Be your Teenage Dream, tonight...

di DumbledoreFan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Day 1: In my skin-tight jeans... ***
Capitolo 2: *** Day 2: The way you turn me on... ***
Capitolo 3: *** Day 3: You brought me to life... ***



Capitolo 1
*** Day 1: In my skin-tight jeans... ***


Buona sera a tutti e buon inizio di Klaine Week <3
Ecco anche la mia raccolta, come al solito arrivata dopo la banda, ma questo week-end sono stata a Milano quindi perdonatemi ç____ç
Spero di farvi una buona compagnia durante tutta la settimana!
Enjoy!










Day 1: Cooper + Klaine








In my skin-tight jeans…






 





“Mi fai bruciare gli occhi.”

Queste non erano di certo le prime parole che Blaine si aspettava di sentirsi rivolgere da suo fratello accogliendolo dopo essere stati ben più di un mese senza vedersi, specialmente dopo aver recuperato con lui quel bellissimo rapporto che più di tutto sapeva d’amicizia. Da quando Cooper e Blaine, dopo il toccante quanto teatrale duetto di “Somebody that I used to know”, si erano chiariti e avevano raggiunto una tappa significativa per il loro legame, le cose fra i due fratelli erano davvero cambiate: si sentivano per telefono quasi tutti i giorni, si confidavano a vicenda con naturalezza e si dispensavano consigli con sincerità, mentre quel pungente sentimento di continua competizione si era mano a mano affievolito, lasciando spazio all’interesse e all’apprensione che Cooper provava riguardo al successo di Blaine.

Lui era davvero stata la prima persona ad accorgersi di quanto il suo fratellino fosse insanamente talentuoso, e avrebbe fatto di tutto perché anche gli altri riuscissero a vederlo.

Quindi, quando Cooper lo aveva avvertito che sarebbe tornato due settimane a Westerville per riposarsi un po’ dopo le riprese e passare del tempo con lui, si era aspettato di vederlo uscire dall’aeroporto con un bel sorriso raggiante e ricevere un abbraccio e un saluto affettuoso, o per lo meno un saluto. L’ultima cosa al mondo che si aspettava di sentirsi dire da un appena arrivato Cooper era proprio “Mi fai bruciare gli occhi”.

“Come scusa?” domandò Blaine incredulo, ancora con le braccia un po’ aperte impazienti di un abbraccio mancato.

“Kurt sta per caso passando uno di quei periodi bui da artisti senza ispirazione in cui si hanno le peggiori crisi creative?” chiese Cooper con sarcasmo, squadrando il fratello da capo a piedi con un’occhiata eloquente, mentre l’altro continuava a fissarlo senza capire, sbattendo ingenuamente le lunghe ciglia.

“Kurt? Che c’entra Kurt?” domandò Blaine facendo sbuffare sonoramente Cooper, il quale lo indicò con ovvietà.

“Sei vestito in maniera oscena!”

Solo allora Blaine abbassò a sua volta allo sguardo per osservare l’accostamento dei suoi vestiti, che a lui sembrava assolutamente normale: camicia bianca, gillet grigio perla, pantaloni a tre quarti beige, e papillon giallo con mocassini abbinati.

“Non è osceno, è vintage hipster chic!” esclamò Blaine dopo aver alzato il capo con aria risentita, mentre l’altro inarcava un sopracciglio scettico.

“Questo stile nemmeno esiste.” lo smontò il fratello mettendosi una mano sul fianco e osservandolo con lo stesso cinismo.

“Certo che esiste, l’ha inventato Kurt!” ribatté Blaine incrociando le braccia al petto con fare un po’ offeso, mentre Cooper gli puntava nuovamente l’indice contro.

“Vedi, lo sapevo che era lui che ti sceglieva i vestiti!” lo accusò soddisfatto il fratello maggiore, e il più piccolo degli Anderson sbuffò ancor più interdetto e alzò gli occhi al cielo.

“Ma a me piacciono.” replicò mettendo quasi il broncio, ed era assolutamente sincero.
Lui adorava il modo in cui si vestiva, adorava i consigli di Kurt, e soprattutto amava la sua collezione di papillon, cominciata ben prima di conoscere il suo ragazzo.

“Schizzo, non ti si può guardare.” sospirò Cooper prendendo il fratellino sottobraccio e avviandosi verso il parcheggio.

“A te ci penso io.”


*


“Che diavolo hai fatto?!”

Le parole di Kurt, scandite con forza una per una e distaccate da una sentita pausa di drammaticità, riecheggiarono per tutto il corridoio del McKinley non appena gli si parò davanti Blaine. Quest’ultimo abbassò il capo con aria del tutto colpevole e mormorò con lo stesso tono di chi confessa un omicidio: “Cooper.”



“Vedi Blainer, il segreto del successo sta tutto nell’immagine. Se riesci a convincere qualcuno che vali solo facendoti guardare, hai sicuramente fatto un grande passo avanti nel mondo dello spettacolo.” disse Cooper mentre camminava su e giù davanti al letto della camera di suo fratello, dove un impotente Blaine lo ascoltava annoiato.

“Certo, non si fa successo solo con un bell’aspetto… Michael Bay non ha riconsiderato il mio provino solo perché ho un sorriso mozzafiato, degli occhi che ti stregano e uno stile sempre perfetto e impeccabile, però senza quelli probabilmente non mi avrebbe neanche preso in considerazione all’inizio.” continuò il più grande gesticolando ampiamente con le mani.

“Insomma, la tua immagine è un biglietto da visita, e nessuno va da un avvocato che ti scrive il suo numero su un foglietto spiegazzato, anche se è il migliore sulla piazza.” terminò aggiungendo l’immancabile indice alzato e puntato verso Blaine.
Un giorno di questi avrebbe accecato un bambino, ne era certo.

