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di ghfhghoransdsjt
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1. ***
Capitolo 2: *** Chapter 2. ***
Capitolo 3: *** Chapter 3. ***



Capitolo 1
*** Chapter 1. ***


A tutti coloro che continuano a leggere le mie storie, a tutti coloro che mi danno la forza di andare avanti. E anche a chi con la sua voce mi trasmette un temporale di emozioni.


The other night, you wouldn’t believe the dream I just had about you and me
I called you up, but we’d both agree
It’s for the best you didn’t listen
It’s for the best we get our distance… oh…
It’s for the best you didn’t listen
It’s for the best we get our distance… oh…


Ero seduta ancora nell'aula di scienze, aspettando che la prof finisse di parlare nonostante la campanella fosse già suonata.
Sarei potuta uscire da scuola e correre a casa ma non avevo voglia di imbattermi nei corridoi, colmi di studenti che vedevo ormai tutti i giorni, non avevo voglia di incontrare ragazze oche che si avvicinavano solo perchè provenivo da una famiglia benestante, solo perchè avevo una mega villa con tanto di piscina e perchè potevo permettermi tutto quello che volevo.
I miei genitori erano degli avvocati ed erano spesso fuori per lavoro. Io ero sempre sola a casa e quando non riuscivo a sopportare la solitudine, facevo visita a mia nonna che distava qualche isolato.
Era l'unica rimasta ancora in vita e le volevo molto bene, mi capiva, mi raccontava storie del passato e mi preparava sempre i miei biscotti preferiti. Tutto pur di rendermi felice.
Fui costretta ad uscire dalla classe ma per fortuna in giro non c'era più nessuno, quasi nessuno.
"Ehy Sarah!"
"Ehm... ciao Anne!"
Provai a fingere di essere entusiasta, anche se Anne era l'ultima persona che avrei voluto vedere in quel momento.
Era una ragazza davvero bella ma tanto antipatica, mi veniva dietro solo perchè ero amica di Harry Styles - uno dei ragazzi più fighi della scuola - e voleva che le mettessi buona parola.
"Beh, oggi hai per caso incontrato Harry?"
Ecco.
"No, non l'ho proprio visto, aveva gli allenamenti di calcio."
"Ah, okay."
Senza neanche salutarmi se ne andò, lasciandomi sola in quella scuola.
Decisi di percorrere la strada più lunga per tornare a casa, dato che nessuno mi aspettava.
Era pericolosa, lì abitava gente poco raccomandata, poveri che non potevano permettersi neanche di mangiare ma io non avevo paura. 
Mi piaceva guardare quelle persone, dai loro occhi si poteva leggere la loro storia, un libro misterioso e pieno di avventure. E io amavo le avventure.
I miei genitori mi dicevano di stare alla larga da certi luoghi, era poco signorile per una come me ma poco mi importava. Non volevo essere una ragazza perfettina.
Mentre camminavo assorta nei miei pensieri posai lo sguardo su un ragazzo mai visto prima.
Era alto, con la pelle ambrata e i capelli scuri.
Portava sulle spalle delle buste piene, indossava dei pantaloni stracciati e una maglia scura. Si potevano intravedere delle goccioline di sudore sul suo viso, nonostante ci trovassimo nel mese di Novembre.
Un lieve vento fece svolazzare la mia sciarpa blu di cotone e i miei capelli, attirando l'attenzione del ragazzo. 
Abbassai lo sguardo imbarazzata sentendomi il suo addosso e poi lo rialzai. 
