Haru Haru - Giorno dopo Giorno:.

di Mala Zeta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** "MG Elevators"? ***
Capitolo 3: *** -Tu pensa a studiare, al resto ci pensa lo zio.- ***
Capitolo 4: *** Muovendo i primi passi ***
Capitolo 5: *** Scusami, ma... Amo il supermercato! ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo Salve a tutti, sono Mala Zeta!
Questa fanfiction mi ha letteralmente DISTRUTTO il cervello... xD
E penserete già: allora è una cagatona!
Eeeeeh no, cari miei!
Mi sono scervellata apposta per farla venire una bella fic, poco assurda e poco improbabile. Il più realistico possibile, insomma!
Vi sto facendo questo preambolo perchè, già che mi sono spremuta le meningi, voglio che capiate per benino la protagonista u_u
In pratica è una specie di "scheda tecnica".
Quindi, vi prego, non fermatevi qui e leggete ç_ç
Ci ho pensato talmente tanto che non sono riuscita a ricavare altro che una mappina concettuale: il mio obbiettivo inizialmente era quello di scrivere un capitolo introduttivo...
E mi odio per questo. *depression*
Spero tanto che sia chiaro e capibile, e soprattutto non troppo noioso!
E poi, dove la trovate una fic che inizia in maniera così diversa dal solito? u_ù (pretesto del cavolo xD)

Per stavolta, niente "Mala Zeta presents:"

NOME: Clio
ETA': 18, tra pochi mesi 19 (nel corso della fic crescerà fino ai 21 anni, o per lo meno questi sono i piani attuali)
PROFESSIONE: studentessa presso l'Università di Lingue Orientali
LOCATION: in Italia non è specificata, si presume sia nel nord (ho preferito non darle una zona precisa); in seguito Seoul e altri parti della Corea non precisate
"BREVE" INQUADRATURA: abita da sola da quando ha raggiunto la maggiore età (appartamento 7, corridoio E del 4° piano); vive in un condominio quasi in periferia, situato di fronte a degli studi di registrazione dove hanno sede anche numerosi set fotografici.
Il suo vicino di casa è un manager-tuttofare coreano sulla cinquantina che lavora negli studi, Choi Yaesung.
Clio conosce il signor Choi da quando era piccola; l'uomo prima abitava nello stesso palazzo della famiglia della ragazza, traslocando poi quando lei aveva 16 anni.
Il rapporto tra i due è solido, si trattano come zio e nipote. Lui le ha insegnato il coreano fin da quando era una bambina e le ha infuso la passione per le arti e la cultura orientale.
Dopo il trasloco dell'uomo, Clio lo andava a trovare due volte a settimana, per fargli compagnia e per tener allenato il suo coreano.
Proprio per questo legame affettivo, quando lei decide di andare a vivere da sola, sceglie l'appartamento a fianco del signor Choi.
Il soprannome di Clio è Cheon, che in coreano significa paradiso.
Sostiene che il significato non la rispecchi, ma perchè adora la musicalità della parola.
Scopre il K-Pop a 13 anni, innamorandosi degli SHINee, per poi scoprire molti altri gruppi come le 2NE1, le f(x), gli U-Kiss e i 2pm... ma il suo gruppo preferito sono i Big Bang.
Li adora: conosce ogni loro canzone, sia come gruppo che come solisti. Ha persino studiato la lingua sui loro testi!
Le piacciono tutti i membri, ma in particolare T.O.P. e G-Dragon.
Per sua sfortuna non è mai riuscita a vedere un loro concerto live, ma non per questo si scoraggia.
Uno dei suoi tanti sogni nel cassetto è vederli dal vivo almeno una volta nella vita.
Per il resto, Clio ha molti altri interessi: ama leggere (di tutto), le piace canticchiare e scarabocchiare disegni pucciosi dappertutto. Se ha del tempo libero, lo passa all'acquario comunale o al museo di storia naturale; quando è certa che nessuno la veda, balla strane coreografie inventate al momento sulle canzoni che preferisce...
Si imbarazza facilmente, basta farle un complimento e diventa tutta rossa. Nelle situazioni imbarazzanti o quando ha molto vicino un ragazzo non sa più che pesci pigliare e diventa tesissima, se possibile diventando ancora più rossa.
Ha molta paura di suscitare una brutta impressione agli altri, e di sentirsi sola nei momenti meno opportuni; ciò che detesta di più è andare in luoghi affollati pieni di gente che non conosce, quando al contrario la suddetta gente si conosce.

Bien.
Il preambolo dovrebbe essere finito, spero sia stato abbastanza esaudiente >w>
Mi scuso ancora per la mia incapacità di scrittrice inesperta, è che, quando ho buttato giù la fic, inizialmente ero partita col presupposto che tutti conoscessero il background di Clio!
Ancora perdono *inchin*

Per me è strano non scrivere in proposito di un personaggio che non sia un mio coetaneo, ma devo provare tante esperienze, io! °D°
(Forse è proprio per questo che mi sono incasinata più del solito x°°°)

Spero vivamente leggiate l'effettivo primo capitolo ^_^
Recensioni, critiche, consigli e quant'altro sono assolutamente i benvenuti! Ho ancora tanto bisogno di crescere come fanfictioner u_____u

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Capitolo 2
*** "MG Elevators"? ***


Cap.1_"MG Elevators?" Strano come la vita possa offrirti occasioni d'oro nei modi più assurdi.
Ancora adesso non mi capacito di come mi sia piombata addosso una tale fortuna!

Mala Zeta presents:
"MG ELEVATORS?"

Qualche giorno fa ero a casa mia, a studiare, quando ad un tratto ho sentito un forte rumore provenire da fuori e la porta dell'appartamento di zio Yae aprirsi per poi rischiudersi sbattendo.
Incuriosita, ho preso le chiavi di casa, infilato scarpe e un cardigan, e sono uscita fuori in tutta fretta sul pianerottolo (che dà sul parcheggio) per capire cosa fosse successo.
Mi sono sporta dal balconcino e, dal mio quarto piano, ho visto un gran pullman nero con un logo bianco sul tetto e probabilmente anche sulle fiancate "parcheggiato" di sbieco.
-MG... Elevators?- mi sono sporta un po' di più, ma niente da fare.
-Accidenti, non si vede bene- allacciandomi qualche bottone del cardigan mi sono diretta all'ascensore, -E se fosse davvero una ditta di ascensori, non userebbe un pullman...-
Arrivata al piano terra dopo un tempo apparentemente interminabile, mi sono affrettata per l'androne e sono uscita fuori.
Appena davanti al portone a vetri, mi sono imbambolata e non ho mosso più un muscolo.
Sul pullman non c'era scritto "MG Elevators"...
C'era scritto YG Entrateinment!
Ho spalancato la bocca come un'ebete e senza pensare sono schizzata dal mio vicino, che intanto si era messo a parlare fittamente con l'autista, sceso dal bestione nero.
-Signor Choi!- ho esclamato (il buon vecchio Yaesung non vuole che lo chiami zio in pubblico).
I due uomini hanno smesso di parlare e lo zio, che mi dava le spalle, si è voltato verso di me.
-Cheon- ha detto solo.
Data la sua espressione impassibile, ho tentato di leggergli lo sguardo, ma niente da fare.
Mi sono avvicinata e mi sono inchinata davanti ai due:
-Mi scuso per avervi interrotti- ho detto in coreano, titubante, con l'accento italiano che si sente qua e là.
-Chi è questa ragazza?- ha chiesto l'autista allo zio, dopo avermi accennato un sorriso (gli orientali restano sempre abbastanza meravigliati quando sentono un occidentale parlare al loro lingua).
-E' una studentessa, io sono... il suo mentore.- mi ha lanciato un'occhiata orgogliosa.
In seguito sono stata integrata nella conversazione, dove mi hanno dentilmente spiegato l'accaduto: l'autista, dopo aver scambiato il parcheggio esterno del nostro condominio per quello degli studi (che tra l'altro è un garage interrato), ha urtato un'altra macchina rompendo uno dei fanali posteriori del pullman.
Il signor Yaesung mi ha anche spiegato il perchè dell'arrivo di questa troupe di fotografi, assistenti eccetera. Il fatto era che una boyband dell'YG sarebbe arrivata tra qualche giorno in Italia per una riunione d'eccezione PROPRIO negli studi di fronte a casa, con gli organizzatori della tappa italiana del loro prossimo tour.
E ovviamente Choi Yaesung si sarebbe presentato a quel meeting nelle vesti del sesto componente dell'organizzazione qual'era.
-E pensare che non mi hai detto niente.- ho sorriso allo zio, guardandolo però un po' male.
-E' strano che non abbia letto niente su Twitter o su internet, di solito tutti sono in fervore per spostamenti del genere...- ho affermato in coreano.
Un'altro uomo che nel frattempo era sceso, si è avvicinato e me ne ha spiegato il perchè: -E' stata una mossa studiata, perchè se l'avessimo annunciato pubblicamente, non oso immaginare la folla di persone che sarebbero accorse apposta agli studi. Questo è uno spostamento eccezionale, di breve durata, non vogliamo scomodare nessuno!-
Io allora ho annuito, concordando con la mossa strategica.
-Comunque fa sempre piacere incontrare qualcuno che parla così bene il coreano.- io ho sorriso imbarazzatissima, accennando un "ma no, ma cosa dice", e l'uomo mi ha porso la mano.
Mentre la stringevo, si è cordialmente presentato come Kim Seung Su, lo staff chief della troupe; dopo la mia presentazione, ho aggiunto:
-Se le risulta più comodo, mi chiami pure Cheon.- ho sorriso.
-Volentieri, credo che ti calzi a pennello!- e, a quel punto, sono arrossita di colpo.
Per mandare via l'imbarazzo, ho chiesto quale fosse la band in arrivo.
Lo zio ha sfoderato un sorrisone e il signor Kim mi ha risposto, mandando il mio cervello in pappa.
-I Big Bang.-
A sentire pronunciare quel nome, ho reagito come solo una fan impazzita può fare: ho preso a saltellare e a battere le mani eccitata, emettendo gridolini di felicità, suscitando le risate dei presenti.
Così mi sono fermata, ancor più in imbarazzo, poi mi sono messa a ridere anche io.
-Dev'essere un tour ancora in fase di programmazione, altrimenti sarebbe stato annunciato, magari anche senza tappe- ho detto, recuperando il mio contegno.
-Oh, è sveglia 'sta ragazza!- ha annunciato uno che doveva essere un giovane fotografo, mentre scendeva dal pullman seguito dal resto dello staff.
Io mi sono semplicemente grattata dietro la testa accennando una risatina.

