Say (All I Need) di La bambina fantasma (/viewuser.php?uid=30883)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Say ***
Capitolo 2: *** All I want for Christmas ***
Capitolo 3: *** Fireflies ***
Capitolo 4: *** Underwater ***
Capitolo 5: *** One and Only ***
Capitolo 6: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Say ***
Chapter I - Say
Do you know where your
heart is?
Do you think you can find it?
Or did you trade it for something
Somewhere
Better just to have it?
Do you know where your love is?
Do you think that you lost it?
You felt it so strong, but
Nothing's turned out how you wanted
OneRepublic – Say (All I Need)
La neve cadeva placida dal cielo, coprendo col suo candore qualsiasi
cosa incontrasse e donando alle strade un'aspetto tipicamente
natalizio. Hermione affondò le mani nel lungo e sformato
cappotto marrone: aveva dimenticato i guanti ed ora aveva le dita
talmente gelate da non riuscire quasi a sentirle. Le strade di Londra
erano tutte addobbate a festa, così come le vetrine,
decorate in accordo con i gusti dei loro proprietari, o con simpatici
pupazzi, o, nel caso in cui si volesse davvero osare, addirittura
dipinte con immagini che ritraevano le più disparate storie.
La ragazza pensò a come si potesse intuire il carattere di
coloro che si erano adoperati in quella mansione, solo osservando il
modo in cui avevano condotto il loro operato: ecco la vetrina di un
piccolo negozio, dall'altra parte della quale faceva bella mostra di
sé un abete con decorazioni argentate, di certo il
proprietario doveva essere un tipo molto raffinato; poi eccone
un'altra, straripante di nastri, colori e cose divertenti, senza dubbio
scelte da una persona dal carattere decisamente allegro.
Una lieve folata di vento distrasse la giovane da questa sua piccola
occupazione, costringendola a stringere maggiormente la sciarpa intorno
al collo e a calare quanto più possibile il cappello di lana
sulla testa. Dietro di lei, i suoi passi avevano lasciato chiare
impronte sul manto nevoso, che però sarebbero ben presto
state cancellate. Erano impronte solitarie le sue e lo sarebbero
rimaste per tutta le sera, nonostante si trattasse della Vigilia di
Natale. I suoi genitori avrebbero passato la serata, così
come tutte le feste, a casa di alcuni parenti della madre, invito che
lei aveva declinato adducendo ad alcuni progetti con i suoi amici.
Ovviamente aveva mentito, poiché non vi era stato nessun
laborio di menti volto alla pianificazione di quelle vacanze,
né suo né tanto meno dei suoi amici. Loro, come
ogni anno, avrebbero trascorso il Natale alla Tana, alla cui solita
compagnia si erano aggiunti, da un paio d'anni, anche Luna e Neville.
Inutile sottolineare che anche lei, come sempre, era stata invitata,
ma, così come il precedente, anche questo invito era stato
declinato, con la scusa di dover trascorrere le vacanze da alcuni
lontani parenti.
Hermione Granger non era mai stata una persona alla quale piaceva
mentire, eppure, quell'anno e in un periodo in cui le cattive abitudine
dovrebbero essere totalmente estraniate dalla propria vita, si era
ritrovata a farlo per ben due volte. Un comportamento apparentemente
senza senso, che però trovava una spiegazione nella presenza
di un nuovo invitato previsto alla Tana per quella sera: Lavanda Brown.
Già, la sua vecchia compagna di Casa e dormitorio, colei che
era stata la causa della quasi totale rottura del magico trio ai tempi
di Hogwarts, questa volta faceva bella mostra di sé, dinanzi
agli occhi di tutta la famiglia, come futura moglie dell'ultimo genito
Ronald Weasley. Ebbene sì, dopo anni di fidanzamento,
neanche cinque mesi prima Ron l'aveva lasciata, perché, a
quanto pare, aveva soltanto confuso l'amore con l'amicizia. Ironia
della sorte, era tornato con la vecchia fidanzatina della scuola, alla
quale aveva chiesto di sposarlo dopo appena due mesi di frequentazione.
La cosa aveva suscitato animate proteste da parte dei membri della
famiglia, i quali avevano più di una volta tentato di far
tornare il ragazzo sui suoi passi, ma, alla fine, tutti erano stati
costretti a cedere di fronte alla grande determinazione del
più giovane di casa Weasley. In principio aveva creduto di
non riuscire a sopportare la cosa, eppure, col senno del poi, aveva
compreso che Ronald era stato capace di scegliere la strada che invece
lei non aveva mai avuto il coraggio di imboccare. E così,
alla fine, anche lei si era ritrovata a dare la sua benedizione alla
nuova coppia, augurandogli ogni felicità.
Ma allora perché non aveva voluto trascorrere quei giorni
con i suoi amici? Solitudine, ecco la risposta. Sì,
perché la nostra ex Grifondoro si sentiva terribilmente sola
e questa sua sensazione non faceva altro che acuirsi ulteriormente in
presenza di altre persone, che non facevano altro se non
“sbatterle” in faccia la loro felicità.
C'erano state volte in cui aveva creduto di odiare addirittura Harry e
Ginny per essere così felici insieme, per poi sentirsi
spaventosamente in colpa anche solo per averla pensata una cosa del
genere. Quindi è questo il motivo per il quale la ragazza
è stata così categorica nel rifiutare qualsiasi
invito: non voleva intaccare con la sua tristezza la gioia di nessuno.
Stanca di camminare, si decise ad entrare nel primo Café,
sedendosi ad uno dei tavoli accanto alle vetrate. Fuori, la nevicata
non accennava a smettere e ciò sembrava soltanto aumentare
la sua malinconia
- Posso portarle qualcosa? - una delle cameriere le si era avvicinata e
lei, finché ella non aveva parlato, neanche si era resa
conto della sua presenza, come di quella di chiunque altro in quella
sala
- Un tè al latte, grazie - l'altra scribacchiò
velocemente la sua ordinazione per poi allontanarsi. Di solito, in
momenti come questi, Hermione era solita tirar fuori dalla sua borsa un
libro e cominciare a leggere, eppure, strano a dirsi, stavolta non
aveva nessun libro pronto a farle compagnia, tanta era stata la fretta
che aveva avuto nel voler uscire di casa. Perché, nonostante
non vi fosse nessuno che potesse disturbarla, la sua amata dimora era
troppo pregna di armonia famigliare perché lei potesse
sopportarne anche solo la vista
- Hermione! - qualcuno sembrava aver pronunciato il suo nome, ma doveva
necessariamente trattarsi di un errore: chi mai poteva conoscerla
lì? - Ehi Hermione! - no, stavolta non c'era stato alcun
errore e infatti, dall'altro lato della vetrata, c'era uno dei gemelli
Weasley che la salutava dimenandosi come un pazzo. La gente intorno lo
guardava stranita e solo in quel momento la giovane si rese conto che,
probabilmente, per farsi sentire da lei, doveva aver urlato parecchio
- Ciao.... George? - rispose lei, alzando a sua volta leggermente la
voce per farsi sentire
- Sono Fred - disse sorridendo - Aspetta, ti raggiungo! - non ebbe
neanche il tempo di ribattere, che il suo interlocutore già
si trovava in piedi accanto al suo tavolo, scuotendo via la neve dal
cappotto - Che sorpresa trovarti qui! - disse ancora, sedendosi
- Bè, questo dovrei dirlo io piuttosto - ribatté
l'altra - Cosa ci fai nella Londra Babbana? -
- Ecco il suo tè - l'arrivo della cameriera interruppe
bruscamente la loro conversazione - Posso portarle altro? - chiese,
mentre poggiava la tazza e un piattino colmo di biscotti dinanzi a lei
- No, grazie -
- Lei invece desidera qualcosa? - chiese poi, rivolgendosi a Fred con
un tono.... ammiccante?!?
- Vorrei una cioccolata calda con panna e una fetta di dolce alla crema
- rispose lui allegro, apparentemente inconsapevole degli sguardi che
quella giovane donna gli stava rivolgendo
- Benissimo, un attimo e sono da lei - e mentre quest'ultima si
allontanava, Hermione ridacchiò
- Che c'è? - chiese il gemello, afferrando uno dei biscotti
dell'amica e addentandolo
- Davvero non te ne sei reso conto? -
- Di cosa? -
- Come “Di cosa?”! Ma degli sguardi che quella
cameriera ti stava rivolgendo, sembrava mangiarti con gli occhi. -
- Sai com'è - rispose - Ero impegnato a pensare ad altro -
fece lui, misterioso
- Ah sì? - chiese lei scettica - E a cosa? - il ragazzo
sogghignò, prendendo un altro biscotto
- È un segreto, forse un giorno te lo dirò - poi
continuò, prima che lei avesse il tempo di ribattere - Ma
non provare a cambiare argomento, perché sei qui? Non dovevi
essere fuori città? - la ragazza, suo malgrado,
arrossì, trovandosi, forse per la prima volta nella sua
vita, senza nulla da dire - Oh-oh - infierì allora lui - A
quanto pare il nostro perfetto prefetto ha qualcosa da nascondere -
- Smettila - disse stizzita - Non siamo più ad Hogwarts ed
io non sono più un prefetto - lui storse il naso
- Credimi, nonostante la scuola sia finita, tu rimarrai prefetto in
eterno -
- Ho come l'impressione che la cosa non ti faccia piacere -
- Ehi, non dimenticare che stai parlando con uno dei gemelli Weasley,
l'incubo di tutti i professori - rispose, decisamente orgoglioso della
cosa
- Bè, dubito ci sia qualcosa di cui vantarsi in tutto questo
-
- Perché, almeno per il momento, tu non sei suscettibile al
fascino dello “scavezzacollo”, come direbbe mia
madre -
- E non accadrà mai - lui fece uno strano sorriso
- E chi può dirlo... -
- Ecco la sua cioccolata! - ancora una volta, la cameriera giunse ad
interrompere la loro conversazione ed Hermione gliene fu quasi grata,
poiché la loro chiacchierata aveva cominciato a prendere una
piega che non le piaceva affatto
- Grazie - la ragazza sorrise, posando un'altro piattino di biscotti
– era lei o ce n'erano troppi? – e il dolce proprio
di fronte al ragazzo
- Di nulla - poi lanciò un'occhiata sospetta ad Hermione -
Lei o la sua fidanzata desiderate altro? - Bingo!
- Veramente... -
- Per il momento nulla - si intromise Fred, prima che lei potesse
smentire l'affermazione
- Oh - il tono sembrava decisamente deluso - Come volete - e se ne
andò, la coda tra le gambe.
Quando fu certa che la donna fosse sufficientemente lontana
perché potesse udirli, la ragazza diede un calcione all'amico
- Ehi! - si lamentò quest'ultimo
- Smettila di fare lo stupido, adesso tutte le cameriere del locale
penseranno che stiamo insieme! -
- E la cosa sarebbe un male perché? - chiese lui,
massaggiandosi una gamba
- Perché non è la verità! -
sbottò lei indispettita, il ragazzo sbuffò
- Hermione, rilassati, avresti preferito continuare ad avere gli occhi
di tutte quelle cameriere puntati addosso per il resto della serata? -
quindi se ne era accorto?
- Bè, no... -
- Quindi -
- Ma non sta bene mentire - lui inarcò le sopracciglia
- Senti un po' da che pulpito... Ahia! - un altro calcio gli
impedì di completare la frase - Di questo passo
tornerò a casa pieno di lividi -
- Così impari a chiudere quella boccaccia -
- Non pensavo fossi una donna tanto violenta, Hermione, mi deludi -
lei, per tutta risposta, gli fece una linguaccia - E anche maleducata!
- suo malgrado questa volta volta la ragazza
scoppiò a ridere, coinvolgendo anche lui
- Credo che questa sia la prima volta che ci ritroviamo a ridere in
questo modo da soli -
- Senza che Ron abbia fatto qualcosa di stupido intendi? -
- No - rispose lei sghignazzando - Intendo proprio noi due, da soli,
che ridiamo insieme -
- Non esserne così sorpresa, Granger: in compagnia dei
gemelli Weasley ci si può solo divertire -
- Cercherò di tenerlo bene a mente d'ora in avanti - a quel
punto ognuno si dedicò alla sua bevanda. Quando
poggiò la tazza alle labbra, Hermione notò che il
tè, da bollente che era stato, era diventato tiepido. Il
silenzio era caduto sul loro tavolo, ma, contrariamente a quanto le
accadeva di recente, non si trattò di un silenzio
imbarazzato, pesante, dal quale avrebbe voluto scappare. No, era uno di
quei silenzi consapevoli, sereni, ma carichi di aspettative.
Stranamente si ritrovò a sperare che quel momento non
finisse mai
- Ora voglio la verità - la voce di Fred irruppe fra i suoi
pensieri - Perché sei qui e non con i tuoi genitori? - l'ex
Prefetto pensò di non aver mai visto lo sguardo del giovane
tanto serio, era uno sguardo che non ammetteva una via di fuga
- Non sono più andata dai miei parenti - rispose evasiva
- Quindi stai a casa con i tuoi genitori? - inutile, voleva davvero
conoscere tutta la verità
- No -
- Ebbene? - poteva Fred Weasley essere seccato?
- Ebbene, i miei genitori sono partiti, mentre io sono rimasta a Londra
- lui parve irrigidirsi leggermente
- Perché? -
- Come? -
- Perché? Perché non sei venuta alla Tana,
perché non sei partita, perché eri da sola. - lei
tirò un lungo sospiro
- Non volevo -
- Non volevi? - fece eco lui, assottigliando lo sguardo
- Esatto -
- Bè, potresti essere un po' meno dettagliata? -
sbottò - Che cosa non volevi? -
- Non volevo stare con nessuno di voi - ammise alla fine, chinando il
capo
- Per la barba di Merlino! E perché? -
- Perché la vostra felicità mi faceva sentire
fuori luogo - nuovamente il silenzio, questa volta, però,
non fu piacevole come la precedente. Hermione avvertiva un intenso
pizzicore agli occhi, ma per nessuna ragione al mondo avrebbe concesso
a sé stessa di piangere
- È per Ron? - a quella domanda, posta così a
bruciapelo, la ragazza si voltò di scatto verso di lui
- Certo che no! - dichiarò offesa
- E allora mi spieghi il senso di ciò che mi stai dicendo? -
- È quello che sento, non deve necessariamente avere un
senso. Non per te. -
- Per caso ti abbiamo fatta sentire in qualche modo a disagio? -
stavolta sembrava seriamente preoccupato
- Assolutamente no! Si tratta solo di un mio problema, voi non
c'entrate nulla - lui la guardò intensamente
- Non ti va di dirmi cosa non funziona? - a questa richiesta
dell'amico, cominciò a torcersi nervosamente le mani
- Bè, ecco... - tentennò - Non saprei davvero
come fare per spiegarti -
- Prova - la incoraggiò
- È che.... a volte, spesso mi sento così triste
e sola, che la felicità altrui non fa che darmi fastidio -
cominciò - Mi sento così arrabbiata,
continuamente e non sai quanto io mi odi per questo. Ma, soprattutto,
mi odio perché, delle volte, arrivo addirittura ad odiarvi.
Tutti voi e le vostre vite felici. - quasi non respirava - È
che... - una lacrima scese lungo la guancia - è che mi sento
così sola - finalmente era libera - Chi se lo aspettava che
sarebbe stata così dura - disse infine, sorridendo tra
quelle lacrime che, ormai, non si sforzava più di
trattenere.
Il momento in cui, dopo lunghi e interminabili tentennamenti, si riesce
finalmente a dire quello che si sente davvero, è talmente
magico che potrebbe anche essere il frutto di un incantesimo.
Finalmente ci si trova in uno stato di quiete, tutta la tensione
accumulata sembra quasi sparire nelle lacrime e un nuovo e speciale
rapporto si crea con la persona alla quale abbiamo deciso di confidare
i nostri turbamenti. Di certo, Hermione Granger che racconta i suoi
dolori a Fred Weasley è alquanto paradossale
- Nessuno ha detto che debba essere per forza facile. Ma non va bene
che tu tenga tutto dentro. - lei annuì
- Adesso lo so -
- Caspita, Hermione Granger che mi dà ragione -
cercò di sdramatizzare il gemello di casa Weasley, mentre le
porgeva il suo fazzoletto - Un evento più unico che raro -
sorrise e lei gli sorrise di rimando
- Grazie - disse - Vado un'attimo al bagno - e si dileguò.
I'm a slow dying flower
Frost killing hour
The sweet turning sour
And untouchable
Nathalie Merchant – My Skin
Quando fu dentro si assicurò di essere sola,
dopodiché chiuse a chiave la porta affinché
nessuno la disturbasse. Con passi lenti, quasi strascicati, si
avvicinò al lavandino, aprì il rubinetto e
lavò via dal volto le tracce del pianto. Quando ebbe finito
e l'acqua fu asciugata dal fazzoletto di Fred, la ragazza si concesse
di gettare un'occhiata al suo riflesso nello specchio: gli occhi erano
ancora rossi, ma il gonfiore, per fortuna, si era attenuato. A
differenza delle altre donne non doveva temere che il trucco le si
fosse sciolto, perché non ne indossava mai, se non in
occasioni davvero particolari e in quantità minime. Ginny le
diceva sempre che, prima o poi, sarebbe arrivato il giorno in cui
avrebbe desiderato essere più carina per un ragazzo e che
allora avrebbe rimpianto di non averle mai prestato ascolto. Scosse la
testa: che diamine si metteva a pensare in un momento del genere?
Si avvicinò al muro, si voltò, vi
poggiò la schiena, scivolando lentamente verso il pavimento,
le ginocchia strette al petto: ancora adesso, senza sforzo, riusciva a
ricordare nei minimi dettagli il giorno in cui Ronald aveva chiuso con
lei. Ricordava l'ora alla quale si era svegliata, cosa aveva mangiato a
colazione, le faccende sbrigate in ufficio, la cena con il suo
fidanzato....
Ricordava alla perfezione il modo in cui lei si era aggrappata al
tavolo nel momento in cui lui aveva pronunciato le fatidiche parole,
come temesse di sprofondare, come avesse perso qualsiasi certezza. Era
riuscita a vedere chiaramente tutti i suoi progetti per il futuro
sgretolarsi e riversarsi in frantumi ai suoi piedi, lasciandola vuota,
condannandola ad essere niente. Quasi le era sembrato di essersi
tramutata in un'altra, trapiantata in un corpo che non era il suo,
tanto la sua vita le era parsa improvvisamente sciocca e priva di
senso.
Dio, come aveva potuto essere così stupida?! Come aveva
fatto a non rendersi conto di quel che stava accadendo proprio sotto il
suo naso?
Non vi erano stati urla, pianti, ira, né, tanto meno,
richieste di chiarimenti: semplicemente Hermione si era alzata dal
tavolo, aveva ringraziato l'amico per la cena e si era congedata.
Nessuno aveva avuto più sue notizie per oltre una settimana,
né a casa né al lavoro, ancora restava un mistero
dove si fosse recata. Aveva preferito che nessuno lo venisse a sapere,
più per una sorta di capriccio personale che per una ragione
veramente significativa. Non aveva voluto incontrare nessuno, parlare
con nessuno, aveva soggiornato in un piccolo hotel a Liverpool,
pregando i proprietari di non disturbarla se non per consegnarle il
pranzo. No, non aveva bisogno neanche del servizio della cameriera, si
sarebbe fatta bastare le stesse lenzuola. E lì, chiusa in
quella stanza, aveva trascorso la sua settimana a riflettere, lontano
da quelle frasi e quegli abbracci che avrebbero dovuto esserle di
conforto, aiutarla ad incassare il corpo, ma di cui lei non aveva alcun
bisogno.
Tornata a Londra aveva pazientemente subito i rimproveri di tutti,
oltre allo sguardo mortificato del suo ex, che, a quanto pareva, ancora
non si era scomodato a render nota la notizia, costringendo lei ad
essere la portatrice di quelle poco piacevoli novità.
Pavido fino alla fine, eh Ronald?
Toc Toc.
- Hermione - silenzio - Hermione sei ancora lì dentro? -
- Frederick Weasley smettila di dire assurdità - rispose
alzandosi, la voce nuovamente limpida - Dove mai sarei potuta scappare?
È un semplice bagno, non l'ingresso per la camera dei
segreti - poté udirlo sghignazzare da oltre il pannello
- E allora sbrigati Granger, dobbiamo andare - la porta immediatamente
si spalancò
- Andare? - chiese leggermente allarmata - Andare dove? - lui le porse
il cappotto e il resto
- Oh, andiamo Granger! Che fine ha fatto il tuo spirito Grifondoro? -
le lanciò uno sguardo di sfida - Non avrai paura, spero -
- Di te Weasley? Mai. -
'Cause it's you and me
and all of the people with nothing to do
Nothing to lose
And it's you and me
and all other people
And I don't know why
I can't keep my eyes off of you
Lifehouse – You and Me
La nevicata doveva essere cessata già da un po',
poiché il mantello bianco della strada era già
colmo di centinaia, se non migliaia, di impronte. Anche quelle di
Hermione tornarono a far parte della schiera, questa volta,
però, non da sole
- Mi spieghi perché sono praticamente stata costretta a
seguirti? - Fred Weasley sbuffò
- Non essere così acida, Granger. Ammetti semplicemente che
anche tu sei caduta vittima del mio fascino irresistibile -
- Ha! - gli diede un forte scappellotto - Non credo proprio - per tutta
risposta lui le fece lo sgambetto, così che la ragazza si
ritrovò a faccia un giù nella neve, ancora
più seccata - Sto per tornarmene a casa -
annunciò, mentre tentava di rialzarsi. Il gemello le porse
una mano e, dopo un'attimo di titubanza, lei l'afferrò
- E va bene, va bene - la tirò su - Prometto che
farò il bravo -
- C'è da fidarsi? - un sorriso
- E chi lo sa - e detto questo ricominciò a camminare, senza
aspettarla
- Ehi, almeno aspettami! - gli corse dietro a fatica - Si
può sapere dove stiamo andando? - chiese affiancandolo, lui
scosse la testa
- Eh no, signorina Granger - le rispose, imitando il tono di voce della
McGranitt - Lo scoprirà quando saremo arrivati - la bruna
incrociò le braccia al petto
- Sei un testardo! -
- E tu invece una bambina - ribatté
- Co...! -
- Ma non importa - continuò lui prima che potesse terminare
la frase - mi vai bene anche così - per un attimo, quando
l'amico pronunciò quelle parole, non disse nulla,
limitandosi a ricambiare il suo sguardo: chissà
perché non aveva mai notato quanto fossero blu i suoi occhi,
tanto profondi che le parve quasi di poterci sprofondare.
