You're my only way to smile

di Wrong_And_Right
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


"Quello che ti sembra così strano, quello per cui non ti mancheranno mai le parole di critica è il mio unico modo per vivere, per sorridere nonostante tutto"

<< Melanie, smetti subito di scrivere. Devi andare a scuola, non vorrai far tardi al tuo primo giorno >>.
Sì, certo, il mio primo giorno di scuola.
Il mio ennesimo primo giorno di scuola.
Piacere di conoscervi, mi chiamo Melanie. Solo Melanie, il mio cognome non vi interessa. Non interessa nemmeno a me, preferirei non averlo, essere un'altra persona.
Permettetemi di spiegarmi meglio.
Sono nata diciassette anni fa nell'affollata e sempre di corsa Milano, ma non ho mai vissuto in Italia. Ho visto talmente tanti stati e tanti continenti nella mia vita da aver perso ogni interesse nei viaggi. Parlo sei (o forse sette) lingue diverse e ogni volta che mi trasferisco finisco ad abitare in una villa più grande della precedente. La mia famiglia è ricchissima, ma questo non mi ha mai aiutata a fare amicizia; i miei rapporti con i miei coetanei sono stati uguali al nulla.
Può sembrare fantastico, vero? Chi non vorrebbe aver visto il mondo, aver conosciuto tanta gente diversa, aver tanti soldi a disposizione? Credetemi, ne farei volentieri a meno.
I miei genitori non mi hanno mai tenuta in considerazione e il mese scorso mi hanno strappato via dalla prima volta in cui ero riuscita a costruirmi una vita, nella bellissima e romantica Parigi. Ho vissuto lì per due anni (cosa fin troppo rara per me) e ho conosciuto il mio attuale ragazzo, Jean, un francese innamorato dell'arte. Quando ci siamo separati mi ha promesso che mi avrebbe sempre amata e che, nonostante la lontananza, non ci saremmo mai lasciati. Non so quanto durerà, ma spero il più a lungo possibile. Credo di provare davvero qualcosa di forte per lui. La mia famiglia ovviamente non mi ha chiesto niente, ha ignorato il mio amore e ha messo ancora una volta il proprio odioso lavoro davanti a me. Ancora più odioso perchè questa volta ci ha portati nella fredda e piovosa Londra, l'unica città che ho sempre pregato di non vedere mai.
Tanto non ha importanza. Chi sono io per avere il diritto di decidere della mia vita? Nessuno. Sono solo una ragazzina troppo timida, troppo semplice per essere all'altezza della sua perfetta famiglia. L'unica cosa che so fare è scrivere e non mi porterà mai a niente di buono.
Scusate per lo sproloquio, credo sia davvero il caso di andare a scuola.
 
 

***

 
 
Una scuola privata piena di snob.
Un'altra simile alle tante che avevo già frequentato.
Quando giri per le strade di una nuova città su una Limousine nera e lucida, con i finestrini oscurati, ti aspetti di attirare l'attenzione, o per lo meno qualche sguardo confuso. Se però ti fermi davanti a un cancello, mettendoti in fila ad altre tre macchina uguali, capisci che la gente che stai per incontrare si stupirebbe di più a vederti viaggiare su una bicicletta e ti demoralizzi già da subito.
Con questa sicurezza in testa mi addentrai tra i gruppi di studenti in divisa, tutti perfetti, tutti uniti. Tutti con la certezza di aver trovato il proprio posto. Tutti diversi da me.
Non mi fermai nel cortile: a testa bassa mi infilati nell'atrio e cercai il mio armadietto, stringendo forte con la mano la mia borsa con la bandiera francese. L'ultimo regalo di Jean.
<< Ehi, tu! Sei nuova? >>, mi chiese una ragazza affiancandomi. Nel risponderle un timido "Sì" non potei fare a meno di notare il gruppetto che si stava formando intorno a noi. Due bionde stavano dietro alla mora che mi aveva rivolto la parola, guardandola come fosse una regina. Anche tre ragazzi ci avevano avvicinate. Indossavano la divisa come tutti gli altri, ma la portavano in un modo particolare. Sembravano incredibilmente sicuri di loro. Se avessi saputo di essere tanto bella, probabilmente lo sarei stata anch'io.
Uno di loro aveva occhi color cioccolato in un viso ben modellato color cappuccino e i capelli scuri erano pettinati in un ciuffo terminante con una ciocca bionda.
L'altro aveva dei ricci perfetti che si abbinavano a due occhi color smeraldo.
Poi c'era lui. Capelli color nocciola con sfumature di biondo scuro e occhi da cerbiatto. Non avevo mai visto nessun ragazzo così bello.
<< Ok, senti nuova, qui comando io. Stai lontana dal mio ragazzo, da me e, se vuoi essere qualcuno, adattati a non essere più famosa di me. Siediti al nostro tavolo oggi a pranzo, ti spiegherò meglio come funziona >>, disse la mora.
<< Grazie, ne faccio a meno. Non mi interessa essere famosa, nè essere qualcuno e sicuramente non ho intenzione di rubarti il ragazzo già che non so nemmeno chi sia. Me la caverò da sola >>.
Girai le spalle al gruppetto e feci per andarmene.
<< Ehi tu, non parlare così alla mia ragazza >>, disse il ragazzo dai capelli nocciola.
<< La tua ragazza dovrebbe imparare a non parlare così alle persone >>, conclusi, avviandomi finalmente verso il mio armadietto.
<< Hai conosciuto Jessy a quanto pare. Tranquilla, conoscendola... peggiora >>.
Mi girai e mi trovai davanti un ragazzo biondo e con gli occhi azzurri. Non sembrava inglese, il suo accento era decisamente più interessante.
<< Piacere di conoscerti, sono Niall Horan. Tu devi essere nuova >>
<< Piacere mio, Niall. Sì, mi sono appena trasferita, mi chiamo Melanie >>
<< E io sono Louis Tomlinson, molto piacere >> intervenne un altro ragazzo con i capelli castani e incredibilmente spettinati. << Da dove vieni, Mel? >>
<< Beh, sono nata in Italia, ma ho vissuto in Francia negli ultimi due anni >>, risposi, sorpresa dalla loquacità dei due ragazzi.
<< Forte >>, fece Niall.
<< Neanche tanto >>, sussurrai. << Sentite ragazzi, quelli là sono sempre così simpatici? >>, chiesi, riferendomi a Jessy e al suo gruppo.
<< Le ragazze sì, ma fossi in te non mi lascerei ingannare dai ragazzi. Sono molto diversi da come sembrano, soprattutto Liam. Sono dei bravi ragazzi, simpatici e... beh, sai, loro sono quelli popolari devono mantenere una certa reputazione. Incontrali fuori da scuola e ti sembreranno altre persone >>, disse il biondo.
<< Sembri conoscerli piuttosto bene >>, osservai.
<< Già. Soprattutto Liam, quello che ti ha risposto prima per inciso, siamo come fratelli. Solo che lui è quello popolare e io mi accontento di avere dei buoni amici >>.
<< Amici come me >>, ci interruppe di nuovo Louis << E come te. Non è mai una buona idea cominciare la scuola senza conoscere qualcuno, noi due possiamo essere i tuoi primi amici qui a Londra >>.
<< Certo mi piacerebbe >>, dissi mentre suonava la campanella.
<< Vieni con me. Siamo a lezione insieme alla prima ora >>, fece il biondo prendendomi per mano.
<< A dopo, Louis >>, salutai mentre venivo trascinata verso la classe.
Trovare due amici il primo giorno di scuola... lo ammetto, non mi era mai successo. Forse gli inglesi non erano così male.
 
