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Strega, mi chiamano. E’ tutto ciò che non vorrei essere. La protettrice di questo
piccolo e sperduto villaggio, qui, tra i monti e le distese perennemente
innevate…Buffo. La protettrice…o la distruttrice? Amata,
temuta…La regina di un villaggio che mi tiene prigioniera…
Perché? Perché
proprio io? La mia magia è un dono, lo so. E’ il dono
che permette alla mia gente di sopravvivere. Ma non ce
ne sarebbe bisogno, se io non fossi mai nata.
La magia mi rende diversa, unica…speciale.
La odio.
Hyne, perché mi hai maledetta?
“Dov’è
la Suprema Strega?”
“Shh” il guardiano gli intimò
di fare silenzio, aggiungendo a bassa voce una spiegazione veloce, prima di
tornare impassibile: “Sta meditando.”
Il giovane scrutò per un
attimo la struttura che fungeva da casa per la strega: era la più elegante e
grande del villaggio, a quanto aveva visto. La Strega veniva
trattata bene.
“Tsk. Si vede che sei nuovo
di qui.” La guardia aveva notato il suo sguardo vigile e attento. Il giovane si
affrettò ad addurre una scusa al suo comportamento che
poteva risultare anche poco educato, ma l’uomo non gliene diede il tempo.
“Lo fa tutti i giorni. Lei è la Suprema, ha dei doveri nei nostri confronti. Però anche lei ogni tanto deve riposarsi…”
“Doveri?”
La guardia annuì, stringendosi
nella pesante pelliccia. Era una giornata troppo fredda, anche per il clima di
Trabia. Osservò meglio il ragazzo, o almeno cercò di inquadrarne meglio il
viso, per quanto lasciasse intravedere il cappuccio
che teneva calato sul volto. Niente. L’unico indizio che aveva era la voce. Gli
avrebbe dato un…venti anni.
“Ragazzo, come ti chiami?”
chiese la guardia, con un cenno, “so che sei del sud, l’ho
sentito alla locanda. Devi essere tu, se non conosci le abitudini della Suprema
Strega.”
Il ragazzo si prese qualche secondo prima di replicare un secco “si, sono io”, annoiato
dalle chiacchiere di cui era già soggetto, per poi tornare a scrutare la misera
casupola. La Strega viveva dunque lì?
“Mi chiamo Rek, di Centra” tagliò
corto il ragazzo, rispondendo più per educazione che per altro: nel suo lavoro
non poteva permettersi tanta confidenza. Inoltre, aveva la vaga impressione che
la guardia cercasse solo qualcuno con cui passare il
tempo.
“Rek, di Centra” ripetè la
guardia, con un sorriso tra il comprensivo e l’ironico, “Rek e basta. Bene, qui
non ci servono titoli altisonanti. Siamo gente semplice: io sono Yuni, una
delle guardie della Suprema Strega.”
Rek pensò che l’uomo doveva essere una tra le figure più importanti al villaggio.
Dopotutto, chiunque fosse vicino a lei era importante.
Lei…
“Prima parlavi di doveri
della Suprema nei vostri confronti…”
“Si.” La guardia abbassò la
voce, temendo che la Suprema potesse sentirlo, “è
dotata di un enorme potere, che ha sempre usato per aiutare il villaggio. E’
merito suo se sopravviviamo in questo clima così rigido. Lei ci riscalda con il fuoco, ci aiuta nei lavori pesanti e nella
caccia…”
Sembrava avesse finito di
parlare, ma appena Rek fece per chiedergli ulteriori
spiegazioni, Yuni continuò: “è un obbligo aiutarci, d’altronde. Non per senso
di pietà. E’ per colpa sua se Trabia è ridotta così. E’ lei che ha portato la
sventura su di noi.”
Rek lo guardò confuso:
“Spiegati meglio…perché parli
di sventura? Non hai forse appena detto che senza di
lei non sareste sopravvissuti?”
Il giovane non ottenne
risposta, l’uomo sembrava essersi reso conto di aver trasgredito le regole, ed era tornato impassibile. Yuni mormorò una semplice frase:
“Torna alla locanda, stasera.
Lì la curiosità degli stranieri è sempre accontentata. E ora và.
La Suprema potrebbe uscire da un momento all’altro.”
“Io devo incontrarla” spiegò
Rek, “è questo il motivo per cui sono venuto qui, mi
pare ovvio.”
“Sarà lei a decidere se
incontrarti o meno, ma non ora. Se
proprio vuoi vederla, stasera fatti trovare alla locanda. Dovrà passare
ad accendere il fuoco settimanale, e forse lì potrai vederla. Ma ora via!”
Yuni spinse rudemente il
giovane, che la prese male. Tuttavia non era il caso
di farsi da subito dei nemici, e rimase in silenzio, allontanandosi nel
silenzio del paesaggio imbiancato dalla neve, che fioccava proprio in quel
momento…
Insieme alle lacrime della
Suprema…
La locanda del villaggio era
la classica, rozza, affollata e calorosa taverna di campagna, come aveva già
notato la sera precedente. Rek aveva preso un tavolo in disparte, per non
attirare ulteriori sguardi indiscreti. Era lì da meno
di ventiquattro ore e già tutti sapevano della sua presenza, che era diventata oggetto di chiacchiere. Nel giro di qualche
ora, egli era un eroe venuto da lontano, esiliato dalla sua bella
isola del sud, ed era un principe diseredato che per la vergogna non
abbassava mai il cappuccio del suo mantello rosso, e che aveva inoltre perduto
l’amore; ed egli per ritrovarlo doveva ritrovare le ossa del grande Hyne, e per
farlo aveva bisogno dell’aiuto della Suprema Strega…
Di tutte le chiacchiere, non
ce n’era una vera, e quella situazione lo seccava. Aveva
semplicemente bisogno di informazioni; perciò si
avvicinò al bancone, dove un manipolo di uomini parlavano dell’imminente venuta
della Suprema. Tra di essi, riconobbe la guardia.
“Yuni” chiamò, da sotto il
cappuccio, “piacere di rivederti.”
“Rek” salutò quello, con aria
di superiorità. Era già invidiato da tutti gli altri, visto che era l’unico che
fino ad allora aveva parlato con lo straniero.
“Hai seguito il mio consiglio
e sei venuto, ragazzo. Bene, non sarai deluso. La Suprema arriverà tra poco.
Sapete,” aggiunse, rivolto ai compagni, “è venuto fin
qui per vederla…”
“E
per saperne di più. Io e te abbiamo un discorso in
sospeso, Yuni. Devi ancora spiegarmi perché…”
“Sei caparbio” tagliò corto
lui, lanciando occhiate preoccupate ai compagni che
ascoltavano curiosi. L’argomento sembrava essere delicato; infatti
lo afferrò per un braccio e lo allontanò dal gruppo del bancone, che ora aveva
qualcosa di nuovo di cui discutere.
“Siediti, non parliamo di
fronte agli altri: non è bello raccontare della Suprema, qui.”gli intimò, e Rek si accomodò di fronte a lui, le dita
incrociate, in attesa, fissandolo da sotto il cappuccio. Yuni ricambiò,
altrettanto curioso.
“Ma
l’educazione a voi di Centra non ve la danno? Quando si parla con qualcuno, lo si guarda in faccia.” disse la
guardia in modo rozzo: un chiaro invito ad abbassare il cappuccio, che Rek non
accolse, e anzi rispose a tono. Purtroppo era l’unico con cui avesse scambiato almeno qualche parola, quindi doveva
tenerselo buono.
“E a
voi di Trabia? Dov’è il rispetto per gli ospiti
stranieri? Dimmi, piuttosto, mi occorre sapere perché reputate la Suprema
Strega portatrice di sventura.”
Rek, pur sapendo benissimo di essere insistente, cominciava a pensare che Yuni non
volesse - o non potesse – parlare della Suprema. Era consapevole del fatto che
quel villaggio la considerava come una vera e propria Dea, e che parlarne male
doveva incutere un certo timore. Ma le leggi dell’ospitalità non potevano
essere infrante, perciò Yuni si fece coraggio. Chi
lancia il sasso non ritira la mano.
“Sono la guardia della
Suprema da quando è nata, cioè da diciotto anni. Fin
dal suo arrivo qui, lei ha portato sventura. Sai…Trabia, per Hyne!, non è sempre stato un posto così maledettamente gelido e
desolato!”
Yuni battè un pugno sul
tavolo per confermare la sua affermazione, poi continuò “ma
nello stesso periodo in cui nacque la Suprema…bè, in quel dannatissimo luglio, Trabia
vide la sua prima nevicata…in estate. E da allora non
ha più smesso.” Si rese conto di essere osservato dai compaesani, che appena
incrociarono il suo sguardo fecero finta di non curarsi del fatto che era
l’unico del villaggio che avesse mai discusso con lo straniero. Abbassò la
voce.
“Il padre era morto durante
una battuta di caccia, e la madre scomparve di punto
in bianco. La Suprema rimase orfana. Fu allora che scoprimmo i suoi poteri:
lei…per esempio, non aveva mai freddo, e poteva riscaldarci. Sapevamo che era
lei la causa della nostra improvvisa glaciazione. Era un demonio mandato per
rovinare il nostro umile villaggio. Molti insorsero affinché la uccidessimo, e tutt’ora ha molti nemici. Smettemmo di chiamarla per nome,
tanto che nessuno lo ricorda più. Divenne, per tutti, la Strega.”
“Alcuni sono convinti che,
uccidendola, Trabia possa tornare a rivedere le verdi vallate di un tempo”
continuò Yuni, ormai lanciatosi nel discorso, “per questo ha bisogno di una
guardia che la protegga da questi pazzi. D’altronde,
se lei morisse e la situazione non cambiasse, non ci sarebbe nessuno a sfamarci
e a scaldarci. I fuochi non durano, se non li accende lei, e molti morirebbero di malattia. Esce solo quando
è chiamata…per il resto, si aggira da sola per la zona, o medita…”
Rek, ad un certo punto, non
prestò più attenzione alle parole di Yuni, concentrato sulle nuove
rivelazioni…dunque, la Suprema era una vera strega, e
i poteri non le erano stati passati da nessuno…quindi…era una pura discendente
del grande Hyne? Oppure la gente non sapeva qualcosa? Doveva
assolutamente incontrarla, allora…
“…è pericolosa…si dice che possa uccidere con lo sguardo. Per questo porta
sempre un velo che le copre il volto, che pare sia, per contro dei suoi poteri,
dolce e angelico…la madre era la donna più bella del villaggio, e anche se
nessuno ha mia visto in faccia la Suprema ora che è
diventata grande, si aspettano tutti che sia altrettanto bella. Poi parla
pochissimo, e…”
Yuni stava ancora parlando,
così Rek decise che era più educato starlo a sentire, o almeno fingere. Ma arrivò qualcosa ad interrompere il soliloquio della
guardia. La porta della locanda si era aperta, facendo ammutolire la folla.
