sbottò Dom.

“Oh ragazzi calmi!” s’intromise Donnie “Non cominciamo eh? Siamo qui per divertirci”.

Poi si girò verso il cugino e gli disse: “Orlando vedi di non fare sempre il polemico, è il locale più in della zona e pullula di modelle e belle figliole dove volevi che s’andasse a beccare? Al teatro dell’ Opera?”.

“Appunto! Il latino americano facilita lo struscio, quindi vedi di fare meno il frate, armati del tuo sorriso da toumber de femme e aiutaci nell’abbordaggio, magari ti diverti anche tu!” disse Dominic cercando di sdrammatizzare.

“A me il latino americano non piace! Mi fa venire sonno e non sono qui per rimorchiare!” sbottò Orlando che cominciava a chiedersi che cavolo ci facesse lì.

Gli altri due decisero di ignorarlo, scesero dal taxi e si avviarono verso l’entrata. Orlando suo malgrado li seguì sempre più contrariato.

 

Aylén si era alzata piuttosto tardi e  per prima cosa era andata a trovare la sua amica Reina, aveva bisogno di sfogarsi. Dopo una lunga chiacchierata con lei, che l'aveva calmata dicendole di non dar troppo conto ai discorsi dei suoi genitori, se ne ritornò verso casa. Aveva deciso che quanto prima sarebbe ripartita per Los Angeles, non aveva la minima voglia di restare dai suoi che l’avrebbero rimbeccata di continuo.

Una volta rientrata in casa, prima di andare in cucina per pranzare, salì un attimo in camera sua e provò di nuovo a chiamare Orlando. Il cellulare era acceso ma lui non rispondeva. Aylén provò un sottile senso di fastidio, ma dov’era? Perché non rispondeva? Cercò di non farsi strane idee e s’impose di stare calma, ma era piuttosto agitata, quindi si preparò ad affrontare nuovamente i suoi genitori.

 

Intanto al Club Bahia qualcuno si stava divertendo parecchio e quel qualcuno era Dominic.

Orlando osservava il suo amico che aveva rimorchiato una modella piuttosto carina, i due erano in pista e ballavano a ritmo frenetico una salsa, suo cugino Donnie invece era al banco del bar con un’amica della ragazza che era con Dom, mentre lui era al tavolo da solo. Stava bevendo la sua terza caipirosca annoiandosi come non mai. Aveva il cellulare in tasca, ma il frastuono e la musica erano talmente alti che non lo aveva neanche sentito vibrare, figuriamoci se poteva sentirlo suonare.

Fermò il cameriere e ordinò la quarta caipirosca.

“Anche per me grazie!” disse una voce femminile che lo fece girare di scatto.

“Non ti dispiace se mi siedo vero?” gli chiese una ragazza all’incirca sulla ventina o poco più, alta magra e diafana, con lunghi capelli biondi e due occhi incredibilmente azzurri.

E ora questa che cazzo vuole? Pensò Orlando contrariato, ma non poteva essere scortese e fece un cenno distratto con la testa, come per dire: Fai un po’ come ti pare.

La ragazza sorrise e si sedette con grazia.

“Mi chiamo Elodie e sono un'amica delle ragazze che stano con i tuoi amici, mi hanno praticamente piantata da sola e visto che sembra che anche tu sia rimasto solo… ho pensato che potremo farci compagnia” disse sempre sorridendo.

“Non sono in serata, scusami se non sarò molto loquace, comunque io mi chiamo Orlando” tagliò corto lui.

La ragazza continuò a sorridere e disse “So esattamente chi sei, ma se ti disturbo posso andarmene” concluse in maniera estremamente gentile.

Orlando si rese conto di essere stato maleducato e rimediò “Scusami, non volevo essere scortese, il fatto è che non  ci volevo venire qui, rimani pure se vuoi”.

“Non ti scusare capisco perfettamente” disse lei con il solito tono affabile e comprensivo, poi continuò “Sai a volte dalle serate che sembrano nascere male, vengono fuori delle cose inaspettate, che possono essere molto interessanti e addirittura belle”.

Orlando le rifilò un'occhiata di traverso, ma dove voleva arrivare con quel discorso sibillino? Ma lei interruppe il corso dei suoi pensieri.

“Perché non andiamo a ballare anche noi?” gli chiese.

“No, grazie! Detesto questa musica” disse Orlando.

La ragazza non fece in tempo a rispondere perché furono interrotti da Dominic e Victoria, la sua amica, che arrivarono trafelati al tavolo.

“Oh bene! Vedo che hai familiarizzato con Elodie” disse Dom ad Orlando rifilandogli una pacca sulla spalla. L'altro lo guardò decisamente male e non rispose. Intanto furono raggiunti anche da Donnie e Nathalie.

Rimasero tutti e sei al tavolo per un'altra mezzora buona e mentre conversavano, l'unico che se ne stava zitto era proprio Orlando che non vedeva l'ora di andarsene.

Ad un certo punto Dominic se ne venne fuori con la brillante idea di andare tutti a casa sua a finire la serata.

“Io non vengo” fece Orlando deciso.

Gli altri cinque tentarono di convincerlo, ma non ci fu verso, il ragazzo prese il suo cellulare per chiamare il taxi e con disappunto si rese conto che gli si era scaricata la batteria, s'innervosì ancora d più, quindi si fece prestare  da Donnie il suo, e chiamò la macchina. Salutò tutti e fece per andarsene quando Elodie gli si avvicinò e le pose il suo biglietto da visita “Chiamami se e quando ti andrà” gli sussurrò in un orecchio. Orlando non rispose infilò distrattamente il biglietto da visita nella tasca dei pantaloni e se ne andò.

               

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

NOTA: GRAZIE a tutte!!!! Anjulie(non ho prole per l'aiuto! sei impagabile^^), ROY(superpanibalda mia!!), Frodina(emmmm la maturità di Orlando???? No coment^_^) Grazie anche ad Azu(Ti dedico la partita di Play station x risollevare il morale!!^^), Sara(Ciccia!! vedi di aggiornare presto ok??) ed El, frenkymc (a proposito quando aggiorni u?? ^^). e.... Buona lettura a tutti!! ^_^

 

 

Capitolo tre

 

 

Alle due del giorno seguente Orlando era ancora a letto. Non aveva da fare niente d'impegnativo, era tornato tardi, aveva bevuto abbastanza e così s'era concesso una lunga dormita. Il cellulare, che aveva prudentemente messo in carica sul comodino lasciandolo acceso, cominciò a trillare insistentemente.

“Pronto…” bofonchiò con la voce ancora arrochita dal sonno, dopo aver razzolato un bel po’ prima di trovarlo.

“Ti disturbo?” gli rispose dall'altro capo del telefono la voce, che a lui parve lievemente sarcastica, di Aylén.

Orlando saltò su a sedere svegliandosi di botto.

“Amore no, che non mi disturbi ci mancherebbe” si affrettò a dire con aria quasi colpevole.

“Ma che tono da barattolo di zucchero!” fu la risposta della ragazza.

Ecco s'è incazzata lo sapevo io! pensò costernato lui.

“Lascia che ti spieghi, mi si è spento il telefono, poi mi si è scaricata la batteria, poi quando t'ho chiamata eri tu a non essere raggiungibile e…”

“E quando ti chiamavo e non mi rispondevi?” lo incalzò lei.

Ci fu una breve pausa di silenzio da parte di Orlando poi rispose “Ero in un locale e c'era molta confusione, mi dispiace non l'ho sentito, ma ti prego non ti arrabbiare subito” disse quasi contrito.

“Non sono arrabbiata” rispose Aylén sorprendendolo non poco “Infastidita forse, ma non perché sei uscito, cavolo Orlando così mi fai passare per una persona irragionevole, mica pretendo che tu te ne stia rinchiuso in casa! Però quando ho bisogno di te, non sì come, non sei mai reperibile!”.

“E' vero scusa, a dirla tutta non avevo neanche voglia di andarci in quel posto… il fatto è che mi manchi e non vedo l'ora che tu torni qui da me. Ma dimmi perché sei infastidita che è accaduto?” chiese infine il ragazzo.

“Avevo bisogno di parlare con te…” disse lei interrompendosi un attimo “Qui è successo un macello con i miei che non ti dico. Te lo spiegherò meglio a voce, tanto vengo via prima del previsto, per il fine settimana sarò a Los Angeles” concluse Aylén.

A quella notizia l'umore di Orlando era arrivato alle stelle e dopo averla salutata si era alzato allegro e vispo come un fringuello. Era mercoledì e lei sarebbe arrivata domenica mattina, mancavano solo quattro giorni e finalmente avrebbe potuto riaverla con se dopo un lunghissimo tempo di separazione che lo aveva reso insofferente, ma anche insicuro.

La lontananza è davvero una brutta bestia, ingigantisce le situazioni, le distorce, fa venire in mente le peggio cose e ti mette in uno stato di frustrazione deleterio. Anche lui come lei a volte si domandava dove fosse, con chi fosse, soprattutto quando accadeva che la cercasse e non riuscisse a trovarla, ma ora era tutto superfluo, di lì a poco sarebbe finito tutto e finalmente se ne sarebbero stati insieme giorno e notte.

Orlando non aveva abbandonato il suo proposito di convivenza che aveva progettato per loro prima che lei partisse per l'Australia e pensava di riparlargliene subito appena fosse arrivata.

 

Quella stessa sera quando ormai come di consuetudine si ritrovarono tutti e tre a casa di Orlando per l'ormai irrinunciabile torneo di calcio alla Play Station, tra Orlando Dom e Donnie tirava ari a di presa di giro alla grande.

Ognuno di loro era euforico, Orlando per l'imminente ritorno di Aylén e gli atri due perché la sera prima avevano rimorchiato alla grande.

“Allora io come al solito mi prendo i Manchester United” cominciò a dire Dom.

“Ummmm io stasera cambio prendo il Bayern di Monaco” fece Donnie.

“Io mi tengo il Real Madrid” concluse Orlando.

Dominic roteò gli occhi “Chissà come mai eh Orlando?” gli disse Monaghan con aria furbetta.

L'inglese gli fece una smorfia “Non è per quello!” saltò su punto nel vivo “E' perché ci gioca Beckham se tanto lo vuoi proprio sapere”.

“Se, se… come no!” fece Dom ridacchiando.

“Si da il caso che non potendo scegliere MAI il Manchester visto che te lo sei accaparrato tu e non lo molli, allora ho deciso di prendere la squadra dove gioca il nostro idolo, non vedo che centrino tutte queste battutine del cazzo!” rispose Orlando.

Dom lo guardò scettico e poi gli chiese cambiando discorso “Stai a vedere che ora che ritorna la tua bella si smette anche di fare i nostri tornei!”.

“Già!” gli fece eco Donald “Non potremo davvero più giocare?” chiese con una punta di delusione a suo cugino.

Orlando s'irritò.

“Donnie, ma a te la frequentazione con Dominic t'ha fatto male però! Che c’entra Aylén con i nostri tornei?” sbuffò spazientito.

“No, sai, non vorrei che il generale ci mettesse tutti e tre sull'attenti per poi magari farci fare le flessioni. Di solito le donne non amano questo tipo di passatempi” disse Dom.

Orlando roteò gli occhi “Non ci sarà alcun problema ve lo assicuro” poi s'interruppe un attimo e disse con aria sorniona “E' ovvio che almeno per le prime due settimane sarò… emmm… come dire… abbastanza occupato. Insomma avrò da fare di meglio che giocare alla Play, ma poi possiamo riprendere tranquillamente” concluse ammiccando.

Gli altri due ridacchiarono, avendo perfettamente capito l'antifona, poi finalmente cominciarono a giocare.

Un'ora dopo erano nel pieno della sfida e stavano giocando Orlando contro Dom.

“Vai! Vai VAIIIIII! Si, passa al lato, siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii! GOAL!” .

“E che cazzo! Porca di quella gran troia!” saltò su Dominic incazzato nero “Io non gioco più!” fece adirato buttando il joystick sulla poltrona cupo.

Orlando intanto ridacchiava contento e lo sfotteva “E tre! E sono tre! Tiè!”.

“E' solo culo!” bofonchiò Dom “E poi m'hai dato il joeystic che non funziona! E non è possibile, Van Nistelrooy non si muove! Quel bottone di merda più lo pigio e più  non funziona!”.

Donald intanto si spanciava dal ridere a vederli beccarsi così, era meglio che stare al cinema.

“Ma falla finita! Sei tu che non sei capace! Vieni che ora ti do anche il resto!” disse Orlando smanettando con il suo joystick come un forsennato. Si era tutto protratto in avanti concentratissimo e galvanizzato, del resto non vinceva quasi mai, quindi si può ben capire come mai fosse così esaltato quella sera.

Dominic riprese a giocare di malavoglia e contrariato, perdere non gli piaceva per niente, perdere contro Orlando ancora meno.

“Eccolo! ECCOLO ECCOLOOOOOOOOOOO! E quattro!” urlò Orlando al quarto goal saltando in piedi ed esultando alla Ronaldo.

“Vaffanculo! Non ti vergogni ad esultare così contro la tua squadra del cuore? Fai quasi schifo!” lo rimbrottò Dom acido, il quarto goal lo aveva moralmente steso, senza contare che erano ancora nel primo tempo.

“Ma che centra qui è per finta mica è il Manchester vero” si giustificò l'altro.

“Non si scherza con la fede calcistica, proprio no bello mio! E' peccato mortale!” disse Monaghan serio.

“Che palle Dom! E almeno dillo che non sai perdere!”.

“Tanto hai vinto per puro caso” ribatté Dominic poi aggiunse con aria molto canzonatoria tanto per vendicarsi un po’ “Com'è che si dice? Ah sì! Fortunato nel gioco sfortunato in amore” poi carezzando lievemente la testa dell'amico disse “Oh! Oh! Ma che saranno mai queste due piccole protuberanze che ti spuntano proprio in mezzo alla testa?”.

Orlando divenne improvvisamente serissimo, con una manata scansò il braccio dell'amico e posizionandosi ad un centimetro da suo naso gli disse tagliente “Se per te non è concepibile scherzare sul Manchester, per me non è assolutamente accettabile che tu faccia dello spirito carico d’insinuazioni sul mio rapporto di coppia chiaro?”.

“Ragazzi via! Non esageriamo ora finitela!” intervenne Donnie “Dom, Orlando ha ragione e smetti sempre di battere sul solito argomento!” concluse poi rimproverando Monaghan.

Dom si accorse che forse aveva un tantino esagerato e chiese scusa, Orlando accettò le sue scuse, polemizzò comunque un altro poco e alla fine si rimisero a giocare.

Alla fine pareggiarono quattro a quattro e il morale di Dom era decisamente più risollevato.

Terminato quel match si presero una pausa birra e cominciarono a parlare della sera precedente.

“Sì, Victoria mi piace. Non siamo stati ancora insieme, ma la voglio rivedere” stava dicendo Dom.

“Scusa se non siete stati insieme che avete fatto chiusi in camera tua tre ore?” gli chiese Donald perplesso.

Dom rimase in silenzio, lievemente imbarazzato.

“Beh? Allora?” lo incalzò ancora Donnie.

Dom abbassò lo sguardo cercando di darsi un contegno, porca miseria non gli veniva una balla neanche a morire.

Orlando lo guardò e poi scoppiò a ridere “Non mi dirai che hai fatto cilecca eh?”.

Dominic tirò su la testa con lo sguardo fieramente stizzito “Certo che no!” disse impermalito, come poteva solo pensare una cosa del genere.

“Insomma ce lo vuoi dire che è successo sì, o no?” chiese ancora Donnie.

Monaghan si passò una mano sul collo storcendo la bocca “Mi sono addormentato” disse tutto d'un fiato. Poi si affrettò a giustificarsi “Avevo bevuto parecchio poi lei mi carezzava i capelli, insomma capita, ho cominciato a dormire e poi s'è addormentata pure lei… E…  ci siamo fatti proprio una bella pennica!”.

Gli altri due inevitabilmente scoppiarono a ridere.

“Ridete pure, intanto caro Donnie vorrei proprio sapere che hai combinato tu! Orlando non lo calcolo nemmeno, da quanto è che non tromba e ritornato vergine!” rispose Dom  secco.

“Io sono un po’ più grande e mi comporto da gran signore, insomma non ci si prova con una la prima sera, abbiamo parlato e c'è scappato solo il bacio della buona notte, che poi era mattina. Comunque credo che anche io rivedrò Nathalie” disse Donnie.

Orlando aveva risposto a Dom mostrandogli il medio, nell'eloquente gesto di mandarlo a quel paese.

“Ma dimmi una cosa Orlando, ti costava così tanto essere un po’ più gentile con quella Elodie, insomma detto tra noi, anche quella era proprio una gran figa!” esordì all'improvviso Dom.

“Che c’entra, d’accordo, sì era una bella tipa, ma un po’ troppo entrante e io sono occupato, quindi credo di essermi comportato proprio nella maniera giusta” disse solennemente l’inglese.

Fu allora che Dominic gli si buttò ai piedi ed inginocchiandosi con le mani giunte “Santo Orlando da Canterbury… prega per noi!” disse per sfottere la sua presunta santità per l’onorevole comportamento tenuto la sera precedente.

Orlando suo malgrado rise “Macché santo e santo! E' solo che non mi andava tutto qui” disse per spiegarsi.

“Lo dovresti sapere Dom, quando lui è innamorato è fedele… salvo qualche rarissima eccezione…” disse maliziosamente Donnie.

Orlando fece finta di non cogliere. Ma sapeva che si riferiva proprio a come era iniziata la sua storia con Aylén.

Ma Dom lo incalzò di nuovo “Insomma se non sbaglio quello una volta era anche proprio il tuo tipo di donna: bionda, eterea, filiforme e lattea, priva di tette e culo” poi s'interruppe un attimo per dare più enfasi alla frase, si picchiò la mano sulla fronte e poi disse “Ma che scemo! Quello era prima di cedere al sensuale fascino latino tutto curve e… cazziatoni!

“Guarda Dom che non c'è mica solo quello tra un uomo e una donna!” rispose serio Orlando.

Anche Dominic si fece improvvisamente serio e cinse con un braccio le spalle dell'amico.

“Lo so e hai ragione! In un certo senso t’invidio, insomma anche a me piacerebbe rincitrullirmi ben benino per una con cui poter stare veramente bene e invece? Riesco solo a rimbambirle le donne facendole dormire! Non c'è speranza per me amico mio!”.

Scoppiarono tutti  e tre a ridere di gusto. Finirono le birre e si rimisero a giocare alla Play Station.

Quando Orlando li accompagnò alla porta pensò che dopo tutto aveva passato una bella serata, ma che tra pochi giorni le sue serate sarebbero state sicuramente diverse e decisamente migliori.

Non vedeva l'ora.

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

NOTA: E dopo i primi capitoli d'introduzione che sono serviti a delineare un pò la situazione si entra nel vivo della storia^^ Grazie per i vostri commenti sempre graditi e sempre gentilissimi. Grazie Roy^^ ( eheheheheheh c'abbiamo pure il Santo protettore personalizzato!! ) doppio Grazie a Conty  per il doppio commento (e sì! Si entra decisamente nella zona rossa d'ora in poi!^^) Grazie Azu!^^ e menomale che t'ho strappato un sorriso. Grazie a tutti i lettori che ancora hanno voglia di seguire la storia e buona lettura!^^

 

 

Capitolo quattro

 

Finalmente era domenica.

Orlando sembrava camminare sui carboni ardenti erano due ore che vagava come un’anima in pena per il salotto guardando l’orologio ogni due minuti. Aveva mandato il suo assistente all’aeroporto a prendere Aylén che sarebbe dovuta arrivare già da un’ora, ma c’era stato un ritardo per via di un controllo di sicurezza alla partenza dalla Spagna. Aveva già telefonato cinque volte a quel poveruomo che gli aveva detto e ripetuto che stesse calmo, che sarebbe atterrata di lì a poco, intanto il cellulare di Aylén era sempre spento.

Maledetti aggeggi infernali!  Pensava Orlando irritato guardando quasi con odio il suo telefono.

Non era andato personalmente all'aeroporto per ragioni di riservatezza, ma stare lì in casa ad aspettare era come stare in galera in attesa della scarcerazione. Non stava più nella pelle, dopo un anno e mezzo di tribolazioni, voli intercontinentali anche solo per vedersi per poco più di un giorno, litigate e lunghi periodi di separazioni forzate, finalmente ora, era tutto finito. Aveva solo voglia di averla tra le sue braccia di baciarla fino che gli fossero venuti i crampi alla mascella. Tutto quell’aspettare lo mandava al manicomio. Riguardò l’orologio e sbuffò stizzito, quando un bip insistente lo avvisò dell’arrivo di un messaggio, afferrò il cellulare e lesse.

Sono appena atterrata all’ International Airport,

indovina? Ho la batteria quasi scarica,

non mi reggerebbe abbastanza per chiamarti.

Tra poco sarò lì da te e non vedo l’ora …

te quiero mucho

Aylén

Orlando sorrise rilassandosi di colpo, finalmente stava per arrivare e poi gli piaceva da matti quando lei usava lo spagnolo, non che lo facesse spesso a dire il vero, ma lui lo trovava estremamente sensuale. Si ripromise di chiederle di farlo più frequentemente.

Dopo circa quaranta minuti un taxi imboccò il cancello della villa di Malibu. Aylén scese, il primo impatto fra i due fu molto sobrio. Orlando le andò incontro e sorridendo le diede un bacio lieve sulle labbra chiedendole come stava e come fosse andato il viaggio. C'erano il suo assistente e il tassista e lui detestava lasciarsi andare ad effusioni davanti ad altre persone. Era estremamente riservato e talmente geloso delle sue cose private che finiva col diventare quasi legnoso. Aylén lo sapeva bene e lo assecondò senza problemi.

Una volta fatte sistemare le valige nell'atrio e salutato l'assistente, fu pagato e congedato anche il tassista, così finalmente Orlando si richiuse la porta dietro le spalle e guardando in modo inequivocabile Aylén disse: “Finalmente ti posso salutare come Dio comanda!” quindi, senza attendere oltre, la prese tra le braccia sollevandola un poco da terra e cominciò a baciarla con impeto, come se se la volesse mangiare. Lei rispose con altrettanta passionalità cingendogli il collo con le braccia e affondando le dita tra i suoi riccioli.

Fu un bacio lungo, languido ed inteso, che una volta finito li lasciò quasi senza fiato.

“Bentornata a casa amore mio, non ce la facevo più senza di te” le disse lui in un soffio tenendola sempre tra le braccia e sempre sollevata da terra.

Lei lo guardò negli occhi con uno sguardo luminoso tipico degli innamorati e gli rispose “Mi sei mancato da morire anche tu” lo baciò di nuovo e poi gli disse “Ne è valsa la pena però stare via così a lungo, se poi al mio ritorno trovo questo tipo di  accoglienza”.

“Veramente questo non è niente, il meglio deve decisamente ancora venire” le rispose lui guardandola con malizia.

“Si posso immaginare…” disse Aylén con aria complice, “Ma ora mettimi giù, prima voglio andare a farmi una doccia” concluse dopo avergli stampato un altro bacio a fior di labbra.

Lui non l'ascoltò nemmeno.

Dopo” disse riprendendo a baciarla e avviandosi con  lei ancora in collo verso le scale.

Aylén intanto per facilitargli il compito gli aveva cinto la vita con le gambe o avrebbero rischiato di ruzzolare l'intera scalinata.

Poi tra un bacio e l'altro mentre barcollando avanzavano pericolosamente verso il piano superiore lei riuscì a dire: “La doccia la faccio prima, vengo da dodici ore d'aereo mi sento in disordine e…”

“Non me ne frega niente, neanche se tu fossi ricoperta di fango, la doccia… dopo!” disse lui deciso.

“Sei sempre il solito prepotente” disse lei sorridendogli.

Lui non rispose e riprese a baciarla. Arrivarono in camera e lui lasciò che cascassero entrambe sul letto.

Aylén tentò ancora di far valere le sue ragioni, ma non era tanto facile visto che si trovava sdraiata sotto di lui che aveva già cominciato ad armeggiare sotto la sua maglietta con febbrile impazienza e che contemporaneamente le stava mordicchiando il collo e il lobo dell'orecchio.

“Ci vogliono dieci minuti a fare una doccia…”.

“Dopo, fai  tutte le docce che vuoi … dopo”.

Mentre baciava la sua pelle Orlando pensava che sì, era leggermente e piacevolmente salata, ma dannatamente irresistibile e non gli importava un fico secco se non era profumata di lavanda e incremata, gli piaceva il suo odore naturale, l'amava e  aveva voglia di fare l'amore con lei, al diavolo la doccia e tutto il resto.

Inevitabilmente la doccia Aylén se la fece dopo. A dire il vero la fecero insieme, poi siccome lei era molto stanca si misero un po’ su letto, raccontandosi più o meno che avevano fatto rispettivamente in quei quattro mesi di separazione. Aylén non affrontò l'argomento riguardante i suoi genitori, si ripromise di farlo in altro momento, ora era troppo rilassata e felice per tirare in ballo cose spiacevoli. Orlando la teneva tra le braccia sfiorandole le scapole con un dito e ogni tanto le dava un piccolo bacio sulla fronte, su uno zigomo o sulla bocca; nel frattempo continuavano ininterrottamente a parlare mentre lei aveva la testa appoggiata sul cuscino con il naso ad un millimetro da quello di lui. Ad un certo punto, il ragazzo si accorse che lei doveva essere stanca, molto probabilmente per il lungo viaggio, ma anche per il fuso orario, infatti ogni tanto Aylén socchiudeva le palpebre per qualche secondo, allora lui se la strinse ancora un poco a sé e continuò a coccolarla finché la ragazza non si addormentò profondamente.

Erano le quattro di pomeriggio e Orlando si rese conto che probabilmente Aylén avrebbe dormito minimo fino all'ora di cena. Sgusciò dal letto con delicatezza facendo molta attenzione a non svegliarla e cominciò a rivestirsi. Mentre si stava abbottonando i pantaloni gli squillò il cellulare. Imprecando mentalmente lo afferrò al volo e rispose.

Era la sua agente.

“Io e Bill siamo qui nel mio studio, devi venire immediatamente Orlando. Dobbiamo parlare seriamente di una cosa grave” esordì la donna con un tono molto serio.

“Non so se ti rendi conto, ma è domenica pomeriggio Robin!” rispose Orlando bisbigliando per non svegliare Aylén. Afferrò la sua maglietta e andò spedito verso il corridoio.

“La gravità della faccenda ha fatto interrompere il week end anche a noi, devi venire immediatamente oppure veniamo noi da te”.

Il ragazzo soffiò scocciato, e ora che diavolo era accaduto tutto d'un tratto? Doveva essere davvero qualcosa di spiacevole per obbligare tutti a riunirsi di domenica.

“Va bene vengo io, ma che sia una cosa veloce perché voglio rientrare a casa prima di cena” rispose con un tono che non ammetteva repliche.

“Ti aspettiamo… ma perché bisbigli?” gli chiese poi curiosa la donna.

“Arrivo” disse lui evitando ulteriori spiegazioni. Che faceva a casa sua nella sua intimità erano e dovevano restare fatti esclusivamente suoi.

S'infilò la maglietta e rientrò un attimo in camera. Aylén dormiva tranquillamente, Orlando prese il telecomando del condizionatore e regolò al minimo l'aria, le tirò su delicatamente il lenzuolo e sistemò la zanzariera soffermandosi a guardarla, avrebbe voluto darle un bacio, ma non lo fece per paura di svegliarla. Quindi scese di sotto, prese carta e penna e le lasciò un messaggio, così se nel caso si fosse svegliata prima che rientrasse, l'avvertiva che aveva dovuto urgentemente incontrarsi con la sua agente per importanti questioni di lavoro, ma che sarebbe rientrato quanto prima.

Chiamò un taxi e partì

 

Un'ora dopo era nello studio con Robin la sua agente e Bill il suo addetto stampa, che avevano due facce che non promettevano niente di buono.

“Si può sapere che succede, tanto da farmi precipitare qui a rotta di collo e per giunta di domenica?” chiese Orlando contrariato rivolto ai due.

“Siediti” gli disse Robin.

“No, voglio stare in piedi e ho fretta” rispose lui infastidito.

“Non fare il bambino e siediti, dobbiamo fare un discorso serio” lo riprese aspramente la donna.

Orlando era grato ad entrambi, sapeva che la maggior parte di ciò che era lo doveva anche a quei due e al loro lavoro, ma a volte non li sopportava proprio. Lo bacchettavano e lo obbligavano a certe scelte che talvolta lui riteneva troppo dure da digerire. Sta di fatto però che non sbagliavano quasi mai un colpo e quindi, suo malgrado, doveva comunque almeno ascoltarli e così fece anche quella volta.

Appena si fu seduto la donna estrasse da una cartellina una bozza di una pagina di un giornale, una di quelle che si fanno prima della stampa definitiva.

“Ringraziamo i nostri Santi in Paradiso caro mio! Se non fosse stato per una conoscenza che mi doveva un favore, domani saresti uscito in prima pagina e molto probabilmente ti saresti sputtanato la carriera!” disse Robin senza mezzi termini porgendo il foglio al ragazzo. Quello che Orlando vi lesse aveva dell'incredibile.

Il pezzo diceva così:

 

Dietro le apparenti irreprensibili vite del giovane attore inglese Orlando Bloom e della sua nuova presunta fiamma una giovane biologa spagnola Aylén Delgado si nasconde un passato a luci rosse.

Un inserviente spagnolo, che lavora in un albergo, dopo un lungo silenzio vuota il sacco, raccontando piccanti particolari del modo in cui i due piccioncini si sarebbero conosciuti.

 

Seguiva l'intervista dettagliata di quell'inserviente, che altri non poteva che essere quel Tonio, che fece da interprete quella famosa sera, il quale raccontava come Aylén più nuda che vestita, fosse uscita da una torta fatta recapitare all'attore per il suo compleanno. L'uomo insinuava poi che la ragazza si fosse intrattenuta con il ragazzo per una nottata di fuoco e giochini erotici vari, ovviamente a pagamento. Doveva essere stata brava, commentava invece l'intervistatore, perché, secondo le sue ricerche ne era emerso che Orlando, benché all'epoca fosse fidanzato, aveva perso completamente la testa tanto da imporre la ragazza sorpresa come stunt nel film Kingdom of the Heaven pur di averla con se.

L'inglese era sbiancato ed era saltato in piedi di scatto.

“E' un’infamia! Non è vero! Lo denuncio, quanto è vero Dio lo trascino in tribunale questo pezzo di merda!”.

Era letteralmente fuori di sé e per un tipo calmo come lui era davvero difficile farlo imbestialire a tal punto.

“Calmati!” gli disse Bill. “Ci abbiamo già pensato noi a metterlo in condizione di non aprire più bocca” spiegò poi.

“Il fatto è che questa è una cosa grave! Ma che cazzo hai combinato in Spagna si può sapere? Non è che poi all'improvviso salta fuori qualcos’altro?” chiese Robin.

Orlando si rivoltò in malo modo lanciando ai due un'occhiataccia come se avesse voluto incenerirli.

“Smettiamo di fare insinuazioni per favore! Non ho combinato proprio niente” disse secco.

“Insomma Orlando tu e quella qualcosa avete fatto, le chiacchiere possono essere ingigantite ma non nascono mai dal nulla assoluto”.

Orlando si avvicinò minaccioso alla scrivania dove era seduta Robin e vi poggiò le mani sopra, quindi con uno sguardo gelido e gli occhi ridotti a due fessure gli sibilò con tono tagliente “Stai attenta a come a parli! Quella come l'hai chiamata tu, è la donna che amo, ed esigo da parte tua nei suoi confronti il massimo rispetto. Perché è bene che tu sia conscia del fatto che se mai dovessi scegliere tra te e lei sceglierei sicuramente lei, licenziandoti senza il minimo rimpianto! Sono stato chiaro?”.

Robin e Bill si scambiarono un'occhiata d'intesa, evidentemente avevano sottovalutato il problema. Era ovvio che Orlando era preso dalla situazione molto più di quanto avessero immaginato, dovevano cambiare strategia, ma dovevano in tutti i modi risolvere quella faccenda nella maniera più consona e più indolore per il bene della carriera del ragazzo.

 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

NOTA: Ed eccomi a ringraziarvi tutti per l'affetto che state dimostrando verso questa storia che io accolgo con gioia e con sincera gratitudine!^^ GRAZIE  ROY(ti mando una mail più tardi^^), Frodina, Anjulie, Eowin, Conty e Azu, site tutte splendide e vi mando un bacione grande grande!! e buona lettura! a tutti!^^ Scusate la velocità ma sono in ritardo stasera mi rifarò domani, grazie della comprensione!

 

 

Capitolo cinque

 

Robin era una donna estremamente intelligente e pratica, del resto se non lo fosse stata, non avrebbe ottenuto i risultati che avevano portato Orlando ad essere una delle maggiori star a livello mondiale, ricercatissimo e strapagato. Lo conosceva molto bene e sapeva come prenderlo, quindi corse immediatamente ai ripari.

“Orlando, scusami, non avevo nessuna intenzione di mancare di rispetto alla tua ragazza” disse con tono conciliante al ragazzo.

“Davvero? A me sembrava l’opposto!” rispose, dato che anche lui la conosceva bene e aveva capito che tentava di rabbonirlo.

“Via non essere eccessivamente puntiglioso come tuo solito, ascoltami e poi valuta”.

Orlando guardò l’orologio e poi con fare polemico rispose: “Sono venti minuti che ti sto ascoltando… mi pare”.

“Bene allora ragioniamo insieme. Questa storia è stata tirata fuori da qualche scribacchino per raddoppiare il numero di copie del suo giornale. Evidentemente ha messo in bocca a quell’inserviente un mucchio di fandonie, ma il punto non è questo, pensa se fosse uscito in edicola! Insomma Orlando, saresti stato investito da un’ondata di pettegolezzi maligni che avrebbero sicuramente sporcato la tua immagine” disse Robin seria, poi si giocò l’asso nella manica “Ma non solo, se non sbaglio la tua ragazza è una biologa che ha partecipato anche ad un importante progetto in Australia giusto?” chiese con fare quasi materno.

L’inglese annuì.

“T’immagini che cosa sarebbe stato anche per lei? Insomma la sua credibilità sarebbe stata duramente minata, con la terribile conseguenza di ritrovarvi entrambi con le rispettive carriere rovinate” ecco l’aveva detto, ed ora era sicura che lui sarebbe diventato molto più malleabile.

Infatti Orlando aveva cambiato espressione.

“Cavolo! Non ci avevo mica pensato e poi porca miseria pure il suo nome e cognome stavano per pubblicare” aggiunse il ragazzo come se stesse riflettendo a voce alta.

A quel punto Robin sfoderò tutto il suo charme e lo consigliò caldamente di parlare con Aylén. Gli disse che non c’era motivo di inutili allarmismi e che loro avevano la situazione sotto controllo. Solo sarebbe stato meglio, a scopo precauzionale, se lui e la ragazza avessero evitato per un po’ di tempo di pubblicizzare la loro storia, cerando accuratamente di non farsi vedere insieme. Addirittura sarebbe stato il caso di farsi trovare fuori in giorni diversi ognuno per conto proprio, così da mettere a tacere ogni residuo di pettegolezzo. Ovviamente poi nello stretto privato, dentro le quattro mura di casa, erano liberissimi di fare ciò che volevano.

Orlando non era proprio felice di questa situazione, a dire il vero gli pesava, insomma dover rinunciare anche ad andare a cena fuori con Aylén o semplicemente dover tenerla nascosta come un’amante segreta non è che lo facesse saltare dalla gioia, ma suo malgrado dovette ammettere che Robin forse aveva ragione. Quindi per il suo bene ma anche per quello di Aylén, sebbene riluttante, promise che avrebbe fatto come lei gli aveva consigliato.

Prima che se ne andasse, dato che era lì, la donna gli consegnò il copione del nuovo film e gli consigliò di cominciare a studiarselo.

“Dici che ci darà retta?” chiese Martin a Robin una volta che Orlando se ne era andato.

“Ne sono certa” rispose lei con sicurezza.

“Certo che quel ragazzo ha l’innamoramento facile, era meglio se se ne stava un po’ single!” commentò a voce alta l’uomo.

Robin lo guardò con un certo disappunto, benché a volte le toccasse la parte della rompiscatole voleva davvero bene ad Orlando.

“E’ giovane e dannatamente idealista, tu com’eri da giovane scusa? Non ti sei mai innamorato?” rispose leggermente risentita e poi aggiunse “A volte lo invidio, è bello avere dei sentimenti così profondi… anche se in quest’ambientaccio è una gara dura mantenerli nel tempo!”.

 

Quando Orlando rientrò in casa Aylén stava ancora dormendo, quindi tanto per ammazzare il tempo si mise a dare un’ occhiata al nuovo copione. Era scocciato, tutta quella storia gli aveva rovinato la giornata che di per se era stata splendida. Rimuginò ancora bel po’, poi come sempre faceva quando voleva estraniarsi da un problema s’immerse nella lettura.

Più tardi finalmente Aylén si svegliò e siccome le sue valige erano rimaste nell’atrio, per andare al piano inferiore s’infilò una maglietta di Orlando e un paio dei suoi boxer coloratissimi. Era scalza e stava scendendo le scale, quando lo vide, di spalle, seduto a gambe incrociate su divano che stava leggendo. Sembrava molto concentrato. Lo raggiunse piano senza farlo accorgere della sua presenza, quindi gli cinse il collo da dietro lo baciò affettuosamente in una guancia.

“La dormigliona s’è svegliata!” commentò lui sorridendo.

Lei lo raggiunse a sedere e lui come vide che cosa indossava disse: “Porc… mi hai rubato le mutande eh?” facendo finta di essere arrabbiato.

Lei rise. “In effetti sì, confesso: l’ho fatto!”.

“Hai fatto bene! Dopo ti aiuto a portare su la tua roba” aggiunse il ragazzo più seriamente.

Aylén, che ormai lo conosceva, notò una luce strana nei suoi occhi, nonostante si dimostrasse tranquillo sembrava leggermente tormentato. Si avvicinò ancora un poco, gli carezzò una guancia con il dorso della mano obbligandolo a girarsi verso di lei e a guardarla negli occhi.

“Che c’è che non và?” gli chiese lievemente preoccupata, ma con dolcezza.

Lui abbassò lo sguardo.

“Niente” rispose con fare distratto.

“Orlando per favore non dire: niente. Perché vedo chiaramente che sei turbato” disse lei incalzandolo appena.

Il ragazzo appoggiò la testa sullo schienale del divano chiuse gli occhi e sbuffò appena, poi ritornò alla posizione originaria e decise di parlare. Tanto avrebbe comunque dovuto farlo e forse prima si levava il pensiero e meglio era.

Così le raccontò tutto, mentre lei lo ascoltava allibita e sconcertata. Quando Orlando ebbe finito di parlare, Aylén a sua volta prese coraggio e gli raccontò dei suoi genitori. A dire il vero parlò solo di quello che le aveva detto suo padre, omettendo gran parte di quello che le aveva detto sua madre, di cui si limitò a riportare solo che tacitamente era d’accordo con il marito.

“Certo che siamo messi proprio bene!” commentò Orlando.

“Il fatto è che mio padre mi detesta, avrebbe voluto avere un maschio e se per disgrazia quell’articolo fosse uscito e l’avesse letto, penso che sarebbe stato capace di togliermi il suo cognome!” disse Aylén costernata.

Orlando la guardò e sorrise.

“Esagerata!” le disse poi abbracciandola e appoggiando la sua fronte su quella di lei “A volte sei un pochino irritante, ma è impossibile detestarti e penso sia lo stesso per tuo padre… Forse è solo geloso della sua bambina. Molti padri lo sono in certi frangenti”.

“Io non sono affatto irritante” protestò lei.

Lui alzò un sopracciglio con fare scettico, ma scherzoso “Sicura?” disse poi canzonandola.

“Senti chi parla!” ribatté lei fingendosi offesa.

“Mi mancavano questi battibecchi” commentò Orlando divertito.

“Anche a me, ultimamente non ho più battibeccato con nessuno!” rispose Aylén ridendo “A parte mio padre” aggiunse poi seria.

“Dai smetti di prenderla così male, sono sicuro che si aggiusterà tutto con il tempo” le disse Orlando dandole un piccolo bacio sul naso.

“Speriamo che sia come dici tu” sospirò la ragazza.

“Bene, visto che prima che scoppiasse tutto sto casino avevo programmato di andare a cena fuori, ora abbiamo un problema: che si mangia stasera?” disse poi cambiando completamente argomento visto che il suo stomaco brontolava e che era ora di cena.

“Vediamo che si può inventare” disse Aylén alzandosi e andando verso la cucina.

Poco dopo la ragazza armeggiava con uova, patate e formaggio.

Orlando la osservava mentre sbatteva le uova in una casseruola, si era legata i capelli in una coda alta, era ancora scalza, la maglietta che indossava era di due taglie più grandi e le faceva quasi da vestito, appena più giù facevano capolino i boxer a quadri tipo scozzese che gli aveva preso insieme alla maglia. Era concentratissima nella battitura delle uova, con un’espressione attenta e lievemente accigliata dallo sforzo, mentre con i denti si mordicchiava il labbro inferiore. Il ragazzo pensò che era fantastico averla lì nella sua cucina, conciata in quella maniera strana, tutta presa ad inventarsi la cena. Era la cosa più bella che potesse desiderare: lei, lui e le semplici cose di tutti i giorni, come una qualsiasi coppia normale, continuò a fissarla.

“Ma che ti sei imbambolato?” gli disse lei riportandolo alla realtà “Su muoviti, apparecchia la tavola!”.

“Si signor generale!” disse Orlando scattando in piedi.

“Generale? E questa ora da dove salta fuori?” chiese lei curiosa.

“Emmm… è una lunga storia, magari uno di questi giorni te la racconto eh!” disse Orlando ridacchiando e cercando di svicolare l’argomento, mentre stava apparecchiando.

Cenarono di gusto e il tortino di patate che aveva fatto Aylén era davvero buono.

“Ma non mi dire che hai imparato anche a  cucinare?” aveva detto Orlando ad un certo punto mentre mangiava quella deliziosa cena improvvisata.

“Sei sempre molto spiritoso!” gli aveva risposto lei con una smorfia.

Avevano poi continuato a mangiare, chiacchierare e scherzare. Dopo cena avevano sparecchiato e Aylén stava riponendo i piatti nella lavastoviglie, Orlando la aiutava.

Quando lei si spostò a ripulire il ripiano da lavoro lui la seguì e appena ebbe finito la costrinse a girarsi, quindi la prese per la vita  e la fece sedere su quel ripiano, poi ci puntò le mani sopra facendoci forza.

“Ma che stai facendo?” gli chiese lei che non capiva.

“Lo testo” rispose lui guardandola in una certa maniera.

“Per quale motivo?” chiese lei che invece aveva capito benissimo.

Sulle labbra di Orlando comparve un sorriso accennato molto malizioso e poi le disse: “I motivi fondamentali sono due, primo rivoglio le mie mutande e secondo… non so perché, ma la cucina mi evoca pensieri impuri…”.

“E’ colpa dell’associazione cibo sesso… credo” rispose Aylén stando al suo gioco.

“Molto probabile” rispose lui baciandola sulle labbra e facendola sdraiare, solo che nel farlo prese male le misure e lei batté lievemente la testa nel piano “Tutto bene?” le chiese allarmato.

“Sì” rispose lei non potendo fare a meno di ridere.

Rise anche lui e si issò un po’ maldestramente sopra di lei. Scivolarono a leggermente a lato e ricominciarono a ridere. Ma Orlando non si diede per vinto e le sfilò la maglietta, dopo di che si sfilò anche la sua, ma nella concitazione sbatté malamente il gomito nel mobile alla sua destra.

“Porca puttana!” imprecò massaggiandosi la parte dolorante ricadendo a peso morto sopra di lei che cominciò a ridere forte.

“Ma con un bel letto di sopra è proprio necessario massacrarci su sto ripiano?” gli domandò sempre ridendo.

“E’ una questione di principio o io o lui! E poi smetti, non è serio, sto cercando di sedurti in maniera torbida e tu continui a ridere!” le disse lui che cominciò a carezzarle la pelle nuda baciandola.

“Era solo per dire, tanto per farti presente che prima di ammazzarci c’era un’alternativa” gli rispose lei tra un bacio e l’altro.

“Mmmmm” mugolò lui mordicchiandole un labbro “Dell’alternativa ci occuperemo più tardi” e le sfilò i boxer armeggiando poi con in suoi jeans.

“Come sarebbe? Mica lo vorrai fare di nuovo anche dopo?” disse lei fingendosi scandalizzatissima e preoccupata.

Lui che finalmente s’era completamente spogliato, a dire il vero non senza fatica, si tirò su e la guardo facendo una faccia serissima.

“No, dico, mica avrei pensato di dormire vero? Non so se ti rendi conto, ma ho più di quattro mesi di arretrati e fin che ho fiato ho intenzione di andare avanti ad oltranza!”.

“Oddio, detta così pare una minaccia!” rispose lei.

“E’ una minaccia!” disse lui, sottolineando la frase con un’espressione scherzosamente cupa.

Scoppiarono nuovamente a ridere senza ritegno.  

Era bello giocare così, facendo un po’ gli scemi, stuzzicandosi con battutine idiote.

Improvvisamente lui divenne serio la guardò dritta negli occhi e avvicinando le labbra alle sue le sussurrò: “Ora però basta giocare!”.

Lei lo assecondò annuendo con bacio che fu il preludio alla loro prima lunga notte insieme.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

NOTA: Come sempre vi ringrazio di cuore tutti e in particolare  ROY(la mail mi è arrivata  ho risposto tutto ok??^^), Conty(un baciozzo a te che sei una recensionista doc!^^)  e naturalmente non può mancare Azu (la mia  graditissima smessagiatrice di fiducia^^), Buona lettura a tutti quelli che seguono la storia!^^

 

 

Capitolo sei

 

Nelle due settimane che seguirono Orlando e Aylén, se ne rimasero chiusi in casa per conto loro, totalmente isolati dal mondo, come avevano già fatto prima che lei partisse per l’Australia. Passarono il tempo un po’ pigramente, ma facendo anche un sacco di cose, tipo parlare, giocare, vedere films, cucinare e naturalmente fare l’amore tutte le volte che volevano e dove gli capitava. Poi però anche le ferie di lei finirono e gli impegni di lui s’infittirono, riportando le cose ad una normalità quotidiana, come era naturale che fosse.

 

“Dio è tardissimo!” disse Aylén mentre ingurgitava in piedi e in tutta fretta il suo caffè, sbirciando l’orologio.

Orlando invece che non doveva uscire perché se ne sarebbe stato a casa a studiarsi la parte, la guardava assonnato sbadigliando, seduto al tavolo di cucina, davanti alla sua tazza di caffè fumante che non aveva ancora toccato. Aveva il gomito appoggiato sul ripiano e si teneva la testa con una mano. Sorrise e pensò che lei così agitata assomigliava vagamente ad un’ape industriosa. Era buffa a vedersi.

“Calma, il taxi è già fuori e arriverai all’Istituto più che in orario” biascicò sbadigliando nuovamente.

“Per favore chiama Ester e falla tornare! La casa è in disordine e io non avrò più tempo per fare nulla, non possiamo vivere in un tale casino” disse la ragazza concitata, mentre prendeva la tazza e la riponeva nel lavandino.

“Si, si, la chiamo” rispose Orlando appoggiando poi la testa sul piano del tavolo “Mamma mia che sonno!” commentò chiudendo gli occhi.

Lei che era davvero agitata afferrò la borsa e disse in tutta fretta: “Io vado”.

“Aspetta!” disse lui alzandosi in piedi “Non mi saluti nemmeno?” aggiunse mettendo su una specie di broncio.

“Scusami” disse lei avvicinandosi e dandogli un piccolo bacio sulle labbra “A dopo” concluse facendo per andarsene, ma lui la bloccò tenendola per un braccio.

“Questo saluto non mi piace” disse sempre più imbronciato.

“Orlando per l’amor del cielo è tardi!” gli rispose lei leggermente spazientita.

Ma lui non la stette neanche ad ascoltare la prese per la vita e l’avvicinò a sé

“Che saranno mai trenta secondi in più!” poi aggiunse “Salutami per bene”.

Quando faceva così Aylén lo trovava piacevolmente detestabile, sembrava che lo facesse a posta, ma sapeva anche quanto fosse insistente quindi lo assecondò o avrebbe fatto davvero tardi.

Dopo averlo baciato si staccò da lui con grazia, ma determinata “Ora vado davvero, ci vediamo stasera” e si avviò spedita al taxi.

 

Per tutta la mattina Orlando ciondolò per casa, studiò un po’ ma non aveva testa, ad un certo punto prese il telefono e chiamò Dominic.

“Ah! La quarantena è finita!” esordì l’altro non appena riconobbe la voce dell’amico.

“Devo ridere? O è facoltativo?” rispose Orlando.

“Avresti dovuto ridere, ma diciamo che puoi anche evitarlo. Ultimamente il tuo sense of humour è in netto calo!”.

Continuarono poi a parlare e tra le altre cose Dom gli disse che il giorno seguente sarebbe arrivato a Los Angeles per il compleanno della madre, Elijah e che visto  che si sarebbe trattenuto una settimana, c’era in ponte un’ uscita tutti insieme.

“Abbiamo riservato una parte del Club Bahia, naturalmente siete invitati anche tu e signora” disse Dominic.

Dall’altra parte ci fu un attimo di silenzio, poi Orlando rispose “Non possiamo venire Dom”.

L’altro si stupì non poco e chiese il perché, a quel punto Orlando spiegò tutto al ragazzo.

“Fottuta miseria cane!” esordì Dominic dopo averlo ascoltato “Ma tu guarda che situazione di merda! Queste sono le classiche cose e del nostro mestiere che mi fanno veramente incazzare” disse serio.

“A chi lo dici” rispose Orlando sconsolato.

“Roba da matti! E’ una cosa ridicola oltre che veramente seccante! Come quella volta che mi beccarono a fumare una sigaretta, cazzo! Il giorno dopo tutti i tabloid titolavano che mi facevo le canne in pubblico! Era solo una sigaretta, ma che pensano che sono così scemo da rollarmi una canna in pubblico!” aggiunse poi sdegnato.

“Senti Dom, io non garantisco niente, ma magari potrei chiedere ad Aylén se posso venire da solo, se non le spiace” disse Orlando.

Questa volta fu Dom a rimanere un attimo di silenzio.

“No, fammi capire hai bisogno del permesso?” chiese.

In realtà lo chiese senza malizia o voglia di provocare, ma solo con grande stupore.

Orlando capì l’intento e non se la prese.

“Non si tratta di chiedere o meno il permesso, è solo tornata da poco, non voglio che pensi che smanio per andare fuori per i fatti miei”.

“Sì, hai ragione capisco perfettamente, comunque teniamoci aggiornati okay?”.

“Va bene” disse Orlando “Ah!” aggiunse poi prima che l’altro attaccasse,

“Si?” fece Dom.

“Preparati caro mio, dalla prossima settimana si ricomincia… Ho intenzione di farti un gran culo con la Play!”.

“Se, come no! Continua a sognare ragazzo!” fu la risposta di Dom e poi si salutarono davvero.

 

Orlando aveva taciuto su quella famosa uscita fino all’ultimo momento, poi la sera stessa quando sarebbe dovuto andare l’aveva buttata lì come niente fosse, tanto per non dare importanza alla cosa. Aveva pensato che era un ottimo espediente per far sì che non si creassero inutili discussioni o malintesi.

“Non dovresti fare il ruffiano per dirmi che vuoi uscire con i tuoi amici!” disse Aylén vagamente risentita.

Era rientrata a casa da circa un’ora e per tutto il tempo Orlando l’aveva circuita con fare canagliesco. Lei era rimasta molto soddisfatta di tutte quelle sottili attenzioni ammiccanti finché lui non aveva tirato in ballo il discorso di quell’uscita. Lei sapeva che non avrebbe dovuto prendersela, in fondo non c’era proprio nulla di male, ma era come sempre stata presa da quel subdolo senso di gelosia. Non volendo farsene accorgere, aveva tirato fuori il fatto che lui avesse fatto il ruffiano, giusto per dar sfogo alla sua frustrazione.

“Veramente non mi pare proprio, comunque se è un problema non vado” aveva risposto lui leggermente infastidito. Non era stato affatto ruffiano secondo il suo punto di vista e quindi non capiva la reazione di lei.

“Ma no vai pure ci mancherebbe. Tanto dobbiamo farle queste benedette uscite no? Allora tanto vale che tu vada almeno a salutare un vecchio amico”.

Alla fine Aylén s’era resa conto che era meglio abbozzare.

Furono interrotti però da Ester, la donna comunicò che la cena era pronta e poi chiamò Orlando in disparte, lui la seguì fuori dal salotto verso la cucina.

“Nei suoi pantaloni che ho ritirato ieri dalla tintoria c’era questo” disse la donna con un espressione che a Orlando parve di malcelato rimprovero.

Ester le porse in mano il biglietto da visita che le aveva dato tempo prima Elodie, Orlando lo accartocciò e lo restituì alla donna dicendo “Non è niente d’importante lo butti pure via. Grazie”.

Ester sorrise appena e prima di andarsene gettò il cartoncino nell’immondizia.

Dopo cena, mentre Orlando si preparava per uscire, Aylén per fare qualcosa e mascherare l’agitazione che comunque aveva, andò in veranda a leggersi degli appunti di lavoro per l’indomani. In effetti nel suo lavoro c’erano grosse novità che l’avrebbero coinvolta in prima persona, novità che sapeva avrebbero fatto quasi sicuramente innervosire Orlando, e quindi per il momento s’era ben guardata da parlargliene. Lo avrebbe fatto solo e se fosse stato strettamente necessario, perché era abbastanza sicura che lui avrebbe avuto da ridire, per questo e un po’ anche per quell’uscita era parecchio in tensione.

Quando se lo trovò davanti vestito di tutto punto sbarbato e ingelatinato non poté fare a meno di provare un sottile senso di fastidio.

“Allora divertiti” gli disse cercando di mantenere un tono tranquillo e naturale poi aggiunse “Magari la prossima dillo prima così mi organizzo e esco anche io invece di rimanere a casa da sola” puntualizzò con una lieve nota di rimprovero nella voce.

Chissà perché, ma il fatto che invece lei rimanesse in casa a lui faceva piacere. Certo era un pensiero dannatamente egoista e molto comodo, ma fu esattamente quello che Orlando provò.

“Va bene” disse invece baciandola per salutarla “Farò tardi quindi se vuoi dormire non aspettarmi e vai pure a letto” aggiunse poi mentre si avviava a prendere il taxi.

“Figuriamoci se mai avrei pensato che tornassi presto!” borbottò a voce alta Aylén mentre lo vedeva sparire oltre il cancello. Sbuffò e si rimise a leggere.

 

Al Club Bahia, nell’ala che i ragazzi avevano riservato c’erano veramente un sacco di persone. Orlando arrivò ed entrò con passo sicuro, mani in tasca e sorriso smagliante, salutò un paio di persone poi vide Lij e gli andò incontro.

Si abbracciando dandosi sonore pacche nella schiena.

“Allora bello? E’ un sacco che non ci si vede eh? Che mi dici?” gli disse Orlando.

“Sto valutando delle nuove offerte e vorrei poter girare qualcosa a New York, tutto sommato me la passo bene!” rispose Elijah “Mentre di te mi dicono che sei incastratissimo con un generale spagnolo” aggiunse poi ridendo.

Ma prima che Orlando potesse controbattere la voce di Dominic li interruppe “Sì, è stato quella testa di cazzo di Dom a spifferare tutto, del resto è una fottuta comare!” e poi scoppiò a ridere porgendo da bere ai due.

“Dom sei già abbastanza su di giri eh?” commentò Orlando prendendo il gin tonic che gli aveva offerto l’amico.

“Sì, e stasera chi non beve in compagnia che il diavolo se lo porti via!” disse accennando una sorta di brindisi e scolandosi d’un fiato tutto il contenuto del bicchiere.

La musica era alta c’era da bere in gran quantità oltre che ad una specie di buffett con stuzzichini vari. Ovviamente c’erano un sacco di modelle, attricette e belle figliole in genere, che gironzolavano sinuose tra gli ospiti maschili, con la smaccata preferenza per quelli famosi. Verso mezzanotte furono raggiunti anche da Donnie che era stato invitato da Dom.

“OHHH!!!! Ma ci sei anche tu!” gli disse Orlando  saltandogli al collo e baciandolo vistosamente sulla guancia.

“Vedo che stasera hai bevucchiato” gli disse Donald ridendo.

Orlando strizzò gli occhi e con fare da finto ingenuo disse “Solo un pochino, ma mi rifarò più avanti”.

“Vedi di non rifarti troppo o ci toccherà riportarti a casa in braccio” rispose Donnie.

Furono interrotti da Dom che era decisamente molto più arzillo di Orlando.

“Donnie hai visto per caso le nostre due dame?” chiese subito al cugino di Orlando.

“No, sono convinto che arriveranno tardi. Lo sai come sono le donne se la vogliono sempre tirare un po’, specialmente con quelli famosi come te! Pensano che se si fanno attendere magari poi avranno più attenzione”.

Dominic fece spallucce, si guardò intorno e disse “C’è tanta fica qui dentro che si potrebbe vendere, se non si muovono sarà solo peggio per loro!”.

“Sempre il solito romanticone eh Dom?” gli disse Orlando.

“Stai zitto tu! Uccello incatenato” rispose Dominic con una faccia così buffa che anche gli altri due non poterono fare a meno di ridere.

Era una serata per divertirsi quindi nessuno aveva voglia di dar peso alle cazzate alcoliche che sarebbero venute fuori.

Ad un tratto mentre Orlando si stava servendo l’ennesimo gin tonic si sentì toccare su una spalla e una voce vellutata gli sussurrò in un orecchio “Ciao ti ricordi di me?”.

Il ragazzo si girò e si ritrovò davanti Elodie la ragazza era ancora più eterea di come la ricordasse. Indossava un abito di chiffon rosa pallido con delle stampe appena più scure, abbastanza trasparente, ma niente affatto volgare, piuttosto creava quell’effetto vedo non vedo, molto sensuale e molto intrigante. I capelli biondi erano sciolti e ricadevano morbidamente sulle spalle. I suoi occhi blu lo fissavano intensamente.

“Sì, mi ricordo … vagamente” disse lui leggermente a disagio e senza capirne bene il motivo.

Lei sorrise “Figurati posso capire, con tutta la gente che incontrerai è normale che tu non possa fare mente locale a tutti”.

Era così gentile, così affabile e così accomodante, che Orlando non poté fare a meno di abbozzare un sorriso, anche se sentì il bisogno immediato di allontanarsi. Si scusò con un pretesto e andò di filato verso Elijah e gli altri.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

NOTA: Hola gente!!!^^ Grazie ancora per il aver letto in particolare grazie ROY( sempre la prima smakkete!! Non hai affatto sbagliato nome la tipa si chiama ELODIE!!) grazie a Frodina ( sono contenta che tu abbia trovato realistico il capitolo^^) Grazie anche ad Azu che è sempre solerte nello smessagiamento!!^_^ e Grazie anche a Sara. Siccome tutte voi mi avete chiesto di Elodie ognuna con le sue congetture, beh.... non posso dirvi nulla ( non spoilero ^^) solo leggendo potrete vedere se realmente la tipa avrà un ruolo di spicco oppure no in questa storia dove..... emmm... basta mi zittisco!! Buona lettura a tutti e GRAZIE ancora per l'affetto che dimostrate verso questo mio ennesimo sproloquio mentale!!^^

 

 

 

Capitolo sette

 

Era notte fonda e al Club Bahia la serata era al suo culmine. Erano tutti abbastanza andati visto che avevano bevuto parecchio, anche se a dire il vero nessuno di loro era completamente ubriaco.

Lij si avvicinò ad Orlando ammiccando “Non so se te ne sei reso conto amico mio, ma quella bionda è tutta la sera che ti marca stretto!” gli disse indicando Elodie.

“Me ne sono reso conto sì, mica sono scemo”.

Elijah rise.

“Non è esattamente il mio tipo però, cazzo Orlando, è proprio una gran …”.

“Sì lo è” lo interruppe Orlando “Ma si dà il caso che io sia felicemente occupato e la cosa non m’interessa”.

“Oh!” fece Lij con aria di chi la sa lunga.

“Non mi fraintendere eh?” gli disse l’inglese “Gli occhi ce li ho e la vista buona pure, ma non mi va di rischiare il mio rapporto per una scopata, perché tanto solo quello sarebbe”.

“Ma sì, hai ragione tu!” gli disse Elijah dandogli una pacca sulla schiena.

Furono interrotti proprio dall’arrivo della ragazza, Lij prudentemente si allontanò.

“Senti io vado via” disse Elodie ad Orlando “Posso salutarti?”.

Il ragazzo la guardò con aria leggermente interrogativa o non lo stava già facendo? Ad ogni modo annuì con un sorriso.

Elodie gli sfiorò una guancia con bacio e nel passare a fare la stessa cosa sull’altra finse di sbagliare mira e gli sfiorò le labbra.

Poi si affrettò a dirgli con aria studiatamente imbarazzata, abbassando lo sguardo “Oddio scusami, non volevo… sono stata veramente maldestra”.

“Non fa niente” la rassicurò lui a sua volta leggermente imbarazzato e a dire il vero anche un po’ turbato.

“Beh allora io vado…” fece lei e poi aggiunse “Proprio non posso sperare che tu mi chiami?”.

A quel punto Orlando mise le cose in chiaro “Mi spiace, ma sono sentimentalmente impegnato e anche molto felicemente, quindi, non mi pare il caso”.

“Capisco” fece lei appena delusa, poi aggiunse sorridendo “Comunque niente ci impedisce di essere almeno amici giusto?”.

“Certo, perché no!” fece lui, domandandosi perché non se ne andasse, cominciava a sentirsi agitato.

“Bene” fece lei soddisfatta “Allora alla prossima” e se ne andò.

Orlando controllò l’orologio, erano quasi le quattro di mattina, Dom e Donnie erano spariti chissà dove con Victoria e Nathalie e lui sentì il desiderio impellente di andarsene. Si diresse in bagno infilò la testa sotto il rubinetto dell’acqua fredda. Uscì, salutò Elijah e un altro paio di persone che conosceva, mandò un messaggio a Donnie, quindi prese un taxi e si avviò verso Malibù.

Si sentiva in colpa.

Non aveva fatto niente di cui rimproverarsi, ma non poteva fare a meno di non sentirsi a posto. Pensò che se Aylén fosse uscita da sola e qualcuno l’avesse tampinata come Elodie aveva fatto con lui, gli sarebbero girate le palle in maniera incredibile e si sarebbe incazzato di brutto.

Quando arrivò a casa prima di salire di sopra bevve un the per riprendersi un po’ visto che era alticcio.

Aylén si era addormentata anche se a dire il vero, nel corso della notte, s’era svegliata parecchie volte controllando l’orario, poi s’era arresa e il sonno l’aveva vinta definitivamente. Orlando entrò in camera facendo attenzione a non svegliarla. La osservò un attimo, era abbracciata al suo cuscino, rannicchiata con il lenzuolo che le arrivava alla vita. Indossava una delle sue solite cannottierine di filo di scozia bianca, che le lasciavano scoperte le spalle e le scapole. Sembrava una bambina. S’infilò pian pianino nel letto e nonostante avesse provato il desiderio di avvicinarsi a lei e di abbracciarla, non lo fece. Si posizionò in modo da non disturbarla, erano le cinque di mattina e non intendeva certo svegliarla.

Aylén però si era svegliata da sola, aveva rapidamente controllato l’orologio mentre lui era in bagno, poi aveva continuato a fingere di dormire. Non solo, ma dalla puzza d’alcool che aveva percepito quando lui era entrato nel letto si era pure resa conto che aveva bevuto e neanche poco. E’ inutile dire che era abbastanza contrariata.

Quando la mattina dopo suonò la sveglia, la ragazza fece per alzarsi, ma fu presa per la vita da Orlando che l’attirò a se, e le baciò languidamente una spalla.

Aylén rimase leggermente rigida, ma lui sembrò non farci caso, la strinse ancora più forte facendola aderire al proprio corpo e gli bisbigliò in un orecchio “Buon giorno Aylén”.

“Buon giorno” rispose lei cercando di non far trasparire il suo disappunto, poi cercò nuovamente di sciogliersi da quell’abbraccio, ma lui non demordeva. Anzi, rotolò sopra di lei e cominciò a tempestarla di baci “Non è affatto tardi” cominciò a dirle tra un bacio e l’altro “Ho voglia di fare l’amore con te” le comunicò in un soffio.

“Me ne ero accorta!” rispose lei in tono poco conciliante.

Lui si bloccò subito e alzò la testa “Qualcosa non va?” le chiese.

Lei approfittò di quell’attimo e sgusciò fuori dal letto.

“Devo andare a lavorare” rispose secca dirigendosi in bagno.

Orlando si tirò a sedere sul letto e aspettò che uscisse, appena lei rientrò nella camera lui l’affrontò.

“Sei arrabbiata?”.

“No” rispose lei mentre si vestiva, sarebbe morta prima di ammetterlo.

“Allora come mai sei così fredda stamani?” aveva chiesto lui irritato, non è che il suo rifiuto l’avesse preso propriamente bene.

Aylén si fermò un attimo si puntò le mani su i fianchi e gli rispose: “Non so se te ne rendi conto, ma ho degli orari di lavoro da rispettare e non posso rimanere a letto solo perché  ti sei svegliato bene!”.

A quella nuova risposta dal sapore acido Orlando si rabbuiò non poco: “Veramente non sarebbe esattamente la prima volta che lo facciamo prima che tu vada a lavoro” rispose polemicamente.

Lei sbottò.

“Insomma basta! Sembra sempre che tu pensi solo ed unicamente a quello! Se per una volta dico che non è il caso, vedi di non farla tanto lunga” disse senza mezzi termini, poi uscì dalla camera lasciandolo nel letto abbastanza interdetto.

 

Orlando aveva lì per lì lasciato cadere la cosa e si era rimesso a dormire, anche perché era abbastanza provato dalla notte precedente, ma quando si era definitivamente svegliato il suo umore era decisamente pessimo. E le ragioni erano più sottili e profonde di quello che potesse pensare.

Quella mattina, quando si era avvicinato ad Aylén, tra le altre cose l’aveva anche fatto per sedare quel sottile senso di colpa che non l’aveva affatto abbandonato. La brusca reazione di lei lo aveva fatto come sentire scoperto, ma non volendolo ammettere, si stava nascondendo dietro quella specie di rifiuto, per poter passare quasi dalla parte della ragione. Stava dando a quell’episodio un’importanza esagerata, ma era inutile menare il can per l’aia, il suo stupido orgoglio di maschio era ferito. Soprattutto quella frase gli aveva fatto male: Sembra sempre che tu pensi solo ed unicamente a quello.

Non era vero e c’era rimasto malissimo.

 

Come al solito Aylén rientrò a casa dal lavoro solo nel tardo pomeriggio.

Orlando non era in casa.

Strano pensò la ragazza, provò a chiamarlo sul cellulare, ma era spento. Allora decise di andare a farsi una doccia.

Quando scese, prima che se ne andasse, chiese ad Ester se sapeva dove fosse Orlando, ma la donna le disse solo che era uscito nel primo pomeriggio senza lasciar detto nulla.

Dopo circa un’ora finalmente il ragazzo rientrò abbozzò un saluto e salì in camera, prima di farlo le comunicò che aveva già cenato.

Aylén capì che era molto arrabbiato. Era tipico da parte sua comportarsi così, sparire e troncare di netto il dialogo, facendo l’offeso.

Nonostante ciò, non poteva certo giustificarlo e si arrabbiò anche lei, non trovava maturo e neanche educato che non l’avesse avvertita lasciandola ad aspettarlo per poi dover cenare da sola come una cretina. Cercò di calmarsi e cercò di cenare anche se le era passata la fame. Poi fece peggio di lui, prima andò a farsi una solitaria passeggiata in spiaggia per sbollire la rabbia, quando rientrò, si piazzò in salotto prese un dvd e si guardò con tutta calma un film, poi si decise a salire in camera.

Lo trovò a letto con il copione in mano che leggeva serio, non alzò neanche gli occhi per guardarla. Lei fece altrettanto si preparò per la notte e poi si infilò a letto, gli diede le spalle e tentò di addormentarsi. Dopo un po’, visto che non ci riusciva, gli disse abbastanza calma e gentile: “Non riesco a dormire con la luce accesa, non potresti andare di sotto a leggere?”.

Lui si girò e la guardò storto

“Cos’è ora mi vuoi addirittura buttare fuori dal mio letto?” le rispose seccato.

“Non dire idiozie! Ti ho solo chiesto con gentilezza se per caso potevi andare a leggere di sotto visto che non riesco a dormire” rispose lei irritata.

“No, non posso” rispose lui piccato.

Lei scrollò la testa con disappunto “Sei proprio un bambino a volte!” commentò.

“Ah! Io sarei il bambino, tu invece che fai le ripicchine perché sono uscito invece…”.

“Non ho fatto nessuna ripicca!” saltò su lei “Tu piuttosto sei tornato dopo aver cenato senza neanche avvertire”.

“Ero a lavorare mica a divertirmi! Sembra che lavori solo tu!”.

“Strano” fece lei “Non stai girando, mi piacerebbe sapere che tipo di lavoro hai fatto tutto il pomeriggio”.

“Riunione di produzione se proprio lo vuoi sapere”.

“Ti costava tanto fare una telefonata?” gli chiese lei.

“Non avevo voglia” rispose lui.

“Complimenti per la risposta!” fece lei sarcastica.

“Del resto ognuno ha i suoi momenti che non ha voglia” rimarcò lui.

“Invece di fare tanti discorsi stupidi affronta l’argomento piuttosto”.

“Non mi piace che tu faccia certi apprezzamenti, mi offende chiaro? Io non tollero di passare  come l’arrapato di turno! Potresti dire le cose con più delicatezza. E se proprio lo vuoi sapere sono incazzato nero!” disse alla fine Orlando vuotando il sacco. Poi aggiunse sarcastico “Ed è inutile che tu lo neghi perché non sono affatto stupido, stamani hai reagito così perché sei incazzata perché ieri sera sono uscito con i miei amici. Ti conosco troppo bene!”.

“Sei veramente un fenomeno! Te le rigiri come meglio ti torna vero?”.

Lui non rispose.

“Non è affatto vero quello che hai detto, non sono arrabbiata perché sei uscito e stamani avevo solo fretta di andare al lavoro. Forse sono stata brusca ma a volte sembra che tu non ragioni. Tiri avanti dritto come un treno senza curarti di ciò che ti si dice” disse infine lei con tono lievemente amareggiato. Poi concluse dicendo “Ora continua pure a fare come ti pare io cercherò di dormire se mi riesce”.

Aylén si distese nuovamente, prese il cuscino  e se lo mise sopra la testa.

Orlando lesse un’altra decina di minuti, poi finalmente spense la luce, era stanco anche lui a dire il vero e anche un po’ stranito. Insomma era arrabbiato, però allo stesso tempo gli dispiaceva aver fatto quella litigata. Sapeva di essersi comportato male rientrando tardi senza avvertire, ma era stato nervoso tutto il giorno e anche lui, quando ci si metteva, aveva il suo bel caratteraccio.

Aylén si rese conto che aveva finalmente spento la luce, quindi rimise il cuscino al suo posto poggiandoci sopra la testa, chiuse gli occhi, ma non riusciva a dormire.

Dopo un po’ che si rigirava si alzò sospirando.

“Dove vai?” le chiese lui che pure non dormiva ancora.

“Di sotto a prendere l’acqua”.

“Ne porteresti una bottiglietta anche me, per favore?” le chiese molto gentilmente accendendo la luce.

Lei annuì e poco dopo risalì con l’acqua per entrambi, gliela porse e lui la ringraziò bevve un poco, rimase un attimo in silenzio e poi spense nuovamente la luce.

“Me lo daresti il bacio della buonanotte?” disse all’improvviso stufo di quella situazione. “Altrimenti non riesco a dormire” aggiunse poi ridendo appena, giusto per sdrammatizzare.

Lei non rispose, ma si avvicinò e lo baciò del resto anche lei voleva far pace. Sapeva che lui nonostante avesse sbagliato non aveva tutti i torti nel dire che la sua reazione della mattina precedente era stata una sorta di piccola rivalsa dettata dalla sua gelosia. Così finalmente, dopo quel bacio si sistemarono vicini e finalmente si addormentarono tutti e due tranquillamente.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

NOTA: Stasera devo fare davvero un sacco di ringraziamenti e prima di tutto vorrei esprimervi la mia contentezza nel vedere che tutti i vostri commenti  esprimono l'attenzione verso il corso della storia. Ognuno ha espresso la propria opinione e ha dato la propria interpretazione e questo mi rende felice perché vuol dire che la storia vi coinvolge! Posso solo dirvi che questo è solo l'inizio, se continuerete a leggere ... ci sarà (credo, spero) MOLTO da discutere!!^^ E ho detto anche troppo! :P GRAZIE dal cuore a tutti voi che leggete e in particolare a ROY, Eowyn, Frodina, frenkymc, Conty e poi naturalmente la mitica Azu e Sara. Vi ripeto i vostri commenti molto attinenti alla trama, alle reazioni dei ragazzi, mi hanno davvero fatto piacere!! ^_^ Buona lettura a  tutti!!

 

 

 

Capitolo otto

 

Dopo quella piccola lite le cose erano ritornate più o meno regolari, anche se Aylén, avendo un carattere particolare, non aveva ancora del tutto digerito la cosa. Non era tanto il fatto che lui fosse uscito da solo con gli amici, ma piuttosto che fosse rientrato così tardi e che avesse bevuto. Non si voleva neanche porre il problema di come e con chi avesse passato quella serata, del resto lo conosceva e sapeva che gli piaceva essere al centro dell’attenzione, quindi più o meno poteva immaginare e la cosa non le piaceva.

Il problema di fondo erano le parole che le aveva detto sua madre, benché le ritenesse fuori dal mondo e di un’ottusità da manuale, le ronzavano fastidiosamente in testa, come se ci fosse una sorta di grillo parlante che la stuzzicasse di continuo. Sapeva che quel suo essere gelosa era un difetto e neanche poco grave, ma era più forte di lei. Nonostante fosse bella e nonostante sapesse con certezza che lui l’amava, Aylén restava di fondo una ragazza abbastanza insicura. Il fatto che suo padre l’avesse sempre trattata con severità, rimproverandola di continuo, pretendendo da lei atteggiamenti contro la sua natura scapestrata e solare, aveva finito con il farla sentire sempre poco amata. Così lei era cresciuta con questa subdola sensazione di non essere mai apprezzata abbastanza da nessuno. Calcolando poi che aveva avuto due precedenti relazioni piuttosto disastrose, era chiaro capire come mai, fosse sempre sul chi va là. A volte si chiedeva  se da parte sua non fosse stato un azzardo troppo grande imbarcarsi in quella relazione con Orlando. Erano troppo uguali e nello stesso tempo anche troppo diversi. Testardi, impulsivi, determinati, ambiziosi. Solo che lui era troppo famoso, troppo legato ad un mondo e ad una vita particolare da cui lei sarebbe sempre stata esclusa o comunque solo forzatamente accettata. Forse la vedeva troppo nera, ma ultimamente era quello che le frullava per la testa. La colpa era anche di quella situazione forzatamente castrante che li obbligava momentaneamente a non potere assolutamente neanche farsi vedere in giro insieme. A causa di ciò, negli ultimi giorni, anche Orlando era parecchio insofferente

Quella mattina si recò dalla sua agente veramente al culmine della frustrazione.

“Basta! Io mi sono rotto le palle!” esordì entrando in ufficio da Robin.

La donna alzò la testa dalle sue scartoffie e lo guardò con aria interrogativa.

“E’ il terzo fine settimana che passo rinchiuso in casa, tra le mura e la spiaggia e non ne posso più!” continuò a dire il ragazzo.

“Esci, chi ti trattiene scusa?” fece la donna serafica.

“Mi prendi per il culo?” chiese Orlando accigliato.

“No…” fece lei.

“Lo sai che sono esagitato per natura, non posso stare fermo e non posso fare sempre le solite cose, mi viene il palletico e non lo sopporto!”.

Robin aveva alzato un sopracciglio.

“Ti è già venuta a noia la vita di coppia?”.

“No! Mi è venuto a noia che non posso neanche andare ad una semplice cena fuori, non posso andare neanche a fare una cazzo di pallosa passeggiata!” sbottò  innervosito.

“Via non essere tragico! Tra un po’ potrai portarla dove ti pare. Con la dovuta cautela s’intende, ma per ora lo considero prematuro e azzardato. Quindi cerca di fartene una ragione e se vuoi uscire ti consiglio di farlo per conto tuo”.

Orlando sbuffò platealmente poi le chiese: “Quando iniziano le riprese?”.

“Tra un mese esatto” rispose Robin.

“Bene, andrò qualche giorno a casa e ti avverto in anteprima, buttati pure via, ma me la porto dietro!”.

“A Londra?” fece lei allarmata.

“No, a Canterbury e  vedi con quell’altro di fare in modo e maniera che non trapeli nulla. Vi pago profumatamente per questo quindi…”.

Robin non tentò neanche di dissuaderlo, si impegnò invece di pensare come organizzare la cosa nella maniera migliore.

Orlando rimase soddisfatto, aveva preso quella decisione all’improvviso sull’onda dell’entusiasmo, ora ne doveva parlare con Aylén, gli venne in mente un’idea che gli parve grandiosa e tutto soddisfatto cominciò ad adoperarsi per metterla in pratica.

 

Il mercoledì mattina seguente mentre facevano colazione, o meglio, mentre Aylén ingurgitava come sempre il suo caffè di fretta, Orlando gli comunicò che la sera sarebbero andati a cena fuori.

Aylén scostò la tazza dalle labbra e lo guardò stupita.

“Davvero?” gli chiese.

“Sì, questi arresti domiciliari mi hanno un po’ rotto!” disse lui sorridendo.