“E invece di assecondare questa società che giudica solo dalle apparenze, non dovremmo combattere i pregiudizi e vestirci semplicemente come preferiamo?” replicò il più piccolo senza entusiasmo, inarcando con prepotenza le sopracciglia.
Cooper rimase un istante in silenzio, poi si poggiò teatralmente una mano sul cuore e sospirò con forza.

“Il mio piccolo Blainey, così ingenuo da poter ancora credere di cambiare il mondo. Non perdere mai questo sentimento, è quello che ti rende tanto speciale” rispose il fratello maggiore con voce quasi rotta dalla commozione, per poi tornare alla sua solita espressione decisa e concentrata.

“Ma no, adesso si asseconda la società, una società che si vorrebbe cavare gli occhi con un cucchiaio ogni volta che esci di casa” 
Blaine spalancò la bocca offeso per poi buttarsi indietro sul letto con le braccia aperte in una posa completamente sconfitta.

“Mi arrendo!”



“Blaine! Non posso credere che tuo fratello sia riuscito a convincerti a fare… Questo!” esclamò Kurt quasi disgustato mentre apriva le mani in direzione del suo ragazzo vestito con una t-shirt nera senza scritte, un paio di jeans scuri lunghi fino ai piedi, e un giacchetto di pelle nera con la cerniera davanti.

“Sei… Sei anonimo! Non sprizza nemmeno un po’ della tua personalità questo outfit!” continuò a lamentarsi il ragazzo sconvolto.
Blaine continuò a guardare per terra sospirando rassegnato.

“Secondo Coop questo è il look ‘mi prendo troppo sul serio per scegliere vestiti elaborati ma sono un figo e si vede’… Ieri da quando l’ho preso all’aeroporto non mi ha parlato di altro che dei miei vestiti e di come l’immagine sia il mio biglietto da visita e cose del genere…” mugugnò sconsolato il moro appoggiandosi senza energia con una spalla agli armadietti, mentre Kurt continuava a scuotere il capo.

“No, no, no non ci siamo. Proprio perché l’immagine è il tuo biglietto da visita non puoi di certo girare conciato così! Cosa fa capire questo di te? Niente! Non mette nemmeno in risalto i tuoi punti migliori, non è alla moda, non è niente! Anzi…. È un disastro!” sbottò quest’ultimo arricciando le dita delle mani. Dopo un altro secondo in cui rimirò sbigottito e contrariato i vestiti del suo ragazzo, aprì velocemente l’armadietto e prese di corsa la busta in cui teneva i vestiti di ricambio in caso che qualcuno si divertisse a tirargli qualche granita, poi lo chiuse con un colpo forte e afferrò al volo la mano di Blaine.

“Vieni, dobbiamo salvare il salvabile!”


*


“Non ci posso credere! Come c’è riuscito?!”

Quando Blaine era tornato a casa da scuola, aveva tentato di raggiungere la sua camera senza farsi intercettare dal fratello, stendendosi dietro gli stipiti delle porte e accucciandosi sotto i mobili come la migliore spia da incursione, ma proprio mentre era ad un passo dalla porta della sua stanza Cooper uscì dal bagno in fondo al corridoio e lo vide nel suo nuovo outfit arrangiato da Kurt: i pantaloni erano sempre quelli, ma sopra aveva una camicia color glicine a maniche corte, un gilet panna e un papillon a righe blu, verdi e bianche. 

Blaine sospirò esasperato e si avvicinò alla porta.

“Coop, dai, lascia perdere… A me piacciono questi vestiti” commentò arrendevole stringendo le labbra in un’espressione quasi dispiaciuta, mentre il fratello marciava verso di lui.

“No, no, no non permetterò al mio fratellino di rovinarsi l’immagine per colpa delle manie da artista in crisi del suo ragazzo.” ribatté Cooper mentre scuoteva il capo con forza e prendeva per un braccio Blaine, trascinandolo verso la sua stanza.

“Ma Cooper! Non puoi fare così!” si lamentò quest’ultimo quasi piagnucolando.

“Sì invece che posso! Blaine, quando anche tu sarai richiamato da Michael Bay per fare un’apparizione in Transformers 3 forse potrai discuterne con me, ma fino a quel momento ho il dovere di indirizzare il mio fratellino verso la strada più sicura per il successo, e consigliarlo come meglio posso… Lo sto facendo per te!” esclamò Cooper prendendo Blaine per le spalle e strattonandolo appena, lasciando il fratello quasi terrorizzato.

“Coop… Sono solo dei vestiti” disse d’impulso, osservandolo con gli occhi spaventati. 
Cooper gli lanciò un’occhiata stranita e lasciò cadere le mani, per poi mettersele sui fianchi e storcere un po’ la bocca.

“Se ti sentisse Kurt ti lascerebbe seduta stante.” commentò con l’aria di chi la sa lunga, per poi indicargli la propria camera con un gesto che non ammetteva repliche.

Blaine sbuffò sonoramente e abbassò le spalle.

“Che cosa ho fatto di male?”


*


“COOPER!” 
Cooper Anderson aveva avuto la possibilità di parlare con Kurt solo una manciata di volte, eppure avrebbe riconosciuto quella voce acuta e leggermente isterica anche se si fosse trovato nel mezzo alla folla più rumorosa. 

Il fatto poi che quella voce, solitamente celestiale e cortese, stesse sbraitando il suo nome con fare minaccioso, lo fece saltare in piedi dal divano e girare immediatamente verso la porta del salotto, da dove solo qualche istante dopo entrò un Kurt decisamente alterato che trascinava per il polso un inerme quanto distrutto Blaine.

“Questo non è accettabile!” sbottò Kurt indicando infuriato il suo ragazzo, che quel giorno si era presentato a scuola con un paio di jeans scoloriti sulle cosce e gli stinchi, una camicia nera semplice a maniche lunghe, e un paio converse nere.

Era il quinto giorno consecutivo che accadeva sempre la stessa cosa: Blaine arrivava a scuola con i vestiti scelti personalmente da Cooper, e tornava con addosso quelli che Kurt si portava di ricambio, innescando una sorta di combattimento che mirava a far sfinire l’avversario e farlo infine demordere. Peccato che entrambi fossero più determinati che mai, e alla fine Kurt avesse deciso di affrontare direttamente il suo nemico per uscirne vincitore.

