A Demon's Fate

di NakamuraNya
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il re che brucia tra le fiamme ***
Capitolo 2: *** Il dolore della Regina ***
Capitolo 3: *** I movimenti del cavallo ***
Capitolo 4: *** La torre del peccato ***
Capitolo 5: *** L'alfiere della regina ***
Capitolo 6: *** Pedine di luce e tenebra ***
Capitolo 7: *** L'inferno sotto la scacchiera ***



Capitolo 1
*** Il re che brucia tra le fiamme ***


Capitolo Primo

Il re che brucia tra le fiamme

 

Il silenzio lo avvolse dopo le tante urla, un silenzio disturbato solamente dal crepitio delle fiamme e dal suo respiro affannato.

Il fuoco per lui era stato sempre qualcosa che portava al cambiamento.

I suoi genitori, la sua residenza e il suo cane erano stati portati via da alte lingue di fuoco.

Lui però come una fenice era risorto dalle ceneri del suo predecessore, e ora con la stessa moneta stava facendo scontare il crimine commesso da quella gente.

Si era vendicato umiliando, schiacciando e infine distruggendo i suoi nemici; eppure qualcosa lo portava ancora a desiderare di non morire.

Desiderio inutile perché ormai era tutto stato deciso da tempo, ma nonostante ciò qualcosa continuava a bruciare dentro al suo petto.

Era forse questa la vita? Una forza così forte da portare l'uomo a desiderare l'impossibile pur di non affrontare l'ignoto della morte?

-Signorino l'ora è giunta.- La voce di Sebastian lo scosse riportandolo alla realtà.

Fissò con disgusto come le fiamme stavano bruciando i corpi di quella miserabile gente propagando nella stanza un fastidioso odore dolciastro.

Sollevò il lembo di stoffa che copriva l'occhio marchiato dal contratto stipulato quattro anni fa.

-Come stabilito la mia anima ora è tua.- Il tono che aveva usato era imperioso come se potesse dare ancora degli ordini a quel demone.

Le labbra dello scuro maggiordomo si aprirono in un ghigno, mostrando una aguzza dentatura, mentre gli occhi si irradiarono come il fuoco che ardeva negli inferi.

Quella reazione così evidente lo lasciò spiazzato: ormai era con le spalle al muro, niente avrebbe potuto salvarlo dal destino che si era scelto.

Strinse i pugni cercando di non tremare, non avrebbe di certo permesso di mostrarsi debole nel momento della sua disfatta.

L'unica cosa che gli rimane è pensare a come può essere stato degradante per quel demone diventare il maggiordomo di un ragazzino, ed essere orgoglioso per essere riuscito a sottomettere una simile creatura.

-Demone, solo un'ultima richiesta.- Disse fissandolo deciso, quello che aveva davanti non era più Sebastian il maggiordomo del suo casato ma una creatura affamata e senza nome proveniente dall'inferno.

-Cosa desidera signorino?-

Si stupì nel sentirsi chiamare ancora in quel modo anche se quella farsa era ormai terminata, ma preferì non divagare a lungo su quei pensieri.

-Desidero che, dopo che ti sarai nutrito della mia anima, tu lasci il mio corpo in questo luogo a bruciare con questa gente. Una degna sepoltura non porterà la mia anima alla beatitudine e questo lo sappiamo entrambi. In fondo sono come loro, ho macchiato la mia vita del sangue di molte persone per poter arrivare a questo punto.-

Terminò quel breve discorso sorridendo cinico verso il demone che piano si stava avvicinando a lui.

Chissà se si sarebbe inchinato al suo cospetto oppure se gli avrebbe riso in faccia a causa del suo comportamento.

Non accadde nulla di ciò, si fermò con aria soddisfatta a meno di mezzo metro da lui e l'ho guardò negli occhi.

Il demone tolse con estrema cura il guanto della mano sinistra lasciandolo cadere al suolo mostrando il contratto inciso sul dorso di questa.

Con la mano non più inguantata gli serrò il mento con una forza sufficiente a lasciargli le labbra socchiuse, le loro bocche erano a breve distanza.

L'istinto gli diceva di chiudere gli occhi oppure di liberarsi da quella morsa e scappare il più lontano possibile, ma la sua mente era a conoscenza che ormai non si poteva più tornare indietro e che ora la sua vita sarebbe stata risucchiata.

Chissà cosa sarebbe accaduto adesso, la sua carne sarebbe stata dilaniata da quella dentatura da predatore? Oppure il suo cuore sarebbe stato strappato dalla sua cassa toracica? Non lo sapeva, e questo senso di ignoto lo stava opprimendo.

Ora niente era più in suo potere, il suo cavallo stava agendo con volontà propria sulla scacchiera vuota.

Rimase immobile ad attendere, finché non sentì qualcosa muoversi dentro di se, era come un animale selvatico rinchiuso in una gabbia che preso dalla pazzia si agitava sbattendo contro le sbarre.

Sbarrò gli occhi, cosa stava succedendo? La sua anima non voleva essere presa?

Fissò le due pozze di brace di Sebastian trovandole sì illuminate ma calme, quindi non era la prima volta che accadeva.

Incominciò a sentire dei brividi di paura snodarsi lungo la sua colonna vertebrale quando qualcosa simile a catene incominciarono a bloccargli il corpo, era in trappola, anche se avesse voluto non si sarebbe potuto muovere.

Chiunque si sarebbe messo a urlare disperato e piangere sperando nella salvezza, non lo fece semplicemente perché sapeva che per una persona come lui non ci sarebbe mai stata la luce.

E poi accadde che piano si sentì veramente svuotare, niente più odio, nè tristezza, nè orgoglio tutti i sentimenti che lo caratterizzano come essere umano erano spariti rimaneva solo il dolore di un guscio vuoto.

Dalle labbra del demone provenì un sospiro compiaciuto, mentre scioglieva la presa sul mento del giovane.

Quando le catene scomparvero il corpo del conte cadde e incominciò a contorcersi, annaspando alla ricerca d'aria ma per quanto cercasse in quel luogo c'era soltanto fumo; delle lacrime scesero copiose.

Vuoto, non c'era più niente a muovere quel corpo se non l'istinto di sopravvivenza ma ben presto il cuore smise di battere mentre un rantolo di dolore lasciava quelle labbra.

---

Che modo alquanto disgustoso e sgraziato di morire pensò mentre fissava con disgusto quel corpo ormai così insignificante per lui ora che non aveva più ciò che gli interessava.

Percepì il potere di quell'anima rafforzare ogni parte del suo corpo facendo rimarginare le ferite subite nello scontro precedente.

Una nube lo avvolse riportandolo finalmente alla sua forma originaria, si sgranchì come se fosse un gatto.

Era tanto che non si nutriva che quasi si era dimenticato quanto fosse appagante il dopo, quando riesci a percepire ogni singola sensazione appartenente al propritario dell'anima.

Così tanta voglia di vivere eppure nessuna resistenza alla morte, un'odio così profondo che però non aveva macchiato del tutto il suo essere, tutto quello e molto altro era Ciel Phantomhive.

Sentì delle presenze avvicinarsi a gran velocità all'abitazione, non esseri umani ma shinigami.

Non voleva di certo perdere tempo con quelle fastidiose creature, quindi preferì sbrigarsi ad allontanarsi da quel luogo.

Stava per andare quando qualcosa lo bloccò, guardò ora con sguardo meno sprezzante quel corpo che in fondo era appartenuto a un bambino costretto a crescere troppo in fretta.

I vestiti eleganti ora sono sporchi di cenere, i capelli poi così disordinati nonostante quella mattina glieli avesse pettinati con la massima cura.

Fissò quegli occhi opachi che non avrebbero più potuto lanciargli sguardi di sfida.

Sospirò mentre prendeva in braccio quel corpo che aveva perso già tutto il suo calore.

-Chiedo perdono ma non posso esaudire il suo ultimo desiderio signorino.- Sussurrò scomparendo in un mare di piume nere.

Bene, ho concluso qui il primo capitolo ditemi un po' che vi pare. La trama si delinerea bene nei prossimi capitoli.
P.S. Questa storia ho deciso di pubblicarla oggi che sono esattamente 5 anni che sono iscritta al sito.

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Capitolo 2
*** Il dolore della Regina ***


Capitolo Secondo
Il dolore della Regina
 
Prima di tutto voglio ringraziare:
_Hiyoki_ e Mione1986 che hanno recensito.
Mai Des e Mione1986 che hanno messo la storia tra le seguite.
Chizuru e _Hiyoki_ che hanno messo la storia tra le ricordate.
Grazie mille!!! ^^
In questo capitolo ho voluto caratterizzare più personaggi, anche alcuni che non mi stanno simpatici, in realtà uno solo, chissà se capite chi è?


 
-Maledizione!- Fu l'esclamazione di William quando arrivarono al luogo del misfatto.
-Non ci saranno mica straordinari.- Disse una voce annoiata alle sue spalle.
Ronald Knox era appoggiato alla sua personalizzata falce della morte e reggeva il mento con la mano sinistra mentre i suoi occhi guardavano quel mucchio di cadaveri con noia.
-Quella feccia si è nutrito. - Sussurò lo shinigami più anziano sistemandosi gli occhiali, stizzito.
-Cosa? Manca qualche anima?-
-No, ma se ti concentri puoi sentire la scia di quella che ha mangiato. -
-Beh, ma non è di nostra competenza, quindi niente rapporto, che equivale a niente straordinari e quindi potrò uscire con... -
-Dannazione! La faccenda non è così semplice: abbiamo un demone senza più un guinzaglio che si aggira per Londra. -
I nervi di William ormai erano a fior di pelle, si chiedeva come mai veniva sempre accoppiato con degli idioti.
Però almeno l'idiota che aveva davanti non gli saltava addosso quindi si poteva considerare meglio di...
-Perché, i demoni hanno il guinzaglio? -
Onestamente, chiunque gli avrebbe dato ragione se lo avesse percosso pesantemente.
---
-Uffa, perché stai dando tutte quelle cure a un morto? -
Domandò lo shinigami rosso sbuffando, infastidito dal fatto che era già passata un'ora e non era stato degnato di uno sguardo.
-Mi sembra semplice: un diavolo di maggiordomo non può di certo permettersi che il feretro del suo padrone bruci con altra gente. -
Il demone aveva ripreso le sembianze di Sebastian il maggiordomo; e ora, con la massima cura, stava adagiando il corpo del giovane conte sul letto.
Prese le coperte e lo coprì come se stesse semplicemente dormendo.
-Quindi ti sei premurato di ripulirlo, mettergli una camicia da notte e poi portarlo a letto solo per l'etichetta? -
Domandò Grell assottigliando gli occhi dietro le lenti  degli occhiali.
-Esattamente. - Fu l'affermazione di Sebastian mentre si allontanava dal giaciglio per avvicinarsi alla finestra aperta.
-Uh, secondo me menti. In fondo non ti era stato richiesto di lasciarlo lì? Per non parlare del fatto che il contratto non è più valido. -
Insinuò questo mentre mostrava i denti appuntiti ghignando sadico.
-Quindi stavi proprio spiando tutto dall'inizio? Perché allora non sei intervenuto prima che lo mangiassi? - Detto questo volse lo sguardo allo shinigami seduto, o per meglio dire stravaccato, su una poltrona in fondo alla stanza.
-Volevo vederti all'opera e poi non era di certo un umano degno di essere salvato. - Disse alzandosi per dirigersi anche lui verso la finestra.
-E allora come ti è parso? -
-Deludente. Seriamente Sebas-chan, mi hai proprio deluso: immaginavo di vedere più sangue; che ti saresti messo a dilaniare il cadavere del tuo padrone e invece niente. -
-Sono dispiaciuto per non essere stato in grado di offrirle lo spettacolo che desiderava. -
-Basta! Voglio vedere il demone, non più il maggiordomo. Di te, in fondo, mi intriga il lato selvaggio Sebas-chan! - E mentre lo diceva Grell si era avvicinato a Sebastian e ora si stava mettendo a fare cerchietti sulla sua spalla con la punta delle dita.
Il demone lo guardò indifferente per poi spostarsi a gran velocità ed appollaiarsi sul davanzale della finestra, il fresco vento di inizio settembre che gli accarezzava il volto.
-Quindi te ne andrai! - Urlacchiò contrariato il rosso, pronto ad afferrarlo per la vita, ma il demone si lasciò cadere in avanti atterrando sul selciato sotto la finestra.
-E io con chi giocherò Sebas-chan!? - Fu l'ultimo urlo che lanciò Grell vedendo la figura del moro sparire nella notte.
Si volse per osservare l'interno della stanza: la mobilia presente ostentava ricchezza da ogni dove mentre il corpo di Ciel era ancora adagiato sul letto; certo che lui non riusciva proprio a capire come si potesse provare interesse per una simile creatura.
Sospirò rassegnato, uscendo anche lui dalla finestra: forse faceva in tempo a fare un salto dal suo Will.
---
Il giorno seguente, sulla prima pagina del giornale compariva la notizia dell'incendio, ma, per quanto grave, non era questo a far mormorare la gente colta di Londra, bensì un semplice trafiletto che parlava della morte nel sonno del conte Ciel Phantomhive e il suo imminente funerale.
Il demone lesse il quotidiano: quegli stupidi non erano riusciti neanche a capire che la causa della morte di quello che era stato il suo padrone: non era l'asma ma un soffocamento da fumo... che inetti.
Si sistemò gli occhiali per leggere meglio. La possibilità di essere chiunque la sua volontà volesse era meravigliosa. Gli umani neanche si immaginavano com'era la sensazione di essere un anziano o un bambino da un momento all'altro o addirittura essere una donna... no quello non era per lui, anche se sapeva a chi sarebbe piaciuto. Storse le labbra disgustato al pensiero di quel shinigami.
-Il tè non è di vostro gradimento, signore? - Fu la domanda che gli fu porsa da una cameriera.
-Oh, no, è perfetto. - Affermò sogghignando. Ora era libero di uccidere, violentare e cibarsi di chiunque, niente più freni a bloccarlo. Ma non era mai stato un demone così, lui preferiva usare l'ingegno piuttosto che la forza: lo trovava più divertente. Chissà quanto sarebbe durato il periodo senza più un padrone? Dieci anni? Un secolo? O forse di più?
---
Vuoto.
Freddo.
 Rotto. Ma in fondo è normale perché egli è morto.
La sua mano percorre delicatamente la guancia del suo promesso, senza nessuna reazione di risposta. Non arrossisce, non si lamenta ma soprattutto non l'allontana.
-C...iel. - Sussura la sua voce, incrinata da un pianto che si ostina a trattenere.
-Hai un'aspetto orribile. Disdicevole per una lady. -
Sgrana gli occhi al ricordo della sua voce, perché la vita l'ha crudelmente divisa dalla persona che ama?
E' questa la sofferenza che aveva provato il suo Ciel quando erano morti i suoi genitori?
-Ciel. - Si agrappa al suo feretro mentre la sua dama di compagna cerca di staccarla.
-Signorina, la prego. - Cercò di chiamarla.
-Elizabeth, contieni il tuo cordoglio. - La rimproverò sua madre. Alzò lo sguardo, capendo che anche per lei era dura dover affrontare l'ennesimo lutto nella sua famiglia.
-Si, madre. - Affermò lasciando finalmente la stoffa dell'abito funereo di Ciel, sedendosi accanto alla madre in prima fila.
La funzione fu lunga e devastante: questa volta la tomba non era vuota, come quattro anni prima.
Niente lo riporterà da me, pensò fissando gli altri presenti e fu allora che notò qualcosa che cambiò tutto il suo modo di pensare.
Sebastian, il fedele maggiordomo del casato Phantomhive, non era presente, anzi non era neanche stato lui a trovare il cadavere nè si era trovato da nessuna parte della villa.
Scomparso. Il perfetto maggiordomo era svanito come il suo padrone, dissolto nel nulla.
Un brivido persorse la sua schiena. Ora che ci pensava, era strano che lui non si fosse reso conto del malessere di Ciel.
-Signorina, è ora della marcia funebre. - Le disse a bassa voce Paola riportandola alla realtà. Alzò lo sguardo su di lei.
-Arrivo. -
Si alzò dirigendosi verso l'uscita accompagnata dai suoi famigliari.
---
Quanta folla radunata davanti a quella piccola fossa. Erano lì per qualcuno considerato dalla maggior parte dei presenti come il cane della Regina, poco importava se era solo un bambino.
-Quante lacrime fasulle. Di certo molti dei presenti stanno gioendo del fatto che anche loro non avranno più freni! - Disse il demone guardando l'atto funubre da lontano.
Il suo sguardo si posò sulla servitù che piagnucolava come al solito con quel modo assolutamente patetico. Chissà se lo stavano ancora cercando? Fu attirato dalla figura della marchesina Elizabeth che, avvolta nella sua veste nera, fissava la bara che veniva fatta scendere nella fossa.
-Oh, ma come, non piange la signorina? Di certo non trova carino un funerale. Forse vuole mettere qualcosa di rosa sulla sua lapide, signorino. -
TACI!
-Sapevo che se avessi usato un tono poco rispettoso verso di lei, vi sareste fatto sentire.-
Ti avevo fatto una richiesta e tu non l'hai rispettata.
-Non ero più sotto contratto.-
Comunque sia lasciala stare. Non osare toccarla.
-Le devo forse ricordare che non mi può dare più ordini? Comunque non si preoccupi: anche se è di bell'aspetto, non è il mio genere. Immagino però che forse a lei avrebbe fatto piacere vivere abbastanza per creare una famiglia al suo fianco. -
Non ho nessun pentimento per le decisioni prese. Vorrei solo sapere perché sono qui.
-Siete uno dei pochi umani che sono riusciti a tenermi testa durante la mia esistenza, quindi ho pensato di lasciarle vedere il mondo fin quando non mi nutrirò nuovamente. -
Vedere, ascoltare il mondo ma non poter interagire con esso; più che un premio mi sembra una condanna.
-Quando raggiungerà il luogo prefissato, troverà tutto questo un bel "vivere". -
Dalle tue parole devo forse dedurre che di solito non preservi la volontà dei tuoi pasti?
-Esattamente. Devo complimentarmi per il vostro arguto ragionamento. -
Adularmi, anche se non sei più alle mie dipendenze. Cosa cerchi di ottenere ancora da me?
-Nulla se non una corversazione con la vostra persona. -
Allora devo avvertirti che la morte non mi ha reso più loquace.
-Non crede di star troppo sminuendo il fatto che io sia l'unica persona con cui potrà parlare? -
Ti senti forse solo e hai bisogno di una voce nella tua testa per aver compagnia?
-Ciò che dice mi offende, però in fondo devo darle ragione. Non trovo piacevole la compagnia dei miei simili, gli umani che trovo interessanti sono ben pochi e quando li trovo preferisco stipulare un contratto invece di intavolare una conversazione.-
Non arrivò nessuna risposta, forse era ancora troppo presto per poter parlare in modo normale.
La funzione funebre si era già conclusa ma la marchesina rimaneva lì in piedi davanti alla lapide, il corpo in tensione, gli occhi fissi sulla scritta incisa nel marmo.
-Ti vendicherò: so che non sei morto di asma come dicono tutti. C'è dell'altro e io lo scoprirò. Ciel, prometto sulla tua tomba che scoprirò come sei morto e se in tutto ciò centra Sebastian Michaelis! -
Le parole di Elizabeth raggiunsero le orecchie del demone facendolo sorridere malignamente.
-Accetto la sfida, Elizabeth Ethel Cordelia Midford, anche se credo che non arriverai molto lontana. -
Le sue parole si dispersero nel vento mentre si allontanava da quel luogo.