Lei prima sorrise e poi gli si avvicinò guardandolo con una punta di preoccupazione

“Sei sicuro che possiamo farlo? Non è un po’ presto… sai per via di quella storia… non verrei…”.

Lui le diede un bacio sulla guancia “Tranquilla è tutto sotto controllo, vedi di non tornare tardi stasera e poi vedrai che passeremo una bella serata. Fidati”.

Aylén arrivò a casa verso le sette di sera. Non c’era nessuno, nemmeno Ester. Salì in camera e sul letto trovò un biglietto di Orlando che le comunicava di prepararsi, che sarebbe venuto a prenderla un taxi per portarla al ristorante dove lui l’attendeva. La ragazza sorrise, trovò l’idea molto carina, messa così sembrava quasi un appuntamento.

Si preparò con cura, era contenta di uscire, anche a lei quell’isolamento era pesato non poco e poi aveva lavorato come una matta a quel nuovo progetto, che stava assorbendo quasi tutte le sue energie. Indossò un abito color crema appena sotto il ginocchio, con lo scollo quadrato e le spalline larghe. Ai piedi mise un paio di sabot di un tono leggermente più scuro dell’abito, lasciò come sempre i capelli sciolti e si truccò un poco. Sulle spalle mise una specie di scialle che aveva acquistato con l’abito, prese la borsetta e si avviò a prendere il taxi che l’attendeva fuori.

Il posto per cenare che aveva scelto Orlando era il Joseph’s Cafe. Un ristorante greco molto intimo ed elegante, un posto adatto ad un certo tipo di cene, arredato in maniera particolare come se fosse una specie di accampamento di tende nel deserto, infatti la sala era drappeggiata da morbidi teli bianchi che creavano un’atmosfera particolare. La cucina ovviamente era tipicamente greca, con varie alternative, dal menù esclusivamente vegetariano, alla carne o al tutto pesce.

Quando la ragazza arrivò fu accolta dal maitre che l’accompagnò al suo tavolo. Mentre camminava Aylén si accorse non senza stupore che il locale era vuoto. Strano, pensò, era ora di cena, almeno qualcuno avrebbe dovuto esserci, ma i suoi pensieri furono interrotti dalla vista di Orlando. Evidentemente anche lui doveva aver fatto un ragionamento simile al suo visto come si era preparato per quell’uscita. Indossava una camicia bianca senza cravatta, con i primi tre bottoni slacciati, sotto un completo blu di Prada minimale ma molto elegante, dal taglio perfetto, che risaltava il suo fisico asciutto. I capelli erano senza gel ma non scompigliati, piuttosto gli incorniciavo il viso che era sorridente e perfettamente rasato. Era splendido e lei rimase un attimo imbambolata. Il maitre fece per farla accomodare, ma Orlando gli fece un cenno e l’uomo si eclissò immediatamente. Lui si avvicinò alla ragazza e la squadrò compiaciuto, poi le poggiò le mani sulla vita e fissandola negli occhi le disse “La tua capacità di intuire i miei desideri è sorprendente. Avevo proprio voglia che ti facessi bella solo per me e devo dire che sei riuscita a superare le mie aspettative” concluse baciandola.

Continuò a baciarla facendole scivolare lo scialle giù dalle spalle, a quel punto lei si scostò leggermente allarmata.

“Potrebbero vederci, non è prudente che tu mi baci così in pubblico” disse con una punta di apprensione nella voce.

Lui sorrise divertito. Lei lo guardò con aria interrogativa.

“Non avevo intenzione di fare niente di disdicevole” cominciò a dire Orlando sempre con il sorriso sulle labbra “E dubito che qualcuno possa vederci, ho prenotato l’intero ristorante!” concluse soddisfatto.

Lei lo guardò esterrefatta “Mio Dio! Ti sarà costato un occhio della testa!” disse.

Lui che intanto le aveva scostato la sedia per farla accomodare le rispose “Meno di quello che immagini” poi sedendosi e lanciando un’eloquente occhiata alla sua scollatura concluse “E comunque sia, anche se avessi speso una fortuna, ne è valsa davvero la pena”.

Cominciarono ad ordinare la cena e a bere un po’ di vino parlando molto amabilmente. Durante tutta la cena Orlando fu molto accattivante. Aylén si accorse che stava flirtando con lei e la cosa le piacque molto. Era un gesto bello e importante, soprattutto perché non avevano avuto modo di fare niente di simile da molto tempo. Ad certo punto lui le fece la sua proposta.

“Ho intenzione di andare quattro o cinque giorni a Canterbury e voglio che tu venga con me. E possibile per te assentarti dal lavoro?”.

Non aveva detto vorrei, aveva detto voglio. Questa sfumatura non sfuggì ad Aylén, era una sciocchezza, ma quando usava quel tono le piaceva e le dava fastidio nello stesso tempo. Le piaceva perché comunque apprezzava il suo essere diretto e deciso, pienamente consapevole di ciò che voleva, ma allo stesso tempo era come se avesse la sensazione che desse sempre e comunque per scontato che lei lo assecondasse in tutto e per tutto. Cercò di lasciar correre per non rovinare quella bella atmosfera.

“Non so…” disse titubante “Proverò a chiedere, ma siamo parecchio impegnati in questo momento…” concluse pensierosa.

“Sono sicuro che troverai il modo di poterti assentare, sono solo pochi giorni e alle brutte puoi sempre darti malata!” disse strizzando un occhio con espressione furba.

“Farò del mio meglio, ma malata non mi darò di certo, non è serio!” rispose lei con un’espressione di bonario rimprovero.

Finirono di cenare in tutta tranquillità, e prima di mangiare il dolce Orlando tirò fuori un’altra sorpresa.

“Oggi ho comprato una cosa che desideravo da tempo. Mentre ero in negozio e la stavo acquistando mi è venuto in mente che sarebbe stato carino comprarla anche a te” cominciò a dire con aria soddisfatta. Era fatto così all’improvviso senza un particolare motivo gli veniva in mente una cosa e la faceva di getto.

Lei lo guardava molto incuriosita.

“A parte il fatto che mi piace viziarti un po’ ” continuò a dire sornione e soddisfatto “Mi sono detto che avere entrambe una cosa uguale era come un modo per esser più vicini anche quando siamo lontani. Insomma è una cosa che mi piace, come mi piace pensare che guardandola, tu inevitabilmente penserai a me” concluse fissandola con intensità. Quindi estrasse dalla giacca due astucci identici e li mise sulla tavola.

Li aprì entrambi e Aylén poté rendersi conto di che cosa stesse parlando.

Erano due Rolex Daitona perfettamente uguali. Il modello era quello maschile, del resto lui sapeva che la ragazza detestava gli orologi femminili avendo una spiccata preferenza per quelli da uomo. Erano in acciaio e oro bianco con tanto di cronografo, non erano tra i modelli più cari, ma occhio e croce non potevano costare meno all’incirca di diecimila dollari l’uno, lei lo sapeva bene perché era un’amante di orologi ed era molto informata.

Rimase di sasso incapace lì per lì di parlare, ma evidentemente la sua espressione fu eloquente al pari delle parole.

Orlando nell’osservarla si rese conto che qualcosa non andava.

“Non ti piace? No perché se non ti piace possiamo cambiarlo e…”.

“Non è che non mi piace” cominciò a dire lei “E’ che è veramente troppo. Insomma ti rendi conto di quanto costa questo orologio? E’ una cifra enorme, una cifra che io non potrei mai permettermi di spendere per farti un regalo neanche se lo volessi con tutto il cuore” gli disse infine.

“E allora?”  fece lui che non capiva proprio.

A quel punto Aylén si irritò un poco.

“E allora non mi piace che tu mi faccia dei regali così costosi, non ce ne è bisogno e mi metti in imbarazzo!”.

“Ma che dici?” fece lui che cominciava a sua volta ad irritarsi. Le aveva fatto un regalo, e che cavolo! Mica aveva badato alla spesa e poi per lui era normale poter spendere come e quanto voleva senza alcun problema e non si capacitava della sua reazione.

“Ti imbarazzo addirittura? Aylén sono IO che ti ho fatto un regalo, non il primo che passa per strada!”.

“Tu proprio non vuoi capire” disse lei scrollando la testa.

“No proprio non capisco, del resto con le altre donne che ho avuto non ho mai avuto questi problemi anzi a dire il vero…”

Ma lei lo interruppe fulminandolo con un’occhiata rabbiosa “Non mi paragonare alle altre! Non farlo mai più!” disse gettando con stizza il tovagliolo su tavolo. Poi si scusò dicendo che aveva bisogno di andare al bagno lasciandolo solo, seduto al tavolo ad osservare contrito i due Rolex.

E pensare che lui l’aveva trovata un’ idea quasi romantica.

 

Note:

Il Rolex Daitona costa più o meno € 9000,00 ho fatto un cambio ad occhio e croce, comunque $ 1000,00 è piuttosto plausibile come cifra.

Il Joseph’s Cafe è davvero un ristorante greco molto particolare  e ricercato che si trova a Los Angeles, così come mi ero dimenticata di dire che anche il Club Bahia esiste ed è un famoso locale di latino americano nel Sunset Boulevard, molto in voga e frequentato da vips e movie stars. ^_^

“Palletico” è un’espressione dialettale ma calzava troppo bene e mi sono presa la licenza di inserirla ad ogni modo se non si capisse significa: agitazione smodata data da frenesia mal controllabile!! ^_*

 

 

 

                                                                                                       

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

NOTA: Prima di fare i miei più sentiti ringraziamenti visto che la questione "orologi" ha creato diverse reazioni ( la cosa mi piace assai^^) vorrei dirvi la mia così rispondo generalmente un pò a tutti. Personalmente sono dalla parte di Aylén e vi spiego perché. Il fatto che lui sia famoso e molto ricco, non significa proprio niente, il suo gesto inteso come pensiero è bello, ma un pò egoistico, quando si vuole bene ad una persona bisognerebbe avere la delicatezza di non metterla in imbarazzo con un regalo che costa quasi quanto una macchina o l'anticipo per un appartamento (stiamo parlando di quasi 20 milioni delle vecchie lire). L'amore non si dimostra con un dono spropositato, non è necessario essere megalomani e io al posto di lei mi sarei sentita imbarazzatissima. Questa è la mia personale opinione giusto per spiegare il mio punto di vista!^^. E ora passiamo a ringraziare chi si è fermato a lasciare un commento:Eowyn, Roy, Anjulie, Conty, Frodina, Azu e Sara grazie dal cuore ragazze!! ^_^  Il prossimo capitolo è uno dei miei preferiti mi sono divertita come una matta a scriverlo spero che vi divertirete almeno un terzo di quello che ho fatto io, sarebbe già un ottimo risultato!^________^  buona lettura a  tutti!!

 

 

 

Capitolo nove

 

La questione orologi si risolse con un compromesso. Aylén alla fine accettò quel regalo e Orlando s’impegnò solennemente a non farle più doni eccessivamente costosi.

Il ragazzo però era lo stesso rimasto un po’ crucciato da quella faccenda, insomma lei aveva un carattere decisamente troppo indomito, a volte gli sarebbe piaciuto che fosse più malleabile, un po’ più remissiva, mentre invece c’era sempre da stare in guardia, non si sapeva mai come potesse reagire alle cose.

 

Quel giovedì sera era la famosa serata Play Station, al contrario delle battutacce di Dominic, Aylén non aveva mai fatto obiezioni in merito, anzi a dire il vero si divertiva da matti a vedere quei tre ragazzoni grandi e grossi fare quei versi davanti al plasma in salotto. In certi frangenti erano davvero ridicoli, come quella volta che Dominic aveva dato una testata direttamente sul televisore perché avrebbe voluto picchiare il suo portiere che non aveva parato un goal. O come quando Orlando s’era inginocchiato sempre davanti alla tv abbracciandola e ricoprendola di baci perché aveva vinto la partita. Donnie che sembrava il più serio aveva fatto addirittura peggio, una volta aveva preso il suo bicchiere e aveva gettato dell’acqua direttamente sul plasma rischiando di sciuparlo, solo perché il suo attaccante aveva sbagliato un calcio di rigore. Insomma per lei era davvero uno spasso. In più aveva rimesso bonariamente a posto anche Dominic fin dalla prima sera che  i tre si erano ritrovati per riprendere il torneo.

I ragazzi erano arrivati e c’erano state le presentazioni, perché Aylén la conoscevano solo in foto o dai racconti di Orlando di fatto, di persona, né Donnie né Dominic l’avevano mai vista. Così quando Orlando le aveva presentato Dominic lei aveva esordito dicendo “Aaaaaaaaa-ttenti!”.

Al che Dominic l’aveva guardata strano.

“Sono o non sono un generale? Quindi soldato semplice Monaghan si metta sull’attenti finché non le comanderò il riposo!” e poi era scoppiata a ridere perché le espressioni che si erano susseguite sulla faccia di Dominic erano state davvero buffissime.

Era riuscita nell’intento più unico che raro di farlo arrossire e Dom aveva lanciato un’occhiata omicida ad Orlando, il quale si era affrettato a giustificarsi “Me lo ha estorto!” mettendosi la mano sul cuore “Credimi ha usato dei metodi di persuasione molto convincenti” aveva concluso poi ammiccando.

“Se… posso immaginare” aveva bofonchiato Dom, poi si era scusato con Aylén un po’ imbarazzato, ma la ragazza sembrava niente affatto offesa, piuttosto pareva che si divertisse molto. Comunque da quella volta la serata Play Station era diventata il must del giovedì ed erano sempre serate piacevoli, anche se Aylén non partecipava e il più delle volte se ne stava per conto suo per lasciarli giocare in pace.

 

Quel giovedì invece se ne venne fuori con una novità. L’aveva studiata ad arte aspettando l’occasione propizia per in un certo qual modo rendere la pariglia ad Orlando. Il suo bel caratterino era sempre in agguato  e dato che le era sempre rimasta un po’ di traverso quella famosa uscita che lui le aveva prospettato all’ultimo momento lasciandola sola in casa, ripresentandosi poi solo l’indomani mattina alticcio, quella sera decise che toccava a lei lasciarlo con un palmo di naso.

“Stasera esco con le mie colleghe e amiche” esordì Aylén con studiata non curanza a fine cena, poi aggiunse “Tanto tu avrai i ragazzi per il torneo…”.

Lui colto alla sprovvista disse solo un: “Va bene”.

Ma poi ci ripensò e prima che lei salisse a prepararsi le chiese con un’indifferenza molto studiata “Ma… dove andate? E… siete tutte donne… o?”.

“Andiamo a ballare e siamo tutte donne” rispose lei sorridendo mentre saliva veloce le scale.

Orlando storse la bocca. Perché usciva? Cioè, non era mai uscita, quindi dava per scontato che non uscisse mai più. Appena formulato quel pensiero si dette del deficiente. Se, ora non sarebbe uscita mai più! Che bel film che mi son fatto : Aylén non esce mai! Si disse scrollando la testa.

Si rese conto di essere ridicolo e s’impose la calma. Ma forse non era calmo perché quando era uscito lui …

Vabbè! Pensò giustificandosi Io non ho mica fatto nulla! Poi rimuginò e disse a se stesso: Bel discorso del cazzo! Ora dire che una è una figa non vuol mica dire essere infedeli o fare qualcosa di male! Credo che anche Aylén se trovasse un bel ragazzo potrebbe pensare anche lei di lui che un gran figo!

A questa considerazione si bloccò di colpo.

Forse sarebbe meglio se non lo notasse…

Decise di abbozzarla con tutte quelle seghe mentali controproducenti e salì di sopra.

Entrò in camera con le mani affondate nelle tasche della sua tuta blu dell’adidas e cominciò a girellare con fare finto distratto. Aylén era quasi pronta. Aveva indossato un abitino abbastanza corto e svasato grigio a fiorellini grigi più chiari, con le spalline fini e una scollatura tipo sottoveste morbida ma pronunciata. Ai piedi in contrasto aveva infilato un paio di stivali di pelle nera modello cavallerizza che le arrivavano appena sotto il ginocchio. Era un abbigliamento molto carino e deliziosamente malizioso. Il vestitino leggero e corto dava quell’aria alla brava ragazza appena un po’ lolita, e gli stivali erano la parte più aggressiva che dava quel tocco in più al tutto.

Orlando la guardava e non poteva fare a meno di domandarsi per che cacchio non si vestiva così quando era con lui, mentre non esitava a farlo per andare fuori.

Da sola!

La ragazza che non lo aveva visto si girò all’improvviso e lunghi capelli neri e lucenti le danzarono intorno al corpo.

“Beh?” gli fece notando che la guardava fissa.

Lui si schiarì la voce per  darsi un certo contegno poi disse “Pensavo…”.

“Si?” fece lei con aria vagamente divertita.

“Non so, ma forse un bel paio di pantaloni sarebbero più comodi per ballare no?” disse alla fine cercando di essere più naturale possibile, proprio come se stesse dispensando un buon consiglio.

“Dici?” disse lei fingendo di dargli spago.

“Eh si!” fece lui rincuorato da quella risposta “Non che tu stia male…” s’interruppe perché accidenti alla miseria non stava male proprio per niente “Direi che… stai molto bene…” non sapeva più come uscirne s’era incartato.

All’improvviso lei si mosse per cercare una cosa e con grande disappunto Orlando si rese conto che la sua scollatura era davvero morbida, nel senso che essendo leggermente drappeggiata, a seconda di come lei si muoveva scopriva più o meno seno, ma non solo…

Si avvicinò di corsa ad Aylén e le tirò un lembo della stoffa con l’indice scostandolo, ci sbirciò dentro accigliato, poi con aria decisamente irritata commentò “Ma sei senza reggiseno!”.

Lei le diede uno schiaffetto sulla mano obbligandolo a ritrarla poi  gli disse molto calma “Certo che sono senza reggiseno, ti pare che possa metterlo con questa scollatura? Sarebbe sempre a vista!”.

“Ah!” fece lui leggermente sarcastico “Allora è meglio che ci stiamo direttamente le tette a vista!”.

Aylén è inutile negarlo si stava divertendo ed era molto soddisfatta della reazione che gli aveva provocato, quindi mettendo leggermente il petto in fuori gli disse: “Ti sembra che si veda troppo? Che sia disdicevole?”. Aveva fatto un’aria ingenua e continuò su quella linea, scrollò la testa e concluse “Naaaa, a me non pare proprio!”.

In effetti non si vedeva gran che, era più quella scollatura mobile che magari senza mostrare poi molto avrebbe però indotto parecchi maschi a pensieri, come dire? Arditi?

Orlando cambiò tattica.

“No, è che senza reggiseno ti ballonzola tutto!” disse con fare saccente. Era convinto di invogliarla a mettersi il reggiseno.

Lei si contrariò appena, mise le mani sui fianchi e disse “La roba naturale ballonzola caro mio! Forse tu eri abituato alle cose finte che sono belle ma marmoree!”.

“Mmmm… non me ne parlare le tette rifatte sono bellissime alla vista ma pessime al tatto per non dire disgustose all’assaggio” disse lui roteando gli occhi.

Lei lo guardò veramente male.

“Vorresti forse insinuare che le mie sono brutte da vedersi?” gli disse poi accigliata.

Lui fece un passo in avanti e poi disse “No amore! Ma che dici? Le tue sono bellissime…”.

“Perché…” lo interruppe lei “Tutte le volte che mi chiami amore, ho come l’impressione che tu sia disgustosamente ruffiano?” lo apostrofò sempre più accigliata.

“Non è vero…” disse lui avvicinandosi definitivamente a lei, appoggiando una mano a coppa sul suo seno, tentando poi di baciarla.

“Che fai?” gli chiese lei impedendo che le sue labbra si congiungessero con le proprie.

“Mostro il mio sincero apprezzamento per l’argomento di conversazione” concluse Orlando con un’espressione decisamente accattivante poi la baciò infilando una mano direttamente dentro la sua scollatura.

Aylén fu colta di sorpresa e sussultò appena. Avrebbe voluto protestare, ma la mano di lui che le stava sfiorando la pelle in modo molto sapiente, unita ad un bacio profondo e molto esigente le tolsero la volontà di farlo.

“Potremmo…” cominciò a dire lui tra un bacio e l’altro “Anche…” continuò senza smettere “Rimandare i nostri rispettivi impegni…” disse continuando la sua opera e cominciando con l’altra mano, che aveva infilato direttamente sotto l’orlo del vestito, ad accarezzarle languidamente una coscia fino ad arrivare alle natiche. Lei intanto a sua volta, con una mano gli aveva circondato il collo, e con l’altra aveva preso ad accarezzargli la schiena sotto la maglietta.

“Credo che sia tardi per rimandare” riuscì infine a dire Aylén. 

“No se io…” ma Orlando non fece in tempo a terminare la frase perché il campanello suonò.

Il ragazzo si arrestò di colpo sbuffando.

“Ma porca di quella gran troia…” imprecò, poi buttò subito l’occhio all’orologio “E che cazzo! Arrivano sempre in ritardo, ti pareva che stasera non arrivassero in anticipo!” commentò ingrugnito.

“Dai smetti di fare tutte queste scene, vai ad aprire, io vado rimettermi il rossetto e poi esco che è già tardi” disse Aylén sgusciando verso il bagno.

Quando Orlando aprì la porta si trovò davanti la faccia sorridente di Dominic il quale prima lo guardò un attimo negli occhi e poi, capendo al volo, subito abbassò lo sguardo verso il cavallo della sua tuta, quindi rialzando lo sguardo che era diventato decisamente impertinente gli disse con un’espressione che era tutto un programma: “Orlando, tesoro! Noto che sei davvero felice di vedermi stasera!” riferendosi all’evidente rigonfiamento che faceva bella mostra dalla parte bassa della tuta.

“Abbiamo interrotto forse qualcosa?” si affrettò ad aggiungere Donnie, cercando di essere un po’ più serio di quello che in realtà era.

“Andate un po’ a fanculo!” rispose Orlando accigliato cercando di mascherare il forte imbarazzo che stava provando.

Gli fece cenno di entrare mentre girandosi si dette una bella rassettata ai gioielli di famiglia per vedere di riportare la situazione alla normalità visto che pure i boxer gli tiravano e parecchio.

Gli altri due decisero di non infierire e gli chiesero da bere. Orlando andò a prendere le birre in cucina. Quando rientrò, Aylén stava scendendo. Notò con disappunto che non si era affatto cambiata, aveva solo indossato un giubbottino di jeans corto sopra il solito abitino che mentre scendeva dalle scale svolazzava leggero scoprendo ancora di più le gambe.

I tre si fermarono a guardarla e lei sorridendo li salutò.

“Ciao ragazzi!” disse allegra.

“Allora io vado” disse poi ad Orlando dandogli un bacino sul naso. Lui per tutta risposta ringhiò appena. Lei gli sorrise come per rabbonirlo, quindi si rivolse agli altri due “Mi raccomando prendetevi cura voi del mio nappettino stasera… è un tantino agitato” concluse poi facendo loro l’occhiolino e oltrepassando poi la porta.

“Nappettino??” fece Dominic spalancando gli occhi “Ma a chi si riferisce a te o …” e abbassò gli occhi in modo eloquente.

“Al mio naso testa di manzo bollito andata a male!” rispose Orlando cupo.

Ma Dominic non aveva finito, l’occasione fa l’uomo ladro e lui era pronto a rubare.

“Senti un po’ nappettino… ma sei sicuro a farla uscire da sola  vestita in quella maniera? No perché secondo me te la…” ma una sonora pacca nella collottola lo interruppe di brutto.

Donnie lo aveva fermato in tempo.

“E’ ora di giocare VERO Dom?” gli disse lanciandogli un’occhiataccia.

“Eh si porca puttana!” disse Dominic massaggiandosi la collottola “Ma non si doveva giocare alla Play? No perché non s’era mica parlato dello schiaffo del soldato… cazzo!”.

E così Monaghan capì che era l’ora di abbozzarla e si misero davvero a fare il loro torneo del giovedì sera.

 

                                                                                                       

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

NOTA:  Mille GRAZIE nuovamente a tutti!!^_^ Eowyn ( grazie per i complimentoni e mi dispiace ma il 2 luglio non saremo alla fine della storia, forse neanche a metà! Ma tanto è in linea e potrai leggerla quando ritorni!^^ Le tette finte non sono quelle di Kate, è un discorso in generale, anche perchè non credo che Orlando sia stato solo con Kate :P ) Roy ( tessorina ma che ti devo dire per ringraziarti di tutti sti splendidi complimenti???? ) Sora Mandy thanks mò puoi usà nappettino! :P Frodina ( vedo con piacere che io e te ci troviamo daccordo su molte cose beh grazie anche te per i bellissimi complimenti) Conty( Un bacione enorme anche a te tesorina e nn ti preoccupare appena faccio i soldi te lo regalo io il rolex, che tra l'altro a me non piace neanche! :P ) Azu ( Grazie e son felice d'averti fatto fare due risate ^____________^) grazie anche a Sara che sembra aver apprezzato la verve umoristica di Dom:P. Buona lettura ^^

 

 

 Capitolo dieci

 

La serata era passata non senza difficoltà per Orlando il quale era stato parecchio agitato per tutto il tempo. C’era poco da fare, anche lui era geloso fradicio. Questa per lui era stata una grossa novità con cui aveva dovuto spesso fare i conti in quella relazione. Con il lavoro che faceva, nei suoi precedenti rapporti, non lo era mai stato molto a dire il vero, giusto quella punta che è normale e comune un po’  a tutti. Ma con lei era diverso e tutto era comunque diverso con Aylén, perché lei per lui era unica e speciale. E ancora, dopo più di anno che stavano insieme e più di due che la conosceva, era completamente innamorato perso, proprio come i primi tempi. Non gli era mai capitato prima, di solito quella fase gli finiva al massimo dopo i primi quattro, cinque mesi, lasciando il posto ad un sentimento più pacato e magari un po’ abitudinario. Con lei invece perdurava costantemente e prepotentemente. Così saperla fuori da sola lo rendeva insofferente, non che non avesse fiducia, però se fosse rimasta a casa sarebbe stato più contento. Quando alle due Dom e Donnie se ne andarono e rimase da solo, le cose peggiorarono. Cominciò a smaniare e finì col bersi tre lattine di Dr Pepper una dietro l’altra. Poi mangiò una mela, una fetta di torta, un barattolo di olive e una fetta di pane con olio e sale. Alle tre cominciò a dare di matto. Si domandava perché non fosse ancora rientrata, e che cazzo stese facendo fuori a quell’ora e il nervoso cominciò a salirgli alto.

Quando verso un quarto alle quattro sentì arrivare una macchina, prese di corsa su per le scale, si spogliò in dieci secondi netti e s’infilò a letto fingendo di leggere il copione. Aveva il suo orgoglio e farsi trovare in salotto ad attenderla gli rompeva, ma voleva vederla in faccia appena rientrata, per capire in che condizioni fosse.

Aylén entrò piano in camera e si stupì abbastanza di trovarlo sveglio.

“Ciao nappettino come mai non dormi?” gli disse appena entrata.

Lui alzò lo sguardo piuttosto contrariato e notò subito che il trucco era quasi andato via del tutto, cosa che gli piacque ben poco e che i capelli erano leggermente arruffati, quindi le rispose

“A parte il fatto che questo nomignolo tendenziosamente allusivo alle dimensioni del mio naso sarebbe il caso che tu lo usassi strettamente in privato e MAI davanti ai mie amici, vorrei sapere che hai fatto per ridurti in certe condizioni”.

Lei, che era piegata in avanti e si stava sfilando gli stivali, alzò un attimo la testa per rispondere, ma si bloccò perché lo vide che la guardava a bocca aperta con un espressione indignata.

“E ora che c’è?” gli domandò mentre armeggiava con la lampo di uno stivale.

“Dimmi che stasera non ti sei MAI piegata!” sibilò lui con uno sguardo truce.

Lei non capiva e lo guardò stranita.

“E non fare quella faccia, cazzo! Ti si vede TUTTO, anche l’ombelico! Porca di quella gran zozza!” saltò su stizzito ed incazzato nero.

Aylén piegò la testa e capì, effettivamente piegata in avanti in quella maniera le si vedeva davvero tutto. Si affrettò a ritirasi su leggermente imbarazzata, non se n'era affatto resa conto.

“Tranquillo, non mi sono piegata mai” si affrettò a dire.

“Non mi piace che tu vada in giro conciata così, e poi non mi hai risposto che hai fatto?”.

“Ora non esagerare! Non ho fatto niente, ho ballato. Stop”.

“Con chi?” la incalzò lui.

“Ma con le mie amiche scemo!” rispose lei ridendo mentre si tirava giù la lampo del vestito. Una volta compiuta quell’operazione aprì la porta del bagno.

“Dove vai?”.

“In bagno Orlando dove vuoi che vada scusa?”.

“Come mai non ti finisci di spogliare qui? Hai qualcosa da nascondere?”.

“Ma sei deficiente?” saltò su lei a quell’ennesima domanda senza senso e infilò in bagno.

Lui si alzò di scatto e la seguì, poi però davanti alla porta del bagno si rese conto che forse si stava rendendo ridicolo e fece marcia indietro, si rinfilò a letto prendendo nuovamente il copione in mano.

Dopo circa un quarto d’ora Aylén uscì dal bagno con la sua classica tenuta da notte, cannottierina e slip, si infilò sotto le lenzuola si mise a guardarlo senza poter fare a meno di fare una risatina sommessa. Era accigliato, fintamente concentrato nella lettura ed era chiaramente arrabbiato. Aylén gli si avvicinò e gli cinse la vita con un braccio poi appoggiò il naso tra la fine del suo collo e la clavicola e con la punta cominciò a  fare dei piccoli cerchi sfiorando appena la sua pelle.

“Sto leggendo” mugugnò lui girandosi e guardandola storto.

Lei alzò appena la testa cercando di rimanere seria: “A parte il fatto che sono più delle quattro di mattina e credo che non sia l’orario migliore per leggere”  cominciò col dire, poi avvicinando la testa alla sua per vedere il testo del copione, aggiunse “E poi mi dovresti spiegare come fai a leggere all’incontrario, visto che  il blocco è alla rovescia!”.

Fu allora che Orlando si rese conto che nella foga aveva davvero preso il testo all’incontrario. Sbuffò e lo ripose senza dire niente, quindi spense la luce.

Lei che non lo aveva mollato si sistemò per benino e poi gli disse “Ti do fastidio se sto così?”.

Silenzio.

“Lo sai che sei carino da morire quando sei geloso” gli disse lei riprendo a strofinare il naso nell’esatto punto di prima.

“Io non sono affatto geloso! E’ una questione di principio non di gelosia” saltò su lui.

“Andiamo, anche io sono gelosa, almeno ammettilo” gli disse Aylén poi continuò “Anzi io ne ho più motivo di te”.

A quell’affermazione lui leggermente allarmato accese la luce. “Perché scusa? Non ho fatto niente io”.

“No, ma è inutile negarlo, sei più esposto di me alle occasioni e quindi alle tentazioni”.

“Tutte cazzate!” rispose lui.

“Va bene” fece lei “Ora siccome è molto tardi, forse è meglio se dormiamo”.

Orlando ne convenne con lei e spense la luce.

Aylén caparbiamente lo abbracciò di nuovo poggiando la testa nell’incavo della sua spalla, alla fine l’abbracciò anche lui e si decisero a dormire, ma nonostante ciò quella dannata immagine di quella maledetta scollatura non si levò dalla testa di Orlando che continuò a rimare vagamente irritato.

 

Il giorno dopo, nel tardo pomeriggio, Aylén rientrò piuttosto allegra. I motivi erano due. Il primo perché a lavoro le avevano affidato un incarico, molto importante e molto ambito, soprattutto era soddisfatta perché era stata addirittura preferita a tutti i colleghi maschi. Il secondo perché le avevano concesso sei giorni di ferie e quindi sarebbe potuta andare a Canterbury con Orlando. Glielo comunicò  con un gran sorriso e lui ne fu molto contento.

Così la mattina seguente, il ragazzo, insieme alla sua manager e al suo assistente cominciò a mettere a punto l’organizzazione di quel breve viaggio, per potersi garantire una permanenza anonima, tranquilla e al riparo da inutili seccature.

I preparativi furono piuttosto veloci, sarebbero partiti la settimana seguente e ci fu anche una novità. Parlando della cosa con suo cugino Donnie venne fuori che sarebbe piaciuto andare anche a lui con loro, magari portando con se anche Nathalie. Ad Orlando parve una buona idea e così gli disse di fargli sapere quanto prima. In effetti lui sarebbe dovuto partire da solo un giorno prima e Aylén il giorno dopo per non dare nell’occhio, così se ci fossero stati anche Donald e la sua ragazza si sarebbe sentito più tranquillo.

 

***

 

Nathalie abitava con Elodie in un appartamentino non molto distante da Venice Beach. Avevano cominciato a condividere l’abitazione da quando facevano entrambe le modelle. Lei poi non aveva voluto continuare la carriera e aveva smesso. Ora lavorava in uno studio commerciale. Elodie invece aveva caparbiamente continuato anche se a dispetto della sua bellezza non era mai arrivata al top. Si accontentava di fare qualche sfilata di seconda e terza categoria e qualche foto per cataloghi di vario genere. Victoria, la loro amica, la ragazza che usciva con Dom, era figlia di un industriale ed abitava a Beverly Hills, studiava economia e commercio e faceva la modella per sfizio. Nonostante sembrasse una ragazza viziata e snob era invece una persona  in gamba che tendeva però a nascondersi un po’, portando una maschera più dettata dal bisogno di essere comunque accettata dal suo ambiente cha da altro. Victoria comunque era e restava una persona vincente. Tutto ciò che faceva le riusciva miracolosamente bene e questo era motivo di una forte e mal celata invidia da parte di Elodie che si riteneva più bella e più intelligente di lei.

“E così te ne vai in Inghilterra” stava appunto dicendo Elodie a Nathalie.

“Sì, è stata una cosa improvvisa, decisa all’ultimo momento da Orlando e Donnie”.

Elodie la interruppe con fare finto disinteressato come se chiedesse così, tanto per conversare “Che tu sappia Orlando sarà solo?”.

Nathalie che la conosceva bene alzò un sopracciglio e la guardò con fare leggermente interrogativo, poi rispose “El per l’amor del cielo ricominciamo?”

“Non capisco di che cosa tu stia parlando!” rispose l’altra fingendosi stupita e lievemente contrariata.

Nathalie la guardò storto.

“Andiamo non sono mica stupida! E’ da quando abbiamo conosciuto i ragazzi che sei scesa sul sentiero di guerra. Ti scoccia da matti che Victoria esca con un attore e per contro ti sei messa in testa di far capitolare Orlando. Ti ho detto e ridetto, mi pare, che è felicemente accasato con la sua ragazza spagnola e che suo cugino non fa che dire che si amano alla follia, quindi desisti non hai chances!”.

“Dio mio!” esclamò quasi disgustata Elodie “Non mi avevi detto che era spagnola!”.

“Perché che cambia scusa?” chiese l’altra.

“Le donne latine sono così volgari! Non capisco come un ragazzo inglese possa perdersi dietro una spagnola, sono addirittura più volgari delle italiane!” concluse con fare molto snob.

“Ma che discorsi fai? Che centrano queste dissertazioni fuori luogo?” le chiese stupita Nathalie

“Non puoi capire tu che sei americana!” rispose Elodie con fare saccente, “Vedi io che sono franco inglese diciamo che rappresento il fior fiore dell’Europa di classe”.

Nathalie la guardò di sotto in su “Tu a volte esageri mia cara dovresti un attimo scendere e tornare tra i comuni mortali!”.

“Non c’è niente di male ad essere consapevoli delle proprie doti …” disse interrompendosi per poi sottolineare la fine della frase “E sapere bene come sfruttarle!”.

“Io invece credo che se tu passassi meno tempo a competere con Victoria o dietro a ragazzi inadatti, forse vivresti meglio”.

Elodie non rispose. Non le interessavano le prediche di Nathalie, aveva altro per la testa e come sempre non si sarebbe fermata facilmente, non al primo ostacolo. Sapeva aspettare e sapeva anche come muoversi, nonostante i molti difetti era davvero intelligente, di solito inquadrava le persone e sistematicamente si trasformava in quello che più loro desideravano, per poi il più delle volte riuscire ad ottenere ciò che voleva. Il suo interesse per Orlando era puramente a scopo rivalsa, proprio come aveva intuito Nathalie. Il punto era che se c’era riuscita Victoria ci sarebbe riuscita anche lei, a qualsiasi costo.

 

Il lunedì seguente ad un orario impossibile e precisamente le cinque di mattina, Orlando stava caricando la sua valigia nel taxi davanti all’entrata di casa, Aylén era uscita per salutarlo.

Lui le andò incontro affettuosamente preoccupato “Potevi rimanere a letto, tanto domani mi raggiungi” le disse prima di darle un bacio.

Lei lo abbracciò e gli disse “Mi faceva piacere salutarti… è che sarà stupido ma vederti partire da solo m’intristisce un po’ ”.

Lui le sorrise dolcemente e poi disse “Capisco che vuoi dire, ma questa è una partenza diversa, vedrai staremo benissimo! Ora vado sennò faccio tardi” concluse dandole un ultimo bacio e salendo in taxi.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

NOTA:  Ed eccomi nuovamente a ringraziarvi di cuore per tutti i vostri graditissimi commenti! Siete carinissime come sempre!

Grazie Roy (un baciozzo grande anche a te, ti mando una mail + tardi tessora!) Grazie Frodina^^ (emm.. la tipa si chiama Elodie enon Eloise e fai bene ad essere perplessa su di lei!!^^) Grazie Conty ( Fantastica!! Fatti sentire da Elodie grrrrrr un abbraccione!!) Grazie Eowyn ( Hai ragione ad arrabbiarti del resto l'ho caratterizzata apposta così!!^^) e naturalmente non poteva mancare la mia Azu!! Grazie per il messaggino ganziale e...... Buona lettura a tutti!!^^

 

 

 

Capitolo undici

 

I quattro giorni effettivi che passarono a Canterbury furono splendidi.

In un primo momento ci fu un imbarazzo molto forte da parte di Aylén nel ritrovarsi a dover far la conoscenza con la madre di Orlando, ma poi tutto andò per il meglio.

Sonia Bloom era una persona molto dolce e molto riservata oltre che molto ospitale. Non si intrometteva mai nelle faccende private del figlio, non era invadente e non faceva domande, a lei bastava che Orlando fosse contento, il resto non le interessava.

Aylén si era trovata bene anche con Nathalie la ragazza di Donnie, le era parsa un tipo alla mano e simpatico.

Passarono il tempo a visitare la cittadina inglese nella quale era nato Orlando e nella quale era protetto come un pulcino nel guscio. Sembrava infatti, per una sorta di riverenza affettuosa, che tutti lo lasciassero in pace e libero come una persona qualsiasi.

Canterbury si lasciò scoprire piacevolmente offrendo ad Aylén un sacco di sorprese. La prima fra tutte fu che, come Avila, anche se diversa, era anch’essa una città medioevale, circondata da mura e torri alcune delle quali molto ben conservate. Poi era un posto davvero accogliente e a misura d’uomo con vaste aree pedonali.

I quattro infatti per lo più si mossero a piedi e Orlando fece da Cicerone, naturalmente a modo suo, a volte molto seriamente a volte dicendo una quantità di stupidaggini.

“Benvenuti a Canterbury!” cominciò a dire il primo giorno davanti alla Cattedrale di Christ Churc “Nota località fondata dai Romani che la denominarono Durovernum, nonché prima città che fu capitale dell’Inghilterra. Dette ospitalità a S. Agostino diventando così meta di pellegrini da tutto il mondo, per la sua storia, le sue Chiese, e…” s’interruppe un attimo facendo un inchino concludendo solennemente “Naturalmente per aver dato i natali al sottoscritto!”.

“Ma questa Chiesa” cominciò a chiedergli Aylén ignorando le sue scenette “E’ quella famosa a cui si riferisce il poeta Geoffrey Chaucher negli altrettanto famosi Canterbury Tales? Quelli in cui appunto un gruppo di pellegrini diretti qui durante il viaggio si prodigano nel racconto di alcune novelle, molto esplicative delle varie classi sociale dell’Inghilterra del trecento?”.

“Santo cielo!” fece Orlando sgranando gli occhi “Avevo per le mani una donna erudita e non lo sapevo!”.

Lei gli dette una botta sulla spalla “Scemo! Ho fatto il liceo e ho studiato letteratura Inglese che credevi!”.

Finirono a ridere tutti e quattro visto che Orlando a seguito della leggera botta che gli aveva dato Aylén, con fare tragico prese a massaggiarsi la spalla facendo gli occhi storti e fingendo di barcollare per il dolore.

Passarono tutto il giorno in giro per rientrare distrutti solo a sera. Cenarono s’intrattennero a fare quattro chiacchiere sulle cose che avevano visitato e su i programmi per il giorno seguente, poi ognuno si ritirò nella propria camera.

La casa non era piccola, ma neanche enorme, così le camere erano tutte abbastanza vicine. La camera di Orlando e quella di sua madre erano addirittura accanto.

La cosa mise un po’ in soggezione Aylén, ma non disse niente. Si stava finendo di spogliare, quando lui la prese e cominciò a baciarla, lei si sentì sempre un pizzico a disagio, ma lui come sempre non le diede molto tempo per riflettere e tra un bacio e l’altro la stese sul bel letto antico della camera. Orlando finì di spogliarla con calma e poi cominciarono a fare l’amore, ma non fecero in tempo neanche quasi a partire che lei lo bloccò all’istante.

Molto imbarazza gli disse “Non possiamo!”

“Perché?” fece il ragazzo guardandola sorpreso.

“Il letto cigola…” poi evitando di guardarlo negli occhi disse “Tua madre potrebbe sentirci…”.

Lui che proprio non ci aveva fatto caso provò a muoversi e si rese conto che effettivamente quel letto cigolava e neanche poco.

“E’ che le cose antiche sono belle, però rompono un po’ le palle!” commentò.

Poi la guardò e sorrise compiaciuto.

“Ma lo sai che questo tuo lato timido è davvero una bella sorpresa! Non me lo sarei proprio aspettato!” confessò candidamente, poi avvicinandosi un po’ al suo viso le disse in tono complice “Mmm… devo dire che questa scoperta m’intriga e non poco…” riprendendo all’istante quello che stava facendo prima.

Ma lei lo spinse delicatamente al lato “Davvero non posso…” poi addirittura arrossendo appena, concluse “E’ terribilmente imbarazzante… cerca di capire”.

Figuriamoci se lui si faceva fermare da un letto che cigolava. Suggerì all’istante di spostarsi su una poltroncina dove avevano appoggiato gli abiti facendoli volare per terra e conclusero quello che avevano appena incominciato con calma e soprattutto senza cigolii molesti.

Una cosa però emerse da quella giornata, Orlando si rese conto piacevolmente stupito che Aylén era ancora in grado di sorprenderlo. Era una bella cosa e questa considerazione lo lasciò molto contento e soddisfatto. Quel rapporto, nonostante fosse un po’ ballerino, era decisamente il meglio che potesse avere e che desiderasse. Si rese conto di essere davvero un uomo molto fortunato.

Gli altri giorni li passarono più o meno allo stesso modo tranne l’ultimo.

Per l’ultimo giorno Orlando aveva in mente una cosa specifica e si mise d’accordo con Donnie, perché voleva stare da solo con Aylén. Così Donnie se andò per conto suo con Nathalie a visitare un museo, lasciandoli appunto soli.

Orlando portò Aylén a visitare le mura della West Gate, ancora perfettamente conservate con le sue belle torri e le bifore proprio come un tempo. Per lui quello era un posto speciale. Ci andava spesso da bambino a giocare con i suoi amici immaginando storie fantastiche di pirati o cavalieri antichi. Stava appunto spiegando queste cose ad Aylén “E’ buffo perché alla fine questi giochi sono diventati il mio lavoro” le stava dicendo sorridendo.

Lei lo ascoltava attenta mentre lui tenendola per mano le faceva fare il giro della mura indicandole varie cose. Poi le propose di salire in cima alla torre della West Gate e siccome lei era un po’ stanca se la caricò sulle spalle, nonostante le proteste di lei.

“Non è necessario, basta fermarci di tanto in tanto” gli stava dicendo.

“Non c’è problema sono forte io!” aveva risposto lui.

Alla seconda rampa di scale boccheggiava.

“Dai fammi scendere” gli aveva detto lei.

“No… ho detto… che ce… la faccio” aveva risposto lui coriacemente e con il fiatone.

Con non poche difficoltà arrivano in cima e quando la riappoggiò a terra, Orlando respirava a fatica ed era sudato fradicio. Lei lo guardò con aria di rimprovero e gli passò una mano sulla fronte bagnata scostandogli i capelli appiccicati. Poi dalla sua borsa estrasse una bottiglietta d’acqua e gliela porse dicendogli “Sei l’essere più testone sulla faccia della terra! Che bisogno c’era di fare questa sfacchinata io proprio non capisco!”.

Lui bevve tutto d’un fiato l’intero mezzo litro d’acqua e poi le disse: “E’ una questione di principio, se dico di fare una cosa la devo fare, costi quel che costi”.

Lei roteò gli occhi “Mmmmmm” fece polemica “Aridagli! Per te sono tutte questioni di principio!”.

Ma lui non l’ascoltò e la fece girare: “Guarda!” le disse indicandole il panorama.

Lei si girò e vide gran parte di Canterbury che si lasciava ammirare da quella torre, non molto alta, ma che comunque restava un punto d’osservazione abbastanza imponente.

Prima di scendere Orlando fece un osservazione: “Certo che dopo tutta la faticaccia che ho fatto, potevi almeno darmi un bacino” concluse facendo una specie di broncio.

“Vieni qui nappettino” gli disse tirandolo per la maglietta e avvicinandolo a sé, dopo di che con una mano dietro la sua nuca lo tirò delicatamente guidandolo verso le sue labbra e lo baciò a lungo molto dolcemente.

 

***

Quella specie di breve vacanza fu davvero un toccasana per i ragazzi che rientrarono a Los Angeles molto più tranquilli e rilassati. Li aspettavano grossi impegni. Studio per Orlando, che di lì a poco avrebbe cominciato a girare e lei si doveva dedicare a quel famoso nuovo progetto.

Una sera che Aylén rientrò più tarsi del solito Orlando ritenne opportuno informarsi.

“Ma come mai torni sempre più tardi?”.

Lei si agitò un poco perché non voleva dirgli esattamente per che cosa si stesse preparando temendo una brutta reazione da parte sua, ma al tempo stesso le scocciava molto mentirgli.

“E’ che sto facendo un corso da sub per una faccenda di lavoro” rispose evasiva.

Lui che era seduto sul sofà la guardò incuriosito “Ah sì! Bello! E a che ti serve?”.

Lei sempre più in difficoltà provò a dare una spiegazione plausibile che lo portasse a smettere d’indagare oltre.

“Il fatto è…” cominciò a dire guardinga “Che di recente hanno scoperto una fossa profonda poco al largo della baia di Santa Monica e pare che a causa dell’effetto serra, delle correnti molto calde abbiano favorito la migrazione di alcune specie di pesci tropicali. Così ci immergeremo per fare degli studi” disse.

“Che figata!” disse lui entusiasta.

“Eh si!” fece lei un po’ più tranquilla visto che sembrava essere andato tutto bene.

“Ma come mai fai tardi? Cioè le immersioni non sarebbe meglio farle in pieno giorno?” chiese nuovamente Orlando parecchio interessato.

“In teoria sì, ma quello che interessa a noi si svolge più che altro al crepuscolo e…”.

“E che vi interessa?”.

“Diciamo che è l’ora in cui i pesci mangiano” tagliò corto lei.

Lui si ritenne soddisfatto e annuì come per dire che aveva capito e l’argomento con gran sollievo di Aylén si chiuse lì.

 

Una quindicina di giorni dopo la ragazza aveva cominciato a fare quelle famose immersioni pre notturne rientrando dopo cena e tutto era andato bene. Ma quella sera accadde qualcosa.

Era giovedì, la serata dedicata alla Play Station, e Orlando stava aspettando Dom e Donnie, non lo faceva mai, ma quella sera accese la tv e vide che c’era un’edizione speciale del telegiornale dedicata ad un evento sensazionale. Incuriosito si mise a guardare. In Pratica lo speaker stava spiegando che una giovane biologa si sarebbe immersa nella fossa appena scoperta a Santa  Monica  per tentare una cosa azzardata, ma molto interessante. Già a quelle parole ad Orlando si drizzarono le orecchie, il tutto gli suonava molto familiare. La fossa stava continuando a spiegare l’uomo era diventata rifugio  di circa una decina di squali, che ne avevano fatto territorio di caccia. Quello che s’intendeva dimostrare era che gli squali senza un motivo preciso non attaccano l’uomo, ma anzi sono molto indifferenti alla sua presenza. Però era comunque una cosa azzardata e pericolosa, perché essendo un pesce predatore sarebbe basato un nonnulla per attaccare e sbranare la sub, senza contare che essendo un branco l’avrebbero fatta a pezzi in pochi minuti. Partirono le immagini in diretta e Orlando che era già in preda al panico più assoluto, ma pur sempre con la speranza che si trattasse di qualcun altro, si ritrovò davanti agli occhi la scritta con il nome  e cognome di Aylén e a lei stessa con le bombole che si stava calando in quella fossa. Così poté chiaramente vedere che arrivò al punto prestabilito e, che come spiegava solertemente lo speaker, aveva usato lo stratagemma di mimetizzarsi in mezzo ad un branco di Carandigi, un tipo di pesci che si spostano in grandi gruppi. Poi i pesci si erano diradati e lei era rimasta allo scoperto intanto stavano arrivando gli squali.

Orlando era pietrificato da un terrore inimmaginabile. Aveva artigliato il sofà con le mani talmente forte che le nocche gli erano sbiancate. Gli occhi erano sbarrati, il respiro strozzato, la salivazione azzerata, i battiti cardiaci letteralmente impazziti e lo stomaco gli si era contratto in una morsa, provocandogli quasi un senso di nausea.

Guardava quelle bestie enormi e minacciose arrivare sempre più numerose e compiere una specie di carosello intorno ad Aylén che se stava ferma quasi immobile in mezzo. Ogni tanto chiudeva gli occhi e deglutiva a fatica perché non ce la faceva proprio a guardare fisso lo schermo. Cominciava a sentirsi male dalla paura e si domandava quanto cazzo sarebbe durata quella cosa. Durò qualche minuto e gli squali si avvicinarono parecchio a lei, tanto che Aylén si azzardò addirittura a sfiorarne uno, cosa questa che fece veramente andare Orlando fuori di testa. Per fortuna andò tutto bene e la ragazza fece anche i rilevamenti scientifici del caso riemergendo poi illesa con l’approvazione e la soddisfazione di tutta la troupe e i colleghi che avevano seguito la faccenda.

Orlando di colpo si rilassò. Si rese conto di essere completamente madido di sudore. Aveva provato una paura indescrivibile e talmente forte che si sentiva spossato come se avesse fatto mille miglia a corsa.

 

Note:

Non sono mai stata a Canterbury e tutte le notizie e i luoghi da me citati sono frutto di ricerche su internet, mi scuso per qualsiasi errore ci potrebbe essere ^^

L’immersione di Aylén con la descrizione degli squali e dei Carandigi, sono state riprese da una puntata di Geo & Geo, naturalmente la fossa al largo della baia di Santa Monica è una mia pura invenzione narrativa!^^

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

NOTA:  Grazie mille a Roy( mmmm.... se sapevo che ti eri immersa ti chiedevo consulenza! ^^), Eowyn (grazie tesorina^_^), Anjulie(non ci sono parole per ringraziarti dell'aiuto!), Conty (doppio grazie x il doppio commento e per le immedesimazioni: Fantastiche!!^^) Grazie mille anche ad EL per il messaggio di oggi!!^^) Buona lettura a tutti!!

 

 

Capitolo dodici

 

Orlando non era arrabbiato era letteralmente inferocito. Dopo quello spavento enorme e devastante una furia cieca lo aveva invaso, tanto che avrebbe volentieri spaccato qualcosa. Quando suonò il campanello si precipitò ad aprire. Si trovò davanti Donnie e Dominic. Si era completamente dimenticato che dovevano arrivare.

“Stasera non si gioca. Scusate. Vi richiamo io”.

Non fu quello che disse, ma come lo disse, e soprattutto il suo sguardo, che indusse i due a non fare domande e ad eclissarsi subito.

Un’ora dopo Aylén rientrò in casa, più tardi del solito, e come entrò capì che qualcosa non andava. Trovò Orlando in piedi nel salotto a braccia conserte con uno sguardo che le mise paura.

“Ciao” azzardò a dire abbozzando un sorriso.

Lui colmò la distanza che li separava in due falcate e con rabbia le si rivoltò contro tirando fuori tutta la tensione che aveva accumulato.

“Sei una pazza scriteriata senza un minimo di cervello! Tu… tu sei malata!” cominciò a dirle con una calma innaturale.

Ad Aylén fu chiaro che lui sapeva, non capì come accidenti avesse fatto, ma sapeva.

“Per favore” cominciò a dirgli poggiando una mano sul suo braccio, ma non fece in tempo a dire altro perché lui gliela spostò in malo modo.

“Avrei voglia di picchiarti!” le sibilò fulminandola con lo sguardo.

“Calmati per favore” gli disse lei allontanandosi un poco, faceva davvero paura “Parliamone…” abbozzò un po’ incerta, del resto lui non  sembrava molto incline al dialogo.

“Calmarmi? Sono quasi morto dalla paura! Cazzo! Mi stava venendo un infarto e tu mi dici di calmarmi?” disse lui tutto d’un fiato.

“Ma… hai… visto per caso… qualcosa?” disse lei sempre più incerta.

Lui si riavvicinò di nuovo e l’artigliò per le spalle poi le disse “Attenta Aylén non mi prendere per culo, non stasera o giuro che ti prendo a schiaffi sul serio!”.

Lei si scrollò con forza “Ora basta! Non ti permetto di minacciarmi. Cerca di calmarti. Capisco che tu sia sconvolto e mi dispiace, ma proprio per questo non ti avevo detto nulla. Tu sei esagerato nelle tue reazioni e a volte ti rifiuti di ragionare”.

“Sono esagerato! E sì, sono proprio un esagerato del cazzo! Del resto chi mai se la sarebbe fatta sotto nel vedere la donna che ama in mezzo ad un branco di squali. E che cazzo! Al massimo andavi al Creatore che sarà stato mai!” rispose sarcasticamente e molto alterato.

“Ma non c’era grande pericolo credimi” gli disse.

“Nooooo macché! Anzi domani ci vado anche io a farmi una nuotata lì in mezzo, magari mi porto dietro dei bambini per giocare con quelle bestiole mansuete”.

“In televisione esagerano sempre, enfatizzano, in realtà c’erano altri sub pronti a sparare del sonnifero al primo cenno di attacco. Che credi che io non ci tenga alla mia vita?”.

“Tu non capisci! Non t’immagini nemmeno quello che ho provato, mi sono sentito morire. Tremavo terrorizzato. Come hai potuto fare una cosa simile? E soprattutto come hai potuto tacermela per tutto questo tempo!”.

Lei cominciò a girare per la stanza tormentasi le mani a capo basso. L’aveva fatta grossa, ma aveva i suoi buoni motivi. Non voleva assolutamente che lui si preoccupasse, sapeva che non era una cosa così pericolosa come poteva sembrare e sapeva anche che se lui l’avesse saputo avrebbe fatto di tutto per non fargliela fare, ma era il suo lavoro e lei non poteva e non voleva tirarsi indietro. Era certa che Orlando non l’avrebbe scoperta e tutto sarebbe andato bene.

“Non te l’ho detto, per non farti star male perché sapevo che non avresti capito e che sarebbe accaduto il finimondo” tentò di spiegargli.

“Tu non me l’hai detto perché come tuo solito fai come cazzo ti pare senza minimante curarti di me e di quello che potrei provare. Non cambierai mai! Non hai imparato un bel niente dal passato vero?”gli rispose lui arrabbiato e amareggiato nello stesso tempo.

Aylén tentò nuovamente di riavvicinasi “Non dire così” cominciò a dirgli “L’ho fatto davvero in buona fede e perché …”.

“Smetti!” la interruppe lui “L’hai fatto perché tu sei così! Prendi e parti e te ne freghi. Ma la cosa più grave è che continui imperterrita ad  escludermi dalla tua vita. Ti detesto!” concluse glaciale, quindi senza aggiungere altro prese e salì al piano di sopra.

Aylén si lasciò cadere sul divano sospirando, rimase qualche minuto ad occhi chiusi, veramente dispiaciuta. Non voleva che le cose andassero così, pensava di aver agito nel modo migliore per non creare problemi, ma evidentemente aveva solo combinato un grosso guaio.

Purtroppo la reazione di Orlando fu peggio di quello che aveva immaginato. Per prima cosa si era trasferito a dormire in un’altra camera e poi le aveva tolto la parola. Non le rispondeva, non la guardava, faceva finta che non ci fosse e naturalmente usciva tutte le sere. Lei cercò di essere paziente, almeno per i primi giorni, anche perché si sentiva molto in colpa.

 

Durante una delle tante uscite di Orlando, la maggior parte delle quali erano al Club Bahia, Dominic perse la pazienza e lo prese per un braccio portandolo nei bagni.

“Orlando mi hai un po’ rotto con questo tuo modo di comportarti” lo apostrofò cupo una volta che si trovarono da soli.

Orlando era alticcio come spesso accadeva ultimamente e lo guardò sbuffando annoiato “Che c’è adesso?”.

“Stai facendo un po’ troppo lo splendido stasera e non mi piace! Lo sai che io sono un cazzone nato, rido, scherzo e prendo per il culo, ma quando c’è da essere seri non mi tiro indietro”.

“E allora?” gli fece l’altro.

“E allora basta! Ho capito che litigato con Aylén, ma qualunque cosa sia non la risolverai continuando ad uscire, bere e fare il cretino con quella bionda! Cazzo Orlando vuoi mandare tutto a puttane? Perché  ti comunico che sei sulla buona strada!”.

Dominic si riferiva all’amicizia un po’ troppo confidenziale che ancora non era sfociata nell’affettuoso, tra Orlando ed Elodie. Tutte le volte che erano usciti puntualmente lei non gli si era scollata di dosso e lui le aveva dato corda. Non era accaduto nulla, ma era tutto un parlottare, un ridacchiare e un ammiccare, era solo questione di tempo per come la vedeva Dom. Alla fine una di quelle sere l’avrebbe accompagnata a casa e sarebbe successo quel che doveva succedere. Non era un impiccione e non era un moralista, ma conosceva Orlando e aveva imparato a conoscere un pochino anche Aylén; quei due insieme erano la coppia più azzeccata che conoscesse e gli dispiaceva quella brutta situazione. Aylén gli piaceva molto più di qualsiasi altra ragazza che avesse visto accanto all’amico e soprattutto non gli piaceva quella Elodie.

“Senti, i cazzi miei sono miei e basta. Io faccio quello che mi pare con chi mi pare, e tu non rompere”.

“Fai come vuoi!” gli disse Dominic uscendo dal bagno veramente arrabbiato.

Più tardi Orlando, che quella sera aveva continuato a imperterrito a bere e non era alticcio, ma ubriaco, era seduto al tavolo con Elodie e le stava raccontando qualche stupida storiella  in un orecchio, producendosi in una serie di smorfiette da simpaticone come gli riusciva bene di fare quando voleva. La ragazza che in quei giorni era stata molto felice di quell’ improvviso cambio di rotta, sorrideva sommessamente con garbo. Poggiando ogni tanto distrattamente la mano sulla sua spalla o sfiorandogli sempre distrattamente la coscia con un ginocchio. Era furba, molto furba, ma in quel frangente lo fu ancora di più. All’improvviso arrivò Donnie che disse ad Orlando che lo avrebbe riportato a casa.

“Torno da solo” aveva risposto contrariato Orlando.

“Sei ubriaco e ti riaccompagno io” aveva detto secco il cugino.

A quel punto si era introdotta Elodie, che con molta grazia lo aveva pregato di dar retta a Donnie e di rientrare con lui, risolvendo così la situazione. Per portare a termine il suo intento non le serviva esser mal vista da Dom e Donnie e così aveva agito d’astuzia, ma Donnie non ci cascò e nonostante l’avesse ringraziata era rimasto piuttosto freddo.

Quando furono in macchina puntuale arrivò anche la ramanzina di Donnie.

“Io non ti capisco!” esordì.

“Che palle!” sbuffò Orlando.

“E va bene! Ti dirò solo un paio di cose. Non più di un anno fa eri tu che mi tartassavi in continuazione per dire quanto tu fossi innamorato di Aylén. Ti sei dimenticato che battevi la testa al muro perché temevi di averla persa? Che è cambiato da allora?”.

Orlando non rispose.

“Se è cambiato qualcosa, se non l’ami più va bene, ma se non è cambiato niente, ti consiglio di fare attenzione, stai scherzando con il fuoco. E con questo ho chiuso”.

Quando arrivarono a casa di Orlando, Donnie avrebbe voluto accompagnarlo direttamente dentro, perché barcollava, ma l’altro fece cenno di no dicendo che era tutto sotto controllo. Disattivò l’allarme e dopo aver girato un paio di volte la chiave a vuoto centrò finalmente la serratura ed entrò.

Forse perché era ubriaco o forse perché alla fine le parole di Dom e Donnie lo avevano in qualche modo colpito, fatto sta che andò diretto in camera da Aylén.

Aprì la porta un po’ maldestramente facendo rumore. Aylén saltò su spaventata ed accese la luce e fu così che lo vide appoggiato allo stipite della porta con la camicia semiaperta e sgualcita fuori dai pantaloni grigi con la giacca che teneva in mano e che toccava terra.

“Io…” cominciò a dire biascicando appena “Non volevo svegliarti, ma…” continuò girando un po’ la testa guardandosi intorno “Volevo dirti una cosa…” e si zittì.

“Volevo dire…” riprese incerto, si grattò la nuca e poi passandosi la mano sul viso fino alla bocca, concluse “Insomma non mi ricordo più… ma volevo dire qualcosa”.

Fece per girarsi e andarsene ma perse l’equilibrio e gli toccò aggrapparsi alla porta. Cominciò a ridere “E’… che sono un po’…”.

“Ubriaco!” concluse lei che si era alzata e lo aveva raggiunto.

“Avanti” gli disse prendendo il suo braccio e facendolo appoggiare sulle sue spalle “Vedo se mi riesce di portarti a letto” disse Aylén abbastanza contrariata.

Ma lui era troppo pesante per lei e si rese conto che non ce l’avrebbe mai fatta a portarlo alla sua stanza, così abbastanza infastidita lo spinse dentro e alla meno peggio, rischiando comunque di andare a finire distesi in terra, riuscì a portarlo fino a letto dove lui cadde pesantemente supino. Aylén cominciò a togliergli le scarpe e i calzini, poi gli disse “Guarda se ti togli la camicia e i pantaloni. E’ tardissimo e io vorrei dormire”.

“Posso… dormire qui … io?” le chiese.

“Mi pare inevitabile” rispose lei secca.

“Non ce … la faccio” disse lui.

“A fare che? A dormire?”.

“No… a spogliarmi…”.

Aylén incominciò ad arrabbiarsi, soffiò scocciata e cominciò a sbottonargli in malo modo la camicia.

“Non… essere arrabbiata… sono un po’… brillo… ma… non ho fatto nulla” disse lui “Di male” precisò.

“Non m’interessa!” rispose lei mentre lo aiutava a sfilarsi la camicia.

“No?” chiese lui con una faccia dispiaciuta.

“No!” rimarcò lei. Quindi cominciò ad armeggiare con la chiusura dei suoi pantaloni.

“Però…” cominciò a dire lui, mentre lei imprecando sommessamente lottava contro quel gancio malefico di quei pantaloni di quel completo di Armani. Che cavolo saranno stati anche firmati, ma si erano incastrati proprio per benino.

“Insomma…” continuò lui, sembrava che l’alcool gli avesse sciolto la lingua dopo un’intera settimana di mutismo “Non puoi… fare così” disse.

Lei non gli rispose nemmeno dando uno strattone a quei maledetti pantaloni.

“Se continui… ti avverto… finisce… che” ma proprio in quel momento i pantaloni si aprirono e finalmente lei poté sfilarglieli.

Quindi passandosi una mano sulla fronte li buttò al lato insieme alla camicia.

“E… questi?” le chiese poi lui indicando i boxer.

“Questi li tieni” gli rispose lei accigliata rimettendosi sotto le lenzuola per dormire.

Allora anche lui prese e si infilò sotto le lenzuola e senza fare tanti complimenti si mise quasi subito a russare alla grande. Al che Aylén prese il cuscino e si coprì la testa costernata.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

NOTA Sono in ritardissimo i ringraziamenti più approfonditi ve li faccio per bene domani!^^ Comunque grazie 1000 a Eowyn, Roy, frenkymc, Conty e Dolcemaia siete come sempre tutte super carine e buona lettura a tutti!! ^_^

 

 

Capitolo tredici

 

Per un po’ di giorni in casa regnò una situazione strana. I due, benché si ignorassero abbastanza platealmente, almeno comunicavano anche se solo a monosillabi tipo: Si, no, la cena è pronta , buongiorno. Eccetera.

Orlando non si era azzardato a ritornare a dormire in camera con lei e visto che Aylén era a sua volta parecchio contrariata dopo quella sera in cui ubriaco era andato da lei. Prudentemente aveva optato ancora una volta per il silenzio. In effetti non aveva la coscienza propriamente a posto, ma siccome riteneva di essere più che nel giusto riguardo alla loro lite, non faceva un passo avanti neanche a morire.

Aylén, a sua volta, era molto arrabbiata, perché se da una parte capiva le ragioni di Orlando, dall'altra quel suo comportamento e soprattutto il fatto che fosse uscito quasi tutte le sere non lo tollerava.

Ci fu però un fatto che in qualche modo li indusse se non altro a parlare.

Aylén ricevette la telefonata della sua amica Reina, la quale euforica le comunicò che lei ed Alejo si sarebbero trasferiti per sei mesi a Los Angeles visto che il ragazzo era stato preso a lavorare in un film le cui riprese sarebbero iniziate di lì ad una diecina di giorni. La ragazza fu felicissima nell'apprendere che avrebbe avuto la sua migliore amica tutta per sé e per tutto quel tempo e ne rimase davvero soddisfatta. Poi all'improvviso capì e con ancora il cellulare in mano andò in salotto da Orlando che come al solito stava studiando.

“Grazie” gli disse semplicemente.

Lui alzò lo sguardo e lievemente perplesso chiese “E di che?”.

Lei gli parlò della prossima venuta di Alejo e Reina e del fatto che il ragazzo venisse per lavorare ad un film che supponeva fosse lo stesso a cui avrebbe lavorato anche lui.

“AH! Per quello?” fece Orlando distrattamente “Sì, sono stato io a raccomandare Alejo, ma non l'ho fatto per te. L'ho fatto principalmente per lui perché se lo merita e poi perché è un mio amico che non vedo da una vita e avevo voglia di passarci un po’ di tempo insieme” spiegò tranquillamente.

“Non importa il motivo per cui l'hai fatto grazie lo stesso” disse la ragazza che poi si girò e fece per salire le scale.

“Dove vai?” scappò fuori suo malgrado dalla bocca di Orlando.

“A prepararmi. Stasera esco” rispose Aylén.

“Dobbiamo parlare” disse lui alzandosi in piedi.

“Parliamo” rispose lei fermandosi a metà scala, lievemente irritata. Non sopportava che si fosse deciso a parlare proprio quella sera che lei aveva deciso di uscire. Ma era una cosa troppo importante il chiarirsi, quindi scelse di non fare polemica.

“Mi devi spiegare perché ti comporti cosi! Perché l'hai fatto?” le chiese Orlando senza tanti giri di parole.

Lei sospirò appena “E' il mio lavoro e ci tengo. Era un'opportunità grandiosa e di prestigio. Mi è stata proposta e io non potevo rifiutare. Era troppo importante per me”.

Lui ebbe un moto di stizza “I soliti discorsi” commentò acido.

“Ascolta, ho cercato di spiegarti che sì, magari è una cosa un po’ pericolosa, ma non così come sembra. Credimi non c'è reale motivo di preoccupazione è tutto calcolato, studiato e sotto controllo. Credi che l'Istituto voglia sputtanarsi? Via rifletti!” disse Aylén.

Lui storse la bocca e poi chiese “Ora è finito e tu non lo farai più vero?”.

Lei rimase  in silenzio un attimo e poi abbassò lo sguardo “Veramente…” cominciò a dire incerta “Non è ancora finito”.

Orlando si girò di scatto “Cosa?” fece con un misto di preoccupazione e rabbia.

“Hai detto che preferisci la verità, che vuoi essere messo al corrente! Bene è la verità! Le immersioni non sono finite ne avrò ancora per un paio di settimane” concluse la ragazza.

“Benissimo!” esclamò lui.

“Perché ti rifiuti di capire?” disse  Aylén costernata.

“Perché è una cosa che effettivamente NON capisco e che principalmente NON condivido e che soprattutto mi fa paura! E vorrei tanto impedirti di farla, ma so che qualunque cosa faccia o dica tanto non ci riuscirei e questo mi fa incazzare immensamente!” disse lui e poi aggiunse “E comunque è la tua totale mancanza di rispetto per me e per i miei sentimenti la cosa assolutamente più grave”.

“Questo non è affatto vero! Sono stanca di ripeterti che se ho fatto l’errore di tacertelo era proprio perché non volevo farti star male e poi non parliamo di rispetto che non ti conviene proprio!” concluse stizzita.

“Che vorresti dire?” le domandò lui.

“Che fare i cazzi propri senza il minimo ritegno uscendo e dandosi alla pazza gioia non si sa dove e con chi, non è esattamente una forma di rispetto!” gli rispose seccatamene.

Lui cambiò subito argomento. Le si avvicinò e quasi implorante le disse “Promettimi che non farai mai più una cosa del genere”.

Lei lo guardò e poi sospirando gli rispose “Non puoi chiedermi promesse che non sono in grado di mantenere. Ma una cosa posso promettertela davvero: non farò mai più niente senza prima parlartene”.

Lui non rispose. Sospirò a sua volta.

“Credo che sia perfettamente inutile cercare di farti cambiare idea” disse infine.

“Non è una ripicca o un puntiglio, è il mio lavoro e dovresti accettarlo. Ora scusami ma altrimenti faccio tardi” disse Aylén ricominciando a salire le scale.

 

La vide uscire con il solito vestito della volta precedente e suo malgrado  gli venne da sorridere, scrollando la testa. Pensò che quando ci si metteva era proprio una stronza. Una provocatrice nata. Nonostante quel genere di cose lo facesse incazzare, allo stesso tempo gli piacevano perché lo stimolavano. Lei lo teneva sulla corda e gli sembrava di doverla sempre in qualche modo riconquistare e lui adorava le sfide. Continuò a sorridere e andò a prepararsi quella sera sarebbe uscito anche lui.

Orlando poteva sembrare distratto, ma in realtà era molto attento a tutto.  Così casualmente aveva ascoltato Aylén che si dava appuntamento con le sue amiche colleghe, guarda caso al Club Bahia. Quel locale andava molto di moda in quel periodo e siccome la sua agente e il suo addetto stampa avevano detto che con cautela potevano anche farsi vedere fuori insieme, quella sera anche lui aveva intenzione di andare proprio lì.

 

Quando Aylén arrivò al Club Bahia ebbe una sorpresa: ci trovò Dom e Donnie con Victoria e Nathalie.

Nathalie la salutò affettuosamente e le presentò Victoria. Ad Aylén Victoria piacque, poteva sembrare una tipa altezzosa ma la sua stretta di mano era sincera come il suo sorriso e lei se ne rese subito conto. Dom e Donnie invece le sembrarono lievemente in ansia, ma non ci diede molto peso. C’era ovviamente anche Elodie, ma era lontana e le due non si videro e non furono presentate.

Orlando arrivò solo dopo un’ora. Entrò dentro con un’espressione strana, un misto tra il divertito e l’ansioso. Indossava un paio di jeans, una camicia bianca e un giubbotto anch’esso di jeans. Si guardò un po’ in giro e dopo aver fatto un cenno di saluto in lontananza a Dominic e Donnie, s’infilò le mani in tasca e cominciò a vagare con lo sguardo alla ricerca di Aylén. La inquadrò quasi subito. Era lato della pista che stava parlando con un’altra ragazza, era di spalle e non lo aveva visto. Orlando sorrise molto soddisfatto. Fu in quel momento che Elodie che stava uscendo dal bagno con Nathalie lo vide, e siccome era in linea con Aylén, anche se un po’ più lontana da lei, s’illuse che quel sorriso soddisfatto e compiaciuto fosse diretto a lei.

“Ecco ci siamo!” esclamò soddisfatta.

“Mi dispiace doverti deludere, ma non credo proprio che stia sorridendo per te” le disse invece Nathalie “Quella” continuò poi indicando Aylén “E’ la sua ragazza!” concluse. Fu allora che Elodie poté vedere la sua rivale. Non commentò, era troppo arrabbiata per farlo, ma non se ne fece accorgere e si allontanò discretamente.

Orlando intanto, aveva lasciato il giubbotto al guardaroba e si era mosso verso Aylén, la raggiunse da dietro le mise una mano sul fianco e poi avvicinandosi all’orecchio le disse “Posso offrirti da bere?”.

Lei si girò di scatto sorpresa “Che ci fai qui?” gli chiese.

“Io vengo quasi sempre qui” rispose lui tranquillo poi aggiunse “Allora? Posso offrirti da bere?”.

“No, grazie, ho appena bevuto” rispose lei abbastanza gentilmente, ma decisa.

Lui non si scompose, la prese per mano e portandola verso la pista disse “Allora balliamo!”.

“Ma?...” fece lei leggermente disorientata.

“Ti avverto che sono una frana con questi balli latini americani” disse lui tranquillo prendendola per la vita e cominciando, o per meglio dire tentando di ballare.

A lei venne da ridere “Oddio, neanche io sono esattamente una cima” confessò a sua volta.

Nonostante ciò non se la stavano cavando malaccio.

Lui aveva addirittura cominciato a prenderci gusto e se la tirò a sé facendola aderire al corpo, poi aveva abbassato leggermente la testa e aveva avvicinato il viso a quello di lei, poco dopo le aveva sfiorato il lobo dell’orecchio con le labbra.

“Cha fai?” gli aveva bisbigliato lei a sua volta molto vicino all’orecchio.

Senza spostarsi lui le aveva risposto “Ci sto provando con la ragazza più carina della sala”.

“Penso che rimbalzerai” rispose lei scostandolo un poco.

“Dici?” disse lui continuando a sorridere piuttosto compiaciuto.

Stava cominciando a divertirsi.

Lei non rispose e  mantenne le distanze.

Allora lui cominciò a sbirciare nella sua scollatura.

“Questo vestito farà una brutta fine” commentò all’improvviso senza spostare lo sguardo dal punto d’osservazione preso di mira.

Lei si fermò di colpo e disse “Avrei sete, vado a prendere qualcosa da bere”. E fece per andarsene.

Andiamo a bere” la corresse invece lui prendendola per mano e portandola verso il tavolo dove c’erano Dominic e Donnie.

Come arrivarono Orlando continuò a portare avanti quella specie di gioco.

“Ciao ragazzi” esordì. Poi facendo una faccia buffa, con tono confidenziale disse “Sto cercando di rimorchiare questa ragazza” continuò riferendosi ad Aylén “Ma sembra una un po’… difficile”.

“E c’ha ragione!” rispose subito Dominic “Renditi conto Orlando che per te lei è  troppo” continuò facendo l’occhietto ad Aylén che cominciava a sua volta divertirsi

“Se ti rimbalza  significa solo una cosa: è una ragazza intelligente!” concluse tra le risate generali.

“Ma vatti a fidare degli amici!” rispose Orlando fintamente arrabbiato.

Si sedettero e ordinarono da bere.

Più tardi mentre stavano conversando tutti insieme arrivò al loro tavolo, soave e discreta, come se nulla fosse, Elodie.

Ci fu un attimo di gelo.

Dominic incrociò lo sguardo con Victoria che pur non sapendo nulla capì al volo, del resto conosceva bene Elodie.

Donnie strinse forte la mano sotto il tavolo a Nathalie che deglutì imbarazzata.

Orlando pur restando impassibile ebbe, se non paura qualcosa che gli assomigliava. Anche se poi si rese conto di avere niente da temere, perché in realtà non aveva mai fatto nulla.

Elodie, conscia di aver creato scompiglio in quel sestetto gioioso e affiatato, provò un senso di forza e di appagamento che le fece increspare le labbra in un sorriso, anche se appena accennato.

Con un tono molto gentile e molto accattivante disse “Spero sinceramente di non avervi disturbato. Non vorrei essere inopportuna, volevo solo salutare” e poi sorrise sembrando quasi timida.

E’ strano perché a volte accade che ti ritrovi il pericolo sotto il naso e proprio non riesci a captarlo, anzi finisce che non solo fai l’enorme errore di sottovalutarlo, ma addirittura lo scambi per tutt’altro.

Fu quello che accade ad Aylén.

Quella ragazza le parve così a disagio e timida che le sorrise e le si presentò invitandola addirittura a sedersi con loro.

