Diario di un necromante

di Analyse
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un bambino...[Parte I] ***
Capitolo 2: *** Un bambino...[Parte II] ***
Capitolo 3: *** Per sempre. ***
Capitolo 4: *** I'll love you till I die... ***



Capitolo 1
*** Un bambino...[Parte I] ***


08/04/1973
Questo è un regalo della mamma...Mi ha consegnato un grazioso pacchetto in carta colorata, dalla forma rigorosamente geometrica, rettangolare...
La mamma mi ha detto che è un regalo speciale, solo per me, da non condividere con nessun altro...
Io le ho sorriso, mostrandole tutta la mia gratitudine...
Ma con chi altri dovrei condividerlo? Questa è la domanda che mi sono posto, mentre lo scartavo con metodo...
Con chi altri, se non con me stesso?
Con chi altri... Se non ho amici?
Oggi compio sette anni...La mamma ha affermato che sono un ometto, ormai...
E mi ha regalato questo diario...
è un bel regalo...
La sua copertina è nera...Il nero è un bel colore, penso, perchè è un colore deciso...
Ho sette anni, eppure non mi sembra che sia così...
A scuola sono molto bravo, e ho imparato a leggere e a scrivere molto prima di entrarvi...A quattro anni, per la precisione...Ed ho imparato tante parole che un bambino della mia età non userebbe mai, credo. Parole come solitudine, ad esempio...
Io so cosa è sentirsi soli. Io non ho un amico, non ho nessuno. Ho la mamma, certo. E il papà...
Eppure...Non ricordo che faccia abbia, il papà...è buffo, vero? Vive nel suo studio...è un medico. Tutti i Faust lo sono...Siamo una famiglia di bravissimi medici. E anch'io lo diventerò. Come mio padre. Da che mi ricordo, mi sembra di averlo sempre visto di spalle, chino sui libri, per cercare di scoprire come curare le malattie più gravi.
Mio papà salva la vita delle persone...Sono orgoglioso di lui. Eppure mi manca...

Mi piace moltissimo studiare...Soprattutto scienze, ma anche matematica...Ma scienze è proprio la mia materia preferita, mi piace soprattutto quando parliamo di come funziona il corpo umano. La mamma, quando gliene parlo, ride e mi dice che io ho il sangue del medico...La prima volta le chiesi, spaventato "è grave?" credendo fosse una vera e propria malattia...Ma lei rise di nuovo, mi carezzò la testa e rispose che era grave solamente se non lo avessi utilizzato, quel mio strano sangue...
Oh, non ho neppure pensato di presentarmi: io mi chiamo Johann, e, come ho già scritto, compio sette anni, oggi... Sono un bambino molto timido, credo, a cui piace molto studiare e andare a scuola...
Anzi, forse andare a scuola no...Preferisco sempre studiare per conto mio...Anche perchè i miei compagni non sanno stare zitti, mentre la maestra spiega, e nel tragitto da casa a scuola o viceversa, si divertono a prendermi in giro per come cammino, o per quanto studio, o perchè sto sempre da solo.
Non riesco a fare amicizia con nessuno. E forse non credo di volerlo: stare solo mi sembra piuttosto bello, se passi il tempo a studiare. Leggo e studio i libri dei miei nonni, che sono stati anche quelli di mio padre. Sono libri difficili, ma a me piacciono. Sono molto belli, e dopo un po' che li leggi, ci fai l'abitudine anche al linguaggio difficile.
Però...
Sono solo.
Chissà come sarebbe non esserlo, avere qualcuno...
Ma che cose stupide che mi vengono da scrivere! Io non sono solo, ho i miei libri, no? E un giorno curerò tante persone, e tutti mi vorranno bene per questo, quindi avrò anche tanti amici!
...O forse...
...Forse no. Mio padre, in fondo, di amici non ne ha. Lui è un medico, ma da molti anni cura le persone a distanza...Cioè, lui trova le cure alle loro malattie, ma non visita nessuno. Fa sapere quello che scopre agli altri medici, così loro curano i pazienti.
Forse sarò anch'io, come lui...
Passerò la mia vita solo con i libri...
E se avrò un figlio, forse anche lui arriverà perfino a dimenticarsi di che faccia ho... E riconoscerà solo i capelli biondi che ci accomunano.
Smetto di scrivere e vado a dormire...
Mi bruciano un po' gli occhi, perchè un mio compagno di classe, oggi, ha preso i miei occhiali e li ha schiacciati con le scarpe...
Così devo aspettare che mamma ne compri altri...Quelli erano proprio brutti, ma penso che anche quelli nuovi saranno simili...A scuola mi chiamano con stupidi nomignoli, perchè li porto...Chissà, magari un giorno i miei occhi guariranno e non ne avrò più bisogno...
Chissà.
Non so se scriverò ancora, in questo diario.
Perchè mi sento un po' più triste, dopo averlo fatto.

03/05/1973
Oggi il papà a pranzato con noi...Erano ormai anni che non capitava, mi sembra! E ne sono davvero felice! Ha anche parlato un po' delle ultime ricerche che sta svolgendo...Tra un po' dovrà partire per l'Inghilterra, per poterle portare avanti. Per questo ha deciso di pranzare con noi, oggi, per passare un po' di tempo con la sua famiglia (così ha detto lui). Ha raccontato della sua ricerca di una cura per una malattia molto rara, di cui non ricordo il nome, dice che una ragazzina che abita vicino a noi ce l'ha.
è una malattia che la costringe a non uscire mai di casa. Il papà ha detto che è più grande di me di tre anni. Abita proprio vicino a noi. Vorrei poterla vedere, per capire quali sono i sintomi della sua malattia. Vorrei provare ad aiutare il papà.

04/05/1973
Oggi è successa una cosa...Non lo so, è buffa, e al tempo stesso invece non lo è per niente!
Dopo la scuola, ho preso una strada più lunga per tornare a casa...
Inizialmente non ci ho pensato più di tanto, poi però mi sono reso conto che stavo andando dove abita la ragazzina di cui mi ha raccontato papà...La sua famiglia ha una bellissima casa, devo dire, ed anche molto grande, con un bel giardino con tanti fiori, molto curato...Sono passato proprio sotto le loro finestre, e ho notato che oltre il cancello c'era un bel cane dal pelo grigio. Mi piacciono, i cani! Così mi sono avvicinato e l'ho chiamato, mentre nelle braccia continuavo a stringere i miei libri... è un cane molto docile, si è avvicinato guaendo appena e si è lasciato accarezzare. Rimettendomi in piedi e in sesto, per tornare a casa ("chissà cosa mi ha preso!" questo pensavo tra me e me, in fondo avevo fatto tutta quella strada solamente per accarezzare un cane!), ho alzato gli occhi alla finestra del primo piano della casa...Era incorniciata da delle tendine... E vi era affacciata una persona. Indossavo, e indosso ancora, degli occhiali vecchissimi che mia madre ha comprato dalla nostra vicina di casa, erano di suo figlio, che li ha invece dovuti cambiare... Non è che mi vadano proprio bene, ma per lo meno gli occhi non mi bruciano più... Anche se da lontano fatico a vedere... Per questo motivo mi sono reso conto con così tanto sforzo che alla finestra c'era una ragazza affacciata, una ragazza dai lunghi capelli biondi... Anzi, non una ragazza, ma una bambina... Sembrava appena più grande di me, ma non poteva avere più di dieci anni... Forse era la ragazza di cui parlava papà. Aveva un libro tra le mani, e prendeva il sole alla finestra, mentre leggeva... La sua pelle era pallida, di un bel rosa tendente al bianco... Vedevo la sua espressione concentrata sulla pagina del libro, eppure l'espressione del suo viso non era affatto in alcun modo rovinata da quella concentrazione... Anzi, sembrava sorridere, dolcemente, ed incessantemente, mentre leggeva... Le dita affusolate, dopo qualche minuto, erano impegnate a girar pagina, mentre i suoi occhi scorrevano sulle righe...
Mi resi conto di una cosa: la stavo fissando... E, beh, mi piaceva farlo! Non mi è mai capitata, una cosa simile... Io ho sempre il timore di incontrare lo sguardo delle altre persone, figuriamoci se mi metto ad osservarle...
Ma non faccio in tempo a rendermi conto di tutto questo, che lei distoglie lo sguardo dal libro, per posarlo invece, con una sfumatura di sorpresa, su di me...
Sui miei occhiali a fondo di bottiglia...
Aaaah...Che vergogna!!
Mi sentii indeciso, quasi: che dovevo fare? Scappare, rimanere lì ad osservarla ancora? Avrei tanto voluto farlo...
Ma lei poi... Beh, mi ha sorriso! Ha sorriso molto allegramente, e mi ha salutato con una di quelle sue pallide mani...
"Ciao!" Ha esclamato.
Ero paralizzato... Sicuro del fatto che, se mi fossi mosso, sarei caduto a terra, svenuto...
Questo pensava, almeno, quel minuscolo e sciocco cervellino che mi ritrovo...
E invece, chissà come, dopo qualche secondo di imbambolamento (nel quale lei avrà pensato "Toh, guarda, è muto...Oppure scemo..."...Poco, ma sicuro!), alzai appena un paio di dita dai miei libri e le feci anch'io un cenno di saluto... Accompagnato dalla mia flebile e rauca vocina che rispondeva stentatamente... Sono sicuro che non ha sentito niente... Waaah, che vergogna!
Ma in fondo... Perchè mi importa così tanto?... Io a scuola ho un sacco di altre compagne, ma non mi è mai importato proprio niente della loro esistenza...
E, certamente, non mi è mai capitato di mettermi a fissarle...
Chissà cosa diavolo mi è preso! E chissà cosa avrà pensato lei...
Però...
Mi ha sorriso!
...è stato bello.
Domani esco da scuola un'ora prima del solito.
Chissà se la ragazzina bionda sarà a casa, oppure no?
Ma in fondo ha una qualche malattia...Certo, non può uscire di casa, lo ha detto anche papà!
Forse è il caso di mettermi a studiare...
Anche se...
è strano... Mi sembra che pensare sia diventata la cosa più difficile di questo mondo.
Non capisco.