Quando capì di essersi incantata, immediatamente volse il
volto, arrossendo notevolmente
Spero non se ne sia accorto
Per distrarsi l'ex Grifondoro cominciò a guardarsi intorno
con più attenzione, perdendosi nella contemplazione di
quella immane folla che invadeva le strade della città
- Fred -
- Dimmi -
- È una mia impressione o anche tutte queste persone si
stanno recando nel nostro stesso posto? -
- Caspita Granger! - guardò l'orologio - Neanche cinque
minuti, è un nuovo record! - altro scappellotto
- Scemo! - lui rise
- Non ti dirò dove andiamo, non ne ho alcuna intenzione -
che bambino dispettoso!
- Oh, insomma Weasley! - gli disse fermandosi - Se non parli giuro che
pianto i piedi qui e neanche un tir sarà in grado di farmi
spostare! Non ho alcuna intenzione di andare alla deriva con te -
- Ah sì? - le chiese lui divertito
- Sì! - rispose annuendo vigorosamente
- Bene - ancora una volta non ebbe neanche il tempo per rendersi conto
di cosa stesse accadendo, che Fred l'aveva afferrata e caricata sulla
spalla come un sacco di patate
- Ma cosa fai! - si lamentò, cominciando a scalciare -
Mettimi giù! -
- Smettila di lamentarti Granger, ti stanno fissando tutti -
- E tu non credi che in realtà stiano fissando te che mi hai
letteralmente preso sulle spalle, no eh? - fece lei caustica
- Certo che no - obbiettò lui sicuro - E adesso fai la brava
- le intimò inoltre, dandole una pacca sulla schiena
- Giuro che quella mano te la stacco a morsi -
- Però, siamo violente - osservò con noncuranza
- Non immagini quanto - tentò di minacciarlo, lui fece
spallucce
- Oh bè, sai com'è, con cinque fratelli dopo un
po' ci fai l'abitudine - tentò di ribellarsi ancora per un
po', fino a che, stanca, non si rilassò completamente,
lasciandosi trasportare a peso morto. Dalla sua posizione non le era
possibile vedere granché, sia perché era a testa
in giù, che perché le frange della sciarpa le
bloccavano la visuale. Eppure, nonostante generalmente odiasse non
avere controllo sulla situazione, dovette ammettere a sé
stessa che non le dispiaceva, per una volta, essere in totale balia di
qualcuno, come non fosse più costretta a pensare, ma solo a
lasciarsi trascinare. E, a dirla tutta, non le dispiaceva nemmeno che
fosse Fred Weasley a farle sperimentare quella nuova sensazione
- Non esagerare, potrei abituarmi a questo silenzio - la
riportò alla realtà il diretto interessato
- Stavo pensando - si limitò a dire
- Mi chiedo se ci siano momenti in cui non lo fai - osservò
- Sai Granger, credo dovresti imparare a rilassarti un po' - lei
ridacchiò
- Non mi dire! E suppongo tu ti ritenga la persona più
adatta ad insegnarmi una cosa del genere -
- Esattamente - disse compiaciuto, poi parve rifletterci su - Ehi,
aspetta un attimo! Mi hai forse appena dato dello zuccone? -
- No, è stata davvero questa la tua impressione? - gli
chiese ironicamente, per tutta risposta ebbe un'altro buffetto sulla
schiena - Ehi! - lui sciocchò le labbra
- Granger, Granger... cosa devo fare con te? -
- Mettermi giù? -
- Ci hai provato, ma no, ritengo tu stia benissimo dove sei -
sbuffò
- Manca ancora molto? - si lamentò - Questa posizione inizia
ad essere scomoda! -
- Guarda che sono io a portarti in spalla! -
- Stai forse dicendo che sono grassa? -
- E questo che c'entra? -
- Se ti sei stancato di portarmi è perché ritieni
che io sia pesante, ergo, pensi sia grassa -
- Benedette donne! - esclamò fermandosi - Perché
nessuno ha ancora creato un manuale d'uso apposta per voi? -
- Perché ancora nessun uomo si è dimostrato tanto
intelligente da esserne in grado - a questa sua Fred rise di cuore, da
quando aveva una risata così bella?
- Ok Granger, va bene - mollò la presa e la fece cadere
seduta in terra - Mi arrendo - sorrise
- Finalmente accetti la mia superiorità - lui le porse una
mano, sorridendole di rimando, lei l'afferrò
- Ritengo sia dovere di un uomo accettare la sconfitta quando
necessario -
- Incredibile! Fred Weasley che mostra un briciolo di
maturità - ma la frase le si smorzò in gola,
poiché l'amico aveva tirato troppo forte e lei si era
trovata stretta a lui, il viso a pochi centimetri dal suo. Con tutta
probabilità divenne paonazza, in quanto Fred non perse tempo
per ricomnciare a prenderla in giro, stemperando la tensione
- Emozionata Granger? - Hermione si staccò con uno spintone
- Ti piacerebbe, Weasley - rispose con aria di sfida
- Basta così - disse poi lui inaspettatamente, alzando le
mani in segno di resa - Siamo arrivati -
- Siamo arrivati? - gli fece eco lei, per tutta risposta lui le
afferrò le spalle e la fece voltare - Mi hai portata al
Covent Garden(1)? - chiese ancora, inarcando un sopracciglio
- Non c'è posto migliore per trascorrere la Vigilia di
Natale - affermò annuendo
- Ma se questa è la prima volta che ci vieni! -
- Bè, lo dicevano i manifesti per strada! - la ragazza
alzò gli occhi al cielo
- Sei proprio un bambino Frederick Weasley -
- Può darsi - ammise - Fatto sta che ora siamo qui, tanto
vale divertirsi - e così la prese per mano, trascinandola
verso l'Apple Market(2).
Mentre si lasciava guidare da lui, lo sguardo le cadde sulle loro mani
intrecciate, facendola arrossire di nuovo
- Guarda che posso camminare anche da sola -
dichiarò
- Non mi fido, potresti scappare -
- Che cosa?!? - sbottò indignata - E sentiamo, di grazia,
perché dovrei farlo? - lui continuava a camminare senza
voltarsi
- Perché hai troppa paura di scoprire che puoi divertirti
assieme a me -
- Tu vaneggi Weasley - a questo punto finalmente si girò
verso di lei, guardandola intensamente
- Lo vedremo Granger -. Insieme passarono sotto l'arco dell'Apple
Market ed Hermione si stupì delle grandiose decorazioni che
scendevano dal soffitto e adornavano la struttura
- Non spalancare troppo la bocca, potrebbero entrarci le mosche - la
punzecchiò l'amico, lei si limitò a sorridergli,
con gli occhi che le brillavano. Aveva dimenticato quanto potesse
essere bello andare in giro per la città durante le
festività, in special modo in luoghi caratteristici come
quello, che sembravano sprigionare magia da ogni angolo. Le
tornò alla mente che anche con i suoi genitori, da bambina,
aveva l'abitudine di percorrere quello stesso tratto la sera del 24
Dicembre: divertirsi girando tra le bancarelle, mangiare mele candite
e, infine, fermarsi a bere una bollente tazza di tè. C'erano
così tante cose belle da osservare, che la giovane
desiderò poter restare lì in eterno solo per
poterle ammirare tutte. Si fermò presso uno stand pieno di
buffi cappelli, ne prese e indossò uno a forma di hot dog
gigante, mentre Fred ne provò uno con le sembianze di un
tacchino. Era talmente buffo che cominciò a ridere fino a
che la pancia non iniziò a dolerle, il ragazzo le mise il
broncio, ma non durò più di cinque minuti,
poiché l'amica ne calzò un altro a forma di mucca
che lo fece sganasciare
- Aspetta un secondo - le disse, ancora ridendo. Lo vide
allontanarsi, parlare con quello che doveva essere il proprietario del
banchetto, per poi tornare da lei - Ok, adesso vieni con me - la prese
nuovamente per mano
- Ma non possiamo andarcene con questi! - disse, adducendo ai cappelli
- Certo che possiamo, adesso sono nostri. Li ho comprati. -
- Che...? -
- Prego - la bloccò - Adesso entra -
- Non vorrai dirmi che intendi fare una foto mentre indossiamo questi,
vero? -
- Certo che sì - la sua presa si fece più salda,
ma non dolorosa - Non provarci neanche a scappare, non riusciresti a
percorrere un metro -
- Ma io ho una dignità! -
- Non è vero, l'hai persa quando hai indossato quel cappello
a forma di hot dog! - suo malgrado Hermione sorrise
- E va bene - si arrese, entrando nella cabina - Ma facciamo in fretta
-
- Su su - disse lui entrando a sua volta e chiudendo la tendina - Via
il dente via il dolore - concluse sedendosi
- E io? - domandò lei
- Tu cosa? -
- Merlino - sbottò esasperata - Dove mi siedo io? -
domandò di nuovo, con lo stesso tono che aveva usato con
Harry e Ron quando si erano conosciuti in treno
- Ma mi pare ovvio - fece lui, cominciando a battersi una mano sulla
gamba - Qui -
- Vorrai scherzare spero - fece leggermente allarmata
- E perché mai - il suo sguardo la diceva lunga - Sono
sicuro ci starai comodissima -
- Se davvero pensi che io....! - ma – Dio mio, ma
quando imparerò? – non ebbe neanche il tempo di
terminare la frase, che lui l'aveva tirata e fatta sedere a forza sulle
sue ginocchia
- Ora basta Granger - le sussurrò a pochi
centimetri dall'orecchio, lei si irrigidì - Ora devi solo
rilassarti - da quando la voce di Fred Weasley era così....
così?!?
- E come faccio, se tu continui ad irritarmi? - lui si
distaccò e la giovane tirò un sospirò
di sollievo
- Non mi offenderò per questo tuo commento Granger, tanto so
che non lo pensi -
- E va bene, per questa volta anch'io mi arrendo - sapeva che lui non
avrebbe mai mollato il colpo - Farò quello che vuoi -
.....l'aveva detto sul serio?
Spero che la mia morte sia veloce e indolore
- Tutto quello che voglio, Granger? - perché sembrava
così compiaciuto? - Potrei anche approfittarne -
- Non fingere di capire qualcos altro - lo
rimbeccò - Non sei così stupido -
- Non essere sempre così acida Granger, rischi di
farti venire un'ulcera -
- Su - fece poi inaspettatamente lei - Facciamo queste foto - e
inserì una monetina nella macchina - Sorridi - e proprio
quando stava per scattare, Fred Weasley cominciò a farle il
solletico.
Ok, doveva ammetterlo: passare la serata con lui non era poi
così male.
Note:
1) Covent Garden è la parte
più importante della zona d'intrattenimento londinese, il
West End. La Royal Opera House, uno dei più importanti
teatri d'opera al mondo, ha sede qui e si affaccia sulla piazza del
mercato di Covent Garden.
2) L'Apple Market è il centro
del mercato della piazza di Covent Garden, caratteristico mercatino di
creazioni artistiche, souvenir e graziosi atelier; si presenta
circondato da teatri, caffetterie, negozi e piccoli ristoranti,
nonché dalle dimore dei mercanti e degli aristocratici di un
tempo.
N.B. Personalmente non ho mai visitato Londra, quindi tutte le
descrizioni sono frutto della mia fantasia ( e di qualche foto trovata
in internet ).
Spazio autore:
Salve a tutti! Finalmente, dopo anni e anni, riesco a postare il primo
capitolo di una FanFiction. Non ho molto da dire in realtà:
spero possa piacervi e divertirvi, fatemi sapere cosa ne pensate!
Probabilmente aggiornerò la prossima settimana, a presto!
|
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Capitolo 2 *** All I want for Christmas ***
Chapter II - All I want for Christmas
I won’t ask
for much this Christmas
I won’t even wish for snow
No, I’m just gonna keep on waiting
Underneath the mistletoe
There’s no sense in hanging stockings
There upon the fireplace
'Cause Santa he won’t make me happy
With a toy on Christmas Day
I just want you here tonight
Holding on to me so tight
Girl, what can I do?
You know that all I want for Christmas
Is you…
Michael Bublé – All I Want for Christmas is You
Hermione Granger amava il Natale più di qualunque altra
cosa, a tal punto da poterne recitare ogni momento come una
filastrocca, ricordo marchiato a fuoco nella sua memoria: svegliarsi
col delizioso aroma della colazione, scartare i regali, comporre poesie
improponibili assieme al padre e, infine, cercare di aiutare, per
quanto possibile, la madre nella preparazione del famoso Pranzo di
Natale. Jean Granger(1) aveva la magica capacità di
creare
spettacolari manicaretti che riuscivano a stupirti ogni volta grazie
alla loro creatività e bontà, complici il grande
affetto che provava nei confronti dei suoi commensali e il
considerevole talento per i fornelli. Questa dote, ahimé,
non era stata ereditata dalla figlia, la quale, per quanto si
sforzasse, non riusciva ad evitare che tutti i suoi piatti fossero
vittime infelici di autocombustione. L'unica ricetta che riusciva a
riprodurre era quella dei biscotti di pan di zenzero, con i quali la
famigliola aveva preso l'abitudine di accompagnare il tè
pomeridiano, lì accanto allo scoppiettante caminetto.
Anche quella mattina il risveglio dell'ex Grifondoro fu allietato dagli
invitanti aromi della sala da pranzo, i quali le stuzzicarono talmente
l'appetito da costringerla ad aprire gli occhi molto prima del
previsto. Si posizionò a sedere sul letto, stiracchiandosi
ed emettendo un sonoro sbadiglio: la sua camera era sempre la stessa:
le pareti lilla ridipinte quando aveva otto anni, la mobilia color
panna e centinaia di libri ammassati ovunque. Non si poteva certo dire
si trattasse di una stanza ordinata, al contrario di quella occupata ad
Hogwarts, ma, si sa, ognuno ha i suoi piccoli scheletri nell'armadio e
la nostra amica non era di certo da meno, essendo la pigrizia una
caratteristica manifesta solo alla larga da sguardi indiscreti.
Scostò via le coperte, rabbrividendo leggermente e dando il
via alla ricerca delle sue pantofole: pelose e con la faccia di Snoopy,
un regalo della nonna. Appena in piedi si affrettò ad
indossare la vestaglia azzurra,così da potersi dirigere
nella stanza attigua, baciare i genitori e augurare loro un buon Natale.
Proprio mentre era sul punto di varcare la soglia, però, un
pensiero improvviso la fece desistere e preoccupare
I miei genitori sono fuori città.
Chi diavolo era entrato in casa ed aveva preparato addirittura la
colazione?
Un ladro? No, impossibile – Perché mai un ladro
dovrebbe venire a cucinare in casa mia?
Forse si trattava di un senzatetto, il quale, credendo la casa vuota,
si era intrufolato per poter trascorrere al caldo le sue vacanze.
Sì, questa opzione era decisamente più probabile,
anche se ciò non leniva in alcun modo la sua inquietudine.
Infatti, chi le assicurava che, di chiunque si trattasse, non ne
avrebbe approfittato per farle del male?
Sì guardò intorno alla disperata ricerca di
qualcosa che potesse servirle da arma – Merlino, che fine
avrà fatto la mia bacchetta? –, senza
risultato. Poi, finalmente, l'occhio le cadde su qualcosa che, in un
modo o nell'altro, avrebbe potuto sfruttare a suo favore. Si
avvicinò quindi alla scrivania in punta di piedi, prelevando
ciò di cui aveva bisogno, per poi dirigersi nuovamente verso
la porta con passo felpato. Ringraziò Dio e tutti i Santi in
Paradiso che suo padre ne avesse recentemente oliato i cardini,
poiché altrimenti avrebbe potuto dire addio all'effetto
sorpresa.
Muovendosi quanto più silenziosamente possibile, si diresse
verso la camera incriminata, stando bene attenta a che nessuno sbucasse
all'improvviso alle sue spalle. Quando fu vicina alla meta,
poté distinguere nitidamente il rumore dei passi di
qualcuno: stando alla chiarezza di quel suono, l'intruso era
probabilmente molto alto e robusto, cosa che rendeva ancora
più scarse le sue possibilità di vincita in un
eventuale corpo a corpo. Inspirò ed espirò
profondamente, cercando di far riaffiorare tutto il coraggio che aveva
dimostrato di avere durante la Guerra Magica e che, in quel momento,
sembrava averla completamente abbandonata.
Insomma Hermione! Provò ad incitarsi Che fine ha
fatto tutto
il tuo spirito da fiera e audace Grifondoro?
Tirò un altro lungo respiro, dopodiché
afferrò il toro per le corna e avanzò a passo
deciso verso qualunque cosa la aspettasse: una figura in piedi le dava
le spalle
- Fermo dove sei! Cosa credevi di fare in casa mia?!? - e, detto
questo, lanciò decisa la sua arma
- Aaaaaaaah! - urlò la figura, voltandosi e rivelando un
volto ben conosciuto
- Aaaaaaaah! - urlò a sua volta Hermione, mentre l'altro
riusciva miracolosamente a scansare quel bolide letale
- Granger! Ma cosa diamine pensavi di fare? - la rimproverò
un Fred Weasley in tenuta casalinga – Era un grembiule quello
che indossava?
- Tu piuttosto cosa pensavi di fare! - lo rimbeccò lei -
Credevo si trattasse di qualche malintenzionato! -
- E tu pensavi davvero di metterlo K.O lanciandogli l'edizione
integrale de “La storia di Hogwarts”?! -
domandò scettico
- Non trovavo la mia bacchetta, c'era poco da fare gli schizzinosi -
lui si abbassò per raccogliere il libro
- Caspita - disse, soppesandolo - Saranno almeno cinque chili! Ora
capisco perché tu abbia optato per questo. -
- Più di duemila pagine di conoscenza hanno il loro giusto
peso -
- Già, un peso fin troppo eccessivo -
- Sempre il solito - constatò la ragazza - Ma, a proposito -
continuò, puntandogli contro un dito - Si può
sapere cosa ci fai tu in casa mia? Per giunta la mattina di Natale! -
per un istante parve dubbioso
- Davvero non ricordi? -
- E cosa dovrei ricordare? - sbottò esasperata
- Ieri sera ti ho accompagnata qui che non ricordavi neanche il tuo
nome - le raccontò - Ti sei data al consumo sfrenato di
Marshmallow e sidro di mele, dando spettacolo per strada -
Eh?!?
- Dici sul serio? Io non ricordo nulla - disse, sedendosi al tavolo
- Ci credo, eri talmente fuori - si massaggiò le tempie
- Ok, ero ubriaca e vittima di intossicazione da zuccheri.
Ciò non spiega, però, perché tu sia a
casa mia adesso -
- Ma come Granger, così mi ferisci - affermò,
assumendo un'espressione melodrammatica - Davvero non ricordi l'intensa
notte di passione trascorsa con me? -
- Che cosa?!? - arrossì violentemente e fece per alzarsi, ma
il piede le si incastrò e rovinò pateticamente in
terra - Starai scherzando, spero! -
- Non potrei mai scherzare su una cosa del genere - si
poggiò solennemente la mano sul petto - Piuttosto dovrei
essere io a chiederti se mi stai prendendo in giro, in fondo non
ricordi la notte più bella della tua vita -
cominciò ad avvicinarsi - Vuoi forse un ripassino? -
incapace di fare alcunché, la giovane cominciò a
strisciare all'indietro per cercare di distanziarlo
- Non ci penso neanche! - il ragazzo scoppiò a ridere
- Rilassati Granger - disse, sedendosi a gambe incrociate - Ti stavo
solo prendendo in girò - dichiarò - Non
è successo assolutamente nulla tra noi due stanotte, a meno
che tu non voglia considerare il modo cavalleresco con cui ti ho
portata in braccio fino al tuo letto mentre eri semi incosciente. -
ammiccò nella sua direzione - Magari potremmo accordarci
sulla giusta ricompensa -
- L'unica ricompensa che riceverai da me sarà un sincero
“grazie”, non illuderti - lo informò,
girando il volto dalla parte opposta alla sua e cercando di dissimulare
quel rossore che avvertiva prepotente sulle guance
- Che cattiva! -
- Piuttosto! - continuò lei - Non vorrai dirmi che sei stato
tu a cambiarmi anche gli abiti? - chiese, adducendo alla camicia da
notte che, ne era sicura, non indossava la sera precedente
- Giuro sul mio onore... -
- Perché, ne hai uno? - il giovane tossì
- Dicevo - le lanciò un'occhiataccia - Giuro sul mio onore
che non ho visto nulla che non avrei dovuto, anche se non mi sarebbe
dispiaciuto... -
- Fred! -
- Scusa, scusa, rettifico. Non ho visto nulla, punto. Soddisfatta? -
l'amica inarcò un sopracciglio
- Non so se dovrei fidarmi - il gemello sbuffò, rialzandosi
- Avanti Granger! Giuro che non ho in alcun modo attentato alla tua
integrità ieri notte, va bene così? - sembrava
alquanto seccato
- E va bene, scusa, mi fido - gli sorrise e lui non poté
fare a meno di sorriderle a sua volta
- Sei perdonata - aggiunse con aria di superiorità
- Ora mi aiuti ad alzarmi? -
- Giusto - le porse una mano – Dejà vù?
– e l'aiutò - E perché nessuno possa
mai dire che un Weasley non è capace di trattare una ragazza
- continuò - C'è una splendida colazione che la
aspetta di là, Miss - e si esibì in un esagerato
inchino
- Non mi dire! Fred Weasley, quel Fred Weasley, che prepara la
colazione. Sono a dir poco sconvolta -
- Sai com'è - le si rivolse con l'aria di chi la sapeva
lunga, forse troppo - Di solito serve a far colpo sulle ragazze -
- Capisco - sbottò infastidita - Bè allora la
prossima volta non ci sarà bisogno che ti disturbi - si
avviò senza aspettarlo - Considerando che non devi
preoccuparti di far colpo su me - si sedette al tavolo, di nuovo.
Non aveva udito i passi di Fred seguirla e infatti fu molto sorpresa
nel constatare che si trovasse proprio alle sue spalle
- Dimmi Hermione, tu sei una ragazza? - Ancora? Ma è proprio
un vizio!(2)
- Però Fred, che occhio - lui poggiò le mani
sullo schienale della sua sedia, i muscoli degli avambracci tesi
- Ebbene, se è così, perché mai non
potrei voler far colpo su di te? - lo stomaco le si contorse
- Non capisco... -
- Ah, Hermione - disse, una mano a toccarle la spalla - Come devo fare
con te? - prima che lei potesse parlare, si era
già ritirato in cucina, lasciandola sola.
Cosa voleva intendere con quelle parole? Non lo sapeva, ma il cuore le
batteva talmente forte da farle credere potesse essere perfettamente
udibile in tutto il Regno Unito. La spalla bruciava lì dove
lui l'aveva toccata, lo stomaco continuava le sue terribili capriole.
Dio, ma cosa mi sta accadendo?
Si passò nervosamente le mani tra i capelli arruffati,
sospirando pesantemente, confusa come non mai. Non riusciva a dare una
spiegazione logica a quanto stava accadendo e ciò la metteva
in ansia, perché, ad essere onesti, non si era mai vista
Hermione Granger che non riusciva a comprendere qualcosa.
Oh, al diavolo!