E’ inutile sottolineare che Elodie fu enormemente soddisfatta dello svolgersi delle cose, soprattutto in virtù del fatto che gli altri cinque parevano sempre più agitati  e che lei ebbe la netta sensazione di averli tutti i pugno.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

NOTA Grazie mille a Roy( ^__________^ che è davvero superpanibalda!!!  ora c'ho le prove!!) ad Anjulie (preziosissima con il suo grande aiuto ed entusiasmo^_^) a Conty (che commenta come se fosse parte integrante della storia!^^) Mi scuso con Azu e Sara che ieri sera mi sono dimenticata di ringraziare scusate!!!!!!! ç______________ç  Buona lettura a tutti! ^_^

 

Capitolo quattordici

 

Nonostante in un primo momento Elodie si fosse sentita molto forte, bastò molto poco perché si rendesse conto di essersi sbagliata. Non solo partecipò poco alla conversazione visto che essendo tre coppie, lei era quanto meno di troppo; ma fu l’atteggiamento di Orlando verso quella ragazza spagnola, che lei senza farsi accorgere guardava con disprezzo e sufficienza, che la fecero proprio rodere fin nel profondo. Per prima cosa c’era il modo in cui lui la guardava. Orlando aveva uno sguardo che lei non gli aveva mai visto prima. Parlava con quegli occhi e sembrava che le dicesse in continuazione ti adoro. Elodie lo osservava e fiotti d’acido le si rimescolavano nello stomaco, mentre la sua espressione invece, continuava ad essere così accattivante e gentile. Poi come se non bastasse Orlando non lasciò mai la mano di Aylén. Questo stupì anche Aylén stessa insieme ad un paio di altre cose. Insomma, lui non era uno da smancerie in pubblico, anzi tutt’altro. Era sempre molto carino, ma molto riservato e tranquillo, ma quella sera aveva intrecciato le sue dita con lei e non le mollava, un paio di volte le aveva addirittura sfiorato la tempia con un piccolo bacio. Tanto che lei lo aveva guardato sorpresa. Lui allora aveva addirittura passato un braccio intorno alle spalle e le aveva sussurrato in un orecchio in tono confidenziale: “Sto continuando a provarci, ma principalmente voglio che sia chiaro a chiunque qui dentro che sei, diciamo, proprietà privata” aveva aggiunto infine.

Lei aveva alzato un sopracciglio e stava per rispondere ma lui l’anticipò: “Un’altra cosa. Cerca di muoverti poco e NON piegarti troppo in avanti quando parli” le disse lanciando un’occhiata a quella scollatura di quel vestito che lui detestava cordialmente.

Aylén non poté fare a meno di fare una risatina, la faccia di lui era così seria e le sue raccomandazioni così accorate, oltre che ovviamente molto esagerate.

La serata era proseguita in maniera piacevole per tutti e Aylén aveva socializzato molto anche con Victoria. Ad un certo punto, non si sa come, la conversazione era caduta sulle famose serate Play Station e lei aveva raccontato un paio di aneddoti divertenti al riguardo, tra le bonarie proteste dei ragazzi e le gran risate delle ragazze. Aveva poi proposto che una volta si sarebbero dovute unire anche loro per poter costatare con i propri occhi e sia Nathalie che Victoria avevano accolto con entusiasmo l’idea, ripromettendosi di farlo davvero.

Mentre tutto ciò accadeva, Elodie, che non era stata molto partecipe né loquace, continuava ad osservare di sottecchi Orlando e Aylén e non si capacitava di come lui potesse smaniare così per quella. Non che la ritenesse brutta, ma secondo lei era una bellezza volgare e poco fine. Oltre che una persona, a suo avviso troppo esuberante, poco riservata e anche poco femminile. Ovviamente si sbagliava. Era l’alta considerazione di se stessa che le faceva vedere le cose in maniera contorta.

Aylén aveva un tipo di bellezza esattamente contraria alla sua. I lineamenti, a partire dai grandi occhi scuri fino alla morbide labbra carnose non erano affatto volgari, ma piuttosto radiosi e solari. Non si truccava molto e del resto non ne aveva bisogno. Era molto bella anche al naturale. La pelle era appena leggermente ambrata liscia e morbida, i capelli lisci, molto lunghi e lucenti, ma soprattutto quella sua non ostentazione, quella sua naturalezza e quel suo spontaneo modo di essere femminile e non artefatta, le conferivano una sensualità prorompente, che  facevano di lei una di quelle donne che non puoi fare a meno di notare. Il suo carattere aperto e il suo modo di fare schietto la rendevano quasi sempre una compagnia piacevole e simpatica.

Anche Elodie era davvero bella, ma in modo completamente diverso. Sofisticata, curata fino all’eccesso in una ricerca della perfezione estetica. Aveva i lineamenti fini, che sembravano quasi aristocratici. Occhi azzurri, capelli color miele con striature di un tono più chiare, pallida, lunare, magra fino a rasentare l’efebico. Era una di quelle donne bellissime, raffinate, compiacenti, ma fredde, incapaci di emanare anche la più blanda vibrazione di sensualità. Una donna non comunicativa in sostanza, ma pur sempre anche lei una di quelle che non passano inosservate. Il suo carattere era indecifrabile, era camaleontica, sapeva molto bene adattarsi al tipo di persona a cui si trovava davanti. In realtà era abbastanza piena di sé, troppo competitiva ed eccessivamente critica, ma questo lo si poteva scoprire solo dopo un po’ che la si conosceva perché lai era molto brava a camuffarsi da ragazza riservata e gentile.

 

Verso l’una e mezza Orlando voleva andare a casa.

“Ma come?” gli fece Aylén “Così presto? Di solito non rientri mai prima delle tre” commentò con fare finto ingenuo, giusto per rimarcare il fatto delle sue recenti uscite.

Lui furbescamente scelse la via della diplomazia “Sono un po’ stanco stasera e vorrei andare a dormire presto” si fermò un attimo la guardò accennando un sorriso dolce e le butto lì: “Mi farebbe piacere se rientrassimo insieme”.

“Io sono venuta con le mie amiche e…”.

Ma lui la fissò con quello sguardo un po’ implorante ed intenso, le scostò una ciocca di capelli sfiorandole la guancia con una carezza lieve e disse “Mi farebbe davvero piacere” concluse continuando a sfiorarle la pelle del viso con le dita.

“Ruffiano!” gli disse lei. Però stava sorridendo.

“Antipatica!” le rispose allora lui facendole una specie di linguaccia.

Aylén comunque acconsentì e gli disse “Aspettami qui un attimo” e se ne andò a cercare le sue amiche per avvisarle che se ne stava andando.

Poco dopo che se ne erano usciti dal locale, Elodie non poté esimersi di fare un commento in confidenza a Nathalie “Devo dire che è molto bella, ma non mi sbagliavo è decisamente poco fine” le disse riferendosi ovviamente ad Aylén.

“E allora? Anche se fosse come dici tu, e non mi pare, sembra proprio che a lui piaccia così com’è  e molto aggiungerei, quindi…” le rispose Nathalie leggermente infastidita.

Elodie non rispose ma si ripromise che non appena ne avesse avuta l’occasione sarebbe partita con un azione ben mirata e calibrata. Avrebbe eliminato quella ragazza che ostinatamente continuava a considerare inferiore a lei e che non le permetteva di potersi mettere sullo stesso piano di Victoria che continuava ad uscire ed andare d’amore e d’accordo con Dominic.

 

Quando Orlando e Aylén arrivarono a casa lei s’infilò in cucina per andare a bere. Aprì il frigo e prese una delle bottigliette da mezzo litro che vi erano dentro. Svitò il tappo, e siccome erano di quelle da asporto con il miscelatore applicato, la premette un poco e l’acqua come una fontanella le arrivò direttamente in bocca. Stava ancora bevendo quando Orlando le arrivò alle spalle l’abbracciò e scostandole i capelli dandole un bacio sul collo.

“Che fai?” gli chiese lei, appena risentita a mo di provocazione.

“Te l’ho detto che ci avrei provato!” rispose lui con fare furbo.

Allora Aylén, con una mossa piuttosto veloce, prese la bottiglietta, la portò all’altezza della propria spalla e strizzandola di nuovo fece arrivare un bel getto d’acqua proprio in faccia ad Orlando che fu colto alla sprovvista.

“E io te l’avevo detto che tanto rimbalzavi!” fece ridendo e ovviamente scappando.

Lui si asciugò alla meno peggio l’acqua dal viso con una mano e poi con un espressione finto truce le disse “Questa me la paghi!” e le corse dietro.

Lei prese le scale approfittano di essere in netto anticipo, ma lui fu molto veloce e prima che potesse arrivare in camera l’aveva raggiunta. Prima che la potesse afferrare lei tentò di muoverlo a compassione, mettendo le mani avanti quasi in segno di protezione disse “Via è tardi non facciamo cazzate  e…”.

Ma lui facendo segno di diniego col capo e prendendola saldamente per la vita disse “E no carina, troppo facile, hai iniziato tu e ora ne pagherai le conseguenze!”.

La trascinò tra sgambettamenti vari e risatine in bagno.

Al che lei capì.

“Non lo vorrai fare sul serio vero?” gli disse cercando di dissuaderlo con aria perplessa e anche un tantino preoccupata.

“Oh si invece!” rispose lui molto soddisfatto.

“No dai… io ti ho solo bagnato la faccia e…” ma non fece in tempo a finire perché lui la spinse con forza dentro la doccia e aprì l’acqua facendola bagnare da capo a piedi naturalmente completamente vestita così come si trovava.

Rideva soddisfatto e compiaciuto, a braccia conserte mentre lei si stava infradiciando, ma durò poco.

Aylén con una mossa rapida e fulminea lo afferrò per un braccio e lo tirò sotto il getto d’acqua lo fece girare e gli passò una mano sulla nuca guardandolo con uno sguardo molto eloquente. Lo fece appoggiare alla parete della doccia, spingendolo appena, come se avesse intenzione di baciarlo e fosse impaziente. Lui ci cascò in pieno, e Aylén poco prima che le loro labbra si unissero si girò di scatto e posizionando il miscelatore sull’acqua fredda,  sgattaiolò fuori dalla doccia veloce.

“CAZZO!” fece lui colto davvero di sorpresa. Aveva spalancato la bocca e stava tremando “E’ fredda da morire!” aggiunse e si affrettò a chiudere il miscelatore.

Lei rideva davvero di gusto e molto soddisfatta.

Anche Orlando nonostante lo scorno cominciò a ridere e le disse “Sei veramente una…”.

“Niente parolocce! Caro chi di spada ferisce di spada… perisce!”.

Erano completamente fradici capelli compresi con i vestiti appiccicati a dosso.

Aylén andò in bagno e prese due asciugamani.

“Guarda che casino! Non si possono fare ‘ste cazzate a quest’ora di notte!” commentò cercando di essere seria.

“Hai cominciato tu!” disse lui prendendo il telo da bagno iniziando ad asciugarsi la testa e il viso.

“Sì, ma io ti avevo appena bagnato la faccia! Tu sei sempre il solito megalomane!” rispose lei rimproverandolo, ma con fare ovviamente scherzoso.

“E’ una questione di principio perché se tu…”.

Ma lei lo interruppe “Ma che ti si è incantato il disco? E basta con tutte queste questioni di principio!” gli disse sempre con lo stesso tono di prima.

“Perché lo dico spesso?” chiese lui un attimo pensieroso.

“Non spesso: sempre!” gli rispose lei che intanto stava cercando inutilmente di aprire la lampo del suo vestito. Poi gli si mise davanti di spalle si spostò i lunghi capelli dalla schiena e gli disse: “Sii gentile vedi se ti riesce di aprire questa maledetta lampo!”.

Lui armeggiò un poco, ma la cerniera che forse si era ossidata per via dell’acqua non ne voleva sapere di aprirsi.

“Niente da fare” fece lui “Non si apre”.

“E ora come cavolo faccio a levarmelo?” commentò lei a voce alta un po’ perplessa.

Fu allora che lui molto soddisfatto e con un tono fintamente contrito disse “Eh! Benché sia un vero peccato, temo che dovrai romperlo” concluse con un sorrisino beffardo.

Lei si girò e lo guardò storto “Certo immagino quanto la cosa ti dispiaccia!” poi rassegnata si girò di nuovo “Avanti fallo” sospirò, tanto non c’era altra soluzione e poi era davvero tardi per mettersi a pensare a possibili alternative. In più gli abiti erano bagnati e dovevano asciugarsi o avrebbero preso un malanno.

Orlando afferrò due lembi della fine stoffa del vestito e facendo forza lo lacerò fino in fondo, quindi lasciò che, irrimediabilmente sciupato, le scivolasse ai piedi. Inutile dire che la cosa gli dette una soddisfazione enorme. Finalmente quell’odioso indumento era fuori gioco.

Lei si girò imbronciata dopo aver dato un’occhiata all’abito, lo guardò con aria di sfida e gli disse “Tanto me lo ricompero!”.

Lui non poté fare a meno di sorridere “Non so perché… ma immaginavo che l’avresti detto” commentò. Poi si fermò a guardarla, i capelli bagnati le ricadevano in avanti scompigliati coprendole parzialmente il seno, le labbra piegate in una piccola smorfia di disappunto e gli occhi lampeggiavano appena un po’ proprio per lo stesso motivo. Gli sembrò incredibilmente bella e incredibilmente desiderabile. Prese l’asciugamano glielo fece passare intorno alle spalle e cominciò ad asciugarle la schiena, poi tirando le due estremità del telo l’attirò a se, la guardò  negli occhi e cominciò a baciarla con delicatezza senza fretta.

“Continui a provarci?” gli disse lei interrompendolo appena.

“Sono un tipo decisamente testardo” ripose lui continuando imperterrito.

Allora lei, scostandosi appena un po’, cominciò a togliergli la camicia che lui aveva ancora appiccicata addosso.

Fece scorrere la mani sul suo torace liscio e muscoloso fino all’addome piatto che sotto la carezza delle sue dita tremò appena.

“Che fai?” lei chiese sorridendo.

“Ho deciso di starci…” rispose Aylén guardandolo dritto negli occhi, poi cominciò a sbottonargli i pantaloni. Quindi concluse dicendo “Mi hai presa per stanchezza!” e rise appena. Lui l’attirò a sé stringendola e continuando a baciarla.

“Etcì!” starnutì all’improvviso la ragazza scostando le sue labbra da quelle di lui e riparandosi la bocca con una mano.

Lui la guardò storcendo il naso, “Sarà meglio che prima ti asciughi”.

“Faccio in un attimo” aveva risposto Aylén, ma lui l’aveva seguita in bagno e aveva continuato a frizionarle il corpo con l’asciugamano prendendosi amorevolmente cura di lei. Poi mentre Aylén si asciugava i capelli si era a sua volta finito di spogliare e asciugato anche lui. Quindi l’aveva presa addirittura in braccio

“Ma che fai?” gli aveva chiesto lei un po’ stupita.

“Ti porto a letto” aveva risposto Orlando serafico.

“Ma ci sono solo pochi passi” aveva detto Aylén vagamente divertita.

“Lo so, ma stasera mi sento in vena di coccole” aveva aggiunto lui dandole un bacio prima sul naso e poi sulle labbra. Poi dato che erano arrivati al letto ce l’aveva delicatamente distesa sopra.

“Ummm le coccole!” aveva commento lei soddisfatta quindi gli aveva buttato le braccia al collo dicendogli “Adoro il mio nappettino coccoloso!”.

Lui aveva ridacchiato appena cominciando a baciarla. Non lo avrebbe ammesso neanche in punto di morte, ma quando lo chiamava con quel nomignolo buffo gli piaceva un sacco.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

NOTA:  Eccomi qua a ringraziarvi ^_^ GRAZIE Roy(sono felice di averti fatto venire gli occhi a cuoricino tessorina!) GRAZIE Conty( sei un mito lo sai è bello vederti così coinvolta! Come diresti tu gh gh gh) GRAZIE Azu ( che mi manda sempre messaggini troooppo carini, Alejo è qui x te!!^^) e GRAZIE a Sandra per la graditissima mail^^ Buona lettura a tutti capitolo mooooooooolto topico! :P

 

Capitolo quindici

 

Quel martedì sera Orlando era strano e particolarmente euforico. Sembrava nascondere qualcosa e Aylén, che lo aveva capito, aveva inutilmente cercato di farlo parlare. Lui si era trincerato dietro frasi del tipo: Ma non nascondo niente. Guarda che ti sbagli. E solo una tua impressione.

 

Dopo quel brutto periodo causato dalla lite per le immersioni di lei, sembrava che tutto fosse tornato alla normalità. A causa di quella doccia notturna di qualche settimana prima, Aylén si era ammalata prendendosi una brutta infreddatura che suo malgrado l’aveva costretta ad interrompere le immersioni. Era così stata sostituita da un collega e lei non l’aveva presa benissimo. Orlando invece ne era stato felice. Avevano riparlato a proposito di ciò e lui le aveva spiegato che non poteva fare a meno di essere contento. Lei si era un po’ risentita perché teneva molto al suo lavoro. Lui le aveva detto che capiva, ma che gli sfuggiva il motivo per cui si dovesse esporre così tanto, sarebbe riuscita ad emergere altrettanto bene senza bisogno di fare cose eccessivamente azzardate. Secondo lui non aveva bisogno di dimostrare così la sua bravura o il suo attaccamento al lavoro. Lei non era del tutto convinta, pensava sempre di non essere abbastanza all’altezza e si spingeva sempre più avanti soprattutto quando c’era in mezzo la competizione con i colleghi maschi. Era un po’ lo stesso motivo per il quale aveva sempre fatto gli sport estremi con suo cugino Callixto. Visto che suo padre la faceva sentire quasi inferiore in quanto donna, lei si era sempre cimentata con cose prettamente maschili, volendo così dimostrare di non essere inferiore proprio a nessuno.

Da quasi dieci giorni erano arrivati a Los Angeles anche Reina e Alejo. Si erano sistemati in un appartamento che gli aveva trovato la produzione a Beverly Hills. Reina era estasiata, non aveva mai visto niente di simile. Alejo e Orlando avevano cominciato a lavorare e per fortuna il film sarebbe stato quasi interamente girato a Los Angeles. Reina, che era abbastanza indietro con gli studi, aveva preso quel periodo per cercare di rimettersi in pari e finalmente laurearsi anche lei. La sera si incontravano spesso con Aylén e Orlando principalmente a casa loro e diverse volte si erano uniti anche Donnie con Nathalie e Dominic con Victoria. Tutti insieme si erano trovati molto bene e quelle serate di gruppo erano state sempre piacevoli e molto divertenti. Inutile dire che Alejo si era subito unito anche alle ormai famose serate Play Station, dando il suo contributo in quanto a sana pazzia da reazione incontrollata dovuta a troppa immedesimazione nella conduzione delle partite. Principalmente aveva fatto una sorta di comunella con Dom con il quale si era trovato subito in sintonia.

Orlando avrebbe scommesso un occhio della testa su quella cosa, ovvero che quei due sarebbero diventati una sorta di Tom e Jerry.

Per fortuna erano rientrati anche tutti i problemi circa i possibili gossip sulla Spagna riguardanti Orlando e Aylén, (il punto era una pausa troppo forte qui a mio parere) ciò grazie anche al duro lavoro di Robin Bill e agli avvocati dell’attore, quindi regnava una bella tranquillità su tutti i fronti.

 

Aylén aveva visto giusto. Quella sera a sorpresa si presentarono a cena tutti i ragazzi e le ragazze. Orlando, a fine pasto, comunicò che per festeggiare la prima settimana di riprese, il prossimo ingaggio di Dom in un film, la venuta di Alejo e Reina e la definitiva fine delle nuotate in compagnia degli squali di Aylén, quel week end sarebbero andati tutti a Las Vegas per darsi alla pazza gioia e senza alcun ritegno. I ragazzi naturalmente lo sapevano dato che avevano organizzato tutti insieme e le ragazze accolsero la cosa con entusiasmo.

Così il venerdì successivo se ne volarono tutti e otto nella folle Las Vegas, la città nota per le sue stranezze e le sue follie, dove l’esagerazione regna sovrana e dove niente ti può stupire, perché tutto è possibile a Las Vegas. Appena ci arrivi ti rendi conto che quello è veramente un altro mondo.

Erano alloggiati al Cesar Palace e le cose erano state fatte davvero in grande. Su idea di Dominic avevano prenotato niente meno che l’appartamento suite imperiale Giulio Cesare di quell’hotel in puro stile antico Impero Romano, molto frequentato da vip. La suite Giulio Cesare non era altro che una mega  struttura all’ultimo piano formata da varie camere e altre stanze riccamente sontuose, comprensive di saune, palestra, bagno turco e anche di una cucina. Era appunto una specie di grande appartamento, molto particolare tipo: esagerazione pazza made in Las Vegas, come si confaceva al clima di quella città. Tutte le loro camere erano enormi e ovviamente arredate come nell’ antica Roma: con letti a baldacchino, capitelli, tende, anfore, e addirittura una mini piscina a due posti tipo terme proprio davanti al letto. Inoltre c’erano specchi da per tutto. Ma la cosa più strana era che i letti avevano i materassi ad acqua ed erano dotati di telecomando a distanza,  che se azionato, li faceva girare su se stessi. Ognuno di loro fu dotato di monopattino elettrico per spostarsi da una stanza all’altra, potendo così colmare brevemente le distanze nei lunghi corridoi di collegamento.

Tutti e otto sembravano un branco di ragazzini al luna park. Appena arrivati cominciarono a girellare senza posa con quei monopattini elettrici spostandosi da una stanza all’altra ridendo come dei matti.

 

“Uuuuuuh guardate qui!” cominciò a fare Dominic ad un certo punto, saltellando sul materasso ad acqua del suo letto. “Vic tesoro stasera ondeggiamo!” continuò a dire ammiccando e rischiando di perdere l’equilibrio. Poi non potendo farne a meno tirò fuori una battuta e rivolto a tutti gli altri che lo guardavano disse “Però ragazzi bisognerebbe davvero fare come gli antichi Romani”.

“E cioè?” gli domandò Donnie.

“Una bella orgia collettiva!” disse Dom ridacchiando.

“Sei veramente un deficiente!” lo riprese bonariamente Victoria.

Lui saltò giù dal letto e la raggiunse “E’ per questo che mi adori vero zucchero?”.

Lei lo guardò e gli rispose “Purtroppo sì! Ancora oggi però non mi capacito di come possa essere accaduto!” e scrollò la testa fingendosi sconsolata.

“In realtà… devo confessare che… ti ho ipnotizzata!” disse Dominic come se avesse rivelato chissà quale segreto, con una faccia veramente buffa. Poi aggiunse con fare molto serio “Naturalmente con il mio fascino da timido ragazzo che si atteggia a burlone solo per nascondere il suo animo poetico e…”

“E falla finita! Guarda che non ci crede nessuno Dom!” disse Orlando e tutti scoppiarono a ridere.

Dominic gli fece una boccaccia poi disse a Victoria “Ma perché nessuno mi comprende?”.

Gli ripose Alejo: “Forse perché i geni sono sempre degli incompresi!”

“Tu si che sei un uomo con cervello, mica come questi altri due!” gli disse Dom schiacciandogli il cinque.

“Si vede che lo conosci da poco” commentò Reina ridacchiando.

 Poi tra una battuta e l’altra andarono tutti a mangiare.

 

In quel fine settimana ne combinarono di tutti i colori, fecero ogni genere di stranezza che il luogo offriva divertendosi parecchio. Naturalmente la sera cambiando sempre locale, andavano al casinò a giocare. Inutile dire che qualsiasi gioco tentassero, perdevano sempre e comunque. Ma l’ultima sera, che si erano impuntati a sfidare la fortuna con la roulette del casinò Luxor in perfetto stile antico Egitto, accade qualcosa. Dominic che s’era piccato a puntare sul ventitré nero, alla sua terza puntata al grido di “Ventitré! Dai, gran culo, aiutaci te!” vinse seicento dollari. Si scatenò il finimondo. La cifra di per se non era certo alta, ma il fatto di aver vinto galvanizzò tutti. Andarono subito a ritirare i soldi poi incitarono Dominic a fare un discorso, al che il ragazzo salì su una sedia e si schiarì la voce, poi disse la sua.

“Carissimi amici, dato che la dea bendata a deciso di baciare il più bello e intelligente tra tutti noi…” s’interruppe e fece finta di riflettere “Ma che dico? Il più bello e il più intelligente quanto meno di tutta Las Vegas e aggiungerei non solo…”.

“Si ma vieni al sodo! Piuttosto com’è che dicevi tempo fa? Ah sì, fortunato nel gioco sf…” disse Orlando.

“Taci! E non rubarmi le battute che ti viene comunque male! Dunque dicevo… prima che quest’attorucolo inglese da due soldi m’interrompesse, che sono stato baciato dalla fortuna. Ma sono uomo di gran cuore e non posso non condividere questa gioia immensa con tutti voi. Quindi dichiaro ufficialmente aperti i baccanali folli. Tutti al bar! E per la miseria si finisce in bellezza me li voglio scolare tutti e seicento insieme a voi! O almeno… proviamoci!”.

La proposta fu accolta da un caloroso applauso, fischi d’approvazione e qualche sguardo perplesso da parte delle ragazze, ma andarono comunque tutti al bar.

Andò a finire che tra scommesse e battute tipo: Tanto non ce la fai! oppure Io ho bevuto più di te, Vedi che sei un rammollito e Vi credete che siamo da meno perché siamo donne!

 

Sia i ragazzi che le ragazze si ubriacarono davvero di brutto. Erano talmente partiti che ad un certo punto addirittura si persero.

A notte fonda Donnie e Nathalie gattonavano per l’hotel senza neanche capire come ci fossero rientrati.

“Perché… stiamo procedendo sulle ginocchia?” chiese ad un certo punto la ragazza.

Donald la guardò serio e poi disse “Il nemico ci osserva! Shhhhhhhhhh! Seguimi e non far rumore, ti condurrò alla nostra camera illesa!”.

Dom e Victoria arrivarono più tardi anche loro però come fecero a ritrovare l’albergo non lo seppero mai. Presero un solo monopattino elettrico e riuscirono a cappottarsi nel corridoio finendo malamente a gambe all’aria, ma non solo, furono investiti da Alejo e Reina che sopraggiunsero subito dopo. I due barcollavano cosi tanto da dare ritmicamente a turno, forti spallate  contro le pareti del corridoio. Non videro Dom e Vic in terra e gli franarono malamente addosso. Insomma combinarono un bel macello.

“Dove sono quegli altri due?” chiese ad un certo punto Alejo a Dominic riferendosi ad Orlando e Aylén.

“E dove vuoi che siano? Non ricordi che sono spariti per primi?” biascicò Dom “Saranno a letto a fare minimo la terza!”.

Victoria gli dette uno scappellotto “Finiscila Dom! Ma sei veramente pessimo quando ti ci metti!”.

Cominciarono tutti a ridere senza ritegno restando per terra per una buona mezzora senza sapere come fare a rialzarsi.

 

Dom e Victoria si svegliarono nel tardo pomeriggio. Dominic era un po’ preoccupato visto che dovevano ripartire per Los Angeles di lì a poche ore. Uscì dalla stanza e andò a bussare a quella di Alejo che era già in piedi.

“Tutto bene?” chiese.

“Sì, a parte il gran mal di testa”.

“Gli altri?” domandò Dom.

“Donnie l’ho svegliato io, alla camera di Orlando invece non risponde nessuno”.

“Magari dormono e non sentono, dai vieni con me a svegliarli, sennò facciamo tardi”.

Andarono insieme alla stanza degli amici. Bussarono. Nessuno rispose. Riprovarono. Niente.

Si scambiarono un’occhiata e ne convennero di provare ad entrare. Guardinghi aprirono pian piano la porta e quello che videro li fece quasi scoppiare a ridere.

Evidentemente quei due dovevano essere stati in assoluto i più ubriachi. Aylén completamente vestita era supina sul  letto con la testa che ciondolava fuori da una parte e la bocca aperta, il letto girava su se stesso e il telecomando era finito chissà dove. Orlando vestito anche lui, era bocconi su un divanetto, ci doveva essere arrivato per caso, sembrava in bilico e aveva un braccio che penzolava verso terra. Alejo notò che stringeva in una mano un foglio.

Entrambi russavano come due tromboni e non si mossero, neanche risposero ai richiami di Dom e Alejo.

Dominic allora andò verso Orlando e lo scosse, ma il ragazzo grugnì appena e non diede segno di vita alcuno, fu allora che Dom notò anche lui quel foglio. Cercò di levarglielo di mano ma non ci riuscì, comunque curioso da morire, cercò di vedere di che cosa si trattasse. Non lo avesse fatto. Appena lo capì si alzò di scatto e andò verso Alejo con una faccia molto stranita. A dire il vero pareva impaurito.

“Cazzo di quella gran troia della miseria ladra!” disse tutto d’un fiato.

“Oh ma che diavolo succede?” gli chiese Alejo un po’ preoccupato.

“Succede… che questi due deficienti…” disse portandosi una mano alla fronte con fare quasi disperato “Si sono sposati!” concluse con enfasi indicandoli. “E niente di meno che nella cappella di Elvis Presley!” concluse costernato, come se fosse di chissà quale importanza il luogo dove era avvenuta quella che lui considerava una sorta di catastrofe.

“Oh Merda!” fece di rimando Alejo scioccato con occhi e bocca spalancata.

“Ti pare che se ne possano essere effettivamente resi conto?” commentò Dominic esagitato.

“Credo proprio di no!” rispose Alejo parecchio tirato.

“Ecco appunto, e ora chi cazzo glielo dice?”.

“Io no!” fece subito Alejo mettendo le mani avanti.

“Io neanche!” rispose Dom.

Si guardarono un attimo negli occhi e si capirono al volo.

“Andiamo via. Presto!” dissero in coro terrorizzati dall’idea che i due si svegliassero e se la svignarono a gambe levate.

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

NOTA:  come sempre bisogna che vi faccia i miei sentiti ringraziamenti ragazze ^_^ GRAZIE Roy(il tuo commento mi ha fatto veramente divertire ganza soprattutto la fine ^^!)GRAZIE Eowyn ( emmm... sil matrimmonio puoi leggere sotto ^^) GRAZIE Conty(  ghgh la tua curiosità sarà esaudita, sono felicissima di farti divertire ) GRAZIE Anjulie( per l'affetto per l'aiuto e per gli splendidi pensieri GRAZIE Azu ( come già sai felicissima di aver fatto divertire anche tu!!^^) e GRAZIE ancora a Sandra per la mail ele belle parole^^ Grazie anche a Sara (e mi ripeto felicissima di averti fatta sorridere^^) Buona lettura a tutti ^_^

Capitolo sedici

 

Erano tutti in aereo, stavano rientrando a Los Angeles e tirava una strana aria. Dominic e Alejo non facevano che controllare di sottecchi Orlando e Aylén, ma i due, a parte il fatto che facevano la spola ai bagni per vomitare o perché comunque stavano davvero male a causa della sbronza, parevano abbastanza tranquilli. Avevano solo la faccia contratta e leggermente verdognola per via degli stravizi e di alcune forti turbolenze che avevano aggravato la già di per se precaria situazione. Donnie e Nathalie, che loro prudentemente non avevano messo al corrente della storia del matrimonio, invece dormivano alla grande, come anche Vic e Reina.

Orlando però sapeva.

Quando si era svegliato in preda ad un mal di stomaco e di testa allucinanti  poco prima di correre in bagno aveva fatto in tempo a rendersi conto che stringeva in mano un certificato matrimoniale regolarmente firmato da lui e da Aylén. Gli era preso un colpo apoplettico ed era poi corso a vomitare. In effetti i conati di vomito erano più per la quantità assurda di alcool che ancora aveva in circolo, che per la presa di coscienza di quello che avevano combinato. Era entrato nel panico più profondo non sapendo che fare. Ovviamente in un certo senso sapeva molto bene che fare: annullare quanto prima quel matrimonio che assolutamente lui non considerava né valido né tanto meno nei suoi progetti prossimi. Aveva subito telefonato ad uno dei suoi avvocati che gli aveva spiegato che casomai il divorzio immediato a Reno in Texas, sarebbe stata una cosa più semplice dell’annullamento. Naturalmente occorreva il consenso della ragazza. Orlando, molto, ma molto preoccupato, aveva mantenuto il silenzio. Quando Aylén si era svegliata stava malissimo ed era di pessimo umore, non gli era parso proprio il caso di affrontare l’argomento, così si era ripromesso di farlo il giorno seguente quando fossero stati soli a casa.

Una volta arrivati all’aeroporto di Los Angeles gli assistenti di Orlando e Dominic erano lì pronti ad aspettarli e li accompagnarono tutti alle rispettive abitazioni.

Prima di salutarlo Dominic aveva guardato Orlando in maniera strana “Tutto bene vero?” aveva poi chiesto guardingo. L’altro aveva aggrottato le sopracciglia e aveva detto “Benissimo perché?”.

“No, no niente… così, era tanto per sapere” aveva farfugliato Dom che non capiva se l’altro c’era o ci faceva, ma decise di non volerlo scoprire e chiuse lì la conversazione.

Il giorno seguente per il povero Orlando fu una specie di supplizio. Stette nervoso e agitato tutto il tempo. Era certo e matematicamente sicuro che Aylén avrebbe reagito molto male, del resto sapeva come la pensavano le donne su certe cose. La sua ultima ragazza lo aveva martellato fino quasi allo sfinimento perché regolarizzasse il loro rapporto almeno con un brillante, figuriamoci se Aylén con quel caratterino che si ritrovava, avrebbe accettato di buon grado il fatto che il prossimo week end avrebbero dovuto divorziare seduta stante. Sicuramente l’avrebbe presa come un mancanza di voglia d’impegnarsi da parte sua, ma lui proprio non voleva essere spostato e soprattutto non in quel modo e così presto. E poi al matrimonio non ci aveva mai neanche lontanamente fatto mente locale, insomma era una cosa che proprio per il momento non voleva neanche prendere in considerazione.

Man mano che il tempo passava e si avvicinava l’ora in cui avrebbe incontrato Aylén a casa la sua ansia aumentava a dismisura.

Quando la ragazza rientrò, come sempre verso lei sei del pomeriggio, lui era già ad aspettarla, del resto smetteva di girare alle cinque. Aylén notò che sembrava preoccupato ed insofferente. Vide subito che era davvero strano. Era stanca, non si sentiva ancora benissimo, in più aveva un problemino da sottoporgli. Era accaduto che il collega che l’aveva sostituita nelle immersioni aveva sbagliato a prendere alcuni campioni, e di conseguenza lei si sarebbe dovuta immergere un altro paio di volte in quella fossa. Aveva promesso che non avrebbe più fatto le cose di nascosto per ciò era preoccupata perché ne doveva parlare con lui.

“C’è qualcosa che non va?” gli chiese infine un po’ in ansia. Se era nervoso parlargli delle immersioni sarebbe stato più difficoltoso.

“No!” scattò lui, poi arricciò il naso e si scompigliò i capelli quindi si corresse sospirando “Si… siediti perché sarà una cosa… un po’ lunga”.

Si accomodarono sul divano e lui si sedette proprio in cima. Le sue gambe ballavano appena, segno che la tensione era alle stelle.

“Insomma ma che succede?” chiese la ragazza  che cominciava ad essere seriamente preoccupata.

“Non è tanto facile a dirsi… è che abbiamo combinato un bel guaio” disse lui sempre più tirato, era come in attesa che scoppiasse la bomba e più parlava più era consapevole che lo scoppio lo avrebbe investito.

“Allora? mi dici che succede per favore?” chiese lei allarmata, vista la sua reticenza ne aveva pensate di tutti i colori.

Orlando decise di dire tutto d’un fiato tanto tergiversare sarebbe servito a ben poco.

“Non so come sia potuto accadere perché non mi ricordo niente e a quanto pare neanche tu ricordi nulla, ma a Las Vegas ci siamo… emm… sposati”.

“Come?” saltò su lei scattando in piedi “Stai scherzando vero?” gli chiese basita con un’ espressione molto strana che lasciò Orlando alquanto perplesso.

“Non è possibile! Non può essere vero!” ribadì lei che era molto più che agitata.

Orlando era stranito.

“No, ti assicuro che è tutto vero” e le mostrò il certificato.

Lei lesse e la sua espressione scioccata scioccò a sua volta lui.

“Ma è una follia, bisogna fare qualcosa e subito! Io non voglio affatto essere sposata” disse lei molto più che contrariata.

E’ strano perché avrebbe dovuto essere contento della reazione di Aylén ed invece cominciò a provare un vago senso d’irritazione.

“Calmati, non mi pare il caso di agitarsi così” le disse.

Lei restò in piedi lo guardò e poi disse “Io mi calmerò solo quando mi dirai che possiamo mettere fine a questa cosa ridicola il prima possibile”.

L’irritazione di Orlando si stava trasformando pericolosamente in rabbia. Il fatto che lei avesse reagito così male e che sembrasse molto infastidita dall’essere sposata con lui non gli piacque per niente. A dire il vero c’era rimasto male. Aveva creduto che sarebbe stato difficile convincerla al divorzio e invece sembrava che lei lo volesse sopra ogni altra cosa come se non volesse di fatto neanche prendere in considerazione quella cosa ridicola come l’aveva appena definita.

“Capisco perfettamente, che la cosa ti turbi, ma addirittura definirla ridicola e reagire così mi sembra un po’ esagerato da parte tua” disse contrariato.

Ma lei era veramente fuori di se. Fondamentalmente era contraria al matrimonio in generale, le bastava prendere ad esempio quello dei suoi genitori e si sentiva morire. Non aveva nessuna intenzione d’intrappolarsi in un legame matrimoniale, non ci aveva mai neanche riflettuto sopra. Era una cosa lontana anni luce dai suoi pensieri. A dire il vero non aveva fatto nessun tipo di progetto a lunga scadenza neanche sul suo attuale rapporto con Orlando. Viveva piuttosto alla giornata e non avrebbe certo saputo dire quanto sarebbe durato. Del resto anche se stavano insieme da un anno, si erano visti talmente poco che era quanto meno prematuro dire con certezza che sarebbero stati una coppia a vita. Stavano gradualmente sperimentando per la prima volta una convivenza e un approfondimento del loro rapporto, un matrimonio celebrato ubriachi fradici non era certo un punto d’arrivo, ma neanche tanto meno di partenza.

“Non sono esagerata. Io sono assolutamente contraria la matrimonio. Non mi voglio sposare né ora né mai” disse infine Aylén molto concitatamente.

A quelle parole, contro ogni previsione e contro ogni ragionamento fatto prima, Orlando s’incazzò. Era vero che pure lui voleva rompere quel matrimonio ridicolo e senza senso. Non era pronto e non ci aveva mai pensato, ma di fatto lui non era a priori contro il matrimonio in genere. Aveva sempre pensato che passata la trentina si sarebbe sposato mettendo su famiglia. La riteneva una cosa naturale e anche bella; e sentire che lei, la donna di cui era innamorato, con cui viveva insieme pensava l’esatto contrario gli fece un effetto pessimo. Si domandò che senso avesse portare aventi una relazione se nel tempo non ci fosse stata una sorta di evoluzione. Insomma che si sta a fare insieme se non per costruire qualcosa anche se nei tempi e nei modi giusti?

“Sinceramente questo tuo modo di pensare mi sorprende e non mi piace. Non mi avevi mai detto come la pensavi in proposito” disse Orlando abbastanza freddamente.

“Non me lo hai mai chiesto e poi scusa tanto ma con il lavoro che faccio e che fai tu mi pareva abbastanza ovvio” rispose lei tranquilla.

“Ovvio? Ma che stai dicendo? Scusa ma non capisco…” rispose decisamente irritato.

Aylén a sua volta non capiva, sembrava da come lui stava parlando, che avesse in mente chissà quali progetti, ma in realtà non avevano mai parlato di tutto ciò.

“Stiamo insieme, ma è una cosa ancora piuttosto precaria mi pare, come pretendi che uno possa fare previsioni! E’ anche probabile che tra un anno a quest’ora non saremo neanche più insieme!” disse la ragazza spazientita.

“Cosa?” disse lui basito alzandosi a sua volta in piedi “Ma come ragioni?”.

“Io sono realista!” ribatté lei.

“Allora spiegami e dimmi che cazzo ci stai a fare insieme a me, perché mi sfugge davvero il motivo!”.

Era davvero arrabbiato.

“Ma che domande!” disse Aylén “Lo sai benissimo perché! Sono innamorata di te e nonostante tu abbia un brutto carattere…”

Lui la interruppe decisamente torvo “IO? Io, ho un brutto carattere? No, ma te lo fai mai un esame di coscienza qualche volta?”.

Stava cominciando ad arrabbiarsi molto anche lei “So benissimo di non essere una persona facile, ma tu non sei da meno. Fattelo un po’ anche tu un esamino di coscienza invece di metterti sempre su un pulpito!”.

“Cara mia, diciamo le cose come stanno! Se questo rapporto va avanti è perché io faccio sempre il primo passo, io sono quello che passa sempre sopra le cose e sono sempre e comunque io che accetto tutte le cazzate che fai!”.

Lei spalancò la bocca indignata.

“Non e affatto vero!”.

“Sì che lo è!” ribatté lui piccato.

“No! E lo sai che è così! Anche io ho sopportato un sacco di cose per amor tuo, non ultima quella di restare in ombra come una ladra. Ho fatto anche io i miei passi  per riavvicinarmi a te e sopporto il tuo egocentrismo  e la tua voglia di farti i fatti tuoi, senza fare troppe scene”.

“Io non mi faccio i fatti miei!” urlò lui.

“Ah no? Com’è che ogni volta che discutiamo tu come un bambino piccoso prendi e sparisci e ti fai proprio i cazzi tuoi?”.

La discussione cominciò a degenerare. Quando si litiga capita che si perda il controllo e purtroppo una volta perso è difficile fermarsi, si finisce col dire cose infinitamente spiacevoli che magari neanche si pensano. A loro stava esattamente accadendo ciò.

Si stavano sputando in faccia con rabbia delle cose che non centravano poi molto, ma che in quel momento servivano ad entrambe come valvola di sfogo.

“Ne potrei davvero raccontare delle belle su di te! E dire che se andassi  da un giornalista ci farei pure un mucchio di soldi!” stava dicendo Aylén sarcastica.

“Sentiamo!” l’aveva sfidata lui.

“Per esempio, ti sei mai reso conto  di quanto sia fastidioso quando ti levi quelle cazzo di All Star in camera? Non so, ma vedi, ti puzzano talmente piedi che sembra di stare in una camera a gas!”.

Lui l’aveva guardata davvero male e aveva controbattuto “Non è che ha te i piedi profumino di vaniglia cara! E restando in tema, come cazzo hai fatto a riempire il bagno di diecimila tubetti e vasetti  che lasci regolarmente a giro, per giunta aperti? Una volta mi sono lavato i denti con una crema per il contorno occhi!”.

“Non mi parlare del bagno! Lo vogliamo dire o no che lasci quella stramaledetta tavoletta sempre alzata? Per non parlare di quando non centri il water!”.

“Bugiarda! E’ capitato solo una volta!”.

“Vuol dire che hai la memoria corta!”.

“A proposito di memoria corta! E menomale che  ci sono io a ricordarti  di prendere la pillola altrimenti avremo minimo tre figli!”.

“Grandissimo stronzo che non sei altro! Questo è veramente falso e tendenzioso, me ne ricordo benissimo da sola sei tu che c’hai le ansie!”.

E continuarono una buona mezzora su questi toni quando ad un certo punto Orlando come suo solito reagì alla sua maniera.

“Basta! Me ne vado fuori non posso più di starti a sentire!”.

“Ecco bravo fai quello che ti riesce meglio: scappa!”.

“Mi hai veramente rotto le palle!” le sibilò.

“Mai quanto tu le hai rotte a me!” gli rispose lei altrettanto sibilante.

E su questo ultimo scambio d’opinione lui prese la porta e se ne andò.

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

NOTA:  Ancora mi ritrovo a non trovare le parole per esprimervi la mia gratitudine GRAZIEEEEEEEEE!!!! Sono ripetitiva ma davvero siete immense!!  ^_^ GRAZIE Roy(ahahahah mi faarai morire superpanibalda!!!^^!)GRAZIE Eowyn ( anche per il suggerimeto da beta controllo e correggo grazie 1000 davvero^^) GRAZIE Conty(e no che non finisce qui ^_^ ne leggerai ancora delle belle ???? ) GRAZIE Anjulie( carissima non so più come ringraziarti credimi!!^_^) GRAZIE Frodina ( ben tornata e no scusarti affatto leggi pure come e quando vuoi!!^^)GRAZIE Azu ( eheheheheh sta storia del puzzo dei piedi vi ha colpite tutte!!^^) e GRAZIE a Sara (per i commenti e per il resto tu sai!!^_^) Mandy non la ringrazio mai ma lei lo sa che è implicito!! ^^Buona lettura a tutti ^_^

 

Capitolo diciassette

 

Orlando aveva addirittura preso la macchina ed era una cosa che non faceva quasi mai. Se ne era andato a mangiare da solo al ristorante. Davanti al suo bel piatto di sushi se ne stava pensieroso a riflettere mentre spiluzzicava svogliatamente la vivanda.

Era inutile, Aylén non era la ragazza adatta a lui. Sicuramente sapeva che ne era molto innamorato, ma l’amore da solo non basta. Lui era tendenzialmente una persona abbastanza calma, ma da quando la conosceva, con lei non aveva fatto che tirare fuori il peggio di sé. Litigavano in continuazione, tutto diventava fonte di problemi e discussioni e la cosa più grave, secondo lui, era che la vedevano in maniera diversa su troppe cose. Sentiva di aver bisogno di una compagna più mite, di una donna che lo comprendesse e che almeno qualche volta, una volta, lo assecondasse. Era molto arrabbiato e vedeva le cose in maniera decisamente drastica quella sera. Continuò a pensare che Aylén era troppo impulsiva e troppo fuori controllo, non riusciva a gestirla come avrebbe voluto, del resto non gli era mai riuscito. Fin da quando l’aveva conosciuta aveva letteralmente perso la testa finendo, secondo il suo modo di vedere del momento, per correrle a presso cercando sempre e comunque di tenerla legata a sé. Alla fine di quest’ultima riflessione ebbe un repentino moto di stizza, accompagnato da un’ondata violenta d’orgoglio che lo investì scuotendolo. Era forse definitivamente rincoglionito? Non era capace di gestirsi se non in funzione di Aylén? Doveva forse continuare per sempre quell’altalena per tenere in piedi un rapporto che forse non era giusto per lui?

Ne convenne che era davvero l’ora di dimostrare a se stesso che poteva benissimo fare a meno di lei e di tutti i suoi capricci. Delle sue provocazioni e dei suoi modi liberali. Non sarebbe certo morto e chissà forse dopo un po’ sarebbe stato anche meglio.

Le sue erano solo considerazioni avventate dettate dalla rabbia e da quello stupido orgoglio tipicamente maschile che fa capolino proprio nei momenti meno opportuni. Non stava affatto ragionando, ma piuttosto sragionava di brutto, ma ormai s’era convinto e molto soddisfatto, non che fiero di se stesso e di come stava affrontando la faccenda, mangiò di gran gusto tutta la sua cena.

Non avendo voglia di fare inutili discussioni e di dover dare chissà quali spiegazioni a destra e manca prese una decisione improvvisa. Aveva bisogno di tempo per riflettere e aveva bisogno di stare in pace, da solo, quindi si prenotò una camera d’albergo.

Doveva fare ordine nella testa, doveva calmarsi e doveva prendere una decisione definitiva. Non avvertì di proposito nessuno, del resto voleva dare una bella lezione ad Aylén, era l’ora che si rendesse conto che lui non viveva in funzione di lei e che il suo modo di affrontare le situazioni era sbagliato e indisponente.

In sostanza un bel modo di ragionare il suo, pretendeva di dare lezioni comportamentali agli altri comportandosi peggio ancora di loro.

Ma la testa dura è un gran brutta bestia, unita poi all'orgoglio diventa un cocktail letale per fare le più grosse scemenze.

 

Alle cinque e trenta del mattino successivo Orlando fu svegliato dal trillo insistente del suo cellulare che aveva dimenticato acceso. Saltò a sedere sul letto e decisamente disorientato afferrò il telefono. Era Alejo.

“Orlando? Ma dove cazzo sei? Tra venti minuti si comincia  a girare e anche il tuo assistente è nel panico”.

“Arrivo subito… è che … porca puttana non mi sono svegliato! Emmm… senti inventa una scusa tra quaranta minuti al massimo sono lì!” disse.

“Okay” fece Alejo leggermente perplesso e riattaccò.

Orlando tirò giù il lenzuolo e piuttosto fuori fase cominciò a vestirsi. Non aveva dormito molto e quel poco lo aveva dormito male. Era irritato e abbastanza contrariato. Uscì dall'albergo in fretta e prese la macchina per andare di corsa a lavoro.

Durante una pausa sul set Orlando si stava confidando con Alejo.

Proprio in quel momento stava parlando giusto lo spagnolo.

“A parte il fatto che come sei arrivato, ho notato la tua faccia decisamente storta poi non eri a casa, la telefonata strana, insomma ho fatto due più due” gli stava dicendo “Ma sei sicuro di quello che dici? Comunque Orlando se davvero come dici sei stufo sarebbe meglio che tu fossi chiaro piuttosto che sparire così senza dire niente a nessuno”.

“Sono veramente stanco Alejo. Non la sopporto più! Avresti dovuto sentirla, mi ha detto delle cose che farebbero perdere la pazienza ad un santo”.

“Secondo me esageri. Sei arrabbiato e parecchio e per questo stai vedendo le cose peggio di quelle che sono. Attento però a non fare cazzate! Almeno chiamala e dille che vuoi stare per conto tuo”.

“Domani, forse la chiamo…” rispose Orlando pensoso e con una lieve inflessione di ripicca nella voce.

“Via possibile che ora tutto d'un tratto sia diventata la peggio donna sulla faccia della terra!” esclamò lo spagnolo.

“Non ho detto questo! E' solo che non è la donna adatta a me e a dire il vero l'ho sempre saputo. Dovrei liberarmi e provare ad uscire con qualcun'altra”.

“Ma tu sei andato fuori di testa!” esclamò Alejo.

“No! Sei tu che non capisci” ribatté Orlando “Bisogna che dimostri a me stesso che posso benissimo fare a meno di lei, o finirà che sarò un burattino nelle sue mani e questo,  caro mio, non intendo permetterlo più!” aveva concluso pieno d’enfasi.

Alejo non aveva aggiunto altro. Preferì tacere e vedere se gli sbolliva la cosa, perché al momento secondo lui stava solo delirando.

A fine riprese gli propose di cenare a casa di Dominic con cui si era accordato prima, chiamando a raccolta anche Donnie, così sperava che magari tutti insieme sarebbero riusciti a farlo ragionare come si deve.

 

Nello stesso momento Aylén era al telefono con Reina.

“Sono sicura che Alejo è con lui, mi ha chiamata e mi ha detto che avrebbe tardato, non mi ha voluto dire niente di più, ma ti ripeto secondo me è con lui” stava dicendo alla sua amica.

“Quindi non ha dormito da voi?” le chiese Aylén.

“No, e poi te lo avrei detto subito ti pare? Ma che hai intenzione di fare?” le chiese Reina preoccupata.

“Per ora niente che vuoi che faccia?” rispose Aylén stancamente “Quando si deciderà a tornare a casa sentirò che ha da dire e poi vedremo” concluse atona.

“Ma perché non  lo hai chiamato?”.

“Non sta certo a me chiamarlo! E’ lui che se è andato di casa sbattendo la porta!”.

“Sei molto arrabbiata?”.

“Non lo so nemmeno io come sono Reina, non so che pensare… Non aveva mai fatto una cosa del genere a dire il vero sono Anche preoccupata, meno male che Alejo  ha detto che è andato al lavoro. Non so… forse avrà dormito da suo cugino”.

“Mmmmm… probabile” commentò Reina.

“Abbiamo litigato molto pesantemente e forse…” Aylén s’interruppe.

Non sapeva davvero più che pensare. Fin da quando si era svegliata, si era persa in mille congetture sulla faccenda. Aveva provato a pensare a cosa potesse essere accaduto. Aveva capito che Orlando non era rientrato e aveva messo in conto che addirittura avesse potuto essere con un’altra. Aveva come l’impressione che ci fossero dei riscontri che avrebbero potuto in un certo senso almeno darle il dubbio che lui potesse aver fatto una cosa simile, tuttavia questa possibilità era stata immediatamente scartata. Non certo perché lo ritenesse impossibile, ma solo per un atteggiamento di difesa: a volte accade che quando veniamo assaliti dalla paura che ci possa essere qualcosa che potrebbe farci davvero male, c’imponiamo di non pensarci evitando di proposito ogni doloroso pensiero.

Lei non ci pensava e non ci voleva pensare, ma, di fatto, era molto preoccupata e stava davvero male. Non era andata neanche al lavoro e questo era la prova tangibile del suo stato d’animo. Appena si era effettivamente resa conto che lui non era rientrato a dormire, prima della rabbia era stato il panico a farla da padrone. Aveva subito pensato, cogliendo quasi un presagio maligno, che lui la volesse lasciare, che stufo non ne volesse più sapere di lei e si era sentita perduta. Sapeva di avere a volte un carattere veramente pessimo, di tenere degli atteggiamenti sbagliati ed impulsivi, come sapeva che avrebbe ottenuto molto di più dalle persone se solo fosse stata capace di dire le cose con più diplomazia, ma al di là di tutto questo lo amava davvero moltissimo e non voleva perderlo.

Durante la giornata aveva avuto stati d’animo alternati: la paura, la rabbia, la preoccupazione, lo sconforto. Ora era semplicemente stanca, priva di energie mentali e fisiche. Non poteva dire all’amica che tipo di reazione avrebbe avuto quando lo avrebbe rivisto perché neanche lei lo sapeva. Avrebbe potuto aggredirlo, come rimanere calma. Molto, n’era certa, sarebbe dipeso da lui.

“Vuoi che venga lì da te?” le stava chiedendo Reina amorevolmente.

“No, non importa. E poi se dovesse rientrare voglio essere sola con lui, capisci vero?”.

“Sì certo”.

Avevano deciso di rimanere al telefono, così almeno Reina le avrebbe comunque fatto compagnia. Era davvero in pena per lei e temeva grossi guai, non le piaceva per niente la piega che aveva preso la faccenda. Naturalmente per non gettare benzina sul fuoco pensò bene di tenersi per sé queste considerazioni. Avrebbe parlato solo ed esclusivamente al momento opportuno.

 

Intanto in casa di Dominic era in corso un'animata discussione.

Per prima cosa Donnie si era arrabbiato per non essere stato messo al corrente del matrimonio, poi un po’ tutti avevano dato contro Orlando criticando questo suo atteggiamento piccoso e questa sua presa di posizione drastica e improvvisa.

Il più diretto come al  solito fu Alejo.

“Se tu fossi onesto con te stesso” gli stava appunto facendo notare “Ammetteresti che il fatto che lei non abbia smaniato per restare sposata con te, o che quanto meno non abbia fatto nessuna pressione, ma piuttosto, abbia reagito in maniera nettamente contraria, ti ha dato molto fastidio!”.

“Certo che mi ha dato fastidio! Sembrava che fosse condannata ai lavori forzati e che cazzo!” saltò su Orlando.

“Beh? E non sei contento?” gli chiese stupito Dom.

“Secondo te dovrei essere contento nell'apprendere che la persona che amo  e con cui vivo, sembra che stia insieme a me per scommessa?”.

“Ma che succede Orlando, non è che sotto sotto la volevi sposare sul serio?” domandò Donnie perplesso.

“Ma certo che no!” si affrettò a rispondergli suo cugino.

“E allora tutta sta sceneggiata di che cosa sa?” chiese Alejo.

“CHE PALLE!” saltò l'inglese decisamente stufo “Ma siete tonti o cosa?”.

“No sei tu che sei contorto, ma ti ascolti quando parli?” gli chiese Dom.

Orlando non fece in tempo a rispondere perché gli squillò il cellulare.

Era Robin la sua agente.

“Eppure sei sempre stata una persona con la testa sulle spalle dimmi come hai potuto fare una simile cazzata!” Lo apostrofò senza mezzi termini.

Di lì nacque una lunga discussione tra lei e Orlando, ovviamente proprio su quel disgraziatissimo matrimonio di Las Vegas. Lei lo rimbrottò duramente rimarcandogli che se mai fosse uscita fuori una cosa del genere, magari con foto di loro ubriachi, sarebbe stato un disastro enorme per la sua immagine. Lui che decisamente aveva una serata molto storta non aveva voglia né di giustificarsi né di starla a sentire.

Robin gli disse che doveva divorziare seduta stante, visto che tanto l'aveva contattata uno degli avvocati spiegandogli che Orlando stesso era di quell'avviso.

Orlando perse la pazienza e liquidò così la telefonata: “Faccio quello che mi pare va bene? Divorzierò quando e come lo deciderò io. Non voglio discuterne più! Muovete il culo e occupatevi del vostro lavoro, siete pagati per tenere a bada giornalisti e compagnia bella. E non ho altro da dire!”.

Quindi aveva troncato di netto la conversazione.

“E questa ora che novità sarebbe?” chiese Donnie perplesso.

“Questa novità cosa?” grugnì Orlando fulminandolo con un occhiataccia.

“Da come hai detto a Robin al cellulare sembra che tu non abbia più intenzione di divorziare” gli rispose Donnie.

“Ti sbagli!” si affrettò a rispondere Orlando “E' solo che per una volta voglio fare come cazzo mi pare! Va bene? Divorzierò quando lo deciderò io e non quando lo ordina la  mia agente o il mio addetto stampa!” concluse arrabbiato.

“Sì, va bene ma si da il caso che siete in due, insomma non puoi decidere da solo, anche Aylén dovrebbe dire la sua” commentò Dominic.

Orlando si girò e torvo rispose “Anche lei per una volta tanto farà come dico io!”.

Gli altri tre si scambiarono un'occhiata e Dom roteò gli occhi, certo che Orlando quando ci si metteva era proprio un bambino capriccioso pensò.

 

 

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

NOTA:  Eccomi a ringraziarvi di nuovo care le mie fantastiche ragazze ^__________^  GRAZIE Eowyn( fai una splendida vacanza divertiti e TVB anche io stellina!!) GRAZIE Roy ( eh si questi due sono uno peggio dell'altro, sono molto umani diciamo ) GRAZIE Anjulie ( ti mando una mail domani sei troppo buona con me grazie davvero!!!!!!!) GRAZIE Conty ( te le recensioni le dovresti fare di mestiere mi fai impazzire!!^^) GRAZIE Azu ( e non solo per le recensioni ^^) e come sempre Buona lettura a tutti ^_^

 

 

Capitolo diciotto

 

La discussione tra i ragazzi s'era protratta ancora a lungo, ma alla fine fra mugugnamenti vari, Orlando s'era deciso a ragionare almeno un poco. Aveva detto che l'indomani, e non prima, sarebbe rientrato a casa. Poi, dopo la forte pressione degli amici, s'era pure abbassato non a telefonare, ma almeno a mandare un messaggio ad Aylén per avvertirla.

La ragazza aveva letto il messaggio telegrafico e aveva scosso la testa con disappunto. Si era così leggermente tranquillizzata, ma nonostante ciò non poté fare a meno di pensare che Orlando, a volte, era proprio un immaturo. Cominciò a sua volta a domandarsi che cavolo ci stesse a fare con uno che appena c'era un problema prendeva e se ne andava. Sì, era vero che tornava sempre e che, magari a comodo suo, era anche disposto al dialogo, ma il comportamento di Orlando in quei frangenti era decisamente stile prima donna viziata. In fondo, proprio quello che forse era realmente. Era abbastanza chiaro che non voleva essere contraddetto e che era abituato ad essere assecondato, ma a lei questa faccenda cominciava a piacere sempre meno, lui doveva darsi una regolata o altrimenti sarebbe finita male.

 

Il giorno seguente Orlando era leggermente più tranquillo, non che intendesse cedere, scusarsi o fare chissà che cosa, ma almeno non era così indispettito come il giorno prima. Alejo  prudentemente evitò di fargli domande, o di commentare e a fine giornata lo salutò come se nulla fosse.

Al che Orlando gli disse: “Lo so che muori dalla voglia di saperlo! Sì, torno a casa!”.

Alejo scosse il capo e se ne andò.

Orlando prese la macchina e passò dall'albergo a saldare il conto, visto che uscendo verso le cinque di mattina per andare al lavoro, non aveva potuto farlo  prima. A dire il vero ci avrebbe potuto mandare il suo assistente, ma voleva rientrare a casa con calma per non dare ad Aylén l'idea di essere così smanioso. Insomma era sempre un po’ sul piede di guerra.

Ma, una volta  a casa, nonostante fosse quasi ora di cena, la sorpresa l'ebbe lui. Aylén non era rientrata, e, come seppe da Ester prima che se ne andasse, la ragazza era ancora a lavoro. Quindi facendo un rapido calcolo Aylén era in ritardo di un paio d'ore.

Orlando diventò idrofobo.

Era un ragazzo sveglio e capì abbastanza alla svelta. Era tornata a fare quelle immersioni. Lui non poteva certo sapere che lei  avrebbe voluto parlagliene prima che litigassero di brutto e lui sparisse per due giorni, così si arrabbiò ancora una volta. Aggiungendo rabbia alla rabbia si può dire che fosse invelenito.

Quando alla fine lei rientrò l'aggredì subito in malo modo.

“Allora dillo che sei una grandissima stronza! Che mi prendi per il culo! Che significa questa ripicca da bambina idiota?”.

Aylén con un gesto di stizza gettò le chiavi sul mobile e poi veramente infuriata  gli si piazzò davanti e gli rispose per le rime.

“Prima di tutto quando parli con me usa un tono più basso perché non sono sorda! E secondo non ti azzardare mai più ad apostrofarmi con certi termini. Chiaro?” poi aggiunse “Certo che hai proprio la faccia come il culo tu! Ti ripresenti dopo DUE giorni che te ne stai fuori di casa senza dire neanche dove cazzo eri, e non hai di meglio da fare che offendere e aggredire?” concluse tagliente come un rasoio affilato.

“Se mi prendono per il culo vado fuori di testa, non lo sopporto e tu decisamente hai passato il segno!”.

“Io non ti ho affatto preso per culo! Ma che diavolo vaneggi si può sapere? Hai per caso bevuto?”.

“Da dove vieni Aylén?” le chiese diventando pericolosamente calmo, e incrociando le braccia al petto.

“Dal lavoro” rispose lei tranquilla.

“Straordinari?” commentò lui sarcastico.

“No, immersioni” disse lei sempre tranquillamente.

“Lo sapevo!”.

“Volevo parlartene l'altra sera, ma come al solito a metà discussione te ne sei andato” gli spiegò lei irritata.

“Bugiarda!” l’accusò lui.

“E' la verità”.

“Non ti credo e magari anche la scusa che eri stata sostituita era tutta una balla”.

Lei non ne poteva proprio più.

“Sai che ti dico? Che se qui c'è stronzo quello sei proprio tu! Pensala come ti pare non me ne frega niente!”.

“Che non te ne frega niente né  di me né del nostro rapporto è abbastanza chiaro. Tutto quello che fai ne è la riprova!”.

“Ah sì?” gli aveva chiesto lei “Invece tu, che prendi sparisci o passi intere serate fuori da solo che cosa dimostri? Spiegamelo per favore!”.

“Sono fatto così quando m'incazzo ho bisogno di stare per conto mio!” aveva sbottato lui.

“Sei troppo furbo per miei gusti!” aveva commentato acida lei.

“Che cosa intendi insinuare?”.

“Che magari non perdi occasione per divertirti un po’, chissà!”.

“Non l'ho mai fatto, ma quasi mi pento!” disse lui provocatoriamente.

Al che lei perse davvero il lume dagli occhi si mise a due millimetri dal suo naso e sibilando a denti stretti gli disse “E allora fallo! Che aspetti? Nessuno ti trattiene!”.

Orlando si abbassò appena avvicinandosi se possibile ancora di più e con lo stesso tono che aveva usato lei, le ripose “Era giusto quello a cui stavo pensando nelle ultime ventiquattro ore!”.

“Bene!” fece lei scostandosi salendo velocemente di sopra.

Lui non la seguì.

Quando poco dopo la vide scendere con una borsa in mano immaginò le sue intenzioni ad ogni modo lei fu chiara.

“Questa volta vado via io, così ti facilito il compito e non ti obbligo ad abbandonare casa tua” concluse secca.

Lui che era sempre più incazzato ebbe un moto di stizza e le disse “Se pensi che ti preghi di rimanere o peggio che ti corra dietro ti sbagli di grosso!”.

Lei lo guardò molto male “No, se tu pensi che io mi voglia far correre dietro ti sbagli di grosso! Tu di me non hai proprio capito un cazzo!” gli disse alterata. Poi concluse gelida “E per tua informazione vedi di  non cambiare idea, perché potresti anche rincorrermi per il mondo intero, ma con te non ci tornerei neanche morta!”.

“Non darti tante arie! La cosa è reciproca e non ho bisogno di correre dietro a nessuno IO!” aveva risposto lui decisamente invelenito.

Aylén non aggiunse altro, prese la porta e se ne andò via.

Orlando, che nonostante tutto era rimasto male, salì al piano di sopra, voleva controllare quanta roba si era portata via. Si rese conto che aveva preso lo stretto necessario lasciando il superfluo e quello che evidentemente nella fretta non entrava nel borsone. Prima di scendere notò una cosa che gli fece male e rabbia nello stesso tempo. Sul letto, dalla parte dove dormiva lui, sul cuscino gli aveva lasciato l'orologio che lui le aveva regalato.

Il messaggio era forte e chiaro.

Era sceso di nuovo in salotto, aveva fatto un paio di giri nella stanza in preda a dei sentimenti contrastanti: rabbia, dispiacere e delusione poi d'impulso aveva afferrato il posacenere di cristallo che era sul tavolino davanti a lui e l'aveva scagliato con forza contro il muro facendolo frantumare in mille pezzi. Dopo un primo attimo di smarrimento, suo malgrado aveva preso scopa e paletta e aveva raccolto i cocci. Quella sera non mangiò, ma decise di uscire, quindi verso una certa ora andò a prepararsi.

Prese la macchina per essere più libero e andò guarda caso al Club Bahia.

Nonostante le occhiatacce di Dominic che aveva deciso di accompagnarlo dopo che lui l’aveva chiamato e s’era sfogato, aveva finito con il passare tutta la serata con Elodie. La ragazza che quella sera era andata nel locale senza Victoria e Nathalie, ma con un altro gruppo di persone, non s’era lasciata sfuggire la ghiotta occasione.

Dominic le aveva tentate di tutte, ma non poteva certo sculacciarlo e riportarlo a casa, del resto Orlando non era certo un bambino. Alla fine Dom incazzato nero e stufo di vederlo comportarsi così, se ne era andato via lasciandolo al suo destino. Che facesse un po’ quello che voleva, s’era detto, peggio per lui se voleva rovinarsi la vita a tutti i costi e in maniera così stupida.

Per onestà di cronaca, nello svolgimento dei fatti c’è da puntualizzare che in realtà Orlando non aveva proprio l'intenzione che le cose finissero in quel modo, ma Elodie s’era giocata talmente bene le sue carte, che lui alla fine s’era ritrovato nel suo appartamento, con lei, quasi come se non aspettasse altro.

Elodie, che per una gran botta di fortuna s’era ritrovata al posto giusto nel momento giusto, prima era stata guardinga e discreta come sempre. Poi aveva ascoltato un po’ di lamentele che lui aveva fatto accennando al fatto che era in forte rotta con Aylén, mostrandogli comprensione, infine quando lo aveva visto alticcio e un po’ più debole lo aveva ghermito. Naturalmente fingendo nessun secondo fine. Si era fatta riaccompagnare a casa sapendo di essere sola visto che Nathalie avrebbe dormito da Donnie. Una volta a casa lo convinto a salire per offrigli da bere in segno di gratitudine alla sue gentilezza. Lo aveva poi adulato, circuito, e abilmente provocato. Del resto non era stato tanto difficile farlo capitolare, a parte il fatto che come spesso accadeva negli ultimi tempi, Orlando aveva bevuto un più del dovuto, era così arrabbiato e così desideroso di rivalsa, che a lei era bastato spingersi appena oltre per metterlo in difficoltà. Così dopo un primo momento di diniego lui aveva ceduto le armi.

 

Orlando si svegliò di soprassalto verso le quattro di mattina, aprì gli occhi e si mise a sedere sul letto, accanto a lui Elodie dormiva beatamente. In un secondo realizzò che cosa avesse fatto. Scese velocemente dal letto,  avendo cura di non svegliarla e piuttosto irritato si mise a cercare i suoi boxer che non riusciva trovare. Imprecava mentalmente setacciando quella camera che non conosceva, domandandosi dove cazzo li avesse fatti volare tre ore prima e come cazzo avesse fatto ad addormentarsi invece di prendere e di andarsene via. Finalmente li trovò in un angolo, se l’infilò alla svelta e altrettanto alla svelta si rivestì. Si sentiva tremendamente a disagio, fuori posto e man mano che prendeva sempre più coscienza di ciò che aveva fatto si sentiva decisamente una vera merda. Uscì da quell’appartamento di soppiatto senza neanche lavarsi né pettinarsi e si infilò in macchina.

Cominciava a stare davvero male.

Prima di girare la chiave nel cruscotto per sbaglio incrociò i propri occhi nello specchietto, ma abbassò subito lo sguardo. In assoluto di tutte le cose sbagliate che aveva fatto nella sua vita, quella era la più sbagliata di tutte.

Passò da casa per farsi una doccia prima di andare sul set. Aveva un bisogno spasmodico di lavarsi. Rimase a lungo sotto il getto dell’acqua cercando di rilassarsi ma non ci riuscì. Quando uscì dalla doccia, e per caso si vide riflesso nello specchio un po’  appannato del bagno, notò una cosa che gli dette molto fastidio. Proprio in bella vista nel mezzo del collo aveva un succhiotto di dimensioni piuttosto ridotte, ma disgraziatamente ben visibile. Rimase come un imbecille ad osservarlo qualche secondo, era abbastanza allibito. Si domandò se fosse per caso diventato pazzo tutto d’un botto, non se ne era assolutamente reso conto che lei glielo avesse fatto, evidentemente il suo tasso alcolico la sera precedente doveva essere decisamente alto. Ci passò un dito sopra provando un vago senso di disgusto, naturalmente molto più per se stesso che per altro. Gli sembrava di essere come un bove marchiato. Si passò una mano nei capelli bagnati e gli venne spontaneo chiedersi come era potuto accadere tutto ciò. Com’era possibile che il mondo si fosse ribaltato all’improvviso? E perché aveva permesso che accadesse una cosa così?

Ma che cazzo ho fatto? Fu la sua muta domanda verso la sua immagine riflessa nello specchio.

Uscì dal bagno e prese un cambio pulito. Mentre si stava vestendo osservò il suo letto, con ancora quel maledetto orologio sul cuscino.

Un forte senso di amarezza lo invase, ma era tardi e doveva andare alla svelta sul set quindi senza perdere tempo prese di corsa le scale e uscì veloce.

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

NOTA:  Ancora grazie carissime ^^   GRAZIE Roy ( sono contenta, non di averti risvegliato cattivi ricordi, ma di aver reso bene le sensazioni di Orlando ) GRAZIE Conty ( anche la tua una splendida recensione e come quella di Roy mi conforta perché se la sentite così tanto ...beh.. vuol dire che forse sono riuscita nell'intento!!^^) GRAZIE Azu ( per tutto e per i tuoi commenti che mi dimostrano che in qualche modo il messaggio arriva^^)  Buona lettura a tutti quelli che seguono la storia ^_^ . Naturalmente GRAZIE Mandy x tutto!!

 

 

Capitolo diciannove

 

Aylén era andata a casa di Reina e Alejo. Purtroppo era stata costretta a chiedere ospitalità a loro perché all’istituto non avevano un solo posto libero e andare in albergo sarebbe alla lunga diventato troppo dispendioso, così temporaneamente si era stabilita dai suoi amici, almeno per i primi giorni. Dopo un primo momento di smarrimento, dovuto a quella rottura repentina e alla discussione avuta con Orlando, si era ripresa, anche se non aveva voluto parlarne molto, soprattutto perché c'era Alejo. La mattina seguente alla lite, una volta da sola con Reina, si era sfogata. La sua reazione era del tutto diversa da quella di due anni prima in Spagna. Reina era rimasta molto sorpresa da ciò.

“Non mi ridurrò di certo in quelle condizioni, come allora” stava appunto dicendo Aylén “Non me ne starò certo chiusa in casa a piangere! L'ho già fatto una volta e basta e avanza!”.

“Su questo sono perfettamente d’accordo con te, ma sei sicura che davvero vuoi finirla così?” chiese Reina all'amica.

“Non ne voglio più sapere niente di lui” rispose l'altra piuttosto alterata “E' arrogante, presuntuoso e immaturo! Crede sempre di poter rimettere a posto le cose con tre battute di spirito e due moine, ma io sono veramente stufa. Senza contare che è pure un gran maschilista egoista come tutti gli uomini che conosco”.

“Via ora non esagerare! Qualche pregio dovrà pur averlo anche lui! E' un ragazzo molto dolce, molto spiritoso e molto innamorato aggiungerei. Questo è quanto mi sento in tutta onestà di dire, almeno per quel poco che lo conosco. Il problema, come ti ho sempre detto è che per certi versi siete troppo simili” rispose Reina.

“Ti sbagli! E su molte cose, ma non ho  neanche più voglia di stare qui a perdere del tempo a parlare di lui”. Concluse secca Aylén.

Reina fece cadere il discorso, tanto aveva capito che  l'amica era decisamente troppo nera per fare un ragionamento coerente.

 

Quella stessa sera ci fu una bella riunione a casa di Orlando, fu anticipata la serata di Play Station, ma in realtà era una scusa per ritrovarsi e parlare del bel casino che aveva combinato Orlando.

Alejo era stato il primo ad esserne stato messo al corrente dal diretto interessato, poi avevano telefonato a Dominic e Donnie.

La novità del giorno era che Orlando era entrato in crisi.

Non si sa bene come e perché, ma quella cosa che aveva commesso con una leggerezza paurosa lo aveva riportato ad uno stato coscienza che nei giorni precedenti era stato assolutamente assente. Durante tutto il giorno non aveva fatto altro che chiedersi come fosse stato possibile che in così poco tempo la sua relazione con Aylén potesse aver preso una china così negativa. Inoltre non si capacitava di essere finito a letto con Elodie, non gli importava nulla di lei e non ci aveva mai neanche lontanamente pensato, così ora aveva anche quel problema da risolvere visto che sicuramente la ragazza avrebbe quanto meno preteso delle spiegazioni dalla sua fuga notturna.

Orlando, quella sera, era davvero in una condizione strana. Era come se fosse tra cielo e terra, a mezz’aria in una sorta di limbo ovattato dove non si rendeva ben conto di quello che gli era accaduto. Una sorta d’anestesia mentale che come una forma di difesa lo aveva avviluppato rendendolo leggermente inebetito.

“Mi ascolti cazzo!” gli urlò Dominic arrabbiato.

Orlando si scosse come se fosse svegliato.

“Dimmi…” aveva risposto incerto.

“E pensare che pensavo di essere io il più deficiente! Come diavolo hai fatto a fare una stronzata così grossa?”.

Le parole di Dom lo avevano investito in pieno e non rispose.

“Davvero Orlando ma che ti è preso?” gli chiese a sua volta Donnie “Ti avevamo anche messo in guardia tempo fa ricordi? Ti avevamo detto che prima o poi ci saresti cascato. Che cazzo potevi anche andare da un’altra parte a sbollire la rabbia!”.

“Macché! C’ho provato in tutti i modi, ma il signorino lo sapete com’è fatto no?” rimarcò Dom.

“Il punto è che ormai la frittata è fatta” commento Alejo “Bisogna cercare piuttosto di limitare i danni” concluse.

“Alejo ha ragione Orlando, però scusa almeno non te li far fare i succhiotti cazzo!”.

Orlando stava per rispondere ma Dom lo precedette “Ma allora non avete capito nulla! Quella troia l’ha fatto apposta! Vuole che tutti sappiano!” disse acido “Non mi è mai piaciuta, è viscida come una serpe!”.

“Ma se me l’hai presentata tu!” saltò su Orlando.

“Non te l'ho affatto presentata io e comunque anche se l'avessi fatto, mica ti ho detto di scopartela cretino!”.

“Dom falla finta mi hai rotto!” disse Orlando “E poi non me la volevo affatto scopare se proprio vuoi saperlo!”.

“Magari vuoi darci a bere che ti ha violentato?” chiese Monaghan sarcastico.

“Ragazzi per favore non litighiamo, abbiamo un problema da risolvere e …” stava dicendo Alejo, ma Orlando non lo stava neanche a sentire ed era ripartito in quarta aveva del resto bisogno di sfogarsi.

“Ma che bravi! Tutti e tre! Bravi ed integerrimi, pronti  a sputare sentenze e giudizi! Non sono un santo io! Non ho mai preteso di esserlo, sono una essere umano e mi sono fatto prendere la mano va bene?” sbottò poi aggiunse “Che cazzo ne so, sono arrivato a casa sua e si è trasformata, sembrava un’altra persona e …” s’interruppe di colpo.

Ci fu un attimo di silenzio.

“E?” chiese Dom alzando un sopracciglio, era troppo arrabbiato, quella cosa gli aveva riaperto vecchie ferite e riportato alla luce un errore che lui stesso non era ancora riuscito a perdonarsi.

“Lascia perdere Dominic, non me lo voglio ricordare, nonostante tutto non è che la cosa mi faccia sentire esattamente fiero di me stesso. Questa cazzata me la dovevo proprio risparmiare” rispose Orlando abbassando la testa e prendendosela tra le mani. Poi quasi subito la rialzò e aggiunse con molta amarezza e anche un po’ di disprezzo, forse più per se stesso che per lei, di cui in fondo non gli fregava proprio nulla “Posso solo dirti che sa molto bene come prendere le persone e non solo a parole”.

“Basta con tutti questi discorsi inutili!” tuonò Alejo “Stare qui a parlare dei se e dei ma non ci servirà a nulla! Orlando ha ragione. E’ inutile fare i bravi ragazzi, parliamoci chiaro e facciamo meno gli ipocriti, chi è senza peccato scagli la prima pietra!”.

Gli altri tacquero riflettendo.

“E ora con Elodie come la metti? Come siete rimasti?” chiese poi rompendo il silenzio Donnie.

Orlando scrollò la testa confuso.

“Non lo so! Di certo ci devo parlare ed in fretta, stamani quando sono venuto via dormiva e non l'ho svegliata, ma non voglio certo che si metta strane idee in testa”.

“Ma tu guarda che casino!” commentò Dom “E se ti cerca? Se ti telefona? ”.