05/05/1973
Sono uscito da scuola un'ora prima, oggi, come ho già scritto...
Volevo tornarmene a casa, invece di fare un'altra figura stupida di fronte a quella ragazzina...
Ma alla fine non sono riuscito a resistere...
Credo che la mia sia solamente curiosità professionale...
Si, deve essere così! è per questo che la voglio conoscere, per studiare anch'io il suo caso, come fa il papà!... Ma cosa può fare un moccioso di sette anni là dove medici molto più istruiti di me hanno fallito? Mah...
Alla fine ho percorso la stessa strada che avevo fatto anche ieri... Svoltando nella via, mi sono reso conto immediatamente, grazie alla perfetta angolazione sulla casa, che la bambina era ancora una volta affacciata al suo balcone, a leggere sotto i raggi del sole...
Potevo vedere i suoi lunghi capelli biondi, fermati da dei nastri rossi, che spiccavano, con la sua carnagione così chiara.
Mi avvicinai al cancello, mi accucciai e chiamai, come mi era già capitato di fare, il segugio grigio fumo.
"Pimple non c'è!"
Credo di aver subito una specie di scossa, che dai piedi mi è arrivata fino ai capelli...Sarà qualcosa di grave? Ancora non riesco a capirlo...
Credo anche di aver iniziato a tremare.
Aveva una voce calda, simpatica, solare... Si adattava benissimo al colore così vivace dei suoi occhi! Azzurri, un bell'azzurro! Non come i miei... Mi son sempre sentito dire dai parenti che i miei sembrano scaglie di ghiaccio... Freddi, incapaci di esprimere quello che penso... Mentre i suoi, beh, i suoi sono così caldi... Sorrideva, notai, non con scherno, non con sbeffeggio... Sembrava un sorriso sincero...
Continuando a pensare che mai nessuno mi aveva rivolto un sorriso tanto gentile, mi rimisi in piedi, guardandola da dietro le mie spesse lenti..."Ah..." Non riuscii a dire altro..."Stupido stupido STUPIDO!!" erano le uniche cose che io riuscissi a pensare...
Dopo qualche minuto di silenzio, lei ha ripreso la parola, con voce più chiara e decisa:"Se ti va, puoi aspettare dentro! Così la mia governante lo riporta a casa e puoi giocarci! Ti va?"
Sono rimasto qualche secondo a guardarla... Continuava a sorridere... Io a sentire quell'invito... Beh... Mi sono sentito infiammare la faccia, ho persino avuto paura che mi si fondessero gli occhiali! Senza aspettare oltre, sono corso via in un lampo, con i miei libri sempre in braccio, con tutta la forza che avevo nelle gambe e senza mai voltarmi indietro...
Non so cosa abbia pensato di me...
Immagino che ci sia rimasta davvero male!!
Avrà pensato che io non abbia accettato il suo invito e che sia corso via in quel modo perchè sono un maleducato, o comunque, perchè non voglio avere nulla a che fare con lei!... E invece... Ho solamente avuto paura... Una paura matta.
Perchè? Cosa c'era da avere paura, in fondo?
Probabilmente niente...
Ma io... Io non so...
So di essermi comportato da stupido, ma non so se in fondo ho fatto davvero così male...
I bambini come me vanno lasciati da soli, no?
E io non credo di essere capace di fare amicizia con qualcuno...
Io so studiare, quello lo so fare bene...
Ma nient'altro...
...
Vorrei che me lo chiedesse di nuovo, però...
...Vorrei...

06/05/1973
Ho preso il coraggio a due mani, e sono tornato di nuovo al cancello di casa sua.
Queste giornate sono davvero magnifiche: nel pieno della primavera, i fiori del suo giardino sembrano più splendidi che mai, soprattutto le rose... Si, le rose, ma quelle bianche... Sembrano sempre le più delicate di tutte...
Oggi era in giardino anche lei, insieme al cane... Si divertiva a rincorrerlo, tra una risata e l'altra, tenendosi su con una delle mani l'ampia gonna del suo vestito bianco... "Lei non dovrebbe mai mettere un vestito così chiaro", questo ho pensato... La fa sembrare ancora più pallida... Sembrava danzare, mentre rideva e correva per sfuggire all'inseguimento giocoso del cane...
Come al solito, non ho potuto fare a meno di fermarmi a fissarla...
Sembrava come una specie di catalessi, la mia... Non riuscivo a controllarla...
La trovavo così dolce.
La corsa per sfuggire al cane, la portò proprio di fronte al cancello, e di fronte a me...
Si è fermata, sorpresa, con il fiatone... Eravamo vicinissimi, il viso dell'uno a pochissima distanza da quello dell'altra...
Arrossii... Non potei farne a meno...
Come non potei non abbassare il mio sguardo sulle scarpe proprio un attimo dopo.
Sentii che lei, mentre riprendeva fiato, rideva per un'ultima volta...
Mi chiesi se stesse prendendo in giro quel bamboccio che le stava di fronte. Quando sollevai la testa, per poterla sbirciare, mi ritrovai ad un palmo dal naso una delle sue aggraziate mani, e il suo viso sorridente, che riduceva i suoi grandi occhi chiari a delle più piccole fessure festose (ummh, bella questa espressione! Fessure festose... Mi piace, ha un bel suono!)... Guardai la sua mano, come istupidito...
Poi, la folgorazione...Probabilmente voleva che gliela stringessi, per potersi presentare...Che genio...
Lentamente, alzai a mia volta la mano e feci quello che da me si aspettava...
"Piacere!"
Disse, sorridendo ancora più radiosa.
"Mi chiamo Elisa... E tu?"
"Io... Io...

Mi si è incantato il disco...
Lei mi lasciò la mano, e tentò di riacchiappare il mio sguardo, mostrandomi una smorfia buffa...Che mai mi sarei immaginato di scorgere nel viso di una bambina che sembrava così delicata!
Non potei fare a meno di ridere...Mi portai una mano alla labbra, per tentare di nascondere, almeno...
Non avrei mai voluto che se la prendesse per quella mia risata...
E invece, contenta di aver sortito l'effetto sperato, sorrise di nuovo...
"Dunque..."Disse, come se parlasse a sè stessa, volgendo gli occhi al cielo...
"Tu ti chiami...Friedrik?... No, non hai la faccia da Friedrik... Allora ti chiami... Schonn? No, neppure...Allora, forse..."
"Johann..."
La interruppi io, quasi sottovoce, tornando ad abbassare lo sguardo...
"Ah, bene, Johann... Ti va di giocare con me?"
Annuii, incerto...
Aprì il cancello, con un notevole sforzo, ed anch'io spinsi insieme a lei per poterla aiutare...
Mi fece entrare, e, senza aggiungere neppure una parola, chiamò a gran voce il suo cane, che, scodinzolante, iniziò ad inseguirla...Mi prese per mano e mi convinse a correre con lei, tendendo degli improvvisati agguati a quello strano cane, schizzandolo con l'acqua di una fontanella al centro del giardino, costringendolo a scappare da noi...
Non sono entrato nella sua casa, e lei, probabilmente, ha avuto il tatto di non chiedermelo... Forse ha capito che ieri non sono scappato via per colpa sua, ma per colpa della mia timidezza...
Quando ci siamo salutati, mi ha chiesto se mi andava di venire anche il giorno dopo...
Io ho fatto cenno di sì, con la testa...
Sorridendo, mi ha salutato con un gesto della mano, ed è rientrata in casa, correndo...
Mi sento così agitato, ora.
Non vedo l'ora di andare da lei.
Questo significa avere un'amica? Sentirsi così imbarazzati, non sapere che dire, ma non vedere l'ora di incontrarsi? In fondo ci siamo parlati pochissimo...Posso già considerarla davvero un'amica? Non lo so... Io non so proprio niente! Se non il nome di tutte le ossa del corpo umano, io non so cose che vadano al di là di questi campi... Io non so come mi devo comportare...
Ho paura, credo...
Non so se voglio che una persona inizi ad avere veramente a che fare con me...
Se poi non ne potessi più fare a meno?
...Ho paura...