Si alzò di scatto e si diresse a passo di marcia verso la
porta dietro la quale era scomparso, spalancandola
- Io... - tutta la determinazione che aveva avuto fino ad un attimo
prima sembrava essere sparita - Ecco.... - manteneva il capo chino,
torturandosi le mani - Per caso hai bisogno di una mano? - chiese,
senza ricordare minimamente cosa invece avrebbe dovuto dire. Ma,
d'altronde, aveva ben poca importanza se lui le sorrideva a quel modo
- Va bene - le rispose - Perché non porti le cose
in tavola? -
- Tutto qui? Io pensavo di fare qualcosa di un po' più
consistente -
- E rischiare così che la cucina vada a fuoco? -
strabuzzò gli occhi
- E tu come fai a sapere...? -
- Diciamo solo che mia madre non è molto discreta... - ora
capiva! Era stato circa tre anni prima: per San Valentino Ginny l'aveva
coinvolta nell'assurdo progetto di preparare in casa i dolci da
regalare a Harry e Ron e così si era ritrovata, con tanto di
grembiule a fiori, nella cucina della Tana ad ascoltare piazientemente
una Molly Weasley che impartiva loro ordini. Peccato non fosse andata
come speravano... - Ricordo ancora la voce di mia madre mentre ti
diceva: “Non preoccuparti, Hermione cara, a tutti capita di
compiere qualche errore. Solo, la prossima volta, sarà
meglio se certi esperimenti li metti in atto a casa dei tuoi
genitori” - si esibì in una perfetta imitazione
- Non dire altro, per favore! Non immagini nemmeno quanto mi sia
sentita mortificata quella volta - il ragazzo aveva afferrato il bricco
del latte e alcune tazze
- Non esageriamo! Non avevi fatto nulla di che, dopo tutto... - il suo
tono era tutto un programma
- Nulla di che? Ma se ho quasi fatto esplodere il forno! - lo
sentì trattenere a stento una risata di fronte al suo
dispiacere
- Bè - rispose, lo sguardo acceso di quella luce tipica dei
gemelli - Guarda le cose dal loro lato positivo -
- Sarebbe? -
- Non hai rischiato di essere rinchiusa ad Azkaban per omicidio -
- Fred! - lo vide mentre si esibiva in una fragorosa risata
- Ora, la prego, si segga Miss - la invitò, indicando il
tavolo con un gesto eloquente.
Hermione ebbe la certezza di avere assunto una ridicola espressione di
stupore, ma come avrebbe potuto farne a meno? La tavola era imbandita
di ogni genere di cosa: vi erano cornetti caldi, uova strapazzate,
pancetta, toast, pancakes, fritelle, spremuta, caffellatte e
cioccolato. Il giovane dovette accorgersi della sua meraviglia,
poiché assunse un'espressione decisamente compiaciuta
- Serviti pure -
- Hai preparato tu tutto questo? - chiese conferma
- Ti stupisce tanto? -
- Sì! - poi si affrettò a correggere le sue
parole - Cioè, non avrei mai creduto fossi capace di fare
una cosa del genere - lo vide accomodarsi al posto di capotavola, le
mani intrecciate sotto al mento
- Ci sono molte cose che non conosci di me, Granger. Ma non temere,
avrai tutto il tempo per imparare - scacciò con violenza la
sensazione di disagio che cercava di investirla, sedendosi accanto
all'amico
- Direi, allora, di non perdere tempo e cominciare da queste -
affermò, iniziando a servirsi una generosa porzione di ogni
pietanza. Avvertì il suo sguardo su di sé ancora
per qualche istante, dopodiché anche lui cominciò
ad arraffare qualcosa. Per tutto il resto della colazione non si
udì altro se non le esclamazione di estremo apprezzamento
della ragazza ad ogni boccone, gli occhi brillanti e la faccia felice
come quelli di una bambina
- Mammamia! - disse infine - Credo di stare per scoppiare! - lo
sentì ridacchiare
- Ci credo! Hai mangiato quanto un'intera squadra di Quidditch! -
- Ma non è vero! - cercò inutilmente di difendersi
- Ah no? E allora mi spieghi perché mi sono ritrovato a
dover praticamente lottare con le unghie e con i denti per un misero
cornetto? -
- Questo non c'entra nulla! - tentò ancora, disperata
- Certo, certo - finse di accondiscendere lui - Io porto le cose di
là -
- Aspetta - lo bloccò - Tu hai preparato, di conseguenza
sono io che devo sparecchiare e lavare i piatti - lo vide stringersi
nelle spalle
- Di norma sarebbe così, ma vorrei farle notare, signorina
Granger, che sono le dieci e lei è ancora in camicia da
notte e vestaglia. - le mise una mano sui capelli - Con tanto di
zazzera arruffata, per giunta! - ridacchiò ancora quando la
vide gonfiare le guance
- Non sei per nulla gentile a farmelo notare, Frederick Weasley -
- Non sia così permalosa, signorina. Volevo solo farle
notare che forse, forse, sarebbe il caso per lei di andare a fare una
doccia - ammiccò - Poi se la sua reticenza nasce dal fatto
che non le va di farla da sola, possiamo subito... -
- Fred! -
- E va bene, va bene - alzò le mani in segno di resa - Come
non detto - lei scosse la testa
- Non cambierai mai, vero? - prima di rispondere parve rifletterci su
- No, ma, dopo tutto, non ti piacerei se non fossi così - la
ragazza arrossì fino alla radice dei capelli
- E chi ti dice, di grazia, che tu mi piaci? - le si
avvicinò pericolosamente, una mano sul tavola e l'altra
sullo schienale della sedia, come a bloccarle ogni via di fuga
- Ma ovviamente i tuoi occhi, mia cara -
- Smettila - lo allontanò - Cominci seriamente a
preoccuparmi, Weasley. Dimmi, anche tuo fratello è affetto
da questa grave forma di psicosi? -
- Quale fratello? -
- Ovviamente George -
- No, sono solo io -
- Perché - chiese ancora - Nel caso in cui non si fosse
trattato George, la tua risposta sarebbe stata diversa? -
- Sai com'è, non sono ancora totalmente convinto della
sanità mentale di Ron... -
- Fred! -
- Ti piace proprio tanto pronunciare il mio nome, eh Granger? - gli
pizzicò un fianco
- Scemo! -
- Inutile che provi ad insultarmi, tanto so quanto mi ami - esasperata
– forse anche un po' agitata – si mosse verso il
bagno
- Continua a sognare, Weasley - gli disse, prima di chiudere la porta
alle sue spalle. Quando fu dentro, lo sguardo le cadde, terrorizzato,
su qualcosa a pochi metri da lei
- Mi hai stupito, Granger - la voce le giunse ovattata alle orecchie -
Non pensavo indossassi della biancheria così.... audace -.
- Giurerei di aver sentito Hermione urlare -
- Non essere sciocco Harry, sai bene che Hermione è in
vacanza con i suoi genitori -.
Am I in too deep?
Have I lost my mind?
I don't care
You're here tonight.
Enrique Iglesias – Hero
È una verità universalmente
riconosciuta che uno scapolo facoltoso debba sentire il bisogno di
prendere moglie. Per questo, appena un tale uomo appare all'orizzonte,
tutte le famiglie del vicinato lo considerano proprietà
legittima delle loro figlie in età da marito.(3)
Hermione Granger stava disperatamente tentando di concentrarsi sulla
lettura del suo libro, senza sortire, suo malgrado, favorevoli
risultati.
Come faccio a concentrarmi se.... “questo qui” non
la smette di fissarmi?
Stanca di quell'assurdo giochetto, chiuse di scatto le pagine,
scoccando un'occhiata assassina al povero mal capitato
- Lo trovi divertente? -
- Non particolarmente - rispose Fred, seduto lì accanto a
lei - “Interessante” sarebbe la parola che userei -
- Bè, io non lo trovo interessante, né, tanto
meno, divertente. Gradirei la smettessi di fissarmi mentre leggo il mio
libro. -
- Ma mi sto annoiando! - aveva assunto il tono di un bambino
capriccioso
- Mi sembra - sottolineò seccata - che nessuno ti stia
obbligando a rimanere. Hai dormito, fatto colazione e pranzato qui, mi
pare più che sufficiente per oggi - lo vide sbuffare - La
tua famiglia ti avrà già dato per disperso -
- Non devi preoccuparti di questo - la rassicurò - Ho
già avvertito la famiglia -
- Cosa?!? -
- Calma, calma. Non ho detto loro che sono con te, tranquilla - la vide
tirare un sospiro di sollievo
- E allora cosa gli hai detto? -
- Che avrei passato il giorno di Natale con la mia ragazza - le
comunicò, gongolante
- Fred! -
- Una scusa come un'altra - si giustificò, assumendo la
migliore espressione del suo repertorio
- Certo, come no - lo assecondò fiaccamente -
Così adesso, oltre al peso della mia bugia, devo anche
reggere il gioco a te. Bene! -
- Avanti, Granger, non essere petulante -
- Ah! E così adesso sarei anche petulante? - cominciava ad
esasperarsi sul serio - Ebbene, se sono noiosa, petulante e acida, vuoi
spiegarmi perché ci tieni tanto a stare in mia compagnia? -
nella foga della sua arringa, il libro le era caduto dalle gambe,
riversandosi aperto sul pavimento. L'amico la osservò per
qualche istante, mentre aveva ancora le guance arrossate,
dopodiché si chinò a raccogliere lo sfortunato
oggetto
- Mi dispiace averti offesa, Hermione. - le porse il romanzo - Non era
mia intenzione farlo - un profondo senso di colpa si
impadronì di lei, inducendola a mordersi nervosamente un
labbro
- No, scusami tu Fred. Sono stata davvero scortese con te in questi
giorni, dovrei esserti grata per quel che stai facendo -
- Non voglio la tua gratitudine - ci tenne a specificare - Voglio
soltanto che tu stia meglio - un sorriso amaro le comparve sulle labbra
- Dubito di poterti accontentare - si distese, poggiando il capo sul
bracciolo del grande divano. Chiuse gli occhi, cercando di ignorare la
forte sensazione di nausea e l'emicrania, carezzando il manoscritto che
teneva poggiato sul grembo. Non riusciva a cancellare la persistente
impressione di stare gettando via la sua vita, soprattutto in quei
giorni, mentre era a casa in vancanza.
Quando la guerra era finita ed Hogwarts era stata ricostruita, Hermione
aveva preso la decisione di terminare i suoi studi, mentre Harry
iniziava l'accademia per diventare Auror e Ron cercava di sfondare nel
panorama sportivo. Ottenuti i suoi M.A.G.O., era stata assunta presso
un piccolo dipartimento del ministero della magia, lavoro che le
permetteva una certa flessibilità per seguire Ron nei suoi
ritiri. Aveva fatto ciò che lui si aspettava da lei,
ciò che tutti si aspettavano da lei, ricoprendo un ruolo
senza infamia né lode, libera da qualsiasi cosa non fosse
stato quel vano impulso al sacrificio.
Non rammentava nessuno dei sogni che l'avevano cullata ai tempi della
sua adolescenza, nessuna ambizione o speranza, come vuota. Ironia della
sorte, non sapeva neanche perché avesse fatto tutto quello,
per quanto tentasse di scavare a fondo dentro di sé. Viveva
imprigionata in un lavoro che non le restituiva alcuna soddisfazione,
reclusa tra le mura che lei stessa aveva costruito, folle.
Non si vive per accontentare gli altri, la scelta deve essere solo
tua.(4)
D'altra parte, non poteva avere la presunzione di accusare qualcheduno
di quelle scelte, che, per quanto sbagliate, lei aveva portato avanti
liberamente e con cognizione. Poteva incolpare solo sé
stessa e la sua insicurezza, quali fautori della sua caduta in
disgrazia. Da tempo aveva cominciato a chiedersi per quale astrusa
ragione il Cappello Parlante l'avesse assegnata, anni or sono, alla
Casa di Godric Grifondoro, i cui componenti erano ben noti per quella
fierezza e quell'ardire dei quali, come aveva potuto ben appurare, lei
risultava oltremodo sprovvista.
Era come l'avessero appesa a testa in giù, gettata sul
baratro della follia, ma non ancora perduta. Ad ogni respiro
poteva avvertire la paura attraversarle le membra, scuoterla,
trasformando ogni istante in quello finale.
È come avere paura della vita stessa.
Aveva creduto che l'amore, l'approvazione e il rispetto delle persone
che la circondavano, l'avrebbero in qualche modo preservata dal rimorso
e dal rimpianto.
Quanto era stata ingenua?
- Allora? - la voce dell'amico la riportò alla
realtà
- Mh? -
- Per caso non stava prestando attenzione, signorina Granger? Sono
molto deluso da lei - finse di rimproverarla, assumendo un'espressione
arcigna
- Ma smettila! - gli disse, colpendolo con un cuscino - Piuttosto, cosa
volevi? -
- Volevo mi spiegassi come si usa questo coso - ripeté,
agitandole qualcosa a pochi centimetri dalla faccia
- In primo luogo, questo coso, come lo hai ribattezzato tu, si
chiama
telecomando. Serve per utilizzare il televisore anche a lunga distanza
- gli mostrò come
- Però! - commentò, riprendendo tra le mani
l'oggetto - Ingegnosi questi babbani! - alla ragazza venne da
ridacchiare - Che c'è? - le chiese, confuso
- Stavo soltanto ammirando l'impressionante somiglianza tra te e tuo
padre -
- Sai com'è - rispose, la voce impersonale a causa
dell'attenzione volta a comprendere il funzionamento di quel bizzarro
utensile - Abbiamo gli stessi geni -
- Come se i capelli rossi non fossero una prova più che
sufficiente - glieli scompigliò
- Piuttosto Granger, spiegami come si usa -
- Merlino Weasley! - sbottò lei, afferrando il telecomando -
Riesci ad impegnarmi quanto e più di un bambino - in un
lampo l'apparecchio Tv si accese, con grande stupore del gemello
- Caspita - si alzò per poterlo controllare più
da vicino - Chissà come...? - lo vide iniziare a trafficare
con i fili e decise di interromperlo prima che combinasse qualche
pasticcio
- Fred, senza offesa, ma preferirei che i miei genitori non trovassero
la casa a pezzi al loro ritorno -
- Vuoi dire che non ti fidi di me? - chiese contrariato
- Ovvio che no -
- Ma bene - assottigliò lo sguardo - Vorrà dire
che la mia feroce vendetta si abbatterà su di te -
iniziò a muoversi lentamente e minacciosamente verso di lei
- Smettila - lo ammonì - Guarda che non mi fai paura -
- Ah sì? - la punzecchiò - E allora
perché sei arretrata contro la spalliera del divano? -
- Semplice istinto di auto conservazione - lui continuava ad avanzare -
Mai sentito parlare? -
- Ritengo sia qualcosa che non mi riguardi affatto - affermò
sicuro, la ragazza ormai seduta in bilico sullo schienale del
sofà
- Hai davvero tutta questa voglia di farti affatturare da me? -
- Dubito ne saresti davvero capace -
- Ah sì?! Bè, non mi conosci affatto - ormai era
vicinissimo - E non fare neanche un altro passo, altrimenti... Ahi! -
nella foga del momento aveva perduto l'equilibrio, per fortuna il
tappeto aveva attutito la caduta. Non aveva ancora tentato a rialzarsi,
che la faccia di Fred comparve, provocatoria
- Ti capita spesso di scivolare e cadere?(5) - le chiese, ironico
- Soltanto da quando ho così strettamente a che fare con te
- rispose - E poi, in genere, qualsiasi altro ragazzo sarebbe stato
così gentile da prendermi in braccio - si tirò
sui gomiti - Ovviamente non Fred Weasley - lo osservò
inarcare un sopracciglio
- Vuoi che ti prenda in braccio? - sbuffò
- Ovvio che... Ehi! - ancora una volta, non l'aveva neanche visto
muoversi - Ma cosa fai?! -
- Ma come! - la scimmiottò - Non avevi detto che qualsiasi
ragazzo ti avrebbe aiutato? È quello che ho fatto -
- Ma io non volevo il tuo aiuto -
- Non mentire Granger, so bene che aspettavi solo questo momento per
saltarmi addosso -
- Che cosa?!? -
- Già, non fare tanto l'innocentina con me -
- Ma tu... tu sei... -
- Lo so, sono meraviglioso, ma non sciuparmi troppo. - l'ex Grifondoro
si dimenò fra le sue braccia
- Fammi scendere immediatamente, Frederick Weasley! Oppure... -
- Cara Hermione, non credi di trovarti nella posizione sbagliata per
potermi minacciare? -
- Allora significa che ti odierò con tutta me stessa -
incrociò le braccia al petto
- Sopravvivrò - commentò serafico - Oppure, il
dolore potrebbe essere talmente grande da non riuscire a sopportarlo,
in quel caso avresti la mia morte sulla coscienza -
- Mai pensato di fare l'attore? - chiese piccata - Possiedi delle
incredibili doti drammatiche -
- Uhm... non saprei - le fece l'occhiolino - In realtà avevo
in mente ben altro per passare il tempo... -.
La Granger avvertì il cuore mancarle di un colpo e le gote
infiammarsi: non riusciva a comprendere l'atteggiamento del ragazzo,
né a cosa mirasse realmente. Solo di una cosa era certa: non
le piaceva come la faceva sentire
- Inutile continui a sognare, non avrai alcuna soddisfazione stasera -
lo avvertì
- Bè, hai detto stasera, non è male -
- Prego? -
- Niente, niente - disse, adagiandola cautamente sui morbidi cuscini
del canapè - Presto, molto presto, capirai anche tu - i loro
volti si trovavano ad appena una mezza spanna l'uno dall'altro, i
respiri che si fondevano in uno solo, come nettare di vita per le loro
anime. Lo sguardo di Fred era così limpido e profondo, che
ella credette di stare per annegarvi, tanto annaspava alla ricerca di
aria. Mossa da quell'emozione, la giovane allungò la mano
fino a sfiorare il profilo dell'amico, tracciandone il contorno,
imprimendolo nella pelle, sfiorando le labbra carnose con i
polpastrelli. Due mani virili giunsero a stringere la sua, baciandone
le dita, il palmo, l'interno del polso, senza mai interrompere il
contatto visivo. Un brivido le percorse la schiena a quell'umido
contatto, mentre tutto il suo corpo non faceva che chiederne ancora e a
gran voce.
Incautamente si lasciò sfuggire un sospiro, il quale fece
oltremodo risplendere quei due zaffiri che neanche per un istante
avevano smesso di contemplarla, quasi fosse lei la gemma più
preziosa
- Ti va di ballare? -
- Come? - fu costretta a battere le palpebre più e
più volte affinché il torpore che le offuscava la
mente si affievolisse - Ballare? - solo allora si accorse della tenue
melodia: il concerto di Natale(6) trasmesso dalla Bbc
- Ebbene? - le chiese nuovamente, stringendole ancora un po' la mano
- Immagino sarebbe impossibile rifiutare - le sorrise
- Esattamente - concordò - Vedo che finalmente cominci a
capire -
- Direi che, mio malgrado, questa terribile vicinanza, in un modo o
nell'altro, mi abbia insegnato qualcosa. Anche se, probabilmente, sarei
stata felicissima di continuare a vivere nell'ignoranza - il giovane
balzò in piedi e lei con lui
- Non essere sarcastica, Granger. Non ti si addice - le
passò un braccio dietro la schiena, avvicinandola a
sé, sfiorando il suo corpo con il proprio. Hermione
adagiò una mano sulla sua spalla, mentre con l'altra andava
a stringere quella del suo partner, iniziando a volteggiare lentamente.
Lui la conduceva con una maestria che l'ex Prefetto non si sarebbe mai
aspettata: sicuro, abile e disinvolto. Di certo, più a suo
agio di quanto non fosse lei, il capo chino ad osservare attentamente i
loro passi. Poté avvertire i palmi delle mani inumidirsi, il
fiato farsi corto, il battito disperato del cuore contro la gabbia
toracica: deglutì. Una sorta di scarica elettrica sembrava
attraversarla, scuoterla, intorpidirla, confonderla fino lasciarla col
dubbio su chi fosse e dove si trovasse. Tutto, all'infuori di quel
ballo, di loro, aveva perso di consistenza
- Dì la verità: non ti aspettavi fossi
così bravo -
- In realtà credo di aver capito che da te potrei aspettarmi
qualsiasi cosa, ormai - gli rispose cordialmente
- D'altronde è con Fred Weasley che stai parlando, Granger.
Mi pare strano tu abbia impiegato tutto questo tempo ad elaborare un
pensiero così semplice -
- Ehi, non fare tanto il gradasso - lo riproverò scherzando
- Non sei ancora giunto a un livello tale da potertelo permettere -
- Uhm... - per tutta risposta lui la strinse maggiormente a
sé, accostando i loro volti: poteva sentire il respiro caldo
del giovane sul suo collo, avvolgente e rassicurante. Inalò
a pieni polmoni il suo profumo, meravigliandosi
Un uomo, non più un ragazzo.
Lasciò che continuasse a farla ondeggiare anche quando la
musica terminò, per niente propensa a mettere fine a quel
contatto che sembrava raggiungere i luoghi più profondi ed
inesplorati della sua anima, pizzicando corde di sentimenti che persino
lei aveva dimenticato di poter provare. Non si rese conto di essersi
fermata fino a quando lui non la scostò da sé
quel tanto da poterla ammirare ancora una volta: Hermione
udì il cuore batterle fin nelle tempie, conscia di quel che
sarebbe accaduto di lì a pochi istanti.
Con la mano non impegnata a stringerle i fianchi, Fred era risalito
fino al collo, accarezzandolo, per poi occuparsi di tracciare
dolcemente il contorno delle labbra. La giovane serrò lo
sguardo, trepidante e febbrile, ma condannata a non veder realizzate le
sue speranza. Avvertì il flebile bacio che egli le
poggiò sulla fronte e che le fece immediatamente sbarrare
gli occhi
- Buon Natale, Hermione - le disse, semplicemente
- Buon Natale a te, Fred - gli rispose, sorridendo.
Per l'ennesima volta, sono stata l'unica a sperare.
Note:
1) Nome assolutamente, non ho idea di
quale sia il nome della madre di Hermione.
2) Ovviamente mi riferivo alla scena
presente nel quarto film in cui Ron invita Hermione al ballo del ceppo,
esilarante!
3) Brano tratto da “Orgoglio e
Pregiudizio” di Jane Austen, uno dei miei libri preferiti.
Non so perché, ma ho ritenuto calzasse a pennello.
4) Frase tratta dal film “Alice
in Wonderland” di Tim Burton.
5) Battuta tratta dal film
“Come d'Incanto” di Kevin Lima.
6) Avvenimento inventato di sana pianta.
Spazio autore:
Salve a tutti! Finalmente riesco a pubblicare questo secondo capitolo,
ahimé nettamente in ritardo rispetto alla data da me
stabilita in precedenza. A mia discolpa posso dire che nel frattempo ho
dovuto sostenere la prova orale della maturità, la quale,
per quanto alla fin fine non mi abbia eccessivamente impegnato, mi ha
comunque messo in un tale stato di agitazione da impedirmi di fare
alcunché.