 

***

 
 
Avrei volentieri fatto a meno di avere lezione insieme a Niall.
Cercate di capirmi, è un ragazzo fantastico e molto gentile, ma di solito la gente si allontana da me quando capisce che sono diversa dagli altri. Quando capisce che a me la scuola interessa, che la vedo come un punto di partenza per il mio futuro.
Il biondo che all'inizio della giornata mi era sembrato tanto simpatico si girò a guardarmi in modo strano come tutti gli altri quando fui l'unica in grado di rispondere a una domanda difficile della professoressa. Poi però accadde una cosa che non mi era mai successa. E credetemi, quando dico mai, intendo davvero mai. Mi rivolse un sorriso enorme e bellissimo e mi scompigliò i capelli. Provai a fingere che non mi importava, ma non ci riuscii e, inevitabilmente, sorrisi anch'io. In meno di un'ora quel ragazzo era riuscito a liberare la vera me dalla gabbia di cristallo in cui viveva.
 
 
 

***

 
 
Quando ci ritrovammo con Louis a un tavolo in uno degli angoli più remoti della caffetteria, potevo già dire di aver vissuto il miglior primo giorno di scuola di tutti i tempi. Mi ero sentita accettata da qualcuno e significava il mondo per me.
Non mi ero mai sentita così libera mentre ridevo senza freno per le battute insensate del moro.
<< Oh guardate, la nuova si è fatta gli amichetti. Non sono teneri? >>, disse Jessy mentre ci passava accanto, sempre seguita dal solito gruppetto.
<< Questa te la potevi risparmiare Jessy >>, le fece eco una voce maschile. Non fui capace di riconoscere la fonte di quella voce, ma non feci fatica a individuare un bigliettino che cadde sul nostro tavolo, proprio al centro del triangolo formato dai nostri vassoi.
Incoraggiata da Niall lo presi e lo lessi.
 
 
Ragazzi, ci troviamo stasera al solito posto?
Scusate per oggi, certe volte non sopportiamo quelle oche, ma non possiamo farci niente. Chiedete scusa da parte nostra anche alla ragazza nuova, ditele che ci farebbe piacere che si unisse a noi.
L.P
Z.M.
H.S

 
Fissai i miei nuovi amici con aria quasi sconvolta.
<< Non vi da fastidio che vi trattino così? Non vi rivolgono neanche la parola per tutto il giorno e pensano di farsi perdonare con un bigliettino! Non posso credere che voi siate d'accordo con tutta questa storia >>.
I due non sembravano colpiti quanto me da quel biglietto, anzi, sembrava non vedessero l'ora che arrivasse la sera per incontrare i loro "amici".
<< Beh, Mel, la faccenda è un po' più complicata di così. Te l'ho detto possono sembrare dei completi idioti, ma non è così e fanno quello che fanno per un motivo >>, disse Niall.
<< Sarebbe?! >>, chiesi << Anzi no, non mi interessa. Secondo me si stanno comportando in modo molto maleducato >>.
<< Ma a noi sta bene perchè sappiamo cosa c'è dietro >>, disse Louis << Forse un giorno te lo racconteremo, ma nel frattempo dovresti provare a conoscerli. Stasera ci incontriamo a casa mia, se vuoi ti do l'indirizzo così puoi raggiungerci >>.
<< No, grazie. Mi piace stare con voi due, ragazzi, ma non credo di voler conoscere loro. Non per ora almeno >>.
In quel momento suonò la campanella e ci dirigemmo tutti nelle nostre classi.
Il pomeriggio non avevo lezione con Niall, così andai da sola verso la classe di letteratura. Non potete immaginare la mia sorpresa nel trovare il signor ciuffo biondo senza il suo gruppo di oche starnazzanti.
Mi allontanai da lui e andai a sedermi al primo banco.
" Di sicuro il signor preferisco essere popolare che stare con i miei amici non vorrà seguire una lezione di letteratura ".
Per la prima volta il mio istinto fallì. Quando vidi quell'antipatico sedersi accanto a me, prima ancora che la professoressa entrasse in classe, dovetti trattenermi dall'impulso di alzarmi e cambiare banco.
<< Ehi, molto piacere, io sono Zayn. Zayn Malik. Ho visto che hai fatto amicizia con Louis e Niall. Sono dei ragazzi fantastici, ti divertirai con loro >>, disse con aria amichevole.
<< Già, ma a quanto pare a te e ai tuoi amichetti "popolari" non interessa quanto siano fantastici. Non hai mai pensato che è molto maleducato il modo in cui vi comportate? >>
<< Non sai quante volte >>, sussurrò lui, a voce talmente bassa che non fui sicura di aver capito bene << In ogni caso scusa per oggi, per quello che ti hanno detto Jessy e soprattutto Liam. Fidati, non è un cattivo ragazzo, sta solo cercando di... recitare bene la parte >>.
<< Senti, non mi interessa questa storia. Non vi conosco, sono arrivata solo da un giorno e ho trovato un enorme, gigantesco Caos. Sono affari vostri e dovete risolverli da soli, solo, pensateci. Non vi state comportando da amici >>, dissi, prima di alzarmi per salutare l'insegnante.
<< Non ti sei presentata, però. Non un ottimo modo per fare amicizia >>, scherzò lui.
<< Grazie, non credo di voler fare amicizia con te. In ogni caso, mi chiamo Melanie >>, risposi gelida.
Non mi piacevano quei tre.
Niall e Louis erano semplicemente adorabili e in un solo giorno erano riusciti a farmi sentire a casa, ma loro… qualcosa non quadrava, sembrava avessero una doppia personalità.
Alla fine delle lezioni mi alzai senza incrociare di nuovo lo sguardo di Zayn e andai verso il mio armadietto. Lungo la strada non potei fare a meno di passare davanti a Jessy che scherzava con il suo “amato fidanzatino”, Liam se non mi confondevo. Mentre facevo di tutto per far finta di non averli visti, notai l’occhiata di scuse lanciatomi dal ragazzo. Proseguii oltre senza farci caso.
<< Ehi, bella, vuoi un passaggio a casa >>, fece Louis arrivandomi alle spalle, seguito a ruota da Niall.
<< No, grazie, Lou, mi passano a prendere >>, risposi mentre oltrepassavamo insieme l’entrata della scuola. Nel cortile c’era odore di libertà, ma non per me. Io dovevo tornare nel mondo perfetto della mia famiglia perfetta. Datemi una pistola, vi prego.
<< Caspita, quella è la tua macchina? >>, chiese Niall a bocca aperta.
<< Già, fantastica, vero? >>, chiesi con finto entusiasmo.
<< Mmh… carina, ma non sarà mai divertente quanto girare sulla mia moto. Prima o poi ti farò provare >>, scherzò Louis.
<< Ci sto. Magari ci sentiamo dopo ragazzi, devo andare a casa. È stato bello conoscervi >>, li salutai con un enorme sorriso. Uno dei pochi veri sorrisi che avevo fatto nella mia vita.
<< Ciao bellissima, a domani >>, li sentii gridare mentre entravo in macchina.
<< Passato una bella giornata, signorina? >>, chiese John, l’autista. Mi chiamava sempre così “signorina”, ma per me era la figura più simile a un padre che avevo. Ero cresciuta con lui, che mi portava in giro, mi faceva vedere le cose belle di ogni posto, tutte le volte che i miei genitori erano troppo occupati per prendersi cura della loro bambina.
<< Sì, John. Davvero una bella giornata. Londra è troppo piovosa, ma gli inglesi sono simpatici >>.
<< Te l’avevo detto, Mel. Questa città è magica, cambia la vita delle persone >>, rispose con la stessa voce profonda che usava per raccontarmi le favole.
Magia… si, forse avevo bisogno di un po’ di magia per sciogliere la monotonia della mia vita.
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Melanie, io e tuo padre siamo usciti.
Fai i compiti e vai a dormire presto, saremo di ritorno domani mattina.
Ti vogliamo bene.
 