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Capitolo 2
*** Un bambino...[Parte II] ***


16/05/1973
Era da un bel po' che non mi mettevo a scrivere...
Beh, è come se mi fossi completamente dimenticato dell'esistenza di questo diario... è strano, forse, a dirsi, ma non credo sia una cosa poi così brutta.
Domani mattina il papà partirà per l'Inghilterra... Si incontrerà con alcuni scienziati inglesi che studieranno i dati che ha raccolto con le sue ricerche e con i suoi esperimenti...
Elisa ha dovuto fare tante analisi per mio padre, e stamattina le ho fatto compagnia in ambulatorio, mentre attendeva che la facessero entrare per i prelievi...
Non sembrava agitata, anzi, parlava tranquillamente, come sempre...
Mi ha raccontato che è decisamente stanca degli argomenti di storia che la costringono a studiare... Sembra che come materia non le piaccia affatto, mentre invece adora il tedesco... Adora scrivere! Mi ha fatto leggere anche alcune poesie molto belle... Le piacciono le rime e le filastrocche, e ha promesso solennemente che ne comporrà una anche per me... Non che io gliel'abbia chiesto, ovvio, non potrei mai chiederle proprio niente, non ne avrei mai il coraggio... Ma lei me l'ha promesso lo stesso, sorridendomi come fa sempre quando è felice per qualcosa che ha appena detto, o quando mi sorprende nel mio imbarazzo... Lo fa con molto tatto, non riuscirebbe mai a ferirmi, quando sorride, neppure se volesse ridere di me...
La trovo solare, raggiante, quando sorride...
è strano, ma riesce a mettermi di buonumore, perfino quando sono triste per via di quello che accade a scuola...
Con lei, anch'io riesco a sorridere!
Qualche giorno fa eravamo a casa sua, a bere il té con i biscotti al cioccolato...
Lei li adora, credo... Ma sempre e solo quelli! E la sua cuoca glieli cucina ogni giorno, praticamente...
Ormai ci vediamo ogni giorno... Mi invita sempre a bere il tè da lei, il pomeriggio...
Lei, a quell'ora, ha appena terminato una delle sue lezioni pomeridiane...
Studia a casa, insieme a degli insegnanti privati, uno diverso per ogni materia...
Per via della malattia...
Mi piace stare a guardarla, mentre fa le ultime operazioni di matematica... Che detesta, allo stesso modo della storia! A volte perde la pazienza, e lancia la matita e la gomma contro la parete della stanza, poggiando sconsolata il mento su di una mano, e osservandomi con aria afflitta..."Non ci riuscirò mai!" Questa è una delle sue frasi rito, quando fa i compiti di matematica o studia storia...
Le prime volte non avevo il coraggio di avvicinarmi a vedere se, in qualche modo, potevo aiutarla...
Ma dopo qualche giorno, dopo aver preso un po' più confidenza con lei, aver giocato più volte col suo cane e bevuto svariati tè coi biscotti, sono lentamente andato a raccogliere la gomma e la matita, per poi sedermi accanto a lei...
Eravamo così vicini che potevo sentire il profumo dei suoi capelli...
è bello avere una ragazza per amica! Puoi renderti conto di una realtà che ti sembra così lontana...
Le ragazze sono più delicate e profumate dei ragazzi! E sono anche più dolci e simpatiche, mettono dei bei vestiti e devono sempre stare composte...
Oddio...
Non credo che Elisa corrisponda a pieno, a questa descrizione...
Spesso si mette dei jeans e delle magliette larghe, e si raccoglie i lunghi capelli biondi con un cappellino da baseball...
Così vestita, si fionda a giocare nel fango e nella polvere, insieme a Pimple, il cane...
Le prime volte sono rimasto schockato, nel vederla sporcarsi fino alle ginocchia in una buca profonda e fangosa del giardino...
Mi ricordo di averle chiesto:"Cosa ci fa qui una buca?"Ero piuttosto incuriosito...
Ridendo, ha risposto che dovevano seppellire lo zio...
Io ho sgranato gli occhi, avevo tolto gli occhiali per giocare assieme a lei...
Lo seppellite... Qui?" La mia voce era incrinata appena dal disagio...
La buca distanziava pochissimi metri dalla casa...
Come potevano sopportare di avere così... Vicino un cadavere?
Elisa, allora, mi ha guardato con sguardo truce e mi ha risposto: "Certo... I miei genitori non vogliono far sapere che l'ho ucciso io...
Mi si è bloccato il cuore, a sentire quelle parole, dette con un tale tono solenne... Aveva abbassato la testa, nascondendo nell'ombra della visiera del cappellino i suoi occhi chiari...
Non sapevo che dire...
Aveva davvero fatto una cosa simile?
Mi sembrava assurdo...
Come poteva, lei, piccola e magra com'era...
Anche se era molto più alta per una bambina della sua età non mi sembrava possibile che...
"Ma...Come hai fatto?"
Non c'era alcuna paura, nella mia voce...
In fondo, da che mi ricordo, ho sempre considerato la morte come un qualcosa di naturale, non ne ho mai avuto paura...
Più che altro mi faceva senso l'idea di mangiare qualsiasi cosa che crescesse dagli alberi piantati vicino ad una tomba...
Che schifo, andiamo...
L'ho picchiato con mestolo fino a che non gli ho spaccato la testa...
Continuava a nascondere gli occhi nell'ombra, cosi che io non riuscivo a capire cosa provasse, a sentire sè stessa dire quelle stesse parole...
Alzandosi lentamente dalla fossa, e tenendo la testa bassa, mi si è avvicinata appena e mi ha sussurrato, all'orecchio:"Ucciderò anche te...Johann Faust VIII!!!"
Urlando per mettermi paura mi ha afferrato le spalle...
Mi sono limitato ad osservarla interdetto...
Ma poi alla fine non ho resistito, e le ho semplicemente chiesto:"...Ma sei scema??"
Indecisa tra l'offendersi mortalmente il ridere a crepapelle per lo scherzo mal riuscito, alla fine ha ceduto alle risate ed ha iniziato a rotolarsi per terra assieme al cane...
A quel punto anch'io mi sono lasciato andare ed ho iniziato a ridere assieme a lei e a rotolarmi nella polvere e nell'erba, mentre il cane si alzava e si precipitava a leccarmi la faccia, ogni volta che tornavo verso di lui...
Dopo che eravamo abbastanza stanchi da avere il fiatone, ci fermammo l'una affianco all'altro...
"Sai..." Ha iniziato a dirmi, mentre tentava ancora di riprendere fiato...
"è bello avere qualcuno con cui fare queste scemenze... Vero?" Io mi sentivo piuttosto sorpreso "Ma perchè, non lo hai mai avuto?" "No..." è stata la sua semplice risposta...
Siamo rimasti in silenzio per qualche minuto...
"Elisa... Ero indeciso se chiederglielo o meno...
"Sì?" Mi ha incoraggiato lei...
"Qual è la malattia che hai? Che non ti permette di avere nessun amico, e neppure di uscire o di andare a scuola... Come si chiama?" Ha sorriso con amarezza, e poi mi ha guardato dritto negli occhi, con una punta di rabbia in volto "Hai paura che sia contagiosa, per caso?" Non mi era neppure passato per la mente... Per me il problema non era affatto quello.
Arrossii, un po' per la rabbia che lei potesse pensare che io avessi paura di qualcosa del genere, un po' perchè mi vergognavo di quella domanda tanto invadente...
Lei poteva benissimo dirmi di farmi gli affari miei, oppure che ero un bambino e che non avrei potuto capire...
"Ma che dici?! Anche se fosse, a me non importerebbe affatto!"
Tacqui... Mi parve di aver usato un tono di voce troppo duro...
Lei invece, sembrava stupita.
"Dici davvero?"
Non esitai neppure per un attimo, a rispondere.
"Certo! Io non ho paura delle malattie... Perchè io ho il papà che fa il medico, e lo diventerò anch'io, un giorno!"
Non sapevo se aggiungere o no quella frase che diceva mio padre, ma alla fine cedetti alla tentazione:"Le malattie si possono sempre guarire, con l'impegno e con la costanza... E io credo sia così."
Per la prima volta la vidi sorridere con fare ironico.
"Non credi che, se fosse così, io sarei già guarita? Potrei uscire ed andare a scuola, avre un sacco di amici?"
. Mi sentii malissimo...Si sentiva sola? Io non riuscivo a darle la compagnia di cui aveva bisogno? Eppure io con lei stavo così bene...
Mi sembrava quasi impossibile che lei non potesse ricambiare al mio stesso modo...
Sentii gli occhi diventarmi umidi... Tantai di nascondermi il viso, con le braccia, ma alla fine riuscii a ricacciarmi in gola le lacrime, appena in tempo...
Anche se lei si accorse subito della gaffe, osservandomi solamente un attimo in viso.
No, aspetta, Johann! Io con te... Sto benissimo, cosa credi! Sono felicissima di aver finalmente incontrato un amico con cui parlare! Qualcuno che abbia la mia stessa età! è solo che..."
Lei non risultò abbastanza abile, nel nascondere le lacrime...
Iniziarono a bagnarle il viso, come rugiada.
Beh, mi sentii ancora peggio.
L'avevo fatta piangere.
Mi avvicinai in silenzio, senza dire nessun'altra parola...
Le ho preso una mano nella mia e ho appoggiato la mia testa contro la sua.
Non sapevo che altro fare, per poterla consolare.
Non la voglio vedere piangere.
Lei è fatta per ridere, per sogghignare, per gli scherzi e per le sorprese...
Non per la tristezza.
Io sono fatto per quello, ma non lei...
Sentendosi stringere la mano, lei ha subito smesso di piangere e si è asciugata il viso con una delle mani sporche... Ottenendo solamente il risultato di sporcarsi ancora di più.
Non potei resistere, ed iniziai a ridere a crepapelle, guardando le strisce di sporco che le invadevano le guance.
"Ma...Cosa c'è??"
Mi ha chiesto lei, ridendo a sua volta...
"Non ti ho mai visto ridere così..."
Corse a specchiarsi nell'acqua della fontanella, e nel riflesso vide ciò che mi faceva tanto ridere...
Continuando a ridere, ha fatto scorrere l'acqua e si è lavata lo sporco dal viso...
Io mi avvicinai ridacchiando ancora tra me e me...
Con un gesto veloce della mano, mi ritrovai bagnato... Dalla testa ai piedi...
Aveva riempito il secchio che solitamente stazionava lì, accanto alla fontana...
Non seppi che dire...
Ma lei iniziò a sghignazzare ancora, e alla fine, mi arresi all'impossibilità di potermela prendere...
Mi ha accompagnato in casa sua e mi ha prestato dei vestiti maschili con i quali cambiarmi quelli bagnati...
Continuando a ridere, mi ha riaccompagnato alla porta, visto che era ormai ora di cena...
"Se ti va, puoi restare a mangiare con noi... Mia madre tornerà a momenti, così potrai conoscerla!
Ma io non avevo avvertito per tempo la mia, di mamma, quindi sarebbe stato meglio riprendere la strada di casa, e in fretta... Comunque, sua madre l'ho conosciuta, sulle scale: è una bellissima donna, molto alta, in tutto e per tutto somigliante ad Elisa...
La copia, adulta...
Mi ha salutato con gentilezza...
Elisa le aveva già parlato di me, e sembrava contentissima di conoscermi...
Insieme ad Elisa, mi ha chiesto di fare loro compagnia in ambulatorio quest'oggi, ed anche di venire a cena da loro domani...
Io ho annuito, non sapendo cosa dire...
Ma Elisa ha parlato per me:"Johann è un po' timido... Ma verrà, vero?" "Certo..." Riuscii a rispondere...Ma dopodichè, non ho potuto fare a meno di abbassare gli occhi alle scarpe...
Che vergogna...
Ma la mamma di Elisa si mise a ridere, dicendo che, come al solito, la figlia non lasciava mai a nessuno molte possibilità di scelta...
Sono tornato a casa sereno...Anche se poi, alla fine, il discorso sulla sua malattia, era caduto...
Cosa le impedisce di vivere una vita normale? Non capisco...
Eppure lei desidera tantissimo poterlo fare...
Vorrei tanto capire cosa glielo impedisce...
Potrei aiutarla...
So di poterci riuscire...
Eppure...
La perderei, se guarisse? Non sono passate neanche due settimane... Eppure io mi sono già abituato ad avere una persona con cui parlare...
E se poi sparisse?
Io cosa farei, tornerei a stare solo come sempre?
Spero di no...
Perchè ora mi sembra di stare bene.
Preferirei sparire io, piuttosto di vedere sparire lei.