Aveva ripreso a camminare verso la direzione opposta alla mia e decisi, allora, di andare anche io.
Era ormai tardi e avevo fame, freddo e non avevo voglia di stare ancora per molto in strada.
Il fruscio delle foglie ormai secche mi accompagnava come una colonna sonora accompagna un film, e di tanto in tanto incontravo dei sassolini lungo lo via che scalciavo sempre assorta nei miei pensieri.
Arrivai a casa stanca e, dopo avere aperto la porta, mi tuffai sul morbido e grande divano. Mi alzai solo per prendere un panino e riempirlo di prosciutto, formaggio e mi risistemai sul divano.
Accesi il televisore e mi coprii con una coperta di lana rossa che mi fece mia nonna quando ero piccola.
Appoggiai la mia gattina nera sulle gambe e, mentre facevo zapping, mi ritornò in mente il viso del ragazzo incontrato prima di tornare a casa.
Era davvero bello, aveva i segni di chi aveva vissuto la sofferenza sulla propria pelle.
Passai una mano tra i capelli e mi alzai dal divano. Indossai il mio cappotto nero e la mia sciarpa blu, sciolsi i capelli lunghi e lasciai cadere i miei boccoli sulle spalle. Indossai infine un cappello dello stesso colore della sciarpa.
Volevo andare a trovare mia nonna, i compiti li avrei fatti più tardi...
Bussai al campanello e mi venne ad aprire, con uno scialle verde appoggiato sulle spalle e un sorriso sul viso.
Diceva di essere felice quado l'andavo a trovare, la salvavo dalla noia.
"Ehy, cara, come mai qui?"
"Niente, avevo voglia di vederti..."
"Dì la verità, avevi voglia dei miei biscotti?" Mi chiese lei continuando a sorridere.
Abbassai lo sguardo colta in flagrante e lei si diresse in cucina, capendo le mie intenzioni.
Tornò dopo un po' con un vassoio pieno di biscotti e si sedette sulla sua poltrona comoda.
"Oggi ho preso la strada più lunga per tornare a casa..."
"Ti ho detto tante volte di non andare lì, è pericoloso!"
"Lo so, fammi finire di raccontare. Ho visto un ragazzo, povero credo, che portava dei bustoni sulle spalle."
"Quindi?"
Rimasi in silenzio, non sapevo neanche io cosa dirle e perché le stavo parlando di quel ragazzo.
"Era carino?"
"Beh, un po." Le risposi abbassando lo sguardo, probabilmente rossa in viso.
M'imbarazzava parlare di certi argomenti.
Addentai un biscotto e lei iniziò a raccontarmi di quando incontrò per la prima volta mio nonno, quando se ne innamorò.
Mi aveva raccontato quella storia ormai mille volte eppure, ogni volta, m'incantavo come fosse la prima.
"Era un militare e la mia famiglia m'impediva di frequentarlo ma io sentivo di amarlo e lui amava me. Ci incontravamo di nascosto, in un vicoletto buio vicino alla piazza e, nel silenzio della notte, pensavamo ad un modo per poterci frequentare apertamente. Proveniva da una famiglia povera, ma a me non importava, io l'amavo, volevo lui. Ci volette un po' prima che i miei genitori lo capissero."
Era una storia romanticissima, sembrava un film d'amore che avrebbe appassionato chiunque.
Si fece tardi e decisi di tornare a casa per studiare, mi congedai e mi diressi verso la mia villa.
La gattina, Charlie, mi venne incontro facendomi le fusa e accarezzandomi una gamba con la zampetta anteriore.
Le misi del cibo nella ciotola e mi recai in camera a studiare.
Finii e mi diressi in bagno per farmi una calda doccia, dopodichè mi infilai il pigiama e andai dritta sotto le coperte.