“Eccola, è lei” sussurrò Yuni
allo straniero. Non che non l’avesse capito.
Lei, la Suprema, era
arrivata.
Mentre entrava, la folla si spostava al suo passaggio,
aprendo un varco che si dirigeva verso l’enorme camino della locanda, dove
ardeva un esile fuocherello che minacciava continuamente di spegnersi. Il
rispetto e il timore che incuteva aleggiavano
nell’aria.
Mentre la Suprema muoveva una mano verso il camino,
lanciando un incantesimo, Rek si era alzato dal suo tavolo e si era mescolato
alla folla radunatasi intorno a lei, per poterla osservare meglio. Yuni aveva
ragione. La Suprema portava un velo dorato che le copriva interamente il volto,
ed era più che evidente che non soffriva il freddo.
Era l’unica donna che portava una tunica che le lasciava la schiena e le spalle
semi - scoperte, e una veste molto leggera di un morbido color pervinca. Rek non potè fare a meno di notare le forme morbide e delicate
della Suprema. Aveva diciotto anni, e il corpo leggero che si muoveva in
quelle vesti di seta li dimostravano appieno. Inoltre
non potè fare a meno di notare i capelli corvini della donna, che ricadevano in morbidi boccoli sulla schiena. Sapeva essere inusuale per la gente di Trabia, che era prevalentemente
bionda. Altro elemento insolito da annotare sulla donna…perché alla fine, era
una donna anche lei. Il giovane avvertì un vago senso
di pietà per la Strega, e per il suo destino.
Mentre Rek si perdeva in
questi futili pensieri, la Suprema, veloce e silenziosa come era
venuta, se ne stava andando. La folla era ancora muta. Appena la porta della
locanda si chiuse, però, la taverna si rianimò, con più gioia e chiasso di
prima.
Tanto che
nessuno si accorse che insieme alla Suprema si era allontanato anche lo
straniero.
Anche stavolta nessuno ha parlato. Vorrei poterlo fare essendo invisibile, anzi, vorrei non
farlo. Stasera almeno c’era un diversivo: ho percepito un’aura di curiosità che
lo ammetto, mi era nuova. Chissà perché, Hyne.
La Suprema sospirò, affranta.
Ormai parlava direttamente al grande Hyne: era
impazzita. Era arrivata ai margini della foresta. Vi si addentrò, al buio.
Neanche la luna splendeva, quella sera. La giovane donna battè
le mani, e la zona intorno a lei si illuminò
all’improvviso. Iniziò a camminare, i suoi calzari argentati
sembravano sfiorare la neve soffice caduta qualche ora prima. Non
sentiva freddo, e l’unica cosa a farle compagnia erano i rumori della foresta.
Rumori e suoni confortanti…
Si fermò sotto un albero
secolare. Poi, controllando inutilmente che non ci fosse nessuno, scostò
delicatamente il velo dal viso.
L’aria fresca della notte la
accarezzò dolcemente, dandole un senso di felicità e pace che sentiva
necessario.
Si diresse alle spalle
dell’albero: un lago immenso, tetro, quasi raccapricciante, venne
all’improvviso illuminato dalla magia della Suprema. Il paesaggio cambiò
all’istante, trasmettendole un incredibile senso di pace. La luce emanata dalle
sue mani le permetteva addirittura di specchiarsi sulla superficie ghiacciata
del lago. La Suprema fece un sorriso mesto, e si inginocchiò
presso la sponda più vicina, scostando i giunchi che crescevano a riva e
chinandosi sulle acque ghiacciate. I riccioli neri le ricaddero scompostamente
sul viso, mentre si perdeva nei suoi pensieri. Chissà chi era stato a dire che il suo sguardo uccideva. Forse, era il colore
vitreo dei suoi occhi a spaventare tanto le persone: occhi così azzurri da
sembrare trasparenti…non ricordava nemmeno quando
fosse stata obbligata a indossare quel maledetto velo. Mise una mano sul
ghiaccio. La sentì scivolare avanti, per logica della natura, ma non ne avvertì il gelo.
Non c’è niente che vada bene, in me.
La Suprema si
irrigidì all’improvviso. L’istinto le suggeriva di
stare in guardia…c’era qualcuno. Si voltò, ancora inginocchiata. No.
Probabilmente era solo una tigre delle nevi…
Le nevi, tornò a pensare, le
aveva portate lei. Si rialzò con cautela, per non scivolare, e spinta da un desiderio improvviso s’incamminò sulla
superficie ghiacciata, con un sorriso. Era impazzita, lo
sapeva. Non aveva senso ridere del suo dolore…
“Cosa diavolo sta facendo?”
sussurrò Rek, nascosto dietro un albero
mentre osservava la Strega. L’aveva seguita, silenziosamente, e aveva
aspettato che lei facesse luce. Ora si era tolta il velo, e si
incamminava verso il lago ghiacciato. Peccato non riuscire a vederla in
faccia…
All’improvviso lei si voltò,
e Rek temette seriamente di essere stato scoperto.
Per sicurezza, calò maggiormente il cappuccio sul volto, e rimase in attesa, con tutto il suo sangue freddo. Ma la Suprema non venne: forse non l’aveva visto.
Il giovane si riaffacciò con
più cautela, e stavolta vide che la Suprema si era rialzata e si era messa a
camminare sull’immensa lastra ghiacciata…
“Deve stare attenta. Anche se il lago è ghiacciato, nessuno le assicura che sia
abbastanza solido” Rek, preoccupato, continuò ad
osservare la Suprema. Avvertì un senso improvviso di tranquillità
quando lei iniziò a ridere.
La sua risata riecheggiava
per tutta la zona, che da silenziosa e tetra che era, sembrò rallegrarsi
insieme alla Strega. Era una risata vivace, spensierata. Rek
sorrise inconsciamente.
Il suo sorriso però sparì
all’istante, sentendo la risata trasformarsi in un urlo di terrore.
Il Kwaul
aveva aspettato, come fanno tutte le tigri quando
individuano la preda. E appena aveva sentito la voce
della preda le era saltato addosso.
La Suprema aveva urlato,
terrorizzata: gli animali non le facevano mai niente, e anzi le erano amici. Perché all’improvviso si ritrovava intrappolata sotto le
zampe di una tigre famelica?
“AIUTO!” gridò, ben conscia
che nessuno l’avrebbe sentita. Nonostante il terrore, avrebbe dovuto combattere
da sola…ma aveva paura! E
poi, aveva avvertito un rumore sordo che non era riuscita ad analizzare con la
dovuta pazienza…
Il Kwaul
le ruggì in faccia prima di alzare una zampa per dilaniarle le carni, ma lei
riuscì incredibilmente a scostarsi abbastanza da non morirci sul colpo. Sentì
un bruciore immenso sul viso, e capì che l’aveva graffiata, ma non mortalmente.
Comunque, alcune gocce del suo sangue iniziarono a
bagnare la superficie del lago.
Quella visione le fece
scoppiare qualcosa dentro…qualcosa che bruciava…rabbia, dolore represso…
“SPARISCI!!”
urlò rabbiosa, lanciando inconsciamente un incantesimo. Potente, troppo potente. Il Sancta che aveva
appena evocato aveva messo fuori uso la tigre, ma…
Quando aveva visto il Kwaul
sottomettere la ragazza, Rek non si curò più del
fatto che il cappuccio si fosse abbassato, e si era messo a correre verso la
Suprema, il gunblade già sguainato. Mentre correva, pensava furiosamente ad un modo per arrivare
alla strega senza scivolare sul ghiaccio…non trovò altro modo se non
puntellarsi con la spada. Slittò sulla superficie gelata una,
due, tre volte in pochi secondi…
“AIUTO!” sentì gridare, e
cadde, per poi rialzarsi e continuare a correre.
Ma all’improvviso vide con terrore che la tigre aveva
tirato fuori gli artigli contro la Strega, e l’aveva ferita. Fu allora che
risentì la voce della donna strillare “SPARISCI!”. Non
riuscì a capire bene cosa successe negli attimi seguenti. Una luce abbagliante
lo fece cadere nuovamente sul ghiaccio, mentre sentiva il ruggito del Kwaul e un rumore sordo.
Lo aveva temuto e ora…
La tigre e la donna erano caduti in acqua. La lastra di ghiaccio non aveva retto, e si
era spezzata…il rumore sordo di prima era l’avviso delle crepe che iniziavano a
formarsi…
Vide la Strega agitarsi per
riuscire a risalire, e poi fermarsi all’improvviso. Rek
si precipitò su di lei, “rotolando” sul ghiaccio e arrivando nei pressi della
fenditura. Doveva per forza tuffarsi, sperando poi di non rimanerci secco, come era successo al Kwaul, che
già galleggiava sull’acqua, privo di vita.
Rek lasciò il gunblade e si
tuffò. L’acqua era a dir poco gelida, ma non gli importavano le sue condizioni.
La Strega era molto più importante…non si muoveva più…
Non capì bene come era riuscito, cinque minuti dopo, a riportare sul
ghiaccio la donna e sé stesso senza morire entrambi. Rek
aveva il fiatone, e oltre al gelo che gli era arrivato nelle ossa e
all’impossibilità di muoversi a causa del freddo, non poteva lamentarsi di
niente. La Strega invece aveva gli occhi chiusi, perciò Rek
pensò subito al peggio. Il polso non rispondeva, ma non si fece prendere dal
panico. Chiuse gli occhi, tappò il naso alla donna e poggiò le labbra su quelle
della Strega, in fretta. Si rialzò e iniziò a premerle il petto all’altezza del
cuore, finchè quella non riaprì gli occhi, a dire il
vero troppo in fretta perché la respirazione bocca a bocca
avesse potuto avere effetto.
Appena Rek
incrociò lo sguardo con gli occhi vitrei e spalancati della Strega, si ricordò
del cappuccio.
Hyne!
Non mi ricordo niente di quello che è successo…so di essere incosciente, però è una sensazione strana. Nel
senso che potrei svegliarmi quando voglio, ma è così
piacevole restare qui, sospesi in questa specie di…limbo…
Non so in che modo sia riuscita
a uscire dall’acqua…e neanche cosa sia questa sensazione di tepore che sento
sulle labbra…
All’improvviso avverto un colpo al petto, e spalanco
gli occhi, furiosa. E mi ritrovo davanti una persona…
Rek sgranò gli occhi, ricordandosi che aveva il cappuccio
abbassato, ma non provò nemmeno a rialzarlo. Era troppo
tardi, ormai il danno era fatto. La Strega avrebbe ricordato il suo
volto per sempre.
“Stai bene?” chiese, cercando
di capire le sue condizioni fisiche. Ma la Strega
sembrava shockata. Non parlava, e lo fissava a bocca aperta.
