Stronger (Grey eyes)

di Ordinaryswan
(/viewuser.php?uid=133209)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** New year revolution ***
Capitolo 3: *** Father ***
Capitolo 4: *** Half-brother ***
Capitolo 5: *** Happy Birthday; ***
Capitolo 6: *** Brother and sister ***
Capitolo 7: *** Kisses ***
Capitolo 8: *** Night (part 1) ***
Capitolo 9: *** Night (part 2) ***
Capitolo 10: *** Boyfriend ***
Capitolo 11: *** Girlfriend ***
Capitolo 12: *** Falling in love ***
Capitolo 13: *** Words ***
Capitolo 14: *** Goodmorning ***
Capitolo 15: *** Garage ***
Capitolo 16: *** Shower ***
Capitolo 17: *** Hurricane; ***
Capitolo 18: *** I need some air ***
Capitolo 19: *** Beating ***
Capitolo 20: *** Caught; ***
Capitolo 21: *** Some words ***
Capitolo 22: *** I'm coming home ***
Capitolo 23: *** Sweet home ***
Capitolo 24: *** This is the night ***
Capitolo 25: *** Sun will rise ***
Capitolo 26: *** 100 days ***
Capitolo 27: *** We are young, tonight ***
Capitolo 28: *** Stories ***
Capitolo 29: *** Argument ***
Capitolo 30: *** New me, new you ***
Capitolo 31: *** This is not the end ***
Capitolo 32: *** Extra - It's time ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Saalve! Intanto grazie per aver aperto la mia storia :) Premetto che questa storia non è affatto impegnativa, è scritta senza pretese ed è per una lettura di piacere (o almeno spero che lo sia).. Non sono di molte parole, preferisco che la storia parli di sè, più che l'autrice. Buona lettura e fatemi sapere cosa ne pensate perché io non avevo proprio intenzione di pubblicarla e... let's see! ;)


Piangevo. Non smettevo di piangere. Perché essere adolescente era così difficile?

Cazzate su cazzate, per questo piangevo.

Uscii di casa correndo, mentre fuori, fuori aveva appena iniziato a nevicare e io, per la corsa mi ero dimenticata il cappotto. Stavo gelando, tanto che non mi era accorta che era la prima nevicata dell'anno.

Era il 24 dicembre, le strade erano deserte se non per qualche ritardatario che cercava un negozio aperto per comprare i regali, o qualche dolce.

Ero sola, al freddo, e con le lacrime ad offuscarmi la vista.

Cosa poteva esserci di peggio?

Andai a ripararmi in un giardino per bambini, sotto uno scivolo, come facevo da bambina. Quella bambina che non voleva crescere e non voleva accettare la separazione dei suoi genitori. Avevo sempre creduto alla famiglia felice, al quadretto perfetto, e invece avrei passato il primo Natale senza famiglia unita, i miei genitori avevano divorziato da due mesi. Perché nel momento in cui avrei voluto passare un altro momento indimenticabile, assieme alla mia sorellina, a mio padre e mia madre?

Le lacrime calde mi bagnarono nuovamente il viso.

Le mani avevano già raggiunto un colore violaceo, ma non mi interessava. Io non volevo crescere. Non volevo diventare grande, anche se di lì a pochi giorni sarei ufficialmente entrata nel mondo della responsabilità con i miei diciotto anni. Fanculo. Ne volevo massimo sedici. Era assurdo. Era una crisi forse. Era il momento forse. Era quel tutto che mi aveva disturbata in quel fottuto giorno. Niente più compleanni, cene, feste in famiglia. Non era possibile.

Sentii dei passi, qualcuno camminava verso di me. Non avevo paura, che mi stuprassero pure!

“Dovresti uscire più vestita d'inverno, sai il freddo?” Era Mattia. Se prima mi chiedevo se ci fosse qualcosa di peggio, in quel momento lo avevo trovato.

Presente il ragazzo più quotato della scuola? Quello bello e impossibile? Ecco Mattia lo incarnava perfettamente. Io lo odiavo. Ma come si dice, l'odio è un sentimento passionale. Mi diedi della stupida solo per aver pensato una cosa del genere. I suoi occhi blu mi scrutavano, mentre i suoi capelli erano leggermente bagnati a causa della neve.

“Non ho freddo” lui mi posò una giacca sopra con premura e si sedette accanto a me.

“No, stai tremando perché ti stanno per interrogare” Si riferiva ad un episodio successo in classe, e lui continuava a sfottermi per quello, e sì, eravamo compagni di classe.

“Che ti importa?” dissi quasi singhiozzando. Ci mancava solo che piangessi davanti a lui

“Non voglio una compagna di banco con il raffreddore” Sembrava sottintendere qualcosa, ma non ci feci caso e feci spallucce come al solito.

“Appunto vattene”

“E tu vieni con me” detto ciò, Mattia si alzò trascinandomi, priva di forza di volontà mi feci portare fino alla macchina. Solo quando fui sul sedile dell'auto con la cintura allacciata mi rinsavii.

“Portami a casa!” Non volevo affatto tornare a casa, ma con lui ovunque era peggio.

“Prima ci andiamo a prendere una cioccolata calda”

“Precisamente dove, visto che è tutto chiuso?”

“A casa mia, tranquilla non c'è nessuno” Se ne uscì con il suo sorriso malizioso che mi fece perdere un battito. Non doveva avere quell'effetto su di me. Non poteva. Lui era solo uno stronzo, bello e stronzo come tutti, come tutti quelli, no come tutto il genere maschile.

 

Entrammo in casa. Il tepore della casa mi fece subito star meglio. Mi misi a sedere sul divano mentre lui in cucina preparava le cioccolate calde.

Tornò con due tazze fumanti e mi si sedette accanto.

“Brucia, attenta” disse, passandomi la tazza. Feci un timido sorriso, non ero abituata a quelle gentilezze. Sentivo, poi, quegli occhi azzurri fissi a studiarmi e a capirmi, ma non c'era niente da capire.

Mi guardai intorno, scontrandomi con il suo riflesso in uno specchio. Erano ben visibili gli occhi arrossati e ancora lucidi, che davano all'iride un colore sul grigio. I capelli raccolti in una coda scomposta e la tuta che usavo per stare in casa, conclusione: orribile.

Cominciai a sorseggiare quel liquido denso, gustandomi la sensazione di calore.

“La giacca è tua” dissi passandogliela.

“Mi vuoi dire che ci facevi da sola, con questo freddo?”

“Io.. sono affari miei” non mi sarei mai aperta.

“Vuoi sapere perché ero lì io?” scossi la testa ma lui continuò a parlare “Ogni anno in questi giorni mi sento male, perché devo rivedere mio padre.. lo sai no? E' in carcere..ed io lo odio e m-mi costringono a vederlo!” era arrabbiato, ma anche triste. Conviveva da 10 anni con quella situazione. “I giardini mi ricordano l'infanzia, e almeno ho per la testa altri ricordi” confessò a fatica. Gli era costato molto dire ciò, eppure non riuscivo a fare il contrario, pensavo sempre che non sarei stata capita, e che potessi risolvere tutto da sola. Non sapevo cosa dire, non ci eravamo mai parlati se non per offenderci, o per chiederci cosa avesse detto il professore.

“Mi dispiace...e grazie, ma forse è meglio che rientri a casa” il pensiero di tornare in quell'appartamento mi fece deglutire a vuoto. Avrei trovato solo mia madre.

“Ti accompagno o morirai di freddo” lo ringraziai di nuovo e mi feci portare a casa. Mi lasciò un bacio sulla guancia e se ne andò.

 

È il Natale che rende tutto più dolce, e tutti più buoni. Sì, era l'unica spiegazione che mi davo a quella piccola gentilezza.

Ero tornata a casa quel giorno, mio padre era via, si trovava già in un altro appartamento, mentre mia madre era tranquilla in cucina a preparare la cena. La separazione era stata tranquilla -niente amore e quindi ci lasciamo- da entrambe le parti e tutti e due sembravano così sollevati da questa situazione. Tutti tranne me ovviamente.

Mi chiusi in camera fino alla mattina del giorno dopo. Anche mia madre sapeva che doveva lasciarmi in pace in quei momenti. Ero fatta così, ci dovevo dormire sopra per capire, per ragionare oggettivamente. Avevo telefonato a mio padre e avevo parlato con mia madre. Passai così un Natale diverso.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** New year revolution ***


Era il giorno prima di capodanno e si poteva sentire l'elettricità nell'aria. Tutti, tutti eccitati di fare una grande festa per abbandonare quel 2012. Anche io, nonostante odiassi le feste, nonostante l'accaduto, avevo voglia di iniziare un nuovo anno. Forse il mio anno. L'anno dei diciotto, l'anno del diploma in violino. Già, tra le mie strambe passioni c'era anche la musica. Oltre all'arte e alla moda.

In tutto il paese mi conoscevano per i miei vestiti, per il mio trucco e per i capelli. Cambiavo look in continuazione, ma mi dicevano sempre che stavo bene. I capelli erano neri e lunghi, a volte con le meches rosse, blu, viola o verdi. A volte con dei rasta o delle treccine. A volte con acconciature assurde. Gli occhi grigi con qualche sfumatura azzurra e un fisico atletico. Non mi ritenevo niente di che e comunque non volevo avere attorno ragazzi.

Beh, la solita ragazza un po' scontrosa e difficile, starete pensando. Ero solo me stessa, buona con tutti tranne che con il genere maschile.

Per capodanno avrei partecipato ad una festa organizzata dalla mia classe, nella villa di un'amica. Probabilmente, sarei rimasta anche a dormire lì, ma dovevo chiedere ancora conferma a Silvia.

Mia migliore amica, nonché proprietaria (i suoi genitori) della villa.

Presi il telefono dalla tasca e la chiamai.

“Ehi stupida dimmi” rispose dopo il primo squillo.

“Dimmi, chi rimane a dormire?”

“Tutti”

“Con tutti, vuoi dire anche me?”

“Ovvio, stupida Serena” sì, le piaceva dare della stupida, ma era come un ti voglio bene, solo che era più facile e veloce da dire.

“Senti, dovrei comprare delle calze .. mi accompagni più tardi?”

“Sì, così ti costringo anche a comprare un intimo rosso, magari è la volta buona che ti fai Alessandro” Alt. Ale è il fratello di Silvia, lui è cotto di me. Io lo ignoro, come ignoro tutti del resto, ma anche se non lo ignorassi non ci sarebbe nessuna relazione.

“Magari è la volta buona che ti uccido”

“Divertirti tu mai, eh?” Alt, di nuovo. Silvia era la festa. Era il divertimento. Era una persona allegra e amante delle feste, come non mai. Beh, lei aveva un bagaglio di esperienza che la raccontava.

“Leggerti un libro tu mai, eh?” Facevamo sempre così, amiche no?

Continuammo a battibeccare un altro po' finché non arrivammo alla conclusione che avrei comprato l'intimo solo se mi fossi vestita come dicevo io.

Non mi piaceva provocare, apparire sì, ma provocare no, come se tutti non mi guardassero di già normalmente.

 

Intorno alle quattro del pomeriggio ci ritrovammo in centro.

Entrammo direttamente nei negozi interessati.

“Due paia di calze una color carne e una a rete piccola, grazie” dissi ad una commessa.

“Che te ne fai di due paia così?”

“Fusion, una gamba in un modo ed in una in un altro, cucio io tranquilla”

“Oh non avevo dubbi... e dimmi che ti metterai sopra?”

“Un maglione largo di mia nonna che lascia le spalle nude e un pantaloncino corto, contenta?”

“Beh il maglione mi fa paura, ma tanto rimani figa comunque, quindi sì” Silvia, sempre la solita che insisteva nel dire che tutti i maschi avrebbero voluto portarmi a letto.

Andammo poi a prendere l'intimo e mi affidai a Silvia, almeno per quello.

Ci salutammo ognuna alla rispettiva fermata dell'autobus.

Tornai a casa e mi misi all'opera, tanto i compiti gli avevo già finiti, tempo da perdere ne avevo anche troppo.

Dopo aver tagliato e cucito le calze me le provai e le trovai spettacolari, un contrasto netto come mi piaceva. Il maglione era abbastanza grande e non era pesante, tanto che potevo ballare tranquillamente.

Il pantaloncino era troppo corto per i miei gusti, ma d'altronde era l'ultimo dell'anno e tutti sarebbero stati più svestiti.

 

Ultimo giorno. Ultimo giorno del 2012, doveva filare tutto liscio almeno per quel giorno.

Mi svegliai a mezzogiorno, tanto per godermi la vacanza, visto che entro una settimana avrei ripreso a svegliarmi alle sei e mezza e mi feci una doccia.

Andai nel mio ufficio, così chiamavo il box della doccia, già da lì uscivano le migliori idee e le migliori cazzate, ma quella mattina era solo per puro relax, perché stranamente, mi sentivo agitata. Non andavo ad una festa dai tempi delle medie, escludendo i vari compleanni di Silvia nel corso degli anni, dove casualmente a metà serata mi sentivo male.

Non feci molto durante il pomeriggio, se non leggere, rilassarmi, ancora leggere, e poi prepararmi. Mi impegnai con il trucco, un'opera d'arte speravo, bastava che non fosse volgare.

Decisi di farmi accompagnare da mia mamma fino alla villa, perché prendere l'autobus conciata in quel modo non mi sembrava opportuno.

Arrivai prima degli altri per dare una mano alla mia amica.

“La vuoi smettere di essere bella?”

“Eh?” Alzai un sopracciglio e sbuffai.

“Se stasera non ti scopi qualcuno vado a dire a Mattia che ti piace”

“Primo:sei volgare. Secondo: Mattia non mi piace. Terzo: io stasera non scopo, scordatelo”

“Cambierai idea..” e andò a vestirsi lasciandomi ad ultimare il tavolo delle bevande.

Magari sotto l'effetto d'alcool, ma non mi sarei abbassata a tanto.

 

Il campanello cominciò a suonare ripetutamente e quell'enorme casa iniziò a riempirsi di persone, musica e alcool. Già soprattutto quest'ultimo.

Le sale principali erano due, una dove si ballava o ci si strusciava, quella non poteva essere chiamata danza, e l'altra composta da divanetti per stare in compagnia e rilassarsi magari con una fetta di dolce e un po' di spumante. Per gli altri, non per me.

Mi sedetti appunto in un divanetto isolato, meno stavo con quelle persone meglio era per la mia salute. Non mancai di salutare le mie amiche ma poi preferii starmene in disparte ad osservare, la stranezza, tutti ormai mi conoscevano per quello.

Notai che molte coppie erano già salite ai piani superiori, beh, a fare le uniche cose che si possono fare in un letto, e non parlo di dormire. Al piano di sopra c'erano una decina di camere da letto. Silvia, la trattavano proprio bene.

Sentii poi il divano sprofondare dal cambiamento di peso, qualcuno si era appena seduto accanto a me.

“Tu qui?”

“Vattene” Mattia, ancora.

“Conosci solo quel vocabolo” Mi alzai spazientita, volevo un po' di relax e mi trovavo già un Mattia che puzzava di fumo vicino. Quest'ultimo scoppio a ridere.

“Che c'è?”

“Le tue gambe!” continuò a ridere.

“Ignorante” si riferiva alle calze così strane. Rideva. E lo lasciai ridere finché non mi prese il polso.

“Dai andiamo a ballare”

“Ehi, Laura, Mattia vuole ballare con te” urlai in direzione di una nostra compagna di classe, cotta di lui. Sparii poi tra la folla con un sorriso compiaciuto sulle labbra, le aveva appiccicato una cozza addosso. Ben gli stava. Ora che avevo ottenuto quella soddisfazione decisi, che forse, potevo andare a ballare. D'altronde mi piaceva la musica.

Cercai con lo sguardo Silvia o comunque qualche amica, specifichiamo amica, con cui avrebbe potuto ballare.

La trovai per fortuna.

Mi avvicinai e per un attimo mi lasciai andare seguendo solo il ritmo della musica. Ondeggiando i capelli e muovendomi, sinuosa, con i fianchi.

“Continua che li stai facendo eccitare tutti” Silvia all'attacco parte seconda. Possibile pensasse solo a quello?

“Smettila o me ne vado adesso”

“Silvia ti posso rubare l'amica per due minuti?” Era Ale. La serata era sempre più divertente, sì. Silvia mi fece l'occhiolino e ci lasciò a ballare. Non parlammo molto, ci limitammo a farci domande molto semplici con risposte monosillabiche.

Fortunatamente dopo pochi, miseri anche se troppo lunghi minuti la padrona di casa decise di leggere i buoni propositi che ognuno all'entrata aveva messo nella cesta. Mancavano 20 minuti alla mezzanotte.

Alcune richieste erano davvero assurde.

-vorrei metter in ordine il mio disordine-

-vorrei poter stare con la ragazza che mi piace- alquanto banale.

-vorrei passare l'anno scolastico- quello lo desiderano tutti. E così via. A leggere tutti i desideri per l'anno nuovo.

 

10 ecco iniziano.

9 devono gridare così tanto?

8 Forse è meglio che mi chiuda in una stanza prima che inizi il fiume di spumante

7 Ecco appunto, mi avvio, tanto conosco la casa.

6 si sentono anche dal piano di sopra.

5 Branco di eccitati.

4 Oh la camera di Silvia, l'unica in cui me ne posso stare in pace.

3 Eh ciao, anno.

2 questo era acuto

1 Benvenuto 2013, oh cazzo.

 

“Perché mi perseguiti?” domandai a Mattia.

“Beh ti stavo per fare la stessa domanda”

“Anche tu odi i conti alla rovescia?”

“Esattamente”

“Bene me ne torno giù, contenta di aver condiviso i miei primi secondi del 2013 con te” sbottai.

Scesi di nuovo dov'erano tutti, o meglio nel fiume d'alcool. Presi un bicchiere anche io e lo buttai giù. Non ci poteva essere inizio anno peggiore.

La festa andò avanti fino alle 3 di notte e rimasi in un angolo sul divano, cercando di non fare avvicinare nessuno, avevo perso la voglia.

Altra cosa fondamentale, Silvia mi aveva mentito a dormire sarei rimasta io con altre 4 compagne di classe, Ale, Mattia e altri 2 ragazzi.

Ovvero era diventata una cosa intima, tra amici.

Quando tutti se ne andarono decisi di smettere di fare l'asociale e di unirmi alle chiacchiere altrui.

“Perché non facciamo obbligo o verità?” Silvia se ne usciva sempre con giochi pericolosi.

Iniziammo con il giro, toccò a Silvia che lo fece a Mattia, di conseguenze Mattia scelse me.

“Obbligo o verità?” Avevo paura di quello che mi avesse chiesto, quindi una o l'altra era lo stesso.

“Verità” sentenziai.

“ Sei vergine?” delle risatine partirono dagli altri due ragazzi, mentre gli altri mi guardavano curiosi. Arrossii leggermente.

“No” ero sincera, non l'avevo mai fatto con un ragazzo, fisicamente non ero più vergine, avevo preferito fare da sola, pur di non aver la prima esperienza con un ragazzo. Si me ne sarei pentita. Li lasciai un po' tutti a bocca aperta.

Toccò a me che mi vendicai scegliendo Mattia.

“Obbligo o verità?” sorrisi.

“Obbligo” Disse presuntuoso.

“Bacia un maschio, non con la lingua, ma almeno stai 5 secondi, ti do la possibilità di sceglierlo”

Mattia sbuffò sonoramente e si avvicinò a Luca, un suo amico, che mi guardò torvo. Si scambiarono quel bacio, facendo gesta disgustate tra di loro. Toccò a Luca, che si vendicò di me.

“Obbligo o verità?”

“Obbligo” Dopo quella domanda avrebbero potuto chiedermi con chi, e io la verità non l'avrei mai voluta dire.

“Bacia Mattia, con la lingua”

“Bello scherzo, dai dimmi che devo fare” contestai.

“Bacialo e basta” Deglutii a vuoto e mi avvicinai a quel ragazzo strafottente.

Lo guardai negli occhi, scontrandomi con quell'azzurro accesso. Presi un altro respiro, quasi mi girava la testa, e attaccai le mie labbra a quelle del ragazzo. Le dischiusi leggermente per permettere alle nostre lingue di assaggiarsi. Il bacio era caldo e, la sua lingua mi assaggiava ed esperta si muoveva.

Fui attraversata da un brivido, e tra imbarazzo e paura di quella sensazione mi staccai, trovando un Mattia che mi sorrideva ancora malizioso.

Fui più assente mentre il gioco continuava, poi, poi decisero di andare a dormire.

L'avevo baciato, possibile che non mi riuscivo a togliere dalla testa quella frase? L'avevo baciato.

Il mio odio.

L'aveva avuta vinta.


Here we are. Inizio già con i ringraziamenti, beh grazie per chi ha messo la storia tra le seguite e grazie per chi ha recensito ^^ Pian piano si scopre sempre qualcosa di più sui personaggi, e meno parlo e meglio è... Quindi buona giornata e spero tanto che il capitolo vi sia piaciuto. Cri :)

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Father ***


Brutale, arrivò il 7 sera. Il giorno dopo ci sarebbe stata la ripresa dell'anno. Saltavo di gioia, certo. Solo il pensiero mi faceva rabbrividire. Non tanto il pensiero di ricominciare con interrogazioni e verifiche, ma quanto che avrei avuto cinque mesi no stop e non sopportavo non riposarmi. Da capodanno non avevo fatto altro che pensare a me stessa e dedicarmi alla lettura e alla musica, da quel momento non avrei avuto tempo per me e per la mia creatività. Il tempo non era sufficiente, 24 ore non erano abbastanza.

Mi addormentai con il lieto pensiero.. no, niente da fare, mi addormentai solo agitata.

 

Sorrisi mentre passo dopo passo mi avvicinai alla fermata dell'autobus

Ciao vecchia amica, non ti mollerò fino a Giugno dissi sconfitta. Vita da studente? Provatela a quarant'anni e ditemi cosa ne pensate. Per quanto il lavoro di mente possa sembrare leggero, è totalmente l'opposto. Lo studente è uno dei lavori più duri. Poi io avevo fatto la primina ed ero anche la più piccola.

Arrivai in classe.

Posai malamente lo zaino sul banco, salutai chi avevo voglia di salutare e mi sedetti aspettando il professore di chimica.

Accanto a me dopo un minuto si sedette Mattia, ve lo ricordate no? Compagni di banco e di odio.

 

“Spiegami due cose: perché stai prendendo gli appunti di Storia e con chi hai fatto sesso tu?” Mi indicò pure. Dopo tutta una mattinata di silenzio se ne uscì con quella frase all'ultima ora.

“Te ne spiego una sola, chiedi troppo, prendo appunti perché tra due giorni c'è il compito” dissi saccente.

“Hai mentito, è ovvio se non mi vuoi dire con chi lo hai fatto” Insisteva.

“Si chiama privacy”

“Sembravi tanto casta tu, dai sono curioso, magari con Alessandro?” Pronto ad attaccare.

“No, senti smettila.. e poi che c'entra Ale?”

“Niente, vi sbavate dietro!” ecco, diretto come non mai.

“Lui sbava dietro a me è diverso”

“Ehi voi due chiacchierini, visto che avete tanto voglia di parlare farete una ricerca da consegnare domani” La professoressa ci rimproverò.

“Grazie” dicemmo insieme, scoppiando poi silenziosamente a ridere.

 

Andai da Silvia che se ne uscì con altre battute infelici su come ci saremmo ritrovati da soli in casa a “studiare”.

“Sarebbe stato più bello se la materia fosse stata anatomia” Continuò la ragazza.

All'uscita di scuola, invece, per la prima volta aspettai che Mattia finisse di parlare con gli amici e prendemmo l'autobus insieme, per dirigerci a casa mia

“Aspetta, dammi lo zaino” disse Mattia quando vide che sul bus non c'erano posti a sedere e visto che nel suo zaino c'erano solo astuccio e diario -forse nemmeno quello - decise di prendersi il mio. Mattia senza i suoi amici che gli girassero intorno era un'altra persona, come quasi tutti i ragazzi di quell'età.

“Senti capisco l'imbarazzo perché ti ho dato un bacio da maestro una decina di giorni fa, ma mi puoi stare più vicino invece di appiccicarti ad un vecchio.” Alzai un sopracciglio.

“Dimenticati quel bacio, signor maestro”

“Non dirmi che non ti è piaciuto, il tuo trombamico* bacia meglio di me?” Abbassai il capo, perché doveva colpirmi sempre nel mio punto debole?! Mi chiedevo a quale tortura andassi incontro.

“Io non lo bacio” non sapevo come uscirmene. Mentire mi sembrava la cosa migliore.

La conversazione si chiuse lì perché dovemmo scendere e poi proseguimmo in silenzio fino al portone.

“Non c'era bisogno che mi portassi la cartella” dissi una volta entrati.

Non avevo mai ospitato nessuno e mi trovavo in imbarazzo. Gli feci raggiungere la camera per posare la cartella e per prendere il pc.

“Carina” disse lui guardandosi intorno. La camera era dipinta da me, di normale poteva esserci solo il letto, dove lui si sedette.

“Ehi dobbiamo lavorare”

“Allora siediti” Feci come mi disse portandomi il pc sulle gambe. Almeno si era degnato di scrivere quello che gli dicevo

“Ti posso offrire qualcosa?” Avevamo appena finito, dopo due ore e mezza di tortura per fargli imparare qualcosa.

“Ti va di fare due passi?” Non lo sopportavo quando rispondeva con un'altra domanda.

“E' tardi, non posso.. senti abbiamo finito, se non vuoi altro, puoi andartene” Forse avevo fatto troppe pause, ma mi ero almeno trattenuta dall'insultarlo.

“Va bene, io vado allora fuori con Luca, sai è un bravo ragazzo” .

Mattia si prese solo un bicchiere d'acqua ed uscì.

Passai accanto al frigo per la seconda volta.

Oh merda, pensai. Il giorno seguente ci sarebbe stato l'incontro con il giudice per l'affidamento.

Padre o madre?

Quando mi avevano chiamato per chiedermi un parere, avevo semplicemente risposto che mi bastava stare insieme alla mia sorellina, che in quel momento era sicuramente a far danza.

 

Non ci volle molto prima di ritrovarmi seduta in quel tribunale, le ore scolastiche passarono più che in fretta. La ricerca andò bene, e regalai anche a Mattia un otto in storia, che doveva anche recuperare. Ah, chi me lo aveva fatto fare! Se lo bocciavano non ce l'avevo tra i piedi dopo, perché sarebbe rimasto al liceo.

“...Le due bambine, dovranno trascorrere due settimane con il padre e due con la madre per i primi due mesi” La sentenza. Perfetto, la cosa era equa.

Iniziammo subito con mio padre, tornai a casa solo per fare le valigie e ci venne a prendere.

 

“Ehi papà” salutò mia sorella raggiante come sempre.

“Ciao belle”

“Ciao” il mio era un borbottare, ultimamente borbottavo in continuazione.

“Ragazze, so che forse è presto per voi, ma come si dice meglio togliersi il dente subito” lui e i suoi modi di dire “Io ho trovato una nuova compagna, beh è da molto che ci frequentiamo e volevo presentarvela, magari domani sera.. che ne dite?”

“Mmh” la mia risposta.
“Che bello, sì!” ecco l'evasiva.

Arrivammo nel suo appartamento, era grande. Tre camere da letto e un salone enorme. La cucina era moderna e bellissima, mi sarei divertita a cucinare. Così feci subito quella sera, mio padre sennò ci avrebbe rifilato le sue pizze surgelate.

Almeno qualcosa avevo imparato a stare quasi tutto il tempo da sola, con una madre infermiera e un padre medico. Si erano conosciuti infatti a lavoro, ma erano sempre fuori casa.

Mi misi a letto, stanca come non mai, per aver passato ore ad ascoltare delle leggi sui minori. Cavolo, per pochi giorni, avrei potuto risparmiarmi tutte le tutele varie.

Comunque fosse andata non avrei lasciato mia sorella.

Sentii il telefono vibrare e imprecai perché mi ero appena sdraiata.

“Certo che hai un tempismo!”

“Prego di averti chiamato Serena... no davvero, com'è andata?”

“Due settimane con uno e due con l'altra, ah sai la novità? Mio padre ha già la compagna” quella cosa non mi andava molto giù.

“Oh, senti per qualsiasi cosa lo sai, puoi anche offendermi a random se questo ti fa star meglio”

“Non ora, sono stanca, domani ti insulto.. preparati”

“Sono nata pronta”

“Sì, notte Silvietta” e riattaccai.

Pensai mentalmente agli insulti finché poi il dolce sonno non mi rapì completamente.


*è un modo di dire giovanile per indicare un amico con cui si ha solo rapporti sessuali

Alloora, intanto graziee siete tutti bellissimi :33 ..poi, avrete sicuramente capito che dal prossimo capitolo (come avevo scritto nella presentazione) Serena conoscerà la compagna di suo padre, e quindi il suo fratellastro. Non aggiungo altro. Come sempre mi piace sapere cosa ne pensate ^^ Grazie, al prossimo Cri

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Half-brother ***


“Che giornata di merda” dissi tornando a sedere al mio posto.

“Che hai?”

“Senti mi ha tenuta due ore per un interrogazione, e mi chiedi cosa ho?”

“Sì, eri nervosa già prima, solitamente quando insulti Silvia lo fai solo per sfogo” Come faceva a saperlo? Sorvolai su questa cosa, ci avrei pensato nuovamente in un altro momento.

“Niente, ho un impegno scomodo stasera”

“Cos'è il trombamico non funziona più?” Non gli risposi nemmeno, alzai solo gli occhi al cielo scuotendo la testa. Ci mancava solo lui con le sue cazzate e poi la mia giornata sarebbe stata l'incubo fattosi realtà.

 

A casa studiai come una pazza per il compito, menomale il mio compleanno era di sabato. E io il sabato non andavo a scuola.

Tolto quell'impegno aiutai mia sorella a prepararsi per la cena, voleva essere come Alice nel Paese delle Meraviglie, mi chiedevo cosa le mettessero nel latte le maestre di scuola. Okay che si chiamava Alice però non era quel personaggio.

Era il contrario di me, espansiva, carina, sportiva, bella e bionda con i miei stessi occhi, almeno quelli. Il grigio, cupo e misterioso, che su di me però faceva schifo.

La mia non era non autostima, ma consapevolezza.

“Papà mi ha detto che lei ha anche un figlio” disse come se fosse niente.

“Cosa?”

“Ah e che devi far trovare tutto pronto per quando arrivano” continuò la mocciosa.

“Una fettina di culo no eh?”

“Non dire quelle parole!”

“Scusami principessa” Sì, principessa sul pisello. Se si aspettavano che facessi da cameriera avevano proprio sbagliato.

Sbuffando e borbottando cose non definite preparai un arrosto e il contorno.

Verso le otto sentii suonare alla porta, il cuore prese un ritmo anomalo. Se fosse stata come la matrigna cattiva? Se il figlio fosse un drogato o un neonato? Il panico.

Arrivai, mentre il mio cervello lavorava tutte queste cose, alla porta ed aprii.

Il sorriso di mio padre mi incoraggiò per un attimo.

Poi vidi accanto a lui una donna, castana, bella con degli occhi azzurri a me conosciuti. Spostai lo sguardo ancora un po'.

No! Non era vero. Era il peggior incubo. Il peggior disastro. Lui come me mi fissava allibito. Quegli occhi azzurri si scontrarono violentemente con i miei grigi. Dannazione, perché proprio lei e proprio lui?

“Serena, lei è Giulia e lui è Mattia” disse mio padre.

“Piacere bella” si sporse Giulia, le diedi la mano ancora con lo sguardo vago. Mi girava la testa.

“Piacere Mattia” Disse lui ridacchiando.

Gli diedi le spalle e li feci entrare.

“Non essere maleducata!” mi rimproverò Alice che quasi gli era saltata in collo, prima con lui e poi con Giulia.

Ero irritata come non mai.

Lui no. Tutto tranne lui come fratellastro.

… Mi tornò in mente perché lo odiavo

 

Ehi hai visto la mia bicicletta nuova?” chiesi io. Avevo appena compiuto otto anni.

