Always be there

di bulmasanzo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Isabella ***
Capitolo 2: *** Ferb ***
Capitolo 3: *** Phineas ***
Capitolo 4: *** The one who can seize the day ***
Capitolo 5: *** Like an open door ***
Capitolo 6: *** Stream of Jealousy ***



Capitolo 1
*** Isabella ***


Cap 1


“Sto decisamente migliorando” pensò Isabella quando, spuntata come ogni giorno da dietro la staccionata nel cortile dei suoi vicini, era riuscita a guardare Phineas negli occhi e ad ascoltare quello che diceva senza vederlo trasformarsi in un meraviglioso centauro che la portava in groppa verso misteriose e romantiche avventure al di là dell'arcobaleno.

Ripensandoci a freddo, s'era sentita leggermente stupida per aver fatto certi sogni a occhi aperti per uno che nemmeno s'era mai sognato di accorgersi di lei.

Aveva perso troppo tempo prezioso della propria vita pensando che l'unica felicità possibile per lei dipendesse da un'unica persona in tutto il mondo. Una persona che -purtroppo se ne stava accorgendo tardi- non l'aveva mai meritata.

Era stata accecata da quella cotta devastante a tal punto che non aveva mai considerato la possibilità dell'esistenza di un'alternativa.

“Eppure” pensò confusa dai suoi stessi sentimenti “Lui è sempre stato lì...”

Era stata nel futuro, chi altro al mondo avrebbe potuto dire una cosa simile senza essere preso per pazzo?

Aveva visto quella ragazzina e quei bambini, così simili e così prossimi a quella persona di cui era in... fatuata, che l'avevano chiamata zia.

Questo, per lei, avrebbe dovuto significare una cosa e una soltanto.

Eppure, le era stata messa una pulce nell'orecchio che non era più riuscita a ignorare.

Era sulla macchina del tempo, pronta a tornare nel suo presente e, sorpresa a credere a una cosa che non aveva mai preso in considerazione prima, si era accorta che nemmeno lui aveva potuto fare a meno di voltarsi a guardarla in faccia.

Non si poteva dire che ci fosse stato un incontro di sguardi. Sicuramente c'era stato uno scontro.

Aveva risposto al suo sguardo confuso sorprendendola con un gesto molto allusivo, il cui significato, in un primo momento, il suo cervello si era rifiutato di cogliere.

S'era quasi offesa.

Ma era passata in fretta.

In fondo, non aveva mai provato il minimo interesse per lui, mentre moriva per l'altro.

Unicamente per la sua cocciutaggine, non aveva mai voluto guardare in faccia la triste verità.

L'unica cosa che aveva guadagnato da questo era stata una bellissima amicizia che, però, non le era mai bastata.

-Dov'è Ferb?- si era ritrovata a chiedere, senza pensarci veramente, notando solo la sua insolita assenza.

Phineas si sollevò appena dal suo lavoro e rispose distrattamente.

-Era andato nella nostra stanza a prendere i progetti.-

Continuava a sorridere, assorto, senza accorgersi minimamente di peccare di omissione, senza capire che la sua costante mancanza di attenzione le aveva provocato soltanto sofferenza.

Isabella aveva deciso di fare un passo indietro da lui e di andare a vedere cosa faceva Ferb.

Era una cosa insolita, rifletté, perché per un'intera estate aveva bramato di poter restare un solo minuto da sola con Phineas, e adesso che finalmente lo aveva ottenuto, le sembrava che sarebbe stato solo tempo sprecato. E lei non aveva più nessuna intenzione di sprecare ancora il suo tempo.

-Vado ad aiutarlo- borbottò. Salì le scale senza aspettarsi nessuna reazione particolare.

Ma se anche l'avesse aspettata, comunque non era arrivata.

La porta della stanza era socchiusa. L'aprì esasperata, ma senza fare rumore.

Non era preparata a quella vista.

Il ragazzino le dava le spalle. Era seduto a terra, quasi raggomitolato. Aveva il suo telefonino in mano e ascoltava qualcosa, forse un messaggio. E piangeva. Non c'erano dubbi. Era entrata proprio nel bel mezzo di un singhiozzo che non era riuscito a soffocare. E non era un singhiozzo da risata. Conosceva bene i singhiozzi da pianto, li sapeva distinguere perfettamente.

Era un'esperta perché tante, troppe volte lei stessa aveva pianto per colpa di Phineas.

Su uno dei letti c'erano le carte che dovevano essere i progetti di cui aveva blaterato Phineas. Erano stati lasciati lì e probabilmente non erano nemmeno stati vagamente toccati.

Non aveva mai visto Ferb in un momento di debolezza. Non si era mai sognata di vederlo piangere.

In effetti, alcune volte le era sembrato quasi che Ferb non avesse sentimenti, perché manteneva sempre un'aria impassibile di fronte a tutto.

Invece eccolo lì, proprio di fronte a lei, in lacrime.

Era rimasta basita.

-Che cosa stai facendo?- chiese come suo solito, dando però alla sua vocina innocente un tono leggermente preoccupato.

Il ragazzo si voltò di scatto, trasalendo. Evidentemente non l'aveva sentita entrare e si sentiva colto sul fatto. Sulla sua guancia si vedeva un'unica lacrima. Il suo sguardo sembrava addolorato.

Si alzò in fretta e si asciugò gli occhi.

-È successo qualcosa?- riprese lei con lo stesso tono.

Lo vide deglutire, poi sorridere debolmente e scuotere la testa, come a dire che non era successo niente. Ma la sua espressione tradiva l'emozione che provava, non poteva essere niente.

L'intuizione che aveva avuto sul primo momento la faceva inaspettatamente fremere.

Si fece coraggio, dopotutto erano amici. Chiuse la porta e gli andò vicino.

-Guarda che a me lo puoi dire- disse conciliante. -Sono la tua amica.-

Aveva visto giusto, sembrava che in quel momento avesse bisogno di parlare con qualcuno.

Un colpo di fortuna, perché non era facile che si sciogliesse.

-È una scemenza.- aveva detto dapprima con quella sua voce, così profonda per un ragazzino. -Io sono un idiota esagerato.- aveva aggiunto sconcertato.

Isabella non aveva potuto fare a meno di sorridere. Non si aspettava una frase simile da lui.

Non che lo trovasse ridicolo, anzi. Finalmente dimostrava di essere un po' umano.

-No, no che non lo sei. Dimmi tutto.- lo aveva incoraggiato.

Doveva essere accaduto qualcosa di grosso, qualcosa che stavano per condividere.

Dimenticando all'istante quello che giù in giardino stava combinando Phineas, si sedettero insieme nel letto, quello sgombro dalle carte.

-Ecco vedi...- cominciò lui facendosi un po' di coraggio. -In poche parole c'è una ragazza che mi piace. Un sacco... è più grande di me.-

Isabella annuiva a ogni sua pausa. Per qualche motivo le era venuta una fitta al cuore. Erano questioni sentimentali. Le parlava di una ragazza. Credeva di capire a chi si riferisse, ma comunque lui restava sul vago. Cominciava a capire. Sapeva di essere la persona perfetta per capire.

-Per un po' di tempo avevo creduto di piacerle.- continuò Ferb -La vedevo raramente ma, sai... sorrideva quasi sempre quando ci incrociavamo...-

Sembrava che facesse un po' di fatica a parlare, evidentemente non era molto abituato.

Aveva sempre sospettato che fosse più sensibile di quanto desse a vedere.

Sicuramente era una persona riflessiva, e aveva dimostrato molte volte di essere intelligente e creativo. Ma di sicuro non s'era mai compromesso con nessuno.

-Credo che per lei io sia sempre stato solo un amico. Una volta ho provato a dirglielo... ma l'occasione è sfumata...-

Era strano che si stesse dilungando, di solito diceva le cose in modo secco e deciso.

Ma non voleva interromperlo, perché non voleva rovinare quel momento speciale in cui lei diventava la sua confidente. Anche se Phineas aveva detto che tra di loro si confidavano. Ma, conoscendolo, probabilmente era solo Phineas a confidarsi con lui...

Come se avesse sentito il suo pensiero, Ferb si decise a raggiungere il punto della questione.

-Si è fidanzata.- disse -Ovviamente con uno della sua età.-

Insomma, alla fine aveva aspettato troppo per dirle che gli piaceva e adesso non era più in tempo.

-Una cosa che io ho sempre temuto che mi accadesse con Phineas.- le sfuggì dalle labbra, ma lo aveva realizzato nel momento stesso in cui aveva parlato.

Ferb la guardò e lei si pentì di aver detto così.

-Tu però con lui puoi ancora combinare qualcosa.-

Era successo, aveva rovinato il momento. E lui si stava allontanando dal discorso.

-Lo credi davvero?- ormai nemmeno lei stessa ci credeva più, ma sentirlo dire da Ferb aveva riacceso per un momento le ceneri della sua speranza.

-Ma certo. Voi avete la stessa età.-

Rimase un po' delusa. Non poteva essere questa l'unica ragione.

Si rabbuiò anche lei. Sentì che si stava commuovendo.

Ferb non aveva ragione, sapeva fin troppo bene che avrebbe dovuto abbandonare anche lei la speranza. Proprio come era stato costretto a fare lui.

Stettero un po' in silenzio. Apparentemente, ognuno era assorto nei propri nefasti pensieri, ma in realtà si sentivano molto vicini l'uno all'altra. Senza augurare del male a nessuno, apprezzavano di trovarsi nella stessa situazione. Almeno avrebbero potuto condividere la loro disperazione.

Si abbracciarono in silenzio. Era già capitato altre volte e si sentirono subito entrambi meglio.

-Sei molto carina.- aggiunse senza preavviso Ferb.

Dal suo sguardo, fu chiaro che aveva stupito anche se stesso con quella dichiarazione.

Isabella stava per aggiungere qualcosa, ma la porta si spalancò rumorosamente e furono interrotti.

E chi poteva essere, se non Phineas? Il ragazzo s'era stufato di aspettare i progetti ed era salito a vedere che facevano.

-State qua da mezz'ora. Qual è il problema?- esagerò. Poi si accorse che erano abbracciati -Sentite freddo? Ma se ci sono trenta gradi....-

E fece una cosa che mai avrebbe dovuto fare.

Diede in un sorriso smagliante, brillante, accecante.

Un sorriso che ebbe il potere inaspettato di irritare Isabella.

Li aveva visti chiaramente insieme e non aveva avuto nemmeno il minimo brivido di gelosia. Ci scherzava su. Anche se si trattava di una battuta piuttosto casuale, Isabella, in quel momento, per la prima volta, realizzò pienamente una cosa che aveva sempre saputo.

Phineas non provava niente per lei.

Nemmeno un po' di empatia.

Non c'era nemmeno il più piccolo segno che gli importasse qualcosa. Ed era chiaro che non stava fingendo, perché in tal caso sarebbe dovuto essere proprio il miglior attore al mondo.

Quel cortissimo filo di speranza che l'aveva faticosamente rimessa su si spezzò e la fece crollare su se stessa. Sentì il sangue che le si gelava nelle arterie, venne assalita da un terribile dolore fisico al petto. Sbiancò. Era questo che si provava quando il cuore veniva spezzato?

Ferb si accorse del suo cambiamento repentino e le rivolse uno sguardo talmente addolorato che non riuscì a sostenerlo. Si sciolse in fretta dall'abbraccio e corse via, stavolta era lei a essere in lacrime.

Phineas, sulla porta, era stupito, troppo giovane per riuscire a capire quello che era appena successo, troppo candido per riuscire a capire che era sua la colpa, troppo stupido per riuscire a capire di aver appena perso una cosa importantissima della sua vita.

“Perché sei tornata anche oggi?” una voce stava urlando nella testa piatta di Isabella “Non devi... tornare... mai più...”.

Era talmente sconvolta che non si accorse di star volando dalle scale.

Mentre scivolava, la sua vista si stava annebbiando per colpa delle lacrime.

Aveva perso l'equilibrio e non riuscì a recuperarlo in tempo.

Ruzzolò giù per tutti i gradini.

Si ritrovò distesa con la faccia rivolta verso il soffitto e le gambe lunghe su almeno tre gradini.

Sentiva un dolore atroce che si diffondeva rapidamente in tutto il corpo, partendo da scosse che sentiva nei punti che aveva battuto.

Sentì sapore di sangue, era probabile che si fosse morsa le labbra.

Ne sputò un po', ma dalla posizione in cui si trovava le ricadde addosso.

Se lo sentì colare sul collo. Si fece schifo da sola. Si sentì ridicola, arrabbiata, abbandonata.

Sentì una specie di urlo e poi nel suo campo visivo comparve la faccia di Ferb.

Era a dir poco terrorizzato.

Le era corso dietro, ma non era riuscito a prenderla in tempo prima che cadesse.

Nonostante il dolore riuscì ad abbozzare una smorfia che avrebbe dovuto assomigliare a un sorriso.

-Non sei tu l'idiota esagerato- disse nel sangue prima di perdere conoscenza -Sono io...-

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Capitolo 2
*** Ferb ***


Cap 2


Quel giorno, Ferb si era particolarmente preso cura di se stesso.