Lei non aveva mai visto una
persona del genere: i suoi capelli erano bianchi e lunghi, raccolti sulle
spalle in una coda sottile, e le sue iridi erano rosse come il fuoco. Sembrava
un angelo delle nevi, di quelli che vedi prima di
morire…
Sono morta?
“Allora?” ripetèRek, preoccupato. Lei per tutta risposta si alzò a
sedere, silenziosamente, e posò una delle mani bianche sulle labbra, e poi sul
viso, che era segnato dalla ferita che continuava a sanguinare copiosamente.
Guardò la mano: rossa, piena di sangue. Eppure non
sentiva dolore.
“Un kwaul…mi
hai salvata…” mormorò, ancora troppo sconvolta,
cercando di fare il punto della situazione. Si guardò intorno. La tigre era ormai morta, era ovvio. A terra era poggiata una strana
spada, che le parve diversa da quelle dei cacciatori. Lo guardò di nuovo, e per
quanto lo trovasse straordinario, sentì un vago senso di rabbia.
Mi ha salvata…non so se
esserne triste o felice.
“Dovere.” rispose
secco Rek, mentre seguiva la traiettoria dello
sguardo della giovane. Si alzò, riprese il gunblade e
si avvicinò al Kwaul. Fu solo
quandoRek alzò l’arma che la Strega serrò gli
occhi, disgustata. Un rumore sordo la avvisava che l’uomo aveva appena preso
l’oggetto custodito dall’animale.
“Puoi riaprire gli occhi.
Pietra Lunare” disse semplicemente, “ora spostiamoci da qui,
siamo ancora in pericolo. Ce la fai a camminare?”
Lei annuì, buia in volto, e
iniziò ad avviarsi. Buffo che quello che avesse problemi a camminare fosse
proprio lui, ma era troppo orgoglioso per lamentarsi.
Arrivarono sotto l’albero,
illuminati dalla luce emanata dalla magia. Lei raccolse silenziosamente il
velo, già ripresasi dal bagno notturno, e lo legò alle tempie, nascondendosi
alla vista.
“Non avresti dovuto salvarmi”
mormorò rabbiosa, accendendo un fuoco per l’uomo, che potè
riscaldarsi. Mentre si sedeva, continuò a scrutare lo
strano giovane.
“Chi sei, straniero?”
aggiunse stancamente. Guardava interessata la spada abbandonata vicino a lui, e
in particolare il suo abbigliamento strano.
“Rek
di Centra.” Lui avvicinò le mani al fuoco, rabbrividendo, e avvertendo lo
sguardo della donna. L’aveva già studiata abbastanza per
poterla giudicare senza fare domande. Per questo non le chiese neanche il nome:
credeva fosse scontato che la conoscesse. Si ricordò che forse avrebbe dovuto
darle del Lei…meglio di no.
“Tieni, Rek di Centra. Il tuo mantello è fradicio.” Mosse la
mano, e il mantello rosso tornò asciutto, così Rekpotè stare più caldo. Ma non
rialzò il cappuccio, anzi, incrociò gli occhi rossi con lo sguardo diamantino
della donna.
“Potresti almeno
ringraziarmi, la vita non va buttata così.”
La Suprema ascoltò ad occhi
sgranati. Ma che ne sapeva, questo straniero, della
sua situazione? Come…Poi decise di tacere. Non era da tutti rischiare la vita
per salvare qualcun altro.
“Come mai hai i capelli
bianchi?” chiese lei all’improvviso, in modo piuttosto invadente e infantile.
Lui alzò lo sguardo, stupito da come si potesse cambiare discorso tanto
facilmente, e sorrise mestamente: “Sono vecchio.”
Lei accennò ad un sorriso
poco convinto in risposta, e lui aggiunse: “Ci sono
nato. E tu perché hai gli occhi di vetro?”
La domanda spiazzò la
Suprema. Nessuno le si era mai rivolto in modo tanto
aperto, dandole addirittura del tu e facendo ironia. Evidentemente, lui non
sapeva chi era. C’era da aspettarselo, veniva da
fuori. Ma nessuno gli aveva raccontato della Strega?
Non si era chiesto il motivo del suo abbigliamento? E
il velo?
“Sono azzurro chiaro. E sono capaci di uccidere le persone, almeno a quanto si
dice. Per questo porto il velo.”
“Capisco…” disse Rek, trattenendo un sorriso. La Strega lo notò:
“Ti prendi gioco di me?”
“E tu
di me?” Ripetè a tono lui, mentre si riscaldava al
fuoco.
“No.”
“Bene. Allora togliti il
velo.”
.-*-._.-*-._.-*-._
E ora…
Ringrazio
vivamente AntonelHeartilly,
che ha recensito: mi ha fatto davvero piacere sapere di essere riuscita a farmi
apprezzare anche solo da una persona! Quindi…mi raccomando, continua a
seguirmi, e a farmi sapere cosa ne pensi!!!! Il tuo
sostegno mi sarà di grande aiuto…^_^
Al
prossimo chap! Sperando che anche altre persone si
fermino a leggere e a lasciare un’opinione, bella o brutta! A presto!!
PERDONATEMI!! Mi scuso
ufficialmente per questo mio indicibile ritardo, ma ho avuto dei problemi col pc catorcio…
Tuttavia, prima si ringrazia! E
allora ecco che i piu’ grandi ringraziamenti vanno a AntonelHeartilly,
ancora una volta, che recensisce sempre! Grazie!! E Grazie anche a Lucia Nanami!
Sono felicissima che ti sia fermata a scrivere la tua opinione…Mi commuovete! Ç_ç spero che anche altri seguano il vostro esempio, e
spero che vi farete sentire anche su questo chap! Con
la speranza che vi piaccia..
:Pciau^^
Lo sguardo vitreo della donna
si posò sull’uomo, che ricambiava tranquillo attraverso la stoffa leggera. Lei,
titubante, staccò il velo, tornando a sentire l’aria notturna sulla pelle,
felice. Seguì un momento di silenzio, interrotto solo dal crepitio del fuoco. Rek sapeva di star perdendo tempo inutilmente, e di non
star eseguendo il proprio compito. La Strega, d’altronde, stava prendendo la
decisione più importante della sua vita. Infrangere uno dei massimi divieti…
Perché rovinare tutto rivelando la sua vera identità? Forse poteva trovare nel
suo salvatore qualcuno con cui parlare normalmente, anche solo per una volta…le
sarebbe piaciuto da morire…tanto poi non l’avrebbe più visto. E sembrava
simpatico, oltre che…strano…
“Io sono Pan, del villaggio
di Huria.” Disse, esitante, con la voce che le
tremava per l’emozione. Era la prima volta che si presentava con il suo vero
nome. Ecco. Aveva infranto il divieto. Rek alzò lo
sguardo sulla Strega. Le aveva detto il suo vero nome? Pan…La Strega Suprema Pan.
Chissà perché l’aveva fatto…
“Sono in debito con te, Rek. Come posso sdebitarmi? Posso fare tutto ciò che vuoi…”
continuò lei. Aveva in mente solo una cosa: buttarsi nell’ignoto. Rek poteva vederla come una persona normale, e lei una
volta tanto voleva esserlo.
Quando Rek
fece un sorrisetto malizioso, però, iniziò a pentirsi
di quello che aveva detto, e arrossì furiosamente, ringraziando che al buio non
si vedesse. Ovviamente, non proprio tutto…le toccava esprimersi ad alta voce?
“Quasi tutto, scommetto” la
precedette lui, fermandosi ad osservare meglio la Strega Pan. Ma si costrinse a
pensare al lavoro, e tornò serio come era solito fare.
“Pan…perché ti sei messa a
ridere?” chiese, senza motivo.
La domanda stupì la Strega,
oltre al fatto che era la prima volta che qualcuno la chiamava col suo vero
nome. Si sentì felice, nonostante tutto.
“Non avevo motivo di ridere,
in realtà. Ma stavo per dimenticare come si facesse. Passo le mie giornate a
piangere da anni, ormai.” Rispose sinceramente. Aprirsi con una persona che non
avrebbe rivisto mai più non poteva farle male…
“Sono prigioniera. Stasera
sono riuscita a scappare per un po’, ma devo tornare alla mia prigionia, prima
opoi. Ma ne sono così stanca che a
volte desidero morire. Stasera non ero venuta qui con questa idea, ma il fato
mi aveva aiutata, se tu non mi avessi salvata.”
“Chiunque l’avrebbe fatto.”
“No, non chiunque.” Corresse
lei, “molta gente mi vuole morta. Molti mi avrebbero lasciato lì. Nessuno mi
ama, nessuno mi accetta…”
Rek abbassò lo sguardo, sentendo quelle parole. La
capiva. Pensò alle cicatrici che lui stesso portava sulla schiena, pensava alla
prigionia che aveva provato, e il dolore. Osservò che la neve ai piedi della
Suprema Pan si era macchiata del suo sangue che continuava a colare, e che
aveva iniziato a sciogliersi. Si intravedeva il terreno sottostante.
Oh, cavolo…
Devo ricordarmi il mio compito. Questa qui fa troppo
l’angioletto…vediamo di ristabilizzare un po’ le
cose. Com’era? Bisogna sempre stare in guardia, perché ti ammaliano, e poi non
riesci più a svolgere il tuo compito…cerca di fare il distaccato.
In fretta, si frugò nel
mantello, e le passò una boccetta.
“Pozione. Bevi, ti curerà
quella ferita.” disse spicciamente, “ma continua pure. Stavi parlando di quanto
avresti fatto bene a suicidarti, o sbaglio?”
La Suprema bevve, sentendo la
ferita rimarginarsi poco a poco, e mantenendo lo sguardo basso. Rek, nonostante avesse parlato in tono ironico, non potè fare a meno di provare pietà per lei. La Strega se ne
accorse.
“Non compatirmi, straniero…Rek. Non sai nemmeno di cosa parlo…”
“Certo che lo so. Non è la
stessa cosa, ma a me non piace quando la gente pensa che sia un fantasma.”
Rek lasciò passare un po’, dando a Pan il tempo di pensare.
Poi si decise. Indagare un poco su quella strana fanciulla…come avrebbe potuto
interferire?
“Ho parlato con la tua
guardia, Yuni. Mi ha raccontato molto di te, Strega
Suprema. Pan. Perché mi hai detto il tuo nome?”
Il mondo le crollò addosso. Lui
sapeva…aveva sbagliato. Aveva infranto la regola…Ecco l’ennesimo traditore,
come la gente del villaggio che si faceva beffe di lei. Gli aveva detto il suo
nome, lui l’avrebbe detto, e lei sarebbe stata punita…Hyne.
“Non sapevo che tu sapessi
chi ero. Mi puniranno per aver sbagliato.” Disse, carica di rancore.