Quella che ha rotto Mattia.. Sai ci ha fatto ridere”

Chi è Mattia?”

Il nuovo arrivato, è tremendo” La bici era l'unico regalo che avevano potuto farmi i nonni, quelli lontani. Ci tenevo.

Ah e dov'è?”

Lì” era con Marina, la bambina che più detestavo.

Andai di corsa, quasi piangendo.

Perché hai rotto la mia bici”

Perché sei brutta”

 

Da quel giorno non lo incontrai più fino al liceo, anche lì si era dimostrato per lo stronzo deficiente che era. Per lui ero brutta e lo sapevo dall'età di otto anni. Lui in prima liceo si mise insieme a Marina, quella befana. Ancora stava per i corridoi del liceo.

Poi, troppi episodi erano successi nel corso di quei quattro anni. Solo che stavolta rispondevo altrettanto. Non mi piaceva e non lo volevo in casa mia.

Ci sedemmo a tavola subito. Rimasi in silenzio mentre mia sorella raccontava la sua giornata, risposi solo a qualche domanda generale che mi fece Giulia.

“Sere, fai vedere la casa a Mattia, dai che domani vengono a vivere qui”

“Torno da mamma” sbottai, mi stavano fissando tutti, fantastico.

“No, tu sei affidata a me due settimane e devi accettare anche loro” disse serio mio padre.

“Caro, non forzarla è una ragazza” disse Giulia. Oh fanculo anche a lei.

Guardai Mattia e gli feci cenno di seguirmi.

Mi mise un braccio intorno alle spalle e dovetti respirare profondamente per evitare di prenderlo a pugni.

“Questa è la mia stanza, ora le hai viste tutte e due”

“E' più carina l'altra” disse. Era vero, erano solo due giorni che stavo in quella. E c'era solo l'armadio leggermente decorato.

“Pensi che mi piaccia questa situazione?” mi domandò.

“Non lo so cosa pensi”

“Non mi piace, ma tuo padre rende felice mia madre, non la vedevo sorridere da anni, vedi di non mettere i bastoni tra le ruote” Sentii una fitta allo stomaco. Ero stata egoista, molto. Non avevo minimamente pensato a cosa potesse provare lui o lei, dopo tutte le cose che gli erano successe.

“Scusami” dissi e lui mi sorrise. Si guardò ancora intorno.

“E questo cos'è?” domandò retorico prendendo in mano un reggiseno in pizzo che stupidamente avevo lasciato fuori dal cassetto. Diventai rossa, sentii il sangue riempirmi le guance.

“Sei carina come pomodoro”

“Mettilo via” dissi e tornammo dagli altri.

Giulia non era affatto male. Ci parlai un po' anche per scusarmi per come avevo reagito dopo la cena.

Ci salutarono con dei baci sulla guancia. Arrossii come una stupida quando Mattia mi venne incontro, ripensai a quel fottuto bacio, che sciocca! Era un gioco.

“Ciao pomodoro” mi disse all'orecchio. Perfetto, aveva notato il rossore, di nuovo!

“Ciao idiota” sempre carina.

 

A scuola ci evitavamo come sempre. A lezione poche parole e nessun commento sulla serata precedente. Era inutile commentare il mio incubo, ormai c'ero dentro.

Prendere l'autobus insieme mi fece ancora più nauseare.

“No aspetta, io dovrei condividere con te pure il bus?”

“Sì e la camera”

“Cosa?!”

“Il salone è grande e faranno una divisione facendoci una camera per me, nel frattempo dormo nella tua” Mi girai dall'altra parte, ottenendo solo delle risate. Sentii poi il peso sulle spalle farsi leggero, mi stava togliendo la cartella, ancora.

“Domani tuo padre ci lascia casa libera per il tuo compleanno, invitiamo un po' di gente ti va?” Oh fantastico, avrei dovuto organizzare qualcosa? Ovvio che no.

“Okay, non voglio nulla di esagerato” Entrammo in casa, vuota ovviamente. Alice faceva il tempo pieno. Padre a lavoro, e Giulia... che ne sapevo io di Giulia?

Buttò gli zaini per terra.

“Ah, immagino che tu dormirai per terra così tieni compagnia al mio zaino visto che ci tieni tanto” frecciatina. Annuì solamente e dopo aver mangiato uscì senza dire niente.

Le sorellastre, per quanto ne sapevo, si facevano i cazzi propri. Mi buttai sul letto e finii per addormentarmi.

 

Mi svegliò mia sorella, squillante come non mai.

“Dov'è Mattia??” urlava, pazza.

“È uscito”

“E quando torna? Dimmelo!” Mi girai dall'altra parte.

“Mai spero”
“Speri male” mi arrivò la sua voce calda dal corridoio.

Alice gli saltò in collo e lui la riempì di baci. Un bruciore allo stomaco. Possibile? Forse era fame.

Gelosia stupida voce nella testa, taci!

Mugolai e spiaccicai la faccia sul cuscino.

“Non vuoi salutarmi anche tu?”

“Sparisci!” dissi e rise di gusto.

Si infilò in bagno, lo vidi con la coda dell'occhio. A fianco alla porta c'era una valigia, così decisi di fargli spazio nel mio armadio lasciandogli un cassetto, e uno scomparto. Gli altri tre erano miei, e per tutte i miei pazzi vestiti.

Non mi feci trovare in camera quando uscì dalla doccia. Ma fu lui a trovare me.

Era in boxer, gli addominali scolpiti uno ad uno. Pettorali, braccia muscolose, mi soffermai anche troppo a guardarlo.

“Mi puoi dire dov'è il phon?” e mi travolse con il suo sguardo. Perché quella tortura? Perché non poteva chiederlo ad Alice?

“Mobiletto a destra nel bagno”

“Grazie Sere” non aveva usato nomignoli. Wow. Passi avanti.

Tornò a capelli asciutti e proprio in quel momento rientrarono anche i genitori, di uno e dell'altro.

Iniziai a cucinare per tutti, fortunatamente Giulia mi aiutò e Mattia apparecchiò il tavolo. All'apparenza sembravamo una famiglia.

I suoi occhi continuavano a fissarmi. Oh avrei avuto tregua? Perché si divertiva così?

 

“E quindi domani sono diciotto” Annunciò mio padre a cena.

“Piccoletta” disse Mattia guardandomi dritta negli occhi, gli tirai un calcio da sotto il tavolo. Fece una smorfia ma non disse nulla.

“La torta te la portano domani nel pomeriggio, per il resto ci pensa Mattia” concluse Giulia.

“Grazie” dissi in un sussurro, ci mancava solo che dovessi dipendere dai loro piaceri.

 

POV Mattia

Amavo farla sbuffare, farla arrossire, chiamarla nei modi più assurdi e darle noia.

Non lo so, lei era così e basta.

Ero uscito perché avevo voglia di stare con qualche ragazza di quelle superficiali, ti soddisfano, non chiedono niente e se ne vanno.

Certo non ti regalano i sorrisi belli come quelli di Serena. Ah, era inutile pensare a lei, lei era off limits. Si vedeva con Alessandro, e di questo ne ero certo, quale altro ragazzo che lei conosceva poteva aver fatto sesso con lei? Lui e basta.

Gli altri la desideravano, sì, quanti pensieri ci eravamo fatti su di lei io e miei amici.

La misteriosa ed affascinante Serena. Quella strana ma sexy. Quella che quando ti guarda ti fa morire dentro. Beh, non dovrei esagerare, quelli erano i pensieri dei miei amici.

Per me rimaneva la sfigata Serena, certamente sexy, ma sfigata e fastidiosa. Odiosa ragazzina viziata.

Meglio sua sorella!

Anzi Alice era qualcosa di tenero e carino, una sorellina da strapazzare.

Se Serena si lasciasse andare come la sorella, sarebbe davvero scopabile. Oh quante cazzate dicevo, ero solo nervoso di dover rientrare in casa e dormire nella stessa sua stanza. Ero nervoso? Cazzo, quella situazione mi stava facendo rammollire.

Offendetemi pure, lo so che può essere scontato, molto scontato il fatto che Mattia sia il suo fratellastro, ma volevo che andasse così.  Graaazie tanto ^^ A presto, Cri
 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Happy Birthday; ***


“Non li hai invitati?”

“No, tu festeggiata tu inviti!”

“Avevi detto che ci avresti pensato tu!” lo accusai.

“Pace, lo festeggeremo da soli il tuo compleanno”

“Oh grazie, grazie certo” dissi scocciata guardando quell'enorme torta e tutte le bottiglie d'alcool.

Mattia si alzò e accese la televisione.

“Film?” Annuii, tanto valeva fare qualcosa. Il giorno l'avevo passato con Silvia ed era stato fantastico, la sera beh, si partiva già male.

Si mise sul divano accanto a me e fece partire il dvd.

Prese dei popcorn e una bottiglia di Vodka.

“Sei ufficialmente libera, goditi un po' di alcool” Prese un sorso direttamente dalla bottiglia, e la voglia di assaggiare quella bevanda aumentò.

Feci come lui, lo guardai e mi portai alla bocca l'alcolico.

“È buona”

“Ovvio, antipatica.. se ti lasciassi andare ogni tanto”

“Che vuoi dire?” dissi, ma lui si avvicinò a me.

“Voglio dire che non fai mai niente se non studiare” mi soffiò sul viso. Presi un altro sorso.

“Che altro dovrei fare?”

“Aah.. lascia perdere, sei un caso perso” tornò a guardare il film trangugiandosi popcorn.

Gli spostai la ciotola con le patatine e misi in pausa. Lo girai verso di me.

“Sono davvero un caso perso?” Maledizione, perché avevo bevuto!

“Sì lo sei” feci ripartire il film, mentre mi si formò un nodo alla gola. Ero brutta, un caso perso, voleva aggiungere altro?

 

Il film finì e lui si diresse in cucina senza dir niente.

Spense le luci, beh tutte le luci tranne 18 candeline che stavano elegantemente sopra la torta.

“Auguri micia” disse, fortuna che era buio, perché ero già rossa.

“Non chiamarmi così”

“Oh sì, tu graffi”

“Smettila”

“Aspetti che finisca tutta la cera sul dolce, o soffi?” soffiai e poi mi sentii della panna spalmata sulla faccia. La torta era già posata sul tavolo e Mattia aveva le mani sporche di torta e mi rincorreva. Riuscii a prenderne anch'io un po' dal tavolo e gli sporcai la faccia e i capelli.

Finii per terra, non sapevo come, e lui era sopra di me, sporcandomi definitivamente.

Ci guardammo per un attimo senza muovere un muscolo, aveva forse intuito che la posizione era scomoda o maliziosa, dipende dai punti di vista.

Prese del cioccolato dalla mia faccia e si portò il dito in bocca.

“Buona, assaggia” mi disse togliendone un altro po' dal mio viso e avvicinando il dito alla mia bocca.

Non pensai molto alla mie azioni e succhiai il dito. Era dolce. Il suo solito sorrisetto comparve e si alzò, dirigendosi in camera.

Rimasi a ridere come una sciocca sul pavimento, avevo bevuto sì.

Mi alzai e presi un bicchiere di spumante.

“Mattia, mi gira la testa”
“Non hai mai bevuto eh?”

“Anch'io” Rise di nuovo e la sua risata contagiò anche me. Risi tornando di nuovo per terra. Non ero propriamente ubriaca, solo un po' fuori. Non ero abituata.

“Mmh festa conclusa direi” disse e continuai a ridere mentre lui mi trascinava in bagno. Mi accorsi solo in quel momento che lui si era lavato e io ero ancora cosparsa di dolce. Disse qualcosa probabilmente e probabilmente io sonnecchiai o persi i sensi. Poi sentii l'acqua gelida sul viso e delle mani che mi sciacquavano.

“Prima che arrivi tuo padre fatti trovare a letto” Così feci, mi sdraiai e mi coprii fino alle spalle. Mi ero divertita, per una volta lo avevo fatto.

 

Pov Mattia

Quanto poteva essere sfigata quella ragazza? La prima sbronza a 18anni, per di più senza festa. Alzai gli occhi al cielo ma poi mi persi nel guardarla dormire.

Era inutile tenerla sveglia aspettando i nostri genitori, non avrebbe potuto rispondere qualcosa di sensato.

Tornarono verso l'una, Alice che dormiva in spalla al padre e loro che si rifugiarono subito nelle loro stanze.

Tornai nella mia stanza temporanea. Schioccai un bacio sulla guancia a Serena e mi misi per terra. Il cuscino era morbido, ma solo quello.

L'altra notte avevo dormito malissimo e anche in quel momento non riuscivo a prendere posizione perché mi faceva male la schiena.

“Ehi?” non risposi pensando di essermelo sognato “Dormi?” no, era lei.

“No, che ci fai sveglia?”

“Ho sete”

“E' normale con tutta quella vodka che hai buttato giù” mi alzai precedendo i suoi movimenti e le presi un bicchiere d'acqua dalla cucina.

“Grazie” disse massaggiandosi una tempia. “Perché tu non dormivi?”

“Ehm, non riesco a dormire per terra” il suo letto era una piazza e mezzo, ci saremmo entrati benissimo. Ma lei non voleva.

“Se mi stai lontano, potresti dormire qui” e diede una pacchetta al materasso. Sfilai le coperte e mi alzai per andare nel suo letto.

“Se mi avvicino mi graffi?” mi piaceva stuzzicarla.

“Ti squarto” disse girandosi dal lato opposto. Appena fui sicuro che si fosse addormentata mi avvicinai avvolgendola tra le mie braccia. Volevo proprio vedere la sua reazione al mattino.

 

Sentii qualcosa muoversi, si stava svegliando. Tenni gli occhi chiusi facendo finta di dormire. Il sonno era stato davvero piacevole. Ah, mossa sbagliata, inconsapevole si era strusciata troppo e di mattina là sotto era..

Non terminai il pensiero che la mia mano fu bruscamente spostata dalla sua pancia.
“Ahi” dissi.

“Allontanati!”

“Allora ringhi sul serio” dissi alzandomi con noncuranza, sperando che non ci fosse nessun rigonfiamento troppo evidente.

Il suo profumo mi aveva riempito una volta arrivato in bagno sapevo di lei, come se davvero fosse successo qualcosa. Mi feci una doccia scacciando tutti i pensieri più improbabili. Era la mia sorellastra dopotutto.

Grazieee millissime (?) :3
Non mi convince questo capitolo, sarà che sono piena di studio... appunto me ne torno a studiare.
Fatemi sapere cosa ne pensate ^^ Buona giornata, Cri.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Brother and sister ***



Pov Serena

Gita in campagna con tanto di picnic. Io volevo studiare, anche se con il mal di testa che mi ritrovavo avrei fatto ben poco.

Ero nervosa, strano eh?

No beh, mi ero ritrovata un ragazzo eccitato appiccicato alla schiena.

Alice prese per mano Mattia e lo trascinò fino al lago. Io che avevo tutte le buste arrivai per ultima.

Lo sapevo, lo avrei dovuto sapere che sarei diventata la loro cameriera.

“Lumaca” dissero in coro Mattia e Alice. Non potevo offendere mia sorella, anche se ero tentata di offendere Mattia. Scrollai semplicemente le spalle.

Perché Giulia e papà dovevano fare i piccioncini lasciandomi quella mocciosa di Alice, insieme al rompipalle Mattia?

La risposta ce l'avevo ovviamente : sfortuna, sfiga, chiamatela come volete, fato. Tutto avverso e controverso.

Stesi la tovaglia e iniziai a tirare fuori il cibo. In religioso silenzio, per me, mangiai.

Loro due erano troppo euforici per contenersi.

“Ma tua sorella fa sempre così, ha sempre il muso?” chiese Mattia alla piccola.

“Da quando i nostri genitori si sono separati sì”

“L'avevo immaginato”

“Ehi, sono qui, piantatela” mi intromisi. Lui non sapeva nulla di me e della mia vita privata.

“Sei viva allora” mi disse con strafottenza.

Alice andò a raccogliere delle margherite e un imbarazzo surreale si creò, almeno per me. Mi rigiravo un biscotto tra le mani da cinque minuti mentre lui guardava il cielo. I suoi occhi lo specchiavano perfettamente.

La luce del sole faceva vedere poi tutto quello che c'era sotto la maglia bianca.

“Ma sei senza felpa” si accorse che lo stavo fissando.

“Non mi fa così freddo” rispose, ma lo vidi rabbrividire.

“Torniamo a casa, ti ammali” dissi autoritaria ma lui mi fece notare quanto si stesse divertendo Alice; da quando si dava retta alle esigenze di una mocciosa?...

 

Dopo una mezz'oretta tornammo all'appartamento.

Mattia si infilò subito sotto le coperte dicendo che non si sentiva tanto bene.

Io andai a fare un bagno caldo.

Quando entrai in camera per prendere i vestiti stava dormendo, sembrava un bambino. Ad occhi chiusi aveva ancora quel pizzico di innocenza che da sveglio non si notava.

Tornai nel bagno per vestirmi ed asciugarmi i capelli. Stavolta decisi di farmi una lunga treccia.

“Serena?” mi sentii chiamare.

“Dimmi” rimasi all'entrata della stanza.

“Puoi portarmi un bicchiere d'acqua con una tachipirina” Gli sorrisi e feci come mi chiese.

Sapevo bene che a stomaco vuoto non doveva prendere niente, così gli portai anche un pezzo di focaccia.

Mi sedetti sul bordo del letto mentre lui si mise a sedere appoggiando la schiena al cuscino.

Mangiò guardandomi, era davvero pallido.

Gli misi una mano sulla fronte.

“Bruci.. ti sei misurato la febbre?”

“39 e mezzo” lo disse come se fosse niente. Aspettai che ingoiasse qualche pezzettino di focaccia, nonostante mi avesse detto che gli bruciava la gola e poi gli diedi la medicina.

“Ho freddo” sentenziò. Feci per alzarmi ma mi trattenne per un polso.

“Abbracciami, si fa prima... corso di sopravvivenza” disse lasciandomi sconcertata.

Mi appoggiai al suo petto e lo strinsi a me, non solo era una cameriera, ma anche un'infermiera. Altro?

“Anch'io! Anch'io!” arrivò saltellando sul letto Alice. Si mise sotto la coperta e prese per l'altro braccio Mattia.

“Oh le mie sorelline” disse il ragazzo dandomi un bacio sulla fronte. Non sapevo più che fare. Mattia si addormentò e io lo seguii, stringendomi maggiormente al suo corpo. Forse si era sbloccata una situazione irreparabile, forse avrei potuto volergli bene... un giorno!

 

A scuola ero andata senza Mattia, la febbre era scesa, si ma a 38. Mio padre l'aveva visitato e era semplice influenza. Niente di che. Era solo uno scoglionato che se ne stava con la maglia di cotone a gennaio. Lo insultavo ancora perché mi aveva lasciato sola a scuola. Senza compagno di banco.

“Raccontami il week-end immediatamente” era un ordine, di quelli seri. Passai la ricreazione a raccontare a Silvia del compleanno fino a ieri che ci eravamo addormentati insieme. Della cena in cui mi era toccato imboccarlo e di come non faceva altro che darmi noia.

“Oh, tra poco c'è la fase del bacio” Mi mancava questa.

“Lo deduci da?”

“Da come sei cotta.. sei rossa anche adesso” in effetti avevo caldo, era colpa del riscaldamento non di Mattia, o provavo almeno a convincermi.

“No”

“Ehi non c'è niente di male se ti piace”

“Comunque non piaccio a lui, e poi non mi piace!”

“E' inutile con te, quando lo capirai non dire -avevi ragione-” disse, non ebbi modo di replicare che la professoressa entrò in classe e Silvia si sedette col sorrisetto sulle labbra.

Anche lei nel week-end si era data da fare con un certo Leonardo. Forse era passeggero, forse no. Lei era così.

Mi diedero doppie schede, anche per Mattia. Ora che avevano saputo che vivevamo insieme improvvisamente, il mondo femminile (delle oche di scuola) si era accorto di me e voleva sapere i dettagli. Il fatto che non gli avessi detto niente da parte mia poteva essere solo un ovvietà. Non spettegolavo su quanto fosse figo Mattia.

Ecco, ora avevo appena ammesso che era figo. Era colpa delle oche giulive.

 

“Studia” dissi posandogli le fotocopie sulla scrivania.

“Puoi leggermele”

“Sei malato non cieco”

“Per favore” quando assumeva quel tono era impossibile replicare, agii e basta.

Ci spostammo sul divano. Mi fece spazio sotto la coperta ed iniziai a leggere una poesia di Leopardi.

“Rileggimela” Scherzava? .. No prendeva in giro sicuramente. La rilessi, tanto dovevo studiarla anch'io.

 

Pov Mattia

 

Serena tutto fare, l'avrei chiamata. Mentre leggeva, io ascoltavo e basta la sua voce. Era bello ascoltare un voce ed assaporarne le sfumature. Quando finì di studiare si mise a pulire la casa andando su e giù da una stanza ad un'altra. Indossava una tuta aderente e si era legata i capelli in una coda. Entrò in quella che sarebbe stata la mia camera e ci rimase un po'. Aveva detto che me l'avrebbe decorata a mio gusto. Speravo fosse così, e anche se non ci fosse riuscita, lei era un'artista lo stesso.

Alice rientrò qualche minuto più tardi, come la sorella, aveva un senso del dovere, forse nato dallo stare sempre sole in casa. Sistemò la sua camera e studiò.

“Cinque minuti e vado a preparare la cena” si sedette sul divano dove io ero rimasto tutto il tempo a guardare le partite di pallavolo. Si sistemò e dopo due minuti aveva già la testa di lato e gli occhi chiusi. Sorrisi e la lasciai dormire.

Andai in cucina e controllai le lasagne che aveva messo in forno per la cena.

Speravo di riuscire a non farle bruciare.

Tornai da lei dopo che ebbi anche apparecchiato.

“Ehi” le accarezzai i capelli. Aprì gli occhi. “Ho spento il forno, spero siano abbastanza cotte, o non troppo cotte” ridacchiò.

“Grazie, ora controllo io” si alzò e rimase a bocca aperta trovando per una volta tutto pronto.

Le lasagne, modestamente, erano perfette.

“Tra cinque minuti tornano e si cena”

 

Infatti, nemmeno il tempo di andare in bagno che stavano aprendo il portone di casa.

Serena mangiò ancora mezza addormentata e appena concluse si sdraiò sul letto.

Quando la raggiunsi ore dopo, era buffissima. Presi piano le coperte e mi misi nel letto, cercando di non svegliarla.

Eccomi, allora è un capitolo di passaggio questo, dal prossimo cambieranno un po' di cose.. e ditemi pure se non vi piace .-. Anyway, grazie grazie a chi segue/ricorda/preferisce e a chi recensisce *_* A presto, Cri

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Kisses ***


 

pov Mattia

 

Al mio risveglio la casa era vuota. Mi sentivo decisamente meglio. Sicuramente il giorno seguente sarei tornato a scuola. Poi mi mancava la mia solita routine e non mi piaceva stare in una casa non mia senza far niente.

Già non poteva esserci niente di mio finché non avrebbero messo la mia camera apposto.

Forse una settimana o dieci giorni e sarebbe stata pronta.

Nel frattempo andai a vedere cosa ci aveva combinato il giorno prima Serena. Aveva dipinto una parete tutta in beige e con un colore un po' più scuro aveva disegnato un ramo che sembrava uscire dalla parete ed abbracciarmi, infine due rondini in lontananza. E sul comodino un biglietto enorme con scritto: NON TOCCARE. Non avrei mai rovinato quella bellezza. Era fantastica. Mi persi un po' ad osservare la parete e poi me ne tornai nella stanza di Serena. Le rifeci il letto ed iniziai a guardarmi intorno.

Vidi un quaderno enorme, non era di quelli scolastici.

Lo aprii in una pagina a caso e iniziai a leggere. Probabilmente non dovevo.

 

Potevano aspettare a dirmelo, cosa gli costava aspettare che finissi l'anno.

So che la sfortuna è sempre stata dalla mia parte. Ma non ora, non ad inizio anno della quinta liceo. Non dopo l'estate di merda che ho passato. Non dopo che..

Oh è inutile, tanto l'hanno detto e basta. Si separano. Niente amore. Amore per i figli?Quello l'hanno buttato nel cesso.

Alice è turbata, l'ho vista, ma reagirà meglio di me. A lei basta stare insieme a me, e poterli vedere tutti e due. Devo farmi forza, se lei mi vede triste, lo sarà di conseguenza.

Non ho la forza adesso.

Non ho nemmeno la voglia.

Sarebbe inutile anche parlarne con qualcuno, chi cazzo capirebbe che io volevo semplicemente avere una famiglia? Eh. Io avrei capito, pensai.

Silvia pensa solo a divertirsi, so che mi farebbe star meglio con qualche battuta ma adesso ho voglia solo di essere lasciata da sola. Non continuo a scrivere perché mi vien da piangere, e io non piango da quando avevo otto anni, era una promessa. Io sono più forte. Io l'avevo vista singhiozzare, possibile?

 

Lo chiusi. Non dovevo entrare ancor di più nella sua privacy. Era forte sì, ma aveva sofferto, tanto quanto me.

In maniera diversa ovvio. Ormai erano dieci anni che vedevo mio padre in carcere, e finalmente c'era un po' di luce nella mia famiglia con il loro arrivo.

Aprii per sbaglio l'altra anta dell'armadio invece che la mia e trovai dei vestiti ancora imbustati. Di quelli non modificati da lei. Quelli che non erano il suo genere. Vestiti provocanti e molto belli.

Ne tirai fuori due o tre. Li guadai, erano regali. Una volta mi aveva detto che i suoi nonni avevano tanti soldi, ma stavano lontano.
Tirai fuori un vestito dalla busta e lo misi sul letto.

Doveva almeno provarselo.

 

Rientrò per l'ora di pranzo.

“La Meri è una troia!” aveva ragione.

“Che è successo?”

“Niente, per domani c'è da fare dieci domande aperte, complicate”

“E io copierò dalle tue”

“Fottiti” si diresse in cucina scansandomi e prese un sorso d'acqua.

“Ehm non so cucinare e non ho preparato niente”

“Infatti ci ho pensato io ieri sera, vieni” Ci mettemmo in cucina a mangiare in silenzio. Era stanca, si vedeva. Pulì tutto e poi si diresse in camera per studiare.

“Perché hai frugato nel mio armadio?”

“Non ho frugato, ho trovato questo vestito e voglio che tu lo provi”

“Mi starà male tanto”

“Se ti sta bene, però, venerdì vieni a ballare” notai un po' di titubanza ma poi afferrò l'abito nero e corto e si diresse in bagno.

Uscì coprendosi il viso con i capelli. Si vergognava, mi venne da sorridere per questo.

La misi davanti ad un specchio.

Il vestito era bellissimo, e le lasciava le gambe nude, forse era la prima volta che le vedevo così tanta pelle; le stringeva la vita magra, le donava tantissimo.

“Ah, non dire niente, tu venerdì vieni in discoteca” scosse la testa, ma avevo già vinto.

“Quindi dici che mi sta bene?” mi avvicinai. Le spostai i capelli dal viso e non potei aspettarmi la mia reazione alla vista dei suoi occhi, così vicini. Il labbro inferiore leggermente sporgente. La baciai, mossi le mie labbra sulle sue, ma non reagiva. Le succhiai e continuai a baciarle. Ma niente. Mi aveva appena rifiutato. Si allontanò da me e prese il libro di chimica. . .

 

 

POV Serena

 

Non riuscivo a muovere un muscolo. Si muoveva sulle mie labbra, mi teneva i polsi. Eppure non reagivo. Io non lo volevo baciare, io lo odiavo, però lui aveva baciato me e sentii un sfarfallio nello stomaco. Mi allontanai incredula e feci i compiti come sempre.

Non ci parlammo più, quando ebbi finito i compiti gli buttai il mio quaderno addosso, che copiasse pure! Tanto ignorante era, ed ignorante sarebbe rimasto.

Ridacchiò, ma poi uscii a lezione di violino. Mi avrebbe proprio fatto bene in quel momento.

 

Mentre tornavo, tanto per essere perseguitata dalla mala sorte, vidi Silvia e Alessandro insieme, mi stavano venendo incontro.

“Ehi” li salutai entrambi.

“Stavamo andando a prenderci un gelato, ti va?” Annuii e basta, e come nulla, Silvia trovò una scusa per andarsene e lasciarmi da sola con suo fratello. Mi voleva proprio vedere con un ragazzo accanto eh?!

“Quindi vivi con Mattia?”

“Già, ma per poco, tra un settimana sarò da mia madre finalmente”

“Senti, forse lo sai, ma tu mi piaci davvero troppo per starmene qui a parlare senza baciarti” Si avvicinò e mi diede un bacio, risposi per un attimo, e per un attimo pensai al bacio di Mattia.

“Aspetta” dissi portando una mano sul suo petto per staccarlo “ Tu sei carino davvero, ma io non provo niente e non voglio illuderti”

Diretta e chiara, stammi bene S.” se ne andò, me ne tornai a casa ancora più stanca e ancora più nervosa.

Erano rientrati già tutti, chiesi scusa e mi infilai sotto le coperte. Non poteva andare peggio di così.

Non riuscii ad addormentarmi, e Mattia non si mise a letto con me. Si sdraiò per terra come il primo giorno.

Cosa non andava in me? Per la prima volta che qualcuno si interessava a me, io lo rifiutavo, ovviamente stavo parlando di Alessandro. Per Mattia era tutto un gioco. Si divertiva.

So che non è ancora chiarissima la situazione, ma pian piano scoprirete tutto.. eh beh, l'hanno baciata tutti e due .-.
Fatemi sapere cosa ne pensate, soprattutto della reazione di Serena. Un bacio, Cri

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Night (part 1) ***


Al mattino prendemmo il bus in silenzio, si limitò come sempre a prendermi lo zaino dalle spalle.

“Mattiii” non ero abituata alle voci acute delle oche. Ed era anche mattino.

“Ciao bellezza” la attirò a sé ignorandomi. Appunto, era tutto un gioco per lui.

“Allora oggi da te?”

“Certo” le rispose lasciandole un bacio sulle labbra.

“Non vedo l'ora!” se ne andò sculettando. Ero irritata. Mai più come terzo incomodo. Avrei preferito arrivare in ritardo che vedere quella scena.

Arrivammo poco dopo a scuola.

“Silvia trattienimi dal picchiarlo” sapeva di chi parlavo. Lui era già a ridere con i suoi amici.

“Oh no, prima chiedimi scusa per come hai trattato mio fratello”

“Okay, scusa, mi ha preso alla sprovvista” dissi.

“Bene, ora dimmi che cosa è successo con quel figo che ti ritrovi in casa”

“Mi ha baciata”

“Eh allora perché lo vuoi picchiare?” domandò. Era ovvio.

“Perché lo odio, non gli piaccio, lo fa apposta”

“Serena vivi nel tuo mondo incantato che è meglio!” mi disse avviandosi al suo posto. L'avevo fatta innervosire. Ne avevo combinate troppe in due giorni soli, solo perché a casa avevo un idiota.

Presi posto anch'io e poi trascorsi cinque ore di pura noia.

Al ritorno sperai che Mattia perdesse tempo così da prendere un bus diverso dal mio ma mi raggiunse subito con la bionda di quella mattina.

 

“Idiota, puoi venire un attimo in cucina?” lo chiamai una volta arrivati a casa, prima che quella gli saltasse addosso.

“Dove hai intenzione di..” mi bloccò.

“Sul divano, tranquilla”

“Oh sì tranquilla, tra due ore torna Alice, quella deve sparire prima”

“Ho tutto il tempo, tranquilla” Mi ripeteva di star tranquilla, più lo diceva e più mi agitavo.

Mi chiusi in camera e dopo qualche minuto sentii le urla della bionda, era addirittura peggio di quando parlava.

Provai, inutilmente a fare matematica, ed avevo pure il compito il giorno seguente.

Gli urli finirono dopo una buona mezz'ora. Provai a concentrarmi nuovamente.