Nei giorni seguenti, lo zio Yaesung s'è prodigato di chiamare la mia università per comunicare che per un tempo limitato avrei assistito un intero staff di coreani. Ha convinto pure il mio insegnante di lingua a concedermi dei crediti extra per questo!
Sarebbe stata un'esperienza educativa, ma anche tremendamente elettrizzante: finalmente avrei potuto vedere i Big Bang! Al solo pensiero sarei schizzata fuori a urlarlo al mondo intero!
Così, sono iniziati i miei giorni da "assistente". Ho aiutato per sistemare i set fotografici, sono corsa avanti e indietro per dare una mano com l'amministrazione, mi sono anche offerta di sistemare qualche scartoffia degli altri cinque organizzatori, lo zio mi ha detto che alle sue ci avrebbe pensato lui.

E, in questo modo, siamo arrivati a oggi, ovvero il giorno prima dell'arrivo dei Big Bang.
Ho fatto amicizia con il signor Kim e ho scambiato qualche parola anche con tutti gli altri: le parole che non sapevo le chiedevo a zio Yae, oppure le dicevo in inglese.
Lo zio è davvero formidabile: essendo la sua "assistente personale", ho potuto partecipare alla riunione prima di domani.
Dopo due giorni trascorsi a parlare unicamente coreano tra gente dagli occhi a mandorla, ora a parlare in italiano anche con il signor Choi mi sembra innaturale!
-Bene, per le suddette questioni abbiamo finito.- annuncia l'organizzatore capo, mentre riordina i fogli sparsi e li picchietta sulla superficie di vetro del tavolo per allinearli, poi li posa.
Yaesung si alza in piedi e monopolizza l'attenzione su di sè:
-Ottimo. Ora, vorrei chiedervi un ultimo favore.- io, che sono seduta dall'altra parte del tavolo conferenze, un po' più indietro per non disturbare, lo guardo interrogativa e lui mi sorride.
-Vorrei che domani anche Clio assistesse alla riunione. Non dico nella stessa stanza, potrebbe farlo dal corridoio, dov'è situata la parete a vetro, insieme allo staff dell'YG.-
Strabuzzo gli occhi, e i componenti organizzativi si voltano verso di me.
Prima di partire a balbettare, prendo un grosso respiro per tranquillizzarmi.
-I-io non vorrei creare disturbi, assolutamente. Però se fosse possibile, apprezzerei immensamente questa concessione.- dentro di me non sono così pacata.
Dopo i giorni passati in quest'atmosfera, non riuscire nemmeno a vedere i Big Bang sarebbe troppo ingiusto! Se non me lo concedete vi trucido tutti!
Il più giovane del comitato (pare abbia una trentina d'anni) mi squadra, poi si rivolge allo zio.
-Beh, per me è ok.- a queste parole sento scoppiare fuochi d'artificio dentro di me!
-In fondo, si è data parecchio da fare durante i preparativi- concorda l'organizzatore capo.
Vorrei saltargli in braccio! Non ci credo!
I restanti tre annuiscono in silenzio, commentando tra loro.
Domani... vedrò i Big Bang!
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Bene, salve a tutti u_u
Il primo capitolo è molto corto rispetto agli altri che verranno, quindi non vi preoccupate, ci pensa zia Zeta(?)!
Appena finiti i commenti autore , mi metterò a scrivere del fatidico incontro che tutti(??) state aspettando!

Nel corso della storia inserirò, per forze maggiori ben accette xD , i titoli delle loro canzoni.
Ascoltatele mentre leggete, immedesimarsi sarà più facile °^°

Detto ciò, arrivederci u_u /
Recensioni, critiche e consigli sono sempre ben accetti >w<

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Capitolo 3
*** -Tu pensa a studiare, al resto ci pensa lo zio.- ***


Cap.2_-Tu pensa a studiare, al terto ci penza lo zio.- Ieri sera, dopo aver cenato con zio Yaesung per festeggiare, sono rimasta un po' a parlare con lui.
-Non avresti mai pensato che ti sarebbe arrivata una sorpresa tanto grande, eh?- mi ha scompigliato i capelli affettuosamente.
-Non vorrai dirmi che li hai fatti venire apposta! Se fosse così ti ammazzerei...- l'ho canzonato io, ridendo.
-Magari fosse solo merito mio, è stato davvero un bel colpo di fortuna!- si è sistemato sul divano, appena fuori dalla cucina, adiacente al salotto, e io mi sono accomodata di fianco a lui.
Mi sono trattenuta da lui fino alle nove, dato che lui va a dormire a quell'ora (troppo presto per me).
Essendo trppo agitata per riuscire a chiudere occhio, ho ascoltato fino all'una di notte tutti gli album dei ragazzi che sarebbero arrivati l'indomani.
E non ragazzi qualunque.
I Big Bang!

Mala Zeta presents:
-TU PENSA A STUDIARE, AL RESTO CI PENSA LO ZIO.-

Fortunatamente arriveranno solo nel primo pomeriggio, così sono riuscita a riposarmi debitamente, senza ottenere spaventose occhiaie da morta vivente.
Ora sono qui, nella sala d'attesa, fremente.
E' una saletta bianca, con tre corridoi e una porta arancio: il primo corridoio è di fronte alla porta, conduce all'ingresso; il secondo porta a un terzo dei set della struttura, mentre il terzo porta a una zona in cui non sono ancora stata.
Avrò bevuto sì e no tre bicchieri d'acqua presi dal distributore all'angolo, fatto un avanti-indietro dalla mia postazione al tavolo dall'altra parte della stanza, mi sarò sporta dai due pertugi che danno al corridoio d'entrata per cento volte e così via. Non riesco a stare ferma!
Sono con due pass al collo: dovrei essere un membro ufficiale dello staff dell'YG e membro extra del comitato organizzativo.
Il signor Kim è stato così gentile da regalarmene uno come ricordo, raccomandandomi assolutamente di indossarlo in giorno del meeting.
Mi sto tormentando le mani, sono parecchio tesa.
Stamattina, quando mi sono alzata e dopo aver fatto una bella doccia, sono andata in paranoia: non sono una che si preoccupa dei vestiti! Jeans, maglietta, Nike e via a pedalare!
Purtroppo quando ci sono avvenimenti importanti (e questo SI' che è importante) perdo la testa, e i poveri vecchi jeans vanno a quel paese.
I miei discorsi davanti all'armadio e alla cassettiera sono spaziati da un argomento all'altro:
Potrei mettermi un bel vestito! Tanto io quelli li compro e poi restano a marcire dell'armadio. Ma no! Cosa sto a dire?!  Che penserebbero di una tipa qualunque che entra in scena con un vestito elegante per una cosa del genere?! Certo, sarei più appariscente, ma mi vergognerei da morire! Porca miseria, come se si accorgessero di me. Clio, sveglia! Meglio però non esagerare...
Alla fine ho optato su qualcosa di non troppo formale: jeans stretti, il mio unico paio di ballerine (regalo di mamma) e un maglioncino morbido con lo scollo a barchetta, azzurro pastello con righine blu scuro.
-Sono toppo femminile!- ho commentato davanti allo specchio, di fronte ad un filo di eyeliner nero sopra le mie palpebre; le mie esperienze con il trucco sono state disastrose... per imparare a fare la riga dritta con quel pennellino infernale ci ho impiegato un anno intero.
Un accessorio che non ho potuto abbandonare, e che ora mi sto allacciando e slacciando alla velocità della luce, è il mio braccialetto di pelle con le borchie.
Adesso sono seduta su una delle poltroncine di pelle rossa, attaccate al muro.
Con la coda dell'occhio, vedo una truccatrice che mi si avvicina, facendosi spazio tra gli altri componenti dello staff che sostavano già in precedenza nella stanza: Park Ha Rin, una dolcissima ventitreenne che ho avuto il piacere di conoscere.
-Che bello il tuo eyeliner!- mi sorride, io ricambio, -Ti vedo tesa. Non preoccuparti, non essendo nell'ambito di un concerto, attorniati da rumore e casino, saranno tutti più tranquilli.- mi posa una mano sulla spalla, sedendosi sulla poltroncina al mio fianco.
-E' che sono così emozionata... Essendo una fan sfegatata, mi meraviglio di come io riesca ancora a respirare regolarmente- ed ecco una risatina tesa.
Ha Rin sta un po' con me, sia per farmi compagnia che per cercare di alleviare la mia tensione.