Anche questo capitolo è terminato e spero che sia stato di vostro gradimento. Aggiornerò la storia fra 2 domeniche.
Ciao e Buona Domenica a tutti!!! ^^

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Capitolo 3
*** I movimenti del cavallo ***


Capitolo terzo
 
I movimenti del cavallo



 
Ringrazio di nuovo quelli che mi seguono e ScheggiaRossa che ha aggiunto la storia alle seguite!!! ^^


 
Cosa aspetti a nutrirti con l'anima di qualcuno? Non posso di certo credere che ti farai uccidere per così poco.
La voce nella testa del demone si fece più prepotente di prima.
-Quindi desidera così tanto che mi liberi della sua anima? -
Da quand'è che sei così umano?
 
_Circa vent'anni prima_

Era stato semplice fare quella promessa davanti a una lapide, ma ora come poteva dimostrare le sue teorie?
Era si di nobile famiglia ma era solo una ragazzina, l'avrebbero presa per pazza se avesse detto il suo pensiero.
Alla fine poteva essere solo una sua fantasia quella che Ciel fosse stato ucciso, un modo come un altro per sfogare la sua sofferenza.
Eppure dentro di se sapeva che non era così, c'era qualcosa che non le quadrava e quel qualcosa aveva un viso e un nome ovvero Sebastian.
Non si era mai domandata come Ciel e Sebastian si fossero conosciuti anche se aveva fantasticato per pomeriggi interi sulla faccenda.
La sua fantasia più comune era quella che Ciel fosse stato lasciato in un qualche villaggio desolato e che Sebastian appartenuto a una nobile famiglia decaduta lo avesse tratto in salvo. Ancor più bizzarra era quando si era immaginata che Ciel fosse finito a casa di un nobile malvagio a dover fare da valletto e che Sebastian credendo alla storia che lui fosse un nobile l'avvesse aiutato a fuggire in cambio di un lavoro.
Quelle fantasie erano alimentate dalla sua creatività e dal fatto che non gli fosse mai stato rilevato il vero accaduto, aveva sperato che un giorno sposati Ciel le avrebbe detto tutto.
Illusa.
Singhiozzò sommessamente mentre ricamava chiusa nella sua camera, quel segreto Ciel l'aveva tenuto per se e con la sparizione del maggiordomo nessuno avrebbe scoperto la verità.
Ripensandoci in quel mese il carattere di Ciel era cambiato e c'era una strana luce nei suoi occhi; qualcosa di oscuro lo circondava e la fonte sembrava provenire dal suo perfetto maggiordomo.
Lo sguardo le cadde sul giornale della settimana scorsa, posato sul letto.
Come titolo principale vi era scritto: Famiglia nobile in fiamme, sconcertante scoperta!
Quel titolo in un primo momento non aveva attirato la sua attenzione, perché troppo concentrata sulla morte di Ciel.
 Lasciò il suo lavoro prendendo il giornale in mano, l'articolo parlava dell'incendio e che erano stati trovati dei documenti riguardanti contrabbazione di armi e sostanze illecite, ma soprattutto di una combutta per l'assasinio della regina.
Si posò una mano sulla bocca, come aveva potuto essere così ceca e sorda da non accorgersi di quel fatto?
La famiglia Phantomhive rappresentava il cane da guardia della regina e se la regina era in pericolo il mastino l'avrebbe dovuta difendere.
Si alzò dal letto decisa, il suo obbiettivo era il luogo dell'incendio era sicura che lì avrebbe trovato quello che cercava.
-Paola preparami, devo uscire! -
La sua dama di compagna entrò nella stanza a capo chino, dalla morte del suo fidanzato la signorina non era uscita dalla camera neanche per consumare i pasti, rimase piacevolmente stupita quindi da quel cambiamento repentino.
-Certo signorina. - Sussurò affrentandosi a prepararle i vestiti adatti all'uscita.
Elizabeth si guardò allo specchio il suo corpo stava pian piano crescendo mostrando ben presto la fioritura, avvoltà però in quegli abiti scuri la sua figura sembrava uno spettro della persona di un tempo.
Mentre usciva dall'abitazione per dirigersi alla carrozza, si domandò come fosse in realtà. Per anni aveva mascherato la sua natura combattiva e determinata sotto vestiti graziosi e leggeri sorrisi, non che quelle cose non le piacessero ma ora che lui era morto, cosa ne sarebbe stato di lei?
Essendo di nobile famiglia e di bell'aspetto avrebbe di certo facilmente trovato marito.
-Riuscirò a provare di nuovo l'amore? - Sussurrò osservando il paesaggio che cambiava durante il tragitto.
-Avete detto qualcosa? - Fu la domanda della sua dama mentre si sporgeva per poter cogliere il suo sguardo.
Paola era una ragazza sempre così allegra le faceva impressione vederla accigliata quindi decise di rivolgerle un sorriso che sembrasse sincero.
-No, nulla. - A quanto pareva il suo sorriso era sembrato abbastanza vero da non destare inutili preoccupazioni.
Chissà quante volte Ciel aveva sorriso falsamente e lei nella sua stupida ingenuità gli aveva creduto troppo accecata dall'amore che provava. Strinse la stoffa della sua veste al grembo.
Non poteva lasciare che il passato la soffocasse con il ricordo di quello che era stato.

---

Un senso di nausa lo pervase quando vide i corpi dei suoi genitori orribilmente squartati, il loro sangue era schizzato sulle pareti, si mosse sulle gambe malferme mentre si inoltrava nella camera che sembrava avvolta nell'oscurità.
Inciampò. Notò di essere caduto sul corpo di Sebastian, si rialzò di scatto notando che il sangue dell'animale aveva sporcato i suoi abiti.
-Seb...astian anche tu. - Le sue parole uscirono con fatica, quello non era vero era troppo brutto tutto ciò.
Strinse forte i pugni conficcandosi le unghie nei palmi, era solo un incubo adesso si sarebbe svegliato.
Delle lacrime incominciarono a scendere sulle sue guance vedendo che quella scena mostruosa non cambiava.
Perché non si svegliava? Voleva andare dalla mamma e dal papà e mettersi nel letto con loro e riaddormentarsi tra le loro braccia.
Si mise in piedi per andare verso il corpo di sua madre, la toccò con la punta delle dita, era così fredda.
-Mamma? - Si chinò su di lei, un grido cercò di uscire dalle sue labbra ma produsse solo un rantolo soffocato. Gli occhi chiari della sua mamma erano coperti da una patina opaca e sgranati in una tacita richiesta di aiuto.
Arretrò mentre sentiva il suo stomaco in subbuglio, decise di scappare via da quella stanza degli orrori.
Non aveva avuto il coraggio di vedere le condizioni del padre.
-Tanaka! Tanaka! - Le sue urla rimbombarono nei corridoi vuoti e in quel momento così inquietanti.
Aveva tanta paura e sentiva il respiro mancargli.
Un flash di quella stanza lo fece fermare e rimettere tutto il contenuto del suo stomaco.
Un gusto amaro gli permase in bocca mentre continuava a piangere, era stanco voleva lasciarsi andare e riposare in mezzo al corridoio.
Dei rumori non poco distanti lo fecero svegliare da quel momento di perdizione e senza neanche rendersi conto stava di nuovo correndo.
Alla fine del corridoio scorse la figura del maggiordomo arretrare incerto.
-Tanaka! Aiutami! - Urlò disperato.
-Non venite da questa parte è un fatto troppo orribile per voi. Fuggite lord Ciel! -
Un fatto orribile? Cosa poteva essere peggio che vedere i suoi genitori morti e avere il loro sangue sulle mani e i vestiti?
Questo fu il suo pensiero prima di veddere Tanaka spalancare gli occhi sorpreso e cadere ai suoi piedi.
Vide una lama insanguinata e poi tutto divenne buio.
Era solo. La mamma e il papà erano morti. Sebastian era morto e anche Tanaka.
Chissà quando sarebbe morto lui?
In fondo non sarebbe stato così male morire, sarebbe andato su nel cielo con i suoi cari.
Trattenne un singhiozzo disperato, quale entità superiore avrebbe permesso che lui soffrisse? La mamma gli aveva detto che lui era un bambino buono e allora perché gli era capitato tutto quello? Non c'era niente a cui si potesse agrappare era meglio se si lasciasse avvolgere dall'oblio.

+++

Si mise a sedere in un attimo sul letto passandosi una mano tra i capelli castani e sospirando.
Guardò al suo fianco e scorse la figura dormiente di una fanciulla.
Sorrise malizioso era da tanto che voleva soddisfare appieno il suo lato lussurioso. Prendere l'aspetto di un bel giovane e amaliare quella cameriera della birreria era stato fin troppo semplice ma non per questo poco piacevole.
Giocò con una ciocca di capelli nera arrotolandosela tra le dita, incupendosi.
Quello che aveva appena sognato era un ricordo del suo deceduto padrone, poteva ancora sentire quel senso di solitudine invadergli il corpo.
Si stupì di riuscire a capire così bene i sentimenti di un essere umano, ma il signorino aveva un'anima così deliziosamente controversa che anche il suo essere si era piegato.
Non desidero la tua comprensione ne tantomeno la tua pietà.
Sorrise, era tornato a parlargli dopo sette giorni, si diede subito dello stupido non poteva di certo rallegrarsi per un evento simile.
-Oh, vedo che il suo temperamento non è cambiato? Credevo che condividere i piacieri del sesso l'avrebbe messa di buon umore. -
Credevi che un simile atto visto come uno spettatacolo teatrale mi avrebbe potuto rallegrare? Non ti facevo così stupido demone.
-Avrebbe forse preferito una donna con una cascata di capelli biondi? - Detto questo lasciò che la ciocca scura scivolasse via dalle sue dita.
-Beh, non credo che poi avrebbe preferito il dopo. -
Nessuna risposta giunse, probabilmente stava aspettando.
Percorse con le mani la schiena nuda della giovane, beandosi della sensazione di calore proveniente da quel corpo, peccato che presto l'avrebbe perso.
Quando alcuni raggi del sole arrivarono sul viso della mora questa si svegliò improvvisamente come punta da un insetto.
-Vedo che amate dormire. - Disse facendola sussultare.
-Ah, siete rimasto. - Mormorò questa fissandolo.
-Ho fatto solo quello che qualsiasi uomo avrebbe fatto dopo quello che c'è stato. - Le sorrise con falsa dolcezza mentre le accarezzava una guancia con il dorso della mano.
-Beh, ecco... non ho esperienza in... questo. - Balbettò arrossendo.
Bugiarda, come se non avesse capito che non era più vergine e da tanto.
Se voleva ingannarlo non avrebbe dovuto essere così disinvolta e lasciva, poi i segni lasciati da altri uomini erano evidenti sulla sua pelle.
-Oh, ma certo come potrei mai pensare che voi siate quel genere di persona. - Riprese una ciocca fra le dita baciandola, sapeva di lavanda.
Lei lo fissò maliziosa avvicinandosi a lui appoggiando le mani sulle sue ampie spalle. I loro occhi si fissarono per un lungo tempo, finchè la ragazza lo baciò.
Insinuò la sua lingua sin da subito dentro la bocca della giovane, imponendo il suo gioco; incrociò l'altro muscolo incominciando una danza passionale, si lasciò mordere il labbro inferiore mentre con foga percorreva quel corpo.
Lei si staccò per riprendere fiato, mantenendo però il contatto visivo, aveva dei particolari occhi blu anche se non avevano la stessa luce del suo padrone.
Strinse i denti, come poteva pensare a quell'umano come se fosse ancora il suo padrone?
Era frustrato, aveva bisogno di una valvola di sfogo, e quella donna di cui neanche si ricordava il nome, sarebbe stata la sua soluzione.
Sorrise questa volta perfidamente mentre faceva illuminare i suoi occhi di luce cremisi.
-V...Victor? -
-Questo non è il mio nome, ma in fondo credo che questo non abbia importanza adesso.- Cercò di avvicinarsi di nuovo a lei ma questa si alzò di scatto dal letto per scendere da questo e dirigersi verso la porta.
Sbuffò annoiato, certo che gli umani erano troppo prevedibili a volte, con una torsione della mano fece chiudere di scatto la porta.
La mora si voltò con occhi sgranati dal terrore, probabilmente per lei tutto quello era fuori dal normale qualcosa di pericoloso.
-Dove credevi di andare? - Le domandò mostrando la sua dentatura aguzza.
-C...chi sei? -
-Credo che la domanda più corretta sia: Che cosa sei? -
Lena, ora si era ricordato il suo nome, si stava guardando intorno in cerca di qualcosa per difendersi.
Ghignò.
Credeva che sarebbe morto per mano di un coltello o perché no di un vaso di fiori lanciato in direzione della sua testa?
Ridicolo, semplicemente sarebbe stato esilarante vederla lanciargli le più improbabili cose.
Percepì la sua paura invadere il suo essere, distruggendo la sua razionalità.
-Sono un demone. -
Capì che le sue parole furono recepite quando la povera Lena si lasciò cadere contro la porta e i suoi occhi si inondarono di lacrime.
-Perché? Perché io? -
Aveva ragione il suo ex-padrone quando diceva che gli uomini sono egoisti, preferiscono che le cose brutte succedano al proprio prossimo invece che capitino a loro.
-Ti p...rego non uccidermi. - Sussurò strisciando verso di lui.
-Preghi un demone? Credo che ti stia rivolgendo alla persona sbagliata. -
Si abbassò alla sua altezza e le strinse con forza le spalle.
-Non ti preoccupare... -
L'abbracciò mentre le sue unghie si allungarono.
-...sarò il più delicato possibile. - Detto questo affondò le sue unghie nella carne della giovine sentendola gemere di dolore.
Sorrise sadico, mentre le lacerava la schiena disegnandoci sopra come se fosse una tela.
-Oh, scusa ti ho fatto male? - Domandò sollevandole il mento con poca grazia, il bel viso ora era una maschera di sofferenza e orrore.
Gustò quell'attimo con puro piacere, quanto gli sarebbe piaciuto vedere quella espressione sul volto del suo...
Lasciò il mento facendola cadere con un tonfo secco sul pavimento, il sangue stava incominciando a sgorgare dalle ferite inferte.
Ringhiò infuriato mentre l'umana singhiozzava chiedendo aiuto.
-Stai zitta!- Gli urlò contro tirandole un calcio allo stomaco.
Sembrò tacere, ma durò poco perché poi si mise a pregare per la salvezza della sua anima.
La tirò per i capelli fissandola accigliato.
-Cosa speri di ottenere piccola sciocca? Ti sei fatta ingannare dal mio bel aspetto e dalle mie dolci parole; nessuno ti può salvare.-
Detto questo le ferì la guancia con l'unghia del pollice, si stava apprestando a portare la mano al ventre della giovane quando sentì nell'aria l'odore del nemico.
-Oh, ritieniti fortunata mia cara son venuti a salvarti.- Le sorrise cordiale.
Negli occhi di Lena sembrò affiorire la speranza sotto gli strati di dolore.
Le tagliò di netto la gola, gnignando mentre il sangue si estendeva sul pavimento della camera.
-Stupida umana mica ti avevo detto che ti avrei salvata.-
Lasciò in fretta la camera per poi incamminarsi tra le vie del basso borgo londinese.

