Revelations between past and present

di alicew in wonderland
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO I: Behemoth ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO II: Tao ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO III: Araknos ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO IV: L'ultima visione di Arc ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO V: Una fine e un nuovo inizio ***



Capitolo 1
*** CAPITOLO I: Behemoth ***


Personaggi: UMANI Antonio Vespucci, Claudia Polo, Vincenzo/Paola Vespucci, Henry John Vale, Joseph Swuartz, Françoise De la Cour, Dante Vale, Zhalia Moon, Lok Lambert, Sophie Casterwille, Metz, Simon Judeau, TITANI Arc, i titani leggendari del corpo dello spirito e della mente, Salwing, Friklyn, Regius
(in rosso sono i personaggi che ho inventato io)

CapitoloI: Behemoth 

Serenissima repubblica di Venezia,  1480, le calli sono piene di persone giunte da ogni angolo del mondo per il carnevale ma un uomo, nel trambusto e tra i colori della festa, era preoccupato e stava cercando di raggiungere al più presto la sua villa vicino all’Arsenale, sua moglie stava per dare alla luce il suo figlio primogenito.
Era un uomo alto dai capelli e barba di un color rosso ramato e occhi ambrati, vestiva abito nobiliari, con ornamenti in oro e immancabili gioielli finemente decorati.
La via verso la sua dimora era lunga e l’uomo era rallentato dalle maschere che animavano la città, “Diavolo! Cane demonio! Proprio la sera di carnevale! Dove c’è più lavoro di tutte le sere!” spintonava la gente a destra e sinistra per farsi largo poi gli venne un’idea, si accostò a uno dei palazzi e, sicuro di non essere visto, usò uno dei suoi poteri “Hyperstride! Vi saluto maschere vado ad accogliere mio figlio!”
Corse per una decina di minuti sui tetti, dove alcune guardie erano appostate, “Ehi voi! Scendete subito! È vietato stare sui tetti!” l’uomo si voltò verso la guardia che si paralizzò al solo vederlo “Chiedo venia Messer Vespucci! Non vi avevo riconosciuto! Andate pure!”
L’uomo guardò la guardia e disse in tono sarcastico “Non vi denuncerò al Doge perché sarebbe solo uno spreco di tempo e mio figlio sta nascendo! Ora tornate al vostro dovere! Ricordate che io sono uno dei fidati del Doge e che ho anche io dei poteri politici in questa città!”
“Ce- certo signore!” balbettò quello per poi abbassare umilmente lo sguardo.
 L’uomo riprese la sua corsa per poi arrivare a una delle ville più antiche. Prepotentemente entrò nella camera da letto correndo verso il letto della moglie che, stanca e con i capelli biondi attaccati al collo intriso dal sudore, lo fisso negli occhi mentre egli si avvicinava “Mi dispiace Claudia! Ero in piazza San Marco accanto al Doge quando un messo mi ha detto…” si fermò guardando il fagottino che la donna teneva in braccio “È mio figlio?” chiese commosso
“Tua figlia Antonio!” disse Claudia con un filo di voce e un debole sorriso
“Non è possibile! Doveva essere maschio! Non può ereditare tutto una bambina! Abbiamo provato tante volte ad avere un figlio e il cielo cosa fa? Ci manda una femmina?” Antonia Vespucci era uno degli uomini più ricchi della città e si vociferava che fosse sterile, quel bambino doveva essere la sua salvezza, l’affermazione del contrario!
Claudia fissò la piccola e poi il marito “Non permetterò che tu le faccia del male!”
“Non le farò nulla! Però io ho bisogno di un maschio e lei sarà educata come tale!” si avvicinò alla moglie e prese la piccola tra le braccia “Sì! Tu sarai Vincenzo Vespucci!” la moglie lo fissò con uno sguardo che era odio puro “È una bambina! Non ti lascerò fare di lei un cercatore!”
Antonio guardò Claudia con un sorriso “Lo è appena diventato!”
Da quel momento la casa fu divisa in due e fin dalla nascita la bambina fu abituata a vivere lontano dalla madre.
Era il 1497 Vincenzo Vespucci, diciassettenne, si occupava sia degli affari di Venezia con suo padre sia delle mansioni da cercatore. Era diventata una ragazza stupenda, sebbene vestisse e si atteggiasse come un uomo, con i capelli rossi ramati raccolti in un codino con un fiocco blu e abiti aderenti, soleva portare con sé un fioretto, nel caso avesse incontrato uno dei nobili rivali della famiglia.
“Vincenzo! Figlio mio! Ho una missione per te!” disse Antonio che vedeva ritornare la figlia in villa
“Ditemi padre! Sono al vostro servizio!” disse mettendosi sull’attenti
“All’ordine dei cercatori serve un giovane che nasconda, negli angoli più remoti della terra due titani leggendari e che ne recuperi un terzo da nascondere anch’esso!” disse in tono serio “Tu sai che sei il più veloce di tutti! Io sono vecchio e non posso più avventurarmi in cose simili!”
“Vi andrò padre! Che mi dite dei vostri affari con il nuovo Doge? Non vi servirò anche per quello?” chiese umilmente la giovane
“No figlio mio! Era con Marco Barbarigo che avevo grossi problemi! Con Agostino si può comunicare liberamente! Va a preparare i bagagli! C’è una nave che ti attende al porto!”
“Subito signore! Però…” disse picchiettando lievemente un piede e nascondendo le braccia dietro la schiena “… avrei una richiesta”
“Dimmi ragazzo!” disse il padre
“Potrei vedere mia madre?” all’udire quelle parole Antonio Vespucci cambiò atteggiamento e schiaffeggiò il figlio “Tua madre è gravemente malata! Puoi vederla solo a Natale, Pasqua e il tuo compleanno!” aveva ridotto al minimo i contatti tra la giovane e la madre perché crescesse convinta di essere un uomo a tutti gli effetti.
“Ho compreso padre e chiedo venia!” si alzò da terra e si tamponò con la manica della camicia il labbro sanguinante “Vado a preparare i bagagli!”
La giovane entrò nella sua stanza sbattendo rumorosamente la porta, con le lacrime agli occhi, mise in una sacca i primi vestiti che trovò nel cassettone di legno ai piedi del letto, si sciacquò il viso e uscì. Mentre era in corridoio guardò una porta chiusa dalla quale proveniva il pianto di una donna, controllando che nessuno passasse Vincenzo abbassò la maniglia della porta, vi entrò e richiuse l’uscio dietro sé “Madre!” disse con un sorriso e abbracciando la donna che per un momento smise di piangere “Sapessi quanto mi sei mancata!”
“Anche tu mi sei mancata mia cara!” disse Claudia abbracciando la figlia “Povera figlia mia! Neppure il nome che dovevo darti ti ha lasciato tenere tuo padre! Piccola Paola!” Vincenzo però non capiva perché  la madre si ostinasse ad affermare che lui in realtà era una lei “Madre! Tutte le volte dite che sono una donna ma perché? Mio padre dice che sono un uomo!” in quel momento dei passi salivano le scale che Claudia subito associò a un nome: Antonio Vespucci! Solo lui camminava così pesantemente! Fissò la figlia come per darle il segnale di andarsene ma lei aveva già compreso “Devo andare madre! Se mi trova qui…”
