Un cuore un pò rock - MOMENTANEAMENTE SOSPESA

di Novalis
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lovely rock ***
Capitolo 2: *** un nuovo look! ***
Capitolo 3: *** Il miglior nonno del mondo! ***
Capitolo 4: *** In una pagina di diario! ***
Capitolo 5: *** Grandi novità! ***
Capitolo 6: *** Don't cry! ***
Capitolo 7: *** i'm going slightly mad! ***
Capitolo 8: *** il parco dei ricordi! ***
Capitolo 9: *** Chi sceglierà, la sorte? ***



Capitolo 1
*** Lovely rock ***


UN CUORE  UN PO’ ROCK!


CAPITOLO 1

                                                                     http://data.whicdn.com/images/63831735/large.jpg

Piacere, mi chiamo Daron, ho 17 anni e vivo a Lismore, in Irlanda.Non è difficile capire che sono un irlandese, infatti  ho dei lisci capelli rossi lunghi fino alle spalle e una frangia che incornicia il mio viso chiaro come la neve. Adoro i manga e le serie animate giapponesi. Il mio sogno è proprio quello di vivere una romantica storia proprio come quelle descritte nei manga. Tra le altre miei passioni c’è quella di ascoltare musica pop- rock. Adoro questo genere di musica e non perdo mai l’occasione di girare fra i negozi più insoliti di musica presenti in città. Partendo dai “Queen” che sono senza dubbio i miei preferiti visto il perfetto connubio che c’è tra la meravigliosa voce del cantante e la strabiliante musica composta dal resto della band, fino ad arrivare alle band rock più emergenti. La mia ossessione per questa musica è così tanta che ho una anche una piccola band composta da me che suono la chitarra elettrica, Rosalie che è la nostra angelica voce e Paul al basso. Il nome del gruppo è “ Lovely Rock”. Generalmente ci esercitiamo nei  giorni festivi ,nel garage di un monolocale, un tempo vuoto ora usato come gelateria ,e in cambio suoniamo nel  locale  gratis ogni fine settimana. Il mio migliore amico è senza alcun dubbio Paul. Lui è il ragazzo più ambito da tutte le ragazze della scuola, infatti la gelateria è sempre piena quando suoniamo, e non solo per la nostra musica. Ha i capelli di un nervo corvino,  gli occhi di un verde smeraldo che risplendono sulla carnagione bianca come la luna e ha un fisico asciutto e snello. Anch’io non ho saputo resistere al suo fascino e  ne sono segretamente innamorata e non solo per la sua bellezza quasi sovrannaturale ma anche per la dolcezza che ha sempre avuto nei miei riguardi. Rosalie, invece , è pazzamente innamorata di Rafael, ragazzo spagnolo trasferitosi da poco nella nostra scuola, senz’altro molto carino.
-Dary, sbrigati o faremo tardi.- Era Paul. Mi chiamava sempre con l'abbreviativo del mio nome, dicendo che era più dolce e perfetto per me.
-Arrivo subito.
Dovevamo andare a comprare nuovi manga, perché forse ho dimenticato di dirvelo ma anche Paul è un amante dei fumetti giapponesi. Non per niente aveva un taglio simile al protagonista di “ Bokura ga ita”, anime strappalacrime. Indossai un look total black: jeans, camicia e trainers. Mi  precipitai all’ ingresso dove trovai Paul fermo ad aspettarmi. Indossava una camicia bianca abbinata a dei blue-Jeans, trainers nere e occhiali da sole. Salutai i miei genitori e iniziai a camminare insieme a Paul, entrammo nella fumetteria e la prima cosa che chiesi e se avevano il quarto numero di un manga che avevo iniziato a leggere il mese scorso e che già era entrato nel mio cuore. Uscimmo e io mi ritrovai con la  busta riempita da soli due fumetti, al contrario di Paul che riuscii a trovare tutto ciò che voleva. Era piacevole stargli vicino, ma per lui ero sono solo un’ amica, nulla di più. Comprammo un gelato e ci demmo appuntamento per il giorno dopo davanti al cinema, insieme a Rosalie che era un amante del cinema horror. Ritornammo a casa e Paul mi salutò sfoderando uno dei suoi sorrisi migliori. Salii in camera e dopo aver fatto parte dei compiti per le vacanze estive, mi misi sul mio letto, collegai le cuffiette al mio lettore musicale e mi misi ad ascoltare: “ Living on my own” dei Queen, senz’altro una delle mie canzoni preferite. Tra una nota e l’altra, mi immersi nei miei pensieri. Non riuscivo a non pensare a quei meravigliosi occhi verdi. Purtroppo, questo viaggio nel mondo dei sogni, fu interrotto da mia madre che mi tolse una cuffietta e disse:
-Daron, Rosalie vuole parlarti al telefono.
Tolsi le cuffiette e mi precipitai dinanzi alla cornetta.
-Pronto?
-Sono Rose, ciao Daron!
-Ciao Rosalie, come stai?
-Bene, tu?
-Idem, ma dimmi hai qualche news da raccontarmi?-domandai, mentre giocarellavo con il filo del telefono.
-Sì...preparati a sapere che...Rafael mi ha chiesto di uscire!
-Cosaaa? Uhhh...che bello! Sono contentissima per te.
-Ma non è finita qui...Paul mi ha telefonato e abbiamo parlato di te!
-S-Sul serio? C-Come di me?-chiesi con voce tremolante.
-Certo, proprio di te!Parola di scout, ma ti dirò ciò che mi ha detto solo domani!
-Perché  solo domani?
-Perché sì, ti saluto!
Non ebbi modo di replicare che Rosalie, per gli amici Rose, aveva già attaccato. Chissà cosa le aveva detto su di me Paul…
                                                                       

 

                                                                                                                                            ***  

 

Di cosa avranno discusso Paul e Rose?
Per saperlo leggete il prossimo capitolo e se avete un pò di tempo lasciatemi un vostro commento!!

L'immagine presente l'ho presa dal sito http://weheartit.com/

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Capitolo 2
*** un nuovo look! ***


Capitolo 2
Dopo una lunga notte, mi svegliai  e mi precipitai dinanzi alla cornetta. Erano le 7.30 e sicuramente Rose stava ancora dormendo, ma c’era tempo per dormire, e io volevo sapere di cosa avevano parlato lei e Paul.
-Pronto? Chi è a quest’ora?-disse la voce assonata di Rosalie.
-Sono la tua migliore amica, Daron.
-Daron? Che vuoi a quest’ora?
- Dimmi di cosa avete parlato tu e Paul?
-Tu sei completamente fuori di testa. Ora riattacco.
-Fallo e io ti chiamerò fino alla fine dei tuoi giorni.
-Va bene te lo dirò. Paul mi ha detto che forse tu…
-Io?
A quel punto non riuscii più a sentire la voce di Rosalie che fu sostituita dal tremendo- Tu-tu- del telefono.
Riprovai a chiamarla, ma una voce registrata diceva:
-Il cliente da lei chiamato non è al momento raggiungibile.
Che ingiustizia, pensai, era stata davvero cattiva a non darmi la risposta che cercavo. Mi rimisi a letto e cercai di prendere sonno. Misi la sveglia per le 8.30 e ritornai nel mondo dei sogni.
-Driiin, è tempo di alzarsi.- Driin, è tempo di…
Alzarsi, lo so, dissi tra me e me. Dovevo decidermi a cambiare quella stupida frase di quella stupida sveglia, ma non trovavo mai il tempo per farlo. Mi svegliai e mi andai a fare una doccia. Aprii l’armadio e presi dei pantaloni turchesi che abbinai ad una t-shirt bianca con su scritto: I love Rock Music. Misi delle trainers in jeans e lasciai i capelli sciolti. Mi precipitai in cucina e dopo aver fatto colazione e salutato i miei genitori, uscii in giardino. Presi il telefonino e provai a chiamare  Rose. Finalmente c’era segnale.
-Pronto?
-Rosalie, perché non mi hai voluto rispondere?
- Ti riferisci a prima? Se ne andata la linea e per sbaglio ho spinto il tasto di spegnimento.
-Si, come no? Adesso me lo vuoi dire di cosa avete parlato?
-Solo se mi offri un gelato al bar della stazione.
-Ma vuoi che non ti rivolga più la parola?
-Su, su, ciao.
Aveva riattaccato di nuovo. Andai alla stazione e la vidi seduta su una sedia del bar intenta nella lettura di un magazine. Indossava un vestino a stampe floreali, ballerine rosse e portava i capelli raccolti in una coda di cavallo.
-Daron, ciao cara, come stai?
-Sto abbastanza bene da ucciderti se non parli subito.
-Quanta fretta, prima il gelato.
Ordinammo il gelato e fui costretta ad aspettare che finisse, prima che si decidesse a parlare.
-Allora…
-Si?
-Paul mi ha chiesto se tu eri impegnata con qualcuno, e che era strano il contrario visto che sei una bella ragazza.
-Davvero?
-Certo. Cara Daron, forse hai qualche speranza con il tuo Paul!
Rimasi qualche altro minuto insieme a Rose, poi, troppo emozionata per le parole che mi aveva detto, la salutai e confermai l’appuntamento al cinema per la sera. Tornai a casa e mi diressi in camera dove, sdraiata sul mio letto, iniziai a fantasticare su Paul e su i suoi meravigliosi occhi verdi, ma oltre questo iniziai a pensare a cosa avrei dovuto indossare. Aprii l’armadio e mi accorsi che non mi piaceva nulla di quello che c’era. Avevo un bisogno urgente di fare Shopping. I miei genitori non erano in casa, per motivi di lavoro, così dopo aver riscaldato la pasta preparatomi da mia madre, decisi di lasciare loro un biglietto con su scritto:
X mamma e X papà,
Sono andata al centro commerciale. Verrò prima delle 17.00
Vi voglio bene.
D.
Presi il portafoglio e lo misi nello zainetto in pelle che mi aveva regalato mia zia lo scorso Natale. Il centro commerciale distava poco da casa perciò andai a piedi.
Era come sempre gremito di persone, e tutte uscivano con un aria particolarmente felice da un negozietto molto femminile. Di solito indossavo camicie di due taglie più grandi e vestiti poco femminili,  ma questa volta era un occasione speciale e dovevo essere a tutti i costi carina. Entrai in questo negozio chiamato: “ Girls and pearls”, e mi feci aiutare negli acquisti da una ragazza davvero carina, portava i capelli corti e aveva gli occhi color nocciola. Indossava una polo celeste e vicino al colletto c’era un biglietto con su scritto: Sabrina, shop assistant.
-C’è qualcosa in particolare che ti interessa?
-No, in realtà vorrei qualcosa di carino per uscita con degli amici.
-Capisco, allora sei giunta nel luogo adatto.
Si allontanò e si avvicinò ad uno scaffale coperto da mille vestiti di tutti i colori e tessuti immaginabili.
Sabrina, mi venne incontro carica di splendidi abiti dai  pantaloni alle gonne, dalle camicette con ricami particolari ai vestitini, finchè mi portò la cosa più bella: un abito giallo, stretto in vita e con una gonna a palloncino. Lo indossai e mi accorsi che mi stavo benissimo. La commessa, mi disse che potevo abbinarci una cinta color sabbia che avrebbe reso il tutto più originale. Comprai tutto e mi sentii davvero contenta. Rimanevano solo le scarpe. Nel mio armadio avevo solo: trainers e un paio di ballerine che mia madre mi aveva costretta a comprare, quindi dovevo acquistarne subito delle altre. Volevo qualcosa di non elegante ma che rispecchiasse il mio stile. La risposta alle miei richieste la trovai in una vetrina che aveva esposto un paio di stivaletti neri, con delle borchie argentate applicate ai lati. Sapevo che sarebbero  state  meglio un paio di scarpe col tacco o delle ballerine, ma la tentazione era troppo forte. Per chiudere in bellezza andai al parrucchiere e mi feci cambiare look. Capelli mossi e frangia piastrata. Mi sentivo davvero bene e felice. Tornai a casa, e trovai i miei genitori intenti a cucinare.
-Finalmente sei tornata.
-Già. Che ne dite?
-Wow! Che bel taglio di capelli. Come mai queste compere improvvise?
-Bè…perché fa bene cambiare look ogni tanto e poi perché esco con i miei amici stasera.
-Cosa? Stasera sei già impegnata.
-Impegnata?
-Certo, devi venire con noi a trovare i nonni. Ti sei dimenticata che festeggiano  il loro cinquantesimo anno insieme?
-Oh, no…
Cosa succederà a Daron? Riuscirà ad uscire con i suoi amici?
Al terzo capitolo!!!

