Destino avverso

di Fuyu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incontri scoccianti ***
Capitolo 2: *** Feste incombenti ***
Capitolo 3: *** Rivelazioni importanti ***
Capitolo 4: *** Domande imbarazzanti ***
Capitolo 5: *** Verità strazianti ***
Capitolo 6: *** Problemi (quasi) risolti ***



Capitolo 1
*** Incontri scoccianti ***


Yakuza.

DESTINO AVVERSO

Incontri scoccianti


 U
na giornata di sole, dopo le tante settimane di pioggia o neve, che si alternavano a seconda dell'umore giornaliero. Erano ormai le 7 del mattino, quando Sanji, stretto nel suo cappotto e nei guanti invernali, contornato di cartella e sigaretta appena accesa, si presentò alla porta di legno della casa Roronoa. La porta venne aperta da un uomo completamente vestito di nero con tanto d'occhiali, viso serio e presenza imponente. L'uomo mosse il volto dal basso all'alto, prima di lasciare campo libero a Sanji. Il biondo si incamminò all'interno della struttura totalmente in legno stile orientale con tanto di laghetto per le carpe. La famiglia Roronoa era tra le più famose e pericolose fazioni di gangster del Giappone. Lo zio di Zoro, succeduto al fratello dopo la morte, era temuto dalle persone più in spicco del momento. 

Mentre percorreva il corridoio, che lo avrebbe portato alla camera di Zoro, Sanji poté ammirare i vari oggetti in oro, argento, bronzo, legno e porcellana smaltata, totalmente fatti a mano e riposti in vari punti per dare più lustro all'arredamento. Arrivò in meno di cinque minuti alla porta, dopodiché bussò. Non ricevette alcuna risposta, solo un sommesso mugolio. Sanji conosceva bene Zoro, i suoi vizzi e le sue abitudini, quindi non ci volle molto perché capisse cosa stava succedendo. Stritolò il povero manico della cartella con la mano ancora inguantata e, alzando una gamba, diede un calcio alla porta scorrevole della camera buttandola, letteralmente, a terra. Appena il polverone si dissolse, il biondo poté individuare la figura, ancora addormentata, di Zoro che, nonostante il rumore, non aveva fatto una piega. Appena Sanji vide la scena spiaccicò tra i denti la cicca per poi prendere un grosso vaso accanto alla scivania nella camera, e calciarlo verso Zoro. Il vaso andò in frantumi appena toccò il muro e tutta l'acqua e i fiori finirono in testa al verde, che si risvegliò, proprio in quel momento.

"Ma che diamine!?" chiese toccandosi la testa, totalmente fradicia d'acqua. "Non hai un modo più gentile di svegliarmi!?" proclamò guardando Sanji in maniera omicida. Il biondo lo apostrofò con due occhi ridotti a due fessure e un'espressione assassina, avvicinandosi lentamente al letto. Appoggiò la cartella per terra per poi levarsi il guanto dalla mano destra, subito dopo afferrò Zoro per il bavero dello yukata.

"CHI CREDI CHE IO SIA, LA TUA BALIA?! SEI GIA' IN RITARDO DI SEI MINUTI!" gli urlò contro facendo cadere la sigaretta, ormai finita, sul pavimento in parquet. " TUTTI I GIORNI MI TOCCA SVEGLIARTI, CARA GRAZIA CHE NON TIO HO ROTTO IL VASO IN TESTA!" continuò il biondo rifondando il verde sul letto. "Ora vestiti, che siamo in ritardo!" esclamò ripescando la cartella dopo essersi rimesso il guanto, infine uscì dalla camera aspettando in salotto l'arrivo di Zoro e, tirando fuori un'altra sigaretta, camminò fino al salotto. Nel salotto, insieme a Sanji, vi si trovava lo Zio di Zoro e alcuni dei suoi sgherri.

"Devi perdonare mio nipote, ha preso dal padre!" rise l'uomo "Mio fratello era totalmente assuefatto dal sonno, non perdeva occasione di dormire" spiegò il capo clan. In realtà lo zio di Zoro non era il vero successore, ma i genitori del verde morirono quando Zoro aveva cinque anni e lui non poteva ancora succedere, quindi l'uomo si prese l'onere di accudirlo diventando, temporaneamente il capo e l'addestratore del nipote. Lo zio del verde aveva una figlia, cugina di Zoro che lo aveva cresciuto come una sorella maggiore, di nome Quina la quale era in cucina.

"Non capisco come faccia a dormire così tanto, sembra un orso che va in letargo!" ironizzò il biondo.

"Chi è l'orso!?" chiese Zoro aprendo le porte scorrevoli del salotto con sguardo accusatore verso Sanji. L'altro lo guardò da sotto in su con fare scettico. Si era messo la divisa in tutta fretta e si vedeva: la camicia usciva dai pantaloni, la cravatta, mezza stropicciata, non era legata bene, il gilè era al contrario e la giacca si trovava buttata sopra la spalla sinistra. Il biondo scosse la testa pensando che l'amico, se così poteva chiamarlo, era messo proprio male. "Piuttosto, non avevi detto che era tardi!? Andiamo!" disse scocciato andando verso l'uscita. Sanji salutò con garbo lo zio e le guardie, per poi salutare anche Quina dalla porta della cucina, infine si dileguò anche lui verso l'uscita. Finalmente la giacca si trovava al proprio posto, mentre Zoro si metteva il giubbotto con un tozzo di pane in bocca, nonostante il resto della divisa non fosse propriamente in buono stato.

"Se ti svegliassi prima, non avresti problemi per la colazione!" fece presente Sanji sorpassandolo.

"Se qualcuno non mi buttasse addosso l'acqua tutti i giorni, non dovrei farmi la doccia tutte le sante mattine!" proclamò sistemandosi la cravatta e la camicia. Sanji si girò verso il verde, mentre camminavano lungo il viale del cortile, fece la linguaccia all'altro per poi tornare a guardare davanti. Ogni giorno era così, tutte le sacrosante mattine si doveva sorbire un calcio o peggio dal biondino, prima di andare a scuola. Ovviamente gli faceva un favore a svegliarlo, altrimenti rischiava di non andare, ma che almeno la smettesse di alzarlo in quella maniera. In somma, si conoscevano da anni e il verde si cominciava a chiedere, se il biondino, non conoscesse altri modi di comunicare. Già, erano ben 12 anni che si conoscevano e non l'aveva mai trattato bene, le uniche a cui sorrideva erano le ragazze che incontrava a scuola, o per caso per strada.




I due si conoscevano fin dalla tenera età di 6 anni, quattro mesi dopo la morte dei genitori di Zoro (quelli di Sanji erano morti due anni prima in un incidente d'auto). Al primo incontro, come tutt'ora del resto, non erano andati molto d'accordo.
Era un giorno di pioggia e Sanji stava passeggiando insieme al nonno Zef, proprietario di un ristorante, per le vie di Tokyo. Nel mentre Zoro se ne stava seduto sul bordo di una piscina, spenta, illuminato da un lampione che, tra l’altro, funzionava male. Sanji, che stava giocando con le pozzanghere si bloccò di colpo al solo vedere quello strano mucchio d'alghe, zuppo di pioggia.

"Oziichan¹, come mai quell'alga è fuori dall'acqua!?" chiese ingenuamente il bambino al nonno. L'uomo si girò, stupito, verso il nipote che indicava il bambino seduto sotto la luce del lampione. Appena vide lo vide, Zef, si mise a ridere per la comparazione del nipote sul bambino e l'alga.

"Non è un' alga, è un bambino come te! E poi ti ho detto di chiamarmi grand-père²!" spiegò con saggezza, però Sanji non lo stava più ascoltando, anzi era partito in tromba verso il bambino. Non sapeva il perché ma una strana sensazione avvolgeva quello sconosciuto e lui voleva scoprire il perché gli interessasse tanto.

"Perché sei triste, marimo!? La fontana è spenta, ma piena d'acqua, se ti ci tuffi sarà come essere a casa" sorrise raggiante. Zoro alzò lo sguardo verso il biondo con fare sconsolato e una voglia omicida senza pari. Si guardarono per dei minuti, quasi infiniti, poi il verde prese l'altro per il bavero.

"CHI HAI CHIAMATO MARIMO!? TORCIGLIO DEL CAVOLO!" urlò arrabbiato e rosso in viso, scaraventando Sanji a terra. Il biondino, di tutta risposta, si rialzò lasciando cadere l'ombrello e tirando un calcio al verde. Zef non stava credendo ai suoi occhi, due bambini, che non avevano ancora iniziato le elementari, se le stavano dando di santa ragione sotto una pioggia torrenziale, in mezzo ad una piazza. Sulle prime non sapeva se ridere o piangere, ma subito dopo corse a fermare le due pesti. Zoro fu portato via da alcuni uomini vestiti di nero, arrivati subito dopo l'interveto di Zef e, dopo quel giorno,si erano ritrovati nella stessa classe alle elementari. Ed erano riusciti, in qualche maniera, a fare amicizia.
Da allora erano passati 12 anni, durante i quali avevano conosciuto altri amici tra i quali un certo Rufy, nipote del questore della polizia di Tokyo. Usop grande amico di Rufy e coetaneo, figlio di una direttrice d'impresa e di un maestro d'arco. Nami, la cui madre era alle dipendenze del nonno di Rufy. E Bibi, figlia del sindaco della città. Questo era il gruppo negli anni delle medie, dopodiché, alle superiori avevano incontrato Chopper, il responsabile dell'infermeria, che credeva ad ogni buffonata di Usop e Rufy nonostante avesse molti più anni di loro*. Brook, il docente di musica, un simpatico vecchietto fissato con le mutandine delle studentesse. Franki, il professore di manualità, un omone a dieci ante che mai spereresti di incontrare. E la professoressa di Storia Nico Robin, una donna tanto bella quanto coscienziosa e enigmatica.