La donna asserì con il capo “Parleremo al tuo ritorno!” Vincenzo uscì dalla stanza senza fare un minimo rumore e cominciò a correre giù per le scale, anticipando il padre che stava per salire al suo piano, “Sono pronto padre!”
“Bene! Vai al porto! Sulla tua nave viaggerà un avventuriero inglese membro dell’ordine dei cercatori! Non mi fido di lui! Sii prudente e compi la tua missione! Tra un anno ti voglio vedere qui nel porto!”
“Ceto!” i due si abbracciarono e poi Vincenzo uscì di casa “Hyperstride!” disse saltando verso l’alto “Sui tetti si viaggia più rapidi!” era la sua prima missione all’estero, dal suolo della penisola italica non era mai uscita, si immaginava avventure oltre quelle a cui era abituata e non vedeva l’ora di giungere al porto dell’Arsenale.
“Siete Messer Vincenzo Vespucci?” chiese una voce da un tetto vicino
“E voi sareste?” chiese lei con acidità
“Lord Henry John Vale! Vostro compagno di viaggio!”
“Siete l’inglese!” affermò Vincenzo guardandolo scettica
“Britannico se non vi dispiace!” disse quello alterato dalla generalità di quello che lui crede essere un ragazzo “Cosa vi ha detto vostro padre, Messer Antonio, della missione?”
“Che dobbiamo recuperare dei titani leggendari scomparsi e nasconderli!” disse Vincenzo
“Baggianate! I titani sono al sicuro da centinaia di anni! Il nostro vero compito è assicurarci che lo restino!” disse Henry John Vale alterato “Ai superiori vanno date lettere scritte in lingua originale! Io ho sempre insistito perché le lettere non vengano mai tradotte ma il frate della base di Venezia è un osso duro!”
Vincenzo fissò dal suo tetto Henry John Vale con uno sguardo di circospezione “Non credo che questo sia il luogo più sicuro per parlare!”
“Avete ragione! venite Milord! Prendiamo i nostri cavalli e andiamo! Parleremo lungo la via!” disse Henry John Vale saltando giù dal tetto.
“Cavalli? Non dovevamo viaggiare vi mare?” chiese Vincenzo
“Cambio di piano! Per il momento restiamo in Italia!” rispose Henry John Vale avviandosi verso le scuderie,
Vincenzo lo seguì e prese un cavallo bianco che gli era stato già pagato dal suo compagno di missione “Posso benissimo pagarmi da solo l’affitto di un cavallo Messere!” disse alterata.
Solo allora avendola vicina Henry John Vale si accorse che Vincenzo era una donna e, imbarazzato, cercò di insistere sulla questione del cavallo “…e poi a una signora si devono fare tutti i favori di questo mondo!”
“Signora? Cosa state insinuando! Io sono un uomo tanto quanto voi!” sputò a terra in segno di disprezzo per quanto aveva detto Henry John Vale il quale la fissò montando a cavallo “Come volete dunque! Però muovetevi!” la ragazza pagò il cavallo e montò in sella e cominciò a muoversi.  Una volta fuori dalle mura della città i due cominciarono a parlarsi di nuovo “La prima parte della nostra missione consiste nell’assicurarci che la biblioteca centrale di Firenze sia protetta dall’invasione dei nostri nemici, il Savonarola e tutti i suoi seguaci!”.
Cavalcarono per parecchio tempo senza più scambiarsi parole fino a quando davanti a loro non si videro dei fuochi in lontananza dopo due settimane a cavallo: Firenze era scossa dagli incitatori del frate che facevano bruciare tutti i libri tranne la Bibbia.
I due si introdussero nella biblioteca dove Henry John Vale aprì un passaggio segreto “Vieni Vincenzo! È tutto intatto! Bodflare!” Vincenzo lo imitò e lo seguì nella galleria “Ecco il libro dei segreti dei cercatori! Non avevo mai pensato che lo avrei visto sul serio!” si avvicinò allo scrittoio e cominciò a sfogliarlo “I tre titani leggendari del corpo dello spirito e della mente!   Behemoth, Tao e Araknos! Questa è la mappa di dove sono nascosti! Il primo è nel Nuovo Mondo!” si volse verso Vincenzo che stava fissando una crepa nel muro “Avete trovato qualcosa?”
“Sì un anello insolito! Sembra provenire dalla Francia e appartenuto a Giovanna d’Arco!” si volse verso Henry John Vale “È possibile? Non dovrebbe essere a Parigi?”
“Dovrebbe… Questo libro va salvato e portato a Venezia mentre quello riportato in Francia…” Henry John Vale provò a toccare l’anello ed ebbe una visione comparire dopo un attimo di buio.
 “La mia casa è protetta ma non quella dei miei vicini!” diceva un ragazzo dagli occhi ambrati e capelli rossi a un ragazzino biondo e occhi azzurri.  I due personaggi  uscirono sul tetto di una  Venezia diversa, moderna. Ritornò il buio.
“Ma cosa?” disse rinvenendo si trovò il volto preoccupato di Vincenzo accanto al suo
“State bene?” poi prese l’anello,  anche lei cadde svenuta ed ebbe una visione.
Un ragazzo con l’impermeabile giallo e gli occhi ambrati era attaccato da uno strano individuo “Allora non sei così invincibile Rassimov!” intorno a lui vi erano alcune amazzoni e altri ragazzi attaccati esattamente come lui “Dante! Questo dovresti tenerlo tu!” disse una voce femminile lanciando un anello verso il ragazzo il quale una volta afferrato si legò con il titano al suo interno liberandosi con un balzo dalla stretta dell’avversario. L’aria si fece acre, il cielo scuro e tutt’a un tratto caddero dei tuoni. Il vento cominciò a soffiare con una forza inaudita e le amazzoni si davano alla fuga “Mi dispiace Rassimov! Oggi non è il tuo giorno fortunato!” disse il ragazzo dai capelli rossi mentre fluttuava avvolto da un’aura bianca e splendente “Titano Leggendario: Behemoth!” urlò alzando il pugno al cielo, l’anello brillò e comparve il grosso titano in forma di ippopotamo.
   Vincenzo scosso rinvenne tra le braccia di Henry John Vale “Ma dove siamo?”
“Fuori dalla biblioteca! Non sono riuscito a salvare il libro e piuttosto che farlo cadere nelle mani del Savonarola l’ho distrutto! È un potente cercatore senza scrupoli!” fissò l’anello che era caduto a terra “Dobbiamo trovare un modo per trasportarlo senza toccarlo!”
“Ho un’idea! Appari al fianco del tuo signore Friklyn!” una scimmietta piccola e svelta raccolse l’anello con il bastone di cui era munita “Lo porterai fino a Parigi e ora andiamo!” disse montando in sella
“Anche voi avete avuto una visione toccando l’anello?” chiese Henry John Vale
“Sì un ragazzo… con una stana veste gialla…” disse Vincenzo ripensando ai suoi lineamenti simile a quelli del suo accompagnatore e ai capelli rossi e gli occhi ambrati simili ai suoi
“Io  l’ho visto a Venezia, una città diversa da come è ora, con lui vi era un ragazzino biondo! Voi invece? Dov’era e cosa faceva?”
“Combatteva in un villaggio di amazzoni, quel ragazzino l’ho visto vagamente… però quel ragazzo aveva evocato il titano leggendario del corpo!”
“Dunque qualcuno in futuro li troverà comunque i titani leggendari anche con i nostri sforzi di tenerli al sicuro! Eppure il libro è andato perduto!” sentenziò Henry John Vale “Proseguiamo il nostro viaggio!”  

