Memorie

di Akil
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Protetto ***
Capitolo 2: *** Ricordi ***
Capitolo 3: *** Chi sei? ***



Capitolo 1
*** Protetto ***


È il primo anno per lei, il terzo per te e l'ultimo per tuo fratello. Non sai se essere felice o triste. Felice perché Ian può scamparla, ha ventotto nomine, ma c'è chi è messo molto peggio. Triste perché per Myra adesso inizia il supplizio. Lei ha una sola nomina, ma l'anno prossimo inizierà a prendere le tessere al posto di tuo fratello e anche per lei le possibilità di essere pescata aumenteranno.
E tu? A te non ci pensi, la famiglia è più importante. Sai bene che senza i tuoi fratelli non saresti nulla, loro sono la tua forza. Tu puoi morire, loro no. Perché loro dimenticherebbero, tu no. Non dimentichi mai nulla, è il tuo vantaggio, è la tua condanna.
Ma, quando Safilia immerge la mano tra i nomi delle ragazze, senti subito quella stretta allo stomaco. Per qualche strano motivo tu capisci subito che quell'anno il tributo femmina che rappresenterà il Distretto 6 agli Hunger Games, sarà...
“Myra Tarsh”.
E anche se lo avevi previsto, rimani lì, immobile, lo sguardo perso nel vuoto, mentre quel nome ti rimbomba in testa, senza alcun significato. Solo quando vedi un bel vestito verde - il migliore tra quelli del negozio dei tuoi genitori - avvicinarsi al palco, capisci ciò che sta succedendo. E sei subito pronto, le tue gambe aspettano solo il via per andare a riprendere tua sorella.
No, fermo, aspetta, sussurra qualcosa dentro di te e tu, contro ogni logica, l'ascolti. Non scatti e lo vedi: tuo fratello Ian, così diverso da te con i suoi capelli biondi e gli occhi scuri. Lui sì che sta correndo, è quasi arrivato al palco, la sua mano sta per sfiorare quella di Myra e per un attimo ci credi, credi che la salverà e che la tua famiglia non verrà distrutta. Ma è solo un attimo. I Pacificatori arrivano, c'è anche Azer, il tuo amico che un anno fa, appena diciottenne, è arrivato nel Distretto indossando quell'uniforme bianca.
Li osservi, mentre Azer cerca di farlo ragionare, ma è inutile. Ian si divincola, ferendo uno degli uomini che lo trattengono, raggiunge Myra e la rinchiude in un abbraccio protettivo. I Pacificatori, offesi e con poca pazienza, prendono tuo fratello che grida disperato, le lacrime che scorrono a fiumi dai suoi occhi.

E quando lo fanno inginocchiare in mezzo al palco, capisci cosa succederà.
Non riesci a distogliere lo sguardo e vedi perfettamente.
Un colpo preciso, perfetto. Il proiettile trapassa il suo cuore da parte a parte.
La morte arriva subito, Ian non soffre.
Ma tu sì.
Il mondo ti crolla addosso vedendo tuo fratello accasciarsi a terra, ti fai strada tra i ragazzi sconvolti, arrivi in prima fila, i Pacificatori ti ordinano di stare indietro, mentre tu vorresti correre, uccidere e vendicare, ma quella voce ti ferma ancora.
No, fermo, ubbidisci, sussurra e tu l'ascolti.Ma prima di voltarti, incroci lo sguardo luccicante di Myra e capisci che anche lei ha guardato vostro fratello morire.
Lei piange, tu no. Non sai il perché, ma i tuoi occhi sono ancora asciutti. E mentre guardi le lacrime che solcano il volto di tua sorella, ti rendi conto anche del fatto che tu non dimenticherai nulla di questo giorno. Mai. Resterà impresso a fuoco nella tua memoria e ogni singolo giorno della tua miserabile vita lo rivivrai, secondo per secondo.
Non ce la fai più a reggere quello sguardo sconvolto, così ti giri cercando di nasconderti tra la folla, eppure li senti ancora quegli occhi verdi, identici ai tuoi, che ti perforano la schiena e ti sembra anche di udire la dolce voce di tua sorella che sussurra: “Perché non tu?”.
Ma c'è anche l'altra, quella che ti blocca, anche lei parla. Hai fatto bene, Kyle. Devi obbedire, solo così sopravvivrai. Ian non l'ha fatto ed è morto, ti dice e tu l'ascolti. L'ascolti perché senti che ti vuole proteggere e che sarà l'unica d'ora in avanti. Lo sai che, senza veramente volerlo, i tuoi genitori ti vedranno colpevole di non aver aiutato la famiglia, di non aver cercato di salvare almeno Ian che adesso avrebbe potuto lavorare ed aiutarli.
La Mietitura riprende normalmente sotto l'incredulità del pubblico, ma tu capisci solo che non andrai nell'Arena. I tuoi sensi sono ovattati, all'improvviso cadi a terra, nessuno ti soccorre, ma sei tu stesso a pregare silenziosamente perché nessuno lo faccia.
Ad un certo punto tutto tace e tu rimani lì, rannicchiato sul terreno per un tempo indefinito, poi senti qualcuno che cerca di sollevarti. Riconosci la voce di Azer.
Alzati, sussurra la tua protettrice.
L'ascolti e ti alzi. Solo adesso ti rendi conto che i tuoi occhi sono ancora asciutti. Non hai ancora pianto.
È meglio, ti dice la voce. Se vuoi sopravvivere, non devi mostrati debole.
Annuisci, ma questa volta anche tu sussurri, anche tu parli. “Chi sei?”, chiedi, così piano che nessuno ti sente e per un attimo temi che neanche lei ti senta.
Ma
lei capisce e ti risponde.
Sono Kylar.