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Capitolo 3
*** Il miglior nonno del mondo! ***


Capitolo 3
Dire che mi sentivo a terra, era dire poco. Mi ero completamente dimenticata della festa dei nonni. Il mio pensiero era rivolto unicamente alla serata che avrei voluto passare con i miei amici. Non era possibile che dopo tutte le illusioni che mi ero fatta, e dopo che avevo deciso di cambiare look, per sembrare carina davanti al ragazzo dei miei sogni, dovevo arrendermi e lasciare perdere tutto.
-Mamma, ma non è proprio possibile che andiate da soli?
-Non se ne parla proprio. Devi venire, perché i nonni vogliono vederti.
Ci doveva essere una soluzione. Decisi, così, di chiamare Rosalie, forse mi avrebbe potuto aiutare.
-Pronto, Rose?
-Daron, ciao amica mia.
-Ciao!
-Che succede? Cos’è quel tono di voce?
-Sono giù di morale, perché non possiamo vederci stasera.
-Come non possiamo vederci? Io avevo preparato un piano per farti stare con Paul. Cosa è successo?
-I miei mi dicono che devo andare alla festa dei miei nonni.
-Questa proprio non ci voleva. Mi dispiace tanto!
-Anche a me!
-Però non abbatterti, avremo sicuramente altre occasioni per uscire.
-Lo so, ma mi ero anche comprata un vestito diverso da quelli che  uso di solito, e poi volevo vedere Paul.
-E se stessi solo un po’ dai tuoi nonni e poi con una scusa te ne andassi?
-Quale scusa?
-Non lo so, potresti dire di aver comprato loro un regalo e di essertelo dimenticata a casa.
-L’idea non è male. Dovrei comprare solo il regalo.
- Per quello, non preoccuparti. Allora, è deciso? Ti aspetto di fronte a casa tua, alle 19.30. Avviserò io Paul.
- Sei splendida. Grazie. Ci sarò!
Dopo essermi vestita, salii in macchina e arrivammo dai miei nonni.
-Daron, nipotina cara!
-Nonni!  Tanti auguri di buon anniversario.
-Grazie tesoro, sei bellissima. Prego, accomodatevi.
Entrammo e come sempre la casa dei nonni era perfetta come la casa di una fata. I divanetti messi al posto giusto, il vecchio grammofono, la televisione, e il tavolo in vimini su cui erano poste tante leccornie. Passò mezzora, ed io non facevo altro che guardare l’orologio, mentre i miei genitori parlavano a i miei nonni del più e del meno. Mancavamo solo venti minuti all’appuntamento e dovevo sbrigarmi.
-Scusate nonni, ho appena ricordato di avervi comprato un regalo , ma purtroppo  l'ho dimenticato a casa. Vado a prenderlo.
Si vedeva chiaramente che era una bugia, ma cosa potevo farci.
-No, cara non dovevi. Ce lo darai un’altra volta. Stai seduta e divertiti.- disse mia nonna.
I miei genitori mi guardarono stranita, forse perché si erano ricordati della mia faccia sorpresa quando mi avevano detto della festa. Il nonno, invece, sembrava aver capito qualcosa, infatti mi si avvicinò invitandomi a seguirlo.
-Ciao, nonno. Dimmi tutto!
-Dimmi tu piuttosto, cara Dary. Ti posso aiutare in qualche modo?- disse il nonno con la sua solita espressione di quando voleva aiutarmi a tenere un segreto.
-Nonno, volevo uscire con i miei amici e mamma  e papà non me l’hanno permesso. Ero contenta di venire a vedervi, ma era davvero importante che io vedessi i mieiamici.
-Dovevi incontrare qualche bel giovanotto?
-Forse… Poi ti spiegherò, caro nonno. Ora aiutami!
Il nonno sembrava davvero entusiasta all’idea di aiutarmi e anch’io stavo a iniziando a nutrire qualche speranza. Dopo qualche attimo, mi accompagnò di nuovo in salotto e disse:
-Daron, vai a comprarmi dei sigari e due francobolli. Poi portami subito il regalo.
Il nonno indossava sempre una maschera quando parlava con gli altri. Per questo, poteva sembrare arcigno e acido. Invece, quando stava con me era il miglior nonno sulla faccia della terra.
-William, che cosa dici? Lasciala stare.
-No, non è un problema per me, Tornerò il prima possibile.
I miei genitori ritornarono ad avere l’espressione di prima, ma per fortuna acconsentirono dicendomi di fare presto. Uscii e mi precipitai nel luogo dell’appuntamento.
Vicino all’ingresso di casa mia, vidi un ragazzo alto e magnificamente bello. Era Paul, ma con lui non c’era Rosalie, come mi aspettavo.
-P-Paul, ciao.
-Daron, sei riuscita a venire alla fine. Rosalie, mi ha raccontato tutto. Purtroppo, non è potuta venire per motivi personali, o almeno mi ha detto così.
-Capisco, speriamo nulla di grave.
-Infatti, poi mi ha detto di darti questo! Era una scatola incartata con un bel fiocco argentato. Mi guardò per qualche istante e in quel momento credo che il mio viso stesse divenendo dello stesso colore dei miei capelli.
-Sei meravigliosa, hai lo stesso look di Bella Thorne.
-D-Dici, davvero?
-Certo, che ne dici di fare un giro? Purtroppo è tardi per il film, ma possiamo lo stesso divertirci in un altro modo.
-Volentieri!
A quel punto mi prese per mano e mi condusse verso la piazza della città . In quel momento il mio cuore iniziò a battere a mille e credo che se ne accorse, perché si voltò verso di me e mi guardò con un intenso sguardo,  sfoderando un magnifico sorriso. L’unico sorriso, in grado di farmi sciogliere come il ghiaccio in una giornata di sole.
A presto con il quarto capitolo!

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Capitolo 4
*** In una pagina di diario! ***


Capitolo 4
Erano passati solo due giorni dall’ultima volta che vidi Paul, e credo che quella fosse stata la più bella serata della mia complicata adolescenza. Le emozioni che richiudeva il mio cuore erano troppe  e non mi bastava più solo parlare con Rose, perciò iniziai a scrivere un diario. Un piccolo diario con la copertina arancione  su cui avevo attaccato migliaia di figurine delle band rock più emergenti.
-Caro diario,
Sono Daron, e oggi inizierò a scriverti.
18 luglio 2012.
Probabilmente il giorno più entusiasmante che abbia mai passato. Dopo essermela svignata da casa dei miei adorati nonni, incontrai Paul che mi condusse nella piazza cittadina. Le strade erano illuminate, i banconi  erano coperti da : caramelle, dolci, braccialetti,  e c’era perfino il gazebo di Anthony. Quest’ultimo era il vecchio signore che conservava sempre ,a me e al resto della band ,le migliori esibizioni musicali live raccolte in numerosi dvd. Per fortuna vendeva anche  francobolli, così avrei potuto portarli al nonno. Notammo subito un dvd musicale dei Guns’n roses. Non potevamo perdercelo ,così Paul lo comprò ,regalandomelo.
-Grazie, non dovevi disturbarti.- gli dissi.
-Di nulla, Dary. So che è una band che ti piace, perciò…
-Piace anche  a te, dovresti tenerlo tu.
-E’ un regalo, prendilo.
A quel punto gli sorrisi. Era il primo regalo che mi aveva fatto.
 
-Paul, come va con le ragazze della scuola? Non le vedo più accerchiarti come succedeva prima.- dissi
 -Semplicemente, ho deciso di farle smettere con quel loro modo di fare sciocco.  Non mi conoscono minimamente e insinuano di amarmi. L’attrazione fisica non può bastare. Inoltre, sono sicuro che molte mi venivano dietro solo per… moda, direi.
-In che senso, per moda?
-Nel senso che, molte ragazze vedendone altre venirmi dietro lo facevano anche loro. Ero diventato il premio da vincere. Ma, io  non sono un oggetto, sono un ragazzo con dei sentimenti.
-Wow, che paroloni!
In quel momento, ricordo che ci mettemmo a  ridere , e poi ha continuato dicendomi :
-E, poi sono già innamorato.
-I-innamorato?- gli risposi sorpresa.
-Si, perché ti sorprende tanto?
-N-No, non mi sorprende affatto!
A quel punto, la casa dei miei nonni distava qualche metro e decisi di  continuare da sola. Non potevo permettermi che i miei lo vedessero. Mi diede la busta con i francobolli e il regalo che Rose mi aveva fatto recapitare, che scoprii essere un porta foto argentato, e mi salutò  accarezzandomi i capelli.
Senz’altro  è stato un dolce momento che il mio cuore non scorderà mai.
Forse, posso sperare che per lui sia diventata qualcosa di più della migliore amica?E poi da quando mi sono innamorata di Paul? Ricordo che un giorno lo fissai dritto negli occhi e quel verde profondo fece fare un balzo al mio cuore. Era la prima volta che il mio cuore provava certe sensazione, e perciò capii che il ruolo della amica  non mi si adattava più. La numerosa fila di ragazze che mi chiedevano sempre, all'uscita della scuola, il suo numero di telefono, una sua foto o comunque una qualsiasi cosa di sua appartenenza inizialmente non mi dava fastidio, ma adesso provocava in me solo irritazione  e gelosia. Ma, credo che non debba preoccuparmi, perché sono l’unica che lo conosce davvero.Inoltre, Paul è già innamorato. Ma di chi?...
Ora, caro diario, ti saluto!
A presto!
Chiusi il diario con un lucchettino dorato posto sulla copertina e lo riposi nel cassetto del mio comodino. Dopo qualche minuto, il telefono squillò. Era Paul!
A presto con il quinto capitolo!;)
 

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Capitolo 5
*** Grandi novità! ***


Quinto capitolo!

