Colors, where are you?

di _Spellcaster
(/viewuser.php?uid=229533)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue. ***
Capitolo 2: *** White ~ Beginning ***
Capitolo 3: *** Gray ~ Clouds ***



Capitolo 1
*** Prologue. ***


PROLOGUE.

 

Passeggiavano lungo le stradine affollate della sua amata Manhattan.
Anche se quello non era esattamente passeggiare
-Peeermesso! Fate passare! Largooo!-
Starnazzava cercando di non investire nessuno con il suo skate. Certo, perché era assolutamente normale skateare tra la folla urlando 'Yahooo!' e 'Pistaaa!'. L'altro, invece, si limitava a fluttuargli dietro, tranquillamente. Tanto non lo vedeva nessuno.

Gente che rimaneva imbambolata, chi invece gli imprecava contro insulti di ogni genere. Cani che si spostavano per non essere stirati al suolo, altri che invece gli correvano dietro abbaiando.
-E' questo il tuo modo di spostarti in città?- Chiese ad un certo punto il tizio semi-trasparente dai capelli castani. 
-Yes, bello! Il mio skate fa chilometri!- Rispose l'altro, facendogli l'occhiolino. Occhiolino che, però, si vedeva non molto a causa di quei suoi occhialoni. 
-Yaaaahooo! Sta' a guardare, siamo arrivati finalmente!-
Si fermò in un secondo. Scese dallo skate e lo tenne sotto al braccio per tutto il tragitto che fecero a piedi. Si trovavano di fronte all'ingesso del Central Park, il più grande parco dell'intera Manhattan. I grattacieli s'imponevano maestosi, come se volessero quasi dimostrare la loro superiorità nei confronti degli alberelli che, ai loro piedi, sembravano piccoli bonsai. 
Di grattacieli ce n'erano tantissimi. Ma per quanto riguarda l'estensione, il verde del Central Park era veramente incredibile. Alberi, alberi ovunque. Erba, fiori, cespugli ed ancora erba. Un paradiso verde, per così dire.
-E qui, si trova il Green color.- Fece ricordare il moretto.
-Esattamente! Sarà come trovare una pallina verde in un parco verde enooorme!- Rispose il biondo allrgando le braccia per il dimostrare il suo senso di 'enooorme'.
-Beh...noi dobbiamo trovare una pallina  verde in un parco verde enorme, in effetti.- Notò l'altro.
-Sarà meglio cominciare a cercare allora, bello!-
Il viso del biondo s'inondò di un sorriso a trentadue denti. Si mise le mani dietro la nuca ed iniziò ad esplorare il 'Polmone verde' di New York.
-Un attimo! Non sappiamo neanche da dove iniziare! Dobbiamo pensare dove potrebbe trovarsi! Sarebbe impossibile esplorare ogni centimetro di questo parco immenso!-
-And do you have any idea?- Domandò l'altro in risposta, curvando un sopracciglio.
-Nessun idea, purtroppo...Però potresti darmi una mano, ad esempio.- Incrociò le braccia imbronciandosi l'entità.
L'altro si grattò la nuca, poi scivolò a terra per sedersi a gambe incrociate.
"Possibile che...stia pensando? Cavolo! Questo è un evento raro!"
-Se il Green color è legato al colore verde ed è difficile trovar- Ah!- S'illuminò. Gli si potevano vedere gli occhi spalancarsi nonostante gli occhiali scuri.
-'Ah' cosa?-
-Bingo! C'è un museo di storia naturale qui! Sono riportati i nomi dei fiori e degl alberi più grandi e rari!- Spiegò l'altro saccente.
-Sono un dannatissimo genio! Ahahaha! Diventerò l'Holmes del duemila!- E cominciò a posare per improbabili set fotografici che avrebbe tenuto,
secondo la sua esagerata fantasia.