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Saaaaaaaaaaaalve. Sono Akil, magari qualcuno mi ha visto perché ha letto le mie recensioni su "Quarantottesimi Hunger Games: fate il vostro gioco", di Unicorno Peloso (alias NiallsUnicorn e gattapelosa), poiché vi partecipavo appunto come mentore di Kylar Tarsh, Distretto 6.
Allora, è un esperimento: ho scritto raramente in seconda persona al presente, perciò ditemi se è meglio che questa sia la prima ed ultima volta.
La storia comprenderà tre capitoli che ho già scritto e di cui questo è il primo. Aspetterò a pubblicare il resto così che la storia non finisca subito nel dimenticatoio del sito ma venga letta da qualcuno. Credo che in uno o due giorni posterò il secondo e dopo altri due il terzo e ultimo capitolo.
Vi prego di recensire, e magari non fermarvi a "Bella/brutta", ma di aggiungere qualcosa tipo cosa avete pensato durante la lettura, se ho fatto qualche errore e non me ne sono accorta, se vi piace il mio stile o meno e come pensate potrei migliorare. Ovviamente chiedo che tutto questo venga detto in modo pacifico, le critiche sono sempre ben accette, ma non quando sfociano nell'offesa.

Grazie a chi leggerà,
Akil

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Capitolo 2
*** Ricordi ***


Tutti sembrano essersi dimenticati dei quattordici anni passati a chiamarti Kyle. Ora sei Kylar, il tuo nome di battesimo, il nome del tuo protettore.

Kylar ti ha insegnato tutto su come sopravvivere nel Distretto: se i Pacificatori ti chiedono qualcosa rispondi sempre in totale sincerità; metti te stesso davanti agli altri, anche a costo di fare la spia; non parlare se non è richiesto; tieniti ben stretta l'amicizia di Azer: può portare ad un occhio di riguardo; se ti sgridano, che tu sia colpevole o meno, non lamentarti, china la testa e chiedi perdono; osserva tutto, sempre, anche un solo piccolo particolare, se notato, può evitarti dei guai. E, soprattutto, la regola più importante: ubbidisci sempre.
Sono quattro anni ormai che segui queste regole e fin ora ti hanno sempre aiutato. Non hai più versato una lacrima. Neanche quando hai guardato Myra perire sotto la spada del tributo dell'Uno. Kylar ti aveva detto di non farlo, perché ti avrebbe segnato come un debole, e tu non l'hai fatto, ma neanche lui ha potuto impedirti di gioire quando la sua compagna di Distretto l'ha pugnalato mentre dormiva.

Hai scoperto anche che avevi ragione: ogni notte riesci a dormire poche ore, sempre spettatore di quella Mietitura. Il tuo protettore non può aiutarti in questo. Sei condannato a rivivere quegli attimi. A volte, nei primi tempi, cercavi anche di cambiare le cose: correvi da Myra al posto di Ian; cercavi di liberare tuo fratello o ti frapponevi fra lui e il proiettile, ma ogni volta finiva allo stesso modo: tutti e tre venivate giustiziati seduta stante. Qualche volta era capitato che fosse Azer ad impugnare il fucile e a premere il grilletto.

Dopo qualche mese, però, Kylar aveva preso il controllo nei tuoi incubi. Cercando di limitare il tuo dolore, ti rendeva un semplice spettatore, ti convinceva che non fossero i tuoi fratelli quelli, solo dei pazzi stanchi di vivere e tu, per un po' ci credevi veramente. Ma quando la mattina ti alzavi e vedevi tua madre, identica a Myra, solo più vecchia e spenta, tornavi alla dura realtà.