13/09/1973.
Ho voglia di piangere...
Era da tanto che non mi succedeva.
Ma visto che non ci riesco, forse è meglio scrivere...
Scrivere, solamente scrivere.
Ero da Elisa, come sempre...Mi sono portato i compiti di matematica da fare, e avevo intenzione di aiutare anche lei con i suoi.
Come di consueto, ci siamo seduti al tavolo dell'immensa sala da pranzo, l'uno affianco all'altra.
Stavamo risolvendo insieme un'equazione (noi a scuola non le facciamo... La maestra dice che sono troppo difficili, ancora, per noi), quando lei si è alzata, dicendo "Uff...Che noia! Basta, voglio andare a giocare..." "Dai, finiamo almeno questa, no?" Le ho risposto io, continuando a scrivere 'x' e 'y'... Lei scosse la testa, e corse via dalla sala da pranzo, diretta, come io già sapevo, giù dalle scale, verso il giardino.
Mi alzai a mia volta, sospirando...
-Ma possibile che odi proprio la matematica?- Questo mi chiedevo, tra me e me, mettendo a posto i miei quaderni e correndo ad inseguirla.
Avevo dimenticato a casa gli occhiali, quindi faticavo un po' a vedere... Tuttavia mi precipitai veloce giù per la sala, per entrare nel corridoio che portava direttamente al corridoio prima delle scale, quando ho sentii dei rumori terribili, dei tonfi ripetuti, lievi ma duri... Il sangue mi si gelò nelle vene.
Corsi per il corridoio, e, nei primi scalini, riversa al pavimento la vidi...
I capelli sparpagliati attorno alle sue spalle, che iniziavano a ricoprirsi di un rosso acceso... Si inzuppavano del suo sangue.
Non sapevo cosa fare...
Mi precipitai giù dalle scale, tentai di scuoterla appena per le spalle, delicatamente...
Se l'avessi mossa, le avrei fatto più male, avrei peggiorato la situazione?
Mi sembrava di vedere un uccellino tramortito che la mamma mi aveva fatto notare, con una punta di dispiacere nella voce, una volta, alcuni anni fa...
Mi sembrava che Elisa avesse le ali spezzate...
Volevo urlare aiuto.
Volevo gridare di venire ad aiutarla.
Ma non riuscivo a fare altro che tenere gli occhi spalancati su di lei, senza poterla vedere in viso...
Senza riuscire a capire cosa fosse successo.
E...
La voce mi si bloccò in gola.
Sentivo lo stomaco attorcigliarsi come se fosse un serpente, la paura che mi serrava la gola, i muscoli, ogni parte di me.
Non riuscivo a respirare.
Potevo solamente boccheggiare irregolarmente, osservando quella chiazza purpurea allargarsi sul tappeto al ridosso delle scale.
Era terribile.
"Lei... è... Morta?"
Quel pensiero fu come un pugno in pieno viso, che riuscì a scuotermi.
Con un salto, riuscii ad evitare di smuoverla dalla sua posizione, finendo, però, con le scarpe sul suo sangue...
Non me ne importava proprio un accidente.
Dovevo trovare qualcuno.
Corsi fino all'entrata, chiedendomi chi ci fosse in casa in quel momento...
La cuoca... La cuoca! Potevo chiamare lei, mentre non c'era la governante...
Corsi nelle cucine, e la trovai, indaffarata, con i suoi vari aiutanti, a prepare dei biscotti al cioccolato.
"Cosa vuoi, nanerottolo?" Mi ha chiesto, senza particolare accanimento nei miei confronti...
Mi chiamava semplicemente così.
"E... E..." Non riuscivo a parlare.
"ELISA!!!! ELISA STA MALE! CORRETE, PRESTO! VI PREGO, ELISA STA MALE!"
Sentendo questo, la cuoca sibilò tra i denti un "dannazione", ma poi mi seguì correndo al mio fianco, mentre la seguivano anche i suoi aiutanti...
Si inginocchiò su Elisa, le alzò appena il viso da terra.
Sembrava dormisse, anche se il viso era macchiato dal sangue... Che sembrava uscire da un piccolissimo taglietto che aveva sulla fronte.
"Correte, cretini, MUOVETEVI! PORTATE DELLE GARZE E I COAGULANTI DELLA SIGNORINA, IN FRETTA, MALEDIZIONE!" Uno di loro corse ad eseguire l'ordine, e torno con le braccia cariche di garze e cotone, disinfettante e una scatola blu e bianca.
Io rimasi ad osservare i loro movimenti, atterrito...Mi veniva da urlare contro la cuoca, che aveva preso in braccio Elisa e l'aveva posta sul divano... Se le avesse fatto male, in quel modo?
Mentre uno degli aiutanti era impegnato ad asciugare con un batuffolo di cotone il taglietto, la cuoca, con una siringa, iniettò qualcosa nel suo braccio.
Non l'avevo mai vista così bianca.
Crollai a terra, mentre sentivo che i muscoli mi dolevano da impazzire.
Non sapevo cosa fare...
Potevo solamente stare a guardare.
I suoi occhi chiusi appena, che lasciavano filtrare appena l'iride dei suoi occhi, che sembrava riflettere la luce che catturava, senza tuttavia lasciarla filtrare.
Elisa...
Stava morendo?
Sentii la cuoca dire: "Su piccolina...Ora ti mettiamo a letto e aspettiamo che ti passi questa crisi...
La prese fra le braccia forzute, da donnona qual era, e, ignorandomi, si diresse su per le scale, saltando la chiazza di sangue, ma facendo molta attenzione a non scuotere il corpo inerme di Elisa.
Rimasi lì, con gli occhi piantati sulla tromba delle scale.
Non so per quanto sostai, lì in piedi, in attesa che qualcosa, qualcuno tornasse. In attesa di vedere Elisa scendere per quelle scale con il sorriso sulle labbra, come sempre.
I pensieri mi saettavano da una parte all'altra del cervello... Finalmente un sacco di cose che non era mai riuscito a spiegarmi, ora potevo capire... C'erano state delle settimane intere che non avevo avuto possibilità di vedere la mia Elisa...
La madre mi aveva chiesto se potevo aspettare che si facesse sentire Elisa, per chiedermi di tornare a trovarla... Erano lunghe settimane nelle quali passavo a chiedermi perchè non mi volesse vedere... Forse si era semplicemente stufata di me.
Così ritornavo alla mia vita di sempre, senza pensare ad altro che a lei, che mi aveva abbandonato...
In quei giorni ero sempre triste, perchè mi mancava...
Ma doveva riposare, diceva la mamma...
Doveva riposare... Per questo?
Quel sonno assurdo...
Durava al lungo? Sembrava semplicemente svenuta... Ma allora, perchè neppure la cuoca era riuscita a risvegliarla? Anzi, non ci aveva neppure tentato!
Arrivò la mamma, che entrò in casa nella sua nuvola di profumo, vestita con uno dei suoi tailleur che tanto le donano...
Iterrompendo i miei pensieri, mi ha chiesto:"Johann... Cosa c'è che non va? Perchè sei qui da solo?" Ma sapeva già la risposta, glielo lessi negli occhi...
Era facile... Leggo Elisa come leggo lei...
Sono così simili.
Mi prese per mano, senza dire altro, e mi portò con lei su per le scale...
Nel mentre che ero rimasto intrappolato in quella specie di torpore, qualcuno era passato a pulire la macchia rossa sul pavimento, e a togliere il tappeto.
Non me n'ero neppure accorto...
Mi portò con lei, in camera di Elisa.
Era stesa sotto le coperte, indossava il suo pigiama e la testa poggiava dolcemente sul suo cuscino...
Sulla fronte aveva un cerotto...
Vedevo il suo addome sollevarsi ed abbassarsi...
-Dorme- pensai questo.
"Stai tranquillo..." Mi rassicurò a sua volta sua mamma...
Si sveglierà tra qualche giorno, Johann... Possiamo solamente aspettare... Deve riposare." Aveva la voce incrinata, eppure tentava di mantenersi serena.
Era normale... Ma non era una cosa con la quale stare tranquilli.
"Io..." tentai di sussurrare...
Avevo la gola molto secca.
"Si dimmi..." Mi sorrise, mentre con una mano mi accarezzò i capelli.
"Io... Torno domani. A trovarla.
Non sembrò affatto sorpresa, dalle mie parole.
"Certo... Grazie, Johann... ma non si sarà ancora svegliata... Questo lo sai, vero?" Annuii appena, mentre continuavo a guardare il suo viso, le sue palpebre chiuse.
Era stanca.
Doveva riposare.
La madre mi accompagnò alla porta. Mi diede un bacio sulla fronte e rinnovò l'appuntamento al giorno dopo.
Correndo, con il vento di settembre che mi sferzava la faccia, sono piombato in casa, ed in camera mia.
Ero spaventato. Spaventato a morte.
Questa è la sua malattia, mi chiedo?
Cade in sonni profondi, dai quali non riesce a svegliarsi?
Non capisco, non riesco a capire!
E mi chiedo, si risveglierà? Oppure...
Non posso.
Non posso neanche pensarci, non accadrà. E basta.
La curerò io, ecco cosa farò.
Andrò domani da lei, e tutto sarà a posto.
Si sveglierà. Mi parlerà.
Tornerà come prima.

