Una nuova compagna di classe

di Kiarachu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Discussione ***
Capitolo 2: *** Segreti rivelati ***
Capitolo 3: *** La nuova compagna ***
Capitolo 4: *** Discussioni e divertimento ***
Capitolo 5: *** Discussioni e altre idee ***
Capitolo 6: *** Nuovi amici ***
Capitolo 7: *** Spiegazioni e...un piano ***
Capitolo 8: *** Un piano pericoloso ***
Capitolo 9: *** Meraviglie e cose serie ***
Capitolo 10: *** Pranzo e pericoli ***
Capitolo 11: *** Spiegazioni e nuovi alleati ***
Capitolo 12: *** Ancora discorsi ***
Capitolo 13: *** Il processo ***



Capitolo 1
*** Discussione ***


Il direttore della prigione era seduto alla sua scrivania, con uno sguardo pensieroso.
Stava guardando attentamente il bambino seduto sulla sedia davanti a lui.
Il bambino in questione non era un ordinario ragazzino: era blu, aveva un gran testone, occhi verdi smeraldo, ed un’intelligenza fuori dell’ordinario.
 
Il suddetto bimbo stava seduto a capo chino, con uno sguardo triste con una punta di senso di colpa, guardando una palla di materia vetrosa piena d’acqua, con dentro un pesce che assomigliava ad un piranha.
 
“Allora, Blue, che è successo oggi a scuola?”, il direttore domandò dopo un po’, con tono paterno.
 
Il bambino alieno sospirò, e lo guardò con occhi da cucciolo bastonato. “Non è stata colpa mia! Io…oh…fa lo stesso…tanto è inutile”, disse con voce triste e rassegnata.
 
L’uomo dai capelli brizzolati inarcò le sopracciglia e disse, sempre con quel tono paterno, “Perché è inutile? Io voglio solo sapere il tuo punto di vista della faccenda. Tutto qui. Non ti sto accusando di nulla. Ma se non vuoi dirmelo, fa lo stesso”, finì sorridendo con calore.
 
Il piccolino lo guardò con un misto di diffidenza e speranza, e poi guardò il pesce con uno sguardo interrogativo.
 
“Signore, gli dica che è successo, la prego. Lo sa che soffro tantissimo a vederla così”, disse il pesce al suo piccolo protetto.
 
L’alieno sospirò ed annuì. “Sì, Minion, glielo dirò, grazie. E non preoccuparti, lo sai che mi basta poco per tornare allegro”, finì facendo l’occhiolino al suo guardiano.
 
Il direttore era uno dei pochi a sapere che il pesce alieno sapeva parlare.
Di solito Minion se ne stava zitto, per evitare di attirare attenzione ed essere separato dal bambino.
Era stato spedito insieme al piccolo per proteggerlo, e se degli scienziati li avessero separati, il pesce non avrebbe potuto adempiere il suo compito, e Blue sarebbe stato MOLTO triste ad essere separato da Minion.
 
Blue guardò con risolutezza il direttore, e cominciò a spiegare, “Come le ho detto, non è stata colpa mia, io…hm…volevo solo fare come Metro Boy, per essere accettato dagli altri. Si ricorda che l’altro giorno le ho raccontato come ha regalato quei poppus-corn agli altri bambini, usando la sua vista a laser, no?”
 
“Io volevo solo fare una cosa del genere, usando il mio intelletto per costruire un dispositivo che replicasse quell’effetto. Solo che, evidentemente, ho calcolato male la potenza del binkey, ed ho incendiato tutto! Ma è stato un incidente! Lo giuro!” finì con una nota di panico nella voce, con la paura di finire nella cella d’isolamento, com’era successo alcune volte in passato.
 
Il direttore annuì, ed in parte s’immaginava una cosa del genere.
 
“Metro Boy, uh? Allora il piccolo Wayne Scott vuole sul serio diventare un eroe. Mmmh…adesso mi vuoi spiegare questa storia dell’essere accettato? N’avevamo parlato anche l’altro giorno, ma hai cercato di evitare l’argomento. Adesso, però, per capire bene la situazione, devo sapere.”
 
Il piccolo alieno guardò Minion, in cerca d’aiuto, e il pesce annuì, facendo anche un movimento con le pinne, come per dire di raccontare la verità.
L’ittioide sapeva della potenzialità del suo protetto, e anche della sua insicurezza, che era aumentata considerevolmente andando a scuola.
E tutta sta situazione era colpa di quel bambino che voleva essere un eroe, e aveva visto nel piccolo Blue il perfetto capro espiatorio per cominciare a fare atti “eroici”.
 
Blue sospirò, e guardò di nuovo l’uomo, che era la cosa più vicina ad un padre per lui.
 
“Beh…ecco…e va bene. Quando sono andato a sciuola il primo giorno, tutti mi hanno guardato male, compreso Wayne. Io non capivo perché, in fondo era una sciuola per bimbi dotati, no? Ed in più, anche Wayne è un alieno, come me. Veniamo pure dallo stesso quadrante!”
 
“In ogni caso, tutti mi stavano evitando, e gli ho sentiti mormorare qualcosa a proposito del mio aspetto così strano e il fatto che non capivano quello che facevo o dicevo. Poi ho visto Metro Boy conquistarli con quel trucchetto, ed ho pensato che magari sarei stato accettato anch’io se avessi fatto una cosa del genere.”
 
“Ma mi sbagliavo, si sono tutti spaventati, ed io son stato messo in castigo, da Wayne, senza nessun motivo. La maestra e gli altri son sempre dalla sua parte, è come se fossero tutti intontiti dalle sue belle parole e azioni. In ogni caso, per me sarà impossibile riuscire ad essere accettato dai miei compagni, se continuano a adorare Metro Boy”, finì con rabbia e voce rotta, quasi sull’orlo delle lacrime.
 
Minion si accigliò, pensando a quell’alieno bulletto, e a tutti gli altri, compresa la maestra.
Non era giusto che il suo amico soffrisse per colpa loro, anzi: per colpa di Wayne Scott.
Se non fosse stato per lui, il suo protetto sarebbe finito nella casa degli Scott, ed invece era finito in prigione.
 
Il direttore stava pensando, incredibilmente, le stesse cose che pensava Minion, e disse, “Ho capito. Avevo immaginato una cosa del genere, Blue. E non t’incolpo: come hai detto, è stato un incidente. L’unico da biasimare, semmai, è il figlio degli Scott. Ti prego di non dirlo in giro, ma non penso che un vero eroe si comporti così nei confronti di qualcuno diverso.”
 
“Tu sei veramente speciale, solo che gli altri non lo vedono. Ma io si, così ti domando: domani te la senti di tornare a scuola, anche se sai che gli altri non ti tratteranno bene. Se domani non andrai a scuola, tutti penseranno che sei un tipo debole, e che loro hanno vinto. E tu non vuoi che pensino questo, vero, Blue?” gli chiese, sapendo che il ragazzo non si tirava mai indietro ad una sfida.                 
 
Minion sorrise, capendo la sua strategia, e lo assecondò. “Ha ragione, Signore! Deve tornare a scuola, domani, e tentare di nuovo. Chi lo sa, un giorno potrebbe anche far breccia nelle loro teste dure”, disse sorridendo e facendo l’occhiolino, per tirar su di morale il piccolo alieno.
 
Per la prima volta in tutta la giornata, Blue sorrise, e gli scintillarono quegli occhi verde smeraldo.
“Avete ragione! Allora domani tornerò a sciuola! Ed un giorno riuscirò a conquistarli!” disse con entusiasmo.
 
Il direttore ed il pesce sorrisero, contenti di essere riusciti nel loro intento, e poi il curatore della prigione riaccompagnò alla sua cella il giovane alieno.
Lì, Blue, cominciò a fare altri progetti con le matite colorate su dei fogli di carta, e scrivere annotazioni che poi appendeva a dei fili rossi attaccati al soffitto.
Lui la chiamava la “nuvola delle idee”, e al direttore piaceva molto.
 
Il ragazzino continuò a fare progetti e anche i compiti di scuola, e poi andò a letto, stringendo al petto la palla con dentro Minion, quando la guardia dichiarò le “luci spente”, pensando al giorno successivo. Sperando che tutto andasse bene.
       

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Capitolo 2
*** Segreti rivelati ***


Il direttore andò a svegliare Blue un’ora prima del solito, portando un pacco sotto braccio.
Aveva pensato al discorso del ragazzo sul binkey della sera prima, e gli era venuta in mente una cosa che aveva notato quando l’infante alieno era atterrato nel cortile della prigione.
 
“Hei, Blue, sveglia! Sveglia figliolo, che devo farti vedere una cosa”, disse il direttore, scotendo il piccolo alieno.
 
Blue si stiracchiò e mugolò, “Mmnmh…ancora due minuti, papà”, abbracciando stretto la boccia con Minion.
 
L’uomo con i capelli brizzolati ridacchiò in modo affezionato, sentendo come l’aveva chiamato il piccolo alieno.
 
“Eheh…dai sveglia, dormiglione. Ho una sorpresa per te. Hm…qualcosa di tecnologico”, disse, sapendo che questo avrebbe destato il bell’addormentato.
 
L’alieno aprì all’istante gli occhi, quando sentì la parola “tecnologico”, tirandosi su di scatto, facendo quasi cadere Minion, ma prendendolo in tempo con le agili dita.
 
“Oh, scusa, amico! Tecnologico? Dove? Cosa? Che ore sono?”, disse freneticamente, in un turbinio di domande, ed arrossendo per come aveva chiamato il direttore.
 
Il curatore della prigione sorrise, compiaciuto che il suo trucchetto avesse funzionato.
Poi mise la scatola chiusa sul pavimento, e il bambino blu la guardò perplesso, inarcando un sopracciglio.
 
“Aprila, è un…regalo”, gli disse l’uomo dai capelli brizzolati.
 
Blue l’aprì, ed i suoi occhi si spalancarono per la sorpresa: dentro la scatola c’era la sua navicella, quella con cui era arrivato sulla Terra.
 
La toccò con le lunghe dita blu, quasi carezzandola, e poi guardò con serietà l’uomo che era quasi un padre per lui.
 
“È la mia navicella. Pensavo che l’avevate buttata, smontata o addirittura data a degli scienziati. Perché me la vuole ridare?”, chiese il piccolo genio, con un tono serio che andava ben oltre la sua età.
 
Il direttore annuì. “L’abbiamo tenuta nascosta qui per lo stesso motivo per cui abbiamo tenuto te qua dentro. E voglio ridartela, perché mi era venuta in mente una cosa ieri pomeriggio, mentre parlavi del binkey.”
 
Il piccolo alieno voleva ancora risposte.
 
“E qual è questo motivo? È forse perché nessuno vuole adottare un fenomeno come me? E che cosa le è venuto in mente?”, chiese prima con tono triste e poi curioso.
 
A Gordon Hudson piangeva il cuore a vedere quel bimbo di cinque – quasi sei – anni, a fare domande del genere.
 
“Non è vero che nessuno ha voluto adottarti, Blue. Io ti ho adottato, o meglio, io sono il tuo tutore legale, fino a che non raggiungi i diciotto anni, ed ho preferito tenerti qui dentro, per proteggerti da gente senza scrupoli che approfitterebbero del fatto che non sei un terrestre.”
 
“Lo so che è difficile da capire, ma l’ho fatto per il tuo bene. Ho pensato che fosse meglio tenerti chiuso in prigione, piuttosto che rischiare di vederti su un tavolo autoptico, in qualche rivista scientifica.”
 
“Ho fatto carte e carte speciali, in modo tale che tu sia sotto la mia protezione, e sei a tutti gli effetti un cittadino Americano, residente in Michigan. Riesci a capire quello che ti sto spiegando?”, il direttore chiese a Blue.
 
Il genietto aveva capito tutto quello che l’uomo gli aveva detto, ed annuì lentamente, assorto nei suoi pensieri.
 
“Sì, capisco quello che mi ha spiegato, ma ancora non comprendo perché vuole darmi la navicella. Che ha ricordato ieri?” chiese con occhi che luccicavano dalla curiosità.
 
“Oh, giusto! Ieri hai spiegato che non hai saputo calcolare la potenza del binkey per costruire quel robottino per Minion con raggio per fare i pop-corn, e mi è venuto in mente questo. Guarda”, finì, tirando fuori la piccola navicella tonda dalla scatola, e mostrando una depressione delle dimensioni e forma del binkey, dietro il sedile.
 
Blue e Minion spalancarono occhi e bocche a quella vista.
“Wow…io…non lo sapevo! I miei genitori non mi avevano detto nulla…ma magari pensavano che l’avrei scoperto più avanti”, il piccolo alieno blu ponderò ad alta voce.
 
Il direttore fece una strana espressione, come di delusione e curiosità.
 
“Oh…quindi il binkey non serviva ad alimentare l’astronave. Mi chiedo a che servi, allora. Abbiamo ancora tempo, vuoi provare a vedere che succede se metti il binkey in quella cavità?”, chiese, sapendo che avevano all’incirca mezzora, prima che il bambino alieno si dovesse preparare per scuola.
 
Blue ponderò per un po’ la situazione, e poi annuì.
 
“Sì, ma è meglio andare nel suo ufficio, lontano da sguardi ed orecchie indiscreti”, disse, avendo un presentimento, e sapendo che tipi erano alcuni dei carcerati.  
 
Gordon Annuì, rimise la navicella nella scatola, ed uscirono tutti e tre dalla cella, chiudendola.
Arrivarono nell’ufficio, ed il direttore fu cauto, e chiuse la porta a chiave.
 
Infine tirò fuori la navicella, mettendola sul tavolo, e il bambino prese il binkey da una tasca nella tuta arancione, collocandolo nella fessura.
 
L’astronave s’illuminò all’improvviso, scansionando l’area con una luce blu, e dei suoni strani uscirono da essa. Poi una voce femminile disse “Lingua impostata: inglese. Ho rilevato la presenza di una persona estranea, iniziare il messaggio in ogni caso? Affermativo, dire si, negativo dire no.”
 
Blue sbatté gli occhi, stupito, e dopo un po’ disse “Sì”, e una proiezione olografica comparve sulla parte superiore della navicella.
Il bambino ed il pesce ansimarono di sorpresa, perché la proiezione rappresentava i genitori del giovane alieno, abbracciati assieme.   
 
Quindi sua madre parlò per prima, “Se tu stai guardando questo messaggio, vuol dire che non ci siamo più, e abbiamo spedito te e Meen-yawn sulla Terra. Abbiamo deciso di salvare te, Eiyuu, invece che noi, perché ti vogliamo bene”, lei finì con un dolce e triste sorriso. 

Poi parlò il padre, “Questa navicella è come un’enciclopedia di te e della nostra razza, ed anche di quella di Meen-yawn. Il tuo binkey è una fonte quasi infinita d’energia, e per rinnovare quel potere devi leccarlo ogni tanto. Pure le informazioni della navicella cambiano, perché sono scatenate dal DNA e dall’età. Per sentire le varie informazioni, premi i vari bottoni dell’astronave. Spero che la Gran Conoscenza sia con te”, finì con un’espressione fiera.  

La proiezione svanì lentamente e il messaggio finì, Blue e Minion – o meglio Eiyuu e Meen-yawn – erano shockati, contenti e pieni di domande.
Eiyuu aveva un velo di lacrime che gli ricoprivano gli occhi e Minion cercò di confortarlo, premendo la palla più che poteva sul pancino.
 
Il bambino guardò in giù, e sorrise lievemente, sbattendo gli occhi, mentre il direttore gli passava un fazzoletto di carta.
Adesso conoscevano i loro veri nomi, anche se il piccolo alieno aveva sempre pronunciato nella maniera giusta quello del suo acquatico amico.
 
Il direttore era contento di sapere il vero nome del suo protetto, e si giurò che non l’avrebbe detto a nessuno, salvo che non fosse una persona di fiducia.
 
“Eiyuu…hai qualcosa da dire? Mi preoccupi a comportarti così, ed a stare in silenzio”, disse, pensando alla tristezza e shock del bimbo, ed al fatto che stava guardando nel vuoto, con uno sguardo fisso, senza dire una parola.
 
“Eh…ah…no…è solo che son sorpreso…non m’aspettavo una cosa del genere. Mi promette che non rivelerà i nostri nomi ad estranei, a meno che non siano persone di fiducia?”, chiese seriamente a Gordon, il quale annuì.
 
“Ma certo, Eiyuu, hai la mia fiducia. Ci stavo proprio pensando adesso. Se vuoi, la navicella la posso tenere io, e quando vuoi consultare l’enciclopedia, me lo dici che così vieni qui e l’ascolti con comodità”, propose il direttore.
 
Eiyuu aggrottò le sopracciglia, pensando a quella soluzione, poi gli venne un’idea.
 
“Dov’era conservata prima? Secondo me sarebbe meglio rimetterla li, e poi potrei andare a consultare l’enciclopedia li, chiedendo sempre a lei”, disse seriamente.
 
Gordon si grattò la mascella, pensando.
 
“Sì, in effetti, si può fare. Vieni sempre a chiedere a me, che così ti accompagnerò nello scantinato. Era conservata in una stanza di sicurezza da basso.”
 
Il piccolo alieno annuì, e il direttore lo accompagnò in mensa per fare colazione, e poi in cella, per lavarsi e cambiarsi, per andare a scuola, mentre riportava la navicella dov’era prima.
Poi l’uomo brizzolato lo accompagnò all’uscita della prigione, dove c’era l’autobus che l’avrebbe portato a scuola.
 
Il giovane alieno aveva un pochino più di speranza ed allegria, dopo il discorso del suo tutore, e anche per la scoperta del suo vero nome.
Sperava che il resto della giornata passasse altrettanto bene, o almeno scevra da problemi. 

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Capitolo 3
*** La nuova compagna ***


Appena arrivato nella piccola aula, Eiyuu si mise al suo solito posto solitario, su una sedia vicino ad un banco, appoggiando sul tavolino la palla vetrosa con Minion.
Era così concentrato nei suoi pensieri, per le cose successe quella mattina, che non notò neppure che la maestra era entrata in classe, e con lei c’era una nuova arrivata.
 
“Molto bene, classe! Da oggi qui da noi c’è una nuova bambina: Roxanne Ritchi. Salutatela tutti!”, lei annunciò con tono gioioso.
 
Il piccolo alieno blu alzò gli occhi, per guardare la nuova bambina, e rimase senza fiato.
Roxanne aveva un corpo ben proporzionato, per una bambina: non troppo esile, ma nemmeno troppo cicciotello.
 
Se ne stava in piedi, sorridendo, un sorriso sicuro, con un luccichio in quei meravigliosi occhi azzurri.
Teneva le mani dietro la schiena, assumendo una postura dritta e fiera.
 
Il viso era tondo, incorniciato da capelli corti, che risaltavano i suoi lineamenti, e i bellissimi occhi.
Eiyuu notò che aveva anche le lentiggini, e pensò che fosse la più bella bambina che avesse mai visto.
 
La salutò in automatico, con tutti gli altri bambini, guardandola e sentendosi come in Paradiso.
Anche Minion aveva notato quanto era carina, ma, essendo un pesce, non era stato colpito così a fondo come il suo protetto.
 
Quando si girò per parlare con Eiyuu del nuovo arrivo, rimase a bocca aperta nel vedere l’espressione estatica sul viso del bambino.
 
“Ehm…Signore? Mi sente? Minion chiama Signore! Oh…è inutile!”, disse in maniera disperata, rotolando verso il braccio, che stava sul tavolo, e reggeva la testa del piccolo alieno.
 
Riuscì a colpirlo, ed Eiyuu si riscosse, sbattendo gli occhi e guardando accigliato il suo acquatico amico.
 
“Meen-yawn! Non hai visto che ero…assorto nelle mie elucubrazioni?”, disse con tono irritato.
 
Il pescioide roteò gli occhi, esasperato, pensando a quanta pazienza aveva come guardiano di quel bambino.
 
“Dite pure che eravate incantato a guardare la nuova bambina. Devo ammettere però che è parecchio carina”, affermò, vedendo che il suo piccolo protetto si stava arrabbiando alla sua prima affermazione.
 
Infatti, passò da quasi arrabbiato a rabbonito nel giro di poco, grazie alla manovra psicologica dell’ittioide.
 
“Ah…hai ragione…è un angelo. Ma non ho la ben che minima possibilità di parlarci, meno
che meno farmela amica. Guarda! È già lì che parla con Metro Scemo! Anche lei diventerà una dei suoi fan!”, finì con tono disperato, facendo intristire il pesce alieno.
 