A pensarci adesso gli veniva una certa nostalgia a tutti quegli anni passati a fare cavolate come 6 dementi scapestrati, ripresi in continuazione dal nonno di Rufy e dalla madre di Nami. Certo, dopo tutti quegli anni,erano cresciuti, ma Sanji sembrava si fosse fatto più adulto. Infatti, di  pomeriggio lavorava in una pasticceria del centro, mentre durante i week-and, dava una mano al nonno nel ristorante. Al contrario, Rufy non faceva altro che giocare tutto il giorno, con il fratello Ace, a quei giochi per play station mettendoci di mezzo pure Usop. Nami, insieme alla sua amica Bibi, uscivano sempre per andare a fare shopping. Per quanto riguardava lui, a parte gli allenamenti dello zio sul kendo, nulla di diverso dalla solita routine, mangiare-dormire, dormire-mangiare. Si era spesso domandato come mai questo repentino cambiamento da parte di Sanji. Naturalmente, non c'era motivo di preoccuparsi, era vero che litigavano, ma sapeva bene che il biondino aveva la testa sulle spalle ed inoltre non era certo un pappamolle, non per nulla si divertiva di più con lui che con tutte quelle donne che lo zio invitava a casa loro per i miai a sorpresa.
Perso nei suoi pensieri, non si era accorto di essere arrivato davanti al cancello della scuola.
La loro classe, III sezione D, si trovava al secondo piano, scala B corridoio A. Più che una scuola era un vero e proprio labirinto e, nonostante la conoscessero da ben tre anni, Zoro riusciva a perdersi persino all'interno dell'aula. Sanji l'avrebbe chiamato deficit di senso d'orientamento, ma per Zoro era una scorciatoia moooolto lunga. Arrivati in aula, in extremis prima del suono della campanella, presero posto aspettando il professore della prima ora.
Dopo le prime tre ore c'era la pausa mattutina per mangiare. C'era chi andava a comprare i panini allo spaccio della scuola, oppure, come Sanji, si portavano il pranzo al sacco.

"Tieni marimo! Oggi ti ho fatto gli onigiri" spiegò passando il pranzo al sacco a Zoro mentre tirava fuori anche il suo e la sempiterna sigaretta. Zoro lo prese come un comando autonomo, tante erano le volte che Sanji gli preparava il pranzo. Una volta, alle medie, erano in classi diverse, ma Sanji gli portava comunque il pranzo al sacco durante la ricreazione. Zoro non gli aveva mai chiesto nulla, ma di certo non disdegnava. Di solito, durante la pausa potevano girare la scuola o stare nel cortile a prendere aria, ma visto il suo scarso senso d'orientamento, Zoro non si schiodava mai dall'aula e Sanji per, fargli compagnia, rimaneva anche lui.

"Come mai mi prepari sempre il pranzo al sacco, anche se non te lo chiedo!?" chiese d'impulso azzannando un onigiri, rivelando l'interno rosa del triangoletto di riso.

"Se non li vuoi lasciali li, li darò a Rufy!" rispose semplicemente Sanji afferrando una polipo con le bacchette. Zoro si appoggiò, con la schiena, alla finestra voltando la testa verso la cattedra.

"No, no. Mi vanno!" esclamò arrossendo. Sanji rise sotto i baffi. Ad essere sincero non sapeva il motivo per il quale gli preparava il pranzo al sacco, ma tutto era cominciato quando aveva capito che Zoro era una frana a cucinare e nessuno in casa suo preparava un pranzo decente tranne Quina che però lavorava. Allorché era stata semplicemente questione di abitudine

"Almeno tu ce l'hai qualcuno che ti prepara il pranzo, io devo fare tutto da solo!" protestò Rufy seduto davanti a Sanji con una sedia e il gomito sopra il tavolo.

"E tu da dove spunti?!" chiese Zoro stupito.

"Rufy-kun, qualche problema!?" domandò poi Sanji preoccupato accendendo la sigaretta, il ragazzo scosse la testa con fare lascivo e sbuffando sorrise al biondo

"No, niente che non si possa risolvere. Solo che anche io vorrei una brava mogliettina che mi alza ogni mattina, mi prepara il pranzo al sacco e non chiede nulla in cambio!" Zoro a quel dire divenne rosso, mentre Sanji fissò Rufy con odio.

"Non sono sua moglie! Solo non voglio che abbia una scusa per non venire a scuola!" esclamò serio. Dopo qualche minuto fece il suo ingresso Usop tutto sorridente e pieno di se con un sacco del pranzo in mano.

"Che ti è successo, hai vinto alla lotteria?!" chiese sarcastico Zoro mangiando un altro onigiri.

"No!" rise Usop "È solo che, poco fa, la mia adorata Kaia mia ha dato questo cestino del pranzo, fatto con le sue adorabili manine" spiegò infine sedendosi davanti a Zoro e aprendo il sacco. Presto un buon profumino si sparse per l'aula. Rufy, se possibile, divenne ancora più depresso.

"Ecco, anche Usop ha qualcuno che pensa a lui, mentre io non ho nessuno!" protestò cominciando ad allagare il banco del biondo, che non curante, continuava a fumare.

"E Nami!? Sbaglio o è la tua ragazza! Lei non ti fa mai nulla!?" domandò Zoro.

"Macché. Anzi, quelle poche volte che glielo chiedo, vuole che la paghi!" spiegò sconsolato verso il verde.

"Ovvio! Non vorrai mica che lavori gratis, spero!?" fece presente la rossa, entrata insieme a Bibi. "Non mi chiamo Sanji e non sono la tua bambinaia!" sputò poi verso il fidanzato. Il fidanzamento, in realtà, era stato deciso dal nonno di Rufy e dalla madre di Nami, ma poi i due avevano imparato a volersi bene.

"Nami-san, non sono la balia di Zoro, semplicemente non.....!"
"Si, si, si!" tagliò corto Nami "Rufy, se vuoi qualcosa da me, basta chiedere e poi pagare!" proclamò fiera. Bibi si mise a ridere dietro la rossa, mentre Rufy era rimasto a bocca aperta.

"Ma io non ho soldi!" protestò Rufy. Andarono avanti a parlare di quello per i restanti minuti del pranzo, poi ognuno tornò alla propria aula e alla proprie lezioni. Finita la mattinata** tornarono a casa. Di solito tornavano insieme dalla scuola verso casa, tranne nelle rare occasioni in cui Usop accompagnava Kaia. I sei facevano sempre un pezzo iniziale insieme, subito dopo si dividevano in gruppi da due per le varie strade. Rufy e Nami andavano a dritta. Usop e Bibi a destra per poi dividersi all'incrocio successivo e Sanji e Zoro a sinistra. Non abitavano vicini, ma se il biondo non lo accompagnava fino al cancello di casa, Zoro, sarebbe stato capace di perdersi e poi era di strada.

"Ci vediamo domani! Ciao Bibi-chan, Nami-san.....ciao a tutti!" salutò Sanji, mentre Zoro si era già incamminato "Potresti almeno salutare, invece di fare l'orso e andartene". Di nuovo con la storia dell'orso. In certe situazioni Sanji sapeva diventare davvero irritante.

"Non muoiono mica domani, li rivedrò!" sbuffò Zoro.

"Come vuoi! Poi non lamentarti se non riesci a trovare una ragazza!" rise Sanji "A proposito, Zoro, com'è andato il miai l'altra sera!?" chiese appoggiando le mani dietro la nuca. Zoro era l'erede del clan Roronoa, l'unico maschio tra l'altro, quindi ogni tot lo zio gli propinava un incontro con ragazze in età da marito per una sua futura, ipotetica, moglie. Il problema era che a Zoro non gliene andava a genio una, non che fossero brutte, per carità. Ma a quelle donne mancava quel qualcosa che non riusciva a spiegare.

"Come al solito: lei è venuta, si è presentata, abbiamo parlato e, come al solito, o declinato gentilmente l'offerta!" spiegò solenne. Sanji compatì quella povera ragazza, conscio del fatto che la parola, gentilmente, non esisteva nella zucca di Zoro. "Sai sono stufo di fare questi miai, vorrei che mio zio mi lasciasse libero di scegliermi i miei tempi!"

"Zoro, sei o no il futuro capo banda del clan Roronoa!? Dovrai pur dare un erede!" fece presente Sanji.

"Ho solo diciannove anni, cavoli voglio godermi la vita!" spiegò "E poi, tutte quelle donne, non erano adatte a me!" Sanji lo fissò basito.

"Si, come se al mondo esistesse una donna perfetta per ogni uomo! E sentiamo come dovrebbe essere la futura signora Roronoa?!" chiese quasi ridendo da tutta la faccenda.

"Non lo so, ma di certo non come tutte quelle ragazze! Per lo meno non così noiosa!" proclamò "Per esempio, con te non mi annoio!"

"Zoro.....io sono un uomo, è normale!" esclamò Sanji fermandosi davanti alla casa di Zoro. "Beh, buona notte signor orso!" esclamò il biondo per poi incamminarsi verso casa. Zoro fece un cenno di testa e poi varcò la soglia del portone di legno...

"Un uomo....." Ripensò Zoro alle parole di Sanji.

"Zoro, sei tornato! Tra poco arriverà Keiko-chan, preparati!" parlò lo zio di Zoro, appena spuntato dal corridoio. Zoro sbuffò sconfitto, era il quarto miai quella settimana, ed era venerdì. "E non sbuffare....lo sai che è per il bene del clan!"

"Va bene!" sibilò, dirigendosi in camera. Cadde a peso morto sul letto, con le braccia dietro la testa sul cuscino. Per il clan, come se fosse obbligato a dar retta a loro. Dopotutto se volevano un erede era più propensa sua cugina Quina, figlia dello zio nonché attuale capo. Lui non aveva la minima voglia di prendere le redini del clan, tanto meno sposarsi e, come aveva detto a Sanji, non sopportava più le donne che lo zio gli faceva incontrare. Nessuna di loro gli andava a genio, come detto al biondo, nessuna lo faceva divertire come lui. Forse il problema era proprio li, forse paragonare le donne a Sanji non era esattamente il modo giusto di decidere la sua futura moglie, ma che ci poteva fare era stato il suo primo amico e l'unico a trattarlo normalmente. Sanji era l'unico che non lo adorava o non aveva paura di lui. "Un uomo..."

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Non ci sono con la testa, ho cominciato un'altra storia di One piece, seppure corta, con ancora due storie da finire. Che ci volete fare la vena di scrittore e altamente influenzabile. Posso dirvi che la storia è già tutta scritta quindi ci impiegherò poco a finirla, ma non sarà propriamente tutta rose e fiori.

¹Oziichan: Nonno in giapponese
²Grand-père: Nonno in francese (Zef è francese)

*Nel fumetto di Oda, Chopper è il più piccolo, ma qui ho dovuto fare un accorgimento, spero non me ne vogliate

**Di solito le giornate scolastiche giapponesi comprendono anche il primo pomeriggio e il secondo per i club. Io adottato la nostra scuola, solo mattina e alcuni pomeriggi per i club.

 

Per chi non lo sapesse: I miai sono incontri formali, tra due famiglie per un futuro fidanzamento. Succede da ambo i sessi, donne o uomini mandano una specie di curriculum e albero genealogico alle famiglie degli interessati con tanto di numero telefonico e indirizzo. Dopo il primo incontro con abiti formali, di solito kimoni, si può decidere su un appuntamento o il non vedersi più. Di solito venir rifiutati ad un miai era considerato disonorevole, ma adesso non è così tanto importante.

