E se Shinichi non avesse seguito Vodka?

di mangakagirl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ichi ***
Capitolo 2: *** Ni ***
Capitolo 3: *** San ***
Capitolo 4: *** Yon ***
Capitolo 5: *** Go ***
Capitolo 6: *** Roku ***
Capitolo 7: *** Nana ***
Capitolo 8: *** Hachi ***
Capitolo 9: *** Kiu ***
Capitolo 10: *** Ju ***



Capitolo 1
*** Ichi ***


se Shinichi non avesse seguito Vodka?

Premessa:

in questa fict riprendo da capo il manga di Dc rielaborando le scene disegnate dalla sacra mano di Sir Gosho Aoyama (miglior mangaka di tutti i tempi, inchino in suo onore v.v)
I pensieri di Shinichi sono  frutto della mia immaginazione, inoltre la giornata al Tropic Land è ispirata alle scene ripescate dai film, dalle puntate e dalle opening o ending dell’anime, ovvero la pista di pattinaggio, la fontana, la torre in cui Shin porta la coca cola a Ran… Dalla fine della giornata al Tropical Land entra in gioco la mia testolina bakata ^^
Buona lettura :D

Dedicata a Paddy-chan,
che mi ha sempre dato preziosi consigli
e mi ha fatto morire dal ridere con le sue super pazzoidi recensioni ^^
Mangaka-chan

1.

Rido leggendo il giornale di oggi mentre cammino per tornare a casa, con il sole alle spalle che tramonta, dopo una lunga ed estenuante giornata di scuola. Odio l’autunno, ma è inevitabile che arrivi una volta l’anno a gelarci col suo vento freddo, spazzando via gli ultimi residui di estate e i ricordi delle giornate passate in spiaggia con 40°C all’ombra. L’articolo della prima pagina cita: Il suo nome è Shinichi Kudo.
Non posso non ridere tra me e me! Mi chiamano “la salvezza della polizia giapponese” alle tv mentre passo davanti al negozio che le vende; le ragazzine delle medie che sorpasso lentamente, ridendo dietro al giornale, dicono emozionate:
-Hai sentito? Lo studente detective ha colpito ancora!-
A questo punto scoppio definitivamente a ridere attirando l’attenzione di qualche passante, in particolare di una.
Una tremenda botta alla testa mi zittisce e il dolore mi fa lacrimare gli occhi.
-Sembri uno scemo a camminare ridendo…- mi dice Ran, la mia “amica di infanzia”, reggendo la sua sacca da karate, quella con cui mi ha colpito, e la cartella.
Eccola qui! Sempre pronta a guastarmi la festa!
Mi ricorda quella nuvola temporalesca che coprì il sole mentre ero in spiaggia qualche settimana fa e mi costrinse in fretta e furia a sbaraccare tutto e a correre a casa per non finire bagnato come un pulcino; o meglio mi ricorda l’autunno, che col il suo vento freddo spazza via ogni nota di felicità estiva -.-
-Eh? Sei arrabbiata con me?- le chiedo notando che ha un’espressione accigliata mentre mi guarda con i capelli castano scuro al vento.
-Certo che no…- mi dice chiudendo gli occhi con aria altezzosa e parlando con tono annoiato -…Anche se il tuo grande successo ha fatto diminuire il lavoro di mio padre non sono affatto arrabbiata!- sbraita facendomi la linguaccia e mettendoci dentro tutto l’odio che può.
Rido: viene a paragonare me con suo padre?! È messa male, povera!
-Eh?! Tuo padre fa ancora il detective?- le chiedo ridendo e, lo ammetto, subito non mi rendo conto che sto andando in contro ad un serio pericolo: il suo karate micidiale -Guarda che se non ha lavoro non è certo colpa mia, è lui che non…- mi faccio scappare reggendo la cartella dietro la spalla con una mano mentre lei ridacchia minacciosamente. Sento un veloce spostamente d’aria e, no, non è l’autunno questa volta!
È Ran che ha appena sferrato un colpo al palo della luce di fianco a me e lo ha sfondato con un pugno rischiando, per pochi centimetri, di prendermi in pieno lo stomaco.
-Infatti ti ho detto che non sono arrabbiata!- dice ridendo minacciosamente mentre estrae la mano dal palo senza nemmeno un graffio.
Me la sono vista brutta davvero!
-Si… si vede che sei il capitano del club femminile di karate…- balbetto mentre una goccia di sudore freddo mi scivola lungo la guancia e non riesco a non fissare il buco che ha provocato nel palo senza pensare che poteva essere nel mio stomaco se solo non mi fossi fermato in tempo!
Camminiamo qualche secondo senza dire nulla, ma con la coda dell’occhio noto che mi lanciata occhiate velenose: l’ho fatta grossa stavolta!
Mannaggia a me che non riesco mai a non dire quello che penso!
-PASSA LA PALLA!- mi urla un bambino mentre un pallone da calcio mi rotola tra i piedi. Mi volto e noto che sta giocando con altri due amichetti a calcio, la mia passione.
-Ecco!- rispondo sorridendogli mentre, senza nemmeno tirare fuori le mani dalle tasche, gli passo la palla con un movimento agile e perfetto. Ran mi guarda mutando la sua espressione in una malinconica.
Mentre saluto il bambino, che mi guarda ammirato e mi ringrazia ridendo, sento la sua voce:
-Anche tu, se non avessi lasciato il calcio, ora saresti un campione a livello nazionale…-
Ecco, è l’ennesima volta che me lo ripetono, ma non sono stufo di rispondere allo stesso modo.
-Giocavo a calcio solo per allenare i riflessi necessari ad un detective- le spiego sereno -Ecco… Holmes usava la scherma…-
-Ma lui è il personaggio di un romanzo…- mi fa notare un po’ contrariata fissandomi. Io non posso fare a meno di ridere.
-Sì… ma è un grande detective noto a tutti! È fantastico! Sempre freddo e razionale! Intelligente e colto. Il suo spirito di osservazione e la sua capacità di deduzione non hanno pari! È anche un eccelente violinista!- dico entusiasta con le mani dietro la testa -Shelock Holmes, il personaggio creato dal romanziere Conan Doyle, è il più grande detective del mondo!-
Inoltre le dico anche che a casa ho tutti i romanzi di Doyle e i gialli del mondo.
-Che ne dici Ran, vuoi leggerne qualcuno?- le domando ridendo.
So già la risposta, non a caso sono un detective!
-No grazie, non ci tengo a diventare una fanatica di gialli come te…- mi dice annoiata chiudendo gli occhi.
Lo sapevo! E quando mai! Ma tanto l’ho già obbligata quando era bambina a leggerli tutti…
Non riesco a trattenermi e tiro fuori dalla tasca della divisa blu un plico di lettere rosa e profumate e gliele sventolo sotto il naso.
-Però guarda quante ammiratrici! A loro questo fanatico di gialli piace!- le dico ridendo come un emerito pezzo di deficiente: me ne rendo conto -.-
Ran mi fissa con espressione accigliata e sbraita un “Buon per te” senza molto entusiasmo. Le prende in mano e comincia a leggere sul retro chi sono le mittenti, mentre io torno con le mani dietro la testa a fissare il cielo.
-Capisco che faccia piacere aver successo, ma faresti meglio a decidere chi ti piace di più!- mi fa notare con uno strano tono… preoccupato?
-Chi mi piace di più?- ripeto, ed ecco che riaccade: il mio sguardo si posa furtivo su di lei!
Perchè proprio ora che mi ha detto di dire chi mi piace di più?!
Semplice, in fondo lo so da sempre di essere innamorato di lei… Solo che non ho il coraggio di dirglielo… e poi sono sicuro che io a lei nemmeno piacio…
Siamo solo amici di infanzia…
-Ma guarda un po’…- Ran nota che la fisso e mi domanda imbronciata -Perché mi fissi in quel modo?
-Eh?-
Ecco, se n’è accorta dannazione!
Divento fucsia e subito distolgo lo sguardo -No, n-niente!- balbetto come un citrullo.
-Guarda che se continui ad immischiarti nel lavoro della polizia prima o poi finirai nei guai!- mi dice infastidita con gli occhi ridotti a fessure.
Sembra mia madre! Ma non faccio caso a quest’ultima frase, so quello che faccio.
-Sì, è possibile- le rispondo riponendo le lettere nella cartella sereno, ma lei non si arrende.
-E poi perché proprio il detective? Se ti piacciono tanto i gialli potresti diventare uno scrittore…- sta sicuramente per aggiungere “come tuo padre” ma la interrompo continuando a non farmi guastare il buonumore.
-Io non voglio scrivere storie di detective… Voglio diventarlo! Voglio diventare lo Sherlock Homes del Terzo millennio!- esclamo fissando il cielo come se potessi toccarlo con un dito mentre lei mi fissa stupefatta. Le dico che adoro i casi complicati, che adoro il brivido che si prova nell’incastrare il colpevole e che non si riesce più a smettere una volta che si risolve il primo caso…
-È  bellissimo essere un detective!- aggiungo ammiccando nella sua direzione.
Devo ammetterlo, quando si parla di Detective il mio cervello va in tilt e mi faccio trascinare dall’entusiasmo.
Siamo arrivati allo svincolo in cui ci separiamo di solito per andare ognuno a casa propria, la saluto alzando una mano e mi dirigo a destra ma lei mi fissa agitata e mi urla di aspettare. Sbuffo tra me e me e torno da lei per vedere cosa vuole.
-Ti ricordi di domani vero?- mi domanda accigliata.
Ma perché è così infastidita oggi? -.-
E… Domani?!?!?
-Domani?- Ah sì ricordo! Ma Ran non sembra in vena di scherzare oggi, tanto che alza la gamba destra e comincia a sferrare colpi di karate.
-Non-mi-avevi-promesso-che-se-avessi-vinto-il-torneo-nazionale-mi-avresti-portato-al-luna-park?- scandisce ogni parola affondando un calcio: fortuna che io sono agile e li manco tutti! Per un momento intravedo persino qualcosa di bianco ma non glielo dico: già qualche tempo fa me lo sono fatto scappare e mi ha inseguito per tutto il quartiere urlando: PERVERTITO!*
Con un agile scatto, perché se si è amici di Ran Mouri bisogna anche saper fare questo, salto sopra una cassetta della posta, e tra parentesi mi chiedo che diavolo ci faccia ancora una cassetta della posta in città se ormai c’è la posta elettronica!
-Eh? Di che parli?- le domando ridendo per tentare di farla sorridere, ma così non è visto che si gira furiosa dall’altra parte.
-BASTA! Tanto non volevo andarci con te in particolare!- sbraita, e io mi sento ferito nell’orgoglio: come sarebbe a dire?
Ci sarebbe andata con chiunque quindi?
-Portaci una delle tue ammiratrici!- dice altezzosa avviandosi a casa e piantandomi in asso. Allungo una mano verso di lei e tento di afferrarle una spalla, ma ci ripenso: si sa mai che mi afferra il polso e mi sbatte a terra!
-Scherzavo! Accidenti scherzavo! Calma!- le dico agitato -Me lo ricordo benissimo! Domani alle 10, Tropical Land!-
Come scordarlo? Gliel’ho chiesto io di venire! Ma perché è così nervosa oggi?!
-Ricordati anche che offri tutto tu!- aggiunge con tono annoiato andando verso casa senza guardarmi nemmeno.
-Eh? Avevo promesso anche questo…?-
Questa mi è nuova! Non me lo ricordavo proprio…!
-A domani, puntuale!- le sottolineo allora io mentre lei muove una mano all’indietro come se scacciasse una mosca, dandomi sempre le spalle e continuando a camminare.
-Sei tu Shinichi Kudo, non io- dice annoiata riferendosi a quella volta che l’ho lasciata 2 ore ad aspettarmi perché mi ero dimenticato dell’appuntamento*.
Che pignola! -.-
Sbuffo e mi dirigo verso casa: voglio vedere se arriverà puntuale…