Ad ogni modo, tornando al succo della questione, in questo capitolo,
oltre ai soliti e immancabili botta e risposta tra i due protagonisti,
ho voluto lasciare spazio anche alla crescente empatia che si sta
instaurando tra i due e alla presa di coscienza, da parte di Hermione,
di questo sentimento di cui, fino ad allora, non si era ancora resa
conto. Oltre a ciò, ho dedicato un certo spazio anche alle
insicurezze e ai problemi che attanagliano la nostra protagonista,
poiché è mia intenzione fare di questa una
storia, sì romantica, ma anche di crescita personale, di
presa di coscienza di sé stessi, dei propri desideri e
limiti.
...Ok, credo di aver parlato e annoiato a sufficienza.
Ringrazio infinitamente tutti coloro che hanno recensito il precendente
capitolo, inserito la storia tra i preferiti e seguiti ed anche chi,
inaspettatamente, mi ha aggiunto tra gli autori preferiti –
davvero non trovo parole adatte ad esprimervi la mia gratitudine. Spero
che anche questo capitolo sia di vostro gradimento, alla prossima!
Con Affetto,
Arianna.
Recensioni:
fredlove: Mi fa piacere tu abbia trovato divertente lo scambio
di
battute, a dire il vero è stata la parte più
semplice da scrivere avendo tratto molto ispirazione da me stessa.
Spero che questo capito ti soddisfi quanto e più del
precedente, attendo un tuo parere. Grazie mille.
smelly13: Ti ringrazio infinitamente dei complimento, i quali
risultano
ancora più graditi a seguito dell'immenso impegno che cerco
di incanalare nella stesura delle mie storie: presto molto attenzione
al suono, allo stile, alle ripetizioni e mi lusinga che ciò
sortisca tali effetti in coloro che leggono. Spero che anche questo
capitolo possa piacerti, fammi sapere. Grazie mille.
LittleHarmony13: Davvero, i tuoi complimenti mi lusingano
moltissimo e
mi colmano di gioia. Già, nonostante io ami molto la Rowling
e i suoi libri (ovviamente), credo che gli sviluppi sentimentali siano
stati un po' scontati, soprattutto per quel che riguarda Hermione.
Avrei preferito assistere ad altri “accoppiamenti”,
per così dire. Aspetto con ansia la tua opinione su questo
capitolo, a presto. Grazie mille.
Jenet_Ellen: ahahaha Sì, effettivamente Fred e Hermione
sono
due bambini, ecco perché stanno così bene
insieme! Ritengo che Fred, con il suo carattere fresco, libero e
impulsivo sia in grado di far sì che Hermione prenda reale
consapevolezza di sé stessa e dei suoi desideri (anche
quelli di cui ancora non riesce pienamente a rendersi conto...). E,
dopo tutto, Fred è Fred, non c'è bisogno di
aggiungere altro.
Ringrazio anche te infinitamente per i complimenti, mi hanno reso
davvero molto felice. Spero apprezzerai questo capitolo, fammi sapere.
Grazie mille.
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Capitolo 3 *** Fireflies ***
Fireflies
You would not believe your eyes
If ten million fireflies
Lit up the world as I fell asleep
'Cause they fill the open air
And leave teardrops everywhere
You'd think me rude, but I
Would just stand and stare.
Owl City – Fireflies
Attraverso la campagna scozzese il paesaggio appariva spoglio e
morente, una brughiera che si estendeva a perdita d'occhio: la pioggia
della notte appena trascorsa aveva cancellato ogni traccia di candore,
rendendo il terreno fangoso e disagevole. Una fitta coltre di nebbia
ostacolava il passaggio, minacciando cadute e pessime figure a chiunque
avesse osato disubbidire al suo volere, il gelo che penetrava nelle
ossa a ogni passo.
Hermione gettò un'occhiata sconsolata ai suoi stivali: uno
strato di spesso pantano rosso-giallastro li ricopriva fino alla
caviglia, tanto orribile da indurla a pensare che neanche un
incantesimo sarebbe stato in grado di eliminare ogni traccia di quel
lerciume. Scostò con un colpo deciso del capo alcune ciocche
di capelli dal viso, per nulla disposta a scacciar fuori le mani dalle
tasche: lo sformato cappotto marrone si era rivelato un fedele alleato
anche in quella situazione, barriera inespugnabile contro il clima
glaciale. Il vento freddo continuava a sferzarla, facendo sì
che il logoro cappello continuasse a caderle sugli occhi, mentre
sciarpa di lana le pizzicava il collo e il naso colava vergognosamente.
Davvero una pessima, pessima giornata.
Avvicinò le mani guantate alla bocca, sfregandole e
soffiando: in lontananza, sovrapposta alla linea dell'orizzonte,
riusciva a scorgere la frastagliata scogliera verso la quale si stavano
dirigendo. Per quale motivo, restava ancora un mistero
- Davvero non so come tu abbia fatto a convincermi - un ragazzo dalla
chioma fulva la distanziava di un paio di metri, di certo
più agile di quanto lei non fosse lungo quel percorso
accidentato
- Avanti, Granger! Che fine ha fatto il tuo spirito d'avventura? -
- Credo se ne sia andato assieme al tuo buon senso, Fred Weasley -
- Ma se non l'ho mai avuto! - lo udì obiettare
- Appunto - concordò, annuendo
- Sei noiosa, Granger - borbottò a mezza voce
- La verita fa forse male? - lo stuzzicò , trionfante - Eh
già, anche i peggiori, in fondo, hanno il loro tallone
d'Achille -
- Tallone di cosa? -
- Lascia perdere - sventolò la mano come volesse scacciare
un insetto fastidioso - Piuttosto, continui a perseverare nel non
volermi dire dove siamo diretti? -
- Che sorpresa sarebbe, altrimenti? -
- Ed era davvero necessario smaterializzarsi in Scozia per scoprirla? -
- Assolutamente, mio carissimo prefetto -
- Ex prefetto -
- Fa lo stesso - questa volta fu lui a scacciare un insetto molesto -
Guarda, siamo quasi arrivati - disse, indicando la scogliera con un
cenno del capo.
Resosi conto dell'incedere tremolante della sua compagna, il giovane si
affrettò a stringerle una mano per aiutarla, intrecciando le
dita alle sue: nonostante non indossasse nulla, la sua stretta era
tiepida, tanto piacevole da riuscire a farle dimenticare il cattivo
umore: a volte non ci si rende conto di quanto possa essere intimo un
semplice contatto come quello. L'essere umano si illude nel ricercare
la completezza nella perdita totale di sé stessi nel corpo
dell'altro, vivendo nella sciocca convinzione che la completa fusione
di due anime coincida col culmine del piacere fisico. Stolto
è l'uomo che ha dimenticato quanto amore e dolcezza possano
risiedere nel gesto più innocente, cuore arido e anima come
rovente brezza del deserto.
Hermione avvertì un intenso bruciore alle gote, lo stomaco
dolerle gradevolmente
Sei consapevole dell'effetto che hai
su di me, Fred?
Come avesse udito quel muto quesito, l'amico si voltò verso
di lei, sorridendole affettuosamente
- È tutto ok? - le chiese
- Certo! - rispose automaticamente - Perché me lo chiedi? -
- Così... - per un istante le mancò l'aria
- Che sciocco sei, Fred! - disse, forzando una risata - Non potrei
stare meglio di così! -
- Se lo dici tu - le rispose, scettico
- Infatti lo dico io - cercò di apparire disinvolta - Manca
ancora molto? - chiese - Sento che i miei piedi non resisteranno a
lungo -
- Granger, davvero, solo Merlino sa come tu abbia fatto a sopravvivere
durante la guerra -
- Ma che spiritoso! -
- È una dote naturale - sottolineò compiaciuto -
E comunque siamo arrivati - la informò
- Arrivati? - gli fece eco - Arrivati dove esattamente? - si
guardò intorno - Qui non c'è assolutamente nulla,
a meno che tu non intenda buttarti giù dalla scogliera -
incrociò le braccia al petto - Cosa che, devo ammettere, al
momento non mi dispiacerebbe affatto - lo vide affondare le mani nelle
tasche dei pantaloni, lo sguardo oltremodo divertito
- Non so perché, ma non credo neanche a una parola - la
contraddì - Sono molto deluso da te, Granger. Mi aspettavo
fossi in grado di vedere oltre -
- Vedere oltre? - lui non aggiunse altro, limitandosi a restarsene
lì in attesa. Un sonoro sbuffo uscì dalle labbra
di Hermione, la quale non era per nulla disposta ad assecondare le
stramberie del gemello, men che meno in un tale frangente.
Si guardò nuovamente attorno, certa delle sue convinzioni
- Ebbene? - le domandò, appunto, quest'ultimo
- Ebbene è..! - un oggetto attirò il suo
interesse - Non vorrai dirmi...? -
- Precisamente, signorina Granger - annuì - Vedo che, alla
fine, è riuscita a comprendere -
- Una passaporta - disse meccanicamente, accovacciandosi per scrutare
più da vicino quella bottiglia di vetro - Chi se lo
aspettava -
- Tu no di certo -
- Giuro che, se non la smetti, sarò io a buttarti di sotto!
-
- Va bene - alzò le mani in segno di resa - Ora,
però, sarà meglio sbrigarsi. Non vorrei tardare -
- Cosa odono mai le mie orecchie - ironizzò lei, mentre
l'amico si inginocchiava accanto a lei - Fred Weasley che teme di far
tardi - gettò uno sguardo al cielo - Sì, direi
che la fine del mondo è imminente -
- Ma come siamo simpatiche oggi! -
- È una dote naturale - lo scimmiottò
- A-ha, certo - la assecondò - Proprio come la petulanza -
- Guarda che io...! -
- Ad ogni modo - la interruppe - Non lasciare la mia mano per nessun
motivo - la prese - Non vorrei ti ferissi -
- Non esagerare, Weasley - cercò di dissimulare il suo
imbarazzo - Neanche nei tuoi sogni più vivaci potrebbe mai
accadere una cosa del genere -
- Come no - le rispose - Se è così, allora puoi
anche lasciarmi andare -
- Non importa: farò questo sacrificio - disse, per nulla
intenzionata a lasciarlo andare
- E va bene - la assencondò, il tono di un padre che
acconsente alla figlia capricciosa - Però, prima dobbiamo
occuparci di un'altra questione - con la mano libera, tirò
fuori una cravatta dalla tasca del cappotto
- Eh?!? -
- Ora vedrai - le lasciò la mano - Girati -
- Non vorrai bendarmi?! -
- Esattamente -
- Sei forse impazzito?!? - sbottò - Mi rifiuto
categoricamente -
- Avanti, Hermione - la incitò - Solo per questa volta cerca
di fidarti - i suoi occhi, profondi e cristallini, le ricordarono il
blu dell'oceano
- Va bene - acconsentì, senza riflettere - Ma solo per
questa volta -
- Brava bambina - chiuse gli occhi e lui le strinse delicatamente quel
pezzo di stoffa sugli occhi.
Avete presente il “gioco della fiducia”? Mi
riferisco a quello in cui ci si deve lasciar cadere all'indietro, per
far sì che un'altra persona ci afferri. Non so se voi
l'abbiate mai provato, ma posso assicurarvi che è molto
più difficile di quel che sembra: fino ad un istante prima
credi di avere il totale controllo della situazione, poi ti ritrovi a
non sapere che fare, la consapevolezza di stare dimostrando al tuo
compagno quanto in realtà confidi in lui – non
così tanto.
Ebbene, ritrovarsi bendata in un luogo isolato come quello, fece
sentire la Granger precisamente allo stesso modo: la totale assenza, il
buio, l'incertezza. Si ritrovò ad allungare le mani,
tastando il vuoto, agitata
- Fred? - chiamò - Fred, dove sei? - avvertiva una paura
ceca e immotivata montarle dentro, persa in un terribile stato di
abbandono - Fred... - la voce le si era leggermente incrinata,
avvertì il ragazzo avvolgerla in un caldo abbraccio
- Calma, sono qui... - la sua voce risuonò carezzevole e
rassicurante alle sue orecchie, acquietandola all'istante
- Sì - rispose, semplicemente
- Aggrappati forte a me - si strinse quanto più poteva,
assaporando a cuore aperto la dolcezza infinita di quel gesto
- Va bene - percepì il suo braccio scostarsi e fu come se un
pezzò del suo corpo le venisse brutalmente staccato
- Al mio tre - serrò le labbra - Uno - un tremito - Due - un
sospiro - Tre - poi il nulla.
Hermione aveva sempre pensato agli abbracci come ad un gesto intriso di
malinconia, di sentimenti inespressi, di rimpianti. Un gesto nel quale
le persone tendevano ad incanalare tutte quelle parole impossibili da
pronunciare, per paura o imbarazzo che fosse.
I suoi genitori non le dicevano mai che le volevano bene, troppo
riservati per lasciarsi andare a tali dimostrazioni di affetto:
preferivano abbracciarla, accarezzandole la schiena e mormorando una di
quelle canzoncine che adorava fin da bambina.
Non aveva mai detto ad Harry di volergli bene, né
gliel'aveva sentito dire: eppure, tra loro c'erano stati
un'infinità di abbracci: di gioia, di conforto, di affetto,
di dolore.
Non aveva mai detto a Ron che l'amava, credendo che i gesti valessero
più di mille parole: solo ora riusciva a comprendere che, a
volte, certe cose valeva la pena di dirle. A dispetto dell'imbarazzo,
della paura, del rimorso: certe cose andavano dette e dovevano essere
ascoltate.
Stretta a Fred, si rese conto, per la prima volta nella sua vita, di
voler pronunciare quelle parole, ma di non sentirsi ancora pronta a
farlo. Un giorno, non molto lontano, sarebbe riuscita a trovare il
coraggio necessario: avrebbe respirato a fondo, ascoltato il battito
furioso del suo cuore, dopodiché avrebbe dato sfogo alla sua
voce. Tutto quell'amore covato negli anni, avrebbe finalmente visto la
luce, avrebbe emesso il primo vagito, guardando con speranza al nuovo
mondo.
Sì, sarebbe andato tutto bene
- È tutto ok? - le chiese il gemello
- Certo - rispose - Siamo già arrivati? - chiese, sbalordita
- Esatto - disse, trionfante - Grazie a me non ti sei resa conto di
nulla - ancora la teneva ancorata a sé
- A-ha - lo assecondò - Direi: stavo per soffocare! -
- Ma sentila! - la allontanò, arruffandole i capelli - La
signorina ha voglia di scherzare: che divertente -
Stringimi
- Cos'è? - si tastò dietro la nuca alla ricerca
del nodo della cravatta - Al Re degli scherzi non sta bene che qualcun
altro possa ridere di lui? -
- Certo che no - lo udì sbuffare - Semplicemente non amo le
pessime battute -
Baciami
- Le pessime battute - ripeté - Come no! - sciolse il
legaccio
- E invece è proprio così, signorina so-tutto-io -
- Come mi hai chiamato...! Ehi! Cosa fai? - quando quel pezzo di stoffa
rosso-oro era caduto, le mani del ragazzo erano immediatamente accorse
ad oscurarle ancora la vista
- Tu, piuttosto: chi ti ha detto di togliere la benda? - chiese a sua
volta, contrariato
- Siamo arrivati, no? -
- Sì, ma non è ancora arrivato il momento -
- Il momento per cosa? - l'aiutò ad alzarsi
- Vedrai -
Amami.
- Siamo arrivati? -
- No -
Un minuto
- Siamo arrivati? -
- No -
Trenta secondi
- Siamo arrivati? -
- Sì -
- Davvero? -
- No(1) - gli tirò un
calcio all'indietro - Ahi! -
- Fred Weasley... -
- Mi hai fatto malissimo! -
- ...si può sapere... -
- Sono sicuro resterà il segno -
- ...dove accidenti mi stai portando?!? -
- Hermione - la richiamò sconvolto - Smettila di urlare: la
gente ti fissa -
- La gente? - che assurda situazione - Che gente? -
- La gente, Hermione - ripeté, calmo - Sai: due occhi, due
braccia, quattro gambe... -
- Fred! -
- ...ah no, scusa: erano due -
- Frederick Weasley - si fermò e lui con lei
- Dimmi tutto, Granger -
- Giuro... -
- Che paroloni -
- ...che se non mi dici immediatamente dove stiamo andando, non mi
muovo di qui! -
- Uhm - fece, meditabondo - Ne sei proprio sicura? -
- Sicurissima -
- Va bene - in un lampo, le avvolse la sciarpa intorno al capo
- Ma cosa... ehi, mettimi giù! -
- Ma Granger: sei stata tua dirmi che non ti saresti mossa! -
- Ma io non volevo mi prendessi in braccio - udì varie
risatine - Fred! - mormorò, arrossendo - Mettimi
giù: le persone stanno ridendo di noi -
- Mi spiace contraddirti, mia cara, ma è di te che stanno
ridendo -
- Ti prego - implorò
- E va bene - si fermò - Non riesco a resistere ad una
giovane donna in questo stato - affermò, solenne - Ma ci
sarà un prezzo da pagare -
- Qualsiasi cosa - accettò - Basta che mi lasci scendere -
- Ok - l'adagiò in terra - Ecco fatto -
- Ebbene? -
- Cosa? -
- Cosa vuoi? -
- Lo saprai a tempo debito - il suo tono non le piaceva per nulla...
- Uhm... la sciarpa -
- Cosa? -
- Toglimi la sciarpa -
- Giusto -
Uno. Due. Tre.
- Fred... - iniziava sul serio a perdere la pazienza
- Aspetta -
- Cosa devo aspettare ancora? - chiese, esasperata
- Ci vuole suspense -
- Oh, ma per favore! - si tirò via la sciarpa, rischiando di
strangolarsi - Ora voglio proprio sapere cosa hai da dire a tua
discolpa - l'afferrò per le spalle, facendola voltare
- Guarda -.
Il paesaggio era identico a quello delle fiere che spesso aveva
frequentato da bambina: bancarelle colorate, teatrini, saltimbanchi,
clown e menestrelli. Una prorompente allegria aleggiava nell'aria,
colmandola di gioia, una miriade di lucciole a illuminare il romantico
crepuscolo
- Ma come...? -
- Magia - le rispose, facendo spallucce.
Iniziò ad avanzare come inebriata, il passo leggermente
traballante, guardandosi attorno con occhi luccicanti. Era come un
continuo della loro serata trascorso ai Covent Garden, ma
più incredibile, più magica.
Quegli insetti
luminosi la sfioravano da sopra i numerosi strati di indumenti, per
nulla intimoriti: alzò un braccio e un paio di loro si
adagiarono sulla sua mano, come gocce di oro colato. Volarono via in un
battito di ciglia, lasciandola col sorriso sulle labbra
- Ti piace? - l'avvolgente voce di Fred le giunse dalle sue spalle
- Tantissimo - si voltò - Ma dov'è che siamo? -
le pizzicò scherzosamente una guancia
- Benvenuta al Festival di Portmahomack(2) -
- Mai sentito nominare -
- Non ne avevo dubbi - annuì
- Adesso mi spiego tutto quel mistero... -
- Precisamente -
- Sei un bambino -
- Vero -
- Ed uno sciocco -
- Vero anche questo - allungò la mano per accarezzargli il
viso
- Ma cosa farei, senza uno sciocco e un bambino come te? -.
And i've always lived like this
Keeping it comfortable,
distance, and up until now
I'd sworn to myself that I'm content
With loneliness
Because none of it
was ever worth the risk, but...
Paramore – The Only Exception
- Ancora non riesco a crederci -
- Ma... -
- No, davvero: non ci riesco -
- Forza, Granger: che sarà mai? -
- Ma dico: anche durante le feste, voi maghi pensate solo al
Quidditch?!? -
- Ma si tratta di un'importante amichevole! -
- Sì. Esattamente come il campionato scolastico, le
nazionali, i mondiali... -
- Esatto! - esultò - Vedo che inizi ad entrare nello spirito
giusto - l'occhiata che gli rivolse fece scemare tutto il suo
entusiasmo
- Ma per favore! -
- Oh, andiamo Hermione! - perseverò, passandole un braccio
intorno alle spalle e cominciando a sospingerla - Vedrai che
sarà un'esperienza indimenticabile -
- Certo, certo -
- E che partita sarebbe, senza la giusta dose di cibo spazzatura? -
- Ehi! - lo richiamò il proprietario della bancarella alla
quale si erano accostati
- Scusi - disse, l'espressione addolorata - Cibo
iper-calorico - l'uomo scosse
la testa, contrariato
- Dimmi, Fred - disse Hermione, trascinandolo via - La smetterai mai di
metterti nei guai con le persone? -
- E perché dovrei? - chiese, del tutto naturale -
È così divertente -.
Lo stadio, per quando decisamente più piccolo di quello che
aveva ospitato la coppa del mondo, era gremito di persone fino
all'orlo: striscioni, urla, cappelli e sciarpe, improbabili facce
dipinte. Uno spettacolo che, alla fin fine, valeva la pena osservare
anche solo per questo.
Hermione seguiva Fred a qualche passo di distanza, cercando di farsi
largo tra la folla che ancora occupava il retro delle tribune: poco
prima, il ragazzo le aveva mostrato i biglietti già
acquistati da diversi giorni, al che lei lo aveva guardato confusa
- Come mai avevi già acquistato due biglietti? - lui le
aveva sorriso furbamente
- Istinto - quel ragazzo era davvero un mistero!
Sbuffi, gomitate, caldo asfissiante: la Granger stentava a reggere il
passo del gemello, che, al contrario di lei, riusciva agevolmente a
farsi strada senza alcun incidente. Ad un certo punto, mentre tentava
di passare tra due due comitive, inciampò in una trave
sporgente del pavimento, rovinando in terra. Caricò sulle
braccia il peso del corpo, alzandosi a sedere: le calze si erano
strappate, mostrando il ginocchio sbucciato. Si voltò, in
cerca di aiuto, ma del ragazzo non ve n'era neanche l'ombra:
probabilmente, era andato avanti credendo che lei lo stesse seguendo.
Tastò l'interno delle sue tasche, alla ricerca di un
fazzoletto: nulla. Si alzò, ritenendo alquanto insicuro
restarsene lì, col rischio che qualcuno potesse caderle
addosso: non sapeva dove dirigersi, poiché non aveva idea di
quali fossero i posti segnalati sui biglietti e cercarlo era a dir poco
impensabile. Così, dolorante, si poggiò ad una
trave, abbastanza in disparte perché nessuno potesse
urtarla. Di certo, non appena si fosse reso conto della sua scomparsa,
sarebbe tornato indietro a cercarla.
Hermione si sentiva fragile, come se, di punto in bianco, la presenza
di Fred le fosse diventata indispensabile... e, forse, era davvero
così. Quando era passato a prenderla, quella mattina, il
petto le era quasi esploso, mentre lui le illustrava i suoi piani per
la giornata
- Cosa ti fa credere che
acconsentirò a tutto questo? -
- Granger, andiamo: lo so che non
puoi fare a meno di me -
In tutta la sua vita, Fred Weasley non aveva mai pronunciato frase
altrettanto vera: lei aveva un disperato bisogno di lui.