Un biglietto, nient altro che un ennesimo biglietto.
Ormai i miei rapporti con la mia famiglia si riducevano a quello, come non fossi altro che un pezzo d'arredamento in casa loro: inutile, sempre nell'ombra, a cui ogni tanto si presta uno sguardo solo per controllare che sia perfettamente in ordine.
La solitudine però non mi faceva male come immaginate, mi permetteva di rilassarmi, di essere me stessa e di sfuggire dal giudizio dei miei genitori.
L'enorme casa londinese faceva risuonare i miei passi in modo spaventoso, tanto da portarmi a chiudermi a chiave in stanza e accendere la musica al massimo.
 
I am what I am,
I can't help myself and if you don't like it get with somebody else,
I'll never change my ways, it's not a fase
This is how it is and it is how it's gonna stay.
 
Feci i compiti in fretta e mi misi al computer.
Provai a connettermi a Skype in cerca di Jean, ma lui, ovviamente, non c'era. Non lo sentivo da una settimana e la cosa cominciava a darmi fastidio e a mettermi in ansia.
In compenso su facebook trovai la richiesta di amicizia di Louis e Niall e un messaggio del moro.
 
Se hai cambiato idea, questo è il mio indirizzo...
 
Sorrisi al pensiero dei miei nuovi amici. Forse, per la prima volta, avrei trovato il mio posto. Forse proprio io, la ragazza che aveva sempre cercato l'amicizia nelle ragazze della sua età, l'aveva appena trovata in due ragazzi totalmente fuori di testa.
 
Grazie, Lou, ma ho già un impegno stasera... mentii domani mi racconterete tutto.
 
Guardai l'ora. Erano le sei e mezza... troppo presto per mangiare e dormire.
Fuori pioveva, una cosa che in qualsiasi altro momento mi avrebbe convinta a sdraiarmi sul divano davanti a un bel film, con una coperta e una cioccolata calda. Quel giorno però sentivo che la mia vita stava cambiando, quindi perchè non avrei dovuto cambiare le mie abitudini?
Infilai una felpa con cappuccio, un paio di jeans e degli stivaletti alla caviglia. Lasciai un biglietto per John e uscii sotto la pioggia, con la musica nelle orecchie.
Una volta superato l'interminabile viale di ville lussuose e fin troppo appariscenti, dovetti ammettere che Londra non era così male. Oltre ai negozi che, come tutte le ragazze, attiravano inevitabilmente anche me, quella città aveva anche una storia, una popolazione variopinta e interessante, angoli che erano tutti da scoprire. Non so come, girai fino alle sette di sera e mi ritrovai in un parco quasi deserto. Lì l'odore della pioggia si sentiva ancora più forte, entrava nelle narici e metteva voglia di fermarsi e godersi tutto ciò che si aveva intorno. Seguii il mio istinto e mi sedetti su una panchina, incurante di bagnarmi i pantaloni. I capelli fradici mi si incollavano al viso, ma non era un problema. Mi sentivo libera.
Non trattenni una risata, ma questa mi si bloccò sulle labbra quando capii di essere osservata.
Alzai lo sguardo e riconobbi Liam.
"Fine della tranquillità" sbuffai tra me e me mentre lui mi si avvicinava. La tenue speranza che non mi avesse riconosciuta svanì non appena mi rivolse la parola.
<< Ciao. Tu devi essere Melanie, Zayn mi ha parlato di te >>, iniziò con un sorriso.
Chi si credeva di essere quel ragazzo? Come poteva stare dalla parte di quella oca e poi parlarmi in tono tanto amichevole?
<< Già. Io invece avrei fatto volentieri a meno di parlare con lui. Tu devi essere Liam, immagino. Come spero di abbia detto il tuo amico, non voglio avere niente a che fare con voi >>, risposi io, cominciando ad allontanarmi.
<< Aspetta. Volevo solo chiederti scusa. Mi sono comportato male oggi, vorrei farti sapere che di solito io non sono così. Stavo solo... >>
<< Non mi interessa quello che stavi facendo. Ci hanno già provato in tre a raccontarmelo e io ho risposto sempre la stessa cosa: non sono affari miei. Non sembra però che ti importi tanto di Niall e Louis, visto come li tratti >>, dissi, accellerando il passo. Liam però non mollava e continuava a seguirmi.
<< Non capisci. Prova a venire anche tu da Louis stasera, ti ci porto io se vuoi. Noi siamo davvero amici, vorrei dimostrartelo >>
<< Tu non mi devi dimostrare un bel niente e di sicuro non mi lascerò convincere assistendo a uno spettacolo allestito a tavolino. Non è così che si guadagna la fiducia della gente. In ogni caso ho già detto a Louis e Niall che ci vedremo domani a scuola. Non vorrei che la vostra reputazione venisse rovinata dall'essere visti con la ragazza nuova >>.
Lo so, ero cattiva, nemmeno io riuscivo a spiegarmi cosa mi stesse prendendo. Sapevo solo che tenevo davvero a Niall e Louis e vedere i loro cosiddetti amici che si comportavano a quel modo mi feriva. Volevo proteggere i miei angeli.
<< Lascia almeno che ti riaccompagni a casa. Sta ancora piovendo e tu sei già bagnata fradicia. La mia macchina è qui dietro >>, si offrì lui. Non potevo togliermi dalla testa la sensazione che stesse facendo il possibile per cambiare la prima impressione che avevo avuto di lui.
<< No, grazie. Non è necessario >>, risposi, questa volta in modo più gentile. Mi avevano insegnato a rispondere in modo educato alle persone che si comportavano così.
<< Invece sì. Rischi di prendere un raffreddore. Ti prometto che non ti darò fastidio >>, insistette il ragazzo dagli occhi da cerbiatto.
<< Va bene. Grazie mille >>, accettai, seppur a malincuore.
Liam accellerò il passo e mi fece segno di seguirlo verso un'auto nera parcheggiata appena fuori dal parco. Inaspettatamente, mi aprii la portiera del passeggero per farmi entrare e solo dopo si sedette al posto del guidatore.
Fu un viaggio silenzioso, le uniche parole furono le mie indicazioni per trovare la villa dei miei genitori. Nonostante quello però non potevo fare a meno di lanciare continuamente sguardi al ragazzo seduto accanto a me. Era un'incognita; era quella x che nelle equazioni sconvolge la mente degli studenti.
Quando arrivammo, una strana situazione si intrufolò tra noi. Quell'imbarazzo che si ha sempre nel salutare una persona con cui non si è in confidenza.
<< Grazie per il passaggio. Salutami Louis e Niall >>.
<< Lo farò. Comunque, è stato un piacere conoscerti Melanie >>, disse, un attimo prima di ripartire.
Corsi verso l'ingresso della casa senza guardarmi indietro.
All'ultimo secondo però rimpiansi di non essermi unita a Liam nell'andare da Louis: i miei genitori erano sulla soglia e mi guardavano con aria di rimprovero. Inutilmente cercai di ravvivare i capelli fradici.
Mi avvicinai a loro e mi preparai alla sfuriata.
<< Dove sei stata? Mi sembrava di essere stato chiaro: non hai il permesso di uscire la sera >>, cominciò mio padre con il suo solito tono severo.
<< Sono uscita alle cinque, solo per fare un giro. Quando ha cominciato a piovere sono entrata in un negozio per non bagnarmi troppo >>, mentii. Mia madre mi squadrò da capo a piedi e non potevo nemmeno biasimarla: sarebbe bastato un alito di vento per far crollare la mia bugia.
<< E chi era quel ragazzo? >>, chiese mia madre, lisciandosi con le mani perfettamente curate il suo perfetto abito nero.
<< Un mio compagno di scuola. Ci siamo incontrati per strada e si è offerto di accompagnarmi in macchina >>, mi giustificai, cercando di nascondere il disprezzo nella mia voce al solo parlare di Liam.
<< Voglio sperare che tu sia stata gentile quanto lui nell'accettare l'offerta. Ora fila a cambiarti per la cena, non posso vedere mia figlia così conciata >>.
<< No, grazie. Non ho fame >>, dissi, salendo le scale per chiudermi in camera mia.
Feci finta di niente quando, guardando la schermata del computer, non vidi nessun messaggio di Jean e, con le lacrime che già premevano per uscire, mi nascosi sotto le coperte.
Non so se quella notte piansi, mi addormentati prima. Ricordo solo che, per scacciare le ombre della notte, pensa intensamente al sorriso splendente di Niall. Sentivo un bisogno impellente di parlare con lui.
Sentivo un bisogno impellente di avere un amico.
 