Cosa ti accade, Elisa?...Qual è la malattia che ti colpisce?
Ma soprattutto: come devo fare per sconfiggerla?





Fine 2° capitolo... Se vi chiedete come faccia un bambino ad utilizzare certe espressioni... Beh, andiamo, è Faust!!XDXDXD Comunque, non aspettatevi che nel prossimo capitolo torni a narrarvi della crisi di Elisa... Ci sarà un bel santo temporale, fino all'adolescenza dei due ragazzi... Dove potrò anche dare la spiegazione clinica della malattia! E allora sarà il tempo delle lacrime, ragazzi...^*^
See ya!!

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Capitolo 3
*** Per sempre. ***


18/02/1979
Strano, Veramente strano come le persone che più contano nella tua vita finiscano spesso per assomigliarsi... E per farti gli stessi identici regali! Non è una cosa a dir poco buffa? Non so neppure perchè, dopotutto: ieri Elisa si è presentata con questo pacchetto il mano, accuratamente infiocchettato (lei è una che mira sempre alla perfezione, fin nei minimi particolari... In quanto a precisione batte persino me...), è arrivata, tutta sorridente e me l'ha messo tra le mani...
Sono rimasto lì a fissarlo, un po' stupito, un po' divertito, mentre lei continuava a sorridere, con la sua boccuccia a forma di cuore ben serrata...
"Per... Me?"
Non si è mai sicuri, nella vita... A volte bisogna correre il rischio di fare anche delle domande stupide.
Lei si è limitata ad annuire convulsamente, tutta contenta... Solamente per questo motivo, ero sicuro che il regalo mi sarebbe piaciuto!
Mi vergogno un po', ma devo ammettere che io non sono certo un tipo pieno di sorprese come lei...
Sono piuttosto imbranato, quindi preferisco prestare attenzione alle piccole cose, piuttosto che cimentarmi in imprese come fare regali ecc.ecc.
Beh, scartando il regalo, mi sono reso conto che era un diario... Proprio come quello che, a volte, mi capitava di scrivere quando avevo all'incirca sette anni... Quello che mi aveva regalato la mamma.
Questo però ha la copertina di un rosso acceso, come quello dei papaveri.
Elisa sa quanto mi piacciono, i papaveri! è sempre stata un asso, nel comprendermi e nel capire quello che mi piace.
Le ho chiesto, ancora imbarazzato e sorpreso, come mai mi avesse fatto quel regalo.
Con una leggerezza che solo lei può dimostrare, mi ha detto che si è resa conto che a me piace usare parole complicate...
E che, quindi, magari scriverle avrebbe fatto un certo effetto.
Un po' preso in giro, un po' contento per essere considerato un conversatore quasi "aulico", l'ho ringraziata con un abbraccio e ho fatto scorrere il pollice sulle pagine ancora bianche del diario.
Lei mi ha chiesto: "Me lo farai leggere, vero? Non lo terrai tutto per te...?"
Sogghignando, le ho dato un lieve colpetto con un dito sulla fronte, e lo risposto con un cocciuto "Mai e poi mai!". Non sapeva se tenermi il broncio, oppure se continuare ad implorare... Anche se sapeva che non sarebbe servito a nulla, dopotutto! Ha sempre asserito che proverebbe più gusto a picchiare la parete di camera sua che me...
"Ma io sono la tua migliore amica! Come puoi avere dei segreti con me?! Io ti ho regalato quel diario proprio per poterti leggere meglio dentro..."
Nel mentre che ci siedevamo su di una panchina del parco, a me veniva spontaneo guardare il cielo nuvoloso...
Non era affatto una bella giornata, il sole era un'utopia ormai da mesi...
Mentre stavamo in silenzio, a guardare la gente che passava, io ero impegnato a riflettere sulle ultime parole che la mia Elisa aveva detto.
Insomma, come se esistesse una persone che mi conosce meglio di lei! Lo sa benissimo che praticamente non ho nessun altro, e che, anzi, fuggo la compagnia di chiunque mi si avvicini solamente con l'intento di stringere un rapporto eccessivamente confidenziale col sottoscritto.
Trovo insopportabile stare con gli altri, ora più di quando ero bambino.
Mi sento diverso, ho paura di sbagliare, e, dunque, preferisco stare con chi, anche se sbaglio, sono certo che saprebbe sempre perdonarmi...
Ossia proprio Elisa.
Non ci riesco... Non riesco a stare con altri che con lei.
Il mio non è un atteggiamento che si può definire "snob"... Perchè non vi è alcun intento di esserlo.
Io non sto con gli altri non perchè mi ritengo superiore a loro...
Ma semplicemente perchè sono stato bruciato troppe volte, per potermi anche solamente fidare di chi non conosco...
Troppe volte sono stato sfruttato per i compiti in classe di chimica o di fisica, con la scusa di fare i compiti assieme, da buoni amici...
Ho imparato a dire di no, e, conseguentemente, sono spariti anche gli "amici"...
Ma lei non è sparita! Elisa è rimasta...
Mi ha sempre dato tutto il suo affetto, senza chiedermi mai nulla in cambio.
Si è sempre confidata con me, ha fatto sempre affidamento su di me, quando aveva bisogno, ed io, allo stesso modo, ho sempre saputo che lei, per me, c'è stata, c'è, ci sarà... Sempre.
Lei non svanirà.
Mi dispiace un sacco non poter stare con lei anche a scuola...
Ma purtroppo la sua malattia (che io guarirò, sia ben chiaro...) le impedisce di avere troppi contatti col mondo esterno: una anormale forma di epilessia, accompagnata da una piatrinopenia in forma lieve...
Dunque, quelli che appaiono come "svenimenti improvvisi", altro non sono che le sue crisi, che non presentano i sintomi della forma canonica dell'epilessia (per intenderci, i consueti tremori, ad esempio), ma appaiono come dei veri e propri svenimenti... Quando le capita, non di rado certamente, sembra che dorma profondamente, e lei, prima di svegliarsi, non si accorge assolutamente di nulla.
Inoltre, ad aggravare il tutto, questa sua carenza patologica di piastrine, che rendono difficilissima la coagulazione del sangue e che, dunque, rende pericolosissimo anche il minimo taglietto, che può rivelarsi una fuoriuscita emorragica...
Io continuo a studiare questi suoi sintomi, i suoi esami, assieme a mio padre...
é un disastro anche doverle fare delle analisi, ad esempio un semplice prelievo...
Durante l'infanzia, sembrava essersi attenuata, questa carenza, ma nell'adolescenza si è rivelata a dir poco tremenda...
Ma io riuscirò a fare in modo che guarisca...
Perchè lei è la persona a cui voglio più bene a questo mondo...
E per le persone a cui si vuole bene, si fa anche l'impossibile, figuriamoci il possibile, no?
Che ridere, questa sera sembra essersi ingelosita! Lo ho raccontato delle ragazze che mi girano attorno a scuola...
Beh, a quanto pare, da quando ho tolto gli occhiali definitivamente, tutte si sono improvvisamente accorte della mia "infinita bellezza" (avranno mica bisogno loro, delle lenti? ...Mah...)... Dannazione, mi avevano sempre detto che questa è un'età stranissima! Ma non pensavo che le crisi ormonali portassero fino a questo punto... Sta di fatto che c'è una ragazza, Sarah, che sembra un pochino più smorfiosa ed oca delle altre... Si diverte a mettere in mostra delle gambe che non mi pare siano poi così tanto belle (ebbene sì, ho dato un'occhiata... Eh, gli ormoni!!!), e tutti i ragazzi della mia classe muoio dietro i suoi capelli corvini... E lei, chi ti va a scegliere? Me...
Ossia colui che meno risulta interessato al resto dell'umanità...
Stamattina mi si avvicina, mi fa l'occhiolino, e mi dice, mentre mastica veemente un chewin-gum rosa: "Johann, che ne dici di venirmi a fare delle ripetizioni stasera? I miei genitori sono ad un convegno e la casa è libera..."
...Ora, probabilmente chiunque penserebbe che sono un cretino, ma le ho riso in faccia...