Loro erano morti e tu non avevi cercato di salvarli.

 

Oggi stai per affrontare il tuo ultimo anno di Mietitura. Sorridi mentre prendi posto in piazza. Tutti ti guardano male, senti i sussurri dietro di te, alcuni ti disprezzano per la tua spavalderia, altri dicono che ormai sei del tutto impazzito. Kylar, come ogni anno, ti ripete di ignorarli e di continuare a sorridere e tu, come ogni anno, sorridi. Perché a Capitol City gli Hunger Games sono una festa ed è scortese mostrarsi tristi ad una festa.

Intravedi Azer, vicino al palco, farti un cenno di saluto. Ormai lui ha ventitré anni e si è fatto un nome come Pacificatore giusto e non crudele, una rarità nel Sei.

Non ti è dispiaciuto averlo come amico, il consiglio di Kylar è stato superfluo: Azer aveva capito come ti sentivi e ti era rimasto accanto spontaneamente. In silenzio ti aveva visto cambiare, diventare Kylar, ma senza mai dimenticarsi di com'eri. Lui è l'unico a cui ancora sfugge quel nome, Kyle, e questo ti fa infuriare, perché tu vuoi essere come Kylar - un vincente che non vedrà mai la morte se non ad novant'anni, dopo aver vissuto un'intera vita - e odi ricordare il debole ragazzino di una volta. Perché Kyle non potrà mai sopravvivere, Kylar sì. Così ti ha spiegato il tuo protettore, e tu gli hai creduto, sempre, perché lui ha sempre ragione.

“Theia Johnson”.

Il nome del primo tributo ti risveglia dai tuoi pensieri. Osservi attentamente una ragazza – la conosci di vista, frequenta la tua scuola due classi indietro rispetto a te - salire sul palco. I capelli neri, legati in una coda, vengono sollevati dal leggero venticello e tu noti subito lo sguardo determinato di quegli occhi castani. Lo capisci all'istante: quella ragazza combatterà per tornare.

Safilia aspetta che l'applauso di rito si spenga prima di immergere la mano nella seconda boccia di vetro.

Lì dentro il tuo nome appare solo undici volte: da quel giorno hai smesso di prendere le tessere, non servono più, né a te né ai tuoi genitori. Perciò sei abbastanza tranquillo, ci sono poche probabilità che...

Kylar Tarsh”.

Rimani sbigottito, il sorriso lentamente si spegne e in un secondo rivivi per l'ennesima volta quella Mietitura. Con una sola differenza: adesso ci sei tu al posto di Myra e nessuno tenterà di salvarti.

Non mostrarti debole, ti ordina Kylar. Sorridi e fatti avanti.

E tu lo fai. Dipingi sul tuo volto un nuovo sorriso e cammini a testa alta fin sul palco. Qualcuno dietro di te dice che te lo sei meritato. Lo ignori come Kylar ti ha insegnato.

Con il suo odioso accento di Capitol City, Safilia vi invita a stringervi la mano. Sempre sorridendo in modo spavaldo, porgi la destra a Theia. Entrambi stringete forte, in segno di sfida. Lo capisci subito: non sarà mai tua alleata.

 

Sei seduto nella stanza azzurra del Municipio, guardi fuori dalla finestra. Piove. Ha iniziato proprio durante l'inno di chiusura e adesso infuria un temporale.

Ti è sempre piaciuta la pioggia, ti rilassa e ti aiuta a non pensare. Quando piove Ian e Myra tacciono e anche Kylar ti lascia solo. La pioggia è il tuo regno.

Ti chiedi perché insistano nel tenerti rinchiuso in quella stanzetta invece di lasciarti uscire, come vorresti, per farti bagnare dalle gocce prepotenti. Tanto lo sanno tutti che nessuno verrà a salutarti. Per un secondo sorridi, dandoti dello stupido: quando mai Capitol City e i suoi subordinati ti hanno lasciato fare quello che volevi?

È così che vi rendono schiavi, Kylar te l'ha spiegato spesso.

Scuoti la testa tornando a concentrarti sull'acqua che cade. Adesso non è il momento di Kylar, è il tuo.

Senti la porta aprirsi alle tue spalle, cogliendoti di sorpresa. Ti giri di scatto trovandoti davanti Azer nella sua uniforme bianca. Vi guardate negli occhi per diversi secondi, poi il Pacificatore si avvicina. Ti abbraccia di scatto, sorprendendoti. È un abbraccio fraterno di quelli che scambiavi con Myra. È così strano: avevi dimenticato il calore di questo gesto.