S'era lavato i denti con molta più attenzione del solito, preoccupandosi di avere un alito fresco. S'era lavato i capelli e pettinato. S'era messo dei vestiti nuovi, più freschi e più morbidi e s'era messo addosso un po' di profumo.
Non sapeva perché lo avesse fatto, ma aveva avuto voglia di apparire al meglio, non certo per fare sfigurare gli altri, ma solo per sentirsi bene con se stesso.
Poi aveva fatto un salto dal fiorista. Era rimasto cinque minuti a decidere, poi aveva optato per un mazzo di gerbere. Infine, era tornato a casa e aveva mostrato i fiori a suo fratello, che era lì che lo stava aspettando finendo di succhiare un ghiacciolo alla frutta.

Lui non aveva perso tempo a prepararsi, aveva indossato i suoi soliti abiti di ogni giorno.

-Ah, eccoti qua, finalmente. Belli questi fiori, ottima scelta, a Isabella piaceranno molto.- aveva commentato, in realtà senza troppo entusiasmo.

Forse era seccato perché, dopo quell'assurdità che era successa, avevano abbandonato il loro progetto e non avevano più fatto un granché per tutto il giorno.

Ferb sapeva benissimo quanto suo fratello odiasse restare inattivo a girarsi i pollici.

Lo ignorò semplicemente.

Phineas aveva preso in braccio il loro animaletto domestico Perry e s'erano recati insieme dall'altra parte della strada.

-Come siete cresciuti!- aveva detto sulla porta la signora Garcia-Shapiro, anche se s'erano visti appena il giorno prima, dando loro un buffetto affettuoso. Era una donna dolce tanto quanto la sua figlioletta.

-Isabella è di sopra.- aveva aggiunto -Siete così gentili a venire a trovarla.-

Phineas aveva salutato e ringraziato cordialmente, e ora si stava intrattenendo.

Ferb, invece, le aveva soltanto sorriso educatamente ed era subito salito dalla sua amica.

-Che cosa stai facendo?- chiese tentando di imitare il tono grazioso che adottava sempre lei. Ma la sua voce era troppo grave e in più il suo accento inglese, che amava e odiava allo stesso tempo, non aiutava.

Isabella sorrise debolmente.

-Sono per me?- chiese accennando ai fiori.

Era vestita, ma senza scarpe e senza il suo fiocco, ed era semi sdraiata sul suo letto, con un cuscino sotto la schiena.

Aveva una fasciatura sulla testa e il braccio sinistro ingessato. Sulle braccia e sulle gambe nude facevano mostra di sé dei lividi molto evidenti. Aveva i capelli tutti scombinati, le labbra gonfie e gli occhi rossi, come se avesse pianto o come se non avesse dormito. Probabilmente non aveva dormito proprio perché era rimasta tutta la notte a piangere. Per lo meno non l'avevano trovata ancora in pigiama.

Cercando di non mostrarsi troppo colpito da quel suo aspetto disastroso, Ferb annuì e sistemò i fiori sulla scrivania.

-Non dovevi.- tentò di sorridere Isabella, ma le venne su una smorfietta di dolore.

Ferb notò che il suo sguardo andava involontariamente dietro di lui, come se si aspettasse di veder arrivare qualcun altro.

-Phineas non è venuto?- chiese. Non era proprio riuscita a trattenersi.

Ma prima che Ferb rispondesse, Perry zampettò dentro la stanza lanciando il suo versetto, e fu seguito da Phineas.

-Buongiorno!- esclamò questi con un enorme sorriso.

Ferb vide che gli occhi di Isabella si erano illuminati per un attimo, ma poi erano tornati spenti.

-Come ti senti oggi?- continuò il giovanissimo inventore, senza dar segno di essersene accorto.

-Bene- rispose lei senza guardarlo negli occhi.

Ferb la guardò e sentì crescere dentro di sé un affetto infinito per lei.

Era chiaro che aveva mentito. Si vedeva che non stava bene.

Era stata davvero fortunata a spezzarsi solamente l'osso del braccio in quella terribile caduta. Sarebbe potuta andare peggio, molto, molto peggio. Ma comunque aveva battuto violentemente la testa e aveva avuto una commozione cerebrale. Sembrava che ne soffrisse ancora parecchio.

Nonostante tutto e nonostante tutte le emozioni che doveva provare in quel momento, sembrava che non fosse minimamente di malumore.

Ma se lo era, lo nascondeva davvero molto bene, pensava Ferb ammirato.

-Ancora non riesco a capire come hai fatto a cadere dalle scale- continuava a chiacchierare Phineas. -È stato un volo assurdo. Ci hai fatti veramente preoccupare.-

No, naturalmente non l'aveva capito, era difficile che riuscisse a capire queste cose.

Non che fosse stupido, non che non gliene importasse niente.

Gli voleva un bene dell'anima e non avrebbe mai voluto che qualcuno dicesse su di lui qualcosa di cattivo, però doveva ammettere che era decisamente una persona distratta.

Anche se avevano genitori diversi, il rapporto che avevano era indiscutibile.

Ferb sospirò senza farsi vedere. Come faceva a essere così cieco? Era evidente per tutti che quella ragazzina era cotta di lui. Nessuno però gli aveva mai fatto aprire gli occhi.

-Sono scema.- stava dicendo Isabella, sistemandosi con una mano i capelli crespi -Me lo chiedo anche io, come ho fatto a inciampare così stupidamente?-

Stava arrossendo e faceva di tutto per fare finta di niente.

Ferb si accorse all'improvviso che forse avrebbe preferito andare a trovarla da solo.

Non era certo colpa di Phineas, ma lui si sentiva come se fosse diviso a metà.

Da un lato, sapeva che avrebbe dovuto essere arrabbiato con suo fratello, ma non ci riusciva. Faceva soffrire Isabella, ma lo faceva in una maniera talmente candida che non si poteva credere che lo facesse apposta. Da un altro lato, provava veramente compassione per lei, che soffriva tanto a causa sua. Non sapeva quindi se parteggiare per l'uno o per l'altra.

Di mettersi in mezzo e pretendere di dirimere la questione non se ne parlava assolutamente. Non voleva impicciarsi, non sapeva come avrebbero reagito.

Avrebbe perfino potuto peggiorare le cose.

Comunque, anche lui si trovava in un momento difficile.

Riusciva quindi a sentire sulla propria pelle quello che doveva provare la sua amica.

Era brutto e terribile doversi rendere conto che il dramma di lei aveva in qualche modo permesso a lui di dimenticare in fretta la propria delusione, seppur temporaneamente. O almeno, così lui credeva.

La differenza stava nel fatto che almeno lei, una volta smaltita quella delusione, avrebbe potuto trovare consolazione in un'amicizia sincera. La sua.

Ma c'era anche la possibilità che essere oggetto delle sue attenzioni potesse avere l'effetto contrario.

Qualcosa nei loro rapporti avrebbe potuto mutare.

La loro leggendaria amicizia avrebbe potuto finire irrimediabilmente sacrificata.

E se mai fosse accaduto, chi al mondo avrebbe potuto dire che si trattava di una cosa sbagliata?

Ferb scosse la testa, tentando di chiarire a se stesso i propri pensieri.

Era questo uno dei suoi problemi, pensava troppo e troppo in fretta.

Forse, era questo uno dei motivi per cui non parlava tanto. La sua lingua non riusciva a star dietro ai suoi pensieri. Oltre al fatto, ovviamente, che c'era chi parlava anche per lui.

Isabella si alzò, non stava fisicamente così male da non riuscire a farlo, anche se le membra le facevano ancora molto male.

-Vi va una limonata?- aveva detto sorridendo.

Phineas decise di fare il premuroso. Le diede il braccio per aiutarla a scendere le scale.

-Non facciamo che caschi di nuovo giù...- scherzò mentre Ferb alzava gli occhi al cielo immaginando la vergogna che doveva provare Isabella.

La bambina era diventata tutta rossa, ma ovviamente Phineas non se n'era avveduto.

Sospirando, fece per seguirli, ma poi si bloccò.

Per un secondo, gli era sembrato che Perry si fosse scambiato uno sguardo di intesa con Pinky, il chihuahua di Isabella.

Era stato solo per un attimo. Poi il monotremo era tornato a fissare il vuoto con quei suoi occhi strabici, senza più fare niente di strano.

Ferb ci rimase, ma poi si riscosse, convinto di essersi sbagliato, e si affrettò a raggiungere i suoi amici che erano già di sotto.

Sul tavolo della merenda c'era un vassoio con una brocca e tre bicchieri.

Isabella era seduta con il mento appoggiato sulla mano sana, ignorando completamente quello colmo di limonata che aveva di fronte.

La sua attenzione era rapita da Phineas, il quale, con il suo ben noto entusiasmo, stava già sparando a raffica le sue idee bizzarre per riempire quella lunga giornata in un modo tale da poter includere anche lei. Il suo bicchiere era già vuoto.

Era una scena tipica. Non c'era molta speranza di cambiare quella situazione, pensava Ferb guardandoli, era andata avanti in quel modo per un'intera estate. Con tutta probabilità, sarebbe continuata per chissà quanto.

Ferb si sedette in silenzio, prese il bicchiere che la signora Shapiro aveva lasciato lì per lui e cercò di ascoltare quello che aveva in mente di combinare suo fratello.

Però la sua attenzione si stava focalizzando tutta sul bicchiere di Isabella.

Lei non si accorgeva di niente. Quando alla fine si alzarono, era ancora intatto.

Per una ragione che non riusciva a comprendere, quel dettaglio insignificante gli aveva dato fastidio.

Mentre si stava avviando, le aveva dato una discreta bussatina sulla spalla.

-Oh, perdonami.- rispose subito lei girandosi per non dargli la schiena -Con tutta questa storia inutile ho messo in secondo piano il tuo problema...-

-Lascia perdere il mio problema.- tagliò corto lui. Vanessa era l'ultima persona alla quale avesse voglia di pensare in quel momento.

Tornò al tavolo, prese il bicchiere e glielo porse.

Lei lo guardò senza capire, ma poi lo afferrò e lo tracannò in un paio di sorsi. Se ne versò addirittura un pochino addosso. Non sembrava certo una principessa.

Dopo, lui era soddisfatto.

Aveva avuto sete, era chiaro. Non avrebbe dovuto trascurarsi. Non era sicuro che ne valesse la pena.

Phineas era già corso verso la porta a braccia aperte, saltellando come una libellula impazzita, ma poi s'era fermato.

Quasi contemporaneamente, Ferb trasalì.

Aveva sentito un contatto ghiacciato.

Abbassò lo sguardo e si rese conto che Isabella aveva cercato la sua mano, ma non lo stava guardando, guardava Phineas, come sempre.

-Ragazzi, dov'è Perry?- chiese lui.

Una domanda che si sentiva spesso, cui di solito nessuno rispondeva. Ma non stavolta.

-È rimasto di sopra, insieme a Pinky.- scandì Isabella.

Ferb pensò, per via della sua espressione, che avesse risposto con l'intenzione di farsi guardare. Voleva che Phineas notasse che lo aveva preso per mano. Una sorta di prova del nove.

“Perché si tortura in questo modo?” pensò “È masochista o cosa?”

Si ritrovò a stringerla forte, quella mano, fino a quasi farle male.

Isabella non lo guardò. Stava sorridendo, persa in chissà quale pensiero. Non avrebbe saputo indovinarlo.

Forse aveva appena raggiunto il proprio obbiettivo, perché Phineas aveva fatto una faccia strana mentre li fissava in silenzio.

Ma nemmeno mezzo minuto dopo si era già riscosso, ritrovando la sua solita allegria.

-Ragazzi, so che cosa faremo oggi.- dichiarò.

Detto ciò, aprì la porta e uscì in giardino, dove c'era la piscina, proprio come se fosse stato a casa sua.

Ferb e Isabella lo seguirono sempre tenendosi per mano, ma chiaramente nessuno di loro due stava pensando all'altro. Erano entrambi curiosi di scoprire cos'altro aveva escogitato il cervello iperattivo del loro amico.

Il suo entusiasmo per la vita era sempre stato contagioso e irresistibile per tutti.




Spazio autrice:

Avrei voluto aspettare di ricevere qualche commento prima di postare il secondo capitolo, ma pare che la mia immaginazione sia volata troppo in fretta... e sono famosa per la mia scarsissima pazienza. Forse sono stata un tantino melodrammatica. Ringrazio tutti quelli che hanno letto la mia storia, ma in particolare l'utente Amy_Storm per averla messa tra le seguite e le ricordate. Se ti va, puoi lasciarmi un parere sulla storia, oppure sullo stile di scrittura. Non aver paura di offendermi, sono solo una scrittrice in erba :)

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Capitolo 3
*** Phineas ***


Cap 3


-Oggi è stata una giornata grandiosa!- aveva quasi urlato Phineas dopo essersi, come ogni sera, precipitato dentro la sua stanza come una furia.