Insomma, quella era la proposta indecente meno simulata che si potesse sentire! Così stupida e piena di sè che risulta anche incapace di camuffare come si deve (vorrei precisare che, grazie ad Elisa e alla amicizia con lei, il mio lato femminile è piuttosto sviluppato... Così come riesco ad immedesimarmi nei comportamenti di quelle menti traviate che sono i miei compagni maschi, riesco ad anticipare molto efficacemente anche quelli delle ragazze... Ciò non vuol dire che io sia effeminato, ma ho maturato una certa sensibilità... In questo modo, evito di prendermi degli sonorissimi ceffoni quando Elisa si guarda allo specchio e dice "Sono brutta... Johann, vero che lo sono?", oppure "Questo vestito mi sta malissimo, vero?"... Le prime volte mi veniva da rispondere : "Ci sono un sacco di ragazze più brutte di te..." , o anche: "Un vestito vale l'altro...", non capendo il perchè, poi, mi urlasse contro di tutto e se ne andasse via, tutta rossa in viso, sbattendo la porta...). Mentre ridevo, si è allontanata indispettita, con una faccia che era tutta una comica, e, con un fischio, ha fatto accorrere, per consolarsi, uno dei suoi numerosissimi spasimanti...
Eppure, nonostante io abbia posto l'accento su questo, mentre raccontavo tutto ad Elisa, ho visto una sfumatura di insofferenza che le incrinava il viso...
Nel bel mezzo della narrazione, mi sono interrotto, credendo che si stesse per sentire male (la mia sensibilità fa cilecca... Lo ammetto...)
"Stai bene, Lii?" io la chiamo così... Forse può sembrare stupido, ma a me piace, ed anche a lei è sempre piaciuto...
"Sto benissimo..." Ha detto, con un pelino di aggressività...
Sembrava volesse saltarmi addosso per strozzarmi...
A quel punto ero vicino a comprenderne il motivo.
"è proprio un'oca... Non è il caso di preoccuparsi, no? Il mio animo puro è ancora in salvo!"
Beh, la situazione non sembrava affatto migliorare, ma peggiorare.
Inoltre, le nuvole stavano pian piano cedendo, e qualche goccia iniziava a cadermi sul viso.
Mi tolsi la giacca, e tentai di mettergliela sulle spalle, dato che aveva insistito per uscire sbracciata (mai una volta che mi desse ascolto!!), ma lei con lo scatto di una mano rifiutò con decisione.
Ci son rimasto malissimo, rendendomi conto che, senza volerlo, l'avevo fatta arrabbiare.
"Lii, cosa..." Aveva il viso nascosto dai capelli biondi, che le cadevano sul viso... Sono così morbidi, i suoi capelli! Io, quando sta studiando o scrivendo una delle sue poesie, mi diverto ad avvolgervi i miei polsi, come se fossero della seta.
Quando faccio questo gioco, mi sorride senza dire nulla.
Tentati di avvicinare la mano, per scostarle i capelli ed accarezzarle il viso.
"Non toccarmi!"
La mia mano rimase lì a mezz'aria, incredula almeno quanto me.
Una cosa ho sempre avuto presente: nonostante lei abbia tre anni in più di me, è molto più fragile e per certi versi meno matura... Strano, visto che le ragazze, per definizione, maturano sempre prima dei ragazzi...
Ma credo che tutto dipenda anche dalla mentalità razionale che ho...
Lei è romantica, dolce e sentimentale, fragile perchè è capace di provare dei sentimenti intensissimi...
Io sono più impacciato, e ho paura di lasciarmi andare, il più delle volte.
Infatti, solo a lei ho permesso di entrare nella mia anima... Solamente a lei.
Per questo, e per tutto quanto l'affetto che è sempre stata capace di darmi, non riesco a vederla piangere, o arrabbiarsi.
Lei non è fatta per sentimenti negativi, come magari potrei esserlo io o chiunque altro...
Lei è fatta per le belle cose, le belle sensazioni.
Vederla in quello stato, per le poche e, per me, futili parole che avevo detto, mi sconcertava e mi faceva sentire un vero e proprio mostro.
Mi ha guardato, con gli occhi che riflettevano la poca luce, umidi di lacrime, le sopracciglia aggrottate in disappunto.
"Non capisci, non è vero?"
Quella domanda mi ha fatto un male atroce.
Non capivo.
Come non riesco a capire neppure ora.
Eppure mi sono subito precipitato ad abbracciarla, con il cuore che mi batteva a mille.
In un'infinitesima parte del mio cervello, quella parte maschilmente bestiale ed insensibile, mi è venuto da pensare:"Saranno quei giorni del mese??"Cosa quanto mai impossibile, visto che proprio quei giorni del mese lì deve passare in ospedale, a causa dei rischi di eventuali emorraggie...
Come mi ricordai un attimo dopo, recitando tra me e me, disgustato per la mia stessa idiozia "Cretino... Cretino! CRETINO!!" Lei si è lasciata abbracciare, si è lasciata coccolare, mentre dava libero sfogo alle lacrime.
La nostra amicizia è importante per me almeno quanto lo è per lei.
Forse anche ben di più, visto che di lei ne sono innamorato da sempre.
Sorpresa?
No, affatto... Essendo un tipo piuttosto razionale, so anche valutare quali sono i miei sentimenti...
Non avendo tutta questa esperienza nel cataclisma che tutti chiamano "amore", sono consapevole tuttavia che, i sentimenti che provo per Elisa, siano ben più profondi della semplice amicizia.
E, vedendola piangere così, mi son detto che, forse, anche lei prova lo stesso per me.
Ma io ho la sicurezza che non vorrei stare mai con nessun'altra ragazza, ho avuto la prova che è lei quella giusta per me...
Mentre lei, beh...
Non esce di casa, se non con me, che in situazione di emergenza ho imparato ben presto cosa fare, grazie agli insegnamenti di sua madre... Così so come proteggerla. Non può frequentare nessuno, se non me.
Ma se il ragazzo giusto per lei non fossi io? La sola idea mi fa imbestialire, ovvio...
Ma non voglio che lei commetta alcuno sbaglio, non sarebbe giusto che lei stesse con me solo perchè solo me conosce...
è una prospettiva egoisticamente insopportabile...
Ma...
Cosa farei se qualcun altro dovesse portarmela via?
Non lo so...
Certo, continuerei a studiare per guarire la sua malattia...
Ma una volta riuscito in quest'intento...
Beh...
Mi lascerei morire...
Preferirei questo, certamente, che un'esistenza senza di lei.
In fondo, che cosa sono, io, senza Elisa? Un obbrobrioso adolescente secchione con manie di grandezza, no?
Lei mi da la ragione di continuare, invece, di andare avanti...
Non la lascerei mai sola...
Mai.
E neanche infelice.
Argh, Dio solo sa quanto, in questo ultimo periodo, mi sono dannato l'anima, per cercare una soluzione a questo dilemma: vederla felice con un altro, oppure rischiare di vederla infelice con me?
Mi arrovella il cervello, tutto questo!
E pensare che sono solamente un moccioso...
Se anche fosse, non dovrei neppure rendermi conto dei veri sentimenti che provo per lei...
E invece...Argh...
Forse dovrei presentarle degli altri ragazzi, per vedere come si comporta...
Ma non è che ne conosca poi tanti, io...
E nessuno di quelli che conosco sarebbe mai degno di Elisa, neppure in un universo parallelo...
Insomma...
Argh!!!!!!!!
Comunque, tornando al racconto della sua breve crisi...
Si è lasciata consolare... Ma non ha detto nulla.
Ha pianto, e quando le ho chiesto, anche dopo, perchè ci fosse rimasta così male per quello che le avevo raccontato, lei mi ha risposto:"Mah, non so... è solo che, oltretutto, mi sembrava che il mio regalo non ti fosse piaciuto, allora ho sfogato un po' di frustrazione anche per questo...".
Lo sa...
Lo sa benissimo che non ci credo... Affatto. E non ci crederei mai. La conosco troppo bene.
Ho lasciato cadere l'argomento.
Diamo tempo al tempo.
Io non ce la faccio... Non riesco a dirle ciò che provo.
Non voglio essere rifiutato.
La vita troppe volte spesso l'ha fatto, con me.
Elisa è la sola cosa che ho, ed è la sola cosa che vorrei mai avere, perchè lei per me è tutto quello che potrò mai desiderare.
Se lei sparisse...
Io morirei.
Morirei di pazzia.