“Kurt, Blaine è destinato a diventare una grande star proprio come me, non puoi usarlo come cavia per i tuoi esperimenti di moda.” si giustificò Cooper mentre il suo interlocutore gli lanciava uno sguardo che avrebbe potuto incenerirlo all’istante.

“Sì, Blaine diventerà una grande star, ne sono certo, e ci riuscirà rimanendo esattamente se stesso e mostrando con i suoi vestiti la sua personalità!” ribatté Kurt infervorato, mentre Blaine osservava la scena con sguardo dolorante.

“Vestito così al massimo può diventare la brutta copia di Lady Gaga! Ha bisogno di seguire le orme di una star più moderata ma con altrettanto successo… Come me!” replicò Cooper aprendo le braccia, mentre lo sguardo dell’altro si faceva sempre più omicida, finché non si decise anche a fare un passo avanti ed alzare l’indice.

“Ascoltami bene, Cooper Anderson, perché questo è un dialogo molto drammatico e ti sto anche indicando, e tra poco mi sa che comincerò anche ad urlare… Blaine è perfetto, e non ha bisogno di seguire le orme di nessuno. Non ha bisogno di fare niente in realtà, perché anche un cieco riuscirebbe a vedere quanto è dannatamente bravo. Quindi fatti da parte” disse Kurt con una calma davvero terrificante e gli occhi ormai ridotti a fessure, per poi prendere nuovamente Blaine per il polso e trascinarlo verso camera sua. Una volta dentro, socchiuse la porta e si avventò letteralmente verso il suo ragazzo, cominciando a sganciargli la camicia con rabbia.

“Te li strapperei a morsi questi vestiti” esclamò irato, con gli occhi che sembravano fiammeggiare di rabbia. Blaine sogghignò malizioso e poggiò una mano sulla schiena del suo ragazzo, tirandolo un po’ a sé.

“Non mi dispiacerebbe” mormorò il moro facendogli l’occhiolino, e Kurt lo osservò un attimo in silenzio, fermandosi dallo sbottonargli la camicia ma senza perdere quella calda determinazione negli occhi. Rimase immobile per un secondo, poi afferrò Blaine per la vita e lo spinse senza tante cerimonie sul letto, stendendosi sopra di lui e avventandosi famelico sulla sua bocca, incanalando tutto il suo fervore in quel bacio e continuando a spogliarlo con brutalità. 

Cooper, dallo spiraglio della porta, osservò la scena e sorrise sornione, allontanandosi poi con aria soddisfatta e sussurrando fra sé e sé.

“Oh, adesso Blaine smetterà di lamentarsi che lui e Kurt scopano solo su programma.”










 

Spazio dell'Autrice.


 

Lo so che la FF non è niente di che, e anzi, che in confronto a tutto quello che hanno pubblicato oggi fa proprio schifo, ma...lo ammetto, non avevo altre idee ç___ç Sono pessima, scusate ç__ç

Più che altro questa è una delle cose del mio Cooper (amore miooo <3 <3) che mi è rimasta più impressa, e mi sembrava stupida abbastanza per scrivere una FF con il mio attore preferito <3 

Spero di essere riuscita almeno a strapparvi un sorriso **

Grazie mille a tutte le persone meravigliose e gentilissime che leggeranno, I love you so much ç___ç <3

E soprattutto grazie mille all'amore della mia vita Jessika, aka Chemical Lady, che mi ha betato la shot <3 My life would suck without you...

A domani, buona notte amori! 

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Capitolo 2
*** Day 2: The way you turn me on... ***


Buona sera a tutti miei bellissimi lettori **
Sì, purtroppo considerando la scuola e il fatto che non sono riuscita ad avvantaggiarmi prima, le mie shot verranno pubblicate tutte per quest'ora se va bene, se non un po' più tardi...perciò mi scuso ç___ç Spero però di rimediare con le FF in sè *www*
Ecco a voi il secondo prompt della Klaine Week <3
Enjoy!











Day 2: Roomates!Klaine










The way you turn me on...









Blaine drizzò immediatamente le orecchie non appena sentì un tonfo sordo provenire dal corridoio del suo appartamento, perché se c’era una cosa che aveva imparato a New York in quell’ultimo anno era proprio di stare in allerta ad ogni minima cosa sospetta; quando poi sentì un forte colpo abbattersi sulla sua porta scattò in piedi repentinamente e si avvicinò senza far rumore per cercare di capire che cosa stesse succedendo, e soprattutto se avesse bisogno di correre in cucina a prendere un coltello.

Blaine però non fece in tempo a muovere più di due passi che da fuori udì una risata decisamente familiare anche se un po’ alterata, la quale gli fece abbandonare in una volta sola la posa da felino in agguato e tirare un sospiro di sollievo. Rilassata la posa e l’espressione, il ragazzo si diresse con la massima tranquillità verso la porta e l’aprì, trovandosi davanti una scena insolita e un po’ preoccupante, che lo lascio un secondo interdetto: Kurt Hummel, il suo coinquilino da ormai sei mesi, era accasciato per terra contro la parete del corridoio, piegato un po’ su se stesso mentre rideva quasi con isteria, con le guance visibilmente arrossate e gli occhi un po’ lucidi, mentre Rachel, la sua migliore amica, altrettanto allegra me chiaramente più sana, era in piedi di fronte a lui e tentava di risollevarlo. 

“Blaine.” fece Rachel alzando il viso verso il ragazzo appena apparso sulla porta, imitata subito da Kurt che sollevò sia il capo che le braccia in direzione del coinquilino.

“Blaiiine!” urlò quest’ultimo con la voce impastata e la testa che penzolava debolmente, mentre si potevano notare benissimo le palpebre pesanti che rischiavano di cadergli da un momento all’altro.