Sospirò, posando una mano sul petto: percepiva il ritmico
battito del cuore contro il palmo ed un dolce languore che la
pervadeva. Dopo tutto, cosa mai poteva andare storto se, per una volta,
decideva di lasciarsi andare?
- Hermione! - un'affannato Fred si stava dirigendo verso lei
- Fred! -
- Ma cosa ti è successo? - chiese, il tono leggermente
alterato - Mi sono girato e non c'eri più -
- Scusami, ma sono caduta e ti ho perso di vista -
- Ti sei fatta male? -
- Niente di che, solo una piccola sbucciatura - lo sguardo del ragazzo
si soffermò sulla zona incriminata
- Meglio che dia un'occhiata - si accovacciò
- Ma no - obbiettò lei, arrossendo - Non è il
caso -
- Decido io cosa sia il caso, miss Granger -
- Smettila di imitare la McGranitt, mi fai impressione -
- Una bella impressione? -
- Una brutta impressione -
- Eh - emise un teatrale sospiro - C'est la vie - sfiorò il
profilo della gamba di Hermione e lei quasi svenne - Ok, non
è nulla di grave - le tamponò la ferita con un
fazzoletto
- Mi pareva di avertelo già detto - si alzò,
sovrastandola
- Dovevo assicurarmene - rispose - E poi, come facevo a farmi sfuggire
l'occasione di sbirciare sotto la tua gonna? -
- Frederick Weasley! - urlò, paonazza - Cosa hai fatto?!? -
- E va bene - ammise - Non ho sbirciato, anche se avrei voluto... -
- Fred! -
- Andiamo? - le porse il braccio - Non manca molto all'inizio della
partita - ignorò il gesto, stringendo le braccia al petto
- Credo di aver urlato più io il tuo nome, negli ultimi due
giorni, che tua madre in tutta una vita - lui alzò le
spalle, iniziando a farsi largo tra la folla, vicino a lei quel tanto
che bastava a che non accadessero altri imprevisti
- Tu sottovaluti la mamma, Hermione - asserì - Credimi,
neanche la McGranitt ha urlato il mio nome quanto lei. -
- Ci credo, ci credo - disse, la voce divertita.
Di colpo, il ragazzo si fermò, facendola scontrare contro la
sua schiena
- Ma cosa ti prende? - non rispose, semplicemente le prese una mano,
uno sguardo che la sfidava a lasciarlo andare. Non dissero nulla,
continuando semplicemente a guardarsi, il mondo intero racchiuso nello
spazio che divideva il corpo di Hermione dal suo.
Al mondo, non v'è uomo o donna che non abbia desiderato,
almeno una volta, essere travolto dall'amore. Eppure, cos'è
che facciamo quando ciò accade? Fuggiamo.
La paura ci assalta, ci conquista, ci ghermisce. Arriviamo ad un punto
in cui non siamo più i padroni di noi stessi, confinati nel
nostro minuscolo e personale universo, lontano dalla sofferenza.
Nutriamo la nostra anima di malinconiche illusioni, vivendo l'utopia di
una esistenza senza rimpianti, inconsciamente consapevoli della
realtà: inutile rifuggire al mondo, perché nessun
uomo ha la forza sufficiente per vivere la solitudine. Tuttavia, allo
stesso tempo, nessun uomo ha la forza necessaria per poter affrontare
le conseguenze del vivere con gli altri.
E allora? Arrivati a questo punto, cosa ci resta da fare?
Bisogna avere fede.
La fede è ciò che ci ha salvato sin dall'alba dei
tempi, ciò che ci ha tratto in salvo dal baratro
dell'oscurità, mostrandoci la luce. Uscite di casa, alzate
il capo e spalancate gli occhi verso il cielo: la luce del sole vi
accecherà e in essa voi dovrete avere fede.
Hermione si sentiva soffocare dall'intensità di quei
sentimenti che iniziava a serbare dentro di sé, nascosti,
piccoli, indifesi, come lei. Aveva avuto accanto a sé Fred
Weasley per più della metà della sua vita, ceca
alla verità. Aveva ritrovato la vista in un locale babbano,
una Vigilia di Natale qualsiasi, seduta ad un tavolo qualsiasi. La
verità le si era rovesciata addosso come una doccia fredda,
una cascata: le idee avevano cominciato a complicarsi e le sensazioni a
farsi più chiare.
Avrebbe voluto fermarlo e baciarlo lì, davanti a tutti,
respirando la vita dalle sue labbra. Ne aveva bisogno più di
qualsiasi altra cosa, per sopravvivere
- Hermione, puoi dirmi che ore sono? -
- Mi spiace, ma non ho con me l'orologio -
- Davvero? Strano: in genere lo porti sempre con te -
- Ho creduto che oggi il tempo non avesse importanza -.
Note:
1) Citazione dal film “Shrek
2”
2) Portmahomack è un villaggio
di pescatori sul Mare del Nord della Scozia nord-orientale.
Sinceramente, mi ispirava il nome: in questa storia, faremo finta si
tratti di un villaggio di maghi (non ditelo in giro!). Anche il
Festival, ovviamente, è una mia invenzione.
Spazio autore:
Salve a tutti! Eccomi, dopo tantissimo tempo, con un nuovo capitolo. Mi
dispiace di averci impiegato così tanto a scriverlo, ma non
volevo che la fretta rovinasse il risultato finale.
Ebbene, finalmente sembra che Hermione abbia preso coscienza di quei
sentimenti che, in un modo o nell'altro, ha sempre provato per Fred. Ma
ora? Cosa accadrà ora?
Mistero.
Spero che il capitolo possa piacervi, vi aspetto nel prossimo.
Con affetto,
Arianna.
Recensioni:
DrogataDiApiFrizzole : Ti
ringrazio infinitamente! Le tue recensioni mi
riempiono sempre di gioia, oltre a farmi divertire (nel senso buono del
termine!). Spero vivamente che anche questo capitolo possa piacerti: mi
ci sono davvero molto impegnata.
Appena avrò un po' di tempo, andrò a leggere
qualcuna delle tue storie. Promesso!
Sipsi : Ti ringrazio per la
recensione: mi fa davvero piacere che la
storia ti piaccia.
Per quel che mi riguarda, ho sempre ritenuto che l'aspetto psicologico
di Hermione non fosse stato adeguatamente approfondito dalla Rowling
che, giustamente, si è soffermata maggiormente sul
protagonista. Da un certo punto di vista, ciò potrebbe
essere anche positivo: ha concesso a noi la possibilità di
creare il carattere che, secondo la nostra opinione, meglio le si
confà.
Spero che il capitolo ti piaccia!
LittleHarmony13 : Eh
già: anche io li adoro, non
posso farci nulla! E sì, anch'io credo che siano perfetti
insieme e, forse, in questo capitolo lo si comprenderà
ancora di più.
Spero possa piacerti!
_LenadAvena _ : Ti ringrazio
per i complimenti e mi dispiace di averti
fatto attendere tanto: spero che il capitolo possa ricompensarti per
l'attesa!
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Capitolo 4 *** Underwater ***
Chapter IV - Underwater
I don't wanna hurt you,
baby
I don't wanna see you cry
So stay on the ground,
girl
you better not get too
high
But I'm gonna stick to
you, boy
you'll never get rid of
me
There's no other place
in this world
where I rather would be.
ABBA – Honey,
Honey
Il sole l'accarezzava suadente, caldo in quel pomeriggio estivo. Una
leggera brezza sfiorava, delicata, la distesa di fiori e le fronde
degli alberi, echeggiando come una dolce ninna nanna.
Hermione: gli occhi chiusi, un libro spalancato sul petto, i piedi
nudi. Distesa fra l'erba alta, nascosta e indisturbata. Per giungere
lì aveva camminato per circa mezz'ora, fino a quando non si
era ritrovata in vista del laghetto: il suo luogo preferito, una
magnifica oasi per quei momenti in cui la solitudine era il suo
desiderio più ardente.
Quel giorno aveva avuto l'ennesimo litigio con Ron, privo di qualsiasi
logica o perché, ma, al solito, carico di un doloroso
risentimento. Accadeva spesso, in quegli ultimi tempi, senza che lei
riuscisse ad evitarlo. Forse, semplicemente, non lo desiderava.
Si sentiva come un naufrago, capitano di una misera zattera, a pezzi
almeno quanto lei, in completa balia delle correnti.
Aprì gli occhi e la luce l'accecò, mentre si
tirava a sedere e il libro cadeva, chiudendosi, sul terreno erboso. Si
stropicciò gli occhi, una familiare spossatezza che non
voleva assecondare.
Le ginocchia strette al grembo, si riempì lo sguardo dello
splendido spettacolo che quella distesa le offriva: i salici a
riverbero di un limpido specchio d'acqua, i denti di leone e le
margherite che danzavano guidati dal vento, come in un astruso
corteggiamento. Ne strappò uno, soffiandoci sopra e
lasciando che quei candidi e soffici petali volassero lontano, simili a
minuscoli fiocchi di neve.
Neve in Agosto: quali bizzarre meraviglie può riservarci la
natura.
Sarebbe bastato così poco: la stessa ansia delle prime
volte, la dolcezza e l'accortezza di cui era stata capace
d'innamorarsi. Tutto era mutato, fossilizzandosi in una situazione
ormai sterile, per la quale nulla era rimasto intentato, invano.
Pensieri pericolosi avevano iniziato a ronzarle nella mente, insidiosi
e invitanti: ne era davvero valsa la pena?
Sapeva che non avrebbe sopportato ancora a lungo, uno spettacolo
lasciato alla deriva, male improvvisato, per quieto vivere.
Perseveranza o dovere non bastavano più a fare da sfondo a
notti interminabili in cui anche il silenzio diveniva assordante.
Si svegliava, madida di sudore, vittima di incubi senza volto, ma che
avevano il sapore dell'errore.
E se tutto fosse stato
solo uno sbaglio?
Una coccinella passeggiava, tranquilla, sulle stringhe di cuoio dei
suoi sandali: aveva il guscio giallo e tanti allegri pois.
Uno, due, tre e
quattro...
Un nuovo movimento ed eccola pronta a ricominciare d'accapo. Un ottimo
scaccia pensieri, utile nel nascondersi da quelli a lei più
ostici.
- Fai una ricerca sui comportamenti delle coccinelle? -
- Sì, perché no? - si voltò, per nulla
presa alla sprovvista - Potrebbe essere interessante, dopotutto - Fred
Weasley si sedette a gambe incrociate accanto a lei, sorridendole
- Non finirai mai di stupirmi, Granger -
- Sono una donna piena di risorse, Weasley: dovresti saperlo -
- Fin troppo, direi - il tono canzonatorio la fece sorridere a sua
volta
- Diresti? -
- Ti piace sentirti adulare, vero? -
- Da te di certo -
- Strega -
- Grazie! - oramai rideva, dimentica delle ansie che fino a pochi
minuti prima sembravano soffocarla. Era sempre stato così
con Fred: semplice e spontaneo, una ventata di pura allegria.
- Si può sapere perché adesso sei tu a fissare
quell'insetto? - chiese al gemello, stranita
- Shhht, fa' silenzio - le intimò
- Prego? -
- Sto provando a leggere i suoi pensieri -
- Che cosa?!? - per poco non le cadde la mascella
- Ecco! - lo vide alzarsi - E' volata via -
- Ma per favore, Frederick, non essere sciocco! - lo
rimproverò - Non si possono leggere i pensieri di un insetto
-
- Forse - si arrese inaspettatamente lui - Proviamo con i tuoi? -
propose
- Ti piacerebbe? -
- Molto, lo ammetto - la guardava ed era come se al mondo non vi fosse
niente altro
- Bè, mi spiace deluderti - disse lei, cercando di sottrarsi
a quella malia - Ma non accadrà nulla del genere -
- Non ora - sottolineò, serio
- Non ora - gli concesse.
C'è qualcosa
a questo mondo che non mi convinceresti a fare?
Non c'era più scampo, non per lei, non da lui: si era fatto
largo nella sua mente così, poco alla volta, partendo da un
labile pensiero, per poi radicarsi in un'idea, fastidiosa o invitante a
seconda dell'occasione.
Così tipico
di Fred.
Insieme a lui sentiva di esistere, non di limitarsi a sopravvivere. A
volte pensava a quanto le sarebbe piaciuto averlo lì, solo
per parlargli o poterlo guardare. Non immaginava potesse esserci tra
loro qualcosa che andasse al di là di un affetto platonico,
per quanto, doveva ammetterlo, aveva fantasticato non poco sul sapore
dei suoi baci: amarena, senza dubbio.
- Meglio sbrigarsi - la sua voce la riscosse da quelle imbarazzanti
riflessioni
- A far cosa? -
- Dobbiamo far presto se vogliamo fare un bagno e tornare entro l'ora
di cena -
- Bagno? -
- Sì, bagno Granger. Sai - continuò - Quello dove
si va' al mare, si indossa un costume, si nuota, si fanno scherzi... -
- Scherzi! Avrei dovuto immaginarlo... -
- ...si fa' il filo alle ragazze... -
- Fred! -
- Oh, scusami Hermione. Non volevo pensassi male! Giuro che
farò il filo solo a te - lo guardava dal basso, cercando di
imitare uno sguardo truce
- Fred, basta ora. Sono stanca -
- Allora un bagno è di certo quello che ci vuole -
- Fred, no. -
- Peccato non abbiamo neanche... - non lo ascoltava più: si
era alzata e aveva cominciato ad allontanarsi, lasciandolo blaterare al
vuoto.
- Granger! - si bloccò, voltando il capo - Dove credi di
andare? - le chiese, il tono fintamente serio
- Cos'è, vorresti forse provare a fermarmi? - lo
sfidò
- Ti consiglio di iniziare a correre, Granger. -
- Fred Weasley, non oseresti! -
- Oh, sì invece -
- Ti avverto: fai un altro passo verso di me e ti lancio una
maledizione -
- Ah, davvero? -
- Davvero! -
- E dove sarebbe la tua bacchetta? - silenzio - Ma guarda, sembra tu
l'abbia lasciata proprio qui -
- Accidenti! -
- Allora, Granger, ti decidi con le buone o devo ricorrere alle
cattive? -
- Ma non indosso neanche il costume! -
- Non ne hai bisogno -
- Non vorrai che faccia il bagno nuda?!? -
- Certo che no, Granger - sospirò pesantemente - Anche se
devo ammettere che l'idea mi alletta alquanto,... -
- Fred! -
- ...sono sicuro avrai indosso una biancheria a prova di pervertiti,
sotto quel vestito -
- Sei consapevole di stare rischiando la vita? -
- Suvvia! Personalmente, trovo quel tipo di biancheria decisamente
eccitante... -
- Fred! Che schifo! -
- Non fare tanto la schizzinosa, un giorno potresti apprezzare -
- Non credo proprio! -
- Mai dire mai. -
Even the best fall down
sometimes,
even the wrong words
seem to rhyme,
out of the doubt that
fills my mind,
I somehow found you and
I collide.
Howie Day - Collide
Solo un anno prima, Hermione avrebbe giurato che fosse un amore intenso
ad unirla a Ronald, ma quel legame sembrava oramai troppo logoro
perché lo si potesse riparare.
Per quanto la sua famiglia potesse crederla un’ingenua, lei
vedeva fin troppo bene quel che stava accadendo: non un tocco, uno
sguardo, una parola affettuosa. Eppure non biasimava nessuno per
questo, perché era preferibile una spiacevole
verità ad una comoda e squallida bugia. A tutte le bugie
alle quali lei si era prestata. Era così stanca.
Ed ecco che un insolito elemento aveva fatto la sua apparizione in quel
desolante scenario: Frederick Weasley. Un fulmine a ciel sereno, a dir
poco.
Dapprima l’aveva respinto, poi osservato, lasciando che i
suoi gesti e le sue piccole attenzioni la rapissero un po’
alla volta, ghermendole l’anima. Si sentiva felice, appagata
come mai lo era stata, grata di quei pochi istanti che erano loro
concessi.
Che sia questo Amore?
- Granger, ti decidi a venire qui o vuoi continuare a nasconderti? -
- Merlino, Weasley: sei peggio di una mamma! -
- Bè, signorina, non costringermi a fare di peggio - disse,
in una perfetta imitazione della signora Weasley
- Se tua madre potesse ascoltarti, ti darebbe una lezione che non
dimenticheresti facilmente -
- Già, ma lei non è qui -
- Vero, ma ciò non toglie che qualcuno potrebbe andare a
riferire… -
- Non lo faresti mai -
- Tu dici? -
- Io dico - affermò, ilare - Perché se
ciò accadesse, - qualcosa di umido l’avvolse -
dovresti anche spiegare perché ti trovavi, tutta sola, in
compagnia del sottoscritto e con solo la biancheria addosso! - sentiva
il petto del ragazzo aderire completamente alla sua schiena e tanti
piccoli rivoli d’acqua scivolarle lungo la spina dorsale: un
brivido la scosse e il cuore tremò.
Come ho fatto a non
sentirlo arrivare?
- Bè - cercò di riprendere contegno - allora
gradirà sapere anche perché il suo adorato figlio
la tenesse stretta come un mostro marino -
- Adorato? -
- Ok, sciagurato -
- Così va’ meglio -
- …Fred. -
- Dimmi. -
- Puoi lasciarmi adesso. -
- Potrei, sì -
- Non “potresti”, ma “devi” -
- “Devi” è davvero una brutta
parola… -
- Un verbo. -
- E’ lo stesso. -
- In realtà… -
- Granger… -
- …bisogno di specificare e… -
- Granger! -
- Cosa?! -
- Smettila -
- Ma tu…! -
- Granger, ti prego: abbi pietà - la udì sbuffare
- Ok, va bene. -
- Grazie -
- …Fred. -
- Dimmi cara -
Cara?
- Ancora non mi hai lasciato -
- Giusto -
- Ebbene! -
- Ebbene, direi che è arrivato il momento di fare questo
benedetto bagno - concluse, prendendola in braccio.
- Fred! -
- Hermione - la guardò negli occhi - lasciati andare per una
volta - dopo un attimo di esitazione, la giovane roteò
esageratamente gli occhi
- Già so’ che me ne pentirò - disse,
plateale, mentre lui iniziava a percorrere il pontile
- Stai mentendo - lo fissò, inarcando un sopracciglio - A
me, ma soprattutto a te stessa -
- Io-! -
- Buon divertimento! - mollò la presa e lei quasi
ingoiò tutta l’acqua del lago
- Giuro che non appena sarò fuori di qui, - disse tossendo,
una volta che fu riemersa - nulla ti salverà dalla mia furia
omicida Fred Weasley! -.
Il ragazzo le sorrise, raggiante, ed Hermione si scoprì
d’un tratto meno in collera di quanto avrebbe voluto essere.
Possibile che debba
essere sempre così?
Una miriade di increspature si espandevano sulla superficie
dell’acqua, mille riflessi che andavano dal verde al
turchese. Il contatto era piacevole, proprio quello che ci voleva in
una giornata come quella, anche se avrebbe preferito farsi rasare a
zero piuttosto che ammetterlo ad alta voce.
Gettò uno sguardo in lontananza, dove, in maniera abbastanza
nitida, si ergeva la Tana. Piccole rughe comparvero sulla sua fronte,
lo sguardo corrucciato; scosse la testa: no, rifiutava di pensarci.
Tornò ad osservare il pontile, ma la sua espressione non
cambiò granché, poiché
qualcos’altro adesso la preoccupava: Fred Weasley era sparito.
- Fred! - chiamò a gran voce - Si può sapere dove
ti sei cacciato?!? -
- Caccabombe!! - l’urlò del giovane quasi la
spaventò, ma l’immagine di lui che correva come un
folle verso di lei fu anche peggio
- Fermati immadiatamen-! - non poté terminare la sua
minaccia, in quanto un’onda la travolse, costringendola a
chiudere occhi e bocca.
Quando la ragazza riemerse, non riusciva a smettere di tossire
- Merlino, Weasley! Non credevo ti fossi bevuto il cervello fino a
questo punto! Avresti anche potuto uccidermi, lo sai?! -
- Andiamo, non fare la melodrammatica Granger! Sei solo invidiosa -
- E perché mai dovrei essere invidiosa, di grazia? -
- Perché non saresti mai capace di esibirti in un tuffo
artistico come quello che ho appena eseguito io -
- Certo, come no -
- Bene, la consapevolezza è il primo passo verso la
guarigione -
- Ma cosa vai blaterando?! -
- La verità fa’ forse male, mio caro perfetto
prefetto? -
- Smettila di chiamarmi così -
- Perfetto… -
- Ho detto… - tirò indietro le braccia
- …prefetto. -
- … di smetterla! - spinse un’ondata
d’acqua con quanta più forza le era possibile,
facendo finalmente tacere il suo amico. La sua risata
echeggiò a tal punto che temette potessero udirla persino a
chilometri di distanza
- Piccola impertinente! - la schernì, sputacchiando
- Scusami, ma la tua espressione è troppo ridicola! - gli
rispose, continuando a ridere
- Ah, sì? Bene, vediamo quanto sarà divertente
adesso! - e una nuova ondata d’acqua, questa volta diretta a
lei, increspò la superficie del lago.
Hermione tossì forte, cercando di non strozzarsi: quanta
acqua le avrebbe fatto ancora ingurgitare?!
- Stupido, avevo la bocca aperta! -
- Così impari a ridere di me, Granger -
- Sei peggio di un bambino dispettoso -
- E ne vado fiero -
- Bè, non dovresti -
- Devo aver già sentito qualcosa di simile prima…
-
- Se almeno ti degnassi di ascoltare -
- Perché dovrei? Fare quello che la gente si aspetta da
te… che noia! - sembrò pensarci su, poi scuotere
la spalle disgustato - Bleah! Assolutamente no, mi rifiuto - Hermione
dovette mordersi la lingua per non ridacchiare
- Già, avrei dovuto aspettarmelo - iniziò a
nuotare verso la riva
- Non vorrai già andar via?!? - le chiese Fred, seriamente
sconcertato
- No, sta' tranquillo! -
- E allora cosa stai facendo? - la vide uscire e imboccare il pontile,
questa volta sui suoi piedi
- Quello che hai appena detto -
- Sarebbe a dire? -
- Faccio ciò che non ti aspetteresti da me - prese la
rincorsa - Attenzione!! -
Splash!!
- Merlino, Granger! Chiunque si sarebbe esibito in qualcosa semplice,
ma tu sai bene quanto io trovi il tuffo a bomba decisamente
più sexy -
- Oh, per favore Fred! - disse, ridendo - Mi farai venire il mal di
pancia in questo modo -
- Non immaginavo fossi così delicata -
- Ed io immaginavo fossi idiota, ma non fino a questo punto -
- Acida -
- Piantagrane -
- Saputella -
- Narcisista -
- A buon rendere -
- Fred! -
- Hermione, facciamo una gara? -
'Cause all I need
Is the love you breathe
put your lips on me
and I can live
underwater
Mika –
Underwater
Il tramonto, il momento favorito dai romantici.