Ok, questo capitolo è un po’ corto e abbastanza inutile, ma credetemi, da ora in poi cambia tutto. E lo so per certo, perché ho già scritto praticamente un capitolo e mezzo.
Comunque, fosse qualcuno ha letto le mie altre storie. Una l’ho finita e ne vado estremamente fiera, l’altra è per ora in fase di stand-by, ho intenzione di continuarla non appena mi tornerà l’ispirazione.
Devo andare, ho la testa che mi scoppia, voi intanto recensite, altrimenti non vado avanti a pubblicare. Ovviamente scherzo, ma fa sempre piacere leggere le vostre considerazioni.
Alla prossima,
Eli ^-^

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


                                          Capitolo 3.




<< Salve, signore. Se non le dispiace, ci prendiamo noi cura di Melanie per oggi >>, scherzò Louis infilando la testa nel finestrino abbassato dell'automobile. Niall era dietro di lui e mostrava quel sorriso che aveva rassicurato i miei sogni la notte precedente.

<< Stai tranquillo, John, sono bravi ragazzi >>, rassicurai l'autista che si era girato verso di me con aria scettica. Aspettai un suo cenno di assenso e scesi dalla macchina; mi tuffai dritta tra le braccia dei miei amici, respirando profondamente l'atmosfera di tranquillità che avevano intorno a loro.

<< Tutto bene, Mel? Liam ci ha raccontato che hai fatto una bella doccia ieri sera >>, mi chiese il biondo, ridendo sotto ai baffi.

<< Sì, sto bene, piccolo irlandese. Non ti lascio da solo, puoi stare tranquillo >>, risposi passandogli una mano tra i capelli.

La risata cristallina di Louis spiccò tra le parole snob e vuote che popolavano il cortile della scuola.

<< Saresti dovuta venire ieri sera, ti saresti divertita >>, affermò il moro. Vedevo che cercava di farmi sentire in colpa; dovevano volere davvero molto bene ai loro amici per fare di tutto per farmi cambiare opinione su di loro.

<< Ah sì? Che avete fatto? >>, chiesi, pur per mandare avanti la conversazione che per vera curiosità. Non mi interessavano i passatempi di quei tre.

<< Film, videogiochi e... che altro, Louis? Ah già, abbiamo quasi mandato a fuoco la cucina >>, cominciò Niall.

<< Sì, niente di strano. Volevamo fare una pizza, ma quando ci siamo accorti che c'era più farina sui nostri vestiti che nell'impasto abbiamo deciso di ordinarne una vera >>, terminò Louis.

<< Ora si spiega cos'è quella roba che hai tra i capelli >>, intervenni, mascherando un sorriso.

<< Cosa? Credevo di essermela tolta tutta! Niall, mi avevi detto che non ne avevo più... >>, iniziò prima di accorgersi della mia faccia. << Mi stavi prendendo in giro! Vieni qui, piccola, te la faccio pagare >>.

Cominciò a inseguirmi e io tentai di scappare, facendomi largo tra gli studenti. Niall ci seguiva da lontano, con la tipica espressione "io non li conosco".

Non ricordavo di aver mai riso tanto. Almeno fino a chè non andai quasi a sbattere contro Jessy e il suo gruppetto. Ovviamente non potevano mancare Liam, Zayn e Harry che ci guardavano con un misto di curiosità e... rimpianto?

<< Scusa, Jessy, non ti ho vista >>, dissi, per risolvere la questione in fretta.