In effetti, la piccola Roxanne stava parlando con Wayne, ma Eiyuu sarebbe rimasto stupito dalla conversazione, e probabilmente il suo spirito si sarebbe risollevato.
 
“Hei, Roxie, posso chiamarti Roxie? Sei proprio carina, io sono Metro Boy, piacere di conoscerti!”, il piccolo Wayne disse alla nuova arrivata, fluttuando in aria, con una posa eroica, facendole l’occhiolino e allungando la mano per stringergliela.
 
Lei si accigliò sia al nomignolo, che all’atteggiamento di Wayne. Aveva circa l’età d’Eiyuu, ed aveva già le idee chiare su come farsi gli amici.
 
“E così sei Wayne Scott, eh? Ho sentito parlare di te. Vuoi usare i tuoi poteri per aiutare la città? E no, preferirei che mi chiamassi Roxanne”, disse prima con curiosità e poi con una punta di stizza.
 
Alla bimba piaceva sempre cercare informazioni su cose particolari, e poi aveva letto sui giornali locali del “bambino prodigio”, figlio di Lord e Lady Scott.
L’alieno superdotato, però, pensò subito che fosse una sua fan, ed era così concentrato a pensare a se stesso e a come risponderle, che non sentì la sua richiesta di non usare il nomignolo.
 
“Sì, esatto, Roxie! In futuro vorrei proteggere la città ed i suoi cittadini da tipi come quel bambino lì”, finì indicando con orgoglio il piccolo alieno blu.
 
Roxanne roteò gli occhi all’uso di quel soprannome, e guardò Eiyuu, sorridendo e rimanendo un po’ stupita, perché non aveva letto nulla a riguardo di quel bambino blu.
 
“Che c’è che non va in lui? Non mi sembra un tipo pericoloso. E ti ho anche chiesto di NON chiamarmi Roxie! Odio quel soprannome!”, finì con tono arrabbiato.
 
Come prima, Wayne sentì solo la prima parte, così rispose, “Oh, Roxie, ma non lo vedi? È blu, ed ha un gran testone, se ne sta sempre a complottare, parlando con quello stupido pesce, e combina sempre guai!”
 
La bimba gli lanciò uno sguardo che non ammetteva repliche, mettendo le mani sui fianchi e sbattendo il piedino per terra, arrabbiata. 
 
“Ma mi ascolti? Non chiamarmi Roxie! E in ogni caso, mio papà mi ha insegnato a non giudicare un libro dalla copertina, ma dal suo contenuto! E a quanto vedo, tu hai una bellissima copertina, ma contenuti scarsi, per non dire pessimi! Ora, “caro” il mio Metro Boy, andrò a parlare con quel bambino, per scoprire se è vero quello che mi hai detto. Ciao ciao!”, detto questo camminò verso il banco dov’era Eiyuu, lasciandosi dietro uno stupitissimo Wayne.  
 
Il piccolo alieno era immerso nei suoi pensieri, e carezzava la boccia con Minion, pensando a Roxanne.
Non notò neppure che lei si era avvicinata al banco, e lo stava osservando.
 
Minion vide con la coda dell’occhio che qualcuno si era avvicinato, e rimase a bocca aperta, quando si accorse chi era.
La bimba sorrise al pesce, notando il movimento, e si schiarì la gola, per attirare l’attenzione dell’alieno blu.
 
Eiyuu sbatté gli occhi, e guardò in su, e quando si accorse chi era, il cuore cominciò a battergli forte, e rimase senza parole, e senza fiato, mentre la guardava come se fosse una dea.
Roxanne gli sorrise, e lui si trovò ancora di più shockato dalla situazione: non era abituato ad essere avvicinato da qualche bambino, e men che meno da quella ragazzina che gli piaceva così tanto.
 
Roxanne si rendeva conto che il bambino non era abituato ad una situazione come quella, anche dal discorso fatto prima con Wayne, così aspettò che Eiyuu si riprendesse.
Passò un po’ di tempo e Minion decise di parlare in vece del suo protetto, anche se sapeva che, probabilmente, la bimba si sarebbe spaventata.
 
“Scusi, Miss Ritchi, ma il Signore non è abituato ad essere avvicinato dai bambini. Dovrà aspettare un altro po’ prima che si riprenda”, disse sorridendo.
Roxanne gridò brevemente, quando sentì il pesce parlare: non se l’aspettava proprio.
 
Quando lei emise quel gridolino, Eiyuu si riprese dallo stupore, e Wayne arrivò all’istante, usando la supervelocità.
 
“Roxie! Ti sei fatta male? Ti ha fatto male? Posso metterlo in castigo, lo sai? Ho il permesso della maestra, e mi da sempre una stella, dopo. Che è successo?”, disse eroicamente, pronto a punire il piccolo alieno, che non aveva fatto assolutamente nulla.
 
La bambina n’aveva abbastanza, così si girò verso il bulletto, e facendo il broncio, disse arrabbiata, “Per l’ultima volta, NON CHIAMARMI ROXIE! Non è successo nulla, quindi non serve che tu faccia qualcosa di “eroico” per salvarmi, son solo rimasta sorpresa dal pesce che mi ha parlato, tutto qui! Adesso, per favore, lasciami parlare un poco con lui, grazie!”
 
Entrambi gli alieni rimasero stupiti dalla sua reazione.
Wayne non era abituato ad essere respinto così da qualcuno, ed in più Roxanne piaceva pure a lui.
Eiyuu, d’altro canto, non era abituato a qualcuno che prendesse le sue parti, soprattutto se si trattava di compagni di classe.
 
Il piccolo aspirante eroe se n’andò, dicendo, “Ehm…ok…Roxi…Roxanne. Se ti serve aiuto, chiamami eh!”, finì facendo una posa eroica e sorridendo ampiamente.
 
La bimba scosse il capo, e disse, con tono irritato, “Si, si, va bene…adesso lasciaci in pace, eh!”, girandosi di nuovo verso l’alieno blu.
 
Eiyuu stava sorridendo lievemente, ed ebbe il coraggio di dire, con voce flebile, “Grazie, davvero. Uhm…nessuno si è mai avvicinato a me, e soprattutto nessuno ha mai preso le mie parti così”, finì sorridendo un po’ di più, ed arrossendo.
 
Roxanne sorrise e si sedette su un’altra sedia lì vicina. Guardò per un po’ i due, e poi parlò, prima rivolta a Minion, “Scusa se ho urlato, ma non si vede tutti i giorni un pesce parlante.”
 
L’ittioide sorrise ampiamente, mostrando tutti i denti aguzzi, e scosse il capo –o meglio l’intero corpo – e rispose, “Nessun problema, Miss Ritchi. Quasi tutti reagiscono così, quando lo faccio. Ormai sono abituato. Il mio nome è Minion, piacere di conoscerla”, finì sorridendo più gentilmente.
 
La bimba era stupita dall’educazione del pesce.
“Puoi chiamarmi Roxanne, se vuoi. E tu, l’hai un nome?”, chiese rivolta ad Eiyuu.
 
Il bambino blu stava quasi per farsi sfuggire il suo vero nome, perché era incantato dalla bambina, ma si fermò in tempo.
 
“Mi chiamo Blue, piacere di conoscerti, Roxanne. Uhm…per curiosità, perché ti sei avvicinata a me? Come avrai di sicuro capito, qui non mi parla nessuno, e quando ti ho visto parlare con Metro Scemo, ho pensato che saresti diventata una delle sue fan, come tutti gli altri. Perfino la maestra è dalla sua parte”, finì tristemente, abbassando gli occhi.
 
Roxanne rise al “Metro Scemo”, pensando che gli si addiceva, e poi sorrise, ed allungò la mano, per appoggiarla su quella blu dell’alieno.
Lui rimase di nuovo senza respiro, al suo gesto, non era abituato ad essere toccato in quella maniera.
 
La bimba ridacchiò alla sua reazione, e capì che non era abituato nemmeno a manifestazioni d’affetto come quella.
 
“Ti chiami Blue? E non l’hai un nome vero? Senza offesa, ma è come se io mi chiamassi Rosa. E mi sono avvicinata a te, perché ti ho visto solo, e perché mi sembravi un bambino interessante. Non si vedono tutti i giorni un bambino blu, soprattutto se ha come amico un pesce parlante.”
 
“E scusa per le domande, ma da grande vorrei fare la reporter, o qualcosa di simile, perché mio papà ha affermato che ho una naturale curiosità che è perfetta per fare un lavoro così”, finì dicendo tutto di un fiato, e con un entusiasmo che era simile a quello del giovane alieno, quando inventava qualcosa di nuovo.
 
Eiyuu sorrise, e dentro di se sentì che poteva fidarsi di Roxanne, così le disse, “Beh, in realtà ho scoperto il mio vero nome questa mattina, ma…uhm…non lo sanno in molti…e…”, balbettò, incapace di finire la frase, per l’agitazione.
 
La piccola aspirante reporter sorrise, e capì perfettamente.
 
“Non preoccuparti, se è una cosa così importante, puoi dirmelo quando te la senti. Non voglio diventare una reporter di cronaca rosa! Bleah! Beh, mi sembri un tipo a posto, mi sai spiegare perché Wayne è convinto che tu sia un combinaguai? E non mi è proprio piaciuto quel suo discorso sul tuo aspetto.”
 
“Come gli ho detto, mio papà mi ha insegnato a non giudicare un libro dalla copertina, o una persona dall’aspetto esteriore, ma dal suo contenuto o azioni. Ed ha sostenuto che sei sempre qui che complotti con Minion e che fai disastri. È vero?”, finì facendo un’espressione triste.
 
Eiyuu tirò un sospiro di sollievo, e poi s’intristì un po’ alla sua ultima domanda.
 
“Beh, per il mio aspetto non posso farci nulla, sono nato così, e da quello che ricordo tutti gli abitanti del mio pianeta erano così. Per quel che riguarda i “disastri”, in parte ha ragione, ma davvero, non è colpa mia se le mie invenzioni falliscono quando cerco di fare qualcosa di buono”, finì, pensando al giorno precedente.
 
Roxanne spalancò gli occhi alla sua risposta.
 
“Pianeta? Sei…sei un alieno? Ehm…pensavo che fossi un qualche bambino su cui avevano fatto degli strani esperimenti, e lo pensavo anche per Minion. Ed invenzioni? Adesso son proprio curiosa. Se ti va di raccontarmi…”
 
Eiyuu rise all’idea di essere un esperimento, e poi le raccontò della sua invenzione e del pop-corn fallito, e del perché lo aveva fatto.
 
“Tutto quello che voglio è solo essere accettato, ma so che è inutile, fino a che c’è Wayne che dice a tutti di evitarmi, e ha pure la maestra dalla sua parte. Mi sembra di essere un insetto che lotta contro un drago. E se non l’hai notato, anche il “caro” Wayne non è esattamente “normale”. Di fatto, proviene anche lui da un pianeta che era nello stesso quadrante dov’era il mio. Solo che ha avuto la fortuna di assomigliare ad un normale essere umano. A parte i poteri”, finì in maniera irritata.
 
A Roxanne girava la testa. Aveva intuito, leggendo quegli articoli sui giornali, che Wayne non era un normale essere umano, ma un alieno? Quello proprio non se lo sarebbe immaginato.
 
“Anche lui è un alieno? Stesso quadrante? Un pianeta vicino al tuo? Ma che è successo? Perché siete finiti qui sulla Terra?”, la piccola reporter chiese, curiosamente.
 
Minion si preoccupò un po’ a tutte le domande che faceva quella bimba. Si fidava di lei, e percepiva che fosse sincera, e non voleva danneggiare il suo protetto, però sapeva anche che l’argomento che era venuto fuori, era un punto dolente per Eiyuu, e non voleva che soffrisse, ripensando a tutto quello che aveva perso.
 
Infatti, il piccolo alieno blu abbassò lo sguardo e s’intristì, pensando al perché ora era sulla Terra.
Roxanne vide la sua reazione, e capì subito che era una cosa dolorosa, così allungò di nuovo la mano, per toccare gentilmente quella dell’alieno.
 
“Se è troppo triste, puoi anche non raccontarmelo, Blue. Ho capito dal tuo comportamento che non deve essere stata una cosa piacevole”, disse sorridendogli dolcemente.
 
Eiyuu rimase di nuovo colpito dalla gentilezza di quella bambina che aveva appena conosciuto. Nessuno, a parte Minion e il direttore, era mai stato così premuroso verso di lui, e gli si scaldava il cuore.
Chiuse gli occhi, e sospirò, per poi riaprirgli e guardare Roxanne.
 
“Grazie ancora. Sì, è un punto dolente per me, ma te lo racconterò, almeno così avrò due persone con cui ho condiviso questa storia”, affermò, riferendosi al direttore della prigione.
E poi cominciò a raccontare del pianeta che stava per essere risucchiato dal vortice/buco nero, dei suoi genitori che avevano salvato lui, del suo viaggio in compagnia di Wayne, e del suo atterraggio nel cortile della prigione. Le raccontò anche delle marachelle che aveva combinato lì dentro.
 
Lei s’intristì al racconto della perdita dei genitori e della patria, e rise alle altre cose, stupendosi del fatto che a solo un mese era capace di usare il saldatore ed altri attrezzi, ed aveva costruito quello che lui chiamava il “Triciclo del Disastro”, con delle targhe d’automobile e il suo binkey.
 
“Wow! Ma allora tu sei un genio! Fantastico! Dovresti continuare a fare quelle invenzioni, provando e riprovando, fino a che non riescono giuste! E penso che qua dentro, nessuno capisca le tue potenzialità. A parte me e Minion”, affermò sorridendo e con un luccichio negli occhi.
 
Eiyuu sorrise ampiamente al suo complimento, e arrossì, le sue guance che si tingevano di viola.
 
“Grazie. Uhm…mi piace quando sorridi. Beh, tra le altre cose che ho inventato, ho creato anche tecnologia usata adesso nei computer, e il direttore della prigione ha patentato quelle invenzioni, e mi ha aperto un conto in banca per mettere il denaro delle licenze di quegli apparati tecnologici, e quando sarò maggiorenne potrò usufruire di quel denaro”, blaterò, non sapendo che altro dire.
 
Stare vicino a quella bambina gli faceva un effetto che non aveva mai provato prima.
Si sentiva felice e nervoso al tempo stesso, ogni tanto gli mancava il fiato, soprattutto quando lei sorrideva o lo toccava, e si sentiva confuso, ma in una buona maniera.
Decise che avrebbe parlato di quelle cose col direttore, quando fosse tornato in prigione, dopo scuola, per capire cosa fosse quello strano sentimento che provava dentro.
 
Roxanne sorrise ai suoi balbettamenti, sapendo che probabilmente erano causati dal fatto che non era abituato a parlare con qualcuno così a lungo.
Poi parlarono d’altro, di quello che gli piaceva ed altre cose, ed erano così presi con la conversazione, che non si accorsero che era suonata la campanella della ricreazione.
 
                               

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Capitolo 4
*** Discussioni e divertimento ***


Gli altri scolari erano già fuori in cortile, e la maestra si accorse dei due bambini ancora nell’edificio, accigliandosi un po’.
Purtroppo, lei aveva una mentalità ristretta, e come gli altri “accoliti” di Wayne, pensava che il piccolo alieno blu fosse solo una fonte di guai, e non era d’accordo che la nuova bambina facesse amicizia con un elemento simile.
 
“Roxanne, la campanella è suonata! Non vuoi andare fuori a giocare anche con gli altri?” la maestra chiese, rivolgendosi solo alla bambina, ed evitando di guardare il piccolo alieno.
 
I due bambini sobbalzarono quando la sentirono parlare, da tanto che erano concentrati nella loro conversazione.
 
“Oh…non abbiamo sentito la campanella! Buon’idea, maestra! Dai, Blue, andiamo fuori a giocare!” Roxanne propose al suo nuovo amico, prendendogli la mano, ed alzandosi per andare fuori.
 
La maestra si accigliò, e disse, “Forse è meglio se questo piccolo combinaguai rimanga qui, e tu esca a giocare con Metro Boy e gli altri bambini, non ti pare una buon’idea, Roxanne?” finì sorridendo.
 
La piccola reporter si corrucciò a quella proposta e nonostante sapesse che non era il caso di rivolgersi ad un adulto in quella maniera, le disse, in tono serio e che non ammetteva repliche, “No, grazie. È mio amico, e poi cosa vuole dire con combinaguai? Mi sembra un bambino apposto, ed è stato MOLTO interessante parlare con lui, e non ha combinato guai. Per cui, se non le dispiace, adesso andrò fuori a giocare con lui, e magari con gli altri, se vorranno giocare insieme con noi”, disse il più diplomaticamente possibile, sapendo che lei era dalla parte di quel bulletto di Wayne.
 
Roxanne era finita in quella scuola per bimbi dotati perché aveva un QI molto alto.
Oltre ad essere curiosa, aveva imparato a leggere e scrivere già all’età di tre anni, quindi lei stessa era un piccolo genio.
 
Ma non solo, fortunatamente aveva avuto una buon’educazione da suo padre, che le aveva insegnato ad essere educata e diplomatica.
Per lei era difficile essere diplomatica, perché era anche un maschiaccio, ma era molto brava e paziente.
 
La maestra cercò di dissuaderla con gentilezza, sapendo quanto fosse intelligente e matura per l’età che aveva.
 
“Mia cara, tu ieri non c’eri, e quindi non sai che questo bimbo è proprio un piccolo teppista che combina sempre qualche disastro. Per fortuna che c’è Metro Boy che salva sempre la situazione, e lui finisce in castigo. E poi guarda il suo aspetto: è chiaramente qualcuno da evitare. Sii ragionevole, mia cara, e gioca con i bambini buoni e normali”, affermò, con tono convinto, sperando di farle cambiare idea.
 
Roxanne era indignata, e guardò quell’ottusa donna con un cipiglio che avrebbe fatto tremare i sassi.
 
“Credo di poter dire di avere un giudizio migliore del suo. Lei è un insegnante, e dovrebbe essere neutrale su cose del genere. Anzi! Affermerei che lei dovrebbe essere dalla parte dei più deboli, e non spalleggiare i bambini che isolano individui interessanti come Blue.”
 
“E parlando di persone normali, vorrei ricordarle che il “caro” Metro Boy non lo è, visto che vola, è dotato di supervelocità, e da quello che ho sentito ha pure la vista a raggi laser. Giudico molto più normale lui, con la pelle blu e la testa grande.”
 
“Non ha mai pensato che ha quest’aspetto perché sul suo pianeta erano tutti così? E la sua testa denota un cervello più grande e sviluppato del nostro. Adesso la lascerò riflettere sulle cose che le ho detto, mentre io esco col mio amico a giocare. A dopo!” finì portando fuori uno stupito Eiyuu, che aveva appena fatto in tempo a prendere Minion.
 
La maestra voleva replicare qualcosa di altrettanto sagace, ma si rese conto che la bambina era stata troppo veloce, e non le veniva in mente nulla da dire.
In più sapeva che Roxanne era mentalmente superiore a lei, e si rendeva conto – anche se non l’avrebbe mai ammesso – che aveva ragione, e si vergognò molto del suo comportamento di parte. 
 
Quando furono sul cortile, Eiyuu rise di gusto, per quello che Roxanne aveva detto alla maestra.
 
“Ma sei matta? Vuoi finire in castigo per aver offeso la maestra? In ogni caso è stata una cosa fichissima!”, disse con entusiasmo, mentre la bambina rideva di gusto, e anche Minion.
 
Lei si fermò, e sempre tenendogli la mano, si girò e sorrise in maniera birichina, con gli occhi azzurri che le scintillavano maliziosamente.
 
“Lo so che ho rischiato, ma so che non può dirmi nulla, per via del mio QI. E poi SO di aver ragione! Ti sta trattando proprio male! Mi chiedo come una così sia finita a fare l’insegnante! Mi domando…mmmh…vabbè, ci penserò dopo. Adesso, divertiamoci!” finì entusiasticamente, pensando già di fare qualche ricerca su quella donna.
 
Eiyuu sorrise, contagiato, ed andarono nel cortile, decidendo di starsene sull’altalena, che al momento era libera.
Il genietto mise la palla vetrosa con Minion vicino allo steccato, tenendo d’occhio gli altri bambini, perché era già successo che cercassero di “giocare” a calcio con il suo amico.
 