Ho appena sentito un rumore che conosco bene, che ho sentito per due giorni.
Passi veloci e agitati che si avvicinano e si allontanano, diventano sempre più rumorosi: un sacco di gente sta per riversarsi nella sala d'attesa.
Io scatto in piedi come una molla, se l'agitazione mi aveva lasciato in pace, ora è tornata tutta insieme.
-Miss Park...- lei mi guarda divertita e mi stringe la mano, prima di sparire tra un gruppo di truccatori in migrazione verso i set ai quali ho contribuito per la composizione.
Cerco lo zio Yae e appena lo trovo mi affretto per mettermi al suo fianco, ad accogliere con ansia gli ospiti tanto attesi.
Sento il rumore delle porte poco prima della sala d'attesa, che dà direttamente sul corridoio.
Li vedrò.
Entreranno in scena senza lasciarmi il tempo di pensare "oh mio dio".
L'attesa è bruciante. Il tempo si è fermato. Balordo!
...
Oh mio dio.
Stanno entrando, stanno entrando!
G-Dragon compare per primo: indossa quegli occhiali tondi alla John Lennon che ha nel video di One Of A Kind che gli stanno tanto bene e una giacca di pelle bordeaux, sotto una maglia bianca con il collo slabbrato; i pantaloni sono a vita bassa, neri e aderenti, e indossa delle sneakers rosso fiammante... E i capelli! Biondo albino...
Non devo svenire!
Ecco anche Top, come sempre elegante:  i vestiti che indossa sono simili a quelli che lo rendono un Napoleone post-moderno in Fantastic Baby. I capelli sono color puffo; a pensarci bene, sono sati proprioquei capelli la ragione del mio mio primo interesse per il gruppo.
Avanzano in seguito Taeyang e Daesung: il signor Cresta ha una felpa leopardata, scarpe nere e dei pantaloni così bianchi da abbagliare, mentre il Sorriso della band, biondo, porta una sciarpa leggera a strisce bianche e nere, delle Timberland color Spongebob, una giacca nera con bottoni e ricami oro, quasi come quelle che si usano nei circhi. Gli sta davvero bene!
L'arrivo di Seungri corona l'entrata in scena dei Big Bang: gillet nero, cravatta dal collo largo, camicia bianca, pantaloni grigio scuro molto stretti, scarpe blu elettrico.
Trattengo il naturale impulso di sorridere, perchè se lo facessi mostrerei trentadue denti e perderei il poco contegno che sono riuscita a trattenere, e quando sono davanti a noi e al resto degli organizzatori, io e lo zio ci inchiniamo insieme, seguiti dagli altri cinque.
I Big Bang fanno lo stesso con un sorriso e io ho paura di liquefarmi a terra.
Sono così vicini... Se non fossi certa di essere sveglia da un pezzo, avrei già azzardato a stringer loro la mano, ma per fortuna sono abbastanza lucida per non combinare casini inutili.
Dunque l'organizzatore capo li invita ad entrare nella sala riunioni; quando anche Yaesung è entrato, io mi volto, così da poter assistere alla riunione da dietro la vetrata che dà sulla stanza, vicino alla porta.
Il signor Kim e gli altri dello staff che devono attendere la fine della riunione per svolgere il loro lavoro rimangono nella sala, e lo staff chief si avvicina a me, che sono appoggiata con i gomiti sulla rientranza del muro dietro il vetro.
-Allora? Impressioni?- io, prima di rispondere, dedico una lunga occhiata allo zio, poi passo lo sguardo su tutti i ragazzi con discrezione.
-Diciamo che ora forse posso anche morire felice.- ridacchio.
-Beh, allora spero riuscirai a scambiare due parole con loro.- mi dà dei colpetti gentili sul braccio e si siede su una delle poltroncine sotto il vetro.
Torno a concentrarmi sui soggetti nell'altra stanza.
Sono a pochi passi da me.
Posso davvero toccare il cielo con un dito adesso...
Sento, nella tasca dei jeans, la vibrazione del mio telefono.
Oh no! Ho dimenticato di mettere il silenzioso! Cerco di acciuffare il cellulare prima che cominci anche a suonare... troppo tardi.
Crayon di G-Dragon parte a tutto volume e io spero vivamente che di là in sala non mi abbiano sentito.
Dannato telefono! Se la suoneria non si sentisse così male, non sarei costretta ad alzarla al massimo!
Appena riesco a spegnere l'oggetto infernale, però, mi volto verso il vetro e noto che si sono tutti girati dalla mia parte.
Porca miseria! Sono una casinista!
Mi spiaccico alla parete a lato del vetro, così che possa scomparire dalla loro vista.
Mi mordo il labbro inferiore quasi da farmi male.
Riaccendo il telefono e controllo chi sia stato a chiamarmi: mia madre. Le mando mentalmente dei rimproveri e le scrivo un messaggino: "Ora non posso, ti richiamo io stasera", e tolgo la suoneria.
Scorgo il signor Kim che trattiene a stento le risate e, con mia sorpresa, sento ridere anche dall'altra parte del vetro!
Faccio capolino e vedo i ragazzi ridere.
Ok, ora posso anche squagliarmi!
Ho fatto ridere i Big Bang...
Molto probabilmente ho assunto uno sguardo da sognante pesce lesso, quindi mi ricompongo e per evitare altri guai, rispengo il telefono.
Mi sto davvero comportando come una bambina... O meglio, come una fan pazza!
Mi spiaccico una mano sulla faccia e sospiro.

La riunione è durata più a lungo del previsto, non pensavo ci avrebbero impiegato tanto.
Lo zio, gli altri e i ragazzi stanno per uscire.
Io non ho distolto lo sguardo un attimo dai miei cantanti preferiti. Sempre con discrezione, eh.
Per primi, escono i Big Bang con ordine.
Lancio loro un'ultima occhiata furtiva, e incontro per un nanosecondo lo sguardo di G-Dragon.
Sono senza fiato.
E penso che rimarrò senza fiato per la prossima settimana.
Quanto è bello...
Risollevo gli occhi, che si erano piantati a terra, e mi vedo lo zio davanti.
-Signor Choi.- lui mi mette una mano dietro la schiena e mi sospinge dolcemente dove ero un'ora e mezza prima, qando i miei idoli sono entrati, per salutarli come li abbiamo accolti.
Ci inchiniamo, e loro fanno lo stesso.
Prima di avviarsi ai set fotografici, GD si volta nella mia direzione:
-Nice ringtone.- mi dice semplicemente.
Il sorriso che mi concede è il più bello che abbia mai visto.
Il sorriso che faccio io in risposta è larghissimo, quasi esagerato, e faccio un altro breve inchino.
E' tornato a parlare con gli altri, e si dirigono dai fotografi; io fisso lo zio con due occhioni spalancati per l'emozione.
-Hai... Hai sentito?- gli sussurro, per paura di essere sentita.
-Mi... mi ha parlato! Non ci credo!- mi precipito in corridoio perchè non riesco più a trattenermi.
Kwon Ji Yong mi ha parlato! Ha parlato a ME! AAAAAAAH!!!
Ditemi chi non può sentirsi così dopo un'esperienza del genere...
La sua voce è diversa da quando canta, è più "normale", più bassa.
Anche se l'avevo già sentita nelle interviste o negli show, caricati su YouTube, dal vico fa tutto un'altro effetto.
Sorrido e alzo la testa al soffitto: inspiro e butto fuori l'aria lentamente. Occasioni così non capitano tutti i giorni.
Mi sento tirare il maglione da dietro: è Ha Rin.
-Vuoi assistere al trucco?- io vorrei declinare, ho paura di dare fastidio (anche se dentro di me avrei detto subito di sì), ma lei non aspetta una mia risposta e, afferrandomi la manica, mi trascina sulla soglia della sala trucco, nei pressi dei set.
La mia ansia torna, temo davvero di "intromettermi" spropositatamente.
-Miss Park, davvero, non vorrei disturbare. Io non faccio parte dello staff.- le sorrido e lei capisce che non è il caso di insistere. Butto comunque un'occhio al servizio fotografico che ci sarà tra poco, ovviamente a debita distanza.
Esco da lì e mi dirigo nel primo set che mi indica il signor Kim.