<< Ovvio che non mi hai vista, non stavi guardando! Presta più attenzione a dove vai, nuova >>, rispose lei con aria sprezzante.

Tutto quello che riuscivo a pensare era "Oca".

<< Beh, forse dovresti abbassare tu il mento sproporzionato che ti ritrovi e controllare di non metterti sulla strada di qualcun altro >>, ribattei, stizzita.

<< Ahah, carina. Voi due, insegnate a questo pagliaccio come si parla in questa scuola se non volete che si cacci nei guai >>, disse lei, rivolta a Louis e Niall. I due non dissero niente, ma la guardarono con faccia schifata. Io avrei fatto lo stesso, se non fossi stata troppo occupata a rivolgere tutto il mio odio a quei tre idioti che non intervenivano per proteggere i loro amici. Meno male che Niall mi aveva detto che lui e Liam erano come fratelli, altrimenti avrei pensato che si odiassero dalla nascita.

<< Andiamo >>, disse il biondo, spingendomi via.

<< Ragazzi, scusate tanto, ma non capisco come facciate a vivere così >>, dissi quando arrivammo ai nostri armadietti << Voglio dire, magari saranno degli amici fantastici fuori da qui, ma a scuola si comportano da schifo. Come possono vedere quello che la strega vi dice e non intervenire? >>. 

Presi i libri e sbattei l'anta dell'armadietto, dirigendomi verso la prima lezione. Niall mi raggiunse subito, Louis doveva essere andato nella sua classe.

<< Senti, Melanie. So che non capisci, ma fidati di me, li devi conoscere. Io e Louis siamo abituati a questa storia, anzi, in un certo senso siamo stati noi a decidere che fosse così. Se fosse per Harry, Liam e Zayn non farebbero mai così. Ci soffrono e io che li conosco da tanto lo so, ma non possono farci niente. Le cose devono stare così >>, mi spiegò, mentre entravamo in classe.

<< Non sempre, Niall. Le cose possono cambiare, dovete solo volerlo. Non ci può essere una buona ragione che vi costringa a vivere in questo modo >>, ribattei, sedendomi al mio posto.

<< Invece c'è. Arriva un momento in cui devi fare un sacrificio per il bene di una persona a cui tieni e devi accettarlo. So cosa succederebbe se i miei amici cominciassero a comportarsi in un altro modo e quindi sopporto ogni cosa per far sì che non accada >>, rispose lui, prima di far silenzio. La professoressa entrò in classe mentre stavo per chiedergli delle spiegazioni.

Cosa nascondeva il passato di quei cinque ragazzi?

 

 

***

 

 

<< Tutto bene, Melanie? Sembri pensierosa, è successo qualcosa ? >>, mi chiese John non appena entrai in macchina.

<< Sì, tutto bene >>, risposi, lanciando uno sguardo distratto alla gente che si sfilava accanto mentre partivamo.

<< Qualche problema con i tuoi nuovi amici? Strano, sembrano simpatici >>, osservò lui. 

"Perchè mi conosce così bene?", pensai.

<< No, nessun problema. Sono dei ragazzi fantastici, davvero. Il problema sono i loro amici. Non ci capisco niente >>.

<< Ti dirò, Mel, forse hai conosciuto dei ragazzi complicati, ma sono davvero felice che tu li abbia incontrati. Per la prima volta ti vedo partecipare a qualcosa, entrare in confidenza con qualcuno. Cominciavo a preoccuparmi per te, soprattutto dopo l'ultimo trasferimento. Sembravi come... spenta >>.

<< Lo so, hai ragione. Sono felice anch'io di aver incontrato Niall e Louis, loro mi fanno stare bene. Il fatto è che a Parigi mi ero fatta una vita per la prima volta e adesso... >>, dissi, chiudendo di colpo la bocca.

Mi era tornata in mente l'immagine di Jean. Il mio ragazzo, il primo che avevo amato. Quel ragazzo che mi aveva fatto sentire viva. Quel ragazzo a cui avevo dato il mio primo bacio. Quel ragazzo che mi aveva promesso di non dimenticarmi. Quel ragazzo che si faceva sentire solo di rado, seppellendo il mio umore a livello del nucleo della terra.

<< Fossi in te non penserei troppo a Jean. Hai una nuova vita ora, una vita diversa e decisamente più interessante. Fidati di me, goditela. Già che ci sei, chiedi ai tuoi nuovi amici di portarti a fare un giro per Londra. Fidati di me, potresti cambiare definitivamente idea sulla mia bellissima città >>, concluse l'autista con un sorriso.

Forse, dico solo forse, aveva ragione.

 

 

***

 

 

<< Vai a prepararti, abbiamo ospiti a cena >>, disse mia madre, venendomi incontro non appena entrai in casa. Lei indossava già un abito da sera di velluto nero impreziosito da veri cristalli Swarosky in corrispondenza della cintura. I capelli biondi di famiglia erano acconciati in una treccia perfetta e tutte le rughe erano state abilmente nascoste da uno spesso strato di fondotinta. Cercate di capirmi: erano le cinque, dubito che chiunque potesse arrivare con un così largo anticipo sull'orario di cena.

<< Fantastico >>, risposi salendo le scale. Ovviamente il mio entusiasmo era completamente fasullo.

<< Chi sarebbero? >>, chiesi con una curiosità ancora più falsa.

<< I signori Payne con il figlio. Sono un'ottima famiglia, quindi comportati bene >>, urlò mia mamma dal salotto. Naturalmente non si era degnata di seguirmi.

Payne, Payne... Perchè mi suonava familiare?

Con quel dubbio in testa, entrai in camera mia, respirando profondamente quell'aria rassicurante. Ero nel mio piccolo mondo, dove nessuno poteva toccarmi.

Per fare felice mia madre, feci una doccia e sciacquai i capelli. Dopo essermi asciugata e aver formato dei piccoli boccoli, indossai un paio di leggins neri e una maglia bianca, lunga che lasciava scoperte le spalle. Un paio di stivaletti neri alla caviglia completavano il tutto, insieme a una catenina d'oro con una semplice M come ciondolo. Non ero perfetta come voleva la mia famiglia, ma ero me stessa. Almeno non avrei dato l'impressione di una bambolina di ceramica.

Ero stata veloce, così mi rimaneva ancora un po' di tempo. Cominciai a navigare un po' in internet, dando un'occhiata al mio profilo twitter e facebook.

Lì trovai un messaggio di Niall.

 

Mi dispiace per come ti ho risposto oggi bella mia. Cerca di capire, ti racconterei tutto, ma non sono solo fatti miei, ci sono dentro anche i miei amici. Spero che tu non sia arrabbiata, sappi che ti voglio bene.

Non vedo l'ora di vederti domani.

Ciao Mel.

 

Aveva paura di avermi fatto arrabbiare. Quel ragazzo era dolcissimo e teneva davvero a me. Non avevo mai avuto un amico simile.