Quando si stacca ti prende la mano e vi posa sopra qualcosa. Non guardi cosa ti ha dato, sei troppo occupato a scrutare gli occhi ambrati dell'uomo; ma senti un po' di freddo sul palmo e presumi sia del metallo.

Azer ricambia il tuo sguardo. Ha gli occhi lucidi, ma tu non riesci a capirne il perché. In fondo siete amici, sì, ma non avete un grande attaccamento. Eppure, in quel momento, guardando quegli occhi disperati, ti chiedi se, invece, per lui tu sia veramente importante.

Non riesci più a reggere il confronto con il Pacificatore, perciò ti concentri sulla tua mano. C'è una collanina di cuoio con due ciondoli, il primo è un sassolino poco più piccolo di una moneta, ha la forma di un cuore. Lo riconosci subito e una vecchia ferita si riapre dentro di te.

Perché quello è il portafortuna di Myra.

 

Lei aveva otto anni e tu dieci, stavate camminando verso la scuola, cercando di evitare il terreno reso scivoloso dalla pioggia notturna, quando lei era caduta. Ian non era con voi: essendo più grande iniziava le lezioni prima e non andavate mai a scuola insieme. Perciò ti eri ritrovato da solo, con tua sorella piangente a terra, ginocchia e mento insanguinati. Erano delle semplici sbucciature, ma la piccola ingigantiva tutto. Continuava a lamentarsi: piangeva, urlava e ti picchiava, perché faceva troppo male, diceva.

Quando avevi visto quel sassolino, vicino a te, eri ormai al limite della sopportazione, dopo sette minuti di lacrime e lacrime e lacrime.

Myra! Myra!”, l'avevi chiamata raccogliendolo. “Calmati e guarda cosa ho per te”. Le avevi porto la mano, la pietrina al centro del palmo.

Un sasso, Kyle? A cosa mi serve un sasso?”, ti aveva chiesto, smettendo di lamentarsi e guardandoti male.

Non è un semplice sasso”, ti eri inventato sul momento. È magico! Con questo vicino non proverai mai dolore”.

La bambina continuava ad avere un'espressione scettica. “Non ci credo! Non è vero!”, aveva allora affermato convinta.

Ah, no?”, avevi risposto con l'aria di chi la sa lunga. “Eppure hai smesso di piangere, e le ginocchia non sembrano farti male”.

Lei ci aveva pensato un po', mentre tu incrociavi le dita sperando ti credesse. Poi aveva sorriso e tutta contenta ti aveva sottratto il piccolo “amuleto”. Infine ti aveva abbracciato, sporcandoti di fango, per darti un bacio sulla guancia.

Grazie Kylie”.

La sera, a casa, vostro padre ci aveva fatto un buco per far passare un filo di spago a mo' di collana. Da quel giorno Myra non si era mai separata dal tuo regalo e mai si era lamentata per un qualsiasi dolore, convinta di non poterne più provare.

 

Stringi i denti ricordando quell'episodio e pensando a come, invece, aveva gridato e pianto mentre il Favorito la faceva a pezzi, mutilandole prima i piedi e poi le gambe e le mani e le braccia, per finire trapassandole il cuore con quella maledetta lama. Chissà, magari ci aveva anche sperato. Aveva sperato che quell'inutile sassolino la proteggesse, che almeno in questo tu non l'avessi delusa.

Ti affanni ad aprire la finestra, sperando che la pioggia ti faccia dimenticare, ma il volto sofferente di tua sorella continua ad apparirti davanti agli occhi, dilaniandoti l'anima. E Kylar tace. Forse è questo ciò che ti ferisce di più. Il tuo protettore adesso non ti sta proteggendo. Ma non piangi, non ce la fai.

Azer, dietro di te, ti prende la spalla, guardando insieme a te l'acqua cadere.

Quando hanno riportato il corpo”, sussurra rispondendo alla silenziosa domanda che aleggia nell'aria, “avevano intenzione di buttarlo. Uno stupido sasso, dicevano che fosse. Ma io sapevo la sua storia - Myra me l'aveva raccontata poco dopo esserci conosciuti - e sapevo quanto per te sarebbe stato importante riaverlo. Avrei voluto ridartelo subito, ma non c'è mai stato un momento adatto, perciò l'ho custodito fino ad oggi”.