“Non può farlo, non le ho mai dato il mio numero e non sa dove abito” rispose Orlando.

“Sì, ma è amica delle vostre ragazze però” commentò Alejo rivolto a Donnie e Dom.

“Abita con Nathalie… ma che situazione” sospirò Donnie.

“Dovresti parlarci subito sai?” disse pensieroso Alejo ad Orlando “Prima fai chiarezza e meglio è” concluse.

“Ora non ho voglia di parlare con lei, ho altro per la testa” rispose Orlando.

“Magari se ci fai capire cosa!” sbottò Dom.

Era una parola. Neanche lui sapeva dire che avesse in testa a parte una gran confusione. Gli sembrava di essere sul set di un film piuttosto che nella sua vita reale, gli sembrava tutto così strano assurdo, quasi fuori dalla realtà.

“Tendenzialmente diciamo che sono nella merda più completa…” la buttò lì Orlando.

“Tu, da quando ti conosco, non hai ancora fatto pace con il tuo cervello!” gli disse Alejo “Io proprio non vedo la ragione per cui tu sia andato a letto con quella, se poi sei innamorato di un'altra, con la quale fai tanto il grosso mai poi ti penti subito!”.

A quelle parole Orlando s’indispettì “Quell’altra lasciala perdere che mi monta il nervoso solo a nominarla!”.

“Non crederai mica che mi beva che non ti importa più nulla di lei vero?” gli domandò Dom.

Orlando non rispose.

“Guardami negli occhi e rispondimi” lo incalzò Dominic.

Allora Orlando alzò lo sguardo torvo “Che vuoi che ti dica eh? Mica ci si disamora in tre giorni! Magari! Ma il punto è che non voglio più avere a che fare con lei chiaro?”.

Gli altri tre si scambiarono una serie di occhiate molto scettiche.

 

Intanto anche nell’appartamento di Nathalie vicino a Venice Beach era in corso una discussione.

“Cosa?” stava appunto chiedendo incredula la ragazza ad Elodie.

L’altra con aria di sufficienza e molto freddamente rispose “In un modo o nell’altro ottengo sempre quello che voglio”.

Nathalie era veramente stufa. Era diventata amica di Elodie, perché sia lei che Victoria erano rimaste ingannate dalla sua affabilità e dal suo modo di fare gentile, ma andando avanti nel tempo e soprattutto convivendoci, via, via aveva scoperto che razza di persona fosse realmente. E se al principio l’aveva in un certo qual modo giustificata e accettata, negli ultimi tempi cominciava a sopportarla sempre meno e dopo questa ultima cosa era addirittura arrivata detestarla cordialmente.

“Sei proprio una stronza!” era sbottata Nathalie.

“Io? E perché?” aveva risposto Elodie.

“Lo sapevi che stava con un’altra potevi evitare!”.

“Guarda che mica l’ho obbligato”.

Nathalie ebbe un moto di stizza oltretutto essendo la ragazza del cugino di Orlando la faccenda la toccava da vicino e si sentiva in imbarazzo.

“Non ti azzardare mai più a farlo venire qui chiaro? Questa è anche casa mia e io sono in buoni rapporti con Aylén, è una ragazza che mi piace e non voglio che mi ritenga invischiata nelle tue sporche macchinazioni!”.

“Quanto sei patetica, io non ho macchinato un bel niente” poi ravviandosi una ciocca di capelli con fare altezzoso concluse con un aria malignamente soddisfatta “Era naturale e logico che le cose andassero così!”.

Nathalie stufa di starla a sentire prese e si rinchiuse in camera sua, non sopportava neanche di vederla.

 

A Beverly Hills Aylén stava disperatamente cercando una cosa.

“Porca miseria, porca miseria e porca miseria!” stava dicendo con notevole disappunto.

“Che c’è che non va Aylén?” le chiese Reina.

L’altra con un gesto di stizza misto a disperazione si lasciò cadere a sedere sul letto sbuffando.

“C’è che nella furia, ho dimenticato il mio blocco degli appunti per la catalogazione dei microrganismi che ho raccolto durante le immersioni! Non so come diavolo ho fatto ma ho preso quello vecchio. Accidenti!”.

“Sono cose che capitano, specialmente quando uno è arrabbiato e nervoso” la rassicurò Reina.

“Sì, ma ora come faccio?”.

“Temo che non ci siano molte soluzioni, o fai senza o vai a casa di Orlando e te lo riprendi”.

“Io a casa sua non ci vado di certo!”.

“Potrei andarci io se vuoi” propose Reina.

“Non sarebbe una cattiva idea ma non credo che lo troveresti lo tengo in camera nos… sua… e… non saprei spiegarti a voce come trovarlo” concluse un po’ confusa Aylén.

“Allora come intendi fare?”.

La ragazza rimase in silenzio alcuni minuti e poi disse: “Nell’unico modo possibile. Domani prenderò il pomeriggio libero e andrò a casa sua, lui non ci sarà di certo perché tanto è sul set. Mi farò aprire da Ester che a quell’ora starà pulendo casa  e lo riprenderò” concluse abbastanza soddisfatta poi aggiunse “Anzi con l’occasione se mi riesce mi riprendo anche tutto il resto della mia roba”.

“Vuoi che venga con te?” le chiese Reina.

“No, ci vado subito appena finito il lavoro della mattina. Voglio sbrigarmi e fare in fretta, se devo passare a prendere anche te si fa troppo tardi e non mi và. E comunque è una cosa che devo fare da sola” concluse decisa Aylén a dire il vero senza saperne bene neanche lei il motivo.

 

 

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

NOTA:  Non so più che dirvi per ringraziarvi ^^   GRAZIE Roy (il "nostro" Orlando l'è birbante!!) GRAZIE Anjulie ( è in arrivo una mail x te ^^) GRAZIE Conty ( bellissimo "casa Bloom" mi sono rotolata^^) GRAZIE Eowym ( addirittura da Parigi!! WOW Non tenere la storia continua ancora un bel pò!) GRAZIE Azu ( oro so anche le pronuncia esatta di  Alejo^^)  e Buona lettura a tutti ^_^

 

 

Capitolo venti

 

Orlando era al quindicesimo tentativo di prova della sua terza scena di quella giornata.

“STOOOOP!” disse il regista piuttosto innervosito, poi si alzò e si diresse verso di lui.

“Allora, sei felice, molto felice, hai appena saputo che il tuo migliore amico non è morto in quell’incidente aereo come credevi, non mi puoi fare quella faccia da triglia!” gli disse piuttosto severamente.

Orlando si grattò la testa, fece una smorfia e annuì, poi disse “Sì, ha ragione, ma il fatto è che, non trovo l’ispirazione giusta per rendere al meglio la mia felicità”.

“E lo vedo!” commentò sarcastico il regista “Più che felice sembri quasi afflitto!”.

Il ragazzo fece un sospirone, non era proprio giornata per fare il felice. Chiese un attimo di pausa. Chiuse gli occhi, fece un po’ di esercizi per la voce e si dichiarò pronto a riprovare.

Il ciackista ripartì:  “Il sopravvissuto scena sedicesima, motore e… AZIONE!”.

Orlando andò incontro all’altro attore, la camera lo inquadrò in primo piano e il regista urlò “STOOOOOOOOOOOP!”.

L’inglese disperato si girò verso di lui.

“ORLANDO! Non si può stare una giornata a girare una scena!” disse l’uomo costernato.

Il ragazzo era disperato, le aveva provate di tutte ma evidentemente il suo stato emotivo lo stava davvero condizionando troppo. Aveva la testa persa in mille congetture, non era tranquillo e quella storia di Elodie, con la quale tra l’altro non aveva ancora parlato, lo stavano agitando decisamente più del dovuto.

“Insomma sei un professionista! Pensa a qualcosa che ti ha reso immensamente felice e guarda di  tirare fuori una scena convincente, perché non ne posso più!” gli disse il regista scuotendolo dai suoi pensieri.

“Facciamo una pausa di dieci minuti e poi riprendiamo” aggiunse poi l'uomo rivolto a tutta la troupe.

Orlando andò a sedersi sulla sua sedia. Stava cercando la concentrazione giusta ripassando con la memoria i suoi momenti più felici per trarre ispirazione, quando all’improvviso sentì un grido. Preoccupato si alzò di scatto. Un elettricista era caduto da una scala e un gruppo di persone gli stavano intorno per soccorrerlo. Anche lui corse subito da lui. Per fortuna l’uomo non si era fatto nulla di grave, ma quell’incidente aveva creato un gran subbuglio e la produzione decise che per quel giorno era meglio interrompere le riprese.

Orlando ne fu sollevato, del resto non era una giornata buona per lui, quindi si fece subito accompagnare a casa dal suo assistente.

Dopo pranzo decise di andare a rilassarsi in spiaggia. S'infilò il costume, prese un asciugamano, il copione e se ne andò a ripassare la parte.

Non che fosse propriamente concentrato, ma almeno il sole e il mare sperava che lo rilassassero un po’. Ad un certo punto si mise a riflettere e giunse alla conclusione che per forza doveva chiarirsi con Elodie. Più tempo passava e peggio sarebbe stato, era un dente che comunque doveva togliersi e alla svelta. Decise che più tardi avrebbe chiamato Donnie per farsi dare il numero di casa delle ragazze e che poi l'avrebbe chiamata.

Alla sua rottura con Aylén evitava accuratamente di pensare. A dire il vero era ancora nella famosa fase rivalsa della serie: Ma che si crede quella, io sto proprio bene senza di lei. Posso avere tutte le donne che voglio  e cose di questo genere. Un modo come un altro di rimandare  il problema, perché del resto, come ammesso da lui stesso, non è che avesse smesso di amarla da un giorno all'altro.

Del resto non poteva immaginarlo, ma avrebbe fatto i conti con questa cosa molto prima di quanto avesse potuto immaginare.

 

Aylén arrivò a casa di Orlando verso le quindici del pomeriggio. Suonò e le rispose Ester che ovviamente le aprì. La ragazza attraversò il cancello della villa proseguì lungo il viale e salì in veranda per recarsi in casa.

Orlando che era in spiaggia non la vide, né lei vide lui. Subito poco dopo che era entrata e che si era diretta in camera per prendere il suo blocco ed altre cose che aveva lasciato lì, Orlando, che aveva sete, e aveva già finito la bottiglietta che si era portato dietro, entrò a sua volta in casa. Si diresse in cucina e aprì il frigo. Fu raggiunto da Ester la quale con molta solerzia gli comunicò che era arrivata la signorina Aylén.

La reazione di lui fu davvero sorprendente.

Nonostante tutto ciò che aveva detto, fatto e pensato e non poté fare a meno di sentire una specie di tuffo al cuore.

Sembrava pazzesco, ma era felice.

Aveva subito pensato che lei fosse tornata indietro su suoi passi e questa cosa gli diede la speranza che forse in qualche maniera avrebbero anche potuto riconciliarsi. Certo lei si sarebbe scusata, lui all'inizio sarebbe stato un po’ reticente, ma poi l'avrebbe perdonata e così magari da quella sera stessa sarebbe tornato tutto come prima.

Si era fatto un quadro della situazione tutto a modo suo tralasciando due cose fondamentali che, lo avrebbero inevitabilmente portato ad una ridiscesa repentina e dolorosa verso la realtà.

Non aveva neanche preso in considerazione che era alquanto strano che Aylén fosse lì alle tre di pomeriggio. Se avesse riflettuto, invece di lanciarsi in voli pindarici, forse si sarebbe reso conto che la cosa non quadrava poi molto.

Inoltre perso nelle sue ottimistiche e alquanto fantasiose congetture si era completamente dimenticato che sul collo aveva stampata ancora l'ombra del succhiotto che la dolce Elodie gli aveva molto furbescamente fatto due sere prima.

Così molto gongolante salì le scale per andare in camera da lei.

Come arrivò vide che la porta era aperta e che lei era piegata all'armadio, sembrava che stesse cercando qualcosa.

“Ciao!” le disse semplicemente incrociando le braccia al petto con aria sorniona tipo gatto che si sta per mangiare il topo.

Come Aylén lo sentì sussultò e si rialzò di scatto. Nel farlo, maldestramente batté appena la testa nello stipite dell'armadio.

“Porca miseria!” le scappò detto portandosi la mano sulla fronte “Ma che cavolo ci fai a casa? Non dovresti essere a lavoro?” concluse piuttosto infastidita.

Il sorriso da gatto sornione di Orlando scomparve all'istante. Il tono e l'occhiataccia, gli fecero capire al volo che s'era leggermente sbagliato.

Ci rimase decisamente male.

Era inutile girarci intorno nonostante tutte le sue alzate di testa, non era poi così profondamente convinto di voler chiudere definitivamente con lei.

“Abbiamo avuto problemi sul set… ma piuttosto tu? Che ci fai qui?” chiese un po’ titubante.

Lei che si era nuovamente girata e aveva ripreso a fare quello che faceva poco prima gli rispose secca “Sto riprendendo la  mia roba!”.

Orlando fu colto da un lieve senso di panico, ma allora faceva dannatamente sul serio! Pensò.

Repentinamente le si avvicinò e le toccò una spalla per farla girare quindi cominciò a dire: “Aylén ascolta, io credo che…” ma si interruppe di botto.

Non appena lei si era girata aveva naturalmente subito notato il succhiotto e la sua espressione fu molto più eloquente di mille parole.

Ad Orlando si ghiacciò letteralmente il sangue nelle vene ed istintivamente portò la mano nel punto incriminato come per coprirsi. Imprecò mentalmente contro se stesso, domandandosi come diavolo avesse fatto a dimenticarsi di quella cosa.

Lei non disse una sola parola e molto in fretta fece per andarsene, ma lui la fermò.

“Aspetta! Lascia che ti spieghi…” provò a dire.

Ma lei con uno strattone si liberò subito: “Mi pare tutto molto chiaro, non vedo che cosa mai tu voglia spiegare!” e oltrepassò la porta.

Lui le corse dietro e la rifermò.

“Lasciami immediatamente” gli sibilò gelida lei.

“Ascoltami solo un attimo! Non è come sembra…” cominciò a dire lui tentando invano di dare una spiegazione plausibile, che in realtà non aveva proprio niente di plausibile.

“Io non … non volevo! Davvero è stato un incidente e… credimi io…” continuò lui, non sapendo più che pesci prendere.

“Non m’interessa!” lo interruppe subito lei “E' una cosa che non mi riguarda più. Sei libero di fare tutti gli incidenti che vuoi. Dovresti essere felice, perché non hai più bisogno di farli di nascosto, ora sei libero” concluse Aylén e strattonandolo ancora una volta, si liberò di nuovo finendo di scendere le scale.

Lui ovviamente continuò ad andarle dietro anche se non sapeva proprio che fare né che dire.

“Non puoi fermarti solo un momento e provare ad ascoltarmi!” farfugliò costernato prima che aprisse la porta.

“No! Piuttosto ascoltami bene tu: voglio entro la fine della settimana… no, anzi esigo entro la fine della settimana che il tuo avvocato mi faccia vere le carte da firmare per il divorzio. Ora più che mai non voglio assolutamente avere niente che mi leghi a te” e senza dargli il tempo di replicare se ne andò di corsa.

 

Aylén si stava sentendo veramente male. Uscì in fretta da quella casa e si ritrovò in strada con un groppo in gola. Prese il cellulare e chiamò un taxi che per fortuna arrivò quasi subito. Quando arrivò a casa di Reina era sconvolta.

L'amica capì subito che doveva essere accaduto qualcosa di grave.

Era bianca come un cencio e aveva un'espressione così dolorosamente ferità che le fece impressione.

“Che è successo?” le domandò preoccupata.

L'altra alzò una mano come a fare cenno di aspettare e scrollò la testa. Aveva un nodo allo stomaco talmente enorme che non riusciva neanche a parlare. Alla fine con un filo di voce riuscì a dire: “Non ora Reina, ti prego non ora! Non posso, non ce la faccio. Devo stare da sola” e se andò in camera sua.

La ragazza la seguì ancora più preoccupata, la conosceva e sapeva che non riusciva sfogarsi delle cose. Doveva esserle accaduto qualcosa di veramente brutto, ma non capiva che cosa e non voleva lasciarla in quelle condizioni.

 

Orlando intanto era rimasto fermo immobile nella stessa posizione a fissare il nulla assoluto.

Ora più che mai era decisamente fuori dalla realtà.

In poco più di una settimana, per colpa di una sbronza colossale, in un fine settimana che doveva essere una gioia per tutti, si era sposato senza rendersene conto, aveva litigato furiosamente con Aylén, era stato a letto con un'altra e ora l'aveva persa per davvero.

Cazzo! Pensò, se ci avesse scritto una sceneggiatura avrebbe potuto farci dei soldi. Era una cosa veramente assurda.

Si sentiva male anche lui, all'improvviso era come se avesse riacquistato il valore delle cose, ma era decisamente troppo tardi.

 

Reina bussò energicamente alla porta della camera dell'amica.

La pregò di aprirle ma l'altra fu irremovibile e le chiese per favore di rispettare la sua decisione di voler stare per conto suo.

Reina allora si decise ad assecondarla e lasciò in pace.

In quel momento Aylén era fuori di sé; cominciò a pensare che lui era stato sempre un bugiardo, che l'aveva sempre tradita e che molto probabilmente quella era la sua indole visto anche come era cominciata la loro storia.

Era veramente amareggiata si sentiva una stupida ad aver creduto a lui e a tutte le sue parole. Era anche disgustata non aveva neanche fatto passare un giorno per esibire sfacciatamente quel disgustoso marchio di scopata. Si sentiva umiliata e triste. Non voleva piangere, non per lui, del resto non lo meritava, ma ugualmente lacrime amare e silenziose le solcarono le guance suo malgrado.

 

Orlando cominciò  a pensare. Doveva trovare una soluzione e la doveva trovare in tempo breve e molto convincente. Ma per quanto si sforzasse non ci riusciva proprio. Allora gli venne in mente che doveva prendere tempo. Col tempo infatti qualcosa si sarebbe inventato, e per prendere tempo il suo cervello un tantino contorto gli suggerì un'idea alquanto bizzarra, che lui però ritenne molto buona decidendo di adottarla.

 

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

NOTA:  Come di consuetudine eccomi pronta e pimpante con i ringraziamenti per voi splendide ragazze^^   GRAZIE Roy (Orlando e le sue "brillanti idee" oggi saprai quali cara superpanibalda collega!!^^) GRAZIE Frodina ( non ti preoccupare commenta e leggi quando puoi!!^^) GRAZIE Anjulie GRAZIE Conty ( infatti "casa Bloom" mi ricordava anche a me casa Vianello!! E non ti genuflettere anzi mi genufletto io per ringraziare^^) GRAZIE Azu ( m'hai fatto morì con la battuta Orlandoland e mondo Bloomiano alternativo^^)  GRAZIE Sara ( siamo tutte dalla parte di Aylén credo!^^) Buona lettura a tutti ^_^

 

 

Capitolo ventuno

 

A fine settimana, come molto energicamente richiesto da Aylén, un legale di Orlando la chiamò sul cellulare. Molto professionalmente e senza tanti giri di parole le comunicò che il suo cliente per il momento non aveva intenzione di divorziare e che richiedeva un incontro informale con lei.

La risposta di Aylén fu: “Neanche morta!”. E la telefonata si concluse lì.

Mentre cenava, in casa con Reina ed Alejo partì una discussione.

Il ragazzo si sentiva decisamente preso tra due fuochi e avrebbe preferito non entrarci, ma Aylén era così inviperita che non poté proprio esimersi dal farlo.

“E' veramente un bambino!” aveva esordito Aylén dopo aver attaccato con l'avvocato “Un bambino stupido! Aggiungerei, ma tu guarda che cazzo si è messo in testa ora!” aveva aggiunto veramente contrariata.

“Dai ora calmati però” aveva detto Alejo.

“Non ha mica tutti i suoi torti” aveva risposto Reina spalleggiando l’amica.

“Mi dovrei calmare? Ma ti rendi conto che pretende di giocare con la mia vita per i suoi capricci!” aveva ribadito Aylén.

“Non sono propriamente capricci. Ammetto che è un metodo un po’ poco ortodosso e molto discutibile, ma evidentemente vuole solo avere l'opportunità di poter parlare con te. Del resto conoscendoti sa perfettamente che in qualsiasi altro modo non lo ascolteresti” aveva spiegato Alejo che aveva a lungo parlato il giorno prima con Orlando. Pur non approvandolo, lo capiva.

“Io non voglio ascoltarlo! Le sue cazzate e le sue bugie non m’interessano!”.

A quel punto Alejo s'era sentito di fare un'affermazione.

“Aylén, lo so che per te è molto difficile crederlo ed accettarlo, ma credimi ti ama molto e sta davvero male”.

“Non me ne frega niente! E poi scusami Alejo ma io a tutto questo grande amore non ci credo proprio! Ti sei dimenticato che non ho fatto in tempo ad uscire da casa sua che già era a letto con un'altra! Capisco che siete amici e che tu lo voglia mettere in buona luce, ma esageri!” tuonò la ragazza.

“Voi donne in alcuni casi date troppa importanza a certe cose, non capite che…” ma Alejo non fece in tempo a finire che Reina ed Aylén scattarono entrambe dicendo “COSA?”.

“Ehi! Calmatevi tutte e due!” disse poi mettendo le mani avanti “Non sto dicendo che ha fatto bene! Volevo solo dire che a volte accadono delle cose, stupide, ma veramente senza alcuna importanza. Insomma andare a letto con una non significa necessariamente che lo si voleva fare, può capitare di rimanere coinvolti per debolezza, per rabbia, per mille sciocchi motivi che poi ci fanno subito pentire e…”

“Scusa Alejo ma questo mi pare davvero un ragionamento del cazzo! E non è affatto un battuta di spirito!” asserì severa Aylén “E'  un po’ troppo comoda come spiegazione non trovi?” concluse poi.

Reina intanto s'era notevolmente rabbuiata.

La discussione proseguì su toni abbastanza accesi. Alejo cercava di spiegare il suo punto di vista secondo il quale un unico sbaglio seppur grosso si può anche perdonare, mentre le due ragazze non erano affatto d’accordo. Lui diceva che una cosa del genere poteva benissimo capitare a chiunque e che non si poteva escluderlo a priori, ma le ragazze continuavano a non essere d’accordo. Andò a finire che litigarono anche Reina e Alejo. La ragazza non approvava quel suo modo di pensare e si domandava se anche lui avrebbe finito con il fare qualcosa del genere.

Aylén si sentì molto in colpa per essere stata la causa indiretta di quella brutta lite e capì che non poteva rimanere a lungo ancora ospite da loro.

 

***

 

Un mese dopo la situazione era pressoché la seguente.

Aylén grazie ad un’agenzia immobiliare aveva trovato un'ottima sistemazione.

Aveva preso in affitto una piccola villetta che un tempo era stata una dependance di una villa molto grande, appartenuta ad attore degli anni cinquanta. Era di proprietà di due vecchi signori che avevano lavorato a lungo nel mondo del cinema come aiuto sceneggiatori. I due che si trasferivano in Florida per buona parte dell'anno, affittavano la loro casetta di Beverly Hills, tra l'altro non molto distante dall’abitazione di Reina ed Alejo, per un prezzo irrisorio, a patto che l'occupante, in questo caso Aylén, si prendesse cura del giardino controllando l’operato del giardiniere, di ritirare loro posta, oltre che accudire il loro cane Rambo, un bastardino, che a dispetto del suo nome altisonante era davvero mite.

Per la ragazza fu davvero una manna dal cielo.

Reina ed Alejo non senza qualche difficoltà si erano riappacificati e tutto sembrava essere tornato a posto.

Orlando invece aveva il suo bel da fare.

Aveva tentato di chiarirsi con Elodie, la quale come lo aveva visto, molto furbescamente, si era messa a piangere scusandosi e dicendogli che lei non si comportava mai così. Aveva messo su una pantomima da oscar sulla sua integrità e sul fatto che non voleva che lui pensasse male di lei e un sacco di altre cose del genere. Orlando l'aveva ascoltata, ma non c'era cascato, in fondo non era poi tanto scemo. Quella storia del succhiotto lo aveva fatto riflettere, insieme al quel suo comportamento troppo incoerente da una volta all’altra. Ma per non avere seccature aveva preferito soprassedere e chiarire che per lui la faccenda era morta lì e che non aveva nessun interesse nei suoi confronti. Elodie gli aveva fatto credere di accettare la cosa di buon grado, ma si era ripromessa di rifare qualche mossa al momento opportuno. Del resto per lei era un punto d'orgoglio.

Risolta la faccenda Elodie, ad Orlando rimaneva la grossa incognita Aylén.

La ragazza non aveva accettato la sua proposta, non si erano incontrati e ora erano in una situazione di stallo, nel senso che né l’uno né l’altra si erano vicendevolmente fatti vivi. Orlando era in attesa di una qualche novità, del resto non sapeva neanche dove fosse andata ad abitare. Alejo si era rifiutato di dirglielo. Non poteva davvero farlo, ne sarebbe andato di mezzo il suo rapporto con Reina e Orlando, anche se a malincuore, aveva accettato la cosa.

Però più passava il tempo più si rendeva conto che nonostante tutto non era sicuro al cento per cento di volere chiudere quel rapporto, anche se continuava a dirsi che forse da un lato era meglio così. Era decisamente contraddittorio e tutto dipendeva molto da come si svegliava la mattina, un giorno la vedeva in un modo il giorno dopo era l'esatto contrario. Pesava poi molto il fatto che non si fossero più visti né sentiti, questo facilitava non poco le alzate di orgoglio del ragazzo, anche se in alcuni momenti cadeva in crisi profonda.

 

Giovedì: sera Play Station, casa di Orlando, ore ventitre e dodici minuti.

 

“Sono quasi due ore che stai seduto lì, sembri una gallina che cova! Insomma perché non giochi?” stava dicendo Dom ad Orlando, ma l’altro non parve neanche sentirlo.

“E GOALLLLL!” strillò Alejo saltando in piedi.

Donnie lo stava guardando torvo “E che cazzo ho perso un’altra volta e non si può!”.

“Huuu!!! Sfidona tra me e te allora! Miiiiiii hai pure il Chelsea!” disse subito Dom girandosi di scatto verso Alejo che avendo vinto doveva giocare con lui.

“Si ma tanto stasera vi faccio neri tutti!” aveva risposto Alejo esaltato.

E poi così all’improvviso, come sovente accadeva, era partito il momento zen con i peggio cori da stadio.

“Alèèèèèèè oh oh Alè oh oooooh! Se veniamo di là, se veniamo do là…  vi facciamo un culo così!!! Là làllà là llà lallaà lallà lààààà” avevano cominciato a cantare Dom Alejo, a quali poi s’era unito anche Donnie.

Non centrava nulla ma ogni tanto partivano questi cori che cantavano tutti in insieme saltellando e bevendo la birra come dei perfetti deficienti. Si divertivano così.

Orlando che era rimasto in silenzio appollaiato su una poltrona con la testa appoggiata sulle mani, perso nei suoi pensieri, scattò in piedi e molto seccato li fulminò con un’occhiataccia.

“Grazie!” esordì allargando le braccia “No grazie davvero! E’ commovente vedere come i tuoi amici e un tuo parente ti siano vicini quando ti girano le palle e stai veramente male!”.

Gli altri tre ammutolirono di colpo sentendosi un po’ colpevoli.

Ci fu un imbarazzante momento di silenzio che puntualmente fu interrotto dal solito Dominic “E dai Alejo diglielo, non lo vedi che non ce la fa più! E poi è tetro come un annuncio mortuario e ci rovina sempre le serate libere che abbiamo!”.

“Dom non posso! Lo conosci com’è fatto se glielo dico andrebbe di filato lì e io sarei nella merda fino al collo” rispose contrito Alejo.

“Non mi pare di aver chiesto nulla! E comunque non mi girano per quello!” disse Orlando sempre più torvo “E tu Dom non puoi evitare di fare dello spirito almeno per una volta?”.

Donnie stava riflettendo pensoso, poi li interruppe dicendo: “E se andassimo fuori da qualche parte invece di stare qui a giocare? Che ne dite?”.

“Bravino sì!” gli disse Dom “Siccome perdi, allora vuoi cambiare programma eh?”.

“Ma no! Facevo per distrarre Orlando, dai” disse Donnie.

Ne parlarono un po’ e poi ne convennero che potevano anche andare a bersi un drink da qualche parte. L'unico che decise di tornare a casa fu Alejo, non aveva voglia di andare per locali. Gli altri tre invece decisero di andare al Viper Room sul Sunset, evitando di proposito il Club Bahia.

Come arrivarono, nonostante fosse abbastanza tardi e il locale fosse pieno gli rimediarono un tavolo e anche in una buona posizione.

Avevano ordinato da poco da bere e stavano parlando del più e del meno tipo che essere famosi aveva anche i suoi lati positivi, visto che avevano trovato un tavolo a quell'ora tarda e cose del genere, quando videro una cosa che li lasciò tutti e tre ammutoliti.

Quella sera dopo molti ripensamenti e precedenti rifiuti Aylén aveva accetto di uscire con Hans un suo collega di lavoro tedesco. Gli aveva sempre fatto un filo moderato, in maniera molto garbata e non pressante, ma lei aveva sempre gentilmente declinato ogni proposta di uscire insieme. Quella sera fatalmente aveva detto di sì. Aveva passato una brutta giornata, Reina era impegnatissima con lo studio e lei aveva proprio bisogno di distrarsi. Un'uscita giusto per vedere un po’ di gente, bere qualcosa e farsi quattro chiacchiere, su questo con Hans era stata molto chiara e così avevano optato per andare, guarda tu gli scherzi del caso, proprio al Viper Room.

I due erano seduti al bancone davanti a due birre e per via della confusione erano costretti a parlarsi nell'orecchio, sembravano rilassati e molto in confidenza, o almeno questa era l'impressione che davano, in realtà stavano parlando di lavoro.

Come li vide ad Orlando gli prese una sincope, ma nel vero senso della parola. Sentì una specie di tonfo sordo in petto che gli si espanse come se fosse stata un'onda magnetica fino allo stomaco, l'effetto era molto simile a quello che causa un vero e proprio pugno. Una prepotente sensazione di disagio lo invase all'istante e contrariamente a ciò che ci si sarebbe potuto aspettare da lui, rimase immobile, statico come se non ce la facesse a fare alcun che.

Era rimasto senza parole.

Quella era una cosa a cui non aveva mai neanche lontanamente pensato. Un'eventualità del tutto inaspettata: Aylén con altro uomo.

Come realizzò a pieno la cosa scattò in piedi, ma Donnie e Dominic lo presero energicamente uno per il braccio destro e l'altro per il sinistro.

“Siediti e non fare cazzate!” lo ammonì Dom.

Orlando, che era stato rispedito a sedere senza tanti complimenti, disse: “Non avrei fatto nessuna cazzata! Volevo solo che mi vedesse!”.

“Pensi che ci possiamo credere?” gli domandò Donnie.

“Che ci crediate o no m’importa poco!” gli rispose suo cugino che intanto continuava a fissare i due e più li fissava e più gli montava il nervoso. Del resto lo shock iniziale s'era sopito e ora era la rabbia e naturalmente la gelosia, seppur immotivata, a farla da padrone.

“Cerca di star calmo e soprattutto non fare cose di cui potresti pentirti” cominciò a dirgli Dom.

Intanto Orlando bolliva come una pentola a pressione.

“Non trascurare il fatto che non state più insieme e quindi lei è libera di  vedere chi vuole” aveva ripreso a dire Dominic con tono pacato giusto per rabbonirlo.

Ma Orlando si girò con un'espressione alquanto strana e poco prima di rialzarsi di nuovo disse all'amico “E qui ti sbagli di grosso caro mio! Ti dimentichi forse che lei non è affatto libera di vedere chi vuole, perché si da il caso, che le piaccia o no che lei è ancora mia moglie!”.

Dom sgranò gli occhi e Donnie batté le mani insieme con fare allibito. Entrambi pensarono che Orlando era davvero di fuori come un balcone.

 

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

NOTA:  scusate i ringraziamenti veloci, ma stasera sono di corsissssssssima domani vi scriverò di più scusate^^  GRAZIE Roy GRAZIE Anjulie GRAZIE Conty GRAZIE Frodina GRAZIE Azu  GRAZIE Sara Buona lettura a tutti ^_^

 

 

Capitolo ventidue

 

Per la seconda volta di seguito Donnie e Dominic tirano a forza Orlando a sedere.

“Per favore! Non ti rendi conto che quello che hai appena detto è semplicemente ridicolo!” gli disse Donnie.

“Già, mi verrebbe da chiederti se certe battute te le fai scrivere  o te le pensi da solo la notte! Orlando oltre che ridicolo sei anche un po’ patetico!” lo riprese ancora più duramente Dom.

“Ma che cazzo volete eh? Ho detto la verità, non capisco tutti questi commenti acidi!” si risentì Orlando.

“Sei incredibile!”gli disse Dominic “Non vorrai davvero attaccarti ad un matrimonio celebrato quando eri ubriaco perso e per giunta nella cappella di Elvis Presley vero?”.

Ma Orlando non rispose era concentrato nello scrutamento della coppia.

Aylén indossava un abitino nero con spallini fini, semplice e particolare. Non era affatto scollato ma aveva un inserto trasparente. Praticamente da poco più sotto del seno alla vita era di tulle invece che di stoffa. Il suo accompagnatore portava una camicia blu e un paio di jeans scoloriti, era biondo, con in capelli abbastanza lunghi e con un fisico prestante. Sembrava un surfista.

Se ne stavano lì a parlare in gran confidenza, in troppa confidenza, pensò il ragazzo che per la terza volta si alzò e prima che gli altri due lo bloccassero disse “Vado in bagno a pisciare. Posso?”.

“Certo che puoi” disse Dom, poi aggiunse “Vengo con te”.

“Basta!” tuonò Orlando “Non ho mica cinque anni!”.

“Si, ma ti comporti come se li avessi!” lo rimproverò Donnie.

“Io vado in bagno” disse e poi aggiunse senza dare possibilità di replica “Da SOLO!”.

Gli altri due lo guardarono come se fosse senza speranze.

“Fai come ti pare!” disse Dom.

Donnie gli lanciò solo un’occhiata di disapprovazione molto eloquente.

Ma Orlando li sorprese perché andò davvero al bagno. Certo, sfruttò l’occasione per occhieggiare meglio, e quando vide che quel ragazzo aveva addirittura coperto la mano di Aylén con la propria, si bloccò di colpo, ma quando Hans, si abbassò e sfiorò le labbra di Aylén con bacio, Orlando prese una decisione fulminea.

A passi piuttosto lunghi si diresse verso il suo tavolo e una volta davanti a Dom e Donnie disse. “Io me ne vado voi fate un po’ che volete” e si girò senza neanche attendere risposta. Ovviamente gli altri due lo seguirono a ruota.

In effetti l’intenzione iniziale di Orlando era stata quella di andare dai due e fare o dire qualcosa, quanto meno per creare scompiglio. Solo che quando aveva visto il biondo accompagnatore di lei, prenderle la mano e soprattutto baciarla, era rimasto così male che aveva desistito. Improvvisamente si era sentito fuori posto e terribilmente a disagio e il suo unico desiderio era stato quello di andare via al più presto da lì, perché non avrebbe ancora sopportato per molto di vedere quei due in quell’atteggiamento così intimo. E soprattutto non voleva certo dar loro la soddisfazione di vedere o capire quanto fosse ferito.

Per tutto il tragitto verso casa non disse una sola parola e gli altri due si dimostrarono compresivi nel lasciarlo stare solo con i suoi pensieri.

Una volta a casa sua Orlando, non avendo certo sonno, prese e se ne andò a camminare un po’ in spiaggia. Sorrise appena di quell’idea, un sorriso amaro non certo felice. Era un bel po’ che non andava più in spiaggia di sera. Cominciò a riflettere. Forse era il caso di cominciare a comportarsi come una persona adulta quale in realtà lui era, tutta questa storia cominciava a non aver granché senso. Gli sembrava completamente inutile, dopo quello che aveva visto, portare avanti il suo proposito, insomma gli era abbastanza chiaro che lei era decisamente orientata verso altri lidi e nonostante la cosa gli facesse davvero male, cominciò a convincersi che quello che aveva sempre sospettato era vero. Certo lui aveva commesso uno sbaglio enorme, però sempre di un errore si trattava, una cosa fine a se stessa che non aveva più fatto, di cui si era amaramente pentito e cui non c’era stato alcun seguito, mentre lei no. Lei sembrava aver trovato un nuovo compagno. Era fuori con lui, si era preparata e vestita per lui e con lui era in intimità come una coppia qualsiasi. Quindi se Aylén si era consolata così presto dopo appena un mese, significava una sola cosa, non era mai realmente stata innamorata di lui. Tutto il resto decadeva e passava in secondo piano niente aveva più un significato, tanto meno quel matrimonio stupido che lui altrettanto stupidamente aveva usato illudendosi che magari lo avrebbe aiutato a ristabilire se non altro un dialogo con lei. Ora non gli interessava più. Ora voleva solo chiudere tutte le porte, dimenticare e ricominciare da capo.

 

A volte per rivalsa, orgoglio e ripicca si fanno delle cose molto stupide. E reagire ad un’azione stupida, con azione altrettanto stupida, serve a poco e non porta a niente.

Il bacio, tra l’altro abbastanza casto che si erano scambiati Hans e Aylén era stata un’azione premeditata di lei. Nonostante Orlando non se ne fosse reso conto, Aylén lo aveva visto eccome. Era stata molto attenta a non farglielo capire e poi aveva pregato Hans di baciarla. Il ragazzo l’aveva da prima guardata stranito, non avendo capito bene, lei allora molto onestamente gli aveva spiegato il tutto per sommi capi. Hans che da una parte la capiva, dall’altra aveva provato a dirle che era un’azione un po’ infantile e che avrebbe lasciato il tempo che trovava, ma lei era molto determinata. Così alla fine si era detto che sfiorare le labbra della ragazza che le piaceva, anche solo per far dispetto al suo ex, non sarebbe poi stato così male e chissà, magari da cosa poteva nascere cosa e l’aveva accontentata.

 

La mattina seguente, durante una pausa, Orlando aveva contattato il suo legale e lo aveva pregato di preparare tutto il necessario non per il divorzio, ma per l’annullamento, su questo era stato inflessibile, il divorzio era troppo poco, occorreva cancellare definitivamente ogni pur piccola ombra di legame con lei. Orlando era così arrabbiato che l’avrebbe fatta sparire se avesse potuto. L’avvocato aveva risposto che sì, lo avrebbe fatto quanto prima, del resto se erano ubriachi fradici e quindi incapaci di intendere e di volere, con la testimonianza di chi aveva celebrato le nozze si poteva benissimo annullare il tutto, anche se i tempi sarebbero stati un po’ più lunghi rispetto al divorzio.

Orlando però una soddisfazione se la voleva levare a tutti i costi. Voleva dirglielo di persona e voleva dirgli in faccia tutto quello che pensava di lei. Per questo motivo cominciò a lavorarsi di fino il povero Alejo, l’unico che sapeva dove abitasse o che gli poteva dare delle informazioni utili, dato che sapeva che se fosse andato a cercare Aylén all’istituto, di certo lei si sarebbe fatta negare.

“Non posso! Ma come te lo devo dire in cinese? Ti rendi conto che mi faresti litigare con Reina. Non puoi essere così egoista, cerca di capire” gli stava dicendo Alejo costernato.

“Senti, io mi devo levare questa soddisfazione e ho bisogno del tuo aiuto. Deve sapere che penso di lei, almeno dopo mi sentirò infinitamente meglio. Tu sei mio amico mi capisci no?”.

“A dire il vero non capisco né te né lei. Vi comportate come due adolescenti e fate delle gran cazzate! Avete due caratteri pessimi, per non dire di merda! Comincio a credere che forse è davvero un bene che vi siate lasciati! Tanto né tu né lei siete abbastanza maturi per avere una relazione seria” disse Alejo.

“Non è questo il punto! E poi è lei che è sempre stata quella peggio” saltò su Orlando.

“Invece tu? Ti sembra di essere stato quello meglio? Credimi siete uguali. Forse è proprio questo il problema” rispose Alejo.

“A questo punto poco importa e non me ne frega proprio niente. Mi vuoi aiutare a mettere una pietra sopra a tutta questa storia sì o no?” lo aveva nuovamente incalzato Orlando.

Alejo roteò gli occhi sfinito da quei continui battibecchi verbali. Orlando era diventato insopportabile. Sembrava che per lui fosse importante solo vendicarsi senza rendersi conto che lui per primo aveva fatto una gran cazzata. Siccome non aveva certo voglia di stare a discutere tutti i giorni con lui prese una decisione  dal sapore salomonico.

“Non posso proprio dirti dove abita, mi dispiace. Però posso dirti dove potresti incontrarla. So che quasi ogni domenica pomeriggio va a quella fattoria dove tenete quel cavallo che le regalasti tu e cavalca qualche ora. Di più proprio non posso dirti. Se decidi di andare lì, ti prego di farlo risultare come una tua personale iniziativa come se andassi tu stesso a curarti dell’animale. Se mi tiri nel mezzo ti giuro che ne andrà della nostra amicizia” gli disse molto serio lo spagnolo.

Orlando gli passò un braccio sulle spalle e gli disse: “Grazie davvero! Non temere non sarai affatto coinvolto. Ti do la mia parola”.

 

Ovviamente la domenica seguente nel primo pomeriggio Orlando era alla fattoria. L’uomo che si occupava del cavallo gli disse che Aylén sarebbe arrivata di lì ad un’ora circa, come sempre gli aveva telefonato per avvisarlo. Orlando lo ringraziò, andò alle stalle, prese l’animale e si fece una cavalcata nell’attesa dell’arrivo di lei.

Quando Aylén arrivò e si rese conto che il suo cavallo non era nelle stalle rimase molto sorpresa. Uscì per andare a chiedere spiegazioni al fattore e fu allora che vide arrivare al passo il cavallo con Orlando sopra.

L’impatto per lei fu abbastanza scioccante perché proprio non se lo aspettava, ma reagì bene e soprattutto con orgoglio.

Non volendo dargli nessun tipo di soddisfazione come le fu abbastanza vicino gli disse: “Continui ad essere troppo rigido quando cavalchi, dopo tutto questo tempo non hai ancora imparato” il suo tono era lievemente sarcastico.

Mentre stava smontando, cogliendo al volo quell’occasione che lei incautamente gli aveva servito, Orlando con altrettanta calma le rispose abbastanza sibillino: “Se avessi tempo e voglia, mi farei dare lezioni da te che sei tanto brava a montare”.

Quella risposta che si prestava fin troppo bene ad un volgare doppio senso fu come uno schiaffo per Aylén che sentì il sangue arrivarle dritto alla testa.

“Il tuo umorismo di bassa lega è decisamente pietoso e degno di te. Se avessi meno amor proprio meriteresti che ti tirassi una sberla! Ma non vale neanche la pena” concluse veramente arrabbiata.

“Ma che hai la coda di paglia?” le chiese lui fingendosi sinceramente stupito “Non capisco questa tua reazione indignata, io intendevo: montare come similitudine di cavalcare… il cavallo ovviamente!” concluse poi con una punta d’ironia decisamente caustica.

Lei che non era una stupida e aveva perfettamente compreso il suo intento lo stilettò ben benino a sua volta: “Tu invece non hai mai saputo montare molto bene. E’ per questo che vai esercitandoti… o sbaglio?”.

Questa volta fu lui che accusò il colpo e neanche poco. E’ risaputo come il genere maschile prenda decisamente male certe allusioni, anche se fatte solo per dispetto come in questo specifico caso.

Si avvicinò a lei piuttosto indignato e molto incazzato. Gli occhi sembravano lampeggiargli da quanto la rabbia lo stava dominando: “Che cosa intendi dire? Sii chiara! Perché se per caso stai facendo delle allusioni precise, gradirei che certe cose avessi le palle di dirmele in faccia!”.

“Oh andiamo!” fece lei con un sorrisino beffardo “Stavamo parlando del cavallo no? Che c’è ti senti punto sul vivo? Hai anche tu la coda di paglia per caso?”.

“Questa discussione stupida non ha alcun senso” disse lui accigliato.

“Ti vorrei far notare che l’hai intavolata tu!” gli rispose prontamente Aylén.

“Io non ho intavolato un bel niente! Sei tu che hai subito frainteso!” rimarcò lui.

Lei lo guardò molto seriamente e molto duramente gli disse: “Ma per chi prendi per la scema del villaggio? Volevi offendermi. Era molto chiaro. Che pretendevi che me ne stessi zitta e buona a sorbirmi i tuoi insulti, tra l’altro immotivati direi. Se qui c’è qualcuno che avrebbe il diritto d’insultare quella sono io. Non l’ho fatto al momento opportuno e non lo farò adesso, ma se devo difendermi so bene come fare!” concluse secca.

“Non fare tanto la santarellina!” disse allora lui contrariato “Non lo sei mai stata del resto e quello che ho visto giovedì sera né è la riprova”.

“Ah, allora si tratta di quello” disse Aylén “Non capisco che c’entri con te. Noi siamo due persone libere? Correggimi se sbaglio”.

Alla risposta di lei non seppe perché ma Orlando capì che Aylén doveva averlo visto. Aveva risposto con troppa tranquillità, proprio come se sapesse che lui sapeva.

Non aveva molto senso, ma gli dette ancora più noia gli sembrò di essere stato doppiamente preso per il culo e la sua reazione dopo un primo momento di smarrimento non sarebbe tardata  ad arrivare.

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

NOTA:  Ed eccoomi qui con più calma a ringraziarvi come di dovere e come meritate ^^  GRAZIE Roy (Hai ragione sono tutti e due pessimi, ma secondo me Orlandino è un pochino più pessimo di lei, anche se Aylén ha fatto una picca assurda^_*) GRAZIE Conty(e ci sarà ancora da penare... del resto una cosa "così" non poteva essere risolta in quattro e quattro otto... ma...  via non posso spoilerare^^) GRAZIE Anjulie ( come sempre non ho parole per tutto ciò che fai e per il tempo di rileggere i capitoli.... un abbraccione) GRAZIE Azu ( per il messaggino e per la tel sei un angiolino!!^^)  GRAZIE Mandy( l'è vero orecchiotto e fa un figurone spcialmente in questo cap^^) e come sempre Buona lettura a tutti ^_^

 

 

Capitolo ventitre

 

Orlando e Aylén si stavano ancora fronteggiando. Entrambi erano arrabbiati ed entrambi desiderosi di ferirsi, perché feriti a loro volta dai rispettivi comportamenti.

Quando Alejo e Reina affermavano che erano uguali avevano perfettamente ragione. Non riuscivano proprio a contenere il loro stupido orgoglio e soprattutto non erano capaci di affrontare le situazioni in modo pacato e maturo. Se avessero almeno tentato di spiegarsi una sola volta da quando la situazione era precipitata, ora non si sarebbero ritrovati a farsi del male gratuitamente. Non si rendevano minimamente conto che così facendo avrebbero finito tutti e due per pagare a caro prezzo quel loro modo di fare inconsulto.

 

“Mi domando con che razza di persona ho perso tempo per più di un anno!” stava dicendo acido Orlando.

“Addirittura hai perso tempo? Tu? Io allora che dovrei dire? Che ero per te? Il divertimento casalingo tra un extra e l’altro?” gli rispose risentita lei.

“Io non ho mai avuto divertimenti extra! Mi domando invece se li hai avuti tu! Del resto chi pensa male è perché si comporta male!” sbuffò il ragazzo.

“Certo che sei fenomenale! Guarda carino che non ero io quella che andava per locali a fare la cretina con tutti, ma tu! E non sono io quella che ha esibito un succhiotto dopo neanche un giorno che abbiamo rotto”.

“Ho tentato di spiegarti, ma tu non mi hai voluto ascoltare e come ho potuto costatare ti sei consolata molto in fretta e neanche senza il minimo ritegno”.

“Sono libera e faccio quello che mi pare, con chi mi pare” gli buttò in faccia lei.

A sentirla parlare così lui sentì nuovamente il desiderio quasi doloroso di darle una lezione di quelle che non si scordano.

C’era poco da fare, rabbia, delusione e tutto il resto, non potevano cancellare il fatto che lui  suo malgrado fosse innamorato di lei, che ne fosse geloso e che non potesse neanche pensare che un altro uomo, la toccasse la baciasse o che peggio ancora facesse l’amore con lei. Non era ancora pronto per passare sopra a questo e perse il lume della ragione.

La sua reazione fu diversa da quello che ci si sarebbe potuti aspettare, sorprese in un certo senso anche lui stesso, soprattutto in seguito.

La guardò e poi con gelida calma le disse: “Non ho intenzione di continuare a stare qui a perdere tempo con una come te. E’ vero hai ragione, sei libera puoi fare tutto ciò che vuoi, compreso farti sbattere dal primo che incontri. Non m’interessi più non mi riguardi più. Sei morta!”.

A quelle parole lei reagì male come era prevedibile. L’aveva ferita tantissimo anche perché senza saperlo quelle erano le stesse identiche parole che le aveva detto suo padre: sei morta.

“Sei tu che mi hai mancato di rispetto e non io!” cominciò a dirgli “Troppo comodo infangare me, tu sei in torto marcio e quando non sai che dire riesci solo ad offendere vero? Io non mi faccio sbattere proprio da nessuno e non ti azzardare mai più a dirmi una cosa del genere. Dovresti vergognarti per quanto sei meschino”.

Furono le uniche parole che riuscì a dirgli perché al colmo della frustrazione, del dispiacere e del dolore, Aylén non si contenne più e nonostante avesse preferito morire non riuscì a contenere le lacrime.

Si girò di scatto per non dargli questa soddisfazione era davvero oltre il limite. Era lei la parte lesa, lei che lui aveva soppiantato subito andandosene  a letto con altra  e adesso, solo perché dopo un mese, l’aveva vista scambiarsi un bacio a fior di labbra con una ragazzo la trattava come una puttana, non poteva accettarlo era davvero troppo. Era uguale a suo padre: despota e maschilista e lei ora voleva solo andare via più in fretta possibile e cominciò a camminare veloce verso la macchina che le aveva prestato Alejo.

 

Orlando era rimasto fermo, aveva decisamente esagerato e se ne stava pienamente rendendo conto. Non avrebbe mai immaginato che lei potesse reagire così. L’aveva sempre vista battagliera e pronta rispondere per le rime. Invece questa volta era solo ferita. Nonostante ciò aveva dimostrato una grande dignità. Avrebbe potuto schiaffeggiarlo o esibirsi in una serie di lunghi epiteti per rendergli la pariglia, invece l’aveva semplicemente messo davanti alla realtà. Per quanto potesse aver avuto ragione, e non l’aveva di certo, non era nel suo diritto offenderla solo perché era geloso o solo perché lei stupidamente aveva voluto ripagarlo con la stessa moneta. Si sentì proprio come le aveva detto lei: meschino.

Avrebbe voluto davvero seguirla per dirle che era sinceramente dispiaciuto, ma sapeva che in quel momento sarebbe stato completamente inutile. Non lo avrebbe ascoltato e avrebbe avuto anche ragione.

L’aveva fatta piangere  questa era la cosa che non riusciva davvero a perdonarsi. Aveva parlato senza riflettere in preda a quella rabbia cieca e a quell’impulsività che troppe volte lo dominavano facendogli commettere azioni veramente idiote.

Non l’aveva mai vista piangere se non quell’unica volta, proprio lì nello stesso posto, quando le aveva regalato quel cavallo, ma quelle erano lacrime di gioia, non di dolore come queste.

Già era proprio strano, non meno di un anno fa in quella fattoria avevano avuto uno dei momenti più belli della loro storia, quel giorno invece avevano decisamente toccato il fondo. Se qualcuno avesse potuto vederli come in una dissolvenza cinematografica un anno prima e poi subito dopo adesso, avrebbe stentato a credere che fossero le stesse persone.

 

***

 

“Non sono proprio la persona adatta per dare questo genere di consigli. A dire il vero penso di essere stato molto spesso una gran testa di cazzo, però una cosa l’ho imparata, quando ami una persona dovresti portarle rispetto prima di ogni altra cosa. Con Julianne è stato proprio così. Ero molto innamorato di lei, ma davo molto, troppo, per scontato e poi il mio egocentrismo il mio orgoglio e la mia stupidità me l’hanno fatta perdere e allora ho capito. Se avessi parlato di più con lei, se avessi evitato di fare il cretino, se le avessi detto sinceramente ciò che provavo, forse non l’avrei persa, ma ormai è inutile. E’ Tardi, e lei è felicemente innamorata di un altro, un altro che non sono io, un altro che molto probabilmente le da tutto ciò che non saputo darle io”.

Era Dominic che stava parlando ad Orlando che si era fermato a casa sua finite le riprese, perché proprio aveva bisogno di una parola di conforto.

Quando Dom era stato mollato da Julianne perché lo aveva beccato fuori con un’altra, Orlando gli era stato parecchio vicino. Dominic era stato malissimo, e come spesso accade si era reso conto di quanto lei fosse importante solo dopo averla persa.

Sempre insieme l’avevano vista fuori con il suo nuovo ragazzo e Orlando cercava il conforto di Dom perché lo riteneva l’unico in grado di capirlo fino in fondo.

Dominic aveva ripreso a parlare “Ho imparato sai? Con Victoria sono stato molto onesto e le ho parlato di Julianne. Non potevo ingannarla e non potevo ripetere gli stessi errori del passato. E’ una ragazza in gamba, ha capito e mi ha semplicemente detto: Dom proviamoci. Ora le cose sembrano andare bene e forse potrei anche innamorarmi di nuovo chissà…”.

“Io non ho mai nascosto i miei sentimenti ad Aylén, tranne che quando non avevo ancora capito di amarla, ma dopo le ho sempre detto ciò che provavo” gli disse Orlando.

Dominic lo guardò sorridendo “Quando parlavo di esprimere ciò che si prova, non mi riferivo solo al fatto di dire: ti amo. Bisognerebbe parlare anche delle cose che danno fastidio, avere il coraggio di dimostrare le proprie debolezze, come ad esempio ammettere di essere gelosi capisci?”.

Orlando abbassò leggermente la testa.

Dominic proseguì “Vedi quando lei ti ha confessato che certi tuoi comportamenti la facevano soffrire, tu hai cercato di smettere. Credi che se tu, a tua volta, le avessi confessato che certe cose che faceva lei, ti facevano star male lei avrebbe continuato imperterrita?”.

“Non lo so. Per via del suo lavoro in un certo senso mi ha tenute nascoste delle cose e lo ha fatto deliberatamente. Guarda non voglio parlare dell’Australia perché è acqua passata, ma delle immersioni. E’ una cosa che mi ha fatto davvero arrabbiare” aveva risposto Orlando.

“Pensi che sia questo il motivo della vostra rottura?” gli aveva chiesto Dominic.

Orlando era rimasto un attimo pensieroso poi aveva detto massaggiandosi il mento con un espressione concentrata “Non so… direi no e sì… ci sono un insieme di cose e…” si era fermato scrollando la testa.

“Senti Orlando” gli aveva detto Dom “I casi sono due o non c’è un reale e serio motivo per cui è scoppiato sto casino, oppure c’è, ma non riesci ad ammetterlo con te stesso. E io propendo per la seconda ipotesi” aveva concluso annuendo con la testa.

Orlando era rimasto in silenzio. Forse Dominic aveva centrato il punto, il fatto era che più che non volerlo ammettere era come se in un certo senso non se rendesse a pieno conto. Una cosa era certa doveva maturare un po’  e prendere coscienza di alcune cose o avrebbe finito per fare un sacco di sciocchezze e non solo con Aylén, ma in generale nella sua vita.

Vedendo che non parlava Dom si azzardò a dare la sua personale versione dei fatti.

“Comincio col dire, che quando ti prendevo per il culo dicendo che eri innamorato perso e che non ragionavi più, beh non è che scherzassi del tutto. Io non ti ho mai visto prima innamorato così tanto di una donna. Intendiamoci, non che tu non lo sia mai stato prima, solo che non lo eri così profondamente. Il tuo problema principale è che tu tendi a volere il controllo sulle persone e questa è una gran puttanata! Se prima di lei hai avuto storie con donne dal carattere diverso, più mite, che so, magari più remissivo, più accondiscendente o paraculo che dir si voglia, non significa che tu fossi in diritto di pretendere per forza che anche Aylén diventasse come loro. Lei NON è loro. Secondo me è questo l’errore madornale che hai fatto e che hai continuato a fare” disse tutto d’un fiato Dominic.

Orlando lo guardava perplesso e anche abbastanza preoccupato a dire il vero, ma Dom non era certo uno che si smontava facilmente e continuò imperterrito: “Se davvero desideri un tipo di donna così, se credi che possa ti far star meglio, se pensi che sia quello che ti ci vuole per essere tranquillo, allora dimenticati davvero di Aylén, perché Orlando lei non cambierà mai. Le persone non cambiano, neanche per amore! Pretendere  di cambiarle è da stupidi illusi, le persone vanno amate ed accettate per quello che sono. Secondo me è su questo che dovresti riflettere molto a lungo schiarendoti le idee confuse che hai nel cervello. Poi fatta chiarezza penserai al da farsi, anche se scusami la cruda franchezza, dubito che lei ritorni con te” concluse Monaghan.

Non aveva detto quell’ultima frase per cattiveria gratuita, ma solo perché lo pensava sinceramente. A suo avviso erano arrivati troppo oltre per tornare indietro e poi lui dopo la sua personale esperienza non era decisamente ottimista su queste faccende. Non riteneva giusto dare all’amico false speranze basate su congetture campate in aria.

Orlando era davvero molto pensieroso.

Dopo quel lungo monologo di Dom c’era davvero da pensare e non poco.

Fu proprio quello che decise di fare. Accantonò per il momento ogni azione avventata, ogni pensiero impulsivo e decise di darsi alla meditazione. Avrebbe passato qualche giorno in solitudine completa lontano da tutto e da tutti, anzi se era possibile si sarebbe anche assentato dal lavoro. E si sarebbe dedicato solo ed esclusivamente a pensare e cercare di capire che cosa realmente volesse, perché nonostante tutto era ancora molto, troppo confuso e questa volta non gli era permesso fare ulteriori inutili sbagli.

Ringraziò Dom e non si trattenne a cenare con lui come gli aveva chiesto. Era già in moto col cervello per mettere in pratica ciò che si era riproposto, infatti una volta a casa telefonò immediatamente a Robin e le disse che doveva assolutamente spuntare tre o quattro giorni di ferie con la produzione, magari cambiando appena un po’ l’ordine delle riprese perché lui ne aveva una necessità vitale. La donna sentendo il suo tono accorato gli promise che avrebbe fatto del suo meglio per cercare di farglieli avere.

 

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

NOTA:  Nuova settimana e nuovi ringraziamenti per tutte ^^  GRAZIE Roy (sono con te se non si amano ANCHE i difetti non si ama davvero^_*) GRAZIE Conty(tesorina.... aspetta ad abbracciare Aylén perché come leggerai la ragazza è tremenda^^) GRAZIE Anjulie ( io non so più che dire  per ringraziarti il busto lo faccio ma io a te!!^^) GRAZIE Frodina ( mi devo rimettere in pari con la lettura delle tue fic sra volta mi scuso io!^^) GRAZIE Azu ( per tutto tu sai!!^^ e un GIGANTE in bocca al lupo !! tu ri-sai!! vai e uccidiliiiiiiiiiiiii!!^^)  GRAZIE Mandy( come sempre x tutto^^) e  Buona lettura a tutti ^_^

 

 

Capitolo ventiquattro

 

Reina era decisamente contrariata e questa volta non aveva intenzione di starsene zitta senza dire quello che pensava.

Era andata da Aylén dopo che l’amica si era rinchiusa in casa per ben due settimane. L’aveva trovata leggermente dimagrita, pallida e con le occhiaie. Dopo i soliti convenevoli e lo sfogo accorato di Aylén, Reina aveva cercato di confortarla, fino a che l’amica non l’aveva resa partecipe di una novità. Reina capiva perfettamente quale fosse lo stato d’animo di Aylén dopo le ultime vicissitudini, ma quella decisione che aveva preso e che le aveva appena comunicato non le piaceva per niente.

“Non ha senso è una cosa stupida oltre che pericolosa” le stava appunto dicendo rimproverandola.

“Pericolosa? Ma che vai dicendo Reina? Pericolosa per chi?”.

“Per te! Grandissima testona!” disse molto contrariata Reina.

“Ma via sii seria che pericolo posso correre uscendo con un ragazzo carino, che molto discretamente mi fa il filo”.

“Mi offendi!” saltò su Reina “Credi che sia una stupida? Mi hai appena detto che andrete al Club Bahia!”.

“E allora? E’ un locale come un altro mi pare!” aveva risposto secca Aylén. 

Reina roteò gli occhi “Credi che non sia evidente perché vai lì? Se credi una cosa del genere sei fuori strada, sarà chiaro a tutti e anche al diretto interessato che lo fai solo per fargli rabbia o per dimostrare Dio solo sa cosa!”.

Aylén ebbe un moto di stizza molto evidente, poi riducendo gli occhi a due fessure sibilò all’amica “Si è vero! Porca puttana è dannatamente vero! Voglio che veda e che sappia che non solo faccio quello che mi pare, ma anche che pure lui è morto per me. Lo farò e farlo mi darà un’immensa soddisfazione!”.

“Ah complimenti! Proprio un bel gesto! E di grazia credi che servirà davvero a qualcosa?”.

“Servirà  a farmi sentire meglio”.

“Ma smetti! E sii onesta, sei innamorata di lui e vuoi solo fargli dispetto, sembrate due bambini dell’asilo. Una fa una cosa, l’altro fa subito la ripicca, vi dite le peggio cattiverie e poi nonostante tutto, in qualche modo continuate a cercarvi. Tra tutti mica siamo una banda di rincoglioniti che non vediamo come vi comportate! Orlando va piagnucolando con i ragazzi e tu prendi il primo che ti fa gli occhi dolci per esibirlo in giro! Che razza di comportamento è questo?”.

“Il mio comportamento è sempre meglio del suo!”.

“Forse hai ragione, ma anche tu non scherzi quando ti ci metti!”.

“Che palle Reina! Sembri mia madre!”.

“Sono tua amica dovrò pure dirti ciò che penso”.

“Nessuno te lo ha chiesto, mi pare!”.

“Allora fai come vuoi, vai pure con Hans in quel locale a fare la stupida e tanto peggio per te!” le disse Reina molto arrabbiata “Non è bello neanche nei confronti di Hans stesso quello che stai facendo”.

“Lui è perfettamente al corrente sono stata molto onesta in proposito!” si difese Aylén.

“Ah sì? E che credi che ti farà da spalla in eterno? E se poi volesse da te qualcosa in cambio, tu che farai?”.

“Non lo so, potrei anche decidere di mettermi con lui… magari potrebbe essere una buona idea!”.

Reina afferrò la sua borsa e girandosi verso l’amica disse “Me ne vado, stare a sentirti dire queste stronzate è decisamente demoralizzante!”.

Ma Aylén la fermò.

“Non posso certo stare in casa a piangere e disperarmi, dovresti essere contenta che in qualche modo reagisco con determinazione, invece di criticarmi così!”.

Reina la guardò e scrollò la testa “E’ vero, sono contenta che tu reagisca, ma questa tua uscita è una gran cazzata e te lo ripeto per l’ennesima volta, dovresti evitarla!”.

Nonostante le raccomandazione di Reina, Aylén fece a modo suo e appena l’amica se ne andò si dedicò a se stessa, voleva prepararsi per bene e con cura.

 

Alejo che era stato avvertito da Reina aveva parlato con Dominic e con Donnie. Tra tutti si stavano dando davvero un gran da fare per quei due testoni da manuale. I tre di comune accordo avevano deciso di cambiare programma e di non andare al Club Bahia con le rispettive ragazze e Orlando, che ormai era diventato il settimo accompagnatore solitario silenzioso.

Dopo un ritiro casalingo di molti giorni, solo serale e fine settimanale, perché la produzione non gli aveva accordato le ferie, s’era deciso ad uscire di nuovo. Sembrava rassegnato, o almeno era questa l’impressione che dava, ma non era del tutto così.

Voleva fare un ultimo tentativo prima di cedere definitivamente le armi. Era arrivato alla conclusione che ne valeva la pena.

Tutto ciò grazie a Dominic, ma anche ad Alejo e Donnie che avevano a loro volta espresso i loro punti di vista. Pur concordando con Dom, gli altri due erano stati leggermente più ottimisti, soprattutto Alejo che conosceva bene sia Orlando che Aylén. Era convinto che se ci fossa stata buona volontà da entrambe le parti, sicuramente attraverso un dialogo costruttivo, dei chiarimenti seri e maturi, si poteva ancora salvare il salvabile.

Donnie si era molto raccomandato a suo cugino di prendersi la responsabilità di ciò che aveva fatto, che comunque restava una brutta azione e con  pochissime giustificazioni.

Orlando era perfettamente consapevole che la situazione era davvero precaria per lui. Ma a quel punto la cosa a cui teneva davvero, era almeno potersi spiegare. Desiderava che Aylén capisse che si rendeva perfettamente conto di aver commesso dei gravi errori e che era davvero pentito e molto dispiaciuto per come si era comportato. Certo, altre volte aveva fatto delle gran cazzate pentendosi, quindi era probabile che lei gli credesse ben poco, o che pensasse che il suo rincrescimento sarebbe durato solo fino alla prossima volta, ma lui sapeva che non era così e voleva provare a convincerla. Era molto importante che gli credesse, più che ritornasse insieme a lui. Forse avrebbe potuto anche sopportare una rottura definitiva, ma che lei lo ritenesse un bugiardo, bastardo e meschino, non poteva davvero sopportarlo. Se non poteva salvare la loro relazione voleva almeno salvare l’autenticità dei suoi sentimenti che, se pur inquinati da comportamenti infantili e sbagliati, erano sinceri e profondi.

 

Quella decisione improvvisa di Aylén rischiava di compromettere tutto il lavoro di persuasione alla calma operato dai ragazzi, quindi come d’accordo dissero ad Orlando che forse era meglio se fossero andati in un altro locale, omettendo ovviamente la ragione reale e adducendo la scusa che cambiar posto poteva essere una buona idea  per fare qualcosa di diverso.

Sarà stato per via di come l’avevano proposto o forse perché eccessivamente preoccupati si erano traditi mostrando un po’ troppo apprensione, fatto sta che Orlando mangiò la foglia e si insospettì. Gli altri ebbero il loro bel da fare per convincerlo, ma non ci fu verso. Il ragazzo per intuito aveva capito che molto probabilmente quella sera al Club Bahia  ci sarebbe stata anche Aylén, quindi senza scrollarsi prese la macchina e vi si diresse di filato, tanto più che il giorno seguente non avrebbe neanche girato e sarebbe stato libero.

Gi altri loro malgrado non poterono fare altro che adeguarsi e seguirlo sperando che non scoppiasse l’ennesimo macello.

Quando arrivarono a locale Hans e Aylén non c’erano, ma c’era Elodie.

I ragazzi che in un primo momento avevano tirato un sospiro di sollievo, si agitarono di nuovo.

Neanche fecero in tempo a sedersi che la ragazza si fiondò subito da Orlando, il quale non poté far a meno di esserne visibilmente infastidito.

Si erano incontrati qualche volta in quel locale e tutte le sante volte lei, sempre con i suoi modi affabili, aveva tentato di ricoinvolgerlo in qualche modo, ma non c’era mai riuscita, allora aveva tentato cercando di farlo sentire in colpa come se l’avesse sedotta e abbandonata, ma anche quello non aveva funzionato. A Dire il vero Orlando cominciava ad aver capito che razza di persona doveva essere Elodie, ma si era sempre trattenuto da fare inutili discussioni e garbatamente aveva glissato liberandosi di lei come meglio poteva. Ora però cominciava ad essere decisamente stufo dell’opprimente ed inopportuna pressione di lei che sembrava non voler capire.

“Devo parlarti” gli disse Elodie senza troppi convenevoli.

Lui girò la testa e la guardò contrariato “Non credo che abbiamo niente da dirci”.

“Invece sì, devo parlarti e in privato”.

Orlando roteò leggermente gli occhi molto scocciato e si alzò, sperava che capisse una volta per tutte che non era aria, del resto lui aveva la coscienza a posto si era già chiaramente espresso in proposito quando si erano visti per chiarirsi dopo quello che era accaduto tra loro. Non si dava pace del perché lei dovesse per forza insistere così.

Si spostarono in un angolo del locale e Orlando le disse “Allora che vuoi?”.

“Non mi hai più chiamata! E’ così che ti comporti tu?” se ne venne fuori lei in un tentativo disperato quanto patetico di  riallacciare non si sa bene cosa.

“Veramente pensavo di essere stato chiaro. Ti avevo detto subito che la cosa non avrebbe avuto nessun seguito, che non m’interessi e che tra noi c’è stato solo uno sbaglio enorme”.

“Tu parli così, perché sei sessualmente dipendente da quella ragazza con cui stavi insieme, e non ti rendi conto che ti stai rovinando la vita per una cosa puramente fisica”.

Olando la guardò come se fosse una deficiente “Ma che cazzo stai dicendo?” l’apostrofò irritato.

Lei, che ormai era partita mostrando finalmente la sua vera faccia, alzò un sopracciglio e con aria di sufficienza disse “E’ chiaro a tutti che credi? Anche quella sera che eri qui con lei le stavi appresso come un cagnolino. E’ ovvio che ti tenesse legato con il sesso, del resto cos’altro potrebbe offrire una cosi? E poi ora si fa vedere in giro con quel tipo, sembrano molto intimi, a quanto pare ti ha soppiantato presto. Del resto da una così che volevi aspettarti!”.

“Prima di tutto tu non sai proprio niente di me e di lei e secondo non ti permetto di dare certi giudizi, proprio tu! Hai un bel coraggio e non ti azzardare a fare insinuazioni su di lei chiaro? Non ti azzardare mai più!” rispose il ragazzo arrabbiato che comunque cercava di trattenersi.

“Io ho agito così, come ti avevo spiegato, perché ho perso la testa, non ho mai fatto niente del genere prima! E’ la prima volta in assoluto e se tu fossi un gentiluomo, l’avresti capito e avresti tratto le tue debite conclusioni” disse lei usando un tono piagnucoloso cercando di farlo sentire in colpa.

“Non vorrei diventare maleducato o volgare, ma effettivamente da come ti sei posta e soprattutto considerando gli argomenti di convinzione che hai usato, le ho tratte eccome le mie debite conclusioni!” rispose Orlando seccato, tutta quella scena gli dava solo ai nervi.

Elodie si stava rendendo conto di non avere chance e così gli vomitò addosso la sua rabbia “Fai tanto il bravo ragazzo, ma non ti se mica tirato indietro però!” poi rincarò la dose cercando di colpirlo nell’orgoglio maschile “Comunque non che tu sia stato tutto questo gran che!”.

“Hai ragione, avrei dovuto tirami indietro” cominciò a dirle lui che avendo messo da parte la sua buona volontà nel volersi comportare bene e sbottò “Infatti diciamo che è stata una scopata dettata dalla leggerezza! Una scopata veloce e piuttosto anonima, una scopata da dimenticare, in tutti i sensi! Non è stato niente anzi meno di niente!”.

Proprio in quel momento fecero il loro ingresso Hans e Aylén ed Elodie li vide.

Prese Orlando per le spalle e lo fece girare poi malignamente gli disse “Guarda chi c’è! Chissà… magari lei è più brava di me a letto, ma si da il caso che ora come ora a beneficiarne sia qualcun altro!Come volevasi dimostrare  è una che solo quello sa fare!”.

Orlando si girò di scatto e la guardò malissimo. Avrebbe voluto dirle che se c’era una puttana, ma nel profondo dell’anima quella era proprio lei. Non era certo stata a letto con lui perché le interessava il sesso, quello almeno l’avrebbe potuto capire, no, lei era una di quelle che scopava la fama e il successo non la persona. Era di una grettezza paurosa e non volle neanche perdere tempo a dirglielo. Ne aveva conosciute tante così e si rammaricò solo di non averla riconosciuta per tempo. La squadrò con disprezzo e senza dire una sola parola la piantò lì da sola. Si soffermò un attimo a guardare quei due e si sentì male, ma anche impotente, che poteva fare? Una scenata? Non era proprio il caso, quindi prese e se ne tornò al tavolo, dove tutti erano molto sulle spine per l’arrivo di Aylén ed Hans.

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

NOTA:  Bimbe belle ecco la Moon ringraziosa ^^  GRAZIE Roy (tesorina... la gastrite noooooooooo T_T mi fai sentì in colpa.... su fin che c'è vita c'è speranza le cose mi glioreranno... si spera vero...) GRAZIE Conty(Conty!!!!! Mediterò seriamente sulla possibilità di inserire una certa "Giulia" che prenderà a mazzatone Elodie... potrebbe esser un'ottima idea^^) GRAZIE Anjulie ( ma ei il mio mito!ancora rileggi i cap??? ti devo una montagna di cene!!^^) GRAZIE Sara ( per le risate i commenti e il resto!^^) AZUUUUUUUUUUUUU!!!! ( questo cap l'è dedicato a te W il gesto dell'ombrello!!!! E ci siam capite nevvero????^^) e  Buona lettura a tutti ^_^

 

 

 

Capitolo venticinque

 

Orlando si mise a sedere e notando le facce contratte e molto preoccupate dei suoi amici disse: “State calmi e rilassatevi, non ho intenzione di fare proprio niente” intanto guardava tristemente in direzione di Aylén ed Hans.

Gli altri avrebbero voluto tanto credergli, ma a dire il vero erano tutti molto scettici.

Aylén cominciò la sua stupida sceneggiata facendosi prendere per la vita da Hans e andando a ballare. Hans dal canto suo, pur essendo una persona corretta, era deciso ad approfittare un po’ della situazione, del resto lei gli piaceva, doveva flirtare fingendo un interesse che poi di fatto aveva in realtà, quindi si disse che se si fosse spinto un po’ più avanti del dovuto, non ci sarebbe stato proprio niente di male.

Ballarono un bel po’ sotto lo sguardo attento di Orlando che non li lasciava un solo istante.

Aylén indossava un paio di jeans a vita molto bassa e un top abbastanza ridotto senza spalline, così il ragazzo tenendola per la vita le carezzava la pelle nuda con le dita.

“Non esagerare però” lo rimproverava di tanto in tanto Aylén, ma lui sorrideva facendo lo gnorri; smetteva e poco dopo ricominciava.

Orlando continuava ad osservare struggendosi, ma di fatto come aveva detto sembrava non aver intenzione di far nulla, del resto si sentiva come svuotato.

Ad un certo punto Reina, che era rimasta al tavolo con lui ed Alejo, mentre gli altri quattro erano in giro per il locale, sbottò. Si girò verso Orlando e gli mise una mano sulla spalla con fare comprensivo, poi gli disse: “Devo farti i miei complimenti, in questo frangente ti stai dimostrando molto più maturo di lei”.

Lui si girò e la guardò leggermente intristito “Non si tratta propriamente di maturità, non saprei proprio che fare Reina, non stiamo più insieme, è incazzata a morte con me, è con un altro… che diavolo posso fare? Praticamente niente!” le ripose quasi rassegnato.

“A dire il vero siamo un po’ tutti stupiti dal fatto che non hai neanche tentato di fare una mossa, però fai bene sei molto più dignitoso di lei” replicò Reina che era davvero arrabbiata con l'amica.

Orlando le abbozzò un sorriso grato poi però le disse: “Sono contento che parteggi per me, ma non credo che sia giusto che tu dica certe cose di una tua amica”. La stava bonariamente brontolando, perché anche se gli faceva male, non pensava che il comportamento di Aylén fosse poco dignitoso solo perché usciva con un ragazzo.

Alejo, che fino a quel momento non si era intromesso e non aveva detto niente, dette un'occhiataccia a Reina, la conosceva e sapeva che stava per dire qualcosa che non avrebbe dovuto.

“Beh? Che vuoi tu adesso?” gli fece Reina accigliata.

“Fatti i fatti tuoi!” le rispose Alejo secco.

Intanto Orlando li guardava tra l'incuriosito e il perplesso.

“Invece io penso che lo dovrebbe sapere, guarda un po’!” rispose la ragazza piccata.

Alejo roteò gli occhi, Ma perché le donne non sanno tenere la bocca chiusa? Ora scoppia il vero macello! pensò costernato tra sé e sé.

“Che cos'è che dovrei sapere?” chiese a quel punto Orlando serio.

Alejo sbuffò e Reina invece rispose “Parlo solo per il bene di Aylén anche se questo somaro non vorrebbe!” cominciò a dirgli riferendosi ad Alejo.

“La vedi Orlando?” disse la ragazza.

“Certo” bofonchiò l'inglese che non aveva fatto altro fino ad allora. Certamente non era un piacere per lui vederla avvinghiata al biondo ragazzo che sembrava non volerle levare le mani di dosso.

“Dovresti sapere che lo sta facendo solo e unicamente per farti rabbia. Non le importa un fico secco di quell'Hans, non ci sarebbe mai uscita una seconda volta se non fosse stato per venire qui a farti schiattare!”.

“Reina ora basta! Così getti inutilmente benzina sul fuoco!” la rimproverò Alejo.

“No, ha fatto bene a dirlo” rispose Orlando molto serio.

Notarono che aveva un'espressione molto strana, ma lì per lì sembrò che non facesse niente di particolare.

Per tutto il resto della sera Orlando non si mosse da quel tavolo, ma non parlò molto, stava meditando.

Alejo continuò a dire che Reina aveva sbagliato e Reina restò dell'idea di aver fatto bene, sulle ali di tutte queste dissertazioni arrivò anche l'orario di chiusura del locale.

Erano ancora tutti là, Hans ed Aylén compresi. Come li vide uscire Orlando salutò in fretta gli altri sei e, non facendosi accorgere delle sue reali intenzioni, prese la macchina e li seguì. Si poté così rendere conto dove abitasse Aylén visto che Hans l'accompagnò a casa. I due uscirono dalla macchina e si avviarono alla porta quindi entrarono insieme in casa di lei.