Perché, vi chiederete.
Non saprei, è una cosa difficile da spiegare. E d'altronde,
come potrebbe non esserlo quando entrano in ballo i sentimenti?
Una volta, qualcuno mi disse che il tramonto è l'unico
momento in cui la principessa Luna e il suo innamorato Sole possono
incontrarsi e condividere lo stesso cielo. Al termine, la distanza di
un intero giorno torna a dividerli: solo ventiquattro ore, un'attesa
estenuante fino al bacio successivo.
Un'immagine suggestiva, non trovate?
Una di quelle favolette che vengono narrate ai bambini, magari
inventate di sana pianta, ma che, per qualche ragione, restano come
marchiate a fuoco nella nostra memoria. Le conserviamo gelosamente,
continuando a raccontarle a noi stessi in quelle notti in cui il sonno
tarda ad arrivare, tramandandole, quando se ne presenta l'occasione,
alla successiva generazione.
E' così che certe storie continuano a sopravvivere,
rinnovandosi, aggiungendo dettagli ad ogni nuovo cuore e mente puri nei
quali si trovano a germogliare.
Da bambina, ad Hermione Granger era stata narrata una versione
differente della vicenda.
La sua insegnante, una donnina gentile dai buffi occhiali colorati, un
giorno le aveva tenuto compagnia in attesa dei suoi genitori, in
ritardo per un motivo non bene specificato. Si erano sedute sugli
scalini dell'ingresso, illuminate dalla luce aranciata sole e,
semplicemente, la signorina aveva cominciato a parlarle.
La storia le era stata raccontata da sua madre, che l'aveva ascoltata
da sua madre e così via discorrendo, fino a
chissà quanti anni addietro.
La favola intesseva la vicenda di due innamorati: La Dama del Cielo e
Il Signore della Terra; esseri sovrannaturali dai poteri immensi e, in
egual misura, infelici. Essi si amavano, ma erano condannati dalla loro
natura a non potersi mai incontrare, limitandosi ad osservarsi da
lontano. Giocavano a rincorrersi: lei cantava per lui e lui danzava per
la gioia di lei. Non c'erano limiti al loro amore, per quanto un
confine invisibile li dividesse.
Poi, un giorno, qualcosa di strano accadde: per quanto tentasse, Il
Signore della Terra non riusciva in alcun modo a trovare la sua amata.
Cavalcò senza darsi posa, scrutando i cieli dell'est e
dell'ovest come un lupo, una terribile angoscia ad attanagliargli il
cuore.
Infine, dopo molte lune, la trovò: nascosta in un angolo di
cielo, piangeva come se ne andasse della sua vita. Il giovane signore
sentì il suo cuore frantumarsi in mille pezzi: non poteva
sopportare quella vista senza far nulla. Decise di scalare il monte
più alto sulla terra, l'unico in grado di squarciare il
cielo. Spronò il suo cavallo e sé stesso fino
allo stremo delle forze, si arrampicò rischiando la vita e
ferendosì gravemente, più e più volte,
fino alla vetta del mondo.
Avrebbe voluto urlare dalla felicità di essere
così vicino alla donna amata, così prossimo a
sfiorarla, a poterla finalmente abbracciare e baciare...
- Baciare?! Maestra, non
si fanno mica certe cose! -
- Si fanno se si
è davvero innamorati -
Tese il braccio più che poté, fino a quando non
sentì i muscoli cedere e le ossa scricchiolare.
L'avrebbe presa, presto
l'avrebbe avuta.
Accadde l'impensabile: Il Signore della Terra si rese conto troppo
tardi di essersi avvicinato tanto allo strapiombo. Cadde, vide
letteralmente la vita scivolargli via dalle mani, eppure riusciva
ancora a pensare solo a lei. Urlò il suo nome e finalmente
la giovane si accorse della sua presenza, per poi impallidire
all'orribile spettacolo.
Non rifletté: perché avrebbe dovuto? Non
importava se ciò l'avrebbe uccisa, la sua vita non aveva
senso senza il suo amato.
Volò in picchiata, veloce, sempre più veloce.
Riuscì a riacciuffarlo poco prima che si schiantasse al
suolo, ma nessuno dei due poteva sopravvivere nel mondo dell'altro, era
il loro triste destino. La dama del cielo riuscì a stento ad
accarezzargli il viso, prima di collassare fra le sue braccia, priva di
vita.
Era bastato un soffio di vento a portarla via da lui: adesso poteva
toccarla e stringerla, ma un corpo morto non ha nulla da donare ad
un'anima viva e pulsante.
La prese e la portò in un prato poco lontano: lì
la adagiò sull'erba, circondandola dei fiori più
belli che riuscì a trovare. Era splendida.
Fece ciò che doveva: impugnò il suo pugnale e si
uccise. Il corpo giacque disteso accanto a quello della sua sposa, il
sangue che ne sporcava gli ornamenti. Poveri amanti sfortunati, che
nulla avrebbero voluto, se non poter stare insieme.
Pianse il cielo, si adirò la terra. Ogni creatura
soffrì per loro e di loro si fece ambasciatrice. Stremato da
quell'immane dolore, Il Dio di tutte le Creature decise di intervenire
- Alzatevi e vivete, figli miei, perché non sia questo tempo
di morte, ma di vita e amore - la scintilla della speranza
tornò a far battere quei cuori, il volere del dio.
Fu stabilito quanto segue: nell'arco di tempo che separa il giorno
dalla notte, il cielo e la terra si sarebbero incontrati al confine
dell'orizzonte, permettendo ai due giovani di amarsi. Il cielo avrebbe
cambiato colore e la terra avrebbe taciuto, in una tacita celebrazione
di quel sentimento che, alla fine, aveva sconfitto persino la morte.
- E poi? -
- E poi? -
- Sì, cosa
succede dopo? -
- Bè, dopo...
non lo so. -
- Come no! La sua mamma
non gliel'ha detto? -
- Finisce
così: dopo essersi rincorsi a lungo, i due giovani si erano
finalmente trovati -
- Non mi piace, no:
poteva inventare un finale più bello -
- Sì,
probabilmente avrebbe potuto -
E lei? Chi aveva rincorso lei?
Forse lo sapeva, sin da quel giorno al lago.
- Hermione? - Fred Weasley le stava sventolando una mano davanti alla
faccia - Mi stavi ascoltando? -
- Portami a casa, Fred -.
Libere
Interpretazioni:
– C'era un lago nei pressi
della Tana? Non lo so, non lo ricordo: mi serviva e l'ho inserito.
– La frase “Chiunque
si sarebbe esibito in qualcosa semplice, ma tu sai bene quanto io trovi
il tuffo a bomba decisamente più sexy”
è una libera citazione dal film
“Io&Marley”.
Spazio
Autrice:
Non mi dilungherò in scuse per il tempo oltremodo
eccessivo che ho impiegato ad aggiornare questa storia, sappiate solo
che i motivi del mio ritardo sono stati diversi: ho dovuto fare i conti
con me stessa, decidere quale piega volevo far prendere alla mia vita
e, a dirla tutta, avevo anche pochissima ispirazione. Ad ogni modo, non
ho mai avuto intenzione di lasciare incompiuta la fanfiction,
né voglio farlo adesso: non avrebbe senso, soprattutto
considerato il fatto che mancano massimo uno o due capitoli alla fine.
Spero ci sia ancora qualcuno tra voi che vorrà leggere dei
miei Fred ed Hermione, a me piace molto farlo e questo capitolo l'ho
amato particolarmente.
Voi cosa ne pensate?
Se vi va', ho da qualche giorno pubblicato una One Shot, una
Draco/Hermione – ebbene sì, non odiatemi
–: sarei molto felice se qualcuno di voi volesse leggerla e
farmi sapere cosa ne pensa.
Per quel che riguarda il prossimo aggiornamento, vi avverto fin da ora
che, molto probabilmente, non riuscirò a scrivere nulla fino
alla fine di Luglio, causa impegni vari, quindi suppongo ci sentiremo
di nuovo ad Agosto – se col capitolo finale ancora non lo so.
Ok, adesso basta: non vorrei annoiarvi ancora con le mie chiacchiere!
A presto,
La
bambina fantasma.
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Capitolo 5 *** One and Only ***
Chapter V - One and Only
You've been on my mind,
I grow fonder every day,
Lose myself in time,
Just thinking of your
face,
God only knows why it's
taken me so
long to let my doubts go,
You're the only one that
I want.
I don't know why I'm
scared,
I've been here before,
Every feeling, every
word,
I've imagined it all...
Quando si materializzarono nel salotto di casa sua era ormai sera, la
neve aveva ricominciato a scendere fuori dalle finestre e una lieve
elettricità aleggiava nell'aria. Hermione si teneva ancora
vicina a Fred, che l'aveva stretta a sé, lo sguardo basso e
le gote arrossate. Quella vicinanza, insieme al ritmo cadenzato dei
loro cuori, avevano il potere di scaldarle l'animo.
Le luci erano spente, così prese la bacchetta da una delle
enormi tasche del cappotto e mormorò
- Lumos - un bagliore
si espanse dalla punta della bacchetta, illuminando le loro figure e
parte dell'ambiente circostante. Quella luce le colpì gli
occhi, costringendola a chiuderli per qualche istante e riaprirli solo
quando sentì una mano carezzarle il viso, trovandosi davanti
gli occhi di Fred. L'unico che riuscisse a vederla, in ogni singolo
aspetto, dietro ogni sorriso o parola non detta.
Inspirò, mordendosi un labbro, desiderando con ogni fibra
del suo essere, per la prima volta in maniera cosciente, che lui la
baciasse. Poteva contare le lentiggini sul naso e notare tutti quei
particolari di cui fino a quel momento non si era resa conto,
consapevole di avere ancora tanto da imparare sul suo conto, ma che non
le sarebbe mancato il tempo per farlo
- Puoi
aspettarmi qui? - gli chiese, un po' impacciata, pigiando finalmente
l'interruttore che illuminò il grande lampadario situato
nella stanza e mormorando un Nox
- Devo cercare alcune cose.
- Cosa? -
non accennava neanche a staccarsi da lei
- Lo
vedrai. - sciolse l'abbraccio e con un sorriso si defilò
verso il corridoio.
Era felice, quasi si mise a canticchiare mentre avanzava verso lo
sgabuzzino. Aprì la porta e tirò la catenella che
azionò la lampadina, rivolgendo uno sguardo sconsolato agli
scaffali ricolmi di cianfrusaglie che prima o poi si sarebbe dovuta
decidere a riordinare. Formulò un incantesimo di appello e
poco dopo si diresse verso il suo ospite con due pacchi sottobraccio,
uno per ogni lato
- Ti sei
forse data ai traslochi? - chiese Fred, occhieggiandola
- Ah-ha,
divertente. - fu il suo commento - Davvero, ma no. Quando vedrai cosa
nascondo ci divertiremo, ne sono certa.
- Bene,
allora fammi vedere... - allungò le mani, ma lei si
scansò
- Eh no,
bello mio! Dovrai aspettare.
-
Aspettare cosa?
- Di
essere nel luogo giusto. - rispose sibillina, il ragazzo
sogghignò
- Non
posso credere che tu sia così crudele! Adesso
imploderò per la curiosità, lo sai vero?
- Il punto
è proprio questo.
- Che
donna senza cuore sei - l'accusò con fare melodrammatico -
Dovresti avere pietà per una mente semplice come la mia, non
infierire a questo modo!
-
Semplice?! Ah! Fred, se Freud fosse ancora vivo, credo che tu e tuo
fratello sareste capaci di far impazzire persino lui!
- Chi?!
- Lascia
perdere. - concluse, sbuffando - Piuttosto, perché non
cerchi di fare il gentiluomo e prendi una di queste scatole? - lui
incrociò le braccia al petto, arricciando le labbra
-
Così io dovrei fare il gentiluomo, ma tu puoi essere crudele
e farmi cuocere a fuoco lento?
-
Esattamente.
- Non ci
penso neanche!
- Fred!
- Mia cara
Hermione, - esordì, cirdondandole le spalle con un braccio,
aumentando – consapevolmente?
– il peso che le gravava addosso - sai in cosa consiste un
compromesso?
- Non
scenderò mai a patti con te.
- Dovrai
farlo, se vuoi che ti aiuti.
- A volte
mi chiedo se tu e il tuo compare non sareste stati splendidamente a
Serpeverde...
- Adesso
mi offendi!
- Non
credo affatto, visto il modo in cui stai cercando di ricattarmi.
- Persuaderti.
-
Persuadermi, certo...
- Potrei
usare anche altri mezzi, volendo, ben più piacevoli... - lei
gli rivolse un'occhiata sarcastica
- E tu
credi davvero che io mi lascerei convincere da te?
- Le
persone sono capaci di fare cose inaspettate, a volte.
- Non io.
- Oh,
invece anche tu, dovresti ricordarlo. - la ragazza sbatté
gli occhi un paio di volte, spaesata.
Possibile...?
-
Ricordare cosa? - chiese candidamente, mentre lui piegava le labbra in
un sorriso forzato
- Niente,
lascia stare.
- Oh
bè, come vuoi. - disse lei, continuando sulla scia di
quell'atteggiamento finto inconsapevole - Mi è venuta
un'idea! - esordì infine, lasciando cadere dalla braccia i
due pesanti pacchi, i quali caddero esattamente sui piedi di Fred
- Merlino,
Granger! Adesso tenti addirittura di uccidermi?! -
- Su,
quante lagne. - il suo tono di voce era lo stesso che avrebbe usato per
rivolgersi a un bambino di cinque anni, continuando a trafficare con il
cassetto della scrivania - Trovata! - esclamò infine,
mostrandogli una cravatta leggermente sgualcita, nera, di certo
appartenente al padre - Mio padre non è mai stato una
persona molto ordinata, sai com'è...
- Una
caratteristica ereditaria, a quanto ho potuto vedere. -
mormorò, massaggiandosi un piede
-
Bè, nessuno è perfetto.
- Merlino,
grazie per avermi fatto vivere abbastanza a lungo da poter udire una
simile frase! - disse, inginocchiandosi con le braccia protese verso il
soffitto
- Ma
quanto puoi essere idiota, tu?! - lui la guardò, accennando
ad aprire la bocca - Fermo, non dirmelo! Non lo voglio sapere. - lo
bloccò, mettendogli una mano sulle labbra - Adesso chiudi
gli occhi - ordinò, lui la guardò stranito - E
adesso che c'è?!?
- Non
avrai intenzione di bendarmi?!
- Fred, ti
ho appena dato dell'idiota, non farmi pentire di essere stata troppo
magnanima.
- Ma
Hermione, - iniziò lui, uno sguardo che non lasciava
presagire nulla di buono - se volevi darti a certi... giochini con me,
non c'era bisogno di fare tutta questa scen... Ahia! - lo schiaffo alla
nuca con cui l'aveva colpito non l'aveva visto neanche arrivare
- Giuro
che se non la smetti di fare il pervertito, ti lascerò qui e
me ne andrò da sola. - lo minacciò
- Oh,
andiamo Mione,
- storse il naso a quel nomignolo - non credi di essere già
stata abbastanza crudele nell'avermi taciuto il contenuto di queste
scatole? - le indicò, alzandosi in piedi
- Mi pare
il minimo, dopo tutto quello che mi hai fatto passare in questi ultimi
giorni.
- Vorresti
forse insinuare che le ore passate in mia compagnia non sono state le
più belle e avventurose della tua esistenza?
-
Sull'avventurose potrei anche essere d'accordo, ma sul belle... avrei
più di qualche obiezione.
-
Hermione, così mi ferisci! - il tono finto scandalizzato
- Non puoi
immaginare quanto mi dispiaccia, ma qualcuno doveva pur fare il lavoro
sporco. - affermò incolore
-
Chissà perché, però, alla fine sei
sempre tu a farlo.
- Mi pare
evidente il perché: - disse, tendendo il dito indice - tutti
gli altri sono troppo immaturi o codardi per farlo. - al che lui fece
per ribattere, ma lei lo fermò appena in tempo - Adesso fa'
il bravo e lasciati bendare. - si avvicinò e lui si
coprì il viso con le mani
- Come
faccio ad essere certo che non attenterai alla mia vita?
- Fred...
l'unico modo per ucciderti, sarebbe riuscire farti stare zitto!
- Va bene,
va bene! Hai vinto, contenta? - chiese retoricamente, chinandosi verso
di lei.
Troppo vicino!,
pensò Hermione, i loro nasi che quasi si sfioravano
- Ok,
adesso chiudi gli occhi - esordì, annodando la cravatta non
troppo stretta sul retro della testa - Vedi qualcosa? -
domandò ancora la ragazza
- Stai
facendo qualche gestaccio?
- Certo
che no! - lo udì emettere uno sbuffo deluso
- Allora
no.
- Molto
bene! Adesso prendi questi, - gli ficcò tra le braccia i due
scatoloni - così possiamo andare. -
- Sei una
despota, non so come ho potuto lasciarmi ingabbiare da te!
- Poche
storie e non muoverti troppo, o rischiamo di perdere qualcosa durante
il viaggio.
- Spero di
ritrovarmi tutto intero. - lei fece schioccare la lingua
- Non
posso assicurarti nulla. - si avvicinò a lui, stringendolo
per quanto poteva - Al mio tre. Uno, due e...
Crack! Si
erano smaterializzati.
...If I've been on your
mind,
You hang on every word I
say,
Lose yourself in time,
At the mention of my
name,
Will I ever know how it
feels to hold you close,
And have you tell me
whichever road I
choose, you'll go?..
...And you'll never know
if you never try,
to forgive your past and
simply be mine...
Non era stato affatto un viaggio tranquillo, così come la
materializzazione che, troppo brusca, aveva fatto loro perdere
l'equilibrio e cadere nella neve soffice e fredda. Erano rotolati
brevemente giù dal pendio, ritrovandosi a un paio di metri
di distanza l'uno dall'altra, leggermente confusi e in disordine. Fred
si alzò sulle ginocchia, tossendo per il po' di nevischio
che aveva accidentalmente ingoiato, maledicendo Merlino e le sue brache
immacolate. Hermione, al contrario, dopo un primo momento che le era
servito ad acclimatarsi, era scoppiata a ridere nel vedere le
condizioni in cui versava il compagno, rotolando su un fianco e
tenendosi la pancia
- Granger,
accidenti a te!
- Fred,
non puoi neanche immaginare quanto tu sia buffo in questo momento!
- Se ti
prendo, giuro che ti uccido a mani nude... - si portò una
mano dietro la nuca, nel tentativo di liberarsi dalla benda
improvvisata che gli copriva gli occhi, aiutandosi successivamente con
l'altra
- Aspetta,
non ancora! - Hermione si alzò, inciampando negli stivali,
tentando ancora, finché non si decise a gattonare per
raggiungerlo, in un ultimo disperato tentativo di ritardare
l'inevitabile - Non... - ma quando gli fu vicino, lui aveva
già fatto cadere in terra la cravatta.
Al principio, Fred dovette sbattere più volte le palpebre
per mettere a fuoco l'ambiente che lo circondava, poi lo vide, un
paesaggio familiare, anche se ricoperto di neve, ed un lago ghiacciato
poco lontano nel quale particolarmente amava nuotare d'estate
- Ma
questo... -
- Dopo
essermi fatta portare a spasso per due giorni, mi sembrava doveroso
ripagare il favore. - Fred si girò verso Hermione, che aveva
la testa china sui pacchi recuperati a casa sua e che, nonostante
tentasse di celarlo dietro i folti capelli, aveva le gote rosse come
due mele mature. Sorrise, finalmente conscio del motivo del suo
imbarazzo, del motivo di quella cravatta, del motivo per cui, per la
prima volta nella sua vita, Hermione Granger sembrava incapace di
pronunciare una frase senza balbettare. E' proprio vero che le cose
più ci sono vicine, meno siamo in grado di scorgerle. Era
stato quasi troppo tardi, quando in una serata qualsiasi alla Tana
aveva scorto Hermione, seduta sul divano, illuminata dalla tenue luce
del fuoco. Leggeva, come al solito, ma qualcosa in quel viso
corrucciato, la bocca che pronunciava muta quella sequenza di lettere
articolate, il dito che arricciava insistente una ciocca di capelli, lo
aveva colpito come un bolide in pieno petto. Si era nascosto dove lei
non potesse vederlo, finché non era giunto Ronald a
riportarlo alla realtà. Era la ragazza di suo fratello,
quella di cui sembrava essere da sempre innamorato, e lui era solo un
sciocco che si era fatto influenzare dall'atmosfera natalizia. Eppure
da allora non aveva più potuto fare a meno di guardarla, da
lontano, come le circostanze gli imponevano, e ad ogni nuova cosa che
scopriva di lei, ogni sfumatura, si ritrovava sempre più
imbrigliato in quella tela di menzogne che lui stesso aveva intessuto.
Mentiva, a sé stesso e agli altri; a George, che aveva
iniziato a sospettare qualcosa, a Hermione, che soffriva a causa di una
scelta troppo avventata, e a Ron, che neanche meritava tutti gli
scrupoli che si stava facendo per lui.
Quando il tradimento di Ron era venuto alla luce, aveva davvero
rischiato di prendere a pugni suo fratello, tanta era la rabbia che
aveva sentito montare dentro al pensiero del viso sofferente di
Hermione. Aveva tentato di esserle amico, in quegli ultimi mesi della
loro storia, nella speranza che la consapevolezza di poter sempre
contare su di lui potesse lenire la fatica che le costava affrontare
tutte conseguenze di quel madornale errore. Era quasi impazzito quando
era sparita senza che nessuno sapesse dove si fosse nascosta, se stesse
bene, se avesse bisogno di aiuto. Aveva smesso di frequentare la casa
di sua madre, perché non sopportava di vedere il fratello e
la sua faccia da ebete, quella che gli era spuntata dopo che era stata
di nuovo Hermione a svolgere il lavoro sporco per entrambi. Non doveva
essere stata una prova facile per la ragazza, mettere a parte la
famiglia della loro rottura, glissando abilmente sulle reali ragioni
che li avevano spinti a tanto, ma delle quali lui era stato
successivamente messo a conoscenza dalla sorella.
I mesi che erano seguiti erano stati per Fred i peggiori, quando aveva
ormai perso ogni speranza di potersi avvicinare alla ragazza, almeno
fino a quando non l'aveva intravista per strada durante una delle sue
solite passeggiate, la Vigilia di Natale. Detestava ammetterlo,
perché si sentiva davvero patetico, ma l'abitudine di
passeggiare tra le strade babbane era nata nel momento in cui il
pensiero di poterla casualmente incontrare aveva per la prima volta
sfiorato la sua mente, non considerando affatto il numero spropositato
di persone che abitavano la capitale inglese. Era stato un vero colpo
di fortuna, dunque, ciò che era accaduto appena qualche
giorno prima, l'occasione che aveva atteso troppo a lungo e che per
nessun motivo poteva permettersi di sprecare. Ed ora erano
lì, nel luogo in cui, per la prima volta tempo prima, Fred
aveva iniziato a sperare che per loro potesse esistere un futuro e che
fosse insieme. Guardò Hermione, che trafficava attorno a due
paia di pattini, e sorrise, afferrandole entrambi i polsi con dolcezza
-
Hermione, guardami. - la ragazza teneva lo sguardo ostinatamente basso,
stringendo le mani a pugno
-
Purtroppo i pattini sono rotti, ma credo che con un incantesimo...