Era vero che la boccia era fatta di un materiale molto resistente e che proteggeva Minion da urti, ma il pesce alieno si era spaventato molto le volte che era successo.
I due amici si divertirono sull’altalena, e poi la ricreazione finì senza che fossero stati disturbati dagli altri bambini, tornarono in classe, dove fecero altre attività, come disegnare o leggere libri per bambini.
 
Eiyuu, invece, scrisse dei temi, mentre gli altri leggevano, perché lui aveva già letto quei libretti quando era più giovane, intorno ai 7-9 mesi di vita.
Anche Roxanne era stata dispensata dalla lettura, perché erano troppo elementari anche per lei.
Fortunatamente, essendo una scuola per bambini dotati, c’era una piccola selezione di libri per “grandi”, per bambini come Roxanne o Eiyuu.
 
Così passò il tempo, e la campanella di fine lezioni suonò. Il piccolo alieno fu triste al pensiero di separarsi da Roxanne, ed anche lei, ma si ricordarono che si sarebbero visti il giorno dopo, a scuola.
 
Eiyuu salì sull’autobus, stando di dietro e facendo ciao con la mano in direzione di Roxanne, che stava facendo lo stesso gesto, sorridendo.
Arrivato alla prigione, andò nella sua cella, e si sdraiò sulla branda, sospirando felicemente, chiudendo gli occhi, pensando a Roxanne.
 
Dopo un po’ arrivò il direttore, per sapere com’era andata la giornata.
 
“Allora, figliolo, dalla tua espressione affermerei che è stata un’ottima giornata di scuola, o sbaglio?” chiese, con un luccichio malizioso negli occhi, vedendo l’espressione beata stampata sul volto del suo piccolo carcerato.
 
Il genietto si scosse da quel torpore, e balbettò, “Eh…ah…si…hm…oggi ho incontrato un angelo”, affermò sospirando e facendo di nuovo quell’espressione beata, pensando alla bimba dagli occhi azzurri.
 
Minion roteò gli occhi, e brontolò, vedendo quanto fosse perso il suo protetto.
Il direttore trattenne una risatina, sorridendo.
 
“Un angelo, uh? Intendi la creatura mistica dotata d’ali, o qualcuno così bello e gentile da sembrare tale?” chiese ironicamente.
 
Eiyuu si accigliò, e fece un’espressione perplessa, inarcando un sopracciglio.
 
“Ovviamente la seconda! Che domande mi fa, direttore? In ogni modo, oggi è arrivata una nuova bambina in classe. Non solo è carina fuori, ma anche dentro! Ha preso subito le mie parti, e abbiamo parlato TANTISSIMO! Ed ho riso! E doveva vedere come ha trattato la maestra e Wayne!” finì entusiasticamente, per poi raccontare tutto quello che era successo in classe.
 
Il bambino alieno aveva usato un tono così melodrammatico per descrivere gli eventi, che il direttore si chiese se fosse il caso di fargli fare un corso di recitazione, o qualche rappresentazione teatrale, magari cominciando all’interno della prigione.
 
Alcuni dei suoi “zii” – detenuti che avevano preso a cuore quello strano bambino – erano capaci di recitare e anche fare costruzioni di legno ed altri materiali, e stava seriamente pensando di chiedergli se gli sarebbe piaciuto provarci.
 
Ma per il momento era felice che avesse finalmente trovato un’amica, e da quello che aveva capito, le piaceva pure parecchio.
 
“E così ti sei preso una cotta per Roxanne eh, beh, buon per te! Son contento che tu sia felice! E come si chiama di cognome?” chiese curiosamente, perché Eiyuu non gliel’aveva detto.
 
Il piccolo alieno arrossì a quella dichiarazione.
 
“Una cotta? Ma no! Siamo solo amici! E poi siamo ancora piccoli! Ehm…comunque si chiama Roxanne Ritchi”, finì, pensando che il direttore aveva ragione. Si era proprio preso una bella cotta per quella bella e simpatica bambina.
 
Gordon ridacchiò a vedere il suo piccolo alieno così agitato, e spalancò gli occhi al cognome.
 
“Ritchi? È per caso figlia d’Andrew Ritchi, il paramedico?” chiese, sapendo che aveva una figlioletta speciale, più o meno dell’età del piccolo alieno.
 
Eiyuu annuì.
 
“Sì, è una delle cose che mi ha detto, mentre chiacchieravamo del più e del meno. È davvero speciale, è una persona incredibile ed intelligente. Spero che rimanga la mia amica, e che non succeda nulla che ci possa separare”, finì, pensando alle conseguenze, e divenendo triste.
 
Il direttore mise una mano sulla spalla del giovane.
 
“Non preoccuparti, Blue, son sicuro che se succedesse qualcosa del genere, tu sapresti come risolvere la situazione. Conosco suo padre, siamo amici. Ti ricordi no? Andrew…viene qui ogni tanto a visitarti. Potrei chiedergli se qualche volta lei venga qua, a trovarti, che ne dici?” chiese sorridendo al piccolo alieno.
 
Lui ponderò l’idea, e poi sorrise.
 
“Ah, si mi ricordo di Andrew! Chi se lo immaginava che avrei anche conosciuto sua figlia! E mi sembra un’ottima idea! Ed è meglio vedersi qui, per il discorso che abbiamo fatto ieri, vero, direttore?” finì pensando al fatto che lì dentro era protetto.
 
Ed in più Roxanne sapeva che viveva lì, e sperava che non fosse un problema per lei, venire a trovarlo in prigione.
 
La serata passò normalmente, con Eiyuu che disegnava altri schemi sui fogli, per fare altre invenzioni, ed appendendo altri foglietti alla nuvola d’idee, poi andarono a mangiare in mensa, e lui raccontò della nuova ragazza ai suoi zii più fidati, evitando però di raccontare che il direttore gli aveva proposto di farla venire lì per trovarlo.
 
Per quanto si fidasse di quegli uomini, sapeva benissimo che erano dei criminali, anche se alcuni erano finiti dentro per coprire chi aveva fatto veramente il crimine, e quindi erano parzialmente innocenti.
 
Ma non avrebbe tradito la loro fiducia. Stando dentro in prigione aveva sviluppato un senso dell’onore un po’ strano, ma alla fine era un bambino giudizioso, e sapeva quando era il caso di tenersi le cose per se, o chiedere consiglio a Minion o al direttore.
 
Dopo cena tornò in cella, pensando al giorno dopo, quando avrebbe rincontrato Roxanne, ed avendo qualche difficoltà ad addormentarsi. Dopo un po’ Minion gli cantò una ninna-nanna del suo pianeta, e il piccolo alieno s’addormentò quasi all’istante. 

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Capitolo 5
*** Discussioni e altre idee ***


Mentre Eiyuu era nella sua cella, a parlare col direttore, Roxanne entrava in casa.
 
“Mamma, papà, sono tornata! Ciao!” gridò con la sua usuale energia.
 
“Roxanne, carissima! Allora, com’è andato il tuo primo giorno nella nuova scuola? Tutto bene? Ti sei fatta nuovi amici? Raccontami tutto!” disse suo padre, venendole incontro, ed abbracciandola.
 
La piccola abbracciò di slancio il padre, cui era molto affezionata.
 
“Oh, non ci crederai mai! Oggi ho conosciuto un autentico alieno! Ed è simpaticissimo! Siamo subito diventati amici, ed è stato interessantissimo parlare con lui! Vuoi che ti racconti?” chiese sorridendo, e con un luccichio negli occhi azzurri.
 
Andrew sorrise, contagiato dalla sua bambina.
 
“Un alieno? Davvero? E chi è, se posso chiederlo? Dai, mettiamoci qui sul divano, che mi racconti.”
 
Così si sedettero su divano, e Roxanne cominciò a raccontare della sua giornata, e di Blue, e gli disse anche di Wayne Scott e della maestra.
 
“Ah, gliene ho dette quattro, a quella donna! Lo so che non è giusto, ma lei è veramente da biasimare per quello che ha fatto! Come pure quel marmocchio viziato che è Wayne Scott! Per fortuna che adesso Blue ha un amico: me! E spero che la situazione migliori…poverino…è proprio un incompreso.”
 
“Sai, quando leggevo certi libri, pensavo che ci fossero situazioni che capitassero solo lì, e fossero cose di fantasia, ma adesso ho visto che non è così, e m’indigno a pensare che anche in epoca moderna possano succedere brutture del genere. È anche per quello che vorrei diventare una reporter, per scrivere o raccontare la verità!” la bimba disse con un fiero cipiglio.
 
Il paramedico guardò con orgoglio la sua bambina, e sperò pure lui che a quel piccolo alieno le cose sarebbero andate bene.
 
“Sai, io conosco il direttore della prigione, e sapevo di Blue. Adesso posso dirtelo, ma ogni tanto andavo a dargli un’occhiatina, per vedere se era in salute. Gordon Hudson, però mi aveva fatto promettere di non dirlo in giro, per proteggerlo da gente senza scrupoli.”
 
“Non pensavo che l’avesse mandato in quella scuola. Ma è vicina alla prigione, quindi non dovrebbero esserci problemi. Hei, che ne dici se propongo al direttore se tu e Blue v’incontrate lì nel carcere? Sempre che non sia un problema per te”, chiese sorridendo alla sua figlioletta.
 
Roxanne s’illuminò, alla proposta.
 
“Beh, se il direttore Hudson è d’accordo per me sarebbe bellissimo, poterlo vedere fuori da scuola! Mi son sentita così triste, nel dovermi separare da lui. E non può neppure andare in giro come fanno gli altri, rischierebbe di essere catturato da scienziati. Oddio…non voglio nemmeno pensarci”, disse rabbrividendo.
 
Andrew sorrise, e pensò che la sua Roxanne era proprio una bambina speciale.
 
“Molto bene! Allora, domani gli telefono e glielo chiedo. Ah, lo so che per te è difficile raccontare bugie, ma potresti non dire alla mamma di questa proposta? Lo sai com’è fatta…potrebbe non permetterti di andare”
 
La bimba annuì, sapendo a cosa si riferiva.
Suo padre era un tipo molto pratico e gioviale, che vedeva subito i punti di forza di una persona.
Anche Roxanne era così, anche se aveva ereditato la testardaggine di sua madre.
 
La mamma di Roxanne si chiamava Lisa, ed era la classica madre iperapprensiva che voleva controllare tutta la vita della figlia.
Era stata lei ad insistere che la bambina andasse nella scuola per bambini dotati, dopo che avevano fatto il test del QI.
 
Aveva sentito che c’era il figlio di Lord e Lady Scott, e così aveva insistito tanto nel mandare Roxanne là, sperando che diventassero amici.
Sapeva che a sua figlia non piaceva essere imbrigliata, e che aveva le sue idee su quali amicizie farsi, o su cosa dire, ma nonostante questo aveva pensato che c’era una possibilità che diventasse amica del figlio degli Scott.
 
Era anche la classica donna importante nell’ufficio dove lavorava, e le avrebbe fatto comodo avere come amici gli Scott.
Ricopriva una carica abbastanza altolocata, ma che non le toglieva tempo per dedicarsi alla famiglia, peccato che lo facesse alla sua maniera.
La donna entrò in quel momento dalla porta, tutta vestita elegante.
 
“Sono a casa! Il mio tesorino è arrivato? Vieni dalla mamma, Roxie, dai, vieni a darmi un bel bacio ed un abbraccio, e poi raccontami com’è andato il tuo primo giorno di scuola”, disse la donna, andando verso Roxanne.
 
La bambina roteò gli occhi al nomignolo. Sua madre era la ragione per cui odiava essere chiamata “Roxie”. 
 
“Ciao, mamma. E a te, è andata bene? Come sempre, lo sai che non mi piace essere chiamata così! Non sono più una bambina! In ogni modo oggi mi son divertita, e mi son fatta un amico”, finì sorridendo.
 
La donna fece un gesto sprezzante, quando Roxanne si lamentò del nomignolo, anche se sapeva che sua figlia era più matura ed acculturata dei normali bambini, per lei era sempre la sua piccola Roxie.
 
“Ma tu sei ancora una bambina! Hai cinque anni! E chi è quest’amico? Per caso Wayne Scott?” chiese speranzosa.
 
Roxanne si accigliò a sentire il nome dell’odioso bambino.
 
“Certo che no! Non voglio diventare l’amica di un bulletto di prima categoria come lui! Il mio amico è il piccolo Blue, che ha quasi sei anni. È davvero un individuo adorabile, ed è stato molto interessante parlare con lui, oggi. E non vedo l’ora che arrivi domani, per rivederlo di nuovo!” disse con entusiasmo, cercando d’essere la più vaga possibile.
 
Lisa spalancò gli occhi, quando sentì dire quelle cose da sua figlia.
 
“Bulletto? Il figlio di Lord e Lady Scott? Ma sei sicura? E…Blue? Che razza di nome è? È uno straniero? Mmmh…signorina, tu non mi stai dicendo tutto”, finì stringendo gli occhi e facendo il broncio.
 
Siccome a Roxanne non piaceva mentire, le raccontò tutto, tranne l’idea del padre.
La madre era inorridita. Non solo sua figlia rifiutava di diventare amica del figlio degli Scott, ma lo era diventata di un alieno blu, che veniva dalla prigione.
 
“Io ti proibisco di frequentare quel…mostriciattolo! Tu domani farai amicizia con Wayne Scott, ed io farò in modo di rimuovere quell’animale da quella rispettabile scuola! Viene dalla PRIGIONE! Deve rimanere lì, per il resto della sua vita! Altro che mandarlo alla scuola dei bimbi dotati!” la donna gridò con veemenza, vedendo i suoi piani di entrare nell’alta società sfumati, per colpa del pensiero indipendente della figlia.
 
Roxanne era nera, per tutta la giornata a lottare per difendere i diritti di quel povero bambino, che non aveva fatto nulla, a parte nascere su un pianeta dove tutti avevano la pelle blu, ed un gran testone.
Non era la prima volta che cozzava la testa con sua madre, e non sarebbe stata di certo l’ultima.
 
“Mamma! Non dirmi quello che devo fare! Ne ho abbastanza dei tipi come te, Wayne Scott o quell’orribile maestra che giudicano le persone solo dall’aspetto esteriore! Blue è solo una povera vittima delle circostanze. E tanto per la cronaca, anche il tuo oh-così-prezioso Wayne Scott è un alieno!”
 
“Vola, ed ha il potere della supervelocità ed emette raggi laser dagli occhi. E non dirmi che questo è normale, perché non lo è! Blue è mille volte meglio di quel bambino viziato! È acculturato, ed ha un intelletto che supera quello di qualsiasi scienziato geniale! Ed ha solo cinque anni! Non è di sicuro un mostriciattolo o una bestia! E domani io lo rivedrò, e farò di tutto perché venga accettato da gente dalla mente ristretta come te!”
 
“Ti ringrazio solo di una cosa: di aver insistito nell’iscrivermi a quella scuola. Se non fossi andata là, non oso immaginare cosa sarebbe successo al piccolo Blue. Ora vado in camera, e ti lascio a riflettere su quello che ti ho detto”, finì, girando i tacchi ed andando in camera, tutta tremante per lo sforzo sia fisico sia psichico.
 
La madre era abituata a quei discorsi con sua figlia, però questa volta rimase veramente shockata dalla veemenza di Roxanne.
Sapeva che la bambina aveva una mente superiore a tutti loro, ma era in ogni caso una bambina, e nella sua testa doveva sottostare alle sue regole.
Il problema era che non si rendeva pienamente conto che non erano giuste.
 
“Oh! Quella bambina! Deve imparare a sapersi comportare! Sono stufa di questi suoi discorsi da paladina della verità! Ammetto che non posso costringerla a fare quello che non vuole – non sono così cattiva, dopotutto – ma trovo veramente irritante che idee si sia fatta del figlio degli Scott.”
 
“Non è possibile che un bambino cresciuto in una famiglia così altolocata, possa essere un bulletto. Avevo sentito quelle voci che Wayne poteva essere…hm…non terrestre, ma non ci avevo mai dato così peso. Le parole di Roxanne me l’hanno confermato, so che non mentirebbe.”
 
“Ma l’idea che frequenti un alieno che proviene dalla prigione…beh…quello mi sembra proprio SBAGLIATO! Domani andrò ad indagare, di sicuro c’è un errore. Com’è possibile che quel…bambino…sia finito lì!” la donna disse con tono esasperato.
 
Andrew decise di dire anche a lei il suo segreto.
 
“Cara, forse alla tua ultima domanda posso risponderti io. Conosco quel bambino. Lo sai che sono amico di Gordon Hudson, il direttore della prigione. Beh, in poche parole, lui mi ha chiesto se, ogni tanto vado lì a guardare il bambino, diciamo a fargli un piccolo check-up per vedere se sta bene.”  
 
“Il direttore mi aveva espressamente chiesto di tenerlo segreto, per via di gente senza scrupoli, come scienziati, che avrebbero voluto studiarlo. Lui lo ha adottato, ed ora Blue è un regolare cittadino degli Stati Uniti d’America. Per quel che riguarda la scuola, quel bimbo è davvero dotato: ha un cervello molto superiore al nostro, ed ha inventato molte delle cose tecnologiche in uso adesso su computer ed altri apparati simili.”
 
“Ha tutto il diritto di stare in quella scuola, ed io sono contento che Roxanne sia diventata sua amica. Ah, se ti stai chiedendo perché è in prigione, è perché la sua navicella è atterrata nel cortile della galera, e poi Gordon ha deciso di tenerlo lì dentro per proteggerlo. Non ha fatto nulla di male, e se ne ha fatto, è stato per circostanze sfavorevoli.”
 
“Ha solo bisogno d’affetto, e d’essere accettato, e Roxanne l’ha capito. Ti giuro che se farai qualcosa per separare quei due, potrei anche arrabbiarmi, e lo sai che lo farei. Ti voglio bene, ma voglio bene anche a Roxanne, e capisco il suo punto di vista. Ammetto che una bambina non dovrebbe rivolgersi ai suoi genitori come si è rivolta a te, ma lo sai anche tu che ha un’intelligenza ed un giudizio superiori alla sua età”, finì seriamente, guardando con cipiglio severo la donna che aveva sposato.
 
Lisa era shockata dalla reazione del marito. Lui aveva parlato con una calma che non le aveva dato modo di replicare in maniera arrabbiata.
Sapeva anche che Roxanne era stata educata con dei principi morali molto alti da suo marito.
Era però combattuta, perché voleva assolutamente conoscere gli Scott, e quindi Roxanne doveva essere amica di Wayne.
 
Alla fine lei si rassegnò, fece spallucce e disse, “E va bene, avete vinto. Per il momento non farò nulla, e non impedirò a Roxanne di parlare con quell’alieno. Magari prima o poi diventerà amica anche di Wayne Scott.”
 
Andrew sospirò di sollievo, sapendo quanto fosse ostinata Lisa, e fu contento di sentirle dire quelle cose.
Ed aveva anche l’impressione, conoscendo sua figlia, che avrebbe fatto cambiare idea anche a quel bimbo viziato che era Wayne, esaudendo il desiderio di sua madre.
 
Mentre Lisa andava in cucina a preparare cena, Andrew andò in camera di Roxanne, a darle la notizia.
Bussò alla porta, e sua figlia, quando sentì che era lui, gli disse di entrare.
 
“Papà! Qualcosa che non va?” chiese, preoccupata. Si era un pochino pentita del suo scoppio d’ira verso sua mamma, anche se una piccolissima parte di sé si diceva che era giusto.
 
“No, no, anzi, ti porto buone nuove: la mamma si è arresa, anche se spera che tu diventi amica di Wayne. Per il momento non farà nulla, così potrai ancora vedere il piccolo Blue. Volevi raccontarmi altro? Conoscendoti, ti sarà venuta qualche idea, vero?” chiese sapendo che la sua piccola Roxanne voleva divenire una reporter, per far sapere la verità alle persone.
 
Roxanne s’illuminò alla notizia, anche se sapeva che sua mamma non si sarebbe di sicuro arresa per la faccenda di Wayne.
 
“Ma è fantastico! E sì, mi ero dimenticata di dirti che Blue mi ha detto che quello non è il suo vero nome, e che l’avevano scoperto questa mattina, ma è un segreto. Povero piccolo…è così…insicuro. Ma adesso ci sono io, e lo aiuterò a diventare più consapevole di sé! C’è un grande potenziale in lui, lo sento.”
 
“E vedendo la situazione, vorrei riuscire a far cambiare idea a tutti quei bambini, e soprattutto alla maestra! Quella donna nasconde qualcosa, lo sento. A proposito, tu sai nulla di lei? A me sembra incredibile che sia un’insegnante. Per me una maestra non si comporterebbe così! Devo scoprire perché è così!” affermò con risolutezza, e con un luccichio negli occhi che le veniva quando voleva fare il suo futuro lavoro.
 