“Blaine sei davvero tu? O sei un angelo?” chiese subito dopo, cercando di aprire gli occhi il più possibile, proprio come se si fosse appena svegliato. Blaine sospirò divertito e si rivolse alla ragazza.

“Quanto ha bevuto?” domandò con una nota di rassegnazione nel tono.

Blaine non aveva mai visto Kurt ubriaco fradicio  e sinceramente non sarebbe riuscito ad immaginarselo prima di quel momento, perché il suo coinquilino era sempre una persona molto composta ed elegante, che al massimo tendeva all’isteria, ma mai alla decadenza personale. Certo, gli era capitato qualche volta di vederlo un po’ brillo, quando tornava da qualche cena con i suoi colleghi di Vogue che offrivano Chardonnay Sauvignon di ottima annata, ma più di quello mai. 

Allo stesso tempo però, Blaine non poteva proprio dirsi completamente sorpreso di trovarsi davanti ad una scena del genere, anzi in un certo senso era come se se lo stesse aspettando: Kurt erano mesi che non faceva che lavorare e studiare a dei ritmi disumani, non credeva di averlo mai visto dormire otto ore di fila e non si fermava mai, non si prendeva mai un weekend di riposo per stravaccarsi sul divano a guardare tre o quattro musical di fila, o leggere un bel libro tutto d’un fiato, niente di niente. Era come se ogni istante in cui Kurt non fosse operativo e produttivo in qualche campo, gli facesse venire un insopportabile senso di colpa che lo spingesse ad anticiparsi o inventarsi del lavoro, anche se sinceramente lui aveva sempre qualcosa da fare.

Così, essendo Kurt comunque un essere umano in carne ed ossa, prima o poi sarebbe dovuto cedere al desiderio di sbronzarsi anche nell’anima e dimenticare tutto per un sera.

Ed ecco che era successo.

“Decisamente più di quanto avrebbe dovuto, ma considerando il fiasco del suo ultimo capo, non ho avuto il coraggio di fermarlo.” confessò Rachel con tristezza, mentre Blaine si abbassava verso il coinquilino e lo afferrava saldamente per rimetterlo in piedi.

“No Blaine, voglio stare in terra, si sentono i cowboy.” bofonchiò Kurt opponendo un po’ di resistenza, mentre l’altro scuoteva la testa tentando di non ridergli in faccia e lo tirava su definitivamente, cingendogli la schiena con forza.

“Ci penso io, tranquilla… Tu ce la fai a tornare a casa? Puoi rimanere qui e dormire nel mio letto se vuoi, io avevo comunque in programma di restare sul divano.” disse Blaine a Rachel, indicandogli con il capo l’appartamento.

“Sììì Rach rimani, facciamo un pigiama party e ci facciamo le unghie.” esclamò Kurt facendo due salti su se stesso per poi collassare letteralmente fra le braccia del coinquilino.

“Ti ringrazio Blaine ma ho il taxi giù che mi aspetta ed è decisamente meglio se torno a casa… Dì a Kurt di chiamarmi domani mattina quando si riprende.” rispose la ragazza salutandolo poi con un cenno della mano e avviandosi verso l’ascensore, per poi sparire dietro le sue porte. Blaine sollevò delicatamente il capo di Kurt e incrociò il suo sguardo leggermente vitreo, per poi sorridergli.

“Qualcuno si è dato alla pazza gioia stasera.” commentò il moro cercando di trascinarlo non troppo bruscamente dentro casa.

“Chi?” chiese Kurt perplesso, osservando Blaine un po’ perso. “Tu? Perché non me l’hai detto, anche io volevo divertirmi! Non mi diverto mai!” piagnucolò con un repentino cambio d’umore, e l’altro si affrettò a poggiargli una mano sulla guancia.

“No, no, tu ti sei divertito Kurt! Ti sei divertito tantissimo stasera!” rispose il moro chiudendo la porta dietro di sé con un piede. Il ragazzo fra le sue braccia spalancò gli occhi felicemente sorpreso e sorrise un po’ ebete.

“Oh che bello! Ma… Voglio divertirmi ancora! Balliamo!” esclamò Kurt con un ritrovato entusiasmo, aggrappandosi al collo di Blaine e cominciando ad ondeggiare scompostamente e con un equilibrio del tutto precario, mentre l’altro lo prendeva di colpo per i fianchi tenendolo in piedi.

“Kurt, Kurt, hai già ballato abbastanza per stasera, e poi non c’è musica, senti?” ribatté quest’ultimo facendo fermare il ragazzo di punto in bianco, il quale contemplò in silenzio per un paio di lunghi istanti.

“Oh.” commentò semplicemente, essendoci rimasto male dall’evidenza che il suo ballo sconclusionato non avesse una base.

“Sai cosa facciamo adesso? Andiamo in cucina, io ti preparo un bel caffè, tu prendi una bella aspirina, poi aspettiamo che ti passi un po’ la sbronza e andiamo a letto, ok?” fece Blaine con lo stesso tono che avrebbe usato con un bambino piccolo in procinto di andare a dormire.

“Devo fare la pipì!!” fu la risposta eccitata che ottenne da Kurt, il quale si staccò di colpo correndo per il corridoio e andando a sbattere contro la parete, su cui si spalmò faccia contro il muro. Blaine spalancò gli occhi incredulo e si precipitò verso il coinquilino che rischiava di cadere all’indietro per il rimbalzo, ma non appena riuscì a rimetterlo dritto Kurt si allontanò di nuovo barcollante, urlando uno sbiascicato “Ce la faccio da solo!” e raggiungendo il bagno sbattendo su entrambe le pareti del corridoio come una pallina da flipper.

“Ti aspetto qui fuori” gli disse Blaine appoggiandosi allo stipite della porta che Kurt aveva chiuso malamente dietro di sé, e sbuffando divertito.