 

Tranquillo, Niall, non sono arrabbiata. Hai ragione, in fondo non sono nemmeno affari miei. Ti prometto che non mi ci immischierò più. 

Ti voglio bene amico mio.

Mel x

 

Diedi un'occhiata alla bacheca e feci per disconnettermi.

Con la coda dell'occhio però vidi un nome: Jean Duprè, connesso.

 

Ciao Jean..., scrissi, sperando di intavolare una conversazione.

Ciao tesoro... Senti... Mi dispiace di non essermi fatto sentire ultimamente, ma sono stato molto impegnato.

Beh, non importa. Io adesso ho un po' di tempo, potrei chiamarti se ti va

In realtà... Mi dispiace Mel, devo uscire. Ti chiamo io stasera, promesso.

Ma... cominciai a scrivere. Quando vidi che si era già disconnesso cancellai il messaggio. Chiusi la chat e rimasi a guardare il computer.

Quello sarebbe dovuto essere il mio ragazzo.

<< Melanie! Scendi, stanno arrivando >>, gridò mio padre dalla stanza affianco. 

Spensi il computer e, sbuffando, uscii dalla mia stanza. Chiusi a chiave la porta, per essere sicura che nessuno potesse entrarvi. 

In fondo alle scale, trovai i miei genitori pronti e perfetti, in attesa che gli ospiti suonassero al campanello. Mia madre squadrò con disapprovazione il mio abbigliamento, ma non fece commenti, perchè in quel momento un suono squillante animò la casa.

Mio padre aprì la porta ed entrarono due signori, marito e moglie, dall'aria distinta. Dietro di loro entrò il figlio.

<< Tu! >>, dicemmo contemporaneamente.

<< Melanie, conosci già Liam? >>, domandò mia madre.

<< Gia >>, rispose lui al mio posto << Siamo compagni di scuola >>.

<< Perfetto >>, disse la signora Payne << Così non dovete fare amicizia >>.

<< Volete venire a tavola? >>, chiese mio padre, intavolando una conversazione con i genitori di Liam.

<< Non sapevo che fosse casa tua >>, cominciò lui, avvicinandosi a me.

<< Non sapevo che quelli fossero i tuoi genitori >>, ribattei io. 

<< Senti, Melanie... >>

<< No, ascolta tu Liam. Ti ringrazio per il passaggio di ieri sera, sei stato molto gentile, però non voglio avere ancora a che fare con te. Ne ho già parlato con Niall e Louis, loro sono miei amici, ma ciò non significa che io debba sapere qualcosa di te, di Zayn o di Harry. I rapporti tra voi cinque non sono affari miei, quindi lasciatemi fuori da questa storia >>, dissi, facendogli cenno di seguirmi verso la sala da pranzo. Mi girai per osservarlo e lo vidi camminare a testa bassa, con gli occhi pieni di pensieri. Forse non era così cattivo. Forse avrei potuto cambiare la loro situazione.

 

 

***

 

 

La cena trascorse silenziosa, o almeno per me.

Io e Liam non ci rivolgemmo la parola e restammo zitti per gran parte del tempo, parlando solo se interpellati. Ogni tanto però sentivo il suo sguardo posarsi su di me e non potevo fare a meno di chiedermi a cosa stesse pensando.

Quando i nostri genitori si sedettero in cortile, sotto le stelle, noi li seguimmo, aggrappandoci a ogni appiglio pur di non rimanere da soli.

Mentre, con gli occhi al cielo, pensavo a quei cinque ragazzi dal comportamento così strano, il mio telefono squillò, facendo voltare tutti verso di me.

Era Jean.

<< Scusate, devo rispondere >>, dissi rientrando in casa.

<< Pronto >>, dissi in francese.

<< Ciao Melanie, va tutto bene? >>, mi chiese una voce nella stessa lingua. 

<< Tutto bene, te? Ho un sacco di cose da raccontarti >>, cominciai, felice di poter finalmente parlare con il mio ragazzo.

<< Bene grazie... Melanie, sono sicuro che ti siano successe un sacco di cose, ma prima ho bisogno di parlarti >>.

Mi bloccai precisamente nel centro del salotto. Non avevo avuto molte storie d'amore, ma dai film si imparavano tante cose e quelle parole non promettevano mai niente di buono.

<< Cosa succede, Jean? >>, domandai con un orribile presentimento.

<< Niente Mel, è solo che... Il fatto è che io ti voglio bene, ma questa storia è troppo pesante per me. Non riesco a stare sapendo che se ci va bene ci rivedremo l'estate prossima. Tu sei importante e sei forte ma io no... >>

<< Mi vuoi lasciare? >>, chiesi ancora; la voce rotta dalle lacrime.

<< No, stavo solo proponendo di prenderci una pausa. Magari, quando tornerai in Francia >>

<< Lascia perdere Jean. Se vuoi che sia così, allora va bene, è finita. Mi dispiace >>, dissi, chiudendo la chiamata.

Le lacrime cominciarono a rigarmi il viso, ma non mi abbandonai alla tristezza. Prima dovevo sapere una cosa.

Corsi in camera mia, spalancai la porta e accesi il computer.

Facebook era un ottima fonte di notizie e forse lì avrei trovato quello che cercavo. O almeno una conferma ai miei sospetti.

Scorsi tutte le foto del profilo di Jean e dei nostri vecchi amici, finchè non la trovai. La prova. Tutto quello che avrei fatto di tutto per non vedere.

Il mio ragazzo che si baciava con una bella mora nello stesso locale in qui c'eravamo conosciuti.

Era finita. Era finita davvero.

Quasi caddi dalla sedia, mentre le lacrime mi riempivano gli occhi, donando il loro sapore salato alle mie guance. Appoggiai la schiena contro il muro e mi abbandonai al pianto.

<< Quello che è successo dev’essere stato molto grave per ridurti così. Non sembri il tipo di ragazza che piange facilmente >>, disse Liam.

Alzai la testa e lo vidi appoggiato alla porta.

<< Vattene >>, risposi. L’ultima cosa che volevo era farmi vedere da lui in quello stato.

<< Voglio solo aiutarti. Non sembri essere felice. Mi vuoi dire cos’è successo? >>, chiese, avvicinandosi a me.

Scossi la testa, ma evidentemente il mio messaggio implicito “vattene” era fin troppo implicito per lui.

<< Non devi dirmelo per forza, però parlarne con qualcuno ti aiuterebbe >>, insisté lui.

<< Hai ragione, forse dovrei chiamare Niall >>.

<< Sì, effettivamente è un ottimo ascoltatore >>, rispose lui con tono di scherzo, facendomi inevitabilmente scappare un sorriso.

<< Visto >>, continuò << Ti ho fatta ridere, forse non sono un ragazzo così cattivo. Vieni qua >>, disse e mi abbracciò.

Non so cosa provai, stretta tra le sue braccia per la prima volta, ma mi sentii come protetta, al sicuro da tutto. Per un attimo, solo per un attimo, l’immagine di Jean che era nella mia testa venne scacciata e sostituita da quella di Liam.