Il servizio è appea terminato, e ormai saranno le otto.
Anche il servizio è durato parecchio, poi il resto della troupe che attendeva ha dovuto registrare dei piccoli video da mettere sul sito della YG.
I ragazzi sono stati davvero incredibili; non avevo mai avuto l'occasione di vedere da vicino i comportamenti di persone famose mentre lavorano; nei momenti di svago fanno emergere bene il loro carattere.
Sono gente normalissima, simpatica e naturale.
Ora sono appena usciti dagli studi...
E io sono con lo zio Yae, quasi a casa.
Li vedo salire su un macchinone nero, è troppo lontano perchè possa capire il modello dell'auto.
Li seguo con lo sguardo, finchè la macchina sparisce dalla mia visuale.
Yaesung mi cinge le spalle con un braccio:
-Sai, anche il capo era agitato per il loro arrivo.- confessa, alzando le sopracciglia.
-Di sicuro lo ero di più io... Che figura con il telefono!- mi nascondo il volto tra le mani e rido.
-Chissà che fatica andare e partire così in fretta per tutta Europa... Ma almeno potrai vederli in concerto!- per risposta annuisco, concordando.
-E poi...- continuando, ci siamo fermati davanti al portone del condominio. Lo zio mi ha presa dolcemente per le spalle e mi ha guardata.
-Tu pensa a studiare, al resto ci pensa lo zio.- prende le chiavi di casa e apre, entrando, così lo seguo.
-A cos'è che dovresti pensare, tu?- inclino la testa di lato.

E' ufficiale: tra un mese sarò in Corea!
Lo zio deve andarci per lavoro, ed ha anche un pretesto per andare a trovare suo padre; non si sa sncora per quanto resteremo, ma passeremo il tempo sufficiente per far modo di imparare definitivamente il coreano (a sentire lo zio, io sono a buon punto).
Lascerò la casa a papà, ho chiamato i miei stasera e ci ha parlato anche Yaesung.
Fortuna che non sono in affitto! Non avrò problemi col proprietario, dato che la casa è intestata a mio padre.
Il mio futuro inizierà ufficialmente da domani.
Se tutto va bene, potrei addirittura rivedere i Big Bang nella loro patria, all'YG Entrateinment!
E pensare che è cominciato tutto con un pullman sotto casa.
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Eeeeeh eccomi qua! Il capitolo è venuto un po' più lungo di quanto sperassi ^^
I primi sono abbastanza cortini perchè altrimenti verrebbero il quintuplo, e allora si che sarebbero troppo xD
Non ho strafatto, vero?
Non sembra tutto iper finto, vero??
La narrazione è abbastanza scorrevole, vero???
AAAAAH çwç
Basta, ormai ci sono dentro e non butterò tutto nel cestino! >w< m/

Recensioni, critiche e consigli sono ciò che mi rende feliceeee xD
E ricordate, i Big Bang sono il sale della vita u________________u

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Capitolo 4
*** Muovendo i primi passi ***


Cap.3_Muovendo i primi passi Lasciare i corsi dell'università a metà è stata dura, ma finalmente sono qui, a Seoul.
Sono appena arrivata: il jet-lag mi ha stravolta, e il viaggio in aereo è stato parecchio stancante.
Prima di entrare nella vecchia casa tradizionale del padre di zio Yae, lui mi fa qualche raccomandazione:
-Mi raccomando, qui in Corea gli anziani sono molto rispettati, quindi fai molta attenzione, mio padre è un tantino suscettibile; ti pregherei di non chiamarmi zio neanche davanti a lui, non gli andrebbe per niente. E niente italiano! Vietato, a meno che lui non sia fuori casa o stia dormendo- gesticola pacatamente, ma gli leggo in faccia che è piuttosto agitato.
E' un bel po' di tempo che non vede il padre...

Mala Zeta presents:
MUOVENDO I PRIMI PASSI

Mister Choi Senior apre la porta, e prima di salutare il figlio mi squadra da capo a piedi.
Io mi affretto ad inginocchiarmi sulla soglia, mettendo le mani a terra e ponendovi sopra il capo.
E' tradizione prostrarsi così alle persone anziane...
Mi sento perforare da uno sguardo di ghiaccio, e un silenzio pesante comincia ad aggirarsi; persino lo zio non muove un muscolo, aspettando una prima mossa del padre.
Passati dei secondi interminabili, il vecchio Choi mi ordina un secco "alzati", e mi tiro su in fretta.
-Vedo che Yaesung ti ha insegnato le buone maniere.- io resto a capo chino.
-La ringrazio molto per l'ospitalità, farò di tutto per dare una mano- dico, abbastanza incerta.
Lui mi lancia un'altra occhiata e si rivolge al figlio:
-Forza, dentro. Devi preparare la camera per l'ospite.- con un cenno del capo indica me, allora lo zio prende i suoi bagagli ed entra.
-Permesso...- faccio io, trascinandomi addietro le mie valigie.
Mi ritrovo in una bellissima abitazione di vecchio stampo, una hanok, è davvero stupenda; purtroppo però è molto spoglia, l'ordine imperversa severo.
Mi tolgo le scarpe lasciandole vicino alla porta, e seguo Yaesung attraverso un largo e corto corridoio, finchè non ci troviamo davanti a tre porte scorrevoli: lo zio apre la prima a sinistra e mi mostra quello che sarà il mio futuro alloggio.
E' un'ampia stanza, molto più moderna di quanto mi aspettassi: nel centro vi è un letto occidentale con le lenzuola giallo e verde limone, piegate sul materasso, con accanto un comodino di noce, la lampada è in tinta con le lenzuola; il pavimento è di un bel legno lucido, ai piedi del letto c'è un tappeto arabescato beige... Una grande finestra a muro sul lato sinistro della stanza incornicia una scrivania con una sedia girevole da ufficio. Le pareti sono bianche, e una nasconde un armadio dietro ad uno specchio composto da tre pannelli.
La cosa più bella però è il lungo scaffale che ricopre interamente la parete parallela alla finestra: così tanti libri di così tanti tipi da far invidia ad una biblioteca!
Non credo ai miei occhi, davvero...
-E' così moderna... Da quel che mi avevi raccontato, mi ero fatta un'idea molto diversa!-
Lo zio mi guarda quasi divertito.
-L'estate scorsa hanno demolito la casa qui accanto, era in disuso. Come puoi vedere,- mi indica al di là della finestra, -ora c'è ancora mezzo spiazzo in ricostruzione.-
-Non vedo cosa c'entri il fatto della stanza nuova- alzo un sopracciglio.
-Vedi, purtroppo chi guidava la demolitrice ha "leggermente" preso dentro la casa di mio padre...- sembra riderci sopra, ma peso che Choi Senior non avesse fatto lo stesso, al momento dell'accaduto.
-Che disastro!- commento, osservando la stanza.
-Fortunatamente, l'assicurazione ha risarcito tutti i danni, e un architetto è venuto per ricostruire la stanza. A suo dire, a questa casa serviva un "tocco moderno"...- Yaesung scuote il capo divertito.
-Non penso che questo nuovo angolo piaccia molto a tuo padre, non è vero?- avendo inquadrato l'anziano...
-Infatti. Ha deciso di tenere questa stanza, che prima non aveva che lo scopo di ufficetto, come camera per gli ospiti.- mi guarda e con un cenno mi invita ad entrare.
-Chissà che fatica a rifare tutto... Queste case sono difficili da ristrutturare, a quanto ho capito.- poso il mio borsone ai piedi del letto e trascino il trolley insieme all'enorme valigia fino allo specchio.
Lo zio sparisce un attimo dalla mia visuale, molto probabilmente è andato a prendere la fodera del cuscino, dato che non la vedo.
Comincio subito adarmi da fare e prendo le lenzuola piegate con cura sul letto.
Sposto il cuscino sulla scrivania, e guardo fuori dal finestrone...
C'è un bello spiazzetto verde, perfettamente curato, recintato da siepi squadrate.
Sorrido e torno al materasso: a me è sempre piaciuto il verde, e questa stanza potrebbe diventare un rifugio perfetto per me, con quella finestra.
Mi dà l'impressione di un ambiente sicuro e appartato.
Comincio a stendere il copri materasso, infilando bene gli angoli; per il lenzuolo faccio un po' più di fatica...
Continuo a metterlo storto, accidenti!
Sento un rumore e mi volto: il signor Choi è davanti alla porta aperta, appoggiato ad un bastone.
Io gli accenno un sorriso e finalmente sistemo dritto il lenzuolo.
-Ti piace la camera, ragazza?- ha uno sguardo indecifrabile, la sua espressione è neutrale in una maniera spaventosa.
-Molto, signore.- faccio un lieve inchino, e arriva lo zio Yae con la federa e una coperta:
-Scusami, padre- chiede permesso e mi porge entrambi.
-Nel caso tu abbia freddo mettitela addosso, spero sia abbastanza calda.- con un sorriso mi passa anche il cuscino.
Annuisco e ringrazio, infilo il cuscino nella fodera, lo sprimaccio e lo poso sul letto; la coperta la lascio sopra la sedia girevole.
Intanto l'anziano ci ha fissati per tutto il tempo, senza dire una parola: il suo sguardo un po' mi inquieta, spero di farci l'abitudine.
Molto probabilmente la cosa che mi spaventa di più è il fatto di non riuscire a leggere cosa dicano i suoi occhi...