 




 

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Capitolo 2
*** CAPITOLO II: Tao ***


“Mentre camminavamo per  le vie di Firenze incontrammo dei Frati di Savonarola che provarono ad arrestarci ma io e mio padre siamo corsi via con i nostri poteri! Uno di loro però colpì con un Darkfog mio padre e…”
“Che accadde?” chiese Vincenzo a Henry John Vale mentre prendeva tra le braccia Friklyn che correva sul cavallo con l’anello a penzoloni usato dal piccolo titano come passatempo
“Accadde che mio padre cadde dal campanile svenuto e appena toccò terra… mia madre ne fu distrutta e io non posso fare nulla per alleviare il suo dolore!”
“Mi dispiace!” disse Vincenzo sconsolata “Io se vi consola mia madre non la posso vedere, mio padre dice che è gravemente malata ma non è vero! L’ho vista prima di partire e… mi ha chiamata Paola! Sostiene che io sono una donna! A me è sempre stato detto che sono un uomo e che il mio nome è Vincenzo! Che vuol dire tutto ciò!”
“Semplice Paola! Tua madre ha ragione!” disse Henry John Vale sorridendo
“Perché mi è stata raccontata una menzogna per diciassette anni?” chiese lei
“Tuo padre è un folle! Una volta finito qui fa vedere a tuo padre chi sei in realtà!” si fermò e scrutò il cielo “Non siamo soli! Tieniti pronta a combattere Paola!”
“Chi siete Messeri che attraversate questa terra?” disse un ragazzo dai capelli corvini che si trovava al confine con la Francia
“Stiamo cercando di attraversare il confine marmocchio e tu ci stai intralciando!” sentenziò Vincenzo
“Di qua non si passa!” disse un secondo ragazzo biondo “Se volete giungere in Francia fate un altro giro!”
“Non credo ci muoveremo di qua!” Henry John Vale smontò da cavallo ed alzò un amuleto al cielo “Distruggi tutto Regius!” il titano simile a un grosso basilisco blu attaccò il ragazzo biondo e cominciò uno scontro
“Attaccalo Icarus!” il ragazzo biondo si difendeva bene “Honorguard! Bodflare!”
Vincenzo combatteva con tenacia fino a quando non si accorse che il suo Friklyn aveva perso l’anello subito adocchiato dal ragazzo corvino che, afferrandolo, svenne.
“Non funziona dobbiamo inventarci qualcos’altro!” disse una ragazza in ansia
“Aspetta Sophie forse ho un’idea!” disse un ragazzo biondo cercando di rassicurarla, in quel momento degli uomini vestiti di nero irruppero nella sala, uno dei due si tolse una maschera “Il Professore ha capito tutto! Sarà qui tra pochi istanti!” aveva i capelli rossi e gli occhi ambrati ed era preoccupatissimo.
Un ragazzino magrolino dai capelli rossi con un paio d’occhiali cadde nel panico “Dov’è finito Motheue?”
“Ci sta facendo guadagnare tempo!” disse una donna sfilandosi la maschera e rivelando la chioma nero corvino
“Allora Lok? Che facciamo?” chiese la ragazza preoccupata  al biondo
“Sophie, insomma, era da un po’ che volevo dirtelo ma non sono molto bravo in queste cose…” disse chinando la teste e grattandosi i capelli
“Lok, qualunque cosa tu voglia dirmi io la ascolterò!” disse lei emozionata sbattendo di continuo gli occhi
“So che noi due veniamo da due mondi diversi, un po’ come re Salomone e la regina di Saba, ma non voglio che tra noi due finisca così senza aver provato a stare insieme!” disse allungando una mano verso di lei dal piedistallo su cui si trovava. La ragazza afferrò la sua mano e i bassorilievi cominciarono a brillare e la porta si aprì “Ha funzionato!” disse la ragazza entusiasta
“La cripta è aperta!” disse un uomo entrando nella sala
“Si goda la vista da quella distanza Professore! Non potrà avvicinarsi più di così!” disse il ragazzo dai capelli rossi che si volse poi verso il biondo “Vai Lok!” e gli lanciò un oggetto rotondo.
Il ragazzo biondo corse all’interno della cripta che si richiuse alle sue spalle e si mise a fissare un raggio blu che illuminava dall’alto la stanza il quale lo investì con delle scariche elettriche ma il ciondolo al suo collo, brillando, lo proteggeva e alla fine il ragazzo aveva nella sua mano un anello.
Si affrettò ad uscire da lì per andare ad aiutare i suoi compagni, “…Dobbiamo trattenere l’Organizzazione fino a quando Lok non sarà pronto!” disse la ragazza dai capelli biondo cenere
“Ti sbagli Sophie! Sono già pronto!” disse il biondo stringendo l’anello che brillava di un’intensa luce azzurra
“Lok!” esclamò la ragazza sorpresa
“Ne ha fatta di strada quel ragazzo!” disse un piccolo titano bianco somigliante  a un draghetto
“Alzati titano leggendario: Tao!” urlò il ragazzo biondo mentre la stanza si riempiva di luce e compariva un titano antropomorfo su di una nuvola .
La visione del ragazzo corvino si concluse “Ahia la testa! Che dolore!” disse alzandosi piano, era circondato dai titani avversari e anche il suo amico biondo era bloccato “Bel lavoro Françoise! Ti metti a dormire proprio quando l’ordine ci dice di vigilare i confini e non far entrare nessuno?”
“Non insultarmi inutile pidocchio! Solo perché sei il prossimo nella linea di successione come capo nell’ordine non significa che tu possa dire di me quello che vuoi!” ribatté il ragazzo scuotendo la testa
“Siete anche voi membri di un ordine dunque!” disse Vincenzo che recuperato l’anello lo aveva ridato al suo fidato Friklyn.
“Sì siamo membri dell’ordine dei cercatori! Il mio nome è Swuartz, Joseph Swuartz! Mentre quello” disse il biondo indicando il ragazzo dai capelli neri “è Françoise De la Cour!”
“Perché non ci fate entrare nel vostro paese dunque? Dobbiamo mettere al sicuro uno degli oggetti più antichi scampato al Savonarola!” Henry John Vale disse quella frase con molta serietà
“Un momento io vi ho già veduto!” disse il Françoise “Siete Henry John Vale! L’eroe dei due mondi! Tutti sanno che siete andato e tornato dalle nuove terre oltreoceano dove avete combattuto parte dei frati che fanno capo a Savonarola! Incredibile pensare che venite qui dopo aver visto le terre descritte negli antichi libri, bhé uno di quelli è a Firenze e spero di leggerlo un giorno quando avrò le qualità di un cercatore esperto!”
“Devo deluderti Françiose, non  lo leggerai mai!” disse Henry John Vale scrollando le spalle “Piuttosto che su uno dei roghi del Savonarola o, peggio, nelle sue mani come arma meglio distrutto dalle mie!”
Joseph osservò Vincenzo “Ma voi siete una donna! Non ho mai visto un cercatore donna!”
“Mi chiamo Vincenzo Vespucci da Venezia! Mio padre mi ha sempre detto di essere un uomo e quindi sono cresciuto come tale!”
“Voi credete veramente di essere un uomo?” disse Joseph ridendo
“Smettetela subito!” intervenne Henry John Vale “Volete aiutarci con questo manufatto o no?”
“Sicuro! Vi aiuteremo! Nel vecchio cimiero della capitale ci sono delle Catacombe accessibili solo a noi! Potreste sigillare lì l’anello!” concluse Françoise soddisfatto
“Può essere un’idea!” disse Vincenzo “Hai avuto una visione poco fa?” gli domandò
“Sì! Ho visto un ragazzo biondo. Come si chiamava? Lok! Sì e poi una ragazza Sophie! Lui aveva trovato il titano leggendario Tao!”
Vincenzo ed Henry John Vale si guardarono “Un altro titano leggendario che nel futuro viene trovato!” disse la ragazza.
“Camminiamo! La via è lunga e poi c’è la possibilità che alcuni frati qui intorno ci vedano! Loro credono nelle streghe e nei maghi quindi…” disse Joseph impallidendo “Io su un rogo non ci voglio finire!”
“Non ci finirai! Andiamo!” disse Henry John Vale “la nostra missione è cambiata Paola!”
“Vincenzo!” disse lei inarcando un sopracciglio Henry John Vale capì che fino a quando ci sarebbero stati Joseph e Françosie lei avrebbe preferito Vincenzo a Paola “Cercatori! Abbiamo una missione: portare l’anello di Arc nelle catacombe parigine e sigillarlo prima che causi danni!”
 Henry John Vale era spaventato dal potere del manufatto, prima se ne sarebbe liberato meglio sarebbe stato. 