Andrew sorrise, vedendola così, anche se era un po’ preoccupato per la sua decisione.
 
“La mia piccola reporter! Così Blue ha scoperto il suo nome eh? E mi sembra una buona idea, ti auguro buona fortuna. Ma stai attenta con la maestra. È vero che la situazione è un po’ sospetta, ma ricordati che tu sei solo una bambina, anche se sei MOLTO intelligente, e lei è una persona adulta.”
 
“Potrebbe darti del filo da torcere. O peggio separarti da Blue. Non ti sto dicendo di rinunciare, ma solo di fare le cose con calma, e non esporti troppo. E in bocca al lupo con la tua indagine”, il paramedico finì di dire, sorridendo alla sua coraggiosa figlioletta.
 
Roxanne sorrise, contenta di avere suo padre dalla sua parte.
 
“Grazie, papà! Sei il migliore! E non preoccuparti, non rischierò di esser separata da Blue. Lui ha bisogno di me, e farò di tutto per migliorargli la permanenza in quella scuola”, finì con un tono risoluto e con una serietà che andava oltre la sua età.
 
Si abbracciarono, per poi parlare d’altro, fino a che Lisa non li chiamò per cena.
Poi Roxanne andò a letto, pensando con eccitazione al giorno dopo, quando avrebbe rivisto il piccolo alieno, avendo qualche difficoltà ad addormentarsi, ma dopo un po’ riuscì a rilassarsi e dormire.

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Capitolo 6
*** Nuovi amici ***


Il giorno dopo i due bambini si ritrovarono a scuola, e Roxanne era così felice di rivederlo che corse incontro a Blue e lo abbracciò.
Il bambino aveva un enorme sorriso quando la vide, e quando la bimba lo abbracciò, s’irrigidì tutto, e gli mancò il fiato: non era abituato nemmeno ad essere abbracciato a quella maniera.
 
La reazione della classe fu di stupore generale: tutti pensavano che Roxanne fosse una bambina intelligente, perché la maestra aveva detto loro così, ma vedendo che stava assieme a quel combinaguai di Blue, la loro opinione era improvvisamente cambiata.
 
Anche il piccolo Wayne era diviso, perché sapeva che il comportamento dei compagni di classe era dovuto anche a lui, e aveva riflettuto anche sulle aspre parole di Roxanne, e adesso non sapeva che fare.
 
Da un lato voleva mantenere la sua idea che il piccolo alieno dalla pelle blu fosse un pericolo per tutti, perché gli serviva un cattivo per fare l’eroe.
Ma d’altro canto, come difensore, sapeva che quello che stava facendo era sbagliato.
Ed in più Roxanne gli stava simpatica, e voleva conoscerla meglio.
Ma non aveva idea di come parlarle, senza rovinarsi la reputazione, adesso che i bambini stavano parlando male anche di lei.
 
I suoi pensieri vennero interrotti dalla maestra, che disse, “Bambini! Oggi faremo un po’ d’attività motoria! Tutti in cortile, che si gioca a palla prigioniera!”
 
Tutti i bambini corsero felicemente nel cortile della piccola scuola, e si misero a cerchio, per formare le squadre.
Eiyuu aveva lasciato Minion in un angolo del cortile, al sicuro, e Roxanne stava tenendo la mano del bambino alieno, facendolo diventare debole sulle ginocchia.
 
Roxanne aveva notato la sua reazione prima, all’abbraccio, e anche adesso, e ridacchiò.
 
“Scommetto che non sei abituato ad essere abbracciato e nemmeno a tenere qualcuno per mano, vero, Blue? Scusa…cercherò di stare attenta e non toccarti troppo”, disse sorridendogli.
 
A questa sua proposta, Eiyuu s’irrigidì, al pensiero di non essere toccato da quell’angelo di bambina.
 
“NO! Cioè…scusa…toccami pure quanto vuoi, Roxanne. Ehm…così magari mi abituo”, finì di dire sussurrando, diventando tutto viola.
 
L’aspirante reporter capì al volo che quel bambino aveva non solo bisogno di essere accettato per quello che era, ma necessitava anche d’affetto, un’altra cosa che non aveva ricevuto in questa scuola, e di sicuro non in prigione, anche se era certa che il direttore aveva cercato di essere gentile con Blue.
 
È così difficile…ma son sicura che ce la posso fare! Pensò Roxanne, determinata a riabilitare quella splendida persona.
 
“Eheheh…e va bene, adesso però pensiamo a giocare, poi dopo potremmo parlare d’alcune cose”, la bimba disse, pensando al discorso dei suoi genitori, e dell’idea di suo padre.
 
Eiyuu annuì, sorridendo, ed andarono vicino agli altri bambini, per giocare.
Wayne stava già scegliendo i partecipanti della sua squadra, e quando vide Roxanne, la puntò, dicendo, “Io scelgo Roxanne per la mia squadra! Ecco, così siamo al completo! Cominciamo a giocare!”
 
La bimba si accigliò, vedendo che Wayne aveva scelto tutti i bambini della classe, rendendosi conto che la squadra di Blue sarebbe stata composta solo da lui.
 
“Hei, che scherzo è questo? Dobbiamo fare delle squadre equilibrate! E in ogni caso IO faccio già parte del team di Blue, vero?” la bambina dai capelli corti chiese all’alieno dalla pelle blu.
 
Per un attimo, Eiyuu fu così stupito che non seppe rispondere, ma poi, grazie a quel prodigioso cervello, rispose così, “Esatto! Io so che le regole della palla prigioniera prevedono squadre di sei giocatori, ma oggi siamo di meno, così ci si dovrebbe dividere a metà. E siccome quella bambina è infortunata, faremo squadre di quattro giocatori”, finì di dire con una serietà ed una risolutezza che stupì pure lui, indicando una bambina dai capelli rossi, che camminava con delle stampelle, perché si era rotta una gamba.
 
Wayne fu colto impreparato, non si aspettava che replicasse a quella maniera, puntando anche sul fatto che un compagno di classe non fosse in grado di giocare.
Gli venne un’idea, e disse, “Quello è il gioco tradizionale, ma qui lo giochiamo così. Se tu sei capace di evitare tutte le palle tirate, allora potrai scegliere la tua squadra. Roxanne, vieni qui, che cominciamo”, affermò sorridendo, convinto di averla vinta.
 
Invece rimase terribilmente deluso, quando la bimba dai capelli corti s’accigliò e rimase vicino ad Eiyuu.
 
“Ma stiamo scherzando? Otto contro uno! Non è palla prigioniera! È una barbarie! Mi rifiuto di giocare se queste sono le regole! Sentiamo che ne pensa la maestra, piuttosto”, finì di dire, chiamando l’insegnante, che si era messa in un angolo del cortile.
 
La donna arrivò dai bambini, con un’espressione preoccupata.
Anche lei, come Wayne, aveva pensato alle parole di Roxanne ed aveva deciso di essere un po’ più giusta nei confronti del piccolo alieno dalla pelle blu, nonostante le direttive ricevute cozzassero con la sua decisione.
 
A lei piaceva davvero insegnare, solo che c’era il problema che la scuola era gestita dai genitori adottivi di Wayne, e lei doveva fare quello che loro le dicevano.
 
“Che sta succedendo? Dovreste giocare a palla prigioniera, non argomentare”, lei disse con pazienza.
 
Roxanne allora parlò così, “Wayne voleva giocare alla sua maniera: fare una squadra di tutti, tranne che Blue, e poi tirargli le palle, e se le avesse scansate tutte, allora lui avrebbe potuto decidere la sua squadra. Non è così che si gioca!”
 
Uno dei compagni di classe, che stava dalla parte di Wayne, e voleva assolutamente sfogarsi su quello che considerava un animale, disse, “Non è vero! Le sta raccontando delle bugie, perché è in combutta con quel mostriciattolo di Blue!”
 
Roxanne aveva aperto la bocca, indignata dalla palese bugia detta da quel bambino, per replicare, ma fu fermata dalla bambina infortunata che disse, “Sei tu che stai raccontando bugie. Wayne voleva fare quello che Roxanne ha detto, e Blue ha replicato che il gioco non è così. E ha giustamente detto che sarebbe meglio se io stessi fuori, visto che ho ancora il gesso.”
 
Eiyuu era rimasto a bocca aperta. Non si aspettava che quella bambina lo difendesse, ma pensò che, forse, era un gesto di ringraziamento per quello che aveva detto.
 
“Grazie, Emma, nessuno mi aveva difeso così prima d’ora. A parte Roxanne”, finì guardando dolcemente la bambina dagli occhi azzurri, sorridendo.
 
Emma, che aveva anche un problema agli occhi, sorrise, e replicò, “Di niente, Blue, capisco come ti senti. Prima che arrivassi tu, ero io quella esclusa, e mi sento male a pensare che ero felice che ci fosse qualcun altro che prendessero di mira, lasciandomi in pace. Ma le parole di Roxanne mi hanno aperto gli occhi, così adesso hai un’altra alleata: me!”
 
Roxanne e Blue sorrisero di felicità, e la piccola aspirante reporter pensò che, forse, il suo compito di conversione della classe sarebbe stato facile.
 
La maestra era sempre divisa, perché il suo compito era quello di seguire il pensiero di Wayne, ma dall’altro lato, come insegnante, voleva fare qualcosa anche per Blue.
 
“Se avete sistemato la questione, allora direi di fare le squadre e cominciare a giocare, che ne dite? E per evitare litigi le farò io. Abbiamo già stabilito che Roxanne vuole rimanere con Blue, e ci vogliono altri due bambini per il loro gruppo. Direi Arnold e Lewis. Gli altri nella squadra di Wayne, e tu Emma, starai qui con me”, la maestra decise, sicura che non ci sarebbero state altre discussioni.
 
Ed invece i bambini interpellati si lamentarono che non volevano finire nel gruppo del combinaguai, e ricominciarono a litigare.
Eiyuu era di nuovo triste, e Roxanne arrabbiata, e voleva gridare di farli smetter, quando, fra lo stupore generale, Wayne si fece avanti.
 
“Basta! Io…non ho più voglia di giocare. Vado in classe a riflettere”, disse sospirando e fluttuando verso l’edificio.
 
La maestra era nel panico, e aveva paura di perdere il lavoro, così disse, “Classe, fate un po’ di attività motoria libera, giocate come volete. Io…vado un attimo di là. Emma…bada che facciano quello che ho detto, so che sei una bimba giudiziosa. Tornerò tra un po’”, finì, entrando nella piccola aula.
 
Gli altri bambini fecero come gli era stato detto, mentre Emma li sorvegliava.
Roxanne e Blue erano sconcertati, e la bimba stava pensando di andare a parlare con Wayne, ma il piccolo genio la fermò.
 
“Aspetta, andiamo quando la maestra avrà finito di parlare con lui. Vieni”, Eiyuu disse, portandola da Emma e recuperando Minion.
 
La coppia salutò la bimba infortunata, e parlarono del più e del meno, poi arrivarono sull’argomento di quella mattina.
 
“Io…sono contenta che sia successo sto casino. Ed è tutto grazie a te, Roxanne. Io sono una debole di carattere, e prima che arrivassi tu, Blue, ero nella tua stessa situazione, con la maestra che faceva finta di non vedere. Ho fatto qualche ricerca, e adesso so che questa scuola è di proprietà dei genitori di Wayne. Di più non so…ma penso che questo spieghi alcune cose. Io spero vivamente che la situazione si sistemi…mi dispiacerebbe andarmene da qui”, finì tristemente.
 
A Roxanne si accese una lampadina, dopo che ebbe quest’informazione.
 
“Ah-ha! Lo sapevo che c’era dietro qualcosa! Vieni, Blue, andiamo ad origliare. Forse scopriremo qualcos’altro. Emma…puoi coprirci, per favore? Io vorrei diventare una reporter per far sapere la verità alle persone, e voglio fare luce anche su questa faccenda. Te lo chiedo per favore”, la bimba dagli occhi azzurri finì con uno sguardo implorante.
 
Fortunatamente, anche Emma era curiosa di sapere di più, così annuì e Blue le chiese se poteva badare anche a Minion, mentre loro andavano a spiare.
Lei era stata sempre incuriosita dal pesce alieno, così sorrise e rispose di sì.
 
I due allora andarono da un lato con una finestra aperta, per ascoltare quello che Wayne e la maestra avevano da dirsi.
Arrivarono proprio in tempo, per sentirli dire le cose che gli interessavano.
 
“Signorino Wayne, vuole che metta in castigo Emma, Blue o Roxanne?” chiese in maniera rispettosa l’insegnante, come le era stato detto dai genitori adottivi di Wayne.
 
L’alieno umanoide la guardò aggrottando la fronte.
 
“Non mi chiami così, sono stufo di essere trattato come se fossi fatto di porcellana, o come una persona importante. E non voglio che lei punisca quei tre. L’unico che merita di essere punito sono io. So perfettamente che si sta comportando così perché i miei genitori gliel’hanno ordinato. E sono stufo di essere trattato in questa maniera, voglio solo sentirmi…normale.”
 
“Mi sono reso conto, grazie a Roxanne, che sono un moccioso viziato, e pure un bulletto. Un vero eroe non si comporta così, prendendosela con qualcuno perché è diverso dagli altri. Mi faccio schifo. E non si preoccupi di perdere il lavoro, parlerò io con i miei genitori. Lei sta facendo solo il suo lavoro, e lo sta facendo bene.”
 
“Io…vorrei cercare di migliorare, e se Blue me lo permetterà, vorrei diventare suo amico. Anche per rimediare a tutte le cattiverie che ho detto su di lui. Per favore, può chiamare Roxanne e Blue? Vorrei parlargli…grazie”, Wayne finì sorridendo.
 
La maestra era contenta che il piccolo Lord avesse riflettuto sulla situazione, ed andò fuori, per chiamare i due bambini.
Intanto, loro erano tornati nel cortile, dov’era Emma, per far finta di aver parlato con lei tutto il tempo.
 
Quando l’insegnante gli disse di andare a parlare con Wayne, tutt’e due fecero un’espressione stupita, come se non sapessero nulla, ed entrarono nella piccola aula.
 
Nonostante sapesse che Wayne voleva cercare di diventare suo amico, Eiyuu era nervoso, ed aveva paura che fosse tutto un trucco del muscoloso alieno per poter essere amico di Roxanne.
 
“Venite, vorrei parlarvi, anche se so che sapete già tutto, vero?” dichiarò l’alieno dagli occhi blu, sorridendo furbescamente.
 
I due lo guardarono come per dire “come lo sa?”, e Roxanne disse con disinvoltura, “Ehm…in che senso?”
 
Wayne si toccò l’orecchio, mentre sorrideva sempre in maniera tutt’altro che eroica.
 
“Superudito. Vi ho sentito parlare con Emma. Non preoccupatevi…non mi arrabbierò. Anche perché volevo dire anche a voi le stesse cose. Vorrei veramente diventare vostro amico, e so che è difficile da accettare, ma non è un mio trucco per diventare amico di Roxanne.”
 
“Ieri ho riflettuto molto sulle tue parole, e anche oggi mi son reso conto che sono stato davvero un bulletto sia nei tuoi confronti, Blue, che verso Emma, prima che tu arrivassi. Dopo andrò a scusarmi anche con lei.”
 
“Il mio problema sono i miei genitori: mi son finalmente reso conto che mi hanno viziato troppo. La scuola l’hanno fatta praticamente costruire per me, accettando anche l’iscrizione d’altri bambini speciali. Ed hanno dato delle speciali istruzioni all’insegnante, dicendole di seguire il mio esempio, altrimenti sarebbe stata licenziata.”
 
“Come eroe avrei dovuto oppormi, dire ai miei genitori che era un’ingiustizia, ma ero troppo viziato e pensavo veramente che era giusto comportarsi così. Fino a che non sei arrivata tu, Roxanne. Mi hai aperto gli occhi, e adesso vorrei veramente rimediare ai miei errori e giudizi sbagliati”, Wayne finì di dire con sincerità, abbassando lo sguardo, aspettando il giudizio dei due.
 
Roxanne e Blue si guardarono sbattendo gli occhi e poi guardarono Wayne. Se ne stettero in silenzio per un po’, pensando alle parole dell’alieno indistruttibile.
La bambina voleva credere che il bambino stesse asserendo la verità, e voleva dargli una possibilità.
 
Eiyuu, d’altro canto, era così pieno di dubbi che non voleva credergli, anche se sentiva che Wayne aveva un tono di voce sincero.
 
“Io…non so che dire. Sarò sincero: ti sei comportato così male con me che non son sicuro di crederti. Eppure voglio crederti, per me stesso, per te ed anche per Roxanne. Voglio darti una possibilità”, Eiyuu affermò guardando Wayne.
 
L’invulnerabile alieno sorrise, e disse, “Grazie, Blue. Cercherò di non deludere le tue attese, né quelle di Roxanne. Vorrei veramente diventare vostro amico, e voglio anche parlare col resto della classe.”
 
I tre vennero fuori dal piccolo edificio, e tutti i bambini si girarono stupiti, a vederli tutti insieme, soprattutto perché l’alieno blu stava sorridendo, e non erano abituati a vederlo con un’espressione di felicità.
 
   

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Capitolo 7
*** Spiegazioni e...un piano ***


Wayne guardò i due, e poi si rivolse alla classe in questa maniera, “Ragazzi! Vi annuncio che io, Blue e Roxanne siamo diventati amici! E se a qualcuno non va bene questa mia decisione, dovrà vedersela con me!” finì con un tono minaccioso.
 
I bambini si spaventarono, perché sapevano della forza straordinaria di Wayne, Roxanne si accigliò, e appoggiò la mano sul braccio del piccolo alieno nerboruto.
Quando Wayne si girò, la bambina stava scuotendo la testa, e gli spiegò, “Non è la giusta maniera di dire le cose, Wayne. Così li spaventi. Posso fare io?” chiese.
Il superbambino annuì, perché voleva imparare a comportarsi in maniera giusta, sia con Eiyuu sia con gli altri bambini.
 
Roxanne venne avanti, e dichiarò, “Quello che Wayne stava cercando di spiegare è che si è chiarito con Blue, e adesso vuole diventare suo amico, ed anche mio. Se poi voi volete diventare amici di Blue, va benissimo, è una scelta vostra. Però fate attenzione a non prendere più in giro Blue, solo perché sembra diverso da voi. Io vi consiglierei di conoscerlo meglio, perché è davvero una persona interessante. Ho finito!”
 
I bambini erano un po’ confusi, perché da quando era arrivata quella nuova compagna, molte delle loro certezze erano crollate, e adesso pure Metro Boy era diventato amico di quello strano bambino blu.
 
Alcuni di loro erano incuriositi di conoscerlo, perché finora avevano seguito Wayne, perché avevano paura delle conseguenze.
Altri invece erano ancora convinti che Eiyuu fosse solo un combinaguai, e che il fatto che abitasse in una prigione lo confermava.
La maestra era sollevata, e aveva piena fiducia nel muscoloso bambino, quello che le importava era che adesso poteva fare il suo lavoro bene e senza la paura di essere licenziata.
 
I bambini stavano discutendo, e ognuno diceva la sua, Roxanne, Eiyuu e Wayne erano andati verso Emma e Meen-yawn.
Il piccolo alieno blu prese il suo caro amico acquatico, che stava guardando di sghimbescio Wayne.
 
Eiyuu notò questa sua espressione, e così gli spiegò, “Meen-yawn, non preoccuparti, Wayne vuole diventare mio amico, davvero. Adesso presentatevi, vi prego”, finì con un’espressione speranzosa, sorridendo.
 
Il pescioide fu rasserenato dalle parole del suo protetto, e vedendo che stava sorridendo, seppe che quello che stava dicendo era vero, e si augurava che il piccolo Scott fosse veramente intenzionato a diventare amico di Eiyuu.
 
Il piccolo alieno muscoloso era un pochino intimorito da quel pesce dalla gran dentatura, anche se sapeva d’essere invulnerabile.
Si fece un po’ avanti, e sorridendo normalmente, disse, “Penso che saprai già chi sono, ma non ci siamo mai presentati formalmente. Piacere di conoscerti, sono Wayne Scott!”
 
Meen-yawn fece un movimento che sembrava un inchino, nella sua boccia di materia vetrosa, e poi disse, con tono molto formale, “Piacere di conoscerla, Mister Scott, io sono Meen-yawn.”
 