Abbiamo cenato molto presto, e il signor Choi è andato subito a dormire.
Dato che era prestissimo perfino per lo zio, io e lui ci siamo rintanati in quella che ora è camera mia.
Adesso mi sta aiutando a sistemare tutte le mie cose, tra una risata e l'altra: sta commentando tutti i miei vestiti con fare da stilista di alta moda, tappandosi il naso con le dita.
-Do do do signorida, dod può ASSOLUTABEDTE addare id giro cod questi straccetti!- a quasto punto mi spancio a terra dal ridere, metre lui sventola una mia camicia con un motivo scozzese blu e azzurro.
-Shh, zitta! Non ridere così forte, che se mio padre si sveglia sono cavoli fritti!- si toglie le dita dal naso e gesticola.
Ai "cavoli fritti" rido di più, senza riuscire a trattenermi.
Dopo poco mi calmo, stropicciandomi la faccia con le mani e facendo un gran sbadiglio.
-Hai sonno?- mi chiede lui.
-In effetti sono stanca... Vado un secondo in bagno, scusa.- esco dalla stanza ed entro in una delle porte che stanno a lato del corridoio.
Purtroppo, essendo una vecchia casa, e soprattutto coreana, il bidet non c'è; in compenso, un'ampia vasca troneggia in un angolo, mentre il wc sta a fianco del lavandino.
Mi sciacquo il viso e mi guardo allo specchio, si vede che il viaggio mi ha provata.
Mi asciugo e torno in camera, trovando un sobrio Yaesung che piega i vestiti scivolati giù sul pavimento.
-Grazie, davvero.- gli metto una mano sulla schiena e mi chino anche io per rassettare.
-Dei consigli da Enzo e Carla?- mi guarda divertito.
Io rido e scuoto la testa: -Per tutto. Mi hai fatto vedere i Big Bang, mi hai portato in Corea, mi hai dato una casa...-
Lui con un gesto della mano mi zittisce.
-Non dirlo neanche per scherzo. Sono contento di averti portato, potrai ricavarne un'esperienza che ti porterai appresso per tutta la vita.- con un sorriso si siede sul letto e così faccio anche io.
-Io non ho avuto molte occasioni di andare all'estero, da giovane.- racconta, -Io ero il più giovane di tre figli, e questo lo sai. A me non è stato concesso granchè rispetto a Sunhyuk, il maggiore, e a Min Ji; per andare al di fuori della Corea ho dovuto aspettare fino ai ventidue anni-
-Perchè così tanto?- lo interrompo.
-Mio padre voleva che lo aiutassi con l'azienda di famiglia, dato che sia Sunhyuk che Min Ji avevano deciso di trovare lavoro altrove. Quando finalmente l'ho convinto a lasciarmi "respirare", sono andato in America...- chiude gli occhi, quasi a ricordare i momenti passati là.
-Era una meta ambita da molti. Soprattutto la Grande Mela, New York: sono stato lì per un anno intero per imparare l'inglese.- lo guardo interessata: mi ha sempre raccontato un sacco di cose, ma questo argomento è completamente nuovo.
-Poi mi sono recato a Oxford e ho alloggiato lì per sei mesi, ospitato da un'amica locale di Min Ji.-
-Capisco...-
Dopo un attimo di silenzio, gli faccio una domanda della quale non avevo mai necessitato una risposta, ma che ora premeva per essere risolta:
-Come mai hai scelto di venire a vivere in Italia?- lui si porta una mano al mento, come fa sempre quando sta pensando.
-Mio padre ama la storia, è affascinato dai popoli antichi, e mi ha trasmesso questa sua passione. Inizialmente volevo solo visitare lo Stivale per pura curiosità, per scoprire i segreti degli Antichi- alza un dito in sù, -Volevo avere un bagaglio culturale bello grande, ero molto pretenzioso all'epoca.- ride, pensando ai tempi andati.
-Poi mi sono innamorato di una ragazza bellissima, si chiamava Marianna.- io mi alzo in piedi e con sguardo di divertito rimprovero lo articolo:
-Ma come, possiedi un'informazione di tale importanza e te la tieni tutta per te?! Ma come!- ridacchio e torno a sedermi.
-Purtroppo Marianna era molto malata, e l'ho scoperto solo dopo la mia partenza per la Corea, in una sua lettera. Non sono riuscito a tornare indietro in tempo per vederla di nuovo.- sorride mesto, intreccia le mani e guarda il pavimento.
-Scusa... Mi dispiace.- ho toccato un tasto dolente... Povero zio. Ecco perchè non s'è mai sposato.
Lo abbraccio dispiaciuta e lui mi dà una pacca affettuosa sulla spalla.
-Aveva i capelli del tuo stesso colore- sorride.
Si gratta dietro la testa, riprende:
-Avevo molti bei ricordi legati a quel Paese mediterraneo, forse anche troppi, così ho chiesto il permesso a mio padre di lasciare la casa. Lui non è stato subito d'accordo, ma dato che avevo appena conseguito una laurea in "managing" (al tempo non si chiamava così) e terminato i corsi, dopo un mese ha ceduto, e sono venuto in Italia.-
-Vent'anni e qualcosa, se non sbaglio- accenno, riferendomi agli anni vissuti nel mio Paese.
-Ventiquattro anni, per la precisione.- mi scompiglia i capelli.
-Ho fatto fatica a imparare la lingua, ma mi sono divertito.- sfodera un sorriso smagliante.
-E' grazie ai tuoi che ho imparato più in fretta di quanto pensassi, e sempre grazie a loro ho trovato lavoro agli studi. Sono molto grato alla tua famiglia, e sono felice di poter aiutare te. E' come se mi sdebitassi- mi abbraccia senza preavviso. Adoro quando lo fa.

Ora sono nel letto ad ascoltare i suoni che produce il mio sonaglio a vento, che ho appeso ad un piccolo gancio che scende dal tetto.
Le piume dell'acchiappasogni svolazzano accarezzate dal vento, accompagnate dal leggero suono delle cannule del sonaglio; è un regalo di mio nonno, quello che non c'è più, quello che mi diceva sempre "credi nei tuoi sogni".
Chiudo gli occhi e posso vederlo che mi corre incontro: un ricordo di quando ero bambina, ad un mio compleanno.
Passo poi in rassegna la mia famiglia: la nonna, mia madre, mio padre...
Un'ora fa ho parlato con loro via Skype, con la webcam: ho portato il laptop con me, il mio inseparabile strumento di evasione dalla realtà.
Ci siamo detti le solite cose, ma mia nonna era commossa.
Anche a me manca già...
Ma non importa, finchè c'è una connessione internet che prende, posso vederli!

E' incredibile come passi in fretta il tempo.
Sono già due settimane che sono qui, a casa Choi; non mi sono ancora ambientata benissimo nel quartiere, e volendo trovarmi un lavoretto part-time ho fatto il giro dei negozietti in zona, ma purtroppo non hanno bisogno di assumere gente in questo periodo.
Lo zio è riuscito a farmi fare un piccolo tour di Seoul, ma non siamo riusciti a spingerci oltre il fiume, anzi: ci siamo fermati anche prima.
Lui è oberato di lavoro, tra continue andate al consolato italiano della città per qualche motivo burocratico e via vai in una mini agenzia gemellata con gli studi in Italia, a momenti lo vedo esclusivamente all'ora di cena.
Ma parlando di oggi...
Alle sei del mattino Choi Senior ha spalancato la porta della mia stanza.
Ormai, tre giorni su sette, è lui a svegliarmi in questo modo.
La mia chioma leonina l'ha accolto insieme ad un mio sonoro sbadiglio: -B... Buongiorno signor Cho-- non mi ha fatto finire che ha tirato sù le persiane e la mia camera è stata invasa dalla luce, che anche se poca, data la stagione, c'era.
Mi sono sentita come un vampiro uscito dalla bara troppo presto!
-Sbrigati ragazza, devi andare a fare compere per i pasti.- e io che pensavo che almeno stamattina avrei potuto dormire...
Lo zio Yaesung è arrivato frettolosamente: -Padre, almeno per oggi, lascia andare me-
Uno sguardo duro come l'acciaio ha investito il povero Yae, che si è allontanato di un passo.
Ho fatto colazione solo con dei biscotti secchi e del latte, mi sono preparata e poi sono uscita.
E ora eccomi qui, da ben DUE ORE al mercato del quartiere.
Il signor Choi Senior mi ha severamente vietato di andare al supermercato, e io ero troppo traumatizzata per disobbedire.
Quindi, per arrivare fin qui, ho dovuto marciare sentendomi braccata da quegli occhi severi per ben tre isolati.
Pazienza! Non potevo aspettarmi mica il red carpet!
Per fortuna ho quasi finito, mi mancano ancora le...
Concentrata sulla lista, minuziosamente spuntata, arrivo al banco dell'ortolano.
Sto per parlare, ma sento qualcuno che chiama il mio nome.
E' Ha Rin!
-Miss Park!- mi volto io, e la saluto.
Siamo entrambe stupite di incontrarci di nuovo.
E' accmpagnata da una donna di mezz'età, che si presenta come sua madre.
-Molto piacere- mi inchino con un sorriso.
-Lei è la ragazza che ci ha assistito in Italia- dice la figlia, e la madre annuisce.
-Mi ha parlato di te, cara.- con un movimento della mano dà fine ai convenevoli, rivolgendosi a me, -Cosa acquisti di buono?-
-Delle cipolle verdi per i pajon.- a quanto pare lo zio va matto per queste frittate, e poi anche a me piacciono, con le cipolle!
La signora annuisce e con un cenno io mi congedo momentaneamente per comprare l'occorrente.
Appena ho finito, parlo di nuovo con le due, mentre ci avviamo fuori dalla calca.
-Non sapevo saresti venuta qui, è stata una sorpresa- mi dice Ha Rin.
-E' stato tutto concepito abbastanza in fretta... E senza preavviso.- sfodero un sorriso soddisfatto.
-Ti trovi bene, cara?- domanda la signora con tono gentile.
Quanto vorrei che ci fosse una signora così in casa Choi!
-Si, non mi lamento.- forse. -La casa dove vengo ospitata è molto bella, e sono riconoscente ai miei ospiti. Vorrei rendermi sempre utile- in fondo, anche adesso lo sto facendo.
Forza, ma lo sto facendo.
Ridacchio e ci immergiamo nel chiacchiericcio.