 

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Capitolo 2
*** Feste incombenti ***


Yakuza 2

Feste incombenti

Arrivata l'ora del miai, Zoro era già pronto con il kimono. Seduto in maniera svogliata con le ginocchia aperte, una mano a sostegno della testa con il gomito che poggiava sul tavolino e l'altra poggiata sul ginocchio. Aspettava annoiato l'arrivo dell'ennesia ragazza rottura di scatole che gli avrebbe sorriso come al solito.

"Buona sera!" esclamò un uomo entrando. Probabilmente il padre della ragazza, pensò Zoro scrutandolo in maniera scettica. "Lei è mia figlia Keiko!" disse spostandosi sulla sinistra per far entrare la ragazza. Capelli marroni, mossi, raccolti in uno schignon. Un kimono bianco avvolgeva il delicato corpo della ragazza e due dolci occhi verdi sorridevano a Zoro.

"Prego, sedetevi!" propose lo zio del verde, sorridendo, dando una gomitata a Zoro, silenzioso incito a sedersi meglio. "Lui è mio nipote ed erede del clan" spiegò lui, dopodichè guardò il nipote.

"Sera, mi chiamo Zoro!" fece per rispetto. La ragazza accennò ad un inchino per poi sorridere di nuovo. Il volto era dolce e delicato con una leggere sfumatura di trucco che la rendeva più matura di quel che era in realtà. Sembrava una ragazza tranquilla ed educata, sicuramente era stata istruita fin da pccola a comportarsi come una bambolina per abbindolare il futuro marito. Ovviamente Zoro non era di quel genere e lei,, si vedeva, non era propensa a questa cosa.

"Sono Keiko, è un vero onore conoscerla!" rispose lei sempre sorridendo. Zoro ricambiò il sorriso dolce della ragazza con un ghigno di circostanza.


 
Mentre Zoro si annoiava al miai, Sanji aveva già iniziato, da dieci minuti, il suo lavoro pomerdiano alla pasticceria Amai¹. Di solito avevano clienti sporadici e tante ore di vuoto assoluto, daltronde una spatticeria non lavorava molto, sopratutto d'inverno, ma si stava avvicinando San valentino e quindi le ragazze facevano la fila per comprare il cioccolato da poter regalare ai fidanzati oppure ai ragazzi ai quali dichirarsi.

"Sanji, quando hai tempo vai a svuotale le scatole che ci sono in cantina!" ordinò il proprientario a Sanji.

"Si capo, ma credo che lo farò dopo la chiusura!" proclamò guardando la fila di ragazze che si trovavano in negozio. Ci sarebbe voluto tutto il pomeriggio per finire di sgobbare. Però Sanji era anche contento, almeno stava un po' a contatto con ragazze dolci e carine, sebbene già occupate.

"Ehi, Sanji-qun! Come va la scuola!?" chiese Gin, un ex galeotto redento per la passione dei dolci e la bontà del proprietario della pasticceria.

"Bene! Questo è l'ultimo anno e dopo il diploma lavorerò a tempo pieno con mio nonno nel ristorante, almeno finchè non riuscirò ad aprirne uno tutto mio!" esclamò mentre inpacchettava una scotoletta per una ragazza davanti alla cassa. "Non voglio pesare a mio nonno! E poi è ora che cominci a diventare autonomo, non sono più un bambino!" sorrise con la sigaretta tra le labbra.

"Comincia col non fumare qua dentro! Signor aoutonomo" lo rimproverò il capo levandogliela in malo modo dalla bocca. "Poi continua a lavorare!" proclamò alla fine facendo fare la parte dello stupido a Sanji davanti a tutte le ragazze presenti che si misero a ridere. Sanji divenne rosso e si mise a ridere anche lui. Il pomeriggio passò in allegria e spensierattezza e l'orario di chiusura arrivò in un lampo. "Bene ragazzi! Mettete tutto e posto e poi chiudete, domani sarà anche peggio di oggi quindi puntuali" ordinò il capo andando via in macchina.

"La fa facile lui! Noi gli mettiamo a posto il locale, facciamo i commessi e lui non fa altro che dare ordini seduto dietro alla cassa" protestò Gin "Facesse il pasticcere almeno. Quasi tutti i dolci che vendiamo sono opera tua, vero Sanji!?" chiese Gin all'amico. Sanji alzò le spalle per nulla infastidito dal comportamento del capo, cominciando a prendere lo spazzolone per lavare.

"Sai, non m'interessa! Dopotutto faccio questo lavoro solo per i soldi!" spiegò comincindo a pulire. Avevano appena iniziato le pulizie che un suono arrivò da dietro la tendina della porta principale. Sanji appoggiò lo spazzolone al muro andando a vedere. Spostando la tendina fu stupito di vedere chi c'era al di là del vetro. "Kaia-chan!?"




"Nami, ne vuoi parlare! Per favore" fece Nojiko, la sorella di Nami, da dietro la porta della camera della rossa. "Cos'è successo!?" chiese esasperata. Nami era tornata incavolata nera a casa dopo un pomeriggio fuori con Rufy e non usciva dalla sua camera da almeno un quarto d'ora. "Che ha fatto stavolta!?" continuava a fare domande la sorella.

"Nulla, solo uccido Rufy prima o poi!" rispose Nami, stritolando un cusino, seduta sul letto. Nojico conosceva i problemi della sorella con il suo ragazzo. Rufy era un ragazzo d'oro, sebbene sbadato e alquanto ingenuo, sapeva essere dolce e gentile. L'unico problema era che non sapeva nulla in fatto di donne e romanticismo.

"Oh andiamo! Ha di nuovo dimenticato l'anniverio del fidanzamento!?" chiese Nojico.

"No!" rispose secca l'altra "Diciamo che ha scordato che giorno è questo martedì!" spiegò infuriata nera. Ora la sorella aveva afferrato, il povero Rufy aveva scordato San Valentino.

"Cos'è ti non ti ha regalato il cioccolato!?" domandò scettica. Una pecca di Nami era lo stravolgimento delle regole. Infatti, la festa di San Valentino era il giorno in cui le ragazze regalavano cioccolato ai ragazzi, invee lei l'aveva visto al contrario. Secondo Nami era Rufy che doveva regalargli il cioccolato.

"Non solo quello! Quando gli ho chiesto che cosa aveva in mente per martedì lui mi ha risposto che sarebbe rimasto a casa col fratello a giocare!" proclamò acida "Capisci, si è totalmente dimenticato di me e della festa" sproloquiò la rossa tirando qualcosa contro il muro per sfogare la rabbia.

"Che succede!?" chiese la madre appena rientrata.

"Nulla, di nuovo Rufy!" spiegò Nojico alla madre "Stavolta si è scordato di San Valentino"

"Ah!" sorrise Bellmere.
Intanto Rufy era tornato a casa dal fratello e dal nonno con una forma a cinque dita sulla quancia destra. Appena Ace e Garp videro il ragazzo in quelle condizioni scoppiarono in una risata colossale.



"Kaia-chan, qualche problema!?" chiese Sanji aprendo la porta. Era raro vedere Kaia fuori a quell'ora e senza nessuno in giro. "Tutto bene, vuoi entrare!?" propose il biondo.

"No, sono solo passata a vedere se c'era Usop, l'hai visto?!" domandò lei preoccupata. Sanji scosse la testa causando lo sgomento sul volto della ragazza. "O mio dio, forse gli è successo qualcosa! Magari è caduto.....oddio io.....!"

"Va bene, calmati....che è successo!?" domandò preoccupato. Usop era scappato in malo modo da casa sua, perchè Kaia fin da bambina soffriva di cuore, era debole e amlapena riusciva ogni mattina ad andare a scuola.

"Vedi, il mio maggiordomo, Marry è riuscito a trovare un medico che potrebbe farmi un trapianto, ma dovrei andare fino in America!" spiegò Kaia. In Giappone i trapianti erano fuori legge, se si voleva fare una tale operazione bisognava  andare all'estero. "Usop l'ha presa male, dice che è pericoloso e non vuole che vada. Tu sei un suo amico, perfavore fallo ragionare!"

"Capisco il problema, ma perchè io, Rufy-qun è più qualificato di me! Si conoscono da più tempo" sorrise alla ragazza. Intanto Gin stava pulendo il locale da solo, ma era inutile fare remore, sapeva bene, che se c'era di mezzo una donna, Sanji era irremovibile.

"Difatti è il primo a cui sono andata a chiedere, ma in quel momento stava litigando con Nami e non ho voluto peggiorare la situazione!" Sanji rise dell'accaduto per poi prendere le mani di Kaia tra e sue.

"Tranquilla, certo usop è un inconsciente e, avvolte, un gran testardo, ma sappi che tivuole bene. Se lo conosco, adesso è a casa a piangere come un disperato perchè parti" spiegò cercando di calmare Kaia. La ragazza sembrò rincuorata e provò a fare un gran respiro. "Vuoi che ti accompagni da lui, ho finito di lavorare!" propose. Lei anniù, forse ci voleva una terza persona che spianasse la strada alle spiegazioni. "Ok, Gin!" chiamò il biondo. L'altro si girò con lo spazzolone ancora in mano. "Quando hai finito chiudi! Ci vediamo domani" proclamò uscendo con Kaia. Gin lo guardò con gli occhi di fuori, lo sapeva, alla fine toccava a lui pulire tutto.

"Ah, aspetta e gli scatoloni.....!?"



Zoro si era ridisteso sul letto, dopo aver detto l'ennesimo no, il clan era sul punto dell'esasperazione, mentre Zoro era sulla strada della pazia. Gli era impossibile trovare una ragazza all'altezza se le paragonava tutte a Sanji. Insomma nessuna di loro aveva la sfacciataggine del biondo, la sua innaturale voglia di farsi ammazzare da lui, il suo incavolarsi per uno scherzo di bassa lega, il suo sorriso strafottente, ma avvolte dolce e quel buffo sopracciglio a ricciolo che tanto amava.... Ok era totalmente impazzito, perchè doveva imaginarselo anche in quei momenti di completo relax.

"Non sappiamo più che fare con lui! Sembra che lo faccia a posta!" sussurarono le guardie del corpo, mentre Koshiro, lo zio di Zoro, e Kuina stavano cenando. La figlia, nonchè cugina di Zoro, Kuina si trovava al  fianco del padre a mangiare la cena con un espressione addolorata in viso. "Il maestro Koshiro aveva promesso al nostro boss di far diventare Zoro il nostro capo, ma in queste condizioni e impossibile!" continuò uno dei i seguaci seduti al tavolo che rispondeva al nome di Yusaku. Al contrario della figlia, Koshiro sembrava alquanto rilassato e sereno. La ragazza scosse la testa, possibile che il padre non capisse la gravità della situazione.

"Padre, non capisco come fate a sorridere!?"