Ad Orlando prese un colpo, ma non si mosse, rimase in macchina ad aspettare. Avrebbe aspettato anche tutta la notte se fosse stato necessario.

 

“Sei stato molto gentile ad aiutarmi Hans, ora ti offro una birra e poi come promesso te ne vai” stava dicendo Aylén al suo collega.

Hans non era propriamente di quell'avviso, quella sera aveva deciso di tentare il tutto per tutto, così a sorpresa la prese per la vita e la baciò, ma le si scostò quasi subito piuttosto imbarazzata, la situazione cominciava a sfuggirle dalle mani.

“Ma non ti piaccio neanche un po’?” gli chiese il ragazzo un po’ imbronciato, non mollando la presa.

“Sei molto carino, ma lo sapevi in partenza come stanno le cose, non è il momento adatto e …”.

Lui tentò di baciarla di nuovo e le carezzò la pelle nuda della schiena, poi le disse a fior di labbra “Il detto chiodo scaccia chiodo, funziona a meraviglia, prova solo a lasciarti andare un po’ ” e approfondì l'intensità del bacio.

Aylén provò a dargli retta e lasciò che la baciasse, lasciò che la loro lingue si intrecciassero e che le mani di lui vagassero per il suo corpo chiudendo gli occhi, ma non funzionava e ad un certo punto, prima che la situazione si spingesse decisamente troppo avanti, si staccò di colpo spingendolo con delicatezza lontano a sé.

“Mi dispiace, ma proprio non posso. Vorrei, davvero, ma non posso”.

“Va bene” disse il ragazzo facendo una specie di smorfia “Capisco, ma questo gioco finisce qui. Mi dispiace ma non sono più disposto ad essere usato da te” il suo tono era calmo e non di rimprovero, piuttosto era rassegnato.

“Sì, hai perfettamente ragione, dobbiamo finirla qui e ti chiedo scusa” disse lei sempre molto imbarazzata.

“Non scusarti più di tanto, sono io che ho accettato facendomi delle illusioni, ma ora preferisco lasciar perdere tutto”.

Detto questo Hans prese il suo giacchetto ed uscì. Come lo vide Orlando si risollevò non poco, controllò l'orologio, era stato in casa un quarto d'ora, gran che non doveva essere accaduto. Uscì dalla macchina attraversò la strada si diresse alla porta della casa di Aylén, quindi deciso suonò il campanello.

Aylén che stava per salire al piano di sopra dove si trovava la zona notte, si diresse un po’ scocciata verso l'ingresso, per andare ad aprire. Era convinta che fosse Hans, del resto cosa avrebbe dovuto pensare? E molto incautamente aprì la porta senza controllare dallo spioncino. Trovandosi Orlando davanti rimase qualche secondo letteralmente basita e del tutto spiazzata, tutto si sarebbe aspettato meno lui.

Ma si riprese quasi subito. Senza dire niente fece per richiudergli la porta in faccia ma lui la bloccò con un piede.

“Per favore, dedicami solo cinque minuti devo dirti una cosa molto importante” le disse Orlando tentando di entrare.

“Hai sbagliato indirizzo questo non è il cimitero!” gli disse lei livida e spinse con tutta la forza che aveva la porta cercando di richiuderla, ma lui era troppo più forte e non ce la fece.

“Hai ragione, era una battuta infelice e hai avuto ragione su un sacco di cose, ascoltami solo per cinque minuti poi vado via” le rispose lui con tono calmo e fermo.

“Non voglio ascoltarti e non puoi costringermi, se non te ne vai chiamo la polizia!”.

“Per favore! Smettiamola una buona volta con queste scenate e cerchiamo di fare le persone adulte. Non chiamerai proprio nessuno e sai benissimo che non mi muoverò di qui finché non avremo parlato, quindi fammi entrare”.

“Non entrerai in casa mia, né ora né mai. Non ti ci voglio chiaro?” rispose lei molto arrabbiata, del resto era piuttosto consapevole che lui non avrebbe mollato se non avesse raggiunto il suo scopo.

“Va bene” disse Orlando calmo “Possiamo parlare anche sulla soglia, ma per favore almeno fai lo sforzo di ascoltarmi”.

Aylén sbuffò contrariata.

“Parla! Avanti, spara le tue quattro cazzate e levati dalle palle! Posso anche ascoltarti, ma non è che mi interessi quello che hai da dire” gli disse alla fine.

Ci fu qualche secondo di silenzio, poi Orlando cercando il tono giusto le disse ciò che gli premeva.

“So benissimo che ce l'hai a morte con me e hai anche tutte le tue ragioni”.

“Se sei venuto qui per dirmi quello che già so potevi risparmiarti! Come ti puoi benissimo risparmiare scuse e affini! Non m’interessano e non ho intenzione di accettarle” gli disse lei interrompendolo in malo modo.

“Lasciami finire” le disse lui.

“Eh no! Il disco è vecchio e la musica la conosco!”.

“Non questa volta…”.

“Smetti! Sei ripetitivo e recidivo!”.

A quel punto Orlando perse la pazienza.

“E fammi parlare, sono preoccupato per te cazzo!”.

Lei lo guardò leggermente sorpresa poi ripartì all'attacco “Preoccupato? E' questa cazzata che significa? Non sai più che inventarti per scusare i tuoi comportamenti e te ne vieni fuor con la prima assurdità che ti passa per la testa?”.

“Non è affatto un'assurdità! Ho parlato con Reina se proprio lo vuoi sapere”.

A quell'affermazione l'espressione di Aylén mutò di colpo. Era indignata.

“Tu ce l'hai con me, ed è con me che dovresti rifartela Aylén. Cristo Santo, urlami contro, prendermi a sberle, fai un po’ quello che ritieni più opportuno, ma per favore non andare con altro solo per fare dispetto a me. Non capisci che così prima di chiunque altro fai solo del male a te stessa!”.

“Guarda che ti stai sbagliando alla grande!” gli sibilò lei furente “Io vado con lui perché mi piace!” concluse asciutta.

“Non è vero, non sarei qui se così fosse. Reina mi ha detto…”.

“Reina non sa proprio un cazzo! E domani mi sente quella stronza!” saltò su Aylén che proprio avrebbe voluto strozzare la sua amica, cosa che si ripropose di fare quanto prima.

“Non dovresti rifartela con lei, ha agito per il tuo bene, da vera amica. Credi che le piaccia vederti fare certe cose solo per ripicca? Credi che se ti avesse vista serena e felice avrebbe parlato?” le disse lui, lasciandola un attimo perplessa, quindi continuò “Come ti ho detto se vuoi rifartela con me fallo pure, sono pienamente consapevole che me lo merito, ma non aggiungere altro male al male che già ti ho fatto io, te lo chiedo per piacere. Se devi uscire con qualcuno fallo solo perché ti piace veramente. Non devi preoccuparti di farmi stare male, ti assicuro che sto già male abbastanza per conto mio”.

“Hai finito?” le chiese lei che cominciava ad essere stanca desiderando che se ne andasse.

“Devo dirti un sacco di altre cose, ma tanto non mi ascolteresti, quindi per ora sì, ho finito, ma quando sarai pronta dovremmo parlare a lungo”.

“Non credo che vorrò ascoltarti” gli rispose lei.

“Un giorno lo dovrai pur fare”.

“Se sempre il solito eh? Non ti smentisci mai, pensi sempre di poter fare le cose a modo tuo, il tempo ti insegnerà che questa volta non sarà possibile. Piuttosto ti sarei molto grata se una volta nella vita ti comportassi da adulto e mi facessi avere quanto prima le carte di quel dannatissimo divorzio. Puoi usare tutti i ricatti e tutti i mezzucci che vuoi, ma non mi piegherai a fare una cosa che non voglio neanche se mi minacci di morte!”.

“Ho incaricato il mio avvocato di procedere per l'annullamento. Non ti preoccupare appena le carte sono pronte ti faccio contattare direttamente da lui, tanto suppongo che se lo facessi io no mi risponderesti a telefono”.

“Supponi bene! E ora che ci siamo chiariti buonanotte!” tagliò corto lei poi si affrettò ad aggiungere “Ti avviso in anticipo, che visto che sai dove abito, se per caso ti venisse la malsana idea di ritornare a suonare alla mia porta, sappi che non farò mai più l'enorme cazzata di aprire senza controllare lo spioncino. Ti lascerei fuori senza aprirti anche se tu fossi inseguito da un assassino. Spero di essere stata chiara”.

“Chiarissima direi” rispose lui abbastanza mogio, poi finalmente decise di andarsene. Il colpo secco della porta che si richiudeva gli ferì le orecchie. Questa volta c'era ben poco da sperare pensò, Aylén era davvero determinata e decisa. Una cosa però gli dava un minimo di speranza, anche se non sapeva ben in che sperare. La sua non indifferenza. Se era ancora arrabbiata, se si faceva vedere in giro con un tipo solo per fargli dispetto, significava che provava ancora qualcosa. Non era una gran consolazione, ma era l'unica cosa a cui poteva aggrapparsi in quel momento e lo fece con le mani e con le unghie.

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

NOTA:  Egrazie nuovamente a tutte ^^  GRAZIE Roy (sono felice che t'è piaciuto il capitolo e che ti sei rotrovta con Orlando nel locle!!^____^) GRAZIE Frodina ( sono felice che nel tuo commento li capisci entrambi del resto è capibile Orlando, ma anche soprattutto Aylén almeno dal mio personale punto di vista!^_^) GRAZIE Anjulie ( un abbraccione sei stupenda!!^^) GRAZIE Sara ( per le risate i commenti e il resto!^^) GRAZIE Conty (Bellina la Conty intenerita!!! Quasi quasi ti mando la tutina della chicco^^ Voglio conoscere i tuoi amici!! :P)GRAZIE Mandy ( tu sai o mia compagna di merende!! ^^)e come sempre GRAZIE e  Buona lettura a tutti ^_^

 

 

 

Capitolo ventisei

 

Ovviamente Reina e Aylén litigarono di brutto. La prima rimase nella sua posizione tacciando l’amica d’immaturità, ricordandole che non avrebbe concluso niente con quell’atteggiamento. Le disse inoltre che era inutile che si nascondesse dietro un dito e che prima o poi avrebbe dovuto accettare la realtà delle cose. Aylén per tutta risposta la mandò al diavolo senza troppi complimenti, intimandole di non impicciarsi nuovamente dei fatti suoi.

Reina la prese molto male e si sfogò con Alejo, il quale prima la  brontolò dicendole che negli affari degli altri è meglio non entrare, poi cercò di consolarla, ma la ragazza era davvero giù.

Il giorno seguente Alejo si sfogò con Dominic, visto che erano entrati in confidenza e che si trovavano abbastanza bene.

Alla fine di quella catena un po’ strana accade qualcosa.

Dominic era veramente stufo di tutta quella situazione. D’accordo era un egocentrico, un immaturo anche lui, e lo scazzo era il suo passatempo preferito, ma ne sapeva qualcosa di come si poteva star male, lo aveva provato sulla sua pelle e decise di fare una cosa, forse non sarebbe servito a nulla, ma volle tentare lo stesso. Si fece dare l’indirizzo di Aylén e  andò da lei.

Qualcuno doveva pur farla ragionare visto che anche Aylén quando ci si metteva era davvero tosta.

“Che c’è ti manda lui?” lo apostrofò contrariata la ragazza appena gli ebbe aperto la porta.

Dominic ebbe il suo bel da fare per convincerla che era solo ed esclusivamente una sua idea, ma alla fine lei gli credette.

Più o meno le fece un lungo discorso molto simile a quello che a suo tempo aveva fato ad Orlando.

Le raccontò la sua storia con Julianne, le disse come una sera fece l’enorme sciocchezza di tradirla con una tipa di cui non ricordava neanche più il nome. Di come lo avessero beccato i paparazzi e di come la sua storia fosse finita, distruggendolo. Certo lui era uno che scherzava sempre anche quando aveva la morte nel cuore, ma c’era stato davvero da cani e se ci ripensava ci stava male anche adesso.

Cominciava a stare un po’ meglio solo da quando frequentava Victoria.

“Sono cose che possono capitare, non dovrebbero ma capitano. Poteva capitare a te  ma è capitato a lui” le stava appunto dicendo.

“No, a me non sarebbe capitato!” disse lei fermamente.

“Non essere troppo sicura di te stessa, tutti possiamo sbagliare” la rimproverò appena.

Lei non rispose, non perché fosse convinta che avesse ragione, però non aveva voglia di controbattere e discutere e poi cominciava a pensare che gli uomini avessero davvero delle convinzioni diverse.

Dom le parlò ancora a lungo illustrandole il suo punto di vista inoltre le disse anche che non aveva mai visto Orlando così innamorato prima, e che forse lei avrebbe potuto almeno, se non altro, starlo ad ascoltare. Solo quello, niente più se non se la sentiva. Usò tutto il suo ascendente e la sua naturale accattivante simpatia per smorzare i toni, parlando e scherzando un po’, per far sì che almeno lei non lo interrompesse e lei lo ascoltò. Passarono insieme quasi tre ore e quando Dom se ne andò Aylén non poté fare a meno di pensare che era un ragazzo strano, forse un po’ fragile che amava nascondere la sua natura sensibile dietro una maschera da joker. Forse era solo un po’ insicuro o forse doveva crescere ancora un  poco come del resto tutti loro.

Quando Dominic la lasciò, per prima cosa prese il telefono chiamò Reina e si scusò per essere stata così aggressiva, le promise che avrebbe cercato di riflettere su alcune cose e che quanto prima si sarebbero dovute vedere per una cenetta insieme, loro due sole per fare degnamente pace. Reina scoppiò a piangere era la prima volta che litigavano così da quando si conoscevano, ma era contenta, forse ora la sua amica avrebbe ragionato. Così Aylén finì per sentirsi in colpa per le lacrime di Reina  e  quando riattaccò era davvero depressa.

Passò l’intera settimana a pensare a quello che aveva detto Dom e a quello che diceva Reina che la conosceva molto bene e ne convenne che quella di Hans era stata davvero una gran cazzata, che non le aveva risolto niente  e non l’aveva affatto fatta sentire meglio.

Arrivò anche il week end, e ultimamente Aylén odiava i fine settimana, erano lunghi e noiosi, c’era troppo tempo libero e la mente vagava in pensieri non molto positivi per via del suo stato d’animo. Non si fermava spesso a fare certe considerazioni, ma prima i fine settimana erano una festa, ora erano una specie di funerale e bisognava trovare il modo di come occupare il tempo, soprattutto per non soffermarsi troppo a pensare al passato. Così il sabato si mise di lena a pulire la casa con Rambo che le zampettava intorno. Menomale che c’era quel cagnolino che sembrava capirla e che ogni tanto le leccava la mano come a darle il suo appoggio, anche se gli sporcava puntualmente dove aveva appena pulito, talvolta facendola ridere e talvolta facendola un po’ arrabbiare, ma facendole compagnia e distogliendola dal suo chiodo fisso, che volente o nolente era sempre lo stesso: Orlando.

La domenica pomeriggio decise di andare a cavalcare come faceva spesso negli ultimi tempi. Aveva preso l’abitudine, dopo quell’infelice improvvisata di Orlando, di telefonare al fattore il quale la avvertiva se c’era qualcuno, ma per fortuna lui non s’era più visto.

C'era però un fatto nuovo.

Tra le tante cose che le aveva detto Dominic quando era andato da lei, le aveva confidato che in realtà quasi tutte le domeniche, invece Orlando andava proprio alla fattoria a vederla cavalcare. Naturalmente se ne stava ben nascosto e neanche Dom era riuscito a capire dove, glielo aveva confidato proprio per farle capire come fosse messo male il suo amico.

Lei ci aveva pensato un po’ e poi aveva deciso di andare lo stesso a cavallo, che la spiasse pure, s’era detta, a lei bastava cavalcare in pace perché la rilassava e non intendeva rinunciarci per colpa di lui.

Era una specie di bugia quella che s’era detta, in realtà questa cosa l’aveva colpita, ma non ci voleva pensare né tanto meno ammetterlo.

Quando arrivò alla stalla il cavallo era al suo solito posto, Aylén gli carezzò il muso e l'animale le diede un leggero colpetto, c'era una bell’intesa tra loro, la ragazza decise di cavalcarlo a pelo, senza sella.

Con uno scatto agile lo montò ed uscì al passo dalla stalla, andò un po’ al trotto e poi finalmente come piaceva a lei si fece una bella corsa al galoppo.

Galoppare la faceva sentire libera e la scaricava da tutte le tensioni accumulate, in più cavalcare a pelo le dava la netta sensazione d'essere un tutt'uno con il cavallo e rendeva il tutto ancora più bello.

Orlando, che era sempre più depresso e mentalmente intrippato in congetture di ogni genere, aveva preso quell'abitudine autolesionista e dal sapore altamente auto punitivo di andare quasi ogni domenica alla fattoria.

Le ragioni erano molteplici. La prima perché aveva il bisogno quasi fisico di vederla e quello era l'unico modo per poterlo fare. La seconda perché questa cosa gli ricordava la Spagna e gli ricordava quanto fosse stato idiota prima e male dopo, così si crogiolava aggiungendo il male presente a quello passato, una specie di auto flagellazione psico mentale. La terza perché comunque vederla cavalcare era sempre uno spettacolo, aveva un che di maestoso e di selvaggio che riusciva ad incatenare chi la guardava e lui ne era completamente affascinato. Così, dato che tanto non aveva voglia di fare altro, era andato lì anche quella domenica pomeriggio.  S'era infilato nel suo bel nascondiglio dietro una specie di cespuglio a ridosso di una piccola cunetta nel percorso che di solito faceva lei. Era una postazione ideale poteva vedere e non poteva essere visto, né da cavallo né da terra, in più non stava neanche scomodo perché ci stava benissimo a sedere. Guardava e meditava, meditava e guardava, come se fosse stato una specie vedetta indiana del vecchio west.

Aylén dopo quasi un'ora di corsa si mise a girare al passo, era inutile che lo negasse, quello che Dominic le aveva detto l’aveva incuriosita, così per tutto il tempo non aveva fatto che guardarsi intorno occhieggiando a destra e sinistra per capire se ci fosse stato Orlando e soprattutto per capire dove diavolo s'infrattasse perché  proprio non riusciva ad intuirlo.

Fu così che ad un certo punto le venne in mente una cosa, una cosa che le fece nascere sulle labbra un sorriso compiaciuto. Dette un leggero colpetto con i talloni sulla pancia del cavallo e ripartì veloce al galoppo, fece una lunga corsa abbastanza sfrenata al termine della quale però improvvisamente il cavallo s'impennò bruscamente scaraventandola malamente a terra.

Orlando che aveva visto tutta la scena schizzò fuori spaventatissimo dalla sua postazione segreta e corse a vedere che le fosse accaduto, visto che era rimasta immobile, distesa a terra nella polvere.

La trovò supina con gli occhi chiusi, sembrava che dormisse e gli prese davvero un colpo, in trenta secondi pensò le peggio cose, tipo che fosse morta, che si fosse rotta l'osso del collo e roba del genere. In preda alla disperazione e al panico allungò la mano per sentire in che condizioni fosse, ma non fece in tempo a sfiorarla perché lei fulminea gliela afferrò e tirandosi a sedere gli disse con soddisfazione: “Preso!” poi aggiunse subito dopo soddisfatta “Ti ho fregato!”.

L'espressione di lui che era passata dal disperato, allo scioccato e ora verteva verso l'incazzato stordito era così strana, ma soprattutto così buffa che senza volerlo lei scoppiò a ridere.

“Sei veramente una deficiente!” le disse lui adirato liberandosi con uno scatto insofferente dalla sua presa

Ma lei come in una sorta di liberazione nervosa continuò a ridere a crepapelle senza riuscire a trattenersi.

“Non capisco che ci sia tanto da ridere!” le disse lui stizzito che cominciava ad alterarsi sempre di più. Intanto si era rialzato come a voler riacquistare una certa dignità.

Si alzò anche lei, che continuava ridacchiare “Se potessi vedere la faccia che hai fatto rideresti anche tu” riuscì infine a dirgli Aylén.

“Vorrei vedere te al posto mio! Ti ho visto fare un capitombolo esagerato” si giustificò lui accigliato.

“Però mica sei tanto sveglio” gli disse lei ancora non tanto seria “Sai benissimo che sono stata una stunt a cavallo, non ti è neanche sfiorato il pensiero che lo avessi fatto apposta?”.

Al che Orlando alzò un sopracciglio e la guardò con fare indagatorio “E perché mai avrei dovuto pensare una cosa del genere? Ma soprattutto perché una che cavalca e pensa di essere da sola nel raggio di miglia dovrebbe fare una cosa del genere?” le chiese insospettito.

Ma lei non si fece fregare “E perché no? Volevo solo ripassare qualche vecchia mossa, così tanto per ingannare il tempo” rispose tranquilla.

Anche lui però non abboccò “Ah!” fece fingendo di cascarci, poi mettendosi le mani sui fianchi le chiese “E la moina di rimanere a terra immobile, fino a che non mi sono avvicinato per poi urlarmi a sorpresa preso come la spieghi?”.

Lei che intanto si spazzolava via la polvere dai jeans gli rispose finalmente sincera “E va bene! Sapevo che potevi essere nei paraggi e ti ho fatto un dispetto” ammise.

“Come facevi a saperlo?” chiese lui leggermente sorpreso anche se aveva immaginato qualcosa del genere.

Lei roteò lo sguardo in giro con fare finto indifferente “Un uccellino si è posato alla mia finestra e mi ha detto che ogni tanto ti diletti a fare il guardone e mi è venuta voglia di stanarti”.

Lui aggrottò la fronte incrociando le braccia al petto “Un uccellino eh?” fece storcendo la bocca “O piuttosto un corvaccio ossigenato di mia conoscenza?”.

Aylén non rispose continuando a tenere un atteggiamento vago, ma leggermente divertito.

Quella gran risata aveva avuto una sorta di effetto liberatorio, si sentiva leggera, e poi averlo preso in castagna l'aveva soddisfatta un sacco, cosa che aveva notato anche Orlando, il quale non si fece sfuggire l'occasione di portare avanti quel dialogo civile e leggero che avevano preso a tenere grazie a quella sortita improvvisa e quanto mai inaspettata “Almeno grazie al corvo malefico e al pollo di turno ti sei divertita, a quanto posso notare” le disse con aria vagamente sorniona.

Questa volta fu lei ad alzare un sopracciglio.

“Diciamo che il corvo mi ha dato una dritta per scoprire il pollo che si diverte  fare il falco, che oltretutto gli riesce male” concluse lei.

“Mica tanto direi! Se il corvo si faceva i cazzi suoi non mi avresti beccato” disse il ragazzo con aria saputella.

“Può darsi…” commentò lei pensierosa.

A quel punto Orlando tentò un cambio di argomento di conversazione “Ti sarai chiesta perché fossi qui nascosto a guardarti suppongo?” disse leggermente incerto.

“No” rispose serafica lei che non era ancora pronta a rendergli facili le cose e rapidamente rimontò a cavallo.

A quel gesto il ragazzo rimase un po’ male, capì che s'era bella che richiusa, ma tentò ugualmente una mossa “Potresti… darmi un passaggio alle stalle?” buttò lì speranzoso.

Lei lo guardò dall'alto della sua cavalcatura e gli disse “Penso che andare a piedi sia salutare e molto indicato, soprattutto per chi dovrebbe pensare, schiarirsi le idee e meditare sulle tante sciocchezze che fa, e sulle scemenze che dice” e picchiando i talloni sulla pancia del cavallo, partì al trotto lasciandolo a terra, da solo.

“Touché!”  disse lui a voce alta, infilandosi le mani in tasca e andando a piedi verso la macchina.

Stanamene però Orlando aveva un sorrisino compiaciuto che gli affiorava sulle labbra, pensava che avrebbe dovuto inventarsi qualcosa, qualcosa per riportare tra loro quanto meno un dialogo… ma cosa? Eppure qualcosa lo avrebbe fatto si disse deciso, prima o poi qualche idea in mente gli sarebbe venuta.

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

NOTA:  Vi posso dare un bell'abbraccione strapazzante collettivo???  ^^  GRAZIE Roy (spero che questo cap ti piaccia come l'altro ... forse un pochino di più??? Ti adoro anche io superpanibalda collega ^^) GRAZIE Anjulie (ho finito gli argomenti di ringraziamento mi tocca ripetermi non ci posso credere che tu rilegga !!!!^^) GRAZIE Conty (la tua recensione mi ha particolarmente colpita *_* "ti diverte così tanto fare infartare quel povero figliolo di orlando" ghghghghg peggio gliene farei IO se potessi, ovviamente live!!)GRAZIE Frodina!! ( ho letto la fine dei diari poi ti lascio una recensione come si deve^^) GRAZIE Azu!!!(mi sono dimenticata me tapina ieri sera tra l'altro di ringraziarti anche per la corretta scrittura del " touché" sigh! perdono!!!) GRAZIE Mandy ( esimia collega bacio le mani ^^)GRAZIE a tutti quelli che nonostante il caldo e le vacanze continuano a seguire la storia e  Buona lettura a tutti ^_^

 

 

 

Capitolo ventisette

 

La sortita di quella domenica pomeriggio, non propriamente cercata, ma in un certo senso piovuta dal cielo, aveva ristabilito un punto di contatto tra i ragazzi. Un contatto flebile quanto un filo  di una ragnatela, ma pur sempre un contatto. Ognuno di loro due aveva avuto la sua reazione all'accaduto.

Orlando era ottimista, del resto rientrava nel suo modo di essere vedere sempre e comunque il bicchiere mezzo pieno. Era in attesa di fare una mossa, che in realtà aveva già premeditato, ma che non voleva fare immediatamente per sfruttare l'elemento sorpresa, che credeva potesse giocare a suo favore. Determinato e cocciuto come sempre, si muoveva con la massima cautela essendo perfettamente conscio di camminare su un letto di vetri, una mossa falsa e avrebbe potuto compromettere tutto, che diciamolo, era già abbastanza compromesso di suo.

Nonostante l'ottimismo sapeva di averla fatta grossa e di averci messo su un carico da undici con quelle sparate acide da gelosia patologica, e per quanto si potesse dare del cretino contava assai poco, bisognava che si desse una regolata una volta per tutte.

Aylén pure aveva avuto una sua reazione. Averlo visto l'aveva messa un po’ in crisi, era naturale, del resto non è che fosse propriamente indifferente. La cosa che più le dava da pensare era il fatto che lui comunque la spiasse e in qualche modo si perdesse ancora dietro a lei. Il suo cruccio era: perché lo faceva?

Perché era veramente pentito e non aveva il coraggio di affrontarla o era solo per una sorta di orgoglio maschile perché l'aveva vista con un altro?

Certo c'era da considerare anche le parole che le aveva detto quella sera sulla soglia di casa, ma non era abbastanza, almeno non lo erano per lei, per poter arrivare ad una considerazione certa delle reali intenzioni di lui o dello stato effettivo delle cose. Al di là di tutte queste considerazioni era comunque ancora molto arrabbiata con Orlando per quello che aveva fatto e per quello che le aveva detto.

 

Finalmente Reina era andata a cena a casa di Aylén. Era un venerdì sera e pioveva a dirotto. Su Los Angeles s'era abbattuto una specie di nubifragio, tanto che Aylén aveva fatto entrare in casa anche il povero Rambo che guaiva spaventato dai numerosi tuoni. Aveva cucinato Reina e le due amiche stavano parlando piuttosto tranquillamente, guarda caso sempre del solito argomento.

“Non so Aylén, siete due persone decisamente particolari, a volte anche troppo particolari direi. Forse avete fatto tutto molto e troppo in fretta” stava dicendo Reina.

“Su questa cosa ho riflettuto anche io, forse è vero” stava rispondendo Aylén con il mento appoggiato su una mano “In fondo se fai un calcolo esatto del tempo che abbiamo effettivamente passato insieme, non si raggiungono neanche i sei mesi effettivi” concluse pensierosa.

“Ma tu lo ami ancora?” più che una domanda quella di Reina sembrava un'affermazione.

Aylén si girò e la guardò leggermente contrariata “Che centra? Che discorsi sono questi?”.

“Non puoi sempre essere così ermeticamente chiusa come un riccio, non con me almeno! Che c'è di strano ad ammettere i propri sentimenti” le disse l'amica.

Aylén fece un sospirone e sbuffò “E' che la trovo una domanda inutile! Mi sembra ovvia la risposta” disse Aylén poi accompagnando il resto della frase con gesto delle mani concluse “E' normale che se lo amavo un mese fa lo ami anche oggi! Non sono cose che ti passano così!” concluse schioccando le dita.

“Io ho un po’ pensato a tutta la faccenda, facendo delle ipotesi e ho pensato che se Alejo avesse fatto una cosa del genere… non so… ma forse per un unico errore, che dovrebbe comunque essere categoricamente irripetibile, potrei anche provare a perdonarlo…” disse Reina con fare pensoso, ma sincero.

“Certo per te è facile parlare per congetture, mica c'è andato lui con un'altra!” si risentì Aylén.

“Per quello che ne so io, no. Ma anche lui viaggia abbastanza per lavoro, è molto in giro, è un bel ragazzo… insomma che cavolo ne so, potrei anche avere un bel paio di corna in testa e non saperlo!” disse allora Reina.

“Decisamente meglio non saperlo!” commentò accigliata Aylén.

“E' vero! Però… a quanto pare è stata proprio una cosa così… senza senso e senza seguito… insomma anche un cieco lo vedrebbe che comunque sta sempre e comunque appresso a te, se lo ami davvero dovresti perdonarlo. E poi non sono vere e proprie corna… insomma vi eravate lasciati da qualche ora” concluse azzardando Reina.

“Mi pare un po’ troppo comodo questo discorso! E poi l'ho perdonato un sacco di altre volte per i suoi comportamenti sbagliati”.

“Alt!” le fece l'amica mettendo le mani avanti “Vi siete perdonati a vicenda per i vostri comportamenti sbagliati, lui in passato ha fatto le sue cazzate tu le tue. Questa è una cosa diversa”.

“E' diversa sì!” scattò Aylèn che però non fece in tempo ad aggiungere altro perché avevano suonato alla porta.

La ragazza si alzò stupita, chi poteva essere a quell'ora con quel tempo infernale?

“Che deve venire Alejo?” domandò a Reina.

“No, i ragazzi sono tutti a casa di Dominic stasera, s'era rimasti d’accordo che rientravo in taxi” rispose l'altra.

Aylén sempre più perplessa andò verso la porta, prima di aprire controllò dallo spioncino dove le apparve la faccia di Orlando.

Batté un piede in terra con disappunto Avrei dovuto immaginarlo! pensò.

“Puoi anche andartene tanto non ti apro!” gli disse da dentro.

“E dai! Basta con tutte queste ripicche inutili. Dobbiamo parlare” le rispose lui da fuori.

“Ti avevo avvertito che non ti avrei aperto” disse lei che a testaccia dura era messa bene quanto lui.

“Io rimango qui finché non apri, tanto prima o poi dovrai aprire, mica potrai passare il resto della vita chiusa in casa!” rispose la testaccia dura numero due.

“Fai un po’ come ti pare” fu l'ultima parola di lei prima di girarsi e ritornare verso la cucina.

“Si parla del diavolo, e tanto per restare in argomento spuntano le corna!” disse a Reina non appena fu in cucina.

“Ma dai? E l'hai lasciato fuori della porta?”.

“Si!”.

Reina si alzò e andò alla finestra de salotto e vide Orlando a braccia conserte fuori sotto l'acqua che sembrava non aveva alcuna intenzione di spostarsi.

“Oh mamma! Ma è rimasto sotto questo diluvio universale fermo ad aspettare! E dai aprigli la porta o si prenderà un malanno!” disse concitata ad Aylén.

“Peggio per lui” fu la risposta che arrivò dalla cucina.

Rena rientrò dall'amica “Non ci posso credere! Hai davvero intenzione di farlo rimanere sotto la pioggia senza aprirgli?”.

“Mica lo sto obbligando io! Per me se ne può anche andare”.

“Ma non ha senso, su!”.

“Ricominci?”.

Reina che non aveva voglia di fare un'altra litigata e che davvero non sopportava più né lei né lui, disse “Sai che ti dico? Ma fate un po’ che cazzo vi pare io vado via”.

“Dalla porta sul retro però! Sennò quello mi entra di prepotenza” l'ammonì Aylén.

Reina roteò gli occhi costernata chiamò un taxi, prese l'ombrello e se ne andò dalla porta sul retro piuttosto scocciata. Che andassero a farsi benedire loro e tutte le loro fisime! Pensò adirata.

Intanto Aylén che cercava di darsi un tono, girellava nervosamente per il salotto e ogni tanto sbirciava fuori. Era mezzora che Orlando impassibile stava sotto l'acqua battente. Lei cominciava a sentirsi a disagio e sperava che demordesse.

Macché, niente da fare.

Anche Rambo cominciò a guaire verso la finestra.

“Che fai? Ti ci metti anche tu a perorare la sua causa?” lo rimproverò la ragazza che però cominciava a sentirsi in colpa.

Sbirciò di nuovo e lui era sempre lì.

“Il solito deficiente, maledettamente testardo! Io gliela spaccherei quella testa di granito che si ritrova!” bofonchiò a voce alta spazientita.

“Finirà col prendersi una broncopolmonite accidenti a lui!” aggiunse contrariata.

Quindi, siccome non era poi così insensibile e cattiva da arrivare a tanto, aprì la porta “Muoviti entra!” gli urlò in malo modo.

Lui non se lo fece ripetere ed entrò alla svelta.

“Grazie” le disse appena nell'ingresso.

Lei lo fulminò con un'occhiataccia e osservò la piccola pozzanghera d'acqua che s'era subito formata ai suoi piedi, era bagnato fradicio e gocciolava da tutte le parti.

Tremava e teneva le braccia incrociate strette.

“Stai fermo lì” gli intimò salendo le scale.

Poco dopo scese con un paio di asciugamani e un accappatoio glieli tirò in malo modo “Levati codesta roba di dosso e asciugati” gli disse girando i tacchi e andando verso la cucina.

“Qui?” chiese lui perplesso dall'ingresso dove era rimasto.

Lei accigliata fece capolino dalla cucina “Sì, proprio lì, non vorrai mica allagarmi casa?” e rientrò dentro sbuffando.

A lui scappò da ridere, in effetti la situazione era piuttosto comica. Aveva già deciso da alcuni giorni di farle quell'improvvisata, e quando era partito s'era scatenato quel temporale dalle proporzioni bibliche, in un certo senso gli era stato d'aiuto, non era poi tanto sicuro che senza l’arrivo provvidenziale dell'acqua lei gli avrebbe mai aperto. Cominciò a pensare che quell'arrabbiatura non le sarebbe mai passata e intanto si era tolto tutta quella roba fradicia di dosso compresi i boxer che erano bagnati pure quelli. Rambo gli girellava intorno e gli annusava i piedi. Evidentemente li trovò di suo gradimento perché prese a leccarglieli facendolo ridere. In realtà era tutta una roba da ridere, insomma era completamente nudo  nell'ingresso della casa della sua ex ragazza, che non ce lo voleva, ma che l'aveva accolto per una sorta di carità cristiana, alle prese con un cane che s'era innamorato dei suoi piedi e con un accappatoio che non gli entrava.

“Emmm avrei un problemino…” disse urlando verso la cucina passandosi una mano tra i riccioli bagnati.

“Che c'è?” fu la risposta di lei che fece nuovamente capolino dalla cucina appena in tempo per beccarlo proprio mentre si sistemava un asciugamano in vita.

“L'accappatoio non mi sta” disse lui allargando le braccia.

Lei lo raggiunse, raccolse il monticello di abiti bagnati e gli disse indicando con il dito “Vai in cucina e aspettami lì”.

Lui avrebbe venuto da risponderle: Agli ordini signor generale! Intuì però che in quel momento lei non era decisamente incline all'umorismo, e preferì glissare avviandosi dove le aveva detto.

Aylén salì di sopra infilò tutto nella modernissima lavatrice che lavava e asciugava, attivò il programma e scese di sotto, prese un ombrello e sotto l'acqua battente s'avviò al capanno dove c’erano gli attrezzi da giardino, si ricordava di aver visto una cosa e voleva prenderla.

Quando rientrò in cucina lo trovo bello e tranquillo a sedere che mangiava.

Come la vide, Orlando, ingoiò il boccone con fare un po’ colpevole e disse “Pareva buono… l’ho voluto assaggiare…” disse titubante abbozzando un mezzo sorriso.

“Prego fai pure come fossi a casa tua!” gli rispose la ragazza appena sarcastica.

“L'hai cucinato tu questo? Ma cos'è?” chiese curioso.

“E' uno sformato di patate e prosciutto e non l'ho cucinato io” rispose secca.

Poi tirò fuori la tutta da lavoro del giardiniere e gliela sbatté sulla tavola “Mettiti questa” gli disse.

Lui prese in mano la tuta verde di cotone grezzo piuttosto pesante e ruvida vagliandone la consistenza con le dita.

“Mi devo mettere questo affare?” chiese un po’ poco convinto.

“Non puoi certo stare due  o tre ore per casa mia con un asciugamano in vita e basta” puntualizzò lei.

Lui la guardò stranito non capiva bene.

“Ho messo  tuoi vestiti nella lava asciuga e saranno pronti solo tra tre ore circa” gli spiegò.

Orlando stropicciò ancora un po’ la tuta, era decisamente ruvida, si passò una mano sul collo e poi disse “Capisco, però… sarei senza mutande e… credo che… insomma non che questa cosa sia tanto morbida”.

“Problemi tuoi! Non vorrai mica che ti dia un paio di mutande mie?”.

“No grazie” fece lui ridacchiando “Non credo che mi ci starebbe tutta la roba dentro, e comunque sarebbero strette e…”.

“E si t'infilassi quella tuta invece di fare conversazione?” lo riprese lei.

Fu a quel punto che Aylén si disse che  avrebbe fatto meglio a lasciarlo sotto l'acqua fino a che non fosse marcito.

 

 

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Capitolo 28
*** Capitolo 28 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

NOTA:  Ragazze davvero voi mi confondete!!! ^O^ siete esagerate!!!!  ^^  GRAZIE Roy (menomale che t'ho fatta ridere spreo che anche questo cap non ti faccia contorcere troppo ^^) GRAZIE Frodina!! ( frodina accidnti che complimenti ma credo che tu esageri, davvero uso poche virgole??? Maremma.... bisogna stia più attenta alla  ortografia allora, grazie di avermelo fatto notare^^)GRAZIE Conty (M'hai fattò morì ahahahahah batReina, per la ricetta dello sformato ti farò sapere, grazie 1000 per il doppio commento sei troppo buona con me!!) GRAZIE Azu!!!(ti ho trascurata ieri sorry!!*_*)!!!) e come sempre GRAZIE a tutti Buona lettura^_^

 

 

 

Capitolo ventotto

Orlando s'era infilato quella tuta che fortunatamente era larga anche se però un po’ corta visto che il giardiniere era molto più grasso di lui, ma evidentemente anche più basso.
“Fatto” le disse abbastanza soddisfatto e Aylén si girò. Nonostante fosse contrariata, vederlo infagottato in quella cosa verde, larga e corta tanto che sembrava che avesse l'acqua in casa, con i pantaloni che gli arrivavano ben oltre sopra la caviglia e che davanti all'altezza del bacino gli avanzava invece un bel po’ di stoffa, dato che non aveva la stessa pancia del giardiniere, la fece involontariamente ridere.
Lui si accigliò appena “Ultimamente ti diverti un po’ troppo alle mie spalle” le disse semi serio.
Lei continuò a ridacchiare e portandosi una mano alla fronte disse:“Stavo pensando alla reazione delle orde di fans che ti gattonano dietro sbavucchiando come una processione di lumache... Ah! Se ti potessero vedere conciato in questo modo! Non ti dico in che condizioni hai capelli, perché non è possibile spiegarlo, sei infagottato che sembri un sacco di patate storto, in più hai un cane che ti rigoverna i piedi in una sorta di moto perpetuo! Come si può non ridere?”.
Orlando alzò gli occhi verso una ciocca di riccioli decisamente scomposti e crespi che gli ricadeva a caso sulla fronte cercando di rimandarli indietro con un soffio che sbuffò dalla bocca verso l'alto, ma la ciocca svolazzò e tornò esattamente dove era prima. Poi, sconsolato, abbassò la testa guardando Rambo che continuava a fargli quel pedicure salivato senza posa. Quindi aggrottò la fronte e le rispose con una punta di rivalsa “A parte il fatto che il mio lavoro e il mio talento vengono apprezzati anche da persone che non si fermano solo davanti all'aspetto fisico e ci tengo a precisarlo” disse abbastanza punto sul vivo “In ogni caso sarò anche ridicolo conciato così, ma basterebbe che tirassi giù la cerniera che chiude tutta la tuta per rendere felici tutte la mie fans” aggiunse in maniera volutamente provocatoria. Aylén, che intanto aveva preso a riordinare la cucina, si girò e alzando un sopracciglio gli disse “Sei sicuro? Beh del resto l'importante è essere convinti” e si rigirò di nuovo verso il lavello.
“Che vorresti dire con questa risposta?” le chiese lievemente irritato, chissà perché ma aveva trovato il modo di mettersi nei guai da solo.
Lei che a quel punto stava incominciando a divertirsi davvero, decise di dargli una bella lezioncina di ridimensionamento ego, quindi senza girarsi ripose serafica “Intendo dire che sei normodotato, c'è anche decisamente di meglio in giro”.
Non fu tanto il normodotato che lo infastidì, ma piuttosto i possibili termini di paragone. “E di grazia tu come fai a saperlo?” le domandò, passando dal lievemente all'abbastanza irritato.
Meno male che lei era girata perché trattenne a stento una risatina, si stava decisamente divertendo. Quindi fece la faccia seria e si girò lo squadrò da capo a piedi e poi gli disse “Non ho mica visto solo il tuo!” e si dovette rigirare subito perché l'espressione che aveva fatto lui la stava per far ridere di nuovo.
“Questa conversazione non ha molto senso, credo...” disse il ragazzo abbastanza contrariato. Non gli piaceva proprio la piega che aveva preso la cosa e siccome era andato lì per fare un discorso serio, non si voleva impantanare in argomenti che lo avrebbero fatto innervosire, portandolo magari a dire cose fuori luogo.
Lei annuì con la testa dandogli ragione e continuando ad occuparsi dei piatti.
“Comunque credo o almeno spero” cominciò a dire Orlando “Che tra tutte le cose che ti hanno legata a me quella non sia stata la più importante in assoluto”.
“Per me assolutamente no” rispose lei decisa e avrebbe voluto aggiungere qualcosa, ma lui la precedette “E quale era quella più importante?” le chiese subito.
Lei cominciò ad agitarsi, come diavolo erano arrivati a fare quel discorso?
Si asciugò le mani nervosamente e cominciò a guardarsi intorno. Non era facile per lei esprimere i propri sentimenti.  Fin da bambina non era stata abituata a farlo e ora le rimaneva dannatamente ostico. Se in condizioni normali qualche volta ci riusciva , adesso, dopo tutto quello che era accaduto, le veniva maledettamente difficile esprimersi. Un po’ per sua natura e un po’ sempre anche per via di una punta di orgoglio.
Lui aspettava leggermente teso. Al contrario di lei non aveva problemi ad esprimersi anche se non era esattamente una cosa che gli riusciva benissimo. Il suo problema era contrario a quello di Aylén. Da bambino era stato coccolatissimo dalla madre, ma aveva patito enormemente l'assenza del padre, così come in una sorta di ricerca affettiva continua, aveva continuamente bisogno di conferme.
Se almeno una volta avessero parlato di questo, forse avrebbero potuto evitare un sacco di problemi, ma adesso erano arrivati ad una specie di bivio e perciò, senza volerlo, questa conversazione cominciata come una sorta di sfottò casuale, stava davvero diventando molto importante.
“Lo sai benissimo che la cosa più importante sei tu come persona e non è mai stato il fatto che sei famoso, o l'attrazione fisica e il sesso. Ancora non ne eri convinto?”.
“No” rispose lui con molta onestà.
Lei lo guardò come se fosse ammattito “Stai scherzando vero?” gli chiese del tutto allibita.
“Ho avuto i miei dubbi, del resto mi hai sempre anteposto tutto e poi sei così… così indipendente che sembra che ti interessi solo la tua carriera”.
Lei lo interruppe, insomma era rimasta sorpresa da quella rivelazione e anche in un certo senso amareggiata.
“Ma ti rendi conto di quello che dici? Sono venuta a vivere in un altro continente per poterti stare accanto, senza contare che ho litigato a morte con i miei genitori. Saranno anche due bigotti che non vedono un palmo oltre il loro naso, ma sono mio padre e mia madre, santo cielo! Sono due mesi che non li sento perché sono venuta qui contro la loro volontà. Non vorrai mica tirare ancora fuori la storia dell'Australia spero? Davvero avresti preteso che mollassi tutto? Non posso credere che non ti sia ancora passata!” gli disse molto seriamente.
Orlando stava rimuginando, si rese conto che forse aveva detto delle cazzate o forse no. Non sapeva nemmeno più lui che pensare, probabilmente Dominic aveva ragione, stava proiettando su di lei il suo desiderio inconscio, di come avrebbe voluto che lei fosse. Il problema ora restava solo uno: gli andava veramente bene com'era lei? Oppure decisamente non era il tipo di persona che voleva?
Ci aveva pensato quasi giorno e notte su questa cosa, sembrava essere arrivato ad una conclusione definitiva, ma evidentemente ancora quel suo disperato bisogno di certezze continue sembrava bloccarlo.
Fu lei a distoglierlo dalle sue congetture.
“Sei veramente incredibile! E giuro che devo farti i miei complimenti perché hai una capacità stupefacente di rivoltare le cose!”. Non era arrabbiata ma piuttosto sconcertata e sempre più amareggiata.
“Vorrei ricordarti che sei andato a letto con una praticamente subito dopo o giù di lì che me ne sono andata da casa tua! Inoltre non ti sei fatto scrupolo di diventare offensivo solo perché mi hai visto baciare un ragazzo. Senza contare tutte le sante volte che sono passata sopra ai tuoi comportamenti capricciosi!”.
Orlando aveva aperto la bocca per rispondere, ma lei lo fermò con gesto della mano “Non posso credere che tu te ne venga fuori rinfacciandomi sempre e comunque il mio lavoro! Se devo essere sincera neanche io sopporto il tuo! E non te l'ho neanche mai detto, e lo sai perché? Perché fa parte di te e non posso certo pretendere che tu lo cambi per far piacere a me! A questo punto, scusami tanto ma sono proprio io che non capisco che cosa stavi a fare con me, come sinceramente non capisco che sei venuto a fare qui!” e siccome si era davvero alterata prese e se ne andò di filato al piano di sopra a controllare se i suoi vestiti fossero stati pronti, almeno lo avrebbe sbattuto fuori una volta per tutte.
Lui ovviamente la seguì, non poteva certo far cadere il discorso così.
La trovò, dopo aver vagato un po’ per il piano superiore, nel bagno di servizio che guardava con autentico odio la lavasciuga che non aveva ancora terminato il suo programma.
“Devo risponderti” le disse semplicemente.
Lei lo guardò e non disse niente, del resto voleva sapere anche lei la sua risposta e lo lasciò fare.
“E' una risposta banale. Direi scontata e molto poco d'effetto. Anzi forse ti potrà suonare addirittura patetica, ma è la verità e non ci posso fare niente. Io ti amo e non posso stare senza di te, neanche se me lo impongo con la forza, perché alla fine quello che provo è più forte della mia volontà” finalmente gli era venuto fuori quello che aveva covato dentro per giorni, quello contro cui aveva inutilmente cercato di combattere e si sentì all'improvviso infinitamente leggero e molto forte.
“Oh sì! Talmente innamorato da andare a letto con un'altra senza neanche farsi uno scrupolo! Così innamorato da rispettarmi dandomi più o meno velatamente della puttana per poi tirarsi sistematicamente la porta dietro per uscire e farsi i fatti suoi. Chissà quante altre volte ti fai fatto sbollire la rabbia sotto le lenzuola di qualcuna!” le rispose lei arrabbiata. Poi aggiunse “Hai detto che ero morta, beh hai ragione sono morta, per te non esisto e ora per favore aspettami in cucina” concluse secca.
“Hai ragione e io al tuo posto farei anche peggio, ho commesso un grave errore e ti chiedo scusa: potrai mai prendere in considerazione l'idea di potermi perdonare?” le disse lui molto velocemente, per impedirle di interromperlo.
“A che servirebbe? Anche se ti perdonassi non potrei più fidarmi, sarebbe un inferno” rispose lei con molta sincerità.
“Non accadrà mai più, te lo giuro su quello che vuoi! E' stata la sola ed unica volta e non ha contato niente per me e se potessi tornare indietro, non lo rifarei e non rifarei un sacco di altre cose e...”
“Dici sempre così” lo interruppe lei, “E' la tua indole” concluse rassegnata.
A quel punto ad Orlando gli prese la vera disperazione perché la capiva, al suo posto anche lui avrebbe pensato la stessa identica cosa, ma capì anche che se usciva da quella casa senza neanche aver istillato in lei almeno un dubbio per indurla a riflettere, l'avrebbe davvero persa irrimediabilmente.
“Guardami!” le disse obbligandola a girarsi “Che cosa vedi?” le chiese con uno sguardo che era una via di mezzo tra il disperato e il combattivo.
Lei non capiva dove volesse andare a parare e gli restituì uno sguardo interrogativo e leggermente smarrito, c'era troppa tensione emotiva e Aylén non era del tutto certa di poterla gestire, avrebbe voluto fare silenzio e stare da sola.
“Sono un essere umano come te, né più né meno. Sono pieno di difetti, insicurezze e debolezze proprio come tutti. Ho sbagliato, anche tanto, ma posso provare a migliorare, io voglio migliorare, ti prego, perché non vuoi provare a credermi? Vuoi che mi umili? Dimmi che vuoi e lo farò”.
Lei si scostò leggermente, era in confusione e la sua voglia di scappare aumentava sempre più.
“Non voglio né che mi preghi, né tanto meno che tu ti umili” gli rispose infine stancamente.
Allora lui la prese per un braccio come per scuoterla per obbligarla a dargli una risposta decisa “Allora dimmi che vuoi” le chiese fissandola dritta negli occhi.
“Niente” rispose Aylén con filo di voce, cominciava a sentirsi debole in quella posizione e stranamente le mancava la forza di reagire, cominciava ad avere paura e questo non le piaceva, la faceva sentire infinitamente debole e lei non voleva affatto essere debole.
Orlando, che non aveva lasciato il suo braccio, si avvicinò abbastanza per poterla osservare da vicino. Percepiva la sua agitazione e cominciò a guardarle da prima i lunghi capelli che le ricadevano fino quasi alla vita, poi gli occhi scuri e luminosi attraversati da lampi d'incertezza e muta preoccupazione. Quando si soffermò ad osservare le sue labbra, lei capì al volo e gli disse “Per favore non farlo” il suo tono era davvero accorato e quasi timoroso.
Lui riportò i suoi occhi all'altezza di quelli di lei e scrutandola per capire le chiese: “Perché?”.
Aylén che aveva avuto il bisogno di abbassare lo sguardo cercando quella rabbia e quella sicurezza che all'improvviso non riusciva più a cacciare fuori. Non poteva rispondere, o per lo meno non poteva dire la verità, si sarebbe fregata con  le sue stesse mani e non poteva farlo.
“Hai paura?” le chiese Orlando che aveva capito.
Lei fece cenno di no con la testa e in un ultimo tentativo di difesa estrema gli disse “Per favore...” ma gli venne un nodo in gola che le bloccò il resto delle parole e deglutì come per ricacciarlo indietro, perché il cuore le martellava in petto e le sembrava che l'ossigeno non le arrivasse più ai polmoni.
Lui non fece un grande sforzo perché comunque la resistenza fisica di lei era presso che nulla, la riportò vicina a sé e chinandosi quel tanto che gli bastò per essere ad un soffio dalle sue labbra, quindi le disse “Mi dovrai perdonare anche per questo, perché non intenzione di accontentare la tua richiesta”. 
Quindi le lisciò una ciocca di capelli e la guardò di nuovo, poi la baciò sulle labbra stringendola a sé come se avesse paura che potesse scappare. Voleva solo che si lasciasse andare, che desse spazio solo a quello che sentiva, non voleva né essere prepotente né obbligarla, voleva solo che sentisse quanto la amava e aveva scelto il modo più semplice, più diretto e dolce del mondo.

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Capitolo 29
*** Capitolo 29 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

NOTA:  Siete sempre più esagerate!!!!  ^^  GRAZIE Roy (vedo che continua la serie positiva e ne sono felice questo cap è un pò diverso ma spero he gradirai^^) GRAZIE Frodina!! ( sei troppo buona e sono felice che il cap ti sia piacito^^) GRAZIE Azu!!!(questo è una cap importante ma suo modo ancora dlce...spero) e come sempre GRAZIE a tutti Buona lettura^_^

 

 

 

Capitolo ventinove

 

Orlando aveva continuato a baciare Aylén fino a che non aveva percepito che si era rilasciata. All'inizio lei, pur non respingendolo, era rimasta piuttosto rigida, come se comunque in qualche modo volesse mantenere una certa distanza.  Lui voleva solo che si rilassasse, che smettesse di avere quell'atteggiamento ostico e difensivo, niente di più. Non appena si rese conto che si era lasciata andare quasi del tutto, si fece violenza e si staccò da lei.

Aylén lo guardò con espressione interrogativa, in effetti non capiva e poi era anche molto in confusione. Non era certo  quello che si aspettava da lui, né il prima, quando l’aveva baciata a dispetto della sua richiesta di non farlo, né tanto meno il dopo, visto che aveva smesso non appena lei si stava abbandonando.

“Non sono venuto per questo, non è quello che voglio” cominciò a spiegarle Orlando.  Lei continuava a non capire, era frastornata, del resto era inutile girarci intorno era comunque innamorata di lui e la sua vicinanza era pericolosa, soprattutto il contatto fisico. Inoltre va considerato la quantità enorme di stress che aveva accumulato. Tutte le arrabbiature che si era presa l'avevano psicologicamente messa a dura prova.  Quel bacio e quell’abbraccio affettuoso e prolungato, non eccessivamente invadente, ma piuttosto protettivo, aveva avuto contrariamente e a dispetto a tutto, un effetto quasi balsamico. Quella brusca inversione di rotta l’aveva confusa.

“Prima di ogni altra cosa io rivoglio il tuo rispetto” stava dicendole Orlando “Posso anche accettare che tu non mi voglia più, ma che tu pensi male di me e non creda a ciò che provo per te non lo posso proprio accettare”.

“Il rispetto non è un oggetto che si prende o si toglie così; a comando” gli rispose lei “Il rispetto va guadagnato, nessuno lo può pretendere se per primo non lo porta”.

“Io non ti mancherò mai più di rispetto te lo giuro” disse lui accorato.

“Orlando per favore! Non fare come fanno i bambini con la mamma! Ti prometto che sarò buono, ti prometto che non lo farò più!” gli disse Aylén costernata.

Poi continuò: “Non lo vedi che è sempre la stessa storia? E guarda che non parlo solo di te, voglio essere onesta e mi ci voglio mettere pure io nel mezzo!”.

Aylén si stava liberando e forse per la prima volta stava riuscendo a parlare senza paletti, senza costrizioni o censure dettate dalla paura e dall’insicurezza che tante volte la bloccavano lasciando che certe cose inespresse rimanessero sospese.

Allargò le braccia e continuò a parlare: “Non si tratta di chi è più bravo e di chi lo è meno, anche io ho le mie colpe. Il fatto è che abbiamo un sacco di problemi, abbiamo idee diverse e non ne parliamo mai. L’unica cosa che ci riesce fare bene è farci i dispetti!”.

Orlando fece una faccetta seria e imbronciata: “Detto così, sembra che ci siano state solo cose brutte e non è vero!” sembrava un bambino addolorato.

Aylén sospirò : “Non intendevo dire questo, ma ci sono delle cose che non vanno e far finta di niente ha portato solo a questo gran casino da cui non riesco a vedere vie d’uscita”.

“Insomma non ci si può porre rimedio?” le chiese il ragazzo con aria sempre più afflitta.

Lei abbassò la testa. Non sapeva proprio che dire. Certo sarebbe stato facile buttargli le braccia al collo e ricominciare un’altra volta da capo, ma poi? Non sapeva davvero se sarebbe riuscita a superare il fatto che era stato a letto con un’altra. Quel pensiero improvviso le fece nuovamente male.

“Chi è lei?” chiese all’improvviso.

“Lei?” disse Orlando deglutendo. Aveva capito benissimo.

“Sì hai capito. Lei!” rimarcò Aylén. Bisognava parlarne ignorare la faccenda non serviva affatto.

Lui cominciò davvero ad agitarsi, vagava con lo sguardo incerto e avrebbe voluto tagliar corto subito su quell’argomento.

“Che importanza ha? E poi non voglio parlare di lei, non me ne frega niente, non ha avuto nessun significato per me, è solo uno sbaglio di cui non mi pentirò mai abbastanza”.

“Io devo sapere e devo capire, altrimenti non riuscirò mai ad andare oltre e non riuscirò a perdonarti” gli rispose seria la ragazza.

“Che cosa vuoi sapere esattamente” le chiese lui passandosi una mano sulla nuca e grattandosi un po’ la cute sospirando forte. Si sentiva così a disagio.

“Voglio sapere chi è. Voglio sapere perché. E voglio sapere che cosa hai provato. Del resto tu hai visto Hans e io ho il diritto di sapere”.

Se all’inizio di quello che lei aveva detto lui aveva deglutito imbarazzato per la seconda volta, quello che aveva detto alla fine gli aveva acceso un campanellino assai maligno in testa.

“Sei… sei stata a letto con lui?” le chiese quasi timoroso della sua risposta.

Aylén alzò lo sguardo, e guardandolo dritto negli occhi gli rispose di sì. Non era una sfida, né una ripicca, doveva capire e sapere se lui pretendeva da lei una cosa che era a sua volta disposto a darle. Le chiedeva perdono e comprensione, lei doveva capire se era disposto a fare altrettanto o se era solo egoista.

Orlando ebbe un moto violento di stizza. Un muscolo gli guizzò sulla mascella e si girò di scatto dandole le spalle. Stava disperatamente cercando di dominare la furia rabbiosa che lo stava facendo letteralmente tremare. Non poteva certo essere cambiato in pochi giorni e non poteva certo reagire come niente fosse. Assurdamente aveva sperato che non fosse accaduto e ora quello che provava era terribile. Cominciò ad avere idea di come si potesse essere sentita lei. Per quanto potessero parlare e discutere, le cose si capiscono realmente solo ed esclusivamente quando si provano sulla propria pelle.

Aylén agitatissima aspettava che le dicesse qualcosa, sapeva di aver rischiato molto a fare quella sparata, ma a suo avviso era una cartina di tornasole irrinunciabile per poter sbloccare tutta la situazione.

Orlando non riusciva a parlare era bloccato e respirava male.

“E’ così” cominciò a dire Aylén con una calma davvero irreale “Se fai qualcosa di sbagliato tu, tu che sei uomo, si deve soprassedere, perdonare, capire. Se faccio io la stessa cosa allora è tutto diverso vero?”.

“Non mettermi in bocca cose che non ho detto” fu la risposta che riuscì a tirare fuori lui con fatica, senza girarsi.

All’improvviso aveva da farle le stesse domande che le aveva posto lei.

“Perché?” le chiese all’improvviso girandosi.

“E’ quello che ti ho chiesto io, rispondi prima tu”.

Orlando era come ubriaco, non capiva più niente, era una situazione così difficile e così delicata che sarebbe bastato un nonnulla per far scatenare nuovamente una delle solite liti furibonde.

“Non posso parlarne ora! Mi devo prima calmare” disse esasperato.

“Che vuoi fare? Vuoi andare via? Vuoi scappare ancora una volta?” le chiese lei che temeva una reazione del genere.

“Sto così male che ho paura di quello che potrei dire” rispose lui con estrema sincerità, poi con un’autentica nota di disperazione e con lo sguardo davvero addolorato e perso nel vuoto disse “Come cazzo abbiamo fatto? Perché siamo arrivati a farci tutto questo? Cristo! E’ senza senso!”.

Vederlo così non dava ad Aylén né soddisfazione, né la faceva sentire meglio, anzi la faceva stare anche peggio, ma era necessario che lui capisse fino in fondo.

“Forse hanno ragione i ragazzi quando dicono che siamo solo due persone immature, troppo simili e forse anche un po’ egoiste. Senza contare il fatto che abbiamo bruciato tutte le tappe troppo in fretta senza rispettare i giusti tempi…” disse lei con la voce appena tremante perché quello che aveva appena detto suonava tristemente come un epilogo conclusivo.

Lui respirò ancora un po’ per calmarsi e poi finalmente parlò esprimendo i suoi sentimenti “Sì è vero, se analizzi la cosa sezionandola pezzo per pezzo può sembrare che è tutto uno sbaglio. Una specie di corsa a rotta di collo senza fermarsi a pensare. E’ vero, molto probabilmente io non sono tanto maturo e tu neanche, ma non è una colpa mortale, si può anche crescere, soprattutto con l’esperienza e attraverso gli sbagli. Io non voglio affatto scappare, non questa volta. Ma sto troppo male”.

“Anche io sto male che credi? Mica mi sto divertendo!” rispose lei contrariata.

Fu allora che lui capì che bisognava fare una scelta in un senso o nell’altro.

Si girò nuovamente verso di lei  e con grande fatica parlò. Le spiegò di quanto fosse coinvolto emotivamente con lei. Era una cosa diversa da tutte quelle passate, che lo aveva portato ad essere estremamente possessivo e molto insicuro. Così tanto da fare l’enorme sbaglio di volerla plasmare a suo piacimento, per poterla avere sotto controllo. Quando invece si era reso conto che non era affatto possibile si era talmente arrabbiato che aveva avuto il desiderio di dimostrare a se stesso che poteva benissimo fare a meno di lei e s’era lasciato coinvolgere in quella specie di assurdo tradimento che invece gli aveva confermato l’esatto contrario di ciò che voleva dimostrarsi e cioè che l’amava e che non voleva affatto stare lontano da lei. Le disse anche avrebbe dovuto lavorare su se stesso e sulla sua assurda gelosia che lo portava a dei comportamenti sbagliati e molto egoistici.

Aveva gli occhi lucidi e a lei parve sincero e molto addolorato. All’improvviso sentì una sorta di stanchezza e sentì il desiderio di dirgli la verità, aveva avuto la sua reazione e lei non ce la faceva almeno per il momento ad ascoltare altri particolari, tipo chi fosse l’altra e che cosa avesse provato lui insieme a lei.

“Non sono andata a letto con Hans” disse sospirando.

“Come?” fece lui scattando.

“Non ti arrabbiare, non era un dispetto volevo solo che capissi” disse Aylén stancamente. Cominciò a sentire nuovamente il desiderio di essere sola, temeva una dura reazione da parte di lui.

Ma lui non si arrabbiò. Era troppo felice, ma nello stesso tempo si sentiva terribilmente in colpa, perché se prima in un certo senso si sentiva in una sorta di situazione paritaria, ora era di nuovo da solo nel torto marcio, in più aveva ancora addosso la dolorosa sensazione che aveva provato e che si rendeva conto di aver inflitto a lei.

Rimase in silenzio non sapendo che dire, non poteva gioire né chiedere perdono per l’ennesima volta, era davvero in difficoltà.

Fu nuovamente Aylén a parlare.

“Lo so che ti aspetteresti da me una risposta o un segnale, ma ancora non ce li ho. Insomma mi ci vuole tempo per capire se posso davvero passare sopra a questa cosa. E comunque anche io dovrò lavorare sulla mia gelosia che è sbagliata quanto la tua e non sono cose che si risolvono in due giorni” gli disse.

“Non sono arrabbiato e ti lascerò tutto il tempo che vuoi” le rispose lui piano, poi aggiunse indicando la lavasciuga “Non appena questo aggeggio avrà asciugato la mia roba torno a casa”.

Sembrava rassegnato e fece per uscire da quel bagno che era stato teatro di quel grande chiarimento che in qualche modo alla fine era venuto fuori.

Aylén, che si sentiva completamente svuotata, provò un gran senso di smarrimento dentro di sé. Non era ancora pronta al perdono completo, ma lo amava così tanto e gli era mancato in maniera tremenda. Non aveva mai voluto ammetterlo, neanche con se stessa, ma era proprio così. Come lui le aveva confessato anche lei era sopraffatta da ciò che provava, che era decisamente più forte della sua volontà e del suo orgoglio.

Lo superò e gli si mise davanti quindi seppur un po’ incerta gli disse: “E se io non volessi che tu andassi via… resteresti qui con me?”.

Lui sorrise appena, era molto felice di quella richiesta, ma le disse: “Sarebbe meglio di no”.

“Perché?” gli chiese Aylén stupita.

Allora lui cercò di dirglielo nel modo più giusto possibile perché lei non fraintendesse le sue parole “Se io rimango, sappiamo benissimo come andrebbe a finire e io vorrei che tu prima fossi sicura ti potermi perdonare, mi capisci?”.

“Si” gli disse lei. Sembrava che gli avesse dato ascolto, ma non era affatto così. Gli cinse la vita intrecciando le braccia dietro la sua schiena alzò un po’ la testa per guardarlo negli occhi e aggiunse in un soffio “Non voglio lo stesso che tu vada via”.

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Capitolo 30
*** Capitolo 30 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

NOTA:  Io sinceramente non so più che dirvi per ringraziarvi e davvero continuo a pensare che date troppo conto ai miei sproloqui però son contenta che proviate emozioni nelle leggere come io le ho provate nello scrivere bacione GRANDE a tutte  GRAZIE Roy (le tue parole mi hanno commossa grazie a te tesorina anche tu sei una persona speciale *_*) GRAZIE Frodina!! ( non ti preoccupare s vai di corsa i tuoi commenti sono comunque super graditi^^) GRAZIE Candy ( sei stata gentilissima a fermarti e lasciare un commento benvenuto su EFP e grazie ancora^^) GRAZIE Conty ( doppio grazie per il doppio commento se ti sei emozionata spero che continuerai con questo cap .... ma anche con i prossimi io c'ho provato a farli tali! Grazie di avermi anche tu fatta emozionare con le tue parole^^) GRAZIE Azu!!!(per tutto e tutto ancora e tu sai !!) e come sempre GRAZIE a tutti Buona lettura^_^

 

 

 

Capitolo trenta

 

Orlando non era impazzito, né disdegnava certamente il fatto che Aylén si stesse lasciando andare così dopo quel chiarimento che era stato molto importante, ma non del tutto conclusivo, né tanto meno risolutivo delle loro numerose problematiche. Proprio in virtù di quello che lui stesso aveva provato, quando lei mentendo le aveva detto di essere stata a letto con Hans, non voleva assolutamente che rimassero cose sospese tra loro. Se il rapporto avesse dovuto riprendere, doveva essere solo ed unicamente quando avrebbero appianato tutte le cose. Ciò nonostante era abbastanza dura per lui, lei lo stava abbracciando e aveva appoggiato la testa nell’incavo della sua spalla, lui aveva contraccambiato quell’abbraccio. Erano rimasti fermi così, l'uno nelle braccia dell'altro senza più parlare. Aylén stava evidentemente aspettando una sua risposta o una sua mossa, Orlando stava cercando la maniera più dolce è più appropriata per dargliela. C’era il rischio che lei fraintendesse, era un delicatissimo gioco di equilibri dove anche una sola virgola fuori posto poteva far precipitare la situazione.

Cominciò a carezzarle la testa con fare protettivo e poi alla fine le disse: “Aylén, credimi vorrei restare, ma…” e si bloccò, non era facile per niente.

Lei scostò la testa dalla sua spalla e lo guardò dritto negli occhi “Ma?” le chiese leggermente ansiosa.

Orlando sospirò appena “Non voglio che tu pensi che io non sia capace di darti il tempo che ti serve” cominciò a dire “Vorrei che tu capissi che sono anche capace di rinunciare a certe cose per dimostrarti che ci tengo davvero a te”.

“Ma ti ho chiesto io di rimanere” gli disse lei che non voleva proprio che se ne andasse. Non lo sapeva neanche lei precisamente che cosa volesse davvero, ma aveva così tanto bisogno di stare tra le sue braccia e non voleva pensare ad altro in quel momento. Inoltre le era come presa una sorta di struggente nostalgia mista ad una specie di paura. Paura che lui andasse via e magari andasse da quell’altra. Un pensiero assurdo, ma così umano e forse in un certo senso comprensibile. Inconsciamente, anche se non aveva mai voluto pensarci né tanto meno ammetterlo, spesso, una considerazione le aveva sfiorato la mente, aveva vagliato anche l’ipotesi che lui fosse andato con un’altra anche se pur in minima parte per colpa sua. Erano quelli i suoi momenti di fragilità peggiori, quando l’incertezza l’assaliva e le faceva vedere le peggio cose, distorcendo del tutto la realtà.

Vederlo, averlo avuto in casa sua, essersi resa conto che nonostante tutto anche lui soffriva, che teneva ancora a lei, aveva letteralmente sbriciolato le sue difese e ora si sentiva fragile e bisognosa di conferme oltre che di affetto.

Anche in questo erano così tremendamente simili, orgogliosi e puntigliosi, ma anche fragili e molto indifesi, abituati entrambi a portare una bella maschera che li aiutava nella giungla quotidiana a non mostrare il loro lato debole. Inoltre tutti e due facevano ancora fatica ad aprirsi del tutto, anche se comunque sembrava che si fossero messi d’impegno per provarci. Quella sera ne era giusto una bella prova.

Quel delicato momento fu interrotto dal suono molesto della lavasciuga che aveva finalmente terminato il suo programma.

“E' pronta la tua roba” disse Aylén staccandosi da lui e aprendo il cestello per estrarre i vestiti finalmente asciutti, nel farlo però si rese conto di aver fatto un'enorme sciocchezza e la sua reazione, forse a causa del forte stress emotivo fu davvero esagerata.

La ragazza si rese cono che aveva messo nella lavasciuga i jeans con il cellulare e il portafoglio di Orlando nelle tasche senza estrarli. Il cellulare era definitivamente defunto e il portafoglio era abbastanza incartapecorito, come doveva esserlo il contenuto.

“Oddio!” esclamò Aylén davvero dispiaciuta, portandosi una mano alla fronte.

Quando Orlando aprì il portafoglio e vide che tutte le sue otto carte di credito erano andate, che la tessera del sindacato degli attori era fusa per metà e che i suoi documenti erano da buttare, la ragazza ebbe quasi una crisi di nervi.

“Ma tu guarda che casino” cominciò a dire agitandosi e cercando di capire l'entità del danno.

“Non fa niente” provò a dirle Orlando, anche se la sua espressione non era propriamente tra le più felici.

Aylén più guardava tutta quella roba rovinata, più si agitava, prese in mano il portafoglio e le partì proprio la brocca

“Non l'ho fatto apposta giuro! Ero così arrabbiata che sopra pensiero ho infilato tutto dentro, sono veramente una stupida, ho combinato un guaio tremendo” e più parlava e più l’agitazione saliva frenetica; tanto che le venne pure da piangere, si sentiva veramente un'idiota incapace, si sentiva male e molto probabilmente era una reazione dettata da tutt'altro.

“Ha ragione mio padre, non sono capace a fare niente, e sono una persona che fa le cose senza testa” stava continuando a tirar fuori quel fiume di parole dette veloci con le lacrime che le rigavano le guance, mentre un senso di inadeguatezza le fece venir voglia si scappare a nascondersi in qualche angolino buio.

Dopo un primo momento di autentico stupore Orlando si riprese. La reazione di lei lo aveva preso davvero alla sprovvista lasciandolo un momento incapace di reagire. Non l'aveva ma vista in una simile condizione. Per la prima volta stava scoprendo il lato estremamente fragile che lei teneva nascosto. Vederla piangere poi era in assoluto una delle cose che non riusciva a sopportare. Conoscendola si rendeva perfettamente conto che doveva essere oltre il suo limite, le sue non erano le solite lacrime da donnicciola lagnosa, ma sapevano di autentica disperazione le cui radici dovevano essere assai profonde. Si domandò come diavolo non se fosse mai reso conto prima e s'arrabbiò con se stesso.

“Per favore Aylén calmati, non è successo nulla! Che vuoi che sia” le disse infine cercando di calmarla.

Ma lei non si calmava e continuava a tirare fuori quella roba rovinata inveendo contro se stessa e continuando a piangere.

Al che lui non sapendo più che fare l'abbracciò di nuovo e tenendola stretta le disse “Smetti, davvero non c'è proprio bisogno che tu la prenda così, le carte si riordinano in banca, i documenti si rifanno e il telefono si ricompera, che problema c'è?”.

“Il problema sono io, non ne faccio una giusta, non sono mai attenta e mi faccio sempre dominare dal mio carattere di merda! Eccolo lì qual' è il problema” disse lei che era proprio andata e stava singhiozzando.

“Via ora esageri” provò a dirle lui che si sentiva come impotente di fronte a quella situazione.

Ma lei era entrata in un vortice da cui non usciva più.

“Tanto sei gentile solo perché sto piangendo, anche tu me lo ripeti in continuazione che ho un carattere di merda e anche tu come mio padre pensi che sono un'impulsiva  senza cervello!”.

“Prima di tutto non sono affatto gentile perché piangi, casomai sono mortificato nel vederti star male e me ne dispiace dato che credo di esserne la causa principale, anche se come valvola di sfogo hai preso a pretesto il mio portafoglio. Secondo non vorrai davvero dare conto alla stronzate che dico quando sono incazzato vero? No, perché ho anche io un discreto carattere di merda se proprio vogliamo essere precisi e fare outing. E se c'è qualcuno  veramente senza cervello che ha fatto veramente delle gran cazzate, mi dispiace ma quello sono proprio io!”.

Orlando aveva parlato molto seriamente e anche leggermente risentito, ovviamente verso se stesso, non si sa come ma da Aylén scappò un sorriso tra un singhiozzo e l'altro  “E' incredibile, dobbiamo anche competere sul fatto di chi sia peggio?” disse infine.

Al che scappò da ridere anche a lui “Credo che non ci sia storia, in questo caso stravinco io” le rispose.

“Io non ne sarei tanto sicuro” aggiunse la ragazza.

“Potremo anche finirla di auto incensarci, serve un po’ a poco, non credi?” disse Orlando con tono saggio e si stupì lui stesso di come stava parlando, sembrava quasi un adulto.

Aylén si passò una mano sugli occhi e tirò su col naso “Ti lascio vestire” disse infine.

Lui annuì e le diede un bacio sulla guancia giusto per finire di tranquillizzarla, poi lei uscì dal bagno.

Non appena Orlando si poté rinfilare i suoi boxer provò un'autentica sensazione di pura goduria. Prima di allora non era mai riuscito ad apprezzare la piacevole delicatezza del cotone sulla pelle, ma quella dannatissima tuta aveva ridato valore anche ad una simile sciocchezza. Quando si fu vestito di tutto punto, si rese conto che non sapeva dove Aylén gli avesse messo le sue adorate scarpe da ginnastica, quindi scalzo scese di sotto.

Ci fu un'altra scena di panico, lei aveva messo le scarpe fuori, ma fuori pioveva  a dirotto e naturalmente le All Star erano intrise d'acqua. Aylén ricominciò a dirsi che era proprio deficiente e Orlando per sdrammatizzare scoppiò a ridere.

“Credo che dovrò rimanere per forza” disse alla fine sempre sorridendo e grattandosi la testa.

Lei lo guardò appena contrariata e anche un po’ ferita da quella risposta che aveva mal interpretato.

Lui la capì al volo e decise di mettere le cose ben in chiaro una volta per tutte.  Le si avvicinò e guardandola con un'espressione molto seria le disse altrettanto seriamente “Nonostante tutto io credo e spero che mi capirai. Io non ho mai, e dico mai una sola volta scisso l'atto puramente fisico da quello che provo per te. Credo che sia stato così fin dalla prima volta, anche se allora non lo sapevo, perché non me ne rendevo conto. Ora potrei benissimo salire su e venire a letto con te, ma ho paura che tu ancora non sia pronta per riaccettarmi anima e corpo e scusami, ma io voglio tutto o niente. Non me ne frega niente che tu venga con me per un attimo di debolezza, non m’interessa, quindi per favore non fare quella faccia come se io non ti volessi perché porcaccia miseria non è affatto così!”.

Quindi attirandola se prese a baciarla così intensamente che a lei le si piegarono le ginocchia. Orlando si dominò e si trattenne a stento dal prenderla metterla sul primo piano d'appoggio disponibile per fare l'amore con lei. Non è che fosse fatto di legno né che non la desiderasse, si rendeva solo perfettamente conto di quanto fosse fragile e insicura in quel momento. Quando si accorse che stava lui stesso per cedere del tutto, si allontanò dalla ragazza e prima che lei potesse dire alcun che, si spiegò: “Questo dovrebbe averti dato vagamente l'idea del fatto che non è che io non abbia voglia di fare l'amore con te, ma capisci che non è il momento adatto? Sei troppo confusa e troppo debole. Non voglio che domani mattina svegliandoti tu mi guardi male pensando di aver fatto una gran cazzata. Preferisco non farlo e vederti serena. Quindi rimango, ma dormo… e per conto mio.” specificò molto deciso, quindi continuò finendo di spiegarsi “Se potessi, ti giuro che farei il romantico e ti direi di dormire insieme, ma non sono affatto… come si suol dire, un santo e con te nello stesso letto non ci posso proprio stare perché tanto sono matematicamente certo che alla fine non dormiremmo affatto, quindi se mi sistemi da qualche parte credo che sarà la soluzione ottimale”.

Aylén pensò che forse non aveva affatto tutti i torti, lei stessa era davvero molto provata e molto contraddittoria. Finì col dargli ragione. Forse sarebbe stato davvero uno sbaglio e forse lei si era troppo fatta prendere la mano. Così si ritrovò a ringraziarlo e a apprezzare il suo comportamento.