“E' andata via, e ho già pulito, tranquilla” aprì la porta della stanza e si mise a ridere dopo aver detto ciò.

Ci riflessi qualche minuto. Cioè io avevo perso del tempo per permettere a quello e a quella di fare i loro comodi in casa mia?

Rabbia e gelosia insieme, non erano una bella cosa.

Andai nel salone e lo trovai seduto sul divano a gambe aperte gustandosi una lattina di Cola.

Mi misi a cavalcioni sopra di lui, stando attenta a non toccarlo, ci mancava solo che pensasse a chissà che cosa.

“Ascoltami occhi azzurri, io devo fare matematica, tu pure, è l'unica materia in cui sei bravo e mi aiuti, okay?!” dissi poggiando malamente il libro e il quaderno sul divano.

“Come vuoi, micia” i nomignoli, no. Li odiavo tanto quanto odiavo lui.

Mise le sue mani sulla mia vita e mi spinse a sedere su di lui. Stavo cercando di non imbarazzarmi per la posizione. Se lui non ci vedeva nulla di malizioso, non l'avrei visto nemmeno io.

“N-non è che potremmo cambiare posizione?”Come non detto, ero imbarazzata, non ce la facevo a stare così.

“Quale vuoi provare?” disse provocante, scrollai le spalle e lasciai stare.

“Qui, la relazione è..” cominciò a spiegare, per una volta ero io a dipendere dalle sue parole.

“Poi devi dividere così..” mi prese la penna dalla mano e mi fece vedere “ Il risultato è 1,2” Controllai sul libro, aveva ragione. Tornava.

“Ogni tanto sei bravo” dissi piacevolmente sorpresa. Continuammo per la restante ora, ero ancora sulle sue gambe, ci avevo preso gusto, e mi piaceva quando assumeva un'espressione pensierosa al fine di risolvere un quesito.

“Tu sei una brava alunna, abbiamo finito” disse sorridendomi. Ricambiai il sorriso, era la prima volta che ci davamo una tregua così lunga. Le sue mani tornarono sulla mia vita e scivolarono ad accarezzarmi la schiena. Inconsciamente mi avvicinai a lui. Mi lasciò una scia di baci sul collo e poi sulla guancia. Sentivo infuocarmi. Si stavo decisamente prendendo fuoco, e allo stesso tempo provando gelo per i brividi che mi provocava. Aveva messo le mani sotto la maglietta. Le sentivo calde sulla mia pelle...

 

Il campanello. Maledizione, mia sorella.

Scattai in un attimo in piedi e aprii la porta.

“Ciao Alice” ero scocciata, anche se forse dovevo essere sollevata.

“Serena! Oggi ho baciato un bimbo” mi disse saltellando.

“Ciao miss tempismo” la salutò Mattia, e io diventai rossa.

Mi stavo rammollendo a stare con lui, stavo per cedere ai suoi giochi ed ai suoi baci. Lì dove qualche ora prima c'era una bionda finta a dimenarsi.

Mi venne la nausea, ma per me stessa.

Stetti a giocare in camera con Alice e poi quando Mattia fu agli allenamenti chiamai Silvia.

“Forse hai ragione”

“Come sempre, ma non seguo il filo del discorso” disse.

“Vivo su un altro mondo, visto che tu sai tutto, illuminami e dimmi perché Mattia dopo che l'ho rifiutato ha fatto sesso con una e poi fa di nuovo il carino con me”

“Ti sei risposta da sola, si è sfogato per orgoglio e poi è tornato da te perché è cotto di te.. e non provare a negare che ti riattacco”

“Silvi, te come va?”

“Bene, sto facendo un record di uscite con il solito”

“Oh, le grandi svolte” dissi.

“Serena, lasciati andare per favore, Mattia sarà anche uno stupido con le altre, ma con te è diverso”

“...” non sapevo che dire, sentii la porta chiudersi “ Sì, mamma ciao”

“Oh è lì, ciao stupida” chiudemmo la conversazione.

 

Possibile che fosse già venerdì, venerdì pomeriggio. Io avevo promesso di andare in discoteca, ma visto che Mattia non mi aveva detto che lui veniva accompagnato da una bionda di seconda, io dovetti chiedere a Silvia di accompagnarmi per non fare da terzo incomodo. Beh non era finita. Silvia non poteva, e chi si era offerto per accompagnarmi? Ale, come amici ovviamente.

Beh, gli credevo solo per il fatto che l'avevo trattato male e mi dovevo fare in qualche modo perdonare.

La tizia arrivò sotto casa nostra, Mattia prese due caschi.

“Più piccola non te la potevi scegliere?” stavamo discutendo da un po'.

“Mi piace sverginare le vergini” mi disse all'orecchio andandosene, stava scherzando? Un altro pizzicore al petto mi arrivò immediato.

Andai anch'io con Alessandro.

La musica era orribile, come il posto, come la gente, come l'alcool (no, forse quello no) come il fumo.

Arrivai al centro della pista e vidi in lontananza Mattia strusciarsi alla piccoletta, con in mano la sua sigaretta.

Fumava solo a scuola o se aveva amici intorno.

“Il ragazzo ti piace troppo” ascoltai solo questo di tutto il discorso che mi fece Alessandro mentre stavamo ballando.

“No”

“Mh, potresti farlo ingelosire, mi offro”

“No” continuavo a negare, perché avrei dovuto? Non mi interessava. Lui insistette e mi trascinò verso di loro e cominciò a baciarmi con foga.

Mi dimenai, cercai di staccarmi ma lui fisicamente mi sovrastava.

“Levale le mani di dosso!” Fui, per fortuna, spostata bruscamente da quelle labbra.

“Ti dà noia che lei mi baci?”

“No, perché lei non voleva baciarti!” era furioso.

“Mattia lascia stare, me ne vado” dissi girando i tacchi, effettivamente quelli avevo.

Mi sentii prendere per il polso. La sua stretta mi faceva male. Era Mattia, mi portò fino alla sua moto e mi passò il casco.

“Come farà la biondina?”

“Non ha problemi a trovare un passaggio” disse sicuro. Vide che ci stavo mettendo troppo ad allacciare il casco, così fece lui. I suoi occhi avevano cambiato nuovamente sfumatura, erano furiosi, e scuri.

 

Pov Mattia

Ero incazzato.

Lei era ingenua come nessuno, potevo voler bene ad una ragazza così? Era che mi piaceva, non sapevo in quale misura ma mi piaceva. Era bellissima, ed ero geloso che tutti la desiderassero. Ero geloso quando la vidi avvinghiata a quel Alessandro. Non sapevo se avevano solo litigato o se si frequentavano o simili.

Salì sulla moto, cercando il meno possibile il contatto, ma quando partii, frenai dopo un po', così da spalmare la mia schiena al suo petto. In automatico si strinse ed appoggiò la testa sulla mia spalla.

“Grazie” si limitò a sussurrare.

“È presto per tornare a casa, che ne dici se ti porto in un posto”

“Ok” furono le sue uniche parole.

Era una mezza collina, uno spiazzo di verde fantastico. Con una vista sulla città, un posto silenzioso.

Mi misi a sedere per terra, e con un po' di imbarazzo anche lei copiò i miei movimenti.

“Cosa c'è tra te e quel deficiente?”

“Niente, io gli piaccio, ma a me piace un altro” ecco, non ne avevo solo uno di pretendente ma due. Alzai gli occhi al cielo e mi sdraiai sul prato.

“Capisco, buttati giù gattina indifesa” ridacchiò, e si mise accanto a me sdraiata. Sentivo che mi stava guardando, sentivo quegli occhi grigi su di me. Il suo sguardo mi muoveva dentro qualcosa che non avevo mai provato, e per più di tanto, non riuscivo a sostenerlo. Era troppo bella e ora che avevo ammesso che mi piaceva, mi piaceva pensare a lei, alle sue labbra, alla sua pelle, ed ai suoi occhi.

“Perché mi hai difesa?”

“Sei la mia sorellina” le risposi, come potevo dirle che volevo essere io al posto del deficiente?

“Ma smettila!” ridemmo insieme, sapevamo che non era la verità.

“Ti va domani di uscire con i miei amici di pallavolo?”

“Okay” cercai la sua mano e intrecciai le mie dita con le sue. Sentii quasi un sospiro, e tornai a guardare la notte.

 

Here I am. Non sapevo nemmeno se ce l'avrei fatta a pubblicarlo oggi, sono sotterrata (letteralmente) dai libri. Il capitolo l'avevo già scritto e quindi eccolo.
Mi farebbe piacere sentire cosa ne pensate di questi due. A presto, Cri

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Night (part 2) ***


Pov Serena

Eravamo ancora lì sdraiati, con le mani unite.

“Non pensi a quanto sia bello il mondo? Voglio dire, guarda noi due, cosa siamo rispetto a tutto questo? Le stelle, la Terra... cioè siamo su qualcosa che si muove e non ce ne rendiamo conto. C'è qualcosa di magico in tutto questo non trovi?” Momento filosofico per Mattia. Ero sorpresa.

“Sì, è misterioso e magico”

“Come te” no, quello non l'avevo sentito, era stato talmente sussurrato che aveva detto qualcos'altro ed io avevo capito male.

“Serena?” mi chiamò.

“Dimmi”

“..Spero tu non soffra il solletico”

“Perché?”

“Perché ho voglia di darti noia” dicendo questo si buttò sopra di me ed iniziò a torturarmi. Stavo soffocando dal ridere.

“AAHAH .. Sme-smettila” non riuscivo nemmeno a parlare.

Si fermò come il giorno del compleanno sopra di me.

“Sei una bambina” mi soffiò sul viso e mi fece alzare. Non riuscivo a capirlo e ormai ogni sforzo era vano, tanto valeva rimanere ai fatti.

“Vuoi provarla?” eravamo davanti alla sua Honda.

“Io non so guidarla, è una moto” Capitan ovvio, ecco cos'ero.

Mi alzò di peso e mi mise davanti. Il battito aumentò sia per la paura sia perché si sedette dietro di me, stringendo le sue gambe intorno alle mie e mettendo le mani sulle mie.

Mise in moto, e guidammo lui ed io insieme. Fu una sensazione tanto piacevole quanto pericolosa.

Sentivo il suo respiro caldo sul collo, lui, chissà se si rendeva conto che aveva uno strano effetto su di me.

Arrivammo che tutti dormivano. Cercammo di fare piano ma ridevamo in continuazione. Poi, mentre lui probabilmente era in doccia mi addormentai sul letto.

 

Quando mi svegliai, Mattia era disteso accanto a me, le nostre mani intrecciate per chissà qual motivo.

“Ehi svegliati” dissi maciullandogli la spalla.

“Un bacetto e mi sveglio, se continui a torturarmi no”

“Antipatico” dissi dandogli un bacio sulla guancia. Ero diventata pure accondiscendente.

“Buongiorno” disse sorridendomi e si alzò. Mi lasciò il tempo per vestirmi e prepararmi, poiché avremmo fatto pranzo con i suoi amici pallavolisti: ovvero tanti, troppi muscoli. Tanti ragazzi con il suo fisico. Nemmeno una tempesta ormonale dei sedici anni mi avrebbe fatto venire tanti pensieri in testa contemporaneamente. Cercai nella lettura di distrarmi finché Mattia non mi venne incontro con un casco.

 

Arrivammo ad un ristorante frequentato da tutti. I ragazzi erano già al tavolo, eravamo gli ultimi ovviamente.

“Ragazzi, lei è Serena la mia sorellastra” disse e feci un cenno con la mano per salutarli.

“Non ci avevi detto che era così figa” diventai rossa, anche se in realtà volevo solo sotterrarmi.

“Perché sono geloso” risero tutti e mi unii alla loro risata. Magari fosse stata la verità, volevo dire, alla festa stava per prendere a pugni Alessandro, e.. non avevo così tanti elementi a favore per sostenere la tesi. Niente, conclusione: era solo una battuta.

Ordinammo e per la prima volta mi persi in chiacchiere futili, che non riguardassero scuola o ragazzi. Stavano parlando, però, di una partita che ci sarebbe stata a breve.

“Perché non la porti a vedere la partita?” disse il capitano della squadra- eh che capitano- a Mattia.

“Ti va?.. Domenica prossima?”

“Se ti lasciano in panchina sì” L'acidità non me l'avrebbe tolta nessuno, tutti risero per quella battuta scadente.

“Datele un posto in prima fila che vorrei vedere la sua faccia quando faccio punto”

“Presuntuoso” dissi dandogli una leggera spinta.

Poi gli argomenti variarono molto.

“Mattia” gli dissi sottovoce. Mi mise una mano intorno alla vita e mi strinse a sé. “Mi porti al cinema” mi guardò perplesso. In effetti non c'entrava niente in quel momento e non sapevo nemmeno io come mi fosse venuto in mente.

“Dove vuoi, micetta” mi disse all'orecchio facendomi arrossire; tutti mi fissarono in quel momento.

“Noi andiamo ragazzi, ciao!” E partirono un coro di ciao, ciao bella, ciao Mattia, ciao Serena e così via.

Mi stavano molto simpatici e poi era la prima uscita che facevo con qualcuno. Insomma, non mi era mai capitato. Solitamente eravamo io e Silvia e basta. Mattia mi aveva fatto conoscere nuova gente e questo mi piaceva.

“Penso che tu abbia fatto colpo più o meno su tutti”

“Ah, certo come no”

“Stai scherzando? No voglio dire, hai la minima idea di che cosa pensano i ragazzi di te?” scossi la testa, in realtà Silvia me lo aveva detto ma dalla bocca di Silvia a volte uscivano tante cazzate. “No eh, non sai quanti ti vorrebbero anche solo parlare, scambiare un abbraccio, baciare o portarti a letto e questo solo per l'aspetto fisico?” rimasi a bocca aperta. Non sapevo cosa dire, intanto a piedi arrivammo davanti al cinema.

“E tu cosa pensi di me?” La domanda più sbagliata.

“Parlare ci parliamo, abbracciare ci stiamo lavorando, baciare ti ho baciata, e no, il sesso ci manca” disse ridendo. Un'altra battuta, cos'altro mi potevo aspettare?

“Io intendevo, mi trovi bella anche tu?” si bloccò, si irrigidì, si notava da come teneva la mascella serrata. Non rispondeva. Okay. Avevo capito. Meglio non dire niente che una cosa sgradevole, mi avevano insegnato.

“Torniamo a casa”

Annuì solamente e fanculo il cinema. Salii sulla moto e non lo abbracciai nemmeno.

Non sopportavo questi sbalzi in questo strano rapporto.

Lui mi lasciò a casa e andò a farsi un giro. Immaginavo dove andava, anzi da chi andava. Sospirai e tornai a concentrarmi sulla mia lettura. Sarei rimasta la solita Serena, brutta, artista per caso, senza vita sociale. Sbuffai e feci passare la giornata. Questa e quella dopo.

 

Pov Mattia

Come potevo dirle che mi stavo innamorando di lei? Come potevo dirle che era solo bella?

Ero andato nel giardino dove quasi un mese fa l'avevo trovata triste e infreddolita.

Lei non era bella, era meravigliosa. L'avevo capito durante il pranzo, come si muoveva, come parlava, come cercava il mio sguardo. Io .. ero uno stupido. Potevo dirle qualcosa, anche solo fare una battuta, ma mi aveva preso in contropiede. Sapevo che gli piacevo anche solo un po', per quanto potesse negarlo a se stessa, il suo fisico rispondeva diversamente.

 

A scuola le mandai un bigliettino, come si fa alle elementari.

Scusa. Puoi regalarmi un sorriso? Barra si o no. Ridacchiai quando glielo passai.

Involontariamente o meno, sorrise leggendolo. Scrisse: perdonato e barrò il sì. Si girò ma stava già sorridendo. Era un sorriso amaro però, di chi non capiva cosa stesse succedendo.

A ricreazione la fermai prima che se ne andasse a giro con Silvia.

Vieni fuori, mi fumo una sigaretta” dissi prendendola per mano.

La accesi e inspirai il fumo, mi fece stare meglio e cercai di parlare.

Ragazzina, io..” feci una pausa troppo lunga

Cosa?” presi un'altra boccata dalla sigaretta e la gettai.

..Oh fanculo” mi precipitai sulle sue labbra morbide. Era nervosa e sorpresa ma si lasciò guidare e dischiuse la bocca.

Non aspettavo altro, l'attirai a me ancora di più. Mi mise una mano tra i capelli e finalmente assaporai ogni parte di lei. Era dolce il suo sapore. Mi stava drogando, così come il suo profumo mi stava inebriando. Mi scostai e le diedi un bacio innocente sulle labbra.

Era tenera, rossa come un pomodoro e con le labbra gonfie per il mio assalto, ma sorrideva e mi teneva ancora tra le sue braccia.

Il suono della campanella ci distrasse.

C'è il compito” sbuffò, era tenera, inesperta, impacciata ed era la peggior cosa che poteva dire dopo un bacio.

Buona fortuna” le dissi dandole un bacio sul naso all'insù che si ritrovava.

Alt. Intanto grazie grazie e ancora grazie a coloro che leggono questa mia storia.
Pian piano capiamo anche i sentimenti di Serena, invece Mattia è uscito allo scoperto .. troppo presto? Mmh, fatemi sapere che ne dite :D Un bacio, Cri

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Boyfriend ***


POV Serena

Se prima ero confusa, in quel momento era peggio. Avrei fatto anche il peggior compito di tutta la mia vita, data la mia poca presenza mentale. Lo notò anche Mattia che mi passo un foglio con le risposte. Le controllai, effettivamente erano giuste. Mimai un grazie e tornai ai miei assurdi pensieri.

Dovevamo parlare, in tutti modi. Non mi poteva baciare a suo piacimento e poi andarsene, come al solito. Beh, quello era stato, non solo il primo vero bacio, ma anche qualcosa di .. intenso? Beh meraviglioso, sentire quella sensazione calda, sentire la mia lingua con la sua fondersi e rincorrersi.

Lo stomaco era ormai sottosopra.

Ero cotta?

Silvia aveva ragione. Mi aveva cotta a puntino il ragazzo.

O era il panico della prima esperienza?

Oh quanto ero imbranata se si parlava di ragazzi!

 

Finì anche quella giornata scolastica e mi trovai nel bus con Mattia. Mi teneva abbracciata a sé.

Spiegami cosa stai facendo, perché non ci sto capendo molto”

Mi va di abbracciarti e lo faccio”

No, seriamente, in generale .. perché il bacio, perché dopo che hai detto che non ti piaccio, perché se non ci sopportiamo?”

Io non ho mai detto che non mi piaci” Alt. Lo fermai.

A otto anni mi avevi detto che ero brutta” gli rinfacciai.

Non lo ricordo davvero, lasciami finire ragazzina... Io, dobbiamo scendere” mi disse mentre le porte si aprivano e mi trascinò fuori. Cercò una panchina e ci sedemmo.

Mi piaci e anche tanto” disse cercando il mio sguardo.

Non so cosa fare o cosa dire, ho sempre evitato queste cose e ti avrei già liquidato se non fosse che sei, sei tu”

Perché? Voglio dire perché ce l'hai tanto con l'amore e con i ragazzi”

Perché l'amore non esiste, è una stupida illusione, io non mi sono mai innamorata e non ho mai avuto un ragazzo.. ho sofferto tanto. Scusami, lascia perdere .. non ascoltarmi” iniziai a straparlare.

Mi prese in braccio e mi mise sulle sue gambe.

Allora sono il tuo primo ragazzo eh?” sorrisetto malizioso stampato sulla faccia.

E quindi sarei la tua ragazza?”

Sì, a volte mi chiedo se Silvia ha ragione a chiamarti stupida, cioè non l'hai capito quanto cazzo mi piaci!” Lo baciai. Succhiai quelle labbra morbide e poi lasciai che lui guidasse i miei movimenti. Ero già attaccata al suo petto.

Ci dirigemmo a casa infine e mangiammo qualcosa insieme.

Ti va di vedere un film?” proposi.

Prima dimmi perché hai detto che non sei vergine” sembrava avesse un bagaglio di domande.

Perché è così, fisicamente non lo sono... io, niente” sbuffai.

Oh, eri ridotta così male?” l'aveva detto ridendo ma dietro quella battuta c'era un dolore durato 18 anni per non essere stata amata.

Mi uscì una lacrima silenziosa, che Mattia subito asciugò chiedendomi scusa.

Fece partire il film senza dire più nulla.

Misi la testa sulle sue gambe ed infine, sotto le sue carezze chiusi gli occhi.

 

Mi avvisò che il film era finito, baciandomi una tempia. Mi alzai e mi avvicinai alla sua bocca. Oh quanto era bello! Ora che potevo osservarlo senza rendermi ridicola, ora che potevo osservare ogni sfumatura dei suoi occhi ed ogni linea del suo corpo.

Mi baciò il collo e poi si avvicinò alle mie labbra. Era una cercarsi continuo finché avevamo fiato. Mi trovai sotto di lui, mi lasciava scie di fuoco sul collo e sulle braccia. Quella era una dolce tortura. Sospirai quando mi sfiorò i seni.

Non deve andare così, io ti voglio portare fuori in un vero appuntamento, voglio fare le cose per bene, voglio che tu stia bene” Sentivo perfettamente il suo membro spingere sulla mia coscia. Si stava trattenendo, avrei voluto fare lo stesso. Lo avvicinai nuovamente e ripresi a baciarlo con più passione di quanto mi sarei immaginata. Lo sentii gemere per quell'attacco improvviso. Lo sentii cercare la mia pelle sotto la felpa.

Non provocare il mio autocontrollo, ragazzina” disse alzandosi. Sentii l'acqua della doccia aprirsi, era chiaro che non voleva farsi vedere in quello stato.

Sì, ero cotta.

In quel momento rientrarono i nostri genitori. Mi prese il panico a pensare che cinque minuti prima eravamo sdraiati sul divano intenti a “conoscerci”.

 

Riordinando le idee, io piacevo a lui e gli piacevo tanto, stessa cosa valeva per me. Mi aveva detto di essere il mio ragazzo, quindi io ero la sua ragazza. Non potevo pensarla più scontata di così. Sospirai, perché allora avevo ancora mille domande? Tutte le ragazze che gli morivano dietro mi avrebbero ucciso, e se lui continuasse a giocare con loro stando con me? Come si dice, il lupo perde il pelo ma non il vizio.

Poi, poi io avevo una paura assurda... Lui era esperto o qualcosa del genere. Io, meglio non pensare a quanto stupida fossi. Diciotto anni a incolpare gli altri per i miei problemi e le mie non accettazione. Non che l'avessi superate.

Mi hai sentito? Ci sei?” era mio padre, che forse aveva detto qualcosa e io l'avevo ignorato persa nella mia mente.

Eh?” Mattia rise, e tutti risero con lui.

Tra due giorni devi andare da mamma” mi disse arrivando al punto.

Giusto” cercai lo sguardo del mio fratellastro, guardava il piatto. “Posso lasciare le cose da te, mi porto solo i vestiti via” mio padre sorrise raggiante, magari pensava che a me piacesse stare con loro come famiglia, ma stava cambiando tutto con Mattia. Era vero però, che mamma mi mancava e non potevo essere egoista.

 

Per quando tornerai la mia camera sarà pronta e non potremmo dormire insieme” mi disse.

Ehm, viviamo l'attimo e ci penseremo poi quando torno? Ora sono qui”

Sì, ma io ti voglio tra i piedi”

Guarda che vado solo a due isolati da qui” dissi e mi misi nel letto. Mattia mi raggiunse e allargò le braccia per accogliermi.

Potresti toglierti la maglia” chiesi, lui inclinò la testa perplesso. Lentamente si sfilò la maglietta grigia e rimase solo con il pantalone della tuta. “Chiudi gli occhi” gli sussurrai.

Era teso, e questo mi faceva sorridere. Non si aspettava nessun tipo di iniziativa.

Cominciai con la mano a tracciare tutte le linee del suo corpo muscoloso partendo dall'avambraccio fino ad arrivare al petto, scesi agli addominali e disegnai forme immaginarie su quei muscoli scolpiti dallo sport; con la bocca feci lo stesso, partendo dall'altro braccio, arrivai fino alla spalla, gli lasciai scie umide sul collo e poi gli sfiorai il capezzolo con la lingua, gli sfuggì un gemito. Se facevo una cosa del genere l'unico motivo era perché mi piaceva davvero troppo per vergognarmi. Scesi con la lingua fino al ventre e l'ombelico.

Dormi piccola, è meglio” mi morsi il labbro e mi appoggiai al suo petto. Il suo cuore batteva così forte. Mi strinse con le braccia e quando allacciai una gamba con la sua non potei non sentire la sua eccitazione.

Potevo giurare di non voler provocare niente. Sapevo quanto si tratteneva. Sentii un bacio tra i capelli e mi lasciai cullare dalla sua presa.

Allooora questo è un capitolo tutto dal punto di vista di Serena, il prossimo sarà dal punto di vista di Mattia.
Sono sempre di fretta e non dico mai niente. Comunque sia cercherò di pubblicare un giorno sì e un no e mantenere questo ritmo, ma con la scuola non prometto niente .-. Grazie mille a tuuuuuutti! Cri :)

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Girlfriend ***


Pov Mattia

 

Dormi piccola, è meglio” Cazzo. Sì, mi riferivo proprio alla cosa che si trova in mezzo alle gambe. Io.. lei era così naturale in tutto quello che faceva, anche solo una carezza muoveva in me di tutto. Non mi aspettavo che avesse quell'effetto su di me. Con le altre ragazze dovevo sempre fare qualcosa di più diretto per farmi davvero eccitare. Lei, mi aveva scombussolato gli ormoni. Decisamente.

La fermai prima di saltarle addosso, ci mancava che per la sua prima volta si dovesse trattenere perché nella stanza accanto c'era suo padre.

La sua prima volta doveva essere unica. La cullai fino a che non mi addormentai definitivamente.

 

Mi scocciava che andasse via per quindici giorni... Cosa avrei fatto da solo? Certo, ci potevamo vedere, ma mi piaceva l'atmosfera di casa... Avrei passato i pomeriggi da solo e mi stavo già lamentando come un bambino.

Smettila” la stavo fissando da un po' “Vorrei seguire quest'ora” mi disse.

Noiosa” le dissi continuando a fissarla. Come si faceva a seguire l'ora di italiano? Nessuno la seguiva, lei sì. A lei piaceva.

Le presi la mano e la portai sotto il banco, sulla mia coscia. Girai il palmo all'insù e iniziai ad accarezzarle la mano, dito per dito. Si stava torturando il labbro per evitare che si notasse che le piacesse, poi semplicemente mi strinse la mano e ci tenemmo per mano sotto il banco. Mi sembrava di essere tornato ad avere dieci anni per le cose innocenti che stavo facendo. Non ero abituato, con una ragazza andavo dritto al buco, eppure, tutte queste nuove sensazioni erano più belle.

Finì l'ultima ora e la portai via immediatamente.

Salimmo sul solito autobus, e come sempre, le tolsi il peso dello zaino dalle spalle. La presi per mano, anzi forse non ci eravamo mai staccati.

Niente distrazioni, signor non-studio, domani ho un esame di violino”

Vuol dire che mi farai sentire cosa suoni?” sembravo un bambino, forse ero ringiovanito davvero.

Annuì e mi rubò un tenero bacio.

No aspetta, quindi domani non ci sei a scuola ..e poi te ne vai da tua madre?”

Ehm credo di sì, stasera preparo tutto” Non erano 15 giorni, bensì 16.

Tanto a loro cosa importava, giorno più o giorno meno.

 

La giornata passò velocemente, la vidi suonare. Era bellissima.

Non mi aiutò nemmeno a fare i compiti, non che mi interessasse farli, ma era troppo presa dal suo strumento per rivolgermi davvero attenzione.

Alice tornò verso le quattro e mezza e mi fece compagnia.

Non sapevamo ancora se lei poteva sapere della nostra relazione, quindi davanti a lei nessun bacio. Io stavo morendo dalla voglia di baciarla.

Poi, come se il tempo si fosse messo d'accordo con qualche satiro, la cena trascorse lentissima; sembrava che non andassimo più a dormire.

Finalmente, ad un orario insolito ci sdraiammo nel letto.

Io ero senza maglietta, non volevo essere masochista, ma le sue carezze mi piacevano troppo.

È tutto il giorno che aspetto che tu mi baci” mi sussurrò dolce sul collo.

Aprii per un attimo la bocca per ribattere, ma non trovai nessuna giustificazione o accusa valida. Lei si aspettava che fossi io a baciarla, come biasimarla!

Mi abbassai e unii la mia bocca alla sua. Sapeva di dentifricio e del suo sapore dolce. Si allungò per stare più comoda, ma la girai mettendola sotto di me, continuando a baciarla. Si aggrappò alla mia schiena quando scesi a baciarle il ventre piatto, alzando la maglietta. Salii con la lingua fino all'incavo dei seni. Mi spinse più vicino e i nostri bacini vennero a contatto. Stavo andando troppo oltre, mi bloccai e mi sdraiai di lato.

Perché?” mi chiese quasi innocente.

Te l'ho già detto”

Ma non voglio essere rispettata, io voglio te” persi un battito, e lo stomaco fece qualche capriola.

Per favore, fidati” Si, si doveva fidare.

La mia prima volta era stata nel bagno di scuola, niente di più squallido con una ragazza che avevo conosciuto due giorni prima. Poi avevo avuto poche storie durature. Solitamente andavo alla serata, o alla giornata.

Non sapevo che direzione stavo prendendo con lei, però stavo così bene che non volevo nemmeno saperlo.

 

La lasciai dormire al mattino, lei aveva l'esame verso le dieci.

Le lasciai un bacio sulla guancia e sul comodino appoggiai un mio bracciale sperando che lo prendesse visto che l'avevo messo sopra il cellulare.

A scuola la noia totale.

Sull'autobus la noia totale.

A casa la noia totale.

Di lei era rimasto il profumo in camera. Il mio braccialetto era ancora lì, lo presi e lo rimisi al polso.

Aspettai un'ora decente e la chiamai.

Che fai stasera bellezza?” era venerdì, e io il venerdì uscivo.

In realtà non lo so” disse, me la immaginavo in camera con tutti i vestiti da rimettere apposto, con l'aria imbronciata.

Ti va di bere qualcosa per festeggiare?” Mi aveva mandato un messaggio che aveva superato l'esame.

Sì, però a mezzanotte devo essere a casa, non sono più da mio padre”

Va bene, Cenerentola” dissi ridendo e chiusi la chiamata.

 

Strano che non avesse da studiare anche di venerdì sera, un anno fa, ma che dicevo, un mese fa avrebbe trovato la scusa più improbabile per non uscire.

Mi piaceva pensare che fosse grazie all'influenza del fratellastro. Probabilmente stava solo crescendo.

Andai a prenderla sotto casa di sua madre. Era agitata.

È il primo vero appuntamento” mi disse, raggiungendomi. Indossava dei pantaloni in pelle che mi facevano impazzire. Stava per salire sulla moto ma la presi dal polso e la baciai, voglioso e irruente. La misi a sedere sulla moto e continuai a baciarla.

Fino a quando avrei potuto resistere? Di controvoglia mi staccai, come al solito e salii anch'io sulla moto.

Andammo in un pub.

Una birra e una vodka alla pesca” dissi una volta che eravamo al bancone.

La vodka è per me?”

Ovvio, non credo tu voglia festeggiare con la birra, e io devo guidare quindi solo la birra”

Mi sorrise e iniziò a sorseggiare il suo drink quando glielo portarono.

Lo sapevo che stavate insieme!” Era Lorenzo, il capitano della squadra.

Serena arrossì.

Da poco” disse in imbarazzo.

Beh, ti sei scelta un bel bocconcino” disse e si allontanò con un ragazzo. Serena spalancò la bocca, aveva capito che era gay.

Non dovrò essere gelosa di lui?” mi venne da ridere perché non reggeva l'alcool e aveva un tono di voce già ilare.

No, mi piacciono solo le ragazze” dissi, facendola alzare e portandola a ballare.

Iniziammo a baciarci dentro quella folla di persone.