*Magic file 5 xD Non lo chiama pervertito, ma il senso è quello.
*Conan lo racconta ad Heiji nel film “Incrocio nell’antica capitale”.

Mangakagirl's Corner:
Konnichiwa! ^^
Sono tornata con una nuova storia!
Lo so è passata un'eternità -.-"
Dunque, ne approfitto per dire ai miei vecchi lettori che ho deciso di interrompere "That dangerous fancydress ball" per motivi di scarsa fantasia nello scrivere i capitoli...
Gomennasen a tutti... ^^"
Però ora sono tornata con questa nuova Fict, che spero piacerà comunque ^^
Che ve ne pare?
Se qualcuno lasciasse una recensione, anche minuscola, sarei felicissima!
grazie 1000 e al prossimo capitolo ;)
Mangakagirl 

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Capitolo 2
*** Ni ***


2.

Sbaglio o avevo detto puntuale?
Sono le 10.20 e di Ran nemmeno l’ombra!
Sbuffo appoggiato alle colonne che segnano le entrate del parco, fissandomi le Converse rosse imbronciato. Sto indossando il mio giubotto verde, quello che Ran trova tanto ridicolo: come se fosse colpa mia se mia madre ha il gusto dell’orrido in fatto di abiti maschili! Ma è un regalo del mio 16° compleanno e me lo devo tenere…
L’aria fredda autunnale mi scompiglia la frangetta corvina fastidiosamente e io mi stringo nel giubotto per non soffrire troppo il freddo.
Non smetterò mai di ripeterlo: odio l’autunno.
-SHINICHIIIIIII- alzo lo sguardo e vedo Ran, in pantaloncini corti e giubotto azzurro, corrermi in contro agitando una mano per aria.
 Ma non ha freddo?!
-Sbaglio o avevo detto alle 10? E poi ti sembra normale venire vestita in quel modo!? Fa freddo!- esclamo mentre lei alza gli occhi al cielo.
-Hai detto le stesse cose di mio padre… Papino!- mi canzona ridendo mentre io estraggo fuori dalla mia tasca un biglietto e glielo porgo.
-Tieni- le dico e lei tira fuori il portafogli, ma io la fermo subito -Ho detto che offro tutto io, quindi metti via i soldi o me ne vado!-
Lei ride, mi ringrazia e, inserendo il biglietto nelle macchinette dell’ingresso, sorpassiamo la sbarra ed entriamo nel parco.
È stracolmo! Dopotutto, che si può pretendere di domenica?
Ran si guarda attorno emozionatissima e subito batte le mani davanti al petto non sapendo da dove iniziare. Io prendo dalla cassa una mappa del parco e ci ragiono sopra: è immenso! http://www.detectiveconanworld.com/wiki/images/5/55/Tropicallandmap0.png
-Ok.. emm… direi di iniziare dalla ruota panor…- ma Ran si è già avviata -Ran aspetta!- dico inseguendola.
Arriviamo in prossimità della ruota, so che la adora, e già la vedo in fila con la mani dietro la schiena mentre aspetta il suo turno.
-Dai Shinichi!- mi incita a raggiungerla con un sorriso e torna a fissare estasiata la ruota enorme che ci sovrasta.
Oggi la giornata non è delle migliori, ma spero comunque che non ci becchi la pioggia.
-Tocca a noi!- esclama qualche minuto dopo afferrandomi per il giubotto ed entrando nella cabina che ci si piazza davanti, che è di un terribile rosa principessa. -.-
Guardando schifato i sedili rosa shocking su cui sono seduto, nemmeno mi accorgo che la porta si è chiusa e che già stiamo salendo in alto, nel cielo grigio di questa domenica autunnale.
-Wow! È fantastica la vista da quassù!- Ran ha i pugni davanti al petto e guarda con il viso praticamente appiccicato al vetro della porta il panorama. Mi sporgo un po’ anche io, ma non per osservare il parco, che tra parentesi ho già visitato un paio di anni fa con mio padre, ma per osservare lei.
Oggi i suoi occhi sono di un azzurro-lilla più unico che raro: non li avevo mai visti così brillanti. Le sue iridi sono dilatate dall’emozione e il colore è più visibile del solito. Temo di averla osservata per troppo tempo e troppo intensamente, perché si gira un po’ imbarazzata e mi domanda un “Che c’è?” decisamente a disagio. Si ritrae sul sedile e appoggia le mani sopra di esso rossa in volto, lanciandomi occhiate in tralice mentre osserva il parco.
-Niente… scusa- dico io scivolando verso lo schienale a mia volta e chiedendomi tra quanto scenderemo: non pensavo che stare chiuso in una cabina con Ran mi facesse sentire così agitato come ora.
-Nulla- risponde lei chiedendosi sicuramente a sua volta quanto ancora durerà il giro.
Finalmente la porta si apre e lei scatta dal sedile uscendo quasi di corsa, per poi voltarsi verso di me rivolgendomi comunque un sorriso come se nulla fosse.
È stupenda.
-Ho visto che c’è una montagna nella zona della foresta dove si possono osservare i dinosauri- si, al Tropical Land hanno montato dei robot meccanici con le sembianze di dinosauri* -Andiamo lassù?-
-Ok- rispondo io rendendomi conto di essere un baka patentato: non c’era bisogno di agitarsi così nella cabina.
Attraversiamo i lunghi ponticelli che collegano le varie zone del parco e sbarchiamo nella zona della foresta; raggiungiamo la montagna e saliamo le scale che ci portano sino in cima. Ran addocchia un binocolo e ci si fionda elettrizzata.
Ne approfitto per assentarmi un attimo: ho visto una macchinetta delle bibite e dopo tutte queste scale sono certo che anche lei sia assetata come me.
Scendo qualche scalino, tiro fuori due monete avvicinandomi alla macchinetta e le infilo nella fessura, premo due volte il tasto della Coca Cola e, con un tonfo tremendo, due lattine scarlatte atterrano sul fondo della macchinetta.
Le prendo in mano, sono ghiacciate ovviamente, e torno da Ran. La vedo ancora intenta al binocolo, forse non si è accorta che sono andto via. Qualche secondo dopo mi chiama con una mano, ma non trovandomi si gira e mi cerca con lo sguardo; fortunatamente non mi vede e torna sbuffando al binocolo borbottando qualcosa. Io mi avvicino furtivo a lei e le premo la lattina ghiacciata contro la guancia. Sobbalza e si volta sorpresa verso di me, rimanendo ancora più stupita quando le porgo la lattina.
-Scommetto che hai sete!- le dico e lei, incerta, mi ringrazia con un sussurro. Per un momento intravedo l’ora sul mio orologio e mi faccio prendere dal panico: se non mi sbrigo faremo tardi!
-Vieni!- dico agitato afferrandola per un polso. Corriamo giù per le scale non investendo per un pelo una coppieta che si sbaciucchia in mezzo ai gradini, e corro verso la zona della ruota panoramica.
-Shinichi, dove stiamo andando?!- mi domanda stupita lei con il polso ancora arpionato dalla mia mano.
-Aspetta e vedrai!- rido io vedendo il mio obbiettivo vuoto. La trascino in mezzo a quello che è un cerchio di mosaico azzurro e fisso prima l’orologio sulla parete, poi il mio.
-10, 9, 8, 7, 6 - inizio il conto alla rovescia -5, 4, 3, 2, 1…!- alzo in alto il braccio che regge la lattina ridendo -0!-
Attorno a noi fiotti di acqua zampillano ad altezza d’uomo e ci troviamo intrappolati dentro una gabbia cristallina, mentre comincia un gioco di schizzi che ci intrattiene come una magia.
Ran si guarda attorno incantata, con gli occhi che brillano, e io posso godermi ogni sua espressione senza che se ne accorga: è troppo presa!
-Guarda- dico io alzando gli occhi verso il cielo mentre sopra di noi un arco di colori ci protegge come una bolla di sapone dai mille riflessi.
-L’arcobaleno!- esclama Ran con gli occhi sempre più emozionati.
Rido: è così bello vederla sorpresa come una bambina.