 
FLASHBACK: Chiusi il diario con un lucchettino dorato posto sulla copertina e lo riposi nel cassetto del mio comodino. Dopo qualche minuto, il telefono squillò. Era Paul!
FINE FLASHBACK.
-Pronto?
-Pronto, Dary, ho grandi novità!
-Paul, ciao, dimmi tutto!
-Mi ha chiamato il signor Anthony. Sai, quello del gazebo in piazza.
-Il signor Anthony? Che sorpresa! Che ti ha detto?
-Mi ha detto che suo nipote ha appena aperto un locale. Una specie di pub, perciò vorrebbe che la prima serata fosse allietata da un po’ di musica giovanile.
-Non mi dirai che…
-Ti dico che… ci hanno chiesto di suonare nel locale, e ci pagheranno anche.
-Pagheranno? Quanto?       
-Anthony mi ha detto che più suoniamo bene più il ricompenso sarà alto. Per maggiori informazioni, mi ha chiesto di rivolgerci al nipote. Il locale è vicino al centro commerciale. Il tizio dovrebbe chiamarsi Axl.
-Axl? Non mi dire che anche alla famiglia di questo piacciono “Pistole e rose”?
-Questo non so dirtelo, comunque se accettiamo penso che potremmo suonare qualcosa dei Guns.
-Se accettiamo? Ovvio che lo facciamo e che suoniamo qualche bella canzone delle nostre.
-Perfetto, allora che ne dici se ci Incontriamo fra dieci minuti davanti a questo pub?
-Certo, però non mi hai detto come si chiama?
-Giusto, scusa. Si dovrebbe chiamare” Paradice city”. La via precisa è  “Grafton Street”.
-D’accordo. A dopo.
-A dopo. Ah, dimenticavo ti farò conoscere il nostro nuovo manager.
-Manager? Ma noi non ne abbiamo mai avuto uno.
-Fidati! A dopo.
Aveva riattaccato. L’idea che avremmo suonato in un pub davanti a tanta gente e che saremmo stati anche pagati mi rendeva tanto felice ma anche molto nervosa. Suonavo col resto della band da almeno un anno e mezzo e la gelateria era stata il primo e unico luogo dove ci esibivamo. Ma, questo sembrava cambiare tutto! L’ultima parte della conversazione, però, mi aveva lasciata un po’ sorpresa. Chi era questo manager? Come faceva Paul ad averlo contattato? Per saperlo dovevo andare all’appuntamento.
Indossai  un paio di jeans blu, una camicetta verde acqua e gli stivaletti che avevo da poco acquistato. Dopo essermi legata i capelli in una coda di cavallo e aver salutato i miei, mi diressi nel luogo dell’appuntamento.
Accanto ad una porta verde vidi la sagoma di un ragazzo alto e magro. Non poteva che  essere Paul. Mi avvicinai per salutarlo ma lo vidi intento in una conversazione. Stava parlando con una ragazza dai folti scuri capelli ricci, dal fisico minuto e dal viso angelico. Una piccola dea, in pratica.
-Ciao, Paul!
-Daron, sei venuta finalmente! Lei è Audrey!-disse Paul indicando la mora.
-Piacere, Daron.
-Piacere  Audrey, la vostra nuova manager!
-Già, lei è il manager di cui ti avevo accennato!- disse Paul con uno stano sorrisetto sul volto.
Dopo  esserci scambiati qualche sguardo, ci dirigemmo dentro il locale. Era tutto in stile irlandese, tavolini e mobili a forma di quadrifoglio e tutto in tinta verde. Era davvero un locale molto carino, ma sicuramente non come me lo aspettavo. Come avrei potuto suonare  “Don’t cry” in una baracca del genere?! Comunque, non potevo lamentarmi, ero senz’altro già molto fortunata.
-Salve, ragazzi.- disse un giovane dirigendosi verso di noi.
-Salve, siamo la band che il signor Anthony ha contattato.- disse Paul.
-Ah, bene, prego accomodatevi.
Il ragazzo che si assomigliava molto allo zio, indossava un maglia nera degli “ Scorpions”, dei pantaloni skinny neri e come scarpe degli anfibi. Un tipo fuori dagli schemi, ma molto gentile, infatti ci mostrò tutto il locale che a veder bene non era male come credevo all’inizio.
Passarono circa 30 minuti e finalmente avevamo accordato tutto per la sera. Uscimmo e la prima cosa che vidi fu che Audrey  prese per mano Paul.
Improvvisamente iniziai ha sentire un fuoco interiore, volevo esplodere. Perché lo aveva preso per mano?-pensai. Non credevo ai miei occhi, come si era permessa quella sciacquetta di toccare il ragazzo dei miei sogni?
-Bè, che ne pensi Daron? Non è stata brava Audrey!
Brava? Cosa ha fatto per meritarsi questo appellativo? Era stato Anthony ha chiamare  Paul, no? Lei era stata zitta tutto il tempo. Audrey, la baby- modella non aveva fatto proprio niente.-  Questo era quello che stavo pensando, ma non potevo dirlo.
-Già...davvero grazie mille, ora, però, scusatemi devo andare a casa, ho detto a mia madre che sarei tornata presto.
-Di già? Avrei voluto farvi conoscere meglio.
Meglio? No grazie, non ci tengo a conoscere quell'oca.
-Magari un’altra volta.
-Come vuoi, mi raccomando stasera puntale alle 19.30!
-Certo! Ciao Paul, ciao Audrey.
Mi allontanai vedendo che continuavano a tenersi per mano e a ridere. Cosa ci trovava di tanto speciale in una così? Perché non mi aveva detto che la ragazza di cui si era innamorato era quella lì? Non ero la sua migliore amica? Non sapevo più a che pensare, ero contenta perché avrei dovuto suonare in un locale più grande di una gelateria, ma allo stesso tempo mi sentivo una cartaccia da buttare. Dovevo assolutamente parlare con Rose!
Al sesto capitolo!:D
 

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Capitolo 6
*** Don't cry! ***


Sesto capitolo
Erano dieci minuti che provavo a chiamare Rose. Avevo un bisogno urgente di sapere la sua opinione, di avere consigli e stare più tranquilla, anche se l’immagine di Audrey che prendeva la mano di Paul, non si sarebbe cancellata presto dalla mia mente. Rose, probabilmente, non rispondeva perché non stava bene. Infatti, la sera che andai in piazza con Paul, le telefonai per aggiornarla, ma mi disse che l’influenza l’aveva colpita e che non stava proprio bene. Un altro problema che si andava aggiungere alla lista e che si sarebbe dovuto risolvere entro la sera. Decisi, così, di passare il tempo  preparandomi  l’outfit che avrei indossato per il concerto. Inizia a frugare fra la montagna di capi, per lo più scelti da mia madre, e finalmente trovai qualcosa di decente: pantaloni skinny neri, maglia lunga fino alle ginocchia a righe bianche e nere, giacca in pelle e scarpe in vernice. Un look totalmente dark a cui avevo intenzione di abbinare accessori argentati. Lo scegliere i capi mi aveva tolto circa venti minuti, cosa davvero strana per me, essendo abituata  a impiegare a mala pena cinque minuti solo per vestirmi.
-Mama take this badge from me
I can't use it anymore
It's dark, too dark to see
I feel I'm knockin' on heaven's door.