HOOOLA CHICAS!
Eccomi con una nuova storia, diversa dalle altre.
Scrivo sempre su Niall, questa volta ho voluto cambiare personaggio c:
Spero vi sia piaciuto il primo capitolo, spero non v'abbia annoiato, serviva per capire qualcosa su Sarah, la protagonista.
Continuerò ad aggiornare anche le altre due, non preoccupatevi. ^^
Non è che mi lasciate qualche recensione? Giusto per farmi sapere cosa ne pensate  se devo continuare. :D
Un bacio ragazze, Jo xx

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Capitolo 2
*** Chapter 2. ***


Grazie per chi ha letto il capitolo precedente. Buona lettura c:


Passò un altro giorno di scuola e decisi di nuovo di tornare a casa percorrendo la strada più lunga, quella ‘pericolosa’.
Da già una settimana la mensa non era in funzione e, per altri pochi giorni, sarei potuta uscire prima. Grande scocciatura.
Mentre passeggiavo il solito venticello mi scompigliò i capelli, tenuti a bada dal leggero cappellino di lana, e il corpo fasciato dal cappotto nero che mi arrivava alle ginocchia.
Lo vidi anche quella volta, seduto a terra con una bambina sulle sue gambe che sorrideva ascoltandolo parlare; improvvisamente un sorriso si stampò anche sul mio viso.
Strano, chi era quella bambina? Perché assomigliava tanto al ragazzo? Era per caso sua figlia? Perché tutte queste domande su un ragazzo sconosciuto?
Rimasi per un po’ a guardarli e decisi di tornare a casa quando mi sentii tirare; mi voltai e vidi due occhi scuri scrutarmi e un viso tenero da bambina volto verso di me.
“Ehy piccola, cosa c’è?”
Le chiesi con il tono più dolce ma lei non rispose, continuava a guardarmi, dopo qualche secondo mi sorrise e mi porse le mano.
“Vuoi giocare con me e mio fratello?”
Ah, bene. Il ragazzo dalla pelle leggermente più ambrata della mia, i capelli corvini e un fisico semplicemente perfetto era il fratello. Fu proprio quest’ultimo ad avvicinarsi a noi.
“Scusala, è ancora piccola.” Si scusò e richiamò la bambina.
“Non preoccuparti” Dissi al fratello “certo che voglio giocare con voi.” Continuai poi riferendomi alla sorella.
“Non è mica un problema?” Chiesi.
“Beh, non devi tornare a casa dalla tua famiglia, non devi pranzare?”
Scossi la testa e presi la mano della bambina e la portai  su una panchina.
Era davvero bella, portava i capelli lunghi raccolti da un lato e appoggiati semplicemente sulla spalla destra e mi guardava con i suoi occhi vispi e sorridenti.
“Come ti chiami?”
“Safaa”
Le sorrisi, aveva davvero un bel nome. Si avvicinò il fratello e si sedette al mio fianco.
“Io mi chiamo Sarah.”
“Che bel nome! Lui si chiama Zayn” Disse, poi, indicando il ragazzo.
Ecco come si chiamava, Zayn, volevo sicuramente sapere qualcosa su di lui, m’intrigava e non sapevo il motivo.
Iniziai a chiacchierare con Safaa e Zayn e scoprii che erano delle persone davvero simpatiche e la bambina era dolcissima, educata e gentile. Perché parlare male di questi individui? Cosa avevano di male?
Trascorsi altri pochi minuti in quel posto e decisi di tornare, li salutai e mi recai verso casa.
Arrivata posai il cappotto sull’ appendiabiti e mi tolsi il cappello; indossai una tuta e andai in cucina per prepararmi qualcosa da mangiare. Presi degli spaghetti e li misi in pentola, preparai del sugo e cossi il tutto.
Mentre aspettavo che la pasta fosse cotta chiamai mia madre per sapere quando sarebbe tornata e lei mi disse che avrebbero ritardato di tre settimane. Tre settimane. Perfetto! Lanciai il cellulare sul divano e finii di preparare la pasta.
Erano le tre del pomeriggio e dovevo ancora pranzare, quella bambina mi aveva intrattenuta per un bel po’ ma non mi dispiacque trascorrere del tempo con lei… e con suo fratello.
Ora sapevo il suo nome e anche quello della sorella.
Volevo assolutamente conoscere qualcosa su di lui, m’intrigava e, anche se i miei genitori non mi avrebbero mai permesso di frequentare uno come lui, avrei voluto incontrarlo di nuovo e farmi raccontare la sua vita. Lo so, potrei sembrare invadente, ma tutto ciò mi affascinava, come mi affascinavano gli occhi di Zayn.
Finii la pasta e andai a studiare. Finii verso le 8 di sera, mi feci un bagno caldo e mi ficcai sotto le coperte.