Avevano cenato a casa di Isabella dopo aver passato tutto il giorno insieme a lei.

Il più delle volte era lui a farsi venire le idee migliori, ma quella volta era stato l'incidente di Isabella a ispirarlo.

Quindi, avevano trascorso il pomeriggio ritagliando e decorando tante diverse fasce di velluto e di seta che sarebbero servite per appendere il braccio rotto di Isabella al suo collo. Ne avevano realizzate trenta, tutte diverse, una per ognuno dei giorni in cui avrebbe dovuto portarle. Lei aveva collaborato in parte scegliendo le stoffe giuste, avevano seguito i suoi gusti e si erano divertiti veramente tanto. Forse non tanto come quando costruiva qualcosa per davvero, certo, ma tanto. Quasi non avevano sentito il tempo scorrere loro addosso e si erano stupiti quando avevano constatato che era già praticamente sera.

Aveva tentato di rifiutare l'invito a cena perché temeva che gli sarebbero state servite delle zucchine, che lui detestava e che Isabella adorava. La signora Shapiro però aveva insistito così tanto che alla fine non aveva potuto far altro che cedere. Avevano gustato un ottimo polpettone.

Si sentiva molto soddisfatto per tutto e, oltretutto, aveva avuto l'impressione che anche Isabella fosse rimasta molto contenta.

Quasi ogni sera, prima di andare a dormire, Ferb si sedeva alla sua scrivania e passava una mezz'oretta smanettando al computer. Se perdeva più tempo, era perché si teneva in contatto con i suoi parenti in Inghilterra.

Aveva tutto il peso appoggiato su una mano e sembrava assorto.

-Ci sono novità?- chiese Phineas buttandosi sul suo letto e scagliando le scarpe lontano da sé.

Ferb bofonchiò qualcosa di indefinibile.

Phineas era abituato alle mezze parole del suo fratellastro. Pensò che stesse leggendo qualche lunga e-mail e non volle disturbarlo.

Si mise il pigiama e si andò a lavare i denti.

Poi tornò e se ne stava lì seduto sul suo letto a fare le coccole a Perry, il quale lanciava dei versetti soddisfatti come se facesse le fusa.

Non resistette a lungo al silenzio e prese a fare qualche osservazione casuale sulla giornata, ma presto si rese conto che stava parlando da solo.

Ferb non s'era minimamente mosso e non sembrava che lo stesse ascoltando. Non sembrava neanche che lo avesse sentito.

Allora, Phineas si incuriosì e credette di essere autorizzato a impicciarsi dei fatti suoi.

Erano fratelli, non c'erano mai stati segreti tra loro.

Sbirciò nello schermo e vide così che non stava affatto leggendo delle e-mail come credeva, invece stava scorrendo delle fotografie digitali di Vanessa Doofenshmirtz, la ragazza per la quale gli aveva confessato di avere una cotta. Come se le fosse procurate era un mistero, ma era ancora meno chiaro il motivo per cui se le fosse procurate.

L'aveva conosciuta anche lui, in quella famosa gita a Parigi, e sapeva che si era appena impegnata. Ferb era praticamente crollato dopo averlo saputo direttamente da lei, ma sapeva che era forte e che lo avrebbe potuto superare in fretta. Quindi, per Phineas, il fatto che ora fosse lì a fissare la sua faccia da uno schermo, era semplicemente incomprensibile.

-Ci stai pensando ancora?- fece Phineas incredulo.

Ferb si affrettò a oscurare lo schermo e si voltò a fissarlo, il suo sguardo parlava per lui.

-Lo so che è passato solo un giorno. Però... penso che non ti faccia bene. Avevi detto che lo avresti superato.- provò a dire Phineas.

Ferb si accigliò facendolo pentire di aver parlato. Era l'unico che avesse il potere di farlo.

Non era sicuro di cosa ne dovesse pensare.

Si era documentato e sapeva piuttosto bene cosa fosse l'amore, anche se le sue conoscenze, se si trattava di lui, restavano tutte nella teoria.

Se ne era costruito un'idea molto 'utopistica'.

Lo considerava qualcosa di meraviglioso e di irraggiungibile. Però non lo comprendeva.

Per lui, per come lui era fatto, avrebbe potuto essere anche una cosa stupida e inutile.

Come si poteva pensare di perdere del tempo prezioso sognando di sbaciucchiarsi con un'altra persona, quando il tempo volava via e c'erano così tante altre cose che si sarebbero potute fare?

Candace, sua sorella maggiore, era innamorata persa e usciva spesso dalla sfera della razionalità per questo motivo.

Quando le aveva chiesto perché si comportasse in un modo così ridicolo, lei gli aveva laconicamente risposto che era troppo piccolo per capire.

Probabilmente era vero.

Però Ferb aveva la sua stessa età. Va bene che aveva qualche mese in più, ma avrebbe dovuto capirne più o meno quanto lui. Invece era lì a struggersi per una ragazza più grande che giustamente non lo calcolava.

Per lo meno, pensava, Candace era ricambiata, il suo dunque non poteva essere tempo del tutto perso, se alla fine otteneva ciò che voleva.

Semplicemente, non gli sembrava una cosa molto intelligente, e la cosa gli dispiaceva parecchio perché Ferb era intelligente.

Aveva avuto paura che si fosse arrabbiato.

Il ragazzo, però, aveva chiuso il PC senza una singola parola e si era andato a preparare per la notte.

Alcune volte capitava che si ritrovassero a discutere mentre stavano a letto, così, finché non crollavano addormentati.

Phineas ci provò, ma Ferb disse di aver sonno. Era chiaro che voleva evitare la discussione.

-Scusa- fu costretto a dire alla fine.

Strinse a sé Perry come fosse stato un peluche, in cerca di conforto.

---

Il giorno dopo era come se non fosse successo niente.

Phineas aveva aperto la porta al postino, il quale aveva consegnato a lui un pacchetto per Ferb Fletcher. Glielo aveva offerto come fosse stato il calumet della pace e Ferb lo aveva accettato.

I due fratellastri erano tornati a lavorare insieme alla realizzazione del progetto che avevano interrotto due giorni prima. Erano più uniti che mai.

Isabella si fece vedere più tardi del solito, quando ormai avevano finito. Stava molto meglio di prima e il braccio che s'era rotto era appeso al collo, fissato con una elegante fascetta di velluto rosso, la prima della serie.

Ferb aveva lasciato il pacchetto di cui sopra sul tavolo da lavoro.

Isabella lo notò perché non c'entrava niente con tutto quello che avevano fatto, sembrava appoggiato lì apposta per essere visto. C'erano su delle scritte indecifrabili, strane.

Lo indicò incuriosita chiedendo cosa fosse.

-È una cosa di Ferb.- disse Phineas stringendosi nelle spalle.

Scoccavano in quel momento le cinque del pomeriggio.

-Questo- disse Ferb facendola trasalire -È un pacco di vero, delizioso afternoon tea inglese che mi ha spedito mia cugina Eliza stamattina.-

-Delizioso?- ripeté Isabella interessata.

-Il migliore che c'è.- dichiarò Ferb con un moto di orgoglio patriottico negli occhi blu scuro.

-Forte.- disse lei.

Phineas non capiva cosa ci potesse essere di forte in una cosa del genere.

Aveva appena costruito una pista di pattinaggio lunga dieci metri nel suo modesto cortiletto di casa. Quello sì che era forte!

Però Ferb era così fiero quando li condusse dentro e preparò quell'intruglio scuro per tutti e tre che non se la sentì di rifiutare. Aveva scaldato la teiera, quella bella di porcellana che la mamma usava solo rarissime volte quando c'erano ospiti, messo le foglie, versato l'acqua bollente, lasciato in infusione per tre minuti, poi aveva aggiunto il latte e le zollette di zucchero. Sembrava esperto, e dire che non lo preparava mai.

Isabella sorseggiò il tè dalla sua tazza con aria a dir poco estasiata.

-Non ho mai bevuto del tè così buono!- disse schioccando la lingua.

-Errore- la corresse Ferb in tono da furbo -Non hai mai bevuto del vero tè.-

Lei gli sorrise, complice, e Phineas si sentì come se lo avessero appena escluso. Da quando Ferb si intendeva così tranquillamente con Isabella?

Guardò il liquido nero che riempiva la sua tazza. Avrebbe preferito un bicchiere di dolce limonata come quello che gli era stato offerto il giorno prima dalla signora Shapiro.

Decise di prenderne comunque un sorso, giusto per accontentarli, e pensò che non fosse tutto questo granché. Il sapore non gli dispiaceva, ma non lo faceva nemmeno impazzire, di sicuro non lo trovava delizioso come aveva sostenuto Isabella.

Non aveva detto niente ma si sentì addosso lo sguardo attento del fratellastro.

Lo stava guardando come se non volesse sprecare parole inutili per correggere la sua ignoranza.

Forse ce l'aveva ancora con lui per la sera prima?

Phineas si alzò -Ragazzi, andiamo a provare la pista!- esclamò. Era stata una richiesta, ma suonava quasi come una supplica.

-Oh, non credo che posso...- disse debolmente Isabella accennando al suo braccio rotto.

-Va tutto bene, ti tengo io, non ti faccio cadere.- le promise.

-No.- ripeté lei con più fermezza.

Perché ce l'hanno tutti e due con me?” Si ritrovò a pensare perdendo tutta la sua allegria.

Uscì fuori e trovò Candace che esaminava la pista.

-Phineas!- lo apostrofò quando lo vide -Si può sapere cos'è questo?-

Si risollevò un po'. -È una pista di pattinaggio!- disse tutto fiero -Vuoi provarla?-

Ma la sorella lo stava guardando arrabbiata.

-Sai di essere nei guai, vero? Quando arriverà la mamma...- cominciò.

-Almeno a lei potrebbe piacere.- la interruppe sconcertato –Pare che a nessuno importi più niente.-

Sembrò che Candace restasse colpita da quanto aveva detto, perché si azzittì di colpo. Lanciò una rapida occhiata alla casa e poi si rivolse di nuovo a lui.

-Cosa vuoi dire?-

-Isabella non la può provare perché ha il braccio rotto... e nemmeno Ferb vuole più farlo.-

-Perché, allora, hai fatto proprio questa cosa?-

Phineas ci pensò su. Stava per dire che lo aveva fatto perché era una ficata, ma di colpo quella non gli sembrò più una ragione sufficiente -Non lo so.- ammise alla fine -Avevo lasciato il progetto a metà. Non mi piace lasciare le cose a metà.-

Forse, molto più semplicemente, non aveva considerato che qualcun altro avrebbe potuto non apprezzare il suo progetto. Aveva pensato solo alla propria realizzazione personale. Ma adesso non si sentiva più sicuro.

-Avresti potuto fare qualcos'altro- aggiunse Candace -Qualcosa che potesse usare anche lei.-

Capì dal suo tono che in realtà lei aveva voluto dire “Avresti potuto non fare niente”.

Fissando il frutto del suo lavoro, venne improvvisamente fulminato da un'idea.

-Candace, sei un genio!- gridò, anche se l'idea era venuta a lui -Vieni con me.-

Le prese la mano e la trascinò con sé, ignorando la sua faccia sconvolta.






Piccola nota: Se per caso Phineas e Ferb hanno già costruito una pista di pattinaggio chiedo scusa. Purtroppo non ho visto tutti gli episodi.

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Capitolo 4
*** The one who can seize the day ***


Cap 4


Nel quartier generale delle Fireside girls, l'autonominatasi vicecapo Ginger Hirano aveva assunto temporaneamente il comando della truppa.

Sedeva al posto d'onore, quello che di norma spettava a Isabella Garcia-Shapiro, e guardava con aria grave le sue compagne.

Nel posto che di solito era riservato a lei, invece, stava seduto Phineas Flynn.

Sembrava un po' fuori luogo, in mezzo a tutte quelle ragazze, ma stava dimostrando di essere tranquillo e a proprio agio.

Era arrivato lì insieme a Candace, che era un membro onorario, e aveva chiesto il loro sostegno.

Stranamente, Ferb non era venuto insieme a loro. Phineas se lo portava sempre dietro come un'appendice, forse nessuna di loro lo aveva mai visto andarsene in giro senza di lui, fin dal giorno in cui era arrivato a Danville. A quanto dicevano, erano venuti senza dirgli niente, lasciandolo a fare compagnia a Isabella.

Quasi non le era sembrato possibile, ma poi si era ricordata che ultimamente c'era stato un cambiamento graduale, ma sostanziale, in lei. Il fatto che ora Phineas fosse lì dimostrava che non era passato inosservato.

-Come vi dicevo- riprese -Ci siamo riunite perché dobbiamo fare qualcosa per il nostro capitano.-

-Precisamente.- confermò Phineas.

-Così vinceremo il distintivo più ambito di tutti!- esclamò Gretchen -Quello per avere dimostrato amicizia e devozione al nostro capo.-

Alla parola “distintivo” tutte le ragazze erano saltate su per la gioia.

Ginger impose il silenzio alzando una mano.