Queste parole mi sembravano familiari. Ma certo, era la suoneria del mio cellulare, l’avevo cambiata questa mattina e già me n’ero dimenticata. Ero davvero messa male.
-Pronto?
-Daron, coff coff.
-Rose? Sei tu?
-Certo, coff, chi dev’essere?
-Scusa, ma la tua voce è irriconoscibile.
-Hai ragione, scusami tu. Ho visto che mi hai chiamato 15 volte. Mi sembra di capire che hai novità da raccontarmi.
-Infatti, ma dimmi come stai? Sei pronta per stasera?
-Stasera, cosa c’è stasera?
-Ti sei bevuta il cervello? Te lo detto solo stamattina. Ricordi? Ti dice niente la parola C-O-N-C-E-R-T-O!
-Concerto? Oh, cavolo me ne sono completamente dimenticata. Mi dispiace Dary, ma non posso venire, sto malissimo.
-Te ne sei dimenticata? Stai malissimo? Credo che adesso svenirò.
-Daron, stai calma, credo che mi sia appena venuta una soluzione, ma te la dirò alla fine. Ora dimmi le news che dovevi dirmi.
-News? Soluzione? Ma tu sei davvero fuori di testa. Fra meno di un paio di ore dovremmo suonare davanti a delle persone in un pub. E tu, ora, mi vieni a dire che non ci sarai? Non ci sarà la cantante?
-Pensi che dispiaccia solo a te? Era la prima volta che potevo cantare fuori le mura di una gelateria, ma non posso, non ho una voce presentabile. Va bene?
-Si, scusami e che sono talmente fuori fase. Sto passando qualche problema, ma dimmi chi sarebbe la soluzione?
-Salvador Iglesias. Fratello del mio adorato Rafael.
- Perché  ha un fratello il tuo Rafael?
-Sicuro! Ed è pure un bravo cantante.
-Cantante? E secondo te sarà disposto a suonare in un pub, stasera? E poi quali canzoni, non abbiamo nemmeno provato.
-Se per questo neanche noi, ma so che è diverso. Comunque, sì, dovrebbe essere disponibile. Ora lo chiamo e ti faccio sapere fra dieci minuti.
-D’accordo, cercherò di fidarmi. Ah, digli se conosce qualche pezzo dei Guns’n Roses”.
-Ok.
La telefonate si concluse così. Dire che ero scombussolata era dire poco. Non riuscivo a credere di aver ricevuto tutte queste sorprese in una giornata sola. Dopo qualche minuto il telefono squillò.
-Pronto, Rose?
-Daron, ha accettato e ,sì conosce i Guns.
-Che sollievo. Ma siamo sicuri che sia bravo?
-Io l’ho sentito una volta ed era strepitoso. Volevo giusto proporti di farlo entrare nella band. Però, ora che il problema è risolto dimmi le famose novità.
-Allora, questa mattina sono andata al “Paradise City” per vedere il locale e organizzare il tutto con il gestore del pub. In lontananza ho visto parlare Paul con una ragazza molto bella, che ho scoperto essere la nostra nuova manager.
-Manager? Non ne abbiamo mai avuto uno, coff.
-E’ quello che ho detto anch’io, ma Paul non mi ha dato spiegazioni. Comunque, dopo aver accordato tutto siamo usciti dal locale e la ragazza lo ha preso per mano.
-Per mano? Che significa?
-Lo volevo giusto chiedere a te.
-Ma gli prendeva le mano come un fidanzato la prende ad una fidanzata?
-Che razza di domanda. Penso di sì.
-Ok. No perché poteva prenderla come un fratello  prende la mano alla sorella. Ma, Paul non ha sorelle. Sono fatti miei, continua.
-Non ho altro da aggiungere se non che mi sento delusa, amareggiata e che dir si voglia.
-Ma non hai parlato con Paul, dopo questo fatto?
-no, ho fatto finta che fosse tutto uguale per me.  Appena abbiamo finito di parlare con il tizio, me ne sono andata. Non avevo nulla da dire.
-Capisco, comunque ora stai tranquilla, cercherò di indagare. Come si chiama la manager?
-Audrey!
-Audrey? Lo stesso nome di una ragazza che veniva in classe con me alle medie.
-Che non sia la stessa.
-Chi lo sa. Bè ora vado a riposare un po’, coff coff.
-Certo, mi dispiace tanto che non potrai venire stasera. Come farò con Paul?
-Sii naturale e sii te stessa, fai vedere che la cosa non ti smuove più tanto. Però fagli capire, se hai l’occasione, che non è stato corretto né con te né con me. Siamo o non le sue migliori amiche? Anzi con te si stava comportando diversamente l’ultimo periodo, mi sembrava volesse diventare qualcosa di più di un amico.
-Credo che ci sia qualcosa sotto. Comunque, cercherò di mantenere la calma. E, se dovesse esserci la manager?
-Cerca di essere gentile e magari fai ingelosire Paul, coff.
-Ingelosire? Ma se non mi pensa nemmeno più come amica?
-Tranquilla, che ti pensa più di quanto tu creda. Ora ti saluto e in bocca al lupo. W “I Lovely Rock”!
-Crepi e grazie. W” I Lovely Rock”!
Vidi l’orologio e mi accorsi che mancavano circa 20 minuti. Mi vestii e,  presi la mia trousse, scegliendo un ombretto argentato per gli occhi.
  Pronta. Ero davvero irriconoscibile.
-Mamma, io vado allora!
-Certo cara. Papà ti aspetterà vicino al locale quando gli farai lo squillo. Non fate troppo tardi!
-Certo! Speriamo bene.
-Andrà tutto bene.
-Grazie, ti voglio bene, mamma.
-Io di più! Ciao.
Prima di uscire presi la chitarra elettrica, bella come sempre, e la fotocopia con le canzoni che avremmo dovuto interpretare. Erano le stessi canzoni che suonammo il mese scorso, in gelateria.
Mi avvicinai all’entrata e vidi che il locale era vuoto e diverso. Così diverso che mi chiesi se avevo sbagliato.
-Sei tu la ragazza con i capelli rossi che dovevo aspettare?-  disse una voce che non avevo mai sentito.
Due occhi neri incontrarono i miei marroni.
-Credo di sì. Sei Salvador Iglesias?
-Si, piacere di conoscerti.
Era un ragazzo davvero bello. Era un po’ più alto di Paul, perciò arrivavo al suo petto, aveva occhi neri circondati da folte ciglia e capelli mossi dello stesso colore che gli ricadevano sul viso abbronzato.
-E’ questo il locale, giusto?- disse con uno spiccato accento spagnolo.
-Dovrebbe.
Entrammo e vidi che al posto dei tavoli a forma di quadrifoglio, c’erano tavoli tondi argentati con delle luci poste ai bordi. Mura ricoperte di poster di vecchie band. Sembrava un po’ la mia stanza, solo che io non ho i tavoli. Poco distante dal bancone c’era il palco con sopra microfoni, cavi e casse acustiche.
-Salve, ragazzi. Tu sei la ragazza di stamattina?
-Salve, sì, siamo della band che deve suonare stasera.
-Bene, prima di sistemarvi, ditemi :vi piace il locale?
-Molto…rock! Scusi, la domanda, ma è diverso da questa mattina?
-Si, vedi stamattina aveva l’aspetto che aveva prima il locale, quando c’era il vecchio proprietario. Ora, l'ho personalizzato.
Davvero veloce, pensai. Chissà come aveva fatto?
-Capisco, per caso è arrivato il ragazzo di stamattina?
-Intendi Paul?
-Si!
-E’ nel camerino. Alla destra della macchinetta.
-Grazie.
-Chi è Paul? -chiese Salvador.
-E’ Paul Smith, mio caro amico e bassista della band.
-Capisco. Allora, non è il tuo ragazzo?
E’ quello che gli avevo appena detto!
-No, è un mio amico!
-Salvador, scusa, allora conosci queste canzoni?- disse mostrandogli la lista.
-Algunos!
-Algunos?
-Si, scusa vuol dire- certo -nella mia lingua.
-Ok!
A interrompere la nostra conversazione fu la voce di Paul.
-Daron, ciaoooo!
-Ciao Paul!- disse con tono distaccato.
-Tu, saresti?- disse Paul guardando Salvador.
-Sono il sostituto di Rosalie, mi chiamo Salvador Iglesias!
A quel punto Paul mi guardò. Disse a Salvador di scusarci un attimo e mi prese la mano portandomi vicino al palco.
Mi tolsi subito dalla presa. Ero troppo arrabbiata per vederlo negli occhi, così volsi lo sguardo da un’altra parte.
-Daron, che ti prende?
-Che mi prende? In che senso?
-Perché non mi guardi negli occhi? E poi, chi è questo, non mi hai avvisato di nulla.
-Perché tu l’ hai fatto?
-Cosa?
-Ti dice niente la parola” Manager”? Lui, è il nuovo cantante e sostituisce Rosalie che è  a casa con la febbre. Ma, siccome tu sei troppo impegnato per parlare con le tue amiche, non sapevi niente.
Rose, mi aveva detto di stare tranquilla e di mantenere la calma, ma le parole mi uscivano senza che potessi trattenerle.
-Ma cosa?- continuò Paul.
Una voce lo interruppe.
-Ragazzi, sta iniziando a venire gente, vi prego di salire sul palco- disse il giovane punk-
A quel punto, ci dirigemmo dove aveva detto.
Il localino vuoto e in completo stile Irlandese, ormai, era solo un sogno. Numerose persone, infatti iniziarono a riempire il pub, ricoperto da poster, luci fosforescenti e da chitarre finte attaccate ai muri.
Paul, prese il basso e non voltandosi mai una volta, fissò dritto il pubblico. Ero davvero furibonda con lui. Fin da quando lo conoscevo, ovvero da circa cinque anni, era sempre stato molto gentile,  un ragazzo forte e con degli ideali pronti a difendere. Me ne innamorai non solo per l’aspetto ma anche per la sua intelligenza, per la sua disponibilità nell’aiutare tutti, per la sua passione per la musica rock come me. Mi piaceva e mi piace tutto di lui, ma oggi ha tenuto un comportamento che mi ha sorpresa. Rose e io, siamo sempre state a conoscenza di ogni sua decisione, e vederlo allontanare mi ha spezzato letteralmente il cuore.
Il concerto iniziò e la prima canzone che suonammo fu “Don’t cry” dei Guns’n roses. Tanta gente cantava con Salvador ,che effettivamente aveva una voce perfetta per quel tipo di canzoni. La musica si intonava perfettamente con le sue corde vocali. Tra una nota e l’altra, mi voltai verso Paul. Il vederlo fece fare un salto al mio cuore. Nonostante fossi arrabbiata con lui, il mio cuore continuava a battere forte quando lo vedeva. Ad un certo punto, senza che potessi fermarla, una lacrima solcò il mio viso, e nonostante la canzone che stavamo interpretando dicesse di non piangere, non riuscivo a fermarmi. P.s: Se vi va, lasciatemi una vostra recensione. Mi servirà per capire se la mia storia vi sta piacendo o meno!:)! Volevo, anche ringraziare coloro che hanno messo tra le seguite la mia storia!:)
P.P.S:La canzone- "DON'T CRY"- dei Guns'n Roses è una bellissima canzone che mi piacerebbe ascoltaste durante la lettera di questo capitolo!:D

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Capitolo 7
*** i'm going slightly mad! ***


Settimo capitolo

Quando la canzone finì, le numerose persone presenti nel pub applaudirono, e saltarono battendo le mani , gridando di voler un’altra canzone. A quel  punto, però, Axl disse che voleva fare un discorso di benvenuto e che quindi  potevamo riposarci cinque minuti e prepararci per l’altra canzone che sarebbe stata” November rain”. Io, non riuscii a fermare le lacrime, perciò corsi via in bagno.
Entrai e la prima cosa che vidi furono gli specchi che  mostrarono la mia immagine, ovvero l’immagine di una ragazza triste che  non riusciva ad accettare il fatto che il ragazzo che amava non sarebbe stato con lei, bensì con un’altra ragazza. Dopo essermi sciacquata il viso, e smesso di piangere uscii. Il mio sguardo, cadde su un ragazzo il cui volto era rivolto verso il basso, con le braccia conserte e con dei capelli neri che gli sfioravano la candida fronte.
Gli passai davanti, senza dirgli nulla, poiché non avevo alcuna voglia di parlargli. Ad un certo punto, però, il moro mi prese la mano, facendomi fermare. I nostri sguardi si incontrarono, e quei meravigliosi smeraldi che aveva per occhi, fecero tremare il mio cuore.
-Cosa vuoi?- dissi, con la voce che mi tremava.
-Daron, perché sei corsa via in quel modo? Ti ho vista piangere.
-Mi hai visto? Bè, fai finta di non averlo mai fatto.
-No, che non lo faccio. Cosa è successo? Noi non abbiamo  mai litigato. Non so, perché tu abbia iniziato a tenere questo comportamento con me, e perciò vorrei che mi spiegassi.
-Sei così duro di comprendonio? Io, pensavo che fossimo amici, invece tu ti sei allontanato da me e avvicinato ad un’altra ragazza di cui non mi avevi nemmeno detto l’esistenza.
-Capisco, questo è allora. La presenza di Audrey, ha creato confusione.
-Certo che lo ha fatto, allora ora mi dici perché non mi hai detto che Audrey e tu siete fidanzati?
-Fidanzati? Chi l’ho ha mai detto.
-Tu, di certo no, ma la prendevi per mano, perciò deduco che non sia solo una tua amica.
-Daron, hai frainteso completamente, lei è…
Paul, non riuscii a finire la frase poiché a interromperlo fu Axl, che ci chiese di continuare con il concerto. Paul, si avvicinò e mi disse che dopo il concerto avremmo dovuto parlare.
When I look into your eyes
I can see a love restrained
But darling when I hold you
Don't you know I feel the same, yeah

Queste erano le prime parole di November rain e dicevano:
Quando guardo nei tuoi occhi
Riesco a vedere un amore trattenuto
Ma cara quando ti stringo
Non lo sai che io provo la stessa cosa.