‘Driiiiiin’
Questo era il suono dell mia adorata sveglia. Mi alzai per andare a scuola; indossai dei Jeans scuri e un maglione blu e, dopo essermi lavata, andai a fare colazione.
Preparai lo zaino e mi diressi a scuola.
Faceva molto freddo e non avevo voglia di andare a scuola ma, per fortuna, le ora passarono abbastanza velocemente e non fui fermata da nessuna cheerleader.
Presi di nuovo la strada più lunga - ormai stava diventando un’abitudine – e li trovai di nuovo lì, entrambi.
Safaa mi venne incontro e mi lasciai abbracciare, si avvicinò anche Zayn.
“Ti ho detto mille volte di non comportarti così!” La richiamò lui.
La sua reazione mi sorprese, la bambina non aveva fatto nulla di male.
“N – non preoccuparti, non mi ha mica aggredita?” Gli risposi piuttosto infastidita.
“Scusatemi, oggi sono piuttosto nervoso, troppo lavoro.”
Gli sorrisi comprensiva e dopo un po’arrivò un altro bambino, biondo con gli occhi scuri che, dopo aver chiesto il permesso a Zayn, portò Safaa in un recinto.
Sorrisi e vidi il fratello sedersi su una panchina e farmi segno di mettermi vicino a lui.
Imbarazzata feci ciò e tra di noi calò un silenzio imbarazzante, almeno per me lo era; lui sembrava tranquillo, a suo agio.
“Beh, scusala, certe volte non riesce a contenersi.”
Disse lui spezzando il silenzio.
“Amo i bambini, il biondino è suo amico? Ti ha chiesto il permesso per portarsela ahah.”
“Sì, ci va dietro da un bel po’ ma ha paura di me.” Disse concludendo con una risata. E che risata!
“Beh, Sarah, quanti anni hai?”
“17.”
Avrei voluto fargli la stessa domanda ma non ne avevo il coraggio.
Notai Safaa tornare verso di noi sorridente, saltellando e canticchiando.
“E’ successo qualcosa?” Chiese il fratello con voce premurosa.
“No.” Rispose lei, sempre mantenendo il sorriso.
Le feci la stessa domanda seguita da un’occhiolino e lei si avvicinò al mio orecchio sussurrando un “mi ha lasciato un bacio sulla guancia”
“Oh, ma brava!” L’abbracciai e notai l’espressione di Zayn, probabilmente offeso per l’accaduto.
“Perché a me non l’hai detto?”
“Cose da donne” Rispondemmo contemporaneamente.
“Beh, piccola, ora devo andare.” Mi alzai ma fui bloccata per un braccio dalla mano di Zayn, che si alzò scattando.
Quel breve contatto mi mise i brividi.
“Beh, scusa ma volevo chiederti se un giorno di questi vieni qui, lo so non è un bel posto ma magari potremo andare… non so, al parco con Safaa e chiacchierare un po’ ma solo se v…”
Lo bloccai “Certo, facciamo per domani pomeriggio? Che ne dite di venire a pranzo da me? I miei non ci sono e al parco fa freddo.”
Safaa aveva gli occhi che le brillavano, le sarebbe piaciuto molto ma Zayn non sembrava molto convinto.
“Non credo sia il caso…”
“E’ il caso. Vi vengo a prendere domani dopo scuola, ciao!”
Senza aspettare altra risposta me ne andai ridacchiando.
 


HOOOLA CHICAS!
Cosa ne pensate del secondo capitolo? Spero vi piaccia, dal prossimo le cose inizieranno a smuoversi (?) 
Mi lascereste una piccola recensione? So che fa schifo, ma almeno una critica **
Grazie :3
Ora mi dileguo, bai bai c:

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Capitolo 3
*** Chapter 3. ***