Grazie”, rispondi semplicemente, la voce arrochita per il troppo silenzio a cui la costringi. Poi riapri il pugno, chiuso dal nervosismo, e osservi il secondo ciondolo, ignorando completamente il cuore grigio. È una medaglietta d'argento. Da un lato vedi subito incisa una K, dietro invece c'è un occhio aperto, ricorda vagamente quello dei rapaci. Ti chiedi perché Azer ti stia dando qualcosa di così grande valore.

Alzi lo sguardo verso il vetro della finestra chiusa dal vento. Guardi il Pacificatore negli occhi, attraverso il riflesso, ma lui non ti presta attenzione: il suo sguardo è fisso, inespressivo, perso tra lontani ricordi, come spesso accade a te quando ripensi a quel giorno.

Sapevi che vengo dal Distretto 2?”, chiede lentamente Azer. Scuoti la testa in segno di diniego; non ne avete mai parlato. “Avevo un fratello lì, una volta”, continua. “Si chiamava King ed aveva tredici anni quando è stato sorteggiato. Nessuno si offrì al suo posto, neanch'io. E quell'anno doveva essere il mio turno”.

Fa una lunga pausa perché tu possa capire bene ciò che intende dirti.

“Avevo passato diciassette anni ad addestrarmi per sopravvivere. Potevo restare giorni senza cibo con solo un litro e mezzo di acqua; potevo resistere ore combattendo con qualsiasi arma pesante; i miei lanci - che fossero di frecce, lance o coltelli - erano sempre perfetti. Ero persino diventato completamente insensibile al dolore fisico. E quell'anno ero intenzionato ad offrirmi, sicuro che sarei tornato vincitore”.

Un'altra lunga pausa, questa volta è per se stesso, per trovare la forza di continuare.

“Ma quando...”, la voce gli mancò, “quando il suo nome risuonò per la piazza, il panico mi attanagliò. Aveva due nomine, dannazione! Solo due nomine! Era impossibile, dannazione!”.

Stringe i pugni e serra i denti, cercando di trattenere i singhiozzi. “Sono stato un codardo, Kyle!”. Per una volta quel nome non ti infastidisce, sei troppo preso dal racconto. “L'ho guardato salire sul palco senza fare niente e quando me ne sono reso conto era ormai troppo tardi per offrirmi. L'ho visto morire nel bagno di sangue, ucciso da coloro che dovevano essere suoi alleati”. Le lacrime sfuggono al suo controllo ed iniziano a bagnargli il volto. “Mi sarei voluto uccidere, ma poi pensai che avevo un altro anno, l'ultimo per partecipare ai Giochi. Raddoppiai gli allentamenti sia in tempo che in fatica. Avrei concluso le mie Mietiture in grande stile: volontario per vendicare. E l'avrei fatto, se il governo non mi avesse fermato”.

Cerchi di capire cosa intenda. Ci arrivi appena un secondo prima che riapra bocca. Ma lasci che sia lui a spiegarlo, ha bisogno di sfogarsi e tu sei l'unico con cui può farlo.

“Mancavano poche settimane al grande giorno, quando arrivarono. Mi crederesti se ti dicessi che venne il Presidente Coriolanus Snow in persona? Mi disse che per tutti questi anni mi avevano osservato, che mi trovavano un diamante tra mille pezzi di vetro e che avevano una proposta da farmi. Mi avrebbero fatto diventare Pacificatore, non avrei partecipato all'ultima Mietitura e sarei stato salvo. Avrei avuto molti più soldi, sarei stato invitato spesso a Capitol City e avrei fatto carriera nell'esercito. Mi dissero che con un po' di esperienza sarei potuto diventare il Capo dei Pacificatori in un Distretto e poi, forse, anche nella capitale”. Sorrise leggermente, quasi prendendosi in giro. “Come puoi vedere, accettai. Sinceramente non ricordo come motivai la mia risposta a me stesso, credo pensai che diventando uno dei massimi vertici di Capitol City avrei potuto vendicare King in modo migliore. Solo ora mi rendo conto che in verità la mia è solo smania di primeggiare: l'impegno negli allenamenti, l'intenzione di offrirmi, l'accettare quella proposta, erano tutti modi per mettermi in mostra, per far vedere quanto io fossi migliore. Vendicare mio fratello sarebbe stata solo una scusa per attirare sponsor dalla mia parte, per dimostrargli che io avevo un obbiettivo”.

Riesci quasi a leggergli la mente: immagini si stia dando dell'idiota egoista ed ipocrita.