---

Per Elizabeth fu come un flash veddere quella villa bruciata, non si lasciò però prendere dal passato decidendo di dirigersi verso quelle rovine.
Fissò quel luogo cercando con il suo sguardo qualche particolare che potesse attirare la sua attenzione.
-Una vera disgrazia non trova? - Domandò una voce al suo fianco, un uomo non molto alto gli era accanto, vestiva con abiti eleganti.
-Ha ragione signor? - Chise gentilmente all'uomo.
Questo si volse verso di lei osservandola con occhi piccoli e scuri come quelli di un furetto, i suoi capelli erano radi sulla sommità della nuca.
-Ewald Lytton, signorina Midford. - Si presentò chinandosi e facendole il bacia mano.
Sgranò gli occhi.
-Come conosce il mio nome? -
-La vostra non è di certo una famiglia di basso rango. - Le disse sorridendole cordiale, nonostante quel sorriso si sentiva come se dovesse tenere alta la guardia.
-Già, che sciocca. - Anche lei sorrise.
-Ho saputo che anche voi avete subito un grave lutto. -
Smise di sorridere, quell'uomo era sospetto, che c'entrasse con la morte di Ciel?
-Il suo promesso sposo è morto la stessa notte in cui è bruciata questa villa, che terribile coincidenza. -
Abbassò lo sguardo non doveva giungere a conclusioni troppo afrettate.
-Infondo quando si vende la propria anima al diavolo. -
Alzò i suoi occhi smeraldo su Edwald, quelle parole cosa celavano in realtà?
-Cosa intendete con ciò? - Cercò di sembrare calma anche se i battiti del suo cuore le martellavano nella testa.
-Vedo che ho stuzzicato la vostra curiosità marchesina; ebbene non crede anche lei che in queste due disgrazie ci sia qualcosa di strano? -
Prima di parlare pensò bene alle parole da dire, poteva essere che quella persona la stesse semplicemente prendendo in giro.
-Ciel Phantomhive è morto per un attacco d'asma nel sonno, non vi è nulla di strano. -
-Ma questo è quello che dicono tutti, davvero crede a queste sciocchezze? -
-Chi è lei in realtà? Conosceva Ciel? -
-Non conoscevo personalmente il cane della Regina. Lei vuole delle risposte alle sue domande e io ve le posso fornire. Basta che venga a questo indirizzo, da sola. -
Le porse un biglietto con sopra un indirizzo scritto a penna, lo prese un po' titubante.
-Bene a presto marchesina. - La salutò con un'altro bacia mano, per poi dirigersi verso una carrozza non molto lontana.
Tutta quella faccenda si sta rilevando pericolosa, pensò mentre osservava la carrozza andar via.
Cosa doveva fare? Indagare da sola in tutta quella faccenda? Opuure avrebbe dovuto dirigersi a quell'indirizzo?
Quell'uomo poteva essere pericoloso, però era l'unica possibilità che aveva per scoprire qualcosa su Ciel.
-Paola voglio tornare a casa. - Disse mentre saliva sulla sua carrozza.
Era meglio se avesse ragionato sull'accaduto con calma.

---

-Certo che non si trattano così le belle ragazze. -
La voce giunse dall'alto, mentre stava attraversando uno stretto vicolo.
Si scansò appena in tempo prima che Ronald con la sua falce della morte lo colpisse.
-Volevate forse divertirvi un po' con lei anche voi? - Domandò maligno.
Lo shinigami fece una smorfia sembrava schifato dal suo atteggiamento.
-Certo che Spear ha proprio ragione quando dice che i demoni sono nocivi. -
-Siete venuto ad eliminarmi? Credete davvero di riuscirci questa volta? - Si prese gioco di quell'essere. Nonostante avesse appena ucciso si sentiva ancora voglioso di combattere.
-Povera ragazza uccisa in un modo così brutale. - Disse quello accigliato corrucciando le sopraciglia.
Sospirò capendo che non avrebbe trovato di certo soddisfazione combattendo con quel moccioso.
-Però non le ho mangiato l'anima. - Gli disse guardandolo.
-Ti avrei ucciso sin da subito se avessi avuto degli straordinari.-
Gli intimò inutilmente.
-Dì al tuo collega che non si preoccupi di me perché presto lascerò Londra. -
Mentre lo diceva volse lo sguardo a un tetto di un'abitazione vicina.
-Queste notizia mi meraviglia. -Disse William comparendo sul tetto per poi scendere anche lui nel vicolo.
-Non sembrate così meravigliato. - Ghignò il demone notando la solita espressione seria sul volto del secondo shinigami.
-Non desidero perdere tempo a raccogliere le anime delle vittime di un demone, quindi si sbrighi ad abbandonare la mia zona.-
-Altrimenti verrò ucciso da voi? Non si preoccupi partirò domani.- 
Il silenzio cadde sul vicolo, venne interrotto da un lungo sbadiglio di Ronald, il quale ricevette subito una occhiataccia da parte del suo collega.
-Bene se permettete io dovrei andare. -
I due shinigami lo lasciarono proseguire, lanciandogli acchiate piene di astio.
Quindi è questa la tua vera natura?
Eccolo che tornava a parlargli, credeva di averlo sconvolto con l'uccisione di quella giovane donna, come al solito l'aveva sottovalutato.
-Non proprio, posso dire a mia discolpa che avendo passato anni sotto l'effigie del perfetto maggiordomo ora sto dando sfogo al mio lato più demoniaco. -
Oh, però non rinunci a voler sembrare una persona cortese.
-Mi diverte. -
Dove hai intenzione di andare? Perché non restare a Londra?
-Sono stato invitato da dei miei simili a partecipare alla carestia che sta attaccando la Russia.- Disse divertito, in realtà  non era tutta la verità aveva percepito delle presenze poco gradite nella zona di Londra.
-Cos'è voleva restare ancora a vedere i paesaggi inglesi.  - Lo schernì producendo una bassa risata.
Si interruppe improvvisamente quando sentì un rumore alla sua destra, in un attimo si avventò su un grazioso micino grigio.
-Oh, che adorabile pelo arrufato e che bei occhi gialli. Questa codina che si muove con tale grazia. -
Non è possibile che tu abbia simili reazioni ogni volta che vedi un felino, non hai la che minima decenza.
-Voi non comprendete la meravigliosità di simili animali! - Disse con occhi pieni di contemplazione rivolti a quella bestiolina bigia.
Non credi che la gente possa pensare che tu sia matto?
-La gente pensa e dice un sacco di sciocchezze e poi il parere di qualche insulso umano non mi tocca. -
Un verso di sorpresa lo fece voltare, si trattenne dal ridere fragorosamente vedendo il giovane shinigami con la bocca spalancata.
-U...un demone che parla da solo e fa le coccole ai gatti! - Urlò Ronald sgranando gli occhi e indicando il suddetto interessato.
-Seriamente, dovresti sapere che i demoni sono creature strane.- 
E mentre lo diceva William stava trascinando per la collottola il suo simile.
-Arrivederci miei cari shinigami. - Disse accarrezzando ancora il morbido pelo del gattino, mentre sorrideva.
-Preferirei che questo fosse un addio.- Setenziò il Dio della morte più anziano non volendo più volgere il suo sguardo a quella immonda creatura.
Rise di gusto a quella affermazione.
-Allora addio signori shinigami.- Si chinò al loro cospettò mantenendo un piglio di superiorità anche in quel gesto che doveva sembrare servile.
-Tsk, demoni. - Dissero i due scomparendo nel nulla.

_Una settimana dopo_

-I nostri fratelli in passato hanno fallito, ma questa notte noi avremo la possibilità di invocarlo e non commetteremo lo stesso errore! -
Varie esclamazioni esaltate arrivarono dalla sala ghermita di gente, persone d'alta borghesia e nobili, i quali pur di scappare alla noia della vita avevano deciso di far parte di quel inquietante circolo.
Piccoli sciocchi che si erano fatti tentare dalla parte oscura della loro anima, pronti ad uccidere per mettere un po' di colore nelle loro grigie esistenza, poco importava se quel colore era innocentemente scarlatto.
Persone corrotte che si nascondono dietro maschere di bontà ma che ora sotto la luce di poche candele mostrano la loro vera natura.
-Il sacrificio che ci permetterà di avere il potere sarà la giovane marchesina Midford. -
E detto questo l'uomo tirò la tenda mostrando la ragazza legata dentro una gabbia.
Altre urla arrivarono dalla platea, alle orecchie di Elizabeth era però tutto così ovattato a causa della droga.
La sua mente vagava persa in un mare di pensieri: anche Ciel ha patito tutto questo? Come ha fatto a resistere?
Ma vi era purtroppo una sola certezza, lei sarebbe morta quella notte.

Ebbene vi lascio con un finale di capitolo a sorpresa, tornerò puntuale fra due settimane!!! ^^

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Capitolo 4
*** La torre del peccato ***


Capitolo quarto
La torre del peccato

 
Come sempre ringrazio tutti voi che leggete questa mia storia!!! ^^

Crack.
Scosta il piede velocemente da dove l'aveva appoggiato, abbassa lo sguardo inorridita da quel rumore.
Boccheggia sconvolta da quella visione inquietante, arretra.
Crack.
E' circondata, ovunque posi lo sguardo vede ossa, o almeno così le paiono alla luce di poche candele. Dove si trova? Come ci è finita lì?
Crack.
Trasale sentendo dei passi avvicinarsi al punto dove si trova, a causa della scarsa illuminazione non può vedere oltre a qualche metro da lei.
Chissà come fa a vedere quella persona se di una persona si tratta.
Un paio di stivali neri entrano nel cono di luce della candela più lontana, è sollevata almeno non è una bestia feroce.
Assottiglia lo sguardo cercando di vedere il volto dello sconosciuto o sconosciuta ma è ancora lontano.
-Che ci fai qui? - Gli venne fatta quella domanda con un tono austero e deciso.
Non è possibile, si copre le labbra con le mani trattenendo un singhiozzo.
-C...Ciel sei tu? -
La sua vana speranza rimane in sospeso nell'aria per vari minuti prima che la figura si avvicini ulteriormente a lei.
-Elizabeth che ci fai in questo luogo? - La domanda ora ha una intonazione più bassa quasi rassegnata.
Lo vorrebbe abbracciare stretto al suo petto, dirgli quanto soffre ma appena scorge il suo sguardo spento decide di rimanere ferma.
-Non lo so, mi sono improvvisamente trovata a camminare tra queste ossa e...-
-Non è posto per i vivi questo, vattene te ne prego.-
Sembra così stanco il suo Ciel, ha delle vistose occhiaie sotto gli occhi ed è così magro.
-Ma Ciel io voglio sapere! - Si slancia verso di lui prendendolo per le spalle.
-Elizabeth sono morto non c'è niente da sapere. - La sua voce è così stanca, così lontana.
-Sebastian, è stato Sebastian a ucciderti? - Gli urla contro, retta solo dalla forza della disperazione, vuole sapere almeno ora tutta la verità.
-Stagli lontano Lizzy, tutto quello che è successo è stato perché lo volevo. -
-Ma Ciel mi hai lasciato da sola. - Delle lacrime capricciose escono dai suoi occhi.
-Tutto è stato deciso da tempo, io sono morto già quella sera di quattro anni fa. -
L'allontana da lui e le accarezza una guancia sorridendole.
-Sii felice. -
Alcuni pezzi di carne cadono dalla guancia tirata mostrando l'osso della mascella, il respiro le manca per un attimo interminabile.
Il corpo del suo amato si decompone pezzo dopo pezzo davanti ai suoi occhi e lei non può far altro che guardare.

+++
 
Si risveglia in un bagno di sudore urlando, nelle orecchie ancora l'inquietante suono di ossa rotte e della carne che cade.
Cerca di calmare il suo respiro affannato mentre si passa una mano sul viso per scostare alcune ciocche di capelli che si sono attaccati alla fronte.
-Ciel. -
Le immagini dell'incubo gli tornano prepotentemente alla mente facendole salire un conato di vomito che però rimane in gola.
Una lady dovrebbe sognare prati fioriti non distese di ossa, se lo ripete mentalmente mentre si porta le ginocchia al petto.
Apre di scatto gli occhi color smeraldo, lei però non è come le altre.
Lei sa tirare di scherma, lei ha ucciso per proteggere il suo amato, lei non è come le sue nobili amiche la cui unica preoccupazione e il non trovare gli abiti adatti per la festa.
Non può arrendersi, lottare è una delle cose che le riesce meglio.

---

Delle dita si legano alla sua gola stringendo forte lo vogliono soffocare, questo non dovrebbe essere più possibile perché lui non ha più un corpo.
-Signorino, mi ha proprio deluso. - La voce del suo ex-maggiordomo gli rimbomba intorno come un eco inquietante.
-Demone perché mi tormenti? - Domanda al nulla davanti a se.
-Credevo che voi non fosse interessato al bene di altre persone oltre a voi stesso. -
-Non so di cosa parli. -
-Avete comunicato attraverso il sogno della marchesina Midford. Non vi facevo così premuroso. -
Quindi ci era riuscito ad avvisarla di stare lontano da quella faccenda, si sentì più sollevato, in fondo non voleva che a causa sua le succedesse qualcosa di brutto. Non l'aveva mai amata ma faceva pur sempre parte della sua famiglia, non voleva che patisse troppo a causa sua.
-Signorino, crede di averla fatta desistere dai suoi propositi? Sa benissimo quanto la sua razza può essere testarda quando vuole raggiungere uno scopo. -
Una risata lugubre fece vibrare la zona dove si trovava.
Un'ombra nera che danza ricoperta di sangue mentre ride di quella carneficina, come poteva dimenticare quelle immagini?
La mattina precedente aveva vissuto quel terrore nelle iridi di quella giovane donna che inconsapevolmente si era buttata tra le grinfie del suo assassino; si era stupito di quel gesto forse perché non era stato lui a ordinare al demone che quella persona venisse uccisa.
Ormai doveva rendersi conto che lui non aveva più controllo su nulla.
-Quando ti nutrirai di nuovo? - Sapeva perfettamente che sarebbe successo molto in là nel tempo ma voleva sperare che la sua situazione di stallo finisse il più presto possibile.
-Potrei sempre fare un contratto con la marchesina, la sua anima si sta rilevando più interessante. -
A quelle parole trasalì, eppure a lui quello che capitava ai vivi non doveva più interessargli.
-NO! -
Elizabeth per lui rappresentava un pezzo del periodo che aveva passato con la sua intera famiglia, quello in cui lui era felice, se si fosse macchiata facendo un contratto con un demone, allora anche quel periodo della sua vita...
-Oh, vedo che non avete perso l'abitudine di volermi dare ordini. Spero che l'allontanamento dall'Inghilterra possa farvi capire la vostra attuale situazione. -
La voce del demone aveva quella nota di superiorità che Ciel non riusciva proprio a sopportare, non l'era mai piaciuto essere inferiore a qualcuno.
-Quindi si va in Russia. - Disse cercando di cambiare discorso, sperando di riuscirci.
-Esattamente niente di meglio che una bella carestia per rinnovare il corpo. -
Stava per ribattere quando gli apparve davanti ai suoi occhi l'immagine della terra che si allontana e dell'oceano; gli bastò poco per capire che il demone aveva aperto gli occhi e che ora erano su una nave, e che la terra da cui si stavano allontanando era la sua patria.
Avrebbe voluto distogliere lo sguardo da quella visione, ma era il demone a controllare la sua vista, poteva vedere solo quello che vedeva quel essere maledetto.
Quindi era questa la sua ennesima tortura; mostrargli la terra dove era nato che si allontanava forse per sempre da lui.
Disse addio a quel luogo, cercando di cacciare i ricordi di quello che era stato e che non sarebbe più potuto essere.