Wayne fu stupito sia dalla “riverenza” sia dal tono formale, anche perché non sapeva che il pesce si rivolgeva così con tutti.
 
Il superbambino sbatté un paio di volte gli occhi, lo guardò perplesso, e disse, “Mister Scott? Uhm…puoi anche chiamarmi Wayne eh…”
 
Roxanne ed Eiyuu ridacchiarono, perché sapevano già del “vezzo” di Meen-yawn, e l’alieno blu spiegò, “È inutile…fa così con tutti, vero Roxanne? E pensa che lui mi chiama “Signore”. Io ci sono abituato, perché non mi chiama con altri nomi, ma per altre persone è un pochino sconcertante, vero?”, finì sorridendo.
 
Emma intervenne, “È vero, Wayne, quando eravamo qui che parlavamo, e mi son presentata, lui mi ha sempre chiamato Miss Thompson, anche se gli avevo detto di chiamarmi semplicemente Emma.”
 
E poi fu il turno di Roxanne, che spiegò, “Mi chiama Miss Ritchi, Wayne…credo che sia una specie di forma di rispetto della sua razza, vero Minion?” chiese sempre curiosa di sapere che c’era dietro a tutti i comportamenti delle persone, o in questo caso, di un pesce spaziale.
 
Il pescioide annuì, e spiegò, “Esatto…da quello che mi ricordo, è una cosa tipica della mia razza. Quando ancora ero sul nostro pianeta, ho visto che anche i miei genitori si rivolgevano agli altri usando un titolo simile a quello di Miss o Mister, seguito dal cognome. Per me è una cosa radicata, che fa parte del mio stesso essere, penso che sia ormai un tratto razziale, trasmesso attraverso il DNA, e quindi per me è naturale rivolgermi a voi in questa maniera”.
 
Eiyuu sapeva già queste cose, e spiegò ulteriormente, “In quegli otto giorni in cui son rimasto con i miei genitori, prima di essere spedito qui sulla Terra, ricordo molto bene come la razza di Meen-yawn servisse il mio popolo stando dentro corpi robotici con delle sfere d’acqua sopra le spalle, facendo muovere il corpo attraverso un impianto cibernetico collegato al loro cervello”, disse, indicando un’antenna che spuntava dal capo di Meen-yawn.
 
“Penso che l’impianto cibernetico fosse collegato al corpo robotico via onde radio, o roba simile, e un giorno anch’io vorrei costruire qualcosa del genere per il mio amico, così potrà aiutarmi in molte cose, vero Meen-yawn?” chiese con trepidazione al suo guardiano/fratello/amico.
 
Il pesce alieno sorrise, e sapeva che era uno dei progetti che voleva attuare Eiyuu.
 
“Ma certo, Signore! Non vedo l’ora! E penso che lei farà qualcosa di magnifico!” disse con sincerità, sapendo che il suo amico era capace di fare una cosa del genere.
 
Gli altri tre bambini erano affascinati da quei discorsi, soprattutto Wayne, che sapeva di venire dallo stesso quadrante del piccolo alieno blu.
 
Con un’espressione stupita, il superbambino disse, “Che discorsi complicati…è già tanto se son riuscito a capire quella cosa del DNA, in pratica vuoi dire che fa parte di te…mmmh…come i miei superpoteri fanno parte del mio essere, vero? E non vedo l’ora di vedere il tuo corpo, Minion! Ehm…a dire la verità, l’altro giorno, prima che tutto saltasse in aria, son rimasto colpito dalla tua invenzione, Blue. Quel piccolo robot, però lo comandavi tu, vero? E penso anche di sapere perché è andato a finire così…troppa potenza, giusto?” Wayne chiese, con uno sguardo conoscitore.
 
Eiyuu spalancò gli occhi, in un estremo stupore, e disse, “Quello che dici è vero, e wow…davvero sei rimasto impressionato? Scusa se sono scettico, ma capirai anche il perché. Ed è esattamente per quello! Troppa potenza…ho rifatto i calcoli ieri, come fai a saperlo?” chiese, sempre più stupito.
 
Wayne fece un’espressione un po’ triste, e raccontò, “Beh, facile, perché ho avuto anch’io i miei incidenti di questo tipo, a casa. Quando ho fatto quell’esibizione con i popcorn qui, ero molto più controllato, e mi ero allenato molto. Non è facile la vita, se sei dotato di superpoteri. E ho dovuto imparare da solo a riuscire a controllarli, perché i miei genitori hanno pensato solo a viziarmi, invece che educarmi come un normale bambino”, finì, sedendosi a terra e stringendosi le gambe piegate con le braccia, guardando in basso e aggrottando la fronte. 
 
Le reazioni degli altri tre bambini furono varie.
Roxanne lo guardò con uno sguardo conoscitore, perché sua madre non l’aveva certo viziata, ma aveva uno strano metodo d’educazione, e si sentì fortunata ad avere un padre che, invece, l’aveva educata bene.
 
Emma viveva in una casa piena di bambini, e lei era l’ultima nata, e purtroppo la più ignorata del gruppo.
La gamba se l’era rotta perché uno dei suoi fratelli maggiori l’aveva spinta in una lotta ed era caduta dalle scale.
Così si avvicinò al piccolo alieno muscoloso, e gli mise una mano sulla spalla, per confortarlo.
 
Eiyuu era stupito del fatto, perché aveva sempre creduto che la vita di Wayne fosse tutta rose e fiori, e a sentire questa confessione, era rimasto shoccato.
 
“Wayne, te lo dico sinceramente, io ti ho odiato dal primo momento in cui ho posato l’occhio su di te, ancora quando eravamo nelle nostre navicelle, e tu mi hai fatto la linguaccia da dentro la tua capsula di salvataggio.”
 
“Non pretendo che tu ti ricordi di questo, anche perché, senza offesa, il tuo cervello è probabilmente molto simile a quello di un umano, mentre il mio è molto più avanzato, visto che mi ricordo di cose successe appena un giorno – o anche meno – dalla mia nascita.”
 
“Io avrei voluto tantissimo finire in quella bella casa lussuosa, e ti ho invidiato tantissimo, per tutti questi anni, ma dopo di quello che hai detto adesso, son contento di essere finito in prigione. Lì c’è il direttore che si prende cura di me e Meen-yawn come un padre, e stando la dentro sono al sicuro da gente senza scrupoli”.
 
“Tu non devi preoccuparti di cose del genere, perché hai tutti quei superpoteri, mentre io no, e se qualcuno del governo volesse studiarmi, io non avrei la forza per oppormi. Stando in prigione sono al sicuro, e sto bene. Adesso che ho anche degli amici come voi, poi mi sento al settimo cielo!” Eiyuu finì di dire, arrossendo per tutto quello che aveva confessato, e sorridendo come un folle.
 
Wayne lo guardò, sorridendo, e dichiarò, “Hai ragione; il Governo non m’infastidisce per via dei miei poteri, e poiché i miei genitori hanno dato loro dei soldi, per non importunarmi. E anch’io son felice di avere voi, e spero di non fare casino, così possiamo essere amici per un lungo periodo. Stavo pensando…a proposito dell’insegnante…quello che hanno fatto i miei genitori non è giusto. Roxanne, Blue, ho un’idea, se vi va bene: potete venire a casa mia, e possiamo prender quel contratto ingiusto; so dove i miei parenti lo tengono, e vorrei il vostro aiuto per sapere se si può cambiare in uno legale. Stavo pensando che sarebbe una cosa che un vero eroe farebbe, anche se ci son di mezzo i miei parenti. Che ne pensate?” lui disse, omettendo però che sapeva qualcos’altro di quel contratto, ma per il momento non voleva dirlo.   
 
I due bambini intelligenti ci pensarono, e siccome sapevano che l’insegnante non era una cattiva persona, annuirono tutt’e due.
“C’è un problema, però…io non dovrei lasciare la prigione…ma posso chiedere al direttore. Mmmh…magari voi due potete venire alla prigione, a parlargli”, Eiyuu disse, sperando che rispondessero di sì.
 
L’alieno superdotato e l’aspirante reporter annuirono, e Roxanne disse, “Posso fare una telefonata a casa, così mio padre potrebbe venire qua, e portarci tutti alla prigione, anche adesso, che ne pensate?” lei chiese, avendo già una mezza idea.
 
I due alieni annuirono, e Roxanne chiese alla maestra se poteva usare il telefono, per chiamare suo padre.
Lei era all’oscuro del loro piano, così fu d’accordo.
La brunetta telefonò all’ospedale, per parlare con Andrew: “Papà, sì, sono io. Posso chiederti una cosa? Puoi telefonare al direttore dicendogli che io e Wayne verremo alla prigione per parlargli di una cosa importante? E puoi portarci lì? Sì, oggi…è molto importante. Grazie papà, sei il migliore! Ci si vede dopo! Chiamami qui per farmi sapere se è ok”, lei disse, poi riappese il telefono, e corse dagli altri per dirgli la novità.
 
“Insegnante, mio padre mi chiamerà dopo, ok?” la piccola detective disse alla giovane donna.
“Ok, Roxanne. Ti farò sapere”, lei rispose, sorridendo alla ragazzina intelligente.
La bimba corse dagli altri, per dirgli il suo piano.

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Capitolo 8
*** Un piano pericoloso ***


“Ecco il mio piano. Ah…Emma…puoi mantenere questo segreto? È importante”, Roxanne disse alla bimba sfortunata.
La bambina ferita annuì, e disse, “Ma certo, ma poi dovete raccontarmi tutto, se riuscite nel vostro piano…ragazzi, mi sento come se fossi in uno di quei libri polizieschi!” lei disse, eccitata.
 
Anche lei aveva un QI superiore, comparato agli altri bambini, più basso di quello di Roxanne, ma era parecchio intelligente, e aveva cominciato a legger libri all’età di quattro anni.
“Ok: ho chiesto a mio padre di chiamare il direttore, così possiamo andare alla prigione dopo scuola. Wayne, magari è meglio se chiami i tuoi genitori, per dirgli dove vai. La mia idea è di chiedere al direttore di lasciare che Blue venga con noi alla casa di Wayne, mmmh…magari addirittura questa notte, per…un pigiama party. Tu, Wayne, dirai ai tuoi genitori di noi, sperando che accettino quest’idea improvvisa. Quindi, quando saremo a casa tua, questa notte, possiamo cercare per quelle carte. Che ne pensate?” lei chiese, sorridendo.
 
Eiyuu la stava guardando a bocca aperta, incredulo del piano rischioso escogitato da quella deliziosa bimba.
“Oh mamma mia…Roxanne! Mi piace questo piano! Wow…io…ok…vorrei conoscerti meglio”, lui disse, sorridendole follemente. 
 
Wayne stava pensando alla sua idea, e sorrise. “È un pochino…criminale…ma son d’accordo! E a proposito, penso che i miei genitori diranno di sì…mio padre cerca di ignorarmi, o di usarmi per il buon nome degli Scott, e mia madre…teheheh…beh, probabilmente lei farà dei gridolini di gioia all’idea, e dirà qualcosa come “Oh mamma! Il mio piccolo prezioso bambino d’oro porta degli amici a casa! Oh, son così orgogliosa di te!”…è fatta così, quando parla di me agli altri…ugh…” lui disse, facendo un verso strozzato.
 
Tutti risero, Roxanne anche di più, perchè aveva guardato diversi articoli e servizi televisivi su Lily Scott, e ogni volta lei parlava di Wayne nel modo in cui il bambino l’aveva descritta.
La maestra arrivò in quel momento, dicendo a Roxanne che suo padre era al telefono.
Lei corse a parlargli, e Andrew le disse che il direttore era d’accordo su quella cosa, e che lui sarebbe venuto a prenderli più tardi. 
 
Quindi Wayne chiamò i suoi genitori per dir loro del “Pigiama party”, e suo padre se ne fregò, e sua madre reagì come aveva previsto.
Aspettarono per l’arrivo di Andrew, e salirono in macchina. 
 
“Grazie papà, questo è molto importante!” lei disse, e gli spiegò il piano, poiché gli aveva parlato di quello che avevano scoperto sul comportamento strano della maestra, e poiché si fidava di suo padre e che lei diceva sempre la verità.
 
Lui era, ovviamente, un pochino preoccupato, e così disse, “Ma perché non chiedete alla maestra di portare il contratto a qualche autorità, sembra una persona ragionevole, dopo tutto.”
 
Wayne scosse la testa. “Non possiamo. Lei non ha il contratto, l’unica copia è a casa mia. I miei genitori…son così”, lui dichiarò, sospirando. “Son davvero stupido! Lo sapevo fin dall’inizio, e non ho fatto nulla per fermare questa cosa ingiusta! Ma adesso possiamo rimediare”, lui disse con orgoglio.  
 
Andrew era impressionato, e un pochino più preoccupato. “Va bene, ma state attenti…sembra una cosa pericolosa da fare. E penso che dobbiate dirlo anche al direttore”, lui suggerì, pensando alle conseguenze.  
 
Wayne sorrise, e disse molto seriamente, “Non si preoccupi, io li proteggerò. Non voglio perdere i miei nuovi amici, son pronto a usare i miei poteri, anche contro i miei genitori, se li metteranno in pericolo, e questa è una buona idea, che ne pensate, Roxanne, Blue, Minion?”
 
Tutti annuirono, ed Eiyuu disse, “Volevo dirglielo in ogni caso. Magari può darci qualche buon consiglio…è sempre in contato con la Polizia.”
 
Andrew era davvero impressionato da quel bimbo che voleva diventare un eroe, e sorrise. “Grazie, Wayne. Farò il tifo per tutti voi”, lui disse, e arrivarono alla prigione.
Una volta arrivati là, entrarono e furono scortati nell’ufficio di Gordon.
I bambini spiegarono il loro piano al direttore, e aspettarono una sua risposta. 
 
Lui guardò lo strano gruppo, con uno sguardo meditabondo, quindi, dopo un po’, parlò così: “Questo è davvero pericoloso, lo sapete? Molto gentile da parte vostra, ma è pericoloso. Wayne, io so alcune…cose a proposito dei tuoi genitori, che non son ancora confermate, ma siamo sicuri che non siano…brave persone. Senza offesa, ma in tutti questi anni hanno perpetrato…varie azioni illegali, nascondendosi dietro il loro buon nome, e usando il loro denaro per coprire quei fatti”, lui spiegò, cercando di dissuaderli nel fare quello che volevano fare. 
 
Wayne parlò nuovamente, “Lo so…e…me ne vergogno. Li ho spiati, con i miei poteri, e non ho mai fatto nulla per fermare quelle cose. Io vorrei essere un eroe, e invece che dire alle autorità quelle informazioni, le ho tenute segrete, perché…non lo so…magari, dopo tutto, ero spaventato da quello che mi avrebbero potuto fare”, lui fin’, scuotendo la testa e guardando in basso.
 
Gordon era impressionato, e così disse, “Magari non hai parlato di loro, perché erano i tuoi genitori, nonostante tutto? Vorrei dirti qualcosa, anche se non son sicuro che sia una cosa da poterti dire: se riesci a prendere quel contratto, la polizia avrà finalmente una prova dei loro atti illegali, ma in quel caso, beh…andranno in tribunale, e voi e la maestra sarete chiamati per testimoniare, e se il giudice li troverà colpevoli, andranno in prigione. E lo sai cosa succederà a te, Wayne?” lui chiese, con preoccupazione nella voce. 
 
Il bambino superdotato divenne pensieroso, e dopo un po’ sospirò e guardò in basso. “Diventerò un orfano…magari il Governo potrà avermi…ma…quello che i miei genitori hanno fatto non è giusto, e così son pronto a sacrificare me stesso, se questo aiuterà tutta quella gente che sta soffrendo per il loro comportamento sbagliato!” lui disse, orgogliosamente, con un look da vero eroe.
 
Eiyuu era colpito dal suo cambio d’idea, e disse, “Sei davvero un grande, Wayne! E…mmmh…direttore, lei hai un contatto con il Governo, vero? Lei può chiedere a loro di lasciare Wayne in pace, se tutto andrà come lei ha predetto”, lui chiese, sperando che l’uomo baffuto rispondesse positivamente.   
 
Il direttore fece un mezzo sorriso, e scosse la testa. “Come fai a saperlo? In ogni caso, sì, quando ho fatto quelle carte per essere il tuo guardiano, ho anche fatto un accordo col Governo, così ho un contatto. Scusa per non avertelo detto l’altro giorno. Va bene, vi do il permesso di andare, ma per favore, siate prudenti, e…buona fortuna”, lui finì, sorridendo.
 
Tutti gridarono “HURRA!” anche Meen-yawn, facendo una piroetta nell’acqua, e il direttore chiamò una guardia per portare una scatola con vestiti normali e pigiami per Eiyuu.
Scavarono nella scatola, e presero un paio di jeans con una cintura di pelle, una polo bianca, un maglione nero aperto davanti e una giacca di lana blu scura. Tenne le scarpe bianche che già indossava.
 
Alla fine trovarono un pigiama classico, fatto di flanella, blu scuro e con la maglia che si poteva abbottonare.
Gordon mise il pigiama in una sacca, insieme allo spazzolino e pantofole.
L’alieno blu era in un'altra stanza a cambiarsi, e quando venne nuovamente nell’ufficio, tutti emisero un suono di sorpresa.
 
“Son così brutto?” lui chiese, equivocando l’esclamazione.
Roxanne ridacchiò. “No, Blue, stai davvero bene con quei vestiti. Perchè vieni a scuola con la tuta della prigione? Solo per curiosità…” lei chiese, il suo lato da “piccola giornalista” che emergeva.
 
Il direttore rispose a quella domanda, “Perché è stato lui a chiedermelo, vero, Blue?”
Il piccolo alieno blu annuì, e dichiarò, “Sì, ero consapevole che magari avrei rovinato i vestiti a sciuola, facendo le varie attività, e siccome so che questi sono donati dai cittadini di Metro City, e che sono…preziosi, o per qualche occasione importante, ho voluto indossare la tuta della prigione, in modo tale da non rovinarli. E avete visto che posso indossare solo qualche tipo di vestiti, dato il mio fisico differente.” 
 
Roxanne annuì. “Ha senso…ed è una cosa buona per te. Ok, siete pronto? Papà, hai portato il mio pigiama? Oh, a proposito…qual è stata la reazione di mamma?” lei chiese, curiosamente.
Andrew ridacchiò e annuì. “Sì, l’ho portato. E lei era tutta tipo ‘Oh santo cielo! È diventata amica di Wayne Scott? È grandioso! E faranno un pigiama party a casa sua! WOW!’”
 
Roxanne rise apertamente, ricevendo un’occhiata perplessa dai tre alieni.
“Ve lo spiego dopo, va bene? Andiamo, son pronto”, lei spiegò, sorridendo follemente.
Quindi andarono nuovamente verso l’auto di Andrew, e lui li portò verso la Magione Scott.  
 

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Capitolo 9
*** Meraviglie e cose serie ***


Arrivarono alla Magione Scott, ed Eiyuu riconobbe il posto, ricordando quando Wayne e lui arrivarono sulla Terra.
Andrew suonò il campanello al cancello, qualcuno chiese chi era, e dopo che lui rispose, si aprì e lui guidò verso l’entrata principale.
C’era un maggiordomo che li aspettava all’ingresso.
 
“Signorino Wayne, venga dentro, I suoi genitori vorrebbero conoscere I suoi nuovi amici. Mister Ritchi, venga anche lei”, lui disse, in maniera formale, ad Andrew.
Quindi entrarono nella Magione, e Roxanne, Eiyuu e Meen-yawn fecero un verso di sorpresa, vedendo l’interno.
 
Lord e Lady Scott arrivarono poco dopo.
“Il mio piccolo bambino prezioso, e I suoi amici! Oh, son così felice!” Lily Scott disse, facendo dei gridolini come un adolescente.
“Lily, mia cara, controllati! Son contento anch’io, Wayne è un bambino così solitario, è una buona cosa che abbia finalmente trovato degli amici”, lui disse, in una maniera più pacata. Pareva felice, ma il suo sguardo era freddo, privo di emozioni, come se non gli importasse, e fosse solo uno spettacolo, una recita.  
 
Lily parlò di nuovo, a Eiyuu, “E tu devi essere Blue. Il mio piccolo Wayne ha parlato così tanto di te, e delle tue invenzioni…speravo che voi due sareste andati d’accordo, a un certo punto…son DAVVERO felice che tu abbia chiarito la situazione a proposito di quei piccoli incidenti”, lei dichiarò, davvero felicemente.
 