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Capitolo 3
*** CAPITOLO III: Araknos ***


Capitolo III: Araknos 

“Siete sicuri che la strada sia questa?” chiese Vincenzo avvicinandosi con il suo cavallo a Françoise

“Donna di poca fede!” replicò quello “Ti pare che ti metto pure sulla strada sbagliata?” poi volse il suo sguardo al titano di lei “Puoi dire alla tua scimmietta di non fissarmi così? Mi inquieta e anche parecchio!”
Vincenzo fissò Friklyn, incrociò le braccia e sorrise “Lui fa quello che vuole! Non posso controllarlo!”
“Arrenditi Françoise! Fa come me e goditi il viaggio! Quel cosino non è poi così male!” disse sorridendo Joseph che stava camminando per ultimo
“Tu però non hai avuto visioni! Non hai visto il futuro! Non sai chi sia Lok!”  concluse Françoise un po’ preoccupato per quanto aveva visto.
Henry John Vale guardò la montagna vicino a cui stavano passando e notò che un gruppo di uomini con il saio si stava muovendo verso di loro “Occhi aperti! Presto avremo visite!”  i frati non attardarono ad attaccare con dei poteri da cercatore e il gruppo evocò immediatamente dei titani in aiuto.
I frati possedevano titani potenti e Friklyn, nel trambusto, perse l’anello che venne recuperato al volo da Joseph che stramazzò a terra. Cominciò ad avere una visione dapprima confusa di un uomo sdraiato in un letto e molto malato con il volto scavato e il sudore che gli scendeva come un fiume dalla fronte, stringeva i denti e stritolava con le mani le lenzuola per soffocare un grido di dolore poi lo scenario cambiò
“Lo abbiamo trovato Simon!” esultò un ragazzino dai capelli biondo scuro
“Sì Heaton! Qui c’è Araknos!” esultò un uomo magro dai capelli già bianchi, anche se ancora giovane, un terzo ragazzo dai capelli neri guardava fisso la pietra dove vi era un iscrizione scritta con un aspetto sinistro e tetro “Simon! Guarda qui!”
“Cosa c’è Metz?” disse sorridendo “Non sei contento? Ce l’abbiamo fatta!” esultò ancora il ragazzo magro e alto
“E questo cos’è?” chiese il ragazzo dai capelli corvini
“Si direbbe un avvertimento! ” i tre sobbalzarono  e il ragazzo dai capelli bianchi  cominciò ad esaminare la scritta “ Io entro!”
Gli altri due  rabbrividirono e si guardarono negli occhi per un po’ mentre il ragazzo magro apriva toccando alcune iscrizioni rotonde  la porta
“Dove vai?!” gli gridò il ragazzino biondo mentre l’altro entrava di corsa nella porta appena aperta.
Lo scenario cambiò il ragazzino biondo era ormai un uomo ma l’attenzione di tutta la visione si era concentrata sul letto dove era sdraiato un uomo coperto da macchie viola e scosso dai dolori, Simon stava davvero male. “Come sta Heaton?” la voce di un uomo dai capelli neri che entrava nella stanza faceva voltare anche il malato nella direzione dalla quale proveniva “Metz! È bello vederti!”
“Lo so ma Simon?” quel  Metz cercava di tenere l’attenzione della discussione sul malato
“Metz! Amico mio avvicinati!” la voce dell’uomo nel letto era sottile e il suo respiro era affannoso “Ne è passato di tempo dall’ultima volta che sei venuto!”
“Lo so, i miei doveri da consigliere mi occupano paecchio!”
“E poi c’è il piccolo Dante!” aggiunse il biondo
“Dante Vale! Cos’ha di speciale quel bambino?” chiese il malato con un filo di voce
“È molto importante per me! Ha delle ottime qualità!” concluse l’uomo con i capelli scuri
“Dicci la verità Metz!” disse immediatamente il giovane uomo biondo capendo che l’altro non aveva detto tutto
“Va bene, lo confesso! Dante è mio figlio! Però lui non dovrà mai saperlo! Potete promettermi che manterrete il segreto?”
Il malato spalancò gli occhi “Lo dicevo che in Inghilterra avevi fatto conquiste! Ma un figlio non me lo aspettavo!”
La visione si dissolse e Joseph aprì gli occhi “Ma dove sono?”
“In una cella!” disse sbrigativamente Vincenzo “Hanno abbattuto Friklyn e Ignatius, il mio titano più potente!” aveva un tono leggermente alterato e stava prendendo a calci una sbarra della porta
“Gli altri? Che fine hanno fatto?”
“Sono in un’altra cella e l’anello lo ha preso uno dei frati… sempre se sono frati!” e Vincenzo tirò un altro calcio alla sbarra.
Dall’altra parte del monastero dove erano rinchiusi Vincenzo e Joseph, Henry John Vale e Françoise già programmavano la fuga “Con i poteri facciamo saltare le sbarre, raggiungiamo Joseph e Vincenzo, prendiamo l’anello dell’Arco e ce ne andiamo a Parigi!”
“Caspita! Ecco perché ti hanno mandato in America! Sei un genio davvero!” disse Françoise eccitato.
Con il favore delle tenebre Henry John Vale uscì dalla cella con Françoise al suo seguito, giunsero alla cella di Vincenzo e Joseph rapidamente, il monastero non era grande, “Quindi un uomo che diceva che aveva un figlio di nome Dante Vale?!”
“Vincenzo, ho visto tutto tramite gli occhi di un malato o almeno quella parte! Non so dirti bene che cosa ho visto!”
“Chi è Dante Vale?” chiese Henry John Vale sbucando dal nulla
“Cosa?!” Joseph cadde all’indietro per la sorpresa e Françoise scoppiò a ridere
“Idiota! Vuoi svegliare tutti?” sentenziò Vincenzo
Henry John Vale aprì la cella “Ok, ecco cosa faremo: Vincenzo prendi dei cavalli dalle stalle e stai pronta!”
“Pronto!” intervenne quella
“Scusa! Voi due verrete con me a prendere l’anello! Lo prenderò in mano, quindi non essendo cosciente mi porterete fuori!” gli altri due annuirono “Bene partiamo!”
Vincenzo prese quattro cavalli ed evocò Friklyn che avrebbe afferrato l’anello dell’Arco.
L’anello si trovava in una teca sul tavolo della biblioteca dei monaci “Padre D’Amboise si è svegliato! Dice di aver visto il demonio!” disse un frate a un altro
“Vieni con me a dormire! Non può rimuovere nessuno l’anello da qui senza svenire!” disse l’altro e si avviarono
“Come ci avviciniamo all’anello?” chiese Joseph
“Françoise, fai da palo! Joseph, con me!” sentenziò Henry John Vale avviandosi all’anello e appena lo afferrò cadde a terra
“Eccovi qua finalmente!” disse un uomo anziano, robusto, con un occhio segnato da una cicatrice e un completo bianco “Vi stavo aspettando! Dante Vale, Lok Lambert, Sophie Casterwille e Zhalia Moon!” disse rivolto a un uomo dai capelli rossi e gli occhi oro dagli stessi lineamenti del viso di Henry John Vale, a un ragazzo biondo e molto giovane, a una ragazza dai capelli biondo cenere della medesima età e a una donna dai capelli corvini che scendevano una rampa di scale “Bhè spero che siate tutti quanti in buona salute!” disse quell’uomo anziano concludendo
“Di sicuro meglio di lei, Professore!” esordì il ragazzo che era stato chiamato Dante “Se non ci dà subito quello per cui siamo venuti!”
“Al vostro posto non farei lo sbaglio di attaccare!” cominciò a ribattere il Professore mentre davanti a lui compariva su un tavolino appariva un libro dall’aspetto malconcio ma non antico “Non dimenticare che sono l’unica persona al mondo a poter curare Metz! Ovviamente siete liberi di fare quello che volete!” disse sfilando un anello e poggiandolo su un secondo tavolino apparso dal nulla “Ma se io muoio Metz mi seguirà subito dopo!”
Dante riprese a parlare “Non aiuterebbe mai Metz solo per pura bontà d’animo!”
Il Professore avanzò verso di lui “Tu dici? Breackspell!” e sul suo volto comparvero dei segni viola come lingue di fuoco
“Anche lei è malato?” chiese un po’ sorpresa quella giovane ragazza: Sophie
“Abbiamo la stessa maledizione  ma io disturbai il sonno di un titano leggendario per primo! Quindi sono malato da più tempo!”
Dante chiuse gli occhi per un secondo in un’espressione di dolore puro
“Se questo è vero, come mai lei è ancora vivo Professore?” chiese Zhalia, la donna dai capelli scuri,