Fine 3° capitolo... Faust, muoviti con Elisa, altrimenti... L'autrice ti uccide!!!*_* Argh, così pieno di contraddizioni, 'sto ragazzo!!! Troppo indecisoooo!!! Carpe diem, insommaaa!!! Alla prossima!^_^

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Capitolo 4
*** I'll love you till I die... ***


31/02/1979
Elisa ha avuto un'altra crisi...
Non riesco, non riesco più a sopportarlo.
Devo riuscire a guarire la sua malattia.
Ora è questa la mia ossessione: al costo di rimetterci la mia, di salute, io riuscirò a trovare una cura...
Più il tempo passa, più le sue crisi si fanno più gravi.
E io non posso perderla proprio ora... Non adesso, maledizione! Non adesso che...
Che stiamo insieme.
è così strano pronunciare queste parole... Eppure è così. Abbiamo deciso di star insieme.
è la cosa più buffa, è che questa decisione è stato l'esito finale del più brutto litigio che ci abbia mai coinvolto.
Passeggiavamo per la strada, quasi una settimana fa, sotto la neve... Dopo le prime settimane di febbraio, quando si era limitato a piovere e a fare semplicemente mal tempo, era arrivata nuovamente la stessa neve di gennaio, e lo stesso gelo.
Amo il freddo... Mi è sempre piaciuto.
Mentre invece Elisa è il tipo di ragazza che ama crogiolarsi sotto il sole. E quella sera nevicava lievemente, mentre tentavamo di tenerci al riparo sotto i cornicioni dei negozi e delle case... Ci tenevamo per mano, e sentivo, mentre camminavamo, che lei tremava come una foglia.
Entrammo in un bar, per riscaldarci un po' e bere una bella cioccolata calda...
Saremmo dovuti andare al cinema a vedere un bel flm, ma alla fine i film in programmazione non ci avevano per niente ispirato... Così avevamo optato per una bella cioccolata calda e via...
Ci siamo seduti in un tavolino in fondo al locale, e io ho ordinato al bancone due cioccolate con la panna.
Avevo notato che, per tutta la sera, Elisa non aveva praticamente spiccicato parola, se non per rispondere vagamente ai miei impacciati tentativi di instaurare una conversazione... Mentre solitamente ero io quello che doveva pregare in ginocchio perchè mi lasciasse per lo meno rispondere alla valanga di domande strambe che mi proponeva...
Aveva uno sguardo quasi triste.
Ci sedemmo l'uno di fronte all'altra, e la vidi prendere una bustina di zucchero e giocherellarvi con le dita.
Aveva i capelli sciolti, che le ricadevano mossi sulle spalle, come una cascata di lamine dorate.
è bellissima anche quando è triste...
Per alcuni versi appare anche più bella, perchè mi vien voglia di stringerla a me e di baciarle i capelli, quando vedo quell'espressione sconsolata nei suoi occhi...
"Elisa..." Tentai, con la voce rotta dall'esitazione...
"Una volta mi chiamaci Lii..." Il suo tono pareva quasi stanco, annoiato.
Non sollevò gli occhi su di me, quando le rivolsi la parola, fissandola dritta in viso, ma continuò, invece, a giocherellare con la bustina dello zucchero... A stringerla tra le dita e a modellarla come se fosse della creta...
Tacqui nuovamente, per qualche minuto, mentre il barista ci preparava le cioccolate, ora osservavo anch'io la bustina dello zucchero.
Stritola, modella.
Stritola modella...
Sritola...
Modella...
Rompendosi la carta, lo zucchero schizzò in ogni direzione, impiastricciando il tavolo, le mani ed i vestiti di Elisa.
Io non dissi nulla...
Ma lei tremava.
Si alzò di scatto, sbattendo violentemente le mani sul tavolo, prese la sua borsetta dalla sedia e si avviò spedita verso la porta del locale, tornando ad imbaccucarsi col suo cappotto verde scuro. Vidi solamente il cappuccio che tornava a coprirle i capelli, e la sua sagoma che si fiondava fuori dal locale.
Nel mentre, il barista arrivò con le due cioccolate.
Mi precipitai a lasciare il denaro per poterle pagare, e corsi fuori dal bar per poterla inseguire.
Ero esterrefatto.
Ma cosa potevo aver fatto, per portarla a comportarsi a quella maniera?
...
Cioè... Qualcosa avevo fatto, effettivamente...
Anche se non era stata colpa mia.
La stessa ragazza che mi aveva in precedenza chiesto di andare a casa sua per darle delle "ripetizioni" non aveva accennato a mollare l'osso...
In più, la prof. di Chimica ci aveva accoppiato per l'ultimo esperimento in laboratorio...
Di male in peggio...
E, daltronde, io sono un cretino...
è bastato un "AHI! Che male!! Mi son bruciata con l'acido cloridrico" (il che era vero, oltretutto: imbecille fino al midollo, la ragazza...), per farmi avvicinare...
Per non fare il menefreghista, le ho chiesto "Fai vedere..." E le ho preso la mano per poterne esaminare il palmo...
Stavo per dire che non era affatto niente di grave, quando mi ha piantato un bacio sulle labbra, con un bel metro di lingua, anche!!
...
...Le ho afferrato il polso e l'ho spinta da una parte...
"Hey!!" Ha urlato...
Me ne sono andato via dal laboratorio, ed ho passato il resto dell'ora di chimica in bagno da solo.
Oca maledetta.
Rubarmi il primo bacio... Così! Non me ne frega un accidente di apparire tonto, sono uno che a queste cose ci tiene, io!
...
Decisi di non raccontare niente ad Elisa...
Sta di fatto che, in qualche modo, doveva per forza averlo scoperto.
La rincorsi sotto la neve, con gli scarponi che mi scivolavano e la sciarpa che mi copriva metà del viso, mentre i capelli, mezzo spettinati e bagnati, mi dondolavano sulla testa in una ammasso molliccio e fradicio.
Dovevo trovarla...
Se fosse scivolata e caduta, non me lo sarei mai potuto perdonare...
La vidi alla luce dei lampioni, mentre attraversava la strada sulle striscie.
Si stava infilando in un vicolo, e non riuscivo a capire dove avesse intenzione di andare...
Probabilmente da nessuna parte, semplicemente voleva scappare da me.
Mi sentivo uno straccio, mentre le correvo dietro e tentavo di pensare a cosa le avrei potuto dire, una volta averla presa per un braccio e fermata.
Correvo, mentre il mio fiato si condensava in nuvolette di vapore che mi annebbiavano la vista.
Ero ormai a pochi metri da lei, e il vicolo nel quale ci eravamo infilati non aveva alcuna uscita.
Fu costretta a girarsi da sè, per tornare indietro, quando mi vide.
Avevo il fiato corto, poco abituato com'ero a correre... Mai stato un tipo sportivo.
La sua espressione sotto il cappuccio era dura, le labbra piegate in una smorfia di amarezza.
Io invece...
Beh, dovevo sembrare qualcosa come un cane troppo cresciuto a cui avevano fatto la doccia con l'acqua fredda...
Mi avvicinai con qualche passo, mentre lei stava ferma ad osservarmi...
"Perchè sei scappata?" Le chiesei, quando ancora qualche passo ci separava...
Non sapevo cos'altro dire...
Lei tentò di rispondere, ma la voce sembrò venirle meno, mentre abbassava lo sguardo, come se si sentisse quasi umiliata...
La abbracciai, la strinsi forte a me, ma mi sembrò di abbracciare una bambola inerme. A quel punto non sapevo cos'altro poter fare...
"Scusa..." Le sussurrai all'orecchio.
"Non volevo farti stare male...".
Sentii che le sue spalle iniziavano ad essere scosse da singhiozzi, prima flebili ed impalpabili, poi sempre più violenti e convulsi...
"PERCHè NON ME L'HAI DETTO?!" Mi urlò, mentre ormai si lasciava andare alle lacrime. Prese a picchiarmi sul petto col palmo delle sue mani, con tutta la forza che aveva in corpo... In confronto alla mia altezza, che la sovrasta di 30 centimetri buoni, ormai (altri tempi quelli in cui era lei quella grande anche di aspetto), pareva sempre più piccola, e quel tentativo forse di farmi del male non riuscì appieno... Il tutto era, inoltre, ovattato dal cappotto scuro che indossavo...
Quella sua crisi isterica mi fece ancora più male di quando l'avevo vista fuggire via...
Le afferrai delicatamente i polsi, facendo attenzione a non farle male, ma riuscendo a tenerla comunque ferma.
Mi fissò con occhi liquidi e pieni d'odio.
"Non ti ho detto cosa?!" Iniziavo ad irritarmi...
In fondo non era stata mica colpa mia, se quella mezza oca mi aveva rubato un bacio! -La prossima volta le brucio anche la lingua, con l'acido cloridrico... Lo giuro!- A questo pensavo, ma ero già assolutamente certo che una prossima volta non ci sarebbe proprio stata.
"CHE LA AMI!!" Non l'avevo mai sentita urlare in quella maniera... Era totalmente fuori di sé.
"Amare?? Ma di che stai parlando??"
Man mano che io continuavo con quelle che a lei dovevano sembrare delle domande stupide, pura finzione, notai che le sue guance si coloravano di un rosso acceso.
E continuava a piangere...
"Smettila di dirmi balle! Quella lì, quella tua compagna di classe! Perchè non mi hai detto che state insieme ed hai continuato a comportarti con me come se nulla fosse??" Mi sentii raggelare il sangue, per poi scaldarmi, per la rabbia.
"Te l'ha detto lei?" "Perchè, ha importanza?!" "Certo che ne ha, stupida! Quella piccola puttanella da quattro soldi non fa altro che starmi addosso come se fossi uno dei giocatori di rugby davanti ai quali si diverte ad aprire allegramente le gambe! Mi ha baciato a tradimento, questa mattina, e solamente Dio o chi per lui ha la minima idea di quanto l'avrei voluta massacrare a bastonate, quando l'ha fatto! Ma voi, certo, voi siete il gentil sesso, e quando fate carognate di questo tipo a nessuno importa, perchè ai ragazzi deve PER FORZA piacere! E invece sono incazzato come una belva in gabbia, perchè non era a quella capretta ignorante e cretina che avrei voluto baciare per la prima volta!!!!"
Mi dovetti fermare per poter riprendere fiato.
Mi sentivo svuotato.
Sollevai nuovamente lo sguardo su di lei, che mi fissava con occhi quasi sorpresi, indecisa, probabilmente, se credermi oppure no.
Si avvicinò a me... Continuava a guardarmi, con le sue iridi azzure che rilucevano fiocamente al bagliore dei lampioni.
"Ehmm... Quando ho detto che sei stupida, non intendevo dire che..." Non seppi preoseguire oltre...
Arrossii e presi a fissarmi le punte degli scarponi.
"Quella là è venuta e mi ha detto che stavate insieme già da parecchio tempo..." "Allora tu credi che io sia cretino!!" "NO! Non è quello... Però..." Si bloccò... Notai che aveva ricominciato a piangere...
"No... Dai, per favore... Non piangere." La strinsi ancora a me... Non potevo farne a meno...
Non deve piangere, lei.
Non con me di fronte.
Lei deve solamente ridere.
Non deve piangere.
"Non fare così, Lii... Per favore, mi fai star male..." Ma a quelle parole iniziò a singhiozzare sempre più forte.
Avevo paura che non sarei riuscito mai più a consolarla, tanto disperati erano i suoi sigulti.
"Non lasciarmi..." Sussurrò tra le lacrime... Ma io inizialmente non potei capire...
"Cosa?"
"NON LASCIARMI, TI PREGO. IO HO BISOGNO DI TE, SEI TUTTO QUELLO CHE HO CHE VOGLIO! PERCHè IO TI AMO! HAI CAPITO, TESTONE? TI AMO!"