Erano belle parole, e a chiunque sarebbe piaciuto sentirle. Anche in questo brano, Salvador cantò meravigliosamente e vidi sotto il palco delle ragazzine che lo guardavano con degli occhi a forma di cuore, applaudendo e scattandogli foto con il cellulare. Paul, anch’egli nel mirino delle ragazze,  guardava, invece con volto serio il pubblico, volgendo, ogni tanto, qualche sorriso alle sue nuove fan e puntando lo sguardo sul suo basso, finché improvvisamente, si voltò verso di me  con uno sguardo triste e spento.
Al termine delle numerose canzoni tratte dai migliori album dei Guns’n roses  e dei Queen, il concerto finì  con “Paradise city” dei Guns . Molte ragazze accerchiarono Salvador che ,sembrava una star di Hollywood, mentre Paul ed io ci avvicinammo al gestore del pub.
-Ragazzi, siete stati a dir poco G-R-A-N-D-I-O-S-I!
-La ringrazio, è stato un piacere rendere questa serata piacevole.
-grazie a voi, piuttosto ragazzi, io vorrei chiedervi un favore. Posso?
-Ci dica!- risposi.
-Bè, vorrei  che voi suonaste nel mio locale, tutte le sere. So che siete minorenni, però fino ad un determinato orario, per voi andrebbe bene?
Paul mi guardò, come se cercasse una risposta, ed io annui semplicemente.
-Certo per noi sarebbe una grande cosa!
-Perfetto, allora è tutto deciso! Ci vediamo domani sera alla stessa ora! Siete dei miti!
Dopo che ci pagò, Paul mi chiese di uscire fuori.
-Ora, non posso, devo parlare con Salvador!- dissi.
-Con Salvador? Prima mi chiedi delle risposte, e poi non mi permetti di dartele, perché devi parlare con quel tizio?
Per fortuna, Salvador, non sentì nulla. Infatti, lo vidi intento nel farsi foto con delle ragazze e per nulla attento a me e a Paul.
 -Si, mio caro Paul, non sei al centro del mio mondo. Le risposte che cerco, possono aspettare ancora un po’. Ora ho di meglio da fare.
A quel punto, il suo sguardo cambiò e se ne andò via correndo. Non l' avevo mai visto così, , non l’ avevo mai visto correre via . Forse, ero stata troppo dura con lui, ma mi era venuto spontaneo comportarmi in quel modo!
-Daron, cos’è successo?-disse lo spagnolo, allontanandosi dalle fan.
-Nulla, Salvador, piuttosto volevo ringraziarti per essere venuto e per essere stato così bravo.
-Siete tu e Paul ad essere bravi. E’ stato davvero un piacere far parte almeno per un po’ della vostra band.
-E’ stato nostro il piacere, comunque che ne dici di far parte della nostra band, per sempre? Certo, ne devo parlare con gli altri, ma non dovrebbero esserci problemi.
-Dici davvero? Allora, parlane con il resto della band e fammi sapere. E Paul?
-Paul… non c’è!
-Come non c’è, è successo qualcosa tra voi due a causa mia?
-No, certo che no, tranquillo.        
-D’accordo. Ma, scusa Daron, sbaglio o prima sei corsa via in lacrime?
-No, mi bruciavano gli occhi e, per questo motivo, gli occhi hanno incominciato a lacrimare.
-Mi voglio fidare, comunque, posso farti una domanda?
-Certo!
-Che ne dici se la risposta me la dai domani, al parco vicino alla stazione?
Cos’era questa domanda? Un appuntamento? Non me lo aspettavo proprio, ma  l’idea non mi dispiaceva, e avevo voglia di distrarmi un po’, così accettai.
-Davvero?
-Certo, accetto volentieri.
A quel punto Salvador, se ne andò e mi saluto sorridendomi. Ero davvero felice di aver ricevuto un invito da un ragazzo così bello e bravo, ma nonostante questo non ero completamente contenta, perché non riuscivo a non pensare alla scena in cui Paul se ne era andato via correndo. Uscii dal locale, e vidi che fuori non c’era nessuno e mi chiesi dove Paul potesse essere. Il primo luogo a cui pensai fu il parco, vicino alla stazione.
FLASHBACK
La prima volta che incontrai Paul, lo vidi seduto su una panchina  intento nella scrittura di una lettera. Incuriosita e attratta, mi sedetti sulla panchina accanto e mettendo il libro, che fingevo  di leggere, davanti al mio volto, lo guardai. Sembrava che non se ne accorgesse, ma invece improvvisamente mi guardò e mi sorrise. Portava gli occhiali  in quel periodo, ma era ugualmente bello.
-Ciao!-disse continuando  a sorridermi.
-C-ciao!
-Sei nuova di qui?
-No! Tu?
-Si, mi sono appena  trasferito!
FINE FLASHBACK
Il parco, per fortuna, distava solo dieci minuti dal pub, così mi incamminai.
Era tutto buio, ad illuminare le giostre e le panchine c’era solo la luna e qualche lampione . Mi avvicinai alle panchine, ma non vidi nessuno. Il mio cuore mi segnalava come un navigatore satellitare che Paul era lì, infatti, sembrava dicesse:- Vai dritto e poi la tua destinazione sarà raggiunta.
Davanti a me c’era solo  la casetta di legno, da cui ogni domenica mattina i bambini scendevano scivolando dallo scivolo, e decisi di salirci.
Seduto e illuminato dalla luna, c’era lui.
-C-Ciao!
-Daron?... Come facevi a sapere che ero qui?
-Me lo ha detto il mio cuore.- dissi senza riuscire a credere a cosa avessi detto.
-Il tuo cuore?
-Lascia stare, piuttosto credo che dovremmo parlare.
-E’ quello che volevo fare, ma c’è prima Salvador.
-Non fare la vittima, ora, piuttosto spara e dimmi chi è esattamente Audrey per te?
- Audrey è… mia sorella!
-Tua cosa? Tua sorella? Ma tu non hai sorelle.
- Invece si! E’ la figlia di mio padre, e sono molto affezionato a lei, non la vedevo da sei anni!
-Ma, perché non me ne hai mai parlato?
-Daron, ci sono delle cose che si preferisce tenere per sé!
-Non è una valida risposta! Io sono la tua migliore amica!
-Hai ragione, scusami, ma faceva parte di un passato che volevo dimenticare, ma poi è tornata e tante cose nella mia vita hanno preso il loro giusto posto.
In quel momento, mi accorsi che di Paul, sapevo davvero poco, e questo mi rattristiva molto.
-Dovevi dirmelo! Comunque, scusami anche tu, non volevo risponderti in quel modo prima.
-Non hai nulla di cui scusarti, sono io che dovrei continuare a farlo. D’altronde, non posso essere il centro della tua vita!
A quelle parole il mio cuore iniziò a battere forte, e una lacrima cadde dal mio occhio!
-Perché stai piangendo ora?
-Non lo so!
-Daron, perdonami, e chiedi a Rose se può fare  lo stesso quando la vedi. So, di avervi creato confusione, ma è stato tutto così improvviso anche per me, ho deciso di farla diventare nostra manager, perché ama la musica e per tenerla legata a me, sempre!
-Capisco, ecco perché la prendevi per mano, per non perderla più!
-Esattamente, non la vedevo da troppo tempo, per motivi che un giorno ti racconterò!
-Capisco, ora però stai tranquillo e stalle vicino.
A quel punto, mi asciugò le lacrime che involontariamente mi erano scese e prese la mia mano nella sua.
- Ora però, basta con le lacrime, che ne dici di andare a casa, piccola rocchettara?
-Hai ragione, allora chiamo mio padre e gli dico di venirmi a prendere.
- Non c’è ne bisogno, se vuoi ti accompagno io con la mia bicicletta!
-D’accordo, aspetta solo un attimo, così avviso i miei.
-Ok!
Chiamai i miei genitori, e avvisai loro che sarei tornata con Paul. Infine, mi avvicinai alla bicicletta.
-Allora, Pronta?
-Sempre!-risposi
Mi sedetti dietro di lui, e mi strinsi forte alla sua schiena. A quel punto, però, Il vento incominciò ad alzarsi , e i suoi capelli color corvino si mossero, facendo arrivare il suo dolce profumo dritto a me. Dopo venti minuti arrivammo dinanzi a casa mia.
-Arrivati!
-Grazie, Paul!
-Grazie a te Daron!- disse sfoderando lo stesso sorriso della prima volta che lo vidi.
A quel punto, mi avvicinai all’ingresso della mia casa, ma la voce di Paul mi fermò:
-Daron?
-Si?
-Domani, ti andrebbe di uscire con me?
Oh no, era il primo invito che Paul aveva fatto solo a me e non anche a Rose, ma avevo già promesso a Salvador che sarei andata con lui. Cosa potevo fare?
-Paul…ecco, io non posso!
-Come non puoi? Sei già impegnata?
-Si, devo uscire con Salvador!
-Con…Salvador? D’accordo, divertiti allora!- dissi con un sorriso , che andava in contrasto con gli occhi verdi e tristi.
-Paul?
-Si?
-E se ci sentissimo di mattina, davanti alla solita fumetteria?
-Va bene, ci sto, a che ora?
-Alle 10.30.
-D’accordo!
-Allora a domani!
-A domani!
Aspettai dinanzi alla porta, finché non vidi la sua sagoma mimetizzarsi con la notte.
 