Mi resi conto di ciò che stavo facendo solamente il giorno dopo, quando mi ritrovai a passeggiare per le strade di Bradford per arrivare da Zayn e Safaa.
E’ vero, sembravano brave persone, ma io non li conoscevo bene, non sapevo se avevano cattive intenzioni o se tutte queste erano solo paranoie. Non sapevo cosa fare.
Mi avvicinai al cancello che racchiudeva il territorio di quel popolo di zingari che ormai non erano più zingari.
Si erano stabiliti lì da un bel po’; già da piccola andavo in quel posto, rischiando di essere scoperta e ammazzata dai miei genitori. Zayn  però, non l’avevo mai visto prima.
Lo vidi mentre posava dei pezzi di legno; li prendeva da un muretto e li appoggiava a terra, vicino a un cesto pieno di castagne. Castagne?
Mi avvicinai a lui incerta sul da farsi e, prima che facessi qualcosa, si voltò verso di me e mi salutò facendo spuntare sul suo viso un sorriso.
“Ciao, dov'è Safaa?”
“Vado a chiamarla.”
Mi sedetti sulla solita panchina per aspettarli e mi soffermai a guardare il paesaggio davanti ai miei occhi.
C’erano tanti strani oggetti, pezzi di legno e ferro, capanne di stoffa e secchi pieni di acqua.
Scorsi dei bambini che giocavano rincorrendosi, altri seduti in cerchio che ascoltavano un vecchio uomo e poi vidi Safaa e Zayn avvicinarsi.
La bambina mi saltò addosso urlando il mio nome e iniziò a saltellare tenendo la mano del fratello.
“Andiamo?”
Camminammo per le strade fredde del paese, in silenzio, le persone ci osservavano e una coppia di anziani ci chiesero se Safaa fosse nostra figlia. Arrivammo alla villa, oltrepassammo il cancello e seguimmo il vialetto per arrivare alla porta d’ingresso.
Presi le chiavi di casa dalla borsa per la scuola, aprii la porta e li feci entrare. Tolsi sciarpa e cappotto per infilarmi una delle mie felpone grandi tre taglie in più.
Vidi Zayn e Safaa ridacchiare.
“Cosa avete voi due da ridere?”
“La tua felpa è grande, grande.” Mi disse Safaa con gli occhi spalancati. “Però ti sta bene!” Continuò sorridendo.
Sorrisi anch’io e mi diressi in cucina per preparare qualcosa da mangiare; restavo spesso sola a casa e mia nonna mi aveva insegnato a cucinare di tutto, dai primi ai secondi per finire con i dolci. I dolci…
Presi una pentola e la riempii d’acqua, presi della panna fresca dal frigo e la misi in una padella a cuocere con del prosciutto e della cipolla sminuzzata e, mentre il tutto cuoceva, apparecchiai la tavola. 
Zayn si diresse verso di me per aiutarmi, presi tre bicchieri e li appoggia sul piano, tre forchette, tre cucchiai, tre coltelli, tre tovaglioli, tre fette di pane… Tre di tutto. Mi sembrava strano vedere la tavola così piena, di solito mangiavo da sola, guardando il telegiornale altrimenti, mi richiudevo in camera senza pranzare.
Altre volte andavo da mia nonna, chiacchieravamo un po’ e poi l’aiutavo a lavare i piatti. Di domenica, quando non avevo compiti da fare, ci sedevamo sul divano e lavoravamo a maglia.
Misi la pasta cotta nella panna e Zayn mi aiutò a impiattare mentre Safaa era già seduta con una forchetta nella mano destra e il bicchiere nell'altra.
“Che profumo!” Esclamò contenta.
“Avrà di sicuro anche un buon sapore” La rassicurò il fratello.
Tra una forchettata e l’altra passammo il tempo a chiacchierare, Safaa ci parlava di ciò che faceva con le sue amiche mentre io le parlavo della scuola, delle mie passioni e della nonna.
“Mi piacerebbe aver una nonna come la tua…” Mi disse la piccola abbassando lo sguardo triste.
Le alzai il viso con una mano e le promisi di farle conoscere la mia.
Salimmo in camera, dovevo ancora studiare. Safaa si era addormentata sul mio letto e Zayn era seduto accanto a me che studiavo matematica. Provavo a studiare matematica.
Lui mi aiutò suggerendomi qualche soluzione. Accettai l’aiuto poi mi resi conto di ciò che stava facendo. Insomma, non frequentava la scuola, nessuno di quelli che abitavano dove stava lui frequentava la scuola e allora lui come faceva a conoscere tante cose?
“Come mai sei così bravo?”  Gli chiesi. Lui esitò poi mi rispose incerto.
“Mi piace la matematica e provo a capirla, vorrei tanto poter studiare.”
“Beh, visto che sei così bravo potrai studiare con me.”Rise.
Finii i compiti lasciando cadere il discorso e, verso le sette del pomeriggio svegliammo Safaa e scendemmo al piano di sotto.
Li accompagnai alla porta e, solo dopo averla aperta, mi resi conto di quanto facesse freddo.
Insistetti nel regalare una sciarpa almeno alla bambina e lascia che se ne tornassero a casa.
Andai da mia nonna e le raccontai dell’accaduto e, ovviamente, la sue urla non mancarono.
“Cosa? Ma sei pazza? Non li conosci neanche!”
Ti pareva che si metteva pure la nonna. Non dovevo dirglielo, già sapevo che la mia era stata una mossa azzardata, non c’era bisogno me lo dicesse anche lei.
La salutai e me ne andai, non avevo voglia di ascoltarla ancora, sembrava mi capisse me certe volte era impossibile parlarle.
Cenai, mi feci un bagno caldo e, dopo aver letto qualche pagina del mio libro preferito, mi recai a letto felice di avere trascorso il pomeriggio con Zayn.



HOOOLA CHICAS 
Scusatemi se vi ho fatto aspettare tutto questo tempo ma ultimamente la scuola mi impegna molto çç
Spero vi piaccia il capitolo anche se è molto breve ma non avevo idee...
Grazie per le recensioni al capitolo precedente, spero che continuerete a leggere e a recensire così saprò se continuare la storia o meno. c:
Un bacio a tutte voi! <3

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