 ---

Il fumo uscii lento dalle sue labbra, lo fissò dissolversi nell'area circostante.
-Quindi sapete dirmi qualcosa su quello che cerco? -
La domanda gli fu fatta con una certa urgenza, come se quello che stava cercando quella persona potesse scappare da un momento all'altro.
Ancora silenzio avvolse l'enorme stanza sotterranea dove si trovavano vari uomini assuefatti dai fumi dell'oppio.
Non avendo ricevuto risposta la persona davanti a lui stava per andarsene.
Si sistemò in modo più comodo sul divano mentre si beava della compagna di alcune fanciulle.
-Aspetta, come hai saputo di me? Non è facile trovarmi. -
La figura si volto con espressione truce, poi si strinse alla bocca di più il fazzoletto che portava in modo da non poter inalare quel fumo.
-Ho chiesto in giro e il denaro è un ottimo stimolo per far parlare le persone. -
Si stupì di quella reazione e si ritrovò ad andare indietro negli anni quando fu un ragazzino accompagnato da un nero maggiordomo a dirgli qualcosa di simile a quelle parole.
Peccato che quel ragazzino fosse morto, sapeva che sarebbe successo prima o poi anche se credeva che sarebbe morto a causa di quel mondo corrotto di cui facevano parte entrambi.
-E quindi cosa cerca signorina Elizabeth? -
Sorrise nel poter vedere che morto il cane dalla regina la sua compagna fosse scesa in prima linea.
-Risposte alle mie domande. -
La osservò di nuovo inalando ancora dalla sua pipa, si sentiva come il brucaliffo nella storia di alice nel paese delle meraviglie, peccato che l'Alice che aveva davanti era un po' tetra nel suo sguardo serio e nei suoi abiti neri.
-Voglio sapere come è morto Ciel Phantomhive. -
-L'asma l'ha colto di notte ed è morto, non c'è niente di più e niente di meno. -
Disse schietto senza preoccuparsi che le sue parole potessero ferire.
-Questo lo so anch'io, ma perché il suo maggiordomo non è intervenuto? Lei sa dov'è Sebastian Michaelis? -
Fu stupito da quelle domande, eppure lui non s'era porso quei quesiti, poggio la pipa sul tavolino che aveva di fronte.
-La vita è un incubo pieno di momenti terribili, io vendo le illusioni tramite l'oppio, in modo che le persone si alleggeriscano da questo incu... -
-Non le ho chiesto questo. Non voglio la sua droga, non voglio estraniarmi dalla realtà. - Gli occhi della ragazza erano irosi.
Sospirò rassegnato al fatto di non poter vendere un po' della sua merce.
-Sebastian Michaelis era un maggiordomo perfetto, agile nel combattimento, ottimo consigliere, ma per quanto ne sappia una persona così eccellente non ha un passato. So che non è a Londra ma non so quando se ne sia andato. Come un'ombra è apparso e poi è sparito. -
La giovane sembrava riflettere sulle sue parole forse anche per lei quella persona era come una figura evanescente.
-Da quanto sento lei non mi può essere d'aiuto, saprebbe indicarmi qualcuno che mi può aiutare? -
-Vi era una persona che ne sapeva molto della morte e dei cadaveri, una persona molto bizzarra, ma ha lasciato il suo negozio da tempo e forse anche questo mondo. -
Credeva che la sua ultima osservazione facesse inorridire la giovane ma questa semplicemente lo ringraziò e girò i tacchi verso l'uscita.
-Non cercherei oltre, il cane della regina aveva molti nemici i quali potrebbero volersi ripercuotere su di voi. -
La porta del sotterraneo venne sbattuta con forza mentre il fumo annebbiava di nuovo i suoi pensieri.
-Se continua così ad Alice gli taglieranno la testa. - Mormorò mentre giocava con i capelli di Ran Mao.

---

Risalì in carrozza di cattivo umore, era passata un'altra settimana, aveva chiesto ovunque informazioni su Sebastian Michaelis non trovando niente. Quel luogo era stata la sua ultima speranza, sospirò guardando il cielo divenire di un leggero colore rosa, era quasi il tramonto era meglio se si fosse diretta a casa prima che la servitù si accorgesse della sua assenza.
Stava fissando con occhi assenti le strade londinesi quando in un barlume si ricordò di Ewald Lytton, l'uomo che le aveva detto di avere delle risposte alle sue domande.
Poteva fidarsi?
Posò le dita sul pugnale nascosto nello stivale, anche se non era una spada si sarebbe potuta difendere comunque.
Annunciò al cocchiere il nuovo indirizzo, sperando che la chiacchierata con quel uomo non durasse molto.
Quando la carrozza si fermò davanti al luogo prefissato, si stupì di vedere una casa di bell'aspetto di colore azzurro, chissà perché se l'era immaginata nera e tetra, avrebbe dovuto non lavorare troppo di fantasia.
Il cocchiere aprì la porta della carrozza porgendole la mano per farla scendere.
Si apprestò a pagare aggiungendo poi una somma supplementare.
-Se fra più di due ore non sarò di ritorno chiamate la polizia. - Sussurrò prima di avviarsi verso l'uscio dell'abitazione, era meglio prevenire.
Quando fu a meno di un metro dal portone questo si aprì, mostrando la figura di Lytton.
-O finalmente siete venuta, entrate pure. -
Entrò titubante dal fatto che non era stata la servitù a farla entrare.
-La faccio subito accomodare nel salotto dove potrà incontrare il signor Lytton.-
Si voltò di scatto verso l'uomo, pronta ad affrontarlo se era necessario.
-Non eravate voi il signor Lytton? - Nella sua domanda non si premurò di nascondere tutto il senso di sospetto, che provava.
-Oh, per quello. Il signore non poteva andare a rendere omaggio alla dimora dei suoi cari amici e quindi a chiesto a me di andare, e di parlarvi. - Abbassò lo sguardo sentendosi forse in colpa per le azioni che aveva compiuto.
-Come faceva a sapere che io mi sarei diretta a quel luogo? - Il senso di inquietudine cresceva in lei, ma se quel signor Lytton avesse davvero saputo qualcosa su Sebastian Michaelis?
-Questo non so dirle, il signore è molto riservato a tal proposito, la prego mi segua.- Mormorò dirigendola verso una stanza finemente decorata.
Il pavimento era coperto da un elegante tappeto blu con sopra disegnati asiatici dragoni dorati. Vi erano molte finestre in fondo al salotto, mentre al centro vi era un tavolino pieno di vari dolciumi e due tazze di tè fumante; due poltrone erano poste ai lati del tavolino e su una di queste vi era il signor Lytton.
Ewald Lytton, aveva un aspetto più giovane di quello che si era immaginato, gli occhi erano di colore scuro, come quelli del suo maggiordomo, e i capelli erano di un castano chiaro.
-Mi dispiace averla turbata con questo mio strano invito, ma quando le spiegherò le mie ragioni credo che mi possiate capire. -
La voce di quella persona era calma e misurata, le dava un senso di protezione, quindi si sedette sull'altra poltrona.
-Spero che un tè come il Prince of Wales non sia troppo caricò per una ragazza.-
Fece un cenno di negazione mentre si portava la tazzina alla bocca, annusò l'aroma sempre attenta che non ci fosse una gamma di odore non normale, dopo un attento esame decise di berne un sorso.
-Come sapevate del mio arrivo? - Domandò riposizionando la tazzina sul proprio piattino.
-Lo sapevo e basta. Ma credo che lei abbia domande più importanti da pormi. -
Si sentì un po' offesa per non aver ricevuto una risposta ma decise di lasciar passare.
-Voi sapete chi è Sebastian Michaelis? -
-Dritta al punto, è una cosa che apprezzo molto nelle persone. - L'uomo incrociò le mani sul grembo.
-E' un demone. -
Il silenzio cadde nella stanza.
-Vi state prendendo gioco di me? - Aggrottò la fronte.
-Per niente marchesina Midford. Lasci che le spieghi. La famiglia che è morta in quel tremendo incendio di due settimane fa, ho scoperto essere collegata con la morte della famiglia Phantomhive. Per arrivare a questa conclusione ho fatto molte indagini. Vuole sapere cosa ho scoperto? -
Elizabeth rimase sconvolta da quelle parole ma annui alla domanda che gli era stata fatta.
-Ebbene, la notte prima che Ciel Phantomhive tornasse dal nulla con un maggiordomo di nome Michaelis Sebastian, una casa di campagna di proprietà di un nobile andò alle fiamme. Nei sotterranei di quella casa si sono scoperti vari corpi di gente di un certo livello sociale e un altare. -
-Un'altare? Cosa ci faceva tutta quella gente nei sotterranei di una casa?
-Mi lasci finire la prego. Feci delle ricerche e scoprì che quella famiglia svolgeva atti di magia nera, facevano sacrifici per evocare il demonio. -
-Ma questo è ridicolo!-
-Quello che per voi è ridicolo per loro era una religione, se fosse stato il sacrificio di bestie posso capirlo, ma nelle gabbie che tenevano vi erano resti umani. -
Si portò una mano alla bocca inorridita da quelle parole, come si poteva essere così pazzi?
-Queste due famiglie erano collegate, credo che la notte di quell'incendio di quattro anni fa avessero veramente evocato un demone. E che Ciel Phantomhive abbia fatto un contratto con questo demone. -
-Ciel non l'avrebbe mai fatto, non è possibile! - Gridò furiosa alla fine di quel intricato discorso.
-Lei lo crede davvero? -
Il dubbio si insinuò in lei, quante volte aveva visto fatti strani accadere attorno a Ciel, e il comportamento di Sebastian a volte gli aveva messo i brividi.
-Ma aveva dieci anni come... -
-Posso solo immaginare quello che può aver provato il vostro amato; i suoi genitori uccisi, lui presto o tardi sacrificato da dei pazzi. Se si può avere la possibilità di essere salvati chi non si sarebbe affidato anche al demonio in persona?-
Quelle parole la lasciarono spiazzata, se quel ragionamento fosse stato vero allora Ciel era stato condannato ad essere dannato per l'eternità.
Sentì gli occhi pizzicarle mentre delle lacrime scendevano sulle guance, si era promessa di non piangere più, di essere forte, ma quella storia era troppo per lei.
Gli tornò in mente quel luogo buio e pieno di ossa dove Ciel stava lì a decomporsi, e se quello non fosse stato un suo incubo ma la realtà?
-Mi dispiace averla fatta piangere. - Disse Ewald porgendole un fazzoletto di seta.
Lo prese ancora scossa dal pianto mentre si asciugava gli occhi.
-Si è fatto tardi, non sarebbe meglio che lei torni alla sua dimora. -
Guardò verso l'orologio, erano passate quasi due ore, stava per voltare lo sguardo verso l'uomo quando la vista le divenne più offuscata, cosa le stava capitando?
Deve essere un giramento di testa si disse, ma quando vide il volto del uomo sorridere malignamente rimase paralizzata.
Allungò la mano al coltello infilato nello stivale, ma le energie le vennero meno facendolo cadere per terra.
-Devo ammettere che siete stata una ragazza previdente, portarsi un'arma dietro. Ma come vede non l'è servita molto. -
I pensieri le si fecero confusi mentre si sentiva sprofondare sulla poltrona.
-P...perché?- Riuscì a sussurrare.
-Vede io quella notte di quattro anni fa dovevo essere presente ma a causa di un impegno non ero potuto esserci; quella notte sarebbe stato sacrificato Ciel Phantomhive, ma quando seppi dell'incendio e della ricomparsa di Ciel ne rimasi sorpreso. Ci volle poco per capire che il perfetto maggiordomo al suo fianco fosse il demone che volevamo evocare, mi nascosi per lungo tempo per paura che potessi essere coinvolto nella vendetta del giovane conte. -
Si interruppe avvicinandosi a lei e alzandole il volto.
-Ma quando la famiglia che aveva ucciso i Phantomhive morì bruciata e morì anche Ciel, sono potuto tornare alla mia vita normale. Chissà ora se quel demone è ritornato alla sua dimensione o no? Deve aver trovato molto gustosa la sua anima. -
Gli occhi le si chiusero mentre delle inquietanti parole raggiunsero le sue orecchie.
-Non ti preoccupare mia cara sta notte sarai tu il nostro sacrificio. -

---

Si risvegliò dentro una gabbia i pensieri ancora confusi, la testa le pulsava dal dolore.
-Oh, che bella ragazzina che abbiamo come sacrificio questa notte. - Un uomo tozzo si avvicinò alla gabbia, per riflesso cercò di allontanarsi finché non sentì le sbarre premerle contro la schiena.
-Fornel, quante volte ti ho detto di non toccare i sacrifici? - Una voce imperiosa blocco il movimenti dell'uomo
-Ma non l'ho fatto. - Protestò questo girandosi verso la direzione della voce.
-I sacrifici devono essere puri, se anche lei non funzionerà potrai farne quello che più ti aggrava. -
Fu disgustata da quelle parole, quindi o sarebbe morta o chissà cosa le avrebbero fatto, tremò.
-Se speri che vengano a salvarti, non farti illusioni abbiamo dato un po' di denaro al cocchiere in modo che non riveli che tu sia qui. Sai noi umani siamo molto propensi ad essere egoisti e avidi. -
Lytton aveva una maschera sul viso ed era completamente vestito di nero, avvolto in un lungo mantello. Gli occhi scuri brillavano di una pazzia perversa.
-Sai mi è bastato mettere un po' di droga in polvere sul fazzoletto che una volta entrata in contatto con gli occhi ha incominciato a far effetto. Per non parlare del sonnifero nascosto dal forte aroma del tè. Non lo trovi un piano geniale? -
Pazzo, quella persona era pazza.
Che stupida che era stata a fidarsi, forse Ciel quella notte l'era apparso per avvertirla, eppure lei non l'aveva ascoltato ed era stata catturata.
-Bene e ora di fare il mio discorso. - Disse fiero Ewald seguito a ruota da quel uomo tozzo.
Poco dopo sentì ovattata la voce di quel impostore e delle urla eccitate, era così che sarebbe finita la sua vita?
Sarebbe stata sacrificata come era stato sacrificato Ciel? Avrebbe avuto la forza per aggrapparsi alla vita come aveva fatto lui? O forse si sarebbe semplicemente fatta trascinare dal corso degli eventi.
Le tende che coprivano la parte più interna del palco si scostarono facendole vedere la folla di persone che la fissavano bramosi. Come era possibile che quella gente che ora esclamava a gran voce potessero concepire l'omicidio di una persona.
Vide l'altare e capì che tutto quello che era stata sarebbe finito quella notte.
La gabbia fu aperta, mentre lei venne presa dalle braccia e trascinata fuori, il suo corpo si dimenava mentre delle lacrime rigarono le sue guance.
Urlava disperata da quello che presto le sarebbe capitato, Lytton prese un pugnale da un cuscino che gli era stato dato.
Fu bloccata da varie mani sull'altare mentre mentre l'uomo le si avvicinava minaccioso.
Una strana litania proveniva dalle sue labbra.
Smise di dibattersi e piangere, non voleva ulteriormente dimostrarsi debole davanti alla morte, non doveva dare a quelle persone anche quella soddisfazione fissò la lama che riluceva alla luce di poche candele.
L'arma si stava avvicinando ancora di più al suo corpo.
Un forte rumore le riempì le orecchie, mentre quello che sarebbe stato il suo carnefice cadde a terra in una pozza di sangue.
Ci furono urla, molte. Sentì rumori indistinti mentre coloro che prima la tenevano ferma si misero a scappare. Con la coda dell'occhio gli vide cadere esanimi.
Quando le urla cessarono con estrema fatica si alzò dall'altare, si fissò attorno finché non scorse una figura ricoperta di sangue che la fissava, in brivido le percorse la schiena.
Era forse davanti a un demone?
 
 E finisce un'altro capitolo. Finisco sempre in modo bastardo lo so ma non posso farci nulla, forse è anche per questo che ho aggiornato il piena notte!!! ^^ Buona Domenica a Tutti e per favore recensitemi che mi fa molto piacere!!! ^-^

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Capitolo 5
*** L'alfiere della regina ***


Capitolo quinto
L'alfiere della regina
 
Stavo scrivendo il sesto capitolo quando mi sono resa conto di quanto i personaggi e i dialoghi non mi convincessero in questo quinto capitolo, quindi ho riscritto tutto. Pazzia mia e solo mia, per farmi perdonare l'ultimo capitolo verrà pubblicato a solo una settimana di distanza. Ringrazio Misora e Baekho per aver recensito il precedente capitolo e May Des per aver messo la mia FF tra le seguite!!! ^^
 
-Cerca la terra.- Quella frase uscì come una implorazione dalle labbra secche del vecchio uomo.
Ricorda ancora il luccichio, nei suoi occhi pieni di speranza, che aveva colto sotto le folte soppraciglia.
Sono passati pochi giorni da quando è stato liberato dal vecchio, eppure gli sembra che sia da un'eternità che sorvola l'oceano.
Il sole picchia sulle sue penne nere, mentre la stanchezza prende possesso del suo corpo, le acque sembrano infinite sotto di lui nel loro quieto muoversi.
Se trovasse la terra potrebbe finalmente nutrirsi e finire il compito datogli dall'uomo.
Ma la terra non si vede neanche davanti a lui. Per quanti giorni potrà resistere ancora prima di morir di fame? Veramente pochi, molti di meno di quanti ne ha impiegati per giungere in quel luogo.
-Bel corvo?- Domanda una voce. 
Il corvo si guarda ai fianchi non vedendo nessuno, poi abbassa il capo e gracchia offeso in direzione delle acque.
-Oh, bel corvo non siete stanco di volare?-
Adesso a infastidire il suo viaggio ci si mettono anche i pesci del mare. Decide di ignorare la voce dell'animale acquatico proseguendo nel suo volo solitario.
-Perché non ti fai cullare dalle calme onde del mare cosicché tu ti possa riposare?- Si accorse solo in quel momento che la voce parlava con parole umane, ma che fosse più soave di qualsiasi suono avesse mai udito.
Se si fosse avvicinato all'acqua e si fosse riposato, di certo non gli sarebbe successo chissà cosa.
Planò piano verso la superficie azzurra delle acque, ma improvvisamente il mare si fece scuro e un'onda lo travolse buttandolo prepotentemente in acqua.
Sbatté le ali spaventato da quell'evento improvviso, ma il movimento risultò inutile perché una morsa invisibile lo avvolse e lo trascinò verso le profondità del mare.
Il sole filtrava luminoso sopra di lui mentre le tenebre lo circondavano, si agitò terrorizzato ma presto il poco ossigeno contenuto nei suoi piccoli polmoni se ne andò via in una bolla d'aria che si allontanò da lui per raggiungere la superficie mentre lui continuava ad affondare.
Mentre moriva il corvo maledisse l'uomo che l'aveva portato alla morte.