Eiyuu cercò di non ridacchiare al “bambino prezioso” e “piccolo Wayne”, e rispose, “Grazie, Lady Scott. Anch’io son felice di avere degli amici così meraviglioosi, e son onorato di essere qui, in questa casa. È davvero imponente!” lui disse, guardandosi attorno, e sorridendo.
 
Lei sorrise apertamente e annuì. “Sei un bimbo così educato, e puoi chiamarmi Lily, vale per tutti voi”, lei disse, a Roxanne e anche Meen-yawn: sapeva che era un pesce intelligente e capiva quello che diceva.
“Grazie, Miss Lily”, l’ittioide disse educatamente.
“Grazie, Lily. E Blue ha ragione, questo posto È imponente!” Roxanne disse, meravigliata.
 
Quindi Andrew parlò: “Lo è, mia cara Roxanne. Ok, così posso lasciarli qui…verrò a prenderli domani per portarli a scuola, va bene?” lui chiese a Lord Scott. 
 
Aidan rispose, “Qui saranno al sicuro, non si preoccupi. E non ce n’è bisogno, il mio maggiordomo qui, Alfred, li accompagnerà domani mattina, se le va bene”, lui disse sorridendo, ma il sorriso rimase solo sulle sue labbra, non viaggiando negli occhi.
Il paramedico annuì, e rispose, “Va bene, lo dirò anche al direttore, se le va bene, Lord Scott.”
 
Il nobiluomo annuì, e disse, “Va benissimo, e dica a Gordon che lo saluto, e che magari potremmo fare una chiacchierata un giorno o l’altro”, lui finì sorridendo, come prima.
Andrew annuì, e dichiarò, “Lo farò. Ok, Roxanne, Blue, Minion, divertitevi, va bene? Ci si vedrà domani pomeriggio, d’accordo?” lui disse, sorridendo, e Alfred lo accompagnò alla macchina, e lui guidò fuori dall’edificio, sperando che sarebbe andato tutto bene, e pensando di raccontare a Gordon che aveva notato la freddezza di Aidan Scott.
 
I due bimbi e pesce annuirono, e Wayne disse, “Andiamo, ragazzi, voglio farvi vedere la mia Stanza dei Giochi”, dichiarò, ghignando felicemente.
Lily sorrise e disse, “Buona idea, divertitevi. Manderemo Alfred quando la cena sarà pronta, ok?”
 
Annuirono tutti, e il bambino con superpoteri fluttuò verso quella stanza, seguito dagli altri.
Aprì quindi la porta, ed entrarono tutti, ansimando alla vista: era una stanza enorme, con un sacco di giochi diversi sparsi per essa: c’erano plush, alcuni di essi così grandi che si potevano usare come letti, accoccolandosi sulle loro pance; c’erano giocattoli meccanici, ed Eiyuu era meravigliato, e sorrise in modo folle, ma soprattutto era attratto da un Commodore 64, allacciato a una grande TV.
 
“Wow! Hai un Commodore 64! Che giochi… hai, Wayne?” lui chiese, andando vicino a quell’apparecchio tecnologico.
Wayne sorrise sinceramente, finalmente felice di far vedere questa stanza a qualche amico vero, e poi disse quali giochi aveva.
 
“Vedo che hai dei giochi… che si possono giocare in due, che ne pensi di giocare a…Paperboy? O qualche altro gioco di tua scelta…siamo a casa tua, dopo tutto”, il bimbo blu disse, sorridendo.
Wayne sorrise di rimando, e disse, “Paperboy va bene per me, magari dopo di quello potremmo giocare ad altri giochi. Nel frattempo farò partire il gioco…il tempo di caricamento è quasi infinito. E possiamo parlare della nostra…missione…ok?” lui disse, mentre faceva partire il computer e poi il gioco.   
 
Eiyuu annuì, e disse, “Ok, prima di tutto vorrei sapere se ci sono telecamere di sicurezza in questa Magione, e anche allarmi.”
Wayne annuì. “Sì, soprattutto nelle stanze “calde”, cioè le stanze dove dovremmo andare, e altre camere con oggetti di valore”, lui spiegò, prendendo una mappa della casa da un cassetto, e facendo vedere loro i posti delle telecamere e allarmi.
 
“Qui c’è la “Stanza Video”, dove le telecamere sono collegate a tanti videoregistratori, e ci sono anche gli interruttori per gli allarmi. Stranamente in questa stanza non ci sono videocamere, ed ho un’idea di come usare questa a nostro vantaggio”, il bambino con superpoteri disse ghignando.
 
“Forza, dicci la tua idea, Wayne”, Roxanne disse.
“Ok, ecco la mia idea: questa notte ci sveglieremo a mezzanotte; i miei genitori di solito dormono pesantemente perché prendono delle pillole per dormire, e i domestici sono in un altro piano della Magione. Usando la mia supervelocità posso andare nella “Stanza Video”, e spegnere il pannello di tutte le telecamere, microfoni e allarmi. So che i miei genitori non s’insospettirebbero perché è un vecchio sistema, e ogni tanto si spegne da solo. Quindi, dopo di questo, possiamo andare nella stanza dove è conservato il contratto della maestra. Che ne pensate?” lui finì, sperando che gli piacesse il suo piano.
 
Eiyuu sbatté le palpebre, e sorrise. “Wow…non male! Roxanne, che ne pensi?”
La ragazza con i capelli corti sorrise, e anche lei annuì. “È una buona idea! Ok, facciamolo! Stavo anche pensando: I tuoi genitori tengono le vecchie cassette registrate?”
 
Wayne la guardò in modo perplesso. “Sì, perché lo chiedi? Le tengono nella “Stanza Video”, divise per data.”
“Perfetto! Suppongo che abbiano fatto firmare il contratto alla maestra nella stanza dove lo tengono, vero?”
 
Wayne annuì, e Roxanne continuo, “Molto bene, ecco il mio piano: dobbiamo prendere la cassetta del giorno che la nostra maestra firmò il contratto, come ulteriore prova. Ti ricordi che giorno era, Wayne? Così puoi prendere la cassetta quando andrai nella “Stanza Video”.”
 
Il bimbo muscoloso annuì. “Sì, mi ricordo di quel giorno come se fosse ieri. Ah, e Blue, visto che tu hai la sacca, possiamo mettere tutte le cose lì dentro, così puoi darle al direttore, domani pomeriggio, ok?”
Eiyuu annuì, e aggiunse, “Ancora meglio, posso disidratarle con la mia pistola disidratante: l’ho portata per buona misura”, lui disse, prendendo fuori l’invenzione dalla borsa col suo pigiama.  
 
Wayne era raggiante, e disse, “Questa è una buona idea. Ok, adesso…giochiamo, va bene?” lui disse, andando verso il Commodore 64, e giocarono a vari giochi, anche “solitari”, come Ultima III, e poi parlarono un poco, accoccolandosi su quei plush giganti.
 
“Oh, me n’ero quasi dimenticato! Roxanne, puoi dirci perché tua madre ha reagito così alla notizia che tu saresti venuta qua per un pigiama party?” Wayne chiese, curioso, fluttuando in aria, mentre gli altri erano distesi rispettivamente su un leone e tigre grandi come quelli reali.  
 
Roxanne ridacchiò e disse, “Beh, la mia mamma è una di quelle donne a cui piace…guidare…la mia vita, ma avete certamente notato che non mi piace essere guidata. Ed è la ragione per cui son andata in quella scuola, per causa tua. È una di quelle persone a cui piace andare nell’alta società, e aveva pensato che tu fossi un…buon partito…” lei spiegò, e gli disse quello che era successo l’altro giorno, quando Roxanne era davvero arrabbiata per il suo comportamento.  
 
“Scusa se ti ho giudicato male, Wayne, non pensavo che il tuo comportamento fosse anche colpa dei tuoi genitori…ma adesso la cosa importante è che Blue è felice, io son felice, e anche tu sei felice, vero, Wayne? E siamo amici, e questa è DAVVERO una cosa buona, sei d’accordo?” lei disse, sorridendo.
 
I due alieni annuirono, soprattutto Eiyuu. “Sì, non…avrei mai pensato che sarei finito a giocare in casa tua come tuo amico, Wayne…ma adesso son davvero, davvero felice! E devo ringraziare la tua mamma, Roxanne…se è una buona cosa…per aver insistito a farti frequentare la nostra sciuola!” lui disse, sorridendo follemente.   
 
Meen-yawn era più che felice a vederlo così, e anche Roxanne sorrise, infettata dalla sua gioia.
“Magari è meglio aspettare un pochino…è…spaventata da…cose strane, ma un giorno vorrei che voi tre la conosciate, ok?” lei disse, ai tre alieni.
 
Tutti annuirono, e continuarono a giocare, parlare, e anche leggere dei libri che Wayne aveva nella sua biblioteca: alcuni di essi sorpresero i due bimbi, perché erano libri legali, e chiesero perché aveva quei libri così complicati.
 
“Alfred li ha presi per me, in seguito a una mia richiesta, e li legge per me, spiegandomi quello che significano in parole semplici. Dopo che ho visto i miei genitori fare incontri con…criminali, e il loro incontro con la maestra, ho deciso di imparare un poco del nostro sistema legale, e così ho preso quei libri…per capire il loro comportamento…mi sento davvero male per il mio comportamento egoista, ma oggi rimedierò a tutto questo!” lui finì, pensando alla loro missione, e pensando anche a qualcos’altro da prendere, a parte il contratto dell’insegnante. 
  
I due bimbi gli dissero che era una buona decisione, e che erano pronti anche loro, e poi, dopo un po’, Alfred venne da loro per dirgli che la cena era pronta.
 

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Capitolo 10
*** Pranzo e pericoli ***


Il gruppetto di quattro arrivò nella Sala da Pranzo, Roxanne, Eiyuu e Meen-yawn ansimando per la grandiosità della stanza: il pavimento era ricoperto di marmo, e ai muri erano appesi dei bellissimi quadri di nature morte, per lo più frutta o cose commestibili.
Il tavolo era uno di quelli lunghi, di legno, probabilmente risalente all’era Vittoriana, con una bellissima tovaglia fatta di lino.    
 
Aidan era a capotavola, mentre Lily era alla sua destra. Wayne sedette alla sinistra di suo padre, e Alfred fece segno a Roxanne di sedersi vicino a Lily, ed Eiyuu vicino a Wayne.
“Uhm…posso appoggiare Meen-yawn sul tavolo, per favore?” il bimbo blu chiese educatamente ai proprietari.
 
Lily sorrise e annuì. “Ma certo piccolino. Minion, vuoi del mangime per pesci o puoi mangiare quello che consumiamo noi?” lei chiese all’ittioide nella sfera di cristallo.
“Grazie, Miss Lily, per avermelo chiesto. Va bene quello che mangiate voi, grazie”, lui rispose, inchinando l’intero corpo. 
 
“Gli darò da mangiare un po’ del mio pasto…uhm…Lily…” Eiyuu disse, arrossendo.
La nobildonna annuì, sorridendo, e fece un gesto ad Alfred di cominciare a distribuire la cena: c’erano cosce di pollo, purea di patate, patatine fritte e spinaci come contorno.
 
Eiyuu prese un poco di tutto, siccome in prigione non mangiava mai dei buoni pasti, e fece scivolare alcune delle cose nella sfera attraverso un oblò quasi invisibile nella parte superiore della sfera.
Anche Wayne mangiò un po’ di tutto, anche se poteva mangiare come un normale umano, poiché il suo corpo produceva l’energia da solo.
 
Roxanne mangiò una coscia di pollo, e patatine fritte, ridacchiando vedendo i due bambini mangiare come se non ci fosse un domani.
Anche Lily ridacchiò allo spettacolo, e Aidan si schiarì la voce.
“Ragazzi, un po’ di compostezza…non siamo animali…senza offesa”, finì, guardando Meen-yawn, sorridendo, ma come le altre volte il sorriso non raggiunse gli occhi. 
 
“Nessuna offesa, Mister Scott. Sono, di fatto, un animale, ma molto diverso da quelli Terrestri”, lui disse, sorridendo.
I due piccoli alieni mangiarono la cena più educatamente, e quando Eiyuu finì, sospirò, e disse, “Grazie per il cibo. Era delizioso. E a proposito, questa stanza è davvero bella. Se non sbaglio questo tavolo risale all’epoca Vittoriana, giusto? E scommetto che anche quei dipinti sono anche molto vecchi…scusate per la mia curiosità”, finì, timidamente, pensando che era un poco intrusivo.
 
Aidan annuì, e disse, “Hai ragione. Sono colpito che tu conosca queste cose a questa giovane età, ma Wayne mi ha parlato delle tue invenzioni, così non dovrei essere così sorpreso. Tu hai davvero un’intelligenza straordinaria per la tua età”, finì, guardandolo con uno strano luccichio negli occhi.
 
Wayne notò questo, e immagazzinò l’informazione per più tardi.
Eiyuu era anche sospettoso vedendo quell’occhiata, poiché l’aveva osservata MOLTE volte, in prigione, quando uno dei suoi “zii” gli raccontava qualcuno dei suoi piani ingegnosi, quando erano fuori di prigione.
 
“Grazie, Signore. A proposito, parlando di questo, Wayne mi ha fatto vedere il suo Commodore 64, e mi ero dimenticato di dirgli che avevo inventato alcune delle sue componenti, quando ero più giovane”, l’alieno blu disse con orgoglio.
Per la prima volta Aidan fece una genuina espressione sorpresa. “Hai inventato alcune delle componenti? Davvero?”
 
“Sì, quando avevo tre anni ho creato dei transistor, e quando ne avevo quattro qualche chip e altre cose tecnologiche di quel tipo”, Eiyuu disse, sorridendo orgogliosamente.
 
Aidan aveva nuovamente quell’espressione, e Wayne era sempre più preoccupato, mentre Eiyuu stava pensando a qualche piano di fuga, se le cose si fossero messe male quella sera stessa.
“Molto impressionante! Penso che potresti avere un futuro nel comparto tecnologico, Blue!” l’uomo disse, sorridendo.
 
“Grazie, Signore, e lo spero…mi piace così tanto inventare cose nuove!” il piccolo genio disse, sinceramente e sorridendo felicemente.
Dopo di quello, continuarono a mangiare, e Alfred servì della meringata come dessert, ed Eiyuu mangiò due porzioni, e poi i tre bimbi e pesce andarono a dormire nella stanza di Wayne: aveva un enorme e fantastico letto a castello, con quattro letti invece che i soliti due, fatto su misura; era tutto bianco, con stelle dipinte dappertutto, e per scendere c’era uno scivolo per ogni giaciglio, invece che la solita scala. Aveva, ovviamente, una scala per arrampicarsi, ma Wayne aveva richiesto lo scivolo nel caso che qualche suo amico venisse a dormire. Wayne dormiva nella parte superiore, volando.
 
Nella stanza c’era una grande TV, e un tavolino con un divanetto fatto apposta e anche poltroncine, una libreria e una porta che andava verso il suo bagno personale.
“Wow! Letto fantastico!” Eiyuu disse, arrampicandosi con agilità, perfino temendo Meen-yawn sotto un braccio.
Saltò sul materasso molto soffice e spesso, godendoselo, visto che in prigione la sua branda non era nemmeno remotamente così comoda.
Sia Roxanne che Wayne sbatterono le palpebre alla sua agilità. “Wow…come diamine ci sei riuscito?” Wayne chiese.
 
Il piccolo alieno blu sbatté le palpebre e chiese, “Come ho fatto…cosa?”
“Arrampicarti per la scala a quella maniera…con Minion sotto braccio…sembravi una…scimmia…eheheh…senza offesa…” Wayne disse, imbarazzato alla fine.
 
“Oh…quello…mmmh…beh, penso – ma è solo una teoria – che la mia razza è molto agile…ma devo controllare…” lui disse, pensieroso, pensando alla sua navicella/enciclopedia.
Wayne e Roxanne annuirono. “Ha senso…ok, adesso, laviamoci i denti, e andiamo a letto…ho una sveglia, la metto su mezzanotte, così possiamo attuare il nostro piano, ok?” Wayne disse, in un tono cospiratore.
 
Eiyuu e Roxanne annuirono, e andarono nel suo bagno personale; I due ospiti ansimarono di nuovo, vedendolo: era ricoperto in marmo bianco, e c’era un’ENORME vasca da bagno, e perfino una doccia, ma una di quelle dove potevi sederti su una specie di panca attorno al bordo, e con pannelli di vetro smerigliato tutt’attorno. Il lavandino era anche bianco, con pomelli di rame, che ricordavano loro l’era Vittoriana.
 
“Wow! Scommetto che la vasca è una Jacuzzi, vero?” Eiyuu disse, avendo letto di architettura e altro nella libreria della prigione.
Wayne s’illuminò, e annuì. “Hai ragione, e l’idromassaggio è fantastico!” lui dichiarò, andando a lavarsi i denti, seguito dagli altri due.
 
Quindi indossarono I pigiami e camicia da notte, e andarono a letto, Wayne sistemando l’allarme a mezzanotte, e cercarono di dormire, ma l’eccitazione prevenne questo.
“Oh, Wayne, mi ero quasi dimenticato di dirtelo…tuo padre aveva una…strana espressione quando stavo parlando delle mie invenzioni a cena. Ho notato che lo stavi osservando attentamente…sai cosa significa?” Eiyuu chiese, sopprimendo uno sbadiglio: adesso era un po’ stanco.  
 
“Sì, so cosa significa, e sono uno stupido! Scusa…mio padre ha quell’espressione quando pensa a qualcosa di…illegale. Mi ero dimenticato di dirti di non parlare di cose remunerative…scusami…” Wayne disse, tristemente.
 
“Hey, non preoccuparti…il direttore è il mio guardiano legale, e son sicuro che abbia qualche accordo con il Governo, così tuo padre non può toccarmi…o almeno lo spero…” il bambino blu disse, non certo di essere al sicuro con quello. 
 
“Lo spero…mio padre ha dato al Governo un sacco di denaro per tenermi al sicuro, e non so se ha corrotto altri membri del Governo per averli dalla sua parte…ma se riusciamo nel nostro intento, tutto questo finirà”, lui disse, in tono risoluto, sbadigliando. 
 
Erano tutti stanchi, e andarono a dormire, fino a che la sveglia squillò, svegliandoli all’improvviso.
“Oh mamma! È mattina?” Wayne chiese, sbattendo le palpebre, e sbadigliando, poi stiracchiandosi.
“No, Wayne, dobbiamo procedere col nostro piano. Sei pronto?” Eiyuu disse, dopo un po’, poiché il suo cervello ci metteva un poco di più a “avviarsi” rispetto a uno umano.
 
“Oh, sì…mmmh…ok, son pronto…” lui disse, volando giù, e svegliandosi completamente, perché il suo corpo era più veloce a svegliarsi di un normale umano.
Roxanne stava ancora stiracchiandosi. “Mmmh…mi servono ancora un paio di minuti per svegliarmi bene…ma tu puoi andare, Wayne…ti aspettiamo qui, ok?”
 
Wayne annuì, e in uno schiocco di dita andò e ritornò, con una videocassetta nelle sue mani.
Alieno e bambina sbatterono le palpebre, e Roxanne fu del tutto sveglia per la sorpresa.
“Ma che…? Hai già fatto?” Eiyuu chiese, non credendo ai suoi occhi.
 
Wayne rise, e fece spallucce. “Supervelocità, ricordate? Qui c’è la cassetta”, disse, dandola a lui.
Siccome Wayne aveva un videoregistratore collegato alla tele, controllarono la videocassetta, vedendo che era quella giusta.
L’alieno blu sorrise, e prese la pistola, disidratando la cosa, e mettendola nella sacca.
“Ecco, adesso è al sicuro”, disse, sorridendo.
 
Sia Roxanne che Wayne erano impressionati dalla sua invenzione. Quindi andarono verso la stanza dove c’era il contratto, e grazie all’abilità di Eiyuu di aprire porte chiuse, entrarono nella sala, Roxanne e Meen-yawn stettero fuori per vedere se qualcuno veniva.
 
“Ok, qui c’è il cassetto”, Wayne disse, indicando un armadietto moderno vicino a una vecchia vetrinetta.
Prima provarono a vedere se era aperto, ma scoprirono che non lo era, e così lo aprirono con una chiave che il bambino superdotato gli aveva dato, e Wayne prese la busta col contratto, e un'altra busta, che era grossa e vecchia.
 