-
Hermione, guardami per favore. - e lei finalmente alzò gli
occhi, il cuore che le batteva talmente forte nella cassa toracica da
farle quasi male, lo stomaco stretto in un nodo. Lui sollevò
una mano, posandola lievemente sulla sua guancia arrossata, per poi
spostarle una ciocca di capelli che le era caduta sul viso. Era bella
Hermione, lo era sempre stata, ed ancor più lo era dinanzi a
lui, innamorata. Quello era il regalo più bello che avesse
mai ricevuto - Perché mi hai portato qui?
- Te l'ho
detto...
- No, non
l'hai fatto. - non ancora, non davvero. E lui aveva tanto bisogno di
sentirle pronunciare quelle parole
- Oh,
Fred...
- Quanto
ancora pensi di farmi aspettare, Hermione? - successivamente, neanche
lei seppe dirsi cosa le diede coraggio, forse lo sguardo di Fred che si
posava amorevolmente su di lei, il modo in cui aveva pronunciato il suo
nome, o forse, semplicemente, quel sentimento che aveva sentito
crescere dentro di lei ogni giorno per un tempo talmente lungo che non
sarebbe stata capace di quantificare. Fu così che, con
estrema lentezza, prese la mano che lui teneva sul suo viso, baciandone
il palmo, gli occhi socchiusi per l'intensità delle emozioni
che tentavano si sopraffarla. Sospirò, inumidendosi le
labbra secche e cercando dentro di sé le parole giuste. Non
avrebbe mai creduto possibile che un giorno avrebbe faticato a trovarne
di adatte
- Ti ho
portato qui... - Fred non staccava gli occhi da lei, probabilmente non
stava neanche respirando - Ti ho portato qui, perché
è questo il posto in cui ho capito di essere innamorata di
te. - e finalmente, con un movimento deciso, gli si
avvicinò, afferrandogli il viso con entrambe le mani, e lo
baciò.
Al principio fu solo il cauto sfiorarsi di due bocche, complici
l'imbarazzo e il timore che rendevano i gesti di Hermione quantomeno
impacciati, ma quando Fred si fu finalmente ripreso dallo stupore
l'avvicinò a sé, portandole una mano dietro la
nuca e approfondendo il loro contatto con un sospiro. Hermione
avvertì un intenso calore al petto propagarsi per tutto il
corpo, non sentiva più il freddo, la stanchezza, la paura,
c'era solo Fred che la baciava come se ne dipendesse la sua stessa
vita, come fosse ossigeno puro. Gli circondò il collo con le
braccia, mentre lui le sfiorava la schiena, il collo, le spalle,
raggiungendo qualsiasi parte di quel corpo gli fosse concesso.
Quante volte l'aveva sognato?
Hermione, completamente abbandonata nel suo abbraccio, le guance rosse,
le labbra gonfie a causa dei baci. La scrutò con attenzione
per qualche istante, cercando di imprimersi a fuoco quell'immagine
nella mente, intrecciando una mano alla sua e baciandone il dorso. La
sentì trattenere il fiato e sorrise, avvicinandosi quel
tanto che bastava a che potesse posare la fronte sulla sua. Si perse
nelle mille sfumature dei suoi occhi, che aveva visto spegnersi e
illuminarsi nel corso di quegli anni, ma che mai, mai, erano stati
belli come in quel momento. Occhi che guardavano lui, seguivano ogni
sua mossa, che si crucciavano arrabbiati o si piegavano sorridenti.
Occhi che si erano posati su di lui forse più di quanto si
fosse reso conto.
Le spostò nuovamente una ciocca di capelli che le ricopriva
il viso, affondando le dita in quella chioma ribelle, avvicinandola
ancora a sé, per poi fermarsi a pochi centimetri dalla sua
bocca
- Avessi
saputo, avrei usato più spesso questo metodo per distrarti
quando eravamo a scuola. - non poteva fare a meno di provocarla,
neanche in un simile frangente. Adorava la smorfia imbronciata che le
deformava il viso, il cipiglio severo dietro al quale si nascondeva
tuttavia una scintilla di divertimento. Per anni l'aveva osservata
trincerarsi dietro una ostentata austerità, quando in lei
percepiva una natura diversa, più passionale di quanto non
osasse ammettere a sé stessa. E lui l'avrebbe scoperta, poco
a poco, l'avrebbe spogliata di tutte le sue insicurezze,
finché non si fosse mostrata nella sua vera essenza.
Hermione si perse nei suoi occhi, così vicino da toglierle
il fiato. Tutto il tempo che le era servito a dissipare i suoi dubbi,
ad accettare il passato e volgersi ancora una volta speranzosa verso il
futuro, neanche lui poteva immaginare quanto le fosse costato. Sorrise
appena, divertita da quel modo tipico che aveva Fred di stuzzicarla,
per nulla disposta a concedergli una vittoria
- Forse
sei tu che dovresti imparare a parlare di meno e agire di
più, Weasley. - rispose, avvicinandosi a sfiorargli le
labbra, per poi scostarsi, dispettosa
- Tu dici?
- Io dico,
- continuò, sporgendosi fino a quando non lo spinse a
stendersi sotto di sé - che adesso potremmo impiegare meglio
il nostro tempo.
- Una
simile intraprendenza merita decisamente una E, signorina
Granger.
- Dovrebbe
saperlo che è mia abitudine eccellere in tutto quello che
faccio, signor Weasley. - terminò, tornando a baciarlo. E
rise Hermione, quando Fred Weasley ribaltò le loro posizioni
e, con una espressione malandrina, iniziò a farle il
solletico.
...I dare you to let me
be your,
your one and only,
I promise I'm worth it,
To hold in your arms,
So come and give me a
chance,
To prove that I am the
one who can
walk that mile,
Until the end starts.
Adele – One
and Only
Apparvero nel salotto di casa Granger per la seconda volta quella sera,
scostandosi immediatamente l'uno dall'altra, fiondandosi Fred ad
accendere il camino ed Hermione a recuperare qualche asciugamani. Si
tolsero in fretta i giacconi, saltellando sul posto, sfregandosi
successivamente con forza per asciugarsi i capelli bagnati. Hermione
non ricordava di aver mai sentito tanto freddo, neanche negli inverni
più rigidi trascorsi ad Hogwarts, quando erano costretti a
seguire le lezioni di pozioni in quegli umidi sotterranei, dove di
certo il professor Piton non si premurava di scaldare l'atmosfera. Dopo
essersi baciati e rotolati nella neve per circa mezz'ora, si erano
infine ritrovati fradici dalla testa ai piedi, con un vento gelido che
soffiava su di loro e la previsione di una quasi certa polmonite se non
si fossero sbrigati a cambiarsi.
Guardò Fred che, dopo essersi avvolto in più di
un asciugamani, aveva preso a frizionarsi il torace e a sbuffare come
una locomotiva a vapore. Ci volle poco perché il tepore del
caminetto si diffondesse e la faccia del gemello iniziasse ad
arrossarsi, rendendolo sempre più simile ad un addobbo
natalizio. Hermione ridacchiò appena, cercando poi di
nascondersi dietro una finta tosse quando lui le rivolse uno sguardo
offeso
- E
così ti diverti, strega dei miei stivali! - l'aveva
accusata, puntandole contro un dito, ma affrettandosi a nasconderlo di
nuovo sotto gli indumenti
- Non
posso farci nulla, se la tua faccia ha deciso di illuminarsi a festa.
- Piccola
impertinente! Fossi in te non mi vanterei tanto, caro Rudolph.
- Ma come
osi!
-
Bè, da' un'occhiata allo specchio se non mi credi. Con quel
naso potrebbero localizzarti fin dal Polo Nord!
- Brutto
cafone! - poi strabuzzò gli occhi, vedendolo spogliarsi -
Che diamine stai facendo?!
- Granger,
vuoi smetterla di essere così scurrile? Non vorrei essere
costretto a lavarti la bocca col sapone, sai com'è.
- Oh,
taci! Perché diamine ti stai spogliando, di grazia?! - lui
si fermò: in terra giacevano già il mantello e
uno dei tanti maglioni rosso-arancio che gli aveva cucito la madre, con
una bella F sul davanti nel caso un giorno avesse dimenticato il suo
nome. Era rimasto con indosso solo la camicia e i pantaloni, le cui
mani alla cintura avrebbero già sfilato se la ragazza non
l'avesse bloccato. La guardò, sbattendo un paio di volte le
palpebre, l'espressione confusa
- Merlino,
Granger, vuoi farmi credere che la tua rinomata intelligenza era tutta
una truffa?! - esclamò - Mi pare evidente che mi sto
spogliando!
- Questo
l'avevo capito anche io, Weasley!
- Ebbene!
- Ebbene,
perché diamine ti stai spogliando?! - chiese ancora, la voce
che le si era alzata di una ottava
-
Perché si da' il caso che, dopo essere quasi morto
assiderato, io desideri solo fare una doccia calda.
- Oh.
- Eh
già.
-
Bè, si da' il caso che tu non possa.
- E
perché mai, di grazia?! - adesso era Fred ad avere la voce
nettamente più acuta del normale
-
Perché mi pare ovvio che debba essere io a farla per prima.
- Ma
davvero!
- Ovvio
che sì, visto che sono la padrona di casa e che, oltretutto,
se mi ritrovo fradicia fino al midollo è solo colpa tua!
- Colpa
mia, eh?
- Esatto.
- Eppure
non mi pareva affatto ti dispiacesse, mentre rispondevi così
appassiona... Ahi! Granger, sei una donna violenta!
-
Così impari a chiudere quella boccaccia!
- Sei una
despota!
- Credo
riuscirò a farmene una ragione.
- Ma io
non ho nessuna intenzione di sottostare alle tue regole.
- Ah,
davvero? - gli lanciò uno sguardo di sfida, poggiando le
mani sui fianchi - E cosa avresti intenzione di fare, mh?
-
Sfidarti, mi sembra ovvio.
- E in
cosa? - domandò ancora Hermione, spazientita dall'abitudine
che il ragazzo aveva di tirarla per le lunghe. Lui parve pensarci su
per qualche istante, finché non si illuminò
- Faremo
così - le si avvicinò, portandosi di fronte a
lei, le braccia conserte e lo sguardo divertito - Ognuno di noi
dovrà comandare all'altro di fare qualcosa, qualsiasi cosa,
e nel caso questi dovesse rifiutarsi o fallire, avrà
automaticamente perso. - concluse trionfante
- E' la
cosa più idiota che io ti abbia mai sentito dire, Weasley, e
non sono state poche.
- A-ha,
certo. Di' piuttosto che hai paura di ciò che potrei
chiedere. - le disse, in tono tanto malizioso che Hermione non
poté fare a meno di arrossire
- Non
essere sciocco, Fred. Tu non potresti mai farmi alcuna paura.
-
Dimostralo, allora! - lo spirito da fiera Grifondoro di Hermione
vibrò
- E sia!
Non mi lascerò certo battere da te, Fred!
-
Così mi piaci!
- Non
tergiversare e procediamo.
- Insomma,
Granger, quanta fretta hai di perdere?
- Continua
a sognare, Weasley.
- Staremo
a vedere... - la osservò compiaciuto per qualche istante,
come stesse pregustando già la vittoria,
dopodiché si accovacciò per recuperare qualcosa
da una sacca del suo mantello. Quando si rialzò, le
mostrò tre caramelle dai colori scintillanti sul palmo della
sua mano - ...ecco, a te. Hermione lo fissò
scettica
- E queste
cosa sarebbero?
- Hai
l'onore di ammirare in anteprima il nuovo prodotto dei Tiri Vispi
Weasley, un vero capolavoro.
- E cosa
dovrei farne?
-
Mangiarle.
- Cosa?!
- Non
tutte, solo una. - aggiunse, come se questo migliorasse la situazione -
Scegli tu quale.
- E che
effetto dovrebbero avere su di me? - chiese, leggermente allarmata
- Oh
bè, ognuna ha un effetto diverso, ovviamente...
-
Ovviamente...
- ...ma
non ho alcuna intenzione di dirti quale.
- Fred!
- Insomma
Hermione, dove sarebbe la sfida altrimenti?
- La cosa
preoccupante è che inizio quasi a trovarli sensati, questi
tuoi ragionamenti contorti... - allungò una mano, per poi
ritrarla immediatamente - Non mi faranno star male, vero!?
- Granger,
ti pare che potrei mai darti qualcosa che potrebbe farti star male?
-
Bè...
- Insomma,
forse quando eri un prefetto avrei anche potuto farci un pensierino, ma
adesso andrei contro i miei stessi interessi... ahia!
- La
smetti di fare l'imbecille?!
- Allora
sbrigati, - la esortò, sorridendole - a meno che tu non
abbia paura.
- Adesso
stai rasentando il ridicolo, Fred Weasley.
- Ebbene,
mia coraggiosa Grifondoro...
- Avanti,
da' qua! - disse, afferrando una caramella a caso.
La poggiò sulla lingua, lasciando che si sciogliesse
lentamente, mentre Fred la osservava scettico e lei era assorta nel
percepire qualunque cosa non andasse nel suo corpo, ma non accadde
nulla. Con un certo stupore, dovette constatare che il sapore non era
affatto male, simile a miele ma con un vago retrogusto di fiori. Aveva
sempre saputo che i gemelli erano dei veri geni nel loro lavoro, anche
se non l'avrebbe ammesso ad alta voce neanche sotto tortura, e
probabilmente quella sarebbe stata solo l'ennesima prova di quanta
intelligenza sprecassero nell'inventare sciocchezze potenzialmente
letali. E proprio quest'ultimo pensiero fece sì che
prestasse nuovamente attenzione al ragazzo che aveva di fronte e che,
con suo sommo sconcerto, ritrovò a contorcersi nel vano
tentativo di non scoppiare in una risata troppo fragorosa
- Per la
barba di Merlino! Fred, cosa ti prende?! - ma lui non poteva
risponderle, perché stava ridendo così forte da
farsi venire le lacrime agli occhi. Un pensiero improvviso le
attraversò la mente, facendola impallidire e voltare verso
il grande specchio che la madre aveva posizionato nel corridoio. Si
avvicinò a passi misurati, temendo che la vista le stesse
giocando un brutto scherzo, reprimendo un urlo di puro orrore alla
vista di ciò che le era accaduto - Fred! Ho i capelli blu! -
e non di un blu qualsiasi, ma di un accesissimo blu elettrico che, ne
era sicura, si sarebbe illuminato al buio come un segnale al neon. -
Sono blu! - perfetto, adesso aveva anche completamente perso la
capacità di articolare una frase di senso compiuto!
- Eh
sì Granger, sono proprio blu. - confermò lui,
asciugandosi gli occhi con il dorso di una mano - Ma ti stanno davvero
benissimo. - a queste parole lei lo fissò truce e per un
istante valutò quanto possibilità avesse di
ucciderlo e farlo sembrare un incidente - Neanche una. - rispose lui
-
Cos'è, adesso mi leggi anche nel pensiero?!?
- La tua
faccia parla per te, Granger.
- Merlino,
Weasley, giuro che questa te la faccio pagare cara...
- Non fare
promesse che non sei sicura di poter mantenere. - le rispose lui,
sorridendole furbo
- Staremo
a vedere!
- Bene,
allora coraggio! Questa è la tua unica occasione. - oh, se
l'avrebbe colta. Poteva giurarci
- Adesso
sta a me dirti cosa fare.
- Sono
tutto orecchi. - a quel punto Hermione aprì la bocca, ma fu
costretta a richiuderla subito dopo. Con suo immenso dispiacere, si
rese conto di non avere alcuna idea su quale punizione infliggere a
Fred. Ad ogni modo, nulla che lui non si aspettasse o che fosse
abbastanza imbarazzante da appagare il suo desiderio di vendetta. - Sei
a corto di ispirazione, Granger?
- Certo
che no!
-
Bè, allora che aspetti? - Merlino, quanto poteva essere
irritante quando le si rivolgeva in quel modo?! Avrebbe voluto
strozzarlo, o baciarlo...
a quel pensiero quasi si prese a schiaffi.
Contegno, Hermione!
- Ecco...
-
Sì? - il sorriso sulle sue labbra si allargò
ancora, al che lei fece vagare lo sguardo all'interno della stanza,
cercando di non pensare a quanto avrebbe voluto... ma la sua attenzione
fu calamitata da qualcos'altro, un grosso volume che giaceva
indisturbato sulla mensola del camino e che le procurò
un'idea geniale
- Credo
che stavolta sarai costretto a superare te stesso... -
iniziò, intimamente trionfante
- Oh-ho,
staremo a vedere!
- Ebbene,
Fred, come ben sai sono un'avida lettrice di romanzi...
- Diciamo
pure divoratrice...
- Che hai
detto?!
- Nulla,
continua. - tossì, recuperando la concentrazione
- Dicevo:
e come tale sono divenuta esperta di molte cose, tra cui una in
particolare.
- Sarebbe?
- Le
dichiarazioni d'amore. - Fred per poco non si strozzò con la
sua stessa saliva
- Che hai
detto?!
- Sei per
caso diventato sordo, oltre che scemo?
- No,
ma... Ehi! Aspetta un secondo...
- Oh,
adesso taci! Allora, dove ero rimasta? - era possibile che Fred fosse
arrossito?
- Alle
dichiarazioni d'amore...
- Giusto!
- sogghignò, terribilmente felice di vederlo un po' in
imbarazzo - Ebbene, voglio che tu mi faccia la dichiarazione d'amore
più bella che esista. - cincischiava
- Tu
vorresti che io...
- Oh,
andiamo Fred! Devi solo fingere, non dovrebbe essere così
difficile. - la guardò in modo indecifrabile
-
Fingere...
- Esatto,
nulla di più semplice. - stettero in silenzio a lungo,
immobili l'uno di fronte all'altra.
Hermione credette di poter fendere l'aria con un coltello, tanto era
tesa e pesante l'atmosfera che si respirava tra loro. Si
massaggiò la tempia, iniziando ad avvertire a sua volta
l'imbarazzo per quella situazione nella quale si era deliberatamente
cacciata, chiedendosi angosciata perché lui non facesse
nulla. Se ne stava così, fermo a guardarla, senza che lei
riuscisse a capire cosa ronzasse in quella zucca vuota che si ritrovava
al posto della testa.
Per favore, Fred, fa'
qualcosa!
Sentiva come una lieve elettricità attraversarle i tessuti,
che la rendeva instabile, vicina alla crisi isterica. Dovette reprimere
l'impulso violento che ebbe di prendere a testate il muro, per poi
andarsi a nascondere e non mostrarsi in pubblico mai più.
Come accidenti aveva fatto ad avere un'idea talmente idiota?
Insomma, a cosa diamine stava pensando?
Ok, poteva tentare in parte di giustificarsi dicendo a sé
stessa che la presenza di Fred rendeva la sua mente altamente
instabile, quasi febbricitante, ma ciò non la liberava dalla
situazione nella quale stava stagnando. Aveva urgente bisogno di
ritrovare tutto il suo sangue freddo e cercare di trarre d'impaccio
entrambi
- Ecco
sì, insomma... - tossì - ...voglio dire, non sei
obbligato. Ma sì, forse mi sono lasciata un po' prendere la
mano e... - abbassò lo sguardo, torturandosi le mani -
...sai, ho sempre qualche altra idea per... - ma non terminò
mai quella frase, perché Fred si era avvicinato, prendendole
il viso tra le mani e sollevandolo verso il suo. Il cuore di Hermione
perse un battito nel vedere l'emozione che lo animava e temette di
poter svenire da un momento all'altro
- Ti hanno
mai detto che parli proprio tanto? - lei abbozzò un sorriso
- Credo
che qualcuno me l'abbia già accennato... - Fred le
passò un braccio intorno alla vita, portando il corpo di lei
ad aderire contro il proprio. Hermione annaspò, alla
disperata ricerca d'aria
- Non sia
mai detto che Fred Weasley si è tirato indietro di fronte a
una sfida. - lasciò scivolare la mano che le aveva lasciato
sul volto lungo il collo, le spalle, per poi risalire dietro alla nuca.
Passò le dita tra quei capelli blu dei quali non aveva
alcuna memoria, accarezzandole la cute, senza che lei riuscisse a
reprimere un gemito per il piacere che quelle attenzioni le
provocavano. Arrossì, tentando di scansarsi, ma Fred si
abbassò, continuando a stringerla, e le baciò una
guancia. Fu un contatto leggero, al quale seguì subito un
altro e un altro ancora. Con una lunga scia di baci tracciò
il profilo dello zigomo, salendo verso la tempia, posandosi delicato
sulle palpebre chiuse, fermandosi sulla fronte. Fred sentiva il respiro
caldo e affannato di Hermione contro la sua pelle e temette di
impazzire, una intensa stretta che gli attanagliava dolorosamente la
gola - Sei così bella. Non credo che tu sia consapevole di
quanto sei bella. - Hermione sospirò, toccandolo finalmente
a sua volta, passandogli le mani tremanti dietro la schiena e
stringendo la stoffa umida della camicia tra le dita - E intelligente,
coraggiosa, affettuosa. E talmente petulante, Merlino! Certe volte ti
soffocherei con un cuscino... - la udì mugolare - e dopo ti
bacerei, prendendo tutto di te, perché alla fine tu non
possa ricordare neanche il tuo nome, perché tu sappia che
prima di quel bacio, prima di me, non c'era nulla, che il tuo cuore non
esisteva, perché ha iniziato a battere nel momento in cui ha
ascoltato il mio. - si era spostato di nuovo, sfiorandole con le labbra
il profilo del naso - Così fragile e delicata... mi spaventa
pensare che tu possa spezzarti con una misera folata di vento, quando
nessun altro sembra preoccuparsene. - le sfiorò le labbra,
senza accontentare l'evidente desiderio che Hermione aveva di lui, e
dedicandosi al mento - Talmente orgogliosa da non permettere a nessuno
di avvicinarsi abbastanza da conoscere le tue debolezze.
Così insicura nella tua femminilità, mentre io
vorrei assaggiare ogni parte di questo corpo e mostrarti quanto piacere
ha da offrirti, quanta passione inespressa, scoprendo parti di te di
cui non conoscevi neanche l'esistenza. - il suo respiro, dov'era il suo
respiro? - Baciare la tua pelle nuda e sentirti fremere, -
iniziò a dedicarsi al suo collo, socchiudendo appena le
labbra umide, in un gesto che le diede alla testa - per una volta
guidata solo dalle tue sensazioni. E ti amerei, di un amore
così assoluto da consumarci. Non esisterebbe altro, solo
noi, perché solo se diventassi ceco e sordo potrei guardare
qualcosa che non sia tu, ascoltare un suono che non sia quello del tuo
respiro. E... - era finalmente tornato alle sue labbra, lambendone il
contorno, mordendole appena, per infine baciarla, con somma gioia di
Hermione.