Siccome c'erano solo due camere, quella di Aylén e un'altra che però non era arredata, Orlando finì nel divano al piano inferiore nel salottino adiacente l'ingresso. Divano che non era affatto comodo né tanto meno uno di quelli che si aprono per diventare letto. Era solo un divanetto neanche tanto grande. Prima di andare a dormire lei gli aveva fatto magiare quello sformato di patate e prosciutto che lui aveva sembrato gradire così tanto. Prima di lasciarlo con un cuscino e una copertina di cotone fiorita scovata nell'armadio, Aylén non aveva resistito e gli aveva dato il bacio della buonanotte. Lui non aveva protestato. Aveva lasciato che lei gli passasse una mano sulla guancia che poi era scivolata dietro, sul collo, mentre le loro labbra si erano unite in bacio molto casto e affettuoso, che in due secondi si era trasformato in tutt'altro, visto che lei aveva subito passato la punta della lingua sul suo labbro superiore e che Orlando aveva subito aveva subito schiuso la bocca, rispondendo a quel richiamo così familiare, lasciando che lei la invadesse del tutto, baciandolo con la stessa intensità con cui l'aveva baciata lui prima.

Nonostante tutto la loro attrazione era rimasta decisamente inalterata e prepotente e combatterla era comunque un'impresa piuttosto difficile.

Quando si resero conto che erano troppo vicini ad un punto di non ritorno, simultaneamente e con una certa fatica si staccarono, rimanendo un attimo a guardarsi con un'espressione tipo: Ma che cavolo stiamo facendo? Ma avevano parlato, avevano di comune accordo preso una decisione, ripromettendosi di cercare di fare le persone adulte e riflessive, quindi lei entrò in camera sua e lui prese le scale per andare a dormire di sotto.

 

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Capitolo 31
*** Capitolo 31 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

NOTA:  GRAZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZIE!!! ^_________^ siete  stratosferiche!! GRAZIE Roy (resisisti superpanibalda mia che tra poco arriva la serie caria denti tutta x te^^ ... tra un pò...) GRAZIE Frodina!! ( non sai che piacere mi fa sentirti dire che la mia storia è umana perchè nel mio piccolo è proprio quello che tento di fare^^) GRAZIE Anjulie ( sei fantastica e spero di cuore che quanto prima tu possa essere più tranquilla^^) GRAZIE Conty (il busto di bronzo lo faccio ma io a t e alle tue recensioni che mi fanno morire!!) GRAZIE Sara (sono contenta che l'Orlando "gentiluomo" sia stato di tuo gradimento^^) e come sempre GRAZIE a tutti Buona lettura^_^

 

 

 

 

Capitolo trentuno

 

Dormire su quel divano, che tra altro era anche decisamente corto, era stata per Orlando una tortura tremenda. All’inizio non aveva preso sonno perché era agitato per vari motivi. Aveva cominciato col chiedersi se fosse diventato definitivamente pazzo per ritrovarsi su quel trespolo che molto ottimisticamente era stato denominato divano, quando di sopra c’era un bel letto comodo, dove la donna che amava lo avrebbe accolto a braccia aperte, se lui spinto da nobili sentimenti, non si fosse incaponito a voler fare in maniera diversa.  Ne convenne che aveva decisamente la testa troppo dura e che ora di cambiare registro.

Dopo queste considerazioni cominciò invece a ripensare ad Aylén e alla sua fragilità. Quando tempo prima lei gli aveva detto che lui non aveva capito niente, aveva perfettamente ragione. Non aveva proprio capito nulla di lei e questo lo faceva stare parecchio male. Come aveva potuto starle accanto e non rendersi conto di certe cose? Non avevano parlato abbastanza e avrebbero dovuto rimediare. Si trovò a riflettere sul fatto che quella ragazza era davvero una miniera di sorprese. Era aggressiva, ma anche indifesa, ironica e dispettosa, provocante e sensuale, ma a volte l’aveva scoperta addirittura timida. Era decisamente una persona particolare e complessa, ma unica e dannatamente intrigante. Per la prima volta si rese conto che era proprio quell’insieme di cose che l’avevano fatto innamorare e nello stesso tempo gli avevano messo addosso due  sensazioni differenti: la voglia di scappare e la voglia di tenersela stretta e cambiarla. Dominic ci aveva visto proprio bene. Fin da quando l’aveva conosciuta aveva avuto paura di lei perché si era perfettamente reso conto che lo aveva preso in tutti i sensi e più andava avanti e più ne era preso. Il carattere abbastanza forte e molto indipendente di lei lo faceva sentire indifeso, nel senso che il loro rapporto era molto paritario e quindi lui non poteva avere la supremazia che avrebbe voluto e a cui era solitamente abituato. Tutto questo aveva scatenato la sua latente possessività, sorella gemella della gelosia, che avevano causato tutto quel gran casino. Dovette ammettere con se stesso che se lei avesse cambiato lavoro e se lo avesse assecondato di più, lui ne sarebbe stato felice, ma era un discorso che non stava in piedi. Aylén non era una bambola, ma una persona e come tale andava trattata.

In più c'era il suo enorme senso di colpa che lo faceva sentire veramente male. Quello che aveva fatto era di una gravità estrema e se ne era perfettamente reso conto, soprattutto dopo quella giornata. La cosa che lo faceva star peggio in assoluto era che suo malgrado, la realtà dei fatti era che se Aylén si fosse comportata come lui aveva fatto con lei, non l'avrebbe perdonata. Proprio così, lui non ci sarebbe riuscito, non sarebbe passato sopra al fatto che fosse andata a letto con un altro uomo. Era stato durissimo ammetterlo, ma era la realtà. Cominciò a chiedersi come poteva pretendere da lei un perdono che lui non le avrebbe dato ed ebbe paura, una paura folle. Temette che quella fosse davvero la fine di tutto. Non si sentiva neanche in grado di continuare a chiedere scusa, era troppo comodo da parte sua, di fatto non c'erano scusanti. Era disperato perché non sapeva proprio che cosa fare e soprattutto come uscirne.

E' quindi chiaro che di dormire non se ne parlava proprio.

Alla fine stremato allo stress all'alba piombò in un sonno dal sapore comatoso, come se il suo cervello avesse voluto staccare di netto la spina per dargli tregua.

Anche Aylén aveva dormito molto poco ed facile intuirne i motivi, così verso le nove della mattina seguente, stufa di stare nel letto a rigirarsi si era alzata. Era scesa al piano di sotto dove Rambo l'aveva accolta mugolando, evidentemente aveva bisogno di uscire per fare i suoi bisogni, la ragazza gli fece segno di fare silenzio e lo prese per il collare portandolo verso la porta facendolo uscire in giardino. Fuori, dopo quel temporale esagerato, splendeva un bel sole luminoso ed il cielo era terso e limpido, si prospettava una splendida giornata all'insegna del bel tempo. Era sabato e Aylén si fermò  pensare che probabilmente molta gente sarebbe andata in spiaggia a Santa Monica per il  week end. Rientrò in casa e andò a controllare Orlando. Lo trovò che dormiva a dire il vero in una posizione un po’ precaria ma molto profondamente. Aveva l'espressione abbastanza serena e il suo sonno sembrava tranquillo. Si fermò ad osservarlo. Aveva la testa leggermente reclinata da un lato e i capelli abbastanza scomposti, evidentemente doveva indossare solo i boxer, dato che il torace era scoperto e senza maglietta, del resto faceva caldo e lei non aveva il condizionatore. La copertina di cotone fiorita era attorcigliata coprendolo dal bacino in giù, ma lasciando fuori una gamba, mentre l'altra era rimasta come intrappolata nella stoffa. Entrambe i piedi erano scoperti e fuori dalla lunghezza divano che era decisamente troppo corto per lui. Era evidente che doveva essere scomodissimo, nonostante ciò comunicava serenità vederlo dormire tranquillo. Rimase qualche minuto a guardarlo, non poté fare a meno di costatare era davvero bello, ebbe come la tentazione di andare a svegliarlo, ma non lo fece, piuttosto si impose di andare in cucina a preparare il caffè e qualcosa da mangiare.

Il suo stato d’animo era strano, indefinibile. Se da una parte era consapevole di essere innamorata di lui, tanto da non riuscire a stargli vicino senza poter fare a meno di volerlo di nuovo, dall’altra si rendeva conto che ciò che lui aveva fatto aveva creato una rottura che poteva essere insanabile.

Non aveva voluto che se ne andasse, ma adesso sapeva che non era certa di tornare insieme a lui, non per il momento almeno. Se solo si fermava a pensare sul fatto che era stato a letto con un’altra donna, si sentiva morire. Come aveva potuto? Ma soprattutto era stata la prima volta oppure l’aveva tradita da sempre?

Si dice che il tradimento fisico è meno grave di quello mentale, ma lei stava ugualmente male e poi non sapeva niente di chi fosse l’altra, di come erano andate le cose, come poteva giudicare, ma soprattutto come poteva dimenticare?

Avrebbe voluto sapere, chiedergli tutto, ma poi non aveva avuto il coraggio e ora non sapeva che fare, che pensare. A dire la verità non sapeva neanche come comportarsi quando si sarebbe svegliato. Sospirò e accese il fuoco per scaldare l’acqua per il caffè.

Orlando, nell’altra stanza, intanto stava sognando.

Se Freud fosse stato il suo psicanalista avrebbe detto con certezza e senza sbagliare che il suo sogno altro non era che una proiezione del suo subconscio, una trasposizione di un suo reale desiderio. Sognava di essere con Aylén in spiaggia, a casa sua, e stava sognando che ridevano insieme raccontandosi di come quello che era accaduto fosse solo uno scherzo, una cosa mai accaduta e solo immaginata. Sentiva, nel sogno, un senso di sollievo come se un gran peso lo avesse abbandonato. Meno male che tutto quel casino non era reale, non avevano mai litigato, lui non era mai stato a letto con Elodie e loro continuavano a ridere insieme.

Ma stava solo sognando era in piena fase rem.

Ad un certo punto qualcosa di umido che si trastullava con i suoi pedi lo strappò da quella visione idilliaca facendolo svegliare. Rambo, che era rientrato in casa dalla porta di servizio lasciata incautamente aperta da Aylén, era tornato alla carica nell'occuparsi amorevolmente delle sue estremità.

Orlando aprì gli occhi con fare incerto, se li stropicciò un poco e poi confuso si guardò intorno, fece per mettersi a sedere ma una fitta lancinante alla schiena lo obbligò a rimanere immobile facendolo imprecare a denti stretti. La sua schiena, già di per se molto delicata, aveva subito un duro affronto ad essere costretta in quella posizione per tutto quel tempo e ora gli stava facendo vedere le stelle e anche buona parte dei pianeti del sistema solare e non. Provò a stirarsi, ma la faccenda non migliorò, tanto che un gemito gli scappò di bocca, mentre Rambo prese ad abbaiare.

Nel sentire il cane che abbaiava Aylén andò di corsa in salotto e lo brontolò a dovere cacciandolo in giardino.

Poi si rivolse ad Orlando scusandosi “Mi dispiace, quel cane è tremendo riesce sempre a fregarmi! Vuoi dormire ancora?” gli chiese infine.

Il ragazzo scosse la testa in segno di diniego e provò a mettersi seduto, ce la fece abbastanza bene anche se il mal di schiena gli fece contrarre il viso in una smorfia. Non era un lagnone e con la sua schiena conviveva abbastanza bene anche quando il dolore lo infastidiva, sapeva anche che di lì a poco e con un paio di esercizi gli sarebbe passato quasi del tutto, era un tributo minimo che era ben contento di poter pagare in confronto al fatto che avrebbe potuto rimane per sempre in una sedia a rotelle, ma lei se ne era accorta “Che c'è? Ti fa male la schiena?” gli chiese preoccupata.

“Solo un pochino, deve essere stata la posizione” disse lui minimizzando.

“Hai bisogno che faccia qualcosa? Come posso aiutarti?” gli chiese nuovamente lei con premura.

“No, davvero non è niente… piuttosto se si potesse avere del caffè  lo gradirei molto” disse Orlando sbadigliando, aveva dormito si e no tre ore, era a pezzi.

“Sì, l'ho appena fatto, te lo porto subito” disse lei andando spedita in cucina.

Orlando si distese di nuovo e portò le ginocchia al petto stringendole forte con le braccia, in quel modo come gli avevano insegnato, inarcuava perfettamente la spina dorsale stirando il muscoli e facendo scrocchiare le ossa. Era un esercizio ortopedico molto semplice e molto efficace al termine del quale si sentì già notevolmente meglio.

Quando Aylén rientrò era nuovamente seduto e pareva leggermente più rilassato.

La ragazza gli porse il caffè e lui lo prese sorridendo e ringraziandola, quindi cominciò a sorseggiarlo mentre nel contempo la osservava.

Si era seduta di fronte a lui, in una poltroncina. I lunghi capelli erano legati in due code basse e le ricadevano una davanti e una dietro. Il viso era piuttosto stanco, anche lei aveva dormito poco, ma sembrava abbastanza tranquilla. Indossava un paio di pantaloni di una tuta piuttosto larga ed era scalza. Sopra portava una delle sue solite canottierine di filo di scozia bianca. La cosa che lo fece sorridere è che indossava anche il reggiseno e capiva perfettamente perché; non voleva provocarlo, ma tanto lui sapeva benissimo che cosa c'era sotto, conosceva perfettamente ogni centimetro di pelle del suo corpo, se chiudeva gli occhi lo avrebbe potuto vedere con chiarezza in ogni minimo particolare, tanto che sarebbe stato capace di disegnarlo a mente. Quel pensiero gli provocò un brivido, con relativa contrazione lombare, cercò immediatamente di concentrarsi su qualcos'altro, ma era difficile, anche perché ce l'aveva proprio davanti.

Simulò un colpo di tosse e con indifferenza le porse la tazza di caffè vuota, lei la prese e l'appoggiò da una parte.

“Come va la schiena?” gli chiese lei distrattamente.

“Bene” disse Orlando poi si alzò.

“Vado fuori dal cane” le disse lasciandola sola.

Aveva avuto bisogno di allontanarsi. Quel risveglio brusco da quel sogno così bello, ma così lontano dalla realtà lo avevano scombussolato parecchio. La voglia di starle vicino, ma non in quel modo così anomalo, così imbarazzato, come se ogni cosa fosse sbagliata o fuori posto, come il suo desiderio di poco prima, lo facevano stare male.

Era uscito in giardino scalzo dopo essersi rivestito e aveva preso a giocare con Rambo che non la smetteva di amoreggiare con i suoi piedi. Questa cosa lo faceva ridere e in un certo senso lo rilassava.

Aylén lo osservava dalla porta finestra di cucina in preda a due sentimenti contrastanti, la voglia di andare da lui mettendosi  a ridere e scherzare, e la voglia di chiedergli di andarsene. Aveva voglia di stare di con lui, di abbracciarlo e di fare l’amore, ma allo stesso tempo aveva voglia di picchiarlo ferirlo e dirgli le peggio cose.

Quella mattina dopo una notte insonne e lo stress emotivo del giorno precedente, s’era svegliata così, in preda ad un’altalena impazzita si sentimenti e di sensazioni che la rendevano  incerta ed insofferente, ma soprattutto cupa e strana.

Si rimproverò aspramente la sua debolezza della sera precedente, ma dovette ammettere che i suoi baci le erano piaciuti, che stare tra le sua braccia era una delle cose che le erano mancate di più.

Cominciò a fare strane congetture sul perché lui si fosse trattenuto dall’andare oltre e avesse deciso di dormire su quel divano scomodissimo. Certo le aveva detto che prima voleva il suo perdono, ma era davvero così?

Un pensiero assurdo e sinistro le traversò la mente. E se lui fosse stato combattuto tra lei e l’latra, proprio come era accaduto quando erano in Spagna? E se lui fosse andato lì da lei solo per rimorso, o solo per capire chi delle due volesse veramente?

Un’angoscia devastante s’impadronì di lei, quelle congetture le avevano fermato la circolazione sanguigna.

Doveva capire subito come stavano le cose, e appena lui fosse rientrato in casa, si ripromise di farlo.

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Capitolo 32
*** Capitolo 32 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

NOTA: In ritardo ma ci sono e vi ringrazio ancia tutte di cuore!! GRAZIE Roy (Roy capitolo x te ^^ spero che tu gradisca...) GRAZIE Frodina!! ( eheheheh vedrai che qualcosa accade^^) GRAZIE Anjulie (grazie ancora per tutto non so più come dirtelo^^) GRAZIE Conty (ho letto la mail non ho parole scusa ma sono in ritardissimo stasera ti rispondo domani per bene e intanto ti dedico il capitilo!!)  Buona lettura a tutti! ^_^

 

 

 

 

Capitolo trentadue

 

Orlando rimase più di un’ora a rotolarsi in giardino con Rambo, cercando di dissuaderlo dal leccargli i piedi e ridendo di gusto. Quando fu del tutto rilassato decise di rientrare in casa. Non sapeva bene che fare, se provare a parlare di nuovo con Aylén o se andarsene. Gli sembrava che tutto potesse essere giusto o sbagliato, non sapeva davvero come muoversi anche perché lei aveva un comportamento molto strano.

La trovò nel salottino seduta sul divano, decisamente persa nei suoi pensieri, con un’aria quasi sofferente e questo gli fece male. Di colpo la sua rilassatezza scomparve, lasciando il posto ad un misto d’ansia e di preoccupazione. Si sedette accanto a lei e passandosi le mani nei capelli disse: “Forse è meglio che me ne vada, avevamo stabilito che devi avere del tempo e credo che sia giusto dartelo”.

Lei rimase ancora silenziosa poi d’improvviso si girò verso di lui e gli disse “Non è che ti stai innamorando di lei?”.

Orlando la guardò esterrefatto “Ma che dici? Assolutamente no!” rispose come se gli avesse chiesto un’assurdità enorme.

“Però tra noi è cominciata così!” affermò lei.

Orlando si sentì morire, ora ci voleva anche questa paranoia a complicare ulteriormente le cose e si accorse che per lei doveva essere una bella paranoia dura perché aveva davvero lo sguardo preoccupato e addolorato.

“Per l’amor di Dio! Non puoi davvero pensare una cosa simile! NO! No, mille volte no!” le rispose agitato, costernato, preoccupato e impaurito.

Quindi continuò “Io non so come dirtelo, non so spiegarlo neanche a me stesso, in realtà non mi piace nemmeno quella. Non ho mai pensato a lei in quei termini neanche una volta, si tratta solo di un errore enorme commesso per pura stupidità!”.

“Se non ci volevi andare allora spiegami come mai ci sei andato, spiegami come mai lei ti pure fatto un succhiotto e tu non glielo hai impedito e soprattutto spiegami perché non hai voluto fare l’amore con me ieri sera” gli chiese lei pacata ma tagliente.

Orlando si sentì male. Eccoci! pensò costernato.

“Non ho nessuna intenzione di parlare di una cosa che se ci ripenso mi fa anche abbastanza schifo! Lei non è mai stata niente e non sarà mai niente per me. Paragonare ciò che provo per te con ciò che è stato con lei non ha senso. A te ti amo, per lei non provo niente se non il rimpianto di averci fatto una cosa squallida che mi fa vergognare di me stesso”.

“Io non ti credo” gli rispose lei calma.

“Questo purtroppo lo sapevo già” rispose lui mogio.

“Non hai comunque risposto ad una mia domanda. Perché non hai voluto fare l’amore con me?”.

“Per rispetto Aylén, è così difficile da capire? Lo vedi che non sei affatto pronta? Lo vedi che sarebbe stato un errore di cui ti saresti pentita e che avrebbe solo peggiorato le cose” gli disse lui costernato e consapevole che le cose si stavano davvero mettendo male.

Nonostante ciò Aylén continuava a pensare che lui non fosse sincero, che forse, proprio com’era accaduto con lei in Spagna, non si rendesse conto, ma che magari aveva qualche interesse per l’altra.

“Io vado via” disse Orlando prendendo le scarpe per infilarsele ai piedi.

Aylén entrò nel panico. Non sapeva se avrebbe potuto perdonarlo, non sapeva se per loro ci avrebbe potuto essere un futuro, ma sapeva che lo amava da morire e che non voleva perderlo, non senza tentare, non senza lottare, non così.

“No!” disse all’improvviso.

Orlando si girò verso di lei amorevolmente e le carezzò una guancia “Hai bisogno di calmarti, se io rimango non ti sarà possibile. Tornerò domani e parleremo ancora”.

Ma Aylén non aveva nessuna intenzione di farlo andare via, ormai s’era lasciata prendere dall’irrazionalità e sragionava completamente. Gli si avvicinò e lo abbracciò “Non andare via, non voglio” gli sussurrò.

Lui ricambiò l’abbraccio e sospirò, si trovava in una situazione così difficile e così maledettamente complicata. Per un attimo fu tentato di lasciarsi andare e non pensare a niente.

Aylén intanto si spostò leggermente al lato mettendosi in ginocchio sul divano accanto a lui. Gli cinse il collo con un braccio e gli sfiorò le labbra poi abbassò leggermente la testa in direzione del suo collo.

Orlando entrò decisamente in agitazione “Che… che fai…?” farfugliò, mentre un languore decisamente familiare gli cominciò a formicolare addosso.

“Una cosa che desidero fare da quando ti ho visto dormire” rispose lei decisa con le labbra che gli stavano già sfiorando la pelle del collo.

“Aylén…” cominciò a dire lui che stoicamente cercava di resistere “Amore… avevamo deciso di no… ti prego”.

Ma lei non si fermò affatto.

Il ragazzo afferrò con forza i lembi della coperta che era rimasta ancora sul divano, cercando disperatamente di dominarsi, ma con movimenti semirotatori della testa e gli occhi chiusi assecondavano le sue labbra che avevano preso a tormentarlo in maniera davvero difficilmente gestibile. Da prima partendo da dietro l'orecchio, poi scendendo verso la gola per poi risalire, piano, piano, come piaceva a lui.

Mentre con una mano che gli aveva infilato sotto la maglietta aveva preso a carezzarlo su tutta la lunghezza del torace fermandosi prima a stuzzicargli i capezzoli poi a massaggiarlo sulla pancia graffiandogli delicatamente la pelle, provocandogli ondate di brividi e calore.

“Forse… sarebbe meglio” cominciò a dire Orlando, ma non ce la fece a continuare, lei ora stava risalendo con le labbra verso il suo mento e stava usando anche la lingua, era decisamente troppo.

Si scosse scostandosi appena, ma ansimando molto “Non è il caso… poi ti pentiresti” riuscì a dire con grande fatica.

Lei lo guardò per niente smontata “In questo momento ti sembro forse infelice?” i chiese a pochi centimetri dal viso.

Lui aggrottò la fronte perplesso, non capiva la domanda, ma rispose ugualmente “No, perché?”.

Aylén che riprese immediatamente quello che stava facendo, gli rispose “Allora lasciami fare ciò che desidero”.

Orlando deglutì, se non era una situazione difficile quella!

“Se… se non la smetti… io…” cominciò a dire senza troppa convinzione. Convinzione che andò del tutto a farsi benedire quando lei fece una cosa che lo fece addirittura sobbalzare esclamando “Aylén… porca miseria! Così… non vale però!”.

Lei gli aveva appena finito di sbottonare i jeans liberando i boxer.

Orlando che cominciava a non capire più niente farfugliò “Sto… cercando… di farti capire che…” ma non ce la fece neanche a finire la frase. Mugolò di piacere sospirando forte, dato che Aylén gli aveva infilato una mano nei boxer e lo stava carezzando languidamente aumentando a dismisura la sua eccitazione, come se ce ne fosse stato bisogno.

“Perché non stai zitto cinque minuti!” lo rimproverò baciandolo di prepotenza.

A quel punto lui non ce la fece più e cedette. Non gli fregava proprio più niente di niente e mandò allegramente a benedire tutti i suoi nobili propositi.

Le sfilò con impazienza la canottiera e il reggiseno e li fece volare via, quindi prese a fare esattamente ciò che stava facendo lei. Completamente partito, non si conteneva più. Finì di spogliarla in fretta e furia, come se fosse in preda ad una smania incontrollabile continuando a baciarla e a toccarla, mentre lei faceva più o meno lo stesso.

Ad un certo punto, come se avesse riacquistato un barlume di lucidità ripescato chissà dove, le dovette per forza dire una cosa la bloccò e le disse serio “Prima di farlo devo dirtelo o non me lo perdonerò mai”.

Lei si fermò e con il fiato corto lo guardò dritto negli occhi “Dimmi…” gli disse lei semplicemente.

Lui respirò appena e poi d'un fiato confessò “Io non ti avrei perdonata”.

Aylén continuò a fissarlo dritto negli occhi e gli disse molto calma e sicura di ciò che stava per affermare “Non puoi saperlo perché non l'ho fatto e talvolta le reazioni che si hanno in certi casi sono molto diverse da quelle che si formulano a mente fredda”.

Lo spiazzò completamente lasciandolo senza risposta, quindi si abbassò e lo baciò molto intensamente infine gli disse a fior di labbra: “Ti amo e desidero fare l'amore con te, non ti basta?”.

Quelle parole gli provocarono un'emozione forte che gli fece sentire una specie di tonfo sordo al petto.

Sì, decisamente gli bastava.

La prese saldamente per la vita e l’aiutò con delicatezza a mettersi sopra di lui, quindi la guardò un attimo negli occhi e le disse “Ti amo anche io e ho bisogno di te”.

Cominciarono a fare l'amore stretti l'uno all'altra, con le mani e le bocche che si cercavano senza posa, con un ritmo lento, continuando a ricoprirsi di baci e carezze, come se con i loro corpi avessero voluto esprimere tutto quello che con le parole non erano ancora riusciti  a dirsi.

 

Erano le sei di pomeriggio quando dopo un lungo e profondo sonno ristoratore Orlando si svegliò. Era in camera d’Aylén, si erano spostati lì dopo aver fatto l’amore in salotto proprio sul quel divano dove aveva dormito solo poche ore. Non avevano scambiato neanche una parola, una volta nel letto dopo essersi coccolati un po’ s’erano addormentati tutti e due pesantemente. Entrambi avevano un gran bisogno di dormire e in effetti avevano dormito un sacco di ore. Aylén era rannicchiata in posizione quasi fetale, con le ginocchia leggermente piegate, appoggiata al corpo di Orlando che praticamente la teneva racchiusa contro di sé tenendola stretta con un braccio per la vita. Lei a sua volta aveva posato il suo sopra quello di lui, intrecciando la mano con la sua, l’altro braccio di Orlando era sopra la sua testa, mentre quello di Aylén era leggermente protratto in avanti, le gambe di lui erano anch’esse accavallate su quelle di lei. Orlando aveva dormito in quella posizione senza muoversi quasi otto ore, con il viso appoggiato sulla schiena d’Aylén assaporandone il profumo della pelle e godendo di quel contatto intimo e naturale che tanto gli era mancato. Quando si svegliò era intorpidito e il braccio gli formicolava tanto da fargli male, ma non si mosse di un millimetro perché lei stava ancora dormendo. In effetti, avrebbe voluto riaddormentarsi. Il suo stato d’animo era fortemente contrastato. Era insieme felice e molto preoccupato.

Aylén si mosse sospirando, lui le fece spazio liberandole la mano e scostandosi un poco, con delicatezza, e lei si mise supina continuando a dormire. Orlando arricciando il naso, si sciolse da quell’abbraccio si stirò le braccia indolenzite,  allungò le gambe sospirando, poi girò la testa e si mise a guardarla. I capelli le coprivano parte del viso. Con un dito facendo molta attenzione a non svegliarla glieli spostò. Respirava alzando e abbassando il seno con ritmo regolare. Le sue labbra erano leggermente schiuse, un braccio riposava lungo il corpo mentre aveva portato l’altro sopra la testa. Sembrava così serena e tranquilla. Improvvisamente la ragazza reclinò appena il capo da un lato e nuovamente una ciocca di capelli le danzò sul viso dispettosamente. Orlando sorrise. Gli era mancata davvero molto, che ora essere lì, aver fatto l'amore con lei, aver dormito insieme nella loro posizione abituale, gli sembrava quasi strano, irreale. Si tirò sull’avambraccio e continuò a guardarla, lo sapeva già, ma in quel momento ne ebbe quasi una consapevolezza dolorosa, era pazzamente innamorato di lei e se si fosse svegliata e gli avesse chiesto di darsi fuoco, probabilmente lo avrebbe fatto. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per riaverla, ma non sapeva cosa e questo  in assoluto era il fatto che li faceva più male: l'impotenza. Si rese conto che quando si sarebbe svegliata non sarebbe stato facile perché avevano accuratamente evitato di parlare, ma avrebbero dovuto farlo e forse non avrebbero dovuto neanche finire col fare quello che invece avevano fatto.

Proprio in quel momento qualcuno suonò il campanello.

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Capitolo 33
*** Capitolo 33 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

NOTA: Ed eccomi qui come tutte le sere a ringraziarvi nuovamente di cuore Roy (Roy ahahhahahha m'hai fatto morir dal ridere che vuol dire "morì gonfia??" Comunque sono contenta che il cap ti sia piaciuto ^_^) GRAZIE Anjulie (ho esaurtito i trmini pr ringraziarti! *_* sei mitica grazie di cuore!) GRAZIE Conty (sei troppo avanti!!!!!! La battuta del lattaio è troppo ganza!! ^_^)  E come sempre buona lettura a tutti! ^_^

 

 

 

 

Capitolo trentatre

 

 

Orlando rimase un attimo interdetto, Aylén non si era mossa e alla porta continuavano a scampanellare senza posa. Afferrò i boxer e i pantaloni e corse giù per le scale, alla porta sembrava che ci fosse qualcuno che aveva una gran fretta di entrare.

Aprì senza neanche guardare dallo spioncino, ma non fece in tempo ad aprire del tutto che si ritrovò quasi addosso, visto che dovevano essere tutti e sei appoggiati allo stipite, Dominic, Victoria, Alejo, Reina, Donnie e Nathalie.

“Orlando!?!” esclamarono in coro abbastanza stupiti.

“In persona” rispose lui piuttosto divertito.

Gli altri sei visibilmente imbarazzati si guardarono e poi Alejo cominciò a dire passandosi una mano sulla nuca “No… il fatto è… che ecco... si pensava ” gli venne in soccorso Reina “Si insomma, vi avevo lasciato in una situazione precaria e… ” proseguì Donnie “E poi il tuo telefono è sempre spento e quello di Aylén lo stesso” Dominic finì il concetto “E dato che non siete per niente normali, eravamo preoccupati! Già vi immaginavo attaccati al lampadario stile Guerra dei Roses, pronti a farvi fuori da un momento all'altro”.

Reina parlò di nuovo “Più che altro ero in pensiero per Aylén… non immaginavo che tu fossi qui… lei dov'è?”.

Orlando, che rideva sotto i baffi dell'imbarazzo generale, si spiegò “Il mio telefono è morto, è finito in lavatrice”.

“In lavatrice?” fece Donnie stranito.

“Si, è una faccenda un po’ complicata da spiegare” rispose Orlando, poi si rivolse a Reina “Aylén è di sopra a letto che dorme, o almeno dormiva prima che vi attaccaste al campanello”.

“A letto? A quest'ora?” scappò detto a Reina, Alejo le rifilò una gomitata e guardandola storto le disse “Sarà stata stanca no?” al che Reina capì dandosi mentalmente della scema.

“Emm… ” fece Dominic battendo insieme le mani e rivolgendosi agli altri “Via ragazzi è tardi muoviamoci che sennò ci inizia il film al cine”.

“Eh?” fece Donnie guardandolo strano.

Alejo che aveva capito gli venne in soccorso “Sì, Donnie il film, il cine, ricordi … ANDIAMO!”.

E Orlando sempre più divertito dopo averli salutati li vide andare via mentre Alejo bofonchiava “Voi e le vostre idee del cazzo! State sempre ansiosi, ve l'avevo detto io di farci i fatti nostri!”.

Mentre Dominic gli rispondeva “E non sono mica indovino! E chi se lo aspettava Orlando alla porta mezzo spogliato scusa! ”.

Reina mortificata disse “Scusate è colpa mia, ma ero davvero in pensiero”. Al che tutti i ragazzi e anche le ragazze la rassicurarono.

Orlando pensò che erano una banda di matti, ma sicuramente anche degli amici sinceri e preziosi quindi chiuse la porta e se ne tornò di sopra.

Aylén si era ovviamente svegliata, ma era rimasta a letto.

Si sentiva strana anche lei; felice, ma allo tempo dubbiosa ed incerta. S'impose di non pensare più a niente, non per il momento, voleva solo stare un po’ tranquilla poi avrebbe valutato il da farsi.

“Chi era?” gli chiese non appena vide Orlando rientrare in camera.

“I nostri genitori adottivi” rispose lui ancora divertito e spiegandole il tutto.

Poi si ridistese sul letto accanto a lei, la prese tra le braccia e la baciò con tenerezza stringendola.

Aylén che si era rannicchiata contro di lui sbadigliò appena e poi gli chiese “Ma che ore sono?”.

Lui guardò l'orologio “Quasi le sette” rispose.

“Ma è tardissimo, quanto cavolo ho dormito?” disse lei agitata. Fece per alzarsi ma lui la trattenne saldamente tra le sue braccia.

“Dobbiamo parlare” le disse sfiorandole la tempia con un bacio lieve. Era agitatissimo e cercava almeno di mantenere calma lei. Non sapeva bene perché, ma aveva come un brutto presagio.

“Non ora ti prego” gli rispose lei supplicando appena.

“Io invece credo che dovremmo proprio” rimarcò lui deciso.

“Non possiamo farlo più tardi o meglio ancora domani? Discutiamo da più di un mese e non ho voglia di parlare, voglio una piccola tregua, ti prego” gli disse lei con tono appena supplichevole, si sentiva così bene in quel preciso momento che non voleva nuovamente tornare a parlare di cose brutte e spiacevoli, per quello ci sarebbe sempre stato tempo.

“Non è che rimandando cambierà qualcosa, insomma scappare non serve, lo dici sempre anche tu, bisognerà che prima o poi il discorso lo affrontiamo” disse Orlando che invece avrebbe tanto voluto chiarire almeno qualcosa. Quell'incertezza lo logorava.

“Domani parleremo, ma oggi no.  E poi mi fa male testa, ho dormito troppo e nelle ore sbagliate” gli disse lei che era ancora rannicchiata tra le sue braccia, infine concluse stringendolo ancora un po’ “Ho una fame da lupi e poi voglio le coccole”. Si stava comportando come una bambina bisognosa di attenzioni, e in un certo senso era proprio come se lo fosse.

“Va bene” le disse Orlando sorridendo arreso “Ordiniamo una pizza o del cinese?”.

“Tutti e due” disse lei.

“Ah ma allora hai proprio fame!” rispose lui ridendo, poi le disse “Vada anche per le coccole, però le rivoglio indietro!”.

Lei lo guardò e sorridendo a sua volta gli rispose “Mi sembra uno scambio equo e giusto”.

 

Ovviamente Orlando si trattene a casa di Aylén anche tutta la giornata di domenica. Passarono la mattina a letto e il pomeriggio in giardino con Rambo a giocare nell'erba piuttosto tranquilli e rilassati. Era come se fossero tornati una coppia normale, anzi forse un po’ più sdolcinati del loro solito modo di fare. Furono molto più coccoloni di sempre e molto più attenti l'uno all'altra e viceversa. Fu una giornata idilliaca, come se fossero in una specie di oasi temporanea, una piccola campana di vetro costruita ad arte per darsi respiro prima di affrontare la realtà dei fatti. Ma la giornata giunse anche al suo termine e tutti i nodi vennero al pettine.

Avevano cenato abbastanza presto perché Orlando, visto che si sarebbe dovuto alzare all'alba per andare al lavoro, voleva andare a dormire presto. Erano in cucina e Orlando stava baciando Aylén. Erano abbracciati e lui la teneva con un braccio per la vita e con l'altro le sosteneva la nuca, lei aveva entrambe le braccia allacciate alla vita di lui e si era completamente abbandonata a quel bacio prolungato, dolce ed al contempo esigente. Teneva gli occhi chiusi e soprattutto aveva la mente completamente sgombra. Si era vietata di pensare a qualsiasi cosa lasciandosi completamente andare esclusivamente ai suoi sentimenti. Avrebbe voluto che durasse così in eterno e non avrebbe voluto affrontare nessun tipo di discorso.

Quando lui, improvvisamente, smise di baciarla, lei lo guardò leggermente preoccupata, capì che era arrivato il momento.

“Adesso dobbiamo davvero parlarne” le disse Orlando con una nota d'ansia nella voce.

Aylén sospirò staccandosi definitivamente da quell'abbraccio “Il problema è che non so che dire”.

Lui che temeva comunque le sue risposte le chiese “Intanto potresti cominciare col dirmi adesso per te, dopo questi due giorni, che cosa siamo”.

Lei entrò subito in agitazione, lo guardò con un'espressione sofferente, l'idillio era decisamente finito, ora c'erano una montagna di problemi da affrontare.

Aylén cominciò a tormentarsi le mani e Orlando cominciò a sudare freddo, quella reazione non gli piaceva per niente, ma s'impose di rimanere calmo e aspettare la sua risposta.

Improvvisamente lei si bloccò e disse: “Non lo so, io ti giuro che non lo so. Non posso ricominciare tutto da capo come se niente fosse, non ce la faccio”.

“Questo lo immaginavo” sospirò lui “Insomma che dobbiamo fare?” chiese con ansia.

Lei rimase silenziosa, non lo sapeva davvero. Era tentata di mandare tutto al diavolo e dirgli che sarebbe tornata con lui, ma sapeva che sarebbe stata una leggerezza, non c'erano molte soluzioni.

Orlando che si era agitato parecchio nel vederla così reticente, così chiusa, così smarrita, parlò di nuovo “Non dovevamo tornare a letto insieme e tu lo sapevi, però hai voluto farlo lo stesso! Dovevamo aspettare, dovevi essere sicura, ora è tutto più difficile” disse leggermente spazientito, ma solo perché stava cominciando a stare davvero in pensiero per l’evolversi delle cose.

Aylén sapeva che aveva ragione, ma era stato più forte di lei e non voleva che pensasse che fosse una specie di vendetta la sua, quindi cercò di spiegarsi, gli prese il viso tra le mani e gli disse “Guardami, mi credi capace di una bassezza così grande?”.

Lui fece cenno di no  con la testa.

“Cerca di capire” continuò lei scostandosi “Io ti amo, ma ho bisogno di tempo. Ho bisogno di capire se riuscirò a darti nuovamente fiducia, ho bisogno di capire se ce la farò a stare tranquilla ogni volta che uscirai da solo, ogni volta che sarai lontano da me per mesi” si fermò un attimo perché aveva bisogno di riprendere fiato.

Lui la guardava sofferente, gli stava dicendo proprio ciò che temeva e tutto ciò gli faceva paura, paura che lei non ce l'avrebbe fatta mai a perdonarlo pur amandolo.

“Io davvero non so che dirti, non so se potrò mai dimenticare quella cosa e fino ad allora non posso darti nessuna garanzia di nessun genere. Devo prima capire e devo soprattutto cercare di dimenticare e non è facile” concluse Aylén.

Orlando si passò una mano tra i capelli per niente rassicurato da quelle parole.

“E io che devo fare?” le chiese smarrito.

“Niente” disse semplicemente lei.

“NIENTE?” le chiese lui leggermente alterato “Pretendi che non faccia niente? Secondo te dovrei aspettare semplicemente? E cosa?”.

“Non intendevo esattamente questo” gli disse lei cercando di essere più accomodante possibile perché da una parte lo capiva “Possiamo vederci di tanto in tanto, frequentarci per vedere come potrebbero andare le cose. Devo sapere se non mi procura fastidio saperti per conto tuo, se ce la faccio a superare il fatto che sei libero di fare ciò che vuoi e con chi vuoi, se posso credere in quello che mi dirai e via dicendo”.

“Frequentarci?” le chiese lui allibito e poi con un moto malcelato di stizza misto alla solita disperazione che ormai era davvero padrona del suo animo le disse “Io non voglio frequentarti! Io ti amo e voglio stare con te, come puoi pretendere che

mi accontenti di una cosa indefinita?”.

“Per il momento non posso proprio darti di più” fu la risposta sincera e rassegnata di lei, che ora temeva la sua reazione.

Orlando però non ebbe una reazione rabbiosa, ma piuttosto rassegnata “Tanto lo sapevo…” disse soltanto.

“Non puoi almeno darmi tempo, avevi detto che mi avresti dato tutto il tempo che mi necessitava” gli disse lei cercando di ragionare.

“Quello lo avevo detto prima che tu decidessi di fare l’amore” rispose lui serio.

A quel punto Aylén si spazientì un poco “Va bene forse  stato uno sbaglio, mi vuoi fare una colpa per questo? Perché ti amo? Perché ho le mie debolezze, perché ho avuto bisogno di stare con te? Mi vuoi incolpare di leggerezza o di cosa?”.

“E’ che non ti capisco!” disse lui costernato.

“Avevo paura va bene?” disse lei agitata “Che cosa credi che sia facile per me? Che non soffra che non vorrei che fosse tutto come prima? Ieri, oggi, sono stati due giorni splendidi, ma non fanno testo! Tu non riesci proprio a capire che se torno con te, se torno in quella casa sarà come fare un salto indietro nel tempo e la prima immagine che mi verrà in mente sarà quella dell’ultima volta che ci siamo visti, quando ho scoperto tutto. Devo per forza prima capire se ce la farò mai a superarlo. E mi dispiace ma non riesco a sentirmi così in colpa per aver avuto bisogno di averti vicino”.

Lui le si avvicinò, l’abbracciò tenendola stretta e le disse “Scusami sono sempre il solito egoista. La colpa di tutto questo casino è solo mia è giusto che mi prenda la mia responsabilità con relative conseguenze. Faremo a modo tuo, ma non pensare che me ne starò inerme ad aspettare una tua decisione, perché ho intenzione di fare tutto ciò che è in mio potere per riconquistare la tua fiducia. Adesso vado via davvero” concluse sciogliendosi da lei.

Lei non disse niente e lo accompagnò alla porta, quando fu uscito, prima che si allontanasse lo chiamò e lui si girò, quindi gli disse “Non sono solo tue le colpe, volevo che lo sapessi” lui la guardò accennando un sorriso un po’ amaro, lei fece altrettanto e poi si richiuse la porta alle spalle.

 

                       

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Capitolo 34
*** Capitolo 34 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

NOTA: Ed eccomi qui come tutte le sere a ringraziarvi nuovamente di cuore Roy (Roy ma sei nel Kentuky?? No perchè Orlando m'ha telefonato un pò preoccupato.... non ho capito bene perchè... forse perchè teme x la sua salute???? Bischerate a parte :P Tra un pò l'amaro in bocca ti passerà non proprio da questo capitolo ma moooolto prsto! ^_^) GRAZIE Conty (I MUPPETS!!!!!! Mi sa che la cito se mi riesce prima della fine della fic ^_^ Ricambio un bell'abbraccione per te!!)  GRAZIE Anjulie (Julieeeeeeeeeeee il nodo alla gola me lo fai venire te per tutto l'affetto che hai x sta storiella!! *__*) GRAZIE Frodina (e mica hanno finito sai di parlare quindi cori da stato e sciarpate x sto capitolo!!! ^_^) E come sempre GRAZIE a tutti e buona lettura! ^_^

 

 

 

 

Capitolo trentaquattro

 

 

Glieli avevano consegnati da due ore ed erano due ore che li fissava senza aver preso una decisione.

 

Dopo essere stato a casa d’Aylén quel fine settimana di venti giorni prima l'aveva rivista solo alcune volte.

Una di quelle fu, il lunedì successivo al loro week end insieme a casa di lei, quando Aylén gli aveva fatto recapitare a casa un cellulare nuovo identico a quello che gli aveva infilato in lavatrice e lui era subito corso a casa sua. L'aveva ringraziata e le aveva detto che non era necessario che avesse fatto una cosa del genere, poi le aveva riportato l'orologio che lui le aveva regalato e che lei gli aveva reso.

Orlando le disse che avrebbe accettato il cellulare se lei avesse ripreso l'orologio.

“Non posso riprenderlo, ha un significato diverso dal regalo che ti ho fatto io” gli aveva risposto decisa lei.

“E' tuo e resterà tuo in ogni caso, perché non puoi riprenderlo?” aveva detto Orlando ferito da suo rifiuto.

“E' per via del valore simbolico, non posso” aveva rimarcato Aylén decisa.

Presero a discutere di brutto, fino a che non si sa bene come dalla discussione accesa finirono invece a letto insieme, lui dormì da lei e Aylén cedette e si riprese l'orologio, ma, di fatto, non cambiò niente, non fecero né un passo avanti né uno indietro.

Così era stato per tutte le altre volte che si erano visti. Non stavano di fatto insieme, non avevano risolto neanche un problema, ma si cercavano, non avevano remore a dirsi che si amavano ancora e immancabilmente non potevano stare senza fare l'amore.

Non era una situazione facile e soprattutto rischiava di diventare stagnante e contro producente, una specie di limbo sospeso ed indefinito da cui non sarebbero più usciti. Così alla fine decisero di comune accordo di prendersi un periodo di pausa senza vedersi e si ripromisero che quando lo avrebbero fatto, si sarebbero almeno soffermati sul fatto di analizzare una possibile decisione o in un senso o nell'altro.

 

Ora Orlando si trovava finalmente in mano tutti i documenti dell'annullamento del loro matrimonio, sarebbe bastato che li firmassero entrambe e almeno quello sarebbe stato archiviato, ma, di fatto, non li firmò, anzi li prese e li chiuse in un cassetto.

Sedette di nuovo e riprese a rimuginare.

Lei lo amava.

E di questa cosa era abbastanza sicuro, se non certo.

Lei lo desiderava.

Di questo era certo.

Lei ancora non lo rivoleva.

Anche di questo era purtroppo certo.

Si era convinto che se avessero ripreso a vivere insieme, piano, piano le cose si sarebbero appianate, ma Aylén non ne voleva neanche sentir parlare e lui stava dando di matto.

Erano dieci giorni che non la vedeva, non la sentiva e non ce la faceva più.

Non era uscito una sola volta e a dire il vero non gli importava nulla. La rivoleva in casa, la rivoleva con sé e in quel preciso momento decise che l'avrebbe riavuta in qualsiasi modo e a qualsiasi costo.

Fondamentalmente non poteva certo essere cambiato dal giorno alla notte, era sempre lui e gli erano partiti i cinque minuti. Era stressato, logorato e non ce la faceva a sopportare quel tira e molla che altro non era che una specie di gioco al massacro a cui non era più disposto a partecipare.

Afferrò il telefono e la chiamò.

Aylén che era in procinto di fare la stessa cosa, perché anche lei aveva voglia di sentirlo, anche se il suo stato d'animo era ben diverso da quello d’Orlando, sussultò appena e rispose: “Ciao, ti stavo per chiamare io”.

A sentire quelle parole pronunciate con dolcezza ad Orlando sbollì più di metà della tensione che aveva accumulato “Davvero?” le chiese.

“Si, avevo appena preso il telefono in mano quando è squillato” gli spiegò lei.

“Che volevi dirmi” le chiese lui stendendosi sul divano e poggiando un braccio dietro la testa. Era notevolmente più rilassato.

“Volevo chiederti se potevamo vederci” gli chiese lei un po’ incerta.

“A che scopo?”.

Lei titubò un attimo, insomma era ancora molto, troppo incerta, ma allo stesso tempo aveva una voglia matta di vederlo. Aveva resistito dieci giorni e si era resa conto che tanto non ce la faceva a stare con lui, era sul punto di cedere scegliendo il male minore.

“Avrei voglia di stare insieme a te e magari parlare un po’ ” gli disse infine Aylén.

“Vieni da me ti aspetto” gli disse lui senza mezzi termini.

“Preferirei che venissi tu da me, a casa mia” disse la ragazza.

“Io invece voglio che tu venga a casa nostra” disse tagliando corto Orlando.

Aylén aveva perfettamente capito il suo tono e quella serie di voglio, lo conosceva fin troppo bene  e l'antifona era chiara. S'irritò appena.

“Non è casa nostra, ma casa tua e poi non c'è bisogno che usi quel tono! Se fai così mi smonti!”.

Orlando non aveva nessun’intenzione di riprendere a discutere. Era convinto che una bella decisione drastica avrebbe riportato tutto posto o alle brutte avrebbe sancito un taglio definitivo, e lui la sua decisione l'aveva presa, così in trenta secondi e senza riflessione alcuna le disse: “Okay aspettami sto arrivando”.

Senza tergiversare oltre chiuse la comunicazione, prese la macchina, e andò dritto a casa di lei.

Aylén era piuttosto agitata, il tono di lui le era sembrato un po’ troppo perentorio e conoscendolo temeva qualche discussione.

Circa quaranta minuti dopo Orlando era da lei.

“Dobbiamo parlare” le disse deciso.

Lei lo fece entrare e dopo avergli offerto un bicchiere di spremuta d'arancia tanto per farlo mettere a sedere e a suo agio gli disse  “In effetti, anche io credo che dovremo parlare”.

Lui appoggiò il bicchiere sulla tavola di cucina e la guardò molto serio e con uno sguardo molto deciso quindi disse la sua.

“Andare avanti così non ha senso”.

“Ecco io credo che…” intervenne lei, ma lui non la fece continuare “Aylén bisogna che tu ti sieda e che mi ascolti senza interrompermi, ho da dirti un sacco di cose… serie… e voglio che tu mi stia a sentire”.

Era più che deciso, era determinato all'ennesima potenza e lei sapeva che non si sarebbe fermato, quindi annuì e gli fece cenno di continuare.

“E' bene che ci chiariamo su quello che è accaduto perché fare finta di niente non ci potrà servire a sbloccare la situazione” cominciò a dire Orlando.

Aylén fece un gesto d'insofferenza non aveva affatto voglia di ritornare sull'argomento stava solo cercando di dimenticare.

“Lo so che è doloroso, ma dobbiamo farlo” disse lui “Non era mia intenzione… insomma non sono partito con la voglia di farlo, ma ero così arrabbiato che mi sono lasciato coinvolgere più per rivalsa che per qualsiasi altro motivo. Del resto la ragazza in questione non m’interessava neanche da quel punto di vista”.

Aylén lo stava ad ascoltare ma dentro di se sentiva come dei morsi dolorosi che le contraevano la bocca dello stomaco, era tremendamente difficile per lei toccare quell'argomento, ma non lo interruppe.

“Guardami, negli occhi” le disse lui fissandola dritta nei suoi  “Guarda e leggici dentro; capirai che sto dicendo il vero, non è stato niente, niente di niente. Non è stato neanche eccessivamente piacevole se proprio vogliamo dirla tutta, solo una reazione fisica istintiva, una cosa molto terra terra”.

“Per favore! Non scendiamo in particolari” aveva detto Aylén scattando in piedi piuttosto irritata.

Ma lui non si mosse e molto serio e sempre più deciso le rispose “Aylén per favore, siediti e guardami. Mi devi guardare e devi capire che sto dicendo la verità, se non svisceri questa cosa non la supereremo mai e io voglio che la superiamo, perché non voglio perderti”.

Ma lei rimase in piedi tormentandosi le mani.

“Per favore” disse ancora lui che non si smuoveva dal suo intento “Fai come ti ho chiesto siediti e parliamone”.

Dopo un gran sospiro Aylén si sedette e lui continuò  “Non sto cercando di giustificarmi, ho fatto un errore imperdonabile e se potessi tornerei indietro e non lo rifarei, ma purtroppo non posso. Allora voglio almeno che tu sappia che non è contato niente per me, che mi sono fatto pure schifo dopo e che neanche io riuscirò a perdonarmelo facilmente, soprattutto perché ho fatto male a te”.

“Se devo superare questa cosa bisogna che non ne parliamo più” cominciò a dire lei “Basta! Finiamola qui e non rientriamo in argomento. Credimi l'effetto che mi fa parlarne è molto brutto. Vorrei solo dimenticare” concluse Aylén addolorata.

“Va bene” rispose Orlando  “Non ne riparleremo se questo è quello che vuoi, ma dovevo dirti alcune cose. Tra cui un'ultima ancora” e su questa frase le prese le mani tra le sue, poi aggiunse “Non è mai stato uno scambio d'amore e di sensazioni che partono sia dal cuore che dall'anima, non è stato assolutamente come quando faccio l'amore con te dandoti tutto me stesso senza condizioni, questo lo capisci, mi credi vero?”.

Aveva parlato con una leggera incrinatura nella voce data dall'emozione, perché ci teneva davvero tanto a spiegare quel concetto, ma soprattutto ci teneva che lei gli credesse, che capisse.

Aylén aveva avvertito tutta la tensione emotiva d’Orlando attraverso le sue mani che erano leggermente sudate, probabilmente a causa del forte stress dettata dal momento delicato. Era sincero e si poteva percepire chiaramente, quindi annuì.

“Volevo solo che fosse chiaro, ora se vuoi non ne parleremo più”  disse il ragazzo rinfrancato dalla sua risposta, poi aggiunse “Se fino ad ora abbiamo sbagliato nel tacere certe cose, d'ora in poi non succederà mai più. Voglio che tu mi parli che tu mi dica tutto quello che ti passa per la testa e quando dico tutto, intendo davvero tutto Aylén. Non devi mai più aver paura delle mie reazioni, che ci saranno, perché, santo cielo, sono umano e non sono perfetto, ma se non parliamo sarà ancora più sbagliato”.

“Anche tu” disse la ragazza in un soffio poi si spiegò  “Devi parlare e devi smettere di eludere le discussioni andando via e sbattendo la porta”.

“Lo farò, anzi per dimostrarti la mia buona volontà lo faccio subito” le disse guardandola intensamente negli occhi.

“Bene ti ascolto” rispose Aylén restituendogli lo stesso sguardo.

Orlando si passò la lingua sul labbro inferiore come a richiamare una certa concentrazione per quello che doveva dire. Sapeva che se la giocava, tipo o la và o la spacca, anche perché si rendeva perfettamente conto che lei era ancora molto incerta e soprattutto molto toccata nel suo profondo dal suo pessimo comportamento, ma sperava con tutto il cuore che i sentimenti d’Aylén potessero prendere il sopravvento su tutto e quindi parlò “Non intendo portare avanti questa situazione. Non accetto di vederti come se fossimo  due che dividono una tantum una po’ de loro tempo libero!”.

“Mi serve tempo, mi pare che eravamo d’accordo su questo” lo interruppe lei.

“Aylén guardiamo in faccia la realtà e per una volta siamo seri e cerchiamo davvero di fare le persone adulte. Non sappiamo stare separati, ci cerchiamo comunque, continuiamo a fare l'amore ogni volta che ci vediamo. Nonostante tutto stiamo ancora bene insieme, riusciamo a ridere a giocare, che senso ha continuare questo pseudo rapporto tipo amanti?”.

Aylén era piuttosto agitata. Sapeva che aveva ragione, ma aveva tanta troppa paura ancora. Per era vero, senza di lui non ci sapeva proprio stare. Provò a proporre una via di mezzo “Potremmo riprovare, magari con molta calma, come se ricominciassimo da capo…”.

“No” rispose secco lui “Non abbiamo bisogno di ricominciare da capo un'altra volta, non voglio tornare indietro, non servirebbe, io voglio andare avanti”.

Lei non rispose il cuore le martellava furioso sia per la paura, che per la voglia di dirgli di sì, era estremamente combattuta e comunque non era de tutto certa che potesse funzionare ancora.

“Devi prendere una decisione netta Aylén. E la devi prendere ora, subito” disse Orlando molto serio  apparentemente molto tranquillo. In realtà anche il suo cuore martellava all'impazzata mentre una gran paura mista ad una sorta di aspettativa nonostante tutto fiduciosa lo aveva invaso completamente, lasciandogli il fiato leggermente corto. 

“Ossia?” riuscì infine a chiedere la ragazza in un soffio.

Lui le strinse ancora più forte le mani e il suo sguardo già intenso divenne quasi cupo, tanto era importante e determinante quello che stava per dirle.

“La strada che abbiamo intrapreso non ci porterà da nessuna parte, se vogliamo salvare il nostro rapporto e credo che abbiamo il dovere di farlo, dobbiamo prendere una decisione seria e irrevocabile, quindi basta con i comportamenti immaturi, o torni con me a casa stasera, oppure la chiudiamo definitivamente qui”.

 

 

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Capitolo 35
*** Capitolo 35 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

NOTA: E GRAZIE ancora a tutti ^__^  specialmente a  Roy che nella canicola di luglio si è soffermata a commentare e vai superpanibalda che sta per iniziare la parta della storia che necessita di spazzolino da denti con relativa sciacquata dopo ogni lettura ^_- E come sempre GRAZIE a tutti e buona lettura! ^_^

 

 

 

 

Capitolo trentacinque

 

 

Aylén si era nuovamente alzata, sembrava irritata ma in realtà era solo molto agitata.

“Tu non puoi venire qui e pormi davanti a questi ultimatum! Io non posso decidere così, su due piedi!” rispose con una punta di costernazione lisciandosi i jeans  con le mani.

Era proprio su quello che aveva voluto giocare Orlando: l'effetto sorpresa. Prendendola in contro piede e sperando così di non darle troppo tempo per riflettere. Il fatto che non gli avesse subito detto di no lo fece ben sperare.

“Diventerebbe un tempo infinito e lo sai.  Io ti cercherei, e tu mi cercheresti e non ne usciremo più. Bisogna decidere ora, in un senso o nell'altro, senza altri tentennamenti” rispose il ragazzo rafforzando il concetto.

“Ma io ho degli obblighi, c'è il cane…” cominciò a dire Aylén.

“Lo portiamo con noi” rispose lui deciso.

“E poi c'è la posta e devo controllare il giardiniere e…”.

“Assumerò una persona che faccia queste cose in vece tua”.

“No, non è giusto è un mio impegno e fino a che ho il contratto io…”.

Ma lui la interruppe di nuovo “Guadagno abbastanza soldi da permettermelo, finiscila di trovare scuse che non stanno in piedi” disse Orlando che forse stava calcando un po’ troppo la mano, ma che realmente non vedeva altra via d'uscita che metterla alle strette.

Aylén era davvero molto agitata, lui stava demolendo ogni piccola barriera che lei tentava di erigere per prendere tempo, ma era davvero molto tentata di dirgli di sì, mancava solo poco, ma quel poco era ancora abbastanza da farla essere ancora titubante e molto insicura a riguardo.

“Io non posso risponderti adesso” gli disse infine.

Lui sospirò forte e si alzò a sua volta con un'espressione amareggiata, ma sempre deciso nel suo intento.

“Invece mi hai già risposto” disse infilandosi le mani in tasca, abbassando leggermente la testa e volgendosi lentamente verso il corridoio.

Aylén da prima provò un vago senso di smarrimento, poi le prese paura, si chiese se davvero lui avesse intenzione di andarsene così.

“Ma che fai?” gli chiese allarmata.

“Me ne vado” rispose lui girandosi appena, aveva una strana luce negli occhi che la ragazza non seppe ben definire, forse un misto tra dolore, rassegnazione, ma  ci colse anche una sorta d'implorazione muta.

“Ma non puoi andare via così! Che vuol dire?” gli chiese Aylén preoccupata e timorosa della sua risposta.

Lui sbuffò rassegnato grattandosi la testa e poi rimise subito la mano in tasca, aveva le spalle leggermente curvate in un atteggiamento di auto ripiegamento come se fosse stanco e forse anche un po’ sconcertato.

“Non era uno scherzo, non era un ripicca. Sono stato molto serio quando ti ho detto o vieni con me o è meglio finirla. Questa storia così come è adesso non ha più alcun senso per me. Non mi interessano le cose a metà, ormai dovresti saperlo”.

Aylén tentò ancora “Non  puoi davvero parlare seriamente! ti ho chiesto una settimana non un anno!”.

Lui la guardò dritta negli occhi e le rispose “Da qui ad una settimana non cambierebbe nulla quindi tanto vale decidere ora”.

Aylén si girò costernata. Fu allora che Orlando tentò l'ultima chance, le si avvicinò e la prese per mano  “Su, avanti, vieni a casa con me” e così dicendo la portò verso la porta.

“Non … posso …”  rispose lei poco convinta.

“Forse volevi dire: non voglio?” rispose lui girandosi e guardandola nuovamente.

“No… è che dovrei prendere la mia roba e poi…” ma lui la interruppe ancora una volta “Manderemo il mio assistente domani” rispose deciso aprendo la porta.

“Fermo! Non posso lasciare Rambo” disse Aylén che ormai era quasi del tutto priva di voglia di continuare ad opporsi.

Orlando le fece oltrepassare la soglia, fece il giro del giardino andando nel retro, fischiò e Rambo andò loro incontro trotterellando e scodinzolando, ovviamente come sempre gettandosi sui suoi piedi e mordicchiando le sue scarpe.

“Rambo viene con noi, te lo avevo già detto no?”  e con questa ultima frase si avviarono tutti e tre verso la macchina.

Durante il tragitto ci fu silenzio.

Orlando era abbastanza contento, ma non del tutto tranquillo. Era vero che lei alla fine sotto la sua pressione lo aveva seguito, ma era anche vero che avrebbe potuto ribellarsi da un momento all'altro. Era stata quanto meno forzata a prendere quella decisione, però confidava nel fatto che se lei s'era lasciata convincere abbastanza facilmente. Forse c'erano effettivamente buone probabilità che le cose si potessero evolvere in senso positivo. Lui tendeva sempre e comunque a vedere il lato ottimistico della faccenda e anche quella volta non fu diverso.

Aylén era agitata e confusa. Aveva tanta paura. La cosa che la preoccupava di più in assoluto era di non riuscire a dimenticare e di rinfacciargli alla prima occasione ciò che le aveva fatto. Era una dura prova ma andava pur fatta. Dentro di sé si ripromise di cercare di fare tutto il possibile perché le cose andassero almeno in maniera civile, qualunque fosse la direzione che poi avrebbe preso quel loro rapporto così strano, ma così forte e sincero.

 

***

 

Per i primi giorni le cose andarono bene anche se tirava un'aria strana. Entrambi erano leggermente impacciati, timorosi e anche guardinghi. Sembrava che prima di fare e dire qualsiasi cosa dovessero riflettere, come se avessero avuto paura l'uno della reazione dell'altro.

Il più agitato ovviamente era Orlando. Aveva quei documenti da farle firmare, ma ancora non si decideva. Per lui erano una sorta di cordone ombelicale che lo tenevano in certo qual senso attaccato ad Aylén e non era propenso a tagliarlo, almeno non fino a quando non avrebbe avuto la certezza che lei sarebbe rimasta.

Era fin troppo accomodante e premuroso, ma non poteva fare altrimenti, il suo enorme senso di colpa e la sua continua incertezza e paura, lo tenevano sulle spine e cercava di comportarsi al meglio.

Aylén in un certo senso era come infastidita da quell'atteggiamento di lui, lo trovava innaturale, percepiva che era dettato dalle circostanze. Non che le desse noia, anzi, ma non voleva che lui si sentisse come in dovere di comportarsi in una data maniera. Così anche lei di conseguenza non si comportava naturalmente, ma rispondeva a quelle attenzioni con un certo imbarazzo e una lieve ritrosia, non lo voleva snaturato solo perché intimorito, lo voleva come lui era, come sempre era stato.

Così un sabato mattina sul tardi prese una decisione e gli parlò.

Il ragazzo era in spiaggia col cane, lei aveva riordinato i suoi appunti per il lunedì successivo e lo raggiunse.

“Pensavo…” cominciò a dirgli una volta che gli fu vicino sul bagnasciuga mentre Rambo scorrazzava su e giù.

“Si?” disse lui girandosi e sorridendo.

“Perché oggi non vai a fare un giro?” disse lei con noncuranza.

Lui la guardò con aria interrogativa.

“Come sarebbe?” chiese leggermente perplesso.

“E' da quando sono tornata qui che non vai più da nessuna parte. Non esci, non fai le serate Play Station, hai smesso di vedere i tuoi amici…” gli rispose Aylén.

“E ti dispiace?” chiese lui stupito e lievemente preoccupato.

“No, ma non sei più tu! Insomma questa aria da casalingo ciabattone non ti si addice. Sei diventato amorfo e non è da te” spiegò la ragazza.

Orlando si grattò la nuca, poi un orecchio e infine il mento. Non che gli pesasse stare sempre in casa con lei anzi, ma era pur vero che lo faceva per renderla più tranquilla possibile, perché vedesse che non aveva voglia di altre distrazioni, per dimostrarle quanto ci tenesse a lei.

Aylén che gli voleva veramente bene, non lo poteva vedere cosi fermo e poi, che lui avesse tutte quelle premure per lei, serviva a poco. Capiva che era un modo per dimostrarle quanto tenesse a lei, ma prima o poi sarebbe comunque dovuto uscire e anche la sera non solo il giorno, non poteva mica rimanere recluso per sempre. Era anche importante per prendere la temperatura della fiducia e vedere l'effetto che le avrebbe fatto, insomma se dovevano riprovare dovevano comportarsi con naturalezza, altrimenti serviva a ben poco.

Gli si avvicinò e lo abbracciò da dietro appoggiando la  guancia sulla sua schiena, allacciandosi alla vita.

“Voglio che tu ti prenda un pomeriggio tutto per te. Fai quello che vuoi, vai dai tuoi amici, cazzeggia, fa qualunque cosa tu abbia voglia di fare, ma non stare in casa anche oggi! Non ti posso vedere così legato”.

Lui rise appena.

“Che c'è mi stai cortesemente dicendo di levarmi dalle palle?” disse in tono ironico scherzoso.

“Eh! In un certo senso” rispose lei ridendo a sua volta contro la sua schiena.

“Insomma ti sono già venuto a noia!” ribatté Orlando fintamente contrito.

“Decisamente si!” disse Aylén continuando a scherzare.

Orlando si girò di scatto e a sorpresa l'afferrò sollevandola da terra.

“Questa tua impertinenza ti costerà molto cara, brutta polemica incontentabile e anche un po’ megera” disse con il suo solito tono da matto che l'aveva pensata bella.

Lei che conoscendolo aveva già capito.

“No eh! Questa volta m’incazzo sul serio! Via! Mi sono appena lavata i capelli!”.

“Ummm” fece lui strizzando gli occhi con fare furbo “Sentiamo… per evitare il bagno che è disposta fare la signora?”.

Aylén che intanto aveva incrociato le gambe dietro la schiena di lui che si teneva con le braccia attorno al suo collo, poggiò il naso su quello di Orlando obbligandolo a fare gli occhi storti per guardarla.

“Non so…” disse facendo la vaga “Ma averti offerto una giornata libera mi sembra già una gran cosa…”.

“Non basta” rispose lui continuando a fissarla con gli occhi storti e il naso appoggiato al suo, mentre faceva scorrere una mano dalla schiena alle sue natiche, avvicinandosi pericolosamente verso l'acqua.

“E allora cosa vorresti?” rispose lei.

“Indovina!” fece lui sorridendo.

Aylén mosse le labbra appena di qualche millimetro e prese a baciarlo stringendosi ancora di più a lui con le gambe e con le braccia.

Lui la lasciò fare e corrispose quel bacio morbido, piuttosto profondo, ma molto tenero e per niente affrettato.

“Ma come sei perspicace” le disse poi quando lei si staccò dalle sue labbra.

Aylén lo guardò seria

“Non stavo scherzando voglio davvero che tu esca e tu faccia qualcosa per te. Non voglio entrare in argomentazioni troppo serie, ma snaturarti e snaturarmi a lungo non gioverà e lo sai. Uscirò anche io quando ne avrò voglia. E tu dovrai farlo ogni volta che ti andrà, dobbiamo smetterla con questo atteggiamento falsamente politically correct, non mi piace”.

Orlando la mise a terra e le rispose “In effetti hai ragione, ma non è un peso per me se è quello che pensi”.

“Non penso niente Orlando, ma ti voglio spontaneo e tranquillo”.

“Sono molto tranquillo, e spontaneo e ti prometto che appena ho voglia di uscire lo farò, ma oggi non so…” disse facendo una faccetta strana.

Aylén lo guardò ridendo.

“Non voglio mica buttarti fuori di casa sul serio!” gli disse ridendo.

Lui si avvicinò e prese a lisciarle i capelli.

“Dopo pranzo faccio un paio di telefonate” disse “Se qualcuno dei ragazzi è libero può darsi che andrò da qualche parte” concluse.

Poi la guardò in modo strano e rise impertinente.

“Però… prima di uscire… anzi prima di mangiare si potrebbe fare il bagno!”.

“Non ho il costume, se proprio vuoi farlo vado a metterlo” rispose lei serenamente rassegnata.

“Neanche io ho il costume chi se ne frega. Facciamolo in mutande!” rispose lui cominciando a levarsi la maglietta.

“Ma che ci vuol ad andare a prenderli, sono pochi passi” rispose Aylén.

“Non sarebbe altrettanto divertente, dai muoviti levati i vestiti!” rispose lui senza stare a sentirla armeggiando con i jeans.

Lei lo guardò mentre finiva di spogliarsi e pensò che era proprio scemo a volte, ma in fondo era proprio così che le piaceva, quindi si adeguò e si spogliò rimanendo in mutande e reggiseno. Mentre a corsa si tuffarono in acqua furono raggiunti da Rambo che li seguì più euforico di loro.

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Capitolo 36
*** Capitolo 36 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

NOTA: GRAZIE splendide!!!!^__^  GRAZIE Roy (ancora non siamo proprio alla smielato andante... ma intanto ... ^_^) GRAZIE Frodina (che tesorina che sei! *_* ancora manca qualche capitolo alla fine, ma purtroppo piano piano ci stiamo avvicinando alla conclusione) GRAZIE Conty ( patatina!!!! Questo capitolina esaudirà un tuo desiderio ! :P )^_- E come sempre GRAZIE a tutti e buona lettura! ^_^

 

 

 

 

Capitolo trentasei

 

 

Orlando non uscì quel sabato pomeriggio e neanche la domenica. Rimase con Aylén per scelta e perché voleva anche un po’ parlare con lei di alcune cose. Erano accovacciati sul divano in sala e stavano giocando alla Play Station mentre Rambo girellava indisturbato tra lì e la cucina scodinzolando soddisfatto.

“Non ci posso credere e non ci posso proprio credere!!” esordì Orlando contrariato al quinto goal segnato da Aylén.

“Credici amore perché ti sto facendo il didietro!” rispose lei euforica.

“E' umiliante!” protestò lui facendo il broncio. Non aveva fatto neanche un goal, ma bensì addirittura solo un auto goal.

“Ormai è di dominio mondiale che sei una schiappa matricolata!” lo prese in giro lei soffocando una risatina e portandosi una mano alla bocca.

Orlando allora si alzò e fece una faccia da saccente inarcando un sopracciglio, poi con un tono piuttosto accademico agitando l’indice, disse: “Non è esattamente così carina! Il fatto è che non ho voglia di applicarmi” poi aggiunse abbassando la testa e strizzando gli occhi con fare ancora più marcato di chi la sa lunga “Perché se mi applicassi riuscirei a primeggiare, come del resto in tutte le altre cose che mi interessano. Vorrei fosse chiaro il concetto”.

Aylén lo guardò divertita e gli diede un buffetto su una guancia “Si, lo sanno tutti che sei un dio” gli disse ironica.

Lui roteò gli occhi e li puntò verso il soffitto e disse in tono decisamente enfatico “L'hai detto ragazza! Siamo io e Lui” e puntò l'indice verso l'alto. “Del resto anche Lui è un capricorno come me … qualcosa dovrà pur significare! C'è del divino in me!” concluse sornione.

“Si amore parecchio ‘vino’ e poco ‘di’ ” disse lei ridendo senza ritegno.

Orlando in men che non si dica l'afferrò e la sdraiò sul divano bloccandole le gambe col peso del corpo sedendoci sopra, e tenendole ferme le braccia con una mano sopra la testa, mentre con la mano libera prese a farle il solletico.

Aylén, che era stata colta di sorpresa, non poté difendersi, cominciò a ridere e a divincolarsi come matta.

“Avanti dillo!” l'ammonì lui “Devi dire: sei divino e il più bravo di tutti anche alla Play!” intanto però rideva anche lui.

Lei non riusciva a parlare dal ridere, ma scuoteva la testa in senso di diniego.

“Sme… tti…” riuscì solo ad articolare tra una risata e l'altra Aylén.

“Neanche per idea, dillo forza!” disse lui che non aveva nessuna intenzione lasciarla libera.

Ad un certo punto lei non ce la faceva più.

“Va… be…ne” balbettò soffocata dal ridere.

Orlando si fermò un attimo e con finta aria minacciosa disse: “Su dillo che sennò ricomincio subito”.

Allora Aylén roteando gli occhi e con voce cantilenante disse: “Orlando è divino! E gioca alla Play appunto come un dio! … Contento?”.

Lui sorrise soddisfatto e mollò incautamente la presa. Siccome era a cavalcioni sulle gambe di lei rimase maldestramente esposto, infatti Aylén veloce con una mano gli afferrò decisa anche se con cautela il cavallo dei pantaloni.

“E ora?” gli disse con ria di sfida.

Lui che tentò di stringere le gambe ma non ce la fece alzò le mani in segno di resa.

“Oh! Oh! Non facciamo scherzi, buona! E' roba delicata quella!” disse non senza una punta d'ansia.

Lei lo guardò con aria furbetta.

“Sembra che ora abbia io il coltello dalla parte del manico, divino Orlando!”.

Lui riprese la sua spavalderia e si abbassò un po’ verso di lei “Occhio bambina eh! Che se sciupi l'attrezzatura ci rimetti anche tu!”.

Aylén finse di fare la pensierosa e di rimuginare.

“In effetti da un certo punto di vista come non darti torto” disse e Orlando annuì soddisfatto, ma durò poco perché lei disse “Però sai com'è… il mare è pieno di pesci…”.

“E' vecchia sta battuta!” disse lui per niente smontato anzi prese  e le infilò le mani sotto la maglietta afferrandole a sua volta il seno.

“E ora siamo pari!” concluse trionfante.

Aylén strinse appena la presa e l'ammonì “Leva subito quelle manacce! Qui comando io! Ho le sfere del potere in mano non so se mi spiego! E comincia subito col dire che Aylén è più brava di te alla Play. Che poi è anche la sacrosanta verità!”.

Orlando cominciò a ridere forte a dire il vero a fare quelle cazzate si divertiva un mondo.

Non levò affatto le mani e si avvicinò ancora di più al viso di lei “Diciamo che Aylén è quasi brava quanto il divino Orlando che, ovviamente, la lascia vincere per cavalleria!” disse poi.

Aylén strinse ancora un poco la presa, sempre facendo attenzione, ma Orlando cacciò una specie di urlo soffocato e si lasciò cadere indietro con il viso contratto in una smorfia di dolore portandosi entrambi le mani al viso.

La ragazza rimase malissimo, anche perché stavano giocando e non voleva certo fargli male, subito si chinò verso di lui preoccupatissima.

“Oddio! Scusa! Scusami tanto non volevo io pensavo… di aver fatto piano” era davvero dispiaciuta e  allarmata “Dai tirati su! Dì qualcosa” aggiunse poi nel vederlo immobile ripiegato dal dolore.

Ma lui rantolò un pochino senza muoversi.

“Orlando, per carità dimmi qualcosa! Posso aiutarti io…” e si interruppe perché all'improvviso si rese conto che stava ridendo, non poteva vedergli la faccia perché se l'era coperta con le mani ma, il corpo era scosso dalla sua risata muta.

“Brutto stronzo cretino e deficiente!” gli disse contrariata, dal gran spavento che le aveva fatto prendere. Poi stizzita prese e gli dette una botta sul braccio “Pensavo di averti fatto male per davvero!”.

Lui si tirò su con le lacrime agli occhi e poi le disse con enfasi “Farei l'attore di mestiere vero? Mi pare naturale essere credibile e t'ho fregata alla grande!”.

Lei prima gli lanciò un'occhiataccia e poi gli fece anche una linguaccia con corredo di pernacchia.

Lui allora l'abbracciò e le diede un bacio sulla guancia “Su non ti arrabbiare lo sai che mi piace giocare, come a te del resto”.

Poi cominciò a sfiorarle il collo con piccoli baci scostandole i capelli.

“Tutti questi smanaccamenti m'avrebbero fatto venire voglia di cambiare gioco” le disse a fior di labbra sulla pelle.

E prima di finire far l'amore portarono Rambo in giardino a scopo cautelativo, visto che tanto ogni volta che Orlando si toglieva le scarpe lui cominciava subito a leccargli i piedi.

 

Più tardi quando stavano finendo di mangiare, Orlando fece una domanda alla ragazza.

“In effetti non abbiamo mai parlato di questo argomento, ma io vorrei sapere come mai sei così refrattaria al matrimonio”.

“A proposito di matrimonio…” fece Aylén “Ma quelle carte dell’annullamento sai mica quando saranno pronte?”.

Orlando fece il vago dicendo che avrebbe contattato l’avvocato e poi la esortò nuovamente a rispondere alla sua domanda.

Aylén sospirò appena poi disse “Non lo so, ma ho sempre visto il matrimonio come una cosa limitativa, una cosa antica, una cosa che annulla la donna a favore dell’uomo. Ti sposi e diventi la moglie di. Prendi il suo cognome, la tua identità si modifica. Sembra che sia naturale trasformarti nell’angelo del focolare, se hai una carriera, bisogna che tu la sacrifichi a favore del marito e dei figli e…”.

Ma Orlando la interruppe “Oddio, ma questo concetto  di matrimonio suona un po’ retrogrado no? Non è mica detto che tutti i matrimoni del mondo siano così!”.

Lei appoggiò il mento sulla mano e con fare pensoso disse “Sicuramente hai ragione, però se guardo il matrimonio dei miei genitori mi viene tristezza. Insomma mia madre è succube di mio padre, gli da sempre ragione… è così… così accomodante e adorante, mentre lui è così serio e dispotico!”.

Orlando arricciò il naso mettendosi in bocca un’oliva che era in un recipiente sulla tavola.

“Ma perché? Tuo padre tratta male tua madre? Pensi forse che lei sia infelice? Che voglia separarsi e non abbia il coraggio?”.