Vedendo l’espressione perplessa che Eiyuu aveva, Wayne disse, “Spiego dopo, andiamo.”
L’alieno blu annuì, e ritornarono nella stanza di Wayne, controllando il contratto dell’insegnante, tanto per essere sicuri: era pieno di regole e minacce, e tutti si accigliarono.
 
Alcune regole erano terribili, e collegate con altre attività illegali dei nobili, come per esempio dirle che, se non faceva come ordinato, avrebbero mandato a casa sua qualcuno dei loro “amici”, o che la avrebbero licenziata, e fatto modo che non trovasse lavoro da nessun’altra parte.
 
“Cos’è l’altra busta, Wayne?” Roxanne chiese, curiosa di sapere perché aveva preso anche quella.
L’alieno blu, nel frattempo, aveva disidratato il contratto, e stavano seduto sul mini-divano nella stanza, con l’enorme busta sul tavolinetto, con la superficie in vetro.
 
Il bambino superdotato aprì la busta, e prese uno dei dossier che c’era dentro.
Le date erano recenti, e aprì una pagina a caso: quando lessero quello che c’era scritto, tutti ansimarono.
Eiyuu riconobbe qualche nome, siccome erano quasi tutti nomi di criminali, qualcuno era nella “sua” prigione, e alcuni erano ancora liberi, e non credeva ai suoi occhi, ma era la verità.
 
“Come potete vedere, in questi raccoglitori ci sono le loro…cattive azioni. Li ho visti mettere questa busta in quel cassetto tanto tempo fa, e me ne son ricordato. Penso che sia quello che la Polizia vuole”, Wayne disse, seriamente.
 
“Wayne…sei un vero eroe adesso, davvero! Sono davvero impressionato! Adesso disidrato anche questo, così domani lo potremo dare al direttore”, il piccolo genio disse, al suo nuovo – e inaspettato – amico.
L’alieno con i superpoteri sorrise orgogliosamente, e disse, “Grazie, Blue! È molto importante per me! Ok, adesso è meglio se andiamo a letto, son parecchio stanco in questo momento, e non vedo l’ora che sia domani!” lui disse, sbadigliando sonoramente, e fluttuando verso il letto.
 
L’alieno blu disidratò l’enorme busta, e mise il cubo nella sacca, insieme con gli altri due, in una piccola busta di plastica, per evitare sorprese, poi andò a letto, seguito da Roxanne.
Si addormentarono quasi all’istante, e il mattino dopo Alfred venne a svegliarli per fare colazione.
 
Mangiarono una colazione da Re: pancake con varie marmellate e sciroppo di acero, succhi di frutta, caffellatte, cioccolata calda e altre cose deliziose, quindi si lavarono i denti, e si vestirono, e Alfred li portò a scuola.

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Capitolo 11
*** Spiegazioni e nuovi alleati ***


Quando arrivarono a scuola tutti insieme ci fu un po’ di brusio tra i loro compagni di classe, soprattutto poiché Eiyuu aveva dei vestiti normali, per una volta.
 
“Classe, state calmi! Lasciate che ci dicano cos’è successo, ok?” la maestra disse, con occhi luccicanti, vedendo quella scena: era davvero orgogliosa di loro, specialmente di Wayne.
“Parlerò io, va bene?” Roxanne disse, e Wayne ed Eiyuu annuirono, d’accordo.
Quindi lei cominciò a raccontare cosa fosse successo, ovviamente tralasciando il loro piano per aiutare la maestra e le autorità locali, e furono tutti un poco invidiosi, perché non avevano mai avuto occasione di andare dentro quella Magione.  
 
Emma ovviamente conosceva di più, e quando ci fu la ricreazione andarono in un angolino appartato del cortile, per parlare.
Quando finirono la storia, lei era sia eccitata che spaventata.
“Wow…siete stati fantastici! Ma anche matti! Che cosa sarebbe successo se vi avessero scoperto?” lei chiese, spaventata.
 
Wayne sorrise, e disse, “Li avrei protetti, ovviamente. Anche se son solo un bambino di sei – quasi sette – anni, ho i miei poteri, e son più forte di un uomo forzuto, ed ho anche il dono dell’invulnerabilità, così non avrebbero potuto toccarmi!” lui finì, facendo una posa davvero eroica, questa volta per una buona ragione.
 
“Wow…hai cambiato atteggiamento così velocemente! Mi piace! E tutto grazie a Roxanne…mi chiedo cosa sarebbe successo se non fossi venuta qua”, Emma disse, ponderando tutte le possibilità.
Roxanne pensò per un poco, poi dichiarò, “Magari…mmmh…Wayne avrebbe continuato a infastidire Blue…e Blue…mmmh…in quel caso cosa avresti fatto?” lei chiese, vedendo che Eiyuu aveva cominciato a pensarci.
 
“Mmmh…beh, se i miei progetti fossero andati tutti male come la macchina per poppus-corn, e Wayne avesse continuato a trattarmi come se fossi una minaccia per la classe…magari avrei pensato che il mio destino era di essere un cattivo, e avrei continuato a esserlo, diventando un criminale, poiché vivo in prigione…ahahah…no, è veramente ridicolo! Beh, in ogni caso, ha funzionato per il meglio…” lui finì, sorridendo al gruppo, soprattutto a Roxanne.   
 
“Il tuo destino? Cos’è questa storia?” Roxanne chiese, percependo che era qualcosa d’importante.
E così Eiyuu raccontò loro la sua storia, di come fosse arrivato sulla Terra in quella navicella, e le ultime parole di suo padre, e che credeva che la sua razza credesse nel Destino, o almeno lo pensava.
 
“Sapete…devo controllare… la mia navicella, siccome è anche un’enciclopedia, magari c’è qualche altra informazione…a proposito, Wayne, hai ancora la tua navicella? Magari potremmo controllare anche quella, magari contiene delle informazioni sulla TUA razza!” l’alieno blu disse, sorridendo. 
 
Wayne ci pensò, e annuì. “Ce l’ho ancora…posso recuperarlo, e possiamo vedere se c’è qualche enciclopedia anche lì…buona idea!” lui disse, sorridendo.  
 
La giornata passò normalmente, e parlarono di altre cose, e qualcuno degli altri bambini si avvicinò, per parlare o solo per curiosare, per ascoltare quello che dicevano; poi fecero delle attività scolastiche, e alla fine della giornata Andrew venne per prendere Roxanne ed Eiyuu, per portarli dal direttore.
“Wayne, vuoi venire anche tu?” Roxanne chiese al bimbo superdotato.
Lui annuì, e telefonò a casa per dire ai suoi genitori che era stato invitato a mangiare una pizza fuori, con Andrew e gli altri. Credettero alla bugia, e così andò verso la prigione con gli altri.
 
L’alieno blu prese fuori la videocassetta, contratto e incartamenti disidratati e li reidratò.
Il direttore lesse i file, divenendo molto pallido mentre leggeva. Poi controllarono la VHS, e tutti furono shoccati a sentire le minacce che gli Scott avevano detto alla povera maestra, e dopo di quello, Gordon lesse il contratto, che corroborava il video.
 
“Wow…la tua mamma è una grande attrice! Non pensavo che potesse essere così…malvagia…” Eiyuu disse, dopo essersi ripreso dallo shock: l’altra notte non avevano guardato quella parte.
Il direttore li guardò con aria perplessa, e tutti loro, anche Andrew, gli spiegarono cos’era successo alla Magione. 
 
Wayne parlò a Gordon della faccia che aveva fatto suo padre, quando Eiyuu aveva parlato delle sue invenzioni. “Lui sta pensando già di fare qualcosa di terribile…penso che sia meglio chiamare la Polizia il più presto possibile, per arrestarli…so che suona crudele, ma dopo aver letto quel volume…ugh…voglio essere un eroe, anche se questo significa che i miei genitori finiranno in prigione”, lui disse, con orgoglio, volendo proteggere i suoi nuovi amici, e per la decisione presa.  
 
Gordon era nuovamente impressionato dal cambio di idea di Wayne: non era quel bimbo viziato che aveva conosciuto prima, era davvero un eroe. “Questo è davvero nobile da parte tua, son felice di sentirtelo dire. Ok, siccome non c’è tempo da perdere, chiamerò la Polizia, e anche il mio contatto nel Governo”, lui disse, prendendo il telefono, e digitando il numero della Polizia, e spiegando tutto.
Quindi chiamò il suo contatto nelle sfere alte, e disse che sarebbe arrivato velocemente.
 
Nel frattempo ordinarono una pizza, e mangiarono nell’ufficio di Gordon. Poi arrivò il Capo della Polizia, e l’agente del Governo: era un uomo di colore alto e dalle spalle larghe, indossava occhiali neri, ed era pelato, con un’espressione seria, e indossava un completo classico nero, una camicia bianca e una cravatta scura.
 
“Eccomi qui, Gordon, è un piacere rivederti. Il ragazzo è cresciuto così in fretta!” lui disse, guardando Eiyuu.
Il direttore sorrise e annuì. “Già, Cobra, l’ultima volta che l’hai visto era ancora un infante. Blue, riconosci Mister Cobra Bubbles?” chiese, conoscendo la sua prodigiosa memoria.
Il bambino blu annuì. “Sì, mi ricordo di lui…anche se al tempo non sapevo parlare, ma capivo molto bene. Molto felice di fare la sua conoscenza, Mister Cobra!” lui disse, allungando il braccio, per stringergli la mano.
 
Cobra sorrise di sghimbescio, e strinse la piccola mano blu. “È un piacere parlarti. È un ragazzo così educato. Ok, adesso, fammi vedere quelle carte, per favore, Gordon”, lui disse, seriamente.
L’uomo baffuto gli diede il contratto della maestra, e gli incartamenti, e l’uomo di colore cominciò a leggerli, insieme al Capo della Polizia, e quest’ultimo ansimò di tanto in tanto, leggendo molti nomi di poliziotti, e anche qualche nome di agenti del Governo.
 
Cobra non si scompose nemmeno leggendo quei nomi, e usò un apparecchio speciale per scannerizzare le pagine e “estrarre” i nomi dei suoi colleghi, pensando di leggere meglio il resto dopo, quindi disse, “Sapevo dei miei ex colleghi della CIA, adesso miei colleghi alla divisione speciale dove sono adesso. Prima di venire qua ho messo un controllo telefonico a casa Scott, quando mi hai detto di loro”, lui disse a Gordon, prendendo una valigetta, e aprendola.
 
Gli occhi di Eiyuu luccicarono, vedendo cosa c’era dentro: un kit radio-spia. Cobra sintonizzò l’apparato tecnologico, e sentirono la registrazione; Aidan stava parlando al telefono con loro, “Sì, penso che sia buon materiale per voi…posso chiedere a Wayne di farlo venire qua nuovamente, e poi potete usare quel collare su di lui…sì, quello con l’elettricità…e poi fargli fare apparecchi tecnologici per voi. È senza difese, non come quello stupido marmocchio che è nostro figlio. Ok, quando tornerà a casa glielo dirò, preparate gli apparecchi. Ok…e mi prenderò cura io di Gordon Hudson…sì, posso forgiare qualche evidenza, così non ci metterà i bastoni fra le ruote…ok, ci si vede dopo”, lui finì la conversazione. 
 
Cobra sollevò un sopracciglio, e disse, “La registrazione è di più di questo…c’è un altro apparecchio che sta registrando quello che l’agente diceva…penso che abbiamo abbastanza materiale da arrestarli immediatamente”, lui disse seriamente.
Tutti loro erano shoccati, specialmente Wayne ed Eiyuu, e Roxanne stava carezzando loro le schiene, per confortarli e anche calmare se stessa.
 
“Oh mio dio! Mio padre è davvero MALVAGIO! Sapevo che aveva le mani in molto lavori sporchi, ma questo…! Mister Cobra, spero che lei riesca ad arrestarli adesso, e son pure pronto a testimoniare al processo! Son gente CATTIVA, e si meritano di marcire in prigione!” lui disse, respirando affannosamente.
 
L’uomo di colore annuì. “Sì, e arresterò anche quei miei colleghi, e sì, purtroppo voi tutti dovrete partecipare al processo, anche se è una formalità. Ok, adesso chiamerò i miei colleghi che son già ai cancelli degli Scott. John, hai già chiamato i tuoi uomini?” lui finì, parlando col Capo della Polizia.
 
Lui annuì, e gli comunicò di agire ora, attraverso una radio, e Cobra fece lo stesso.
Quindi aspettarono, i tre bambini e il pesce con un nodo allo stomaco, e dopo un po’, i colleghi di Cobra chiamarono, “Agente Cobra, li abbiamo arrestati, con l’aiuto dell’agente speciale Alfred. Abbiamo arrestato anche i nostri ex colleghi; erano nella casa, con degli apparecchi illegali: i collari di controllo. Adesso li porteremo tutti nelle nostre speciali celle di contenimento, se lei ci da il suo permesso, passo”, lui disse, aspettando una risposta. 
 
Cobra rispose, “Vi sento forte e chiaro, e son d’accordo con la vostra idea, passo e chiudo!” lui disse, finendo la comunicazione, quindi guardando i bambini e gli altri.
“Ok, adesso siete al sicuro. Mmmh…c’è un problema per te, Wayne, dove andrai a dormire questa notte? La casa è chiusa per ispezione, e così non puoi entrare…”
 
Gordon si fece avanti. “Posso ospitarlo io nella mia casa, non penso che mia moglie potrebbe avere qualcosa in contrario, se ti va bene, Cobra”, lui aggiunse, conoscendo tutti i protocolli in situazioni del genere.
 
L’uomo di colore ci pensò per un attimo, poi scosse la testa e disse, “È meglio per lui e per tutti voi stare qui, devo controllare questo contratto e gli altri incartamenti per bene, ho trovato i nomi dei miei colleghi grazie allo scanner speciale, ma è meglio leggerlo bene. Qui siete al sicuro. Mister Ritchi, è meglio se sua figlia stia qui, è troppo pericoloso portarla a casa. Le spiegherò perché domani mattina, ok? Lei può stare qui, ed è meglio chiamare qui anche sua moglie, e anche la tua, Gordon. I miei colleghi possono essere pericolosi…” lui finì, seriamente. 
 
Tutti annuirono, e chiamarono le loro mogli. La moglie di Gordon, Amanda, non fu sorpresa per via del suo lavoro, mentre Lisa all’inizio fu arrabbiatissima, e voleva sapere che cosa era successo, ma alla fine disse che sarebbe venuta alla prigione, solo per scoprire che stava succedendo.
Dopo mezz’ora arrivarono alla prigione, e Cobra, Gordon, e anche i bambini spiegarono loro cosa era successo.   
 
 
Amanda era affezionata a quel bimbo blu, e lo conosceva perché ogni tanto andava alla prigione, per raccontare delle storie ad Eiyuu, e voleva anche poter adottare quel bimbo, portandolo a casa, ma sapeva che era troppo pericoloso.
Andò verso di lui, e abbracciò Eiyuu e anche Wayne, sentendo del suo cambio di idea, e di quello che aveva fatto: lei era davvero orgogliosa di entrambi.
 
Lisa fu shoccata all’inizio, poi DAVVERO arrabbiata. “Roxie! Eri impazzita?! Hai fatto una cosa DAVVERO pericolosa! E Andrew…lo sapevi per tutto il tempo! Perchè non me l’hai detto?” lei disse, stando vicino a Roxanne, e abbracciandola, il suo comportamento in contrasto con le sue parole. 
 
“Mamma, per favore, adesso siamo al sicuro, e papà non te l’ha detto perché…penso che tu avresti chiamato la Polizia, o qualcosa del genere, e pensa a cosa sarebbe successo?” Roxanne disse, in maniera calma, anche se stava ancora tremando per lo shock. 
 
Lisa fece un bel respiro, e pensò a quell’eventualità, quindi, dopo un po’ sospirò. “Ok, hai ragione, ma per favore, non farlo mai più, o potrei avere un infarto!” lei disse, ridendo brevemente.
Roxanne annuì, ma pensò che, con quei due, potesse trovarsi nuovamente in situazioni come quella, di sicuro, in futuro. “Ok, mamma…ci proverò”, lei disse, maliziosamente, facendo la lingua.
 
Lisa roteò gli occhi, conoscendo troppo bene sua figlia. “Almeno dimmelo, ok?” lei chiese, facendo l’occhiolino.
Roxanne annuì, e abbracciò la sua mamma, e Andrew fece lo stesso.
“Ok, domani andrò a scuola a parlare anche alla maestra, e voi parlerete ai media…anche se son sicuro che domani mattina leggeremo qualcosa nei giornali, o lo vedremo in TV, o lo sentiremo in radio.”
 
“Adesso starò qui a leggere questa roba, i miei uomini e gli uomini di John stanno già lavorando nella Magione Scott, per trovare qualche altra prova delle loro attività illegali. Ah…Wayne, c’è qualcosa che dobbiamo sapere? Sai, tipo espedienti, o altro…abbiamo cercato questi documenti per ANNI, e non gli abbiamo mai trovati, com’è possibile?” Cobra chiese al bimbo alieno.     
 
Wayne annuì, e disse, “Sì, ogni cassetto con contratti o documenti ha un congegno di sicurezza: un fondo nascosto. Se il cassetto non è aperto in una certa maniera, il fondo scatta e il contratto “sparisce”. A proposito, Alfred era uno dei vostri agenti speciali? Adesso ho capito perché mi ha procurato quei libri, ed era felice di insegnarmi la legge…ma perché non me l’ha detto?” lui chiese, curioso di sapere.
 
Cobra sogghignò, e rispose, “Sapeva dei tuoi genitori, e voleva che tu imparassi la legge, per aiutarlo quando saresti stato più vecchio, per arrestare i tuoi genitori adottivi. Non te l’ha mai detto perché pensava che tu fossi troppo giovane, ma aveva sbagliato: tu sei già un eroe, anche se devi imparare molte cose, ma c’è tempo…ok, Gordon, penso che sia meglio portarli a dormire, suppongo che siano piuttosto stanchi, e domani avranno una giornata parecchio intensa”, lui finì, sedendosi su una delle sedie, e cominciando a leggere il contratto della maestra.
 
Gordon annuì, e fece segno al gruppo di seguirlo. Uscì dal suo ufficio, ed entrò in un'altra stanza, dove c’erano alcuni letti pieghevoli. Con l’aiuto di Andrew, Lisa e Amanda li aprirono, mentre Eiyuu e Roxanne si mettevano il loro abbigliamento notturno.
 
“Ehm…non ho un pigiama…” Wayne disse in maniera imbarazzata. Amanda sorrise, e prese un pigiama da bambino da una borsa.
“Gordon mi ha chiesto di portarlo…spero che ti vada…” lei disse, dandoglielo: era un pigiama di flanella, con righe bianche e gialle, e il piccolo alieno con superpoteri lo indossò, vedendo che gli andava bene.
 
“Grazie, Mister Hudson…ragazzi, meglio… andare a letto…son molto stanco, nonostante tutto…” lui disse, sbadigliando, e sdraiandosi s uno dei letti.
Gli altri annuirono, e si misero sui letti vicino al suo, Eiyuu abbracciando la sfera di Meen-yawn come un plush, e nel momento in cui appoggiarono la testa sui cuscini, si addormentarono.
Gli adulti uscirono dalla stanza silenziosamente, Gordon andando nel suo ufficio, per aiutare Cobra e John a leggere tutte quelle carte.
 
“Andrew, Lisa, Amanda, è meglio per voi se state con i bambini…non vorrei che avessero dei brutti sogni…son davvero giovani, dopo tutto. Soprattutto Blue, ha spesso brutti sogni sul viaggio verso la Terra…” l’uomo baffuto disse al trio.
 
Annuirono, e andarono nella stanza, sdraiandosi su altri tre letti, sopra le coperte, perchè erano troppo agitati per dormire.
I tre bimbi stavano stranamente dormendo in pace, nonostante tutto quello che era successo il giorno prima, e anche in quella giornata.
Non erano a conoscenza che avevano ricevuto la visita di uno spirito molto speciale: Sandman, uno dei Guardiani.
 
Aveva percepito l’angoscia dei tre, e li conosceva anche molto bene, e così arrivò lì personalmente, diffondendo la sua sabbia dorata sopra i due alieni e bambina umana.
Stavano cominciando ad avere un brutto sogno, e lui non voleva che Pitch apparisse, così era arrivato lì, per fargli avere dei bei sogni.   
 
Quando i tre adulti arrivarono nella stanza, era ancora lì, ma non potevano vederlo, perchè avevano smesso di credere in lui.
Stava sorridendo, vedendo che la sabbia sopra le loro teste stava formando una bella scena: loro quattro – sì, perfino Meen-yawn – che giocavano felici in un prato.
 