-Calma, ragazze. Non è quello il nostro obbiettivo principale. Ma comunque, se vogliamo vincerlo, dobbiamo seguire l'idea di Phineas.- disse, e gli cedette la parola.

Senza alcun imbarazzo, il ragazzino si alzò ed espose la propria idea. Tutte la trovarono più semplice e meno strampalata del solito, forse un po' ingenua, ma comunque buona.

In sintesi, dovevano trasformare la pista di pattinaggio che diceva di aver costruito in una vera pista da ballo, sopra la quale organizzare una festa a sorpresa in onore di Isabella. Doveva essere un evento in grande come quelli ai quali la cittadina di Danville era ben abituata, ma dovevano partecipare soltanto i ragazzi, niente adulti. Sarebbe stato un modo per augurarle una pronta guarigione.

-E, per favore, non dovete assolutamente invitare Vanessa Doofenshmirtz!- aveva puntualizzato, chissà per quale motivo, Phineas. Decise di non chiederglielo, tanto non sapeva nemmeno chi fosse.

-Una festa danzante!- aveva esclamato Candace con un tono a metà tra il sarcastico e il sognante -Un ballo! Finalmente mio fratello pensa come una ragazza!-

-Non 'come' una ragazza, 'per' una ragazza!- l'aveva corretta Adyson.

-Sì, 'per' Isabella.- aveva confermato Phineas senza minimamente cogliere nessuna delle due allusioni e senza nemmeno capire perché stessero ridacchiando. Era troppo ingenuo, era senza speranza...

Senza perdere tempo, organizzarono le squadre.

-Io, Milly, Gretchen e Adyson siamo le braccia più forti, quindi ci occuperemo dell'allestimento della sala, degli invitati e di tutto il resto.- stabilì -Per prima cosa, dobbiamo trasferire la pista in un luogo più tranquillo e meno in vista, in modo che Isabella non si accorga di quanto stiamo facendo.-

-Tanto sarebbe scomparsa dal giardino comunque...- commentò Candace, rassegnata.

-La portiamo qui?- le chiese Gretchen.

Lei annuì -La sistemeremo sul retro della nostra sede, ci penseremo noi a farlo. Il problema è che Isabella non deve vederla...- indicò Holly e Katie -Perciò, voi due dovete andarla a prendere. Dovete tenerla occupata per il tempo necessario, in modo che non irrompa qui e vanifichi tutto.-

-La porteremo a fare spese!- gridò la biondina, eccitata.

-Ma con moderazione.- puntualizzò la moretta.

-E anche con discrezione. Fate in modo che non si accorga di nulla.- le avvisò il vicecapo.

Le due ragazze fecero un gesto di sottomissione all'autorità.

-Io che cosa faccio?- chiese Phineas mettendosi nelle sue mani.

-Tu dirigerai i lavori al mio fianco.- rispose Ginger.

-E io?- chiese Candace, che si fingeva sostenuta, ma in realtà era stata contagiata dalla loro determinazione.

-Tu ti occuperai delle cibarie.- le disse.

-Cioè, vorresti dire che il mio unico compito consiste nell'andare in un supermercato e fare la spesa?- chiese la ragazza.

-Potresti anche occuparti della musica, se pensi di farcela.- la provocò sottolineando l'ultima parte della frase.

-Certo che ce la faccio!- dichiarò lei, indispettita -Nulla in contrario se chiedo a tua sorella di aiutarmi?-

-Non c'è problema.- la guardò con un sorrisetto ironico. Sapeva benissimo che Candace non c'entrava niente in quell'affare e che non si sarebbe mossa senza aver ricevuto una motivazione. Stacy poteva essere quella motivazione, sarebbe stata perfetta per stimolarla.

-Collaboriamo per mettere su una festa bellissima.- fu detto alla fine -Mettiamoci subito al lavoro!-

Tutti quanti erano entusiasti.

Ginger e Phineas si misero a capo della squadra e la condussero nel cortile di casa Flynn-Fletcher, ma si nascosero tutti, tranne Holly e Katie.

-Andate, ora.- le spronò Ginger.

Entrarono in azione solo quando le videro allontanarsi insieme a Isabella e a Ferb.

Ginger si sentì fiera delle sue compagne. Le aveva scelte perché erano le più giovani e graziose del gruppo, ma anche perché sapeva che Isabella si trovava bene insieme a loro e che le avrebbe seguite senza problemi.

Era stata lei a proporre di escludere temporaneamente Ferb dalle operazioni, perché bisognava evitare qualunque sospetto, Isabella avrebbe potuto pensare che fosse quantomeno scortese non invitarlo ad andare con loro e avrebbe potuto chiedersene il motivo... La piccola Katie recitò alla perfezione il suo ruolo da angioletto innocente e lo convinse a seguirle.

Phineas aveva mostrato una certa preoccupazione derivante dalla sua assenza, pensava di non poter riuscire a fare tutto in tempo se fosse mancato il suo fondamentale contributo. Così, al suo posto, avrebbe chiamato ad aiutarli i suoi amici Baljeet, Buford e Django. Il primo avrebbe potuto usare le sue propensioni matematiche per sfruttare al meglio gli spazi, il secondo li avrebbe aiutati a spostare le cose pesanti, il terzo era noto per il suo buongusto e si sarebbe occupato delle decorazioni.

Agganciarono la pista e la portarono via grazie a un argano.

-Non siete un po' troppo giovani per spostare una pista?- aveva chiesto loro il guidatore adulto che avevano chiamato per farsi aiutare.

Ginger e Phineas si guardarono in faccia e scoppiarono a ridere.

Non avevano lavorato di notte perché di notte era importante dormire, ma si erano svegliati presto, si erano dati appuntamento dietro la sede e avevano lavorato per tutto il giorno. Finirono i preparativi solo nel pomeriggio inoltrato, l'assenza di Ferb si sentiva. Ma era stato organizzato tutto nei minimi particolari, ci avevano messo davvero l'anima per sistemare ogni singola cosa, ognuno di loro aveva collaborato e aveva dato il massimo. La pista era stata rinforzata, ampliata e rivoluzionata, e adesso ospitava un palco e avrebbe potuto sostenere più di duecento invitati.

Avevano disposto tutto seguendo le idee di Phineas e i consigli di Baljeet. Ginger si era scoperta un po' distratta dalla sua presenza. Cercò, sforzandosi, di concentrarsi sui propri compiti, ma non poteva fare a meno di sbirciarlo in continuazione.

Si era occupata lei stessa di informare Stacy di quello che stavano progettando. La ragazza lo aveva trovato grandioso e aveva accettato senza farsi pregare di raggiungere la sua amica Candace per aiutarla a procurarsi le cibarie. Più tardi, quest'ultima aveva rivelato di aver avuto serie difficoltà a trovare delle scuse per giustificare l'assenza di Phineas da casa.

Le due ragazze l'avevano stupita, oltre ad aver ottenuto tutto ciò di cui ci sarebbe stato bisogno, erano riuscite a ingaggiare un gruppo musicale a basso costo che faceva il tributo a una delle band preferite di Isabella.

-Bene, siamo stati tutti magnifici.- disse alla fine, stanca ma soddisfatta dal loro lavoro. -Adesso... che ognuno si trovi un compagno per la festa.- aggiunse con un sorrisetto guardando Baljeet.

Ma Baljeet non la guardava a sua volta.

Ne rimase un po' delusa, ma l'eccitazione della festa le impedì di intristirsi. Non poteva farlo, perché in quel momento tutti contavano su di lei.

Cercò di distrarsi ricontrollando per l'ennesima volta la lista delle persone che avevano invitato. Phineas aveva scritto con un pastello a cera rosso un grande NO accanto al nome di Vanessa. Era inutile, pensò, sarebbe bastato non scrivere affatto il suo nome, ma in quel modo, con una logica tutta sua, il bambino aveva voluto ricordarglielo.

Mentre lo rileggeva chiedendosi ancora il motivo di quella esclusione, Stacy le andò accanto.

-Perché sei ancora qui?- le chiese.

-Voglio essere sicura di non aver dimenticato nulla, deve essere tutto a posto.- rispose lei.

-Ma non vedi che le tue amiche sono andate a cambiarsi?- le fece notare.

A Ginger prese un colpo. Con tutto ciò che aveva avuto da fare, non aveva pensato che non poteva partecipare alla festa indossando la sua solita, banale divisa da scout.

-Tranquilla, ti aiuterò io a scegliere un abito per l'occasione.- le promise la sorella notando il suo sguardo perso -Potresti perfino fare colpo su qualcuno...- aggiunse con aria maliziosa.

Ginger sbuffò pensando a Baljeet, il quale in quel momento stava chiacchierando con Phineas.

-Hai già raccontato tutto a Ferb?- lo sentì chiedere.

-Non ancora.- rispose il ragazzino -Lo farò tra poco. Volevo che questa festa a sorpresa 'sorprendesse' anche lui.-

-Ma non credi che si arrabbierà, visto che abbiamo fatto tutto senza di lui?-

Ginger pensò che fosse una domanda intelligente. Ma d'altro canto, l'aveva posta lui...

-Perché dovrebbe?- rispose Phineas.

Ginger non sentì il resto della discussione perché sua sorella la stava già conducendo via.

Dato che era ancora piuttosto piccola, non pretese di truccarla troppo, ma le mise appena un accenno di ombretto viola. Aveva una pelle leggermente scura, dunque puntò su dei colori brillanti.

Nel suo miniabito color porpora con le manichette a sbuffo, Ginger si sentiva un po' un pomodoro.

Poi vide arrivare Baljeet e notò che aveva indossato un dhoti kurta, cioè una di quelle meravigliose vesti indiane larghe ma eleganti. Era bianca e dorata, tempestata da centinaia di piccole paillettes scintillanti che impreziosivano il tutto senza però renderlo pacchiano. Ginger non poteva credere che potesse stargli così bene, era talmente bello che si dimenticò della propria timidezza.

Gli andò incontro contemplandolo come una divinità.

-Baljeet.- lo chiamò, facendosi forza -Hai già un'accompagnatrice?-

-No.- rispose lui -Non credevo che dicessi sul serio, prima...-

-Oh, certo che dicevo sul serio. Però non era mica un obbligo...- sentiva di star cominciando a imbrogliarsi, così fuggì dai suoi occhi e gli guardò le mani. Notò che aveva il tipico callo dello scrittore. -Però, se ti va, se non hai niente in contrario, possiamo andarci insieme...-

Ma Baljeet non le stava più prestando attenzione.

-Arriva Isabella!- esclamò visibilmente emozionato -Chissà se vorrà ballare con me.-

Ah, giusto...” pensò Ginger mentre il sangue le si gelava e il suo entusiasmo si spegneva in un soffio. Aveva dimenticato di non essere lei il centro dell'attenzione, quella sera.





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Ferb era seduto sotto l'albero in giardino, come ogni giorno.

Stava leggendo un romanzo di Stephen King, La storia di Lisey. Se non fosse stato per questo, si sarebbe annoiato a morte. Nonostante lo trovasse veramente appassionante, non riusciva a concentrarsi sulla lettura come avrebbe voluto, perdeva spesso il filo e doveva rileggere le frasi più di una volta. Stava aspettando Phineas.

Era uscito di casa di mattina presto con fare misterioso, non gli aveva voluto dire dove andava.

Si sentiva in colpa perché lo aveva trattato male senza ragione.

Di solito non era mai così permaloso, ma quando quello aveva toccato il tasto Vanessa, gli erano venuti i nervi a fior di pelle. Phineas pretendeva di capirne più di lui? Era Isabella quella che gli faceva una corte spietata senza che lui se ne accorgesse, non il contrario!

Era semplicemente dalla parte opposta, lui non sapeva cosa volesse dire non essere ricambiati.

Nonostante fosse convinto di aver avuto ragione, voleva assolutamente fare la pace. Si sentiva perso senza di lui, sapeva che non avrebbe potuto fare niente da solo. Non aveva quasi mai litigato con Phineas. Gli voleva bene, era il fratellino che aveva sempre desiderato e andava protetto e assecondato sempre e comunque, mai ostacolato, in niente. Non se lo meritava, era una persona così semplice e altruista!

Anche Candace era uscita quel giorno, così lui aveva dovuto rassegnarsi a passare la giornata in completa solitudine. Aveva pensato di andare a trovare qualcuno dei suoi amici, ma senza Phineas non se la sentiva. Pensò arrabbiato che forse dipendeva un po' da suo fratello.

Nonostante quelle grandi cose che faceva, quantunque sapesse benissimo di essere troppo piccolo per farle, manteneva un approccio alla vita che era quasi elementare. Fin da quando era piccolo -Phineas avrebbe detto più piccolo- aveva inventato il gioco di riassumerlo in poche massime. Ama tua madre e tuo padre. Sii carino con tua sorella e complice con tuo fratello. Prenditi cura del tuo animale domestico. Se è tempo di scuola, studia, se è tempo di gioco, divertiti. Impiega sempre al meglio il tuo tempo e fa' il possibile per non annoiarti. Inventa sempre cose nuove. Stupisci i tuoi amici con le tue idee, ma da' anche valore alle piccole cose. E se una ragazza ti piace, cerca di colpirla, ma sii discreto.