Mattia? Vieni a bere qualcosa con noi” con la reputazione che avevo, potevo baciarmi una qualunque e a quel gruppetto di ragazze non importava.

Sono impegnato, sparisci” dissi. Serena si era fermata a guardare la scena. “ Andiamocene” le dissi dolcemente portandola fuori dal locale.

Accesi una sigaretta mentre lei rimase appoggiata alla mia moto.

Sarà sempre così? Dovrò guardarmi le spalle da tutte le ragazze che ti vogliono.. non fraintendermi, non è una scenata di gelosia, sei libero di fare ciò che vuoi ma almeno so come stanno le cose”

E come stanno le cose?” le dissi avvicinandomi.

Tu ti stancherai di me, dopo il sesso, forse soprattutto dopo quello e tornerai a scoparti le altre come fai sempre” disse con un nodo alla gola. Non era arrabbiata.

Sei tu quella che non si innamora, non io!” sbottai e accesi la moto. La feci salire e poi ad una velocità, forse troppo esagerata la riportai a casa con un'ora di anticipo.

Su di giri o meno, lei non si fidava di me.

Che si fottesse!

La lasciai senza dire più nulla, purtroppo, se mi arrabbiavo dovevo sbollire prima di chiarirmi con qualcuno. Era una cosa che mi veniva dal fatto che avevo sempre litigato con mio padre ed ogni volta la rabbia saliva, mi ricordavo di lui.

Al momento pensai che lei si meritasse quel trattamento, ma poi il giorno dopo mi resi conto di quanto fossi stato stronzo.

-sono da Silvia, ci vediamo domani- Fredda e distaccata, mi mandò questo messaggio.

Grazie grazie alle ragazze che recensiscono, a coloro che hanno messo la storia tra le seguite/ricordate/preferite , vi adoro tutti ^O^
Come sempre non sono molto soddisfatta del capitolo, ma spero di aver fatto qualcosa di decente. A presto, Cri

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Falling in love ***


 

Pov Serena

Sei tu quella che non si innamora, non io” mi ritornava in mente come un disco. Sì, un disco rotto. Sentivo quella frase in continuazione. Prima cosa, mi aveva rinfacciato una cosa che gli avevo detto, seconda cosa, era innamorato di me? ..

Come può cambiare lui, posso cambiare anch'io, no?” dissi a Silvia che mi stava sopportando.

E' diverso, tu sei già cambiata, esci di casa, studi meno, ti stai aprendo con altre persone.. tu sei innamorata di lui”

Dici?”Annuì. “E devo essere arrabbiata con lui?”

Beh leggermente, ma tu spiegagli quello che hai dentro se non ti apri lui si difende in automatico, è un maschio”

Perché sai così tante cose?” dissi ridendo e poi cambiammo argomento.

Passai tutto il pomeriggio con lei, ignorai le chiamate di Mattia perché secondo Silvia si sarebbe preoccupato. Le donne e gli uomini, saranno anche opposti ma io li trovo tutti e due assurdi. Sarei dovuta nascere neutra o uomo gay.

Tornai a casa e, stranamente, mi mancò l'appetito. Mangiai solo qualche biscotto e mi misi a letto.

-Buonanotte ci vediam..- stavo scrivendo a Mattia quando fui colta da un conato di vomito.

Buttai bruscamente il cellulare e mi diressi verso il water.

Quel poco che avevo mangiato l'avevo appena rimesso.

La nausea si fece spazio nel mio stomaco.

Mamma” chiamai, svegliandola. “Non mi sento bene”

Mia madre, preoccupata, chiamò il medico notturno.

Un virus.

Di quelli che girano nell'aria e ti fanno vomitare. Ero stata contagiata da chissà chi e non sarei potuta andare alla partita di Mattia, grazie.

Eravamo rimasti così distaccati dall'ultima volta che mi dispiacque troppo.

Mi addormentai troppo stanca per fare davvero qualcosa.

Mi alzai troppo tardi, a partita iniziata. Alice era sul bordo del letto con un faccino triste a guardarmi, le avevo promesso che l'avrei portata e invece ero nel letto.

Piccola, ci andremo la prossima volta”

Sei cattiva”

Sto male, è diverso”

Se ne andò imbronciata.

Cercai il cellulare che era sotto le coperte, cancellai quel messaggio e ne scrissi un altro.

-Mi dispiace non essere lì, è che non sto molto bene. Ti mando un bacio- e lo inviai.

 

Pov Mattia

 

Ero appena entrato in campo, nella posizione di schiacciatore, come sempre. Guardai nella prima fila dove avevo lasciato il posto per le mie due sorelline, ma non c'erano. Due sedie blu vuote. Sentii il cuore in gola.

Avevo detto qualcosa di così grave quella sera? Avevo paura di averla ferita in quel momento. Non vederla, non vederla mantenere una promessa a me ed a sua sorella mi fece preoccupare.

Giocai male, qualche amico mi diede una pacca come per svegliarmi, ma ero troppo distratto ed al secondo set fui messo in panchina, non mi era mai capitato.

Mi tormentai le mani, sperando almeno che la squadra vincesse.

Eravamo bravi, e infatti guadagnammo la partita.

Il sabato seguente ci sarebbe stata la partita più importante, non potevo distrarmi.

Quando arrivai a casa, accesi lo stereo e mi misi sul letto fino all'ora di cena. Il giorno dopo c'era scuola, non avevo studiato, non mi interessava per niente. Volevo solo vederla.

 

Perfetto, non c'era nemmeno a scuola.

Progettai durante le ore scolastiche di andare a casa sua. Che volesse o meno. Stavo diventando ansioso.

All'uscita mi catapultai ad un'altra fermata del autobus, quella di quando un giorno dovetti andare a casa sua per studiare.

Speravo solo di ricordare la strada.

Suonai al campanello, cercando di non farmi trovare ansioso.

Sentii la serratura girare, e non mi aspettai di trovare una Serena leggermente pallida.

Ehi che hai?” chiesi e intanto mi fece entrare. Era sola, come mi aspettavo.

Non hai letto il messaggio?.. Mi sono sentita male”

Cazzo, ho lasciato il cellulare spento” dissi tirandolo fuori dalla tasca, potevo essere così rincoglionito?

Fa niente” disse, era provata. Si mise sul divano sotto la coperta. “Che ci fai qui?” mi chiese.

Io ti devo chiedere scusa” provai a baciarla ma mi offrì la guancia, timorosa di attaccarmi qualcosa. Si alzò di scatto e andò al bagno, la seguii, mentre mi faceva gesti di allontanarmi. Si chinò sul water e cercai almeno di tenerle i capelli indietro. Si alzò, si pulì il viso e si sciacquò i denti.

E questo l'effetto che ti faccio?” rise della mia battuta.

Scusami non avresti dovuto vedere e mi dispiace non essere venuta alla partita”

Io sarei quello che deve essere perdonato non il contrario” l'abbracciai, il suo corpo era caldo e lei si strinse ancor di più a me.

Non sono arrabbiata con te” mi sussurrò all'orecchio. Le baciai la fronte visto che avevo capito che le labbra erano off limits.

La riportai sul divano e la feci sdraiare su di me. Parlammo un po' per chiarirci. Mi persi nei suoi occhi, leggermente stanchi.

Mi raccontò di quanto Alice ce l'avesse ancora con lei per non averla portata alla partita.

Mi chiese cosa avevamo fatto a scuola, la mia secchiona, pensai.

Mi disse quanto ero comodo come materasso, lo presi come un complimento.

Sai, su una cosa però ti sbagli” mi disse sempre sottovoce, accarezzandomi il braccio.

Mmh sarebbe?” dissi sfiorandole la guancia col naso.

Io mi innamoro” Quanto volevo baciarla! Ce l'aveva fatta prima di me a dirmelo.

E ti fidi di me?”

Sì” disse, fanculo i germi, avvicinai la sua bocca alla mia e le diedi un tenero bacio.

La serratura della porta scattò.

Vidi sbucare Alice e poi una donna. Mi resi conto che Serena era ancora sopra di me. Eravamo su quel divano, sdraiati. Panico.

Grazie mille, so che lo dico sempre, però davvero grazie per seguire questa mia semplice storia :)
Ho messo di nuovo tutti e due i punti di vista... E niente, buona giornata! Cri

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Words ***


Pov Serena

Vidi lo sguardo di mia madre allibito.

Mattia mi spinse per alzarsi e così feci, lui si trovo in piedi di fronte a mia madre.

Mi scusi signora se sono in casa sua senza il suo permesso, mi chiamo Mattia e sono il ragazzo di sua figlia, è che volevo solo vedere come stava Serena”

Piacere, potevi dirmelo prima che avevi un ragazzo così educato e carino” mi disse mia madre. Alzai gli occhi al cielo.

Mamma davvero non è un problema?”

Era un problema che tu non uscissi, non questo” mi disse abbracciandomi. Feci una smorfia. Alice saltò in collo a Mattia.

Però vuoi più bene a me!” gli disse.

Certo piccoletta” le rispose.

Mattia vuoi rimanere a cena?” lui cercò il mio sguardo, ed io scossi la testa.. Mia madre era davvero imbarazzante quando ci si metteva, quindi una cena con lei in quel momento sarebbe stata inopportuna.

Mi dispiace, ma mia mamma mi aspetta a casa, sarà per la prossima volta” disse.

Io mi avvicinai a lui che se ne stava andando.

Domani torno, ci vediamo a scuola”

Puoi anche smettere di arrossire, il peggio è passato” mi disse ridendo.

La tua simpatia non ha limiti” nemmeno il mio sarcasmo, pensai.

 

Non ero in gran forma, ma dovevo recuperare le lezioni perse e non potevo perdere ulteriori giorni.

Mi trovai alla fermata dell'autobus, così vuota senza Mattia. Sbuffai.

Faceva anche freddo, o forse ero io che non mi ero ripresa totalmente.

Arrivai in classe e Mattia era seduto sul banco, quando mi vide interruppe la conversazione e mi prese per mano.

Come ti senti?”

Di merda” dissi abbracciandolo.

Dopo un minuto entrò il professore e ci mettemmo al nostro posto.

Senti, quand'è che tua madre fa il turno di notte?” mi domandò.

Ehm, giovedì .. perché?”

Io volevo portarti fuori a cena e poi stare con te” disse d'un fiato.

Ci sarebbe comunque Alice in casa” avevo, forse, capito dove voleva arrivare.

Alice non ha qualche amichetta per quella sera”

Provvederò” dissi e mi regalò il suo sorriso sghembo.

 

Panico, sapevo che non mi dovevo fare troppi complessi mentali, ma lui le aveva provate davvero tutte ed alcune di loro erano davvero, troppo belle. Come potevo minimamente reggere il confronto, io? .. Si, era vero che non contava solo la bellezza, ma insomma, stavo parlando di Mattia, lui non si era mai affezionato a nessuno. Perché in quel momento e con me?

 

Quanti problemi ti fai Serena! Okay, mi facevo troppe seghe mentali. Dovevo abbozzarla, anche perché non avevo seguito affatto la lezione, non era da me... per niente.

Mattia mi chiese di andare a casa sua, ovvero anche casa mia, ma quando stavo con mia mamma le cose erano diverse. Lei pretendeva molto da me, okay il ragazzo, ma lo studio veniva prima.

Non potevo.

Tornata a casa chiamai la madre di un'amichetta di Alice, organizzai il tutto.

Mia madre sarebbe stata anche più tranquilla se non stavamo in casa, ovvio, io le avevo detto che avrei dormito da Silvia. Facevamo sempre così quando faceva il turno di notte, dopo la separazione.

 

Due giorni di ansia, ci mancava solo che mi mettessi a vedere dei porno per vedere come si facesse e poi avrei raggiunto il massimo dell'umiliazione per me stessa.

Fortuna che avevo qualche neurone ancora funzionante.

Il giorno dopo, finita scuola, mi fermai a pranzo con Mattia e i suoi amici.

I suoi amici, che poi erano quelli di scuola, quelli che non sopportavo. Quelli che cercavo volutamente di evitare.

Mi portai come arma Silvia. Lei, avrebbe potuto attaccare in qualsiasi momento.

Eravamo arrivati ad un fast food. Io appiccicata alla mia amica, mentre per Mattia ero quasi trasparente visto che se la spassava con i suoi amici.

Beh, non vi devo presentare immagino, comunque lei è la mia ragazza, quindi i pensieri di poco fa teneteveli per voi” lo sentii dire mentre ci sedevamo. Mi cinse la vita.

Tu sei libera?” disse uno di loro a Silvia.

Quando mi va, e adesso non mi va” diretta come non mai, partirono in automatico le risate.

Lei sapeva decisamente farsi desiderare da un uomo.

Io, se Mattia non avesse vissuto 24 ore su 24 con me, mi avrebbe trattato come Laura quella con i foruncoli e gli occhiali del decennio scorso.

Presi un bel respiro, mi sentivo inappropriata in tutto questo.

Mattia mi sentì sospirare e si girò con fare curioso verso di me, che scrollai solo le spalle.

Stavo valutando le idee di comprarmi un corso di seduzione, di “come si compra la biancheria”, di amore, di matematica (non fa mai male) e su Mattia. Un corso su Mattia sarebbe stato perfetto, anche perché a scuola al momento esisteva solo lui, la mia distrazione.

Era anche l'anno della maturità.

Finito un pranzo fatto di silenzi da parte mia, tornai a casa a studiare.

 

Domani, domani, domani. Mi passava nella testa come un vortice.

Lo chiamai come sempre per la buonanotte e appunto mi ricordò dell'appuntamento.

L'intimo ce l'avevo. Il vestito pure. Il trucco, non mi truccavo mai se non per le cose importanti, c'era. La crema corpo c'era. La depilazione era stata fatta. Il panico c'era. Le calze provocanti (su consiglio di Silvia) c'erano. Gli occhi sbarrati per l'elenco che stavo facendo, c'erano.

Mi guardai allo specchio per bene. Come potevo essere provocante con quello sguardo da pesce lesso? .. Certo, il fisico non mancava, almeno quello.. il seno era sodo e non troppo abbondante, il sedere era messo bene, le gambe lisce e slanciate, beh avevo un po' di pancia piatta, forse fin troppo, ma nessuno è perfetto. Il viso sbagliato. Le braccia orribili, piene di mini lentiggini che mi erano venute da bambina. I capelli, mi veniva da ridere, i capelli erano ogni giorno un'incognita.

 

Ti passo a prendere alle otto” le ultime famose parole, no, era solo Mattia che mi ricordava all'uscita di scuola l'orario dell'appuntamento o della scopata. O del culmine dell'ansia.

Chiamatelo come volete.

Ero tesa come una corda di violino, la doccia servì il tempo di mettermi i vestiti in maniera decente, ma già al passaggio piastra ero un disastro. Decisi allora di lasciare i capelli liberi di stare come volessero.

I tacchi, neri scuri. Il vestito beige, corto, di quelli costosi che Mattia sembrava gradire.

Ero pronta, almeno il mio aspetto lo era, e il bello era che in realtà, sotto tutta quella paura, io lo volevo. La paura era di non accettazione, non del vero atto in sé.

 

Suonarono il campanello e scesi, dopo aver preso le chiavi ed il cellulare.

Era in macchina. Sua madre gliela lasciava solo quando poteva.

Indossava una camicia bianca che gli fasciava il suo fisico atletico. Un jeans chiaro, un po' di gel tra i capelli e sembrava un dio sceso in terra.

Era a quello che mi riferivo per non accettazione.

Mi prese la mano e mi spinse contro il suo corpo, facendo aderire perfettamente i bacini.

Buonasera” mi disse con voce roca e sensuale all'orecchio. Paure scomparse, potevamo saltare la cena e andare al dunque? Mi gelai un attimo, percorsa da un brivido. Forse avrei dovuto parlare ma stavo letteralmente affogando nei suoi occhi. Annullai la distanza tra le due bocche ed iniziai a baciarlo, a cercare ed assaporare la sua lingua.

La cena è necessaria?” dissi quando riuscii a riprendere il controllo delle mie azioni.

Non mi tentare” la sua voce era rotta e le labbra erano già gonfie, così come era gonfia la patta dei pantaloni.

 

Pov Mattia

 

Lei avrebbe mandato a quel paese tutti i miei buoni propositi di aspettare e fare le cose per bene.

A scuola c'era una tensione impossibile, ci dovevano dividere o avremmo perso l'anno tutti e due, persi a pensare cosa pensasse l'altro o a fissarci.

Poi, a casa le cose stavano diventando noiose, a parte gli allenamenti, ero di nuovo solo. La sentivo per telefono. Sua madre sembrava tanto buona, ma poi la teneva in casa.

Infine, quella sera, era bellissima.

Vestita e truccata alla perfezione solo per me. Lusingato e compiaciuto.

Finalmente stava uscendo qualcosa di più vero di lei. Stava seguendo se stessa e non le regole che le venivano imposte, o che si era prefissata di seguire.

La portai in un locale stile americano, niente di che, ma era intimo e carino. Poi a lei piaceva molto l'America.

Ti piace?” domandai comunque insicuro della scelta.

Sì” la vidi mordersi il labbro. Ordinammo, notai che prese molto poco. Stomaco chiuso, sorrisi per il perché. Stranamente ero nervoso anch'io, non tanto per il sesso, ma perché era lei, non ci tenevo quasi mai alle ragazze che mi portavo a letto. Ero in una situazione nuova, in un certo senso ero vergine anch'io, però mi piaceva mantenere la mia aria da arrogante sicuro di sé.

Hai mai pensato di perdonare tuo padre?” non sapevo nemmeno come avevamo raggiunto questo argomento, ma mi fece questa domanda e sentii la rabbia.

No, mai in questi anni, forse tra un decennio, ma non puoi capire in che situazione ci aveva lasciato”

Scusa, non dovevo nemmeno chiedertelo” mi fece un timido sorriso che ricambiai.

Ormai che mi hai fatto una domanda seria tu, te ne posso fare una anch'io?”

Dimmi”

Oltre alla separazione dei tuoi, c'è qualcos'altro che ti ha turbato?” Mi guardava, cercando le giuste parole per rispondermi, i suoi occhi si perdevano in dei ricordi che non potevo immaginare. Le portai una ciocca di capelli dietro l'orecchio e aspettai che parlasse mentre stava torturando l'altra mano.

Tu i miei genitori li vedi così adesso, ma se ti dico che non mi sono mai sentita amata non mi prendi per pazza? Voglio dire, nessuno mi ha mai regalato un abbraccio o un bacio solo per dirmi ti voglio bene, anzi nessuno me l'ha mai detto a parte mia sorella, ma io non avevo bisogno di lei” prese un respiro e lasciò la mia mano. Poi riprese “ Mi sono chiusa per tanti anni pensando che avessi qualche problema, che ci fosse qualcosa che non andava in me per non essere amata né da un'amica né da un genitore né da un ragazzo, tutt'ora a volte mi sembra che sia così” deglutì a vuoto e si appoggiò, quasi stanca per il discorso, sulla mia spalla.

Io ci sono adesso” non riuscivo a dire io ti amo, perché non lo pensavo. Essere innamorati e amarsi è ben diverso. Non sapevo dove si sistemava il confine, anzi i miei sentimenti con lei erano tutti da esplorare.

Sì, ma è come se sentissi un vuoto che non è mai stato colmato” mi sussurrò sul collo. Ravvivò i capelli e si rimise a sedere per bene. “Basta tristezza, io voglio stare con te stasera” Io ti voglio, sarebbe stato più appropriato, e sapevo che era quello che intendeva.

Pagai.

Uscii da quel ristorante. Salimmo in macchina.

La guardai, era stupenda. Era mia e, a momenti, lo sarebbe stata anche fisicamente. Mia ed io suo.

Ci saranno uno o due capitoli di tregua compreso questa, tregua nel senso che ci sarà taaanto amore, forse troppo. Non dico altro. Beh sono di fretta anche oggi perché ho un compito da preparare, sarà anche per questo che ho messo tanto amore tra loro due .-.
Anyway, graaaazie mille a tutti tutti tutti (ho già detto tutti?) :3
Cri

 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Goodmorning ***


Pov Serena

 

Ero stata benissimo e mi ero aperta con lui.

Dentro di me saltavo di gioia, solo per quella conquista. Era come aver fatto uno scalino verso me stessa.

Aprii la porta e per un attimo mi sentii come una ladra in casa mia. Era la prima volta che mentivo. Era il giorno delle prime volte.

Era anche la prima cena con un ragazzo.

Mi trascinò per mano fino alla camera. Lo stomaco si stava ribellando e il cuore, quello ormai aveva preso un ritmo insostenibile. Temetti che potesse udire tutta l'emozione che avevo.

Mi morsi il labbro e lui capì che non mi sarei mossa di un centimetro se non avesse fatto qualcosa.

Mi avvicinò a sé bramando le mie labbra come se fossero la cosa più preziosa di questo mondo.

Mi baciò, insinuò la sua lingua in me, giocò con la mia. Aumentò la stretta su di me. Si sedette sul letto e mi mise a cavalcioni sopra di lui. Non riuscivamo a fermare quella frenesia di cercare il contatto e baciarci. Ero aggrappata alla sua schiena. Gli tolsi la maglia per sentire la sua pelle sotto le mie dita, per sentirlo sospirare ed ansimare. Avvicinò ancor di più i nostri corpi tanto che sentivo perfettamente la stoffa dei jeans sulle mie calze.

Mi alzai un attimo per far scendere la cerniera del mio abito, mentre Mattia guardava quello spogliarello improvvisato. L'abito cadde ai miei piedi, feci un passettino avanti così da uscirne del tutto. Poi riprese in mano lui la situazione. Mi sfilò le calze lentamente, leccando, toccando e baciando ogni parte di pelle nuda. Io ero già in paradiso, se poteva esistere un paradiso così.

Mi sdraiò sul letto, salendo sopra di me. Indossavo solo gli slip ma in quel momento tutto diventava così superficiale, anche l'imbarazzo era scomparso, grazie ai brividi che mi provocava solo sfiorandomi e toccandomi.

Anche i suoi pantaloni finirono a terra e, come se dovessi assaporare ogni secondo di questo momento, riprese a baciarmi.

Io, volevo andare oltre e anche lui, o almeno il suo corpo.

Si staccò dalle labbra e scese a baciarmi i seni, il ventre fino a scendere all'inguine. Venni scossa da un fremito.Una dolce lenta tortura fatta di carezze e baci, di saliva e piacere.
In un attimo rimanemmo nudi. Non c'era qualcosa di più bello in quel momento. Una scultura, il suo fisico era un capolavoro.

Sei bellissima” disse vicino al mio orecchio, che poi mordicchiò.

Scese con la mano fino alla mia femminilità e in automatico inarcai la schiena.

Io non riuscivo a pensare più a nulla se non a lui.

Sei sicura?” mi domandò per l'ultima volta.

Voglio fare l'amore con te” Sempre sdraiato su di me, entrò lentamente dentro.

Poi tutto il resto perse senso.

Un leggero dolore iniziale, coperto da un piacere che sembrava non finire.

Io e lui, e il letto.

Questo mi interessava. Questo era quanto.

L'orgasmo arrivò travolgente sia per me che per lui. Non potei desiderare una prima volta migliore.

 

Ci sdraiammo sfiniti e ci scambiammo gli ultimi baci, prima di addormentarci.

Abbracciati l'un l'altro.

 

 

Pov Mattia

 

Mi svegliai pian piano.

Mi svegliai sentendo il suo profumo sulla mia pelle, i suoi capelli accarezzarmi.

Lei era bellissima e quella notte era stata bellissima, nonostante la timidezza nei suoi movimenti.

O perché ci avevo pensato subito? Un'altra insana voglia di farla mia mi colpì.

Nascondeva il volto sul mio petto e dentro le coperte.

Serena?” dissi spostandole i capelli. Alzò lo sguardo verso di me, sbatté un po' le ciglia e poi mi sorrise.

Buongiorno” mi disse cercando le mie labbra, ricambiai il bacio.

Quando torna tua mamma?”

Mmh, verso le nove” rispose.

Ci prepariamo per saltare scuola” aggrottò lo fronte.

No, ci prepariamo per andare a scuola” disse.

Come vuoi, però entreremo un'ora dopo, non ce la faccio ad essere pronto per le otto” Erano le sette e mezza, non che fossi così lento, ma quel risveglio era troppo bello per essere rovinato.

Annuì. Secchiona, pensai.

Andò in bagno e la seguii.

Ce l'hai la doccia?”

No, mi lavo come i gatti” disse con una nota di sarcasmo.

Posso lavarti io allora?”* dissi malizioso, abbracciandola da dietro e lasciandole un bacio succhiato sul collo.

Vidi che si morse il labbro inferiore e che le guance si tinsero di rosso.

Mi spinse nel box della doccia e uscì dal bagno.

Ne avevo bisogno almeno per calmarmi un po', anche perché saremmo dovuti andare a scuola.

 

Una volta pronti, andammo a prendere il bus.

Io indossavo la camicia del giorno prima, molto modificata da Serena che non perdeva mai l'occasione di darsi all'arte. Era più carina così.

Ci sedemmo ai soliti posti.

Tensione.

Lei mi guardava, io la guardavo.

Lei mi voleva, io la volevo.

Lei prendeva appunti, ed io le prendevo la mano.

Così avanti per quattro ore.

All'uscita stette con me finché mi fumai la sigaretta.

Dovresti smetterla” mi disse avvicinandosi alle mie labbra.

Non ti piace che puzzi di fumo?” dissi baciandola, mentre la nuvola di fumo riempiva tutte e due le bocche.

Non mi piace per la tua salute” me la prese di mano e la gettò per terra. Alzai un sopracciglio. Non era nemmeno a metà. Che spreco!

Senti ragazzina” dissi legando le sue braccia intorno alla mia vita. Mi scontrai con quello sguardo e per poco persi il filo del discorso “..nel pacchetto Mattia sono comprese anche le sigarette” oltre al miglior sesso della tua vita avrei voluto aggiungere, ma poi sarei sembrato troppo altezzoso.

Allora penso che andrò a prendere un altro pacchetto” disse con un finto broncio.

Se stasera ti invitassi a fare un giro in moto, potresti ignorare il fatto che a scuola fumi?”

Mmh, per stasera sì” disse e mi rubò un bacio prima di andarsene via.
Vidi Silvia che quasi le saltò addosso ed andarono a prendere l'autobus insieme.

Forse erano quei momenti da “Oddio raccontami tutto” e io non avrei voluto minimamente sapere cosa le raccontasse.

 

A casa mia madre mi diede la brutta notizia che entro qualche settimana sarei dovuto andare a far visita a mio padre.

Perché mi doveva rompere la vita così tanto?! Stavo bene senza di lui. Punto.

Poi non mi andava che la gente sapesse, non mi andava che mi vedessero andare in carcere. Non mi andava che Serena vedesse quel lato di me dopo che stavo da lui, anche se, come la scorsa volta che andai a trovarlo, lei mi fece da calmante ancora quando non sapevo nemmeno di provare qualcosa per quella ragazza.

Io mi arrabbiavo così per nulla, anche solo l'idea di andarlo a trovare mi dava il voltastomaco.

Deficiente, coglione di un padre.

Presi la moto e mi diressi da Serena.

Non solo avevo voglia di fare un giro in moto, ma ne avevo bisogno, così come avevo bisogno di lei.

Le feci un squillo e poi partii.

Non avrei rispettato la velocità consentita quella sera.

* avete presente Guglielmo Scilla? Beh questa battuta l'ho presa dal suo twitter, quando l'ho letta ho pensato subito alla mia storia e mi sembrava carina metterla.
Non so se era un capitolo tanto atteso o meno, ma eccolo! Spero nessuno sia sensibile alle scene di sesso, anche perché ho cercato di non entrare troppo nel dettaglio. Anyway grazie millissime (?) *^* A presto (se mi rimarrà del tempo libero xD), Cri

 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Garage ***


Pov Serena

 

Non avevo capito cosa aveva, ma avevo capito che c'era qualcosa che non andava per come mi aveva salutato e per come mi aveva detto di aggrapparmi forte.

Sembrava arrabbiato.

Potresti andare più piano” gli dissi mentre lui diede ancor più gas. Maledizione. Non volevo arrabbiarmi, ma che si sfogasse quando non ci fossi stata sulla moto.

Mattia per favore, rallenta” dissi quasi come una supplica.

Allentai la presa sui suoi pettorali.

Sei un coglione” dissi delusa. A poco a poco rallentò fino a fermarsi in uno spiazzo.

Scesi e mi appoggiai ad un muretto.

Io non voglio parlarne” mi disse venendomi ad abbracciare da dietro.

Questo non ti giustifica, avevo paura” dissi abbassando lo sguardo.

Cominciò a lasciarmi una scia di baci sul collo, sul viso, cercando infine le mie labbra. Con rabbia. Era nervoso e per quanto potessi scambiare, anzi volessi scambiare quella rabbia per passione, non ci riuscii e lo allontanai.

Mi dispiace” biascicò, prendendo la mia mano e lasciando teneri baci su essa.

A volte mi sembri più stupido di quanto lo sei in realtà” risi della mia battuta, e con gioia, vidi che ero riuscita a strappargli un sorriso.

Quella volta mi avvicinai io a baciarlo.

Non si mosse per paura della mia reazione e lasciò che mi divertissi un po' con le sue labbra.

Hai voglia di tornare a casa vero?” disse dopo che mi staccai con un sorrisetto malizioso.

Per niente, però lo sai a mezzanotte devo essere lì”

Ho le chiavi del garage di un amico, non ti dispiace se ti porto lì?”

Oh dove hai portato tutte le tue conquiste, me ne farò una ragione” dissi veloce e ci dirigemmo verso quel garage.

C'era un divanetto e la macchina del suo amico.

Mi buttò appunto sul divanetto.

Spogliami e toccami” disse con voce roca sulle mie labbra. La sua voce era eccitante, tanto quanto la sua vista da nudo. Gli alzai la felpa e la buttai per terra. Mi fermai ad osservare quel colpo disegnato, quasi scolpito. Gli baciai le spalle, il petto e il collo sotto il suo sguardo lucido.

Aprii poi il bottone del pantalone e tirai giù la cerniera. Continuava a fissarmi, ciò mi faceva diventare ancora più accaldata di quanto non fossi.

Trascinai fino alle caviglie il pantalone e lasciai che ne uscisse.

Cercai ancora la sua bocca.

Toccami” era quasi un ordine. Era in boxer. Deglutii, e portai la mia mano fino al suo sesso, massaggiandolo.

Poi lo liberai anche dei boxer e continuai.

Aveva il fiato corto, ma poi quando decise che era abbastanza, incontrò di nuovo le mie labbra e mi sdraiò sul divano.

Fu bellissimo, ancora.

Fare l'amore con lui era bellissimo. Non mi sarei mai aspettata tutte quelle sensazioni in una sola volta. Aver bisogno del suo sguardo, dei suoi gemiti, e dei suoi sorrisi come se dovessi sopravvivere di quelli.

Mi riportò a casa quasi al limite della mezzanotte.

Non smettevo di baciarlo, non volevo salutarlo. Volevo addormentarmi con lui come la sera precedente.

 

Infine i giorni passarono, bellissimi. Niente da dire. Dieci giorni.

Bellissimi e intensi.

La domenica andai a vedere la loro partita portandomi Alice che non si conteneva dalla felicità. Gli fece da ragazza pon-pon.

Mi divertii un sacco. Lorenzo continuava a farmi notare il bel di dietro di Mattia, era quasi gelosa anche se mi veniva solo da ridere. Non poteva fare una partita di pallavolo così tranquillo, tanto che poteva farmi notare parti e controparti del mio ragazzo.

Comunque fosse, vinsero. Erano davvero bravi e poi Mattia mi dedicò un punto, non potei fare a meno di vergognarmi e nascondermi dietro i capelli.

Rividi Alessandro in quei giorni, ma mi ignorò per fortuna.

Mentre con Mattia ci vedevamo meno il pomeriggio, ma ogni tanto riuscivamo a studiare o mangiare insieme.

Quando mia madre lavorava di notte, Silvia ci prestava la casa e li potevamo dormire e svegliarci insieme.