“ Araknos venne da me e mi offrì di ingannare la morte per un po’ ma il potere proibito che ho usato per legare la mia anima al titano leggendario ora mi sta divorando! Lentamente!” disse il Professore portandosi una mano alla fronte “E’ per questo motivo che ho abbandonato i miei amici, provavo troppa vergogna di me stesso! Ho trascorso anni a fare ricerche per trovare una cura, alla fine lessi di un gruppo di antichi cercatori. Essi decisero di sigillare i titani leggendari della mente, del corpo e dello spirito; solo il titano leggendario dell’immortalità di Casterwille poteva risvegliarli altrimenti si sarebbe sprigionata una terribile maledizione!”
“Il titano leggendario dell’immortalità! Ho capito bene?” chiese Sophie
“E, se questo titano verrà evocato, riuscirà a rompere i sigilli e la maledizione?” chiese Dante con uno sguardo che si illuminava di una nuova luce nei suoi occhi d’orati
“Naturalmente!” disse il Professore facendo apparire davanti a sé un tavolino “Sapete tutti che un amuleto contiene un titano! Non vi siete mai chiesti cosa contiene questo?” disse sollevando un medaglione con quattro pietre di differente colore sopra
“Questo significa” disse Sophie seria “che l’Amuleto della volontà racchiude…”
“Ma certo!” si intromise il ragazzo biondo di nome Lok “Il titano leggendario dell’immortalità!”
“Esatto!” disse il Professore rigirandosi l’amuleto nella mano “Per salvare me e per salvare anche Metz devo invocare questo titano! Per fortuna ho scoperto un rituale speciale per farlo, chiaro?”
“Lei sta mentendo Professore!” lo accusò Zhalia “I cercatori lo hanno bramato per secoli!”
“Hai ragione! Sapevo che la ricerca sarebbe potuta durare molto a lungo, così creai l’Organizzazione per aiutarmi! Cercai di agire in modo legale ma quando seppi che la stessa malattia aveva colpito Metz non era più solo  questione di salvare la mia vita!”
“Mi faccia indovinare!” proseguì Zhalia con un sorriso “Salvando lui spera di redimere se stesso! È questo il suo obiettivo?”
“Cercare la redenzione ti sembra tanto strano Zhalia Moon?” la ragazza chinò il capo
“Ora però ci dica cosa vuole da noi!” intervenne bruscamente Sophie
“Il potere per aiutare Metz, cioè i vostri titani leggendari!” concluse il Professore con un sorriso tutt’altro che innocente “Solo chi controlla la mente, il corpo e lo spirito può invocare l’immortalità!”
“Sì, certo! E perché dovremmo fidarci di lei?” intervenne Lok in tono arrogante
“Ma perché Metz è un mio caro amico e non sarebbe la prima volta che gli salvo la vita! Ti ha mai raccontato del tempio di Tekobay Dante?”
“Sì certo!” rispose quello “Mi ha raccontato ogni cosa!”
“Simon è ancora vivo sepolto sotto tutte queste maledizioni! Se mi aiuti posso ancora tornare ad essere lui!”
“Non gli crederai spero!” urlò Zhalia a Dante in tono aggressivo
“No Dante!” le fece eco Sophie
“Io…” disse Dante fissando i titani che aveva nella sua mano destra con voce titubante
“Ti prego Dante non farlo!” insisteva Sophie
“Anche se ci fosse solo una piccola possibilità…” continuò l’uomo
“Sei impazzito?!” Sophie non si arrendeva “Raipul…” ma finì a terra perché spinta da Zhalia
“Zhalia! Ma che cosa stai facendo?!”
“Stanne fuori Lok! Qualunque cosa faccia Dante non permetterò a Sophie di toccarlo neanche con un dito!” replicò quella
“Come Castewille devo combattere contro il male anche se ciò significa scontrarsi contro Dante o con te!” disse Sophie rimettendosi in piedi
“Diamo una lezione a ‘Miss per Bene’ King Basilisk!” disse Zhalia alzando l’amuleto che racchiudeva  il suo titano
“Icarus mostrale la verità!” disse Sophie
Le due cominciarono a battersi invocando anche altri titani mentre Dante continuava a fissare i titani nella sua mano “Dalli a me! È l’unico modo per aiutare Metz!” insisteva il Professore
“No! Non lo farà mai!” disse Lok ma già il volto di Dante, teso con gli occhi leggermente socchiusi, affermava il contrario “Metz!” pronunciò chiudendo gli occhi
“Non lavoro per il Professore ma non posso permetterti di fare del male a Dante! Per me lui è più importante di chiunque al mondo!” disse Zhalia mettendo a terra Sophie
“No Dante!” supplicò Sophie
“Fallo! Per Metz!” disse il Professore con un sorriso amichevole ma finto
“No non può farlo!” disse Lok chinando il capo rassegnato “Non è possibile!”
“Metz!” disse Dante con voce tenue e, aprendo la mano, consegno i titani nelle mani del Professore
“E’ sempre un grande piacere fare affari con te Dante Vale!” disse il Professore con un sorriso perfido “Sleepsreel!” e scomparve in un raggio viola
Dante cadde in ginocchio “No! Ho perso tutto! Ho perso tutto! Questa è la fine!”
“Dante!” esclamò Lok guardandolo chinato a terra rassegnato e abbattuto che cominciava a singhiozzare “Dante cosa fai?! Alzati!” ma lui voltò il viso nella sua direzione per un unico istante “Ti prego!” lo supplicò Lok ma Dante non rispose e rimase inginocchiato a terra con le lacrime agli occhi.
Henry John Vale aprì un poco gli occhi, subito investiti dalla luce solare che prepotentemente li faceva subito richiudere, “Ehi Vincenzo! Si è svegliato!” urlò una voce accanto a lui
“Non gridare Joseph mi fa male la testa!” si lamentò quello alzandosi fino a mettersi a sedere con il capo tra le mani. Henry John Vale sbatté ripetutamente gli occhi per mettere a fuoco la realtà intorno a lui, si rese conto di trovarsi seduto sotto l’ombra di un albero con il profumo dell’erba che sembrava surreale e il vento sulla pelle lo faceva rabbrividire. Sollevò lo sguardo verso la ragazza difronte a lui che, preoccupata, lo fissava “Ben svegliato eh!” disse Vincenzo “Lo sai da quanto tempo non sei cosciente?” Henry John Vale scosse il capo “Due giorni! Non avevi neppure l’anello in mano!” Henry John Vale si guardò intorno e notò Friklyn che giocava con l’anello dell’arco sul suo bastone “Dove siamo?” domandò poi
“Non manca molto a Parigi!” disse Françoise esultando “Presto quel coso sarà sigillato per sempre!” e indicò l’anello.
Henry John Vale si alzò in piedi e si mise a fissare Vincenzo, lei si affiancò a lui lasciando salire e partire a cavallo Joseph e Françoise, quando i due furono abbastanza lontani, Vincenzo si volse verso Henry John Vale “Ho avuto paura per te lo sai?”
“Ho visto Dante Vale nella mia visione! Ho natato qualcosa di strano…”
“Joseph mi ha riferito di aver visto suo padre attraverso gli occhi di un certo Simon… dice che si chiama Metz! Cosa c’era di strano?”
“Somiglia moltissimo a me ma ha il tuo colore dei capelli e i tuoi occhi!” disse guardandola intensamente dentro i due iridi oro
“L’ho notato anche io quando nella mia visione ha preso il controllo di Behemoth!”
“C’era qualcun altro nella tua visione? Aveva una squadra?” chiese curioso lui
“Sì! Una ragazza dai capelli blu gli ha passato il titano e poi c’erano un ragazzino biondo che somiglia per certi versi a Françoise e una ragazzina dai capelli biondo cenere!”
“Devono essere Zhalia Moon, Lok Lambert e Sophie Casterwille! Per quella Zhalia Dante sembra essere molto importante”
“Forse finiranno per stare insieme! Almeno loro avranno un lieto fine!” disse Vincenzo con un tono di amarezza
“Una volta finito qui faremo ritorno a Firenze! Tuo padre deve capire che tu sei Paola Vespucci e non Vincenzo Vespucci!”
“Cosa intendi fare?” chiese lei stupita dal comportamento del caposquadra
“Prendiamo tua madre e poi vieni a vivere con me in Inghilterra!” disse lui deciso e sicuro della sua scelta
“Casa tua! Una nuova vita con mia madre! Ma soprattutto con te!” disse con le lacrime che già le scendevano, Henry John Vale si avvicinò e sorridendo pronunciò tre semplicissime parole “Ti amo Paola!” e poi la baciò sulle labbra. 