Rek la fissò, mentre gli occhi vitrei della Suprema si
erano illuminati di una luce pericolosa, quasi mortale. E iniziò a
riconsiderare l’idea che i suoi occhi uccidessero. Perciò cercò di addurre una
scusa al suo comportamento:
“…Ho preferito non
comportarmi come i tuoi stupidi compaesani. Personalmente, Strega, non ti
reputo una persona divina, sappilo. Non dirò a nessuno che so il tuo nome. Ho
capito, sai, com’è la tua gente. Dì un po’, ti avrebbero fatto del male?”
Forse aveva detto la cosa
giusta, perché lei sembrò soppesare le sue parole. “Niente di doloroso...”
Per il corpo…
Hyne.
Credo che fidarsi troppo di uno sconosciuto non sia
stato tanto sbagliato. Potrei leggere nel suo animo, ma non voglio farlo. Perciò,
anche se sa chi sono, confido nel fatto che non lo rivedrò mai più. Gli ho
rivelato addirittura il mio nome!
“Niente di doloroso…”
Lui non la bevve, ma non
erano affari suoi. Lui si limitava a seguire la missione…per questo esordì ora
in tono neutro. “Strega Pan. Io sono venuto da Centra apposta per parlare con
te.”
Lei alzò gli occhi: “Davvero?
E’ per questo motivo che hai incontrato Yuni? Volevi
udienza?”
Rek annuì, mentre risistemava il gunblade
sotto il mantello. “Al villaggio sanno a malapena il mio nome. Questo perché
non devo lasciarmi tracce dietro. Suprema Strega, prometti che mi ascolterai?”
“Perché non dovrei
ascoltarti? Sei l’unica persona con cui abbia mai parlato da pari a pari, da
qui a quindici anni.”
Quindici anni, pensò Rek. Povera fanciulla…Era molto simile a lui, per questo
aveva deciso di essere diretto.
“Sto andando contro i miei
stessi interessi, in questo modo, sappilo. Sono un cacciatore…” disse lui,
serio, “un cacciatore di streghe. Il mio compito è trovarle, catturarle e
portarle a Centra. E tu sei il mio obiettivo.”
La Suprema Pan sgranò gli
occhi, che un secondo dopo erano tornati vuoti e spenti, come privi di vita.
Cacciatore di streghe… sapeva che esistevano altre persone come lei, ma non
persone che le cacciassero…e che quindi le uccidessero. Certo che lui avrebbe
potuto lasciarla annegare, a questo punto. Avrebbe evitato di sporcare la
propria spada. Ah, no, certo. Dove sarebbe stata la gloria, altrimenti?
Fa niente. Al massimo, mi toglierà la vita. E mi farà
un favore.
L’atteggiamento del giovane uomo
l’aveva un po’ disorientata. Cacciatore…assassino. Ma come poteva un uomo così
intrigante arrecare dolore?
“Non tenterò la fuga. Ti
ascolterò. Se avessi voluto uccidermi, non avresti sprecato tempo a parlare.”
“Io non uccido. Posso
aiutarti.”
“Ti ascolto” ripetè la strega. Non aveva nulla da
perdere. Continuava a fissare lo straniero, e a chiedersi se a Centra avessero
tutti i capelli bianchi. Forse era lui ad essere l’eccezione…
“Noi cacciatori di streghe abbiamo
il compito di rintracciarle e portarle a Centra perché possano essere…” si
fermò per trovare le parole adatte “studiate. Si. In realtà, tu sei la mia
prima missione. Ti ho seguita perché non sapevo come comportarmi. E meno male
che l’ho fatto, altrimenti a quest’ora non saremmo
qui.” Continuò, distaccato, “in ogni caso, se tu non volessi venire di tua
spontanea volontà, sarei costretto a farti prigioniera. E ho preferito
parlarti, perché ho visto come ti trattano. Le regole mi impediscono
addirittura di parlare con la mia preda. Dovrei prenderla con la forza. ”
Lei ascoltò stupefatta,
ripetendo “Come…come mi trattano?” Lo fissò confusa e docile. Non aveva capito
la situazione. “Si…è gente semplice, non conosce e si affida al mistico. Ti
trattano malissimo, ho notato.” Rek distolse lo
sguardo.
“Mi trattano come devono! Sono la Strega che temono, perché ho portato le nevi!
Sai come mi chiamano, anche?”
Lui annuì “Figlia di Shiva.
Sì, l’ho sentito alla taverna. Ma sei stata sfortunata: a Trabia
era già prevista una glaciazione, e tu ci sei capitata in mezzo.”
Rek, in precedenza, aveva giudicato la voce della Suprema
come un suono dolce e armonioso, velato tuttavia di una magica tristezza. Ora
gli ricordava una lama, pronta a colpire e a ferire a sangue. Parlava
trattenendo a stento la rabbia: “Non prenderti gioco di me, straniero di
Centra!” sibilò “insulti la mia gente! IO ho portato la neve, IO ho portato
dolore, IO ho sofferto e soffro per porvi rimedio!”
“No” insistette Rek, spazientito, “sei vittima di una crudele coincidenza,
per Hyne…Trabia era
destinata a ghiacciare, a causa del clima del nostro pianeta. Ma ovviamente
solo gli studi scientifici hanno potuto appurarlo, la gente non colta non può
saperlo. E tu sei nata nel posto sbagliato al momento sbagliato…”
La Suprema Pan si era alzata,
volgendogli le spalle, irata, trattenendosi dal trasformarlo in un topo. Che spiegazione
assurda…Intendeva davvero credere ad uno sconosciuto che le aveva semplicemente
salvato la vita?
“Non ti crederei mai, neanche
se potessi dimostrarlo. Significherebbe aver sprecato una vita a soffrire
inutilmente…”
Rek, indeciso, disse: “Posso aiutarti, davvero. Vuoi che
ti spieghi cosa facciamo a Centra?”
La sua voce risuonò gentile, alle
spalle della Strega. Rek era imperturbabile e posato
come sempre, mentre si malediceva per aver avuto l’assegnazione di una strega
così giovane - e bella, certo - e
soprattutto si stava pentendo per non aver fatto come aveva imparato
all’accademia: tramortisci la Strega, bloccale i poteri e portatela via. E
invece aveva avuto la brillante idea di fregarsene e fare un atto di bontà
verso quella donna tanto diffidente.
Pan si girò e mise le mani
sui fianchi, annuendo. Rek era disarmante, e non
riusciva ad essere arrabbiata col suo salvatore, che peraltro era molto
affascinante…aveva i capelli bianchi! Non aveva mai visto nessuno così…a parte Yuni quando era ricoperto di neve! Si sentiva una
bambina….mise da parte il discorso glaciazione, stando a sentire.
Lui si alzò a sua volta: “Le
streghe vengono analizzate a lungo, e i poteri studiati. Nella maggior parte
dei casi, essi vengono sigillati, in modo che non possano apportare danni…non
posso dire altro. La maggior parte delle streghe che abbiamo analizzato ora
vivono una vita tranquilla e ci ringraziano.”
Già…come no.
“A cosa vi servono questi
studi?”
“Ricerca per la paramagia.” Rek sembrava a disagio “Stiamo studiando un modo che
permetta anche alle persone comuni di evocare magie. Poi ovviamente ci sono
altre ricerche…sai, noi di Centra siamo il popolo più tecnologicamente avanzato
sulla Terra.”
Aveva parlato tutto d’un
fiato, mentre Pan ascoltava con una strana espressione. “Quindi mi togliereste
i poteri?”
Lui annuì, vedendola perdere
tutto il suo entusiasmo. “Non…posso venire.” Le sue parole erano prevedibili: Rek lo aveva immaginato.
“La mia gente morirebbe nel
giro di un mese…i bisogni degli altri vengono prima dei miei. Vorrei, ma è mio
dovere…”
Rek la fissò per un attimo, perso nei propri pensieri…che
dolce fanciulla ingenua…d’accordo, allora. Andava convinta.
Ho una strana sensazione. Soprattutto ripensando ad
una cosa che lui ha detto prima…“in ogni caso, se tu non volessi venire di tua
spontanea volontà, sarei costretto a farti prigioniera”. Bè,
ma non può essere…lui è il mio salvatore!
Però mi sta guardando in un modo…Si sta avvicinando…No,
Hyne, non mi colpirebbe…piuttosto…Non dirmi che
vuole…baciarmi??
Rek la fissò con lo sguardo infuocato, poi fece un cenno
di diniego e sospirò. Dopodiché si avvicinò a lei, bruscamente, e le mise una
mano sulla nuca, attirandola a sé.
La Suprema non ebbe il tempo
per capire quello che stava succedendo. Era allarmata dall’improvvisa vicinanza
al volto dell’uomo, ed era estremamente convinta che la stesse per baciare. Il
suo primo bacio!! Invece, lui la colpì alla nuca, piano, e lei cadde svenuta.
Rek se l’era legata alla schiena, con le braccia
incrociate sul suo petto. Si era appena accorta che si era svegliata…era ora!
Erano tre giorni ormai.
La situazione forse non era
delle migliori…no, decisamente non lo era. Sicuramente
Pan non aveva neanche il coraggio di chiedersi cosa
stesse succedendo…sicuramente era troppo confusa.
“FAMMI SCENDERE, DELINQUENTE! FERMATI!! CHE ANIMALE E’ QUESTO?”
Alla faccia, gli stava
spaccando un timpano…
“UN CHOCOBO…STAI FERMA, PER
CARITA’!”
Rek tirò bruscamente le briglie dell’animale, girando a
destra di una rupe altissima e finendo in una grande
vallata…
“FAMMI SCENDERE!!!!!” Gridò Pan, terrorizzata dalla corsa. Non aveva mai visto un animale del genere…sembrava un…grosso
pollo giallo. Ma come correva! Nonostante
volesse scendere, dovette aggrapparsi al petto di Rek.
Non riusciva neanche ad aprire gli occhi per vedere dov’erano, tanto era il
vento che le sferzava il viso…
“SIAMO INSEGUITI DA UN BRANCO
DI RUB RUM DRAGON, DIAMINE!! VUOI DAVVERO SCENDERE???”
Rek gridò in risposta, e sentì
Pan tremare contro la sua schiena. Non aveva visto in che situazione erano?
“COSA
CAVOLO…OH MAMMA! ACCELERA, ACCELERA!!!”
“L’HAI CAPITO! E ORA CERCA DI AIUTARMI!”
“COME DIAVOLO FACCIO! CORRI, CORRI!”
Pan non vedeva le bestie, ma poteva sentire i loro
pesanti passi e le sferzate delle loro code. Avvertì inoltre un gran calore
alla schiena, capendo che erano le prime vampate di fuoco emesse dai dragoni.
Iniziò a temere per la sua vita.
“NON VEDO NIENTE! QUANTI SONO?”