Era tutto così roseo per andarmi davvero bene.

O la fortuna mi aveva visto per la prima volta, oppure la sfortuna stava preparando qualcosa di veramente brutto.

Mah.

Comunque mi interessava ben poco, perché i 15 giorni erano scaduti e io tornavo a casa con lui.

A quella routine che tanto amavo.

Chiusi la valigia contenta di tornare e scontenta di doverla disfare, tanto toccava a me, figuriamoci se Giulia mi avrebbe dato una mano.

Chiusi anche quella di Alice. La piccoletta aveva fatto anche troppo.

Scesi e c'era la macchina di mio padre pronta per riceverci. Lasciammo le valigie, e lui ci portò a scuola.

Ehi ragazzina” continuava a chiamarmi così.

Idiota dimmi” acida.

La mia camera sarà pronta domani, questo vuol dire che stasera sono da te”

L'hai fatto apposta?”

Il barattolo della vernice è caduto per l'attrito d'aria” disse con aria innocente.

Si vede proprio che sei un genio a fisica” lo canzonai. Rise e mi diede un bacio.

Poi iniziò la lezione e quindi la mia incontrollabile voglia di sapere prese il sopravvento.

E' breve, perdonatemi .-. Comunque ho deciso di essere contagiata da un po' di tenerezza e quindi ho voluto mettere un altro capitolo di loro due, per capire meglio come sta andando il loro rapporto. Anyway, grazie grazie e fatemi sapere cosa ne pensate *^* Cri

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Shower ***


Solitamente non parlo prima, ma questo era un capitolo che non ci doveva essere ma visto che poi alla fine l'ho scritto, l'ho voluto mettere, sarà stucchevole .-. .. Beh nel prossimo ci saranno delle sorprese...
Grazie mille per le recensione, per aver messo la storia nelle seguite/ricordate/preferite *-* A presto, Cri


Pov Mattia

Avevo appena chiuso la porta di casa, dopo aver fatto entrare lei.

Era come se in un secondo la casa si riempisse di nuovo. Il suo profumo circolasse nell'aria e quel senso di solitudine se ne andasse come era arrivato.

Avevamo mangiato fuori, quindi, eravamo semplicemente in imbarazzo.

Facciamo un programma della giornata prima di, insomma, non avere un programma” disse lei prendendomi per mano.

Che abbiamo da fare per domani?” chiesi.

Mmh, ti interroga a filosofia e a me ad inglese”

Allora riposiamo un po' e poi studiamo” sbuffò contraria ma si arrese e si sedette sul divano.

 

Passammo un po' di tempo tra cose che andavano dallo sdolcinato all'erotico.

Mi faccio una doccia e poi studiamo” mi disse veloce.

La vidi mentre stava entrando in bagno, già nuda.

Ti sembra il modo di girare per casa?” la canzonai.

Ehm scusa, è che da mia mamma non c'è mai nessuno e non mi devo preoccupare di come sono vestita”

Svestita, direi” dissi, avvicinandomi.

Comunque, vado a lavarmi” disse entrando nel bagno, la seguii tra la tentazione di fare una doccia con lei, rimanere a guardare da fuori la tenda, o rinunciare alla tentazione.

Mi fece una linguaccia e chiuse il box della doccia, mentre io ormai ero nel bagno e non riuscivo a staccare gli occhi dal suo corpo.

Presi un respiro e mi tolsi la felpa, i pantaloni ed infine i calzini. Entrai, la sua faccia non era sorpresa, mi stava solo aspettando. Era Serena, di nome e di fatto in quel momento.

Si avvicinò, pericolosa alle mie labbra ed iniziò una lenta tortura sotto lo scorrere costante dell'acqua.

Mosse la sua lingua per tutto il mio corpo. Arrivando anche al mio sesso, non la facevo così disinibita. Riportai la sua bocca sulla mia e presi in mano quel lento, amorevole gioco.

Ci accarezzavamo, e con noi l'acqua faceva lo stesso.

Poi, arrivati ad un punto di non ritorno, accompagnati dal profumo del bagnoschiuma, appoggiai il suo elegante corpo alla parete fredda ed entrai in lei.

La sensazione era sempre nuova e calda, e bella. E tutto. Perdevo la cognizione del tempo e dello spazio. Lei.

La baciai finché il piacere e le spinte non divennero troppo forti da, quasi, non respirare.

Appoggiai la mia fronte alla sua, quasi al limite.

A-amore” dissi lasciandole un tenero bacio sulla guancia arrossata. Infine la baciai, mentre l'orgasmo si spandeva su tutto il mio corpo, e poi su tutto il suo.

 

Dopo nemmeno un minuto suonò il campanello. Lei era più reattiva di me, o in generale le donne dopo l'orgasmo si riprendono più velocemente. Si mise velocemente una tuta ed andò ad aprire.

Era Alice, si sentiva per come trillava raccontando la sua giornata.

Dov'è Mattia?” urlò.

È in doccia” disse la mia ragazza; Alice era così innocente che non avrebbe fatto caso ai capelli bagnati della sorella, ed alle labbra gonfie.

Uscii dopo qualche minuto, quando davvero mi fui ripreso.

Ci mettemmo a fare i compiti come un normale pomeriggio tra fratello e sorelle e poi ognuno andò nella propria stanza. Non era bello nasconderci, non ci piaceva, ma dirlo era prematuro ed imbarazzante.

 

Pov Serena

 

Quasi mi mancava cucinare la sera per cinque persone.

Quasi mi mancava pulire tutto e rimettere a posto.

Ripeto, quasi.

Poteva essere divertente all'inizio ma poi in realtà non lo era.

Era solo l'entusiasmo della prima serata, nemmeno in famiglia, la prima sera con Mattia insieme.

A cena avrei voluto incrociare il suo sguardo, sorridergli come un'ebete com'ero solita fare quando lo guardavo, oppure perdermi semplicemente tra le sfumature dei suoi occhi, ma c'era un “ma” come sempre. I genitori. Avrebbero approvato?

Cosa avrebbero pensato?

Decisi di pensarci un'altra volta e tornare a concentrarmi sui piatti che stavo lavando.

Mi voltai e trovai mio padre appoggiato alla parete a guardarmi.

Era da tanto non ti vedevo così solare, piccola” diventai rossa.

Ho passato la fase della depressione da divorzio, sto bene adesso” forse era così, forse era Mattia.

Comunque fosse inizia a lavare i piatti con eccessiva forza e celerità. Dovevo andare dalla mia droga personale, abitudinaria-anche prima che vivessimo insieme- e muscolosa. Sì, perché in Mattia, c'era anche tanto di quello, cosa che mandava in tilt i miei ormoni, come se fossero programmati ad esplodere alla vista di Mattia. Ridacchiai per l'ultimo pensiero, e mi sentii in colpa per averlo pensato con mio padre nella stessa stanza.

Appena ebbi finito mi preparai per dormire.

Mattia mi raggiunse come al solito dopo, per non destare strani sospetti.

Si sdraiò e mi abbracciò da dietro, stringendomi con il suo braccio, muscoloso appunto.

Dormi?”

No... ti aspettavo” dissi in un sussurro. Mi lasciò un casto bacio sul collo. Mise la mano sotto la mia maglietta ed iniziò a fare ghirigori immaginari sulla mia pancia. “Non mi addormenterò mai così” dissi ridacchiando sottovoce. Mi lasciò altri baci sulla spalla e sul braccio.

Scusa” disse e mi girò verso di sé.

Anche al buio riuscivo ad intravedere la vernice azzurra che aveva nell'iride.

Ci scambiammo ancora effusioni, poi, sia per la stanchezza, sia per il mio senso di responsabilità decisi di dormire. 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Hurricane; ***


Pov Serena

Tell me would you kill to save your life?
Tell me would you kill to prove you're right?
Crash, crash... burn, let it all burn
This hurricane's chasing us all underground
-Hurricane

Ero a casa mia, quella di sempre; quella di mia madre.

Ero da sola, senza Alice e senza Mattia. Ero da sola perché mia mamma faceva il turno di notte.

Sembrava un incubo ma non lo era, era pura realtà. Una realtà che mi si era scaraventata contro senza avviso o preavviso. Un uragano. Immediato e diretto.

Ripensare a tutto quello che era successo mi faceva solo, perfettamente male.

Era come se il destino mi avesse appena schiaffato in faccia chiare parole: “Hai voluto lasciarti andare all'amore? .. Ecco i risultati, deficiente.” L'amore era un'invenzione per spiegare l'irrazionale voglia di stare con qualcuno e sentirsi bene. Forse era tutto così irrazionale, come quella sera. Come le notti a fare l'amore. Come i momenti passati a raccontarci le cose più intime. Come l'affetto per Alice. Non era amore, era irrazionalità. Opposta alla ragione e all'ordine che prima rendevano la mia vita tranquilla e giusta.

La scena mi tornava in mente...

 

Non avevamo sentito lo scatto della porta, forse eravamo troppo presi o troppo distratti, o troppo chissà cos'altro.

Eravamo abbracciati sul letto di Mattia, dopo aver inaugurato anche quello, sotto lo sguardo furioso di mio padre e Giulia.

Non sapevamo che ore erano, sapevamo solo che era troppo tardi per tornare indietro.

Quand'erano entrati nella stanza, bruscamente, ci stavamo baciando.

Avevano visto tutto. Ma soprattutto, c'era Alice che ricordava il tutto.

Non lo sapevate che si baciano loro?” disse saltellante non capendo che la situazione non era facile.

Mi alzai velocemente e mi sentii prendere il polso da mio padre. Mi strattonò e mi fece sedere in cucina, come se dovessi essere giudicata, o peggio condannata. La verità, cruda e violenta, era che sarei stata condannata come se la colpa fosse mia.

È tuo fratello! Lo capisci!”

Lui non è mio fratello” borbottai cercando lo sguardo di Mattia; lui non mi guardava negli occhi. Guardava Giulia. “Noi stiamo insieme, perché ci vogliamo bene” ero da sola a combattere, Mattia si era già arreso in partenza.

È così Mattia? State insieme?” gli chiese mio padre.
“No.. è stato una cosa solo fisica” In quel momento mi sentii come attraversata da mille schegge di vetro. Mi sentii colpita ripetutamente da lame. Mi veniva da piangere, anzi le lacrime premevano insistenti per uscire. Quelle parole erano peggio di tutto quello che poi mi disse mio padre.

Mi disse che era una profittatrice. Senza rispetto. Senza gratitudine. Senza consapevolezza. Una sbandata. Una delusione e molto altro. Cose che mi fecero crollare.

Te ne torni da tua madre” mi disse distaccato come se stesse parlando ad un estraneo.

Io sono tua figlia!.. Dovresti mandare via loro!” ormai non ci ragionavo più.

FUORI!” mi urlò.

Ero appena stata umiliata, offesa, cacciata e rifiutata.

Lo sguardo di Mattia era così vuoto, perso in pensieri che non avrei voluto sapere.

Feci uno zaino con la mia roba e uscii di casa.

Nessuno si preoccupò di portarmi. Nessuno si preoccupò che era sera tardi...

 

Mi rannicchiai ancora di più, stringendomi le ginocchia al petto, come a poter alleggerire il dolore che sentivo.

Come aveva potuto trattarmi così, era mio padre!

Come aveva potuto, Mattia, non difendermi? .. Dopo tutto pensavo che stesse nascendo qualcosa di importante, ma come sempre, quando una persona si illude finisce con lo star male.

Non ero in vena di andare a scuola.

Non riuscivo proprio a concepire di essere stata cacciata -dal padre- e rifiutata -dal ragazzo-.

Raccontarlo a mia madre fu ancora peggio, almeno lei era dalla mia parte, come Silvia che mi tenne compagnia per il pomeriggio e mi diede i compiti che avevano fatto quel mattino.

Ovviamente, nessuno aveva più nominato il suo nome, anche perché la mia migliore amica già lo odiava. Lo odiava per me.

 

Quando tornai in classe il giorno dopo il mio posto era già occupato da un altro ragazzo, quello che prima era accanto a Silvia. Io andai appunto dalla mia amica.

 

Pov Mattia

 

La cercavo con lo sguardo, ma lei non c'era. Non come Serena, fisicamente era su quella sedia appoggiata svogliatamente al banco con in mano una matita, presa dai suoi pensieri scolastici o meno.

Forse non pensava alla scuola, non dopo i giorni di merda che aveva passato.

Che le avevo fatto passare.

Che le aveva fatto passare.

Non sapevo in che misura incolparmi. Era inutile fingere di non accorgersi che era colpa mia. Forse si era innamorata.

Era che non volevo vedere soffrire mia madre a causa mia.

Non volevo deluderla, voleva quella famiglia? .. Avrei rinunciato a Serena.

Per quanto ci stessi male, per quanto mi mancasse, l'avrei rimpiazzata.

Come avevo sempre fatto, fuggire e rimpiazzare.

Mi dicevano sempre che fuggire era come evitare i sentimenti. Cancellare i ricordi, e chiudere le emozioni. Lo avevo sempre fatto, non mi sarebbe costato molto.

Sapevo anche, però, che fuggire portava ad una vita fatta di tristezza.

Allora mi convinsi che non stavo fuggendo, semplicemente non amavo Serena e la stavo lasciando.

Coglione.

La guardai ancora. Gli occhi grigi, spenti.

Ogni tanto guardava la professoressa, ogni tanto il foglio. Mai me. Non che volessi davvero sapere cosa le passasse per la testa, ma ero sicuro che mi considerava un vigliacco o qualcosa di simile.

Tornai a casa quasi amareggiato, perché lei non mi aveva nemmeno offeso. Era stata indifferente. Era la cosa peggiore.

Ed io continuavo a non capire.

Capire come, cosa, chi muovesse tutto questo in questa fottuta maniera contorta.

Prima di tutto la canzone all'inizio è Hurricane dei 30 seconds to Mars per chi non la conoscesse. Ascoltatevela, è bellissima ^^
Non mi uccidete dopo questo capitolo .-.
Grazie, grazie, grazie se siete arrivati a questo punto della storia e continuate a sopportarmi. A presto, Cri

 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** I need some air ***


 

Pov Serena

 

Avevo urlato, pianto, e spaccato oggetti per qualche giorno. Poi, mi chiusi in me stessa com'ero abituata a fare.

Ero tornata alla mia solita sfigata vita. Studio, musica ed arte. Tutto sommato mi andava anche bene anche se mi mancava Alice. Erano già passati i quindici giorni in cui lei veniva da mamma.

Io e Mattia continuavamo ad ignorarci, se non per qualche piccola richiesta o domanda. Una, massimo due alla settimana.

Non mi aveva mai chiesto come stavo e non volevo che lo facesse, non volevo aprire un argomento che avevo ben sigillato. Mio padre non si faceva sentire, e io almeno al momento, non avevo intenzione di chiamarlo.

 

Era come aver fatto un viaggio. Vacanze finite, si tornava alla vita normale. Forse era giusto, forse era l'unica ipotesi alla quale volevo vedere.

Ero cascata in una trappola che sia chiamava Mattia. Mattia più amore. Ci avevo battuto la testa, aveva fatto male ma poi mi ero rialzata, e non sarei cascata di nuovo, non sulla stessa cosa.

Entrai ancora una volta in classe, come ormai facevo da tre mesi di fila, senza una pausa.

La primavera stava già arrivando e io avevo quasi finito la tesina del diploma. Beh, l'avevo iniziata molto presto per fortuna.

Erano tutti sparpagliati come al solito prima della campanella. Diedi uno sguardo fuori e decisi di prendere una boccata d'aria, visto che poi per più di cinque ore non l'avrei potuto fare.

Mi diressi nel cortile.

Beh, la boccata d'aria non la presi del tutto visto che c'erano un sacco di persone a fumare. Cercai un angolino meno contaminato dal fumo passivo, e mi appoggiai al muretto.

Vidi Mattia a pochi metri di distanza con le sue Galouises, una volta mi aveva detto di essere innamorato della Francia, sua madre la chiamavano tutti Giulia, ma il suo nome era Julien, non avevo mai pensato se e come influisse il suo essere filo-francese. Si vestiva con camicia e jeans, normale avrei detto, se avessi voluto dare un concetto di normalità, ogni tanto però indossava quei cappelli o quelle sciarpe che ricordavano le sue origini. Mi ero persa un'altra volta a pensare a lui.

Rialzai lo sguardo sul suo viso e notai subito l'incazzatura.

Era arrabbiato con qualcuno, non parlava con i suoi amici se non per annuire a qualche battuta.

Non sapevo se gli altri si erano accorti di quanto fosse strano. Si voltò, i suoi occhi erano ancora furiosi e si scontrarono con i miei.

Perfetto, mi aveva sorpreso mentre lo fissavo. Inspirò dal filtro per l'ultimo tiro e buttò via la sigaretta.

Si avvicinò frettoloso a me, probabilmente il mio sguardo era terrorizzato. L'avevo solo guardato, niente di più. Eppure aveva qualcosa da dirmi.

Andiamo via” mi disse vicino al viso.

Cosa? Che vuol dire?”

Ho bisogno di aria, andiamocene da qualche parte”
“Ehi! vieni qui senza spiegazioni, mi chiedi di saltare scuola così senza motivo... ma chi sei? Pretendi che ti dica di sì solo perché abbiamo vissuto qualche mese insieme?! Ne hai così tante con cui scopi, a cosa ti servo? Ti piace vedermi star male?..” Era una tempesta di parole, un tempesta quieta, perché non avevo né urlato né gesticolato, niente che facesse capire che ero furiosa. Il mio tono era freddo tanto quanto il suo in tutti i giorni in cui ci siamo parlati da quando vivo con mia madre.

 

Mi prese per il polso e mi allontanò definitivamente da tutti i suoi amici, intanto era suonata la campanella.

Ieri ho visto mio padre” Capii e non capii. Capii che avesse bisogno di qualcuno con cui sfogarsi, ma non capii perché tornava da me come se non successo niente, era vero che lo conoscevo bene, ma lui non aveva solo me. Amici che conosceva da una vita ce li aveva.

Dovevo decidermi, le lezioni sarebbero iniziate a minuti, e poi non ce ne saremmo potuti andare.

Feci un respiro e mi diressi verso l'uscita, facendo cenno di seguirmi. Non avevo il coraggio di parlare. Mi sentivo di voler far uscire il peggio di me stessa per insultarlo, ma in realtà sapevo cosa stava passando, quindi rimandai mentalmente gli insulti ad un altro giorno.

Arrivammo ad una piazza del centro e ci sedemmo, nascosti dai muretti di un portico, uno di fronte all'altro, posando le cartelle ormai inutili e pesanti.

Vuoi una spiegazione non è vero?” mi disse, ma la domanda era più che ovvia.

Sì, soprattutto perché non capisco questo rancore che hai.. ogni volta ti riduce così” strinse i pugni, cercando le parole per iniziare.

Sarò veloce e chiaro, senza troppi racconti... Lui ha violentato tante ragazze, alcune anche minorenni, per questo è finito in carcere, è un porco di merda, malato di sesso che violentava mia madre, e quando guardo mia mamma ho paura di rivedere quello sguardo triste e sconfitto di un tempo.. non riesco a perdonarlo”

M-mi dispiace, non me l'avevi mai detto”

Cos'è? Ora pensi che sia come lui perché mi piace il sesso?” disse arrabbiandosi ancor di più.

Mattia, ehi, io non ti ho detto niente! .. Non lo penso affatto, tu sei una persona così diversa che non mi passerebbe mai per la testa una cosa del genere” dissi abbassando lo sguardo. Lui aveva il potere di imbarazzarmi anche quando non faceva niente per farlo, eppure mi erano uscite quelle parole come se avessi bisogno di dirle, come se dovessi strappargli un sorriso. Come per rivedere il mio Mattia. Poi mi ricordai quello che mi aveva fatto e mi resi conto che non ero io a dovermi vergognare di quello che provavo, ma lui piuttosto.

Scusa” disse semplicemente, poi si alzò guardandosi intorno.

Avrei preferito essere in un limbo che in quella situazione.

Mi alzai anch'io. Stavo per dire che me ne volevo andare a casa ma mi precedette.

Fammi distrarre, per favore o potrei agire d'impulso” Cercai di non pensare a cosa volesse dire agire d'impulso perciò annuii.

Ti posso portare in un posto?”

Dove vuoi, bella” si era anche allargato troppo con quell'aggettivo, non lo sentivo da un mese riferito a me.

 

Era presto, ma il centro commerciale, con tutti i negozi, era già aperto.

Lo trascinai lì dentro, e quando capì dove l'avevo portato, sbuffò.

Lo feci entrare in un negozio di abbigliamento maschile.

Ora mi diverto un po'” sogghignai.

Perché voi donne pensate solo ai vestiti?”

Quando finirai di fare spese ti sentirai meglio e mi ringrazierai, ora taci” dissi e gli strappai un sorriso.

Lo buttai dentro al camerino con una grande quantità di abiti in mano. Lo sentii sbuffare varie volte mentre si spogliava, lo si capiva da come buttava i vestiti qua e là o per il rumore dei tessuti.

Uscì ad ogni cambio d'abito, ed ogni volta glieli bocciavo solo per l'insano gusto di vederlo vestire e rivestire contro la sua volontà. Non era propriamente una vendetta, non portavo mai rancore per nessuno, era un modo divertente per distrarmi -poco- e distrarlo.

Io non lo metto questo coso rosa” lo sentii borbottare mentre gli passavo un pantalone rosa pastello.

Non esci da qui allora” dissi insistendo. Alla fine uscì fuori, e quei pantaloni erano davvero brutti, anche se a lui stavano bene comunque.

Uscimmo infine di lì con qualche busta e lo vidi sorridere mentre, distanti, facevamo la strada verso l'autobus.

Vuoi che ti riaccompagni a casa?” era domanda forzata, si sentiva da come aveva inclinato la voce, ovviamente non volevo, non se doveva farlo per forza solo perché i suoi modi gentili gli dicevano di farlo.

No, voglio fare con calma, ciao Mattia”

Ciao Serena”si girò dall'altra parte e andò via. Non che mi aspettassi un ringraziamento o cosa, ma, ma niente, non dovevo pensarci e dovevo tornare a casa a fare i compiti arretrati. Avevo dato anche un aiuto a quel deficiente!

 

Quella sensazione di aver bisogno d'aria mi tornò potente alla fermata dell'autobus, peccato che ero già all'aperto e che forse la boccata d'aria fresca non era l'ossigeno in sé, ma qualcosa che mi avrebbe risanato cuore e polmoni.

Sai che ore sono?” una voce sconosciuta, un ragazzo moro, forse qualche anno più grande di me mi si presentò davanti, interrompendo i miei pensieri.

Le 11.45” dissi timida.

Scusami è che mi sono appena trasferito da queste parti e ora non so come tornare a casa” disse.

Dove stai..? ehm non so il tuo nome”

Adam, sono inglese... sto in via XI aprile”

Okay, prendi il mio autobus e poi ti dico dove scendere” sorrisi di nuovo ad Adam. Era un ragazzo alto ma non troppo muscoloso, gli occhi erano marroni ma aveva un accento inglese che rendeva il suo italiano sensuale. Mi piaceva come parlava. Mi piaceva il profumo di menta che arrivava alle mie narici.

L'autobus passò subito.

Qual è il tuo nome?”

Serena, e sono di qua, per qualunque cosa, abito nella tua stessa via” rise e annuì.

Alla fermata scendemmo e arrivammo subito a casa sua, la mia era poco più avanti. Lo salutai con un cenno della mano.

Magari l'avrei rincontrato, intanto raccontai a Silvia di questo casuale incontro.

Insomma, questo è il capitolo. C'è un nuovo personaggio, scoprirete poi quanto rilievo avrà, se ne avrà .-. 
Per il resto spero vi sia piaciuto il capitolo, e visto che in questi giorni parto,  aggiornerò la storia lunedì :) .. Divertitevi tutti in questi giorni!! :D
Grazie, Cri

 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Beating ***


Pov Serena

 

Silvia era una ricattatrice, decisamente.

Mi aveva costretto un'altra volta a partecipare ad una delle sue stravaganti feste in maschera.

Un toga party. Ci si vestiva con una tunica, come i romani o i greci. Maschi compresi.

Avrei riso tanto, quello sicuramente.

Ovviamente dovevamo andare in coppia, così chiesi al mio nuovo amico di accompagnarmi, uno perché Silvia mi avrebbe ucciso se non l'avesse visto, due perché forse mi interessava davvero.

Lo avvisai del tema, e senza imbarazzo accettò.

Inoltre avevo scoperto che al contrario di quanto pensassi, era un ragazzo affettuoso fin dal primo approccio.

Ci eravamo scambiati già tanti abbracci, più di quanti ne avessi ricevuti da Silvia in 10 anni di conoscenza.

Mi passò a prendere lui con la macchina e arrivammo alla casa di Silvia, che era addobbata per l'occasione. Non era conciata a discoteca come al solito.

Entrammo.

Adam mi mise un braccio dietro le spalle, mettendomi per un attimo a disagio. Si era preso un permesso da solo.

Mi guardai intorno salutando vari amici e amiche che mi guardavano curiosi.

Sei arrivata!” la voce inconfondibile della mia amica.

Mi hai costretto” borbottai.

Dai Serena ci divertiremo” disse Adam.

Ben detto.. tu sei?” come se non lo sapesse.

Adam”

Piacere tesoro, io sono Silvia” disse e poi scappò da altri ragazzi lasciandoci soli.

Andammo infine ad un divanetto con due bibite in mano. Intravidi Mattia con una ragazza sulle gambe. Ormai non mi faceva più effetto, se ne era passate così tante sotto i miei occhi.

Sai che non si fissano le persone?” mi disse, ridendo, l'inglese.

Le persone stronze sì” rise, capendo a chi mi riferivo.

Mi invitò a ballare, e cercai di lasciarmi andare o quanto meno di non avere la testa altrove.

Il mio abito mi permetteva pochi movimenti, così fui costretta ad aggrapparmi alle spalle di Adam.

Infine mi abbracciò. Rimanemmo per attimi infiniti abbracciati. Mi sentivo bene. Mi sentivo tranquilla, mi sentivo come se non ci fosse nessuno nella stanza.

Mi piace ballare con te” mi disse all'orecchio. Mi morsi il labbro.

Anche a me”
“Ti va di uscire con me?.. al di là di questa festa” diretto.

Adam, non è per te ma io non voglio uscire con nessuno, scusa” mi staccai e stavo per allontanarmi quando mi trovai davanti Mattia.

Non presenti il tuo ragazzo al tuo fratello, eh?”

Vattene con la puttana del giorno e lasciami in pace” dissi come se stessi sputando insulti.

Certo che te lo potevi scegliere meglio, rispetto a me è un insetto questo”

Non ti permetto di parlare così, ti vedi come sei ridotto” era ubriaco.

I due ragazzi si stavano uccidendo con lo sguardo. Io semplicemente me ne andai. Lasciando tutti e due sulla pista da ballo.

Volevo vomitare.

Volevo star male.

Volevo fargli del male.

Volevo piangere.

Volevo fare a pugni.

Ecco perché non volevo l'amore nella mia vita, mi avrebbe portato solo dolore.

Solo casini. Solo.

Riuscii a tornare a casa a piedi e mi lascia andare sul letto.

 

Pov Mattia

 

Dovevo vergognarmi.

Dovevo chiedere scusa a Serena.

Quel tizio non era il suo ragazzo, e anche se lo fosse stato io avrei dovuto starmene zitto, ma avevo un litro di alcool in circolo. Non era una giustificazione, ma una spiegazione.

Alice venne ad abbracciarmi, come sempre, la domenica mattina.

Perché hai il sorriso al contrario?” mi domandò, sdraiandosi accanto a me.

Perché ho fatto star male una persona”

Mia sorella sta bene eh” disse, quella bambina era perspicace.

Meglio per lei”

Però a me manca, a te?” disse Alice.

Anche a me” come potevo mentire ad una bambina di otto anni? Come avevo potuto mentire, in generale!?

Se l'andassimo a trovare?” disse saltellando sul letto.

Io.. Okay andiamo” dissi e mi alzai per mettermi una tuta.

 

Arrivai sotto casa sua, tenendo per mano la mocciosa. Avevo il cuore in gola.

Suonai.

Mi venne ad aprire una Serena in pigiama, sorrise appena vide la sorella, ma poi quel sorriso si spense subito.

Piccoletta”

Ehi io ormai sono un'adulta” rispose a tono Alice.

Ci spostammo sul divano.

La madre chiamò la bambina così da lasciarci soli.

Ci fu un minuto completo di silenzio, poi decisi di aprir bocca.

Non avrei dovuto dire niente, scusa”

Anche perché non ne hai il diritto, non puoi venire a giudicarmi tu” disse sprezzante. Pensavo che dopo la giornata insieme il rapporto fosse migliorato invece mi ero sbagliato.

Io, ho bisogno di tempo” sussurrai.

Per cosa? Illuminami perché non capisco”

Per capire” dissi, mentendo ancora.

Esci e tornatene a casa, questa è la miglior cosa che sai dire dopo quasi due mesi che non torno in casa mia, da mio padre?!” fu il colpo di grazia, non per l'orgoglio o simili. Era il colpo finale che mi aveva dato, e mi sentivo soffocare. Non volevo perdere l'unica ragazza che mi capiva.

Potevo essere più stupido e coglione di così?

Speravo di non aver raggiunto quel punto di non ritorno, anche se me lo sarei meritato.

Come sempre, GRAZIE *-*
Vi lascio con questo capitolo... Cosa ne pensate del comportamento di Mattia? Sono di poche parole, ma devo scappare a studiare (strano eh?)

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Caught; ***


 

Pov Mattia

 

Dopo quell'incontro era difficile addirittura che ci salutassimo in classe, o che ci guardassimo.

Mi sentivo male, non tanto perché avevo capito che io non avevo mai smesso di amarla.

Sì, amarla, era l'unico verbo che mi veniva in mente visto che dopo due mesi che non stava con me non riuscivo a farne a meno, non riuscivo a non pensarci.

Tutte le ragazze erano solo una distrazione ma poi tornavo sempre lì, ai suoi occhi e alle sue labbra; al suo carattere da dura e fredda, quando in realtà non lo era.

Chiusi di malavoglia il libro.

Era suonata la campanella.

C'era l'ora di educazione fisica; solitamente, era tutto divertimento, chi giocava a calcio, chi a pallavolo, chi a tennis, ma quel giorno c'era il test. Corsa veloce.

Come ogni anno. La terza settimana di marzo c'era il test.

Nessuno ne aveva voglia.

Nemmeno io che amavo lo sport.

La giornata era soleggiata, ma non faceva troppo caldo.

Poi maschi e femmine si diressero nei rispettivi spogliatoi.

Andammo nel cortile principale, il professore era già lì con il cronometro.

Ci fece fare il riscaldamento, per evitare strappi o simili. Ci mise infine in fila ed in ordine alfabetico, ci fece fare il test.

Io ero uno dei primi.

I miei 8 secondi mi avevano regalato un buon sette e mezzo.

Mi misi a guardare gli altri.

Toccava a Serena, lei andava spesso a correre perciò non sarebbe stato un problema.

Si sentì il fischio, però dopo due secondi cadde a terra lanciando un urlo di dolore.

D'impulso scattai verso di lei. Si toccava la caviglia.

È una storta, sto bene” ripeteva, più a se stessa.

Beni, portala in infermeria” scegliendo me, non poteva scegliere persona peggiore. Certo ero uno con un buon fisico, ma a lei questo non sarebbe importato.

Non importa, cammino” disse ma ormai l'avevo già presa in braccio.

Scusa, forse avresti preferito qualcun altro” dissi d'un fiato.

Se la smetti di scusarti forse potrei sopportarti”

 

Pov Serena

 

Ero sul lettino dell'infermeria, c'era stata solo un'altra volta quando mi schiacciai un dito tra la porta della classe. Anche in quell'occasione mi diedero del ghiaccio freddo, ma in quell'occasione ero da sola.

Mattia stava tenendo la busta fredda sopra la mia caviglia.