-Questo è il mio regalo per te visto che hai vinto il torneo nazionale, spero lo accetti volentieri…- dico con tono da duca inglese tirandomela. Lei ride, poi propongo un brindisi ed entrambi apriamo le nostre lattine. Contemporaneamente due fiotti di schiuma e cola ci schizzano in viso lavandoci.
Ran mi guarda e, notando la mia espressione sconvolta, scoppia a ridere. Io la imito divertito mentre mi gratto la testa e intorno a noi gli zampilli si abbassano gradualmente. Le prendo una mano indicandole la panchina che c’è di fronte alla fontana per evitare che scivoli sul bagnato e, stranamente, lei non si sottrae alla presa. Ci sediamo e buttiamo giù la bibita fredda in pochi sorsi, getto la mia lattina nel cestino accanto alla mia panchina senza alzarmi e Ran mi porge la sua per fare lo stesso ringraziandomi.
-Che ne dici di andare a pattinare?- propongo alzandomi e trascinandomela dietro senza nemmeno avere una risposta.
-Ah, io non…!- tenta di dirmi imbarazzata ma non la ascolto.
Sono troppo felice oggi!
Mi dirigo alla zona ghiaccio e mi avvicino alla cassa in cui danno i pattini.
-Salve, ha i numeri 38 e 44?- domando senza chiedere il numero a Ran: la conosco troppo bene,
-Certo- mi risponde gentile la ragazza passandomeli mentre lei tenta di dirmi qualcosa.
-Grazie- dico io tenendola sempre per un polso e avviandomi ad una panchina libera. Mi siedo e mi tolgo le Converse per infilarmi i pattini, che sulla lama hanno la protezione di gomma per evitare di farsi male. Con la coda dell’occhio vedo Ran che imita tutti i movimenti che faccio io per infilarmeli e sorrido tra me e me: vuoi vedere che…
Mi alzo, sfilo la gomma dai pattini e la poso sulla panchina, Ran lo fa da seduta e poi si alza lentamente mentre io mi giro per avviarmi alla pista.
-Aspettami!- mi supplica seguendomi a tentoni e tenendosi al bordo esterno della pista. Io metto i piedi sul ghiaccio, mi volto verso di lei e le sorrido.
-Non sai pattinare, vero?- le domando sapendo già la risposta. Lei diventa fucsia e scuote piano la testa mentre le porgo le mani -Ti insegno io, tranquilla, non è così difficile…-
Annuisce, incerta, ma annuisce e afferra le mie mani; mi allontano un po’ e lei mette per la prima volta piedi sul ghiaccio scivolando subito in avanti.
-Aaaaaaaaaaaaa- dice agitata fissandosi i pattini tremanti mentre rido.
-Ma come si fa a non saper pattinare?!- la prendo in giro e lei mette il broncio.
-Ringrazia che mi tieni le mani, altrimenti ti menerei!- sbuffa e mette male il piede, tanto che scivola in avanti. La prendo al volo afferrandola per i fianchi, ristabilendo il suo equilibrio.
-Ora non hai le mani occupate, menami, dai- le dico per smorzare la tensione notando che è viola in viso. Ma è troppo occupata a fissare il ghiaccio che nemmeno mi risponde, così decido di smettere di stuzzicarla.
-Allora, devi rimanere un po’ piegata in avanti per avere l'equilibrio...- la piego in avanti tenendola sempre per la vita, poi tolgo le mani dal bacino e vedo per un attimo i suoi occhi farsi prendere dal panico.
-NON AZZARDARTI A LASCIARMI ANDARE!- mi urla nel panico più totale mentre rido riafferrandole le mani.
-Non ti lascio fifona!- la sfotto mentre mi lancio un’occhiata alle spalle per non investire nessuno, poi comincio a muovermi e le spiego come posizionare le gambe per non cadere.
Dopo 10 minuti, Ran ha preso sicurezza: lo noto da come mi sorride e guarda i pattini che scivolano sul ghiaccio, così decido di lasciarle una mano e in questo modo sembriamo proprio una coppietta.
Arrossisco, ma lei non lo nota, così comincio a fare passi un po’ più lunghi mentre giriamo attorno alla pista. Decido di lasciarle anche l’altra mano e lo faccio senza avvisarla.
Mi guarda nel panico più totale mentre scivola in modo scordinato.
-SHINICHI!- urla mentre prende velocità senza controllo e io rido.
-Stai andando bene!- le dico per incoraggiarla, ma non ne è convinta, tanto che invece, per raggiungermi, si butta in avanti, prende ancor più velocità e mi cade addosso prendendomi in pieno.
SBAM!
-Ahio!- dico io mentre lei, sdraiata su di me, non osa alzare lo sguardo troppo imbarazzata. Mi alzo sui gomiti e, mentre attorno a noi qualche cretino ride, cerco di attirare la sua attenzione.
-Ti sei fatta male?-
-Baro! Non dovevi lasciarmi!- sbuffa guardandomi rossa mentre ridacchio per la sua espressione.
-Stavi andando bene- la incoraggio ancora mentre si allontana dal mio petto, su cui è rimasta appoggiata fin’ora, e rimane in ginocchio sul ghiaccio. Mi alzo e le porgo una mano per aiutarla a mettersi in piedi ma, praticamente, la tiro su di peso perché continua a scivolare.
-Dai riprendiamo-
-Non vuoi smettere?- domanda come se mi fossi offeso per la colpa che mi ha appioppato, ma scuoto la testa.
-Quando inizi a prenderci la mano diventa ancora più divertente!- le rispondo e lei mi sorride qualche secondo dopo, annuendo.
-Hai ragione- dice mentre riprendiamo a scivolare sul ghiaccio delicatamente.
Dopo un’ora decidiamo di uscire dalla pista: Ran è pur sempre in pantaloncini e comincia ad avere freddo. Ci avviamo alla zona dell’orrore.
-Ascolta Ran, sai una cosa?- le chiedo mentre questo dettaglio mi viene in mente così, dal nulla -Il proiettile di un fucile viaggia alla velocità di 1000m/s, invece la pallottola sparata da una pistola viaggia a un terzo di quella velocità, praticamente a 350m/s*-
-Mh, interessante- mi dice sorridendo,nonostante sappia benissimo che la cosa non le importa molto.
 Finalmente vediamo una nuova giostra: il Treno dei Misteri.

*Nell’anime di Kaito Kid, episodio 2 se non erro, Kaito e Aoko vanno a Tropical Land e facendo un giro x il parco vedono i dinosauri meccanici.
*Film 13, quando Ran rischia di essere ferita da Matsumoto, ovvero Irish travestito, ricorda questo dialogo che ha avuto con Shinichi a Tropical Land.


Mangakagirl's Corner:
Minna Konnichiwa ^^
allora eccomi tornata col secondo chappy di questa storia!
che ve ne pare? ^^
sono davvero curiosa di sapere le vostre opinioni,
specie sul momento della coca cola, della fontana e della pista di pattinaggio!
vabbè su tutto in poke parole -.-"
li ho descritti bene?
rispecchiano i momenti dell'anime da dove li ho ripescati?
è fondamentale saperlo x me! ><
ammetto che mi sono scervellata ripensando a tutti i momenti in cui Ran ripensa alla giornata a Tropical Land
e ho ricucito tutto insieme come un enorme ragnatela ^^
(mi fanno schifo i ragni, nn so da dove mi è venuto il paragone -.-)
Cooomunque, per l'idea della pista di pattinaggio ho visto una ending dove c'era una foto di Ran che stava per volare sul ghiaccio e inoltre nel manga n°25 c'è proprio un capitolo dove lei torna a Tropical Lndn e dice a Sonoko che Shinichi le ha insegnato a pattinare e l'ha presa in giro per tutto il tempo...
^^
Allora, basta con qst Corner che è una OS ormai, e passo ai ringraziamenti:
grazie alle mie vecchie lettrici che hanno scritto delle recensioni lunghissime che mi
hanno fatto un piacere enorme! v.v
grazie alle mie nuove lettrici che mi hanno dato una grande soddisfazione! v.v
e Grazie a coloro che hanno aggiunto la storia tra le seguite e le preferite già dal primo chappy!
Arigatò Gozaimasu v.v
al prossimo
mangakagirl ^^

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Capitolo 3
*** San ***


3.