“DUE!” O almeno credeva. Rek aveva degli occhiali da pilota, ma la guida del chocobo gli permetteva di guardarsi pochissimo alle spalle,
oltre al fatto che c’era Pan. E non poteva nemmeno
usare i suoi poteri, perché lui gliel’aveva bloccati.
“STREGA! TOGLITI LA COLLANA!”
urlò a malincuore, mentre svoltava ancora seguendo la
scia di un ruscello.
“QUALE…” Pan
non aveva il coraggio di mollare Rek, ma potè comunque notare che al collo portava un monile.
Gliel’aveva messo lui? Una leggere catenina d’argento con una
piccola gemma. E doveva togliersela?
“E COME DIAVOLO FACCIO??” gridò, per poi aggiungere terrorizzata un “AIUTO!!!”
sentendo la vampata dei dragoni sempre più vicino, e stringendo più forte Rek, che iniziava a preferirla da addormentata…una strega? Quella?
Ma tutte le missioni erano così, oppure era lui che come prima volta non
riusciva a uscirne fuori?
“CON LE MANI! DIAMINE, SONO
DUE ORE CHE CI SEGUONO!!! AIUTAMI! TOGLIETELA, TI
BLOCCA I POTERI!” le urlò, inoltrandosi in una
foresta, speranzoso che gli alberi avrebbero bloccato i dragoni…Aveva bisogno
dell’aiuto della Suprema, perché finchè guidava, lui
era inerme. E se lui era inerme, erano fritti.
“AHHHH!!!
LE FIAMME!”
Ecco. Fritti magari no, ma arrosto…
Diamine. Davano a fuoco
l’intera foresta? E va bene…per l’aiuto femminile
niente da fare. E se non si sbrigava, anche a lei
sarebbero venuti i capelli bianchi - per la paura - …
“VAI! VAI! VAI!”
spronò il chocobo fino al limite massimo,
iniziando a zigzagare tra gli arbusti. Con un po’ di fortuna, riuscì a
distanziarsi abbastanza dai dragoni. A quel punto, Rek
prese un respiro e si fermò.
“Scendiamo” disse a Pan, con uno sguardo truce, togliendosi gli occhialoni. Quella strega era del tutto
incapace…lo stava guardando incredula.
“Ma…ma…”
balbettò, ma lui la fermò dicendo “Li affronto. Tu stai qui”
aggiunse, legando il chocobo ad un albero. Pan vi rimase seduta, tremante. Lui l’aveva
guardata male. Perché? Cosa
aveva fatto? Ed era impazzito?
Non ebbe altro tempo per
pensarci. I RubRum Dragon
erano arrivati…
Vide Rek
estrarre la spada. E tutto il resto, lo vide come al
rallentatore. Lui che compiva un salto straordinario e feriva
il primo dragone, a morte. E il secondo che gli
lanciava contro un poderoso colpo di coda…
Quando vide sbattereil cacciatore al più
vicino tronco, la Strega urlò.
“Che diavolo hai usato per ridurli cosi?”
“Oddio! Mi faccio schifo!
Come ho potuto fare questo??”
Rek si era ridotto a doverla consolare, quando si era
ripreso e l’aveva vista piangere lacrime amare per la magia Ultima che aveva
scagliato involontariamente, dopo essersi sbarazzata della collana. Non si
sentiva un vero cacciatore. In compenso, però, ci aveva guadagnato.
“Andiamo. Siamo quasi
arrivati.” Disse, riassettandosi e togliendosi il mantello, che lo impacciava
nei movimenti. Tanto ormai l’aveva visto.
“Tu…” Pan
si alzò, gli occhi vitrei pieni di lacrime. Tremava di rabbia, stringendo i
piccoli pugni lungo la morbida veste, che adesso si adattava perfettamente al
clima già più caldo di Esthar.
“Calmati, Pan.
Ti sto portando verso una vita migliore.” disse Rek, avvicinandosi cautamente alla strega, per poterla
nuovamente colpire. Aveva già intuito che la rabbia repressa della donna si
sarebbe presto scaricata su di lui…
“NON AVVICINARTI!” al suo
grido, il terreno intorno a lei vibrò per la potenza della sua magia. Rek strinse la mano intorno all’impugnatura del gunblade, fermandosi cauto.
“TU…MI HAI PORTATA VIA DALLA
MIA GENTE! LORO MORIRANNO A CAUSA TUA!” continuò Pan, furiosa
a dir poco. Aveva fatto tacere perfino il canto degli uccellini.
“Ma
loro se la sapranno cavare…come avrebbero fatto se tu non fossi nata, al…”
“SE IO NON FOSSI NATA NON SAREBBERO IN QUELLE CONDIZIONI!”
Pan iniziò a piangere, cadendo in ginocchio e mormorando
“devo tornare…”. Rek sospirò sommessamente.
Donne…magiche e non, tutte piagnone. Le si inginocchiò
davanti, guardandola negli occhi lucidi. Soffriva veramente. Rimase un attimo
ipnotizzato nel poter vedere le proprie iridi rosse in quelle lucide della
strega, poi scosse il capo e strinse a sé la donna, sollevandola. Di
abbandonare la missione solo perché si stava innamorando della sua prima
“preda” non se ne parlava proprio. Ecco
perché i cacciatori trattavano brutalmente le Streghe. Ne avevano paura…in quel senso…avevano paura di restarne
ammaliati…
Pan si sentì abbracciare, stupita. E
poi si sentì riagganciare al collo la collana blocca - poteri. Provò a
toglierla. Stavolta, niente.
“L’ho bloccata. Ehi, tu,
andiamo!” Rek si rivolse al Chocobo, che si era incredibilmente liberato, e che si
avvicinava ai due.
“NON CI PENSO PROPRIO! DEVO
TORNARE A TRABIA!”
Rek non l’ascoltò. Per quanto lei gridasse,
non si opponeva con la forza, né con la magia. Pareva non volere davvero la
libertà, ma quasi per “etica”, fosse costretta a
richiederla.
Davvero, le faceva pietà,
divisa tra diritti e doveri. Il problema di avere uno strano aspetto fisico
svaniva di fronte al problema di Pan. Per un momento, pensò seriamente di lasciarla lì, riferendo ai suoi
capi che la Strega era morta, per poterle invece permettere di condurre una
vita normale. Ma ovviamente non lo fece.
“Salta su” disse
semplicemente. La Strega gli lanciò un’occhiata velenosa, urlando:
“COME? IO SU QUEL COSO NON CI
RISALGO, COM’E’ VERO CHE MI CHIAMO PAN!”
Due giorni dopo, in un
villaggio dell’Esthar settentrionale, lei era quasi
riuscita a scappare, ma Rek (nonostante fosse la sua
prima caccia) era riuscita a trovarla all’istante. In seguito avevano ripreso a
viaggiare sul Chocobo. Era stato costretto a
ricorrere alla forza per fare stare buona la Strega, e ora lei portava delle
pesanti corde che le legavano le braccia. Non parlava da giorni, ma aveva
ripreso lo stesso sguardo triste di sempre, e la sentiva spesso piangere,
legata alla sua schiena quando erano in viaggio, o di
notte, quando si fermavano. Per quanto Rekfosse un solitario, un cuore di pietra, non poteva non
provare pietà per lei. Quando la guardava, ricordava i momenti in cui veniva frustato, picchiato e deriso a causa del suo aspetto
anomalo. Lei doveva soffrire anche di più…Ma Rek
rimaneva un cacciatore. E doveva compiere il suo
dovere, volente o nolente.
L’ottavo giorno, in un altro
villaggio, Rek si dichiarò stufo. Era parecchio
nervoso: quella notte era stato tormentato dagli incubi, e ora scattava per un
nonnulla. Una volta entrati nella locanda, e vedendo
che lei si rifiutava di mangiare, non toccando cibo da cinque giorni, la
strattonò e la condusse nella sua camera, chiudendosi a chiave con lei dentro.
La slegò. Poteva leggere il terrore nei suoi occhi, visto che non aveva più la
forza di reagire. Aveva i nervi a fior di pelle.
“Lasciami uscire” sussurrò la
Suprema, sentendosi in trappola. Lui per tutta risposta disse arrogante: “Avevi
detto che avresti fatto di tutto per ripagare il
debito della vita che avevi con me, no?”
Hyne. Sono una
delle tue figlie. Mi hanno sempre detto che sono in
poche quelle a nascere direttamente con la tua magia, ed è un onore esserlo.
Per me non lo è. Perché tu mi hai sempre odiato, Hyne. Perché mi metti tutto
contro? Avevo giudicato malissimo il cacciatore. Mi sono fatta incantare dalla
sua bellezza e dalle sue promesse, perché non ho mai opposto veramenteresistenza. E anche
lui mi ha ingannata, mi tiene prigioniera, mi porterà
a morire. Maperchè non mi
uccide subito? Dalle sue parole, capisco che prima vuole approfittarne…Hyne…ti odio…
“…” La sua magia la vincolava
alla parola data. Umiliata, ferita, distrutta, disse: “farò
ciò che vuoi.” Le intenzioni del cacciatore erano chiarissime. Pan scostò i boccoli corvini dal viso, iniziando a
trafficare con le stringhe del corpetto. Serrò gli occhi
quando lo sentì avvicinarsi, e stringere le sue mani…che
umiliazione…peggio della peggior concubina...
E poi, inaspettatamente, si ritrovò con una mela in
mano.
“Mangia e non farti morire. E non preoccuparti. Non farei mai una cosa simile. Era
l’unico modo per farti svegliare.”
Pan osservò prima la mela, poi fissò gli occhi rossi del
cacciatore, incantata. Otto giorni, e ancora non si stancava di interrogarsi
sullo strano aspetto del giovane. Non sapeva niente di lui, tranne che si
comportava come un carceriere – eccetto adesso, ovviamente…L’aveva stupita.
Rek uscì
dalla stanza. E Pan sorrise, tristemente.
Avevano ragione.
Avevano ragione.
Avevano ragione!!