Era proprio vero che le persone tiravano fuori il loro lato migliore, da ubriache.
O in questo caso, il loro lato più innocentemente divertente, dato che il novanta percento delle volte in cui Kurt lo faceva ridere era per una battuta sarcastica, e nonostante adorasse l’ironia pungente e arguta del suo coinquilino, vederlo in quelle condizioni era decisamente meglio.
Quando però, dopo lunghi minuti, sentì di nuovo un tonfo, l’espressione di Blaine da allegra mutò in un lampo in preoccupata, e si fiondò direttamente in bagno sperando che Kurt non si fosse fatto niente.

E fortunatamente fu così, anche se la scena che gli si parò davanti era egualmente preoccupante. 

Infatti il suo coinquilino era a sedere sul piatto della doccia, ricoperto di borotalco, con il barattolo ancora in mano, che si guardava intorno un po’ spaesato, finché non puntò gli occhi verso Blaine e sussultò sollevato.

“Blaine! Che ci fai anche tu a Diagon Alley?”

Se per tutto quel tempo il moro era riuscito a non ridere in faccia al suo amico, sentendosi un po’ una brutta persona a divertirsi delle sue condizioni pessime, in quel momento non riuscì proprio a trattenersi. Nessuno ci sarebbe riuscito.
Così Blaine scoppiò a ridere fragorosamente, tenendosi la pancia e mettendosi una mano davanti alla bocca, mentre Kurt lo guardava un po’ perplesso e sorrideva senza capire. 

“Sono venuto a prenderti! Ti ho detto che dobbiamo andare a Narnia, non a Diagon Alley!” rispose Blaine cercando di calmare le risa con scarso successo, e Kurt lo osservò con espressione concentrata, cercando visibilmente di ricordare che cosa gli avesse detto l’amico.

“Oh.” disse di nuovo con una certa delusione.

“Allora dobbiamo andare nell’armadio.” concluse dopo qualche attimo di riflessione, cercando di alzarsi in piedi. Blaine si sporse per aiutarlo e finalmente riuscì a smettere di ridere.

“No no Kurt, hanno spostato il passaggio, non lo sai? Adesso è in cucina… Forza andiamo.” gli disse il moro facendolo uscire cautamente dal bagno e portandolo verso la meta sopracitata.

Non appena arrivati in salotto però, Kurt gli sfuggì di nuovo alla presa e si lanciò letteralmente sul divano, atterrando di faccia e mugolando qualcosa di assolutamente incomprensibile, mentre Blaine gli correva dietro e lo prendeva per le spalle, costringendolo a sedersi.

“No, no Kurt! Se ti sdrai e chiudi gli occhi tra cinque minuti vomiti, poco ma sicuro. Devi stare seduto e sveglio, capito?” gli disse il moro appoggiandogli entrambe le mani sul collo.

“Ma io ho sonno!” si lamentò Kurt con tono infantile e scuotendo il capo.

“Kurt, Kurt, ascoltami! Ora io vado di là a farti il caffè, tu devi promettermi che rimani qui e non chiudi gli occhi. Hai sentito? Non chiudere gli occhi, per niente al mondo. Non chiudere gli occhi!” replicò Blaine scuotendolo appena, e l’altro gli lanciò un’occhiata perplessa e un po’ preoccupata.

“Ci sono gli angeli piangenti?” chiese Kurt con la voce ridotta ad un sussurro terrorizzato, e il moro dovette trattenere un sospiro di sollievo.

“Sì, sì! Non chiudere gli occhi, o sei morto! Hai capito Kurt? Non chiudere gli occhi, o sei morto!” rispose Blaine mentre il coinquilino annuiva spaventato.

“Bene, torno subito, tu mi raccomando… Non chiudere gli occhi” ripeté per l’ennesima volta il moro prima di avviarsi velocemente in cucina. Mise su il caffè e nel mentre che si faceva preparò un bicchiere d’acqua e un’aspirina, e una volta che fu tutto pronto tornò di corsa in salotto.

Come in realtà aveva previsto, trovò Kurt con la testa buttata indietro sul divano, gli occhi chiusi e la bocca aperta per niente elegantemente, visibilmente addormentato. Il moro sospirò rassegnato e si affrettò a poggiare tazza e bicchiere sul tavolino da caffè, e sedersi di fianco al coinquilino sul divano, tirandogli indietro la testa e strattonandolo delicatamente.

“Kurt, Kurt svegliati.” lo chiamò senza urlare ma con tono deciso, e dopo qualche istante il ragazzo aprì a fatica gli occhi azzurri e un po’ lucidi a causa dell’alcohol, incrociando un po’ assenti quelli di Blaine, il quale gli sorrise dolcemente.

“Sei morto.” gli annunciò quest’ultimo con tenerezza, e Kurt stirò le labbra in un lieve sorriso.

“L’avevo detto che eri un angelo.” biascicò cercando di tirarsi un po’ su, e Blaine rise sinceramente divertito.

“Ma figurati.” ribatté aiutando un po’ l’amico e avvolgendogli la vita con un braccio.

“Pff, guarda che lo so che non sei davvero un angelo.” replicò Kurt con voce strascicata, facendo un gesto stizzito e un po’ saccente con la mano.

“Tu sei il principe azzurro” continuò con il tono più serio che riuscisse ad avere con la bocca impastata dall’alcool, poggiando la guancia sulla spalla di Blaine che gli lanciò uno sguardo tra il sorpreso e il lusingato.

“Il principe azzurro?” chiese senza riuscire a trattenere un sorriso raggiante. 

“Sì.” rispose Kurt con convinzione ferrea.

“Perché quando ho bisogno di aiuto ci sei sempre tu a salvarmi…” spiegò serissimo, per poi appoggiare una mano sul ventre di Blaine ed iniziare ad accarezzarlo con l’indice.

“E perché sei bellissimo” sospirò sognante, alzando gli occhi sempre annebbiati per incontrare quelli del moro, ancor più sorpreso e ancor più lusingato. “Dio quanto sei bello? Con questi occhi grandi e dorati che cambiano colore a seconda della luce?” continuò Kurt fronteggiandolo direttamente.