-Si, certo. Ora, signor Holmes, se non le dispiace, che ne dice di andare in questo museo?- 
-Sure, dear!-
S'incamminarono verso il Museo di storia naturale. I sentieri del parco erano molto tranquilli e la vegetazione emanava un'aura molto positiva! Sembrava quasi che quei fiori, quelle foglie, quei fili d'erba facessero il tifo per loro.
E finalmente lo videro, il museo. Era assolutamente enorme.
-Andiamo a colorare il mondo, Mark!-
-Ti seguo a ruota, Dylan!-





*Angolino di un'autrice in erba*
Oh, beh, in tema d'erba°-°''
Alor!(?) E so che non si capisce niente, ma dal primo capitolo la storia parte da zero -Mi viene in mente Megaman(?)- e si capirà di più. Almeno spero, ecco.
Avevo in mente questa fic da un beeeel po', ma non ho mai avuto il tempo di iniziarla! Ohoho. Ho fatto il disegno di questi due per la storia :DD
Perché si. Per scrivere una storia devo disegnarne alcune scene, sennò non ho ispirassssione
Non è esattamente un prologo, ma mi piaceva l'idea di iniziare con una parte centrale della storia, tutto qui! Ed è molto corto perché non volevo scrivere tantissimo, nel 'prologo', sì. (?) Oh, scusate l'inglese/americano sgrammaticato, ma io non ci vado molto d'accordo ❤  Anzi, lo odio a morte, l'inglese.
CooomunGue. Scommetto che avete capito dall'inizio che uno dei protagonisti fosse Dylan.
Mhuahuahau è l'unico americano che sopporto -InsiemeAMarkeRobertDowneyJunior❤-
Adorabile festaiolo ❤ *Arrivano Tsunami e Dylan e la investono con uno skate ed una tavola da surf*
Non volevo pubblicarla. Avevo vergogna. E paura. -Maccos-
...Coff coff
Non so quanto velocemente aggiornerò. C'è il libro di geometria che mi guarda così--> ಠ_ಠ E io che tipo, corro così avanti e insietro--> /(OAO)/   (OAO)
Oh, ma se le idee vengono, scrivo velocemente :DD
Spero vi sia piaciuta ç v ç/
Affettuosamente con affetto (?),
-Magician ❤

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** White ~ Beginning ***


 