E’ una cosa che inizio a ripetermi spesso, ormai. Cercare di fare l’eroe,
cercando un contatto con le Prede, è stato un errore imperdonabile. Non è vero
che non l’avrei mai fatto, pocofa…la mia intenzione era certo quella di
spaventarla, si, ma…sarebbe bastato un modo di reagire diverso, e…
Navigare tra tutte quelle
isole sarebbe stato difficilissimo, se avesse fatto tutto da solo. Ma Pan sembrava disposta ad aiutarlo, e aveva imparato
velocemente, in quegli ultimi sei giorni di navigazione…
La Suprema
Pan. Quanto l’aveva cambiata, quel
mese e mezzo di viaggio…Quando avevano finito i soldi, aveva rubato insieme a lui; quando si erano imbattuti nelle grotte dei Dragon Izolde, aveva combattuto insieme a lui; e poi (con grande
sollievo di Rek) aveva smesso di urlare, o di
piangere, e si mostrava più cordiale e addirittura simpatica. Un gran
miglioramento che preoccupavail cacciatore, che andava sempre più affezionandosi alla giovane
Strega. L’aveva osservata, quando nonostante avesse le mani legate
(anche se aveva giurato di non scappare più) canticchiava e sorrideva,
mentre attraversavano le ultime foreste di Esthar,
settimane prima. Avevano perso il Chocobo,
probabilmente era scappato. Poco male. Rek
iniziava a capire che l’importante era che lei stesse bene. Con crescente
preoccupazione, realizzò che era rimasto incantato
dalla bellezza e dalla fragilità della Suprema Pan. Si era innamorato. E con altrettanta preoccupazione, capì di non avere
possibilità, anche a causa del suo orribile aspetto. I fantasmi non si innamorano delle streghe. Oltre al
fatto che lei sarebbe dovuta arrivare presto a Centra. E allora…
Fantasma…
Ed
ecco a voi la quarta parte! So che ogni volta ci metto moltissimo a postare, ma
il fatto che voi leggiate a commentiate mi fa sentire quasi..perdonata!:P
AntonelHeartilly,
grazie, come sempre! Spero ti piaccia anche questo chap, un po’ più funghetto forse, ma a me piace considerarlo
un pezzo di transizione.. :P
Serenity 95: la tua recensione mi ha fatto molto piacere! Mi auguro che la storia continui a piacerti, magari poi mi fai sapere la
tua opinione!!!
ThiefAlchemist: Davvero? Dici che la scena finale era
intrigante? Me gongola, pensare che quel pezzo non mi
piaceva…Aspetto di sapere cosa ne pensi di questo, mi raccomando!XD
“Allora, Pan, hai capito? Tu
lo attiri in quel vicolo, e io intanto slego la barca e poi ti faccio un
segnale.”
“E come faccio a stenderlo?
Uso il nunchaku o il godhand?”
“Nunchaku”aveva risposto Rek, ormai abituatosi a quella nuova Pan,
che aveva risposto con un sorridente “Ok!”, ed era entrata nella bottega. Rek
si eranascosto,
come sempre il cappuccio calato sul volto quando erano in pubblico. Poco dopo
vide uscire la Suprema mano nella mano con un uomo che
iniziava già ad allungare l’occhio verso le morbide curve di lei, ben
evidenziate dal corpetto, mentre i due si dirigevano in un vicolo. Trattenendo
l’istinto di gelosia, Rek agì prontamente, prendendo
possesso della barca con la quale sarebbero arrivati a
Centra; una volta salito, fischiò.
Un leggero rumore provenire dal vicolo, e già Pan correva e saltava sulla barca, ridendo felice del suo
successo.
“Non ti riconosco più, Pan”
aveva detto Rek, sorridendo. Uno dei suoi rari
sorrisi, aveva sottolineato Pan.
“Ai fantasmi non sta bene ridere” aveva ribattuto
amaramente lui.
“Fantasma? Perché hai i
capelli bianchi?” Aveva chiesto lei, ingenuamente, per poi continuare “Non so
chi te l’abbia detto, ma più che un fantasma o un demone, mi sembri un angelo!”
Era quello che aveva mosso in
lui quel qualcosa che gli infiammava il cuore…
Hyne…mi sento una persona nuova! Anche se so che Rek il cacciatore
mi dovrà legare le mani appena ritirate le vele, e non accenna a togliermi dal
collo la collana con la gemma blocca - poteri, mi sento felice! E lui…è più gentile! Sai, l’ho osservato molto. E ho capito molte cose. Secondo me mi porta
a Centra contro voglia. E’ uno solitario, in fondo, e secondo me anche di indole buona. Ho notato che mi osserva spesso, e da come
mi guarda credo di fargli pietà..mi guarda troppo dolcemente.. Ma, Hyne,
non è una brutta cosa: vuol dire che anche lui ha sofferto. Ormai è più di un
meseche mi ha
rapita, però non mi interessa più del mio villaggio: Rek
ha ragione, si saranno già arrangiati. Abbiamo parlato molto, sai. Ha ragione:
io non sono la “figlia di Shiva”, non l’ho portato io
il ghiaccio a Trabia. Mi ha dato
le prove. E poi…è veramente una brava persona. Sul
serio. Mi è parso sincero quando mi ha rivelato di
star infrangendo le regole della sua accademia, parlando con me. In genere i
cacciatori sono rozzi e brutali: non parlano alle prede, le trattano male,
hanno meno contatti possibili. Non mi ha detto perché, ma temo che ne abbiano paura…ma, Hyne, anche
lui avrà paura di me? Ho potuto notare che ha paura di sé
stesso. Porta spesso il cappuccio ed evita di parlare del suo aspetto…perché
poi? Io lo trovo così bello…Gliel’ho anche detto, che
sembra un angelo. Però, Hyne,
inutile mentire. Ho paura. Cosa mi faranno, a Centra?
Ogni volta che provo a parlarne, lui si fa sfuggente…Ma
devo fidarmi. Si. Ormai lo so. Rek è veramente una
brava persona…anzi, Grande Hyne…ho
paura di essermi…
“Perché sorridi, Pan?”
“Uh?” Lei venne
interrotta dai suoi pensieri, e sorrise, ingenua. “Niente, pensavo a qualcosa
di bello…e ora perché stai ridendo, tu?”
Rek non aveva abbassato il cappuccio, ma si vedeva che
aveva curvato le labbra in un sorriso veloce.
“Niente. Mi piace vederti
sorridere, se penso a quanto piangevi prima.”
“Ehi..:”
sorrise Pan, dandogli una pacca annoiata sulle spalle, per quanto glielo
permettessero le mani legate. Non dava a vederlo, ma in fondo riteneva quel
gesto piuttosto seccante…insomma, lui ancora non si fidava di lei. Però, come biasimarlo? Rimaneva sempre la sua preda.
Dal canto suo, Rek era contentissimo di poter godere di
quel sorriso radioso, che illuminava la strega e la rendeva semplicemente
divina. Però, sapeva di stare sbagliando. Aveva
sbagliato fin dall’inizio. Se lo sentiva, di non avere
il temperamento adatto ad un cacciatore di donne, ma credeva di potercela fare.
E invece era caduto alla prima missione. Chissà le
risate degli altri.
Prima di potersi abbandonare ulteriormente
alle sue riflessioni, però, si accorse del limbo di terra davanti a loro.
“Pan…”
disse, cauto, “siamo arrivati a Centra.”
Da qui tutto cambia.
“Rek.”
La Suprema, il capo chino, si
sentiva profondamente ferita. Erano appostati dietro un cespuglio, che li
copriva alla vista della Base Ricerche e Studi Magici: un imponente edificio su
sistema a levitazione gravitazionale. Non era il primo edificio a Centra che veniva costruito in quel modo, da quando gli scienziati
avevano previsto, da lì a qualche anno, l’arrivo del Pianto Lunare che
probabilmente avrebbe distrutto la zona.
“Rek…”
Il cacciatore non rispondeva.
Si erano seduti, a terra, e ora lui sembrava combattere contro sé stesso. Chissà cosa pensava: il
cappuccio era scivolato, scoprendo il volto tanto particolare e intrigante.
“Rek!”
ripetè per l’ennesima volta, spazientita, la Strega Pan. Lui alzò lo sguardo su di lei: era serio, freddo,
determinato. Non le rivolgeva la parola fin da quando
erano sbarcati. E pensare che tra i due, quella più preoccupata sarebbe dovuta essere Pan. Ma lei
era speranzosa, e soprattutto, si fidava di lui.
Se solo le avesse detto cosa stava aspettando, fermo lì…
“Pan”
disse Rek, all’improvviso, con la stessa luce ferma
negli occhi, “devi ascoltarmi.”
L’aveva deciso appena avevano
avvistato terra. Era l’ultima occasione? Meglio approfittarne.
Lei annuì, sorridendo
dolcemente e passandosi una mano tra i boccoli corvini: lui l’aveva sciolta
dalle corde, ma le aveva ovviamente lasciato la
collana.
“Io…”
Essere un cacciatore non rendeva di certo bravi oratori, Rek se ne
rese conto solo allora.
“Vorrei essere il tuo
cavaliere, Strega…”
Pan non lo fece finire perché lo aveva già abbracciato. Essere
cavaliere di una Strega era come trovare il Principe Azzurro. Quante favole aveva letto, quanto aveva desiderato il suo bel
principe…magari il suo era più bianco che azzurro, ma che importava? E lei senza dubbio avrebbe accettato, sperando che fosse il
primo passo verso qualcosa di più. Lo sentì agitarsi sotto la sua dolce
stretta.
“Aspetta…sarò il tuo
cavaliere?” chiese, assicurandosene e badando a specchiarsi nelle iridi
trasparenti della donna che l’aveva tanto ammaliato.
“E
anche di più!” sorrise lei, avvicinandolo e posando le proprie labbra sulle sue,
dandogli un dolce e castissimo bacio, che le parve durare un secolo, ma che fu
in realtà molto breve. Lei stessa si ritrasse all’istante perché era stupita dal
suostesso gesto,
e più che altro dalla reazione di lui: si era allontanato di scatto, chiudendo
gli occhi, quasi amareggiato…o disgustato. Non disse una parola,
ma Pan si sentì morire dentro quando lui non la degnò nemmeno di uno
sguardo.
“Cosa…” provò a chiedere, ma
lui fece un gesto secco con la mano: “Sbrigati, Strega.”
Panpotè sentire il suo cuore
spezzarsi. Aveva sbagliato tutto…frainteso…l’aveva
offeso. Si, lo poteva vedere da come tremava,
impercettibilmente…Ma allora…il cavaliere della strega…
Non sapendo
che lui tremava per i sensi di colpa.
Con quella richiesta…aveva sì rivelato i suoi sentimenti, ma soprattutto aveva
voluto darle un’ancora di salvezza. Ma sapeva
benissimo che con l’espressione che manteneva ora la stava solo distruggendo. Ma come fare altrimenti?
Non era sicuro del fatto che la stesse mandando a morire.
“RekTyllir.”
“Si, Maestro.”
Risatine dai compagni di classe. Rekstrinse i pugni, poi si concentrò sulla domanda.
“Un cacciatore deve sapere qual è la percentuale di
riuscita dell’esperimento, o non lo reputa necessario?”
“Nossignore, non lo reputa necessario.”
“Bene, Tyllir. E togliti il
mantello, lo sai che non è permesso portarlo in classe.”
“Si, Maestro.”
“Buuuu” un suo compagno
imitò l’ ipotetico fantasma al quale Rek avrebbe dovuto assomigliare, ma bastò un’occhiataccia
fiammeggiante del ragazzo a farlo tacere.