“Quando mi trasferirono in questo Distretto, un mese dopo, e ti conobbi pensai subito a King”, continua. “Non per l'aspetto - lui era biondo occhi azzurri, come quasi tutti nel mio Distretto – ma per lo sguardo. Attento ad ogni dettaglio, sempre concentrato su tutto. Era soprannominato Falco, proprio per questo. Quella medaglietta apparteneva a lui, un regalo per i suoi dieci anni, quando nel Due ogni bambino entra ufficialmente all'Accademia”.

Ti volta verso di lui, per guardarti veramente in faccia. Come sempre, nonostante il tuo metro e ottantadue sei costretto ad alzare la testa per vedere i suoi occhi, venti centimetri più in alto. “Anche tu, amico mio, sei come lui: parli poco, ma senti e vedi. Molto più di noi. E ricordi. Tutto. Io lo so, non potrai mai dimenticare, ma ora non devi pensare che sia una condanna. È un vantaggio e potrà salvarti la vita lì, nell'Arena, contro tutti quei tributi, contro tutti quei cittadini”. Non ha mai smesso di tenerti la spalla e ora la stringe, forte, troppo. Un gemito di dolore ti esce dalle labbra contro la tua volontà. Il Pacificatore allenta un po' la presa.

“Non so perché ti sto dando questi ora”, aggiunge dopo qualche secondo di silenzio. “Forse per aiutarti a ricordare. Perché la tua memoria è infallibile, è vero, ma stai dimenticando chi sei Kyle”.

Detto questo, si volta ed esce dalla stanza, senza guardarsi più indietro. Lasciandoti solo.

Pochi minuti dopo degli altri Pacificatori arrivano per portarti al treno e tu sei ancora lì, a guardare la pioggia che sbatte contro il vetro, irrequieta e nervosa come te in questo momento. Perché adesso vuoi ricordare e non ce la fai. Vedi solo i tuoi fratelli morire. E ancora non piangi.


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Ri-saaaaaaaaaaaaaalve.
Oggi sono felice perché ho scoperto che una mia compagna di classe preferisce Gale a Peeta, esattamente come me. Non ho nulla contro chi preferisce il panettiere, solo che lo trovo un personaggio inutile per 9,8/10 del tempo. Anche se diciamoci la verità: il migliore è Haymitch, senza alcun dubbio.
Okay tornando alla storia: questo è il secondo capitolo, la Mietitura dell'ormai diciottenne Kylar.
Cosa abbiamo capito? Nulla. Ehm... okay, allora, qui vediamo come Kyle sia stato segnato da quel trauma, talmente tanto da ritrovarsi con un altro se stesso a convivere nello stesso corpo. Si può notare la differente mentalità dei due e i diversi scopi che hanno: quello di Kyle è dimenticare e quello di Kylar sopravvivere.
E inoltre veniamo a conoscenza della storia di Azer. Non so voi, ma il fatto che perlomeno non si nasconda dietro alla scusa della vendetta, ma ammetta pienamente di essere stato solo un grandissimo egoista, è ciò che adoro di più di questo personaggio.
Poi... c'è un piccolo dettaglio, apparso già nello scorso capitolo e che apparirà anche nell'ultimo. Sapete trovarmelo?
E' di una facilità disarmante lo so, ma magari facendo questa domanda qualcuno oltre a fidesnonsperarechemiricordiinumeri (che ringarzio ancora) mi recensirà... vi prego... non costa nulla e porta molta felicità agli scrittori. Ed è scientificamente dimostrato che aiuta a ginnasticare le dita! E' solo salute in più, perciò recensite, avanti!
Vi prego... *occhi da Gatto con gli Stivali con anche una lacrimuccia*

Okay, mi sono ricomposta, ma seriamente, mi interessa sapere ciò che pensate.

Ci vediamo fra due giorni, spero, con il terzo e ultimo capitolo.
Akil

P.S.
Ricordo a tutti che questa storia è nata grazie alla fanfiction Quarantottesimi Hunger Games: fate il vostro gioco di Unicorno Peloso, l'account comune di gattapeolsa e NiallsUnicorn.

 

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Capitolo 3
*** Chi sei? ***


Provi e riprovi ad eseguire fendenti, a sostenere un combattimento, ma le immagini di Myra a terra, mentre quell'essere la uccide, continuano a distrarti. Inoltre anche il tuo corpo ti rema contro: il tuo polso destro, danneggiato anni fa da un brutto taglio, non resiste troppo al peso dell'arma. Ma la fortuna per una volta è in tuo favore: sei ambidestro e la mano sinistra è valida quanto l'altra.