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Capitolo 4
*** CAPITOLO IV: L'ultima visione di Arc ***


CAPITOLO IV: L’ULTIMA VISIONE DI ARC

Il viaggio del gruppo proseguì fino a pochi chilometri da Parigi dove Vincenzo dovette ritirare Friklyn nel suo amuleto per non farlo notare ma non prima di avergli fatto legare l’anello a una corda che Henry John Vale legò alla cinta.
“Andiamo nelle catacombe!” disse Françoise conducendo il gruppo al cimitero. Arrivati davanti a una grossa pietra tombale Joseph la spostò rivelando una scala buia “Scendiamo!” disse Françoise. Arrivarono in una sala dove il gruppo svelò un altro passaggio dietro una statua di un Gargoile. 
Camminando per lunghi corridoi segreti, con l’aria che a mano a mano cominciava a mancare, il gruppo arrivò in una sala segreta dove posizionarono l’anello su un cuscino di velluto rosso e bordo ricamato in oro “Dobbiamo sigillarlo! Ci serve qualcosa come…” cercò di esprimersi Henry John Vale
“Come il vetro di Murano?” domandò Vincenzo estraendo una teca di vetro dal suo sacco da viaggio “E’ resistente e non può essere distrutto facilmente!” 
“Perfetto avanti sigilliamolo!” mentre Vincenzo si stava avvicinando una luce accecante invase la stanza “Ma cosa?!” esclamarono all’unisono
Videro Metz che parlava con una donna dai capelli rame con le lacrime agli occhi “Metz ti prego devi ascoltarmi! Non puoi partire!” supplicava quella
“Perché non dovrei? Tra noi è finita! Juliet è finita!” disse voltandole le spalle
“Metz! Se ti dicessi che in una di quelle notti che mi hai stretta a te io avessi concepito un figlio?” cercava di convincerlo quella
“Tze! Non ti credo!” disse andandosene e lasciando la donna
Lo scenario cambiò la stessa donna ora reggeva un bambino appena nato tra le braccia “Il padre non lo ha riconosciuto! Vorrei dargli il mio cognome!”
“Bene signora!” disse l’infermiere “Dunque come vuole chiamarlo?”
“Dante Vale!” disse la donna guardando il suo piccolo orgogliosa; la donna rimase sola nella stanza con il piccolo “Sì! Dante tu sarai il più potente cercatore della Fondazione  Huntik!” e  baciò il piccolo sulla fronte che spalancò la bocca sdentata rivelando ai lati di essa due piccole fossette.
 
Lo scenario cambiò di nuovo e apparve questa volta Heaton che aveva una bambina con il caschetto biondo in braccio e due occhioni blu oceano su un viso furbo e vispo “Papà! Dici che il fratellino sta nascendo?”
“Non lo so piccola Katy! Mi hanno cacciato fuori perché la mamma non sta bene!” disse lui un po’ preoccupato
“Signor Lambert! Suo figlio sta nascendo, vuole entrare? C’è l’infermiera di turno che si occuperà della piccola!” disse l’infermiere
“Vado a vedere come sta la mamma, tu fai la brava bambina!” disse dando un buffetto sulla guancia della bambina che sorrise.
Una donna stava soffrendo tra le grida, Heaton avanzò nella stanza “Sandra! Sono qui!”
“Heaton!” in quel momento un vagito ruppe l’atmosfera che si era appena creata in favore di una più grande e bella “Sandra! Somiglia a te!” disse Heaton prendendo il piccolo appena nato tra le braccia “Come lo chiamiamo?” chiese poi alla moglie
“Come ti suona Lok?” chiese lei
“Sì mi sembra perfetto! Lok Lambert!” Heaton sorrise e sollevò il bambino per poi posarlo tra le braccia della moglie .
La visione cambiò un’altra volta e videro Simon alle prese con degli esperimenti scientifici “Non è possibile, non funziona!” si lamentava “Devo fare qualcosa! Devo trovare la chiave per trovare Araknos!”
Alla fine della visione comparve il titano Arc “E’ ora che vi spieghi che rapporto avete con le persone della vostra visione!
 Paola Vespucci e Henry John Vale, voi siete gli antenati di Dante Vale e sua madre Juliet Vale.
Françoise De la Cour: tu sei l’antenato di Heaton , il cercatore più potente del 1950 e degli anni seguenti, e Lok Lambertil, suo figlio, che nascerà all’inizio degli anni ’90 del secolo XX.
Joseph Swuartz: sei l’antenato di Simon Judeau colui che ingannerà Dante Vale, ti preannuncio che non farà una bella fine; verrà mandato su Huntik da Lok Lambert!
Non potrete cambiare in alcun modo questi avvenimenti! Sappiate che ora voi mi sigillate ma i vostri discendenti mi troveranno!”  detto questo il titano si dissolse.
Vincenzo, ripreso il controllo, si affrettò a coprire il manufatto e a sigillare il vetro alla roccia “Non mi interessa se Dante Vale e gli altri ti ritroveranno! Nessuno deve utilizzare mai il tuo potere! Sei un titano pericoloso per causa tua una ragazza di diciannove anni è morta!”
“Ti riferisci a Giovanna D’arco? La cercatrice originaria di Arc?” chiese Joseph, Vincenzo annuì.
Il gruppo uscì dalla stanza “Aspettate!” disse Vincenzo “Posiziono una trappola in questa stanza! Voglio vedere se qualcuno crederà che l’anello si trovi qui!” prese un amuleto e lo mise in un cubo che scombinò e depose su una pietra, pronunciò un incantesimo e attivò così una trappola micidiale “Addio Springel! Custodisci questo luogo fino al momento opportuno!” Vincenzo non poteva saperlo ma in quella trappola un giorno ci sarebbe finito Lok.
Una volta fuori dalle catacombe il gruppo si guardò “E ora?” disse Joseph “Che cosa facciamo?”
“Direi che ognuno ora va per la sua strada!” disse Henry John Vale “Ma vorrei mantenere una corrispondenza con voi! Potremmo incontrarci ancora per una missione!”
“Sì lavorare con te Henry e con te Pao… volevo dire Vincenzo… è stata una delle esperienze più entusiasmanti della mia vita!” disse Françoise
“Paola va benissimo! Dopo tutto io sono una donna!” e sorrise ai due ragazzi che stavano per restare mentre lei e Henry John Vale sarebbero tornati a Venezia “C’è ancora una cosa da fare!” disse guardando negli occhi il compagno
“Buona fortuna per il vostro futuro insieme!” disse Françoise “Invitateci al matrimonio!”
“A presto dunque!” sorrise Henry John Vale davanti alle scuderie dove avevano lasciato i cavalli
“Fate buon viaggio e a presto amici!” urlarono gli altri due mentre Henry John Vale e Vincenzo si allontanavano. 