Stette lì per un po’, per controllarli, e poi se ne andò, per portare bei sogni anche ad altri bambini nel mondo.
Nel frattempo Gordon, John e Cobra stavano guardando le carte, e il direttore della prigione sospirò, e Cobra chiese, “Cosa c’è, amico mio? Qualcosa ti turba?”
 
Lui annuì, e disse, “Gli Scott saranno messi in prigione, di sicuro, e Wayne finirà certamente in un orfanotrofio…non è giusto…vorrei davvero fare qualcosa…” lui disse, sperando che Cobra avesse qualche idea.
 
Dopo un po’ di tempo l’uomo di colore rispose, “Ho un’idea, puoi adottarlo, assieme a Blue. Tu sei già il suo guardiano legale, e posso chiedere al giudice di dire che sono i vostri figli adottivi, tuoi e di Amanda, tutt’e due. Posso parlare al Governo in modo che lascino in pace Blue, e Wayne può proteggerlo, quando andranno a scuola. Che ne pensi?” lui disse, sorridendo lievemente.
 
Il direttore ci pensò, e annuì. “Sì, è una buona idea, grazie!” disse, per poi riprendere il lavoro di controllo, più sollevato.
I quattro dormirono bene per tutta la notte, e poi arrivò il mattino, e Gordon andò a svegliarli tutti: stava cominciando un'altra intensa giornata.  

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Capitolo 12
*** Ancora discorsi ***


Cobra, Gordon e John avevano letto tutti gli incartamenti e contratti, evidenziando I nomi degli agenti di Polizia, agenti CIA, e anche colleghi di Cobra.
I tre bimbi e pesce vennero fuori dalla stanza addormentati ma felici, siccome avevano avuto quel bel sogno grazie a Sandy.
 
“Direttore, dove possiamo mangiare colazione? Non penso che sia una buona idea farla nella mensa…” Eiyuu disse, sopprimendo uno sbadiglio, e strofinando i suoi enormi occhi verdi.
L’uomo baffuto annuì, e pensò a qualcosa, poi Andrew parlò, “Se ricordo bene vicino alla prigione c’è una caffetteria, giusto? Posso andare e prendere la colazione per tutti, che ne pensi, Gordon?”
 
Il direttore annuì, e prese un pezzo di carta, per scrivere gli ordini, e darli ad Andrew. “Grazie, ti ridaremo i soldi quando torni, ok?”
Il padre di Roxanne annuì, e andò fuori dalla prigione, per andare alla caffetteria, e Cobra andò con lui, per sicurezza, e per aiutarlo con tutte le borse col caffè e le altre cose.
 
Nel frattempo i tre bimbi speciali parlarono della bella notte che avevano passato.
“Pensavo di avere un incubo, ma poi è diventato un bel sogno…è strano, non pensate? Voglio dire, dopo tutto quello che è successo…” Eiyuu disse agli altri.
“Io avevo cominciato ad avere un brutto sogno, ma poi si è trasformato in uno bello…” Roxanne disse, meravigliandosi e pensando.
“Anch’io! Ho avuto questo incubo, dove ero impotente di fronte a mio padre, che stava rapendoti, Blue, ma poi ho sognato di tutti noi che giocavamo in un prato…era davvero un bel sogno”, lui disse, sorridendo.
 
Gli altri tre fecero un’ espressione sorpresa, e poi dissero insieme, “Anch’io! Com’è possibile?” e poi risero.
Eiyuu descrisse il sogno, poiché era famoso per la sua memoria, e tutti furono sorpresi, siccome il sogno era uguale per tutti.
 
“Questo è davvero bizzarro…non c’è una spiegazione scientifica…o…mmmh…magari…” Eiyuu disse, pensando a un episodio capitato a lui e Meen-yawn.
“Cosa, Blue? Cosa pensi?” Roxanne chiese, la “piccola reporter” che emergeva.
 
“Beh, è una delle mie abilità aliene, penso…devo guardare l’enciclopedia…c’è stato un giorno che uno dei miei “zii” mi ha raccontato una cosa davvero shoccante, ed ho avuto un brutto sogno, ma Meen-yawn venne da me, nel sogno, portandomi in un bel sogno, e quando mi svegliai gli dissi di questo episodio, e mi disse che aveva avuto lo stesso sogno. Penso che sia un collegamento empatico che la mia razza può sviluppare verso altre persone o creature, ma…penso che si formi se la persona – o creatura – è vicino a me da lungo tempo, ed io e Meen-yawn siamo vicini dalla mia nascita, ed ho avuto questo “collegamento” quando avevo quattro anni, così non penso che sia per quello…è così sconcertante…” lui disse, riflettendoci da varie punti di vista.  
 
“Wow…un collegamento empatico? Magari potremmo averlo anche noi, se continuiamo a essere amici!” Roxanne disse, sorridendo follemente: le piacevano cose misteriose come quelle, grazie alle storie di suo padre.
Wayne sorrise, e annuì, e pensò a cosa potesse essere.
Poi Roxanne ebbe un epifania, e disse, “Ho una teoria, ma magari penserete che sia pazza: magari questa notte abbiamo ricevuto la visita di Sandman!” lei disse, sorridendo felicemente, pensando all’ Uomo dei Sogni.
 
I tre alieni sbatterono le palpebre, e la guardarono con fare scettico.
“Sandman? Davvero? È solo…una fantasia…giusto?” Eiyuu disse, avendo letto alcuni libri di fiabe nella libreria della prigione, e anche da Amanda.
Roxanne scosse la testa, e continuò, “No, penso che siano reali: la Fatina dei Denti, Sandman, Il Coniglietto di Pasqua e Babbo Natale…e altri spiriti leggendari…non ho prove, ma sento che son reali, e penso che questo potrebbe essere una prova…Blue, cerca di spiegare scientificamente come tutti noi abbiamo avuto lo stesso sogno”, lei disse, ghignando e incrociando le braccia.
 
Lui ci pensò per un poco, per poi sospirare, rassegnato. “Ok…pensandoci bene, non riesco a trovare una spiegazione logica per questo, ma voglio fare una ricerca…son sicuro che C’È una logica scientifica dietro a questo!” lui disse seriamente, facendo ridacchiare gli altri.
Poi Andrew arrivò con i caffè, cioccolata, ciambelle e focacce dolci, ed altre cose dolci da mangiare.
 
Mangiarono e bevvero nella “stanza da letto”, seduti sui letti, e poi i bambini si vestirono, e tutti andarono verso la scuola, per essere sicuri che i tre bambini e pesce fossero al sicuro.
Il padre di Roxanne aveva comprato un giornale, e come Cobra aveva previsto, in prima pagina c’era la notizia dell’arresto degli Scott, insieme con degli agenti del Governo: c’erano dieci pagine di storie, la maggior parte sui “lavori sporchi” della famiglia nobile.
 
Accesero la radio, e anche lì l’unica cosa che si poteva sentire in tutte le stazioni era quella notizia.
“Wow…Mister Cobra aveva ragione…mi domando cosa dirà la maestra…” Roxanne disse, alzando un sopracciglio.
Quindi arrivarono a scuola, e Cobra andò a parlare alla maestra: stava tremando come una foglia nella tempesta, e gli altri bambini nella scuola volevano sapere cosa fosse successo, dai loro compagni di classe.
 
Wayne chiese a Cobra se poteva dirlo alla classe, e lui gli concesse il permesso, ma gli chiese di non dire troppe informazioni, e il bambino superdotato fu d’accordo con lui, poi spiegò brevemente e cautamente, facendogli promettere di non dirlo a nessuno.
Tutti furono d’accordo, e poi furono tutti impressionati e spaventati da quelle notizie, pensando di chiedere ai loro genitori se erano coinvolti in qualche brutto guaio con gli Scott, siccome sembrava che la “Lil’ Gifted School for Lil’ Gifted Kids” era di loro proprietà.
 
Cobra sapeva che avrebbe dovuto chiedere ai genitori di tutti gli scolari se avevano dei contratti simili a quello dell’insegnante, per raccogliere altre evidenze delle loro cattiverie.
Quando finì di parlare con la maestra, venne verso i bambini, e disse, “Potete chiedere ai vostri genitori di venire qua, ora? È importante. Avete sentito cos’è successo, vero?” lui chiese, sapendo che quei bambini erano speciali.
 
Tutti annuirono, e chiamarono I genitori col telefono che c’era nella scuola.
Roxanne, Eiyuu e Wayne andarono a parlare con la maestra, che era ancora shoccata, ma in qualche maniera sollevata.
“Maestra Mary? Va tutto bene?” Eiyuu chiese, un poco preoccupato per lei.
 
Lei ebbe quasi un infarto, perchè era persa nei suoi pensieri. “O mamma! Blue! Non farlo più! Scusa…son un po’…scossa, ma devo ammettere che mi sento…liberata. Quel Mister Cobra…mi ha detto che è stata una vostra idea, giusto? Vorrei chiedervi una cosa: siete PAZZI?” lei disse, un po’ bruscamente, poi si ricompose. 
 
I tre furono un pochino shoccati alla sua reazione, ma sapevano che era normale.
“Beh, col senno di poi, sì, potremmo dire che siamo stati un po’ pazzi, ma…ero lì per proteggerli, e volevo aiutarla. Sapevo delle minacce che le avevano detto, e volevo redimermi, per quello che ho fatto a Blue, e volevo fare qualcosa di veramente eroico!” Wayne disse, orgogliosamente, sorridendo ai suoi nuovi amici e maestra.
 
Lei era davvero impressionata, e alla fine scosse la testa, e dichiarò, “Beh, grazie, bambini. Mister Cobra mi ha detto che devo testimoniare contro gli Scott, e anche voi…mi dispiace…soprattutto per te, Wayne…sarà difficile testimoniare contro i tuoi stessi genitori”, lei disse, tristemente.
 
Il bambino scosse la testa e disse, “Grazie per la sua preoccupazione, son felice di farlo, lo meritano. Mi hanno solo viziato, ho dovuto imparare da solo come controllare i miei poteri, e provo vergogna a non aver detto alla Polizia di queste cose prima. Ma adesso posso fare ammenda, e son soprattutto grato verso Roxanne, se non fosse stato per lei, tutto questo non sarebbe successo”, lui disse, sorridendo alla ragazza. 
 
Roxanne sorrise di rimando, e si abbracciarono, mentre la maestra faceva dei versi di contentezza alla vista.
Pian pianino, tutti i genitori dei piccoli alunni arrivarono, e Cobra parlò a loro.
Si scoprì che tutti loro avevano firmato contratti minacciosi, ma gli originali erano nella Magione Scott, ma l’uomo di colore era sicuro che i suoi uomini o gli uomini di John li avessero trovati.
 
Disse loro di andare alla Stazione di Polizia per testimoniare, e denunciare gli Scott, e chiamò John per dirglielo.
 
Nel frattempo Cobra ordinò l’arresto dei suoi ex colleghi, e John fece lo stesso con i poliziotti corrotti, e anche con gente dell’alta società, che erano nelle autorità locali,
Tre giorni dopo c’era il processo, e tutti i testimoni erano pronti.
 
 

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Capitolo 13
*** Il processo ***


Al processo c’era un sacco di gente: per lo più persone curiose che volevano vedere la caduta della famiglia più potente in Metro City, altre persone curiose di vedere quei tre bambini che li avevano portati alla caduta, e alcuni curiosi su un particolare bambino blu.
 
Il trio e pesce erano, insieme a Cobra e Gordon, nel banco principale, e nell’altro c’erano solo gli Scott e il loro legale, preparati a combatterli.
La coppia di nobili era in uno stato orribile: Aidan Scott era ancora quello messo meno peggio; nascondeva le occhiaie con un trucco pesante, ma era emaciato, la sua solita posa orgogliosa ridotta a un accasciarsi sulla sua sedia, e stava stringendo i denti.  
 
Lily Scott era messa peggio: indossava un bel vestito, ma penzolava sul suo corpo, perché in quei giorni non aveva mangiato nulla, per paura che il cibo contenesse qualche siero della verità o roba simile, conoscendo bene i metodi delle loro guardie – cioè la speciale divisione della CIA – e anche Aidan non aveva mangiato niente.
I suoi capelli erano un nido, e aveva uno sguardo da pazza, mormorando cose senza senso.
 
Wayne fu shoccato a vederli così, e guardò soprattutto verso sua madre, scuotendo la testa.
La donna notò il suo fissare, e girò la testa verso di lui, per guardarlo, facendolo ansimare per l’orrore che vide: lei aveva cercato di mettersi il trucco, ma aveva fallito, e sembrava più un clown, ma non uno divertente.
“Wayne! Come hai potuto farci questo? Siamo I tuoi genitori, dopo tutto!” lei disse, in maniera pazza, con i suoi occhi fissi al suo figli adottivo.
 
Wayne vide che non era pericolosa, e rispose con calma, “Non sono vostro figlio, voi mi avete solo adottato, e son orgoglioso di quello che ho fatto, Miss Scott”, lui finì, con uno sguardo serio, che era al di sopra della sua vera età.
 
Lei stava per urlare, quando il giudice entrò nell’aula, e fu annunciato, “Ecco che arriva il giudice Warner!”
Lui andò al suo posto, e sbatté il martelletto, dicendo, “Silenzio in Aula!” Quindi aspettò per il silenzio, e disse, “Molto bene, siamo qui per giudicare Lord e Lady Scott, per corruzione di alti offici pubblici e agenti del Governo, minacce a gente innocente, contatto con criminali d’alto rango, eccetera, eccetera, eccetera…la lista è troppo lunga per elencarla in quest’occasione. Adesso chiamerò i testimoni, prima Mary Ferguson, la maestra della “Lil’ Gifted School of Lil’ Gifted Kids”, può venire al banco”, disse, e l’insegnante venne a testimoniare, rispondendo a tutte le domande dei due avvocati.  
 
Gli Scott cercarono di guardarla con rimprovero, ma lei si era preparata, e andò avanti con la spiegazione.
Quindi il giudice chiamò i tre bambini, e pesce, tutti insieme, poiché era una richiesta fatta da Cobra Bubbles.
Le persone nella stanza fissarono soprattutto Eiyuu, facendolo innervosire, e quando Wayne notò questa cosa, fluttuò nell’aria, per guardarli dall’alto, e disse, “Smettetela di guardare il mio amico, va bene?”
 
Un brusio venne dall’aula, per la sua azione, e il giudice dovette sbattere nuovamente il martello, dicendo, “Silenzio in Aula! SILENZIO!” e quando smisero, lui disse ai tre bambini e pesce, “Potete continuare.”
 
Loro dissero quello che era successo, cominciando con i fatti a scuola, per poi dire come avevano preso le prove, e ci fu di nuovo un brusio nell’aula, perché anche Meen-yawn aveva parlato, e il giudice dovette portare nuovamente l’ordine; poi, dopo di loro, Gordon Hudson, Cobra Bubbles e John Anderson testimoniarono per le autorità, e poi i genitori degli scolari alla fine.
 
“Dopo aver ascoltato tutte le testimonianze, e visto tutte le prove, io giudico Lord e Lady Scott colpevoli per tutti i loro crimini, e li condanno a cinquanta ergastoli, da scontare alla Prigione per Criminali Dotati.”
Poi prese una carta ufficiale, e le lesse ad alta voce, “Inoltre, io dico che da ora in avanti, Blue Hudson, Minion e Wayne Scott – adesso Hudson – sono legalmente adottati da Gordon Hudson e sua moglie, Amanda Farrington-Hudson. Sono ora legali cittadini degli Stati Uniti d’America, e così hanno gli stessi diritti di tutti, se questo vi aggrada”, lui finì, sorridendo a Eiyuu, conoscendo il suo passato.     
 
Tutt’e due si illuminarono, e annuirono, guardando il loro nuovo papa, che stava sorridendo orgogliosamente.
“Questo ci piace!” loro dissero contemporaneamente, quindi abbracciarono Gordon, e per finire Roxanne.
Per un'altra volta un mormorio passò per l’aula, e il giudice dovette silenziarli nuovamente.
 
“Ho finito, potete lasciare l’Aula!” disse, mentre gli Scott erano scortati fuori dalla stanza da due colleghi di Cobra, e mentre Aidan aveva una maschera di puro odio, Lily stava piangendo disperatamente, pensando a cosa aveva perso, e pensando al quanto fosse stata stupida, a essere d’accordo col marito su tutte quelle attività criminali.
 
Howard Warner andò verso gli altri, per congratularsi. “Avete fatto un ottimo lavoro, nonostante la giovane età, ed ho l’impressione che farete altre cose di questo genere in futuro!” lui disse, con uno scintillio birichino negli occhi.
 
“Giudice Warner! Per favore, non dica questo! Son preoccupata per la mia piccolina qui!” Lisa Ritchi disse, abbracciando Roxanne.
“Mam-ma! Mi imbarazzi!” la piccolina disse, roteando gli occhi, il che fece ridere tutti.
“Eheheh…scusate, ma per quello che so è una bambina molto sagace, giusto?” lui chiese a Roxanne.   
 
Lei annuì, e sorrise, “Sì, Vostro Onore, ho un QI molto alto, e grazie al cielo!” lei disse, riferendosi al fatto che era stata in grado di andare a quella scuola, e così era stata una delle ragioni che aveva aiutato la legge a catturare quei pericolosi criminali.
 
Wayne e Eiyuu erano raggianti, guardando il loro nuovo papa, e mamma, che arrivò a breve, poiché era nel pubblico.
“Grazie per aver seguito il mio suggerimento, Giudice Warner, mi piace sempre vedere bambini felici”, Cobra disse, facendo un mezzo sorriso.
 
All’improvviso si ritrovò abbracciato dai due piccoli alieni. “Grazie, Mister Cobra!” dissero assieme, sorridendo felicemente.
Lui sorrise e gli accarezzo le teste. “Non è nulla, sapevo che Gordon e Miss Farrington volevano adottarti, Blue, e ho pensato a te, Wayne: tu avevi già le giuste carte, non falsificate, grazie al cielo, ma sapevo che saresti finito in un orfanotrofio, se qualcosa del genere non fosse stata fatta, e così ho messo in contatto il giudice. Vedo che siete tutt’e due felici”, lui disse, sorridendo. 
 
“Questo è stato gentile da parte sua, Mister Cobra, e son più che felice di essere il figlio del direttore, e Blue, adesso siamo fratelli! Questo è fantastico! Ho sempre voluto un fratello!” lui disse, abbracciando il bambino blu.
Lui s’irrigidì un poco, ma adesso era abituato a quel contatto, così abbracciò di rimando, e poi si stucco, e parlò con Cobra, “Vorrei chiedere qualcosa: non c’è pericolo a proposito della sua “divisione speciale” che mi rapisca? O qualche scienziato?” lui chiese, preoccupato.
 
L’uomo di colore si accucciò, e parlò a tutt’e due. “Wayne, mi puoi promettere che proteggerai tuo fratello? Ed ho questo per te”, lui disse, dando una carta a Eiyuu.
Wayne annuì, e disse, “Stavo pensando la stessa cosa, e sarò più che felice di proteggerlo, che cos’è?” chiese, alla fine, guardando la carta.
 
Eiyuu s’illuminò, e disse, “È un permesso per portare con me la mia pistola disidratante, e usarla in caso di pericolo! È fantastico! Scommetto che sono il più giovane cittadino USA che ha questo permesso, vero?” lui disse, sorridendo follemente.  
 
Cobra annuì, e disse, “Hai ragione, ma usala saggiamente, va bene? Adesso devo andare a controllare quei due, abbiamo costruito una cella speciale per loro, dentro la prigione…per separarli dagli altri detenuti, soprattutto dai tuoi “zii”, siccome sanno cosa volevano farti, Blue”, lui finì, sogghignando.
 
Il ragazzino blu lo osservò, poi ridacchiò. “Già, meglio tenerli separati, o i miei “zii” potrebbero trattarli…non così gentilmente. Ok, se può, mi faccia sapere cosa succede, ok? E…magari ci si rivedrà”, lui finì, allungando il braccio per stringere la mano a Cobra.
 
L’uomo di colore annuì, e gli strinse la mano, e poi uscì dalla stanza.
“Ok, ragazzi – e pesce – andiamo a casa, devo dirvi qualcosa”, Gordon disse, sorridendo ai suoi due figli adottivi.
Annuirono, e poi montarono sulla sua macchina, nel sedile dietro, e il direttore guidò verso la sua casa, sorridendo per tutto il tempo, per la felice svolta di eventi.

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