Era davvero fredda e lui pigiava per procurarmi sollievo.

Certo che è proprio gonfia” commentò.

La mia solita fortuna” dissi amaramente.

Il professore arrivò ad interrompere quell'imbarazzo. Mi controllò la caviglia.
“Mattia, la puoi riportare a casa?”

Sì” si limitò a dire.

Compilai tutti i fogli ed infine, a campanella suonata, uscimmo. Mi ero aggrappata a Mattia, che inoltre teneva anche la mia cartella, ed io la sua perché era più leggera.

Ehi il mio autobus è di là, il professore ha detto di portarmi a casa”

Ma non ha specificato quale casa, quindi segui me” Fanculo.
“Un individuo qualsiasi avrebbe capito a quale casa si riferiva, Mattia.” dissi scocciata.

Arrivammo a passo di lumaca all'autobus, ma riuscimmo comunque a prendere il solito.

Una volta saliti, lentamente, a causa mia, mi trovò un posto per sedermi mentre lui stette in piedi.

Non c'era bisogno di fare l'eroe”

Senti, la vuoi smettere di fare così e mi dici solo grazie?”

Vaffanculo” conclusi. Qualcuno si girò a guardarci sperando di vedere un seguito a quel litigio, ma purtroppo per loro dovettero distrarsi dalla solita noia in un altro modo.

Non parlammo più fino alla strada di casa, poi mi venne spontaneo fare qualche domanda.

Chi c'è in casa?”

Per adesso nessuno” feci un sospiro di sollievo ed entrammo.

Faceva uno strano effetto, l'odore della casa era sempre il solito, qualche quadro spostato, un po' di disordine, ma per il resto era tutto simile.

Non osai entrare nella mia stanza. Mi misi solo a sedere sul divano, distendendo la gamba. La caviglia stava pulsando talmente si era sforzata in tutto il tragitto scuola-casa. Mattia mi prese una busta di piselli surgelati e la pose sopra il mio piede.

Avevo freddo.

Dicono che dai piedi e dalle mani si propaga il freddo.

Vuoi qualcosa?” mi chiese.

Non ho fame” risposi sprezzante. Disse qualcosa che non compresi, probabilmente un insulto.

La serratura della porta scattò, improvvisamente.

Mi gelai.

Non per i surgelati sul piede.

La figura di Giulia apparve all'ingresso. Mi guardò con gli occhi stralunati.

Mamma, ti spiego, prima che tu dica qualcosa” mi precedette Mattia “Si è fatta male, le ho offerto aiuto, punto” cero, era lui l'eroe.

Come stai, tesoro?” tesoro 'sto cazzo.

Okay” risposi.

Mattia ti ricordo che stasera si va a cena fuori” lui annuì ed io mi trovai così inadatta a ciò. Tra l'altro sarebbe rientrata Alice che avrebbe spifferato tutto a mio padre.

Presi così la mia cartella, cercando di zoppicare il meno possibile.

Ciao” dissi svelta e me ne uscii, lasciando più un ultimo sguardo d'odio che di gratitudine.

Mi faceva male, davvero troppo male, la caviglia naturalmente.

Il sole stava già tramontando, ed io avevo dimenticato il cappotto da Mattia.

Mi maledissi perché avevo freddo. Male e freddo. La cartella in più, pesava.

Casa mia era distante, ed anche la fermata dell'autobus per arrivarci.

Sbuffai. Mi veniva da piangere per il dolore, perché stavo interamente appoggiando il peso sul piede. Mi sembrava troppo inumano andare a giro zoppicando, e non mi balenò nemmeno l'idea di fermarmi in farmacia.

Stavo per attraversare la strada quando una moto mi tagliò la strada e mi si parò davanti. Non ebbi paura, almeno non dopo averla guardata. Il rombo, il colore, e la persona erano così familiari che non mi potevo sbagliare.

Mi fece cenno di salire, e sia per il dolore che per il freddo non potei rifiutare.

Tra altri 100 metri, ti avrei trovata a strisciare per terra” non aveva tutti i torti.

Perché sei venuto?”

Non avevo voglia di andare ad una cena di famiglia” mi disse, dando ancora gas.

Arrivammo in un attimo a casa mia. Non mi diede il tempo di scendere che poggiò la cartella dentro il cancelletto di casa mia e ripartì con la moto.

Non dici niente?” mi provocò.

Ho già capito, non ho sempre bisogno di spiegazioni” la strada la conoscevo bene, era quella per il pronto soccorso.

Il freddo e la stanchezza aumentavano, tanto quanto il dolore.

Per di più arrivati al pronto soccorso, eravamo, per le regole, con il bollino verde quindi ci aspettavano tante ore di attesa.

C'è un po' di cose lasciate in sospeso in questo capitolo, man mano si capirà qualcosa in più :)
Non aggiungerò nulla, spero che questo capitolo vi sia piaciuto perché non mi convince molto. Anyway, grazie grazie a coloro che seguono/preferiscono/ricordano la storia *-*

 

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Some words ***


Pov Mattia

 

Si era addormentata, in quell'odore tipico dell'ospedale, in quell'odore costante di ammoniaca e medicina. Erano due ore che aspettavamo.

Si era appoggiata alla mia spalla, aveva lottato per non cedere al sonno, ma poi chiuse gli occhi aggrappandosi al mio braccio.

Sentivo il suo respiro leggero e regolare, soffiarmi caldo sul collo.

Dopo una mezz'oretta si svegliò stropicciandosi gli occhi.

Non mi volevo addormentare” si lamentò.

Non ti sei persa niente” risposi.

Silenzio.

Mi devi delle spiegazioni”

Su cosa? Mi sembra molto banale perché ti ho portato qui”
“No, dal principio, ho bisogno di sapere la verità da quella sera, ho bisogno di capire, così mettiamo un punto a questa situazione” mi disse spiazzandomi.

Rimasi in silenzio a pensare se dire la verità e quindi sentirmi un coglione, un deficiente, un vigliacco e sentirmi insultare da lei, oppure mentire come avevo fatto in tutti questi mesi ed allontanarla per sempre da me.

Il punto era che io non la volevo perdere come persona, sia sorella, ragazza, o amica, lei era l'unica che mi capiva, l'unica che mi aveva fatto provare qualcosa in questa assurda cosa chiamata vita e relazioni.

Forse dovevo ringraziarla ed andarmene, o essere coraggioso per almeno una volta, dopo più di due mesi di sensi di colpa. Rimpianti.

Ci provo” feci una pausa “Vorrei dirti solo perdonami, dimentica tutto e dammi un'altra possibilità perché è quello che voglio adesso, ma senza spiegarti niente, credo sia impossibile. Non fraintendere, la mia spiegazione non sarà una giustificazione alle mie azioni...ho solo colpe.

Io voglio vedere felice mia madre, e quella sera per un attimo ho visto nei suoi occhi il terrore che aveva costantemente con mio padre, e ho pensato che se tu non ci fossi stata saremmo stati una famiglia perfetta, poi .. mi mancavi. Già, troppo, e mi odiavo perché mi mancavi. La soluzione era tornare indietro a fare come facevo prima per opprimere il dolore. Per la prima settimana quasi dava l'impressione di funzionare, ma poi ti vedevo costantemente, ogni tanto scambiavo qualche parola con te.. e solo con te mi sentivo bene, mi sento tutt'ora bene, io voglio stare con te” dissi, e scrollai le spalle come ad essermi tolto un peso enorme.

Pensi che basti a fidarmi di te ancora? Sono stata cacciata di casa perché tu non hai saputo dire come stavano le cose, ti ho visto tutto questo tempo a strusciarti con altre ragazze, e fare lo stupido con i ragazzi, ti ho visto bere e fumare più di prima”
“Serena, stavo male” la interruppi.

E io come stavo?! .. Esplodevo di gioia, sì! Non ne hai proprio idea di come mi sia sentita usata e rifiutata” disse ancor più arrabbiata.

Scusami, per tutto..”

Io ti potrei scusare Mattia, perché tu sei sempre tu e io non ho mai smesso di provare qualcosa per te” diventò rossa. Volevo dirle che l'amavo, ma mi sembrava troppo avventato.. era già sconvolta così.

Riprese “Ma non puoi pretendere che torni tutto come prima dopo delle belle parole, ho bisogno che tu ti guadagni la seconda chance e la mia fiducia” aveva ragione, davvero tanta ragione. Annuii e basta. Non volevo aggiungere altre parole, ma soprattutto avevo capito che dovevo far una cosa nell'immediato futuro: parlare con suo padre e raccontargli tutto.

 

Dovemmo aspettare un'altra mezz'ora prima di essere chiamati.

La portarono in una stanza dove le fecero la radiografia e poi, vedendo che non c'era niente di rotto, le misero una fascia, da cambiare quotidianamente, più una pomata per diminuire gonfiore e dolore.

Erano le undici di sera e sua madre era stata avvisata che Serena era con me.

La riportai dentro casa e la poggiai sul divano, anche se le avevano dato delle stampelle per aiutarsi.

Mattia rimani qui a dormire, è tardi e poi dicono che piove” disse sua madre; non certo per la pioggia, accettai.

Mi prepararono la stanza di Alice, per dormire.

Sua madre inoltre ci fece dei panini che mangiammo sul divano. Io stavo morendo di fame, Serena era tutto il giorno che non toccava cibo, e anche lei aveva fame.

Finalmente, stavamo un po' più vicini.

Portai la gamba fasciata sulle mia per farla distendere. Era ancora più vicina di prima. Continuò a mordicchiare il suo panino guardando altrove.

Era buffa quando faceva così.

Ma devo iniziare da capo con la storia della seconda possibilità? Perché se lo devo fare devi sapere quanto cazzo mi piaci, Serena” dissi premendo le mie labbra sulla sua guancia.

Non lo prendere come un gioco, mi fa piacere sentire questo cose, ma ho bisogno di tempo” tagliente, ci rimasi male.

Allora è meglio che vada a dormire” mi rassegnai, almeno per quella sera. Lei annuì e si diresse anche lei in camera.

 

Pov Serena

 

Prima di addormentarmi, l'unico pensiero che mi passava, oltre a Mattia, era come utilizzare le stampelle. Già, non le avevo mai usate, né volevo andarci a scuola. Sarei stata ancora più ridicola e goffa del solito.

Tutte le volte che mi dicevo che ero perseguitata dalla sfortuna, avevo pienamente ragione.

Non avrei trovato pace.

Dormire fu estremamente piacevole, né sogni, né incubi, solo del sano riposo interrotto dai sussurri del ragazzo che stava cercando di svegliarmi.

Ti devi alzare” mi scosse ancora.

Okay, okay” dissi mettendomi a sedere sul letto, per evitare un risveglio brusco.

Ti cambio la fascia e poi ti lascio preparare” Avevo una madre infermiera eppure dovevo farmi cambiare la fascia da un ragazzino viziato, e troppo intraprendente. Arrotolò il tessuto dei pantaloni fino a metà coscia, quando poteva benissimo farlo arrivare al ginocchio. Percepii le sue mani calde sulla mia pelle.

Gli bastò prendere in mano il mio piede e lentamente sciogliere le fasce. Cercai di nascondere tutti i brividi che provavo quando lui mi sfiorava la pelle o teneva una mano sopra il polpaccio.

Mi mise la pomata, assicurandosi che la pelle l'assorbisse. Massaggiò lentamente la mia caviglia, continuando a torturarmi. Cosa voleva ottenere? Un cedimento ormonale? …

Riuscii poi a prepararmi per andare a scuola.

Lo zaino me lo portò lui, e il mio rapporto con le stampelle non era affatto male. Poteva migliorare.

Sembrava tutto risolto e tutto lasciato in sospeso.

Non c'era nulla di concreto, un chiarimento certo. Tante parole, che, nonostante tutto, mi fecero credere in lui. Era sincero. Me lo sentivo. D'altra parte, mi si presentavano le scene di lui con altre ragazze, di lui che non mi difendeva contro mio padre, di lui codardo, di lui che si sfogava con il sesso e l'alcool. Sarebbe mai cambiato? Era una domanda da Oscar, a cui non volevo dare risposta, le persone cambiano solo quando lo vogliono davvero. Non per nessuno. Si cambia sempre per se stessi, quindi cosa voleva veramente lui? .. Forse era questa la domanda più adatta.

La campanella dell'intervallo suonò, destandomi da quei pensieri.

Mi accompagneresti a fumare?” mi chiese in un attimo Mattia.

Sai che non mi piace che tu fumi”

Allora mi accompagni a fare un giro?” messa così, non avevo niente da ridire, e visto che volevo provarci davvero con Mattia, perché in fondo io …

 

Hooola! Beh questo capitolo è un esplosione di cose, non so mai se le scrivo nel modo giusto o sono troppo precipitosa, comunque sia spero vi piaccia! E grazie GRAZIE! :D
A presto e buona domenica, Cri

 

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** I'm coming home ***


 

Pov Serena

 

Ammetterlo sarebbe stato come cadere ai suoi piedi in un attimo. Mentire a me stessa sarebbe stato più letale.

Io lo amavo.

Ero riuscita a dirlo a me stessa in un monologo interiore che non mi aveva lasciata in pace dall'uscita di scuola fino a casa.

Per fortuna riuscii ad arrivare da sola fino al portone.

Feci un po' di compiti, e poi accesi il pc per distrarmi. Per raccontare tante cose a Silvia su facebook, e controllare le menzioni di twitter.

Alla fine avevo ceduto anch'io ai social network. Effettivamente erano comodi.

-Mi manchi- due parole accanto al mio nome. Mattia mi aveva mandato quel tweet. Le farfalle nello stomaco rinacquero all'improvviso. Erano andate in letargo e ora attaccavano peggio di prima.

Subito dopo suonò il telefono di casa, andai zoppicando a rispondere.

Pronto”

Tesoro ...sono papà, ti va di cenare con me così parliamo?”

Ehm, io, non mi aspettavo..” mi interruppe.

Vieni qui stasera, saremo soli, i ragazzi e Giulia vanno al cinema” mi disse.

Avviso mamma, e arrivo” dissi distaccata.

Avevo paura, ma il tono di mio padre era stato dolce e tranquillo. Forse avremmo chiarito, o forse ora che io e Mattia non stavamo più insieme potevamo far pace.

Insomma, era sempre mio padre... prima o poi avrei dovuto affrontarlo.

 

Arrivai sotto casa, avrei potuto aprire con le chiavi, ma decisi di suonare.

Mi aprì mio padre sorridente, anche se un po' in imbarazzo.

Aveva ovviamente ordinato due pizze.

Al solito” dissi indicandole.

Senza di te non me la cavo bene” scherzò.

Ci sedemmo a tavola, rimanendo per qualche minuto in silenzio.

Poi aprì lui il tanto atteso discorso.

Serena, io ho sbagliato, ho reagito d'impulso... non sapevo cosa c'era davvero tra di voi. Mattia oggi è venuto nel mio ufficio e mi ha spiegato molte cose, alcune te le dirà lui, spero, altre invece parlavano del vostro rapporto”

Quindi ti va bene che stavamo insieme?” fredda.

L'ho accettato, ne ho parlato tanto anche con Giulia, infondo non siete fratelli e non è una vostra colpa se vi siete innamorati. Avevo paura, lo ammetto. Poi insomma, tu sei sempre la mia bambina e vederti tra le braccia di un ragazzo nella mia stessa casa non mi ha fatto piacere”

Non volevamo offendere nessuno” dissi acida.

Io ho bisogno che tu torni qui, insomma, io ti voglio bene bambina e mi sono sentito così in colpa in questo periodo senza vederti.”

Okay” sillabai.

Nel caso dovesse ricapitare, non farò mai più quello che ho fatto, e non dirò più le cose stupide che ho detto”

Grazie” conclusi e finimmo di mangiare. Parlammo d'altro. Rispondevo alle sue domande con monosillabi, la stessa cosa che valeva per Mattia, valeva per lui. Mi avevano ferita davvero.

 

Scattò poi la serratura della porta.

Alice appena mi vide mi saltò, letteralmente, addosso. Per fortuna ero a sedere a causa della caviglia. Dopo che mi liberai della peste mi alzai sorreggendomi ad un mobile.

Stasera Serena rimane a dormire qui” annunciò mio padre felice.

Giulia mi schioccò un bacio sulla guancia.

Poi mi girai verso Mattia. Mi sorrise, gli altri ci lasciarono soli nel frattempo.

Si avvicinò lui, per evitare che andassi da lui zoppicando, rovinando così l'atmosfera.

Mi buttai fra le sue braccia, facendo sì che lui sostenesse il mio peso. Strinse l'abbraccio.

Grazie” dissi avvicinandomi al suo orecchio

Mi sembra il minimo aver detto la verità” mi rispose lasciandomi un bacio sul collo.

Mi staccai, completamente rossa. Stavo per allontanarmi quando mi afferrò il polso e mi attirò a sé, cercai di divincolarmi ma finii sul suo petto, lui che mi accarezzava i capelli. Quando mi allontanai, presi, poi, le mie stampelle e mi diressi in camera.

..Mi venne un infarto. Dov'era la mia roba?

Le mie creazioni? Non potevano averle buttate. Ebbi tanti istinti omicidi in pochi secondi.

Dove sono le mie cose?” quasi urlai nel corridoio. Nessuna risposta.

Vieni, prima che svegli qualcuno” mi disse Mattia. Lo seguii nella sua stanza. Aveva tutto appeso nella sua camera. Le foto mie sulla sua scrivania.

Sulle parete i miei disegni, la mia macchina da cucire sopra un tavolo.

Ma..” provai a dire qualcosa.

Ti puoi riprendere tutto se vuoi” disse con un tono desolato.

Solo questo e la macchina da cucire” Presi un mio quadro che rappresentava una ragazza senza volto a cui esplodeva la testa, ma l'esplosione era un ammasso di colori e creatività.

Me ne stavo tornando in camera quando Mattia mi spiaccicò di nuovo sul suo petto.

Sentivo il suo fiato soffiare sulle mie labbra.

Buonanotte” e mi baciò la fronte. Voleva la mia morte, ne ero sicura.

Ancor più lentamente uscii di camera, ricambiando la buonanotte.

 

Rimasi a dormire solo per quella notte, non me la sentivo ancora di vederli ogni giorno costantemente.

La giornata scolastica fu ancor più breve del solito perché mancava un professore.

Stavo rifacendo lo zaino quando mi sentii chiamare dal ragazzo francesizzante.

Visto che non ho fretta, potrei accompagnarti a casa”

Okay, basta che non mi fai da sottofondo durante il viaggio”
“Dovrei stare zitto?”

Esattamente” risposi, sapevo di aver il coltello dalla parte del manico, e per una volta volevo fare a modo mio, anche se avevo un estremo bisogno di Mattia ad un livello successivo della parola o di quattro battute in croce. C'era un ma, già, non mi volevo lasciare andare... i motivi erano più che chiari. La ferita era stata aperta, e ricucita in malo modo, si stava risanando, ma bastava poco per riaprirsi. Le mie metafore facevano proprio pena, dovevo ammetterlo.

Salimmo sul bus, tutto pieno e io non riuscivo davvero a reggere un viaggio in autobus su un piede solo, aggrappata ad un pezzo di ferro.

Serena!” era l'accento inglese di Adam, inconfondibile. Era seduto in fondo, mi fece cenno di raggiungerlo e io feci cenno a Mattia di seguirmi.

Sbuffò quando lo vide.

Vieni in braccio a me, non mi pesi” disse vedendo le stampelle. Gli raccontai come mi ero fatta male e poi iniziammo a parlare di come andava la vita per lui da studente universitario in Italia, ignorando totalmente il ragazzo che mi stava riaccompagnando a casa. No, non mi sentivo in colpa.

Lui sarebbe?” mi chiese Adam.

Quello che mi porta lo zaino” dissi ridendo, ma vidi Mattia sbiancare. 1-0 per la sottoscritta.

Dopo qualche minuto il mio facchino personale mi disse che dovevamo scendere.

Ciao Adam” dissi dandogli un bacio sulla guancia, alla fine scendemmo.

 

Ciao Adam” mi fece il verso Mattia con tanto di smorfia.

Sbaglio o dovevi stare in silenzio?”

Ti diverti eh?” odiavo quando mi si faceva una domanda dopo una mia domanda.

Gli sorrisi e proseguimmo fino a casa dove mi lasciò con un bacio sulla fronte senza dire altro.

Forse l'aveva presa seriamente la cosa di stare in silenzio.

Forse aveva tutte le intenzioni di farsi perdonare.

Forse, non era un sentimento da poco, se aveva perso mezz'ora a portarmi a casa solo per darmi un bacetto sulla fronte. Forse.

Nah, non mi convince per niente questo capitolo (quando mai sono soddisfatta eh? XD) sarà che sono piena di compiti in classe e il tempo per scrivere si riduce troppo, quindi capisco se non vi possa piacere u.u
Anyway, ancora grazie, grazie *_*  e nel prossimo ci sarà una piacevole sorpresa :)
Cri

 

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Sweet home ***


Pov Mattia

Dovevo chiamarla in tempo, prima che si organizzasse in qualunque modo per le vacanze di Pasqua che sarebbero iniziate il giorno seguente. Erano già passati 10 giorni, Serena si era più o meno ristabilita, e in quel momento avevo preparato un week-end per noi, sempre che poi ci sarebbe stato un noi.

Composi il suo numero e mi attaccai al cellulare, sperando che non dovesse fare i salti mortali, come era solita, per rispondermi.

“Ehi”

“Ciao bella”

“Dimmi” disse dubbiosa.

“Avevo intenzione di andare due giorni in campagna da mia nonna, per passare due giorni diversi, e mi chiedevo se avessi voglia di accompagnarmi”

“Ci sei solo te?”
“Si, saremmo io, te e mia nonna” dissi.

“Okay” mi rispose.

“Ti passo a prendere in mattinata, vestiti comoda” le suggerii.

Chiudemmo la telefonata.

È l'ora del riscatto, pensai tra me. Speravo di passare due giorni solo io e lei, per riallacciare i rapporti.

 

Il mattino seguente ero ad aspettarla sotto il portone di casa sua.

Alice che mi rimproverava di non aver invitato lei, o di non averla coinvolta in nulla. Così le dovetti portare un uovo enorme di cioccolata per farmi perdonare.

Poi scese Serena, trascinandosi dietro una piccola valigia. Indossava una tuta non troppo leggera, con una felpa sopra perché era ancora troppo presto e il sole non aveva fatto in tempo a scaldare il mattino.

Salimmo in macchina, auto concessa da mia madre per fortuna.

“Buongiorno” mi disse, sorridente. Era un buon inizio.

“'giorno”

“Certo che proprio non ti riesco a vedere in campagna, con le mani sporche o le maniche rigirate”

“Invece miss Serena è pronta a stare tra la natura?” dissi guardandola, ricambiò lo sguardo complice.

“Quanto ci vuole?”
“Un'oretta”

“Ti dispiace se dormo?” Scossi la testa così lei si appoggiò di lato e si addormentò. Le abbassai di poco il sedile per farla star meglio e continuai il viaggio tra quelle strade conosciute.

 

Pov Serena

Mi svegliai frastornata quando la macchina si fermò, i viaggi mi davano sempre noia e preferivo dormire.

Mattia aveva parcheggiato di fronte ad una casa su due piani, con un enorme giardino fuori, un orto ed una vigna intorno, e i boschi più in fondo. Era stupendo.

Mattia mi fece cenno di scendere, così feci, respirando quell'aria pulita.

Una signora anziana uscì dal portone, aveva i capelli grigi tirati indietro in una crocchia, gli occhi erano al contrario di quelli di Mattia, marroni e caldi.

“Ciao ragazzi! .. Tu devi essere Serena?”

“Sì signora, piacere”

“Chiamami Lea” le sorrisi. “Mattia vieni a farti abbracciare” il ragazzo con due passi la raggiunse e l'abbracciò, schioccandole un bacio sulla guancia.

“Venite dentro dai” disse Lea.

Ci fece accomodare,così portammo dentro le valigie. Le nostre camere erano al piano superiore, una accanto all'altra.

La casa era legno puro, era tutto in legno tranne le pareti. Sapeva proprio di antico, di rurale. Nel salone c'era un grande camino, ancora spento.

Le camere invece erano grandi, due o tre volte più grandi delle mie. C'era il letto matrimoniale ed un intero armadio riverniciato. Mi piaceva tutto di quella casa, pure il bagno.

Finii di posare le mie cose e scesi nel salone dove Mattia si era già accomodato e aveva una tazza di caffè fumante davanti a sé.

Mi sedetti anch'io e ne presi un po', data la sonnolenza di quella mattina.

“Mattia mi ha detto che siete qui per aiutarmi e per passare i giorni di Pasqua con me” si rivolse a me la donna.

“Sì, è così”

“Allora direi di non perdere tempo in chiacchiere” poteva farmi paura. Aveva usato un tono che andava dallo scherzoso al sadico.

Mattia emise una risatina e si alzò, andando a prepararsi, mentre io non avevo la più pallida idea di cosa fare.

Così, la nonna del giovane, mi portò in una stanza, che sembrava una stanza da sarta e mi diede jeans e camicia da vera contadina. Cappello di paglia, e stivali alti per il fango. Sì, avevo paura.

La giornata per fortuna era calda, segno che la primavera era già inoltrata.

 

Ero pronta, uscii fuori e fui abbagliata dal sole caldo.

Anche Mattia indossava un jeans vecchio e una camicia straccia.

La sua nonna mi aveva dato guanti, forbici e un cestino.

“Che devo fare con questi?” indicai gli oggetti.

“Vieni con me” si avviò verso quello che mi sembrava un orto o qualcosa di simile.

Sì, era un orto. Intravedevo i vari recinti che dividevano le varie coltivazioni.

“Allora raccogliamo queste” indicò le insalate “ e piantiamo invece le sementi su quei terreni, poi ripuliamo il giardino, okay?” annuii. Appena il ragazzo mi spiegò come fare, mi misi a lavoro.

Era quasi divertente. Era una cosa nuova che mi piacque, una specie di arte della natura.

Cominciai a tagliare le insalate, poi passai invece ad annaffiare le sementi piantate già dalla nonna di Mattia.

“Sai che sei proprio carina mentre lavori” mi disse, era a distanza di qualche metro con i capelli appiccicati alla fronte sudata, gli avrei risposto volentieri che lui invece mi ispirava sesso, ma evitai.

“Grazie” dissi timida,nemmeno il tempo di girarmi e tornare a quello che stavo facendo che me lo trovai davanti. Si tolse un guanto e mi sfiorò le labbra con le dita, per poi scendere a carezzarmi il collo leggermente sudato. Mi lasciò un innocente bacio sulle labbra e mi fece segno di seguirlo.

Ci spostammo in un’altra zona dove io toglievo la terra e lui piantava. Avevo interamente sporcato i pantaloni.

In continuazione ci scambiavamo sguardi complici, mentre le nostre mani, vicine, lavoravano la terra.

Finimmo la parte dell’orto verso l’ora di pranzo, così Lea ci portò un piatto di pasta ciascuno e lo mangiammo seduti sotto la tettoia della casa.

“Non ti facevo contadina, pensavo ti facesse schifo”

“No, è divertente”

“mmh, ti stai divertendo troppo per i miei gusti” disse posando il piatto, e andando a farmi il solletico. Cademmo sul prato, sporcandoci ancor di più di terra. Mi sporcai anche i capelli.

“Smettila” dissi, ridendo per il solletico.

Si fermò e mi guardo, facendo un sorriso malizioso. Mi scompigliò i capelli e si alzò.

“A lavoro, ragazzina” disse, così ritornammo a pulire e mettere a posto.

 

Finimmo intorno alle sei e andammo ognuno nelle rispettive stanze per una doccia.

Sentii bussare dopo una mezz’ora alla porta. Era Lea.

Mi aveva portato un suo vestito di quando era giovane. Un vestito che adorai appena lo vidi.

Arrivava alle ginocchia, così misi le calze sotto.

Scesi per la cena, Mattia si trovava già seduto al tavolo.

“La campagna ti dona” disse, sua nonna mi fece l'occhiolino e io mi sedetti imbarazzata.

Mangiammo tra le grandi chiacchiere della gioventù di Lea. Io parlai poco, non tanto per imbarazzo, ma perché ero stanca ed ero curiosa della signora che avevo davanti.

“Serena, ti va di vedere un film?” mi domandò Mattia.

“Okay, cosa proponi?”

“Mmh, quello che c’è in tv suppongo” disse.

Ci mettemmo, così, sul divano. La tv dava un horror. I veri film insomma.

Eravamo seduti vicini, io con una voglia strana di abbracciarlo, lui che guardava prima me e poi il film.

Cercai di seguire la trama, finendo per rimanere schifata dalle scene del film. Soprattutto dopo mangiato, non riuscivo a tollerare sgozzamenti e tanto sangue.

Finii per tapparmi gli occhi con entrambe le mani.

“Vuoi che cambi?”

“No” mugolai, girando di lato la faccia per poter aprire gli occhi senza vedere la televisione. Incrociai lo sguardo di Mattia, che mi guardava perplesso.

“Ho appena mangiato, cosa pretendi?” dissi per difendermi, ma lui mi avvolse tra le sue braccia. Non opposi resistenza e mi sistemai comoda.

“Almeno così non vomiterai sul divano” disse ridendo, gli diedi un pizzicotto e continuai a guardare il film. Fu ancora più difficile seguire perché sentivo benissimo il suo profumo, quel profumo, che da sempre mi faceva dimenticare tutto, era Mattia.

Alla fine rimasi in dormiveglia sul suo petto, mentre lui mi accarezzava una spalla.

“Ehi, dovresti andare a letto sei stanca” mi disse, dandomi un bacio sulla fronte.

Perché era così dolce? Esitai un attimo, combattuta su cosa fare, alla fine gli lasciai solo una carezza.

Mi alzai, e camminai come un zombie, come quelli che avevo visto nel film.

Mi trascinai fino al bagno, per prepararmi per la notte.

Aspettai solo di chiudere gli occhi e riposarmi per il giorno seguente.
 

Here we are. Intaaanto, grazie davvero, siete tutti bellissimissimi *^* 
Spero tanto che vi piaccia anche questo capitolo,
a prestissimo, Cri

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** This is the night ***


Pov Serena

La mattinata trascorse come quella precedente, forse un po' più tranquilla, perché avevamo poco lavoro da fare. Il pomeriggio, mentre Mattia continuava a fare dei lavoretti o commissioni, io rimasi con Lea a cucire e a provare vestiti.

Erano tutti incredibilmente belli. Erano vecchi, ma belli. Poi io amavo la moda in maniera spropositata e passai quindi un pomeriggio stupendo tra il provare, fare e rifare abiti.

Infine, per quella sera, scelsi un jeans a vita alta e una camicetta celestina. Una scarpa col tacco, ed era un perfetto look anni 50. Mi adoravo, almeno una volta ogni tanto.

Andai anche a truccarmi e poi uscii a chiamare Mattia.

Mi venne incontro, era tenero. Sudato e con i guanti sporchi di terra.

Sei bellissima” disse avanzando, mentre io arretrando, finii contro il muro. Mise le sue mani ai lati della mia testa, imprigionandomi tra lui e il muro.

Volevo solo dirti di andare a fare una doccia perché tra poco si mangia” dissi d'un fiato.

Nient'altro?” disse andando poi ad accarezzarmi le labbra con le sue. Rimasi per un attimo senza parole, e poi scossi la testa.

Fece un ghigno compiaciuto ed entrò in casa.

 

Lo aspettammo per la cena.

Lea aveva preparato le lasagne, erano squisite.

Che fate stasera?” ci chiese Lea. Io guardai Mattia, non avendo idea di cosa potesse inventarsi.

Nonna, si può ancora andare vero, lì giù dietro la casa?” non avevo capito.

Certo, certo, mi sembra un'ottima idea” disse lei ridendo e sorridendo.

Proprio non riuscivo a capire.

Aggrottai la fronte guardando Mattia che mi mimò un fidati.

Cercai di stare tranquilla ma sembravo una tredicenne al primo appuntamento, che poi, forse era così, io avevo sempre avuto strane paranoie.