---
 
 Una folata di vento e neve raggiunse in suo volto provocandogli un brivido, erano giorni che camminava per le lande russe alla ricerca di suoi simili.
Si avvolse meglio nel mantello, era un demone ma avendo aspetto umano percepiva lo stesso il freddo che lo circondava, anche se in modo più attenuato.
Un odore dolciastro e nauseabondo lo avvolse con le sue spire, vide davanti a lui un piccolo villaggio e sorrise: ecco il covo di Carestia.
Carestia era un demone molto potente e volubile, si circondava spesso di demoni di basso rango come quelli del primo fiume.
Già, i demoni del primo fiume, creature viscide che non erano neanche in grado di nascondere il loro aspetto demoniaco davanti agli occhi umani.
Mentre giungeva alla sommità del villaggio, l'ex-maggiordomo si chiese se era stato un bene giungere in quel luogo.
Percorse la via principale e sentì l'odore della paura aleggiare nell'aria, volse la testa verso una casetta dove vi erano dei cuori che battevano come impazziti dalla paura mentre una voce canticchiava una preghiera.
Quindi in quel villaggio non avevano ancora ucciso tutti gli abitanti. Oltrepassò la misera abitazione conscio che presto anche quelle vite sarebbero state recise.
C'era poco da pregare quando ormai quel villaggio sarebbe stato il primo baluardo della guerra di Carestia contro la vita.
Stava avanzando verso quello che doveva essere il centro del villaggio, quando venne sbattuto con forza verso una parete.
Non aspettò molto prima di controbattere all'attacco e scaraventare il suo avversario contro il terreno gelido.
Si sistemò il mantello e guardò con disgusto il demone che aveva davanti.
Una cretura alta sui tre metri si mise in piedi guardandolo con paura.
-Tu sei come me?- Sbiascicò facendo scoccare la lingua nera tra i denti appuntiti, mentre i suoi enormi occhi gialli percorrevano la figura dell'uomo che aveva davanti.
-Se proprio lo vuoi mettere su un piano quello che hai di fronte non è un demone del nostro livello, Houd.-
Un demone dalle sembianze di un grosso lupo ma circondato da scintille elettriche e da tre occhi che fluttavano intorno al suo corpo, si avvicinò al demone dagli occhi gialli che fece scattare le chele che aveva al posto delle mani.
-E cosa sarebbe costui, Erazm?-
-Cerco Carestia o, come ora preferisce chiamarsi il vostro signore, Asag.-
Il lupo pronunciò un basso ringhio in direzione del demone con aspetto umano per poi far cenno alla sua sinistra.
-Lo troverai al centro di questo misero villaggio.-
Sebastian sorrise capendo il motivo del cattivo umore di quel demone inferiore.
-Cosa c'è? Non siete contenti di condividere questo lussuoso banchetto con un demone del mio livello?-
-Cosa? Tu lo chiami lussuoso banchetto, questa zona fredda inospitale piena di contadini malati e denutriti?- Si infervorò il demone più alto che nel complesso poteva ricordare una mantide religiosa.
-Houd, smettila. Tanto la tua rabbia non colpisce l'orgoglio di creature come lui.-
-Oh, ma io mi sento così offeso da questi vostri insulti! Non dovreste portare più rispetto verso demoni più forti di voi?- Sebastian aveva il desiderio di combattere e scatenare la sua furia ma non voleva essere il primo ad attaccare.
-Il nostro signore Asag vi aspettava già da molti giorni, non lo vorrete far aspettare ancora?-
-Non credo di aver accettato ufficiosamente il suo invito quindi la mia presenza qui potrebbe non essere neanche tanto attesa.-
-Parole tanto presuntuose non potevano uscire se non da un demone sotto il comando di Mefistofele, colui che si arrischiò a far credere agli uomini di essere il nostro Re.-
-Osi insultare a gran voce un generale demoniaco? Hai del coraggio per essere un demone del più basso livello.-
-Cosa sta succedendo qui?-
Un demone con sembianze più umane degli altri due ma con aculei di ossa che uscivano dal suo corpo si avvicinò al gruppo.
-Houd, Erazm non dovreste trovarvi in questa zona del villaggio; se qualche viaggiatore umano vi vedesse potrebbe scappare e avvisare i villaggi vicini, e qui nessuno vuole che la voce si diffonda così in fretta.-
I due demoni fissarono il nuovo arrivato con rabbia per poi dileguarsi in un vicolo buio.
-Anche Asag teme i cacciatori?-
-Solo gli sciocchi non temerebbero simili esseri.-
Sebastian alzò gli occhi al cielo oscuro pensando come quel luogo di morte assomigliasse in quel momento al mondo demoniaco.
-Immagino tu sia il demone che il nostro signore ha invitato. Seguitemi.-

---

Si massaggiò i polsi doloranti immaginandosi i segni violacei dei lividi che presto si sarebbero formati sulla sua pelle chiara.
Attorno a lei un silenzio assordante. Spesso nei romanzi aveva letto quel termine e scioccamente si era chiesta come un silenzio potesse essere rumoroso.
Eppure in quel momento nella sala il silenzio era giunto dopo le tante grida e mentre fissava la figura davanti a se avrebbe voluto parlare, gridare o piangere ma restò immobile, terrorizzata da quello che avrebbe comportato rompere quel silenzio.
-State bene signorina?- Una voce le sussurò dolcemente all'orecchio, si voltò di scattò incontrando un paio di occhi verde chiaro che risaltavano in maniera inquietante nel buio della stanza.
-Voi chi siete?- Domandò impaurita gettando occhiate alle sue spalle dove la figura in ombra continuava a fissarla con il suo sguardo dorato.
-Oh, mi dispiace infinitamente che una giovane ragazza abbia dovuto assistere a un simile scempio.- L'uomo davanti a lei fece un leggero inchino.
-Il mio nome Raphael e vi aiuterò a dimenticare ciò che è accaduto questa sera e riportarla alla sua dimora.- L'uomo dagli occhi verdi avvicinò una mano al volto di Elizabeth che notò piccole scintille formarsi intorno ad essa.
-NO!- Urlò allontanandosi e scendendo dalla parte opposta dell'altare con agilità.
-Non voglio dimenticare, non ora. Cosa siete demoni? O altri pazzi fanatici?-
 Appena finì la frase si sentì presa con forza dalle spalle e venir sbattuta contro la parete. Il dolore si propagò dalla schiena al resto del corpo bloccandola per un istante prima di divincolarsi con forza.
-Come osi paragonarci a quella feccia stupida ragazzina?-
Elizabeth alzò lo sguardo incontrando gli occhi dorati del ragazzo che gli aveva appena urlato contro. La forza che stava esercitando sulle sue spalle le stava facendo male ma non volle farsi vedere debole.
-Iorwerth, non vedi che così le stai facendo male?- Disse l'uomo avvicinandosi al ragazzo e mettendogli una mano sulla spalla.
-Stai zitto Raphael!-
-Cosa siete?-
-Raphael toglile la memoria e riportiamola a casa, non riesco più a sopportare le sue domande.-
-Ho detto che non voglio.-
-Senti, ragazzina cosa c'è di male se domani mattina non ricorderai nulla? Così potrai tornare ai tuoi servizi da the e alle casette delle bambole.-
-Voglio sapere cosa è questa storia dei demoni, se è vero quello che mi hanno detto...-
-Oh, una piccola fanatica dell'occulto. Mi dispiace mia cara ma non c'è niente di divertente in tutto questo.-
Il silenzio cadde di nuovo nella sala.
-Iorwerth sei stato un po' tanto duro con lei.-
-Mi hanno detto che il mio fidanzato ha fatto un contratto con un demone e che per questo è morto.-
-Come?-
-Il signore Lytton mi ha portato qui dicendomi di sapere la verità dietro la morte di Ciel e...-
-Aspetta lei sta parlando di Ciel Phantomhive? Iorwerth lasciala, lei è la fidanzata del ragazzo su cui stiamo indagando.-
-Cosa?- Domandarono i due fissando con occhi sgranati l'uomo.
Elizabeth si sistemò meglio la gonna e incominciò a raccontare ai due le sue indagini e di come Lytton l'avesse avvicinata a lui e le avesse raccontato dei demoni.
-Quindi è vero? L'anima di Ciel è veramente stata mangiata da Sebastian?-
-Da quanto ci avete raccontato sembrerebbe proprio che come temevamo il maggiordomo Sebastian Michaelis sia in verità un demone. Ma da quanto ne sappiamo ha lasciato almeno il territorio di Londra.-
-Aspettate! Voi che ruolo avete con i demoni?-
-Noi siamo i cacciatori, da secoli evitiamo che la gente venga coinvolta da queste immonde creature, almeno cerchiamo di diminuire i contatti. Se la gente sapesse dell'esistenza di queste creature potete solo immaginare il caos che si crerebbe.-
Iorwerth sbuffò fissandoli appollaiato sull'altare.
-In poche parole siamo persone allenate a uccidere i demoni o, come in questo caso, pazzoidi che cercano di evocarli con sacrifici umani. Comunque, Raphael, non capisco perché le stai dicendo tutte questo.-
-Non ci posso credere ancora, Sebastian era così gentile e accomodante...-
-Un maggiordomo perfetto, probabilmente questo Ciel aveva un'anima "appetitosa" per essere riuscito a comandare a bacchetta un demone. Alla fine i demoni di un certo livello tendono a nascondere la loro vera forma e natura sotto perfette maschere.-
Elizabeth si piegò in avanti e mise una mano davanti alla bocca nel tentativo di trattenere un conato di vomito. Il solo pensiero di Ciel, morto, "mangiato" da Sebastian le metteva i brividi, vide davanti a se scene di sangue dove il suo amato agonizzava lentamente.
-Un po' di delicatezza, è pur sempre una civile.-
-Volete ucciderlo?- La domanda fu un sussurro che uscì dalle labbra tremule della ragazza.
-Si, è pur sempre il nostro compito, anche se pensiamo non sia un demone di basso grado.-
-Voglio aiutarvi, voglio ucciderlo con le mie mani.-
-Che pazzia è mai questa? Sei solo una viziata ragazzina nobile.-
-So tirare di scherma.-
-Non credo che questo ti basterà contro un demone del primo fiume. figurarsi con un demone di grado superiore.-
-Mi allenerò con voi, io...-
-Credi sia così semplice? Noi ci siamo allenati da quando eravamo bambini, e cosa dirai alla tua famiglia?-
-Io... lui ha ucciso la persona che amavo. Voglio vendetta.-
-Morirai, ecco cosa succederà se attaccherai da sola quel demone. Cosa otterrai poi? I tuoi famigliari ne soffriranno.-
-Ora smettetela entrambi! Ti riporteremo a casa e vedremo poi lì che cosa fare.-
-Raphael che cosa hai in mente?- Sussurò il giovane all'orecchio dell'uomo.
-Quando arriveremo lì lo scoprirai.-

---

Più si avvicinavano al centro del villaggio, più l'odore di morte si intensificava, stava nevicando eppure sembrava più cenere che neve quella che scendeva dal nero cielo.
I due demoni si fermarono appena raggiunsero quello che doveva essere il centro del villaggio.
Intorno a loro erano disseminati corpi di umani che venivano mangiati da piccoli demoni.
La pelle bianca e cadaverica, gli arti rigidi, gli occhi opachi. Erano uomini e donne magri, troppo magri. Per questo quelle piccole e mostruose creature stavano rosicchiando con premura le loro ossa alla ricerca di piccoli brandelli di carne.
L'odore ferroso del sangue impregnava l'area circostante, qualsiasi umano non sarebbe riuscito a resistere a un simile tanfo senza rimettere il contenuto del proprio stomaco.
-Oh, alla fine il nostro invitato è arrivato alla festa.- Mormorò una voce profonda prima di ridere sguaiatamente.
Il demone dalle spire di ossa si allontanò velocemente facendo un leggero inchino.
-Come potevo rifiutare un vostro invito generale Asag?-
Un demone dalla carnagione grigiastra si sistemo meglio sul suo trono di ossa, se non fosse stato per quel sottile strano di pelle anche lui sarebbe stato scambiato per delle ossa, anche se con le ali e un paio di corna rosse che spuntavano dalle tempie non sarebbe di certo stato un scheletro umano.
Grossi ratti correvano velocemente nella struttura di ossa cercando forse cibo o un riparo.
Asag adorava quelle creature con cui spesso portava un nuovo morbo ad indebolire gli uomini prima dell'attacco.
-Se non ricordo male hai rifiutato più di una volta i miei inviti, quindi mi domando: cosa ti porta qui oggi?-
-Come potrai capire ho ucciso da poco l'essere umano con cui avevo un contratto e...-
-Già, storia divertente la tua. Messo alle dipendenze di un cucciolo d'uomo, non potevo crederci quando ho saputo della notizia. Molti hanno riso per giorni di te, compreso io ovviamente. Ma sono certo che fosse un'anima degna quella che hai scelto.-
-Esattamente. Stavo dicendo che Londra mi ha stufato, e ho colto l'opportunità di partecipare a una delle tue feste.-
-Lo sai benissimo che questa è una delle più scarse, perché proprio qui? C'è qualcos'altro.-
-Diciamo che a Londra, per quanto mi fossi nascosto bene, le mie straordinarie doti sono state notate.-
Asag afferrò un grosso ratto e gli staccò di netto metà corpo con un morso.
-Detesto infinitamente gli inutili giri di parole che spesso voi usate nel parlare. Credi che questi trucchetti che usate per ingannare gli uomini possano funzionare anche su di me?-
Il demone dai capelli corvini strinse i pugni irrigidendosi sul posto, non era un bene innervosire un generale degli inferi.
-E' lo stesso motivo che vi sta portando a non far gironzolare i vostri seguaci nella parte più esterna di questo villaggio.-
-I cacciatori. Bella piaga, ogni secolo sembrano aumentare sempre di più. Anche se le perdite che ci causano non sono di grande rilevanza, stanno incominciando a mettere un po' troppo i bastoni tra le ruote.-
-Da quanto ne so il loro unico obbiettivo è sterminarci.-
-Che ideale irraggiungibile, siamo in numero superiore se volessimo lì schiacceremmo con un dito.-
-Ma alla fine dove sarebbe il divertimento?-
-Esattamente, spero che tu non sarai così imprudente come nel passato, vero Branwen?-
Ricordargli quell'errore che fece ancor prima che divenisse un demone lo fece tremare di rabbia, ma il suo avversario era più forte di lui.