Le statistiche di riuscita dell’esperimento…lui le
reputava necessarie. Erano davvero minime. Una strega su cinque sopravviveva. Ma sicuramente nemmeno il Maestro dell’accademia lo sapeva…
“E’ tornato il Fantasma…oh,
con una bella sorpresina…” sentì sussurrare Pan,
mentre entrava nell’enorme edificio. Al sentire quelle parole, non nascose una
smorfia disgustata. Iniziava a capire i complessi di Rek.
Il Fantasma…L’uomo che aveva parlato era rozzo, grosso, barbaro d’aspetto:
doveva essere anche lui un cacciatore, visto il suo gunblade.
Ma era così diverso dal SUO raffinato cacciatore…
Che non la degnava della minima occhiata.
“Rek.
Bene bene…la prima missione e già siamo fortunati,
eh?” L’uomo si accostò a Rek e gli parlò con superbia
e sarcasmo “Te la sarai spassata, suppongo, nell’ultimo mese…”
Porco, pensò
Pan.
“No.” Rispose brevemente Rek, continuando per la sua strada, ma l’uomo sembrava non
demordere: “E trascuriamo anche le regole, vedo…niente manette? Solo la collana?”
“Fatti gli affari tuoi, Grant. La tua strega?”
chiese Rek, digrignando i denti. Pan
rimase un attimo basita. Rek era scocciato e probabilmente
senza accorgersene le stava stringendo il braccio, con forza.
“Rek,
fa male..” disse Pan,
dolorante, tentando di liberarsi dalla stretta; ma lui la squadrò furibondo,
mentre il cacciatore rozzo rideva sguaiatamente: “Rek?
Ti chiama per nome? Ahahah! E adesso vieni a dirmi che ti da pure del tu! Oh, Hyne!”
Rideva? Pan
non capiva, ma Rek continuava a squadrarla, con
astio.
“Taci, Strega. Andiamo!” sbottò imperioso, trascinandola rudemente verso
una porta massiccia. Pan, stupita e sconvolta da quella
reazione, lo seguì, essendo tirata con dolore dalla sua stretta, mentre Grant, alle sue spalle, derideva il Fantasma e iniziava a
far circolare la voce che il mostro dell’accademia era un pappamolle. Sentì Rek maledire il grande Hyne, e
chiudere la porta alle sue spalle.
C’era della gente, lì;
vestivano con camici bianchi, e sembravano tutti piuttosto seri. Il silenzio
dentro la stanza era così fitto da sembrare tangibile, e Pan
scrutava intimorita gli strani macchinari che riempivano il locale.
Gli scienziati, appena li
videro entrare, zittirono, e la salutarono con un inchino.
Quello che successe dopo, Pan lo ricordò come un discorso lungo, prolisso e confuso.
Continuava a pensare a Rek, con dolore e rimorso, e
incomprensione. L’aveva salutata in modo così strano…
“Addio, Strega”, le aveva detto. La Suprema ci ripensò mentre
si sentiva imprigionare mani e gambe, e veniva posizionata all’interno di una
macchina. “Legge la quantità di magia”, le avevano detto, “farà un po’ male.”
Bugiardi.
Nulla da dire..il
ritardo è mostruoso, lo so, ma sapete com’è, in mezzo ci sono state le vacanze
e non ho avuto il catorcio sotto mano! Ma spero che una volta
tornati abbiate potuto leggere questo chap..
Signori e signore è il penultimo…per farmi perdonare posterò l’altro a
brevissimo! Si accettano scommesse..come finirà questa storiella? :D
E come sempre voglio ringraziare tutti
quelli che hanno recensito fin qui, o semplicemente letto…per ora parlo in
generale, la prossima volta vi manderò un mazzo di fiori a casa, ciascuno, per
ringraziarvi dei vostri incoraggiamenti e complimenti! A prestissimo! :D
Hyne, mi odio. Perché
non l’ho fatta finita a suo tempo? Chi è che mi ha convinto che la vita è degna
di essere vissuta anche se
sei emarginato per il colore dei tuoi occhi e dei capelli? Chi è stato?
Dimmelo, perché voglio ucciderlo…Ho vissuto per incontrare Pan, e l’ho mandata incontro alla morte: ormai le
ricerche sono sempre più dolorose…la strega di Grant non ha resistito per una settimana...
Grant…non mi dà pena quello che ho appena fatto. Sapere che
il suo sangue bagna la lama del mio gunblade,
ora, non mi preoccupa, anzi, mi sento liberato da un peso enorme. Ci ho pensato
a lungo, e appena l’ho rivisto ho agito. A solo una settimana di distanza dal
ritorno di Rek il Fantasma,
Grant il Flagello è morto.
Ho ucciso chi mi aveva convinto a farla finita, e ucciderò chi mi aveva
convinto a resistere e a continuare. Non ho scordato che è stato lui a
spingermi al suicidio, no…Solo per il mio aspetto…E pensare che ce l’avevo quasi fatta…Ma perché mi hanno fermato? Dovevo
morire…si…
Hyne…forse devo uccidere me stesso…e dare un dolore a Pan…le ho promesso di essere il suo
cavaliere, ma a che le servirà un cavaliere quando morirà? Non ce la può fare. E’ troppo fragile, troppo delicata per resistere
a simili torture…La metteranno in isolamento. La tratterranno cinque settimane, e suvvia, solo
pochissime resistono oramai. Ma
lei…lo so, non ce la può fare…E io…cosa posso fare, oltre che sprecare lacrime?
Sono un bastardo! Perché? Perché
sono stato così orgoglioso? Cosa volevo dimostrare,
portandola qui? Di essere riuscito a vincere, per una volta nella mia misera
vita? Perché? Io la amo, e la sto uccidendo…vorrei…
“Tyllir. La tua preda chiede colloquio.”
La Suprema Pan era
inginocchio, stremata; non ce la faceva nemmeno ad alzarsi e sedersi. Con quale
coraggio l’avrebbe affrontata?
“Cacciatore Rek” disse una voce alle sue
spalle, “oltrepassi la porta, la Strega Pan
vuole parlarle.”
Il Dottor Flait chiamò il suo nuovo assistente, un tale Odine che gli stava antipatico a
pelle, a cui disse qualcosa
in un’altra lingua, e quello iniziò a lavorare ad un computer. “E’ per il
prossimo pianto lunare, sarà Centra ad essere colpita.” Spiegò brevemente, poi aggiunse, mentre Rek si preparava, “Spero per te
che tu non abbia dato confidenza a quella Strega. Sai cosa succede a chi le
appoggia.”
“Non le ho mai dato confidenza, Dott.Flait.
La preda dovrà chiedermi forse qualcosa.” Menzogna, ma
quel volto pallido e quegli occhi rossi mantenevano un gelo assoluto.
“Ti conviene andare. Hai
cinque minuti.” Fu la secca risposta, mentre la porta s’apriva.
“Dott.Flait!” Rek
sentì un altro assistente chiamare lo scienziato e parlare del fatto che la
strega aveva chiesto di spegnere i monitor durante la visita. Il cacciatore
sospirò sentendo accordare il permesso: del dottore ci si poteva fidare, gli
avevano assicurato, in genere era un uomo di parola; avrebbe spento i monitor.
Un passo. Due passi. Eccola,
a terra, seduta scompostamente.
Si avvicinò alla strega, e la
squadrò dall’alto in basso, gli occhi già lucidi. Che
cosa indegna per un cacciatore. Lei respirava a fatica, e i capelli le
ricadevano sul viso sconvolto. Lo sguardo era spento. Rek si chinò subito su di lei e l’abbracciò.
“Allontan…ati”
scandì rabbiosa Pan, alzando
lo sguardo su di lui. Fiammeggiava d’ira.
“Non tocc…armi” aggiunse, sempre ansimando. Rek s’allontanò appena,
sconvolto. Ma poteva capirla. Le aveva
mentito…l’aveva ingannata…l’aveva illusa. Cercò
tra le tasche del mantello, e vi trovò una pozione. La porse alla donna con un
fremito.
“Bevila…ti guarir-” CRASH! Pan l’aveva gettata a terra, rifiutando il suo aiuto.
Riuscì a rialzarsi e a sedersi, tremante e debole. Poi, parlò.
Hyne.
Mi ha tradita. Si. Non ero solo io ad avere capito male. Lui non mi amava, provava solo
amicizia, perché quella eraamicizia, si...
Poi, arrivati qui, ha
iniziato a fare il duro cacciatore per non rivelare la verità, cioè che si era
fatto amica una preda. Mi ha consegnata
a questi medici.“Ti aiuteranno,”
mi diceva,“non sentirai dolore”. E invece, il mio corpo è in fiamme, sono
stremata, i miei sensi impazziti,e sono sicura che prima
o poi cederò. Ma ciò
che mi tiene in vita è la voglia di vendetta. Le torture non mi fermeranno. No.
Io devo vendicarmi di chi mi ha fatto questo! NON LO AMO! NON LO AMO!
“TRA…DITORE!” urlò Pan, con il fiato che le rimaneva.
“Io sopravviverò, Fant..asma, e ti uc…ciderò!”
“Pan, ti prego, ascoltami!” le disse Rek
in risposta, umiliato e ferito, “Ti libererò in qualche modo. Ti amo!”
“S...SILENZIO! Menti!” Pan
respirava a fatica, troppo martoriata dal dolore per gli esperimenti subiti. “Se mi darai la libertà, ti
ucciderò! Avevano…ragione! Sei un fantasma! Un…Demone! Sei peggio degli
abitanti del mio villaggio…loro…loro mi tratta...vano…bene!
Mi…ero una DEA!”
Rek
non potè replicare niente.
Era troppo orgoglioso, nonostante il suo amore immenso per la donna. Ma non poteva permettere di farla
morire…La fissò. Tremava e si sforzava di esternare la sua rabbia. Soffriva per
odiarlo…
“Hai detto
che eri…il mio cavaliere! E io…”
“STAI ZITTA ADESSO! TI
STANCHI INUTILMENTE!” Rek
la strinse per le spalle e
l’abbracciò brutalmente, consapevole di essere stato il suo carnefice. Doveva
rimediare…liberarla…questo l’unico pensiero mentre
affondava il viso sulla sua esile spalla, consapevole di aver il volto umido.
“Pan, ti scongiuro! Non morire! Non morire!” la guardò
con le lacrime agli occhi “se dovrai vivere per uccidermi, ti prego, fallo!
Aspetterò che tu mi uccida, se è questo che ti tiene in vita!”
La Suprema non aveva forze, ma
se così fosse stato, forse si sarebbe
allontanata da quell’abbraccio.
Ripensò alla sua ingenuità, alla gente del villaggio che non la faceva mai uscire
dai confini, per farle fare nuove esperienze: una vita dedicata ad alimentare fuochi magici e
curare i malati, chiusa in casa. Ripensò che se avesse fatto esperienza non si sarebbe fatta
ingannare così facilmente, e non si sarebbe innamorata di un falso ipocrita
menzognere. Anche adesso
mentiva? Non lo sapeva. Diceva di amarla? L’amore va
ogni oltre cosa! Lui non l’avrebbe portata
lì se l’amava davvero! Lui doveva per forza – PER FORZA – sapere cosa succedeva alle Streghe!