Forse sono stato troppo discreto, però...” pensò mentre sfilava dalle pagine la rosa rossa che utilizzava come segnalibro. Era la stessa che aveva comprato a Parigi, l'aveva presa con la ferma intenzione di dichiararsi ma era stato lento, lei se n'era letteralmente volata via insieme a qualcun altro. Ormai era secca e nera e non profumava per niente. Era stato tentato molte volte di distruggerla, ma conservarla per lui aveva un significato, simboleggiava un'occasione sprecata, simboleggiava il suo amore disperato per una ragazza più grande.

Secondo l'opinione di tutti, crescendo Ferb sarebbe diventato un dongiovanni. L'unico che non ci credeva era proprio lui. Poteva attraversare il mondo intero a bordo di un aeroplanino di carta, poteva riparare astronavi, costruire portali per teletrasportarsi su Marte e arrivare addirittura a viaggiare nel tempo, ma se si trattava di prendere un approccio diretto con la ragazza che gli piaceva, era costretto a rendersi conto che anche lui aveva dei limiti.

Rimise la rosa tra le pagine. Non sapeva quando, ma prima o poi l'avrebbe distrutta per davvero.

Straordinariamente, in quei due ultimi giorni aveva sentito Isabella molto più vicina.

Dire che tra loro due fosse proprio 'accaduto' qualcosa sarebbe stato sbagliato. Ma era innegabile che, dal momento in cui aveva deciso di confidarle le sue pene, si fosse instaurato qualcosa.

Lui sapeva fin troppo bene che lei si sarebbe smarrita per Phineas. Adesso, lei sapeva per lo meno di non essere l'unica a soffrire. Avvicinandosi e consolandosi a vicenda, si erano resi pienamente conto che la loro poteva diventare un'amicizia più profonda di quanto avessero sperato in tutti quegli anni da che si conoscevano.

Sarebbero stati sempre , in un silenzio complice, pronti a venirsi incontro nel momento in cui ne avessero sentito il bisogno.

-Eccoti qua, Perry.- disse vedendo l'animale che ricompariva dal nulla dopo essere anche lui sparito per tutto il giorno. L'ornitorinco gli si andò a strusciare contro in cerca di coccole, dimostrandogli che non se n'era andato per cattiveria. Non che gli animali potessero essere cattivi.

Si sentì come rincuorato da quel contatto con il suo cucciolo. Voleva bene a quella piccola palla di pelo verdastra, la sua fedeltà lo aveva sempre commosso. Qualunque fosse il motivo per cui se ne andava in continuazione, gli faceva bene sapere che alla fine ritornava sempre da lui.

Con una mano che gli accarezzava la testa, tornò al suo libro, ma si sollevò quasi subito dalla lettura e dai suoi pensieri perché si era accorto che Phineas era tornato. Lasciò cadere il volume a terra senza alcun riguardo, prese Perry in braccio e gli andò incontro.

Con sua grande sorpresa, lo vide fermarsi a casa di Isabella.

Cielo” pensò semplicemente.

Li guardò da lontano mentre parlavano, poi lui si avviò salutandola con una mano.

Scoprì di essere geloso, anche se non era sicuro di chi dei due. Cosa diavolo le aveva potuto dire?

Phineas arrivò camminando con un passo svelto.

Non appena gli passò vicino, lo prese per un polso, cogliendolo di sorpresa.

-Ferb!- gridò trasalendo -Mi hai fatto spaventare!-

-Dove sei stato?- gli chiese notando che aveva un'aria stanca.

Phineas tentò di fare il vago -In giro...- disse prendendosi in braccio Perry e facendogli una carezza. Ma Ferb lo conosceva troppo bene, sapeva che se non gli diceva niente era perché non era bravo a mentire.

-Cos'hai detto a Isabella?-

Phineas spalancò i suoi occhi già spiritati -Mi hai visto?-

Ferb annuì. Allora Phineas non resistette e gli raccontò tutto. Ferb ne rimase sconcertato.

Perché non lo aveva chiamato? Avrebbe potuto aiutarlo, facevano sempre tutto insieme!

Solo dopo gli venne in mente che invitandola così, a sorpresa, Isabella si doveva essere illusa per l'ennesima volta. Scosse la testa. Era sempre il solito Phineas che non vedeva mai niente di male in nulla di ciò che faceva.

-Andiamo a prepararci. Devi venire anche tu, naturalmente. Ci saranno un sacco di invitati.- stava dicendo Phineas -Ma stai tranquillo che lei non viene.- aggiunse come preso da un pensiero improvviso -Ho esplicitamente detto a Ginger di non inserirla nella lista, ho fatto bene, vero? Dimmi di sì!- lo implorò.

Ferb capì che intendeva Vanessa e ne fu sorpreso, anche per il suo tono. Phineas non era mai insicuro di niente, eppure aver lavorato per una volta senza di lui doveva avergli fatto perdere un po' del suo leggendario ottimismo.

Aveva avuto tutta l'intenzione di non pensare a lei, però non era riuscito a evitarlo.

Annuì e Phineas ne fu così sollevato che lo abbracciò. Questo gesto confermò le considerazioni che aveva fatto prima su di lui. Era l'innocenza in persona.

Iniziò a pensare che quell'idea non fosse poi così malvagia. Voleva concentrarsi su un'altra cosa, sentiva di averne bisogno. Quella festa cadeva proprio a fagiolo.

E poi, in quel modo, Phineas avrebbe dimostrato a Isabella che per lo meno le voleva bene.

Comunque fosse andata, lui non si sarebbe ritirato.

Non era sua abitudine farlo.










Spazio autrice:

Ok, so che questo capitolo non è esattamente il massimo. Vi sarete chiesti che cosa c'entrasse la focalizzazione di Ginger. Beh, il fatto è che mi serviva un punto di vista che fosse esterno ai protagonisti e non mi piaceva l'idea di andare del tutto in focalizzazione esterna. Comunque, non si tratta di una scelta casuale, vedrete poi che anche questo avrà un suo senso. La storia si avvia alla conclusione, mancano solo un paio di capitoli. Ricordatevi che mi fareste un piacere immenso se mi voleste lasciare un commentino. Intanto, ringrazio l'utente marie52 per aver messo la storia nelle seguite e poi ovviamente Whiteney Black e Wolfgang Mozart che sono state le uniche a essersi degnate di commentare e che hanno perfino messo la storia nelle preferite. Mi avete reso troppo contenta! Detto questo, vi do appuntamento al prossimo capitolo e vado ad aprire l'ombrello per ripararmi dal vostro imminente lancio di pomodori. Un bacio da Bulmasanzo.

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Capitolo 5
*** Like an open door ***


Cap 5



Isabella si sentiva un po' spaesata.

All'improvviso, dopo non essersi fatto vedere per tutto il giorno, Phineas era spuntato dal nulla e le aveva detto che sarebbero andati insieme da qualche parte.

Non glielo aveva chiesto, glielo aveva praticamente imposto.

S'era sentita svenire. Un appuntamento?

Per tutta l'estate avrebbe dato un braccio pur di sentirsi dire quelle semplici parole, le aveva sognate la notte -e anche il giorno a occhi aperti. Poi pensò che lei un braccio, in effetti, lo aveva dato.

-Ti vengo a prendere più tardi, hai capito? Ci tengo. Fatti trovare pronta.- le aveva raccomandato con un tono adorabile. E lei non aveva potuto rifiutare, nemmeno se l'avesse voluto. Ma lo voleva. Era stato il suo “Ci tengo” a farglielo volere.

Chissà cos'hai in mente, Phineas Flynn.” pensò “Non mi posso lasciar scappare questa occasione. Forse, stasera capirò finalmente che cosa vuoi da me.”

Quando era arrivato, a casa sua erano passate a trovarla le sue due amiche Katie e Holly, le quali avevano trascorso con lei e con Ferb anche il giorno prima. Quando i loro risolini si furono calmati, le dissero che l'avrebbero aiutata a prepararsi. Per mezzo secondo aveva avuto il sospetto che le sue amiche sapessero più di quanto dicevano, ma poi l'emozione di uscire finalmente insieme a Phineas glielo fece mettere in secondo piano.

Per tutto il tempo, l'avevano coccolata. Le avevano pettinato e acconciato i capelli, si erano divertite a truccarla e le avevano fatto indossare un abito bellissimo con scarpette abbinate. Era azzurro, sagomato e molto elegante, senza maniche, e aveva una cintura bianca brillante intorno alla vita. Le stava alla perfezione, non la faceva sembrare nemmeno tanto piccola, anche se le sarebbe piaciuto avere un minimo di curve per riempirlo meglio, ma alla sua età non poteva certo pretendere molto. Le avevano anche fatto indossare un paio di orecchini di perle che donavano al tutto un tocco di classe. La fascia che le teneva il braccio ingessato era anche quella di un colore abbinato, ma se non ci fosse stata, lei sarebbe stata perfetta. Purtroppo era necessaria.

Mancava poco all'orario in cui aveva detto che sarebbe venuto a prenderla.

Guardandosi allo specchio, si stava tormentando. Cosa era potuto succedere? Aveva fatto di tutto per farsi notare ed era sempre stata ignorata... Ora che l'Universo le aveva finalmente fatto perdere la speranza, ecco che lui, fuori tempo massimo, si faceva vivo e l'invitava fuori.

Poteva darsi che rompersi un braccio avesse fatto in modo di farla notare, alla fine? Se era davvero così, doveva essere proprio crudele, questo Universo!

Aveva passato quelle ore a cercare di convincersi che doveva essere pronta ad affrontare qualsiasi cosa la vita le avrebbe riservato.

Invece, quando alla fine vide Phineas che la veniva a prendere, scoprì di non essersi adeguatamente preparata per il suo arrivo.

Il ragazzino aveva un aspetto diverso dal solito, aveva un'aria stranamente adulta. Indossava una camicia bianca semplicissima, una giacca nera elegante e perfino una cravatta, rossa come i suoi capelli. Era un figurino. E aveva in mano un fiorellino bianco. Non sembrava neanche che stesse aspettando lei, se non lo avesse saputo per certo non ci avrebbe creduto.

Le sembrava di trovarsi in uno dei suoi sogni. Andandogli incontro, aveva l'impressione di galleggiare a due millimetri dal suolo.

Lui fissò il fiore sui suoi capelli. Nel farlo, le sfiorò un orecchio. Avrebbe voluto che non togliesse più quella mano da lì, che le concedesse una carezza, ma temeva di chiedere troppo.

-Phin- disse usando il diminutivo che non usava mai, quel nome le era troppo caro per non pronunciarlo per intero, ma in quel momento le sembrò una cosa dolce -Grazie per avermi invitata. Dov'è che mi stai portando?-

Lui assunse un'aria misteriosa -Tra poco lo scoprirai.-

Nonostante si fosse persa a contemplarlo, non poté fare a meno di riconoscere la strada che stavano percorrendo.

-Phin- disse di nuovo -Ma ci stiamo avvicinando alla sede delle Fireside girls?-

-Può darsi...- fece lui vago. Non sapeva cosa pensarne, ma il suo sorriso era rassicurante. Magari stavano semplicemente passando di lì.

Poi, improvvisamente, senza sapere né come né perché, si ritrovò immersa nel buio più totale.

-Phineas...- disse preoccupata. Lui non rispose, sembrava che non fosse più lì con lei.

-Phineas, dove sei?- chiamò più forte.

Un faro si accese di fronte ai suoi occhi. Si guardò intorno e si rese conto di essere al centro di una pista nera e lucida. Phineas era lì davanti e le sorrideva.

-Isabella, ho organizzato questa festa per te.- disse.

Come se quella frase fosse stata un segnale, alle sue spalle comparvero almeno un centinaio di persone che, tutte insieme e tutte nello stesso momento, le si vennero ad accalcare attorno con grandi urla. C'erano tutti i suoi amici e i suoi compagni di scuola, Ferb, tutto il gruppo delle ragazze scout, comprese quelle furbastre di Katie e Holly che le facevano l'occhiolino, Buford, Baljeet, Django, Irving, Candace, Jéremy Jhonson, Stacy Hirano... e un sacco di altra gente che non conosceva.

-Una festa?- ripeté confusa -Ma perché?-

-Semplicemente per dirti che ti vogliamo bene.- disse Phineas sorprendendola completamente -Questa è la tua serata. Stasera si festeggia Isabella Garcia-Shapiro.- aggiunse tendendole la mano. Isabella la prese e si sentì investita dalle urla di tutti.

Non era esattamente quello che si era aspettata, ma le sembrò che quel momento fosse perfetto.

Aveva detto che le voleva bene. Che gli importava di lei. Aveva organizzato una festa a sorpresa per lei. Non avrebbe potuto desiderare niente di più.

-Anche io... ti voglio bene, Phin...- disse buttandogli il suo unico braccio al collo.