 Anche questo capitolo è volto al termine, spero vi piaccia!
P.S.: Se vi va,  mi piacerebbe che voi esprimeste una vostra opinione con una recensione, in modo che io possa migliorarmi sempre di più grazie ai vostri consigli! :D
ALL’OTTAVO CAPITOLO!:)

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Capitolo 8
*** il parco dei ricordi! ***


Capitolo 8
Dopo qualche minuto, in cui rimasi fuori a osservare le stelle, entrai in casa, e la prima cosa che feci fu quella di raccontare tutto ai miei, che mi assalirono di domande riguardanti il concerto. Dopo aver raccontato loro l’andamento della mia serata, eccetto del pianto che mi ero fatta, salii in camera e chiamai Rose.
-Pronto, coff?
-Rose, sono D, scusa se ti chiamo a quest’ora, ma ho un sacco di cose da raccontarti.
-Dary, ciao tesoro, dimmi tutto!
-Ho parlato con Paul e finalmente ci siamo chiariti! Poi ho anche conosciuto il fratello del tuo Rafael.
-Davvero, vi siete chiariti? Allora inizia da quello.
-Perfetto. Allora…ho scoperto che Audrey, è…
-E’ la sorella di Paul, lo so già!
-Come lo sai già?
-Ti avevo detto che avrei indagato, comunque che sorpresa, eh!
Lo sapeva già! Chi lo avrebbe mai detto?! Però, pensandoci non dovevo sorprendermi tanto. Rosalie, infatti, gestiva una rubrica online, in cui sotto falso nome, dava consigli e aggiornava i lettori con news, che lei stessa riceveva da fonti” sicure”, come da lei definite. Dovevo iniziare a frequentare anch'io questo sito, pensai. Poi, iniziai a parlare del bellissimo Salvador e dell’idea di farlo entrare nella band.
-Nella Band? E’ un’ ottima idea. Paul che ne pensa?
-In realtà non ho avuto modo di dirglielo.
-Vedi di farlo presto, coff!
-Lo farò giusto domani, quando lo incontrerò davanti alla fumetteria.       
-Vi vedrete, domani, da soli?
-Certo, pensa che mi aveva chiesto di vederci di pomeriggio.
-E tu, hai accettato vero?
-No, in realtà, ho anticipato l’appuntamento alla mattina.
-Perché l’hai fatto?
-Perché di pomeriggio, esco già con Salvador Iglesias.
-Con chi? Il fratello di Raffa?
-Yes!
-Ma non ti piaceva Paul? Tu, cara ragazza, mi confondi e sei confusa anche tu.
-Ma che…è solo un incontro per dargli la risposta al fatto della sua presenza nella band.
-Non è che ti piace anche lui, vero?
-No, certo che no, mi sa che l’influenza ti sta dando alla testa. Comunque, domani devi venire al concerto?
-Concerto?
-Ah, giusto, non lo sai! Il gestore del pub, è rimasto così contento della nostra esibizione che ci ha proposto di suonare nel suo locale per sempre. Noi , ovviamente abbiamo accettato!
-Oh, Santo cielo! Davvero? Che bello! Ma dimmi com’è andata?
-Benissimo, abbiamo suonato le stesse canzoni che suonammo in gelateria il mese scorso. C’erano molti ragazzi e sembrava che il concerto fosse di loro gradimento!
-Ah…bene, comunque ,visto che mi sento meglio verrò, ma,  solo a vedere come canta lo spagnolo.
-Capisco , come vuoi! Allora domani alle 19.30, davanti al “ Paradise city”. Buona notte!
-Buona notte! E divertiti con i due fusti!
Chiusi la telefonata e, dopo essermi fatta la doccia con il mio bagnoschiuma preferito, ovvero quello alla pesca, mi misi a  letto. Mi aspettava una lunga giornata.
Sometimes I feel I'm gonna break down and cry (so lonely) 
Nowhere to go nothing to do with my time 
I get lonely so lonely living on my own 


 Queste erano le parole che cantava la mia sveglia. Per fortuna, avevo trovato il tempo di cambiare l’odiosa suoneria che la mia sveglia cantava le mattine precedenti. Dopo essermi svegliata, scesi in cucina a fare colazione.
-Daron, ciao tesoro.
-Ciao mamma...e papà?
-E’ al lavoro, lo sai che alla cioccolateria arriva subito gente.
-Giusto.
- Oggi esci sia con Paul che con lo spagnolo?
-Esatto, cosa posso mettermi?
-Allora... vediamo... quando ho conosciuto tuo padre indossavo una minigonna in jeans con dei leggins neri, e una t-shirt a righe colorate.
-Tu, con una minigonna?
Oh, my God pensai, mamma, la MIA mamma con una mini gonna! Però, in realtà, me la immaginavo benissimo con i suoi capelli mossi color bronzo,  e con i suoi grandi occhi marroni, vestita in quel modo!
-Si, perché ti stupisci? Ero uno schianto da giovane!
-D’accordo… allora, me la vedo io!
-Come vuoi, comunque, se vuoi ti posso regalare una collana che mettevo quando andavo ai concerti.
-Vediamo.
Dopo qualche minuto, arrivò con una collanina argentata a cui erano appesi due ciondoli: Una mini chitarra argentata e una nota musicale della stesso colore. Davvero carina, pensai.
-Grazie, mamma!
-Di nulla cara!
-Ah… mamma…
-Si?
-Sei ancora uno schianto!- dissi facendole l’occhiolino!
Dopo averla accettata, e messa al collo, salii in camera. Aprii l’armadio e scelsi  un vestitino lungo fin sopra le ginocchia, composto da una gonna in raso nero, e da una maglia bianca a  righe nere, cintura in vernice rossa in vita e stivaletti neri.
Per i  capelli decisi di raccoglierli in una treccia.
Dopo essermi preparata, salutai mia madre.
-Ciao mamma, allora io vado!
-Ciao tesoro, quando ritornerai?
-All’ora di pranzo!
Mi incamminai, fino ad arrivare nel luogo dell’appuntamento, ma a mia sorpresa, non trovai Paul. Passarono dieci minuti, ma niente, così decisi di entrare nella fumetteria , per acquistare due manga che aspettavo da tempo.
-Salve, la posso aiuta…
Oh my God! (Oggi l’avrei usata spesso questa affermazione) Sbaglio o era proprio…
-Salvador?
-Daron , hola, che sorpresa! Sei muy guapa!
-Hola Salvador, il resto della frase non l’ho capito!- dissi sorridendo!
-Sei molto bella. Questo è il significato! Comunque, sarai sorpresa di vedermi qui?!
-Bè…grazie mille, comunque sì, sono sorpresa!
-Vedi mio padre è il proprietario di questa fumetteria!
-Il proprietario? Ma questa fumetteria, c’era già da prima che vi trasferiste qui a Stirling!
-Si, infatti, in realtà il proprietario è mio nonno che stanco del suo lavoro  ha chiesto a mio padre di sostituirlo, e per questo motivo ci siamo trasferiti a Stirling!
-ah…ora, mi è chiaro!
In effetti, avevo sempre avuto il sospetto che il vecchio gestore non fosse irlandese!
-Ti serve qualcosa, comunque?- disse sfoderando un magnifico sorriso.
-Si, vorrei il quarto numero di “Love button” e il quarto di “LDK”!
-Si, aspetta un attimo che vado in magazzino a prenderli.
Aspettai un po’, finché la porta si aprì ed a entrare fu Paul.
-Daron, scusa per il ritardo, ma ho avuto dei…
-Ecco a te i fumetti…oh, salve Paul!
Dire che la situazione si stava complicando era dire poco. Ma, perché tutte a me?
-Salvador? Che piacere vederti…
-Ciao, Paul!- dissi un po’ imbarazzata!
-Ciao, Dary!
-Ho visto che non venivi, perciò sono entrata. Sai, ho trovato quei famosi manga che cercavo da un mese!
-Capisco, d’accordo…allora, se hai comprato tutto, andiamo?
-Certo, andiamo! Ciao Salvador, ci vediamo alle 16.30 al parco, come promesso!
-Ti aspetterò con impazienza, hola chicos!
A quel punto ce ne andammo.
-Come mai hai fatto ritardo?- chiesi con molta curiosità.
-Ho dovuto accompagnare mia sorella a casa di un’amica.
Era un tantino freddo mentre mi parlava, e non riuscivo a capire il perché.
-Allora, esci con LUI dopo, e andate al parco?
-Esatto, te l’avevo detto, no?
-Si, ma perché proprio al parco? Ricordi, è il luogo dove ci siamo  incontrati la prima volta!
Che dolce, se lo ricordava.
-Si, lo ricordo benissimo, ma sai è uno dei pochi luoghi tranquilli di ritrovo per ragazzi!
-Mhm... ok! Daron ma …per caso ti piace?
-Chi? Salvador?
-No, sai, il mio vicino di casa.
A quell'affermazione non riuscii a non ridere, ma scusate non me la aspettavo proprio questa domanda!
-Comunque, no, lo conosco solo da pochissimo, perché me lo chiedi?
-Come perché? Sono o no il tuo migliore amico?
Quest’ultima frase mi era fin troppo nota!
-Certo che lo sei. Comunque, che facciamo?
-Che ne dici di andare alla radura, vicino al laghetto?
-Quella dove siamo andati in gita  in prima media?
-Esattamente!
 -Sìì, che bello, ci sto!
Mi sentivo come una bambina di cinque anni a cui avevano appena regalato un giocatolo che desiderava da tempo.
Dopo un quarto d’ora di cammino e di silenzio, finalmente arrivammo.  Era tutto bello come al solito: gli alberi verdeggianti che facevano ombra ai fiori carichi di rugiada, e anche il laghetto illuminato dai caldi raggi solari che filtravano dalle chiome alberate. La cosa più bella è che non c’era nessuno, e solo il sole e la vegetazione ci facevano compagnia.
Improvvisamente sentii la mia pelle più fresca, e mi accorsi che Paul mi stava iniziando a schizzare con l’acqua del lago.
-Vuoi la guerra?- dissi io
-Mhm…fammici pensare…sì!
A quel punto la battaglia iniziò sul serio, e il divertimento che iniziai a provare in quel momento fu massimo. Il mio adorato vestito si stava bagnando tutto, come anche la bianca maglia di Paul. I suoi capelli iniziarono a bagnarsi e ogni ciocca era ricoperta da mini gocce d’acqua. Tra uno schizzo e l’altro, però, iniziai a  perdere l’equilibrio.
Oh no, stavo per cadere…
-Presa!- disse Paul, tenendomi per i polsi.
Il mio viso era molto vicino al suo petto, e riuscii a sentire ogni battito del sul cuore. Erano battiti molto veloci, e io stessa mi chiesi quale fu il motivo di questa accelerazione.
-Grazie, e scusa!- dissi sorridendo, leggermente imbarazzata.
-Figurati!- disse sfoderando un magnifico sorriso!
Mi teneva ancora i polsi, e il contatto della sua pelle fresca fece battere il mio cuore allo stesso modo in cui batteva a lui. Improvvisamente, mi lasciò i polsi e mi disse di fare una tregua con la battaglia d’acqua. Ci sedemmo sull'erba per far sì che il sole riscaldasse i nostri abiti fradici d’acqua. Io rimasi seduta, mentre Paul, si distese, con le mani sotto la nuca e con lo sguardo posto dritto al cielo.
Dopo qualche minuto, mi accorsi che l’iride del suo occhio non era più verde, bensì aveva assunto una tonalità argentea. Amavo questo nuovo colore!
-Sai che i tuoi occhi, hanno cambiato colore?
-Cosa? Dici sul serio? Non ci posso  credere.
-In che senso, non ci puoi credere?
-No, nulla, lascia stare.
-Su, rispondi.
-Va bene, te lo dirò…
-Si…
-Daron, io sono un… vampiro!
-No, tu sei uno… fuori di testa!- dissi ridendo come una matta.
Questo ragazzo mi faceva morire. Tra una risata e l’altra però, mi accorsi che il tempo a mia disposizione era ormai terminato. L’appuntamento con Salvador, mi attendeva.
-Ehi Paul, ora devo andare.
-Ah…ok, ti accompagno, allora.
-D’accordo, grazie!
Tra un passo e un altro…
-Daron, ma come mai oggi uscite insieme?
-In realtà, dobbiamo discutere circa la sua presenza o meno nella band!
-Come la sua presenza o meno?
-Te ne volevo giusto parlare, ma me ne sono appena ricordata. Vedi Paul, che ne diresti se Salvador continuasse a cantare, insieme a Rosalie?- dissi con lo sguardo verso il suolo.
-Cantare nella nostra band, per sempre?
-Si, mi pare sia molto bravo e che riscuota molto successo!
-Questo è vero…vedi un po’ tu, se ti fa piacere…
-Sei un angelo Paul!
Camminammo qualche altro minuto poi mi accorsi che eravamo arrivati.
Illuminato dalla luce solare, c’era Salvador, seduto su una panchina e con le cuffie alle orecchie.
-Bè, allora divertiti!
-Grazie, a stasera!
-A stasera, ciao!
Ancora una volta, attesi che Paul si allontanasse, poi, mi diressi verso lo spagnolo.
PAUL’S POV(point of view)
Mi ero davvero divertito questo pomeriggio, ma d’altronde con Daron ci si divertiva sempre. L’avevo appena accompagnata ad un appuntamento con un ragazzo, che a mio parere le piaceva. Questo mi rendeva  felice, ma allo stesso tempo, ogni qual volta che vedevo Salvador avvicinarsi a Daron e rivolgerle quei sorrisetti, sentivo un qualcosa di inspiegabile dentro di me. Pensare, che doveva passare del tempo, con Daron nel parco dove l’avevo conosciuta, mi faceva rabbia. Ah...il giorno in cui l’avevo conosciuta. Ricordo chiaramente quel giorno, in cui i suoi profondi occhi incontrarono i miei.
Mi ero da poco trasferito in Irlanda, la terra dove era cresciuta mia madre. Mia madre, una donna assente nella mia vita, ma a cui volevo un gran bene. Ricordavo poco di lei, ma vedendo qualche sua foto, potevo dire che le assomigliavo. Dopo essermi sistemato in hotel, girai per la città e notai subito un piccolo parco, che mi colpì subito per le sue panchine arancioni, e  al cui interno era presente una cassetta delle lettera. Proprio quello che cercavo. Mi sedetti su una panchina, e iniziai a scrivere una lettera a mia madre, per potermi mettere in contatto con lei e dirle che ero nella sua città, quando d’improvviso un essenza alla pesca distolse il mio sguardo che si pose su una ragazza dai lunghi capelli rossi. Il cui nome , seppi in seguito, era Daron.
FINE PAUL’S POV
-Hola Salvador!
-Hola, Daron!
-Scusa, per il ritardo, ma…
-Non ti preoccupare, Daron, l’importante è che ora tu sia qui!
Mi accomodai, al suo fianco sulla panchina, e iniziai a parlargli.
-Allora, ho parlato con il resto della band, e …
-E…
-Sei dei nostri!
-Davvero? Muchas gracias! Non sai quanto questo mi renda felice!
-Sono contenta, ma da oggi dovrai impegnarti al massimo e dedicare il tempo necessario alla band!
-Certo. Lo so, in realtà ho già fatto parte di una band!
-Davvero?
-Algunos, eravamo davvero forti, e avevamo molti fan. Poi, però, il chitarrista e il bassista hanno cambiato città, come ho fatto anch’io e la band si è sciolta!
-Capisco, e che canzoni interpretavate? Vostre o di altri cantanti?
-In realtà ho diverse canzoni scritte da me, ma abbiamo sempre fatto cover.
-Di chi?
-Dei Queen, degli Scorpions, dei Guns’N Roses, ma anche dei Green Day.
-Ah…Ecco, perché eri così bravo!
-Gracias, tu invece, da quanto suoni?
-Da circa un anno e mezzo!
-Wow… Canzone preferita?
-Da ascoltare o da suonare?
-Prima una, poi l’altra!
-Allora…da ascoltare ”Living on my own” dei Queen, da suonare “Don’t cry-Guns!
-Abbiamo gusti in comune, allora!- disse, sorridendomi
-A te?
-Sia da suonare che da cantare “Send my an angel”- Scorpions.
-Anch’io l’adoro!
-Ho detto che abbiamo gli stessi gusti! A proposito, cosa canteremo, stasera?
-Che ne dici, di fare una serata con tutte le canzoni di un'unica band?
-Perché no! Quale band?
-Queen!
-Sono i miei preferiti!
-Allora, ci stai?
-Ci sto!
Parlammo di tante altre cose, per almeno un’altra ora, poi vedendo l’orologio, lo salutai. Dovevo, andare a prepararmi per il concerto!
Chissà cos’altro, mi aspettava!
 