Fu un bacio diverso da quelli che si erano scambiati fino ad allora,
più profondo, più esigente. Si
aggrappò con forza alle spalle del ragazzo, sentendo le
gambe cedere, al che lui fece scivolare la mano che teneva dietro la
schiena lungo il fianco, arrivando alla coscia. La strinse e lei
ansimò, mentre se la portava al fianco. Gli
circondò il collo con entrambe le braccia e Fred ne
approfittò per sollevarla, facendole stringere le gambe
intorno alla sua vita. Hermione affondò una mano fra i suoi
capelli rossi e strinse forte, udendolo protestare debolmente. Si
staccò da lei il tempo necessario a toglierle il maglione,
scoprendo la pelle lattea coperta da una semplice canotta. Non portava
il reggiseno, constatò ammirato, iniziando a sbottonarsi la
camicia. Impaziente, la giovane lo aiutò sfilandogliela
dalla testa, non potendo attendere che terminasse.
Riprese a baciarlo con foga e avvertì le labbra di lui
tendersi in un sorriso, che la fece scostare per poterlo guardare
- Qualcosa
da ridire, Weasley? - possibile che quella donna dovesse sfidarlo
persino in quel
momento?!
- Oh,
direi proprio di no. - le rispose ridacchiando, stringendo ancora la
mano che era salita lungo la natica e osservando compiaciuto l'effetto
che le suscitava - Solo un piccolo appunto, in effetti... - aggiunse,
avvicinandosi tanto da sfiorarle di nuovo le labbra, ma senza
approfondire il contatto. Hermione sbuffò
- Sarebbe?
- Ho vinto
io. - disse, trascinandola sul divano, scaldando entrambi.
Più tardi quella notte, Hermione Granger dovette
silenziosamente ammettere che sì, lui aveva vinto, e che
l'aveva decisamente fatto con stile.
Libere
Interpretazioni:
Francamente, avevo paura che nell'ultima parte i due protagonisti
potessero risultare molto OOC, per quanto io mi sia impegnata a che
così non fosse. Tuttavia, rileggendo il capitolo in una
delle fasi di editing, devo dire che a mio modesto parere non trovo
affatto che lo siano. Per meglio comprendere, vi spiegherò
le ragioni che mi hanno spinto a prendere certe scelte di trama:
・ La sfida di Hermione: semplicemente,
Hermione sceglie di mettere in imbarazzo Fred colpendolo in quella che
ella ritiene l'aspetto meno estroverso del suo carattere, ovvero la
sfera emotiva. Un capriccio un po' infantile, ma più volte
nel corso della storia ho voluto mostrare come la presenza del ragazzo
portasse alla luce lati del suo carattere che non credeva di possedere,
e che, come abbiamo visto, le si ritorcerà contro, anche se
in maniera molto piacevole;
・ La dichiarazione di Fred: questa
è stata la parte che più ho amato scrivere, ma
che, allo stesso tempo, più ho temuto. Temevo di cadere nel
banale, di essere sdolcinata o esagerata, di rendere il personaggio
assolutamente poco credibile, ma alla fine non è stato
così. Per quel che mi riguarda, ho sempre immaginato i
gemelli Weasley, Fred in questo caso particolare, come individui molto
complessi interiormente, che mostrano agli altri questo loro lato
perennemente scherzoso, ma che in realtà celano dentro di
loro un universo molto variegato, fatto di emozioni forti di cui pochi
probabilmente li riterrebbero capaci. Insomma, in questo senso credo
che il discorso sia stato molto coerente e comunque mai pesante.
・ Per quanto riguarda la questione de La
dichiarazione d'amore più bella che esista, ovviamente non
ritengo che quella che ho scritto io lo sia, non oserei mai affermare
un simile abominio. Semplicemente volevo porre l'accento su come le
parole che ci rivolge la persona che amiamo, per quanto semplici,
possano divenire le più belle e poetiche che abbiamo mai
avuto modo di ascoltare. Come sempre, è tutta una questione
di punti di vista.
Ovviamente, siete liberissimi di dissentire con quanto ho detto e
potete farmelo sapere nei commenti, con la dovuta cortesia. Potete
altresì scrivermi qualora abbiate qualche dubbio,
così che possa spiegarmi meglio.
Note:
- Rudolph, per chi non lo sapesse, è la renna di Babbo
Natale che, grazie al suo naso rosso, riesce a rendere visibile il
sentiero alla slitta durante la consegna dei regali. Il personaggio
è stato inventato da Robert L. May ed è apparso
per la prima volta nel 1939.
Spazio
Autrice:
Ehm, direi che ne è veramente passato tanto di tempo
dall'ultimo aggiurnamento – quasi un anno e mezzo, accidenti!
Mi scuso veramente, soprattutto con quelle persone che hanno continuato
a recensire e, nonostante questo lungo silenzio, non hanno mai
eliminato la storia dalle preferite, seguite o ricordate.
Non mi dilungherò a spiegarvi le ragioni della mia assenza,
anche perché in realtà riguardano esclusivamente
la mia mancanza di ispirazione. Tuttavia, con questo capitolo possiamo
dire di essere finalmente giunti al termine, se non per l'epilogo che
ho già quasi concluso e che punto di pubblicare al
più presto, entro la fine dell'anno o per il termine delle
festività natalizie.
Vi informo inoltre che i miei progetti per questa coppia non si sono
esauriti, in quanto ho l'intenzione di scrivere due One Shot che
facciano da seguito a questa storia e che raccontino due momenti ben
precisi della vita di Fred ed Hermione, ma ve ne parlerò
più approfonditamente nello spazio a cui mi
dedicherò nel capitolo finale.
Se vi fa' piacere, accedendo alla mia pagina su EFP potrete trovare i
link a cui potermi contattare in giro per il web. In serata
inizierò anche a rispondere alle recensioni lasciate in
sospeso, scusatemi ancora.
Spero vivamente che il capitolo possa piacervi, a presto.
La
bambina fantasma.
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Capitolo 6 *** Epilogo ***
Epilogo(1)
Epilogo
Two Years Later
The words have been
drained from this pencil,
Sweet words that I want
to give you,
And I can't sleep,
I need to tell you
Goodnight...
Era appena scoccata la mezzanotte quando una figura incappucciata si
materializzò nel giardino della Tana, avanzando circospetta
nel buio. L'uomo sbuffò, scuotendo la testa, mentre dalla
mantella cadevano fitte goccioline di pioggia e gli stivali infangati
s'infrangevano sonoramente in un gruppo di pozzanghere. Giunse alla
porta sul retro, quella che dava sulla cucina, e con un deciso
movimento della bacchetta la aprì. Un aroma intenso lo
investì, facendolo sentire immediatamente a casa: pan di
zenzero, pudding, tacchino arrosto e patate col rosmarino; tutti i
profumi della cena che si era da poco consumata e di cui ancora restava
qualche avanzo.
Si tolse il mantello e asciugò i propri indumenti fradici
con un incantesimo, riportando indietro i capelli che gli si erano
appiccicati alla fronte. Trangugiò velocemente e con
voracità alcune pietanze recuperate qui e là,
seduto in equilibrio precario su uno sgabello a cui era stato mozzato
un piede. Alla fine bevve un sorso di succo di zucca e si diresse in
salotto.
Passando in prossimità delle scale, poté udire il
russare sommesso proveniente dalle camere da letto e il rumore del
lieve borbottio di sua madre, la quale continuava probabilmente ad
inveire contro di loro persino durante il sonno. Sorrise appena,
muovendosi piano perché le travi del vecchio pavimento non
scricchiolassero, varcando la soglia del salone riccamente addobbato a
festa, in fondo al quale svettava il grande abete che lui e i suoi
fratelli erano stati costretti a cercare dietro minaccia di sua
sorella. Al di sotto, decine di pacchi di ogni forma, colore e
dimensione, tutti impazienti di essere consegnati e scartati dalla
persona alla quale erano destinati. Uno in particolare
attirò la sua attenzione, di un bel rosso sgargiante e
avvolto in un lucente nastro dorato: i colori della sua casa quando era
ad Hogwarts. Vi era attaccato un piccolo biglietto di pergamena un po'
ingiallito, scritto con una calligrafia piena ed elegante. Certo ormai
che si trattasse di quello che stava cercando e illuminato appena dal
fuoco del camino poco distante, si accovacciò e
allungò le mani
- Fermo
lì! - lo ammonì qualcuno, facendolo sobbalzare -
Cosa pensi di fare, eh?! - si fermò e girò
lentamente la testa, notando solo in quel momento la figura mezza
distesa sul vecchio divano e coperta da una delle pesanti coperte
lavorate a maglia da Molly Weasley
- Che
domande! Ovviamente stavo cercando di aprire il mio regalo.
- Non
oserai, Fred Weasley! Mi hai sentito bene?! - Hermione lo fissava con
un cipiglio severo, puntando il lungo e affusolato dito indice contro
di lui - Guai a te se solo provi ad aprirlo prima di domattina.
- Andiamo
Granger, non pensi che questo uomo stanco meriti un premio dopo aver
vagato per delle paludi puzzolenti la Vigilia di Natale?
- Siete
stati tu e tuo fratello ad insistere per andare, non riceverai alcuna
pietà da me! - in quel momento Fred si accorse che quello
che era iniziato come il solito battibecco tra loro, si stava
velocemente tramutando in una vera e propria discussione. Hermione
doveva sentirsi ancora risentita perché l'aveva lasciata
sola, ma se lui e George non avessero sfruttato quell'ultima notte di
plenilunio per raccogliere le erbe di cui avevano bisogno, mettere a
punto la nuova pozione si sarebbe rivelato un lavoro ben più
lungo e complesso, che lo avrebbe assorbito troppo per i mesi
successivi. Sospirò, alzandosi in piedi ed avvicinandosi
- Pensi
che riuscirai a farmi un po' di spazio? - chiese, conoscendo
già la risposta
- Non ne
ho alcuna intenzione! - roteò gli occhi, a metà
fra l'esasperato e il divertito
-
Chissà perché lo immaginavo. - disse, e senza
concederle il tempo per replicare la sollevò di peso,
sedendosi a sua volta con lei in grembo, avvolgendo entrambi con la
coperta. Hermione strabuzzò gli occhi, mordendosi un labbro,
e Fred seppe con certezza che stesse trattenendo un sorriso
- Cosa
credi di fare, adesso? - gli chiese, tentando inutilmente di mantenere
un contegno altezzoso
- Credo mi
verrà in mente qualche idea...
- Oh no,
mio caro!
- Andiamo
Granger, lo sappiamo entrambi che lo vuoi anche tu.
- Ma che
presuntuoso! Io non voglio proprio nulla da te, chiaro?
- Chiaro,
chiarissimo. Limpido come l'acqua. - rispose incolore, iniziando a
dedicarsi alle sue caviglie gonfie con un massaggio - Piuttosto
perché non ci spostiamo in camera da let... ahia! Insomma
Hermione, almeno nella tua condizione potresti cercare di smetterla di
comportarti così violentemente, non fa' bene agitarsi, sai?
- Sei tu
l'unico che mi fa' agitare!
- Su su,
adesso basta. Non vorrai che i bambini sentano la mamma e il
papà litigare, vero? - poggiò amorevolmente una
mano sul pancione di Hermione, accarezzandolo e accostando il viso -
Voi non dovete assolutamente preoccuparvi, bambini, la mamma scherza!
In realtà, non potrebbe mai vivere senza il papà,
solo che non vuole ammetter... ahi! Merlino, Granger, vuoi per caso
uccidermi?!
- Smettila
di dire sciocchezze, allora!
- Non puoi
picchiarmi davanti ai bambini, che figura pensi che mi faccia fare?
- Quella
dello sciocco.
-
Esattam... Ehi! - ma si fermò, vedendola sbadigliare - Sei
stanca? - chiese, malcelando una certa preoccupazione
- Non
troppo. - rispose lei, non volendo indulgere sulla questione
- Andiamo
di sopra, starai più comoda in camera. - fece per alzarsi,
ma si sentì bloccare per un braccio
- No!
Restiamo ancora un po' qui, si sta bene. - lo implorò,
adagiando la testa nell'incavo del suo collo, cullata dal lento
crepitio del fuoco e dal caldo abbraccio del ragazzo, e
sospirò. Fred la osservò, poi sorrise, baciandole
la testa
- Va bene,
- acconsentì, stringendola di più a sé
- ma solo un po'.
...When we're together I
feel perfect,
When I'm pulled away
from you I fall apart,
All you say is sacred to
me,
You're eyes are so blue,
I cant' look away,
As we lay in stillness
you whisper to me...
Si risvegliò quando l'orologio a pendolo riprese a
rintoccare, all'una esatta. Si stiracchiò, irrigidito dalla
scomoda posizione che aveva assunto durante il sonno, per poi
ricordarsi di avere ancora Hermione tra le braccia, placidamente
addormentata. Sorrise, ricordando quella volta in cui le aveva detto
che quando dormiva era l'unico momento in cui riusciva a starsene
tranquilla
- Se la pensi così,
allora forse dovresti fidanzarti con una bambola gonfiabile.
- lui non aveva capito cosa intendesse, ma era quasi certo si trattasse
di un insulto bello e buono. Aveva anche tentato di chiedere ad Harry,
che essendo cresciuto tra i babbani ne sapeva più di lui su
certe faccende, ma quando gli era scoppiato a ridere in faccia, aveva
deciso che quella conversazione era meglio tenerla per sé.
Udì un mormorio e si voltò nella sua direzione,
temendo di averla svegliata con qualche movimento brusco.
Fortunatamente dormiva ancora e, borbottando qualcosa di
incomprensibile, si mosse appena, accarezzandosi inconsciamente il
ventre. Fred pensò che, probabilmente, i bambini si stessero
muovendo. Così, preso dalla solita emozione che lo coglieva
ogni qual volta pensava a loro, depose delicatamente la mano accanto a
quella di Hermione, sperando che questo non la destasse.
Sentì il battito del cuore accelerare quando
percepì contro il palmo la forma di quello che avrebbe
dovuto essere un gomito o un ginocchio, ammonendo mentalmente il
bambino affinché lasciasse riposare in pace la madre. Sapeva
che non doveva essere stato facile per Hermione, costretta al riposo
forzato dal lavoro e da qualsiasi altra attività potesse
causarle un accumulo di tensione, con Molly sempre disponibile, troppo
disponibile ad esaudire ogni suo bisogno, anche quelli di cui lei
stessa ignorava l'esistenza. Ma vederla affrontare anche quell'ennesima
sfida come ogni altra nella sua vita, gli aveva fatto comprendere ancor
di più quanto fosse fortunato ad averla al suo fianco e per
questo motivo si era impegnato sempre più nel lavoro, per
poter trascorrere gli ultimi mesi della gravidanza a sua completa
disposizione
- Pensi
mai a come potranno essere? - chiese all'improvviso Hermione, che nel
frattempo si era svegliata, la testa adagiata contro lo schienale del
divano
- Sempre.
- le aveva preso la mano, stringendola appena
- A volte
ho paura, - ammise incerta - pensando a tutte le cose che potrei
sbagliare.
- Il
perfetto prefetto che ha paura di non riuscire a fare qualcosa? Questo
sì che è un giorno da ricordare!
- Non
prendermi in giro, sono seria.
- Anch'io
lo sono e sarai perfetta, come sempre.
- E come
fai a saperlo? - non accadeva spesso che mostrasse così
apertamente le sue debolezze, ed ecco perché Fred si decise
a parlare
-
Perché Fred Weasley non sposerebbe mai una donna che non
fosse perfetta come lui.
-
Perfetto, ma fammi il piacere! Se tu lo sei, io allora... scusa, che
cosa hai detto? - si era bloccata a metà della frase,
improvvisamente consapevole delle sue parole
- Ho
detto...
-
Sì, lo so cosa hai detto! Non sono sorda, sai?!
- Ma
allora...
- Merlino,
Fred, volevo solo essere sicura che tu sapessi ciò che avevi
detto.
- Vorresti
insinuare che di solito parlo a vanvera?
- Non 'di
solito', - lo corresse - 'sempre'.
- Se
è così, allora me lo rimangio!
- Non puoi
farlo!
-
Sì, invece, visto che sono stato io a farti la proposta,
è tra i miei diritti.
- Ma se
non è neanche stata una proposta!
- E tu
come la chiameresti, scusa?
- Diciamo
che mi hai semplicemente spiattellato la cosa in faccia, come al
solito.
- E io che
pensavo saresti stata felice, donna ingrata!
- Della
tua non proposta di matrimonio? Non farmi ridere!
- Bene,
allora vuoi sposarmi sì o no?!
- Certo
che voglio!
- Bene!
- Bene! -
e rimasero così, a fissarsi in cagnesco per minuti
interminabili, fino a quando Fred non si sciolse in una risata gioiosa
- Vorresti
l'anello? - al che Hermione sorrise, di un sorriso tanto bello da
scaldargli il cuore, e annuì. Fred glielo porse, in un
raffinato astuccio di velluto, un anello con un diamante non troppo
vistoso e dal taglio semplice, come l'avrebbe scelto lei
- Posso? -
le chiese, improvvisamente nervoso, adducendo al suo anulare
- Devi. -
e fu in religioso silenzio che quella promessa venne siglata, mentre
entrambi riuscivano a stento a trattenere le emozioni - Grazie.
- Dovere.
- Hermione si accoccolò di nuovo contro di lui, temendo che
il petto potesse esploderle a causa di tutta quella felicità
- Ti amo.
- Anche io
ti amo, Hermione. - un momento perfetto, nulla avrebbe potuto rivinarlo
- Hermione?
- Mmh?
- Dici che
adesso potremmo andare a letto?
- Oh,
Fred!
…Marry me,
promise you stay with
me,
Oh you don't have to ask
me,
You know you're all that
I live for,
You know I'd die just to
hold you,
Stay with you...
Presi com'erano a battibeccare e scambiarsi effusioni, nessuno dei due
si accorse della macchia rossastra che sfrecciò su per le
scale, incespicando sui gradini nel titanico tentativo di non provocare
alcun rumore. Ginny Weasley giunse trafelata al piano superiore,
tirando un lungo sospiro di sollievo
- Ebbene?
- sua madre la guardava, in trepidante attesa
- Gliel'ha
chiesto...
- E lei? -
chiese a sua volta in un bisbiglio il padre
- Ha detto
sì! - tutta la famiglia esplose in esclamazioni di giubilo,
per essere solo un istante dopo zittiti da Ginny
- Il mio
bambino... - disse Molly, commossa - chi avrebbe mai immaginato che le
cose sarebbero andate a finire così.
-
Probabilmente neanche Hermione l'avrebbe mai immaginato, fino a qualche
anno fa. - commentò Harry, con un sorriso
- Oh, ci
sono talmente tante cose da preparare! - continuò la
suocera, emozionata - Le partecipazioni, i fiori, il cibo e poi il
vestito... Oh, Hermione sarebbe splendida con un bel vestito bianco...
- tutti emisero un gemito - ...e il giardino! Arthur, dobbiamo
assolutamente disinfestare il giardino da quei maledetti gnomi!
- Mamma,
non pensi di stare correndo un po' troppo?
- In
effetti...
- Arthur!
- Molly
cara, tra un po' ci saranno anche i bambini di cui prendersi cura e non
credo che...
- Oh,
sciocchezze! Ci sarò io ad aiutarli...
- Non
voglio assistere a questa carneficina!
- George!
- George!
-
Papà!
- Arthur!
- Molly...
- George!
- Ginny!
- Harry!(1) - tutti si
voltarono verso quest'ultimo, che abbassò lo sguardo,
mortificato da quella sua uscita infelice
- George,
quando diamine sei arrivato?!
- Ginny,
modera il linguaggio!
- Scusa,
mamma. - continuò - George, potresti per favore dirci quando
diamine sei arrivato? - Harry ridacchiò
- Si da'
il caso che sia qui da un bel po' di tempo, ma eravate così
impegnati ad origliare quei due al piano di sotto che non ve ne siete
neanche accorti.
- Noi non
stavamo affatto origliando!
- Oh,
andiamo mamma! Abbi almeno la decenza di ammetterlo...
- George!
-
Papà, anche tu! Pensavo fossi l'unico con ancora un po' di
sale in zucca in questa casa... e invece! - scosse il capo - Ah, che
famiglia! - concluse, con espressione grave
- Oh,
finiscila! Piuttosto, tu cosa stavi facendo? - lo accusò
Ginny
-
Assolutamente nulla. - rispose con una espressione angelica
- Ah, no?
- Certo
che no.
- E tu
pensi davvero di darmela a bere?
- Donna di
poca fede.
- Vi
'spiace?! - giunse un urlo dal piano inferiore - Starei cercando di
amoreggiare con la mia futura moglie!
- Fred!
- Andiamo
Granger, non essere così imbarazzata! Abbiamo fatto anche di
pegg... ahia! Non ci credo, ancora?!
- Oh sta'
zitto e baciami. - disse, mentre il resto della famiglia si ritirava
silenziosamente nelle proprie stanze ed Hermione si lasciava trascinare
dai baci e dal suono contagioso della risata di Fred. Era finalmente
arrivato Natale.
...So many nights I
cried myself to sleep,
Now that you love me I
love my self,
I never thought I would
say this,
I never thought there'd
be
you.
Evanescence –
You
Note:
・ A onor di cronaca, in questo epilogo
Harry e Ginny sono già sposati ed Hermione dovrebbe trovarsi
all'incirca intorno al sesto/settimo mese di gravidanza.
・ (1)Piccola
gag presa in prestito dal film di animazione “Shrek
2”.
Spazio
Autrice:
Non saprei neanche da dove iniziare per chiedere scusa: avevo promesso
che l'epilogo sarebbe stato online entro breve tempo, ma alla fine sono
trascorsi mesi. Spero che la lettura valga l'attesa.
Non me lo sarei mai aspettata, ma sono triste al pensiero che questo
sia l'ultimo capitolo – anche se non l'ultima volta in cui
vedremo questi due all'opera. Sebbene non si tratti di un capolavoro
imperdibile, è pur sempre un racconto al quale ho dedicato
tempo e affetto, e spero vivamente che questo possa trapelare dalle mie
parole.
Ringrazio dal più profondo del cuore tutti quelli che hanno
recensito e inserito la storia tra le preferite/seguite/ricordate.
Fatemi sapere cosa ne pensate e confido di poter ritornare quanto prima
con le one-shot a cui avevo accennato nello scorso capitolo e che
dovrebbero servire a completare l'arco narrativo dei miei Fred ed
Hermione.
A presto,
La bambina
fantasma.
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