-Che forza!- esclamo. Quando sono venuto con papà non c’era ancora questa attrazione. Ci avviamo e ci mettiamo in fila: ne abbiamo per un po’, per cui decido di iniziare una conversazione. Ci penso un attimo mentre una folata di vento mi scuote i capelli. Ci sono!
-Devi sapere che Holmes è talmente geniale che la prima volta che incontra Watson con una stretta di mano capisce che è un medico e che è stato in Afghanistan…- Ran mi guarda stupita: non lo sapeva? -Così- aggiungo io afferrando la mano di una ragazza bionda che aspetta il suo turno per salire sul treno nella corsia accanto alla nostra.
-Eh?- mi guarda stupita senza capire perché le abbia stretto la mano.
-Ma chi è? Lo conosci?- le chiede la sua amica con gli occhiali guardandomi perplessa.
-No, ma…- risponde lei mentre Ran sposta lo sguardo da me a lei senza capire perché l’ho fatto.
-Ha i calli nelle mani!- dico io annoiato mettendo le braccia dietro la testa: ho scelto un esempio semplice che quasi mi annoio da solo -.- -Una ragazza così giovane può esserseli fatti solo con le parallele. Anche con il tennis- aggiungo alla fine. Poi ci penso qualche secondo e ammetto anche un’altra cosa.
-Bè, a dire il vero, poco fa il vento le ha alzato la gonna e le ho visto le gambe che hanno i tipici lividi da parallele- mi metto a ridere mentre Ran mette su uno sguardo sdegnato a dir poco -Per un detective è fondamentale essere sempre attento!- aggiungo divertito mentre la ragazza arrossisce e lei si volta sdegnata.
-Che pagliacciata! Avevi capito tutto prima ancora di stringerle la mano, imbroglione!- sbuffa con gli occhi chiusi e lo sguardo all’insù mentre ridacchio.
Quando si arrabbia è adorabile!
-EHI BELLO! LASCIA IN PACE LA MIA AMICA!- mi urla un uomo infuriato avvinghiato ad una ragazza.
Mannaggia a me quando non mi sto zitto!
-Ah siete insieme…?- domando in imbarazzo mentre una gocciolona mi scende sulla guancia: non è che mi fa nero?! -Volete sedervi vicini? Vi cediamo il posto…-
Ok, so che è pessima, ma è la prima cosa che mi salta in mente!
-Non importa grazie- la ragazza bionda agita una mano imbarazzata -Meglio lasciarli soli- aggiunge indicandomeli mentre ridacchia.
Mi volto e vedo il tipo di prima e la sua ragazza occupati in un bacio passionale e non posso fare a meno di arrossire. Sono così appiccicati tra loro che non si capisce dove finisce uno e inizia l’altra!
Ed ecco che uno strano pensiero si fa largo nella mia testa: perché ci siamo io e Ran a pochissima distanza tra noi?
Immagino me e lei in procinto di baciarci, lei con un vestito elegante e io in smocking…
Nella mia utopia trovo anche il coraggio di dirle: -Ran è da tanto che vorrei…-
Ma lei mi interrompe: -Shinichi anche io…-
Ma mentre la mia mente vaga lontana, Ran mi afferra per il giubotto verde  elettrizzata e mi distrae.
-Presto, tocca a noi!- esclama felice trascinandomi vicino al treno di forza. Maledizione, proprio ora che stavo per immaginare il nostro bacio! -.-
Il nostro b-bacio?!
Ma che mi prende?!
Mi riprendo dallo sciock e metto su un sorriso: meglio distrarsi, oggi devo stare male altrimenti non penserei a me e Ran come una coppia…
-E poi Holmel ha fatto…- non mi accorgo di chi altro sale sul treno -… Sicuramente perché Conan Doyle intendeva dire…- nemmeno dei due uomini in nero che si siedono all’ultimo posto. Ran abbassa scocciata la barra davanti a sé e non dice nulla.
-Ti ricordi cosa ha detto Holmes alle cascate di Reichenback, Ran?- le chiedo e lei, senza nemmeno guardarmi mi risponde atona:
-Neanche una parola-
-Ha detto: Se la morte di un uomo servisse a liberare l’umanità dal male io mi sacrificherei volentieri*-
-BASTAAA! SMETTILA CON QUESTI HOLMES E CONAN DOYLE! FANATICO!- mi urla furiosa facendomi sobbalzare dallo spavento.
Ma è impazzita?!
-Io non vedevo l’ora di venire qui con te!- il suo sguardo si incupisce e abbassa il tono -Come fai a non accorgerti dei miei sentimenti?-
Come?!
Dei suoi sentimenti?!
Mi sento un’idiota… questo significa che Ran… che lei allora…
L’immagine di me e lei che ci baciamo passionalmente si fa strada nella mia mente senza nemmeno volerlo: ma che mi succede?!
Il mio cuore batte fortissimo contro lo sterno, sento uno strano nodo all’altezza dello stomaco…
-Bè ecco, veramente anche io…- dico agitato e in imbarazzo ma sono convinto: Ran è innamorata di me, quindi è ora di dirle quello che provo per lei.
-Ihihihih- ridacchia.
Come sarebbe ridacchia?!
-Eh?!- esclamo io mentre lei scoppia a ridere indicandomi con il dito
-Scemo! Cosa fai, arrossisci? Ti stavo prendeno in giro!-
Io sono furioso! Come sarebbe che mi stava prendendo in giro?! Non si scherza su certe cose!
-Se ti lasci fregare così non sei un granchè come detective!- mi sfotte mentre io afferro la barra e tento in tutti i modi di alzarla per scendere e mollarla lì da sola.
Mi sento offeso! Ha giocato con il mio cuore!
-Si parte!- dice il macchinista mentre io lascio perdere l’idea di andarmene: tanto è inutile forzare la barra, non si apre.
Mentre saliamo, entriamo e usciamo da una caverna a forma di teschio, il vagoncino va lento e io guardo ancora stizzito ovunque tranne che verso di lei… Ran al mio fianco si guarda attorno un po’ strana mentre scheletri e mostri ci spuntano davanti per spaventarci.
Seee come no…
Ridicoli -.-
-Però- Ran rompe il silenzio che c’è tra noi -è vero che non vedevo l’ora di venire qui con te!-
Rimango sorpreso: ma se ieri ha detto che non ci teneva a venirci con me in particolare! E se poco fa…
Mi afferra la mano appoggiata sul sedile e la stringe fino a famela diventare bianca, io arrossisco mentre si tiene stretta alla barra di protezione spaventata con l’altra mano.
Che le prende ora?
Bè, davanti a noi c’è una ripidissima discesa.
Il vagone, da lento, cade giù come un proiettile ad una velocità impressionante.
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!-
Ran grida come una pazza e io sbarro gli occhi: ha un urlo acutissimo!
Il vagone viaggia come un fulmine, entra ed esce dalle case postate qua e là piene di mostri e Ran urla sempre più terrorizzata: il suo urlo rimbomba nel tunnel in cui siamo appena entrati. Ed è qui dentro che una goccia si spiaccica sulla mia fronte.
-Cos’è?- mi chiedo asciugandomi -Acqua?!-
Un rumore sinistro dietro di me, come un urlo strozzato e qualcosa che si rompe mi spaventa.
-AH!- urlo voltandomi indietro.
-COSè QUESTA COSA CALDA?!- urla Ran al mio fianco.
 -È  buio non vedo niente!
-Cos’è?-
-Che succede?!- urla la gente con noi sul treno e finalmente il tunnel finisce, torniamo alla luce e voltandomi indietro inorridisco: l’uomo dietro di me è stato decapitato. Un fiotto di sangue esce dal suo collo.
Vorrei che Ran non lo vedesse.
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!- tutti urlano mentre arriviamo all’arrivo della giostra ed essa frena di botto.
-UN INCIDENTE!-
-PRESTO UN’AMBULANZA!-
-CHIAMATE ANCHE LA POLIZIA!-
Attorno a noi è un miscuglio di urla, pianti, grida di terrore e passi affrettati. Il corpo della vittima viene sdraiato a terra e la sua ragazza scoppia in lacrime insieme alle due ragazze con cui abbiamo parlato prima di salire sulla giostra.
-Argh! È terribile!- dicono tra le lacrime. Io mi avvicino al cadavere per studiarlo e copire cosa è successo: non è un incidente, è un omicidio.
Ran mi afferra per il giubotto, si inginocchia dietro di me e mi chiama piangendo: è terrorizzata.
Eppure io sono troppo preso dal caso per accorgemene e non la consolo. I due tizi vestiti di nero si agitano e fanno per andarsene ma io li fermo deciso:
-FERMI! Questo non è un incidente, è un omicidio! E l’assassino era con noi sull’ottovolante!- scandisco bene le parole mentre la mia “amica” continua a piangere accanto a me tenendomi per un braccio: vorrebbe essere rassicurata, ha paura.
-Sì, è uno di noi sette!- dico io voltandomi versi i passeggeri che con me e lei sono saliti sulla giostra. Ran sbarra gli occhi e mi stringe più forte cercando un sostegno.
-S-shinichi…- mormora spaventata tra le lacrime mentre i due tizi vestiti di nero si innervosiscono.
-Pfui! Non ho voglia di giocare!- sbraita quello con gli occhiali mentre la voce dell’ispettore Megure si fa largo tra la folla per passare -UH! Rogne!- esclama il tipo agitandosi mentre l’altro si abbassa meglio il cappello sulla testa, ma sarebbe impossibile non ricordarsi di loro: capelli lunghi e grigi uno, tozzo e occhiali da sole l’altro, entrambi neri come due corvi.
-OOH! Ma sei tu, Kudo!- esclama l’ispettore vedendomi e io sento la famosa adrenalina da detective pervadermi l’intero corpo.
-AH! L’ispettore Megure!- esclamo felice: quando c’è lui ho il via libera per tutte le indagini. Ran mi stringe più forte a sé ma sono troppo preso adesso per darle retta.
Lo so, sono un idiota…
Attorno a noi la folla acclama il mio nome con i soliti appellativi, vengo incoraggiato a risolvere il caso come solo io so fare.
E non impiego molto tempo a scrollarmi di dosso Ran e a tuffarmi nelle indagini. Scopro che l’assassina è la tizia a cui ho stretto la mano, mostro come si sono svolti i fatti e lei confessa tutto: vendetta per essere stata mollata da lui.
A volte la follia umana supera i limiti più impensabili…
Mi volto soddisfatto mentre tutti acclamano il mio nome, lei viene arrestata, poi noto Ran che continua a piangere in un angolo.
Mi rendo conto di essermi comportato male nei suoi confronti: sono un detective stacanovista, non c’è che dire, ha davvero ragione lei.
Poco dopo usciamo dalla scena del crimine, ovvero l’ottovolante, e ci riversiamo nella folla serale del parco.
Il sole sta tramontando, non mi sono reso conto che il caso ci ha portato via quasi due ore.
Guardo l’ora e noto che devo riportare Ran a casa, e in fretta: non può fare tardi o lo zietto mi affetta appena mi vede… e vorrei evitarlo -.-
-Dai, smetti di piangere!- dico imbarazzato per tentare di consolarla, ma lei mi rivolge un’occhiataccia: credo sia furiosa con me.
-Come fai ad essere così impassibile?!- mi chiede sdegnata asciugandosi un occhio col dorso della mano mentre ridacchio grattandomi la testa.
Come spiegarglielo…?
-Bè, ci sono abituato… cadaveri a pezzi e cose del genere…!-
-CHE ORRORE!- Ran scoppia ancora di più a piangere facendomi entrare nel panico: non era questo l’effetto che volevo!
-Su, ormai è passato, dai… capita spesso…- tento di rimediare al mio errore ma faccio solo peggio.
-NON COSE COSì!- urla sdegnata rivolgendomi un’occhiataccia peggiore di quella di prima.
Camminiamo in silenzio qualche secondo mentre lei continua a singhiozzare irrefrenabile, ed ecco che rivedo il tizio con gli occhiali di prima che si infila in un vicolo con fare sospetto.
Ed ecco di nuovo quella scossa di adrenalina farsi strada nel mio corpo…
-Scusami Ran! Va’ verso casa… ti raggiungo subito- le dico correndo nella direzione del tizio e alzando una mano in segno di saluto. Sento che posso risolvere un altro caso ma, non appena sto per entrare nel vicolo, una mano mi afferra saldamente il polso. Mi volto sorpreso e vedo Ran in lacrime che stringe di più la presa.
-Ran…?- domando sorpreso cercando di liberarmi ma lei scuote la testa col capo rivolto verso il basso.
-Non andare- dice piano dopo qualche secondo facendomi sbarrare gli occhi -Non lasciarmi sola, Shinichi…- alza lo sguardo: è disperata -Ti prego non farlo… Ti supplico Shinichi, non andare!- singhiozza senza lasciarmi andare.
Non so cosa fare. Seguire il mio istinto o stare con lei?
Il tizio era sospetto… potrebbe davvero nascondere qualcosa…
-Ti supplico- ripete piano affogando nel mio sguardo blu come l’oceano i suoi occhi azzurro-lilla vitrei e pieni di lacrime.
Perché è così terrorizzata all’idea che me ne vada?
Ma forse non è così importante la risposta…
Senza ripensarci annuisco piano.
Stare con lei, questa è la cosa migliore.
Stare con lei, smettere di farla soffrire.
Stare con lei, stare con la ragazza che adoro e che odio vedere piangere.
-Grazie- dice sollevata lasciandomi piano il polso con un sorriso riconoscente. Le sorrido a mia volta e le prendo piano una mano, guidato da un istinto che non credevo di avere. A volte si scoprono cose di se stessi che sono rimaste nascoste per anni…
-Dai andiamo o tuo padre  mi ammazza- dico sospirando e provocandole una risata mentre insieme ci avviamo all’uscita del parco.
Non ho seguito quell’uomo, non l’ho fatto.