Non ebbe il coraggio di dire tutte
queste cose, né la forza. Era troppo debole, e doveva resistere per altre
quattro settimane. Ripensò a quanto era rimasta affascinata da quegli occhi di
fuoco e quei capelli canuti…
Ci voleva forza di volontà…e
lei non ne aveva. Tutti
quegli anni passati a piangere un amaro destino non erano indice di un carattere forte. Lei era una donna
gentile e di indole buona,
non una combattente. Sapeva benissimo di aver mentito dicendo che avrebbe ucciso il suo cacciatore.
Non avrebbe ucciso nessuno,
tanto meno la persona che amava.
Le salirono le lacrime agli
occhi. Rek centrò il suo
sguardo rosso sulle iridi vitree della donna, e la vide piangere. La baciò, ma
sentì che lei era praticamente
senza forze. Era lì solo da una settimana…Rek avrebbe dato
la sua vita per lei.
“Resisti per uccidermi” le ripetè, baciandola di nuovo. Poi
si allontanò, sentendo che i cinque minuti erano finiti.
“Tyllir, torna dentro.”
Sentì la voce di Flait
richiamarlo.
“Pan…ti amo.”
Non ottenne risposta, ma solo
uno sguardo abbassato. Voltò le spalle alla strega, calò il cappuccio sugli
occhi lucidi di pianto e uscì dalla stanza. Forse, la vendetta l’avrebbe fatta
resistere. Forse. O forse no.
E allora…Il guardo rosso di Rek fiammeggiò
ulteriormente. Insultarsi e farsi addosso ormai non serviva più a niente; e
dimenticare…non se ne parlava proprio.
Quindi…?
“Tyllir? Che ci
fai q…”
Il gunblade non aveva avuto pietà dell’assistente. Bha, avrebbe preferito Odine, ma si era appena
trasferito aEsthar, dove aveva sentito
parlare di una strega, una certa Adele…comunque, c’erano voluti otto giorni per
organizzare tutto.
Otto lunghi
giorni di progettazione, orari, calcoli, planimetrie del centro, e molto altro. Era tutto perfetto, ora.
Aveva già inscenato la propria morte, lasciando alcuni indizi che sarebbero
stati scoperti solo tra due giorni. Aveva organizzato il suo suicidio in tutto
e per tutto…e invece stava facendo scappare la sua Pan. Nessuno avrebbe collegato la sua morte
alla fuga della donna, tanto più che non riceveva sue notizie dalla prima
settimana. Sperava che stesse bene, e c’erano buone probabilità. Qualche giorno prima aveva nevicato, e ciò era inspiegabile
per il clima e la stagione di Trabia. Lui l’aveva
preso come un buon segnale; la neve, inevitabilmente, si ricollegava a Pan, ai suoi occhi di ghiaccio puro, che nascondevano il
fuoco più accogliente e passionale; e ai suoi boccoli neri, quelle onde dolci
in cui affogare il viso. Ecco cosa avrebbe fatto appena l’avrebbe vista;
l’avrebbe abbracciata, sentito il suo profumo, e osservato come i loro capelli
s’intrecciavano in quella strana combinazione di
colori…bianco e nero…
Un lieve sorriso, poi nulla.
Rubò le chiavi all’assistente
ed entrò nella stanza della Strega. Stava sicuramente dormendo, a quell’ora.
“Pan” chiamò, ma nessuno rispose nell’oscurità. Si
mosse a tentoni. Non vedeva niente…ma dov’era? La stanza non
era enorme…E non poteva non essere lì. Se così fosse stato l’avrebbero
avvertito dello spostamento..
“PAN!” gridò, pur moderando
la voce, eventualmente per svegliarla. Dov’era?
Aveva passato una settimana a progettare, a fare sogni…e lei mancava? Dove
l’avevano portata? In genere le streghe non venivano trasferite di stanza, tranne nel caso in cui
fossero..
Oh.
Una luce abbagliante scaturì
da un punto imprecisato della stanza. E
poi una voce amplificata…
“REK TYLLIR, PORTA LE MANI BEN VISTA E NON
MUOVERTI. SEI SOTTO TIRO.”
Il Dottor Flait?
“SONO OTTO GIORNI CHE TI
ASPETTIAMO. SAPEVAMO CHE AVRESTI TENTATO QUALCOSA. TI ABBIAMO VISTO E SENTITO,
QUANDO HAI PARLATO CON LA STREGA PAN.”
Del dottor Flait ti puoi sempre fidare. E’
un uomo d’onore…
Rek
avvertì un suono metallico. L’avevano chiuso dentro. Però…sentì un fremito di terrore, non per quello che
stava accadendo, ma per l’assenza della strega. Dove…?
“PER QUESTO NON HAI
RICEVUTO SUE NOTIZIE IN QUESTI GIORNI…”
Era vero. Non gli dicevano
più niente su Pan…
“NON CERCARE OLTRE: I
NOSTRI STUDI SONO STATI INTERROTTI. A BREVE ARRIVERA’ LA NUOVA..”
Hyne…
Le lacrime…
Non posso più fermarle…
L’ho uccisa…
La mia vita, ora, termina,
se l’è presa lei…mai ero stato felice, quindi ora…
Distrutto. Vuoto. Buio. Freddo.
Gelo.
Gelo.
Neve…lei.
Neve?
Ecco
perché aveva nevicato, qualche giorno prima. Doveva
essere stato allora che…lei…
Il cielo e
gli dei erano stati feriti nel cuore.
Shiva piangeva sua figlia.
E
lui piangeva il suo amore e la sua anima ormai dannata.
Rek
sfoderò il gunblade, cieco
dalla rabbia, la vista appannata dalle lacrime, iniziando a colpire quello che
trovava. Pan. Che non si era vendicata, alla fine.
Pan che non aveva saputo
resistere. Pan che era stata
uccisa. Da lui. Che l’amava…
“Abbattete quel fantasma.” Sentenziò secco il dottor Flait, dall’altra stanza, il
microfono spento. Le guardie prepararono la carica dei fucili…
|:..:§:..:|Behind the Story |:..:§:..:
[Rek e Pan
osservano basiti il film della loro storia, osservano le immagini da un enorme
schermo al plasma, in una stanza dotata di tutti i comfort. Silenzio.]
REK“Bè?
Finisce così? Che io muoio?”
PAN“E io allora? Morta e tradita da te,
Cacciatore bast..!”
REK“Ehi, aspetta! Intanto non è colpa
mia…e poi guarda me! Sono albino, deriso da tutti, impazzito, addolorato,
ferito nell’onore e nell’animo, e in più faccio una fine indegna, morto sotto
una scarica di fucili chiuso in una stanzetta per topi!!”
PAN“EHI! Guarda che in quella stanzetta
per topi ci abitavo io!!!”
REK“Zitta, brutta STREGACCIA!”
PAN“DEMONIO!”
REK“STREGACCIA!”
PAN”FANTASMA!!”
REK“….”+ Si ritira a piangere in un angolino, mentre
Pan alza le braccia al cielo, vittoriosa, con un ghigno sadico.
PAN“MUAHAHAH! Sono la Dea sulla Terra!
Il mondo è ai miei piedi! Sono io la protagonista, la vittima amata da tutti, e
tu sei lo sporco traditore, il cattivo della
storia!!!”
REK+Sfoderando il gunblade,
rialzandosi dall’angolino, togliendosi il mantello e mostrandosi in tutto il
suo statuario splendore “ E’ colpa dell’autrice!!!!!”+sguardo di fiamme “Vexiiiiiiiiina…dove
sei????”
Cala il sipario. U_u’
|:..:§:..:|About Story
|:..:§:..:|
Mi chiedo…cos’è
questo momento di delirio che ho scritto? O__O’
Comunque…
Sono sicura che se
non l’avessi scritta (la storia), ma semplicemente
letta come avete fatto tutti voi – e vi ringrazio per questo ç__ç – adesso
starei imprecando contro me stessa, per questo finale triste che lascia anche a
me l’amaro in bocca…ma la fic era stata progettata
così dall’inizio…Pubblicare questa storia mi ha dato occasione di rileggerla
(anche aggiustarla, in qualche punto); ormai sapete che all’inizio, per ordine
del bando di concorso su un altro sito, doveva essere brevissima. Ma qui…non ho resistito! Che storia
triste… ç_ç
E siamo alla fine! Spero che anche questo chap vi sia piaciuto…l’ultimo…non
mi sembra vero!
Sto carezzando l’idea di un epilogo…ma nulla è sicuro…quello
dovrei scriverlo completamente…e chissà come sarebbe? ^__^
AntonelHeartilly: Che
altro dire? Il tuo sostegno è stato fondamentale, il tuo
entusiasmo idem. So che sicuramente non te l’aspettavi, eh? (ghghg, il poter d’essere l’autrice della storia :D )
Lo so, lo so, ma era banale che finisse tutto bene! No, io voglio la
sofferenza, il dolore! Muahahah! (risata
sadica) Scommetto che il tuo pg preferito era grant…immaginati un bestione rude e grezzo, un
troglodita…ecco, l’hai inquadrato ^_^ avrei voluto descriverlo meglio,
comunque, se nella storia non si capisse, lui da giovane stava spingendo Rek al suicidio, che poi si è salvato…anche questo forse
avrei dovuto approfondire ehm :P Cos’altro dirti? Spero che
passerai ogni tanto a controllare le mie altre fic…prossimo
obiettivo, storie su manga! XD Un GRAZIE enorme! Ç__ç
Serenity95: Allora?
Voglio sapere cosa ne pensi…grazie per aver letto, e seguito – spero – fino
alla fine! E per avermi riempita di complimenti anche
quando non li sentivo miei…Siete voi che recensite che date l’appoggio per
scrivere, lo sapete bene! Quindi TI RINGRAZIO per tutto ciò che hai scritto,
per l’interesse dimostrato verso questa storia così particolare… ç__ç
ThiefAlchemist: ç__ç
(ma oggi non fai altro che piangere? ndV
– Zitta, sono commossa! ndF
– Vexiiiiiiina!! ndR)
Vabbè, a parte questo…ovviamente ringrazio anche
te, che hai lasciato il segno del tuo passaggio su
questa fan.. ç_ç mi piacerebbe sapere cosa ne pensi!
Tanto lo so che il finale sorprende…su, su, ammettetelo :D
Scherzi a parte, GRAZIE davvero.
E grazie a tutti gli
altri, e tutti quelli che non hanno recensito, ma semplicemente letto…Cosa posso dire? Postare questa storia ha avuto un senso,
allora! :P