---

Era certo di essere ormai morto. Non sentiva più le acque gelide bagnargli il corpo né la tremenda sensazione di respirare acqua invece di aria.
Eppure continuava a cadere da un tempo infinito mentre ormai la luce era solo un miraggio agli occhi del povero volatile che attendeva di toccare finalmente il fondo dell'abisso dove continuava ad essere trascinato con forza.
-Bel corvo, ti stai domandando perché non muori?-
Voleva dimenarsi ma sapeva che ormai sarebbe stato tutto inutile, se solo non avesse ubbidito all'ordine del vecchio ora sarebbe di certo vivo.
-Mi piace il tuo sentimento astioso bel corvo, odialo perché è sua la causa della tua precoce dipartita.-
Non era del tutto vero, era colpa sua. Se solo si fosse impegnato di più e non avesse ascoltato la voce ora starebbe volando ancora nel cielo, vedrebbe di nuovo la luce.
-Sciocco animale come puoi pensare che sia colpa mia? Ti ho dato una morte molto più veloce di quella che stavi già avendo in superficie, stavi morendo di fame. Quell'umano è stato poco accorto era troppo presto per cercare la terra.-
La terra alla fine non l'aveva neanche scorta, chissà che avrebbero fatto allora gli uomini sull'imbarcazione, sarebbero morti e lui ne era la causa.
-Smettila! Non puoi provare di certo pietà per quegli esseri ora che tutto è finito.-
Sono morto, è difficile accettare questa situazione con tanta facilità, mi piacerebbe tornare alla vita.
-Lo desideri davvero? Perché allora, se è possibile, vorresti vendicarti della progenie umana?-
Vendetta?
Era solo un corvo, cosa avrebbe potuto fare lui nelle sue sembianze? E poi era già tutto finito.
-Hai una bell'anima, mi piacerebbe tanto se fosse mia.-
Il corvo sentì quelle parole come l'ennesima condanna, perché chiedergli se voleva dargli la sua anima? Poteva prendersela tranquillamente da sola.
-Ci sono delle regole mio piccolo amico, non desideri forse tornare alla vita che ingiustamente ti è stata tolta?-
Parole infide e menzoniere ma così attraenti nelle loro promesse.
Voleva accettare anche se una parte di se stesso era certa che nel momento in cui avesse accettato sarebbe finito in un luogo molto più oscuro di quello dove ora stava cadendo.
-Allora cosa mi rispondi?-
“Accetto!” urlò nella sua mente sperando che le parole della voce avessero un fondo di verità.
-Ottimo.-
Un dolore lancinante gli pervase il petto era come se qualcuno gli stesse risucchiasse i suoi organi interni.
Il suo corpo mutò le zampe divennero gambe, le ali braccia e il becco una bocca. Toccò infine il suolo di un luogo che sembrava emettere oscurità, come se in quel loco la luce non fosse mai arrivata.
-Ora sei uno dei tanti demoni che infesteranno il nuovo mondo e che tenteranno e inganneranno la progenie umana nutrendosi delle loro anime.-
Il corvo non più animale alzò lo sguardo vermiglio e seppe in quel momento di trovarsi al cospettò della sua regina Lilith.
-Benvenuto all'inferno Branwen.- Sorrise la donna mostrando una fila di denti bianchi e aguzzi.

---

Il demone tornò con la mente al presente cercando di schernire quei ricordi a Ciel.
Branwen è il tuo vero nome? Rispondimi. Mi stai ignorando da quando siamo arrivati in questo villaggio degli orrori.
-La tua attitudine ad essere legato agli esseri umani non sono cambiate. Hai mantenuto la coscienza del tuo ultimo pasto, posso sentirlo.-
Branwen sentì Ciel trattenere il fiato anche se non gli serviva affatto respirare.
-Hai trovato proprio una gemma rara, un'anima così vigorosa e tenace nonostante la morte del corpo.-
Asag stava scendendo dal mucchio di ossa che formavano il suo trono, la sua camminata doveva essere elegante ma assomigliava più a un buffo balletto che a volte gli artisti di strada facevano vedere attraverso le loro strane marionette.
Il generale demoniaco prese con forza il mento del altro demone osservandolo, non aveva occhi ma solo piccole conche nere.
Ciel si sentì indifeso sotto quello sguardo, provava orrore davanti a quell'essere, eppure non poteva fargli del male, almeno ci sperava.
-Sai, cucciolo d'uomo, per quanto gente come i cacciatori ci possano eliminare non riusciranno mai a estinguere la nostra razza. Noi siamo il buio celato nel cuore di ogni essere, siamo l'erba cattiva che per quanto puoi impegnarti a sradicare tornerà, a meno che non tu non dia fuoco alla terra e dopo ci getti sopra del sale, ma così facendo si uccide anche l'erba buona. Ho millenni alle mie spalle e ho visto la tua razza evolversi ma alla fine il marcio si nasconde sempre nei vostri cuori.-
L'umano sentì come una lancia infilata nel cranio mentre varie immagini gli scorrevano davanti agli occhi.
Vide uomini e donne di diverse epoche morire sotto vari mali mentre la terra bruciava poi gelava, alternativamente demoni si nutrivano delle loro carni e i fiumi aridi d'acqua venivano riempiti da sangue abbeverando così quelle nefaste creature.
Quando le immagini smisero il conte si sentì stordito e inorridito.
Branwen sudava freddo sotto la ferrea presa di Asag.
-Ricordati bene, se voi umani siete ancora in vita è solo per nostro capriccio, beh anche perché siete nostro nutrimento.-
La risata di quell'immondo essere sovrastò il rumore delle mosche che ronzavano sui cadaveri, lo squittio dei topi e anche il rumore continuo del masticare dei demoni che li circondavano.

---
 
La residenza dei Midford era vasta e fatiscente in mezzo a quella campagna circostante. L'avevano raggiunta in tempo ragionevole grazie al trasporto di una carrozza. Elizabeth quando aveva visto l'anonimo cocchiere era tremata di rabbia al ricordo del tradimento di quell'altro suo collega.
Ora che si ritrovava davanti al portone di casa fiancheggiata da quei due cacciatori le sembrava di sentire il cuore più leggero, il senso di protezione che per anni le aveva dato la sua dimora la rasserenava.
In fondo sarebbe stato bello se il mattino seguente tutto quello che era successo in quelle ore fosse svanito nel nulla.
Scosse con decisione la testa, non poteva dimenticare così gli aventi che l'avevano portata alla scoperta della  verità su Ciel.
Ma era veramente quella la verità? Alla fine si era imbattuta solo su un gruppo di fanatici dell'occulto e su due assassini non aveva visto ancora nessuna creatura demoniaca quindi poteva essere tutta una fantasia.
Raphael batte forte alla porta.
Il momento era giunto, già si immaginava Paola o un'altra inserviente raggiungerli e meravigliarsi di trovarla lì.
-Elizabeth.- Fu però la figura del fratello ad abbracciarla repentinamente appena il portone si aprì.
-E...dward..- Sussurrò prima di aggrapparsi con forza alle spalle forti del fratello e crollare in lacrime.
Per quanto si considerasse forte e per quanto il pericolo fosse stato sventato la paura era ancora insidiata nel suo giovane cuore.
-Raphael, Iorwerth vi ringrazio per avermi riportato a casa mia sorella.-
La ragazza si staccò di colpo dal frattello e lo guardò scioccata.
-Cosa significa? Come fate a conoscervi?-
Nella mente di Elizabeth si formarono varie possibili supposizioni e se il fratello sapendo delle sue ricerche l'avesse fatta rapire da quel Lytton per poi essere salvata da quei due uomini? Forse così dalla paura avrebbe dimenticato le sue ricerche per voler tornare alla vita quotidiana. Ma era certa che tutti quei corpi che aveva visto morti non erano teatranti e quello era vero sangue.
Quando sentì la verità dalle labbra del parente il mondo le crollò addosso.
-Anch'io sono un cacciatore.-
-Cosa? Perché mi hai tenuto all'oscuro di questo? I nostri genitori lo sanno? Questo vuol dire che sospettavi anche tu che Sebastian fosse un demone?-
Le domande le uscirono a raffica in tono disperato mentre guardava quello che ora le sembrava un estraneo.
-Elizabeth entriamo e parliamone tranquillamente in salotto è meglio se resti seduta mentre ti dirò tutta la verità.-

---

Quando si sedettero tutti e quattro sulle poltroncine del salotto la tensione era devastante e il silenzio incombeva su di loro.
-Immagino che ormai a questo punto non possa tenerle segreto niente.-
Raphael annuì in direzione del nobile.
-Quando frequentavo l'accademia di scherma venni avvicinato da un gruppo di persone che mi parlarono di un certo circolo. Mi chiesero se volessi farne parte visto il mio talento nel combattimento. In quel momento non capii come questo potesse c’entrare con un circolo ma quando visitai la loro sede tutto mi fu chiaro.-
Edward sospirò pesantemente, faceva fatica a pensare che finalmente poteva condividere quel segreto con qualcuno di familiare, anche se sperava che non fosse mai stato in simili situazioni e con la sua adorata sorella.
-Era un centro di allenamento per il combattimento, questo posto è situato nella campagna vicino a Londra ma è protetto da una barriera che lo rende invisibile e...-
-Come è possibile? Stiamo parlando di magia, di demoni! Tutto questo è così fuori dal nostro mondo. Edward, non è che forse sei stato soggiogato da queste persone?-
-Per fortuna tu non ne hai mai visto uno, o almeno nessuno nella loro vera forma. Anch'io prima di vedere i demoni e combatterli ero scettico, pensavo fossero dei fanatici alla caccia di stupide leggende e incubi. Non è così. Vi sono cose che se venissero in dominio pubblico farebbero crollare la popolazione nel caos.-
-Quello che ho già detto io.- Annunciò Iorwerth che si stava stancando di quell'aria così opprimente.
-Tornando alle tue domande. I nostri genitori sanno che faccio parte di un club ma non sanno la vera natura delle attività, non sanno che ogni notte rischio la vita uccidendo quelle orride creature insieme ad altre persone, non immaginano gli orrori che ho visto. Un vincolo non mi permette di divulgare il segreto che porto dentro di me da anni e mai avrei voluto che tu ne fossi a conoscenza.-
Elizabeth si sentì in pena per il dolore che leggeva negli occhi del famigliare.
-Volevano anche che tu entrassi nel circolo ma gli ho scongiurati di non farlo, eri una ragazzina talentuosa e di forte carattere. Ma non potevo permettere che anche tu rischiassi così tanto in questa guerra, poi i nostri genitori non potrebbero tollerare la morte di entrambi i loro figli.-
-Fratello come puoi pensare che io ora possa essere indifferente? Uno di quegli esseri ha ucciso Ciel.-
-A proposito di Ciel, avevo inoltrato i miei sospetti su Sebastian ma era ormai troppo tardi. Ciel ha fatto un contratto con un demone a queste persone resta solo l'alternativa di morire o per mano nostra e per mano del demone.-
-Avresti ucciso Ciel?-
-Non io ma altri si.-
Elizabeth sentì lo sconforto aumentare, una parte di lei faceva difficoltà a credere ancora a tutto quello e sperava che tutto sia un brutto incubo. 
-Ora purtroppo so per certo che tu vorrai unirti a questo mondo, vorrei che tu desistessi pensando al dolore che proverebbero i nostri genitori nel perderti.-
-E tu invece? Combatti questo esercito del male da solo. Come puoi pensare che noi non avremmo reagito se fossi morto? Sei caro ai nostri genitori quanto lo sono io e sei caro pure a me. Con che giustificazione avrebbero portato il tuo corpo alla nostra dimora i tuoi compagni d'armi?-
-Un ladro, un folle con un coltello, una giustificazione la si trova sempre in quei casi ma se il demone ti infetta allora l'unica soluzione è bruciare.
-Bruciare? E la sepoltura dei tuoi resti? Come farà la tua anima...-
-Elizabeth, quando sei in mezzo a questo mostruoso mondo e puoi vedere il male la tua fede è instabile. Ti chiedi perché dare il tormento al genere umano con queste creature? Perché non diminuiscono ma sembrano aumentare? Perché siamo così pochi contro un così vasto esercito?-
-Edward capisco le tue motivazioni ma io voglio combattere questo male al tuo fianco se mi sarà dato il permesso.-
-Ti prego, non lasciarti accecare dalla vendetta!- Le urlò contro prendendola per le spalle.
Quando vide i suoi occhi determinati capì che nessuna parola sarebbe valsa per farla desistere dal suo intento e pianse aggrappandosi a lei.
Anche Elizabeth pianse vedendo il dolore del fratello tramutarsi in lacrime, tutto il mondo per loro due fu isolato in quel momento di sconforto.
Fu così che li lasciarono i due cacciatori prima di sparire nella notte.
-Lo sapevi che suo fratello era un cacciatore?-
-Ovviamente.-
-Lo diverrà anche lei?-
-Ha molto talento, sono sicuro che con il giusto supporto potrà divenire un'ottima cacciatrice.-

---

La mattina arrivò crudelmente presto e i due fratelli salutarono i propri genitori prima di partire in carrozza. Per quanto la madre non volesse abbandonare Elizabeth dopo che lei era scomparsa la sera precedente non poté molto quando il figlio le consegnò la lettera del consiglio che comunicava che anche Elizabeth era stata scelta.
Francis non era una donna così stupida da non capire che quel club in realtà era altro che un centro di allenamento.
Se fosse per un nuovo speciale esercito inglese o per essere le guardie della Regina non lo sapeva ma aveva la sensazione che fosse qualcosa di estremamente segreto e importante.
-Raphael deve aver parlato di te al consiglio già ieri notte se la lettera è arrivata già questa mattina.- Constatò Edward rivolgendosi alla sorella.
-Come ha fatto?-Elizabeth si riferiva al fatto che quel pezzo di carta fosse apparso improvvisamente davanti ai suoi occhi quella mattina.
-Magia.-
-Magia?-
-Raramente nascono persone in grado di usarla e immediatamente passano sotto la revisione del consiglio. Raphael è un mago ce così lo si vuole chiamare, è stato addestrato sin da piccolo dal consiglio vicino ad Edinburgo.-
-Allora non ci siamo solo noi sul territorio inglese.-
Edward rise.
-Ovviamente no. Siamo sparsi per tutto il continente e il mondo conosciuto, il male non si insidia solo a Londra. Ad esempio da quanto ne sappiamo ora una grossa carestia sta attaccando la Russia, è probabile che centrino i demoni.-
-Anche lui è lì?-
-Probabilmente, avrà capito che eravamo ai suoi calcagni ed ha preferito unirsi ad altri suoi simili così per non avere uno scontro troppo diretto.-
-Allora andiamo cosa stiamo aspettando? Sappiamo dov'è?-
-Sorellina, ti prego non essere avventata: non hai un addestramento adeguato e poi nessun cacciatore attaccherebbe direttamente i demoni durante una carestia.-
-Perché?-
-Perché dietro ogni carestia vi è il generale demoniaco Asag. Già il solo Sebastian non deve essere un demone di basso livello ma Asag, è un demone superiore nessun cacciatore può competere con lui.-
-Cos'ha di così forte questa creatura?-
-Ha molti seguaci di basso livello e poi essendo il demone della carestia se lo ferissi il suo sangue contenente molte malattie ti infetterebbe con solo il suo odore, moriresti tra tremende convulsioni e agonie.-
-E' terribile.-
-Elizabeth, so che prima o poi ti scontrerai contro quel demone. Voglio solo che tu ricordi le mie parole. L'altro giorno siamo stati nella stanza di una cameriera, è stata uccisa da un demone, la sua pelle era ricoperta di sfregi e la gola è stata sgozzata con un colpo secco, il demone l'ha fatta fuori usando solo gli artigli. Sorella non voglio che tu faccia questo nella speranza di dar pace a Ciel.-
-Edward, ora che so che il male alberga così in profondità nella nostra società non posso restare con le mani in mano quando altre persone muoiono come Ciel perché ingannati o attaccati da quei esseri. Mi chiedo solo perché non informare la gente, oltre per il motivo del caos.-
-I demoni allora si mostrerebbero subito, sono molti e non credo che potremmo affrontarli tutti insieme.-
-Capisco.-
-Elizabeth, siamo arrivati.-
La ragazza scese dalla carrozza e vide la struttura fatta di alte guglie e di dimensioni enormi.
-Benvenuta all'accademia.- Disse una voce conosciuta ridacchiando per l'espressione stupita di Elizabeth.
-Iorwerth, si solito non accogli la gente.-
-Purtroppo la mala sorte mi ha dato il compito di allenare la ragazzina.-
-Cosa?-
-Già ero stupito quanto voi, ma sapete sono un ottimo cacciatore quindi era inevitabile che questo compito spettasse a me.-
- Non fare troppo lo sbruffone, Iorwerth -
-Edward smettila di fare il damerino sei ridicolo.-
-Aspettate ma perché vi rivolgete l'uno all'altro con tanta confidenza?
-Perché quando ti salvi la vita a vicenda o combatti per uno stesso fine è normale lasciare da parte l'etichetta, signorina.-
Si sentì offesa da tanta confidenza ma non lo diede a vedere.
-Quindi mi mostrerai l'accademia?-
-Ovviamente no, io ti sfido a un combattimento.-
Le lanciò un fioretto che prese al volo.
-In guardia.- Dissero all'unisolo mettendosi in posizione.
 
Piccole note.
Branwen significa Bel corvo non mi ricordo più in che lingua
La storia del corvo e di Noè  mi ricordo che a catechismo o all'ora di religione ci avevano raccontato questa storia che prima di mandare la colomba Noè mandò un corvo che in origine era un animale dal bellissimo piumaggio ma che non si impegnò nel trovare la terra e che quindi come punizione le sue piume divennero nere(fuori dalla finestra un corvo gracchia è inquietante). Ho cercato la storia su internet ora a distanza di anni e ci sono altre storie che dicono che il corvo non ascoltò, l'ordine di non avvicinarsi all'acqua nel suo viaggio, l'animale quindi venne attirato da una voce è poi annegò.