*Film “Il fantasma di Baker Street”.


Mangakagirl's Corner:
Minna Konnichiwa!
ok gente... sn agitatissima!
qst chappy cm è venuto?!
ditemi ke è venuto bene pleaseeeee ><
dal prossimo partirà la mia testolina bakata cm già detto...
ODDIO SPERO DI NN DELUDERVI!
><
ok emm...
ke ne pensate di cm Ran impedisce a Shin di fare la cavolate + grande della sua esistenza???
e dei pensieri del nostro detective???
sn OOC vero??!?!?
ecco lo sapevo... T.T
ok, la pianto di scrivere xkè sto sclerando...
lascio a voi l'ardua sentenza!
siate magnanimi please!!!
ringrazio tutti coloro ke hanno perso il loro tempo dietro qst fict
e hanno recensito lo scorso chappy! v.v
siete grandiose ragazze!!! *---------*
arigatò gozaimasu v.v
grz grz grz grz!!!
grz a chi ha aggiunto la storia tra le seguite e preferite! v.v
ARIGATò!
un bacio e al prossimo capitolo!
mangaka-chan! <3

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Capitolo 4
*** Yon ***


4.

Stiamo tornando a casa in pullman. Siamo seduti al fondo, proprio come quella volta che siamo tornati dal vedere quel film sdolcinato da fare venire il diabete*. Ran è assorta nei suoi pensieri, intenta a scrutare il cielo plumbeo e nuvoloso che sta cominciando a scaricare acqua su noi, poveri mortali.
Odio l’autunno.
Sembra assente: i suoi occhi, riflessi sul vetro che comincia a rigarsi di pioggia, sono vuoti, privi di emozioni.
-Hey- sussurro piano attirando la sua attenzione. Lei si volta verso di me mentre i suoi occhi riacquistano anima, ma lo fa troppo in fretta senza accorgersi che io, per sussurrarle, mi sono avvicinato al suo viso. I nostri nasi si sfiorano, le nostre labbra sono a meno di 2 centimetri tra loro. Sobbalziamo all’indietro nello stesso momento, Ran si rivolta verso il finestrino mentre entrambi diventiamo viola.
Il cuore mi batte forte: stavamo per baciarci…
Con la coda dell’occhio noto un ambiente familiare attorno.
-Cavolo!- impreco alzandomi come un fulmine -Dobbiamo scendere!- le ricordo afferrandole una mano. La tiro su di peso, corro verso un palo per sostenersi e pigio il tasto per prenotare la fermata ignorando il suo rossore sulle guance. L’autista, che stava già per saltarla, mi guarda male e frena di botto sollevando lamentele di quei quattro gatti che sono con noi sul mezzo.
Non appena mettiamo piede sul marciapiede il cielo si ritorce decisamente contro di noi e manda giù secchiate di acqua gelida e maleodorante di smog. Impreco sottovoce e mi calo il cappuccio in testa inutilmente: sono già zuppo. Ran mi imita, ma anche lei ha già la frangetta incollata alla fronte come me.
-Ti fidi di me?- le chiedo porgendole una mano. Mi guarda incerta ma annuisce senza esitare. Le sorrido e afferro la sua mano -Allora corri!- le dico mentre inizio a prendere velocità tra i passanti con l’ombrello, che mi guardano storto e confusi al mio passaggio. Ovviamente prendiamo, senza farlo apposta, tutte le pozzanghere che si sono formate sul marciapiede inzuppandoci le Converse di tela.
Ran sembra sorpresa, ma dopo qualche secondo scoppia a ridere e comincia a  correre anche lei accanto a me di sua volontà, senza sottrarsi alla mia presa.
Adoro la sua risata.