Sbuffi silenziosamente quando vedi Emma Wilkinson, la ragazza del Tre, avvicinarsi. Hai cercato di evitare tutti, da quando sei salito su quel treno fino ad ora, ma sai bene che qualcuno cercherà di parlarti prima o poi, ed hai visto Emma osservarti più volte mentre fallivi con la spada.

Come avevi previsto, cerca subito di intrattenere una conversazione, ma tu sei difficile da smuovere e la lasci parlare da sola per un po'. Solo quando inizia a interrogarti su Theia ti decidi a dare un taglio.

“Perché ti interessa?”, chiedi spazientito. Non la guardi negli occhi, da tempo hai capito che gli occhi sono ciò che più ti rimane di una persona. Come quelli verdi di Myra, di cui ricordi perfettamente le pagliuzze dorate che li illuminavano, o quelli di Ian, così scuri da sembrare spesso neri, per non parlare delle pozze ambrate di Azer, così lucide l'ultima volta che le avevi viste.

Ti risponde banalmente, probabilmente non si aspettava quella domanda. Torni ad ignorarla.

Che sciocchi, commenta Kylar. Nessuno di loro immagina la nostra capacità di osservazione. Sono bastate poche ore per capire le strategie di un terzo dei tributi.

Gli dai ragione: ogni piccolo particolare mostra una parte di se stessi e tu hai imparato presto a leggere dietro alle righe.

L'arrivo di Larev con la sua bravura nelle lame è un colpo allo stomaco. Senti di odiarlo per il semplice fatto che le sue abilità ed il suo Distretto ti ricordano quel Favorito. Non puoi reggere la sua vista, né per la tua né per la sua incolumità prima dei Giochi. Perciò cambi postazione, cerchi qualcosa che ti tenga impegnata la mente: le ultime parole di Azer ti hanno sconvolto e non vuoi pensarci.

Hai aperto gli occhi per la prima volta dopo quattro anni e ti sei svegliato in una gabbia dorata. Kylar è stato abile. Molto, troppo. Ti ha fatto credere di essere un tuo alleato, ti ha trattato come se fossi tu il capo e lui solo un valido consigliere. L'hai sempre considerato il tuo saggio protettore e solo ora lo vedi per quello che veramente è: il tuo carceriere.

 

Il gong non ha fatto in tempo a suonare che Kylar ha preso totalmente il comando, guida il tuo corpo senza che tu possa fare niente, ti fa registrare ogni più piccolo dettaglio e non ti rivela neanche le sue intenzioni. Ti rendi conto che ormai sei come uno spettatore, o meglio un cameraman incaricato di riprendere ogni respiro di Kylar Tarsh, Distretto 6. Con una sottile differenza: se Kylar muore, tu lo segui.

 

Il Labirinto di grano è una manna dal cielo. Quale miglior nascondiglio per te e per il tuo talento? Questo piano è il tuo regno. O il regno di Kylar? Ormai ti chiedi se anche la tua formidabile memoria non sia in realtà proprietà di Kylar. Poi, però, ricordi il proiettile che tolse la vita a Ian e ti rendi conto che quella è tutta farina del tuo sacco, poiché, per quanto freddo e calcolatore che sia, Kylar ci tiene a te e non ti torturerebbe mai in questo modo crudele.

Quando avete visto Emma buttarsi dalla cascata, Kylar l'ha subito catalogata come idiota di prima categoria. Il suicidio per lui è inconcepibile. Invece, tu hai pensato solo che fosse stata coraggiosa e che la morte, forse, sarà sempre l'unica via per essere veramente liberi a Panem. Non hai avuto tempo, però, di riflettere sul perché il cannone non sparasse, perché quella bestia, mezzo uomo e mezzo toro, era spuntata all'improvviso e Kylar era subito scappato.

 

Sei come lui, come King”, “Stai dimenticando chi sei, Kyle”.

Un ricordo, un rimpianto, un dubbio. Ma nessuna lacrima.

Stai fuggendo dal Minotauro che Alwyn ha condotto da te e intanto rivivi ogni momento importante della tua vita, cercandoti.

Chi sono?, ti chiedi.

Kylar, risponde il tuo protettore.

Lo ignori. Per la prima volta in quattro anni credi che Kylar si sbagli.

Eppure, non riesci a ricordare chi sei.

Che i Quarantaquattresimi Hunger Games abbiano inizio!”, “Pietà, ti prego”.

Una lama, una preghiera, un colpo di cannone. Ma nessuna lacrima.

Chi sono?, ti chiedi ancora.

Kylar, ripete il tuo protettore.

No, lo smentisci pensando alle tue promesse, sono un bugiardo.