Poi sentì che iniziava una musica lenta e romantica. Phineas le mise una mano sul fianco e la guidò, per ballare con lei. Iniziarono a girare lentamente su se stessi, seguendo il tempo. Poi lei si abbandonò appoggiando la testa sul suo petto. Non guardava nient'altro. Si sentiva bene. Avrebbe voluto baciarlo. E lo fece, anche se in una guancia.

Poi, dalla sua spalla, vide Ferb e, per chissà quale motivo, le tornò in mente quello che aveva visto nel futuro, che solo lei poteva ricordare. I nipoti che avrebbero avuto, il gesto allusivo che gli aveva fatto.

Immaginò se stessa a trent'anni e non riuscì a vedersi in nessun altro modo se non inseme a Phineas. Come aveva potuto anche solo pensare di poter stare con qualcun altro che non fosse lui?

Per qualche momento, prima della sua famosa caduta, aveva creduto che fosse finito tutto, ma ora si rendeva conto che in realtà non era nemmeno iniziata.

Non avrebbe mai dovuto arrendersi con lui, era vicinissima a ottenere quello che sognava da un tempo che sembrava una vita.

Si strinse fortissimo a Phineas, per quello che poteva fare con un braccio solo, e sentì che si commuoveva.

Il ragazzo sentì le sue lacrime sulla sua spalla e si bloccò.

La allontanò dolcemente da sé e, senza però staccarsi completamente da lei, la guardò negli occhi.

-Tutto a posto?- le chiese.

Isabella fissò i suoi occhi di rimando e sentì che la sua preoccupazione era autentica.

Le si scaldò il cuore.

-Sì, sì, tutto a posto.- disse cercando di sorridere. Si asciugò le lacrime con il dorso della mano e vide che lui sorrideva, intenerito da quel gesto. Trattenne la mano all'angolo delle labbra e sorrise a sua volta.

Poi sentì un tocco sulla spalla. Si voltò e si accorse che era Baljeet, il quale, con un sorriso timido, ma con determinazione, le chiedeva di ballare con lui.

Lei guardò Phineas e lo vide che annuiva come a dire che le dava il permesso di farlo. Non avrebbe voluto, a lei Baljeet non piaceva proprio, però erano amici e le sembrò ineducato rifiutare.

Quello si incollò a lei e la fece girare come una trottola, rischiando più di una volta di farla cadere.

Quando riuscì finalmente a scrollarselo via, cercò con lo sguardo Phineas, ma non lo vide più.

Si girò intorno, aveva una voglia terribile di rimettersi a ballare insieme a lui.

Tutti erano lì che ballavano, ridevano, mangiavano, si divertivano.

Arrivò sul fondo della pista, dove c'era un lungo tavolo, e si accorse che c'era la sua amica Ginger che s'era messa un po' in disparte. Le sembrò che la guardasse male. -Ehi, Ginger, hai visto Phineas?- le chiese.

-No, no non l'ho visto.- fece lei sbuffando -In compenso ho visto te.- aggiunse.

Isabella non capì a cosa si riferisse, ma non voleva chiederglielo.

Domandò a qualcun altro se avessero visto Phineas, ma nessuno le seppe dire nulla di preciso. Cominciò a preoccuparsi un po'.

Poi incrociò Ferb o, meglio, si scontrò con lui.

-Ferb, dov'è tuo fratello?- gli chiese senza poter fare a meno di far risultare la sua voce leggermente angosciata.

Senza rispondere, lui le prese la mano e la portò fuori dalla calca. Con quel semplice gesto era riuscito a rassicurarla.


--------------------


Era rimasta in disparte a guardare Phineas e Isabella che aprivano le danze. Li aveva visti tenersi dolcemente abbracciati. Aveva visto che Isabella era addirittura riuscita a baciarlo, una cosa che non le aveva mai visto fare prima. Sembravano perfettamente in sintonia.

In un certo senso, era stata lei a permettere tutto ciò. Avrebbe dovuto sentirsene orgogliosa, la serata stava andando bene. Avrebbe dovuto sentirsi felice per la sua amica.

Invece, tutto quello che provava in quel momento era invidia.

Si voltò verso Baljeet sperando che accadesse un miracolo e che le chiedesse di ballare con lei.

Ma il ragazzo non staccava gli occhi dalla coppia danzante nemmeno per un attimo.

Era a un passo da lei. Perché non la guardava? Perché doveva guardare quell'altra?

Si era agghindata tutta nella speranza di farsi notare da lui e si sentiva invisibile.

Possibile che non si accorgesse di niente? Oppure semplicemente non la voleva notare?

Alla fine della prima canzone, Baljeet si diresse verso Isabella con passo deciso. Le sue intenzioni erano inequivocabili. Sorrideva con un'aria piena di aspettative. E lei non poteva sopportarlo.

Lo seguì quasi senza accorgersene.

Sperò che Phineas si tenesse stretta Isabella, che non la concedesse a lui.

Ma, evidentemente, l'inventore non doveva trovarci niente di male. Invece, per lei era straziante vedere il ragazzo per il quale aveva una cotta ballare con un'altra.

Quando Phineas si allontanò dai due, gli bussò sulla spalla.

-Ginger!- fece lui ridendo -Siamo stati bravi, la festa è un successo!-

Sì, sì che lo era, peccato che si fosse preso lui tutto il merito.

Lo prese in disparte e gli indicò i due che vorticavano come pazzi.

-Li vedi come sono carini insieme?- gli disse in tono falsamente zuccheroso senza sapere perché lo stesse dicendo. Non era vero, sembrava che a Isabella stesse venendo la nausea.

-Carini?- ripeté Phineas spalancando gli occhi.

-Sei stato galante a lasciare la tua dama a Baljeet- continuò cercando di non fare trapelare la propria rabbia -Non pensi che siano proprio fatti l'uno per l'altra?-

Phineas aprì la bocca per dire qualcosa, ma la richiuse subito perché era rimasto senza parole, probabilmente per la prima volta nella sua vita. C'era qualcosa di strano nel suo sguardo, era come se stesse prendendo coscienza soltanto in quel momento di quello che aveva fatto.

Poi si riscosse -No, no che non lo sono!- gridò -Stanno solo ballando. Non vuol dire che...-

-Ma non sai che a Baljeet lei piace?- lo interruppe Ginger.

Phineas cadde dalle nuvole -Che cosa?- urlò.

-Oh, sì, era così emozionato!- disse lei stupendosi di quello che lei stessa diceva -Mi ha confessato che vuole chiederle di mettersi con lui.- questa cosa non era vera, ma era quello che lei aveva immaginato.

Forse la sua vera intenzione era quella di scuoterlo. “Idiota, vai da lei.” gli diceva mentalmente “Riprenditi la tua ragazza. Fai vedere a Baljeet che non ha speranze con lei.” Aveva una cosa così importante e non se ne rendeva conto!

E così poi, lui sarebbe stato libero...

Phineas sembrava attonito. -Mettersi?- ripeté stupidamente. Ginger scoprì che la sua reazione le stava piacendo -Insieme? Baljeet e Isabella?!- quasi gridò -Non ce li vedo, non è possibile, non può essere...-

-Se non fai qualcosa, potrà essere benissimo.- disse, stavolta senza nascondere il fatto che fosse seccata.

Phineas la guardò negli occhi come se non l'avesse mai vista prima, ma in realtà non la vedeva, era perso in un pensiero più grande di lui. Cominciò a respirare pesantemente. Poteva sentire la sua agitazione, gliela si leggeva negli occhi.

Ce l'hai fatta, alla fine.” pensò Ginger “Se le cose non te le dicono apertamente, potresti anche non vederle mai, anche se ce le hai sotto al naso.”

Anche Baljeet era come lui. Finalmente, Ginger capiva una cosa che le aveva detto Stacy molte volte. Gli uomini erano tutti gli stessi. Tutti irrimediabilmente stupidi.

Poi Phineas corse via.

Ginger si pentì di non avergli detto anche l'altra parte della storia, e cioè che, anche se Baljeet era cotto di Isabella, a lei non interessava. Forse avrebbe dovuto rivelargli anche che a Isabella interessava lui, ma in quel momento non sapeva più che cosa diceva, si sentiva in collera anche con lei, anche se non aveva colpa.

Dopo che Phineas se ne fu andato, Ginger si sentì frustrata.

Pensò che avrebbe dovuto fare dei pensieri positivi, così tentò di concentrarsi sull'idea dei distintivi che avrebbe guadagnato per avere organizzato la festa. Si trattava di un'ossessione che tutte le Fireside girls condividevano, e lei non era da meno.

Ma, quella sera, la nippo-americana sapeva che tutti i distintivi del mondo non sarebbero bastati per risollevarle il morale.

Senza più guardare Baljeet, sconvolta dal fatto che, senza nessun ritegno, si stesse stringendo sempre più a Isabella, si avvicinò al tavolo delle vivande e si gettò sulle ciotole delle caramelle e dei salatini. Si ficcò in bocca una manciata di Puffi gommosi e di noci di Macadamia, tutti insieme, anche se il contrasto tra dolce e salato le faceva venire la nausea. Ma continuò a ingoiarseli, voleva tenersi occupata per smettere finalmente di pensare.

La festa le sembrava essere fantastica per tutti tranne che per lei che l'aveva organizzata.

Poco dopo, mentre ancora lei stava masticando, le si avvicinò proprio Isabella, cercando Phineas.

Non poté impedirsi di darle una risposta acida.

Quando anche lei se ne fu andata, si rese conto che Baljeet era lì, a due passi da lei. Teneva il broncio e aveva le braccia incrociate sul petto. Nonostante avesse quell'espressione, pensò che era dolce e bello ugualmente.

-Ehi, Baljeet.- lo chiamò, dimenticandosi del suo proposito di non curarsi più di lui -Che cos'hai?-

Lui alzò lo sguardo e la fissò con i suoi penetranti occhi neri.

-Mi vuoi fare da dama?- le chiese senza cambiare minimamente faccia.

Ginger rimase di stucco. Era molto probabile che glielo avesse chiesto soltanto perché Isabella lo aveva scaricato, ma non poteva permettersi quel dubbio.

-Certo che sì.- disse.

Lui la prese per mano senza dire nient'altro, senza sorridere, senza mostrare che fosse contento che avesse accettato, e la condusse verso la pista.

Ma era comunque qualcosa che Ginger aveva sperato più di ogni altra cosa che accadesse.

E non riuscì più a pensare ad altro.


-------------------


Aveva preso per mano Isabella e l'aveva condotta verso il punto dove aveva visto Phineas allontanarsi.

Si era accorto che il fratello aveva un'aria stravolta e, vedendo che lei lo stava cercando, ebbe paura che fosse successo qualcosa.

-Non è successo niente, l'ho solo perso di vista.- diceva Isabella come se avesse capito a cosa pensava.

Non riuscendo a trovare suo fratello, si fece venire in fretta un'idea.

Quando cantava, la sua voce profonda assumeva un timbro da rapper e quel suo dannato accento inglese non sembrava più molto marcato. Suo padre gli diceva che, esercitandosi, avrebbe potuto avere buonissime possibilità di diventare un tenore, ma lui naturalmente non ci credeva e non era nemmeno interessato.

Non gli succedeva spesso, di solito era Phineas a farlo, nonostante fosse stonato, ma ogni volta faceva sempre piacere a tutti. Quando la folla lo vide salire sul palco e avvicinarsi al microfono, non lo fece nemmeno parlare che esplose in un caldo applauso, convinta che stesse per iniziare a cantare per loro. Il frontman gli fece addirittura capire che si sentiva seccato che fosse venuto a rubargli la scena.

Premurandosi di non palesare la propria impazienza, Ferb tentò di imporre il silenzio, ma dal pubblico già si levava una ola, e tutti urlavano “Bravo” e lo esortavano a deliziarli con la sua canzone.

Si sentì un po' in imbarazzo perché in realtà non aveva nessuna canzone pronta, era salito sul palco con l'unica intenzione di usare il microfono per stanare Phineas.

Guardò Isabella in cerca di aiuto. La ragazzina, che si teneva in disparte, gli fece un gesto che voleva essere di sprono.

Si schiarì la gola e avvicinò le labbra al microfono che gli era stato 'gentilmente' ceduto dal cantante della band.

-Phineas, puoi avvicinarti al palco? Isabella ti aspetta.- disse sinteticamente.

Tutti cominciarono a chiamare Phineas, che però ancora non si trovava.

Si voltò di nuovo verso Isabella e la vide aguzzare la vista e alzarsi in punta di piedi per tentare di scorgerlo al di là delle teste della gente nel pubblico.

-Forse l'ho visto.- mormorò prima di scendere dal palco.

Avrebbe voluto raggiungerla, ma non poté perché gli misero in braccio una chitarra. In un secondo, tutti dimenticarono quello che aveva appena detto e ripresero ad applaudire.

Fu fatta partire la musica e Ferb non poté far altro che stare al gioco, improvvisando una canzone. Il gruppo si unì al coro.

Chiunque avesse detto che il rock 'n roll fosse stato inventato con lo scopo di sfogarsi e di scaricare la tensione non avrebbe potuto avere più ragione. Era sempre un'esperienza catartica.