Ho quasi terminato di cucinare i pajon e devo dire che mi stanno venendo bene.
Sarà perchè in pratica mangio quasi sempre esclusivamente frittate che mi cucino io? Mah...
E' pronta... Spengo il fornello e prendo dei piatti dalla credenza sopra il lavandino, attenta a non farli cadere.
Li sistemo sul pianoro e vi adagio sopra la pietanza fumante.
Lo zio prende i piatti e li mette sul tavolo, mentre io riordino un po' prima di sedermi al mio posto.
E' maleducazione finire prima della persona più anziana, ma non avrò di certo problemi: sono una lumaca, e la frittata scotta.
L'anziano Choi è a capotavola, e fissa con insistenza il pajon che ha nel piatto.
Cosa devo aspettarmi? Sono abbastanza preoccupata.
Ad un tratto, Choi Senior afferra le bacchette e alla velocità della luce taglia, mastica e ingoia il mio operato.
Sono... Sono di sasso.
Alza la testa e mi squadra per due secondi.
-Gh-- faccio io, presa su due piedi.
Passano due secondi e scoppia a ridere; una risata rauca e bassa, leggermente inquietante, ma pare sia davvero divertito.
-Che faccia che hai, ragazza!- ah, la mia faccia...
Mi stropiccio il viso con le mani e quest'azione lo fa ridere ancora di più.
L'espressione dello zio Yae, però, batte tutti: letteralmente allibito.
Forse non ha mai visto suo padre ridere così tanto! Ma nemmeno io l'ho mai visto ridere!
Non so se sentirmi offesa o esaltata. In tal caso, meglio sentirsi esaltati.
Il nonno, così com'è scoppiato a ridere, torna serio di colpo.
Spero tanto di riuscire sopravvivere... Heh.
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Meh! Capitolo più lungo finalmente! *muore*
Dato che non voglio spiattellare tutto subito, NON voglio che a Clio ne succedono di tutti i colori in un lasso di tempo ridicolo, faccio una fatica della madonna...
Una fatica della mandonna a scrivere capitoli lunghi! Ci vogliono gli intermezzi, ma non voglio annoiarvi... >_>"
Mi sento molto disastro, ugugugu. *fugge*
Ho dato una sistemata ai precedenti capitoli, e ringrazio di cuore s96angel per la pazienza e l'aiuto concessimi x°

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Capitolo 5
*** Scusami, ma... Amo il supermercato! ***


Cap.4_Amo il supermercato! Sono trascorsi tre mesi scarsi, e il tempo è scivolato tranquillo e piacevole.
Per un mesetto ho lavorato part-time in una caffetteria dall'altro lato della strada, per racimolare qualche soldo e per ambientarmi un po' nel quartiere.
Col ricavato mi sono comprata un paio di magliette e, soprattutto, una spropositata quantità di gadget dei Big Bang.
Mi faccio paura da sola!
Ma la cosa più importante è che, una settimana fa, ho compiuto finalmente i tanto attesi diciannove anni.
Lo zio mi ha cucinato una torta di mele, la mia preferita, e mi ha regalato un peluche di Rilakkuma, l'orso coccoloso giapponese.
Il padre mi ha semplicemente fatto gli auguri.
Adesso posso dire di sentirmi davvero "a casa", perchè sto bene e, anche se qualche intoppo c'è sempre, sono felice.

Mala Zeta presents:
SCUSAMI, MA... AMO IL SUPERMERCATO!

Ho conosciuto delle persone che abitano in zona, tra anziani e famigliole. La gente qui mi fa stare a mio agio, ed è questo quello che conta!
Parlando di persone cordiali, nell'ultima settimana in cui ho lavorato alla caffetteria, ho incontrato il signor Kim.
Appena mi ha visto, mi è venuto incontro e mi ha salutato calorosamente; mi ha chiesto come mai fossi a Seoul, così mi sono presa una pausa, e ci siamo seduti ad uno dei tavolini a parlare per un bel po'.
Dopo quel giorno è tornato quasi sempre, e anche dopo aver smesso il mio impiego abbiamo continuato a vederci; ci ispiriamo simpatia a vicenda: lui è un uomo molto aperto, sia alle persone che alle differenti culture, e ha voluto sapere un po' di tutto sull'Italia. I nostri discorsi sono spaziati dagli argomenti più diversi, e abbiamo imparato a conoscerci.
Dopo quasi due mesi passati a incontrarci (anche a casa sua, dove mi ha presentato moglie e figlio neonato), mi ha accompagnata per la città, in luoghi che ancora non avevo visitato e uno di questi è il fiume Han.
Essendo troppo lontano da casa Choi, lo zio non è mai riuscito a portarmici, ed è stato peccato perchè è proprio un bel posto.
Anche quel giorno abbiamo parlato molto, toccando però l'argomento "YG" e, dopo un po', il signor Kim se ne è venuto fuori con un "se hai voglia, potrei portarti a fare un giro alla YG".
Dire che sono morta è dire poco.
Detto fatto, un'ora dopo ero dentro alla YG Entrateinment.
Io, comune mortale. Mi sembrava un sogno!
All'inizio avevo quasi paura di entrare, come se profanassi un luogo sacro, il palazzo era qualcosa di spettacolare! Ma appena dentro sono rimasta altrettanto meravigliata.
Un ambiente accogliente, come fosse la dimora di tutti.
Poi, caso vuole, abbiamo incontrato persino Ha Rin.
Appena ci siamo viste, siamo scoppiate a ridere e l'uomo ci ha guardate interrogativo; gli abbiamo spiegato poi che ci eravamo già incrociate al mercato, tempo addietro.
Quando le risate sono finite, ho deciso di fare la domanda:
-Ma... Che voi sappiate... I... I Big Bang?- ho chinato il capo, tutta rossa.
Mi sentivo come una bambina piccola.
Loro mi hanno guardata inteneriti e mi hanno riferito che erano in giro, sparpagliati, tra interviste eccetera.
Mi hanno fatto comunque fare un piccolo giro turistico, mostrandomi le sale di registrazione e fin dove potevano far entrare la gente non addetta.
Per ringraziarli, ho offerto loro un "caffè" nel bar accanto. Gli asiatici non sanno proprio cosa sia il caffè, quello vero, italiano...
Quando sono uscita dall'agenzia, ho fatto un giro in zona e la mia attenzione è stata attirata da un negozio di televisori: a casa Choi non ce n'è uno, e non me ne ero mai accorta realmente fino a quel momento, dato che io ho il computer.
Comunque, ho attraversato la strada e mi sono fermata a guardare la vetrina.
In ogni singola tv trasmettevano una maratona di parodie di drama.
Speranzosa, ho atteso il turno di Secret Garden o almeno Hana Yori, quelle dei BB.
E per la prima volta in vita mia, assistivo a un loro spettacolo in tv.
-Non li avevi mai visti prima così? Intendo alla televisione.- il signor Kim era dietro di me, con un sorriso cordiale sul volto.
-Già... Non è che in Italia trasmettano così tante cose sul Kpop.- ho annuito sconsolata.
-Vedo che sei proprio affezionata a loro- ha indicato uno schermo a caso.
-Sì, diciamo che mi hanno letteralmente cambiato l'esistenza. Sono talentuosi e, a quanto ho sentito nelle interviste, anche divertenti, gentili e responsabili. Fatta qualche eccezione...- ho ridacchiato.
Dopo un breve scambio di considerazioni, Mister Kim ha sorriso complice:
-Io sono lo staff chief degli assistenti dei ragazzi. Se magari avessi un messaggio da riferir loro...- ho alzato di scatto la testa e l'ho guardato dritto negli occhi, con i miei spalancati e meravigliati.
-L-lei può-- mi mancava il respiro, così ho cercato di calmarmi e, tra le sue risate, gli ho chiesto di dirgli delle semplici parole:
-Prima di tutto me li saluti, anche se non si ricorderanno di me, e poi dica loro che sono i migliori artisti esistiti sulla faccia della Terra!-
L'ho detto sinceramente, anche se non ero sicura che il buon signor Kim si sarebbe ricordato di un messaggio di una fan mezza fuori di testa.