Alwyn corre veloce, ti ha quasi raggiunto.

Myra Tarsh”, “No! NO! Myra!”.

Un grido, uno sparo, un addio. Ma nessuna lacrima.

Chi sono? Il tuo è un lamento disperato.

Kylar!

No, sono un codardo.

Sbagliato, ancora.

Alwyn ti supera appena le scale appaiono in lontananza.

È magico! Con questo vicino non proverai mai dolore”, “Grazie Kylie”.

Un sorriso, un abbraccio, un bacio. Ma nessuna lacrima da parte tua.

Chi sono?. Il cuore di pietra e la medaglietta d'argento sembrano ardenti, mentre colpiscono il tuo sterno.

Sei Kylar Tarsh, continua a dire il tuo carceriere.

No, rispondi e questa volta credi di sapere la verità. No, sono un prigioniero, una vittima.

Ma non è ancora giusto.

Alzi lo sguardo di fronte a te e vedi Alwyn lanciare disperatamente quel pugnale, nel tentativo di salvarsi. Appena ti colpisce l'addome, sai subito che stai per morire.

E sorridi.

Sorridi sentendo finalmente il tuo animo chetarsi. Perché, per la prima volta, cadendo nell'eterna incoscienza, stai dimenticando veramente. Dimentichi quella Mietitura, la morte di Ian, la delusione di Myra, la nascita di Kylar.

E ricordi. Finalmente ricordi. Chi sei stato e chi sei.

KYLE!, urli dentro di te. Sono Kyle! E sei felice, come mai sei stato in tutta la tua vita. Vita che ora ti sta lasciando, veloce agli occhi di tutti, lenta dentro di te, come l'erosione delle montagne.

NO!, grida Kylar cercando di lottare contro la morte imminente. Ma tu non l'ascolti.

Sì”, sussurri invece.

Parli. È da così tanto che non parli senza esserne obbligato. Sai bene che nessuno ti sentirà, ma hai bisogno di sentire la tua voce librarsi nell'aria, di pronunciare finalmente delle parole tue, non di Kylar, tue.

Sorridi ancora, più radioso di prima, perché ora capisci che l'unico modo per liberarti da questa schiavitù - per opera di Kylar e di Capitol City - è morire. E ne sei felice, perché sai che solo nell'altro mondo Kyle potrà essere chi è davvero, senza limiti.

E mentre il cannone annuncia il tuo ultimo respiro, un'unica lacrima di gioia bagna il tuo volto.


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E così finisce la storia di Kyle.

Il capitolo è corto, ma trattava di quello che tutti avevano visto nella fanfiction madre, solo visto dagli occhi diretti del mio tributo, perciò è giustificato. Quello che mi dà più fastidio è lo stacco netto che si vede in alcuni capoversi, suona troppo frettoloso, ma non riuscivo a renderlo meglio, se avete dei consigli datemeli e vedrò se sarò in grado di applicarli.
Passando alle mie opinioni sul senso della storia, sinceramente credo che in Quarantottesimi ecceteraeccetera si sia raccontata la storia di Kylar, mentre io ho voluto mostrare quella di Kyle. Però non so dirvi sinceramente chi nella drabble di Ombre di una storia infinta sia rappresentato, Io ci leggo molto di Kyle, con quel pizzico di Kylar che gli è rimasto impigliato addosso.
Forse vi è sembrato strano il grido interiore di Kyle quando capisce di essere se stesso (sì, ehm... avete capito), ma dovete capire come lui sia convinto di essere Kylar (il fatto che odi il suo soprannome ne è un chiaro segno) e quanto il suo trauma e il suo carceriere gli abbiano annebbiato la mente impedendogli di ricordare chi è. E arriva a capirlo solo quando si dimentica del trauma, quando la semi incoscenza gli libera la mente.
Inoltre, ecco le lacrime. In questa storia per me il pianto è il segno della vita: Kyle smette di piangere quando Kylar fa la sua comparsa, cioé quando smette di essere il protagonista della propria vita e diventa uno spettatore passivo dietro ad una parete di vetro. Alla fine, quella lacrima - di gioia, ci tengo a sottolienare - è l'ultimo colpo inferto a Kylar, perché piangendo Kyle torna in tutto e per tutto quello che era quattro anni prima, decretando la fine del suo alterego.

Detto questo, ringrazio Peeta97, fides987 e le ragazze di DK per aver letto e commentato questo mio "esperimento".
Sperando che, essendo questo l'ultimo capitolo, qualche nuova anima pia mi dia la sua opinione, vi saluto.
Alla prossima,
Akil

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