"Oh, non c'è nessun problema, tutto andrà com'è giusto che vada!" rispose serenamente con un sorriso allarmante in viso. Sembrava che, il fatto che Zoro non volesse sposarsi, non fosse un problema per lui.

"Sera" fece il suo ingresso Zoro andandosi a sedere accano allo zio, davanti a Kuina. Koshiro guardò il nipote, salutandolo per poi continuare a mangiare. Kuina osservò i due uomini dopodichè si accorse che Zoro sembrava in pace con se stesso. "Zio, domani ti devo parlare in privato!" esclamò sicuro e calmo. Tutta la banda osservò il verde come se fosse impazzito.

"Molto bene!" rispose Koshiro.




Sanji e Kaia erano arrivati sotto casa di Usop, scoprendo che quest’ultimo si era fermato a dormire da Rufy, al quale non poteva fregargliene di meno che Nami fosse o no incavolata con lui. I due si incamminarono, allora, verso casa Monkey.

"Ti senti  bene!?" chiese il biondo a Kaia. Lei annuì delicatamente. "Voui la mia giacca!?" domandò cortese. A quel pnto Kaia scosse la testa. Arrivati alla casa si trovarono davanti Garp che rideva sguaiatamente con il nipote più grande. Non avevano smesso di ridere da quando Rufy era tornato con stampata in volto la forma della mano di Nami. Sanji guardò la scena con fare disgustoso, sapendo quanto doveva essere deplorevole mostrarla a una dolce fanciulla come Kaia
.

"KAIA!" urlò Usop appena vide la ragazza al di la del divano. Lei gli sorrise dolcemente aspettando che le arrivasse vicino "Cosa ci fai qui! Stai male non dovresti stare così tanto fuori!" fece presente il nasuto. Lei scosse la testa per poi inchinarsi davanti a lui.

"Ti ho cercato anche a casa, ma non c'eri! Volevo scusarmi, non ho pensato a quello che provavi tu e ti ho raccontato dell'America tutta contenta!" Sanji fissò Usop in cagnesco e quest'ultimo si affretto a stringere Kaia tra le braccia per evitare che piangesse.

"Non volevo....non devi scusarti, dopotutto è una grande occasione per te, potrai guarire completamente" rise Usop.

"Bene ora che è tutto risolto, Sanji non è che ci cucineresti qualcosa?!" chiese indifferente Rufy, mentre Garp ed Ace, avendo smesso di ridere, stavano piangendo come due fontane. Il biondo osservò l'amico andare verso la cucina.

"Ma tu non hai litigato con Nami-san!" ricordò Sanji. Rufy si voltò scuro in volto verso il futuro cuoco, per poi alzare la testolina, ricoperta da un cappello di paglia, mostrando uno dei suoi migliori sorrisi "Come non detto!" si esaperò Sanji. Se c'era un pregio in Rufy era quello di dimenticare ogni asprezza in fretta.

"Povera Nami, la compatisco!" eslcamò Usop mentre Kaia annuiva. Intanto Nami, con Bibi in camera, stava facendo tiro a segno con una foto di Rufy come bersaglio.




Lamattina successiva:

"Allora!" incalzò lo zio sorridente. I due si erano strasferiti nel dojo di famiglia per parlare, mentre il resto del clan stava origliando davanti alla porta, Yosaku e jonny in primis..

"Zio, io amo un uomo!" proclamò Zoro

"COOOSAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!" urlarono da fuori.

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Scusate il ritardo, ma dopo una perdita è normale prendersi un po' di riposo da tutto. Non ero molto attaccata a questa persona, ma un parente è un parente. In ogni caso non sembra piacere molto questa fanfic, quindi adesso vedrò come andranno il secondo e il terzo capitolo, i quali sono già veduti e corretti, e sceglierò di conseguenza.

¹Amai: Dolce in giapponese

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Capitolo 3
*** Rivelazioni importanti ***


Yakuza 3

DESTINO AVVERSO

Rivelazioni importanti

Koshiro guardò il nipote sorridendo, poi si voltò verso il clan che era caduto in avanti a causa della sorpresa.

"Suvvia signori, al cuore non si comanda!" sorrise sereno. Zoro rise allo zio, sapeva che avrebbe capito. "Bene suppongo di conoscerlo già!?" propose. Zoro annuì sicuro "E non vuoi tornare sui tuoi passi, dico bene!?" chiese con il sempiterno sorriso.

"Ovviamente!" rispose Zoro. In quel momento Sanji entrava dalla porta principale.

"C'è nessuno!?" chiese il biondo, non vedendo la solita guardia all'ingresso, accompagnato dalla solita sigaretta. Poi all'improvviso Yosaku gli si parò davanti piangendo come un disperato con l'amico Jonnny di seguito. Sanji si sorprese nel vedere i due in lacrime, di solito significa va che Zoro stava male, a detta loro in fin di vita. "Che...che c'è?" fece allarmato. Yosaku prese le mani guantate di Sanji tra le sue e il biondo tentò di non tirargli un calcio.

"Cerca di farlo ragionare! Zoro bocchan ha deciso di sposarsi" proclamarono in coro i due. Sanji spalancò gli occhi a quella rivelazione, era talmente stupito da tutto quello che la sigaretta per poco non gli cadde dalla bocca
. In ogni caso, non capiva il problema, non era quello che il clan voleva.

"E allora, non era nei vostri piani!?" chiese tornando serio ispirando fumo sulle facce dei due. I due scoppiarono in lacrime davanti al biondo, che aveva ancora le mani strette in quelle di Yosaku, almeno fino a che Zoro non le levò in malo modo. Il biondo si sorprese nel vedere il verde già in divisa e pronto per uscire mentre lo trascinava fuori dal cortile. "Hai la febbre!?" domandò stupito. Zoro non parlò per tutto il tragitto, durante il quale Sanji, ebbe tempo di fumarsi altre tre sigarette. Alla scuola Sanji decise di chiarire la faccenda. "Zoro!" esclamò davanti al cancello. Il verde si girò con uno sguardo da schiaffi, avrebbe detto il biondo. Stettero in silenzio per minuti prima che Sanji aprisse bocca. "Allora hai deciso! Chi è la sfortunata?" chiese estraniato da tutta la situazione.

"Non credo che siano affari tuoi!" fece il verde. Sanji assottigliò gli occhi, quasi nauseato da quella risposta. Il verde, al contrario, si voltò tornando sui suoi passi sorpassando il cancello. "In ogni caso, domenica sei libero!?" chiese continuando a camminare.


"Dipende, perché?" chiese iniziando la quarta sigaretta prima di entrare a scuola.

"Vorrei parlarti di una cosa, ma se non ti va lasciamo stare" proclamò allontanandosi. Sanji si sentì indispettito da quel modo di fare, e dire che non aveva alcuna voglia di litigare con lui quel giorno. Nonostante ciò, da quando il clan di Zoro lo aveva informato che, il suddetto, aveva trovato moglie si era sentito a disagio, quasi come che avesse scoperto un tradimento. Abbassò la testa pieno di vergogna per i suoi pensieri, solo la campanella d'inizio ora riuscì a ridestarlo, spense la sigaretta non ancora consumata del tutto e corse dietro a Zoro. Lo ritrovò davanti alle scarpiere mentre si cambiava le scarpe insieme agli altri studenti. Gli armadietti della scarpe servivano per il cambio delle stesse, onde evitare che la scuola si sporcasse troppo, sopratutto nelle giornate di pioggia. Gli armadietti erano suddivisi per anni e ogni classe aveva il suo armadietto. Quelli del terzo anno avevano le scarpiere in centro, il primo anno a sinistra e il secondo anno a destra. I mobili si presentavano come degli enormi armadi suddivisi in tanti spazi quadrati che ospitavano le scarpe, ognuno dei quelli aveva il nome e la classe del proprietario, i quadrati erano 8 per fila e le file arrivavano ad un totale di 20 per ogni scaffale. Sanji e Zoro essendo nella stessa classe, avevano l'armadietto nello stesso scaffale. Terza fila, secondo dal basso, per Zoro. Prima fila, a metà, per Sanji.

"Posso chiedere a mio nonno un paio di ore! Ma non di mattina" spiegò levandosi le solite scarpe nere e sostituendole con le sobrie scarpe, grigio bluastre, della scuola. "Il pomeriggio ti va bene? Alle cinque magari?" propose infilando le sue scarpe al posto delle altre nell'armadietto, imitato da Zoro. Il verde chiuse l'armadietto e poi si rivolse a Sanji.

"Perché che hai da fare di domenica mattina!?" chiese scettico riguardo al possibile impegno di Sanji. Il biondo salì dalla grata, posta sotto ogni scarpiera, fino al pavimento che dava inizio all'impianto scolastico. "Ehi, rispondimi almeno!" esclamò seguendolo

"Non credo siano affari tuoi!" rimpiccò il biondo. Il verde rise ironico alla risposta "Comunque, se vuoi proprio saperlo, ho un appuntamento!" Zoro trasalì a quella scoperta, appuntamento dove e con chi. Proprio ora che voleva confessargli tutto.

"Un appuntamento, finalmente vi siete decisi!" esclamò un ragazzo con un buffo cappello bianco in testa. "A quando il lieto evento? San Valentino forse?" Zoro si colorò di rosso pomodoro e poi prese Law per il collo quasi stritolandolo sibilando migliaia di maledizioni all'indirizzo del moro. "Zo...ro, mi stai....non respi...ro!" cercò affannosamente di dire Law venendo aiutato da Sanji. "Fiuuu..grazie!" Law era un coetaneo di Sanji e Zoro, frequentava la terza superiore, ma in una sezione diversa dalla loro. A quanto pareva, dalle voci di corridoio, era un tipo piuttosto forte nel corpo a corpo e parecchio furbo, ma alquanto giocherellone. Comunque era "amico" di un certo Eustass Kid ex capo di una banda, e adesso, nuovo aiutante all'asilo nido aperto da un certo Edward Newgate, soprannominato Barba bianca. In quello stesso asilo, tra l'altro aiutava Marco, un amico, coetaneo ed ex compagno di classe di Ace, il fratello di Rufy, quindi per via di questi rigiri e parentele varie, Zoro, Sanji e compagnia bella avevano avuto a che fare con questo Law in più di una avventura.

"Sei pazzo, lo stavi soffocando!" proclamò rivolgendosi al terzo ancora rosso in faccia.

"Non dare la colpa a me, è lui che dice fanfaronate!"

"Scusate, ma pensavo che vi foste decisi a uscire insieme, visto che ormai tutta la scuola crede che siate come marito e moglie!" esclamò contento massaggiandosi il collo. A quel punto Sanji gli tirò un calcio talmente forte da farlo volare per il corridoio. Law si ritrovò dall'altra parte del corridoio, proprio accanto alla porta dell'infermeria.