CHAPTER 1
WHITE - BEGINNING
 
 
Certo che era proprio grande New York, eh. I grattacieli erano altissimi ed erano sparsi per tutta la città come tanti di quei puntini con i numeri.
Sì, quelli che si uniscono con la penna.
Le persone sembravano minuscole formiche che correvano avanti e indietro con le loro zampette. Perché, in effetti, messi a confronto con le cose gigantesche che ci circondano, noi esseri umani siamo così piccoli ed insignificanti.
Davvero insignificanti.
Al mondo, sono tante le cose immense.
Il mare, le emozioni, il cielo, le parole...e la noia del ragazzo che prendeva il nome di Dylan Keith.
-Ehy Dylan!- Urlarono dei ragazzi quando lo videro sulla soglia della porta della classe.
-Yo ragazzi!- Rispose lui, sfoderando un sorriso radioso e alzando la mano, in segno di saluto.
Entrò, poggiò -scaraventò- la tracolla sul banco e si avvicinò al gruppetto di ragazzi vicino alla finestra, affianco all'ultimo banco. Le chiacchiere dei suoi amici non gli interessavano molto, in verità. Quella giornata si prospettava noiosa. Cioè, più del solito. Fuori, poi, diluviava.
A lui la pioggia non piaceva. Non piaceva affatto. Forse perché era sempre radioso, splendente. Un po' come il sole che, durante la pioggia, viene completamente oscurato dalle nuvole.
La pioggia batteva velocemente sui vetri. Ogni colpo sembrava rimbombare, nella sua testa.
-Dylan?-
Il ragazzo sobbalzò e si spostò una ciocca bionda di capelli dietro l'orecchio.
I ragazzi lo squadrarono bene, cercando di capire cosa gli stesse succedendo. Ma c'era ben poco da vedere con que suoi occhialoni.
Altra caratteristica di Dylan, era, appunto il fatto che portasse degli occhialoni molto grossi, ogni giorno, ogni ora. Tipo gli occhiali da sci, comprendete?
-S-sorry! Pensavo all'interrogazione di storia. Non ho neanche aperto il libro.-
Gli alti si scambiarono un'occhiata fugace, cercarono di scrutare meglio i suoi occhi e poi scoppiarono a ridere.
L'interessato sbatté le palpebre, confuso. Anche se le sue palpebre non erano poi così visibili.
Quei dannati occhialini.
-A che cavolo pensi, bro?! Oggi non c'è storia!-
Il biondo si portò una mano al mento pensieroso e realizzò, poi, dell'immensa sciocchezza che aveva detto. Scoppiò a ridere con loro, un po' imbarazzato. La campanella stroncò le loro risate e annunciò loro che il professore stava arrivando e che, quindi, la lezione avrebbe presto avuto inizio.
Si allontanarono dalla finestra e presero posto.
La professoressa di economia fece la sua entrata e, gli studenti, si alzarono in segno di saluto.
Ogni volta che ella entrava, subito si spargevano risate per la classe. La professoressa aveva capelli neri, lunghi e tagliati perfettamente alla stessa altezza. Molto robusta -molto più che robusta- aveva difficoltà ad alzarsi e sedersi. Un lunedì -non lo dimenticheranno mai, loro- alzandosi, rischiò di portarsi la sedia dietro. Il suo didietro, difatti, s'era incastrato. La chiamavano semplicemente 'toro con la parrucca', i giovani.
Dylan, però, non aveva molta voglia di prenderla in giro e farla esasperare, quel giorno. Perché la pioggia, oltre a non piacergli, lo deprimeva.
Era seduto non molto lontano dalla finestra. Cosa che andava completamente a sfavore per la sua attenzione per la lezione.
Passò l'ora a scarabocchiare sul banco. C'era scritto di tutto, dalle cazzate dei compagni, alle formule di geometria, a testi di alcune canzoni.
L'altra -nonché unica, praticamente- cosa ad attirare la sua attenzione, fu l'arrivo di nuvoloni ancora più neri, cupi e minacciosi.
Sospirò e fece scivolare la testa sul banco. Si circondò il capo con le braccia, tanto che neanche i sui grossi occhialoni potevano vedersi. Le palpebre si facevano pesanti, stanche. Non era in vena di fare assolutamente nulla.
Dormì, dormì per tutta la lezione, fregandosene altamente dei guai che avrebbe passato. Tanto, quell'anno, era già andato a farsi fottere del tutto.
-Mr. Due In Letteratura Dylan Keith!!-
-HERE I AM!-
E il suo bel sonnellino fu dolcemente interrotto dalla professoressa di letteratura che ora lo minacciava puntandogli contro un pezzo di gesso.
L'ultima cosa che vide e sentì, dopo le risate dei compagni, fu la faccia esasperata del preside e la sua noiosissima predica.
Tornò a casa, imboccando la solita strada. Solita casa, soliti alberi, solita vita. Sospirò. La pioggia, per sua fortuna, non scendeva più. I nuvoloni, però, non ne volevano sapere di andare via ed annunciavano un bellissimo acquazzone. Accelerò il passo. L'ultima cosa che avrebbe volto era beccarsi l'acqua. Si fermò di fronte ad unna vetrina. Il negozio si chiamava 'Shop and Us' e all'interno della vetrina, c'erano innumerevoli TV e tutte accese sul medesimo canale.
C'era, in TV, la tizia del telegiornare, che annunciava, mansueta: 'Strange case in Central Tower. Vandals enjoy themselves with a paint. Strange sightings in the sky.'
-Oooh! Wonderful!-
Ritrovata l'energia che gli era mancata per tutto il giorno, l'occhialuto biondino corse verso la torre centrale alla ricerca di qualcosa che stuzzicasse la sua attenzione. Perché lui, ai misteri, non poteva resistere. Così come ai party, eh.
E qualcosa di interessante l'avrebbe trovato. Eccome se l'avrebbe trovato.
 