Poi però il suo telefono squillò e la foto di Jessy sul display mi ricordò perché non avevo ancora fatto amicizia con quel ragazzo.

<< Vai, devi rispondere. La tua fidanzatina aspetta >>, dissi alzandomi e tornando in cortile dai miei.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4.





<< Ehi cucciola >>, disse Niall abbracciandomi da dietro.

<< Ehi belli >>, risposi io, salutando anche Louis. 

Quella mattina c’eravamo messi d’accordo per vederci un po’ prima, sempre nel cortile della scuola: avevo davvero bisogno di quella ventata d’aria fresca che portavano sempre con loro. 

<< Allora… cos’è successo ieri sera? >>, mi chiese il moro.

<< Come fate a saperlo? >>, domandai stupita.

<< Liam ci ha raccontato tutto >>.

<< Già, abbiamo fatto una lunga videochiamata >>, aggiunse Niall << Lui sembrava anche un po’… Non lo so, come se fosse imbarazzato >>.

<< E diventava rosso ogni volta che qualcuno pronunciava il tuo nome >>, terminò Louis.

<< Sì, come no. Rosso esattamente come quando ha chiamato la sua ragazza nell’unico momento in cui ero riuscita a trovarlo minimamente simpatico >>, ribattei.

<< Aspetta! Perché sei diventata rossa? >>, chiese Louis.

<< Io non sono rossa >>, risposi, sfiorandomi la pelle del viso per controllare. Uno strano calore mi avvisò che non potevo nascondermi.

<< Invece sì >> disse Niall. << Wait, baby! Non è che ti piace Liam? >>

<< A me? Figuratevi >>, risposi, non troppo sicura delle mie parole.

<< Amico irlandese, mi sa che dobbiamo iniziare l’operazione “forma la coppia” >>, affermò Louis rivolto unicamente a Niall.

<< Pronto? Siete ancora su questo pianeta? A me non piace Liam! >>, dissi, un po’ troppo convinta per risultare credibile. << E poi lui sta con Jessy >>, aggiunsi.

<< Allora ci toccherà prima portare a termine l’operazione “scoppia la coppia”. Non sarà difficile >>, concluse Niall per tutti.

In quel momento suonò la campanella ed io e Niall andammo verso la nostra classe.

<< Come stai, Melanie? >>, mi chiese il biondo sulla strada.

<< Meglio. Forse avrei dovuto aspettarmelo >>, risposi.

Avevo fatto bene a chiamarlo non appena Liam era andato via, per raccontargli quello che era successo con Jean. 

<< Se hai bisogno di qualcosa, io sono qui e c’è anche Louis >>, mi rassicurò, passandomi un braccio intorno alle spalle. Non c’era malizia in quel gesto, eravamo solo amici.

<< Grazie Niall. Sono stata davvero fortunata a incontrarvi >>, dissi, appoggiando la testa sulla sua spalla.

 

 

***

 

 

La giornata trascorse tranquilla fino all’ora di pranzo.

Fu lì, mentre tutti entravano nella caffetteria, che successe il disastro.

<< Guardate quei tre perdenti che fanno finta di essere felici >>, disse Jessy mentre passava di fianco al nostro tavolo.

<< Almeno noi non fingiamo di essere qualcuno che non siamo solo per essere popolari >>, risposi io a voce abbastanza alta per essere sicura di farmi sentire.

<< Stai forse dicendo che sono falsa? >>, chiese lei con aria stizzita, tornando indietro verso di noi.

<< No, certo che no Jessy. Stavo solo dicendo che tu sei vera esattamente quanto il tuo naso. A proposito, quante volte te lo sei rifatto? >>.

Sorrisi sentendo le risate di Niall e Louis ed anche quelle di qualcun altro. Harry?!

Il riccio era l’unico dei tre a cui non avevo ancora rivolto parola, forse era diverso. Comunque, non potei non notare gli sguardi divertiti di Liam e Zayn.

<< Tu! Come osi parlarmi così? >>, disse Jessy, puntandomi contro un dito.

<< Io ti parlo come mi pare e piace visto come ci tratti. Pronto, Jessy, svegliati! Non sei una regina, né una principessa. Non sei proprio nessuno >>, risposi. Ormai ero partita in quarta e non avevo intenzione di fermarmi. D’altronde, tutta la gente che si era radunata intorno a noi sembrava intenzionata ad ascoltarmi fino in fondo. Nei loro occhi leggevo la stessa frase: “era ora che qualcuno desse una lezione a Jessy”.

Non ero il tipo di ragazza che si esponeva fino a quel punto, ma, d’altronde, non ero mai rimasta davvero coinvolta nella vita di qualcuno. Non avevo mai avuto amici da difendere e sentivo che era arrivato il momento di farlo.

<< Perché, vuoi forse dirmi che tu sei qualcuno? Immagino che non hai nemmeno il ragazzo, probabilmente ti ha appena lasciata. Gli unici che si preoccupano per te sono questi due perdenti. In fondo, non sono nemmeno tuoi amici, ti frequentano solo perché sei l’unica a parlare con loro. Chi parlerebbe mai con qualcuno come Horan e Tomlinson?! >>. 

Le oche intorno a lei risero, Harry, Liam e Zayn abbassarono la testa, io strinsi i pugni per non arrivare a picchiarla.

<< Di sicuro non tu, perché mai, per nessuna ragione al mondo, ti meriteresti degli amici fantastici come loro. Tu non sai nemmeno cosa significhi avere dei veri amici! A te interessa solo avere il tuo gruppo di oche che ti segua ovunque, senza mai contestarti. Per non parlare poi del tuo ragazzo e degli altri due. Di la verità, li frequenti solo per il loro aspetto. Loro non sono nemmeno tuoi amici, anzi, scommetto che ti detestano e che ti sopportano solo per la popolarità >>, sentii sulla schiena le occhiate di Niall e Louis, ma non riuscivo a fermarmi.

<< Basta, Melanie, vieni via >>, mi disse Louis, prendendomi per mano per cercare di calmarmi.

<< Sì, ascolta il tuo amichetto, Melanie. Sparisci, ma prima chiedimi scusa >>

<< Mai e poi mai ti chiederò scusa >>, risposi, gli occhi stretti in due fessure.

<< Allora sappi che d’ora in poi la tua vita qui sarà un inferno. La tua, come quella dei tuoi amichetti. “I due gay” carino come soprannome per voi due e te… come potrei chiamarti piccola oca italiana? >>.

Mi girai e vidi gli occhi di Niall e Louis diventare di fuoco.

Non fa piacere a nessuno sentirsi chiamare così, in tono dispregiativo.

Non fraintendetemi però, non ho niente contro i gay, anzi. Avete presente Glee? All’inizio lo guardavo solo per Kurt e Blaine.