"E poi dici a me!" proclamò Zoro fissando il biondino il quale alzò le spalle come segno d'indifferenza. Zoro rise mentre raggiungevano la loro classe. "Allora ti va bene domenica alle cinque e mezza?!" chiese in conferma. Sanji annuì silenzioso sedendo al suo banco, accanto al verde.





"Siete liberi domenica!?" domandò Bibi seduta davanti al banco di Zoro durante la pausa pranzo. Come al solito Sanji aveva preparato il bentou anche a Zoro il quale non stava disdegnando per niente gli onigiri preparati dal futuro cuoco apposta per lui.

"Non credo, io vorrei restare con Kaia il più possibile! Manca poco alla partenza" spiegò il nasone appoggiato al tavolo di fianco a quello di Zoro, vuoto in quel momento.

"Nemmeno io posso, scusa Bibi-chan, ma tra il lavoro con mio nonno e questo troglodita non mi è possibile" proclamò Sanji. La truppa strabuzzò gli occhi a quella rivelazione, per poi mettersi a ridere in coro. "Che ho detto?!"

"Guardate che devo solo parlargli! E poi si tratta di massimo mezz'ora. Piuttosto vorrei sapere dove andrai domenica mattina!" riprese il discorso di quella mattina Zoro chiudendo il bentou. Sanji sorrise amaramente perdendo il suo sguardo nel bicchiere di the preso alla macchinetta.

"Diciamo che ho un appuntamento con una donna importante, al quale non posso mancare" disse "Scusate!" esclamò poi alzandosi e uscendo dalla classe.

"Ho chiesto qualcosa di strano!?" chiese guardando Sanji uscire sconvolto. Nami lo colpi alla testa con un pugno "Ehi, ma che c'è?"

"Eppure dovresti saperlo, sei tu quello che lo conosce da più tempo qui, no!" fece presente Nami "Che giorno è questa domenica?!" chiese

"Il 12 Febbraio!" esclamò Usop, mentre Rufy e Bibi annuivano.

"E allora!?" domandò Zoro confuso.

"Cos'è successo il 12 Febbraio di 14 anni fa!?" ricordò la rossa al verde. Zoro parve pensarci un attimo per poi abbassare la testa con gli occhi semichiusi. "Tu dovresti sapere meglio di tutti noi come si sente Sanji. Anche i tuoi genitori sono morti in questo periodo, no!"

"Per quanto mi riguarda è successo il 14 di Marzo di 12 anni fa*!"




Il pomeriggio passò come sempre, Usop si era recato a casa di Kaia per passare il tempo con lei. Rufy si era immerso in un gioco rpg con il fratello, mentre il nonno gliene diceva di tutti i colori. Nami aveva deciso di uscire a fare le ultime compere per S.Valentino, dopotutto era venerdì 10 Febbraio, mancavano solo 4 giorni. Law era andato a dare una mano a kid all'asilo di Barba Bianca. Sanji aveva il suo lavoro alla pasticceria, dove Jin continuava a dirgliene quattro per averlo lasciato solo la sera prima. E Zoro, a casa sua, stava aspettando il suo turno al bagno.

"Zoro! Posso?" chiese la cugina con due tazze da the fumanti sul vassoio. Il ragazzo fece segno di entrare e poi si voltò verso l'armadio. "Papà mi ha spiegato tutto! Anche dei tuoi sentimenti per quel ragazzo, Sanji!" cominciò Kuina. Il cugino si impietrì a quella scoperta. "Ovviamente non glielo hai ancora detto, vero?"

"Come fai ad esserne certa!?" chiese levandosi il gilet della divisa.

"Oh ti conosco, se glielo avessi detto saresti tutto rosso e di certo non così calmo! in ogni caso volevo augurarti buona fortuna" sorrise Kuina bevendo da una delle tazze fumanti. Zoro si accomodò sul letto levandosi anche la camicia e rimanendo in pantaloni, scalzo davanti alla cugina. Prese l'altra tazza bevendo un po' del contenuto. Kuina distolse lo sguardo da Zoro per rivolgerlo al comodino, più precisamente al taquino in pelle nera che vi era appoggiato sopra. "Non ne sai ancora nulla?" domandò. Zoro seguì lo sguardo di lei e capì di cosa stava parlando.

"No, sembra che non sia mai esistita quella bambina! Un fantasma ecco cos'è" sospirò Zoro. "Ho cercato dappertutto, chiesto informazioni a chiunque, ma nonostante la rete d'informazioni di mio padre non ho tratto un ragno dal buco. Un ago in un pagliaio sarebbe stato più facile da trovare" protestò contro la tazza, stritolandola fin quasi a romperla.

"Non può essersi volatilizzata!" esclamò Kuina appoggiando la tazza sul vassoio di prima. "Per il mestolo, sai da dove proviene!?" chiese quasi con ansia.

"Si a quanto pare da uno di quegli aggeggi per bambine. Cucine accessoriate e così via! Il problema e che avrebbero potuto comprarla dovunque" precisò tirando fuori dal cassetto del comodino un mestolo piccolo, della misura di un bambino, in plastica grigio per riprendere l'acciaio, con una saldatura all'altezza della stondatura. "Ho promesso a mio padre che avrei trovato quella bambina e lo farò. Fosse l'ultima cosa che faccio, ma prima devo risolvere la questione Sanji" parlò prima che la porta si aprisse rivelando uno degli scagnozzi.

"Scusi Bocchan, il bagno è pronto" disse lo scagnozzo per poi ritirarsi, inchinandosi a Zoro e Kuina, chiudendosi la porta alle spalle.

"Nel diario lo zio non dice nulla sulla bambina!?"

"No, c'è solo la data dell'incidente e la descrizione dei genitori! Mio padre era sicuro che avessero una bambina, perché il giorno dell'incidente cioè l'8 Febbraio aveva visto nei sedili posteriori dell'auto il mestolo che poi ha preso prima dell'arrivo dell'ambulanza! Dopodiché, saputo del decesso dei due coniugi decise di trovare la loro bambina per consegnarle il mestolo. Provò a tutti gli orfanotrofi e conventi, non trovando nulla capì che doveva essere affidata ad un parente, ma niente e poi morì insieme alla mamma, in quel raid, prima di scoprire dove fosse finita quella bambina!" ricapitolò tutto quello che aveva saputo dal padre.


Il padre e la madre di Zoro, l'8 Febbraio erano andati in un vicolo per regolare dei conti con una banda locale che gli dava parecchie noie. Dopo una accesa discussione era partito un colpo e l'uomo dell'altra banda era morto. I genitori di Zoro per evitare scandali decisero di farlo passare per un incidente. Caricarono l uomo in macchina e la spinsero giù per la discesa che dava alla strada del porto. Purtroppo, in quel momento, passò una macchina che andò a collidere con l'altra e tutte e due si schiantarono contro un palo della luce poco distante. Il padre di Zoro corse a vedere, per l'uomo non c'era più niente da fare, ma la donna respirava ancora, l'uomo chiamò l'ambulanza e nel mentre si era accorto del mestolo, preso dal rimorso lo afferrò e sparì insieme alla moglie.
Rimasto in un angolo si assicurò che l'ambulanza arrivasse in ospedale, ma poi scoprì che nemmeno la donna si era salvata. Schiacciato dal senso di colpa aveva deciso che avrebbe trovato la bambina, le avrebbe restituito il mestolo con le sue scuse. Purtroppo due anni dopo i genitori di Zoro si recarono ad una festa organizzata da un boss della città, ovviamente era una trappola e forse il padre aveva afferrato qualcosa. Prima di partire aveva parlato con Zoro in disparte dandogli il suo taquino.

"Zoro, lo so che sei ancora piccolo, ma ascolta! Io per due anni ho cercato questa bambina, se io non dovessi tornare, starà a te cercarla e porgergli le scuse da parte mia" spiegò l'uomo al figlio. "E gli darai anche questo, sono certo che i suoi genitori glielo avrebbero dato appena tornati a casa, cosa che gli ho impedito di fare!"

"To-san!" esclamò semplicemente Zoro a quei tempi.

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Finalmente sono riuscita risistemare il terzo capitolo, scusate l'orario. Ormai sono fusa davvero e credo davvero che riscriverò parecchi capitoli dell'altra fan fic di OnePiece "Occhi premonitori".
In questo terzo capitolo si intravede qualcosa che sarà poi spiegato negli ultimi due capitoli, i quali non tarderanno a venire.

*Giuro non l'ho fatto a posta.


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Capitolo 4
*** Domande imbarazzanti ***


Yakuza 4

DESTINO AVVERSO

Domande imbarazzanti
L'atmosfera era abbastanza tesa. Probabilmente, Sanji, non si sarebbe mai aspettato tutta quella serietà da Zoro, sopratutto in quel momento, ma dopotutto, doveva essere anche giustificata.

Zoro aveva passato tutto il sabato a prepararsi il discorso per Sanji, non riuscendo a trovare, in alcun modo, le parole giuste. Si era anche messo davanti allo specchio a provare, ma più che dargli fiducia e coraggio, quell'atto, non aveva fatto altro che levargli tutta la sua autostima. Arrivata domenica mattina, il verde sembrava una bella statuina di marmo che faceva avanti e indietro per il dojo, senza mai fermarsi. Era talmente nervoso che una corda di violino poteva considerarsi lenta in confronto a lui. Kuina e Koshiro non osavano avvicinarsi, se ne stavano a guardarlo da dietro le paratie delle porte scorrevoli quasi sconcertati da tutto quello. Appena scoccarono le quattro e mezza, Zoro si diresse in bagno, sempre più nervoso per poi incominciare a prendere vestiti dall'armadio che poi buttava sul letto, non trovando la giusta combinazione.


Rufy, intanto, quella mattina, aveva invitato Nami ad uscire e alle tre, la stava aspettando in casa sua, mentre la rossa si trovava in camera a cambiarsi. Nel frattempo arrivò la madre che gli offrì un the nell'attesa. Rufy lo accetto più che volentieri sorridendo alla donna.

"Allora Rufy, come va a scuola?!" chiese Bellmer agitando il cucchiaino.

"Normalmente, come al solito!" rispose vago il ragazzo "Ascolta Bellmer, posso chiederti una cosa?!"

"Certo!" esclamò felice la donna. Forse, pensava lei, il ragazzo aveva bisogno di una madre e di una visuale più femminile. Dopotutto era cresciuto con il nonno sua madre era sparita e il padre viaggiava in continuazione, senza mai dare notizie di se. Bellmer stette ad ascoltare attentamente Rufy e ad ogni parola detta con evidente imbarazzo da parte del giovane, le faceva spalancare gli occhi sempre di più "Rufy sei sicuro di quello che fai?!" chiese lei alla fine un po' intontita da tutte quelle parole.

