Abitudini

di Artemisia17
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tommen ***
Capitolo 2: *** Jaime ***
Capitolo 3: *** Tyrion ***
Capitolo 4: *** Cersei ***



Capitolo 1
*** Tommen ***


Tommen era un bambino semplice. A differenza del sadico e viziato fratello, si accontentava di poco.
Aveva un bella moglie, ma soprattutto simpatica, che lo faceva giocare ogni volta che voleva.
Ser Loras gli stava insegnando a combattere come un vero cavaliere.
Sua madre si preoccupava di tutte le pressanti questioni di governo.
Il bambino era soddisfatto della sua vita. C’era solo un piccolo neo in tutto ciò. Da qualche tempo suo zio ser Kevan Lannister non gli faceva più apporre i sigilli reali. Qualche giorno prima lo aveva preso per le spalle, guardato negli occhi e spiegato che i sigilli reali erano molto importanti.
Tommen era d’accordo con ogni singola sillaba dello zio. Dopo aver pazientemente ascoltato la litania del cavaliere, aveva cortesemente chiesto di essere portato dal Concilio Ristretto per firmare dei documenti. Il Primo Cavaliere si era fatto scuro in volto.
Tommen era sempre stato il più piccolo della nidiata di Cersei, nonché quello meno amato.
Joffrey, con la sua arroganza e malignità, era sempre stato il preferito della madre. Tutti i più bei giocattoli, armi, cavalli, andavano sempre a lui. Tommen non l’aveva mai potuto sopportare. Ma amava la sorella maggiore, Myrcella. Era bella, dolce e delicata, tutti la amavano. Per cui, davanti a due fratelli così, il più piccolo era sempre stato messo da parte. Durante il regno del fratello, il bambino aveva notato che Joffrey non prestava molta attenzione, a dirla tutta non prestava nessuna attenzione al governo del regno mentre questo andava in rovina.
Così aveva segretamente pensato che firmare qualche foglio non sarebbe poi stato così male.
Certo, gli piaceva imprimere il suo anello nella ceralacca fresca, vedere la cera rossa fuoriuscire dai limiti come del sangue da una ferita, sentire la cedevolezza sotto il suo pugnetto chiuso di bambino.
E pensare che quell’azione così piacevole e divertente aiutava qualche suo suddito in difficolta, lo faceva stare bene.
Ormai era diventata un’abitudine.

Eccomi qui. Mi è piaciuto pensare che anche loro hanno, o avevano a seconda dei personaggi, delle abitudini. In questo racconto ho cercato di immaginare il motivo della mania di Tommen. Ne arriveranno molti altri. Buona lettura a tutti! E mi raccomando: recensite!

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Capitolo 2
*** Jaime ***


C’erano delle volte in cui Ser Jaime Lannister odiava essere lui.
Le battute denigratorie o gli insulti gli scivolavano via come la pioggia,  le incombenze e i compiti erano diventati a poco a poco parte di lui.
Ma detestava fortemente i paragoni fra lui e suo padre. Lui era il famigerato Sterminatore di Re, Tywin era il grandioso vincitore  della battaglia di CastellaMare.
Jaime era una Guardia reale, il padre il Primo Cavaliere del Reame. Lui era uno storpio e l’altro un condottiero.
Tutti si aspettavano molto da lui. Tutti conoscevano le sue imprese, le sue azioni venivano sussurrate tra i bivacchi accesi, le sue gesta denigrate in pubblico e ammirate in segreto. Lui era Jaime Lannister, lo Sterminatore di Re, il vincitore di tornei, abile cavaliere e ancora più efferato spadaccino.
Ma, molto più semplicemente, sapeva combattere. L’uomo dalla barba incolta e lunga che sputava grumi di sangue represso nel fango della polvere non era Jaime Lannister. Quell’uomo era morto insieme alla sua mano. Quell’uomo sarebbe stato in grado di battere un boia senza lingua. L’uomo si tese e tentò di alzarsi. Il moncone tocco la nuda terra. Con un urlo animalesco, ricadde di nuovo con la faccia nel fango.” Maledette abitudini.” Mugugnò, sputando del fango, sotto gli occhi denigratori del boia.

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Capitolo 3
*** Tyrion ***


Tyrion era un tipo molto abitudinario. Aveva un complesso rituale per alzarsi.
Questo rito gli dava la forza per alzarsi e affrontare i pericoli che minacciavano lui e il regno, consistenti nella maggior parte delle volte in sua sorella Cersei.
Quando cominciava a percepire i rumori esterni, dilatava le narici e muoveva ritmicamente le dita dei piedi. Dopo qualche minuto di sonnolenza, si passava una mano fra i capelli biondo scuro. Poi, molto lentamente, metteva fuori un piede per sentire la temperature dell’aria. Di solito era sempre troppo fredda rispetto a lui. Così lo rimetteva al sicuro dentro le coperte calde. Passavano ancora una decina di minuti prima che il Folletto trovasse il coraggio per far volare le coperte dall’altra parte della stanza.
Il freddo cominciava a entrargli nel cervello e nel cuore, fino a svegliarlo del tutto. Tra il quarto e il quinto punto passava un tempo che variava dalla sonnolenza dell’addormentato. Solo dopo questa prassi, Tyrion buttava un braccio dall’altra parte del letto.
La maggior parte delle volte a ricevere il buffetto erano delle puttane di varie città e negli ultimi mesi era stata Shae. Per cui quando aprì gli occhi e vide il volto terrorizzato di Sansa Stark accanto al suo e il suo braccio che le toccava la spalla, Tyrion rimase sconvolto. Con un balzò si tirò su dal letto e si scusò immediatamente.
Cercò anche di spiegargli il suo rituale, ma, a differenza delle facce divertite, ricevette uno sguardo spaventato.
“ Dannate abitudini” latrò a Podrik, pochi minuti più tardi.  

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Capitolo 4
*** Cersei ***


Cersei guardava con maestosità e sufficienza le abitudini. Le trovava così dannatamente monotone e prevedibili, forse proprio per la loro stessa definizioni. Il ripetersi monotono di un gesto poteva significare morte o sconfitta nella Fortezza Rossa.

Margarey Tyrell adorava le abitudini. Soprattutto quelle degli avversari. Cersei era una dannata abitudinaria. La mattina riceveva i sicari mancati del fratello nano e, allo scoccare della campana, abbracciava un Kettlebak che la accompagnava fino al Concilio Ristretto. Lì ascoltava annoiata i mormorii boriosi dei suoi leccapiedi, senza prestargli pensiero. Dopo beveva vino dorniano fino a sera, civettando con uomini e donne di giovane età. La giovane regina conosceva ogni movimento della sua avversaria: le bastava ascoltare i rintocchi delle campane. Cersei aveva il palese difetto di credersi invincibile e amata da tutti. Che sgradevole abitudine.

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