***

-Ahhh- si lagna Ran mentre riprendiamo fiato sotto il portico di casa sua, davanti alle scale, piegati in due con le mani sopra le ginocchia -Ho lasciato le chiavi dentro casa… Dobbiamo per forza passare in agenzia- aggiunge l’ultima parola sbuffando. Le sorrido sconsolato alzando le spalle e lei mi afferra una mano, totalmente bagnata, mentre comincia a salire gli scalini.
-Che fai?- le chiedo interrogativo lasciandomi trascinare.
-Non crederai davvero che dopo una giornata del genere, dove hai offerto tutto tu, ti lascerò tornare a casa da solo, sotto la pioggia, a mangiare cibi precotti!?- domanda sdegnata fulminandomi mentre tento di liberarmi dalla sua ferrea presa.
-Ma… Che vuol dire?! Che hai contro i cibi precotti?! E ti ricordo che a casa  ci devo tornare… tanto sono già bagnato…!-
-No no no- Ran mi trascina davanti alla porta dell’agenzia -Ho deciso io, caso chiuso Detective-
Sbuffo sonoramente. Mi tratta come un bambino! Però le sono grato in fondo…
Entrando in agenzia veniamo accolti dal fragoroso russare dello zietto che, ubriaco perso, dorme tra le lattine di birra vuote sparse sulla scrivania.
-Che vergogna!- esclama schifata Ran rovesciando tutte le lattine per terra per cercare le chiavi con una manata -Ma come si fa a ridursi in questo modo?! SVEGLIA PAPà!-
Lo zietto apre gli occhi farfugliando irritato qualcosa mentre lei sbuffa sonoramente.
-Rannn- strascica le parole -Hic! Dove diiiiiiiiiiavolo eri? Hic!-
-AL LUNAPARK PAPà! LO SAI DA UNA SETTIMANA!- gli risponde irritata mentre batte un pugno sulla scrivania. Kogoro sta per urlarle contro qualcosa, ma poi mi nota per la prima volta e con scatto felino si alza dalla sedia, barcollando qualche secondo dopo.
-Mossssssccioso detective! Maniaco! Cosa hai fatto ammmmmiiiia figlia, eh?! Io ti picchio, sai?!- urla facendosi avanti agitando per aria un pugno mentre io indietreggio.
-Zietto ma che dici?!- domando impanicato mentre lui mi afferra la gola con la mano destra -Raan- dico cominciando a preoccuparmi mentre l’aria comincia a scarseggiare e un gocciolone mi scende sulla testa -Se non l’avessi notato tuo padre sta per uccidermi, ripeto: uccidermi…!- sbraito ironico mentre lei incrocia le braccia al petto annoiata.
-3…- pronuncia tranquilla.
Io la guardo interrrogativo.
-2…1…0-
Kogoro cade all’indietro sul divano e comincia a russare rumorosamente come se niente fosse mai accaduto, lasciando anche la mia gola fortunatamente. Mi passo una mano attorno al collo e la guardo sorpreso e irritato allo stesso tempo. Lei alza le spalle e mi afferra un braccio.
-Andiamo a casa- dice come se niente fosse mentre sbatte con odio la porta dell’agenzia. Saliamo al piano di sopra per arrivare all’appartamento dei Mouri, che conosco a memoria dopo 17 anni. Sulla soglia della porta ci togliamo le Converse azzurre e rosse fradice e, solo in questo momento, mi accorgo di essere bagnato fino al midollo. Ran si leva il giubotto azzurro e lo posa gocciolante sull’appendiabiti, poi mi indica di imitarla mentre lei si avvia in soggiorno lasciando impronte di acqua sul palquet chiaro.
-Se non ci facciamo una doccia ci prendiamo una polmonite con questo tempo- osserva mentre entra in camera sua lasciando bagnato ovunque mentre anche i suoi capelli gocciolano sulla maglia dolcevita nera -Ti prendo i tuoi abiti-
-Sì grazie- rispondo sapendo che uscirà dalla sua stanza con i vestiti di riserva che tengo qui da sempre e che sostituisco frequentemente man mano che cresco. Esce infatti, qualche secondo dopo, con i miei jeans azzurri e scoloriti e la mia maglia a dolcevita bianca.
-Ecco- sorride porgendomeli mentre li tiene con la punta delle dita per non inzupparli -Va pure tu nel bagno grande, io mi aggiusto nell’altro-
-No- rispondo io deciso -La ragazza sei tu qui, quella che si deve asciugare i capelli e il resto… quindi lo userai tu il bagno grande-
-No- ribatte Ran accigliandosi -Tu andrai nel bagno grande. Fine della storia Detective- scandisce bene fulminandomi mentre torna in camera sua a prendere degli abiti asciutti per lei. Ovviamente sorrido e scuoto la testa mentre è girata e vado nel bagno piccolo chiudendomici dentro.
È un buco, quello che usa lo zietto: 2 metri per 2 metri, ci sono doccia e wc praticamente e 15cm di distanza tra loro e lavandino e bidet di fronde, sempre appiccicati tra loro. Mi sfilo gli abiti zuppi provando subito una sensazione di piacere al contatto con l’aria scaldata dal termosifone nell’angolo e mi sento rigenerato non appena infilo la testa sotto il getto bollente della doccia.
Non impiego più di 10 minuti, poi esco e mi vesto, strofinando un’asciugamano sui capelli bagnati. Una volta fuori dal bagno sento il getto dell’acqua riempire la vasca dove Ran si sta lavando e sorrido: chissà che faccia avrà fatto quando ha trovato il bagno grande vuoto!
Mi infilo le ciabatte che mi ha comunque lasciato davanti alla porta e noto le pozze d’acqua sul pavimento che abbiamo lasciato entrando.
Decido di asciugarle per evitare di farlo fare a lei, così raggiungo lo sgabuzzino nel soggiorno, prendo il mocio e comincio a pulire per terra, raggiungendo anche la sua camera. La osservo con la luce soffusa della lampada che ha lasciato accesa sulla scrivania e noto una cornice vuota.
Chissà quale foto vi metterà dentro…
Sempre osservando la scrivania mi viene in mente la nostra conversazione di qualche giorno fa, quando le ho promesso che l’avrei portata a Tropical Land…

Inizio Flashback
-Basta!- esclamo sfinito buttando la penna sul quaderno e abbandonandomi contro lo schienale della sedia dopo una sfilza di disequazioni. Ran, sul suo letto, chiude il tomo di matematica che ha davanti e sospira gettandosi all’indietro sul cuscino.
-Da quando l’Avvoltoio di matematica si è separata dal marito è diventata peggio di prima: una Vipera! Ci riempe di disequazioni dal mattino alla sera!- esclama passandosi le mani sugli occhi arrossati dallo sforzo.
-Ora capisco perché il marito l’ha mollata- dico io sfinito, e dopo qualche secondo Ran scoppia a ridere.
-Hai ragione! Ahahah!- esclama tenendosi la pancia dalle risate che contagiano anche me. Qualche minuto dopo, nel silenzio generale che si è riformato, Ran si volta su un fianco e mi guarda.
È meraviglioso osservare i suoi occhi azzurro-lilla, anche se solo illuminati dalla lampada.
-Ho paura- dice seria lasciandomi qualche secondo confuso.
Ma di che parla?!
-Paura?- le chiedo interrogativo al massimo. Lei annuisce e chiude gli occhi.
-Il torneo nazionale di sabato…-
Mi si accende una lampadina finalmente e subito sento crescere dentro una sensazione strana… tenerezza?
-Hey- le sussurro piano attirando la sua attenzione -Sei la ragazza più forte che conosca… Quando mi picchi mi salvo per un pelo!- sdrammatizzo con l’intento di farla ridere, ma lei mette su il broncio arrossendo.
-I-Io non ti picchio!- balbetta arrabbiata distogliendo lo sguardo dal mio -Tu te le cerchi però…-
-Ok ok- rido io - Comunque sono certo che vincerai, fai karate dalla prima media!-
-Sono solo 6 anni in fondo…- nota sconsolata mettendomi in difficoltà. Il silenzio si apre tra noi, poi mi viene un’idea.
-Senti- dico con un tono dolce che stupisce anche me stesso -Se vincerai ti prometto che ti porterò in quel lunapark che nomini tanto e offrirò tutto io-
-Tropical Land?!- esclama scattando a sedere emozionata con gli occhi che brillano.
-Sì- rispondo soddisfatto e felice di vederla così -Allora ci stai?-
-Offri tutto tu?- mi chiede sorridendo furbetta prima di accettare. Sospiro e rispondo rassegnato:
-Se se…-
-Grazie Shinichi!- quasi urla scoppiando a ridere.
Non mi secca affatto offrire tutto, anzi, per Ran è il minimo… perché la conosco da sempre! Mica per altro, insomma…
La mia coscienza mi fa visita, come accade spesso ultimamente:
-Ne sei sicuro?- chiede furbetta mentre io arrossisco.
-Taci!- le intimo rendendomi conto che probabilmente sto impazzendo.
Fine Flashback