"Beh, io credo di si!" esclamò felice. Nami finalmente uscì dalla camera vestita di tutto punto con i guanti e la borsetta in mano. "Sei pronta, possiamo andare?!" chiese dalla seduta del divano. La ragazza annuì e si avviò al cappotto.

"Rufy!" lo chiamò la donna. Il ragazzo si girò verso di lei con fare stupito. "Mi raccomando!" lo informò. Rufy le sorrise, come solo un bambino poteva fare, per poi seguire Nami oltre la porta d'ingresso.

"Che ti ha detto mia madre!?" domandò Nami curiosa mentre si avviava all'ascensore.

"Nulla, solo di non fare follie!"

"E l'ha chiesto a te?!" proclamò Nami scettica. "Ovvia, non sono affari miei! Dove mi porti?"

"All'acquario!" rispose. Rufy adorava quel posto, era sempre pieno di pesci.

"Va bene, ma lo sai che non puoi mangiarli, vero!" Rufy ci rimase di sasso, mentre Nami camminava in direzione della metro.





Zoro arrivò in perfetto orario al Baratie, il ristorante del nonno di Sanji, dove quest'ultimo aiutava il sabato e la domenica. Aprì la porta deciso, ma con le mani che tremavano, cercando di trovare la testa gialla di Sanji. Appena Zef lo vide lo chiamò al bancone. Non era raro per Zef vedere Zoro al suo ristorante, lo conosceva da quando era bambino e dall'incontro alla fontana. Non li dispiaceva come ragazzo, ma il fatto che fosse uno Yakuza non lo mandava giù.

"Roronoa, se cerchi Sanji e nella zona pasticceria! Sta creando una torta per una festa di matrimonio!" spiegò il cuoco

"Cosa...matrimonio, no...non voglio arrivare a quel punto. Voglio solo...." si fermò il verde constatando le sue parole assurde.

"Come scusa?!" chiese Zef assottigliando gli occhi.

"Ozi-san, non vorrai distruggere il ristorante!?" chiese Sanji ironico levandosi il lungo grembiule nero dai fianchi. "Ho finito, possiamo andare!" accendendosi una sigaretta

"Quante volte ti ho detto di chiamarmi Grand-père e non Ozi-san! E spegni quell'affare, ti giocherai i polmoni così" gli urlò dietro il nonno.

"Ma non gli dai mai retta!?" chiese Zoro chiudendo la porta per evitare di essere colpito dai mestoli e utensili vari lanciati dal nonno di Sanji.

"Perché dovrei è mio nonno!" alzò le spalle il biondo. "Allora, che c'è!?" arrivò al sodo Sanji. Zoro lo fisso negli occhi, seguendolo  mentre si sedeva su una delle sedie del ristorante. In quel momento arrivò uno degli aiutanti del nonno un certo Paty

"Vuole ordinare?!" chiese gentilmente. Sanji lo guardò male accavallando le gambe

"Di un po' ti sei rincitrullito o non ci vedi!? Secondo te ordino da mangiare nel ristorante di mio nonno, quando posso averlo gratis a casa!" fece presente. A quel punto il cameriere prese la sedia e con garbo la levò da sotto il sedere di Sanji "Ehi, dico, ma sei fuso?" protestò il biondo

"Se non si consuma, non si ha diritto al tavolo!" spiegò Paty.Il biondo stava per dargliele di santa ragione, ma non aveva voglia di litigare. Allorché si alzò da terra e incitando Zoro rientrarono nel ristorante. Zef li guardò stupito, ripercorrere la strada di prima fino alle scale che avrebbero condotto al piano superiore, che era l'appartamento di Zef e Sanji.

"Dove stiamo andando!?" chiese Zoro seguendo Sanji come un cagnolino.

"In camera mia, almeno avremo un po' di privacy!" esclamò Sanji con le mani in tasca e la sigaretta stretta tra le due arcate. "E poi fa più calado!" precisò aprendo la porta "prego, entra!" fece i convenevoli. Zoro non seppe che fare all'inizio. Era la prima volta che andava fino in camera di Sanji, di solito si fermava al ristorante. Però, dopo l'esitazione, entrò titubante.
La camera era in ordine e accogliente, calda al punto giusto. "Siediti pure sul letto!"

"NO!" esclamò Zoro mettendo le mani avanti. Sanji spalancò gli occhi mentre spostava la sedia dalla scrivania. "Cioè...volevo dire..!Sto meglio in piedi" proclamò infine.

"Co..come vuoi!" disse Sanji alquanto sorpreso. Il biondo si mise comodo sulla sedia, mentre Zoro camminò al suo fianco. "Allora, cosa volevi dirmi?" chiese

"Beh...ecco è..è una cosa compl....Cos'è quella?!" chiese accortosi di uno scatolone dietro la schiena di Sanji, accanto alla scrivania. Il biondo si girò con la testa trovando l'oggetto dell'interesse di Zoro. Uno scatolone bello grosso addossato al muro.

"Ah è la scatola di un vecchio gioco! Mio nonno me lo regalò a 3 anni, ma adesso è vecchio e rotto!" spiegò "Ho intenzione di buttarlo!Dopotutto mi ricorda solo cose tristi"

"No, non intendevo quello! Cos'è questo?" richiese indicando il disegno sullo scatolone con un dito, dopo essersi avvicinato.

"Quello è il disegno di ciò che c'è dentro, il giocatolo!" rispose il biondo "Ma tu non dovevi parlarmi urgentemente!" protestò

"Si, no...scusa! Solo....solo credevo che certe cose si regalassero solo alle bambine" si scusò. Sanji lo fissò ironico e Zoro capì il concetto.

"Fin da bambino mi piaceva cucinare e mio nonno mi regalò quella cucina giocattolo! Purtroppo dopo neanche 6 mesi ruppi un pezzo e, dopodiché, non l'ho più usata" spiegò alloggiandosi con i gomiti sullo schienale della sedia "Mio padre promise di ricomprarlo, ma non successe!" sospirò

"Il mestolo....!" sussurrò Zoro dentro di se. Sanji lo guardò spalancando gli occhi.

"Si...il mestolo! Come lo sai!?" chiese il biondo. Zoro sgranò gli occhi a sua volta portando la mano alla tasca dei pantaloni dove nascondeva il taquino del padre. "Hai tirando ad indovinare!?" propose Sanji.



"Come scusa!?" chiese Nami fissando Rufy in maniera scettica. Nami e Rufy erano usciti per andare a vedere l'acquario e li avevano incontrato Kaia e Usop, dopodiché erano arrivati anche i bambini dell'asilo di Barba Bianca, insieme allo stesso e a Marco, seguito da Ace, Law e Eustass. Però, in quel momento, erano da soli e Nami non si sarebbe mai aspettata nulla di così assurdo, neanche parlando di Rufy. "Puoi ripetere, devo aver sentito male!" rise nervosa, dopo aver afferrato quella domanda.

"Ho chiesto a tua madre e lei mi ha dato il permesso, ovviamente dopo avermi chiesto se ne ero sicuro!" spiegò, serio, per la prima volta.

"Quindi era di questo che parlavate, prima!?" domandò

"Si!"

"Ma...ma è assurdo! Insomma siamo ancora minorenni, non abbiamo neanche il diploma e tu...tu. No è troppo assurdo anche per te" protestò alzandosi dalla panchina.

"Io ne sono convinto....aspetterò se necessario, ma vorrei una risposta!" incalzò Rufy. Nami, che intanto si stava tirando i capelli dal nervoso, di fermò di colpo e fissò il ragazzo davanti a se come se non fosse reale.

"I..io!NO!" esclamò rossa e scappando via. Intanto stavano ritornando Usop 

"Che è successo?!" domandò Usop con un gelato in mano. "Rufy" chiamò il nasuto non ricevendo risposta.

"Le ho solo chiesto la sua mano!" sorrise Rufy a suo solito...

"COSA!?" urlò Ace appena arrivato con gli altri dietro.

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E anche questo capitolo è andato, l'orario è improponibile (5:02 del mattino), ma io adoro le tradizioni. Sono nove anni che non dormo mai per l'ultimo dell'anno e quest'anno non fa eccezione. BUON 2013 a tutti.

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Capitolo 5
*** Verità strazianti ***


Yakuza 5 2

DESTINO AVVERSO

Verita' strazianti

Sanji cominciò a guardare Zoro con circospezione. Già il fatto che lui, il ragazzo più silenzioso della scuola, gli chiedesse di parlare in privato era strano. Ma adesso il suo silenzio era davvero imbarazzante. Il verde abbassò il volto sconvolto dalla scoperta appena fatta. Sanji il suo amico d'infanzia, l'uomo che lui amava era la bambina che cerava da 12 anni. Se la situazione non fosse stata così drammatica, sicuramente, si sarebbe dato dell'idiota, ma non era il caso in quel momento. Ad ogni modo non era neanche il tempo di dichiarazioni e sdolcinatezze varie, se mai ce ne fossero state da parte del biondino. Doveva dirglielo, aveva il dovere morale di mettere Sanji al corrente di tutto. Zoro camminò verso il biondo a viso basso, dopodiché porse la mano al ragazzo. Sanji la guardò con scetticismo non capendo cosa dovesse fare.

"Beh, che vuoi che faccia?!" chiese nervoso. A Zoro cominciò a pulsargli una vena, possibile che dovesse fare il diffidente proprio adesso. Certo il suo comportamento non aiutava, ma che almeno gli desse il senso del dubbio.

"Metti la tua sopra!" esclamò cercando di calmarsi.

"E perché dovrei!?" domandò ancora più confuso e nevrotico. A quel punto, Zoro non ci vide più, prese di forza la mano di Sanji e lo condusse sul letto, lo fece sedere con una certa forza. Tale da far sembrare al biondino di essersi seduto sul cemento. "Ehi, un po' di gentilezza no!" protestò Sanji. Zoro, mentre Sanji sproloquiava, si sedette vicino al compagno e sospirò pesantemente. "Che sospiro! Che hai!?" Zoro non rispose, ma tirò fuori il diario del padre dalla tasca. Per Sanji vedere quel diario non era certo una novità, sebbene non ne conoscesse il contenuto, ma mai Zoro l'aveva tirato fuori al di la di casa sua. "Ohi, non mi dovevi parlare!?" continuò non avendo risposte.

"Mio padre aveva un diario, ci scriveva tutto: le assemblee dei clan, le esecuzioni e le varie cose riguardanti la mafia!" cominciò a spiegare. Sanji spalancò gli occhi, possibile che Zoro avesse chiesto di parlare per via di suo padre, no assurdo. In ogni caso, stette ad ascoltare. "Questo è il diario in questione -disse muovendo il quaderno nero in mano- me lo diede il giorno della sua morte. In una data di 14 anni fa parla di un incidente, avvenuto durante un esecuzione di una spia..." Zoro si fermò e sospirò di nuovo, non sapeva se gli mancava il coraggio oppure era la paura a fermarlo.