Aylén rifletté; in realtà non aveva mai visto sua madre veramente infelice o sacrificata, era lei piuttosto che non approvava la sua scelta.

“In realtà non credo che mia madre sia infelice, anzi credo che la sua natura mite e accomodante sia proprio ciò che bilancia il rapporto con mio padre. Lui è un uomo tutto di un pezzo, un brav'uomo sia chiaro, ma molto inquadrato pieno di regole e principi tutti suoi.

Orlando la stava ascoltando e meditava, poi quando lei ebbe finito commentò.

“Vedi può darsi che loro siano molto più felici di quello che pensi. I tuoi genitori vivono il loro matrimonio a modo proprio. Sembra che si compensino molto bene e poi ci possono essere cose che tu non sai. Ad esempio come possa essere la loro intimità, se sono rigidi come dici, di certo si guarderanno bene dal mostrarsi anche solo affettuosi in tua presenza. Questo però non significa che tra loro non ci sia, amore, affetto e passione. Non credi?”.

Aylén ne convenne che forse aveva ragione, ma concluse dicendo che comunque lei per il momento non si sentiva affatto pronta per il matrimonio, ma neanche lontanamente. 

Poi fu la volta di Orlando di dire la propria sotto richiesta di lei.

“Io non sono affatto contrario, è ovvio che ora come ora non ci penso per niente. Prima voglio arrivare ad un determinato punto della mia carriera, poi ci penserò. Una cosa è certa io ho avuto una situazione abbastanza strana, quindi sono deciso, per quanto potrò, a dare ai miei futuri figli una famiglia normale”.

L'argomento poi cadde. Non era necessario protrarlo più di tanto, l'importante era che fossero chiare le loro posizioni. Orlando aveva intuito che i problemi di Aylén derivavano da paure basate sull'esperienza vissuta in casa, mentre Aylén pensò che forse il discorso di Orlando non era poi così fuori dal mondo. Comunque tutti e due non è che pensassero ad un imminente matrimonio, anche se ironia della sorte, di fatto erano già sposati.

 

 

Due settimane dopo, visto che Orlando continuava a non uscire e che Aylén si rendeva perfettamente conto lo faceva perché aveva paura, decise di prendere in mano la situazione e di sbloccarla.

Stavano finendo di cenare ed era mercoledì. Aylén stava masticando lentamente il suo boccone mentre pensava alla maniera più adatta per dirglielo. Alla fine scelse il modo più semplice, così mentre Orlando si era versato un bel bicchiere d'acqua e si stava accingendo a bere disse: “Domani sera esco con i miei colleghi di lavoro, quindi magari se ti vuoi organizzare anche tu per uscire per conto tuo, eviterai di rimanere in casa da solo”.

Ad Orlando andò di traverso l'acqua e cominciò a tossire come un dannato diventando paonazzo.

Era stata la sorpresa a fargli quello scherzo e un po’ forse anche la paura, fatto sta che stava quasi soffocando.

Aylén si alzò e gli batté energicamente una manata sulla schiena, alla fine il povero Orlando si riprese.

“Non volevo fare un attentato alla tua vita!” commentò lei ridacchiando.

“No, figurati mi è solo andata di traverso l'acqua” disse lui ancora con le lacrime agli occhi per il gran tossire e la faccia rossa come un peperone.

“E' un problema?” chiese infine lei titubante.

“No, no, ci mancherebbe” si affrettò a dire lui  solerte.

In realtà era parecchio agitato, ma del resto si rese conto che tanto prima o poi quella cosa l'avrebbero dovuta fare. L'aveva accuratamente scansata per giorni e giorni, ma ora era arrivato il momento di affrontarla.

“Vedrò di organizzarmi con qualcuno dei ragazzi e uscirò anche io” disse alla fine grattandosi la testa e abbozzando una specie di sorriso.

Anche Aylén che comunque gli sorrise annuendo di rimando, era in realtà piuttosto agitata. Per lei era davvero una bella prova del nove, e una punta di apprensione fece subito capolino nel suo cuore rendendola preoccupata. Certo avrebbe potuto aspettare ancora, ma a che scopo?

Finirono di cenare in silenzio, ognuno perso dietro il filo dei proprio pensieri, delle proprie congetture e delle proprie paure, ma entrambe fermamente decisi a superare quella prova nel migliore dei modi e mettendoci tutto l'impegno possibile per renderlo fattibile.

 

 

NOTA: GRAZIE ad Azu che ha ispirato alcune battute di questo capitolo leggendomi un intervista di Orlando nella quale dichiarava più o meno  a grandi linee così: "Non ho un sito ufficiale, ma se decidessi di averlo me ne occuperei personalmente. E' vero che non ho neanche un indirizzo e-mail ( e secondo me menti spudoratamente n.d Moon ^-^) ma se decidessi di imparare mi verrebbe sicuramente piuttosto bene, come del resto tutte le cose in cui mi impegno".

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Capitolo 37
*** Capitolo 37 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

NOTA: GRAZIE patatine mie!!! ( rubato a Conty gh gh gh) ^__^  GRAZIE Roy (il capitolo che leggerei ti farà lievitare come una torta pane degli angeli!!^_^ .... almeno spero!) GRAZIE Conty ( carissima qui i patatini  diventano caramellini :P ) Non dico altro bimbe perchè siamo sul rschio di carie... ma del resto ogni tanto ci vuole anche un pò dolcezza no? E' dedicato a tutte voi, col cuore, per ringraziarvi ancora e per farvi sapere quanto mi fa felice che seguite e appreziate anche 'sta storiella! ^_- E come sempre GRAZIE a tutti e buona lettura! ^_^

 

 

 

 

Capitolo trentasette

 

 

Quell’uscita separati per fortuna andò bene. Certo entrambi stettero un po’ sulle spine tutta la sera, ma rientrarono a casa quasi insieme e neanche tardissimo, così si resero conto che le loro rispettive paure erano infondate e tutto sembrò concludersi per il meglio. Soprattutto per Aylén, per la quale era stata davvero una prova difficile, fu una svolta importante, capì che c’erano davvero buone possibilità che la loro storia potesse tornare a posto come prima o forse anche meglio. Orlando dal canto suo, era davvero felice e molto più rilassato, si sentiva così pieno di energia positiva che avrebbe potuto arrivare da Los Angeles a Londra a nuoto. Quell’esperienza gli aveva insegnato una montagna di cose e lui aveva imparato la lezione. Così si ripromise, dato che era giunta l’ora, di far firmare quanto prima i fogli dell’annullamento ad Aylén.

 

Quella sera erano tutti a casa di Alejo e Reina. C’era tutta la banda al completo ed era una serata proprio allegra. C’era anche Rambo che ormai era diventato parte integrante della compagnia ed era più viziato di un bambino.

I ragazzi erano davvero contenti che le cose si fossero rimesse a posto.

Orlando, quando erano usciti da soli, li aveva ringraziati e li aveva addirittura abbracciati. In particolar modo lo aveva fatto con Dom, perché Alejo era amico sia suo che di Aylén, quindi era quasi naturale che avesse a cuore le loro sorti, Donnie era suo cugino, ma Dominic che s’era addirittura preso la briga di andare da lei per farla ragionare, era stata una rivelazione per lui.

“Mica l’ho fatto per te brutto idiota!” gli aveva detto Monaghan “L’ho fatto per me perché non ne potevo più di sopportare le tue lagne da inetto senza cervello!”.

“Anche io ti voglio bene Dom!” aveva risposto Orlando abbracciandolo e ridacchiando dello sfogo dell’amico che sembrava voler mascherare i suoi sentimenti e la sua indole sensibile.

Anche Aylén, proprio quella sera, colse l’occasione per ringraziare Reina. La seguì in camera e la ringraziò di cuore per tutta la cura e tutti consigli che le aveva dato.

Reina si commosse perché sapeva che Aylén non era il tipo da fare certe cose se non le sentiva dal profondo e per lei, il fatto che avesse capito e che in un certo senso stesse anche cambiando, era una cosa bellissima. Era la sua migliore amica, una specie di sorella, e desiderava solo vederla felice.

“Sono così contenta Aylén!” le disse abbracciandola “Certo tra un po’ me ne tornerò in Spagna e tu rimarrai qui, ci vedremo pochissimo, ma saperti serena e contenta è la cosa più bella del mondo!”.

“Ma non ci perderemo mai di vista! E poi chissà magari ci saranno altre occasioni per poter passare tempo insieme, se Alejo lavorerà ancora in America” rispose Aylén a sua volta ricambiando l’affettuoso abbraccio.

Ritornarono poi al piano di sotto dagli altri dove la serata si concluse serenamente.

Una volta rientrati a casa, Aylén prese il guinzaglio e portò Rambo a fare i bisogni mentre Orlando salì in camera a farsi una doccia.

Una mezzora dopo Aylén lo raggiunse in camera, lui era appena uscito dalla doccia e aveva indossato i boxer, aveva ancora i capelli umidi e lei si fermò a guardarlo.

Orlando si accorse che lo stava fissando in un modo strano e cominciò a sua volta a guardarsi. Poi alzò la testa e le chiese piuttosto incuriosito “Che c'è? Ho qualcosa che non va?”.

Lei non gli rispose e gli si avvicinò e gli carezzò il torace con una mano, lui sorrise appena e Aylén alzò lo sguardo incrociando suoi occhi.

“Hai ragione sai?” gli disse d'un tratto.

“Su cosa?” chiese lui che non aveva afferrato, mentre intanto aveva poggiato la sua mano su quella di lei che continuava ad accarezzarlo.

“Dovrei dirtelo più spesso…” rispose Aylén “Quanto sei bello, quanto mi piaci e quanto ti desidero” concluse sfiorando la sua pelle con un bacio proprio dove lo aveva accarezzato fino a quel momento, poi aveva alzato nuovamente lo sguardo e con un’espressione molto intensa aveva concluso dicendogli “Ma soprattutto dovrei ripeterti all'infinito quanto ti amo” ed era rimasta in silenzio continuando a fissarlo negli occhi.

Orlando aveva sentito qualcosa implodere dentro, un'ondata calda che lo aveva emozionato, perché lei non aveva parlato solo con la bocca, ma con gli occhi, con il corpo e con il cuore, arrivandogli dritta dentro, riempiendo e investendolo con l'intensità del suo amore. Rimase un attimo attonito, incredibilmente felice.

“Se tu solo potessi sentire come sono felice” riuscì a dire deglutendo e sorridendo.

“Lo so, perché credo di provare la stessa cosa” gli rispose lei.

“Scusami se non riesco ad essere originale, ma ti amo  tantissimo anche io…” aveva aggiunto Orlando quasi come se fosse imbarazzato. Era un momento particolare e molto intenso, non era preparato e forse proprio per quello era stato bellissimo.

“Lo so che anche tu mi ami… altrimenti non sarei qui” gli rispose Aylén e poi lo aveva baciato molto dolcemente.

Aveva avuto il bisogno di mettere in chiaro che era pronta, che tutto poteva andare bene, che stava dimenticando, che il suo amore era stato più forte dell'errore e del rancore, che per loro c'era speranza fondata di un futuro insieme.

 

Quella era stata una settimana particolare, della riconciliazione completa. Avevano passato tutto il tempo libero ad amoreggiare come se fossero all'inizio della relazione, pieni di carinerie e vezzeggiamenti vari e il culmine era stata l'organizzazione di sabato sera di una cena in spiaggia molto romantica e particolare, addirittura a tema. Aylén si era occupata del mangiare e Orlando dell'allestimento, ognuno senza svelare niente all'altro. Aveva passato tutto il giorno lei in cucina e poco più lontano,  e lui tra la spiaggia, il garage e l'entrata della villa, tutti e due molto presi a non farsi scoprire dall'altro. Verso le sette erano entrambe agitatissimi. Lei perché non sapeva se aveva azzeccato il menù e lui perché non sapeva come avrebbe preso lei l'allestimento.

A dire il vero Aylén aveva barato. Aveva provato tutta la mattina e metà del pomeriggio a cucinare l'idea che aveva avuto, poi colta da disperazione a causa di sbruciacchiamenti vari aveva finito con l'ordinare tutto direttamente dal ristorante.

Orlando per fare il misterioso fino in fondo era addirittura andato a fare la doccia in un'altra stanza. Nella loro camera Aylén aveva trovato un pacchetto di carta velina bianca e un biglietto con solo scritto: Indossalo.

L'allestimento di Orlando in spiaggia era piuttosto semplice, ma d’effetto. Aveva sistemato delle tavole di legno contornate da una moltitudine di cuscini e di scampoli di stoffa, molte candele e una torcia centrale visto che un fuoco non lo poteva proprio accendere o la guardia costiera gli avrebbe fatto una multa salatissima.

Quando la vide arrivare sulla spiaggia dove la stava aspettando con in mano il primo vassoio di vivande rimase senza parole. Il caffettano bianco che le aveva chiesto di indossare in realtà era suo, un acquisto che aveva fatto in Marocco. Benché le stesse abbastanza grande e le sfiorasse le caviglie, addosso a lei faceva un effetto da togliergli il fiato per respirare. Se l'era immaginata dal primo momento che gli era venuta in mente quell'idea, ma la realtà aveva superato la sua fantasia. Il tessuto piuttosto leggero ed ampio carezzava il corpo della ragazza ad ogni passo che faceva, la luce che proveniva da dietro di lei dai faretti del giardino, le disegnava morbidamente le curve dei fianchi, la vita stretta le lunghe gambe e metteva in risalto il seno, sembrava che non indossasse niente sotto, mentre i capelli lunghi e sciolti le incorniciavano il viso svolazzando ai lati. Orlando rimase piuttosto inebetito.

Non appena lei gli fu abbastanza vicino disse “Ma, te lo sei messo anche tu questo affare?”.

“Eh?…” fece lui ancora un po’ frastornato.

Aylén appoggiò la vivandiera con il cibo in terra e rise.

“Dicevo… che ne hai uno uguale anche tu a dosso” gli disse guardandolo.

Quello di Orlando in effetti era identico ma nero.

Ma lui non rispose.

“Ci sei?” gli fece lei passandogli una mano davanti agli occhi.

“Non ti sei messa nulla sotto!” esclamò lui continuando a fissarla.

“Certo che si!” rispose Aylén ridendo di quella domanda.

“Ma… sembra …. di no…” disse lui piuttosto sconcertato continuando a fissarla.

“Orlando? Ma che hai stasera? Sembri un po’ svagato!” gli chiese tra il serio e il faceto, visto che la sua faccia cominciava davvero a farla ridere.

“No… è che … insomma questo affare” disse prendendo in mano un lembo di stoffa “Ti sta dannatamente bene  e io… non pensavo che facesse questo effetto e…”.

“Oh! Ma sta bene anche a te!” lo interruppe lei “Sembri un nappettino orientale piuttosto che un nappettino inglese!”.

Orlando rise “Nappettino orientale?” chiese aggrottando la fronte divertito.

Nappettino bruciato orientale direi, guarda qui!” disse lei passando l'indice sul naso di Orlando che era arrossato visto che aveva passato tutto il giorno in spiaggia.

Aylén fece altri quattro viaggi per finire di portare tutto il cibo e le bevande e Orlando la osservava andare avanti e indietro.

Eppure... sarò anche rincoglionito… ma sotto è nuda porca paletta! si ritrovò a pensare tutte le volte che le osservava il corpo sempre più incuriosito e abbastanza compiaciuto.

“Devo confessarti che non cucinato io” disse Aylén terminato l’ultimo viaggio e accomodandosi sopra i cuscini.

Chi se ne frega! Fu la prima risposta che venne sulle labbra di Orlando che s’era intrippato a capire se era nuda o meno e proprio il mangiare era l’ultimo dei suoi pensieri, ma invece disse cercando di darsi un tono “Ah sì? Non fa niente sembra molto buono”.

La cena era a base di sushi e pesce arrosto. Mangiarono e bevvero di gusto, ma Orlando era sempre più intrippato  e quando arrivò al dessert decise di non mangiarlo, aveva un altro genere di appetito.

“Ecco questo è l’unica cosa che ho effettivamente cucinato io” gli annunciò soddisfatta Aylén e lui che era già sul punto di spostarsi per mettersi vicino a lei si bloccò. Non poteva mica rifiutarsi di mangiare proprio il creme caramel che aveva preparato lei, sorrise e le porse il piatto per farselo servire.  Aylén prese il suo piatto ci mise un po’ di dolce e poi si spostò e si mise di fianco  a lui.

“Posso imboccarti?” gli chiese ammiccando.

Orlando fece un risolino divertito e annuì con la testa molto soddisfatto.

Lei cominciò ad imboccarlo ma lui apriva esageratamente la bocca facendo dei versi strani così al terzo boccone che aveva rischiato più di finire a terra piuttosto che in bocca a lui,  Aylén scoppiò a ridere “Siamo due cretini!” esordì tra le risate.

“Ne convengo!” rispose lui ridacchiando a sua volta, poi le poggiò le mani sui fianchi e cominciò a guardare nuovamente con una certa insistenza il suo corpo.

“Che stai facendo?” gli chiese la ragazza visto che lui la stava spostando delicatamente.

“Mettiti controluce” le ordinò dolcemente.

“Ma perché?” chiese lei sorridendo un po’ divertita.

Lui la guardò ancora e rispose “Perché sono convinto che non hai niente sotto ed è tutta la sera che mi scervello… e ora voglio saperlo”.

“Ma sarai scemo? Ti ho detto che non sono nuda sotto!”.

Orlando cominciava a sentirsi leggermente idiota, la guardò un pò accigliato e con aria interrogativa “Mi stai prendendo in giro?” le chiese facendo una specie di broncio.

Aylén scoppiò a ridere, si stava davvero divertendo e lui sembrava così confuso.

“Ora basta!” disse Orlando semi serio “Mi stai mettendo alla berlina, farò chiarezza una volta per tutte!” .

Senza troppi complimenti prese e le fece scivolare via di dosso il caffettano. Quello che vide lo fece rimanere un attimo interdetto e piacevolmente sorpreso, se non addirittura spiazzato.

“Oh… porcaccia… miseria… ladra!” esclamò guardandola ammirato.

“Te lo avevo detto che non ero nuda uomo di poca fede!” lo rimbeccò lei.

Lui non le levò gli occhi di dosso  e ammirò il suo corpo inguainato in un completo di lingerie color carne in tulle, senza cuciture e con il reggiseno a balconcino senza spalline. Ecco svelato l’arcano ed ecco perché sembrava nuda.

“Ora se non ti dispiace mi rivesto” aveva detto lei afferrando l’indumento.

“No, no! Neanche per idea!” aveva risposto lui afferrando fulmineo il caffettano  e mettendoselo dietro la schiena “Sarebbe un vero peccato coprire questo spettacolo” aveva aggiunto molto eloquentemente.

“Via Orlando siamo all’aperto sii serio”.

“Mai stato più serio” disse lui con un tono di voce piuttosto basso e infilando un dito tra il tulle e la pelle di lei sul seno.

“E’ un capo decisamente intrigante” aggiunse poco prima di spostare il dito e di baciarla nel solito punto.

“L’ho comprato proprio pensando a te” gli sussurrò Aylén passandogli le mani tra i capelli.

“Scelta azzeccatissima! Grazie del regalo amore! Non sai quanto lo gradisco!” rispose Orlando attirandola a se.

Aveva cominciato a farle scorrere le mani sui fianchi e sulle cosce baciandola sulla bocca e facendola distendere sui cuscini.

“Ma… se andassimo in casa?” aveva detto Aylén che però intanto cercava di liberarlo a sua volta dal caffettano che indossava lui.

“Se! E chi ci arriva in casa!” aveva espanto lui aiutandola e spogliandosi.

“In effetti… credo…” bisbigliò Aylén “Che tu non abbia poi tutti i torti…” concluse abbandonandosi definitivamente a lui.

 

 

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Capitolo 38
*** Capitolo 38 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

NOTA: GRAZIE, grazie e ancora GRAZIEEEEEE!!! Non ho più parole donne!^__^  GRAZIE Roy (dolcissima creatura, come non poterti augurare di vivere quanto prima un amore bello ed intenso come quello dei nostri due piccioncini? Vabbè magari fosse co Orlanduccio tuo sarebbe il massimo .... però anche un bravo tagazzo qualsiasi non sarebbe malaccio no?^_^) GRAZIE Conty (la romanticona che è in te ti prende il sopravvento eh? ^_- Su, forza e coraggio prima o poi [meglio prima che poi .... dico io!!!] toccherà anche a noi!!  ghghghgh ) GRAZIE Anjulie ( tesora m'hai fatto una recensione splendida sono davvero senza parole... però ora che mi ci fai pensare a volte sembriamo davvero "guardone" a discapito dei due innamoratini!!! :P)  GRAZIE a tutti e buona lettura! ^_^

 

 

 

 

Capitolo trentotto

 

 

Orlando aveva progettato alcune cose per quel sabato sera, ma i fatti avevano preso un'altra direzione così si ritrovò a dover concludere il tutto il giorno dopo.

Aylén era in cucina e stava cercando l'antiparassitario di Rambo e non lo trovava, quando Orlando parlò, facendola girare visto che non si era accorta che era dietro di lei.

“Tra un mese e mezzo si finisce di girare e parto” aveva detto di botto cacciandosi le mani in tasca.

Lei che comunque si aspettava qualcosa del genere chiese “E per quanto?”.

“Di preciso non lo so, c'è da fare la presentazione mondiale di Elisabethtown. Prime, interviste, show, le solite cose… poi dovrei anche andare a Londra… avrei una casa da finire di sistemare…” concluse pensieroso, poi aggiunse “Tu come sei messa?”.

“Male” disse lei sospirando “Di ferie non se ne parla neanche a pregare in cinese!” commentò continuando a frugare per vedere se trovava quell'antiparassitario.

“Nemmeno una settimana?” provò a chiedere lui titubante.

Lei scrollò la testa “Nemmeno un giorno” disse; poi si girò e continuò “Ho rifiutato un trasferimento di sei mesi al Sea Acquarium di Miami, il mio superiore non l'ha presa troppo bene e ora devo rigare dritto”.

“Cioè spiegami che vuol dire?” chiese lui piuttosto sorpreso da quella rivelazione.

Aylén gli spiegò che le avevano chiesto di trasferirsi per sei mesi, per occuparsi della nascita in cattività dei delfini, ma che lei aveva rifiutato.

“Perché lo hai fatto?” le chiese lui anche se poteva benissimo intuirlo da solo.

“Non mi andava proprio di stare via sei mesi e poi non sono l'unica che poteva farlo, quindi ho preferito rimanere qui”.

“Sei sicura di non esserti forzata in questa decisione?” le chiese lui lievemente in apprensione.

“No, l'ho scelto senza condizionamenti. Sai benissimo che non avrei avuto scrupoli a fare diversamente se avessi voluto. Questo però ha leggermente peggiorato la mia situazione, lo sai come funziona no? Fino a che sei sempre disponibile, ti lisciano tutti, adesso mi remano un po’ contro. Comunque passerà e in fretta spero” concluse Aylén.

Orlando storse la bocca con disappunto. Rimasero un po’ in silenzio, poi lui disse, quasi come se commentasse ad alta voce “E così si ricomincia…”.

La ragazza lo guardò, notò che era un po’ giù e del resto anche lei non era da meno.

“Lo sapevamo fin dall'inizio che più o meno sarebbe stato sempre così o quasi, è inutile farsi il sangue amaro” disse Aylén cercando di sdrammatizzare.

“Si, però…” disse lui arricciando il labbro superiore in una smorfia di disappunto “Mi girano lo stesso le palle! Insomma se almeno tu potessi venire a Londra”.

“Al momento vedremo ok? Tenterò di fare il possibile, ora per piacere non cominciamo a buttarla sul tragico fin da adesso. Non mi pare il caso anche perché già sarà dura di per se, se poi si comincia anche prima del previsto…”

“Hai ragione ci penseremo al momento” rispose lui senza però troppa convinzione.

“Ma dove cavolo è andato a finire l'antiparassitario!” commentò a voce alta Aylén.

“Senti, io ti dovevo dare una cosa ieri sera… poi è andata a finire che non te l'ho più data…” disse Orlando distraendola dalla sua infruttuosa ricerca.

“Che cosa?” chiese lei curiosa.

“Se vieni di là lo vedi” disse lui con fare misterioso.

Si spostarono in salotto e sul tavolino c'erano una busta grande colorata come quelle che danno nei negozi quando acquisti qualcosa, e un pacco di fogli.

“Ecco questi sono i documenti dell'annullamento da firmare” disse Orlando serio “E nella busta c'è un regalo per te”.

La ragazza guardò i fogli con sopra appoggiata una bella stilografica e non disse niente. Erano bel papiro di roba pensò, ma non aveva voglia di leggere. Era assurdo e fuori di ogni logica, però firmarli le dispiaceva quasi. Non che si fosse mai effettivamente sentita sua moglie, però in certo qual modo la cosa faceva un certo effetto.

“Comincio io?” fece Orlando visto che lei era rimasta ferma.

“Si fammi il passamano foglio per foglio” rispose Aylén.

E così si misero a firmare tutte quelle scartoffie.

“Ecco!” fece Orlando ad un certo punto “Questo è l'ultimo. Certo che hai firmato tutto senza leggere potrei anche averti ingannata che neanche te ne saresti accorta!” commentò ridendo.

“Esagerato! E poi ingannata come?” rispose lei.

“Magari potrei averti fatto firmare dei fogli di validità matrimoniale a tutti gli effetti, tipo… una regolarizzazione europea dove abbiamo entrambi la cittadinanza! Che ne sai? Non hai letto nulla!” le rispose con aria furbetta.

“Ma va! Che non ci credo” disse Aylén.

Orlando divenne improvvisamente serio e disse a sorpresa, anche sua a dire il vero, perché non era proprio una cosa premeditata “E se un giorno te lo chiedessi davvero di sposarmi?”.

Lei lo guardò tra il sorpreso e il perplesso, non si aspettava una simile domanda “Non so…” disse “Tu prova! Poi si vedrà” rispose spontaneamente.

“Mi diresti di no?” chiese ancora più esplicitamente lui, chissà perché all'improvviso gli era presa sta frenesia di saperlo, come se glielo volesse chiedere sul momento e non era decisamente così.

Aylén cominciò a sentirsi appena imbarazzata. Insomma avevano appena firmato un annullamento di matrimonio e lui le stava chiedendo che avrebbe riposto lei se le avesse chiesto di sposarlo. Quanto meno era un discorso un po’ in antitesi con tutta la situazione.

“Allora?” la incalzò lui che la pazienza non sapeva mai dove stava di casa.

“Ma non lo so! Devo rispondere per forza e tassativamente ora?” gli chiese lei un po’ contrariata da tutta quella furia ingiustificata.

“No, ma mi faceva piacere sapere… se tante volte… avessi… leggermente cambiato idea riguardo il matrimonio. Tutto qui, nessun obbligo” disse lui un po’ titubante. Insomma quell'idea che lei non saltasse di gioia al pensiero di sposarlo lo infastidiva ancora un bel po’.

Lei lo capì perfettamente. Si rese conto che era uno dei suoi famosi punti di principio. Così la buttò sullo scherzo per calmarlo visto che le pareva un tantino apprensivo.

“A tempo debito chissà… potrei anche dirti di si… ma il cognome che non mi convince” fece pensierosa.

“Il cognome?” disse lui perplesso.

“E si! Accostato al mio nome suona male. Aylén Bloom, pare uno scioglilingua o una marca di acqua minerale gasata!” disse lei ridacchiando impunemente.

“Mi stai prendendo per il culo!” affermò Orlando facendole gli occhiacci, ma più per finta che sul serio.

“Un pochino…” affermò lei con aria innocente.

“Ma io ero serio!” si lamentò il ragazzo facendo il solito broncio.

“Via sarò seria” decretò Aylén “Può darsi che mi convinca a fare questo passo… un giorno… ma molto lontano” disse alla fine.

Lui sorrise soddisfatto per ora gli poteva anche bastare.

“Apri il regalo ora!” disse tutto eccitato.

“Ma come mai un regalo?” chiese lei curiosa.

“Perché ci deve essere un motivo specifico?” disse lui.

“No, ma…” rifletté a voce alta Aylén del resto aveva ragione lui, mica era necessaria una ricorrenza per fare un regalo, anzi lui di solito faceva proprio l'opposto.

“Aprilo! Poi capirai” fece lui ancora più gongolante.

La ragazza aprì la busta, dentro c'era un pacco rettangolare piuttosto largo e piuttosto fine di spessore, cominciò a diventare curiosa e scartò in fretta.

Quando finalmente il contenuto si rivelò ai suoi occhi lo stupore fu enorme tanto che rimase a bocca aperta. Non se lo sarebbe aspettato nemmeno tra un milione di anni.

Orlando rideva soddisfatto, era certo che l'avrebbe lasciata senza parole e così di fatto era accaduto.

“Non ci posso credere che l'hai fatto!” disse infine Aylén.

Non era una cosa eccessivamente costosa, ma decisamente era una cosa che significava qualcosa di preciso.

In un certo senso era la capitolazione di Orlando e conoscendolo aveva fatto davvero una gran cosa.

Le aveva ricomprato uguale identico quel vestito famoso che lui odiava a morte, che lei aveva indossato quando era uscita da sola e che era stato rotto quella famosa sera della doccia vestita.

“Non dici niente? Non lo tocchi nemmeno?” le chiese lui.

“E' che… chi se lo aspettava!” farfugliò lei ancora preda della sorpresa.

Lo prese in mano e nel tirarlo sul da mezzo il vestito cadde una piccola scatolina rossa. Una scatolina che non dava adito a dubbi, era sicuramente di una gioielleria.

Aylén la raccolse “E questa?” chiese ancora più incuriosita.

“Aprila e vedrai” fece Orlando serafico. Si stava davvero divertendo a vedere l'infinità d'espressioni che si susseguivano sul volto della ragazza. Era proprio quello il bello di fare certe sorprese.

Nella scatolina Aylén trovò un pendente a forma di piccola chiave in oro bianco tempestata da un lato di brillantini  era davvero molto carina.

“Se la giri dall'altra parte potrai leggere che c'è scritto” le disse Orlando continuando a guardarla compiaciuto.

Aylén la girò e lesse, c'era scritta una cosa molto semplice: For ever N.

“Mi sfugge qualcosa…” commentò continuando a guardare la scritta.

“Oh!” fece lui sorridendo “E' solo una specie di piccolissimo rebus” le disse, poi le si avvicinò e confessò “Cerca di seguirmi e NON sfottermi” disse molto serio “Credo che questa sia in assoluto la cosa più romantica che abbia mai fatto per una donna” aggiunse toccando la piccola chiave.

“Lo apprezzo davvero… ma se magari me lo spieghi” gli chiese lei un po’ emozionata, un po’ incuriosita e con una punta di perplessità perché proprio non capiva.

“Allora partiamo dalla chiave” cominciò a fare lui con modi quasi accademici. In realtà era anche lui un po’ emozionato e anche lievemente imbarazzato, non era proprio il tipo da fare certe cose. “Starebbe a simboleggiare che ti ho donato la chiave del mio cuore” disse tutto d'un fiato, poi prima che lei potesse dire qualsiasi cosa continuò o non ce l'avrebbe fatta “For ever, mi pare chiaro… è tuo… per sempre” e qui fece una pausa perché era una cosa seria, una cosa che sentiva davvero.

Aylén era senza parole.

“E' bellissima questa cosa” riuscì alla fine a dire commossa, girandosi verso di lui con gli occhi ricolmi di tenerezza. E rimasero un attimo a guardarsi comunicando i loro sentimenti e il loro particolare stato d'animo solo con la luce dello sguardo.

Poi all'improvviso Aylén gli chiese “E la N puntata, che vuol dire?”.

“Come che vuol dire?” fece lui sorpreso “E' la firma no? Sta per nappettino!” dichiarò soddisfatto.

“Oddio!” fece lei sgranando gli occhi e portandosi una mano alla bocca. Poi gli saltò direttamente in collo e gli disse mentre lo tempestava di baci  “Sei davvero un… un… un magnifico deficiente! E' bellissima questa cosa e io ti amo da morire”.

“Ah! Io ti faccio i regali e tu mi dai del deficiente, buono a sapersi!” finse di risentirsi Orlando, al contrario molto soddisfatto della reazione spontanea di lei che non la smetteva di sbaciucchiarlo.

“Ma se ti ho detto che ti amo da morire!” si giustificò lei.

“Quello non è mai abbastanza lo sai quanto mi piace che tu me lo dica” rispose lui che era davvero felice in due giorni glielo aveva detto due volte. Praticamente un record, ma il record stava per essere nuovamente battuto.

“Te quiero mucho querido!” gli sussurrò in un orecchio incrociando le sue gambe dietro la sua schiena.

Se è possibile Orlando fece le fusa come un gatto tirando fuori un’espressione decisamente inebetita e soddisfatta.

“Avrei solo una domanda” disse rivolto ad Aylén.

“Si?” fece lei guardandolo come se lo volesse mangiare.

“Ma?... In spagnolo te quiero significa ti voglio? O Ti amo?”.

“Tutti e due!” rispose lei.

“Che lingua coincisa e interessante lo spagnolo! Te quiero anch’io!” commentò lui prima che lei lo baciasse con passione.

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Capitolo 39
*** Capitolo 39 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

NOTA: Allora cari lettori, siamo vicino alla fine della storia e io non posso altro che dirvi GRAZIE per aver seguito questa storia nonostante sia luglio, mi sorprendete per l'affetto e la costanza con cui leggete sia chi commenta che chi legge solamente, grazie davvero di cuore!^__^  GRAZIE Roy (stasera mi sa che ti farà capolino la gastrite ma ricorda l'apparenza inganna!!! O no?..... non posso spoilerare PERDONO!!:P) GRAZIE Conty (sei una patatina anche te anche io sarei felice per Orlando se trovasse una ragazza così, ma l'importante è che ognuno di noi trovi almeno una volta nella vita un amore vero, tenero fragile ma fortissimo allo stesso tempo! [ammappete come so filosofa stasera O_o] ) GRAZIE Anjulie ( Tu si che mi capisci cara mia e comunque la chiave del cuore è un gran bel regalo, ma anche l'odiato vestito non è certo da meno... che volete fare io preferisco la sostanza alla materia :P) GRAZIE Frodina (sono felicissima di sapere che i capitoli "zuccherini" sono stati di tuo gradimento e apprezzo moltissimo che nonostante tu sia di fretta ti fermi comunque a lasciare un commento ^_^)   E come sempre GRAZIE a tutti e buona lettura! ^_^

 

 

 

 

Capitolo trentanove

 

 

“Ma che idea carina e anche estremamente romantica” stava commentando Reina riguardo il regalo che Orlando aveva fatto ad Aylén “Alejo non le fa queste cose!” aveva poi aggiunto lievemente crucciata.

“Non è vero!” aveva detto Aylén “Ti ha fatto un sacco di regalini non ti lamentare. Piuttosto della mia d’idea che ne pensi?” chiese poi ansiosa all'amica.

Reina sorrise soddisfatta “Penso che sia ottima. Ah! Come vorrei vedere la faccia di Orlando!”.

Quella sera prima di rientrare a casa dal lavoro Aylén si era fermata a controllare la sua vecchia casa. Anche se Orlando aveva preso un custode il suo senso del dovere le imponeva di andare ogni tanto a dare un'occhiata, in seguito s'era fermata a casa di Reina e tra una chiacchiera e l'altra avevano anche fissato di andare insieme il sabato pomeriggio successivo a ritirare i regali che Aylén in gran segreto aveva ordinato per Orlando. Avrebbero addotto la scusa che se ne andavano a fare shopping. Si salutarono e Aylén rientrò a casa.

 

“Allora? Tutto bene alla casa?” le chiese Orlando non appena la vide comparire in cucina.

“Si, si. Sembra tutto a posto” rispose la ragazza.

“Senti davvero non ti scoccia se vado con Dom a quel party?” le chiese all'improvviso Orlando che aveva preso quell'impegno qualche giorno prima.

“No. Per favore stai tranquillo, ci saranno milioni di party, feste, e uscite. Rilassati.” lo tranquillizzò lei.

“Prima o poi dovremo ufficializzare la nostra relazione, così ci vieni anche tu ai party con me” disse Orlando.

“Si, ma anche dopo l'ufficializzazione non credere che ti verrò dietro ad ogni passo però. Bisogna comunque mantenere un minimo di spazi propri o finiremo per venirci a noia” commentò Aylén.

“In effetti… non è del tutto sbagliato il tuo ragionamento” rispose lui pensoso.

Cenarono e poi Orlando si preparò di tutto punto per uscire.

“Tu che fai?” chiese alla ragazza mentre davanti allo specchio di camera lottava come un dannato con il nodo della cravatta, era terza volta che lo rifaceva e gli veniva male.

“Sto a casa e vado a letto presto sono stanca morta” rispose Aylén che dopo essersi fatta una bella doccia s'era infilata un paio di calzoncini, una maglietta e s'era buttata distesa sul letto.

“Mi dispiace però che rimani in casa” commentò Orlando facendo gli occhiacci alla sua immagine riflessa allo specchio e disfacendo per l'ennesima volta il nodo della cravatta. Aylén rise.

“Perché ridi?” le chiese lui.

“Per due motivi” rispose lei alzandosi e raggiungendolo, facendolo girare. “Il primo è che vederti litigare con la cravatta è spassoso” disse prendendo la medesima e facendogli il nodo “Il secondo è che sei bugiardo e menti male!” concluse prendendolo per le spalle e facendolo nuovamente girare verso o specchio, per controllare se il nodo che aveva fatto lei poteva andare bene.

Orlando si guardò allungando un po’ il collo e girando leggermente la testa, sì, il nodo poteva andare.

“Credo che vada bene” disse piuttosto soddisfatto “Chi ti ha insegnato a farlo?” le chiese poi.

“Mio padre” ripose Aylén.

“E perché sarei bugiardo?” le chiese girandosi nuovamente verso di lei.

“Perché se ti conosco un pochino, non ti dispiace affatto che rimanga in casa!”.

Orlando rise e le strizzò l'occhio con fare complice.

 

Dominic passò da loro per prelevare l'amico e fu Aylén ad aprirgli.

“Ma tu guarda che roba!” commentò appena lei lo vide “Ti sei messo in tiro anche tu?”.

In effetti Dom aveva indossato un completo grigio e lei vestito decentemente non lo aveva mai visto. Il ragazzo fece una piroetta allargando la giacca e mostrando la camicia nera che portava sotto.

“Dì la verità, sono uno sballo vero?”.

Aylén gli sorrise e disse “Si, sei assolutamente splendido!” poi aggiunse “A dire il vero mi pare che vi siate fatti un po’ troppo belli per andarvene in giro da soli!”.

Dom la guardò strizzando gli occhi “Non ti preoccupare baby! Te lo controllo io!”.

“E' proprio questo che mi preoccupa!” rispose lei ridacchiando.

Dominic finse di offendersi “Se ti dico che ci pensa lo zio Dom tu mi devi credere!”.

“Va bene. Grazie zio Dom!” rispose Aylén schioccandogli un bacio sulla guancia e poi aggiunse molto seria “Grazie davvero Dominic… per tutto”.

Monaghan si grattò la testa leggermente imbarazzato “E di che?” farfugliò.

“Vi ho visti eh!” li interruppe Orlando che era appena sceso.

A quel punto Dominic partì con una delle sue sceneggiate, si parò velocemente davanti ad Aylén e allargando le braccia come se la volesse proteggere disse con tono enfatico “Niente gesti inconsulti, la ragazza non ha colpe! Non ha saputo resistermi e ha voluto il mio corpo… e io che come è risaputo ho un animo sensibile e generoso… glielo ho concesso senza remore!”.

Aylén si stava piegando dal ridere e anche Orlando stava faticando a fare il serio, ma doveva reggere la parte. Si avvicinò a Dom e lo schiaffeggiò lievemente poi disse simulando un tono sibillino: “Quest'onta va lavata nel sangue. Ti sfido alla Play Station e scelgo io le squadre. Io mi prendo il Manchester e tu il Byern di Monaco!”.

“Nooooooooooo!” urlò Dom portandosi una mano alla fronte con aria tragica “Il Byern no!”.

Intanto Aylén non ce la faceva più : “Siete due scemi di categoria lusso!” riuscì a dire “Andate o farete tardi!”.

“I belli devono arrivare tardi” disse Dom.

Orlando lo guardò alzando un sopracciglio “Perché tu saresti bello?” gli chiese.

“Se trovano bello te… io sono splendido!” rispose Dom piccato.

“Siete belli tutti e due! Siete due tipi diversi ma affascinanti e andate o mi farete venire i crampi a forza di ridere” disse Aylén.

“Va bene” fece Orlando “Però lo voglio anche io un bacio”.

Dom roteò gli occhi. Aylén lo baciò sulla guancia e Orlando fece il broncio “Ma potevi anche baciarmi per bene” si lamentò.

Dominic lo afferrò per un braccio “Via ora non ti vorrai mica mettere a pomiciare! Vero? Andiamo su che è tardi” e lo tirò fuori, mentre Aylén sulla porta li salutava guardandoli andar via divertita.

 

Il sabato seguente nel primo pomeriggio, come stabilito, Aylén era in procinto di partire per andare a ritirare i regali che aveva fatto fare ad Orlando, il quale era molto incuriosito dal fatto che e andasse sola soletta in città a fare shopping visto che Reina aveva dovuto dare forfait all'ultimo momento per una leggera influenza.

“Ma scusa perché non ti posso accompagnare io?” le stava appunto chiedendo il ragazzo.

“No, perché tra le altre cose devo andare anche dall'estetista, che ci incastri tu  dietro?” provò a dire Aylén per sviarlo.

“Dall'estetista a fare cosa?” chiese Orlando.

Lei roteò gli occhi “Secondo te?” gli disse.

Lui la guardò e disse “Non mi sembra tu ne abbia bisogno”.

“Invece si!” disse lei che non sapeva più che fare per dissuaderlo.

“Ma se sei perfettamente depilata!”.

“Non esattamente, e poi mica si va dall’estetista solo per depilarsi” disse vaga Aylén.

Lui la guardò strano “Si che lo sei!” ribatté e poi sgranò gli occhi “Non vorrai mica fare quello che penso?” chiese stupito.

“Non lo so davvero quello che pensi, ma non devo fare niente di particolare e per favore fammi andare che ho fretta”.

“Non me la racconti giusta!” disse lui.

“Santa pazienza Orlando! Devo andare e tu NON puoi venire va bene? Ma sei tremendo però quando ti ci metti!” sbottò la ragazza spazientita.

Finalmente lui capì che forse lei voleva fargli qualche sorpresa o qualcosa del genere quindi come i bambini che aspettano babbo natale fece un'espressione compiaciuta e disse “Okay! Allora… buon estetista”.

Aylén scosse la testa lo salutò e andò via col taxi.

Fortunatamente la ragazza si sbrigò abbastanza in fretta, nel giro di un paio d'ore aveva già fatto tutto, stava passeggiando per Rodeo Drive meditando se chiamare subito un taxi per tornare a casa o se prima fermarsi a prendere qualcosa da bere in un bar lì vicino, quando qualcuno la salutò.

“Ciao, ma che sorpresa!” si sentì dire alle spalle da una voce che non si ricordava a chi appartenesse ma che le suonava familiare. Si girò e si ritrovò davanti Elodie perfettamente inguainata in un abito da pomeriggio bianco, con sandali  e borsetta coordinati e lunghi capelli acconciati in un morbido chignon. Le stava sorridendo amabilmente, ma il suo sguardo la colpì, aveva un guizzo maligno che Aylén trovò lì per lì incomprensibile, ma che non le piacque per niente.

“Ciao” le rispose a sua volta cercando di sorridere più naturalmente possibile, non sapeva perché, ma si sentiva a disagio e lo trovava alquanto strano.

“Sola?” le chiese Elodie occhieggiando intorno come se cercasse qualcuno.

“Si” rispose Aylén.

Dopo i soliti convenevoli di rito Elodie cominciò ad insistere perché bevessero qualcosa insieme e nonostante Aylén non avesse proprio voglia alla fine capitolò e si trovò seduta a bere con lei.

“E così siete tornati insieme”  disse a un certo punto Elodie senza mezzi termini, riferendosi a lei ed Orlando, prendendosi tra l'altro una confidenza che ad Aylén parve senza dubbio troppo eccessiva.

“E ora suppongo che tra voi siano tutte rose e fiori” continuò Elodie con un tono gentile, ma che se lo analizzavi a fondo poteva sembrare quasi sarcastico.

Aylén cominciava ad essere insofferente.

“Sono sempre state rose e fiori” puntualizzò gentilmente ma decisa. Non aveva certo voglia di spiattellare i fatti suoi ad una semi sconosciuta.

Elodie fece un sorriso strano e poi le chiese  “Tu credi nella solidarietà femminile?”.

Aylén che non capiva dove volesse andare a parare rispose “Abbastanza, perché?”.

Elodie si guardò un po’ intorno, mimando un imbarazzo che non provava minimamente, anzi si sentiva così felice di poter prendersi una sorta di rivincita vendicativa, che quasi stentava a mascherare la sua contentezza per quell'opportunità inaspettata.

“Senti” cominciò a dire “Noi non ci conosciamo quasi, ma io sono proprio una ferma sostenitrice della solidarietà femminile e mi dispiace,ma non posso tacerti una cosa molto, troppo, importante” concluse come se volesse essere complice con Aylén.

Forse fu il tono, o forse fu che quel giorno Elodie fu meno brava del solito nel fingere, ma forse fu semplicemente perché Aylén aveva un'intelligenza acuta oltre che un sesto senso molto sviluppato, ma capì. Si rese conto all'improvviso che era lei; lei, che era andata a letto con Orlando e le tremarono le mani dalla rabbia.

Se avesse dato retta al suo impulso l'avrebbe presa a schiaffi, ma non voleva e non poteva darle un simile soddisfazione.

“So già quello che vuoi dirmi” le disse d’un fiato a tono basso, guardandola dritta negli occhi con un’espressione di sfida e di autentico orgoglio. Aveva giocato di contropiede e l'aveva presa in castagna.

Elodie dopo un primo attimo d'imbarazzo causatole dalla sorpresa, sorrise di nuovo  e disse con aria studiatamente costernata “Allora saprai anche che è stato lui a tampinarmi fino allo sfinimento nonostante stesse con te, e che continua ancora a cercarmi benché io gli abbia fatto capire in tutti i modi possibili ed immaginabili che non ci potrà mai essere niente tra noi, perché è stato solo un grave errore!” terminò la frase con enfasi, sorseggiando il suo frullato e guardando di sottecchi Aylén, scrutandola con un’espressione indecifrabile. Era sicura, con quella sparata, di aver messo a segno un vero colpo da maestra.

 

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Capitolo 40
*** Capitolo 40 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

NOTA: GRAZIE ancora a tutti quanti!^__^  GRAZIE Roy (si davero SUPERPANIBALDA!!! più che una recensione la tua è una mini fic GRANDIOSA!!!!^^) GRAZIE Conty (emmmm..... chissà se la menerà...... e chissà se le crederà ..... e chissà quali saranno 'sti famosi regali x Orlendo..... ammazza se so bastarda stasera :P Perdono Conty!! *_* ma non posso spoilerare) GRAZIE Anjulie (Grazie davvero per le splendide parole sei come sempre troppo generosa con me ^_^) E come sempre GRAZIE a tutti e buona lettura! ^_^

 

 

 

 

Capitolo quaranta

 

 

Aylén per fortuna non era una stupida. Al di là del suo carattere forte, impulsivo e talvolta immaturo, quando c'era da ragionare su cose estremamente importanti riusciva a farlo o per lo meno a prendere tempo per riflettere.

Si rese conto Elodie stava in qualche modo mentendo. Erano i suoi occhi, velati di una freddezza maligna, che le diedero la conferma. Nonostante ciò non poté fare a meno di provare una sorta di magone e di dispiacere, misto a rabbia, gelosia e voglia di prenderla a sberle per levarle dalla faccia quell'espressione quasi compiaciuta, mascherata da falsa amica. La guardò esaminandola, e suo malgrado dovette ammettere che era proprio bella. Fine, curata e quindi gioco forza piacente e forse desiderabile, a dispetto della sua glaciale freddezza. Non volle neanche fermarsi ad immaginare che quella donna era stata a letto, nuda, tra le braccia del suo Orlando, condividendo con lui uno stato di intimità totale; la sua mente era refrattaria ad una simile immagine e il suo stomaco si era come rattrappito al solo pensiero. Quello che proprio non capiva è dove volesse andare a parare, quale fosse la sua reale intenzione. Portarle via Orlando? Oppure solo fare del male per il semplice gusto di farlo?

Voleva andarsene e in fretta, ma voleva farlo alla sua maniera, con dignità e da vincente. I piedi in testa da quella non se li sarebbe fatti mettere a nessun costo.

Cercò di calmarsi e riordinò velocemente i pensieri che le si accavallavano furiosi nella mente e poi con un tono molto naturale, tranquillo, deciso e quasi sereno le disse: “C'è qualcosa che non torna sai? Perché vedi, se davvero le cose fossero come tu sostieni, a che scopo Orlando mi avrebbe parlato di te?”. Avrebbe anche voluto continuare a dirle molte altre cose, tipo di come lui avesse fatto di tutto per riconquistarla, per farsi perdonare, ecc… ma quelle erano cose che riguardavano solo loro due e non intendeva certo condividerle con lei. Quindi concluse secca “Mi pare, e correggimi se sbaglio, che la scelta di Orlando sia chiara e palese, quindi questa conversazione è del tutto inutile e scusami se mi permetto, ma anche è un po’ patetico da parte tua averla tirata in ballo”.

Quindi si alzò lasciò venti dollari sul tavolino e disse “Offro io. Buona giornata” si girò e se ne andò in fretta, lasciando volutamente Elodie senza possibilità di replica seduta da sola al tavolo.

Ma Elodie non si fece liquidare così facilmente e la raggiunse.

“Ti capisco sai? Quando si è innamorati si tende a voler vedere e a voler credere a quello che più ci piace e meno ci far sta male, ma la verità è che Orlando mi è sempre venuto dietro, anche i tuoi amici te lo possono confermare. Eravamo sempre insieme quando lui usciva da solo. Vedi. io credo che lui sia legato a te solo da una forte attrazione sessuale e niente più. Sei come una specie di droga per lui. In realtà tu sei esattamente il tipo di donna che non ha niente a che fare con una ragazzo come Orlando, prima o poi gli passerà e tornerà cercare una compagna più giusta, idonea e simile a lui. Fossi in te rifletterei parecchio prima di farmi troppe illusioni basate sull'effimero” le disse sibilando come una vipera. Ormai per lei era diventato fondamentale distruggerli, era una rivalsa a cui non poteva e non voleva rinunciare e senza volere aveva toccato anche un tasto piuttosto plausibile. Ironia della sorte, nella sua cattiveria gratuita era stata anche fortunata.

Aylén non ci vide più dalla rabbia “Se non ti levi dalle palle giuro che ti metto le mani a dosso!” le disse furibonda “Tu non sai niente di me, di lui e del nostro rapporto! Le tue congetture da frigida baldracca travestita da fine ragazza bene, cacciatele nel culo! Stronza!” concluse con un tono tagliente e minaccioso.

Non avrebbe mai voluto trascendere, ma la furia cieca che aveva provato, l'aveva come divorata incendiandola e aveva quasi del tutto perso il controllo, quindi prima di fare ancora peggio prese al volo un taxi e se ne andò definitivamente.

Elodie la vide salire sulla macchina e un sorrisino le increspò le labbra. Sapeva di aver fatto centro e la reazione di Aylén gliene aveva dato conferma. Se lei non poteva avere avuto ciò che desiderava, almeno che non l'avesse neanche quella spagnola volgare e arrogante.

Durante il tragitto che la riportava a casa Aylén stringeva convulsamente i manici delle buste con i regali che aveva acquistato per Orlando e il suo stato d'animo era davvero pessimo. Ci aveva messo un sacco di tempo per calmarsi e proprio ora che le cose sembravano essersi appianate del tutto, quell'incontro aveva rimesso tutto in discussione. In pochi minuti e con poche parole Elodie era stata capace di disintegrare tutte le sue certezze riportandola ad uno stato quasi iniziale. Nonostante non volesse e non potesse crederle, nonostante tentasse di tutto per non dargliela vinta, Aylén era profondamente turbata, arrabbiata, impaurita e dubbiosa. Più si avvicinava a casa più il suo stato d'animo peggiorava così fulmineamente decise di andare da Reina.

Reina accolse l'amica e ascoltò il suo racconto. S'invelenì come non le capitava da anni, avrebbe spaccato qualcosa con un pugno, quindi contrariamente alla sua natura mite e benché fosse mezza malata, prese Aylén e insieme se andarono dirette a casa di Nathalie ed Elodie, bisognava fare chiarezza e subito.

Una volta nell'appartamento delle due ragazze vi trovarono solo Nathalie, che comprensibilmente rimase molto in imbarazzo per ciò che era accaduto. Spiegò che Elodie non abitava più lì dato che i loro rapporti si erano fin troppo deteriorati e che alla fine s'era presa un appartamento per conto suo. Spiegò anche la realtà dei fatti ad Aylén, scusandosi di non averla avvertita, ma giustificandosi con il fatto che non erano così in confidenza tanto da potersi permettere di entrare in simili questioni. Ci tenne però a precisare di essere sempre stata dalla sua parte e che ciò che aveva detto Elodie riguardo ad Orlando era assolutamente falso. Lui non le era mai stato dietro casomai era l'esatto contrario.

Aylén era sempre più confusa, perplessa e sempre più arrabbiata. Quel turbine di accadimenti improvvisi la stava risucchiando come un vortice e le sembrava di affogare. Non sapeva né che fare né che pensare, era totalmente fuori bussola, come se avesse perso l'orientamento. Tutto sembrava di nuovo in discussione e si sentì infinitamente stufa.

Nonostante le facesse una fatica enorme rientrò comunque a casa. Orlando che era uscito per conto suo, non era per fortuna rientrato. Aylén sentì il desiderio di isolarsi per pensare. Faceva un gran caldo, fece una doccia veloce per rinfrescarsi e si buttò sul letto, ma non ce la faceva a stare lì, così lasciò un biglietto con una scusa e andò a casa sua. Aveva bisogno di un campo neutro per riprendere le fila dei suoi pensieri.

Prima di cena Orlando rientrò a casa e non trovando nessuno rimase abbastanza sorpreso e perplesso. Quando trovò il biglietto lasciato da Aylén che gli diceva che doveva sbrigare una faccenda a casa sua, rimase ancora più perplesso. Certo avrebbe potuto pensare ad una sorpresa, ma a volte l'empatia che ti lega ad una persona può esser così forte che è come se ti facesse percepire o intuire il suo stato d'animo, e quello che percepiva lui non gli piaceva per niente. C'era qualcosa che non quadrava, sì ma cosa?

Non ci stette tanto a pensare, prese le chiavi di riserva della casa di lei, passando dalla persona che avevano incaricato di prendersi cura della villetta e andò diretto lì. Quando arrivò era tutto buio e spento entrò ma la casa sembrava vuota.

 

Aylén era a letto e aveva finito per addormentarsi. Aveva passato molto tempo a pensare. Le sue conclusioni erano state chiare e lampanti. Stare insieme ad Orlando avrebbe comportato un sacco di situazioni come quella. Ci sarebbe stata sempre un’Elodie che avrebbe tentato di farselo o di portarglielo via solo per il gusto di dire che c'era riuscita, o che era stata a letto con uno famoso. Donne che non si sarebbero fermate davanti a niente, che lo avrebbero provocato in tutti i modi possibili ed immaginabili. Assenze, periodi di distacco lunghi. Una vita difficile e piena di ostacoli nella quale il loro rapporto sarebbe stato sempre sotto minaccia e messo a dura prova. Non sapeva se era capace di resistere a lungo, non sapeva se sarebbe stata così forte da combattere quella battaglia, non sapeva più niente a parte il fatto che in quel momento era davvero troppo stanca. Cominciò a sentire un gran freddo ed era strano perché quel giorno faceva davvero molto caldo. Senza volerlo si era assopita.

Orlando la trovò sopra il letto che respirava pesantemente e abbastanza rossa in viso. Aprì le tende per vedere meglio e andò a svegliarla.

La ragazza aprì gli occhi e lo guardò come se non lo vedesse. Lo sguardo era lucido, troppo lucido a dire il vero. Orlando istintivamente le passò una mano sulla fronte era molto calda.

“Aylén ti senti bene?” le chiese leggermente preoccupato.

Lei che aveva richiuso gli occhi li aprì di nuovo e disse: “Ma tu… non c'eri… io non ti ho visto. Ora ci sei… eri… con lei?”.

Il ragazzo la guardò stranito non capiva che stava dicendo era una frase sconnessa e senza senso.

“Non ero dove? Che stai dicendo?” le chiese.

“Lì!” fece Aylén indicando il vuoto nella stanza.

Orlando si girò d'istinto e capì che stava forse delirando. La toccò di nuovo doveva avere un febbrone da cavallo.

“Eravamo sole… non c'eri… ma forse eri nascosto… nell'ombra” disse nuovamente Aylén.

Orlando cominciò a preoccuparsi ed entrò nel panico. Prese il telefono e cominciò a chiamare il suo assistente che gli chiamasse un medico. Poi chiamò Alejo il quale era messo come lui, perché pure Reina stava discretamente male. I ragazzi capirono che forse si erano contagiate, o meglio Reina aveva contagiato Aylén. Orlando si chiese però quando fosse accaduto visto che Aylén era uscita da sola proprio perché Reina stava male. Forse era passata da lei? Probabile. Ma quella sensazione di forte disagio non lo abbandonava e non capiva perché. Come spiegazione logica si dette la sua preoccupazione per lo stato di salute di  lei.

Il medico arrivò abbastanza in fretta e decretò una forte forma influenzale virale. Trovò Aylén un po’ sotto stress e con la pressione bassa. Probabilmente il suo fisico stava reagendo peggio all'influenza perché le difese immunitarie erano appena più basse del dovuto, forse proprio a causa dello stress. Niente di grave comunque, solo una gran febbre che secondo lui in due tre giorni sarebbe passata del tutto non lasciando strascichi. Occorrevano riposo e medicine. Inoltre il leggero delirio era dovuto al fatto che la sua temperatura corporea sfiorava quasi i quaranta gradi.

Ovviamente non era consigliabile spostarla e così passarono la notte lì.

La mattina seguente Aylén stava già molto meglio e nonostante Orlando non fosse affatto d’accordo lei insistette per tornare a casa.

Il ragazzo la vedeva strana. Taciturna, assorta quasi distante in certi frangenti. Come se avesse la testa da qualche altra parte. Non poteva saperlo, ma era proprio così. Aylén continuava a pensare, e pensare e ancora pensare. Non aveva intenzione di dirgli nulla del suo incontro con Elodie. In realtà il suo intento era convincersi che andava tutto bene e che tutto sarebbe andato per il meglio. Non voleva cedere le armi, ma non era affatto facile. Ora che sapeva proprio ogni cosa, tutto e il contrario di tutto le si scontrava in testa. Voleva e doveva credere solo a lui, ma le parole di Elodie erano davvero tutte quante false? In fondo a letto insieme c'erano stati eccome. Si diceva che sì, era stata da parte di Orlando solo una cosa fisica, ma di fatto lui comunque era stato attratto e comunque aveva avuto una reazione ad una provocazione. E quanto era stato attratto? E se l'avesse incontrata di nuovo? E se lei lo avesse provocato ancora? Se aveva ceduto una volta c'era anche la possibilità che cedesse la seconda o no? E poi c'era quello stramaledetto dubbio sul fatto che lui non fosse davvero innamorato. Magari le voleva bene, ma di fatto poteva benissimo darsi che alla fine fosse solo molto, troppo attratto da lei. Sapeva che non era plausibile che probabilmente era solo una brutta paranoia, se si fermava a riflettere ne aveva le prove, ma da come era cominciata la loro storia, al proseguo, ma  soprattutto la forte intesa sessuale che avevano, le facevano rimanere un piccolo dubbio. Come un tarlo piccino ma tremendo e maligno che le rosicchiava il cervello. C'era troppa attrazione fisica si diceva. A volte per colpa di quella avevano finito per non parlare e per concludere tutto a letto. Non aveva mai considerato il tutto sbagliato, ma ora alla luce di tutto questo scombussolamento cominciava ad avere dei dubbi e si poneva delle domande. Nella sua testa la confusione regnava incontrollata, ma per fortuna quell'influenza inaspettata le aveva regalato una buona scusa per poter tenere Orlando a  distanza e cercare di far chiarezza in mezzo a tutte quelle congetture.

Alla fine il seme piantato da Elodie stava pericolosamente trasformandosi in pianta: una pericolosa gramigna che stava attecchendo anche troppo bene.

 

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Capitolo 41
*** Capitolo 41 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

NOTA: Ed anche in questa prima domenica d'agosto sono qui puntuale a ringraziarvi tutti!!!^__^  GRAZIE Roy (putroppo nenache Roy Balboa può fermare il veleno della cattiveria, ma... c'è sempre un ma, che ovviamente non si può dire, però lo si potrà leggere... forse :P siamo alle battute finali non posso proprio parlare!) GRAZIE Conty (ma che onore!! *_* Addirittura hai letto di domenica!!! Moon s'inchina e confessa... ebbene sì mi sono ispirata proprio a te per la partaccia alla viperaccia!! :P) Per tutte e due e per tutti curiosi riguardanti i regali per Orlando ... beh avrete da patire... e poi non è detto che siano sta gran cosa... sempre che gli vengano mai consegnati... nevvero! E ancora una volta GRAZIE a tutti e buona lettura! ^_^

 

 

 

 

Capitolo quarantuno

 

 

Orlando era sempre stato un ragazzo piuttosto percettivo, in quel caso poi lo fu ancora più di sempre. Le frasi sconnesse che aveva pronunciato Aylén quando aveva la febbre gli avevano dato molto da pensare, c’era qualcosa che gli sfuggiva. Il comportamento di lei i giorni successivi gli dette in un certo qual modo conferma di ciò. Cercò, però nei limiti del possibile di assecondarla senza fare pressioni. Dopo tutto poteva anche sbagliarsi e lo sperava con tutto il cuore.

Aylén era sempre abbastanza taciturna, persa nei suoi pensieri. Gentile, ma sfuggente e anche un po’ ritrosa, chiusa decisamente a riccio.

Era in realtà in una fase decisiva molto importante.

Aveva capito una cosa fondamentale, o digeriva le parole di Elodie e si fidava solo dei suoi sentimenti e di quelli di Orlando, o a questo punto era davvero il caso di chiudere definitivamente e magari di ritornarsene in Spagna.

S’era concessa un po’ di tempo con la scusa che stava male, così da non essere confusa e distratta per poter prendere una decisione serenamente, per quanto le fosse possibile.

 

Anche quella sera, come da cinque giorni a quella parte, Aylén era andata a letto quasi subito dopo cena. Orlando che aveva ripreso le serate Play Station s'era intrattenuto con i ragazzi in salotto a giocare fin verso l’una, poi era salito in camera. Come sempre l'aveva trovata girata dall'altra parte che dormiva. L'aveva guardata, aveva fatto la solita smorfia, la solita doccia e s'era infilato a letto mettendosi supino, incrociando le braccia sotto la testa. Aveva preso ad osservare il soffitto della camera, mentre dalla finestra filtrava il chiarore pallido della luce lunare e le onde frusciavano lievemente sulla risacca.

Ormai ne aveva la certezza. C'era decisamente qualcosa che non andava.

Girò appena la testa verso di lei che era rimasta immobile e sbuffò piano. Era convinto che fingesse di dormire. Sì, ma perché? Che diavolo era accaduto quel fatidico sabato pomeriggio? E perché lei, nonostante si fossero ripromessi e giurati di affrontare i problemi insieme parlando, si ostinava a tacere rimanendo come ripiegata su se stessa?

Non sapeva che fare.

Avrebbe voluto parlarle, ma temeva di essere oppressivo e poi preferiva darle tempo. Inoltre la cosa giusta sarebbe stata che lei stessa affrontasse la cosa, visto che lui non aveva la minima idea di cosa avesse potuto determinare quel cambiamento improvviso.

Una cosa però era chiara come il sole, Aylén non voleva alcun contatto fisico con lui. I messaggi erano stati palesi. Sfuggiva ai suoi baci e alle sue carezze e quando erano a letto, o dormiva o fingeva di farlo; oppure, peggio ancora, diceva che aveva il mal testa, o di pancia o che era indisposta, e non c'era verso che si facesse avvicinare.

Lui aveva capito, del resto non ci voleva certo una laurea in psicologia per comprenderlo, così se ne stava buono, buono ad aspettare che facesse lei il primo passo. Nella sua testa, che tra l'altro funzionava molto bene, visto che era una persona molto intelligente, era chiaro il concetto che quella di Aylén fosse una specie di prova, ma non riusciva proprio a capire però a fronte di che cosa.

Aspettava imponendosi di essere fiducioso anche se in realtà non era troppo sereno. Confidava nel fatto che lei si sbloccasse e che la sua pazienza reggesse bene come aveva fatto fino a quel momento.

 

Il giorno dopo all'improvviso Aylén ricevette una telefonata da parte di sua madre. Era davvero molto tempo che non si sentivano e la donna aveva deciso di rompere quel silenzio forzato. Voleva davvero bene a sua figlia e non sopportava più quella situazione che si era andata a creare.

Dopo un primo momento di comprensibile imbarazzo, Rosa Delgado chiese perdono alla figlia. Le disse che forse lei e suo padre erano stati decisamente troppo severi, ma che soprattutto non avevano fatto i conti con il fatto che lei ormai era diventata una donna e che aveva diritto a fare le sue scelte, anche se in contrasto con il loro modo di pensare. Disse anche che ne aveva parlato insieme a suo padre Abel, e che se in un primo momento era stato duro ed irremovibile, alla fine era capitolato anche lui. A quella notizia Aylén rimase esterrefatta e davvero molto sorpresa. Tutto si sarebbe aspettata meno che suo padre ammettesse di avere sbagliato. Le prese all’improvviso una fortissima nostalgia di casa e sull'onda dell'emotività decise di fare una follia. Prima però si consultò con Reina, la quale la appoggiò in toto, comprendendo l'importanza della cosa e togliendole ogni dubbio sul da farsi.

Così Aylén si attivò subito per mettere in pratica il suo piano. Sapeva che non le avrebbero concesso ferie, e rischiando veramente molto si fece prolungare di quattro giorni la malattia dal medico decidendo di volare in Spagna. Del resto anche lei mica era tanto cambiata, era la solita matta quando ci si metteva.

 

Orlando non la prese propriamente bene, e stava appunto facendole le sue rimostranze.

“Ti pare il caso di fare una simile sfacchinata? Due giorni li perderai solo per il viaggio di andata e ritorno! In pratica starai con i tuoi a malapena quarantotto ore. Non potevi aspettare le ferie, dico io?” le stava dicendo mentre lei stava freneticamente preparando il suo trolley, aveva i minuti contati.

Lo aveva avvertito ovviamente per tempo ma lui fino all’ultimo aveva sperato che cambiasse idea.

Aylén si fermò un attimo e lo guardò. Era chiaro che fosse in ansia e si rese anche conto che lo stava davvero mettendo a dura prova. Aveva molto apprezzato il fatto che l'avesse lasciata in pace in quei giorni e a dire il vero cominciava seriamente a convincersi che le parole di Elodie fossero solo un mucchio di cazzate senza capo né coda. Il fatto che Orlando ci fosse andato a letto una volta poteva davvero non significare nulla, del resto era lei che voleva e lo stava ampliamente dimostrando e non solo a parole. Probabilmente Elodie era solo gelosa o semplicemente maligna e cattiva. Dirle che Orlando stava insieme a lei solo per il sesso non aveva molto senso, soprattutto visto quanto tempo era che stavano assieme e dopo tutti gli ostacoli che avevano dovuto superare. Tanta fatica per fare sesso e basta non sarebbe stata di certo sprecata, soprattutto da lui, che di sesso facile ne poteva fare fino alla nausea e con una vastità incredibile di scelta. In fondo anche lei stessa era irrimediabilmente attratta fisicamente da Orlando. Le piaceva e le era sempre piaciuto moltissimo fare l'amore con lui, ma questo non significava affatto che per lui provasse solo attrazione sessuale, perché lo amava e davvero tanto. Se era una tesi valida per lei, poteva benissimo essere valida ed esattamente applicabile anche per lui.

All'improvviso come se si fossero diradate le nubi cupe che oscuravano il cielo si sentì in dovere almeno di tranquillizzarlo.

Gli si avvicinò e gli disse con tono accorato: “Ho davvero bisogno di questa cosa. Mi devo assolutamente riconciliare con i miei, è troppo importante per me.” poi aggiunse carezzandogli una guancia “Lo so che sono stata un po’ strana in questi giorni, ma credimi non dipende da te. Avevo solo bisogno di chiarirmi le idee su una certa faccenda. Una cosa un po’ stupida, ma a volte capita che per debolezza si finisca per dar conto a delle idiozie. Così la mente vaga perdendosi in congetture un po’ fuori luogo e…” non fece in tempo a terminare perché lui la interruppe.

“Che tipo di congetture?” le chiese aggrottandola fronte perplesso. Era proprio curioso di capire.

“Ma niente…” tagliò corto lei evitando di guardarlo in faccia.

“Tanto niente non mi sembra, visto che mi tieni a distanza come se fossi un appestato” commentò lui lievemente crucciato.

“Hai ragione, ma avevo bisogno di un momento di totale solitudine e credo che quando tornerò sarà tutto di nuovo a posto” concluse riprendendo a riempire il trolley.

“Insomma, hai proprio deciso… vai via così, dalla sera alla mattina, con due paroline e…” protestò Orlando piuttosto vivacemente.

Ma lei lo zittì dolcemente con bacio pieno di tenerezza.

“Non ti devi preoccupare né tanto meno ti devi fasciare la testa capito?” gli disse sorridendo, poi aggiunse crucciata “Accidenti! E' tardi e devo correre in aeroporto”.

“Vengo con te, ti accompagno!” disse lui.

“No, tu mangi e ti rilassi che domani ti devi alzare alle cinque. Tanto tra quattro giorni sono di nuovo qui”.

E se ne andò di volata salendo a corsa sul taxi lasciandolo solo, confuso e un tantino perplesso.

 

Ad Avilia le cose andarono piuttosto bene anche se il tempo era davvero risicato. Rosa Delgado si coccolò amorevolmente la figlia ed Abel fu meno scorbutico di sempre, anche se ovviamente non si lasciò andare a chissà quali smancerie.

“Tuo padre è così bambina, non riesce ad esternare i propri sentimenti, ma ciò non significa che non ti voglia bene. Ti adora e tu non immagini nemmeno quanto”. Stava appunto spiegando Rosa alla figlia.

“Sarà, ma è sempre così critico e burbero…” commentò Aylén.

“Abel è una persona molto severa, anche con se stesso che credi? E' stato educato in una certa maniera, molto all'antica. Per lui non è ammissibile lasciarsi andare troppo, è come se mostrare i suoi sentimenti fosse sintomo di debolezza e con te vuole apparire con un uomo forte, perfetto, un esempio impeccabile. Lo so, è molto contorto, ma è fatto così, ormai non cambierà. Sappi però che ha sofferto moltissimo e poi è gelosissimo di te sai?” disse Rosa.

“Davvero?” chiese Aylén stupita.

Rosa annuì sorridendo. “Per lui accettare che sei diventata una donna e che sei innamorata è stato un vero e proprio trauma. Per lui eri, e temo resterai per sempre, la sua bambina scapestrata da proteggere ed educare.” concluse la donna carezzando la testa alla figlia.

Quel chiarimento e quei due giorni furono importantissimi per Aylén, ma la cosa più importante accadde proprio il giorno che doveva ripartire per Los Angeles. Sua madre mentre lei stava riponendo le sue cose nel trolley le disse: “Ma lo sapevi che i miei genitori non volevano assolutamente che sposassi tuo padre?”.

“Davvero?” chiese la ragazza interrompendosi un attimo.

“Si” annuì sua Rosa “Non tolleravano il fatto che fosse uno stunt man. La trovavano una professione poco seria, in più pensavano che lui fosse troppo immaturo e lo sai perché? Perché tu e tuo padre vi somigliate moltissimo, pure lui era una vera testa matta da ragazzo, una ne faceva e cento ne pensava!” concluse sorridendo la donna.

Aylén aggrottò la fronte e commentò leggermente risentita “Se le cose stanno davvero così è ancora più grave che mi abbiate contrastata e giudicata così male per tutte le mie scelte e soprattutto per la mia storia con Orlando”.

Sua madre sospirò e poi le fece un lungo discorso.

“Bambina a volte capita che diventando adulti, mettendo su famiglia, conoscendo un po’ di mondo, si finisca col dimenticare l'incoscienza e l'irrazionalità giovanile. Ci si scorda di come a vent'anni si era propensi a dar via libera al cuore e ai sentimenti senza preoccupazione alcuna seguendo solo la voce dell'amore. Tuo padre poi ha faticato anni per dimostrare alla mia famiglia, a me, ma anche a se stesso di essere un uomo integerrimo, un buon marito e un buon padre, conciliando il tutto con la sua professione. S'è indurito, ma solo esternamente”.

Le spiegò poi che loro come genitori avrebbero voluto per lei il meglio del meglio. Un ragazzo serio, con una buona posizione e voglioso di farsi una famiglia con dei figli. Un desiderio di quasi tutti i genitori nei confronti dei figli. Non essendo né Abel né Rosa dei megalomani o delle persone interessate all'aspetto puramente materiale della vita, non erano minimamente abbagliati o compiaciuti del fatto che lei si fosse accompagnata ad un attore. A dirla tutta la vivevano piuttosto male, avevano solo una gran paura che la loro unica figlia potesse soffrire, ma ultimamente qualche cosina sembrava essere cambiata.

“Sai Aylén, mi sono un po’ documentata su questa tua specie di fidanzato con cui vivi” buttò lì all'improvviso Rosa Delgado.

Aylén la guardo molto più che stupita.

“Beh? Che c'è di stano? Sarà pur lecito che abbia la curiosità di sapere con chi sta mia figlia no?”.

Aylén annuì e sua madre continuò.

“Non posso certo dare un giudizio serio né obiettivo perché bisognerebbe lo conoscessi di persona” e così lanciò l'esca alla figlia, poi continuò “Però sembra una persona abbastanza a posto. Ho letto che ha studiato molto, che ama gli animali, ma soprattutto mi ha colpita come ha reagito a quel grave incidente. Ma dimmi con te si comporta bene?”.

Aylén sospirò e rispose decisa:“Sì. Si comporta bene. Ha i suo bei difetti e non è certo perfetto però mi ama molto, o almeno… così sembra”.

La lieve indecisione finale della figlia colpì Rosa e la spinse a dare una sua onesta e sincera opinione in merito:“Bambina, se fra tutte le donne che potrebbe avere ha scelto te e vive con te, vorrà pur significare qualcosa no?” poi però aggiunse tanto per ribadire l’antico concetto che più le premeva “Anche se personalmente non condivido e continuo a non capire perché non ti abbia sposata, visto che vivete come se foste marito e moglie!”.

Aylén non fece in tempo a rispondere, anche se l'ultima affermazione di sua madre più che farla arrabbiare l'aveva fatta sorridere, proprio in quel momento era entrato nella stanza, piuttosto accigliato, Abel Delgado.

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Capitolo 42
*** Capitolo 42 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

NOTA: Allora questi sono gli ultimi capitoli (e tutti esultarano!!:P) ne mancano veramente pochi e ancora una volta GRAZIE, GRAZIE e GRAZIE A tutti anche a chi legge ( siete tanti) e  non commenta, seguendo ancora sta ficcina !!!^__^  GRAZIE Roy (sono felice che hai gradito il capitolo passato, spero di cuore che ti piaccia anche questo un abbraccio forte per tutto tesorina mia!) GRAZIE Conty (Stella!!! ^_______^ grazie ancora per ciò che ti sai ^_- E grazie ancora per i tuoi splendidi commenti, dolcissimi e buffisimo [l'Orlando a casa che fa la calza è stratosferico!! :P]) GRAZIE Anjulie (Per tutto l'aiuto importante e fondamentale e per i tuoi commenti sempre vivi che arrivano al cuore. Un abbraccio!) Per i regali per Orlando ... donne... cough... cough... emmmm... vabbè leggete e capirete da sole :P. E come sempre buona lettura atutti! ^_^

 

 

 

 

Capitolo quarantadue

 

 

L'uomo guardò le due donne, si schiarì la voce e disse: “Aylén, so che con tua madre parli molto più che con me, ma volevo dirti anche io una cosa” e si zittì di colpo.

Il suo tono pur sempre burbero era come lievemente incerto. Era quasi impossibile a credersi, ma pareva imbarazzato.

“Io volevo dirti…” riprese l'uomo ancora più insicuro “Insomma ecco… il fatto è…”.

Rosa Delgado si avvicinò al marito e rivolta alla figlia disse: “Temo che riuscirebbe a farti perdere l'aereo prima di riuscire a dirtelo, ma non è detto che ce la farebbe comunque. In ogni modo quello che cerca di dirti tuo padre è che è veramente dispiaciuto di come ti ha trattata l'ultima volta che sei stata qui. Che non pensava veramente ciò che ha detto e che ti vuole un mondo di bene” concluse la donna.

“Si, ma sia chiaro che non sono affatto d’accordo con questa promisquità moderna che voi chiamate convivenza!” si affrettò a precisare Abel Delgado, ed aggiunse “Quello lì, continua a non piacermi e sappi che se si azzarda solo a fare qualcosa di sconveniente o a mancarti di rispetto più di quello che già sta facendo, visto che dorme con te senza averti sposata, vengo in America e gli torco il collo come se fosse un cappone!”.

Aylén guardava suo padre a bocca spalancata senza sapere se doveva ridere o piangere.

In assoluto quella era la più grossa manifestazione di affetto che le avesse mai fatto, anche se molto a modo suo naturalmente.