-Hey- la voce di Ran mi riporta alla realtà.
Accende la luce accecandomi visto che ero nella penombra, così mi volto col cuore che batte forte dallo spavento.
-Scema- sbraito con gli occhi a trattini mentre lei mi scruta appoggiata allo stipite della porta, con le braccia incrociate al petto, una salopette a gonna rossa e una maglia a manica lunga di cotone, bianca con sottili righe orizzontali rosse e lo scollo a barca.
-Sbaglio o ti avevo detto di andare nell’altro bagno?!- mi chiede minacciosa mentre io ridacchio.
-Sì, e allora?- domando come se nulla fosse.
Mi si avvicina lasciando cadere le braccia lungo il corpo, con la sua solita espressione da arrabbiata, e sbuffa.
-E allora c’è che tu sei l’ospite e quindi devi usufruire dei servizi migliori! Inoltre non è necessario che asciughi tu il pavimento, ci penso io…- dice tentando di prendermi di mano il mocio, che io allontano abilmente.
-Ma quale ospite?!- dico un po’ sdegnato -Vengo in questa casa da 17 anni, faccio parte della famiglia, non mi si può nemmeno più considerare un ospite!-
-Ma…- cerca di ribattere Ran, ma io la interrompo.
-E comunque avevo piacere di asciugare io per terra, visto che è bagnato anche a causa mia, per cui non ti devi preoccupare, chiaro?-
Mi guarda un po’ rassegnata, poi sospira e si volta verso la cucina alzando le mani in segno di resa.
-Ok ok Detective, tanto tutto quello che dici tu…-
-…è sempre la verità?- finisco per lei ridacchiando mentre la seguo in cucina. Si volta e mi guarda con un’espressione rassegnata che dice  “È  un caso perso”.
-Non te la tirare troppo Detective, che qui non sei Dio in persona…- mi dice perfida ridacchiando qualche secondo dopo mentre io la guardo di nuovo sdegnato.
Lo fa apposta per farmi innervosire! -.-
Ma lascio perdere posando il mocio nello sgabuzzino mentre lei si avvicina al frigorifero e lo apre pensierosa.
-Ummm- commenta accigliandosi un po’ -Non c’è praticamente niente di pronto o da fare veloce…- scruta l’ora sull’orologio che porto al polso afferrandomelo, poi torna a guardare il frigo -Possiamo fare dei soba caldi con quello che c’è…-
Ci guardiamo qualche secondo interrogativi, poi io annuisco alzando le spalle.
-Per me non fa differenza- la rassicuro, lei annuisce e prende le verdure da tagliare. Ci disponiamo davanti al bancone della cucina, una di fianco all’altro, e cominciamo a tagliare ognuno sul proprio tagliere le proprie verdure.
Nella mente ho un motivetto che non riesco a togliermi dalla testa da tre giorni:
una canzone che dice “Boku ga iruuu…” *
Continuo a canticchiarlo sottovoce, tagliando a ritmo; così facendo però, non mi accorgo subito di una cosa molto importante: Ran piange.
Dopo qualche secondo noto con la coda dell’occhio che ha smesso di tagliare le sue verdure, così mi volto verso di lei pronto a lanciarle una battutina del tipo: “Già stanca?!”, ma mi blocco di colpo.
Ran stringe forte gli occhi mentre le lacrime scorrono a fiumi sulle sue guance, si volta verso di me e mi si getta tra le braccia affondando il viso nel mio petto. Rimango immobile e sorpreso qualche secondo, battendo gli occhi più e più volte, poi la guardo lentamente e le cingo la schiena con le braccia.
-Hey- sussurro piano sempre sorpreso -Ran- la chiamo mentre lei singhiozza contro il mio petto e stringe la mia maglia tra i pugni.
-È stato orribile- articola tra i singhiozzzi senza staccarsi da me, e io capisco.
È sconvolta da quello che è successo sull’ottovolante.
Non posso non biasimarla, non succede tutti i giorni di assistere ad un orrrore del genere.
Sospiro rendendomi conto che è anche colpa mia: sono io che ero con lei e che dovevo consolarla quando cercava sostegno impaurita durante il caso.
-Va tutto bene adesso- le sussurro piano camminando verso il divano e trascinandomela dietro; mi siedo e lei mi rimane appoggiata addosso continuando a singhiozzare, mentre io piano le accarezzo la testa.
-Ci sono io, è tutto apposto ora…- le sussurro abbracciandola forte.
-Ho a-avuto p-paura quando stavi p-per andar-te-ne…- continua a singhiozzare sorprendendomi non poco per quello che dice -…Ho c-come avuto la sensa-sensazione che non t-ti avrei mai più rivis-to…-
-Shhhh- sussurro stringendola di più -Non ci pensare più… Non sono andato, sono qui… Va tutto bene Ran…-
Perché mi dice questo?
Che vuol dire “Ho avuto la sensazione che non ti avrei mai più rivisto?”
Non ha senso… Avrei semplicemente seguito quel tipo losco e svelato il suo mistero, per poi consegnarlo alla polizia…
Non mi sarebbe sicuramente successo nulla.
Dopo quasi 10 minuti, la mia piccola si calma e torniamo a cucinare. Continuo a lanciarle occhiate in tralice, ma sembrerebbe quasi che non le sia accaduto nulla.
So bene che non è così.

*Episodio “I dubbi di Ran” quello dove Shin parlava delle targhe… Nel manga ho scoperto non esserci quella parte… T.T
*Chi si ricorda di questa canzoncina?! xD
http://www.youtube.com/watch?v=jmyjItF-bLE


Mangakagirl's Corner:
Minna konnichiwaaaaaaa!
Ok ragazze e ragazzi, eccomi tornata alla carica ^^
Ke ne pensate di questo primo chappy frutto della mia testolina????
TRPP OOC?! .-.
me preoccupata! T.T
dunque... ho pensato a qll ke faceva Ran tornando a casa da Tropical Land 
e l'ho adattato al suo ritorno con Shin...
Ovvero Kogoro ubriaco, la pioggia...
poi, ve lo ricordate l'episodio "I dubb di Ran" ke dico?
ummm... poi poi...
Ah sì! :D ke ne pensate di qll ke dice Ran piangendo?
e Shinichi che pensa: Nn sarebbe successo nulla...
-.-
Seeeeeee come no! fatti un giro nella storia vera Shin, e dicci ke ne pensi!
Piaciuto il Flash back? 
E fu così che Shin chiese a Ran di and al parco!! ^^
Forse è Troppo sdolcinato Shin a volte...?
nn so... fatemi sapere ^^
Grz a coloro che hanno recensito lo scorso chappy: arigatò v.v
mi fate sempre un sacco di complimenti, ve ne sono grata ^^
e grz a chi ha aggiunto la storia tra le seguite o preferite :)
Minna Arigatò v.v
al prossimo chappy!
Mangakagirl!


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Capitolo 5
*** Go ***


5.

Il vociferare dei compagni attorno a me mi provoca dolorose fitte alla testa.
Sono in classe, seduto al mio banco con la testa affondata nelle braccia incrociate sulla superficie bianca. Mi sento debole e il mal di testa non mi molla da quando mi sono svegliato.
Ran mi rivolge un’occhiata preoccupata, poi si sporge verso di me.
-Stai bene?- domanda piano mentre io sospiro.
-Ho un mal di testa pazzesco- rispondo debole mentre un’oca giuliva, sempre lei, si avvicina a noi ridacchiando.
-Raaaaaaan- dice con tono molto furbetto ammiccando -Allora, come è andata ieri al luna park?- quasi urla mentre io mi stringo forte la testa tra le mani infastidito.
-Shhh!-  Ran imbarazzata e imbronciata allo stesso tempo le tappa la bocca con le mani -Non urlare! Che Shinichi non sta bene e… E poi non è successo niente, niente di niente, Scema!-
-Ma a chi la vuoi dare a bere!?- sghignazza Sonoko battendo forte una mano sul mio, sottolineo mio, banco irritandomi disumanamente; ma non ho la forza di reagire in questo momento. L’Oca mi osserva un po’ sorpresa, poi guarda Ran e aggiunge delusa e sconvolta -Perché non si arrabbia? Che gli prende?-
La mia migliore amica sta per risponderle, male spero, ma il prof di matematica entra in classe e subito l’oca schizza al suo posto. Takahashi, la rappresentante di classe, ci guida nel saluto al professore:
-In piedi- a malapena riesco ad alzarmi, mi reggo al banco con le mani e la testa china per lo sforzo -Inchino. Seduti- mi risiedo riaffondando la testa, che mi fa ancora più male di prima, tra le braccia.
Ran si sporge verso di me un’altra volta, mi posa una mano sulla fronte spostandomi i ciuffi della frangetta e sospira. Il suo tocco delicato mi rilassa subito, tanto che la sua voce mi arriva lontana e ovattata.
-Devi andare in infermeria, hai la febbre alta- commenta preoccupata, poi sento che si alza in piedi mentre il prof illustra alla classe il programma per oggi e lo interrompe -Scusi professore, Kudo deve andare in infermeria: ha la febbre-
Vorrei poterla smentire, dire che non è nulla, ma non ce la faccio: forse ho davvero la febbre. Il nostro professore, che è bravissimo e molto disponibile con noi alunni, si avvicina preoccupato mentre tutta la classe si volta a guardarci incuriosita.
-Shinichi, non stai bene?- mi domanda chiamandomi come poche altre volte per nome e posandomi anche lui una mano sulla fronte, poi la ritrae sorpreso -Cavolo, scotti. Mouri accompagnalo in infermeria-
-Sì- Ran mi afferra per le braccia e mi tira su di peso, quasi come se temesse che il prof ci ripensi, e io, per non gravare del tutto su di lei, mi sforzo di reggermi in piedi da solo. Attraversiamo l’aula con gli occhi di tutti puntati addosso e sento Sonoko ridacchiare.
-Maritino e mogliettina devota! A quando il matrimonio?- sussurra divertita mentre usciamo dall’aula e ci riversiamo nel corridoio ignorandola.
Dopo una ventina di passi, il cui rumore che rimbomba nel corridoio mi da un fastidio tremendo, Ran mi guarda.
-Mi sa che è colpa di tutta quella pioggia di ieri: la corsa, i vestiti bagnati… Hai preso freddo… Ma anche tu…!- si scalda -Se stavi male perché sei venuto a scuola?!-
-Perché non credevo che sarei stato peggio- ammetto senza voglia di controbattere -Credevo che il mal di testa sarebbe passato dopo un po’…-
-Ieri non stavi male…- osserva lei alzando lo sguardo al soffitto pensierosa mentre a me viene da dirle ironico: “Ma va?!”
Arrivati in infermeria, apre la porta scorrevole e l’odore tipico di alcol e disinfettante si isinua nelle nostre narici. La signorina Hiroto, che sostituisce il dottor Araide quando non c’è, e meno male che non c’è perché lo odio, alza sorpresa lo sguardo dalle sue scartoffie e scatta in piedi dalla sua sedia.
-Kudo, Mouri- ci conosce poiché praticando calcio e karate io e Ran spesso ci facciamo male e ci facciamo medicare da lei -Che ci fate qui? Non c’erano gli allenamenti oggi…-
-Kudo ha la febbre alta Hiroto-san- spiega Ran mentre lei mi posa una mano sulla fronte come se non le credesse -Può restare qui fino alla fine delle lezioni, vero?-
La signorina mi scruta sospettosa, poi annuisce.
-Sì, certo. Sdraiati in quel letto Kudo e riposati. Quanto a te Mouri…-
-Devo andare in classe- la interrompe Ran lasciandola un po’ stizzita. Mi guarda mentre mi sdraio sul letto e la signorina torna alla sua scrivania, e mi sussurra -Torno nell’intervallo, così poi ce ne andiamo a casa-
Quasi dimenticavo che oggi usciamo alla 4 ^ ora, durante l’intervallo di mezzogiorno. Annuisco poi chiudo gli occhi, cadendo in pochi secondi in un sonno profondo.