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Capitolo 6
*** Pedine di luce e tenebra ***


Capitolo sesto
 
Pedine di luce e tenebra


 
Questo è il capitolo finale. Volevo solo dirvi che ho cercato su internet gli avvenimenti storici per scrivere gli ultimi capitoli, nel 1889 nella zona vicino a Mosca era scoppiata la peste. Anche in questo capitolo vi è un evento storico veramente accaduto.
Ringrazio Misora per aver messo la storia tra le preferite e aver recensito il precedente capitolo.
Lo so dovevo aggiornare prima ma ho avuto problemi nella correzione e nel fatto che continuavo a scrivere il finale e ogni volta non mi piaceva(tutt'ora non ne sono pienamente convinta). Ringrazio anche le persone che seguono la mia storia spero che vi piaccia questo ultimo capitolo!!! ^^



 
Vi sono molte storie e leggende che girano intorno ai cacciatori e ai demoni.
Una delle legende che avevano colpito subito il cuore di Elizabeth era quella che narrava che se si uccideva un demone l'ultima anima che aveva ingerito avrebbe raggiunto la pace. I cacciatori avevano diverse credenze, c'era chi credeva, per esempio, che dopo la vita vi fossero altre vite. Quel concetto le risultava così estraneo nella sua ottica di cristiana protestante.
Per quanto i cacciatori non avessero lo stesso Dio da venerare tutti loro sapevano di combattere un male comune, i demoni.
I demoni, gli angeli caduti, le anime corrotte, le creature mitologiche del male, molte erano le supposizioni sulla loro nascita ma nessuna sembrava essere totalmente giusta.
Inconsciamente le torna alla memoria il primo scontro che ebbe con Iorwerth, quella volta era stata battuta da quel ragazzo presuntuoso.
Si capiva che due personalità testarde e decise come loro non potevano che scontrarsi per capire chi era il più determinato.
Iorwerth combatteva perché era un bravo combattente e perché voleva a tutti i costi proteggere i suoi familiari, veniva dalla strada eppure nei suoi movimenti vi era sempre una certa grazia che si univa alla ferocia nel combattimento.
Sono passati gli anni da quando è stata introdotta in questo nuovo mondo, ha conosciuto nuove persone in fretta e altrettanto velocemente molte di loro sono morte in missione.
Tanti sono gli eventi che hanno caratterizzato quegli ultimi venti anni ma ora finalmente è giunto il momento della sua vendetta.
 
1909 Roma nascita della Federazione Schermistica Italiana.
 
Branwen aveva smesso di chiedersi come sarebbe cambiato il mondo fra un secolo o due. Ormai vedeva gli umani commettere da millenni gli stessi errori, eppure rimaneva sempre affascinato dalla loro tenacia e inventiva.
L'umano che circa vent'anni prima aveva nutrito la sua fame già da qualche anno non dimostrava più la sua sfrontatezza.
La sua anima nutriva ancora i canali di energia nel suo corpo ma la sua essenza anno dopo anno si era come assopita, arresa all'evidente sconfitta.
Demone, perché hai deciso di venire qui a Roma?
Già, l'unica provocazione che gli lanciava era quella di non chiamarlo per nome, lui era solo il demone, non Sebastian il maggiordomo e neanche Branwen, solo una creatura che aveva strappato quel ragazzo alla vita.
Fissò la folla muoversi davanti a lui, donne e uomini che ridevano e scherzavano in prossimità dell’evento del giorno.
Gli sembra di vedere davanti a sé, quando per quelle strade i cristiani venivano perseguitati dai soldati romani.
Non vi erano sorrisi ma solo paura.
E’ solo un'attimo, poi tutto torna alla luce di quel giorno del ventesimo secolo, mille anni e più sono passati ma per lui è come se fosse ieri.
A volte si domanda cosa sarebbe stato di lui se non avesse accettato l'invito di Lilith a divenire un demone.
Forse sarebbe semplicemente morto, ma ora preferisce non pensare.
-Oggi nasce una federazione di scherma, volevo assistere a questo evento.-
La folla.
Il suo ex padrone ha già capito cosa significano per un demone simili eventi, quando vi sono così tante persone è divertente nascondersi tra la folla e poi prendere un umano e torturarlo fino alla morte. Nessuno si accorge se qualcuno scompare.
Quando ti nutrirai di nuovo?
Il demone strinse i pugni, odiava quella domanda, alle volte lui e Ciel conversavano degli avvenimenti di quegli anni, eppure sapeva che prima o poi la fame sarebbe tornata. Non voleva lasciare Ciel, non che vi ci fosse affezionato ma era una di quelle poche persone che gli tenevano testa e sarebbe stato un peccato perderlo.
-Quando ne avrò bisogno.-
Branwen fissò la folla e notò altri suoi simili, non che fossero sotto aspetto demoniaco, ma un demone si distingue dai normali umani. Non c’era nulla di particolare nell'aspetto che li evidenziasse, ma era come se intorno a loro ci fosse un'aura scura che inghiottisce la luce.
Purtroppo tra la folla percepì anche l'odore dei cacciatori.
Le guardie del corpo degli umani, così venivano chiamati, avevano un'agilità e una forza superiore e alcuni di loro usavano la magia.
Ne aveva uccisi parecchi singolarmente quando erano loro ad attaccare, era forte ma loro lavoravano spesso in gruppo e con armi benedette, incensi e acqua santa. Anche per un demone come lui una ferita provocata da quelle armi gli avrebbe dato serie difficoltà.
Da quando c'erano i cacciatori la vita per un demone era più pericolosa e eccitante, prima uccidevano senza freni ora erano più prudenti ma il fatto di avere degli avversari era interessante.
 
---
 
-Elizabeth, andrà tutto bene.- Mormorò Iorwerth stringendola di più a se.
La ragazza lo guardò con gratitudine mentre percorrevano un viale particolarmente affollato.
Quando dovevano sorvegliare le persone dagli attacchi dei demoni i cacciatori si muovevano in gruppo.
Era più facile attaccare una di quelle creature insieme invece che singolarmente.
Di solito i demoni erano più attivi nelle ore notturne ma, come le era stato insegnato, quando vi erano grandi quantitativi di umani alcuni di loro si azzardavano ad attaccare anche di giorno.
Questo loro modo di attaccare i più deboli o i più isolati approfittando del grande numero le ricordava molto il modo di cacciare dei lupi; diversamente da loro i demoni potevano apparire come pecore non suscitando alcun timore.
Per i cacciatori era più difficile agire alla luce del sole, sarebbe stato sospetto girare in grossi gruppi e armati, quindi era previsto stare in coppia.
Le prime volte che aveva dovuto lavorare in coppia con Iorwerth si era sentita in imbarazzo perché esternamente dovevano apparire come una coppia, ma poi col passare del tempo era divenuto naturale e poi ora...
Il filo dei suoi pensieri venne interrotto quando sentì il suo compagno fermarsi.
-Cosa succede? Ne hai visto uno?-
Gli chiese mentre si guardava intorno attentamente.
-No, molto meglio.- Il ragazzo indicò il suo braccialetto che si era illuminato più intensamente.
-E' qui intorno?-
-Esattamente, a quanto pare i poteri di Raphael non hanno ancora sbagliato.-
I suoi occhi dorati si illuminarono di quella luce che ormai conosceva, il suo compagno era pronto per la battaglia.
-Elizabeth, informa gli altri.-
Annuì e dalla piccola borsetta tirò fuori delle strisce di carta bianca, si morse il dito fino a far uscire il sangue e appena finì di scrivere un breve messaggio esse scomparvero.
Ogni volta nel suo cuore c'era sorpresa nell'utilizzare quegli oggetti magici, a volte si chiedeva se quel mondo era reale, ma durava poco perché poi il ricordo dei tanti combattimenti che aveva avuto in quei vent'anni tornava.
Aveva aspettato così a lungo quel giorno e ora finalmente avrebbe potuto finire quel vile demone.
Dopo un paio di respiri riprese la sua passeggiata con Iorwerth mentre aspettavano la risposta.
Entrambi tenevano d'occhio il braccialetto che continuava a illuminarsi pulsando come un cuore.
Ci mancano ancora un paio di demoni e poi potremo incominciare la vera missione.
Gli comunicò mentalmente il mago che era venuto con loro in quella missione.
 
---
 
Branwen stava prendendo tranquillamente un caffè a un tavolino di un bar, non aveva bisogno di quella bevanda, ma aveva visto un demone che stava cercando di cacciare una giovane donna e quindi aveva deciso di sedersi lì e godersi la scena.
Si vedeva da un miglio che era ancora inesperto nella caccia, il giovane uomo si era avvicinato alla ragazza afferrandole villanamente il gomito.
Non di certo un buon inizio per ottenere la fiducia di un essere umano.
Ti diverte così tanto il fatto che quel demone si stia mettendo in ridicolo?
Il quesito era alquanto provocatorio ma il tono di Ciel era monocorde.
Il demone sapeva già che presto sarebbe morto, gli era già successo in passato con altre anime, così vitali all'inizio.... ma poi si rendono conto di essere effettivamente morti.
Per quanto si creda di aver fatto le giuste scelte alla fine vi sono sempre dei rimpianti, non aveva chiesto se Ciel ne avesse ma sapeva benissimo che anche lui ne provava.
Ora le sue frasi erano ancora taglienti nel commentare i fatti che accadevano intorno a lui ma ben presto le sue parole sarebbero diminuite fino ad annullarsi. E poi percepire la sua essenza sarebbe stato sempre più faticoso e un giorno tornerà la fame e saprai che la sua volontà è morta.
-Diciamo che è come vedere un gattino che cerca di attaccare un topolino ma alla fine non fa altro che giocarci.-
Ti piacciono proprio, i gatti.
L'ombra di un sorriso su un volto che è solo nella sua mente.
Branwen prende un'altro sorso di caffè, non sente se è caldo, se è amaro o dolce, percepisce solo la bevanda che scende giù dal suo esofago.
Il giovane demone cerca di scusarsi con l'umana, è troppo insistente e il suo tono non è convincente.
E poi tutto succede velocemente anche per i suoi occhi demoniaci.
La ragazza se ne va offesa.
Il demone sta per seguirla.
La folla avanza, nessuno sta guardando più verso di loro a parte Branwen.
Alza il braccio per agguantarla.
Reciso.
Uscirebbe sangue ma l'arto diviene fumo.
Gli viene staccata la testa.
Del giovane demone non vi è più traccia.
Ad eseguire quella precisa e veloce danza di morte è stato un cacciatore.
Branwen si irrigidisce sulla sedia.
Una donna dall'aspetto giovane con una cascata di capelli biondi.
Poi incrocia i suoi occhi color smeraldo e la riconosce.
E' un'attimo e entrambi sanno chi hanno davanti, per quanto siano passati decenni per quanto il suo aspetto non sia quello di Sebastian, lei lo ha riconosciuto.
Lei è diventata una cacciatrice.
E dopo anni Branwen sente la coscienza di Ciel in subbuglio, anche lui l'ha riconosciuta.
 
*Qualche giorno prima*
 
-Elizabeth!- La chiamò Edward correndole in contro. I corridori di quella struttura per cacciatori erano alquanto intricati e davano l'impressione di essere finiti in un labirinto.
-C'è qualche problema?- Domandò subito agitata per un possibile attacco esterno.
-Raphael ha trovato un incantesimo che ci può aiutare a trovare Sebastian.-
Il cuore della cacciatrice accelerò, credeva che mai avrebbe avuto l'opportunità di trovare la causa del dolore che l'aveva afflitta in giovinezza.
-Portami da lui.-
La biblioteca era enorme e teneva le copie dei più grandi libri scritti dai primi cacciatori, tecniche di combattimento, erbe per curare molti tipi di ferite, enciclopedie sui demoni e molto altro.
Raphael era seduto su una poltroncina blu mentre sul divanetto Iorwerth fissava i nuovi arrivati.
-Raphael dov'è?-
Il mago si alzò facendo illuminare intorno a loro un cerchio percorso da vari ghirigori.
-Elizabeth, questo incantesimo funzionerà solo se quel demone non si è nutrito di nuovo per questi vent'anni.-
-In che senso?-
-Questo è un incantesimo di ricerca, tu eri molto legata all'anima di Ciel e se essa è ancora attiva allora potremmo localizzarlo.-
Con la coda dell'occhio Elizabeth notò il fratello irrigidirsi, per anni aveva temuto il giorno in cui lei avrebbe affrontato quel demone.
-Che cosa devo fare?-
-Siediti vicino a me e chiudi gli occhi.-
La ragazza fece quello che gli fu richiesto.
-Ora riporta a te il ricordo di Ciel.-
Si dovette concentrare molto, quella persona per lei era stata il centro del suo mondo. Ricordò i suoi capelli blu scuro e i suoi occhi azzurri, il modo in cui sorrideva prima dell'incidente e poi l'aura buia che lo circondò dopo. Gli venne in mente l'anello che portava al pollice e il modo in cui lo accarezzava come se fosse l'unica cosa che gli interessasse. Risente il suono della sua voce annoiata e irritata. Un tempo gli sarebbe venuta voglia di farlo sorridere perché l'amava.
Almeno credeva fosse amore, alla fine era solo un'illusione che si era fatta da quando aveva saputo che si sarebbero sposati. Provava ancora molto affetto per lui ma come un famigliare.
Sentì sotto le dita la sensazione della carta e senza rendersene conto percorre la superficie.
-Elizabeth, ora concentrati: pensa all'ultima volta che hai visto Ciel.-
E' passato tanto tempo da quando erano avvenuti quei fatti, le sembra quasi di dover cercare delle vecchie fotografie.
E poi il passato riprende vita nella sua mente.
Si ricordava che quel giorno pioveva perché sul suo soprabito, nonostante l'ombrello che aveva usato il cocchiere per ripararla fino all'entrata, vi erano rimaste alcune gocce d'acqua.
Appena era entrata nella magione ricorda di come gentilmente Sebastian le aveva tolto il soprabito e l'aveva accompagnata nel ufficio di Ciel.
Il pensiero che un tempo si era lasciata anche lei incantare dalla perfezione di quel maggiordomo la disgusta.
Ritorna al ricordo, nello studio trova Ciel che si tiene la testa tra le mani; a terra vi sono vari fogli, non presta attenzione ad essi ma si avvicina al suo amato.
-Ciel, che ti succede?-
Sa che Ciel ha sentito i suoi passi e le sue parole preoccupate ma non alza lo sguardo dalla scrivania.
-Elizabeth, non ho tempo di parlarti ho cose più importanti da fare.-
-Ma Ciel...io-
-Sebastian accompagnala alla porta.-
Il maggiordomo le è accanto in un attimo e con il suo solito sorriso l'accompagna verso l'uscita dello studio.
-Aspetta.- Dice improvvisamente Ciel.
Elizabeth si volta e vede i suoi occhi blu guardarla, c'è paura, insicurezza ma è tutto celato da una maschera di indifferenza.
-Oggi non mi sento molto bene, mi verrai a far visita un altro giorno.-
La giovane nel ricordo gli crede anche se quella è un enorme bugia.
Elizabeth ora sa che quel giorno non verrà mai, che quello è stato il suo addio, lui sapeva che sarebbe morto.
-Elizabeth, puoi aprire gli occhi.-
La luce di quelle candele le ferisce gli occhi abituati all'oscurità.
-L'abbiamo trovato.- Gli sorride Raphael, mostrandole poi la cartina dove lei sta indicando la città di Roma.
-Mentre eri immersa nei tuoi ricordi hai detto anche una data.-
-Davvero?-
-Si, credo che sia il caso che vi mettiate subito a fare le valigie se volete andare.-
-Certamente.-
-Elizabeth, tieni questo.-
Gentilmente Raphael allarga la mano della cacciatrice e le porge un braccialetto.
-Vi ho impresso un incantesimo, esso reagirà alla presenza dell'anima di Ciel.-
-Grazie mille.-
Improvvisamente sente della morbida seta sulle guance e capisce di aver pianto, Iorwerth le sorride piano lasciandole poi il fazzoletto.
Tra loro non c'è bisogno di parole per capire i sentimenti che provano.
 
---
 
Elizabeth osserva davanti a sé la figura dell'uomo che stanno inseguendo, è il demone che cercava, affianco a se Iorwerth ha tirato fuori il suo coltello.
La folla è fastidiosa, si muove lentamente e poi velocemente, il demone si infila tra la gente, spintonandola e ferendola, loro però devono fare di certo più attenzione.
Branwen si sente braccato da quei due cacciatori, non riesce a comprendere come hanno fatto a trovarlo e soprattutto a riconoscerlo.
Il quel momento apprezza e odia la folla perché lo protegge ma lo rallenta.
Nota un vicolo alla sua destra, pochi metri e potrà di certo seminarli.
Una fitta alla schiena lo fa quasi urlare, la lama gli ha perforato le carni velocemente, non è una ferita mortale ma è pur sempre una ferita. Si rifugia nel vicolo e incomincia a correre.
Perché la ferita non guarisce?
Il demone si sente stanco, e constata che Ciel ha ragione: non sta guarendo, o almeno, non lo sta facendo alla velocità voluta. Quella lama era benedetta, scommette che è stato l'uomo accanto ad Elizabeth ad accoltellarlo.
-Dovrei nutrirmi per prendere abbastanza forze...-
Cosa aspetti a nutrirti con l'anima di qualcuno? Non posso di certo credere che ti farai uccidere per così poco.
La voce nella testa del demone si fece più prepotente di prima.
-Quindi desidera così tanto che mi liberi della sua anima? -
Da quand'è che sei così umano?
Umano lui? Lui non è mai stato umano. Quando era appena divenuto un demone si era lasciato trascinare dall'odio che provava per quei fragili esseri che diversamente da lui avevano la vita. Già, perché anche se Lilith gli aveva detto che gli avrebbe ridato la vita, alla fine la sua era solo un'esistenza vuota.
Gli unici sentimenti che provava erano oscuri e malati, non vi era una vera felicità se non quella di torturare gli umani.
Eppure più li odiava più rimaneva affascinato dalla forza di volontà e resistenza.
-Non vi sarà alcun filo di ragnatela a salvare la vostra esistenza quando sarete scomparso del tutto.-
Ciel sapeva perfettamente che non avrebbe mai potuto rivedere i suoi cari nel momento stesso in cui aveva deciso di allacciare un contratto con un demone.
Sa perfettamente che un giorno anche quel suo strano modo di "vivere" cesserà, si è chiesto cosa potrà mai accadere ma ha timore dell'abisso che non conosce. Un tempo aveva pensato che il suo gioco si sarebbe concluso con la sua morte ma ora constata come le sue vecchie pedine si stiano sfidando di nuovo, non conosce il campo di gioco, non ha alcun potere e probabilmente non saprà mai il finale di quella partita.
 