Aiutammo la nonna di Mattia a ripulire la cucina e infine uscimmo.

Mi trascinò fino ad un boschetto, c'era un sentiero illuminato ben poco dalla luna.

Non morirò vero?”

Con la luce non avresti così paura, non affidarti alla vista, affidati agli altri sensi” ecco che usciva il Mattia filosofo, ogni tanto sapeva farci con le frasi ad effetto, con significati sottintesi, che mi facevano venire più paranoie di quante già normalmente ne avevo.

Presi quindi la mano di Mattia, se mi dovevo affidare agli altri sensi, volevo almeno qualcosa di sicuro da toccare. Rallentò il passo sorpreso e giungemmo alla fine in un piccolo spiazzo.

C'era una piccola cascata, e l'acqua. Un laghetto naturale, le piante che lo racchiudevano, e la luna alta e piena che veniva riflessa nell'acqua.

È meraviglioso”

Non hai idea di quante estati ho passato qui” mi disse, lasciandomi la mano per togliersi i vestiti.

Che fai?” chiesi ingenuamente.

Un bagno” dicendo questo si immerse, tenendosi i boxer addosso. Allungò la mano verso di me, voleva che entrassi.

Mi sfilai pantalone e camicia. Anche la canottiera e in intimo entrai nell'acqua.

 

Pov Mattia

 

L'acqua fredda, se pur mi provocava un leggero fastidio, era il paradiso.

Si immerse anche Serena lentamente, mentre l'acqua l'accarezzava piano piano. I brividi le si propagavano su tutto il corpo. Si tirò su i capelli, appuntando quella grande treccia che mia nonna le aveva fatto. Andai a prenderle le mano, e finalmente eravamo dentro tutti e due.

La volevo, da giorni, da ore, da interi minuti. Il cuore stava scoppiando, e sapevo che tutto quello che facevo, era giudicato e osservato da lei.

Io l'amavo, guardandola, abbracciandola, baciandola, sfiorandola, e ammirandola. Mi ero perso nei suoi occhi, nelle linee del suo corpo, nella sua voce, nei suoi pensieri, nei suoi movimenti.

Mi chiedevo se mi fosse stato fatto qualche incantesimo anche solo per pensare certe cose.

Non era Mattia questo. Ma ero felice che non lo fosse, forse dovevo liberarmi di quella parte andata a male con il tempo, con le cose tristi che mi erano capitate.

Guardava la luna e mi dava le spalle. Sentivo solo il suo respiro, per il resto era immobile, come se avesse vinto anche il freddo, quella notte.

L'abbracciai da dietro, muovendo le mie mani sulla sua pancia nuda, scesi alle cosce e risalii fino al petto. Inarcò la schiena, tirando indietro la testa, che si appoggiò alla mia spalla.

Mi piaceva ciò che le procuravo. Era una sensazione bella. Erano belli i suoi ansimi, leggeri.

Le lasciai scie umide sul collo, baciandolo e leccandolo. Le baciai anche la guancia.

Si girò lentamente, e toccò la mia bocca con la sua.

Aprì gli occhi. Sembrava che la luna vi fosse entrata dentro, il grigio, la luce, l'intensità erano le stesse. La baciai, al principio era un bacio leggero, quelle labbra mi erano mancate troppo per andare oltre, poi fu lei a dischiudere la bocca e quel bacio divenne desiderio puro, una danza passionale dentro quell'acqua. Non saprei dire per quanto tempo le nostre lingue si rincorsero.

Si staccò, quasi ansante e uscì senza dire niente.

Avevo portato con me gli asciugamani e le coperte.

La raggiunsi e gliene passai uno prima che prendesse freddo.

Ne presi uno anch'io e avvolsi prima me e poi tra le mie braccia, lei.

Rientriamo” riuscì a sussurrare.

Pensavo ti piacesse qui” dissi, quasi deluso.

Mi piace, ma ho voglia di tornare a casa” c'era sempre quella punta di amarezza nella sua voce.

 

Mi tolsi l'intimo bagnato per mettermi la tuta senza tenere quell'indumento. Non faceva così caldo in quel periodo e tenermi qualcosa di umido addosso mi dava noia.

Mi guardò mordendosi il labbro, imbarazzata dalla mia nudità e dall'effetto che aveva lei su di me, e ridacchiai per quello.

Lei invece non si spogliò, almeno non si tolse le mutande. Si girò e si tolse il reggiseno, per poi rimettersi camicia e jeans.

Rientrammo in casa troppo presto per i miei gusti.

L'accompagnai alla camera.

Sono stato bene stasera”

Anch'io, buonanotte” disse celere ma mi abbracciò, cogliendomi di sorpresa.

Si strinse al mio corpo, così ricambiai l'abbraccio.

Aspetta” dissi quando si stava per staccare, non volevo mollare la presa. Le lasciai un bacio a stampo e mi avvicinai al suo orecchio.

Voglio fare l'amore con te” sentii subito la tensione del suo corpo.

Anche sotto il mio basso ventre qualcosa si era teso, ma era meglio non pensarci.

Non rispose, così, cominciai a baciarla, sui capelli sul collo, sulla spalla, ma non si muoveva. Muovendomi su ogni singola parte di pelle nuda, saggiandone tutte le reazioni che le provocavo.

Io... scusami, non ce la faccio adesso” sbuffai staccandomi e questo la fece innervosire. “ Se vuoi soddisfare il tuo cazzo vai in bagno e fai da te, invece di fare il romantico con me!”

No, no, non è così”

Allora buonanotte” concluse.

Buonanotte Serena” dissi, lasciandole la mano.

 

Scesi giù, nella speranza di trovare mia nonna ancora sveglia. Avevo voglia di parlare un po' con lei.

Entrai in cucina e quando mi vide, scosse la testa.

Perché non siete in camera a fare l'amore?” chiara e senza giri di parole.

Perché ho fatto il cazzone per un bel po' di tempo, e ora, non mi vuole” dissi.

Lei ti vuole eccome, ti guarda come io guardavo tuo nonno da ragazza, e tu ancora peggio, tu la ami” ripeto, chiara e senza giri di parole.

Credo di sì, in realtà non so precisamente cosa sia, però è forte quello che provo per lei” le risposi.

Prova a dirle cosa provi allora” disse con un sorriso. Annuii.

Nonna, sai anche che odio mio padre vero?” era l'unica con cui potevo parlarne.

Lo so tesoro, e mi dispiace così tanto, perché io e tuo nonno non l'abbiamo potuto crescere ed è diventato quello che è ora, mi dispiace perché tu sei fantastico e ti meritavi di meglio”

Non è colpa vostra, nonna”

Mh, non saprei rispondere, ma a volte mi chiedo come sia stato possibile”

Non dipende da te, guarda che nipote hai cresciuto eh?” dissi, facendola ridere.

Sì, presuntuoso e bello” disse schioccandomi un bacio sulla guancia e mandandomi a letto.

Salii al piano superiore, e, prima di andare a dormire, entrai nella stanza di Serena. Le posai un bacio sulla fronte e infine, mi preparai per dormire.

Allooora, buona domenica e GRAZIE a chiunque ancora mi sopporta, e legge la storia :)
Qui si conclude la vacanze dei due ragazzi, ora dovranno tornare a casa..
Non aggiungo altro
A presto, Cri


 

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Sun will rise ***


Pov Serena

 

Mi svegliai con il profumo del caffè che veniva dal piano di sotto.

Mi svegliai con il sorriso per la giornata precedente.

Era che mi sentivo su di giri in un momento e perplessa in quello dopo.

Felice perché Mattia mi piaceva forse più di prima, e io continuavo a piacergli.

Perplessa perché non sapevo cosa pensare, se fidarmi o meno.

Scesi in cucina e trovai la colazione pronta.

Lea aveva già preparato tutto visto che saremmo dovuti partire.

Mattia mi stava aspettando.

Finita la colazione, partimmo per tornare a casa.

Ringraziai la signora che ci aveva ospitato; fui contenta di averla conosciuta.

Salimmo in macchina, e chiusi gli occhi come nel viaggio precedente, solo che non dormii.

Guarda che è bello il paesaggio” mi esortò Mattia.

Non mi è mai piaciuto il viaggio in macchina” risposi mugolando.

Posso chiederti perché?”

Perché mi piace chiudere gli occhi in un posto ed aprirli in un altro”

Invece a me piace assaporare ogni secondo del viaggio che mi porta fino alla meta” mi disse. Erano due visioni diverse, sicuramente.

 

Ci fermammo poi ad un'auto-grill perché Mattia aveva fame.

Alle 10 lui aveva fame. Era un maschio, e i maschi hanno sempre fame.

Comunque fosse, ci fermammo.

Scesi anch'io dall'auto e lo accompagnai. Prese un panino, e si sedette per mangiarlo, così lo seguii.

Ho bisogno di chiederti un favore” mi disse serio.

Okay” mandò giù un boccone.

Oggi sull'ora di pranzo ho l'incontro con mio padre perché dice di non star bene, potresti accompagnarmi?”

Non so se sono la persona giusta Mattia, però se ti fa stare tranquillo sì” non riuscivo a negargli un favore. Altro sintomo di un amore incondizionato per quegli occhi azzurri.

Mi sorrise, lasciandomi una carezza sulla guancia. Anche quel semplice gesto mi tormentava di brividi.

Quando ripartimmo, la destinazione cambiò da casa, al carcere.

Non c'ero mai stata, non che fosse un posto da vedere, ma ogni esperienza è buona per farsi le ossa.

 

Il posto di per sé non era invitante, i recinti meno che mai.

Mattia mi prese per mano e mi portò dentro. Mi aggrappai al suo braccio finché non raggiungemmo una stanza piccola con un solo tavolo in mezzo, qualche sedia e una guardia.

Arrivò poi un uomo, alto tanto quanto Mattia, accompagnato da una guardia.

Il volto sciupato, pallido. La barba non fatta. Il viso elegante certo, ma quasi cattivo.

Ciao ragazzo” salutò l'uomo.

Ciao” si limitò a rispondere Mattia.

Tu sei?... mmh fammi pensare, la puttana che soddisfa mio figlio?” disse guardandomi

No” dissi.

Serena non gli rispondere nemmeno, è già tanto se riesce ancora a dire la parola figlio” disse Mattia sputando veleno.

Beh carina comunque, la puttana” tremai per come mi aveva guardato.

Non ti permettere più” disse Mattia, si stava arrabbiando. Ora capivo che tipo di conversazioni aveva. Cercai la sua mano ma era stretta a pugno, così gli presi il polso.

Sai se fossi fuori da qui, probabilmente ci avrei provato con la tua fidanzatina” beh almeno aveva capito che non doveva chiamarmi puttana, anche se quella frase mi scosse.

Sei un porco” disse a denti stretti Mattia.

Perché tu non lo sei? Ah come sta la mia Giulia? La tratti bene?” lo provocava, si vedeva quanto ci tenesse a provocarlo.

Vaffanculo”

La verità fa male eh?... Mi immagino come tratti bene Giulia o la troietta che ti sei portata dietro” serrai anch'io la mascella, incazzata. Come si permetteva, dopo tutto quello che aveva fatto, anche solo a nominare Giulia?!

Riportatelo in cella” Mattia si rivolse ad una guardia e in silenzio mi portò via.

Per un attimo vidi il gelo nei suoi occhi, uno sguardo cattivo, che non apparteneva a Mattia.

 

Era furioso quando uscimmo fuori.

Scusami, non dovevo portarti qui” erano minuti che lo diceva.

Mattia calmati” gli presi il volto tra le mani e lo baciai. Non per la situazione, solo perché avevo voglia di baciarlo.

Sentii poi delle lacrime calde bagnarmi il viso, ma non erano le mie. Mi staccai e per quanto possibile cercai di mandarle via con le mani.

Ho paura di essere come lui” mi disse singhiozzando, non l'avevo mai visto così.

Lo baciai ancora, ed ancora.

Non lo sei, tu sei la persona fantastica che amo, sei diverso da quello lì, lo capisci?” dissi mentre continuavo ad accarezzarlo. Le sue lacrime continuavano a scendere.

Cosa? Ripetimelo” avevo detto più di quanto dovevo, ma ormai l'aveva sentito.

Io ti amo” dissi timida, con le guance che si tingevano di rosso.

Ti amo anch'io, Serena. Ti amo” intrecciammo le mani e continuammo a baciarci. Baciarci come se fosse la prima volta. Come se ognuno di noi fosse l'aria dell'altro. Non potevamo farne a meno. Avevamo voglia di assaporarci più di quanto l'avessimo fatto nei mesi precedenti, ci amavamo. Questo importava.

 

Con il cuore in gola, poi tornammo verso la macchina e Mattia mi portò a casa.

Erano successe tante cose, troppe.

A quel punto, dovevo solo provarci e vedere come sarebbe andata.

Utilizzai il pomeriggio per dormire e recuperare i compiti arretrati.

Chiamai Mattia per sapere come stava e poi, ci demmo la buonanotte.

Avevo voglia di vederlo il giorno dopo a scuola.

Avevo voglia di stare con lui, parlarci e sentirmi amata.

Così andai presto a dormire, non prima di aver informato la mia amica di tutti i nuovi passaggi.

Aspettavo solo che il sole sorgesse, ed io rinascessi.

Seeera! Non so nemmeno come mi è uscito questo capitolo dato il poco tempo (occupazione a scuola u.u), non so se vi potrà piacere... anzi ditemelo voi :)
E ancora GRAZIE ^^
A presto, Cri

 

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** 100 days ***


Pov Serena

 

Cento giorni prima dell'esame significavano solo una cosa: mare.

Accamparsi sulla spiaggia con alcool, cibo e sacchi a pelo e sperare nella miglior e unica maturità di sempre. Non si tornava indietro. Niente torna indietro.

Erano passati pochi giorni da Pasqua. I momenti per stare con Mattia, si ridussero alle ricreazioni. Qualche bacio rubato, discorsi sempre rimandati dalla campanella e poche occasioni per stare da soli.

Probabilmente il destino aveva deciso di farci aspettare, ma io smisi di credere nel destino da quando scoprii che Babbo Natala non esisteva.

 

Ero in macchina con Silvia e qualche altra amica. Mattia portava invece altri compagni di classe.

Noi portavamo l'alcool, loro il cibo.

Erano le sette di mattina, ed entro un'ora più o meno saremmo arrivati al mare.

Il viaggio non lo tollerai. Le ragazze chiacchieravano ed io ero obbligata a stare con gli occhi aperti.

Ma quindi Serena, tu e Mattia state di nuovo insieme?” amiche pettegole.

Forse” dissi vaga, perché appunto vago era il nostro rapporto.

E Adam, lo hai tradito con lui?”

Non sono mai stata con Adam”

Ah, quindi se ci provo non ti offendi” disse Martina. Scossi la testa. Io non potevo uscire con quel tipo di persone, proprio non ce la facevo ad essere così superficiale come le mie amiche.

Stetti in silenzio durante tutto il viaggio, per evitare di aprir bocca e vomitare.

 

Arrivammo e posammo tutto sulla spiaggia. Mi tolsi la tuta per rimanere con dei pantaloni corti e una camicetta.

Mi diressi subito verso Mattia che non vedevo da due giorni.

Mi prese in braccio, di sorpresa. Allacciai le gambe intorno alla sua vita per facilitargli la presa. Cominciò a baciarmi, cercando la mia lingua in una lotta continua. Il suo sapore mi mandava in estasi, mi aggrappai ancor di più a lui, mettendo una mano tra i suoi capelli e spingendolo verso di me. Strinsi i suoi capelli con la mia mano. Un bacio irruento.

Solo quando finimmo l'aria ci staccammo, poi continuò a baciare, succhiare, leccare le mie labbra.

Mi mancavi” disse Mattia facendomi venire la pelle d'oca. Quando toccai di nuovo la sabbia con i piedi, notai che tutti si erano già allontanati. Io, inevitabilmente, ero diventata rossa.

Volevo fargli tante domande, ma forse ancora non era il tempo. Raggiungemmo gli altri, che stavano già preparando le tende per la notte. Lui tornò dai suoi amici e io dalle mie amiche, a malincuore.

Ho portato un pallone da pallavolo” disse un mio compagno di classe, hai portato il giocattolino per Mattia avrei voluto rispondergli. Nemmeno a pensarlo, che la palla in mano ce l'aveva già lui.

Alzai gli occhi al cielo. I maschi, prevedibili.

 

Pov Mattia

 

Feci cenno a Serena di venirmi incontro. Posò la sua roba titubante e guardando un po' me e un po' il pallone che avevo in mano mi raggiunse.

Ho una proposta” le dissi.

Mmh, si può rifiutare?”

No, io e Andrea contro te e Silvia” Andrea aveva portato la palla, non potevo escluderlo.

Sì, ci stiamo” guardò l'amica complice, che però non capiva cosa ci stavamo dicendo. Era competitiva quanto me, soprattutto se si trattava di sport.

Beach volley era un buon modo per iniziare la giornata.

Le due ragazze erano già rimaste con un pantaloncino corto e una canottiera. Mentre noi due ragazzi ci togliemmo solo la maglia.

Serena mi fece una linguaccia di disappunto indicando il mio petto nudo. Prima mossa, distrarre l'avversario, soprattutto se l'avversario può distrarre te.

Lei era l'avversario più temibile che avessi mai incontrato, perché mi avrebbe portato ad impazzire con il fisico che si ritrovava. Mi ero sempre chiesto come potesse avere l'autostima sotto le scarpe, forse non capiva quanto fosse eccitante per qualunque essere con un organo maschile tra le gambe.

Ci posizionammo nel campo.

Alcuni compagni erano spettatori della partita, altri a farsi i cazzi propri.

La situazione era piuttosto facile.

Silvia, mai vista giocare ad uno sport serio.

Serena, competitiva ma non aveva mai fatto pallavolo.

Andrea, amante di qualsiasi sport.

Io, giocatore di pallavolo nella squadra maschile della città.

Che il divertimento abbia inizio” dissi.

Anche la tua sconfitta” disse Serena spavalda. Le feci un occhiolino e feci la battuta di inizio.

 

Vinsi, come era scontato che succedesse, ma era stata la partita più bella di sempre. Le ragazze erano con il sedere per terra il più delle volte, io cercavo di non schiacciare troppo forte per non fare male alla mia ragazza – avevo detto davvero la mia ragazza?- Silvia cercava di sedurre Andrea per farlo sbagliare e lui invece cercava di essere ovunque per fare colpo su una spettatrice, nonché mia compagna di classe.

Non voglio che mi prendi per mano” mi disse Serena quando la raggiunsi a fine partita. Aveva un broncio tenerissimo, la fronte leggermente sudata e due occhi che rimanevano fissi sul mare e si coloravano di quel colore.

Le presi la mano lo stesso.

Mi guardò male per un attimo.

Andiamo a scrivere il numero?” annuì, non vedeva l'ora di fare quel rito pre-esame.

Dovresti puntare più in alto” mi disse quando lesse che avevo scritto 75. Non era un voto così pessimo, beh rispetto a lei che aveva scritto 91, il mio voto faceva schifo.

Perché proprio 91?” le domandai mentre un'onda portò via quei numeri imprigionandoli nelle acque del mare.

Perché vorrei che fosse un numero dispari e poi, mi ispira” risi e le andai a baciare la guancia.

Si avvicinò ancora un po' a me per farsi prendere tra le braccia, cosa che non le negai.

Ci stiamo riprovando Mattia?” mi chiese all'improvviso. Mossi le mie mani sulla sua schiena -sapendo quanto le piacesse- attirandola a me, fino a ritrovarmi il suo profumo addosso. Le diedi un morsetto sul collo e poi risalii fino all'orecchio.

Con tutto me stesso, vorrei che tu fossi la mia ragazza” le dissi lambendo il collo alla base dei capelli. Sentii tutti i brividi attraversarla, mi sentivo un principiante che sentiva per la prima volta di poter far suscitare emozioni tramite i suoi gesti.

Mi disorientavano le reazioni di Serena.

Piccioncini, venite a mangiare” ci disturbarono i compagni.

Passammo poi la serata tra chiacchiere, scherzi e racconti dell'orrore. Il fuoco acceso, l'atmosfera perfetta per una notte d'amore. L'atmosfera perfetta per stare abbracciata alla mia ragazza, ma come deciso dalla partenza, maschi e femmine dovevano stare divisi.

Prima di andare tutti a dormire, la vidi alzarsi, dirigendosi verso la riva, come a sognare qualcosa più grande di lei. Quando faceva così la prendevano tutti per strana, anch'io lo dicevo una volta. Lo dicevo perché avevo paura del suo fascino. Lei era una poetessa in tutto quello che faceva, un'artista dentro ad un corpicino da arrogante adolescente.

Non la seguii, sapendo che in quel momento doveva essere lei con lei stessa. Le sue paure, i suoi sogni, i suoi pensieri rivolti verso il mare, l'infinito. Sorrisi, lei mi rendeva tremendamente poetico e romantico, ma forse questa cosa mi piaceva più di quanto fosse lecito.

(Piccola parentesi, sto scrivendo di verde perché mi sono fatta i capelli verdi *-*... cioè so che non vi interessa u.u)
Non ho molto da dirvi, questo è il capitolo, un altro luogo ancora, mi andava di scrivere del mare perché mi piacerebbe che fosse già estate o almeno primavera çç
Anyway, GRAZIEEEE, siete meravigliosi ^O^
Cri


 

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** We are young, tonight ***


Pov Mattia

 

Avevo notato un comportamento strano, non solo di Serena, ma pure della sua amica. Avevo notato che già al mare, parlottavano guardandomi.

Sapevo bene, che di lì a qualche giorno ci sarebbe stato il mio compleanno.

Non sapevo che Serena stesse tramando qualcosa, e tanto meno quella cosa.

Erano le sette e mezza e stavo uscendo. Cartella, casco e le solite cose.

Appena aprii la porta per uscire, mi cadde un bigliettino addosso.

-Da ora inizia la caccia a me...- misi una mano sulla faccia, non sorpreso, basito. Non il classico bigliettino d'auguri, un gioco che mi avrebbe torturato. Già me lo immaginavo a non capire tutti i messaggi e a tornare sconfitto a casa e passare un compleanno di merda.

Come ogni mattina andai a scuola.

Fui investito da abbracci e baci di auguri e pacche affettuose. Investito seriamente.

Serena non c'era, mi venne da ridere, aveva addirittura saltato scuola per attuare questa sua follia. Non che si sarebbe persa qualcosa, quel giorno c'era la visione di un film, e la discussione di un libro letto. Arrivai al banco e ci trovai un altro biglietto:

-Sorpreso? Beh, mai lasciare la copia delle chiavi della moto alla sottoscritta-

Oh, probabilmente il prossimo indizio, mi sentivo ridicolo a chiamarlo così, era sulla moto, oppure voleva suicidarsi e aveva preso la mia moto. Non potevo escludere del tutto la seconda.

Annoiato seguii le lezioni e poi scesi di corsa fino al parcheggio davanti alla scuola.

Sul cruscotto c'era attaccato con lo scotch un altro biglietto, non avrei finito mai di trovarne a giro per la città.

-Forse dovresti andare a trovare Morfeo per un paio d'ore, se vuoi sapere...- così terminava, ecco ora dava pure gli ordini.

Avrei dovuto dormire? Che si fosse messa d'accordo con Alice per tenermi d'occhio se lo facevo davvero. Mi caddero le braccia. Era il mio compleanno e volevo fare come dicevo io, non eseguire gli ordini.

Tornai a casa e mi buttai sul letto. Dormii, anche se dormire era una parola grossa. Era meglio dire che sonnecchiai un po' e poi rimasi sotto le coperte a non far niente. Due ore buttate, almeno per me.

Non vidi nessuno entrare in camera, eppure sul mio cuscino c'era un altro biglietto, e potevo assicurare che prima non c'era. Magia? No, Serena. Mi venne da sorridere mentre lo aprivo, in fondo, non era così male il gioco.

-sei stato bravo. C'è una cosa, e quella cosa ce l'ha un'amica che amo-

Ecco a cosa le serviva Silvia.

Ancora dovevo capire cosa ne avrei giovato.

Salutai mia madre che mi diede un bacio e gli auguri, mi fece gli auguri anche Alice che stranamente era a casa prima.

Tutti d'accordo.

Uscii.

La strada per la casa di Silvia la conoscevo a memoria, per quante feste ci aveva fatto.

Suonai e venne proprio lei ad aprirmi.

Mi stai sulle scatole ma Serena ti ama, quindi tieni” mi diede una scatola con scritto non aprire.

Ricambio il mio amore per te Silvia, ci vediamo lunedì a scuola” dissi e me ne andai.

In compenso c'era un altro biglietto. Avrei dovuto anche fare benzina se continuavo a muovermi su e giù.

-Una volta riposavo con te in un solo posto, prima di tutto-

Erano cose scontate, ma mi facevano muovere in continuazione. Avrei voluta mandarla a quel paese. Tornai di corsa a casa ed entrai, con la speranza di trovarla lì.

La delusione quando aprii la stanza fu enorme.

Tenevo il pacco in mano.

C'era un biglietto sul letto, già aperto: -puoi vedere cosa c'è dentro quello che hai in mano-

Alzai il coperchio della scatola e trovai della chiavi.

Solo una minuscola scritta sul portachiavi: -Un altro posto-

La meta era vicina. Me lo sentivo.

Quelle erano le chiavi di casa sua, anche perché avevo riconosciuto la forma.

Non ne potevo più, risalutai le donne di casa che se la stavano ridendo tranquillamente.

 

Feci girare la chiave due volte ed aprii il portone.

Era tutto buio. Feci tre passi in avanti a cercare qualche spiraglio di luce.

Sentii solo delle mani prendermi da dietro e bendarmi.

Sei folle” le dissi.

Mio” disse solo al mio orecchio.

Incosciente” continuai.

Tra poco lo sarò davvero” disse con voce calda. Era così eccitante.

Mi trascinò per mano verso la sua camera, o almeno la sensazione era di andare verso la sua stanza.

Capii che c'era qualche luce accesa, nonostante avessi la benda sugli occhi.

Me la levò, standomi sempre dietro. Non mi permise di girarmi, ma non ce ne fu bisogno perché davanti avevo uno spettacolo -da artista quale era- di candele, una bottiglia di champagne immersa nel ghiaccio, una torta con delle candeline accese e con una scritta al cioccolato.

Ah, auguri amore” mi disse facendomi girare.

Quando mi girai, tutto il resto, nonostante fosse bello, era già dimenticato. Era irresistibile, come un cioccolatino.

Indossava solo l'intimo, in pizzo bianco ed un babydoll rosso. I capelli ondulati su un lato. Le labbra piene e le guance rosse, perché si sentiva già in imbarazzo.

Grazie” le risposi, prendendole una mano ed avvicinandola a me.

Cominciai a muovermi esperto sulle sue labbra, ma lei si staccò bruscamente.

Stasera si fa come dico io” disse con tono autoritario, ma poi si tradì ridendo.

Mi trascino fino alla torta, e mi fece segno di soffiare. Con una spinta, mi gettò sul letto.

Avvicinò a sé il tavolino con la torta e lo spumante.

Ne prese una manciata con il dito e lo avvicinò alla mia bocca.

Il gioco era, ufficialmente, piacevole; anche buono.

Torta al cioccolato come piaceva a me. Le leccai l'indice, fino a pulirlo completamente della torta.

Ne prese un altro po' e lo portò alla bocca lei.

Mmh, ne vorrei ancora” mi lamentai, sorrise maliziosa. Prese un pezzetto tra il pollice e l'indice e lo pose sulle mie labbra. Lo presi in bocca e la andai a baciare. Un bacio misto alla dolcezza del cioccolato, e al sapore di romanticismo.

Scontento di non fare a modo mio, presi la bottiglia di spumante e la portai alla bocca bevendone un sorso. Alzò un sopracciglio come a rimproverarmi.

Bevve anche lei come me e poi, con una leggera pressione sul mio petto mi spinse a sdraiarmi.

Cominciammo una danza tra le nostre lingue. Una danza che non avrebbe avuto fine facilmente.

Mi baciava e si muoveva strusciandosi sul mio corpo, ormai eccitato.

Da quanto la volevo? Mesi?

Da quanto non facevo l'amore con lei? Mesi.

Mi sfilò la maglietta e cominciò a baciarmi. Chiusi gli occhi facendomi torturare dalle sue labbra e dalla sua lingua che esploravano tutto il mio corpo, ogni singolo pezzo di pelle era soddisfatto, era toccato da lei.

Poi sentii freddo, era un cubetto di ghiaccio che mi fece uscire un gemito strozzato.

Con le dita fredde poi andò a sfilarmi i pantaloni e i boxer.

Ero nudo mentre lei era ancora vestita ed era tremendamente sexy in ogni suo movimento.

Scese a baciarmi il sesso.

N-non..” provai a dire con voce roca.

Shh” mi chiedevo dove e come avesse preso questa iniziativa, quale porno si era vista?

Poi l'attimo lucido si esaurì in un secondo, sormontato dal piacere e dalla lussuria che le sue labbra mi davano, che i suoi movimenti mi provocavano. Sospiravo e gemevo, più di quanto avrei voluto.

Se avrebbe continuato a quel ritmo e con quella intensità, non avrei resistito oltre. La fermai portando il viso sul mio e baciandola ancora.

Le tolsi tutti gli indumenti che aveva indosso, e mi godetti il mio regalo personale. La mia Serena.

La portai sotto di me. Godendomi il calore del suo corpo, il respiro spezzato sul mio collo.

Unii le mani con le sue, e lentamente, baciando le sue labbra entrai in lei.

Fece una piccola smorfia di dolore e chiuse gli occhi, così mi fermai. Lei, però, spinse il bacino contro il mio.

Fu travolgente, in tutti modi.

Fu il compleanno più bello di sempre. Fu una notte strepitosa.

Io e lei.

Il mondo era fuori. La realtà era fuori.

L'orgasmo, ed io e lei.

Sfiniti ci coprimmo con le lenzuola, tenendoci stretti ed abbracciati.

Nudi e amanti.

Intimi. Lo eravamo sempre stati, avevamo sempre condiviso un letto e dormito insieme.

Ero circondato dal suo profumo e in bocca avevo ancora il suo sapore. Le lasciai gli ultimi baci prima di addormentarmi.

Intanto volevo ringraziaaaarvi tantissimo! ..E poi dirvi che siamo più o meno verso la fine, mancherano 3-4 capitoli alla conclusione e sento che mi manchera questa storia.
Anyway, questo capitolo volevo che ci fosse, Mattia ne aveva bisogno xD
A presto, Cri

 

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** Stories ***


 

Pov Serena

 

Buongiorno” sentii sussurrarmi nell'orecchio appena mi stiracchiai.

Mmh”

La prendo come una risposta” disse, dandomi un bacio sulla guancia.

Aprii un po' gli occhi, scontrandomi con la luce che veniva dalla finestra.

Mattia fece per alzarsi ma lo trattenni con un braccio e mi misi comoda, sempre più vicina a lui. Richiusi gli occhi, ispirando il suo profumo.

Hai ancora sonno?” mi domandò serio.

Non proprio, vorrei restare così e non alzarmi” cominciò a massaggiarmi la schiena e per vari minuti rimanemmo in quella posizione, dimenticandoci del resto.

 

Io.. mi dispiace” iniziò Mattia.

Per cosa?”
“Per essere andato a letto con tante altre ragazze dopo di te”

Oh, me ne ero quasi dimenticata, grazie” dissi acida e mi alzai, seguita da lui.

Non ho provato niente, davvero, n-non riuscivo nemmeno a r-raggiungere l'orgasmo” ammise in difficoltà.

Gli credetti, io mi fidavo di lui, nonostante tutti i precedenti.

Gli presi la mano.

Okay, adesso stai con me e vaffanculo il resto” Annuì e andammo in cucina.

Ci preparammo qualcosa da mangiare e sembrava essersi ristabilito un contatto, oltre a quello fisico, anche umano.

Come se non me ne fossi resa conto in tutti quei mesi distanti, trovavo Mattia ancora più bello, ancora più buono, ancora più muscoloso e attraente, ed ancora più solare.