<< Non li chiamare così >>, disse una voce da dietro il gruppo. Harry, il riccio dagli occhi smeraldo, si allontanò dagli altri e si schierò dalla nostra parte.

<< Cos’hai bevuto Styles? >>, chiese Jessy con aria sprezzante.

<< Io non ho bevuto proprio niente, Jessy, ma fossi in te farei più attenzione alle parole. Soprattutto, farei attenzione a non insultare i miei amici >>, rispose il riccio.

<< Andiamo, ragazzi >>; disse Jessy, smettendo di considerarci, << evidentemente il riccio è impazzito. Mi dispiace, Rosy, dovrai trovarti un nuovo ragazzo, il tuo ha deciso di schierarsi con i perdenti >>.

<< A questo proposito, Jessy >>, disse Zayn, passandosi una mano tra i capelli perfettamente pettinati << Credo che anche tu e Tina dovrete trovarvi dei nuovi ragazzi. Avresti dovuto pensarci due volte prima di rivolgerti così a loro >>. Il pakistano si unì a noi con un mezzo sorriso.

<< Tu sei pazzo, Malik. Liam non verrà mai con voi. Lui mi ama e starà sempre dalla mia parte. Non è vero, tesoro mio? >>

<< Mi dispiace, Jessy, ma ti sbagli. Ho trascorso troppo tempo fingendomi un ragazzo che non sono, rimanendo lontano dai miei amici e sopportando un’oca come te, adesso però hai raggiunto il limite. Non ti permetto di parlare così a Niall e Louis e nemmeno a Melanie. Non tu che sei la persona più falsa, presuntuosa ed egocentrica di questo mondo >>.

Liam si allontanò da Jessy e si mise al fianco di Niall.

<< Va bene, se è questo che volete, allora che sia così. Sappiate che d’ora in avanti farete di tutto pur di non venire a scuola, perché ogni volta che incrocerete la mia strada rimpiangerete questo giorno >>, disse, prendendo il comando del gruppo e allontanandosi.

<< Sto tremando dalla paura >>, conclusi. 

Un applauso si levò nella mensa della scuola.

<< Melanie! Melanie! >>.

Tutti gridavano il mio nome, tutti battevano le mani, felici che qualcuno avesse finalmente fatto ciò che loro avevano sempre sognato. 

<< Sei stata grande, Mel! >>

<< Sei stata fantastica >>

<< Era ora che qualcuno le desse una lezione >>

<< Grazie Melanie >>.

La mano di Louis posata sulla mia spalla, il suo sguardo riconoscente, i suoi quattro amici dietro di lui che si abbracciavano come se si fossero ritrovati dopo tanto tempo non riuscirono a farmi provare l'allegria che aveva invaso la caffetteria. 

La scena appena vissuta, gli avvenimenti degli ultimi giorni, l'aria soddisfatta di tutti gli studenti, le pacche sulle spalle che si scambiavano tornando a mangiare il loro pranzo, uno tra questi elementi mi ferì.

Scappai, facendomi largo tra la folla.

La scuola a quell'ora era deserta, nemmeno i professori rinunciavano all'ora di pausa, così non fu difficile trovare un nascondiglio negli spogliatoi della palestra.

Mi sedetti con la schiena appoggiata a uno degli armadietti.

Alzai gli occhi al cielo, mentre calde lacrime cominciavano a rigarmi le guance. Mi abbracciai le ginocchia, cercando di capire cosa provavo, cosa mi aveva ridotta in quello stato. Come prevedibile, non trovai risposta alle mie domande. Tutto quello che riuscivo a pensare era che c'era qualcosa di sbagliato. Se in me o negli altri, non mi era dato saperlo.

<< Melanie... >>, disse una voce di fronte a me. Cercai di riconoscere il ragazzo, perchè si trattava senza dubbio di un ragazzo, ma non ci riuscii, tanto le lacrime offuscavano i miei occhi.

<< Vattene, Louis >>.

Avevo detto il primo nome che mi era venuto in mente. 

<< Non sono Louis >>

Tutti sanno che, nei momenti di disperazione e confusione, la cosa peggiore che si possa fare è tirare a indovinare.

<< Vattene lo stesso >>

Neanche farsi ascoltare è così facile.

Il ragazzo si avvicinò a me e mi abbracciò. Mi ritrovai a piangere appoggiata a un petto caldo e muscoloso.

<< Sei incomprensibile, Melanie. Due minuti fa sembravi un leone, ora non riesci a distinguere le persone. Si può sapere cos'è successo? >>

<< Non... non lo so >>, ammisi tra i singhiozzi.

<< Questo non è chiaramente il tuo periodo fortunato. In due giorni, è la seconda volta che ti stringo mentre piangi >>.

Era Liam. Era sempre Liam. Ogni volta che non volevo farmi vedere da nessuno, arrivava lui.

<< Liam, l'hai trovata. Melanie, tesoro, che succede? >>.

Niall. Il suo accento mi rese impossibile confondere anche lui.

<< Va tutto bene >> cercai di rassicurarlo. Sentii che mi sollevava dalle braccia di Liam per stringermi a sè.

<< Sei una pessima bugiarda >>, rise. La sua risata argentina si mischiò col suono della campanella.

La pausa pranzo era finita, ma io non avevo la forza per tornare a lezione.

<< Vuoi che ti accompagni a casa? >>, chiese lui, come se mi avesse letto nel pensiero.

Annuì, appoggiandomi alla sua spalla.

<< Andate, vi copro io >>, disse Liam, mentre Niall mi stava già accompagnando fuori. Ci fermammo davanti ai nostri armadietti e sentii l'irlandese che parlava di avvisare John che sarei andata a casa prima, ma non prestai troppa attenzione.

Ero totalmente persa nei miei pensieri.

Quando mi ripresi, ero seduta sul sedile anteriore di una macchina, con Niall che mi scuoteva gentilmente la spalla.

<< Mel, siamo arrivati >>.

Eravamo nel cortile di casa mia. All'interno, le tapparelle erano chiuse, segno che non c'era nessuno.

<< Vuoi che stia un po' con te? >>

<< No, grazie. Ho bisogno di stare da sola >>.

Non so, dove trovai la forza di dirlo.

Probabilmente protestò, ma non me lo ricordo. So solo che in qualche modo mi trascinai fino all'ingresso, aprii la porta e mi buttai sul divano. 

Piansi, poi mi addormentai. Nel sonno, vidi immagini della mia vita, passata e presente. Vidi il volto di Jean, mi vidi sola in mezzo a persone che si conoscevano da una vita, mi vidi diversa in una famiglia che non accettava le differenze. Poi vidi cinque figure immerse nell'ombra. Non potevo distinguere le loro fattezze, ma c'erano i loro sorrisi a rendermi tutto chiaro. Uno di questi sorrisi pose fine ai miei incubi. Lentamente, il mio respiro divenne tranquillo, le lacrime si asciugarono. Nella mia mente rimase impresso un paio di occhi. 

 

 

 

 

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