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Capitolo 5
*** CAPITOLO V: Una fine e un nuovo inizio ***


CAPITOLO V: UNA FINE E UN NUOVO INIZIO 
Antonio Vespucci attendeva con ansia il ritorno della figlia al porto, si sorprese nel vederla arrivare a cavallo in compagnia di Henry John Vale “Figlio mio! Ben tornato!” guardò acidamente l’altro “E voi siete l’inglese!”
“Britannico se non vi dispiace Messere! Sono Henry John Vale!”
“Ah sì! Dicono che voi siete tornato da oltre oceano! Non credo a una sola parola di quello che mi hanno riferito! Per me siete solo un giovane che gioca a fare l’uomo!” disse Antonio “Figlio! Andiamo a casa!”
“A una condizione padre! Se Henry John Vale sarà nostro ospite per questa notte!”
“Bene d’accordo! Non oltre! Tu hai dei doveri Vincenzo! Presto prenderai il mio posto!” sentenziò Antonio
Arrivati alla villa Vincenzo riuscì a organizzare una fuga per quella sera “Vado a prendere mia madre!” disse a Henry John Vale “Preparala e portiamola via da questo inferno” si separarono.
Vincenzo salì le scale e corse nella stanza della madre assicurandosi di non essere vista “Chi è entrato?” chiese Claudia dal letto
“Madre! Sono io, Paola!” Claudia cominciò a piangere “Madre questa sera fuggiremo! Ve la sentite di venire con me? Lasceremo questo posto per sempre insieme a Henry John Vale!”
“Il ragazzo che la nostra cameriera mi ha riferito essere appena arrivato?” chiese quella emozionata
“Sa ogni cosa e mi ama!” disse Vincenzo
“Cosa aspettiamo dunque?” disse Claudia alzandosi dal letto e prendendo alcuni effetti personali “Dove andiamo?”
“Inghilterra! Ha una villa dove vive con sua madre, suo padre è morto da poco in una missione!” disse Vincenzo aiutando la madre a mettere qualcosa di utile nella borsa
“Andiamo via te ne prego! Compreremo qualcosa in Inghilterra! Dove abita di preciso?” chiese ancora Claudia
“Non lo so ma lo vedremo!” disse Vincenzo emozionata
Le due donne uscirono dalla stanza e senza fare il minimo rumore scesero le scale “Paola sbrigati!” disse Henry John Vale dall’atrio della villa “Siamo qui! È fatta siamo liberi!” esultò la giovane
“Dove credete di andare voi tre?” la voce inaspettata di Antonio Vespucci fece gelare il sangue nelle vene ai fuggitivi “Vincenzo! Sai bene che tua madre…”
“E’ malata? Non è vero! Smettetela di chiamarmi Vincenzo! Io sono una donna! Il mio nome è Paola Vespucci!” disse lei seria
“Sei mio figlio! Sei destinato a diventare una delle persone più importanti di Venezia!” disse estraendo il fioretto da un fodero marrone decorato in oro
“Intendete uccidermi perché non rispetto le vostre volontà?” disse lei
“No ucciderò lui!” disse fiondandosi su Henry John Vale
“Non fatelo! Padre! Ve ne prego smettetela!” supplicò Vincenzo “Fatelo se non altro per vostro nipote!” a quelle parole ad Antonio Vespucci cadde il fioretto “No!” poi si volse con uno sguardo assassino verso Henry John Vale che per sfuggire alla sua rabbia salì di corsa le scale fino ad arrivare alla soffitta. Vincenzo si precipitò dietro a loro “Padre basta! Smettetela!”
“Ti invocò Freelancer!” disse Antonio Vespucci con un sorriso malvagio “Fai a fette il marmocchio!”
“Non mi arrenderò senza combattere! Regius combatti con me!” disse Henry John Vale
“Tutto questo deve finire! Vai Friklyn!” urlò Vincenzo in aiuto dell’amato
“Paola te ne prego! Non ti intromettere!” la supplicò Henry John Vale “Ho appena saputo che aspetti da me un figlio! Proteggilo!”  in quel momento in cui abbassò la guardia Antonio Vespucci lo afferrò per le spalle, Henry John Vale si sbilanciò e cadde dalla finestra con aggrappato a sé l’avversario.
Antonio Vespucci lasciò la presa e finì per sbattere la testa sul bordo del canale vicino e vi cadde dentro in un bagno di sangue mentre Henry John Vale finì sulla cancellata dove venne trapassato da due sbarre di metallo.
“No Henry!” urlò Vincenzo scendendo le scale e recandosi sotto il cancello “Ti prego resisti!” Claudia era già andata a chiamare aiuto
“Ehi Paola! Non piangere!” la supplicò lui vedendo il volto di Paola inumidito dalle lacrime sotto alla cancellata
“Stai perdendo molto sangue! Come faccio a non piangere!” urlò lei tra i singhiozzi “Se solo non ci fossimo mai incontrati! Tutto questo non sarebbe mai accaduto!”
“Paola preferisco morire ora che vivere cento anni senza conoscerti!” disse lui con estrema dolcezza allungando una mano verso il basso arrivando a sfiorarle il viso “Questo è per nostro figlio!” disse allungandole un titano “E’ Salwing! È uno dei miei titani migliori, l’ho trovato nel nuovo mondo! Scrivi a mia madre: Rose Vale, vive a Londra! Le avevo scritto di te mentre eravamo in Francia, mi ha detto che era felice per me! Le ho detto tutto di te Paola!” il suo respiro diventava più corto a ogni parola
 “Non mi lasciare!” supplicò lei
“Non ti lascerò mai Paola! Qualunque cosa mi accada ora, io sarò al tuo fianco, per sempre!” Henry John Vale sottolineò quelle ultime due parole fissandola negli occhi.
 Degli uomini erano appena arrivati per aiutare Claudia e sua figlia, Henry John Vale sorrise debolmente per poi abbandonarsi al buio della morte “Henry!” urlò Vincenzo aggrappandosi alla cancellata con le mani, per staccarla gli uomini dovettero lottare con tutte le loro forze, Claudia ripulì le mani della figlia dal sangue di Henry John Vale “Dovevamo fuggire! Tutto era pronto e invece!” e ricominciò a piangere.
Il corpo di Henry John Vale venne tolto dalla cancellata e quello di Antonio Vespucci ripescato dal canale, con loro era morto anche Vicenzo Vespucci, restava solo Paola.
Giorni dopo Paola trovò in sé la forza per scrivere due lettere, una a Rose Vale, nella quale la informava della morte di Henry John Vale e della nascita vicina del figlio, e un’altra a Françoise e Joseph, i quali si recarono immediatamente a Venezia.
Nacque un bambino meraviglioso, identico al padre defunto e venne chiamato come lui: Henry John Vale. Rose Vale propose a Paola e a sua madre di trasferirsi da lei a Londra, le due accettarono e vennero accompagnate da Françoise e Joseph nella capitale del Regno Unito “Noi ora dobbiamo rientrare Paola!” e promisero che si sarebbero sempre tenuti in contatto tramite lettera.
Rose Vale fu parecchio accogliente con le due donne e con il piccolo “Sei proprio come ti aveva descritta lui Paola!”. Alla fine Paola aveva una famiglia e un nuovo inizio e anche se il suo amato non era fisicamente presente lei lo sentiva vicino tutte le volte che il sole d’estate brillava e tutte le volte che guardava suo figlio.
La casa di Venezia rimase vuota per parecchi anni, alcuni dei discendenti di Paola la ristrutturarono e arrivò integra fino a un bambino dai capelli rossi e occhi oro che si era appena trasferito lì con la madre “Allora Dante? Come ti sembra?”
“Perché non siamo rimasti a Londra?” chiese il piccolo di appena cinque anni che camminava per quelle stanze enormi soffiando via la polvere dai mobili
“Te l’ho già spiegato! Dicevano tutti che la mamma è cattiva!” disse la donna rossa
“Ma tu non sei cattiva! È stato cattivo papà che ti ha lasciata da sola!” disse il piccolo
“Amore mio!” disse quella chinandosi e baciandolo sulla guancia “Non abbiamo bisogno del papà!” il piccolo sorrise e la donna lo sollevò da terra “Adesso sistemiamo le ultime cose e poi andiamo a fare un giro!” lasciò il bambino sul divano e andò a svuotare uno scatolone, aprì una scatoletta e vi trovò un amuleto “Dante! Ho una cosa per te!” il piccolo si precipitò subito dalla madre “Questo è Salwing! Un giorno, quando sarai abbastanza grande, potrai evocarlo!”
“Un titano! Mamma grazie!” disse il piccolo saltandole al collo, la donna lo abbracciò sorridendo.
Erano passati tre anni da quel giorno, Dante si sentiva finalmente a casa, quella mattina d’estate era in piazza San Marco ad aspettare la mamma che era a fare la spesa in un negozio. La vide arrivare, dietro di lei vi era un uomo vestito di giacca e cravatta neri, “Mamma! Dietro di te!” urlò il piccolo percependo il pericolo.
“Dante corri non farti prendere!” urlò la donna prima di stramazzare a terra colpita da un Raipulse. Sotto di lei si formò un lago di sangue, che Dante per fortuna non vide perché si era misso a correre.
 Le lacrime già rigavano il viso del piccolo che cercò di non cadere anche se le gambe gli facevano parecchio male.  Arrivò in un vicolo cieco “Oh no! Ora cosa faccio?!” subito prese l’amuleto datogli dalla madre “Salwing! Ti prego funziona! Salwing!” ma il titano non appariva. Dante appoggiò la schiena al muro e chiuse gli occhi in attesa dell’inevitabile
“Attacca Ariel!” disse una voce vicina a lui, il piccolo non ebbe il coraggio di aprire gli occhi, sentiva introno a lui i rumori della battaglia ma aveva troppa paura per muoversi. “Ehi bambino! Cosa fai lì a terra? Smettila di avere paura! Non c’è più pericolo ora!” Dante aprì gli occhi e sollevò la testa verso l’uomo che lo aveva appena salvato, vide che era abbastanza giovane e che aveva gli occhi e i capelli scuri “Ma tu chi sei?”
“Il mio nome è Metz! Sono un cercatore della Fondazione Huntik!”
“Come la mia mamma! Aspetta! La mia mamma! Devo andare subito da lei! È stata attaccata! Ha bisogno d’aiuto!” disse il piccolo saltando in piedi in ansia
“Aspetta! Con quell’uomo non te la sei cavata! Come speri di aiutare tua madre?” chiese Metz
“Ci sei tu no?” disse con degli occhi oro enormi il piccolo
“Dove dobbiamo andare?” chiese Metz
“Piazza San Marco!” e si mise a correre
“Aspetta siamo troppo lenti così! Hyperstride!” disse Metz caricandosi sulle spalle Dante e saltarono da tetto in tetto “Non mi hai detto il tuo nome!”
“Dante, il mio nome è Dante” 
In piazza vi era una folla intorno a una persona a terra “Mamma!” urlò Dante lanciandosi in mezzo alle persone e arrivando a vedere il corpo della donna senza vita “No! Mamma!” tutti guardarono con compassione il bambino che stringeva quel corpo senza vita tra i singhiozzi.
Metz guardò la donna riconoscendo Juliet Vale, la ragazza che aveva amato e che gli aveva detto di aspettare da lui un figlio ma che aveva abbandonato perché non gli aveva creduto. Comprese allora chi in realtà era Dante e in quel momento si sentì come stretto in una morsa “Dante!” disse chinandosi verso di lui “Alzati! Lei di sicuro non vorrebbe vederti così!”
Il bambino si alzò e si asciugò le lacrime “Io ho solo lei! Cosa farò adesso? Mi metteranno in un orfanotrofio?”
“No Dante! Tu verrai con me! Mi occuperò io di te!” il piccolo fissò Metz per un attimo e poi lo abbracciò.
Fu così che cominciò una delle storie che arrivò poi a intrecciarsi con quella di altri tre personaggi fino a quando non sarebbero diventate un’unica storia: quella della squadra Huntik più potente di tutte. 