---
 
La notte è finalmente scesa e i cacciatori stanno cercando ancora il demone.
Elizabeth si sta tormentando il braccialetto, da quando il demone è stato ferito da Iorwerth è sparito dal raggio del suo controllo.
I lampioni riflettono sui muri ombre allungate e distorte.
Un urlo fa poi sussultare tutti mentre si dirigono alla fonte di quel suono agghiacciante.
In un piccolo piazzale lontano dalla gente che ancora festeggia i cacciatori trovano infine il demone.
La cacciatrice sussulta nel riconoscere il demone nei panni di Sebastian. I vestiti da maggiordomo gli calzano a pennello, i capelli corvini dell'esatta lunghezza che si ricordava, ricorda il modo in cui sua madre li odiasse e glieli pettinasse all'indietro. Gli occhi cremisi si illuminano mentre la fissano voracemente.
-Ho deciso di prendere queste sembianze in vostro onore marchesina. Ora però siete già una donna, come passa velocemente il tempo per voi umani.-
Una bassa risata gli esce spontanea dalle labbra.
Sono passati vent'anni e Sebastian non ha un capello bianco ne una ruga, Elizabeth sa che ha scelto quel aspetto per confonderla.
-Forse sarebbe stato meglio se mi fossi occupato di voi il giorno in cui giuraste vendetta sulla lapide del vostro giovane amato.-
L'aveva sentita, aveva assistito alla cerimonia, può anche immaginarsi il suo ghigno mentre vede un corpo vuoto ricevere una benedizione per un'anima che non potrà mai riceverne.
-Come vedi sto mantenendo parola alla mia promessa.- Il suo tono è freddo nei suoi riguardi.
-Devo ammettere che mai mi sarei immaginato che sareste divenuta una cacciatrice.-
Il suo sorriso è falsamente sorpreso, di quel maggiordomo che conobbe un tempo non ne rimane che una grottesca imitazione.
-Credete davvero di potermi battere?-
Il silenzio avvolse il piazzale mentre i cacciatori tirano fuori le loro armi.
Il demone improvvisamente si gira verso un cacciatore e con un balzo gli è addosso.
Il giovane sotto di lui cerca di liberarsi dalla presa di quell'essere tirandogli calci mentre un suo compagno brandisce la sua lancia e cerca di attaccare il demone, tutto inutile perché viene scaraventato a parecchi metri da una forza invisibile.
Tutti rimangono paralizzati da quella scena, non pensavano avesse un potere simile.
Il demone stacca la testa all'uomo a terra con gli artigli.
Il sangue vermiglio sporca gli abiti da maggiordomo e si espande sui ciottoli mentre la testa vola ai piedi degli altri cacciatori.
L'uomo con la lancia si scaglia di nuovo sul demone pronto a vendicare il suo compagno, purtroppo riesce a ferirgli solo la spalla prima di essere attraversato da una parte all'altra da un braccio del demone.
-Tutto qui il vostro potenziale cacciatori?-
-Questo è quello che vorrei chiedere io a te, stupido demone.-
Una lama gli percorre trasversalmente la schiena, ma questa volta la creatura artiglia il petto dell’avversario lanciandolo più in là.
-Iorwerth!- Grida Elizabeth vedendo il compagno a terra inerme.
-Cosa c'è, era un tuo amico?- Chiede il demone mentre si sta avvicinando all'uomo dagli occhi dorati.
-Demone questa è una lotta tra noi due.-
Sebastian si volta e le sorrise meschinamente.
-No mia cara, questa è una lotta tra luce e tenebre e credo che questa notte sarete voi a soccombere.-
-Non credo proprio demone Branwen.- Urla una voce lontana.
Intorno al demone compare un sigillo.
-Abbiamo studiato la tua storia corvo, ci è servito solo il tuo sangue e ora sei immobilizzato.-
-Credete davvero che questo servirà a tratte..-
Il demone non può finire la frase perché Elizabeth gli conficca la lama della sua spada nel cuore.
Il demone si dirada in una nube scura e una sfera di luce si innalza al cielo.
La cacciatrice si precipita verso il compagno ferito che sta venendo già soccorso dal mago del gruppo.
-C'è la farà?-
-Non si preoccupi è solo un graffio.- La rassicura lo stregone.
Elizabeth scosta con delicatezza alcune ciocche bionde dagli occhi chiusi, Iorwerth apre con fatica gli occhi.
-C'è l'hai fatta, la sua anima sta volando in cielo.-
Le sorride in quel modo complice.
-Già c'è l'ho fatta.-
Purtroppo quell'anima non apparteneva a Ciel e lei lo sapeva da quando notò il suo braccialetto spegnersi al rumore di quel urlo, il demone si era nutrito di nuovo e Ciel ormai era andato.
Non aveva rimpianti perché in fondo aveva salvato un'anima.
Iorwerth si sta facendo curare la ferita, gli accarezza la mano, sorride mentre le loro due fedi si scontrano, come due fioretti in una battaglia.
 
Fine è veramente la fine, già credo proprio che ci metterò un epilogo ma non credo sarà particolarmente lungo, credo che anche questo finale possa andare bene. A voi lettori la decisione finale: Epilogo si o Epilogo no?

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Capitolo 7
*** L'inferno sotto la scacchiera ***


Epilogo
L'inferno sotto la scacchiera
 
Essendo che nell'ultimo capitolo ho lasciato alcune lacune ho deciso di fare questo epilogo per spiegare alcuni avvenimenti.
L'ho fatto anche perché Misora me l'aveva chiesto nella sua recensione.
Io stessa mi sono stupita di come ho voluto concludere questa mia FF.
Aspetto quindi pazientemente i vostri pareri ringraziando le 52 persone che hanno letto l'ultimo capitolo!!! ^^
 
Il mondo era cambiato in quei decenni ed Elizabeth temeva per il futuro dei suoi figli.
Appena era tornata dalla missione in Italia sentiva che un enorme peso si era tolto dal suo cuore, ma presto capì che le battaglie per lei e Iorwerth non sarebbero mai finite. Lasciare i suoi bambini all'accademia insieme ai figli degli altri cacciatori era sempre più difficile. Ma l'accademia era protetta e nessun male li avrebbe attaccati, questo era quello che si diceva per convincersi.
Ogni notte li salutava con un bacio sulla fronte e si impegnava a combattere le tenebre con prudenza. Anche Iorwerth, da quando stavano insieme, era divenuto meno avventato negli attacchi, di certo non desiderava lasciarli da soli.
Ma per quanto combattessero i demoni erano sempre numerosi. 
Da tempo aveva capito che il male non si celava solo in quelle creature infernali ma anche nel cuore degli uomini. L'ombra della guerra si stava allungando sull'Europa.
Le tensioni tra nazioni erano alte e sarebbe bastato poco per innescare la battaglia.
Se fosse scoppiata la guerra suo marito sarebbe dovuto partire a combatterla, e lei sarebbe rimasta sola insieme alle altre cacciatrici a fronteggiare i demoni e proteggere i propri bambini.
Era un pensiero che le stava occupando la mente da molto tempo ma che non aveva il coraggio confessare.
Quando tornava dalle missioni, Elizabeth si fermava nella stanza dove dormivano i suoi bambini, gli accarezzava i capelli e quando non vi erano nubi nel cielo fissava la fredda luna e sperava che i suoi figli non avrebbero mai dovuto imbracciare le armi.
Era un desiderio sciocco e lo sapeva perfettamente, ma voleva sognare solo per un attimo. Chiudeva gli occhi e si immaginava in una villetta in campagna circondata dalla sua famiglia; lì non vi erano ne armi ne sangue. Poi tornava alla realtà e sorrideva triste, sapendo che alla fine quello era un mondo utopistico e che era stato un bene non vivere in quella ignoranza.
 
---
 
Non poté che gridare quando il suo torso nudo sbatté con prepotenza contro le aguzze pietre, altre ferite si aggiunsero a quelle che ricoprivano il suo corpo, il suo grido echeggiò tra le pareti per molti minuti.
La ferita al petto stava sanguinando, i suoi occhi lampeggiarono rossi nelle tenebre di quel luogo per il dolore, il nero sangue si versava copiosamente su quel terreno arido.
L'odore di quel luogo sapeva di zolfo e chiuso e opprimeva il respiro che per sua fortuna non gli serviva per sopravvivere.
Sentì dei passi e rabbrividì nel sapere perfettamente a chi appartenevano, cercò di alzarsi ma subito venne fermato da un tacco che si piantò nel suo fianco.
La figura si chinò sul suo corpo facendogli sentire il suo fiato sulla schiena solleticando fastidiosamente le sue ferite già aperte.
-Così ti mostri al tuo superiore, Branwen?-
La domanda venne presto accompagnata da un artiglio che si fece strada tra le sue carni già aperte.
Cercò inutilmente di trattenere un'altro grido quando l'artiglio scese in profondità e giocherellò con le ossa che rimanevano delle sue ali strappate.
Avrebbe desiderato liberarsi da quella tortura, ma sapeva che gli era andata ancora di lusso se non era stato ucciso dopo quello che era successo in superficie.
Dopo un tempo che gli sembrò infinito, l'artiglio del suo superiore uscì dalla sua carne per poi percorrere la colonna vertebrale.
-Sai, spero vivamente che saprai come farti perdonare questo tuo gravoso errore.-
Sapeva perfettamente a che cosa Mefistofele alludesse con quelle parole, avrebbe dovuto non vedere la superficie per molto tempo e dimostrargli di essere degno della sua fiducia.
Detestava avere un superiore, ma così era stato da sempre e lui non poteva far altro che continuare quella recita.
-Devo ammettere che questa volta mi ha stupito la tua avventatezza nell'infrangere una delle poche regole che ti sono state date.-
La mano artigliata del demone superiore graffiò con decisione le sue spalle per poi agguantare il suo collo sottile.
-Ma mi chiedo come un demone con la tua intelligenza possa essere così imprudente da farsi quasi ammazzare da una sciocca cacciatrice.-
Le dita strinsero la presa e sentì la trachea comprimersi sotto quella morsa.
-Cosa speravi di ottenere, poi, nutrendoti di un'anima senza prima stipulare un contratto? Mi sembra che tu sappia che solo i demoni del mio livello sono autorizzati a fare ciò. E come avrai capito la restrizione dei propri poteri e la debolezza sono alcune delle pene che si ricevono per aver disobbedito a questa norma.-
Le dita lasciarono finalmente la presa per poi sollevare il suo mento e permettergli di fissare gli occhi color ghiaccio che lo fissavano con cattiveria.
Mefistofele manteneva la stessa bellezza che doveva aver avuto un tempo quando era ancora un angelo ma ora il suo fascino era diverso.
Tra i corti capelli argentei spuntavano due corna e la sua pelle candida era percorsa da rune maledette.
In apparenza quel demone poteva sembrare innocuo, ma con le sue parole era stato in grado di raggirare molte menti acute.
-In un certo senso sono felice del fatto che sarai costretto a rimanere nel sottosuolo. La tua permanenza sulla terra ti stava rendendo troppo sentimentale.-
Mefistofele sapeva sempre cogliere i punti deboli nella mente degli altri esseri, e lui non era un'eccezione.
Rimase a fissare quel volto sapendo che presto sarebbe stato investito dalle sue crudeli parole. Avrebbe voluto contraddire qualsiasi accusa gli fosse stata data, ma la gola era secca e non era di certo in una posizione favorevole per contraddire il suo superiore.
-Hai addirittura permesso alla coscienza di quel cucciolo d'uomo di rimanere attiva per così tanto tempo, un favore che difficilmente un demone offre a un umano. Mi chiedo come tu possa essere ancora legato a loro nonostante sia a causa di uno di loro se sei morto.-
Ora si che voleva ribattere. Lui non era affezionato agli umani, li vedeva solo come dei giocattoli.
-Gli umani sono solo nutrimento per noi, mi chiedo se tu lo riesca a capire.-
Un artiglio sfiorò la sua guancia.
-Quante volte ti devo ripetere che non devi giocare con il cibo?-
Allargò gli occhi consapevole del suo errore.
-Mi scusi.-
Riuscì a mormorare con un filo di voce.
-Così va molto meglio.-
Un ghigno si formò sulle strette labbra del demone che gli lasciò il mento improvvisamente, facendolo sbattere così contro le pietre.
Era tornato a casa. Così pensò mentre altre fitte di dolore percorsero il suo corpo.
Perché dolore e buio erano la sua dimora ormai da tempo.
 
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Si era immaginato l'inferno come un luogo pieno di fiamme e anime urlanti, un luogo caldo e rumoroso.
Quando era molto piccolo era questo il luogo di cui parlavano i pastori durante le loro funzioni. A volte si immaginava quel luogo, ma subito tremava di paura e correva da sua madre per farsi consolare.
Il giorno in cui la sua casa andò alle fiamme pensò di esservi finito, ma in realtà quello era niente in confronto alle torture che ricevette in seguito.
Il momento in cui decise di stringere un legame con un demone seppe che sarebbe finito in quel luogo di perdizione, ma non gli importava più perché desiderava solo la vendetta.
La notte in cui realizzò la sua vendetta sentì lo stesso brivido di paura che provava da piccolo: il demone si sarebbe nutrito della sua anima e lui sarebbe finito in quel oscuro baratro.
Quando realizzò che per un capriccio di quel demone lui era ancora parte del mondo umano ma non poteva più interagire con esso credette che quella fosse una tortura del suo inferno.
Passarono decenni e ormai non temeva più di abbandonare la superficie, tutte le persone che aveva amato erano andate avanti lasciando il suo ricordo alle spalle.
Cosa poteva esserci ancora di peggio, qualcosa che non aveva già patito nella sua vita?
Ora finalmente vi era arrivato.
E non vi era un vero luogo ma solo il buio, non poteva muoversi perché era bloccato, se da catene o corde non lo sapeva.
La temperatura variava dal caldo al freddo in pochi secondi e se aveva una pelle di certo era ustionata da quella atmosfera.
Era solo in quel luogo, non vi erano altri prigionieri.
Fu consapevole che in realtà solo ora era solo, perché in vita era stato circondato da molte persone. Non si sentiva bene in quel luogo perché non vi era nessuno che lo amasse o lo odiasse: era semplicemente parte di quel buio.
Provava dolore, ma non aveva la voce per sfogarsi, dalla sua bocca non usciva alcun suono.
In quel buio vi era un silenzio assoluto, non vi erano rumori di alcun genere.
Col passare del tempo capì che il demone aveva ragione, quel luogo era molto più tremendo della condizione in cui aveva vissuto gli ultimi decenni.
Il tempo passava, se velocemente o lentamente non riusciva a capirlo perché non vi erano orologi che lo segnassero.
Sempre più spesso si chiedeva se la vita che aveva vissuto fosse stata reale o se non fosse solo un sogno, e se lui non fosse sempre vissuto in quel luogo.
Raramente si rendeva conto che lui era veramente stato un conte, che fuori da quel luogo vi erano colori, luce e suoni.
Poi incominciò a chiedersi se esistessero veramente tutte le cose a cui pensava o se fosse semplicemente pazzo, anche se non sapeva più che significasse quel termine.
Dopo molto tempo, l'unica cosa che sapeva era il suo nome: Ciel.
Non sapeva a cosa servisse essendo che nessuno l'avrebbe più chiamato, e non ricordava chi glielo aveva dato.
Alla fine dopo tanto che ripeteva nella sua mente la parola Ciel si chiese cosa fosse o chi fosse Ciel.
Ma cosa c'era oltre al buio?
Niente.
Ma vi erano altre persone in quel buio?
No.
Esistevano altri oltre a lui?
Non lo sapeva.
E lui chi o cosa era?
Io sono...
La sua mente cerca di ricordare ma è passato così tanto tempo che non c'è nulla da cercare solo una parola gli viene in mente.
Io sono... il Nulla.

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