Nonostante avesse una voglia matta di sapere cosa stesse per accadere, capì che qualunque cosa avesse fatto sarebbe stato di troppo, e così si lasciò prendere completamente dalla musica, buttandosi anima e corpo in una delle sue performance migliori.














































mini angolo autrice:
Imbarazzata? Sì, sì lo sono.
Questo non è decisamente il capitolo migliore della storia, ma -ehi!- era necessario inserirlo. Il prossimo sarà l'ultimo!

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Capitolo 6
*** Stream of Jealousy ***


Cap 6


Per un'intera vita era stato accompagnato dalla sua fantasia. Era stata una parte fondamentale di lui, era quell'elemento indispensabile che lo aveva sostenuto e che lo aveva sempre fatto andare avanti.

Sopravvivere per lui sarebbe stato impensabile se non avesse avuto la consapevolezza che era proprio la sua fantasia che lo manteneva in vita, lo portava a ideare, e a creare poi concretamente, cose sempre nuove, sempre diverse, e sempre grandiose.

Ogni suo bizzarro progetto era stato realizzato, qualsiasi pazzia gli fosse mai venuta in mente di fare l'aveva fatta, senza mai preoccuparsi di non avere l'età giusta per farla.

La soddisfazione che ne conseguiva lo ripagava di ogni sforzo compiuto.

Con una lentezza esasperante, però, strati su strati di immaginazione si erano andati accumulando nel fondo del suo cervello, e adesso li poteva sentire mentre marcivano, si decomponevano, diventando sempre più grigi.

Avere una tale immaginazione, troppo fervida e senza limiti, si stava infine rivelando una condanna.

Ne era diventato schiavo, quello che faceva non gli bastava mai. Lo aveva trasformato, lentamente lo uccideva come la peggiore delle droghe.

L'emozione può giocare degli scherzi orribili, e non è soltanto una frase retorica. Bisogna però imparare a controllarla, bisogna fuggire dal mondo onirico che ognuno crea nella sua testa e ricominciare a vivere nel mondo reale, dove non penetra la luce.

Non è poi così difficile, basta volerlo.

Le dita gli si contorcevano e tremavano violentemente come devastate dall'artrite, il respiro gli si faceva più corto come dopo una lunga corsa, i piedi avanzavano per forza di inerzia, il cuore perdeva un battito a ogni passo.

Era come se qualcuno gli avesse dato uno schiaffo, talmente forte da riattivargli la sensibilità da lungo tempo perduta.

Un male inspiegabile quanto inaspettato aveva preso a rodergli il petto con inaudita ferocia.

Aveva provato una sensazione del tutto nuova. Si era sentito crollare addosso qualcosa e non ne comprendeva il motivo, sapeva solo che faceva male. Temeva di aver fatto qualcosa di stupido senza essersene accorto.

Guardò Baljeet e Isabella che danzavano insieme e quel dolore si tramutò in una vera e propria morsa allo stomaco.

Che mi sta succedendo?” si chiese, sconvolto e spaventato.

Aveva detto che non riusciva a figurarseli insieme. Aveva mentito. In realtà, era bastato che Ginger glielo facesse appena notare perché la sua immaginazione partisse a razzo.

Riusciva chiaramente a visualizzarli nella sua mente.

Riusciva a vedere lui. Adulto, alto, superbo nel suo incedere. Teneva Isabella per la vita con fare possessivo e si beava del sorriso che lei riservava solo a lui.

Riusciva a vedere lei. Le sue curve da donna fatta, i suoi capelli fluenti e luminosi, il puntino rosso al centro della fronte. Rideva, gioiva come se nella sua vita non esistesse altro.

E lui dov'era in tutto ciò?

All'angolo di una pista da ballo, a osservare con distacco forzato la loro perfetta felicità.

Quando la sua fantasia si sarebbe verificata -perché, presto o tardi, si sarebbe verificata- lui, eterno pazzo smemorato, avrebbe dovuto rimanere in quell'angolo, alla disperata ricerca di qualcosa da inventare. Qualcosa che magari gli avrebbe procurato una gioia, ma comunque sempre una gioia temporanea. Nessuno sarebbe più stato lì a chiedergli che cosa stesse facendo.

E ciò avrebbe automaticamente reso inutili tutti i suoi sforzi.

Provava qualcosa che non si sarebbe sognato mai e poi mai di provare, qualcosa di sconosciuto che non riusciva a capire. E si rese conto con incredulità che, seppur in maniera più lieve, aveva provato la stessa cosa quando aveva visto Ferb e Isabella bere il tè e ridere insieme senza coinvolgerlo.

Un'incredibile parola si stava insinuando forzatamente dentro la sua testolina triangolare, una parola che sarebbe tornata presto a tormentarlo.

Gelosia?

Era assurdo, così assurdo che non riusciva a sollevarsi sotto il peso di quella assurdità, lo schiacciava inesorabilmente.

Quella nullità di Baljeet Tjinder!

Era spuntato dal vuoto siderale e, con quel gesto insignificante, aveva trionfato dove nessuno era mai riuscito.

Era riuscito a guadagnarsi il suo odio.

Sì, perché Phineas in quel momento sapeva di odiarlo, lo odiava a morte.

Perché quello non sembrava più un semplice ballo, non era una cosa innocente.

Lui era perverso e gliel'aveva portata via. Non la stava più lasciando, la teneva stretta senza avere nessun diritto di farlo. Le sue dita in qualche modo la insudiciavano, la violavano.

Era lui che avrebbe dovuto ballare con lei, era a lui che lei avrebbe dovuto rivolgere i suoi migliori sorrisi, la sua riconoscenza. Nessuno aveva il diritto di prendersi ciò che spettava a lui, tanto meno quella mezza tacca di Baljeet.

Voleva che lei scappasse, che lo raggiungesse, ma la musica non accennava a scemare e lui riusciva a scorgere soltanto i suoi capelli che volavano in aria. Non la vedeva in viso, e la sua fantasia gliela fece immaginare terribilmente felice.

Devo andare a riprendermela. E devo prendere Baljeet a pugni...”

Questo pensiero lo spaventò e lo riscosse. Quello non era lui. Baljeet era un suo amico. Come poteva odiarlo?

Si rese conto che, qualunque cosa avesse potuto dire o fare, niente avrebbe potuto cambiare il fatto che era stato lui a consegnargli Isabella nelle sue mani.

Si sentì l'ultimo dei vermi.

Non poteva tornare indietro.

La musica non era ancora finita, era assordante, ossessiva.

Con un groppo al cuore, girò i tacchi e se ne andò via, allontanandosi dalla vista, per lui insopportabile, di quella coppia felice.

Non guardava dove stava andando, urtava tutti e non si fermava a chiedere scusa a nessuno. Poi andò a sbattere contro qualcuno che, istintivamente, lo afferrò per le braccia inducendolo a fermarsi. Era Ferb.

Gli rivolse uno sguardo disperato e si liberò dalla sua presa, ancora non riusciva a capire perché sentisse il bisogno di allontanarsi. Da tutto, anche da lui.

Doveva schiarirsi la mente, doveva scoprire quello che gli stava succedendo.

Ferb lo guardò stranito, ma come al solito non disse niente.

Lui uscì dalla pista facendosi largo tra tutti i suoi amici che cercavano di trattenerlo lì e gli facevano i complimenti e gli ripetevano quanto fosse bella e divertente quella festa.

Phineas non riusciva a sentirsene fiero, anzi non gliene importava più niente.

Si sedette per terra e si prese la testa tra le mani.

Che cos'aveva provato quando Ginger gli aveva detto di Isabella e Baljeet?

Terrore, puro e semplice terrore.

Eppure non aveva senso, non gli era mai capitato.

Che mi sta succedendo?” si chiese di nuovo.

Tentò di calmarsi, non era da lui andare in crisi in quel modo, non si riconosceva più.

Soltanto una volta gli era successo qualcosa di simile, ed era stato quella volta in cui era rimasto bloccato su quell'isola deserta e non sapeva più come andarsene.

Quella volta si era ridotto a scavare ridicolmente nella sabbia in cerca di minerali per aggiustare un aereo.

Ma nemmeno in quell'occasione aveva sentito il suo cuore battere a quel ritmo accelerato, troppo veloce per essere una cosa normale.

Dovrei costruire una macchina che mi aiuti a capire il mio stesso pensiero.” si disse.

Poi si sentì improvvisamente ridicolo per quello che gli era saltato in mente e si mise a ridere.

Si fece paura da solo quando si accorse di quanto la sua risata risultasse isterica.

Si rialzò e prese a vagare alla cieca, sentiva che, camminando, le sue idee avrebbero potuto andarglisi chiarendo. Non sapeva più dove stesse andando, si inoltrò in una via sconosciuta e non sentì né l'appello di Ferb né il richiamo della ragazzina che gli correva dietro cercando di raggiungerlo.

Quella sera dentro di lui c'era un conflitto che gli impediva di sentire quello che gli accadeva intorno. Lui non era una persona passionale, quindi cercava sempre di razionalizzare tutto.

Convinto che solo così potesse aiutarsi, cercò di riepilogare tutto quello che era successo e che provava, a freddo nella sua mente.

Che cosa l'aveva portato a organizzare quella festa per Isabella?

Lei si era spezzata un braccio cadendo dalle scale di casa sua e da quel momento sembrava che non fosse più interessata alle cose che lui faceva. Dunque, lo scopo della festa doveva essere...

Farti notare da lei? Lo provocò una vocetta inaspettatamente cattiva dentro la sua testa.

Calma” si disse “Non è questo... è solo che volevo fare una cosa carina per lei, tutto qui.”

Ma perché, qual era il motivo per cui lo aveva voluto fare? Non era certo colpa sua se era caduta...

O magari sì? Lo rimbeccò quella maligna voce, sorprendendolo di nuovo.

Perché dovrebbe?” si difese “Io non ho fatto niente...”

Ripensò al momento in cui era successo, tentò di ricordare ogni singolo dettaglio.

Era entrato lì e aveva visto lei e Ferb abbracciati... lei si era staccata come se si sentisse colpevole di qualcosa, era corsa via, gli era passata vicino, la rivide chiaramente mentre gli sfrecciava accanto... piangeva... non aveva visto il gradino... ed era caduta...

Frena, frena un secondo, genio.” si disse. Si era forse degnato di chiederle il motivo per cui fosse corsa via? Le aveva chiesto perché stesse piangendo? E poi, si era domandato perché stesse abbracciando suo fratello? In che momento della sua vita era, cosa provava, perché avrebbe dovuto sentirsi così fragile da volere un conforto proprio da lui?

Nella sua testa rivide suo fratello che, pur avendo un cuore spezzato, portava un mazzo di fiori a Isabella. Era stato Ferb a portarglielo. Lui non le aveva portato niente, non si era preoccupato di farla sentire meglio.

Però abbiamo confezionato insieme le fasce.” ricordò “Abbiamo passato un intero pomeriggio... a fare... una cosa che avevo deciso io... per l'ennesima volta!”

E il giorno successivo, aveva forse considerato il fatto che, costruendo quella pista da pattinaggio, che era stata il suo pallino, si sarebbe ritrovato con una cosa fichissima ma che lei non avrebbe potuto nemmeno provare?

E te ne sei addirittura offeso! Lo rimproverò quella che ormai riconosceva come la voce della propria coscienza.

Ma ci ho riflettuto dopo, quando Candace me lo ha fatto notare.” protestò. Aveva sempre bisogno che qualcuno glielo facesse notare, non ce la faceva a farlo da solo.

Ed era quello il motivo per cui aveva organizzato la festa, perché voleva rimediare al suo errore di averla trascurata. “Ma ci sono riuscito?”

Si riscosse un attimo dai suoi pensieri, si guardò intorno e si spaventò, perché non sapeva dove si trovasse. La via era terribilmente buia, non riusciva a leggerne il nome dalla targhetta fissa sul muro. Vide a una breve lontananza un lampione e ci andò di sotto, come una falena, cercando la luce. Vi si appoggiò con la schiena e ricominciò da dove aveva interrotto.

Ecco che nella sua mente tornò a farsi vivido il momento in cui era sopraggiunto Baljeet. Il suo aspetto si trasfigurò. Gli sembrò più bello e il suo sguardo era illuminato dall'affetto che doveva provare per Isabella. Come aveva potuto non vederlo?

Mi faresti ballare con la tua dama?” gli aveva chiesto in modo innocente. E lui gliel'aveva concessa. Come un idiota.

Ma Isabella ne era forse stata contenta? Lui le aveva chiesto se volesse ballare con Baljeet?

No, no, non l'aveva fatto. Si era soltanto fatto da parte, lasciandogli campo libero. Non aveva sentito pericolo, non si era preoccupato di niente, non ci aveva visto nulla di male.

E allora, perché quando Ginger ti ha detto quali erano le sue intenzioni, ti sei sentito così idiota?