“E questi ricci neri che ti fanno venir voglia di aggrapparti?” andò avanti affondando una mano nei capelli di Blaine che socchiuse la bocca incredulo.

“E quanto sei sexy? Quando esci dal bagno con addosso solo quell’asciugamano in vita e ti si vedono quelle fossette all’addome mi viene voglia di sbatterti al muro e violentarti.” mugugnò Kurt con pura frustrazione sessuale nella voce, artigliando la maglietta del coinquilino e socchiudendo appena gli occhi.

“Come quando canti… Dio quanto mi ecciti quando canti.” continuò con voce sempre più disperata, avvolgendo un braccio intorno al collo di Blaine e lasciando solo una spanna fra i loro volti, mentre l’altra mano continuava ad accarezzargli i capelli.

“Hai questa voce così calda e sensuale, però a volte mi verrebbe voglia di zittirti e baciarti fino a soffocare.” disse Kurt in un sussurro, passando il pollice sulle labbra carnose di Blaine, mentre il respiro di quest’ultimo si era fatto irregolare e il suo cuore aveva cominciato a galoppare senza sosta. Kurt era così vicino, troppo vicino, e gli stava confessando tutte quelle cose con una sincerità tanto bisognosa da fargli perdere ogni contatto con la realtà.

Perché Dio, Blaine aveva una cotta per Kurt da quando aveva aperto la porta del suo appartamento e se l’era ritrovato davanti, pronto a visitare la casa per diventare il suo nuovo coinquilino. Era brillante, intelligente, carismatico, pieno di talento, divertente, determinato, e soprattutto Kurt era bellissimo, più che bellissimo, era il ragazzo più bello che Blaine avesse mai visto. Erano mesi che il moro fantasticava su una possibile svolta nel loro rapporto, che si chiedeva se potesse piacere a Kurt, e se magari sarebbe riuscito a rubargli anche solo un bacio, un tanto agognato bacio.

E adesso Kurt era lì, a solo pochi centimetri da lui, dopo che gli aveva confessato quello che non avrebbe mai avuto neanche il coraggio di sognare e gli stava guardando la bocca come se per sopravvivere avesse bisogno solo di baciarlo.

“Mi fai sentire come un dannato adolescente.” mormorò Kurt mentre si avvicinava ancor di più al viso dell’altro.

Ma, mentre Blaine aveva già chiuso gli occhi e socchiuso le labbra in attesa di quel bacio tanto ambito, Kurt arrivato a sfiorare le labbra del moro dovette fare un brusco cambio di rotta, piegandosi su se stesso e vomitando sul pavimento.
Blaine riaprì gli occhi e sospirò rassegnato, per poi poggiare una mano sulla schiena del coinquilino e accarezzarlo con fare confortante, mentre questo continuava a rimettere.

Il Karma ce l’aveva decisamente con lui.

“Vieni, andiamo a lavare il viso, che poi ti metto a letto.” gli disse Blaine una volta cessati i conati di Kurt, e quest’ultimo annuì docile aggrappandosi del tutto al moro e lasciandosi trascinare verso il bagno.

 
*

 
“Mi sento come se un camion mi fosse passato sopra sette o otto volte.” mugugnò Kurt entrando in cucina la mattina dopo, con la coperta di lana sulle spalle e un passo decisamente malfermo. Blaine sorrise e quando il suo coinquilino si sedette al tavolo gli porse una tazza di caffè, mentre lui con una mano si massaggiava la fronte dolorante.

“Grazie.” gli disse Kurt rivolgendogli un lieve sorriso pieno di gratitudine, per poi tornare alla sua espressione sofferente, in perfetto abbinamento con le sue occhiaie violacee e la sua cera malaticcia.

“Mi dispiace davvero per ieri sera Blaine, scusa per tutto.” fece Kurt dopo aver bevuto un abbondante sorso, incrociando gli occhi cangianti del moro con aria davvero dispiaciuta.

“Figurati, non preoccuparti davvero… Anzi, è stato molto divertente.” replicò Blaine senza riuscire a trattenere una breve risata, mentre Kurt spalancava gli occhi e sbiancava ancor più di quanto fosse già.

“Oh mio Dio… Che cosa ho fatto?” chiese seriamente spaventato, mentre l’altro continuava a ridacchiare.

“A parte entrare nella doccia e usare il borotalco come polvere volante per andare a Diagon Alley?” replicò Blaine divertito e Kurt rimase a bocca aperta a fissarlo sconvolto, per poi passarsi le mani fra i capelli e sospirare incredulo.

“Non ci posso credere… Non ci posso credere.” mormorò scuotendo il capo mentre l’altro se la rideva.

“E poi ti ho convinto che c’erano degli angeli piangenti in salotto.” continuò Blaine appoggiandosi al tavolo, e Kurt alzò gli occhi verso di lui quasi con vergogna.

“Ho proprio toccato il fondo… Per caso ho anche fatto qualche rivelazione sconveniente?” gli domandò con fare ormai rassegnato.

Blaine a quel punto esitò un attimo, senza distogliere lo sguardo da quello azzurro di Kurt,  ponderando attentamente che cosa rispondere.

Passò qualche istante di silenzio e il suo coinquilino si accigliò appena, così il moro si riscosse e fece spallucce.

“Niente… Niente di niente. Solo commenti sconvenienti sul Principe Caspian.” ribatté Blaine con un sorriso, per poi uscire dalla cucina e lasciare Kurt ad accasciarsi sul tavolo. Il moro andò nell’ingresso dove aveva lasciato le buste della spesa ed iniziò a sfarle, tirando fuori due bottiglie di vino molto forte e sorridendo leggermente, sussurrando poi fra sé e sé.

“Ma stasera rimedieremo.”










Spazio dell'Autrice.