Anche questo capitolo è volto al termine, spero vi sia piaciuto! :)
Al nono capitolo!:)

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Capitolo 9
*** Chi sceglierà, la sorte? ***


CAPITOLO 9

Quando tornai a casa, mia madre aveva già cucinato. La tavola, infatti, era imbandita con tante cose. Dopo aver consumato il pranzo e aver sentito la mia dose quotidiana di musica al mio Mp3, salutai mia madre che andò a riposare, e aspettai mio padre, per raccontargli le grandi novità. Dopo qualche minuto, arrivò.
-Daron, cara, non ci siamo proprio visti stamattina! Com’è andato il concerto?
-Benissimo, papà, sai il gestore del pub, ci ha offerto di suonare tutte le sere nel suo locale!- dissi tutta sorridente.
-E voi?- disse mentre lasciava le chiavi nel vaso accanto alla porta d’ingresso.
-Abbiamo accettato, ovvio!
-Che bella notizia! Bè, allora, dacci dentro piccola!
A quel punto ci scambiammo dei sorrisi e mentre mio padre si diresse in cucina, io salii le scale e raggiunsi la mia camera. L’unico luogo della casa, dove mi sentivo me stessa. Il pavimento era in parquet, e le pareti erano turchesi. Su quest’ultime c’erano poster di vecchie rock band, e soprattutto del mio idolo: Freddie Mercury. L’unico in grado di trasmettermi forti emozioni con la sua spettacolare voce. Accanto alla finestra, che dava su una piccola campagna, c’era l’armadio in legno a cui erano attaccate mille figurine. Insomma, dalla mia stanza, si capiva benissimo quali fossero i miei gusti musicali!
Decisi di riposare un po’. Mi sentivo davvero molto stanca. Impostai la sveglia per le 17.30 ed entrai nel regno di Morfeo!
Dopo che l’odiosa sveglia suonò, decisi di andarmi a cambiare l’abito, che pur essendo completamente asciutto, non andava bene per un concerto. Scelsi, invece di indossare un paio di jeans grigi, a cui abbinai una t-shirt di Jimmy Hendrix, cintura rossa con borchie e per i capelli mi limitai ad allisciarli con la spazzola e il phon. Dopo essermi completamente preparata, mi collegai ad internet e decisi di andare nel sito gestito da Rosalie.
-Consigli di moda!
-I film oggi in sala!
-Le prossime uscite dei tuoi album preferiti!