 
 
*Angolino di colei che davvero non sa come le vengono fuori queste idee
Angolino di colei che scrive
Angolino di colei(?)
Premetto che si, fa schifo, non ha senso. Potete linciarmi, Yoshi ve lo permette.
FOOORCONI, TOOORCEEEEE. (?) Allora, è, diciamo, un aspetto generale di Dylan.
Uattafac?
CooomunGue. Spero che, almeno un pochino, abbia stuzzicato il vostro interesse. Maccosa? Maccchi?
Munque (?) Il secondo capitolo ce l'ho sul quaderno ma è incompleto çç Spero, unque (?), vi sia piaciuto ç V ç
E spero che mi vengano buone idee per il seguito DD: Non sono fantasiosa
Eeeee...lots of Kisses,
_Magician/Ninì/Ocomevoletevoi ♥
 
P.S.
Perdonate l'inglese sgrammaticato perché non ho usato Google Traduttore -SI,POTETEANCHENONCREDERCIMAL'HOFATTADASOLALAFRASE.
La tizia del telegiornale dice, praticamente:
'' Strano caso alla Torre Centrale. Vandali si divertono con della vernice. Strani avvistamenti in cielo.''
Perdonate lo schifo DD:
Io ODIO l'inglese.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Gray ~ Clouds ***


CHAPTER 2
GRAY - CLOUDS

 

Il quindicenne occhialuto sfrecciava ora sul suo skate, più eccitato che mai. I capelli venivano lasciati indietro insieme al filo dei suoi auricolari che, ben posizionati nelle sue orecchie, lo gasavano ancora di più con le canzoni di Katy Perry*.
Non riusciva a non sentire il suo sangue ribollire, la sua pelle pizzicare. A un quarto di strada, potè già notare l'incredibile folla che si era creata intorno al grande parco che circondava la mastodontica costruzione e l'americano non potè fare a meno di farsi scappare un sorriso. Saltò dalla lignea tavola e si avvicinò di corsa a quell'enorme massa di gente, dalla quale s'alzava un mormorio assordante. Cercò d'infiltrarsi tra la folla, ma il continuo spingere non glielo permise.
-Daaaamn!- Di lì a poco avrebbe sicuramente buttato giù qualcuno, pur di passare.
Girò intorno alla folla, cercando un qualsiasi modo di entrare. Purtroppo per lui, gli agenti di polizia circondavano l'intero luogo del delitto, senza permettere a nessuno di avvicinarsi più del dovuto.
-Stiamo cercando il ragazzaccio che ha combinato questo! Chiunque sappia qualcosa, è pregato di parlare qui o alla centrale. Se qualcuno tenterà di nascondere il colpevole, sarà accusato a sua volta!- L'uomo baffuto, in divisa, teneva in mano una piccola ampolla e, all'interno di essa, c'era un piccolo ciuffo di... capelli? Barba?
Dylan imprecò, poi si guardò nuovamente intorno per poi alzare lo sguardo al cielo, completamente grigio, oramai. Riportò lo sguardo a terra, anzi, su di un albero. Una folata di vento, fredda, gelida, si alzò, costringendolo a tenersi i capelli per non ritrovarseli in bocca. Se qualcuno avesse visto i suoi occhi, nascosti dagli occhiali, li avrebbe trovati completamente spalancati.
Un ragazzo, suppergiù della sua età, dai capelli di un color marrone tendente al biondo e dagli occhi verdi, vacui, era seduto tranquillamente sul ramo di una robusta quercia, con le gambe a penzoloni. Osservava la scena, in disparte.
-Heeeeey, agenteee! C'è un tizio seduto sull'alberooo.- Urlò Dylan con il braccio alzato, in modo da farsi vedere. L'uomo, che Dylan annotò come Mr. Mustaches, si girò di scatto, per poi guardarsi intorno spaesato. Tornò a guardare il biondo, con la fronte corrugata. 
-Ragazzo, non abbiamo tempo di giocare! Shit!-
Dylan incarcò un sopracciglio, con la testa leggermente inclinata.
"What the..." Tornò a guardare nella stessa direzione e lui era ancora lì, immobile, muto e lo vide portarsi un dito alle labbra.
-Ssssh...-
Dylan si grattò la nuca, leggermente turbato. Sul serio nessuno l'aveva visto? Nessuno l'aveva sentito? Un qualcosa gli sfiorò il viso, facendolo sobbalzare. Si portò una mano alla guancia, poi agli occhiali e fece cadere lo sguardo al terreno che, piano piano, si riempì di macchioline, piccole, scure. Corse via il più velocemente possibile, tirandosi su il cappuccio e tenendo lo skateboard sotto al braccio.
"This fucking raaaaaaaaaaain!"