 

Il giorno in cui scriverò una cosa intelligente verrà la fine del mondo AHAHAHA

Anche per questo prompt sinceramente non avevo idee prorompenti, ho cercato semplicemente un pretesto per una situazione comica (sì, perchè dopo per la 4x04 non vorrete mica una FF angst o struggente, vero? Naaah, IO VOGLIO RIDEREEE!) e...andiamo, cosa c'è di più comico di un ubriaco? xD (sì, difendo la categoria AHAHAHA)

Così ecco un Kurt ubriaco perso che svalvola e picchia da tutte le parti, e un Blaine divertito e accondiscendente che lo accudisce con pazienza, ritrovandosi alla fine in una situazione...interessante, anche se non va a finire come previsto xD

Detto questo, ringrazio la mia dolce metà Jessika, aka Chemical Lady, per aver betato in maniera lampo il capitolo <3 <3

E ringrazio tutte le bellissime e straordinarie persone che hanno commentato lo scorso capitolo, vi amo e mi riempite il cuore ogni volta! <3

A domani con il terzo prompt! 

 

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Capitolo 3
*** Day 3: You brought me to life... ***


...buona sera miei amati, vi farà piacere sapere che stasera ho quasi fatto un frontale in macchina quindi mi si perdona che sono un po' in ritardo xD
Enjoy!









Day 3: Heroes!Klaine













You brought me to life...










 

Blaine mosse cautamente qualche passo senza distogliere lo sguardo dalla cima del palazzo che stava andando in fiamme. Le persone intorno a lui scappavano, o semplicemente si allontanavano abbastanza per sentirsi al sicuro e continuare a guardare curiosi la scena. Le sirene dei pompieri erano ancora accese mentre questi si accostavano all’edificio e iniziavano a tirare su le gru per spegnere l’incendio. Blaine sollevò la sua macchina fotografica e scatto velocemente un paio di foto, guardandosi poi intorno con attenzione, scrutando la folla alla chiara ricerca di qualcosa, o meglio qualcuno.

Qualcuno che non trovò, lasciandolo decisamente interdetto: chi era il misterioso fotografo che riusciva a presentare scatti sempre migliori e più spettacolari dei suoi, finendo il prima pagina al suo posto? Erano settimane che Blaine seguiva ogni caso, appostandosi e correndo da una parte all’altra della città con la sua fidata macchina fotografica, e facendo avanti e indietro dalla sede del giornale cittadino per tentare di vendere le sue foto e fallendo ogni volta, scartato per il lavoro di un ragazzo sconosciuto.

Ragazzo che avrebbe aver dovuto incontrare almeno una volta, dato che scattava foto in ogni scena sui cui si presentava anche Blaine. Eppure non era ancora riuscito a vederlo, sembrava un fotografo cecchino. Blaine si avvicinò il più possibile al palazzo, arrivando fino all’entrata e puntando la macchina in alto, verso le finestre da cui si vedevano le fiamme. Poi la sua attenzione venne catturata da una donna che uscì di corsa dal portone principale con il viso sporco di fumo e l’espressione terrificata.

Blaine la fotografò veloce e poi la seguì discretamente, arrivando vicino i pompieri che si accorsero di lei e si affrettarono a soccorrerla.

“Amy, Amy la mia segretaria! E’ rimasta intrappolata al nono piano! Dovete aiutarla!” sbraitò la donna cominciando a piangere terrorizzata.

Un pompiere la prese sottobraccio accompagnandola verso l’ambulanza, mentre un altro afferrò la radio e cominciò a dare indicazioni alle sue squadre per raggiungere la ragazza intrappolata.

Blaine si allontanò da lì e si appostò furtivamente vicino alle gru, tenendo pronto la macchina fotografica. Sarebbe arrivato a momenti, ne era certo.

Sarebbe riuscito ad agire prima dei pompieri, salvando l’ennesima vita senza chiedere niente in cambio. Senza nemmeno rivelare chi fosse.

Lui era solo l’eroe di New York.

Lui era solo Spiderman.

Alla sua prima apparizione, Blaine aveva cominciato ad ammirare sinceramente questo sconosciuto mascherato che usava il suo dono solo per aiutare e salvare le persone e non poteva credere che i giornali tentassero di diffamarlo e la polizia lo trovasse un intralcio. La società moderna non era più capace di accettare un eroe. Forse perché nessuno sarebbe stato in grado non solo di farlo, ma anche di volerlo. Chi vorrebbe essere un eroe?

Nessuno, perché gli uomini tendono per natura alla felicità, o almeno alla sua ricerca, e gli eroi non possono essere felici, non possono preoccuparsi per loro stessi, ma devono sacrificare tutto, anche i  lori poteri, per il bene degli altri.

Essere un eroe era una responsabilità troppo grande per essere scelta con consapevolezza, e se ad una persona venivano donati dei poteri e questa sceglieva di metterli solo a disposizione degli altri, invece di usarli per se stesso, era solo da ammirare. Gli abitanti di New York dovevano solo essergli grati, e invece gli esseri umani si dimostravano per l’ennesima volta una delusione.

Che poi ,Blaine, avesse dei personali motivi per provare ammirazione e gratitudine verso Spiderman, era un’altra storia.

Quando Blaine sentì un boato entusiasta provenire dalla folla, drizzò immediatamente sguardo e macchina, appena in tempo per veder guizzare Spiderman nelle vetrate del palazzo, il
quale iniziò ad arrampicarsi verso il piano in fiamme. Blaine cominciò a scattare e indietreggiare un po’ per avere una miglior visuale su quello che stava succedendo. Il suo zoom era abbastanza potente da riuscire a vederlo piuttosto da vicino, e Blaine scattò ripetutamente sorridendo appena.

Quando il supereroe entrò in una finestra e sparì dalla sua vista, Blaine abbassò la macchina e rimase a contemplare il punto dove era svanito con una certa trepidazione, sentendo una fitta scarica di brividi attraversargli la schiena per la tensione.