Adesso... Heh.
Adesso sono qui, al supermercato, a pensare a loro.
Dedico almeno un pensiero al giorno ai ragazzi.
So perfettamente che è una cosa stupida, ma sono pur sempre una V.I.P., e sapere che sono qui, nella stessa città, magari molto più vicini di quanto non sappia...
Sospiro, cercando di tornare alla realtà.
Sì, sono al supermercato: Choi Senior è via per il weekend con il club di scacchi, che ha organizzato una gita in montagna.
Posso definirmi "libera", ma devo ammettere che si sente la sua mancanza in casa.
Ieri ha piovuto, causandomi dei guai con il bucato che avevo steso in giardino; infatti, sono vestita abbastanza a casaccio, perchè i vestiti che avevo in mente di indossare oggi sono stati inzuppati a puntino.
E per riuscire ad arrivare al mini market, ho dovuto saltellare come uno stambecco qua e là per evitare di cadere nelle larghe pozzanghere in giro.
La mia mente torna alla spesa che devo fare per me e lo zio, e cerco di concentrarmi.
Allora, cosa posso cucinare oggi? Manzo bollito? Verdure al vapore? O magari cambiamo un po' e compro del sushi fresco?
Mi aggiro pensosa tra scaffali e banchi frigo, indecisa.
Ah, sì. Il latte...
Mi dirigo verso il frigo del reparto latticini, la testa china a guardare la lista della spesa.
Alzo un attimo lo sguardo per vedere se sto andando dalla parte giusta, e finisco addosso ad un tipo tutto intabarrato, con cappello, sciarpa e persino gli occhiali da sole.
A entrambi cascano le cose di mano, così mi affretto a raccogliere le mie per poter dare una mano a questo.
-Mi dispiace tantissimo! Non intendevo...-
-No, è stata colpa mia, chiedo scusa.- il ragazzo si china a sua volta, e quando si rialza rimango interdetta.
Non puoi nascondere un Big Bang ad una V.I.P. tanto facilmente.
Non è possibile...
-Kang... Daesung?- dico, piano, in modo che la gente attorno non mi senta.
L'ultima cosa che vorrei è che una folla impazzita si riversasse su un povero idol che va a fare la spesa!
Lui scosta leggermente i Rayban e mi fissa stupito.
-Come mi hai riconosciuto?- io non trattengo un risolino e gli rispondo:
-In effetti non sei molto mascherato, in questo modo...- lui si guarda intorno spaesato e con la sciarpa si copre anche il naso.
-Adesso va meglio?- lo osservo e annuisco.
Daesung si guarda intorno di nuovo, poi si rivolge a me.
-Grazie per non aver urlato il mio nome- si tira giù la sciarpa per due secondi e mi sorride.
Un sorriso splendido.
-Di niente, posso immaginare quando sia difficile andare in giro senza essere assaliti da qualche fan accanito.- indico la cassiera, -Lei non ha un'aria da persona tranquilla e pacata, se ti smascherasse non sarebbe il massimo. Meglio metterti anche il cappuccio- dico, facendo un cenno verso il felpone che ha indosso.
Il biondo osserva la ragazza alla cassa, mentre si lima le unghie masticando un chewingum, e commenta a sua volta.
-Hai ragione... Grazie ancora!- un breve inchino e si allontana.
Rimango in piedi, ferma e muta, per un minuto abbondante, poi mi riprendo.
Ma ho sempre la testa fra le nuvole.
Mentre prendo il latte, penso al sorriso di Daesung, che di sicuro è il più brillante della terra.
Mi darei una auto-pacca sulla spalla. Brava Clio, brava, hai mantenuto la calma!
Peccato però che quando arriverò a casa comincerò a saltellare come una spastica e a bombardarmi le orecchie con uno dei suoi singoli che mi piacciono di più, Wings.
Però certo che è strano. Anche gli idol fanno la spesa, ma non mi sarei mai aspettata di incontrarne uno in un supermercato per davvero.
Riprendo il mio lento camminare tra cibo e articoli per la casa, e inconsciamente mi sembra di stalkerizzarlo, seppure da molto lontano.
Mi rendo conto che si sta avviando alla cassa, pronto ad uscire, sistemandosi di nuovo la sciarpa sul naso.
A quanto pare non mi ha riconosciuta, ma non posso pretendere tanto, mi ha vista di striscio due volte in croce.
E se glielo ricordassi in qualche maniera?
Sto per fare qualcosa di cui potrei pentirmi amaramente, soprattutto dopo come ho agito poco fa!
Oh, al diavolo. Non succederà nulla.
Finisco la spesa in fretta, pago alla cassa della ragazza che si sta ancora limando le unghie ed esco, guardandomi intorno attentamente.
Riesco a scorgere Daesung prima che svolti un angolo e seguo i suoi passi.
Clio, che diamine stai facendo? Diosantodiosantodiosanto--
Mi fermo e faccio finta di leggere un messaggio sul cellulare.
Se proprio devi fare qualcosa, almeno prova a farlo sembrare un caso.
Kang cammina piano, molto piano, evidentemente non ha molta fretta; aggiro velocemente l'edificio in modo da poter camminare nella stessa strada di lui e in senso opposto.
Così mi fingo occupatissima al telefono, intenta a scrivere qualcosa, e cammino veloce come un treno, a momenti corro.
Il piano sembra funzionare, ma per un pelo non lo becco in pieno, di nuovo.
Sei una sfacciata.
Cerco di non ascoltare la mia vocina interiore e, dato che mi è caduto un sacchetto per la frenata improvvisa, mi chino a raccoglierlo.
-Ah! Scusami!- lui scuote il capo e si china anche lui, però nell'atto di alzarci entrambi, ci becchiamo una capocciata.
-Oddio! Scusami, scusami!- forse non è stata una buona idea seguirlo così, come una pazza.
In questo momento mi vergogno da morire... sono una sconsiderata.
-Non preoccuparti, è tutto ok!- si massaggia la nuca e si mette ritto, così faccio io.
Mi immagino che ora mi dica che deve andare, e ciao ciao.
Aspetta un momento...
Mi sta fissando come se avesse visto la madonna, come se fosse stato folgorato.
-Ma tu...- ah! Mi ha riconosciuta?!
-Sì?- chiedo speranzosa.
-Tu sei quella ragazza che stava...- si batte un pugno nell'altra mano, io sono lì che pendo dalle sue labbra.
-Sì...?- su, forza, ce la puoi fare!
-Tu sei quella ragazza che stava in tv! Quella della pubblicità delle scarpe!- spalanco gli occhi e, senza neanche pensarci, mi schiaffo una mano in faccia, delusa.
Lui, poverino, pare rimanerci male, e adesso è lui a chiedermi scusa, mogio mogio.
-Mi dispiace! E' che un po' ci assomigli...- io gesticolo agitata, dicendogli che non fa nulla, che è tutto a posto.
Mi sento vibrare il telefono nelle mani, tra poco parte la suoneria.
MA CERTO!! LA SUONERIA!!! CRAYON!!!!
Quasi come un segno del cielo, la canzone di GD parte sparata a palla, e cerco di rispondere, ma dall'altro capo mettono subito giù.
Controllo chi sia, accennando uno "scusa" a Daesung, guardandolo un attimo in volto.
Hei, un secondo...
-Aspetta un attimo, però. Io ti ho già vista davvero da qualche parte.- la mia speranza viene alimentata nuovamente, e spero non per nulla.
-Sì, certo! Tu eri in Italia, con gli organizzatori della tappa!- i miei occhi brillano e il mio cuore sprizza di felicità.
-Sono io! Oddio, mi hai riconosciuta!- mi metto a fangherlare spudoratamente, procurando le risate di Daesung, e io rido insieme a lui.
-Scusa, è che sono davvero una vostra grande fan.- gli sorrido, ormai la frittata è fatta e non posso più astenermi dall'essere la vera me stessa; la casinara, allegra, spensierata me stessa.
Dopo tutti quegli "scusa" e "mi dispiace", mi accorgo che alla fine lui stava andando nella mia stessa direzione, quando ho cominciato a seguirlo.
Senza accorgermene, cominciamo a camminare tra una chiacchiera e l'altra.
-Non pensavo ti avrei rivista. Come mai a Seoul?- ah, che bella voce che ha.
-Uno degli organizzatori è il mio mentore- spiego, -e dato che studio il coreano, ha voluto portarmi con sè, per questo viaggio di lavoro.-
Lui mi ascolta, risponde, ribatte o mi dà ragione: è come se stessi parlando ad un fratello.
E' vero che c'è qualcosa di speciale, nei Big Bang, e, anche se il cuore mi batte ancora in preda all'emozione, mi sento davvero a mio agio.
Arriviamo ad un incrocio, il semaforo è rosso, così ci fermiamo.
-Che hai comprato di buono?- non gli chiedo cosa cucinerà, dato che le sue doti culinarie sono risapute come "non propriamente commestibili".
-Oh, carne, di manzo. Stasera Seungri vuole sfoggiarsi ai fornelli.-
Automaticamente il mio cervello corre alla casa comune dei ragazzi, dove alloggiano insieme quando devono comporre canzoni od organizzarsi per qualsiasi cosa.
Mentre ci penso, una costosissima BMW sfreccia a due centimentri dal marciapiede, centrando in pieno una pozzanghera che mi schizza addosso e mi bagna da capo a piedi.
Rimango lì impalata, infreddolita e discretamente traumatizzata, cacciando un mezzo urlo di sorpresa per l'acqua ghiacciata.
Anche Daesung si è inzuppato, ma molto, molto meno di me.
-Accidentaccio!- casa mia non è neppure tanto vicina...
-Stai bene?- ci chiediamo poi all'unisono io e il biondo.
Dopo una risatina sdrammatizzante, cerco di salvare i sacchetti della spesa. -Sono stata meglio, decisamente- fortuna che i sacchetti sono di plastica e quindi impermeabili.
-Senti, vuoi una mano? Casa è qui vicino, potresti asciugarti.- a quelle parole mi rianimo come se non fosse successo nulla:
-Ah, no, cioè, non vorrei disturbare, certo è una bella occasione, ma magari sono di troppo, insomma, ecco, io...- le parole mi escono di bocca come scintille impazzite di un fuocherello appena acceso, e lui, in risposta, mi mette una mano sulla spalla, mentre con l'altra prende un manico di uno dei sacchetti.
Sono lì lì per svenire.
-Dai, ti aiuto. In fondo, anche tu prima lo hai fatto.- porca miseria, non è possibile. Tra poco mi sveglierò in camera mia a casa Choi; no, che dico, a casa mia in Italia! Tutto questo è davvero troppo bello per essere reale. Ci manca solo Ji Yong che sbuca dal nulla e mi dice di nuovo "nice ringtone"...