Non sapeva che dire era frastornata. Ci mise qualche secondo a riprendersi poi disse: “Lo so che il mio comportamento vi ha creato spesso grossi problemi. Sono testarda, impulsiva e immatura e vi chiedo scusa. So anche che questo mio rapporto con Orlando…”.

Appena sentì quel nome Abel Delgado roteò gli occhi infastidito, ma non disse nulla.

“Insomma so che questa storia non vi va giù” riprese a dire Aylén “Ma non è un dispetto contro di voi. Sono davvero molto innamorata e per me è una cosa molto importante. Non voglio che cambiate idea, vorrei solo che riusciste in qualche modo ad accettarlo, anche se con sacrificio” concluse Aylén.

“E' quello che stiamo cercando di fare bambina” le disse dolcemente sua madre e allargò le braccia per invitarla appunto ad andare da loro “Vieni qui e abbracciaci e poi dobbiamo muoverci o rischi di perdere il volo”.

Aylén si avvicinò a sua madre e l'abbracciò forte, poi si staccò e si ritrovò occhi negli occhi con suo padre. Lo guardò titubante e poi ad un cenno dell'uomo gli si buttò al collo. Fu un'emozione grandissima per lei, così grande che le sembrò di sentire male al petto e cominciarono a scenderle dei grossi lacrimoni silenziosi. Probabilmente desiderava una cosa del genere fin da quando era nata. E cioè stare tra le braccia di suo padre che la stringevano ed emanavano calore ed amore. Le parve la cosa più meravigliosa del mondo.

“Ti voglio bene” riuscì solo a dire in un soffio leggero Aylén.

“Anche io zanzarina, anche io” le rispose Abel.

Non la chiamava così ormai da anni. Aveva coniato quel diminutivo a fronte del fatto che fin da piccola gli teneva testa punzecchiandolo e facendogli i dispetti proprio come una zanzara: piccola, ma pungente e agguerrita. Lei lo aveva sempre interpretato come un dispregiativo, solo ora si rendeva invece conto che era un nomignolino affettuoso come un altro, forse anche con nascosta una punta di orgoglio per la sua caparbietà e tenacia nel voler sempre e comunque affermare le proprie idee.

Quando si staccò da lei, anche suo padre aveva gli occhi lucidi, ma si affrettò a rimediare dicendo nel suo solito tono burbero: “Via muoviamoci a andare alla stazione che devi prendere il treno per l'aeroporto. Se ci dilunghiamo ancora in smancerie faremo davvero tardi!”.

Aylén sorrise era pur sempre suo padre, vale a dire il solito brontolone.

 

I quattro giorni in solitudine di Orlando furono all'insegna del più completo e martellante arrovellamento mentale. Pensava e si grattava la testa in continuazione, tanto che gli venne addirittura una ritrosa nei capelli a causa di quel nuovo e perpetuo tic.

Era come se fosse seduto ad un tavolo e stesse cercando di comporre un puzzle. Ma era difficile. Cominciò con il ripercorrere tutte le tappe della loro relazione fino agli ultimi accadimenti. I malintesi iniziali, la forte passione, l'amore profondo, la gelosia e la possessività, i dialoghi mancati, le sue paure, le paure di Aylén, il loro modo  comunque di cercarsi.

Drin, drin.

All'improvviso gli suonò in testa un campanellino.

Il loro modo di cercarsi. Si ripeté pensoso quella sera proprio antecedente il ritorno di Aylén. Ma certo? Come aveva fatto a non capirlo prima. Era ancora la solita storia della loro forte attrazione fisica e della loro eccezionale intesa sessuale.

Non riusciva a capacitarsi, almeno dal suo punto di vista, di come una cosa così positiva potesse tramutarsi in negativa e creare sporadicamente tutti quei problemi. Al campanellino si susseguì una lampadina accesa per una nuova intuizione. Sicuramente qualcuno doveva aver fatto o detto qualcosa che doveva aver turbato Aylén. Sì, ma chi? Quando? E perché?

Sebbene fosse intuitivo, sensibile ed intelligente Orlando non era un veggente e tutto avrebbe potuto immaginare, eccetto che Elodie avesse vessato Aylén con il suo veleno.

 

Aylén rientrò a Los Angeles nel tardo pomeriggio del giorno seguente. La casa era vuota ed in penombra, segno che Ester era andata via da poco. Rambo le corse incontro facendole le feste. Aylén pensò che quel cane le sarebbe mancato molto una volta che i suoi legittimi padroni lo avrebbero reclamato non appena rientrati dalla Florida.

Respirò forte ed inalò a pieni polmoni la fresca aria salmastra del pomeriggio. Era una sensazione strana, ma molto bella. Era a casa.

Ormai Malibù, la villa, il suo lavoro e soprattutto Orlando erano la sua vita.

Improvvisamente aveva preso coscienza che tutto ciò che aveva sempre voluto e desiderato era proprio lì, a portata di mano. Certo non sempre tutto era facile e neanche lo sarebbe stato in futuro, ma non aveva intenzione di rinunciarci.

L’incontro con i suoi genitori le aveva dato forza, le aveva dato la consapevolezza di essere amata e per lei era stata la migliore delle medicine. Dopo aver grattato per un po’ la pancia a Rambo salì svelta in camera.

Orlando rientrò tardi, c’era stato un problema quel giorno, e siccome erano gli ultimi giorni di riprese, non potevano permettersi ritardi e si erano trattenuti sul set tre ore in più. Naturalmente aveva avvisato Aylén che sapeva che sarebbe rientrata, ma era stato costretto a farlo con un messaggio visto che lei al cellulare e al telefono di casa non rispondeva.

La trovò a sorpresa in veranda che lo stava aspettando. Se la vide venire incontro sorridente, scalza, con in dosso il famoso vestitino che lui le aveva ricomprato.

Gli parve diversa, ma non fece in tempo a fare altre considerazioni perché lei lo aveva raggiunto.

“Ciao ben tornato!” gli disse stampandogli un bacio su una guancia.

“Ben tornata anche a te, tutto bene a casa?” gli chiese lui restituendole il bacio.

Aylén annuì e lo prese per mano portandolo verso la veranda dove aveva apparecchiato. Aveva preparato una cena semplice con antipasto di involtini a base di prosciutto e salmone, e un’insalata di pollo. In più c’erano tre contenitori pieni di olive, sottaceti e pomodorini freschi in insalata.

“Lo sai che non sono una gran cuoca, ma volevo cucinare per te e spero che gradirai lo stesso l’impegno” gli disse Aylén mentre lo faceva accomodare a tavola.

Orlando era sorpreso e un po’ confuso non si aspettava un’accoglienza del genere, non dopo gli ultimi accadimenti della scorsa settimana, in ogni modo ne fu felice.

“Fino ad ora ho sempre gradito quello che hai cucinato” rispose con sincerità “E poi mi piace quando fai queste cose per me” concluse con un sorriso, guardandola negli occhi, come per accentuare il fatto che davvero apprezzava certi gesti.

Durante la cena Aylén raccontò ad Orlando quello che era accaduto con  suoi genitori e soprattutto la reazione di suo padre. Il ragazzo capì che era stata davvero una cosa importante per lei, la vedeva così entusiasta, addirittura solare.

La guardava parlare e gli sembrava bellissima, nei suoi occhi brillava una luce particolare. Ebbe un piccolo moto di gelosia, gli sarebbe piaciuto esser lui la causa di quel particolare brillio, ma si scosse subito, quel pensiero pur umano che fosse, era un po’ stupido e anche un tantino egoista. Il fatto che si fosse riconciliata con i suoi lo rendeva davvero contento per lei.

“Mi pare di capire che tuo padre se potesse mi farebbe fuori” commentò poi tra serio e il faceto Orlando. In realtà, non è che gli facesse poi così piacere l’opinione di Abel Delgado nei suoi confronti.

“Ma no! E’ solo geloso. Ricordi? Anche tu mi dicesti che ogni padre è geloso della figlia” lo rassicurò Aylén.

Orlando annuì non proprio soddisfatto di quella spiegazione, ma cambiò all’improvviso radicalmente discorso.

“Mi sembri più tranquilla e questo mi fa piacere, ma Aylén vuoi dirmi che è accaduto la scorsa settimana? Te la senti di parlarne insieme?” le chiese a sorpresa.

Aylén sospirò e volse lo sguardo all’orizzonte. Stava tramontando il sole e il cielo californiano era tinto di rosso arancio, mentre le nuvole tendevano a prendere delle leggere sfumature fucsia. Era uno spettacolo meraviglioso che sembrò riempirle l’anima. Girò nuovamente lo sguardo, specchiandosi così nei grandi occhi nocciola leggermente apprensivi di Orlando. Gli sorrise appena e rispose.

“Non è una cosa di cui vale realmente la pena parlare credimi” disse per rassicurarlo, poi continuò “Piuttosto c’è un’altra cosa molto importante di cui desidero parlarti”.

“Ti ascolto” fece lui serio.

Aylén si concentrò appena, poggiò i gomiti sulla tavola e il mento sulle mani quindi parlò di nuovo: “Mi rendo conto che sono davvero fuori tempo massimo, ma c’è una cosa che voglio che sia chiara. Ci tengo troppo” fece una piccola pausa lisciandosi una ciocca di capelli e spostandola dietro un orecchio, quindi proseguì: “Quando ci siamo conosciuti ero sicuramente nella fase più ribelle della mia vita. Non ragionavo molto su quello che facevo e spesso mi comportavo in un certo modo solo per stupire e dimostrare a me stessa che ero libera, indipendente ed emancipata. In realtà ero tutto fumo e niente arrosto, come si dice”.

Orlando la guardava incuriosito ed anche intenerito, non la interruppe, anche se lui quelle cose le aveva già capite tutte da solo e da tempo.

“Insomma quello che sto cercando di dirti” continuò Aylén “E’ che io non ho mai fatto con nessun’altro quello che ho fatto con te. Ho avuto solo un paio di ragazzi prima di te e con il primo non siamo mai neanche arrivati ad avere rapporti completi, mentre con il secondo è accaduto tutto dopo quasi un anno. Non c’è stato nessun’altro e ci tenevo  a farti sapere che con te mi è accaduto qualcosa che non sapevo e non so definire, qualcosa che ha vinto ogni mia paura e ogni mia razionalità e che col tempo è cresciuto ed è diventato qualcosa di profondo, di grande. Non è stata e non è assolutamente una cosa solo fisica ecco! Spero che tu lo sappia e soprattutto che sia lo stesso anche per te”. Concluse non senza agitazione Aylén.

Orlando abbozzò un sorriso guardandosi le dita della mani, poi alzò nuovamente lo sguardo sul viso di lei.

“Era dunque questo il problema? Non ti nascondo che c’ero arrivato da solo. Quello che non capisco è perché ti siano presi questi dubbi Aylén. E’ vero che ancora non ci conosciamo alla perfezione, ma ci conosciamo abbastanza bene per sapere come stanno le cose tra di noi. Se c’è una cosa di cui sono sempre stato sicuro, è che tu non sei solo e semplicemente attratta da me, anche se ti confesso talvolta di aver avuto le tue stesse paure. Come sono sicuro che il fatto che io sia famoso non ha mai avuto peso nei tuoi sentimenti verso di me. All’inizio, ma solo perché ero confuso ed era un’ottima scusa per me, è vero che ho dubitato della tua serietà; ma come ti ho detto era solo una scusa per mascherare ciò che ho provato da subito per te. In realtà, allora, non me ne rendevo conto Aylén, ma tu eri tutto quello che non avevo mai saputo di aver voluto, e trovarti mi stravolse tanto da trovare scuse su scuse per non voler accettare la verità”.

Orlando poi allungò le mani e prese quelle di Aylén e le disse molto serio, ma alo stesso tempo con dolcezza: “Io capisco che a volte la passionalità che ci lega ci possa sopraffare portandoci a trascurare un poco il dialogo o a rimandare certe chiarificazioni, ma non devi vivere ciò come una cosa sbagliata o brutta, è un completamento importantissimo in un rapporto di coppia. Un’intesa come la nostra è un dono raro, prezioso e non deve mai diventare fonte di dubbi o incertezze, ma piuttosto dovrebbe essere un collante che serve solo a cementare di più il nostro rapporto” concluse il ragazzo stupendosi lui stesso del discorso che gli era venuto fuori.

Rimasero così per alcuni secondi a guardarsi come a riflettere su quelle importanti parole, mentre il sole sembrava ormai esseri completamente eclissato dentro l’oceano, tingendolo di rosso e regalando al cielo la prima luce blu della sera che precede la notte.

 

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Capitolo 43
*** Capitolo 43 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

NOTA: Come di prassi eccomi a ringraziarvi in queste ultime battute ^__^  GRAZIE Roy (tesorina miaaaaaaaaa son felice che ti sia piaciuto cosi tanto il cap! Spero che anche questo che leggerai sia di tuo gradimento ^^ t'ho pensata sai mentre lo scrivevo!) GRAZIE Conty (per il messaggino ^_^ ma come stella???? Non ti son piaciuti i pomodorini e i sottaceti come regalini alternativi?? ^o^ Non ci credo!!) GRAZIE Anjulie (Per prima cosa PERDONAMI! Domani ti mando una mail e poi tesora mia, magari conoscessi DAVVERO così bene l'universo maschile! ^_^ Potrei servirmi di tale vantaggio, che ahimè temo di non possedere e come sempre tu sei troppo generosa con me!) Per i regali per Orlando ... dico solo..... Buona lettura a tutti! ^_^

 

 

 

 

Capitolo quarantatre

 

 

Aylén era abbastanza stanca per il viaggio, e mentre sparecchiava in veranda le scapparono un paio di sbadigli un po’ sgangherati. Orlando che la stava aiutando rise. Era buffa quando sbadigliava in quel modo, sembrava il leone della Metro Golden Mayer, infatti glielo disse e lei, per tutta risposta gli fece una linguaccia.

In realtà Orlando più che buffa, quella sera, la trovava estremamente sensuale e desiderabile. Sarà stato per via che gli si era negata per diversi giorni, o perché era scalza, o perché quel dannato vestito le stava davvero maledettamente bene, ma lui la voleva, la voleva proprio, solo che aspettava almeno un minimo cenno da parte sua. Ma quel cenno non arrivava e allora lui ebbe un’idea.

“Senti io vado in camera a fare una cosa” disse con aria vaga, poi aggiunse “Ti aspetto lì, tanto mi sa che hai bisogno di dormire”.

“Va bene, oltretutto ti devo dare anche delle cose quando salgo…” gli rispose distrattamente Aylén.

“Cosa?” chiese subito Orlando curioso come non mai.

“Poi vedrai…” fece lei sorniona e Orlando prese a corsa su per le scale.

Quando Aylén salì in camera lo trovò a braccia conserte che l’aspettava impaziente.

“Fila in terrazza!” gli intimò subito scherzosamente.

Lui obbedì, perché la sua curiosità era arrivata ai dei limiti indecenti. Sapeva, perché lo aveva intuito, che lei aveva in mente qualche sorpresa per lui dal quel sabato funesto, ma poi gli eventi lo avevano distolto da quel pensiero, fino a quella sera, e ora moriva dalla voglia di scoprire che cosa le avesse serbato la ragazza.

Aylén tirò fuori le famose buste dall’armadio dove le aveva nascoste, le dispose sul letto e poi lo chiamò.

Orlando fece capolino dalla terrazza con un sorrisino contento come un bambino la mattina di Natale sotto l’albero.

“Per te!” fece Aylén indicando le buste “Tutto ciò ti servirà soprattutto quando sarai lontano da me” aggiunse con aria seria.

Orlando aprì la prima busta e vide che conteneva tre magliette.

Una gialla con su stampato I’m the only one sexy nappettino.

Un’altra arancione con su scritto Yes, I’m the official Play Station’s champion 2004

Un’altra ancora fucsia con su scritto I’m divine… more ‘vine’ that ‘di’…

Le guardò una per una e scoppiò a ridere. Aprì poi la seconda busta e vide che conteneva più o meno una quarantina di paia di boxer di vari colori. All’altezza precisa dell’apertura di ognuno c’erano stampati vari segnali di divieto tipo: ‘Divieto d’accesso, rimozione forzata’, ‘Proprietà privata’, ‘Divieto di caccia’, ‘Attenzione pericolo, vietato toccare’ ‘Divieto di sosta, ma soprattutto di parcheggio’ ‘Alta tensione, pericolo di morte!’, ‘Zona militare, limite invalicabile!’. Gli prese il ridere in maniera spasmodica.

“Che c’è tanto da ridere?” lo riprese lei fingendosi seria e accigliata “Guai a te se non li indossi chiaro? Ne ho comprati in quantità industriale, così non hai la scusa di dire che  poi non hai fatto in tempo a lavarli. Le penso tutte io sai!”.

Orlando, intanto, non la smetteva di ridere senza ritegno.

“Per le magliette ti concedo di indossarle solo per dormire, mi rendo conto che indossarle in pubblico, forse sarebbe davvero pretendere troppo!” disse Aylén sorridendo contenta che quell’idea un po’ pazza gli stesse piacendo, divertendolo. “Ma i boxer li DEVI proprio indossare caro mio!” concluse fingendo di minacciarlo.

Orlando intanto continuava a guardare tutta quella roba e a ridere scrollando la testa. Si girò verso di lei e appena riuscì a frenare un po’ il riso le disse “Tu sei una pazza scatenata! Una vera *fenomena! Non lo avrei mai creduto, ma… cavolo! Sei più deficiente di me!”.

“Ah! Ma bene! Tutto quello che sai dire è che sono pazza e deficiente? Sono offesa a morte!” disse Aylén puntandosi le mani sui fianchi fingendosi offesissima, ma commettendo un grave errore, visto che da una mano le spuntava qualcosa.

“E lì che hai?” le chiese subito Orlando curiosissimo che aveva notato subito che lei tentava di nascondere qualcosa.

“Niente!” rispose lei fulminea nascondendo la mano incriminata dietro la schiena.

Il ragazzo si alzò in piedi e cercò in vano di afferrarle mano.

“Oh ma sei peggio dei ragazzi piccoli tu!” lo rimproverò Aylén che faceva una faticaccia a tenerlo buono.

“Ho un difettaccio, sono curioso come le scimmie!” rispose lui, poi facendo una faccetta implorante le disse “E dai! Mi fai soffrire, dammi quella cosina!”.

“Sì, ma stai fermino!” lo rimbrottò lei.

Allora Orlando si spostò appena e mise le mani dietro la schiena in segno di resa.

Allora Aylén con studiata calma tirò fuori una scatolina e gliela porse. Orlando se la rigirò un attimo tra le mani come per indovinarne il contenuto e poi l’aprì. Dentro c’era un piccolo ciondolo, un lucchettino a forma di cuore in oro bianco con tanto di serraturina.

Orlando cercò inutilmente di aprirlo e Aylén lo guardava divertita, poi decise di andargli incontro.

“E’ inutile, senza chiave non si apre” gli disse.

Lui la guardò perplesso “Quale chiave scusa? Qui c’era solo il lucchettino!”.

Lei sorrise ed estrasse dal collo la collanina dove aveva il ciondolino a forma di chiavina che gli aveva regalato lui, poi disse “Si apre solo con questa, l’ho fatto fare a posta, perché… diciamo, che la chiave del tuo cuore ha aperto anche il mio” e gliela porse.

Orlando prese la piccola chiavina e con un po’ di pazienza aprì il lucchettino. Dentro ci trovò una brevissima incisione, che manca poco non lo fece collassare dalla sorpresa e dall’emozione, perché tutto si sarebbe aspettato tranne quello.

Le parole incise erano poche, ma di un’importanza e di un valore enorme, ed erano semplicemente queste: Remember… it will be YES!

“E’ quello…? Cioè, sta a significare quello che penso io?” le chiese Orlando smarrito e quasi incredulo.

Lei annuì con la testa mentre le sue labbra si piegavano un sorriso amorevole, la faccia di lui era così strana e dolce nello stesso tempo, che s’era intenerita.

Orlando abbassò lo sguardo ancora una volta sul piccolo lucchettino a forma di cuore e si rilesse per l’ennesima volta quella frase. Era davvero emozionato e stordito.

“Questa è in assoluto la cosa più bella che mi potevi dire, più di mille ti amo, o di qualsiasi per sempre, e robe varie io… ” si interruppe un attimo perché aveva il fiato corto oltre che gli occhi lucidi, la felicità lo stava soffocando quasi, poi si riprese e disse tutto d’un fiato “Io, porca paletta! Se avessi il tempo materiale a disposizione per fare le cose come Dio comanda, te lo chiederei anche subito!”.

Aylén lo fissò con i suoi occhi neri e gli disse con molta calma “Non fare sempre l'esagerato! Quando vorrai e quando sarà possibile. Chissà… tra un anno… o due o forse tra dieci, come c’è scritto … sarà un sì!”.

Orlando prese il ciondolo lo richiuse con quasi religioso rispetto e lo mise subito al collo insieme agli altri che portava sempre con se, poi si avvicinò ad Aylén e prima di baciarla per dimostrarle tutto l’amore che sentiva le disse: “Sarò ripetitivo e noioso, ma ti amo da morire. Grazie!” e la baciò a lungo con tenerezza sfiorandole i capelli.

Ad un certo punto s’interruppe e le disse: “Ora però permettimi di occuparmi di te come si deve” e poi fissandola con lo sguardo velato di desiderio aggiunse “E come ho voglia di fare da quando ti ho vista”.

Aylén contraccambiò il suo sguardo con uno altrettanto eloquente, gli sorrise e lo ribaciò con slancio, poi a fior di labbra gli rispose “Non chiedo di meglio”.

Per prima cosa Orlando si sfilò la maglietta e la gettò a terra da qualche parte, poi attirò leggermente Aylén verso di sé e con entrambe le mani la cinse, afferrò la lampo del vestito e la tirò giù lentamente, poi glielo fece scivolare ai piedi mentre con la punta dei polpastrelli le carezzò delicatamente la schiena, inalando il suo profumo dal suo collo. Aylén si appoggiò a lui, sfiorando con il suo seno nudo il torace di Orlando che chiuse gli occhi e continuò a carezzarle la schiena e lunghi capelli, mentre lei gli sbottonava i jeans e gli dava piccoli baci sul collo e sulla spalla. Quando furono entrambe in mutande Orlando la prese per mano e la portò nel bagno. Aveva preparato già da prima la vasca dell’idromassaggio con acqua tiepida, olii emollienti e balsamici. Non facevano quasi mai il bagno, preferendo sempre la doccia e gli era parsa una buona idea. Si sfilò rapidamente i boxer e poi altrettanto rapidamente sfilò le mutandine ad Aylén, quindi con gesto della mano la fece entrare in vasca. Subito dopo entrò anche lui.

“Ho deciso di farti il bagno!” le disse ridacchiando impunemente.

Lei non gli rispose se non con un sorriso complice e gli si avvicinò cingendogli la vita con le gambe.

Orlando non perse tempo e cominciò a baciarla. Continuò a baciarla a lungo e nel frattempo le carezzava il viso. Poi passò a lisciarle i capelli. Quindi prese a sfiorarle il collo, le spalle, spostandosi poi su i seni, sfiorandola con delicatezza. Piano, piano prese a spostare le mani sempre più giù, carezzandole la pancia, le gambe, i glutei e ogni altro centimetro di pelle che riusciva a toccare, con calma e dedizione, senza stancarsi, guardandola con amore e desiderio. Aylén all’inizio lo lasciò fare inarcando leggermente la schiena e stringendo ancora di più le gambe intorno alla sua vita, rendendo ancora più intimo il contatto fra i loro corpi nudi immersi nell’acqua profumata e gorgogliante della vasca. Si lasciò completamente andare alle sensazioni violente che lui, e lui solo era capace di provocarle, regalandole emozioni e piacere, poi decise di contraccambiarlo dedicandosi a sua volta all’esplorazione minuziosa di quel corpo che amava, fino a lasciarlo senza fiato. Anche Orlando fu sopraffatto dal piacere e dalle sensazioni violente che lei sapeva bene come procurargli, del resto non avevano segreti l'uno per l'altra. Poi, ad un certo punto, quando l’urgenza era diventata insopportabile, Orlando l'afferrò saldamente per le natiche stringendola maggiormente a se e la guardò negli occhi: “Mi sei mancata davvero troppo” le sussurrò col fiato corto. Lei le carezzò i capelli umidi “Anche tu… non accadrà più!” gli rispose in un soffio, piegandosi e sfiorandole il lobo dell'orecchio con le labbra.

Allora i loro corpi si unirono muovendosi ad un ritmo lento e tenero che piano, piano accelerò fino a diventare quasi impetuoso, liberando tutta la passione repressa, lasciando che ogni sciocca inibizione, che aveva creato stupidi preconcetti, cadesse. Non c’era proprio niente di sbagliato in ciò che provavano, era tutto così giusto, naturale e infinitamente bello. Si amarono così, fino a raggiungere insieme l’acme del piacere che li lasciò entrambi esausti e tremanti, scossi dai brividi. Rimasero fermi un attimo ancora, abbracciati stretti l’uno dentro l’altra con la testa appoggiata lui sulla spalla di lei, e lei sulla spalla di lui.

Da quel momento ogni problema sembrò dissolversi come sciolto nell'acqua della vasca che li accoglieva.

 

 

***

 

Il venerdì seguente al suo rientro a Los Angeles Aylén insisté per uscire con Orlando e tutta la banda al completo. Il ragazzo sarebbe partito di lì a pochi giorni e se ne sarebbero andati anche Alejo e Reina. Ci voleva proprio una bella uscita tutti insieme.

Se ne andarono così a cena fuori e per il dopo cena optarono non senza qualche riserva per il Club Bahia, ma Aylén aveva insistito molto tenacemente e sapeva bene lei perché, sperava di cuore che ci fosse Elodie.

Orlando, invece era agitatissimo, lui sperava l’esatto contrario.

Il destino accontentò Aylén perché Elodie era proprio nel locale.

All’inizio andò tutto molto bene i ragazzi presero un tavolo e la ignorarono palesemente, mentre invece lei li fissava livida.

Aylén, impunemente e senza nascondersi, contraccambiava quegli sguardi, puntandola negli occhi con aria di sfida.

Era stata una decisione un po’ sciocca forse, ma lei ne aveva un bisogno quasi fisico, del resto era umana ed era stata anche fin troppo signora fino ad allora. Ora voleva la sua rivincita, ovviamente alla sua maniera, senza clamori e scenate.

Orlando capì quasi subito e all’improvviso gli fu tutto chiaro e lampante. Aylén doveva aver incontrato Elodie e lei, come aveva tentato di fare con lui, non solo doveva averle parlato di loro due, ma doveva averle detto che la loro relazione era basata solo sul sesso. Tipico! pensò con rabbia. Non gli era mai accaduto prima in vita sua, ma sentì il desiderio di picchiarla e si dette per la miliardesima volta di stupido cretino per aver fatto quell’errore madornale che poteva costargli davvero carissimo. Ebbe un moto di stizza e solo il buon senso gli impedì di andare da Elodie per cantagliene quattro come si deve. Ma ci pensò qualcun altro al posto suo.

All’improvviso Aylén senza dire una parola si alzò, e senza che nessuno la potesse fermare o dire qualcosa, si diresse spedita, proprio verso Elodie. Lo fece  portando con sé il suo Bloody Mary, che aveva appena ordinato. Tutti gli altri sette ragazzi rimasero sconcertati, Orlando compreso, guardandosi negli occhi non poco preoccupati.

Aylén raggiunse Elodie alle spalle, di sorpresa. Era seduta con un paio di persone ad un tavolo e poggiando una mano sullo schienale della sua sedia le si avvicinò all’orecchio, e le disse con un sussurro chiaro e fermo: “Ci hai visti vero?” l’altra sussultò appena colta alla sprovvista, e trattenne il fiato. Aylén intanto continuò imperterrita “Guardaci! E fallo bene! Spero che tu possa schiattare d’invidia, perché vedi, non ci sei riuscita, non hai neanche scalfito il nostro legame… anzi, dovrei ringraziarti perché lo hai addirittura cementato” quindi si fermò un attimo e poi le fece notare che teneva in mano un cocktail “Lo vedi questo? L’ho ordinato a posta per rovesciartelo in testa! Ma poi mi sono detta che non ne valeva davvero la pena, lo userò per brindare al tuo veleno, grazie al quale io e Orlando abbiamo capito di amarci ancora di più di quello che credevamo. Buona vita Elodie!” e con questa ultima frase se ne andò lasciandola lì attonita, incapace di rispondere e di reagire. Del resto i fatti parlavano molto chiaramente da soli. Elodie si sentì investire da un’ondata di fiele amaro, consapevole di avere perso su tutti i fronti.

Aylén si risedette al tavolo, soddisfatta e serena. Non le fregava nulla di essersi abbassata e di non aver fatto la superiore, aveva un bisogno quasi doloroso di quello sfogo e fu felice di esserselo concesso. Dopo aver sorseggiato il suo Bloody Mary guardò i ragazzi che erano ancora in silenzio e la osservavano frastornati, quindi disse loro: “Tranquilli è tutto a posto, anzi a dire il vero, non mi sono mai sentita meglio!”.

Orlando aprì la bocca per dire qualcosa ma lei le posò il proprio indice sulle labbra e gli disse “Non una parola, non per lei, non ne vale la pena. Per me non esiste più!”.

“Neanche per me” aggiunse solo Orlando, che si rilassò di colpo dopo aver decisamente temuto il peggio.

E finalmente, dopo quella sera, Elodie uscì per sempre dalla loro vite.

 

 

* tipica espressione alla "Conty" che la sottoscritta ringrazia, visto che se ne è impunemente appropriata, mettendola però in bocca ad Or'lendo... cosa che forse mi salverà in corner! :P Scherzi a parte GRAZIE Conty!

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Capitolo 44
*** Capitolo 44 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

NOTA: Ciao a tutti! Siamo in dirittura d'arrivo e vi dico solo che nella stesura di questi ultimi capitoli mi sono divertita parecchio, spero quindi con tutto il cuore che vi divertiate anche voi e ancora una volta GRAZIE di cuore a tutti i lettori ^__^  GRAZIE Roy (mi sono sdata in romanticherie inusuali, ma del resto se non lo si fa nelle fic...spero che comunque gradirai anche sti capitoli un pò movimentati :P) Anjulie (spero di non essere stata troppo smielata e tu sai che io NON lo sono affatto :P Grazie ancora per il tuo insostituibile supporto, sei unica e fantastica!) GRAZIE Conty (per tutto tesorina mia sei stata gentilissima  e preziosissima ah! benvenuta nel club delle guardone :P) GRAZIE Frodina (sei dolcissima  carinissima ^_^ per gli eventuali continui.... bhe! ne riparleremo in seguito forse...) E come di rito, GRAZIE e buona lettura a tutti! ^_^

 

 

 

 

Capitolo quarantaquattro

 

 

E così arrivò anche il giorno antecedente la partenza di Orlando. Il tempo era trascorso veloce e gli impegni di lavoro purtroppo dovevano essere assolti. Era quella la loro vita e se l'erano scelta, come avevano scelto di condividerla, pienamente consapevoli dei sacrifici che avrebbero dovuto fare come coppia.

Orlando, come già era al corrente da tempo, sarebbe stato via circa tre mesi durante i quali avrebbe fatto più o meno il giro del mondo per le varie promozioni e premiere di rito, visto che stava per uscire Elisabethtown.  A fronte di ciò, quella che avevano trascorso, era stata una settimana funesta, e non solo per l'imminente partenza di lui, ma anche per la restituzione di Rambo ai legittimi proprietari che erano al fine rientrati dalla Florida. Erano affezionatissimi a quel cane e separarsene fu davvero dura.

Quella notte, sia Orlando che Aylén non riuscirono proprio a dormire, per lo più erano stati abbracciati a parlare, come accadeva spesso prima di ogni lunga partenza che li avrebbe tenuti separati per diverso tempo. Quel distacco, a cui erano preparati, pesava lo stesso molto ad entrambi e a dire il vero li spaventava anche un po’, così cercarono in qualche modo di rassicurarsi a vicenda. Alla fine però Aylén si era addormentata tra le braccia di Orlando, con il viso appoggiato nell'incavo della sua spalla, mentre lui s'era assopito solo dopo che lei dormiva da qualche minuto, con il mento poggiato sulla testa della ragazza.

Alle cinque in punto la sveglia cominciò a suonare rompendo fastidiosamente il silenzio in cui era immersa la camera.

Orlando borbottò a denti stretti un paio di parolacce grattandosi la testa con il palmo della mano e scompigliandosi i già di per sé arruffatissimi capelli, poi, con una manata, face volare in terra la sveglia che si spaccò in due. Aylén aprì gli occhi, li richiuse subito e istintivamente strofinò il naso contro il petto di Orlando, tra il sonno disse a fatica: “Già le cinque sono?”.

Orlando mugugnò qualcosa di incomprensibile come risposta e l'attirò a se stringendola ancora più forte rimettendosi subito a dormire. Si riaddormentarono stecchiti fino a che l'insistente suonare del campanello lì svegliò in modo brusco e definitivo.

Orlando schizzò fuori dal letto come fulmine e nel farlo picchiò una ginocchiata sul comodino rischiando di brutto la rotula. Dopo aver snocciolato una sequenza paurosa di parolacce volò di corsa alla porta dove trovò il suo assistente. Stava rischiando di perdere l'aereo, allora si organizzarono così: l'assistente si prese tutti i bagagli e si avviò per anticipare le pratiche d'imbarco, Orlando nel frattempo si sarebbe vestito a tempo di record ed Aylén lo avrebbe accompagnato con la macchina all'aeroporto.

Orlando, continuando ad imprecare a denti stretti, si lavò come i gatti e s'infilò la prima t-shirt che gli capitò sotto mano, un paio di jeans lisi, scarpe da ginnastica, una felpa verde di due taglie sopra e si calò un cappellino da basket giallo sopra i capelli che non pettinò neppure. Aylén lo imitò lavandosi e vestendosi più in fretta possibile facendosi trovare pronta in contemporanea a lui, quindi senza indugio il ragazzo afferrò la sua tracolla di cuoio contenente tutti i documenti e il cellulare, inforcò i Rayban e prendendo Aylén per mano si precipitarono a rotta di collo in garage. Orlando aprì la macchina e fece per salire, al che la ragazza disse risoluta: “Guido io”.

Orlando la guardò con aria interrogativa, ma lei lo prevenne “Andiamo muoviti, dammi le chiavi! Sono una ex stunt, ricordi? Ho fatto tre livelli di guida veloce, in venti minuti netti sono in grado di farti arrivare in aeroporto!”.

Salirono in macchina e lei gli raccomandò di allacciarsi la cintura. Non seppe perché, ma quella raccomandazione lo preoccupò lievemente, ad ogni modo obbedì, ma non senza una punta d'ansia.

Uscirono a tutta velocità dal garage e percorsero tutto il vialetto a retromarcia, evitando di perdere inutile tempo in manovre per raddrizzare la macchina. Orlando, già da quell'inizio, fu piuttosto preoccupato e decisamente si svegliò dl tutto. Imboccarono la strada con una manovra fulminea ed Aylén procedette a velocità sostenuta. Per fortuna che non c'era traffico. I semafori però funzionavano bene, e lei, rossi, gialli o verdi che fossero li bucava tutti. Ovviamente i rossi e gialli con la dovuta cautela, ma non certo andando piano, né tanto meno accennando a fermarsi. Orlando cominciava a farsela decisamente sotto. Aveva artigliato il bracciolo con entrambe le mani, mentre contemporaneamente puntava i piedi a terra come a voler frenare. Ad un certo punto, all'ennesima manovra spericolata a tutta velocità, completa del solito imbucamento del semaforo, giusto un attimo prima che diventasse rosso, non ce la fece più a stare zitto e disse: “Non per niente vero?… Ma insomma, io ci vorrei arrivare all'aeroporto. E vivo possibilmente!”.

Lei senza guardarlo, continuò concentrata a dare occhiate sia alla strada che allo specchietto retrovisore. Intanto teneva saldamente con una mano il volante e con l’altra scalava in continuazione di marcia, quindi gli disse sorridendo “Non mi dire che hai paura? Tu? Tu che sei uno spericolato per natura! Naaaaaaa! Non ci credo” e accelerò ancora.

“Non so se te ne rendi conto, ma in California c'è l'arresto per guida pericolosa ed eccesso di velocità!” disse con voce strozzata Orlando, poi urlò “Oh!… Oh!… CAZZO!” e gli si paralizzò la lingua dalla paura.

Erano appena passati con il rosso schivando un autobus che sopraggiungeva dalla parte opposta.

“Mi faccio tagliare le palle prima di farti guidare di nuovo la macchina!” esclamò contrariato il ragazzo che aveva i battuti cardiaci impazziti e la fronte imperlata di sudore.

Aylén rise di nuovo.

Era tranquilla e sicura alla guida, sapeva di aver rischiato, ma poteva capire la fifa di Orlando, che però al tempo stesso la divertiva anche.

Pochi minuti dopo, con una frenata brusca, la macchina si fermò davanti all'ingresso secondario e defilato dell'International Airport di Los Angeles. Incredibile ma vero, erano arrivati sani, salvi e pure dieci minuti in anticipo.

Finalmente Orlando si rilassò di colpo. Si levò il capellino dalla testa e si asciugò la fronte, poi guardò Aylén e le disse “Tu sei davvero pericolosa!”.

Lei rise appena ancora una volta, poi gli disse “Hai intenzione di passare questi pochi minuti che ci restano a farmi la predica? Oppure ti degni di salutarmi come si deve?”.

Fu allora che calò un silenzio un po’ cupo, il tempo a disposizione era davvero risicato. Orlando le si accostò e la baciò sulle labbra, poi le sorrise dicendole: “Continuo a pensare che sei pericolosa, però hai ragione tu, io amo il pericolo, per questo sto con te!”.

“A proposito di pericolo nappettino” lo redarguì lei “Vedi di comportarti a modo quando sei in giro per il mondo a fare il fighetto, perché potrei anche ispirarmi ad una certa Lorena Bobbit, non so se ricordi?” concluse semiseria.

Orlando fece una smorfia e strinse istintivamente le gambe: “Certe cose non si dicono nemmeno per scherzo!”.

“Ah ma io non scherzavo affatto!” lo canzonò lei.

“Devo andare tra…” disse Orlando controllando poi rapidamente l'orologio “Sei minuti esatti, potresti anche abbracciarmi e baciarmi salutandomi decentemente invece di promettermi evirazioni varie!” concluse protestando e mettendo il broncio.

Aylén allora lo abbracciò stretto e lo baciò, poi leggermente intrististi, dovettero loro malgrado staccarsi ripromettendosi le solite telefonate, di fare in modo di vedersi non appena fosse stato possibile, e alla fine si divisero. Le partenze erano sempre e comunque dure da digerire. Aylén rimase a guardarlo dalla macchina mentre oltrepassava le porte scorrevoli e si girava per l'ultima volta salutandola con la mano prima di scomparire sul tapisroulant verso l'accesso degli imbarchi. Le era preso il magone, quando qualcuno le bussò energicamente al finestrino distogliendola dai sui pensieri.

Era un poliziotto che in tono severo le disse: “Favorisca i documenti prego!”.

Aylén sussultò, ma  ebbe, per fortuna fulmineo un lampo di genio e fece finta di non capire.

“Vorrei sapere se lei guida sempre così o oggi è un’occasione particolare. Patente e documenti prego!” rimarcò duro l'agente.

Aylén capì di essere nei guai grossi, quindi sfoderò uno dei suoi sorrisi migliori e disse con aria da innocentina: “¡Lo siento! ¡No hablo inglés! ¡Sólo he llevado una persona al aeropuerto!”.

Per sua fortuna l'integerrimo poliziotto non fu insensibile al suo fascino e chiuse un occhio, bevendosi, o facendo finta di bersi la sua buona fede di straniera, ma nonostante se la fosse scampata evitando guai seri, Aylén rimase triste per tutto il resto della giornata.

 

***

 

Qualche tempo dopo…

 

Orlando era in aereo stava sorvolando la Spagna. Di lì a poco sarebbe atterrato a Madrid, si sarebbe trattenuto due giorni per la premiere spagnola di Elisabethtown, poi sarebbe andato da Aylén che aveva ottenuto ben venticinque giorni di ferie, cinque dei quali li stava passando con i suoi e venti li avrebbe passati con lui tra la Francia e L'Inghilterra, per terminare il giro europeo delle prime ed infine sarebbero rientrati insieme a Los Angeles, non prima di una brevissima vacanza a Londra di circa una settimana.

Le cose stavano andando meglio del previsto e con questa bella novità Orlando aveva colto la palla al balzo per andare a conoscere i genitori di Aylén.

All'inizio lei era stata parecchio titubante, ma poi le era sembrato anche giusto, senza contare che sua madre e suo padre le avevano fatto capire chiaramente più di una volta di voler conoscere questo fidanzato straniero.

 

La mattina che doveva arrivare Orlando a casa di Aylén c'era un gran fermento e per fortuna c'erano anche Alejo e Reina a dar man forte alla ragazza che temeva qualche intemperanza da parte di suo padre, che era bello che cupo da diversi giorni. Sua madre Rosa invece aveva tirato a lucido tutta la casa e aveva cucinato per un battaglione ogni tipo di specialità possibile ed immaginabile.

Alejo si incaricò di andare a prendere Orlando e finalmente arrivano a casa Delgado verso le undici e trenta.

Alla porta i ragazzi furono accolti da Aylén ed Alejo li lasciò subito opportunamente soli. Orlando notò subito che lei era parecchio agitata. Infatti lo salutò impacciata con un semplice bacio sulla guancia e si premurò di dirgli di non fare troppo caso all'atteggiamento di suo padre. Il Ragazzo rise appena “Che c'è, mi devo forse preoccupare?” le chiese in tono leggermente canzonatorio, prima di prenderla per la vita e cominciare a baciarla con impeto. Dopo tutto erano quasi tre mesi che non la vedeva.

Furono interrotti quasi subito da un brusco e chiaro schiarimento di voce che fece scattare Aylén come molla staccandosi subito da Orlando. Fu così che il ragazzo incontrò lo sguardo accigliato e decisamente carico di disapprovazione di Abel Delgado che lo squadrava da capo a piedi come a prendergli le misure.

Orlando sfoderò il suo lato ottimista insieme ad un sorriso a trentadue denti e allungò la mano verso l'uomo presentandosi, ovviamente in inglese. Alejo che solerte era sopraggiunto, fece subito da interprete visto che Aylén era impalata e agitata come non mai. Abel si presentò a sua volta e afferrò con vigore la mano di Orlando, stringendola come se gliela volesse stritolare, particolare che non sfuggì al povero ragazzo, anche perché gli fece anche un po’ male, al che capì che forse sì, c'era da preoccuparsi. Per fortuna l'incontro con Rosa fu più tranquillo anche se pure la donna non mancò di guardarlo in maniera un po’ strana.

Abel Delgado, che era un uomo tutto d'un pezzo, pensò che era il caso di mettere in chiaro alcune cose e invitò Orlando nel salottino per parlarci a quattrocchi, ovviamente sarebbe andato anche Alejo a fare da interprete.

Le donne intanto si sarebbero occupate delle ultime cose in cucina.

“Papà!” esordì costernata Aylén “Mica siamo nell'ottocento! Per favore!”.

Intanto Alejo traduceva ad Orlando.

“Beh! Che vuol dire?” rispose Abel “Non posso scambiare quattro paroline con l'uomo” e alla parola uomo si fermò guardando Orlando e alzando un sopracciglio, come per dire che più che un uomo gli pareva una specie di saltimbanco per come era conciato e vestito. Orlando aveva avuto la malaugurata idea di sfoggiare uno dei suoi soliti abbigliamenti bizzarri con pantaloni di tre taglie sopra e finte bretelle da cui uscivano quattro centimetri di boxer a scacchi, mentre sopra portava una delle t-shirt che gli aveva regalato Aylén, per l'appunto quella con su scritto: I’m divine, more ‘vine’ that ‘di…, e per completare l'opera aveva la sua affezionatissima bandana in testa. Abel Delgado pensò che gli mancasse qualche rotella, e che gli avesse plagiato la figlia, quindi continuò “Sì, insomma con questo coso qui, che vive con te” e sorvolò volutamente sul cosa comportasse il vivere insieme.

“Ma è stanco! Lascialo in pace almeno il tempo di riprendersi…” protestò Aylén che però fu interrotta da Orlando, Alejo come di prassi tradusse poi per lui.

“Non c'è problema per me” esordì l'inglese che scemo non era e aveva ben capito che sottrarsi avrebbe solo peggiorato le cose.

Era preparato ad un’accoglienza lievemente ostica, anche se di fatto le cose sembravano un tantino più complicate del previsto, ma ci teneva davvero a questa cosa e quindi si dichiarò pronto e in cuor suo rassegnato, al confronto fatidico che gli sarebbe toccato con il famigerato Abel Delgado.

 

Ringrazio Conty per la traduzione della frase in spagnolo, senza la quale chissà che corbelleria avrei partorito. La frase comunque significa: Mi dispiace! Non parlo inglese! Ho solo accompagnato una persona all’aeroporto!

 

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Capitolo 45
*** Capitolo 45 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

NOTA: Salve lettori questo è, anzi diciamo dovrebbe essere il penultimo capitolo, l'ultimo è ancora in fase di stesura ed è possibile ( conoscendomi) che ce ne scappi anche un altro. Comunque in linea di massima dovrebbe essere davvero il penultimo ^__^  GRAZIE Roy (niente clinex tesora le mie fini di fic sono sempre brillanti... per ora:P) Anjulie (ah bene sei una matta spericolata anche tu??? :P e ora goditi il match!) GRAZIE Conty (ehehehehe poteva mancare la "bandana zozza"? è la ciliegia sulla torta ^_- ) Per la vacanza con pellegrinaggio Londra/Canterbury mi sà che mi toccherà portarvi tutte!!! :P GRAZIE veramente tanto a tutti e buona lettura ! ^_^

 

 

 

 

Capitolo quarantacinque

 

 

Orlando era seduto nel salottino di casa Delgado e accanto a lui c'era Alejo che con lo sguardo gli comunicava di stare tranquillo, mentre Abel lo sovrastava stando dritto in piedi, davanti a lui, con le braccia conserte.

L'uomo continuava a chiedersi che cavolo ci avesse trovato la figlia in quello, a lui sembrava uno sciagurato e basta. Non si capacitava, perché nonostante tutto, sapeva molto bene che Aylén non era affatto una stupida e certamente non poteva essere stata abbagliata dal fatto che fosse un attore ricco e famoso.

Improvvisamente gli venne in mente che quello lì, forse aveva delle doti nascoste e peggio ancora che forse ci sapesse fare con le donne, al che gli salì letteralmente il sangue al cervello ed ebbe un moto di stizza piuttosto evidente, quindi prese la parola.

“Inglesi!” esordì con una smorfia “Non li ho mai sopportati! Siete un popolo tronfio, guerrafondaio e colonizzatore, anzi addirittura usurpatore direi!”.

Orlando lo guardò perplesso e non rispose anche se la prima cosa che gli venne sulle labbra fu. Garbati gli spagnoli invece! tanto ne hanno fatte poche di guerre e colonizzazioni!

“C’avete rubato anche l’America! Perché l’abbiamo scoperta noi e i nostri cugini italiani, poi siete arrivati voi e avete invaso tutto!” lo incalzò polemico l'uomo “Dovrebbero essere lo spagnolo e al limite l’italiano le lingue madri americane, altro che l’inglese!” aveva poi continuato infervorato Abel Delgado, mentre un sempre più imbarazzato Alejo traduceva, non azzardandosi però a mettere bocca nella faccenda.

Orlando a quel punto diplomaticamente cercò di stemprare i toni.

“Emm… è vero che nel passato… remoto direi, tra gli inglesi e gli spagnoli c’è stato qualche screzio…” ma Abel lo interruppe. “Qualche Screzio? Ti sei forse dimenticato la lunga guerra tra il re Filippo e quella fanatica della regina Elisabetta prima? Per fino ai corsari si appoggiò per sconfiggerci!”.

“Via non mi pare il caso di tirare in ballo la storia del milleseicento! Sono cose passate! Ora l’Europa è unita…” fece Orlando.

Non l’avesse mai detto, Abel allora si che s’infiammò “Ah! Hai pure il coraggio di parlare?” tuonò l'uomo.

“Emm… io veramente… ecco…” farfugliò costernato Orlando che non capiva.

“Ma se non volevate neanche farne parte dell’Europa unita voi! E certo! Loro si sentono una razza superiore che non si può mischiare con i parenti poveri europei! Avete addirittura rifiutato l’euro! E dite di non sentirvi affatto parte della comunità Europea, vergogna!”.

“Mi scusi” provò a dire Orlando “Ma davvero vuole fare una colpa a me per il passato storico e il presente tra i nostri due paesi d’origine? Insomma io non centro niente né con le guerre, né con il mancato utilizzo dell’euro al posto della sterlina, mica governo l’Inghilterra!”.

Intanto in cucina Aylén era davvero contrariata.

“Non avrei dovuto farlo venire!” stava dicendo allargando le braccia in segno di disappunto rivolta verso sua madre e Reina. “Tutto ciò è semplicemente ridicolo! Mio padre si sta comportando come un conte sdegnato del medio evo. Orlando penserà che siamo una banda di matti, me lo spaventerà a morte e lo farà scappare a gambe levate!” concluse costernata non senza una reale preoccupazione.

Sua madre cercò di tranquillizzarla.

“Non credo che tuo padre lo spaventerà, vuole solo palargli da uomo a uomo”.

Aylén le lanciò un’occhiataccia: “Si già me lo immagino il terzo grado che gli starà facendo! Ma dico io, perché? Perché siete cosi ottusi e retrogradi!”.

“Aylén calmati! Tuo padre non è poi così tremendo… o almeno spero! E comunque Orlando è un ragazzo intelligente, ci farà su una risata e tutto si risolverà per il meglio” tentò di rassicurarla Reina.

Aylén prese a mangiarsi le unghie per niente tranquilla.

Nel frattempo Orlando però non rideva per niente. Abel Delgado lo guardava malissimo, Alejo traduceva sempre più imbarazzato e lui cominciò a credere di aver avuto una pessima idea a voler andare a conoscere i genitori della sua ragazza.

Abel riprese la sua filippica con più agitato che mai.

“Di colpe caro giovanotto che ti conci come un clown, esibendo tra l’altro un fazzoletto in testa come le donne devote che vanno in Chiesa per i vespri, nei hai molte a mio parere. Ma la più grave è che ti accompagni a mia figlia in maniera promiscua, senza ritegno né vergogna!”.

Era davvero partito in quarta perché poi era quella la cosa che lo faceva imbestialire e su cui si voleva sfogare. “Me l’hai corrotta, me l’hai plagiata e me l’hai portata via a migliaia di chilometri, senza neanche penderti la briga di fare l’uomo con la “U” maiuscola! Non è neanche la tua fidanzata ufficiale per quanto ne so, però state sotto lo stesso tetto e vivete come marito e moglie e io non tollero!”.

Alejo sbiancò. Non sapeva come fare a tradurre, ma l’occhiataccia che gli lanciò Abel lo indusse a procedere.

Orlando alla fine della traduzione sgranò gli occhi, aprì la bocca per parlare, ma Abel lo precedette.

“Oh so benissimo che stai per dire! Tu pensi che sono un vecchio uomo latino retrogrado e ottuso esattamente come pensa mia figlia, ma vi sbagliate! Io sono un uomo d’onore è diverso!” poi indicò la porta oltre la quale c’era la cucina dove appunto c’era Aylén e continuò “Quella è la mia bambina! Vi conosco a voi gente dello spettacolo, ho lavorato nel vostro ambiente per anni, se pensi di trastullarti con lei e di rimandarmela a casa quando ti sei stufato, hai fatto male i tuoi calcoli signorino, perché dovrai fare i conti con me sono stato chiaro?”.

Alejo mancò poco che si strozzasse e appena finì costernato la traduzione, Orlando cominciò a sudare. Quell’uomo lo agitava oltre modo, lo faceva sentire indegno come uno scarafaggio, ma il colmo era che da un lato lo capiva pure. Cominciò a ballettare con una gamba cercando di riordinare le idee per dire qualcosa di sensato, e istintivamente si levò la bandana dalla testa passandosi una mano tra i capelli. Gli pareva d’essere a scuola durante un interrogazione senza aver studiato. Era decisamente a disagio.

In cucina le cose non andavano meglio.

“Ora basta!” saltò su Aylén “E’ quasi un’ora che sono lì dentro, è ora di farla finita! Mi state mettendo in imbarazzo!”.

Senza che nessuno le potesse dire nient’altro Aylén si precipitò di filato nel salottino.

Quando entrò regnava una calma irreale e suo padre stranamente sorrideva.

“Finiamola con  questa sceneggiata o mi arrabbio sul serio” esordì Aylén. Intanto anche Rosa e Reina erano arrivate alla sue spalle.

“Tranquilla figliola” prese a dire Abel Delgado in un tono indecifrabile “Ci siamo chiariti ed ora è tutto a posto vero?” concluse rivolto verso Orlando che annuì.

Aylén guardò suo padre, poi guardò Alejo che distolse subito e lo sguardo, ed infine guardò Orlando che apparentemente sembrava tranquillo.

“E cioè?” chiese puntandosi le mani sui fianchi.

Silenzio.

A quella pausa caratterizzata dal mutismo più assoluto Aylén si sentì montare il nervoso.

“Vi ho fatto una domanda. Abbiate l'educazione di rispondere per favore!” sbottò sibillina.

Orlando si schiarì la voce e parlò “Dato che forse… da un certo punto di vista riesco a capire le ragioni di tuo padre…” e si fermò un attimo timoroso perché se la conosceva sapeva che quello che stava per dirle, forse l'avrebbe fatta innervosire.

“Cioé?” lo spronò lei alzando un sopracciglio.

Orlando sospirò e tentò di finire la frase “Mi sono preso l'impegno di ufficializzare il nostro rapporto e…” si fermò di nuovo titubante, la faccia di Aylén era tropo scura.

“E?” fece la ragazza che cominciava a sentire una gran rabbia crescerle dentro.

“E di sposarti entro l'anno prossimo” disse il ragazzo tutto d'un fiato, ricevendo una sonora pacca sulla schiena dal probabile futuro suocero.

Aylén spalancò la bocca e sgranò gli occhi e prima che chiunque altro potesse aggiungere una sola parola disse furiosa “Ma non se ne parla nemmeno!”.

Orlando la guardò di traverso “Come sarebbe a dire?” fece contrariato “Avevi cambiato idea mi pare, che c'è? L'hai cambiata un'altra volta?”.

Intanto i presenti seguivano la discussione girando la testa una volta dalla parte di lei e una volta dalla parte di lui, come se stessero assistendo ad una partita di tennis. Compreso il povero Alejo che per tradurre faceva i salti mortali.

“Non tollero che tu ti prenda un impegno del genere solo perché mio padre ti ha abbaiato dietro!” rispose Aylén.

“Non è esattamente per quello! Diciamo che è stato un incentivo” rispose Orlando.

“Non mi sta bene e la mia risposta è no! E se ti azzardi a fare comunicati ufficiali, sappi che io smentirò!” rispose piccata lei.

“COSA?” fece Orlando che cominciava ad incavolarsi.

“Aylén! Smetti di fare i capricci questo ragazzo ha dimostrato di avere gli attributi e io credo…” fece Abel con tono paternalistico rivolto verso la figlia, che però con un'occhiata omicida lo fulminò dicendogli “Papà fatti gli affari tuoi! E non ti permettere MAI più di interferire nella MIA vita! Chiaro?”.

“Insomma!” fece Orlando innervosito “Si può sapere una buona volta e con certezza che cavolo vuoi?”.

“Ti risponderò quando saremo da soli” poi si girò e guardò tutti i presenti e concluse dicendo livida “In privato. Sono cose che riguardano solo noi, non tutta la sacra famiglia riunita!”.

 

La discussione in qualche modo venne sedata, ma sia Orlando che Aylén rimasero piuttosto nervosi.

Abel Delgado cominciò a parteggiare per Orlando pensando che la matta fosse la figlia. Rosa invece da una parte la capiva, ma non disse niente.

Reina ed Alejo non sapevano se ridere o preoccuparsi per i loro amici, visto che avevano due musi lunghi da far paura. Sulla scia di questi accadimenti andò a finire che la giornata passò senza che Aylén ed Orlando avessero un solo minuto di intimità e solitudine per potersi chiarire a quattr'occhi.

Ovviamente Orlando sarebbe rimasto ospite a casa loro un paio di giorni prima di ripartire con Aylén e ovviamente gli fu data una camera separata da quella di lei. Non solo, era in assoluto la camera più lontana da quella della ragazza.

La cosa infastidì tutti e due i ragazzi, ma tanto se lo aspettavano e fecero buon viso a cattivo gioco. Il problema era che comunque tra loro era rimasto quel sospeso che poteva davvero creare dei problemi, ma c'era poco da fare, almeno per il momento.

Ad una certa ora si ritirarono tutti per andare a dormire ed Alejo e Reina se ne andarono a casa propria.

Orlando una volta in camera telefonò a Dominic per sfogarsi, e Dom po’ lo ascoltò poi non ce la fece e lo prese ben bene per  fondelli ridendo come un pazzo, dopo di che serio gli disse che Aylén non aveva poi torto, dovevano chiarirsi quanto prima loro due da soli. Orlando ne convenne e si ripromise di farlo il giorno seguente, con una scusa avrebbe portato Aylén fuori da qualche parte e avrebbero parlato.

Aylén intanto in camera sua tardava a prendere sonno e non si capacitava del gran macello che era scoppiato. Non si faceva una ragione del comportamento de suoi e non voleva per nessun motivo al mondo, che Orlando sentisse neanche il ben che minimo obbligo nei suoi confronti. Soprattutto se dettato dalla assurde pressioni di suo padre. Si domandava perché le persone che amava di più non riuscivano a capirla e a lasciarla libera di vivere come desiderava.

Anche nella camera dei suoi genitori era in atto una piccola rivoluzione.

Rosa Delgado aveva osservato i due ragazzi e grazie forse a una certa sensibilità tipica delle donne, ma soprattutto delle madri, aveva capito diverse cose. Era inutile girarci intorno, il mondo dai loro tempi era cambiato, e parecchio; sua figlia aveva ragione, nessuno poteva arbitrariamente interferire nella vita di una coppia ormai avviata e consolidata.

Rosa era una donna mite e silenziosa, ma anche molto decisa quando voleva, quindi prima di spegnere la luce per dormire, si girò verso il marito e disse: “Abel, tu lo sai io ti ho sempre appoggiato, ti rispetto e ti amo molto, ma questa volta mi dispiace non sono d’accordo con te!” poi continuò “Tua figlia ha venticinque anni. Fattene una ragione, è una donna, libera ed indipendente. Non puoi continuare ad intrometterti nella sua vita. Ti rendi conto che l'hai fatta litigare con il suo ragazzo? E se per colpa di ciò si lasciassero? Che bisogno c'era di farla chiedere in moglie come nelle telenovelas che danno in tv! Marito mio mi dispiace ma questa volta hai davvero sbagliato!” e spense la luce lasciando letteralmente senza parole Abel Delgado. In quasi trent'anni di matrimonio era la prima volta che sua moglie non era d’accordo con lui criticandolo apertamente. L'uomo sconcertato pensò che il mondo intero s'era ribaltato

 

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Capitolo 46
*** Capitolo 46 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

NOTA: Siamo arrivati alla fine! Commenti e ringraziamenti li rimando in fondo! ^_^

 

 

 

 

Capitolo quarantasei

 

 

Orlando stava camminando dietro Aylén ed era completamente perso dietro il movimento regolare dei suoi fianchi. Non che lei ancheggiasse in maniera vistosa e provocatoria, anzi, camminava semplicemente, ma lui era come ipnotizzato. Gli piaceva come si muoveva, aveva qualcosa, un certo non so che d'innato, che naturalmente lo attraeva. E non era solo per via del suo fondoschiena fasciato da un paio di semplici jeans, ma piuttosto era un alone particolare che faceva di ogni suo gesto un polo d'attrazione irresistibile. Continuava a fare queste considerazioni e a sorridere, pensando che era irrimediabilmente partito per una tangente da cui con tutta probabilità non sarebbe mai più rientrato. In realtà si sentiva proprio bene e non gliene fregava niente. Non gli importava affatto di essersi tolto dalla piazza, non gli pesava dover rinunciare alla mille ghiotte occasioni che quasi giornalmente gli venivano a portata di mano, lui stava bene così. Era già consapevole in cuor suo che quella che gli stava davanti era donna per lui. Quella con cui pensare a costruire qualcosa di concreto, quella, con la quale, stare insieme era naturale e necessario: quella giusta insomma.

Era sempre stato uno che sapeva ciò che voleva, che quando si prefiggeva un obiettivo lo perseguiva fino ad ottenerlo, ora sapeva che voleva lei, ed gli era chiaro come non lo era mai stato prima.

All'improvviso l'oggetto dei suoi pensieri si girò e gli disse “Mi stai ascoltando o ti fai i fatti tuoi?”.

Colto in fallo dovette dire per forza la verità: “In realtà mi sono perso… ero in beata contemplazione del tuo splendido culetto!”.

“Cretino!” lo redarguì lei accigliata “Mi sto sgolando per spiegarti i pregi architettonici di questa costruzione medievale e tu non solo non mi ascolti, ma neanche guardi, anzi candido, candido, te ne vieni fuori che mi stai rimirando il sedere! Saresti da prendere a pedate!”.

 

Erano alla scoperta delle bellezze locali di Avila, città dal sapore antico, non che terra natia di Aylén. Era stata quella la scusa adottata da Orlando per poter passare una giornata da soli e chiarirsi riguardo gli accadimenti del giorno prima. In realtà avevano solo accennato al discorso. Orlando s’era alzato particolarmente bene ed era in una delle sue giornate stuzzicchine, con parecchia voglia di giocherellare. Aylén, invece, era sul chi va là, ancora non aveva tanto ben digerito la tragicommedia del giorno prima. La ragazza era contrariata perché non tollerava di essere trattata né come una bambina da suo padre, né come una decerebrata da Orlando. Quei due s'erano messi a sedere e, come se nulla fosse, avevano disposto della sua vita senza neanche interrogarla, che fosse quantomeno infastidita era comprensibile. Durante una riflessione notturna l'aveva capito e dovuto ammettere anche Orlando. In effetti s'era lasciato decisamente troppo intimorire dal padre di lei, finendo per fare una stupidaggine, che non consisteva tanto in ciò che aveva detto, ma nel fatto che, obiettivamente, ne avrebbe dovuto assolutamente parlare prima con lei.

Aylén dal canto suo conosceva bene Orlando e sapeva perfettamente che stava facendo l'idiota per stemprare i toni, cercando di svicolare abilmente discussioni e chiarimenti vari.

 

“Senti, ma perché non andiamo a visitare quella cripta?” disse all'improvviso Orlando indicando un posto angusto e remoto del torrione dove erano.

“Non c'è niente d'interessante lì. E' solo un buco umido  completamente spoglio, non lo vedi che non ci va nessuno?” gli rispose lei.

“Sono curioso e la voglio vedere” affermò il ragazzo prendendola per mano e trascinandola nella cripta.

Una volta dentro si ritrovarono in una nicchia umida, muschiosa, con una finestrella da cui filtrava a malapena qualche raggio di luce.

“Te l’avevo detto che non c’era nulla!” disse Aylén.

Ma Orlando non si smontò affatto “E’ perfetta” disse dando una rapida occhiata in giro.

“Perfetta?” chiese Aylén incerta.

Orlando annuì con la testa “Assolutamente perfetta, direi”.

La ragazza capì “Conosco quello sguardo!” gli disse accigliata puntandogli il dito contro “Non pensarci nemmeno! Dobbiamo parlare io e te! E molto seriamente” concluse seria.

“E di cosa dobbiamo parlare?” le ripose Orlando mentre la prendeva per la vita e le poggiava le labbra sul collo dandole un piccolo bacio.

“Lo sai benissimo di cosa!” disse la ragazza poggiandogli i palmi delle mani sul torace nel tentativo poco convincente di allontanarlo da sé.

“Oh! Forse vuoi parlare del fatto che continui a rifiutarmi come possibile marito?” le fece eco Orlando stringendola ancora di più e continuando a baciarla sul collo, per poi proseguire verso il viso, come se niente fosse.

“Smetti!” disse Aylén costernata.

“Perché? Non ti piace?” fu la risposta di lui, che oltre che sfiorarle le labbra con le proprie, insinuò addirittura una mano sotto la sua maglietta.

“Non è… questo… il punto” disse Aylén cercando di darsi un certo contegno, ma non era poi tanto facile.

“No? Allora qual'è il punto?” chiese Orlando che aveva  ormai entrambe le mani sotto la sua maglietta. Con una le carezzava la fine della schiena, l’altra l’aveva addirittura infilata sotto il reggiseno.

Aylén con uno sforzo quasi titanico riuscì ad allontanarlo e gli disse “Per favore! E’ una cosa seria, non puoi pretendere di sistemare tutto così!”.

Orlando allora sospirò e disse, cercando di spiegarsi: “Hai ragione ieri ho fatto una cazzata, ma mettiti nei miei panni, tuo padre mi ha leggermente spiazzato e appena, appena intimorito, ad un certo punto credevo che me le volesse suonare!”.

“Non è possibile che tu ti sia fatto mettere sotto da mio padre, è assurdo e quanto meno inconcepibile e poi non è da te!”.

“Lo so, ma vedi per certe cose sono un po’… come dire… impacciato?” rispose il ragazzo leggermente imbarazzato “E poi, francamente parlando, tuo padre non ha poi così torto. Certo è un po’ esagerato nelle sue manifestazioni…”.

“Solo un po’ esagerato?” lo interruppe Aylén.

“Okay, è parecchio esagerato, però questo fatto che non abbiamo nemmeno reso pubblico il nostro rapporto non va più bene” disse Orlando serio come se meditasse.

“Ma se dici sempre che la vita privata va salvaguardata a tutti i costi!”.

“Si, ma ad un certo punto bisogna anche fare i conti l'immagine pubblica, insomma io sono stufo di andare nei posti da solo, o di tenerti rimpiattata da qualche parte perché non si deve  sapere. Non ho mica intenzione di fare o dire chissà che cosa! Voglio solo rendere pubblico il fatto che stiamo insieme e che è una cosa importante. Con parsimonia, ma sento il bisogno di esternarlo. Mi sembra una cosa giusta, ecco!”.

“Francamente a me interessa poco. Mi interessa molto di più quello che provi tu. Non è che ambisco ad essere fotografata o inseguita in ogni dove, anche se sono perfettamente consapevole che è un rovescio della medaglia che bene o male, prima o poi dovrò comunque affrontare, quindi se lo fai per me o peggio ancora per mio padre, sbagli di grosso. Io non ho bisogno di confessioni ed impegni pubblici, lo sai che per me contano altre cose” concluse Aylén.

“E' una cosa che sento il bisogno di fare” confessò Orlando. Era vero, voleva che fosse noto a tutti quanto stesse bene e fosse contento. Era stufo di doversi arrampicare sugli specchi ogni qualvolta gli domandavano della sua vita sentimentale, continuare a far finta di niente non gli sembrava né corretto né giusto.

“Se ne senti la necessità… allora fallo pure, basta che parta da un tuo bisogno e non da pressioni esterne” commentò Aylén.

“A proposito di bisogni” fece Orlando roteando gli occhi in maniera vaga “Non hai bisogno di nulla tu?”.

Aylén alzò un sopracciglio corrugando leggermente la fronte e con aria assolutamente perplessa rispose “No, perché?”.

Orlando si rabbuiò appena e guardandola di traverso disse: “Come sarebbe a dire, no?”.

“Sarebbe a dire che non ho bisogno di nulla” fece serafica lei.

“Male!” rispose il ragazzo che diventò decisamente serio.

Aylén lo guardò con aria interrogativa visto che s'era immusonito “Beh?” gli domandò appena perplessa.

Lui stizzito allargò le braccia in segno di disappunto “Non per fare sempre il polemico della situazione, ma porca miseria,” disse piuttosto alterato, facendo poi un elenco, contandosi di volta in volta le dita, come per rimarcare ogni singola mancanza di lei “Sono tre mesi che non ci vediamo e sembra che la cosa neanche ti tocchi. Quando sono arrivato fosse per te mi avresti liquidato con bacino sulla guancia e buona sera! Abbiamo dormito a quaranta chilometri di distanza e passi, perché la situazione lo impone. Ti tiro un attimo in disparte per poter, al limite, almeno darti un bacio, visto che a casa tua siamo sotto sorveglianza continua, ma tu mi scosti per discutere. Okay, la discussione era importante, va bene, ma ora che ci siamo chiariti non mi puoi rispondere che non hai bisogno di nulla!”.

C'era davvero rimasto male.

“A parte il fatto che non abbiamo affatto finito di chiarirci perché c'è l'altra questione in sospeso” rispose Aylén, ma lui la interruppe.

“Te l'avrei chiesto comunque!… Prima o poi” disse secco Orlando, quindi terminò ancora più tetro  “Lo sapevi benissimo, e mi pare che avevi promesso che avresti detto di si e non il solito: Non se ne parla nemmeno!”.

“Hai appena detto: prima o poi e quindi, non avresti dovuto farlo ieri perché mio padre gioca a fare il pater familias stile bei tempi che furono! E comunque credo che prima avresti dovuto almeno sentire il mio parere”.

“Io sarò anche polemico, ma tu sei d'un pignolo esagerato!” disse Orlando facendo una smorfia.

“Allora per favore sii onesto, ma sul serio, e dimmi se ieri l'avresti decisa lo stesso, o no questa cosa, se non fosse stato per mio padre”.

Lui abbassò la testa e come al solito se la grattò “Proprio ieri… no… però…” rispose incerto.

“Ecco lo vedi? Non mi sta bene che tu prenda una decisione del genere sotto pressione, non mi va bene per niente! Se tu me lo avessi chiesto di tua spontanea volontà ne avremo parlato insieme decidendo sempre insieme il da farsi, così non ha senso, perde importanza e non è assolutamente da prendere in considerazione!”.

Orlando sbuffò arreso: “Va bene, è vero! Hai ragione tu” e poi rimise su il muso.

“Non c'è bisogno che tu metta il broncio come un bambino indispettito” gli disse lei dolcemente avvicinandosi un po’ “E' una cosa davvero molto seria e molto impegnativa, affrettare i tempi sarebbe un errore, lasciamo che le cose abbiamo il suo corso naturale”.

Orlando suo malgrado dovette ammettere che lei aveva ragione e mugugnò a denti stretti un va bene.

Aylén rise appena.

“Che c'è da ridere?” domandò il ragazzo contrariato.

“Su! Smettila! Sei permaloso come una bertuccia” disse lei prendendolo a pizzicotti sulle guance. Lui in tutta risposta le fece una boccaccia.

“Comunque, ti stavo prendendo in giro prima, scemotto!”.

Lui la guardò di sotto in su e le disse “Uhm… allora dimostramelo”.

Lei lo baciò, ma lui rimase inteccherito come un palo e poi disse con aria di sfida: “Dimostrazione decisamente scarsa”.

Aylén lo guardò un po’ perplessa, poi aggrottò le sopracciglia, quindi con tono basso e deciso gli rispose “Ora ti sistemo io!”. Lo spinse contro la parete e dopo averlo tormentato con languidi baci e piccoli morsi sul collo, prese a baciarlo con impeto sulla bocca. Non ancora soddisfatta del risultato ottenuto gli insinuò maliziosamente l'indice appena sotto l'elastico dei boxer che spuntavano fuori dai pantaloni, sfiorandogli appena la pelle sotto l'ombelico.

La situazione si fece immediatamente torrida e chissà cosa sarebbe accaduto se delle voci, piuttosto vicine non li avessero fatti smettere immediatamente, costringendoli se pur controvoglia ad uscire da quel piccolo antro angusto.

 

Dopo l'intera giornata insieme le cose si erano decisamente appianate. La sera a cena c'era stato un chiarimento anche con i genitori di lei. Caso strano e imprevedibile, Abel Delgado s'era anche prodigato in una specie di scuse, pur sempre rimarcando che comunque non approvava il loro stile di vita. Sembrava essere tutto risolto e a posto. L'indomani i due ragazzi sarebbero ripartiti di buon ore e così quella sera se ne andarono tutti a letto abbastanza presto.

Orlando era piuttosto sereno, ma faticò lo stesso a prendere sonno, poi alla fine si addormentò pesantemente, tanto che cominciò a sognare.

Stava sognando Rambo, che stranamente, invece di leccargli i piedi gli stava leccando il torace e la cosa ancora più strana è che questa cosa sembrava piacergli. Anzi diciamo che gli piaceva pure troppo, talmente tanto che…

Si svegliò di soprassalto imbarazzato e abbastanza rincoglionito dal sonno, intravide un'ombra accanto a lui che non solo lo fece sobbalzare ma anche gridare.

“SHHHHHHH!” gli fece Aylén “Ma sei matto? Vuoi svegliare tutti?” gli bisbigliò.

“No, la matta sei tu! Manca poco che mi fai venire un colpo!” le rispose bisbigliando a sua volta.

“Che ci fai in camera mia?” le chiese poi.

“Secondo te?” gli rispose lei guardandolo come se fosse rincitrullito.

“Ma se ci sentono i tuoi poi sono cavoli!”.

“Se ti senti a disagio vado via” disse lei cercando di essere comprensiva.

“No!” rispose lui deciso prendendola per la vita e portandosela accanto. “Ma… come mai questa improvvisata notturna?” le chiese mentre le sfilava via la canottiera.

Lei non perse tempo neanche a rispondergli, solo quando lui fece l'atto di farla sdraiare, dopo aver scosso la testa in segno di diniego, gli disse: “E no! Ho cominciato io oggi pomeriggio e io devo finire, è una questione di principio!”.

Lui alzò un sopracciglio e la guardò divertito “O non ero io quello dalle questioni di principio? Che fai mi copi?”.

“Chi sta con lo zoppo impara a zoppicare” lo canzonò lei obbligandolo dolcemente a sdraiarsi.

“Mhmm… Mi pare che tu zoppichi parecchio bene…” commentò Orlando sornione.

Quello fu l'ultimo commento, perché decisamente la conversazione prese tutt'altra piega.

 

 

 

Sei mesi dopo.

 

“Siamo rimasti tutti sorpresi dall'annuncio, seppur in sordina fatto dal suo addetto stampa. E chi aspettava che lei, così restio e riservato parlasse addirittura di matrimonio!”.

 

“Ho dichiarato che è nei miei progetti futuri, ma non è un annuncio ufficiale con data precisa”.

 

“E la fortunata chi sarebbe?”.

 

“Sempre la solita”.

 

“Sì, s'era intuito, ma non si può sapere qualcosa in più di lei?”.

 

“Uhmmm… no! Sapete già abbastanza direi”.

 

“Sempre ermetico eh?”.

 

“Sempre e comunque. Del resto si chiama vita privata no?”.

 

A quell'ultima dichiarazione Aylén spense la tv e prese ad accarezzare la testa del piccolo cane nero che teneva in collo sul divano, era il primo cucciolo di Rambo che le avevano regalato i sui ex padroni di casa, per la gioia sua e di Orlando, che di lì a poco l'avrebbe raggiunta per coccolarselo un bel po’. La ragazza guardò l'orologio. Lo show doveva essere appena finito, al massimo in un'ora lui sarebbe stato di rientro.

Così infatti fu.

Orlando arrivò preciso e puntuale con un'espressione rilassata e sorridente.

“Come sono andato?” le chiese.

“Benissimo” rispose la ragazza cingendogli il collo con le braccia.

“Ora preparati perché ti daranno la caccia, rompendoti le scatole a più non posso per saperne di più” gli disse lui.

“Oh non preoccuparti mi saprò difendere e comunque è prezzo ragionevole da pagare, per averti tutto per me!” gli rispose Aylén appena un attimo prima di dargli un bacio, mentre il cucciolo, avendo sentito il padrone rientrare, era subito corso a mordicchiargli i piedi.

Orlando si staccò un attimo dalle labbra di Aylén e disse: “Prima o poi scoprirò che cavolo hanno di così attraente i miei piedi eh?”.

Fine 

 

 

NOTA: Ringrazio tutti ma proprio TUTTI quelli che hanno letto e seguito questa fic. Un ringraziamento particolare a chi l'ha seguita e commentata con affetto ovvero le SUPERPANIBALDE: Roy, Conty e Frodina, Azu  e grazie anche ad Eowin, El, Sara, Frenkymc, tutte le bimbe del forum e spero di non aver dimenticato nessuno ç____________ç

Un GRAZIE MEGAGALATTICO alla mia beta Mandy e alla mia tester Anjulie, ragazze io davvero non trovo le parole adatte per dimostrarvi la mia gratitudine. Ho apprezzato tantissimo il vostro aiuto senza di voi sarei stata persa più di una volta GRAZIE!!!!!!

Spero di avervi divertite, e di non avervi troppo tediate, sappiate che i vostri commenti sono stati una linfa vitale per la mia ispirazione e posso solo dirvi: Vi voglio bene bimbe!!!!! G R A Z I E!!!!!!!!

Naturalmente  ringrazio il "nostro" caro Or'lendo per l'ispirazione e Dom per l'aiuto ispirazione. Ragazzi vi adoro!!^^

 

CURIOSITA' SU QUESTA FIC:

Questa è la foto della modella Benetton che mi ha ispirato il personaggio di Aylén: CLIKKA

Questa è fan art di Aylén fatta da Elelinde (grazie tesora ^_^) CLIKKA

Questa è fan art di Aylén fatta da Cowgirlsara (grazie ciccia ^_^) CLIKKA

 

Permettetemi di dedicare questa fanfic  al ricordo di Chicco, il  cane pastore maremmano di mio padre che purtroppo è morto durante la sua stesura, le sue leccate mi mancheranno da morire ... *___*

 

PS Forse... ci sarà anche una terza parte di questa fic... un giorno... chissà!

Moon ringrazia ancora dal profondo del cuore tutti i lettori e con un bacio affettuoso ed un saluto, finalmente smette di blaterare e vi lascia in pace :P

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