"Quindi!?" incalzò Sanji. Non era la prima volta che Zoro raccontava uno sprazzo del lavoro del padre, dopotutto, Sanji sapeva che faceva parte di una famiglia di yakuza, quindi perché stupirsi?.  Il verde parve riaversi da una specie di trance, tuttavia non era per niente facile spiegarlo.

"...Dopo il lavoro, misero il corpo nella macchina, per farlo sembrare un incidente! Guidarono la macchina davanti ad una discesa e la lasciarono andare, ma proprio in quel momento, passò una macchina nella strada sottostante e venne presa in pieno......."

"Zoro....!" chiamò Sanji. Non sapeva perché, ma aveva uno strano presentimento, come se non volesse sapere, come se capisse che dalle parole del verde dovesse decidere se lasciarlo o meno. "...che vorresti dire!" Forse aveva capito, infondo gli anni erano giusti e anche l'andamento della storia stava filando liscio.

"...Le due vetture finirono contro un palo e i miei genitori andarono a vedere. Dentro all'altra macchina c'erano due persone: un uomo ed una donna. L'uomo era morto, ma la donna respirava appena.....Mio padre chiamò l'ambulanza e aspettò con la donna fino all'arrivo dei soccorsi, dopodiché si nascose e seguì l'ambulanza fino all'ospedale, il St. Lily Hospital dove, poi scoprì, che la donna era morta due giorni dopo!" finì di spiegare non guardando Sanji neanche per un momento. Il silenzio calò nella stanza, sembrava che il freddo invernale potesse essere sentito nonostante il riscaldamento.

"P...per...chè.................Perché?" chiese il biondo quasi tremando "Perché è lo stesso nome?!" continuò "Perché è lo stesso ospedale dove è morta mia madre.....PERCHE' E' LA STESSA STORIA!" urlò alla fine non alzandosi dal letto. Zoro non rispose, non voleva parlare, non aveva alcuna voglia di andare avanti. "PERCHE'?....CAZZO RISPONDI MARIMO DI MERDA!" continuò sull'orlo del pianto alzandosi davanti al verde. Nulla il silenzio più assoluto, per quanto Sanji urlasse Zoro non voleva aprire bocca. "Vattene!" proclamò alla fine voltando il capo verso il muro. Solo allora Zoro alzò la sua testa cercando di guardare quella di Sanji

"San....."

"VATTENE!" urlò di nuovo, senza fargli finire il nome. Zoro chiuse la bocca, rimasta aperta e, dopo aver fatto un piegamento del busto a Sanji in segno di saluto si diresse alla porta. Sanji non si mosse nemmeno per vedere la porta che si richiudeva. Solo dopo aver sentito il click spostò lo sguardo verso il letto, dove Zoro aveva lasciato il diario di suo padre. Sanji, in un moto d'ira, lo prese e lo scaravento alla porta. Infine si prese la testa tra le mani stringendo con forza i capelli cercando di non piangere. Zoro in tanto stava scendendo le scale verso il ristorante, quando incontrò Zef che saliva.

"Oh, Roronoa! Che è successo ho sentito delle urla, non avrete litigato un'altra volta come vostro solito!?" chiese quasi scherzando. Zoro scosse la testa e lo superò finendo di scendere le scale, ma prima di andarsene parlò a Zef

"Signore, per favore, chieda a Sanji di leggere quel diario nero!" proclamò per poi uscire dal locale salutando i cuochi e camerieri. Il nonno di Sanji non capì, ma continuò lo stesso verso la camera del nipote. Appena aprì la porta vide Sanji, che dal nervoso, lanciava tutto quello che gli capitava a tiro verso qualunque traiettoria.





A casa Monkey, invece, Rufy era mogio come non mai. Nami non l'aveva ancora richiamato il che era grave. Di solito dopo una litigata, sbolliva qualche ora e poi facevano pace, ma questa volta sembrava più difficile del solito.

"Mamma mia, è peggio di un funerale questa casa! Che è successo!?" chiese Garp appena ritornato dal lavoro alla questura di Tokyo. Non solo Nami non richiamava più Rufy, ma ad Ace era arrivata una telefonata da Marco, il quale lo avvisava che sarebbe partito, tra un mese, per uno studio all'estero di quattro anni.

"Mi odia lo so!" proclamò Rufy rannicchiato su se stesso appoggiato al divano della sala.

"E io che dovrei dire?!" protestò il fratello maggiore, spalmato sul divano in questione. Erano stati in quella condizione per due ore, mangiando e bevendo tutto quello che avevano in casa, lasciando la sala in una scena pietosa dove l'oro erano la portata principale. Il nonno dei due ragazzi non capiva bene la situazione, ma tutto il porcile che c'era attorno non lo tollerava. Giù di morale o meno avrebbero messo tutto a posto prima di piangere o disperarsi decise il nonno.

E a casa di Usop, le cose non andavano meglio.

"Cosa, tra due settimane!?" chiese conferma al telefono. Kaia aveva chiamato per avvertire di un cambiamento di programma, deciso all'ultimo minuto.

"Si, mia madre ha fatto pressione con il chirurgo e a ottenuto un anticipo dell'operazione! Non partirò più a fine anno scolastico, ma tra due settimane" spiegò Kaia al telefono.

"Ma, e la scuola!?" chiese apprensivo il nasuto

"La continuerò là, mio padre ha già trovato un buon collegio americano" rispose "Ora scusa, ma devo andare a cena, ne parleremo domani a scuola!" disse agganciando la cornetta e lasciando Usop da solo con il telefono che dava occupato.






Il giorno dopo, la classe di Zoro e Sanji pareva un ritrovo per depressi cronici. Zoro non vedeva Sanji da ieri sera e il biondino si era ben guardato da andare a prenderlo o venire a scuola. Usop aveva parlato con Kaia prima della ricreazione, scoprendo che l'avrebbe persa tra due settimane come annunciato nella telefonata. Rufy aveva solo provato a parlare con Nami che questa si era voltata di scatto lasciandolo da solo.

"Che bella scena, sembrano usciti da un giro di droga!" esclamò Franki davanti alla porta.

"Smettila non vedi che sono tristi, non  mi sembra il caso che ci scherzi su!" lo rimproverò Robin dietro di lui.

"La fai facile, tu non hai lezione nella classe di Zoro adesso!" protestò l'altro.

"Questo è vero, però consolati, io avrò a che fare con Rufy ed Usop!" sospirò la mora. Nel mentre Sanji varcò la seconda porta dell'aula, un minuto prima del suono di fine ricreazione. Zoro lo guardò arrivare al banco e sedersi, ma non spicciare parola, se non i soliti saluti ad Usop e Rufy, neanche si era accorto del pessimismo che aleggiava nell'aria, visto che lui stesso ne faceva parte.

"Buongiorno Rufy-qun e Usop-qun!" Lui non esisteva, per Sanji, Zoro sarebbe anche potuto morire o sparire. O almeno così credeva "Giorno Roronoa!" Perfetto, adesso lo trattava da perfetto sconosciuto, peggio di così non poteva più andare. Il nasone e Rufy lasciarono l'aula salutando a loro volta i sempai. E la giornata, se possibile, andò anche peggio di prima. Il ritorno a casa per Zoro sembrava una prova di un gioco sul chi ride prima.

"San...."

"Roronoa, se possibile... non venire più al ristorante di mio nonno! E preferirei che non mi parlassi con così tanta confidenza" proclamò. Era la seconda volta che lo fermava e ignorava, Zoro non ci vide più, prese Sanji per un braccio e lo spintonò verso il muro di mattoni. "Che diav....!" non fece in tempo a parlare che Zoro lo baciò all'istante. Sanji spalancò gli occhi, ma rimase immobile senza muovere un muscolo.

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Ormai ci siamo, il prossimo capitolo è l'ultimo, almeno credo. Scusate il ritardo, ma come mi ripete mio padre, da almeno due mesi "Cercare un lavoro è lavoro" e in questi tempi di crisi è davvero un'impresa. Comunque buona lettura.

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Capitolo 6
*** Problemi (quasi) risolti ***


Yakuza 6

DESTINO AVVERSO

Problemi (quasi) risolti

Il bacio non durò molto, ma per Sanji pareva infinito. Non era il suo primo bacio, però fatto da un uomo sembrava pressoché esilarante. Quando Zoro, finalmente, si staccò dall'altro sospirò come avvilito e sconfitto, nonostante avesse fatto quello che gli diceva l'istinto. Sanji parve riaversi e abbassò lo sguardo, anche se si poteva vedere che era rosso in faccia. Ad ogni modo, oltre al rossore, era anche parecchio arrabbiato e non aspettò a tirare un bello schiaffo a Zoro. Il verde ci rimase, non che il colpo fosse forte, ma per Sanji usare le mani era un infamia e se le aveva usate significava che non ci vedeva più dalla dalla rabbia.

"Riprovaci e sei morto!" esclamò cupo. Zoro sospirò di nuovo e poi massaggiandosi la guancia, sulla quale svettava la manata rossa, si diresse verso casa per la prima volta da solo.

"Sappi che era questo quello che volevo dirti...prima di scoprire tutta quanta la faccenda dell'incidente! In ogni caso credo che non conti nulla, ormai!" spiegò con rammarico. Sanji strinse le mani a pugno e voltò la testa dalla parte opposta a quella dell'altro. "Se continui così ti farai male sul serio, se non erro le mani sono un tesoro per un cuoco" a quella frase Sanji spalancò gli occhi, gli veniva quasi da piangere, però non si sarebbe mai mostrato debole davanti a lui.

"Non sono affari tuoi! Comunque hai ragione, non conta nulla!" proclamò scostandosi dal muro e cominciando a camminare verso casa per cambiarsi e andare a lavorare. 




Usop, quella sera, rimase a pensare a l'ultima conversazione, avvenuta a scuola, tra lui e Kaia. Certo si era preparato all'idea che lei partisse, ma non così presto.

"Mi dispiace Usop, non volevo che finisse così!"

"Non è colpa tua! Solo mi ha un po' sorpreso, è successo tutto così in fretta, e il sapere che partirai tra sole due settimane non mi aiuta!"

"Lo posso comprendere, Infondo stiamo insieme solo da un anno! Però guarda il lato positivo, domani e St. Valentino, almeno quello possiamo festeggiarlo insieme!"