In quel momento, Isabella, che pure avrebbe dovuto ballare tutta la notte con lui, era insieme a Baljeet, a un altro ragazzo, un ragazzo che non era lui e che poteva benissimo decidere di tenersela stretta e di non concederla più a nessun altro.

Gli venne una specie di crampo allo stomaco mentre li rivedeva ballare insieme e risentiva la voce di Ginger “Sono fatti l'uno per l'altra...”.

Perché stai avendo questa reazione? Riprese la voce nella sua testa, che ora sembrava un'entità completamente estranea al suo io. Te lo dico io cosa ti succede, la ragione per tutto questo è più semplice di quanto tu creda. Il vero motivo per cui hai organizzato la festa, per cui ti sei sentito in difetto nei confronti di lei, per cui ti sei sentito escluso quando prendeva il tè con Ferb e sembrava che se la intendessero così bene, e per cui adesso ti dà tanto fastidio pensare che sia con un altro che sai che ha un interesse romantico nei suoi confronti, è una sola.

Tu sei geloso di Isabella. E se sei geloso...

Gli tornò in mente Ferb che guardava le foto di Vanessa. Gli era sembrato così stupido. Solo adesso lo capiva. Ferb era geloso di Vanessa, invidiava il suo nuovo ragazzo. E se è geloso...

Poi pensò a Candace. Tante volte lei aveva dimostrato di essere gelosa di Jéremy. E se è gelosa...

-Se uno è geloso, significa per forza che è innamorato?- disse senza accorgersi che aveva parlato ad alta voce, dunque senza aspettarsi che gli avrebbero risposto.

-Ovviamente!- disse qualcuno da qualche parte di fronte a lui.

Phineas saltò su per la sorpresa interrompendo il suo flusso di pensieri.

Sotto la luce del lampione al quale stava appoggiato, avanzò una figura snella.

La riconobbe solo quando la vide bene.

-Isabella!- gridò. Aveva fatto tanto per fermare i battiti accelerati del proprio cuore e ora questo birichino ripartiva come un assolo di batteria.

-Che ci fai qui?- si accorse di balbettare e si impose di smetterla subito.

-Stavo cercando te.- disse lei con una luce particolarissima negli occhi blu. Non gli erano mai sembrati così grandi, profondi e lucenti.

Mi ha sentito!” formulò la sua mente “Ma certo che mi ha sentito, mi ha anche risposto!”

Lei gli andò decisa incontro, era decisamente troppo vicina...

Lui non seppe cosa dirle. Era stato beccato!

Aprì la bocca per buttare lì una frase casuale, ma lei fu più veloce di lui.

-Ti ho intravisto da lontano mentre lasciavi la festa e ti ho seguito.- disse -Che cosa stai facendo... qui da solo?-

-Riflettevo.- rispose lui con estrema sincerità.

-Riflettevi su cosa?- gli chiese, ma poi, senza dargli il tempo di rispondere, aggiunse: -La festa è di là, non hai sentito che Ferb ti ha chiamato?-

-No. - ammise lui -No, non l'ho sentito.-

-Ora sta cantando, lo hanno praticamente costretto.- Isabella rise mostrando i suoi dentini lucenti.

Phineas sentì la domanda sfuggirgli di bocca prima che potesse realizzarne il senso: -Senti, ma non stavi ballando con Baljeet?-

-L'ho scaricato.- disse subito lei -Così impara a pestarmi i piedi.-

-Ma lui... pensavo che...- cominciò Phineas, bloccandosi perché stava balbettando ancora -In realtà, non sono sicuro di cosa pensassi.- disse cercando di non farsi tremare la voce.

Isabella capì cosa volesse dire e scosse con decisione la testa.

Lui tirò un lieve sospiro, sollevato. Non aveva ancora messo in discussione quello che provava per lei, prima di quella sera, ma sentì che, in fondo, non aveva nulla di cui preoccuparsi. Si trattava pur sempre di Isabella, la sua migliore amica! Avrebbe dovuto averne paura?

-Phineas, vogliamo tornare indietro?- ruppe il breve silenzio che s'era creato -Ci stiamo perdendo il meglio.-

-Isabella, però... se torniamo, voglio che tu... mi prometta che...- esitò, non era sicuro di cosa volesse promesso.

-Che cosa?- lo incalzò lei.

-Che per il resto di questa serata, ballerai soltanto insieme a me.- disse guardandola fisso.

Lei sembrò sorpresa, batté le palpebre e inghiottì a vuoto, ma subito dopo sorrise, seppur di un sorriso incerto.

-Phineas, io ballerei insieme a te per tutta la mia vita...- disse in un sussurro. Era una frase così audace, ma l'aveva detta abbassando lo sguardo e facendo un piccolissimo passo indietro. Dirla doveva esserle costato un coraggio enorme.

Si sentì tanto intenerito nel vedere, sotto la luce elettrica gialla, le sue guance che si imporporavano e capì che si trattava di un momento importante, tanto aspettato, tanto desiderato. Capì che avrebbe dato tutto ciò che possedeva perché condividesse con lei quel momento.

Adesso non aveva più dubbi, perché gliel'aveva detto lei. “Perché non me lo ha detto prima?” si chiese. Avrebbe dovuto chiedersi perché invece non l'avesse capito da sé.

Era sempre stata lì, sotto ai suoi occhi... ogni singolo giorno, per tutta l'estate...

Che cosa stai facendo?”

Già, che cosa stava facendo? Che cosa aveva fatto, fino a quel momento?

La sua coscienza tornò a farsi sentire ma ora, inaspettatamente, anziché criticarlo lo incoraggiava. Puoi recuperare, non sei del tutto senza speranza.

So quello che sto per fare.” si disse.

Le toccò il braccio, il destro, quello sano, e l'attirò a sé con dolcezza.

Le punte dei loro nasi arrivarono a sfiorarsi.

Lasciò che fosse lei a consumare gli ultimi centimetri che li stavano separando.

Fu il suo primo bacio, eppure gli sembrò che fosse tremendamente familiare, era come se, in un lontanissimo passato, sepolto e dimenticato per qualche oscura ragione, tutto questo fosse già successo.

Si stupì di essere cambiato così tanto in così poco tempo. Un momento prima era solo un egoista che pensava soltanto alle sue invenzioni, un momento dopo si ritrovava a fare ciò che solo poche ore prima aveva considerato tanto stupido. Ora sì che si sentiva intrappolato nella stessa ragnatela di sentimenti in cui da tempo si trovavano i suoi fratelli.

Sembrava che Isabella non si volesse staccare più, aveva gli occhi chiusi e prolungò il contatto delle loro labbra anche quando lui cercò di disimpegnarsi, mettendogli la mano dietro la nuca e avvicinando di più le loro facce, in un gesto di possesso quasi prepotente.

Però, scoprì che non sembrava essere affatto una perdita di tempo, come aveva creduto. Era una sensazione incredibilmente dolce e si sentì fortunato di essere lui quello che lei stava baciando, lui e non Baljeet, né Ferb, né nessun altro.

Chiuse gli occhi anche lui e la lasciò fare. Non voleva definire quello che provava, non ancora, voleva solo godersi quell'attimo di perfezione.

Alla fine, anche lei dovette riprendere fiato.

-Vuoi ancora tornare alla festa?- le chiese in tono incerto.

Lei non aveva ancora tolto la mano dalla sua nuca, ma a lui non dispiaceva, gliela stava accarezzando. Era così morbida!

Annuì ma poi disse: -Non adesso...- gli poggiò la testa nel petto e lui sentì l'impulso di stringerla forte. La sentì abbandonarsi completamente a quell'abbraccio e non poté fare a meno di sorridere. Lentamente, si abbassarono e si sedettero per terra, lui era sempre con la schiena contro il lampione, ma così poté sostenerla meglio. Si ritrovò a sfiorare con le dita il fiorellino che lui stesso le aveva messo in testa.

-Grazie, Phineas.- sussurrò lei.

-Per che cosa?- le chiese, giocando con i suoi capelli.

-Per tutto questo... per essere così meraviglioso...-

Quello era un complimento che non si aspettava. Non pensava di meritarlo. Aver fatto quella cosa per lei non avrebbe dovuto sembrargli niente di straordinario, in confronto a ciò che faceva ogni giorno. Eppure, al contrario, gli sembrava che per tutta l'estate non avesse fatto niente di straordinario, in confronto a ciò che aveva fatto quella sera.

-...E per avermi fatto capire che mi sbagliavo su di te.- continuò Isabella.

-Perché, cos'era che pensavi di me?- si spaventò.

-Pensavo che ti importasse solo delle tue invenzioni... e che di me non ti importasse nulla.-

Non sapeva come risponderle. Non era bravo a esprimere i propri sentimenti, ma non credeva di averle dato un segnale completamente opposto. Da quanto tempo pensava questo di lui? Da quanto tempo stava aspettando che si accorgesse di lei?

-Oh, Dio... scusami...- mormorò togliendo la mano dalla sua testa.

-Non importa più, a questo punto, perché so che non è vero.- disse lei sollevandosi e guardandolo dritto in viso.

-Allora non c'è di che.- disse lui abbassandosi a riceverla.

Poi si rialzarono, lui la sosteneva ancora, timoroso che potesse crollargli tra le braccia per l'emozione. Lei gli strinse forte la mano e lo guardò intimidita come se lui potesse obbiettare qualcosa. Le sorrise incoraggiante, sembrava tutto così semplice, quei gesti gli venivano spontanei. Non parlarono durante il tragitto, ma nessuno dei due aveva veramente voglia di ritornare alla festa. Sembrò che ci impiegassero una vita, ma era bello camminare insieme, era bello avere ritrovato e rafforzato quella complicità che nei giorni precedenti gli era tanto mancata.

La canzone di Ferb era finita, se l'erano persa, il gruppo aveva fatto una pausa e adesso i ragazzi ballavano la solita, immancabile musica latinoamericana. Sembravano degli automi mal funzionanti, tutti a cercare di ripetere gli stessi frenetici movimenti dell'animatore sul palco che gridava e rideva come se fosse la cosa più divertente del mondo.

Ferb venne loro incontro in mezzo a tutta quella folla opprimente, aveva l'aria di chi si sta annoiando a morte e, nel contempo, sotto ai suoi occhi c'era un'ombra di disagio.

Ma lo vide sorridere quando si accorse che si tenevano per mano. Doveva avere intuito che tra loro due era successo qualcosa e ne sembrava contento. Eppure non disse niente di niente, come al solito, qualsiasi cosa avesse chiesto sarebbe stata superflua. Avrebbe voluto abbracciarlo. Sapeva sempre cos'era meglio.

Ancora una volta, Phineas si stupì di essere riuscito a cogliere tutte quelle sfumature con un solo sguardo, c'era qualcosa che lo aveva cambiato, qualcosa che finalmente lo aveva reso più attento.

Si ritrovarono a guardarsi tutti e tre. Isabella era radiosa, non avrebbe saputo trovare un altro aggettivo per definirla. Oh, sì, invece un altro c'è...

-Phineas, perché stai ridendo?- gli chiese Isabella guardandolo.

Lui scosse la testa. -Non lo so.- disse rendendosi conto che non riusciva a fare a meno di ridere. E non c'era un motivo apparente per quella sua risata. Probabilmente, Phineas non aveva ancora nemmeno compreso a pieno ciò che era successo quella sera. Sapeva soltanto che adesso non si sentiva più oppresso, era bastato così poco perché tutta la tristezza, la sensazione di avere sempre sbagliato tutto, di non essere all'altezza di quello che gli si sarebbe parato davanti, finalmente passasse, lasciando il posto a un'irrefrenabile gioia che gli veniva dalla consapevolezza di avere ottenuto qualcosa che era stato, per distrazione pura, sul punto di perdere e che, sicuramente, non avrebbe mai più lasciato che gli sfuggisse dalle mani.

Semplicemente stava bene, si sentiva felice e aveva voglia di ridere, di abbracciare le due persone che aveva vicino, che erano e che sarebbero rimaste per sempre accanto a lui.

Cinse sia Isabella che Ferb con le braccia, tenendoli stretti a sé in un gesto protettivo e, apparentemente senza che lui avesse detto o fatto niente, loro presero a ridere insieme a lui così, senza motivo, contagiati dalla sua allegria.

Adorava quando riusciva a farli ridere.


























Spazio autrice:

Ok ok ok... ehm ehm... salve...

Così, siamo arrivati alla conclusione di questa storia. Spero che vi sia piaciuto leggerla almeno la metà di quanto a me è piaciuto scriverla.

Vorrei terminare ringraziando gli utenti LovelyAndy per averla messa nelle preferite, Amy_Storm e lenny96 per averla commentata.

Grazie anche a chi l'ha semplicemente letta, comunque se volete farmi sapere che ne pensate, basta cliccare lassù dove c'è scritto Inserisci una recensione. Non costa niente e mi farete felice. Anche se sarà negativa. Ah, e se credete che sia andata nell'OOC, per favore ditemelo.


Questa Fanfiction non è stata scritta a scopo di lucro. Tutti i personaggi ivi presentati sono di proprietà della Disney.

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