Dopo tanti scleri mentali, mascherati dalla mia espressione imbarazzata e colma di gratitudine, arriviamo alla casa dei Big Bang.
Altro che YG, questo è il sogno di tutte le V.I.P.
Entrare in quella casa è quasi surreale; Dae prende le chiavi, apre la porta e, dopo essersi tolto le scarpe, invita anche me.
-Ti ringrazio davvero tanto- gli dico, mentre mi tolgo le mie.
-Non fare complimenti, vai pure a darti una ripulita.-
Appoggio le buste e mi dirigo verso il bagno, che mi ha appena indicato il ragazzo.
Chiudo la porta e, prima di controllare i miei vestiti, osservo il bagno.
Normale, tutto sommato: uno ti invita a casa sua per sistemarti e tu guardi il bagno. Mh.
Mi concentro sullo specchio e con un discreto sollievo noto che l'acqua che mi è finita addosso non era poi così sporca, per essere di una pozzanghera.
Mi tolgo felpa e la maglietta, purtroppo bagnata anche quella, e le metto su un pianoro di fianco al lavandino.
Trovo una spugna su un ripiano di un piccolo comodino da bagno bianco e, dopo averla messa sotto l'acqua corrente del lavandino, tampono la chiazza formatasi sui miei indumenti; scorgo il phon sporgere da una busta e, facendo attenzione a non rovesciare il resto del contenuto, tiro fuori l'arnese e lo aziono per asciugare le mie cose.
A quanto pare è un phon professionale, perchè ha almeno sei velocità, il bottone dell'aria fredda e tante altre cose che non riesco a capire cosa siano.
Molto probabilmente è di G-Dragon, con quei capelli che ha...
Rimango imbambolata davanti al phon che emette calore, pensando che è proprio il mio bias che lo usa quotidianamente.
Clio, smettila. Maniaca. E' solo un phon! ...Il phon di GD.
Mentre nella mia testa avviene un dialogo tragicomico, i miei vestiti sono quasi come nuovi, e posso infilarmeli, gustandomi il piacevole calduccio procurato dall'asciugacapelli.
Per i pantaloni ripeto esattamente ciò che ho fatto poco fa, e dopo essermi assicurata che anche le calze siano asciutte, metto in ordine tutto quanto ed esco.
Mi dò una piccola sistemata ai capelli, per fortuna indenni, e mi sporgo dalla porta che sembra essere quella della cucina, e vedo che Daesung è impegnato a tirare fuori qualcosa dal frigo.
Lui fa sbucare la testa dall'anta del frigo e mi sorride.
-Fatto?- io annuisco, lo ringrazio ancora e faccio per rimettermi le scarpe, ma lui mi ferma:
-Via di già?- io, quasi allarmata, ribatto nuovamente che non vorrei disturbare, praticamente farfugliando.
-No, no, non preoccuparti, anzi. Ho fatto bollire troppa acqua per il thè, vuoi favorire?- intanto tira fuori dal frigo un budino, chiedendomi se ne voglio.
-N-no grazie, va bene così.- mi siedo al tavolo e lui fa lo stesso.
-Mi sembra di stare approfittando troppo della tua gentilezza.- confesso, a testa bassa e con un sorriso timido stampato in faccia.
Insomma, sono praticamente una sconosciuta, e mi inviti addirittura a casa. O sei un maniaco (opzione esclusa), o hai un cuore grande così.
Lui sorride e basta, restando in silenzio per qualche secondo.
-Il signor Kim aveva ragione su di te.- assumo un'espressione da pesce lesso, dopo aver levato la testa di scatto.
-Qui... Quindi vi ha parlato di...- non riesco a continuare la frase in preda all'emozione.
MISTER KIM SEUNG SO SANTO SUBITO!
-Ha accennato che sei una brava ragazza. E ci ha detto che ci hai fatto un sacco di complimenti. Colgo l'occasione per ringraziarti di persona, quindi grazie.-
Tutto ciò non è assolutamente plausibile.
Ci sono due possibilità: o ho sbattuto la testa e ora sono in ospedale, in coma, e sto sognando, o ho il fondello più grosso del mondo.
Pensare che la mia vita è sempre stata monotona. Non ho mai avuto fortuna in niente, e con niente intendo amicizie, scuola, amori... Sono sempre stata nella norma e single, ho avuto voti sufficienti e quattro gatti che si possono definire conoscenti.
Che il fato si sia accorto della mia presenza e abbia voluto darmi una chance? Che è comunque bella grossa!
-Ah, ecco, il signor Kim è una persona di cuore, deve aver visto una povera fan tutta presa con i suoi idoli e ha pensato di accontentare un capriccio, anche solo in cambio di un sorriso.- Daesung spalanca gli occhi a sua volta.
-Ne parli proprio bene! Lo hai pure inquadrato come se lo conoscessi da anni.- serve il thè in due tazze e me ne porge una.
-Da quanto vi conoscete?- mi domanda.
-Non da molto, in pratica due mesi- spiego io.
Andiamo avanti a parlare come abbiamo fatto in strada, come se ci conoscessimo da una vita, tra un sorso di thè e un sorriso.
Dopo un po', guardo distrattamente l'orologio appeso alla parete e mi accorgo che si è fatto discretamente tardi.
Lui comprende e, mentre ci scambiamo ancora due parole, mi accompagna alla porta , aiutandomi a tirare su i sacchetti.
-Mi ha fatto davvero molto piacere... tutto quanto, diciamo- gli sorrido apertamente, con un inchino di congedo.
-Anche a me. Magari ci rivedremo, ti vedo bene come assistente del signor Kim.- già. Se mi dessi da fare, potrei spedire il mio curriculum alla YG, sperando anche in qualche buona parola messa da santo Kim, e ottenere un lavoro con un contratto a tempo indeterminato per la casa discografica.
-Questa sì che è un'idea! Mi impegnerò. C'è la possibilità che ci rivedremo per davvero.- rispondo io allegramente; si congeda anche lui.
Esco dalla casa e quando sento il rumore della porta chiudersi dietro di me, tiro fuori il telefono e accendo il GPS, dato che non ho la minima idea di dove io sia.
Destinazione: Casa Choi.
Nuova missione: riuscire ad entrare nella YG.
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Buongiorno buongiorno a tutti!
Ecco qui, finalmente, il quarto capitolo (che su EFP apparirà come quinto ma vabbè), per il quale ho sudato almeno trenta camicie xD
Diciamo che è il più lungo che ho scritto finora, e per certi versi ne sono soddisfatta.
Purtroppo solo in parte, perchè mi sembra che abbia sfociato sull'inverosimile.
Spero mi perdoniate, e che seguiate la storia volentieri.
Io, dal canto mio, sono solo una scrittrice in erba ^^""
Non mi meraviglio che abbia così poche visualizzazioni çvç ma non importa! Io scrivo per divertimento, e anche per voi!
Fighting!!!
Grazie a chi mi legge, segue e/o recensisce! c:

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