Mangiammo l'uno davanti all'altro, come due fidanzatini ritrovati, quello che eravamo appunto.

Devo andare da Silvia dopo, le ho promesso che le avrei spiegato chimica”

Mmh, dopo quando?”

Tra un'oretta”

E' più che sufficiente”

Eh?” non fece in tempo a chiedergli qualcosa che mi ritrovai sopra il tavolo della cucina, avvolta tra le sue braccia. Potevo dare la colpa agli ormoni?

Travolta dal suo corpo e dai suoi baci.

Non ebbi più fiato per parlare.

Fu come tornare in paradiso una seconda volta, anzi ogni volta era un pezzo di paradiso in più.

Un punto che solo Mattia era riuscito a raggiungere, e che, continuava a farmi raggiungere.

 

 

Uscii di casa dopo aver fatto l'amore con Mattia.

Uscii di casa con la testa tra le nuvole.

Possibile che il mio umore fosse così variabile, possibile che fino a qualche settimana prima, io odiavo Mattia? Possibile.

Arrivai a casa di Silvia.

Mi venne ad aprire solare come al solito e ci sedemmo subito in camera sua.

Prima di iniziare, raccontami tutto del compleanno” mi attaccò Silvia.

Andrò al punto: abbiamo fatto l'amore, più volte” la faccia della mia amica era impagabile.

E?”

E niente, lo amo e vogliamo stare insieme, poi stamani mi ha detto che gli dispiace per tutte le ragazze con cui è stato”

Ah, te la detto... e non sei arrabbiata con me?” sentii lo stomaco rivoltarmi, cosa?

Perché dovrei essere arrabbiata con te?” mi alzai senza pensarci.

Oh non te l'ha detto..”

Cosa Silvia?!” non ero paziente, affatto.

Lui ed io..” la interruppi.

Mi fate schifo, menomale lo odiavi!” presi la mia roba di corsa, con le lacrime che già avevano raggiunto gli occhi, uscii da quella casa.

Andai a sbattere contro una decina di persone nella mia corsa verso casa.

Come non avevano potuto dirmi che erano stati insieme anche loro?!

Più che da Mattia, ero ferita da Silvia.

Ma tutti e due si dovevano vergognare, e anche tanto.

Rientrai, evitai mia mamma che era tornata, e mi buttai sul letto di camera mia.

Quel letto, maledizione, c'era una notte d'amore dentro quel letto, era insopportabile anche solo starci perciò mi alzai e mi misi per terra a guardare il soffitto.

C'erano le mie scritte sul soffitto.

Cominciai a leggerle una ad una, cercando di distrarmi il più possibile.

Passò un'ora forse due, forse mi addormentai per un po', ma quando mi alzai trovai sul cellulare quattro chiamate perse da parte di Silvia e due di Mattia.

Si erano sentiti di già quei due.

Andai a cenare per non lasciare mia madre da sola e poi cercai di ignorare il mio cellulare che continuava a vibrare senza tregua.

 

Stavo guardando, con molto disinteresse la televisione quando suonarono alla porta.

Lasciai che mia mamma andasse ad aprire, visto che io ero stravaccata sul divano con coperta e cioccolata a portata di mano. Ne avevo bisogno.

Appena sentii la voce di Alice mi tranquillizzai, ma sapevo che lei non si muoveva da sola. Sicuramente Mattia era con lei, la portava come arma o come scusa?

Tanto lei era dalla sua parte comunque fosse.

Mi girai a pancia all'ingiù, infastidita quando sentii anche la voce del ragazzo.

È di là” disse mia mamma. Mai che si faccia gli affari suoi.

Continuai a guardare il tessuto del divano, stando prona.

Sentii cingermi dalle sue braccia muscolose, mugolai qualcosa di indecifrabile e mi voltai dandogli le spalle.

Cos'è successo da Silvia?” mi domandò con un tono dolce. Tutto pur di farmi passare l'incazzatura.

Vattene”

Mi mancavano i tuoi ordini” disse sarcastico.

Mi mancava il fatto che tu non li rispetti” borbottai, con le lacrime agli occhi per il nervoso.

Che cazzo ti ha detto quella lì?” aveva già perso la pazienza e i toni dolci? …

Sono di corsissima, manca veramente poco alla fine però non so quando e come riuscirò a pubblicare perché sono strapiena di studio. Ma tanto siete bellissimi e aspetterete xD Vabbè cercherò di scrivere e pubblicare il capitolo prima possibile :)
Buon week-end ^^

 

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** Argument ***


Pov Serena

 

Mi sentivo quasi io accusata, come se fossi io a dover dire qualcosa di importante, quando era stato lui a nascondermi tutto.

Niente, mi ha detto che tu e lei .. insomma”

Cosa?” continuava.

Beh non l'ha detto esplicitamente, ma insomma si capiva tu e lei siete stati insieme”
“Stai scherzando? No, non di certo con lei”

Mi stai dicendo che ha mentito?” Ora sì che non ci capivo molto.

No, non è questo, eravamo ubriachi, c'è stato un bacio e un abbraccio, basta, mi sono fermato subito, credimi”

Non lo so” dissi. Gli davo ancora le spalle, e lui invece aveva ancora le mani a massaggiarmi.

So che hai tutti i motivi per non fidarti, ma credimi, ci sono state tante ragazze ma non lei”

Perché non me l'hai detto?” avevo iniziato a lacrimare, silenziosamente. Mi girò, facendomi scontrare con i suoi occhi, erano così dispiaciuti e sinceri che avrei sicuramente ceduto.

Non lo ritenevo importante, perché non c'è stato niente” mi disse più vicino al viso.

Mi scansai appena vidi le sue labbra avvicinarsi.

Ci rimase male all'inizio, ma poi orgoglioso e presuntuoso com'era alzò la coperta e si mise sul divano con me, stringendomi da dietro. Non lasciandomi modo di reagire o di allontanarlo.

Poi, come avrei potuto? Si stava così bene tra le sue braccia.

Come niente l'incazzatura scomparve.

Con lui almeno, Silvia mi doveva altrettante spiegazioni, beh non che le avessi dato il tempo di darmele, o di spiegarsi.

Alice quando ci vide abbracciati ci saltò addosso e si mise a cavalcioni sulla schiena di Mattia.

Due settimane con la mia sorellona” quasi urlò. Già, lei faceva ancora i turni. Io ormai rimanevo da mia mamma, solo per non stare ventiquattro ore su ventiquattro con Mattia, perché non sarei sopravvissuta.

Con mio padre, pian piano si erano riallacciati i rapporti.

Rimanemmo in silenzio, dopo che Alice se ne era andata a dormire, ma poi Mattia si alzò, provocandomi un senso di freddo non solo a livello fisico. Tanto per sottolineare quanto avevo bisogno di lui.

Io vado, nanetta” mi soffiò su una guancia.

Mmh, mettimi a letto prima” gli sorrisi nella maniera più tenera che si potesse vedere sul mio viso.

Mi prese come un sacco di patate, mi lasciò in bagno in modo che mi preparassi per la notte, appena uscii dal bagno mi raccolse di nuovo in collo e, a letto già preparato, mi adagiò su esso.

Mi coprì, come fa una madre con un figlio e mi diede un tenero bacio sulle labbra.

Vorrei rimanere, davvero”

Stavolta mi ascolti se ti dico vattene?”

Solo perché devo” mi disse dandomi un altro bacio, ultimo per quella sera.

 

Pov Mattia

 

Un giorno, chiedevo solo un giorno di pace.

C'era sempre qualcuno o qualcosa che si doveva intromettere, addirittura il tempo si era intromesso.

Avrei avuto pace? Okay, molto spesso era colpa mia. Avevo fatto il cazzone con altre ragazze, che poi pensandoci, non erano nemmeno così tante, rispetto ai miei standard; comunque fosse, era acqua passata.

Io amavo la mia ragazza.

Volevo stare con lei tranquillamente. Niente più pettegolezzi, nient'altro di mezzo. Io e lei.

Arrivai a scuola.

In aula c'era il caos, ma stavolta non per il solito passatempo mattutino pre-lezione, ma perché Silvia, insieme al suo pollaio, stava sbraitando contro la mia ragazza.

Appena entrai fui travolto da occhiate di odio da parte delle ragazze, nemmeno avessi commesso un omicidio.

Ero curioso di quello che si erano dette prima che entrassi, ma il professore entrò facendo finire il litigio.

A ricreazione, Serena mi tirò per un braccio così andammo fuori. Non era arrabbiata.

Da dove inizio?” mi chiese.

Da stamani”

Okay, sono arrivata a scuola e Silvia mi è venuta incontro per parlarmi e mi ha detto che tu eri ubriaco ma lei no, lei aveva solo voglia di divertirsi, come infondo ce l'avevi tu solo non ti rendevi conto che era la mia migliore amica, ma lei si era resa conto che era con te che ci stava provando.. e vabbé il succo del discorso è che ti voleva portare a letto solo perché io ti odiassi” disse dispiaciuta.

Oh, non ci credo, voglio dire, che schifo di amica hai?” mi tirò un pugnetto offesa.

Senti fai poco il bravo ragazzo adesso, lei dice che l'ha fatto per me .. ma non so” continuò.

Le presi le braccia e le avvolsi alla mia vita.

Appoggiò la testa alla mia spalla.

Ehi ma com'è che non fumi e non puzzi più di tabacco?” mi domandò, trattenni una risata.

Così, non mi va più” oh quanto mi andava invece, ma a lei dava noia, fin troppa noia e avevo scelto di smettere o comunque di non fumare troppo. Come dice lei, non vuole che puzzi di tabacco.

 

Uscimmo da scuola. Le ragazze ancora non si parlavano.

Facciamo matematica insieme, come i vecchi tempi?” mi propose Serena. Il giorno dopo c'era una verifica e lei e la matematica non erano mai andati d'accordo.

La secchiona di classe che aveva una pecca.

Risi tra me.

Sai che non ci riusciremo se facciamo come i vecchi tempi” dissi malizioso.

Beh se non mi obbligherai a stare a cavalcioni, forse ce la potremmo fare” rispose a tono, trascinandomi alla fermata dell'autobus.

Alla fine optammo per la biblioteca.

Lì, tentati o meno, non sarebbe stato possibile qualunque contatto.

Mi piaceva spiegarle le cose e vedere che pian piano capiva, anche se si teneva quella dannata penna sulle labbra minacciando il mio autocontrollo.

Uscimmo soddisfatti dei compiti svolti e la riaccompagnai a casa.

Posso entrare, così saluto la sorellina?” le dissi, andando a schioccarle un bacio sulle labbra.

Annuì e ad aprì la porta, facendomi passare.

Alice mi saltò addosso e mi diede un bacio sulla guancia, poi uscii dalla sua stanza.

Dolcezza?” Serena inarcò un sopracciglio perplessa per come l'avevo chiamata. “Io vado allora” le dissi. Si avvicinò lei lentamente e prese a baciarmi, sorprendendomi.

Allora vai” disse staccandosi, con le labbra gonfie e torturate.

Eccomi ed ecco il capitolo.
Poteva forse uscire qualcosa di meglio dalla mia testolina, ma questo è quanto. Il prossimo capitolo sarà l'ultimo prima dell'Epilogo.
Ancora grazie a tutti quelli che continuano a leggere questa storia, grazie. :)

 

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** New me, new you ***


Pov Serena

 

Ci vollero altri litigi, non facili, per capire cosa intendesse Silvia con le sue parole. Le ci vorrebbe un corso di italiano.

Non avrei voglia nemmeno di spiegare, ma semplicemente era tutta una vendetta, malfatta, per farmi stare meglio.

Poi, mi era anche passata la voglia di litigare costantemente con qualcuno, quindi decisi di passarci sopra.

 

Mancavano pochi giorni alla fine dell'anno.

Sembrava la fine di tutto.

Avevo mille paure.

Avevo anche tanta voglia di fare qualcosa.

Avevo scelto la facoltà Progeas.*

La scelta più bella che potessi fare.

Era l'unica certezza che avevo, beh ancora dovevo fare la maturità. Tempo al tempo.

Era domenica, ultimo giorno di riposo fino alla fine di Giugno e mio padre aveva deciso di portarci ad un parco giochi, soprattutto per mia sorella che non era stata proprio bene negli ultimi giorni.

A che pensi?” interruppe i miei pensieri, Mattia. Era seduto accanto a me sul treno, poco dietro c'era mio padre con Giulia e Alice.

A tante cose” Mattia aveva scelto scienze della comunicazione, invece. Stessa università, o almeno stessa sede.

Mh, per un giorno vuoi provare a non pensare a niente e divertirti?” stavo per scuotere la testa quando me lo ritrovai ad un centimetro dalle labbra. Mi incantai per un attimo e poi mi baciò.

Forse potevo divertirmi quel giorno.

Spostai l'ansia e il panico in un angolino sperando che davvero potessi non pensare a niente.

Si staccò quando si rese conto di essere su un treno, sotto lo sguardo di tutti.

 

Arrivammo poco dopo.

Qualche metro a piedi ed eravamo davanti al più grande parco giochi di tutta la regione.

Io e Mattia ci staccammo dagli altri così da poter fare quello che volevamo invece di subirci giochi per bambini o racconti di principesse.

Andai subito a prendermi dello zucchero filato, lo adoravo, come adoravo tutti i dolci.

Lo prese anche Mattia e ci sedemmo su una delle tante panchine, decisi, in seguito, a fare le montagne russe.

Che c'è?” chiesi, visto che mi stava fissando da un po'.

I am too bold: 'tis not to me she speaks. Two of the fairest stars in all the Heaven, having some business, do entreat her eyes to twinkle in their spheres till they return”**

Eh?” lo fissavo stupefatta.

William Shakespeare, prima scena del secondo atto. Romeo loda la bellezza di Giulietta” continuavo a fissarlo a bocca aperta. “Ehi, abbiamo la maturità tra tre settimane, mi rendevo utile”

Tu non stai bene” dissi scompigliandogli i capelli.

Comunque è vero, i tuoi occhi sono bellissimi” disse. Sbuffai.

Sono solo grigi” risposi.
“E i miei sono solo verdi, e quindi?”

E quindi sono bellissimi” dissi a mia volta.

Mi sono sempre perso nel tuo sguardo, fin dal primo giorno, solo che mi stavi antipatica” continuò Mattia.

Io invece ho sempre pensato che fossi un bel ragazzo, ma ti trovavo odioso, non che ora tu sia meglio ecco” detto ciò mi diede un pizzicotto giocoso e mi tappò la bocca con una manciata di zucchero filato.

 

Pov Mattia

 

Ci divertimmo tanto.

Nemmeno come si divertono i bambini, molto di più.

Eravamo senza voce, da quanto avevamo urlato, ed avevamo fatti i giochi più entusiasmanti.

Verso l'ora di pranzo eravamo tornati con i vestiti bagnati dai nostri genitori.

Pranzammo coperti dalle risate e dalla gioia di tutti.

Non sentivo ridere Serena così da tanto tempo, soprattutto con suo padre.

Ci aveva fatto bene questa giornata.

Continuammo poi il giro con altri giochi e altre cose.

Ci eravamo anche ingozzati di caramelle gommose, e io avevo vinto un mega panda da regalare alla mia ragazza.

Dire che eravamo soddisfatti, era davvero poco.

Prendemmo poi il treno per tornare a casa.

Cos'è quel broncio?” chiesi alla mia ragazza.

Sono gli ultimi cinque giorni di scuola superiore della mia vita” mi si stringeva lo stomaco anche a me. Erano stati gli anni più belli senza ombra di dubbio. Mettere un punto a tutto ciò voleva dire iniziare una vita adulta. Iniziare tutto da capo. Era tutto un inizio.

Non potevo dire le mie paure a Serena, dovevo farle forza, per quanto ci riuscissi. Lei era molto sensibile e lo stress lo sentiva più di chiunque altro.

Sarebbe stata fantastica all'esame, l'attesa era il suo punto debole.

Non è una fine amore, hai tutto davanti, capisco come ti senti, ma non è affatto una perdita, è una conquista e so che tu meglio di chiunque la passerai e sarai fantastica” mi morsi il labbro finendo la frase, ma soprattutto vedendo suo padre che mi fissava. La sua espressione però si mutò in un sorriso ampio.

Ha ragione Mattia, hai tutto nelle tue mani”

Okay, adesso basta, ho capito” era rossa, come non l'avevo vista mai. Si nascose tra la mia maglietta fino a quando non si addormentò per il resto del viaggio.

 

La svegliai quando arrivammo.

Per quella sera lei rimaneva a dormire a casa mia.

Si chiuse un po' in se stessa andando in camera per un'oretta, così feci anch'io.

Cominciai a rileggermi la tesina; se mi avanzava del tempo era giusto che lo spendessi studiando.

L'anno scorso non avrei mai detto una cosa del genere.

Avevo anche voglia di una sigaretta, magari in serata sarei potuto uscire a fumarla.

La porta di camera mia, poi, si aprì piano.

Posso chiederti se hai voglia di leggerti la mia tesina?” Ero stanco, ma poteva andare.

Okay, solo se tu leggi la mia” annuì e ci mettemmo sotto le coperte.

Il silenzio investì completamente la mia camera.

Potevamo udire a malapena i nostri respiri, tanto eravamo presi dalla lettura.

Finimmo quasi insieme di leggere.

Serena buttò le tesine in fondo al letto e mi baciò, con trasporto. Si appoggiò interamente al mio corpo e continuò questa lotta. La feci scivolare sotto di me.

La adoro” mi disse, sorridente.

La tua è stupenda” mi diede un morsetto sulle labbra e ripresi a baciarla.

Non saprei dire quando ci staccammo, sapevo solo che una cosa, chiamasi coscienza, ci diceva che avremmo avuto scuola il giorno seguente e, inoltre, suo padre non sarebbe stato affatto contento di trovarla nuovamente in camera mia.

Si alzò in silenzio e mi lasciò un bacio della buonanotte.

Era come se da quel momento fossero finiti i giochi. Iniziavano le cose serie, non solo scolasticamente, ma proprio le cose della vita.

Inutile farne un elenco.

Era che, non si è maturi quando ti danno un foglio di carta, si è maturi quando ci si sente pronti ad affrontare lavoro, futuro, impegno e amore.

Non era così semplice da spiegare come mi sentissi, forse una parola che poteva interpretare ciò, era pieno.

Sì, pieno di tutto.

Pieno di voglia. Non si trattava solo della relazione tra me e Serena che mi rendeva, appunto pieno, ma anche di come ero riuscito a sfogarmi con mio padre, di come mi ero occupato di mia madre, di come negli ultimi mesi avessi studiato come se quello fosse davvero un lavoro, o di come avevo cercato una strada futura.

Io mi sentivo pieno di Mattia. Ancora adolescente, non fraintendetemi, non mi sentivo adulto. Solo un adolescente consapevole e vivo.

un corso di lettere e filosofia, in progettazione e gestione di eventi teatrali, cinematografici e musicali.
**Ma è troppo ardire il mio, essa non parla con me: due fra le più belle stelle di tutto il cielo, avendo da fare altrove, supplicano gli occhi suoi di voler brillare nella loro sfera, finché esse abbian fatto ritorno.

Allora, questo è l'ultimo capitolo e, so che mi mancherà tanto questa storia, ma non so quando riuscirò a pubblicarvi l'epilogo. Spero prima possibile.
Detto ciò, GRAZIE. Grazie per chi ha messo questa storia tra le preferite/seguite/ricordata, grazie a chi ha recensito i capitoli, ma anche grazie a chi silenziosamente ha letto questa piccola storia *_* Tanto amore, Cri

 

Ritorna all'indice


Capitolo 31
*** This is not the end ***


 

Non scrivo mai prima, ma volevo ringraziarvi davvero tanto. GRAZIE a tutti, in particolare a chi mi ha sopportato dall'inizio e continua a leggere le mie storie. GRAZIE alla mia musa ispiratrice: la musica. GRAZIE a voi lettori. Non ho altro da aggiungere. Buona lettura, questo è l'epilogo :) Cri

Pov Serena


Fa caldo. Fa caldo non tanto perché è Agosto ma perché sono sul Mar Rosso.

Sono in Egitto. Fin da bambina desideravo venirci. Non pensavo certo di andarci insieme al mio ragazzo.

È la festa della nostra maturità, andata alla grande.

È la vacanza del secolo.

È la nostra vacanza.

Desideravo da troppo tempo starmene in spiaggia senza fare niente come in questo momento.

Mattia è andato a prendere due bibite ghiacciate mentre io mi godo il sole d'Africa.

Non so dire quanto potrei resistere sotto i raggi del sole.

Il mare, il mare poi è qualcosa di immensamente stupendo. Scuro, ma limpido.

Si vedono perfettamente i pesci e la sabbia.

Prendo i miei occhiali da sole, cappello di paglia e mi metto a sedere aspettando Mattia.

 

All'improvviso sento del ghiaccio sulla schiena, salto dalla paura mentre Mattia se la ride.

Dovresti vedere la tua faccia” ride ancora lui.

Simpatico come una pezza in ..” mi interrompe con un bacio e mi passa un thé ghiacciato.

Si sedie accanto a me. È uno spettacolo. Sono solo due giorni che siamo qui e lui è già leggermente abbronzato. Il costume bianco e gli occhiali da sole lo fanno sembrare ancora più figo, e non sono l'unica a notarlo.

Bevo la bibita, ero davvero dissetata.

Facciamo un bagno?” nemmeno il tempo di proporlo che sono già trascinata nell'acqua calda.

Stando attenti a tutte le altre persone, nuotiamo e giochiamo. Balliamo in acqua e ci divertiamo.

È tutto incredibile.

Nel pomeriggio andiamo a fare un'escursione nel deserto.

Se ti lascio qui e ti vengo a riprendere a fine vacanza?” mi dice Mattia.

Mi sposo uno di quelli con tanti cammelli” dico convinta, stando al gioco.

Allora pensi solo ai soldi eh?” rido ancora.

E tu solo a divertirti, e non sto scherzando” si morde il labbro, quasi colpevole.

Ma ho una ragazza stupenda con cui farlo” dicendo questo mi cinge le spalle.

Continuiamo ad ammirare tutto quello che ci sta intorno sempre più vicini, sempre più noi.

Non ho mai pensato di poter amare un ragazzo in questo modo. Non ho mai pensato di poter sorridere nuovamente dopo il divorzio che tanto mi aveva fatto male.

Non ho mai pensato che un odioso ragazzino viziato e tanto bello entrasse così nella mia vita, sconvolgendola. Poi, sarei io quella strana?

 

Pov Mattia

 

La notte in Egitto è qualcosa di magico, sia per la suggestione delle tante storie d'amore di questa terra, sia per la bellezza del cielo e del paesaggio.

Poi c'è un'altra bellezza questa sera che mi ha colpito, molto più di tutte le altre.

È affacciata alla finestra, indossa una vestaglia bianca che si è comprata proprio qui sul luogo.

I capelli le cadono mossi e ce li ha molto più lunghi di quanto ricordassi.

È la nostra bellissima vacanza.

La maturità era andata alla perfezione, avevo preso un voto più alto delle mie aspettative mentre Serena aveva preso il suo 91, come aveva immaginato.

Mi avvicino a Serena, cingendole la vita e lasciandole una scia di baci sul collo.

Porta la testa all'indietro e lascio che si appoggi al mio corpo.

Sono successe così tante cose dalla prima volta che ti ho abbracciata così” le sussurro all'orecchio, scendendo poi a baciarle la spalla.

Siamo diventati più forti” la giro per guardarla negli occhi. Voglio perdermi ogni volta nel suo colore, nei suoi occhi grigi. Fin da subito sono stati quelli a farmi innamorare di lei.

Mi guardano, concentrati sui miei occhi.

Mi avvicino, leccando prima le labbra e poi baciandola finché quel bacio non diviene così travolgente da costringerci ad andare sul letto e prendere fiato.

La notte qui è così fredda” dice baciandomi gli addominali, già contratti per il piacere, e scende.

Abbiamo trovato il modo naturale per stare al caldo” dico con voce rotta.

Poi non ci fu più bisogno delle parole. Fu un susseguirsi di carezze, baci, amore.

È la terza notte che ci rinchiudiamo in stanza a fare l'amore.

Sarà l'entusiasmo, o semplicemente, sarà il fatto che ci amiamo.

Non c'è bisogno di dirselo.

Forse dirlo lo renderebbe banale rispetto a quanto parliamo tramite i nostri corpi e i nostri sguardi.

 

I progetti per il futuro li abbiamo rimandati a dopo la vacanza, un po' perché dobbiamo scaricare tutto lo stress dell'esame.

È il ripensare a tutto quello che c'è stato prima, al passato, che mi fa avere nostalgia, ma poi vedo Serena che si stringe al mio corpo e rimane così per tutta la notte e so che sarà sempre meglio.

Non ci sarà una fine o un inizio.

Ci sarà qualcosa.

Qualcosa di intenso e di vero in tutto.

 

 

L'ultima sera.

Siamo ad un concerto, se così lo possiamo chiamare. È più una festa tipica del posto, tutti vestiti colorati e truccati a tema. Un tema che per loro si chiama tradizione.

I loro vestiti sono unici e Serena ne indossa uno, che le è stato regalato.

È abbronzata come non l'avevo mai vista e probabilmente anch'io devo aver un colore che tende di più al cioccolato.

Balliamo in cerchio, ridendo e sorridendo per i meravigliosi giorni che ci sono stati regalati. Per le meravigliose notti passate.

Per il deserto e il mare.

Le faccio fare un giro prendendola in braccia.

Prendiamo poi qualcosa da mangiare. È l'ultima sera. Non potrei mai dimenticarmi una vacanza così intensa.

Vorrei che questa vacanza fosse infinita” le cose che dicono tutti l'ultimo giorno.

Piacerebbe anche a me, ma ovunque con te mi andrebbe bene” dico e lei arrossisce come se fosse il primo complimento che riceve da parte mia.

Io.. mi lasci sempre senza parole”

Modestamente” mi tira un pugnetto offesa.

Riprendiamo a ballare, con la musica che ci fa muovere. Balliamo a piedi nudi sopra la sabbia.

È magia. È bellezza. È unicità.

Grazie per tutto questo Serena” dico quasi in un sussurro al suo orecchio.

Ek is lief jou” mi dice “ti amo” nella lingua del posto e non posso fare a meno di baciarla.

Ti amo.

 

The End

Ritorna all'indice


Capitolo 32
*** Extra - It's time ***


Questo extra si colloca poco prima dell'epilogo. L'ho scritto di getto oggi e voglio condividerlo con voi :)
Mi mancavano tanto questi due e so che il capitolo non è niente di che ma già che l'ho scritto perchè non pubblicarlo? ...
Fatemi sapere se vi piace o meno, o se è proprio da cestinare. Grazie mille, Cri.


Extra

(giorno dell'esame)

 

Stavo per andare a sbattere contro un palo della luce, il secondo di oggi.

Camminavo ripassando ogni singola cosa fatta negli ultimi tre anni di liceo.

Perché mi ero svegliata quella mattina?

Perché non c'era Mattia al risveglio?... A questo avevo risposta, mia mamma mi aveva messa a letto alle nove con tanto di valeriana in corpo e nonostante tutto alle cinque mi ero svegliata per ripassare.

Stavo facendo gli ultimi passi verso la scuola, ripassando.

Tutte le mie azione avevano la funzione di ripassare.

Avevo l'orale e poi, poi era tutto finito.

 

Entrai a scuola e trovai già qualche compagno messo nella mia stessa situazione di panico.

Presi un respiro.

Mi trovai un angolino isolato e mi misi lì.

Un po' di musica ad accompagnarmi nell'attesa e chiusi gli occhi.

Sentii una mano sfiorarmi il collo e preferii non aprire gli occhi per non rendermi conto di essere a scuola nel giorno dell'esame.

Era Mattia. Riconoscevo benissimo il suo profumo. Lui aveva già fatto l'orale il giorno precedente. Era stato bravo ed io ero forte, con lui, nel sostenerlo. Quel giorno invece, non avevo la forza nemmeno di mettere un piede dopo l'altro.

C'è Francesca e poi tocca a te” mi disse calmo, lasciandomi un bacio sulla fronte.

Potresti non far entrare nessuno?”

Certo” mi rispose facendomi aprire gli occhi. Mi dovevo alzare e concentrare. “Io posso entrare?” mi chiese. Scossi la testa.

Lo sapeva che non volevo nessuno, infatti non si offese ma sorrise in una maniera maliziosa che non mi piacque affatto.

 

Mi chiamarono.

Presi le mie cose. Il violino. La tesina sulla musica.

 

Pov Mattia

 

Ridevo. Ridevo perché era così in ansia che non potevo far altro che ridere.

Prima di entrare sbatté la gamba contro un banco e fece cadere un paio di giubbotti.

Entrai poco dopo di lei.

Non me la volevo perdere.

Non volevo perdere la sua serietà, la sua voce sicura perché lei poi si dimostrava così davanti alla commissione, non volevo perdere i suoi discorsi contortamente filosofici.

Andò benissimo. Andò meglio di me.

La commissione le sorrideva come se fosse stata la più brava della giornata.

Le sorrideva perché quel giorno era davvero bella, si era messa una camicetta così stretta che anche in quel momento, di serietà, avevo voglia di prenderla su un banco.

Mi passai un braccio sulla fronte. Non dovevo nemmeno pensarci a quelle cose con 35° all'ombra.

Quando finì si girò per uscire dalla classe e mi vide.

Nel suo sguardo c'era sorpresa, soddisfazione, poi rabbia ed istinto omicida.

Appena fuori la presi in collo.

Brutta merda schifosa, dovevi stare fuori!” mi disse tirandomi leggermente i capelli. “Chi ti ha detto di entrare? Io? No di certo! Stronzo!” continuò con gli insulti.

Vuoi..” provai a parlare ma mi interruppe con un'altra serie di insulti.

Per fortuna a poche persone importava ciò che stessimo facendo.

Mi fai..” continuava ancora così fui costretto a tapparle la bocca, baciandola con irruenza e forza, la baciai fino a farle mancare le forze. La sentii pian piano scivolare dalla mia stretta e poggiare i piedi per terra.

Sei stata bravissima!” dissi appena la vidi senza forze per riprendere i suoi insulti.

Dici?”

Si, assolutamente e adesso andiamo a sballarci un po'” mi guardò malissimo finché non mi misi a ridere. Prenderla in giro era diventato un hobby, ma di quelli di cui non ci si stanca mai.

Scherzi a parte, ho prenotato” dissi.

Non collego, scusami” rispose. Lo studio le aveva danneggiato i pochi neuroni rimasti.
“So che eravamo abbastanza su di giri quando l'abbiamo detto, ma avevamo deciso di prenotare una piscina per una giornata e divertirci”

Pensavo che te ne fossi dimenticato” disse tornando a baciarmi.

 

Raggiungemmo la piscina privata che avevo prenotato grazie a vecchie conoscenze ero riuscito a non pagare quasi niente.

Ci buttammo in acqua.

Guarda che ancora non ti ho perdonato il fatto che tu sia entrato” ridacchiai.

Mmh, vediamo se ti propongo una notte con me ed il mio amico”

Non si risolve tutto con quello” mi disse con una linguaccia.

Tante rose rosse?”

Le odio”

Tanti baci?” provai ancora.

Mmh forse”

Baci e sesso a vita” provò ad aprir bocca ma la precedetti “non provare a ribattere, non c'è un'offerta migliore di questa tesoro e so che tu non vedi l'ora”

Stronzo” mi disse spingendomi sul petto, più lontano possibile.

Il senso dell'umorismo l'hai lasciato a casa?” annuì con una nota canzonatoria e infine rise.

Ma non ci dovevamo divertire?” domandò dopo qualche minuto.

Le feci allacciare le gambe alla mia vita e inizia ad baciarla con possessività.

Mi appoggiai al bordo della piscina per sostenermi meglio.

Si” soffiai roco sulle sue labbra. “Sei mia tesoro” e poi ci immergemmo in un bagno di sesso, amore e sospiri.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1287410