Riuscì a tornare a casa prima di bagnarsi troppo. Si fermò sullo zerbino, si tolse le scarpe ed entrò nel suo appartamento, poggiando lo skate vicino alla porta, in modo che il pavimento non si bagnasse. Scaraventò la tracolla sul tavolo che fu presto seguita dalla sua felpa, leggermente più bagnata degli altri indumenti. Si precipitò al frigorifero, lo aprì e ne estrasse un piccolo barattolo di crema al caffé.
Perché quando pioveva, Dylan Keith doveva mangiare per consolarsi. 
Si piazzò davanti alla finestra, guardando le piccole gocce che scendevano, gareggiando per vedere chi arrivasse prima alla fine del vetro. Gonfiò le guance, con il cucchiaino ancora in bocca. 
"It's sooooo boooring." 
Affondò di nuovo il cucchiaino nel barattolo, per poi riportare lo sguardo alla finestra ed essere svegliato da un picchiettìo sul vetro. Rimase a fissare, senza dire nulla, il volto del ragazzo davanti a sé che, a testa in giù, picchiettava insistentemente sul vetro. Resosi conto di ciò che stava accadendo, Dylan cadde all'indietro, ritrovandosi con il fondoschiena sul freddo pavimento. Si massaggiò la zona dolente, per poi ritornare a fissare di nuovo il vetro.
Nulla.
Si passò il dorso della mano sugli occhiali, per accertarsi che fossero puliti. Non era il tizio che stava sull'albero come un cretino, no?
C'erano due possibilità: l'aveva immaginato perché era stanco; l'aveva immaginato perché era pazzo.
Optò per la prima e andò a farsi una doccia, per poi tuffarsi beatamente sul suo letto. 

Un rumore lo risvegliò dal suo pisolino, un rumore piuttosto fastidioso. Si affacciò alla finestra e imprecò nel vedere i suoi compagni di classe che, per attirare la sua attenzione, lanciavano pietre contro la sua finestra.
"Sean, what's happening!?"
"Yo, Dylan! La squadra ha organizzato un ritiro e i professori ci hanno dato il permesso di rimanere a scuola, questa notte. Che fai vieni?"
In meno di un secondo, Dylan era già saltato giù dalla finestra e atterrare poi addosso al suo compagno.
"Scherzi!? Of course! Let's paaaaarty!




*Il fatto che Dylan ascolti Katy Perry, è un'idea della grande _MelaH. I suoi headcanon sono troppo anfjajkagghghgh.

Buooon Epifania *la shottano(?)
Allora, premetto... sono imperdonabileeeee. Lo so, lo so *la shottano nuovamente
Ma non avevo ideeeee, ggghghgh. Suuuumimaseee-- *la shottano per l'ennesima volta
Allora, chissà chi è il nuovo tizio, vero? Eh? Eh? Comunque, per chi non lo sapesse, Sean è il tizio figo della Unicorn, quello con gli occhiali ♥ Spero che la storia stia continuando a piacervi, ghghgh. Cercherò di essere più veloce con gli aggiornamenti, promesso♥ *la shottano
E ma vaffan...
Oh, sì, io amo Dylan che urla "Let's Party" lol. 
 Anche se amo Dylan a prescindere(?)
Comunque, ora vado, la guerra del Darfur/Darfuq mi chiama. Arrivano i noooostriiii.
Bacioni,

_Spellcaster (ex Magician) 

 

 



 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1299957