"Si, però"

"Usop, credimi, non volevo partire adesso, ma mia madre non vede l'ora che io faccia l'operazione, figurati che voleva partire ieri, è già un miracolo che sia riuscita a fargli rinviare la partenza per gli esami del terzo trimestre!" spiegò Kaia ad Usop.

"Questo lo capisco, ma l'anno finirà solo tra quattro mesi, come farai!?" chiese apprensivo.

"Come ti ho accennato al telefono. Il collegio è ottimo e per quanto riguarda finire l'anno, mi basterà sostenere un esame dopo l'operazione" aveva detto d'un fiato. "Scusami!"  

Il ragazzo c'era rimasto di stucco, non sapeva che fare, e meno ancora non sapeva cosa avrebbe fatto dopo che Kaia fosse partita. Proprio in quel momento suonò il campanello di casa e non passò nemmeno un minuto che il padre chiamò il figlio. Fuori dalla porta, in piedi, dietro al padre di Usop, si trovava un Rufy alquanto depresso.
Non era mai successo che Rufy fosse depresso, neanche la ben che minima catastrofe mondiale riusciva a farlo vacillare, ma probabilmente Nami era peggio di una catastrofe. Ad ogni modo Usop lo fece accomodare in cucina, mentre il padre di questo si decise a fare un po' di the, nonostante fosse quasi ora di cena.

"Suvvia ragazzi un po' su di morale! Domani è la festa degli innamorati, non sta bene tenere il muso!" parlò Yasop accendendo la fiamma sotto il pentolino. Rufy era praticamente disteso con mezzo busto sul tavolo, mentre Usop non guardava mai davanti a se. A Yasop pareva di essere tornato indietro nel tempo, quando anche lui e Shanks se la passavano male. Certo a pensarci adesso si poteva ridere su tutto quello che avevano passato, ma loro si erano riavuti grazie allo zio di Ace e Rufy, il quale, se possibile, stava anche peggio di Rufy e Usop per colpa di Marco. In effetti Roger era perfetto come psichiatra, peccato che i due nipoti non valessero niente. Infatti, anche Ace, in quel momento non se la stava passando liscia. Marco stava facendo la valigia, anche se la partenza non era molto vicina, ed Ace pareva un bambino corrucciato perché la mamma non gli dava il dolce.

"Suvvia Ace, sono solo quattro anni!" protestò Marco chiudendo la prima valigia.

"Solo, e tu credi che sia un tempo corto! Ma ci pensi alle cosa prima di farle!?" chiese arrabbiato.

"Perché tu lo fai?!" domandò l'altro scettico.

"Non è questo il punto!" esclamò risoluto cambiando discorso.

"Invece il punto è proprio questo. Ascolta io vado la per imparare pediatria, non per spassarmela, sta tranquillo non ti tradirò se è a questo che pensi!" proclamò spostando la valigia vicino all'ingresso di casa sua. Marco abitava in un condomino non lontano dall'asilo di barba bianca. Ace ci passava quasi tutto il suo tempo, nonostante come vicino ci fosse Kid con Law che lo veniva a trovare come Ace con Marco.

"Mi telefonerai!?" chiese imbronciato

"Ogni notte!" rispose baciandolo. Ace rise felice e poi lo trascinò in camera da letto.




Sanji, era tornato da almeno qualche ora dal lavoro alla pasticceria, dove aveva litigato con Jin, perché questi si ostinava a dirgli che aveva sbagliato tutto con Zoro. Cosa ne voleva sapere lui di come era stato sentirsi dire, che i suoi genitori erano stati uccisi da quelli di Zoro, il suo amico d'infanzia. Certo era che, starsene sdraiato sul letto, a fissare un soffitto crema e giocare con il diario di Roronoa, non aiutava a risolvere la situazione.

"Posso!?" domandò Zef. Il ristorante era ancora aperto, per la cena, ma qualche minuto per parlare con suo nipote ce l'aveva, sebbene anche Sanji dovesse lavorare con lui. Il biondo alzò la testa per vedere il nonno che entrava con due tazze in mano. Latte e caffè erano la miglior cura contro le depressioni e suo nonno lo sapeva bene.

"Prego!" rispose Sanji mettendosi seduto sul letto. "Grazie!" disse poi bevendo un po'.

"Hai davvero intenzione di venirmi dietro!?" chiese serio. Sanji annuì allontanando la tazza da se e poggiarla sul comodino.

"Non parto per via di Zoro, già da tempo avevo in mente di fare quel corso e tu lo sai!" fece presente il biondo. Sanji non aveva ancora avvisato, ne Zoro, ne gli altri della sua decisione, però già dall'inizio di quell'ultimo anno aveva cominciato a prendere in considerazione un trasferimento con suo nonno alla volta della Francia per un corso di cucina. "Quello che è accaduto con Zoro mi ha fotto solo prendere una decisione.

"La decisione è tua, ad ogni modo intendo lasciarlo così, senza dirglielo. E gli altri, che farai!?" chiese alquanto deluso dal comportamento del nipote. Poteva comprendere il dolore per la scoperta, ma che almeno facesse meno lo stupido. Poi il suo sguardo andò al taquino nero lasciato cadere sul letto da Sanji mentre ci giocava "L'hai letto!?" chiese Zef. Il nipote fissò il taquino nero, pareva sprofondare nella disperazione ogni volta che lo guardava e quindi distoglieva sempre lo sguardo.

"No, e non ne ho l'intenzione! Domani lo ridarò al marimo" proclamò. Zef lo prese in mano e, appoggiata la tazza sul comodino di Sanji, cominciò a sfogliarlo. Per lo più erano i vari lavori e contatti del padre di Zoro e anche i soldi di entrata e uscita del clan, ma nelle ultime pagine scritte si poteva leggere dell'incidente e tutto quello che ne seguiva. Il cuoco lesse con molto dolore quelli che erano stati gli ultimi momenti della sua adorata bambina, ma il fatto che non fosse stata sola a lungo lo rasserenava in qualche modo. Alla fine dell'ultima pagina scritta c'era una nota che indicava di andare in fondo al diario. Sanji guardò suo nonno sfogliare le pagine fino a capovolgere il diario stesso e tornare a leggere. Non aveva visto uno sguardo tanto triste sul volto di suo nonno, neanche dopo la morte di sua madre aveva mostrato quel dolore. "Ozi-san!?" chiamò Sanji. Zef non rispose, ma alzando lo sguardo si pote vedere una lacrima solitaria scendere dagli occhi stanchi di Zef. Il biondino non si capacitò di quello che vedeva e quando il nonno gli porse il taquino lui lo prese cominciando a leggere le poche righe che erano impresse nelle ultime pagine dello stesso.

"Qui di seguito sono riportate le mie scuse verso la bambina che io ho lasciato sola. Zoro, se mai troverai la bambina, fagliele leggere!"

"Mi dispiace, non so se sono in grado di dire altro. Non penso nemmeno di avere il diritto di scusarmi con qualcuno a qui ho levato tutto. So quanto può essere difficile vivere senza genitori ne ho l'esperienza, ma non basta certo questo a redimermi per ciò che ho fatto. Mia moglie continua a dirmi che è stato un incidente e, anche non fosse, la colpa sarebbe di tutti e due. Ad ogni modo sono desolato per tutto. Non posso sapere se mio figlio ti troverà un giorno, ne posso essere a conoscenza di quanti anni tu possa avere quando leggerai queste righe, ma sappi che sono conscio del dolore che provi o che hai provato. Avrei voluto scusarmi di persona e ridarti il mestolo, ma non mi è concesso, spero che tu riesca a perdonarmi nonostante tutto e, ad ogni modo, vorrei dirti una frase che mio padre mi disse quando morì mia madre: La nostra qualità più autentica è la capacità di creare, di superare, di sopportare, di trasformare, di amare e di essere più grandi della nostra sofferenza. (Ben Okri).

Sanji si sentì male dopo averlo letto. Certo, dopo il racconto di Zoro, aveva capito che si era trattato solo di uno stupido incidente, ma non era riuscito a sopportare la verità. Doveva dare la colpa a qualcuno, qualcuno che non fosse lui. Aveva il bisogno di arrabbiarsi e prendersela con Zoro era più facile di qualunque altra soluzione.

"I...io non...!"

"Perché ti sei arrabbiato con Roronoa! Cosa centra lui?!" chiese Zef. Sebbene avesse saputo la verità su sua figlia e suo genero, non riusciva ad odiare il clan Roronoa, forse perché avevano sofferto anche loro per la tragedia, o più semplicemente, perché non voleva ricordare il dolore, ma non capiva l accanimento del nipote contro l'amico.

"Perché...lui ha...!" si fermò il biondo. Giusto lui cosa aveva fatto, Zoro aveva quattro anni quando si suoi genitori erano morti, la sua stessa età. Lo aveva colpevolizzato prima ancora di chiarire.

"Prima che sia troppo tardi, sarà il caso che tu gli parli! Della tua decisione e tutto il resto!" Sanji annuì, e si convinse che l'indomani avrebbe dovuto anche rispondere a Zoro riguardo al bacio che c'era stato quel pomeriggio. Già il bacio, non che gli fosse dispiaciuto in fondo, anzi, ma la tentazione era troppa.

"Ozi-chan!" chiamò il nipote prima che Zef uscisse dalla porta con la sua tazza in mano. "Lo sai che il marimo non voleva parlarmi dell'incidente, ma di tutt'altra cosa!?" spiegò quasi ridendo.

"E di cosa?!" chiese stupito Zef vedendo il solito sorriso strafottente nel viso del nipote. Sorriso, che tra l'altro, gli ricordava la figlia.

"Beh, diciamo che oggi pomeriggio mi ha baciato davanti a casa sua!" disse sorridendo peggio di un gatto. Il cuoco fece cadere il vassoio con la tazza, mandandola in frantumi

"COSA HA FATTO?.......Quel,... quel.....quello YAKUZA DA QUATTRO SOLDI, MA IO LO AMMAZZO...LO......!" urlò prima di vedere il nipote completamente spaesato che lo fissava con occhi fuori dalle orbite. Non aveva mai visto suo nonno arrabbiato nero. "Scusa, ho fatto troppo! Ad ogni modo vedi di pensarci bene su questo, ok!" proclamò uscendo dalla camera per prendere la scopa, continuando ad imprecare contro il verde. Intanto a casa Roronoa, durante la cena, Zoro starnutì senza la ben che minima ragione.

"Zoro, tutto bene!?" chiese lo zio Koshiro, mentre tutta la banda era pronta con cento fazzoletti attorno al loro bocchan.

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No, non è l'ultimo capitolo, il prossimo sarà l'ultimo. Chissà perché tutte le volte mi tocca tagliare a metà la fine, perché troppo lunga. Pazienza scusate. Godetevelo e buona lettura, alla prossima, spero con l'ultimo capitolo.


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