Questo e altro ancora su…Rock and more.pqr!
Solo lei può fare queste cose, pensai, facendo spuntare un bel sorriso sul mio viso!
Feci qualche gioco online, poi vidi che mancavano solo trenta minuti al concerto, perciò iniziai ad avviarmi.
-Mamma, papà, io vado!
-Ciao, tesoro, buona fortuna!- disse mia madre
-Anche oggi, ti accompagna Paul?- continuò mio padre-
-Non lo so, poi vi chiamo e vi faccio sapere.
-D’accordo. Ciao, cara.
PAUL’S POV
Mancava mezz’ora all’inizio del concerto, ma abitando vicino, potevo fare con calma!
Aprii l’armadio bianco situato vicino al letto. Presi un paio di jeans neri, cintura dello stesso colore e polo rossa. Un po’ di brillantina nei capelli, che dovevo decidere a tagliare, ed ero pronto. Non feci altro che pensare a Daron in quel tempo, ai suoi meravigliosi occhi color nocciola, ai suoi lunghi capelli rossi, al suo sorriso, ma non doveva essere così. Daron, è una mia amica e non posso rovinare tutto per dell’attrazione che provo verso di lei da solo sei anni che la conosco. Non dovevo, così ruppi quei pensieri che stavano scorrendo nella mia mente, presi il basso e uscii.
FINE PAUL’S POV
Giunsi dinanzi al pub, e la prima che vidi fu Rose, al cui fianco c’era Rafael, bello come il sole!
-Ciaooo Rose, ciao Rafael!
-Ciao Daron.- disse Rafael.
-Daron, tesoro, sei bellissima, come stai?
-Grazie, anche tu sei fantastica! Io sto bene, ma tu piuttosto, come va con l’influenza?
-Sto molto meglio, se no, non sarei qui. Sono solo un po’ debole, ma quando sarò sul punto di svenire ci sarà Raffa a prendermi. Giusto Raf?
-Contaci, piccola estrella*!                        *stella
- E tuo fratello, Rafael?- chiesi.
-E’ già dentro. Credo stia aiutando il signor Axl, nel montare le casse!
-Ah…ok!
-Daron, Rose, Rafael, ciao!- era Paul, più bello del solito.
-Ciao, caro Paul!- disse lo spagnolo, mentre Rose, lo salutò freddamente.
-Ehi, Rose, che ti prende?- chiese il moro con la polo rossa.
-Mi prende che sono offesa con te, circa il fatto che non mi hai detto di tua sorella!
-Hai ragione, Erre, scusami!
-Vabbè ti perdono perché sei più carino del solito.
A quel punto Paul sorrise, mentre Rafael guardò storto la sua ragazza.
-Ma mai quanto il belloccio che mi ritrovo come fidanzato!- aggiunse, per poi far spuntare un sorriso a trentadue denti sul  volto abbronzato dello spagnolo.
Dopo un paio di minuti in cui ridemmo tutti quanti, entrammo e, dopo che salutai Salvador, salii sul palco.
-Paul?
-Dimmi!
-Oggi, io e Salvador, abbiamo deciso di suonare solo canzoni dei Queen, per te va bene?
-D’accordo, quindi come il giorno del tuo compleanno?
-Esatto!
Detto ciò, Axl, prese il microfono e cominciò a dare il benvenuto a coloro che erano venuti.
Tutto andò per il meglio, come sempre, e dopo che il locale si svuotò, andammo io e il resto della band a parlare con il gestore.
-Ragazzi, come sempre straordinari, e tu sei?- disse indicando Rosalie.
-Lei, è Rosalie, la cantante della band, che per motivi di salute è stata sostituita da Salvador!- dissi io, al posto di Rose.
-Ah… quindi Salvador, non è il cantante della band?
-In realtà, si. Inizialmente Rosalie era l’unica cantante, poi con l’arrivo di Salvador, abbiamo deciso di farlo unire alla band.
-Ah, d’accordo, ma vorrei sentire come canti, Rosalie.
-Perché, mi scusi?
- Perché ho assunto i “ Lovely Rock”, sentendo Salvador cantare, non tu?
-Quindi, se non dovessi piacerle, la band non potrebbe più cantare qui?
-No, canterebbe con Salvador.
La situazione si stava, decisamente, intricando.
-Senta, mi scusi, però noi abbiamo sempre suonato con Rosalie, e spero di cuore che il suo modo di cantare le piaccia, perché, altrimenti ce ne andremmo.- disse Paul con volto serio.
-No, ma non fate così ragazzi, domani è giorno di chiusura, e se ti va cara Rosalie, potresti venire a farmi sentire come canti?
-Scusi, se mi intrometto, ma Rosalie dovrebbe piacere al pubblico, non a lei.- disse Rafal.
-Hai ragione Raf, dopodomani Rosalie canterà con il resto della band, e se la serata avrà successo, rimarrà tutto come stabilito.- dissi io.
-Ragazzi, deve piacere anche a me, essendo io il vostro datore di lavoro. Comunque, non voglio creare confusione, perciò si fa come dite voi. Per il resto, vorrei dirvi grazie per la bravura che mettete sempre nelle vostre esibizioni e vorrei darvi questi due biglietti per un concerto degli U2 che si  terrà in paese. So che siete in quattro nella band, ma  ne ho solo due…
-Non si preoccupi, piuttosto grazie.- dicemmo in coro, e poi uscimmo.
-In pratica, avete detto più voi, che la sottoscritta.- disse Rosalie.
-Già.- dicemmo noi altri, sorridemmo
-Bè, comunque grazie per avermi supportato, e che dire siete stati dei grandi. Però, se, dopodomani, non dovessi piacere al pubblico, voi dovrete continuare a suonare. Chiaro?
-Chiaro, che? Tu piacerai  moltissimo, perché sei bellissima e bravissima.- dissi io
-Si, mia Estrella, tranquilla. Tu, e il mio fratellone farete scintille.
Rimanemmo qualche altro minuto a parlare, poi Paul ci mostrò i biglietti.
-Per un concerto degli U2 eh?- disse Rosalie.
-Si si, peccato siano solo due.- dissi io.
-Ma non importa tanto io e Raffa abbia altri impegni, per cui vacci tu con Paul!- disse Rosalie.
-Bè… ma se Paul, ha altri impegni…
-Ci sono io, se lui ha altri impegni.- disse Salvador.
-No, non preoccuparti, non ho altri impegni.- aggiunse il moro dagli occhi verdi.
-Ragazzi, sinceramente, non so che dire.- dissi io.
-Se non sai decidere, giriamo la bottiglia.- disse la mora
-La bottiglia?
-Si, ho una piccola bottiglia in borsa. Facciamola girare e colui, che, fra Paul e Salvador, sarà toccato dalla sorte uscirà con te.
-Ci sto!- disse Salvador, con molta sicurezza.
Ci dirigemmo al parco dove questa mattina, avevo incontrato Salvador, poi, ci sedemmo su una panchina.
-Allora, i due duellanti si seggano sull’erba.
-I due duellanti?! Ma che dici Erre?- dissi io, chiaramente, imbarazzata.
I due, fecero come la mora disse loro, e Rosalie posizionò la bottiglia al centro. Contò fino a tre e la bottiglia incominciò a girare.
Gli sguardi di Paul e dello spagnolo erano posti sulla bottiglia che girava come una trottola. Mi sentivo davvero in ansia, e non immaginavo minimamente chi la sorte avesse scelto. Finché…
-Buon divertimento, fratellino.
Eh, si…la bottiglia aveva scelto lo spagnolo. Non che mi dispiacesse. Salvador era molto carino e dolce, ma dentro di me mi sentivo un po’ delusa. Il mio sguardo cadde subito su Paul, che sorrideva, ma  non mi sembrava un sorriso convinto.
-Vabbè, divertitevi, allora.- disse Paul
Rose mi guardò e mi fece cenno di allontanarmi con lei.
 
-Daron, mi dispiace, è stata mia l’idea della bottiglia.
-No, non preoccuparti, d’altronde Salvador non è male.
-Si, ma non è Paul.
-Ti ho detto di non preoccuparti, piuttosto, è tardi vai a farti accompagnare a casa dal tuo principe.
-Ok, tu vai con Paul, allora!
Dopo qualche minuto Rose si allontanò insieme al fidanzato e a Salvador  che mi diede appuntamento davanti alla fumetteria dove lavorava per il giorno dopo. Rimanemmo, così, solo io e Paul.
-Ti accompagno, io a casa?
-Si, grazie.
 
Il giorno dopo, arrivò velocemente, ed io e Salvador ci incontrammo nel luogo prefissato.
Il luogo dove doveva tenersi il concerto, era molto affollato e tante persone erano accalcate dinanzi alla porta principale.
-Bè, Daron, sei felice che la fortuna abbia baciato me?
-Si, certo, devo dire che mi sarebbe andata bene in ogni caso.
-Ovvio, Paul è un tuo caro amico, e ci tieni molto a lui.
-Infatti!
Gli U2 suonarono magnificamente e da “Beautiful day” a “The sweetest thing”, tutti cantavano a squarciagola. C’era chi si teneva per mano col proprio ragazzo, chi accendeva accendini per le canzoni più sdolcinate, mentre io e Salvador ci limitavano a guardare tutto ciò che ci circondava. Sicuramente, non era il mio gruppo preferito, ma erano comunque molto bravi e potevo ritenermi fortunata ad assistere ad un loro concerto senza neanche pagare. A rompere i miei pensieri fu Salvador.
-Ehi Daron, dopo questa canzone, andiamo?
-Si, ok!
Dopo una decina di minuti mi ritrovai fuori dallo stadio dove si era tenuta l’esibizione, e iniziai a incamminarmi con Salvador, che sembrava un po’ taciturno.
-Ehi, Salvador, tutto bene?
-Si, certo, piuttosto dimmi ti è piaciuto?
-Tantissimo. Vedi, gli “U2” non sono il mio gruppo preferito, ma sono bravi!
-Senz’altro, anch’io la penso come te! Daron, vuoi sentire una canzone?
-Si, al tuo Mp3?
-Esatto!-
Detto questo uscì dalla tasca dei jeans il suo Mp3. Prese una cuffietta e me la diede, mentre l’altra la tenne lui.
-Oh, Enrique Iglesias!
-Lo conosci? E’ bravo, vero?
-Se devo esserti sincera non conosco molte sue canzoni, ma questa mi piace.
-In Spagna, invece è molto conosciuto, e molte ragazze sono sue fan!
-Avete anche lo stesso cognome!
-Si, ma sfortunatamente non è mio parente!
Dopo un quarto d’ora in cui io e Salvador rimanemmo a parlare di altri artisti suoi connazionali, ci salutammo percorrendo strade diverse.
Davanti alla panetteria vicino casa, vidi Paul che sembrava aspettasse qualcuno.
-Ciao, Paul!
-Daron! Sei tornata! Com’è stato il concerto?
-Lo sai non amo particolarmente gli U2, ma sono stati magnifici!
-Si, ti conosco fin troppo bene, per non saperlo! Salvador, invece, che ti ha detto?
-Non ha fatto molti commenti, perché siamo stati a parlare più di cantanti spagnoli.
-Ah…Ok!
-Bè, allora, io vado!
-No, aspetta un attimo!
-Dimmi!
-Vedi Daron, avrei voluto accompagnarti  io al concerto!
-Ah…sono…
-Aspetta, vorrei dirti che appena ho saputo che non ero io colui che la fortuna aveva scelto, mi sono sentito strano, perciò credo di essere geloso!
No…ma ero un sogno, o Paul mi aveva appena detto che era geloso? No, perché in tal caso, che dico, che faccio? Gli dico: “Senti Paul, sono anch’io gelosa di ogni ragazza che ti sta accanto?”
-Ah…che dirti…
-Non dire niente, piuttosto credo di aver sbagliato a dirtelo, scusami. Non avevo intenzione di dire niente, ma pensando al fatto che eri con un altro ragazzo al concerto, mi sono sentito strano , e ho capito che la situazione era divenuta insostenibile, così eccomi qua a dirti che sono g-geloso!
Paul sembrava totalmente in imbarazzo, tant’è che stava per andarsene, quando gli presi il polso facendo scontrare il mio sguardo con il suo.
-Bè…allora, sincerità per sincerità, anch’io lo sono di ogni ragazza che ti è accanto.
-D-Davvero?
-Certo, perché dovrei mentirti!-dissi accarezzandogli il volto.
-Bene, quindi…
 
Fine nono capitolo!
Mi scuso per l’immenso ritardo, ma vari motivi mi hanno portato a postare il capitolo solo oggi!
Chiedo venia!
Kiss Kiss!

 
 

 
 
 
 

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