COMMENTO DI VAMPIR NINJA

[Fiction classificata terza al contest "Quello che fu prima dell'inizio"]
[Fiction partecipante al contest "Quello che fu prima dell'inizio"]
 
Correttezza grammaticale/sintattica: 9/15 Commento: devo ammettere che sotto questo aspetto la storia ha delle pecche (ed è quello che ti toglie la maggior parte dei punti). Ci sono diversi errori di distrazione, mancano virgole e punti. Inoltre, qualche nome là e qua sono sbagliati, come quelli delle magie utilizzate. E ho arrotondato, e considerato il fatto che è una long fiction, altrimenti il punteggio sarebbe stato ancora più basso.
Originalità: 8.5/10 Commento: la storia in sé mi ha molto affascinata, mi è piaciuta molto. Quello che le fa perdere un punto e mezzo è il finale, perché già a metà storia immaginavo che il padre di lei avrebbe ucciso Henry e la spiegazione di Arc sembra molto frettolosa e scialba.
IC dei personaggi: 7/10 Commento: qui, esprimo un giudizio su tutti i personaggi, visto che li hai approfonditi abbastanza. E proprio questo abbastanza il problema, visto che salti diversi punti cruciali e in certi punti i caratteri sono molto superficiali. Vincenzo/Paola si convince troppo in fretta di essere una donna (dopo diciassette anni passati da uomo) e Henry non sembra avere nessun interesse romantico verso Paola fino alla metà del quarto capitolo.
Gradimento personale: 4.4/5 Commento:  come ho detto in precedenza, la storia mi è piaciuta e se il finale fosse stato un po' più avvincente qui avrebbe avuto punteggio pieno.
Totale:  29/40 

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