Detto ciò con un tantino di aggressività in più rispetto a quella che sarebbe occorsa per una così romantica dichiarazione d'amore, torno a nascondere la testa nel mio petto e a piangere...
Mentre il mio cuore pareva ormai essersi bloccato del tutto.
Scoprii, invece, che batteva troppo velocemente perchè io potessi ancora accorgermi di essere vivo.
"Anch'io ti amo..." Avevo voglia di piangere con lei, questa volta... Ma per la felicità, e non certo per la tristezza.
Avevo voglia di baciare ogni centimetro di lei, ricoprirla di baci fino a farla soffocare.
Avevo voglia di avvolgere i miei polsi con i suoi morbidi capelli, ed avevo voglia di stringerla forte a me, per non lasciarla mai più scappare via...
Mai più lontana da me.
Piano piano, pareva che i singhiozzi iniziassero ad essere più flebili... Continuavo ad accarezzarle i capelli, sentendo di avere tra le braccia una rarità che mai e poi mai avrei dovuto perdere.
Timido, impacciato, le scostai il viso dalla stoffa del mio cappotto, e osservai il suo naso arrossato, dal freddo e dal violento pianto.
Un'ultima lacrima le scorreva su di una guancia, e gliel' asciugai con un indice ricoperto dal soffice guanto.
"Non mi lasciare..." Mi sussurrò ancora una volta.
"Non accadrà mai..." Mi sembrava di aver recuperato un po' di coraggio... "Non ti lascerò... Sei mia. Ed io ti amerò fino alla morte, Lii." I suoi occhi tornarono nuovamente lucidi, ma prima di piangere ancora, si mise lestamente in punta di piedi, e riuscì a ad appoggiare le sue labbra contro le mie, lievi, delicate... Ricordo di aver provato la stessa dolce sensazione che si prova, quando si poggiano le labbra sulla panna montata...
Probabilmente non è la visione più romantica di questo mondo, ma a me piaceva, e piace tutt'ora, ogni volta che la "assaggio".
Dopo che le nostre labbra si furono separate, la vidi arrossire, e, per come si scostò da me, sembrava voler scappare via per la vergogna.
Ma, più sveglio di come ero stato al bar, la trattenni vicina a me, cingendole le spalle con entrambe le mani.
"Dove scappi?" Le chiesi, sorridendole.
Lei rise appena.
Stretti, l'uno affianco all'altro, senza pronunciare nessun'altra parola, tornammo silenziosi verso il bar... In fondo, una cioccolata, in un momento come quello, ci voleva proprio!
Ancora adesso stento a credere a quello che è accaduto...
Ed è tutto merito dell'oca della mia compagna! Come si chiama? Sarah, mi pare...
O forse Laurah...L' "H" finale c'è, questo me lo ricordo...
Lii, non potrò mai lasciarti...
Perchè ormai fai parte di me...
Neanche la morte potrebbe mai dividerci... Ne sono sicuro! Perchè ci amiamo...
Senza alcuna banalità di sorta: ci amiamo e basta.
E aspetterò il tuo risveglio, Lii... Aspetterò per poterti ancora baciare...
E vedrai che riuscirò a guarirti, Elisa...
Ci riuscirò.
Ti amerò fino alla morte, Elisa...





Fine 4° capitolo! Non perdetevi il prossimo... Faust vi aspetta...^*^ E anche io, con le vostre recensioni, che, sappiatelo, mi rendono felicissima di continuare a scrivere!!^*^ Quindi grazie a Topomouse, Eden, e alla figliuzza Miyu!!^*^ Alla prossimaaaaa!!XDXD

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