Da quel momento passarono molti minuti, resi ancora più lunghi e interminabili dall’ansia, e solo quando lo vide rispuntare dalla finestra con la ragazza saldamente ancorata al petto, si rese conto di aver trattenuto il fiato.

Gli ci volle un secondo di troppo per riprendersi da quello stato di apprensione, e quando si ricordò di alzare la macchina fotografica per continuare a scattare, Spiderman era già sparito dietro il palazzo.

Blaine con uno scatto fulmineo iniziò a correre per raggiungerlo, cercando di girare l’angolo dell’edificio più velocemente possibile e riuscire a vederlo mentre lasciava la ragazza a terra, ma arrivato quasi in fondo sentì un rumore per niente promettente sopra di lui. Si fermò di colpo e alzò il capo giusto in tempo per vedere quello che rimaneva di una finestra staccarsi completamente dal palazzo ed iniziare a precipitare sempre più veloce proprio sopra di lui.

Blaine spalancò la bocca e mosso solo dall’irrazionalità strinse forte gli occhi, aspettando inevitabilmente lo schianto.

Ma non successe niente.

O meglio, invece del dolore, Blaine sentì solo l’aria sfrecciare sul suo viso e lo stomaco fare un balzo. Resosi conto che non era proprio quella la conseguenza a cui era pronto, e che soprattutto era ancora vivo, aprì un occhio e si accorse di essere sospeso fra due grattaceli, aggrappato a qualcuno.
L’unica persona che sapeva essere capace di sparare ragnatele per svolazzare da un palazzo all’altro di New York.
Quando atterrarono su un tetto poco lontano, e Blaine si staccò da Spiderman, sentì le gambe farsi deboli e cedere sotto il suo peso, ma prima che potesse cadere a terra, il supereroe lo afferrò di nuovo e lo tené in piedi.

“Lo so che non è proprio una cosa da tutti i giorni spalmarsi contro di me, ma addirittura svenire” scherzò quest’ultimo e, se non avesse avuto la maschera, Blaine sarebbe riuscito a vedere il suo sorrisino divertito.  Nonostante esso fosse nascosto, il moro lo ricambiò, sollevando finalmente il volto verso l’altro.

“Non ci si abitua mai ad essere salvati da te. Anche se è ormai la terza volta” rispose Blaine senza mollare la presa alla sue spalle.

“Ti sei guadagnato la carta fedeltà… Al quinto salvataggio ne avrai uno in omaggio” scherzò il supereroe con una certa allegria, facendo ridacchiare il moro.

“Preferirei un’altra cosa in omaggio” replicò Blaine dopo qualche istante di silenzio, diventando improvvisamente più serio e pensieroso, fissando Spiderman senza esitazione.

“Vorrei guardare negli occhi il ragazzo che mi ha salvato la vita. Tre volte” continuò quasi in un sussurro, portando una mano a cingergli il collo e facendosi involontariamente più vicino.

Il supereroe non disse niente per dei lunghissimi secondi, affondando lo sguardo negli occhi dorati di Blaine, leggendoci la gratitudine e il desiderio che provava, e la sua mente iniziò a macchinare furiosamente, vagliando se potesse davvero rivelare la sua identità a quel ragazzo tanto dolce e intelligente.

Quel ragazzo che conosceva da ben prima di acquistare i suoi poteri, lo stesso ragazzo che anche non avendone, lo aveva in un certo senso salvato.

Con quel pensiero, lasciandosi guidare dal cuore, Spiderman annuì lentamente e allungò una mano per sfilarsi la maschera.

Blaine non ebbe bisogno nemmeno di osservare tutto il viso, quando i suoi occhi sprofondarono in quelli azzurri dell’altro, lo riconobbe all’istante.

“Kurt”

 
*


“Kurt”

Blaine aprì a fatica gli occhi e non appena mise a fuoco, vide il suo ragazzo steso accanto a lui sul letto che lo fissava con sguardo intenerito.

“Stavi mormorando il mio nome nel sonno. E’ la cosa più adorabile del mondo.” mormorò Kurt avvicinando una mano alla guancia del moro e facendogli una dolce carezza sotto lo zigomo.
Blaine sorrise ancora un po’ assonnato e si strinse al fidanzato, affondando il viso nell’incavo del suo collo.

“Ti stavo sognando” confessò il moro contro la sua pelle, e Kurt inarcò le sopracciglia sorpreso, senza smettere di sorridere.

“Davvero?” domandò inclinando la testa abbastanza da appoggiarsi sulla fronte dell’altro.

“Sì, ed era un sogno assurdo. Basta film della Marvel per un po’.” rispose Blaine imbarazzandosi leggermente.

“Film della Marvel? Adesso sì che sono curioso!” ribatté Kurt con un certo entusiasmo, mentre il moro abbassava ancor di più lo sguardo.

“Sì…ho sognato che eri Spiderman” mugugnò Blaine con una nota di vergogna, mentre sul viso dell’altro si apriva un sorriso divertito ma raggiante allo stesso tempo.

“Wow…devo decisamente provarmi una calzamaglia” commentò Kurt ridacchiando lusingato, e a quel punto Blaine sollevò finalmente il capo per incrociare lo sguardo del suo fidanzato e osservarlo con amore.

“No…tu non hai bisogno della calzamaglia” decretò abbracciandolo più forte.

“Tu sei già il mio eroe”












 

Spazio dell'Autrice.



 

Ninete, Spiderman è il mio supereroe preferito e ho sempre avuto questo headcanon di Spiderman!Kurt quindi...ecco questa cosa...

Sinceramente sono ancora un po' provata quindi vi lascio senza tediarvi con le mie solite sciocchezze <3

Ringrazio la mia soulmate Jessika, aka Chemical Lady, per il betaggio lampo, e tutte le persone bellissime che hanno recensito la scorsa shot <3

Scusate se questa ha lasciato un po' a desiderare, con il prompt di domani mi butto sul genere che mi riesce meglio...
SMUT! 

Perciò stay tuned, a domani! <3 Buona notte <3

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