***

 L’intervallo suona e Sonoko si fionda su Ran curiosissima.
-Allooooooooooora- inizia eccitata -Che è successo ieri? Eh? Eh?-
Ran infastidita, e lo credo bene, la guarda un po’ male sbuffando.
-Non è successo nulla Sonoko, te l’ho detto-
-Aaaaaa adesso capisco perché sei depressa!- ridacchia l’oca, se solo fossi lì la spennerei! -Perché Shinichi non si è dichiarato, vero!?-
Ran alza gli occhi al cielo ed esce dall’aula reggendo sia la sua che la mia cartella con la sua migliore amica alle calcagna.
Sono anni che la conosciamo e sono anni che tra me e lei è guerra aperta: è tutto inutile, non ci sopportiamo a pelle!
Ora, io mi chiedo, come fa Ran ad essere migliore amica di un’impicciona pettegola oca come Sonoko se è l’esatto contrario di lei?!
-Ti dico quello che è successo, ma poi mi lasci andare da lui intesi?- le dice arrendevole sorridendo, l’altra annuisce con gli occhi che brillano dall’emozione. Il resoconto non è molto dettagliato, e Sonoko continua a commentare tutto quello che ho fatto con frasi tipo: “Che scemo!” o “Era il momento migliore per dichiararsi!”.
Ran la molla e viene in infermeria, dove io ancora dormo. Entra piano e la signorina Hiroto mi indica con lo sguardo.
-Sta dormendo- le dice come se lei glielo avesse chiesto -Portalo a casa, deve stare al caldo e a riposo…-
Lei mi si avvicina piano, poi mi sveglia chiamandomi per nome e insieme andiamo a casa mia a gran fatica.
Davanti al cancello mi sforzo di cercare le chiavi nella cartella, poi le infilo nella serratura ed insieme entriamo nel giardino.
Dentro, casa mia è abbastanza in ordine, le pulizie le avevo fatte ieri mattina prima di andare al parco, per cui Ran non commenta nemmeno. Saliamo nella mia camera e mi sdraio nel letto togliendomi la giacca blu e rimanendo con la camicia. Subito sento i brividi e mi infilo sotto le coperte, mentre la voce di lei mi arriva lontana e ovattata.
-Ti preparo una minestrina leggera, devi mangiare qualcosa- dice prima di scendere in cucina.
Sinceramente non so nemmeno se ci sono gli ingredienti per farla e mi addormento di botto perdendo la cognizione del tempo.
Poco dopo, ma potrebbero essere passate anche ore per me, Ran torna su reggendo un piatto fumante che emana un delizioso odorino. Lo posa piano sul mio comodino spostando i libri che stavo leggendo queste sere prima di addormentarmi e le mie cianfrusaglie. Sospira accendendo la luce della piccola lampada, mentre io mi sveglio e mi accorgo che fuori è grigio e piove a dirotto.
-Cavolo, emani calore anche da lontano- commenta piano preoccupata abbassandomi un po’ le coperte per evitare che nel mio corpo la temperatura aumenti ancora di più. Poi avvicina lentamente la fronte alla mia per capire a quanto ho la febbre.
Non capisco bene cosa mi succede, sento una strana sensazione farsi largo nella mente. Guardo gli occhi di Ran farsi sempre più vicini e chiudo i miei, per poi posare le mie labbra sulle sue come desidero fare da sempre. Alzo piano un braccio per stringerla a me, ma le forze mi vengono meno.
Non so cosa succede poi, perché svengo.

***

Apro gli occhi piano, mentre il rumore della pioggia batte incessante contro al vetro. Il mal di testa non se n’è andato per niente.
Sono confuso. Che è successo?
Mi volto piano, muovendomi sotto le coperte, ed ecco che il viso di Ran fa capolino alla mia sinistra. Mi guarda seduta sulla sua sedia sbarrando un po’ gli occhi con aria strana, arrossisce sulle guance. Non capisco più nulla, batto gli occhi piano, poi le chiedo con voce così roca da non sembrare nemmeno la mia:
-Che è successo? Siamo tornati da scuola… e poi?-
Ran sbarra gli occhi, poi il suo viso si spegne, deluso.
Ma che diav…?!
-Sta arrivando il dottore- mormora con tono atono e non ne so il perché.
Ma cosa è successo? Cavolo, non ricordo nulla…
Siamo tornati da scuola, mi sono steso… e poi?
Poi niente, vuoto totale.
Ran si alza ed esce dalla stanza in penombra, dopo il campanello suona.
Cos’è, sensitiva?!
Il solo pensare mi fa venire male alla testa, ma non posso fare a meno di notare che Ran si è accorta dell’arrivo del dottore prima ancora che lui suonasse… Pazzesca quella ragazza!
-Salve dottore, scusi se l’abbiamo scomodata- la sento mormorare dalle scale mentre il dottore, probabilmente, scuote la testa.
-Si figuri, è il mio lavoro- il dottor Kenzo, il mio medico di famiglia, entra nella stanza seguito da Ran, che cammina con occhi tristi e si posiziona alla mia destra, mentre lui si mette proprio dov’era lei prima, a sinistra. Mi fissa un po’, poi scuote la testa.
-Shinichi ma che combini?- mi chiede dispiaciuto tirando fuori dalla borsa lo stetoscopio -Sà, apri la camicia che ti visito-
Alzo le braccia piano e le sento di piombo, tento di aprire i primi bottni ma non mi riesce facile.
Dannazione, ma a quanto ho la febbre?!
Ran avvicina le mani alla camicia, sposta delicatamente le mie dita dai bottoni, li apre poi scopre il mio petto muscoloso grazie agli allenamenti di calcio, che si alza e si abbassa veloce.
Come mai non mi rendo conto di stare così male?
Le rivolgo uno sguardo riconoscente ma non riesco a ringraziarla a voce. Seguo le istruzioni del dottore, che mi chiede di mettermi seduto per sentire anche il respiro da dietro la schiena. Anche questa volta tento di farlo da solo, ma non appena ci provo sento le forze abbondonarmi del tutto, tanto che ricado all’indietro sui cuscini incredulo.
E lo divento ancora di più quandolei mi passa un braccio dietro la schiena e mi alza di peso. Arrossisco un po’, ma il dottore sembra non fare caso a cosa sta succedendo e si limita a piazzarmi quell’aggeggio gelido contro la pella mentre io rabbrividisco.
Vorrei voltarmi e dirle di smetterla di aiutarmi, ma è inutile: ho davvero bisogno di lei.
Dopo altri controlli, il dottore mi sfila il termometro dal braccio e lo scruta accigliato.
-Figliolo, hai una febbre da cavallo: 39.5! Roba da matti…- aggiunge poi che mi scrive le medicine e lascia le ricette sul mio comodino, raccomandandomi di rimettermi presto. Ran lo ringrazia, come me del resto, e lo accompagna alla porta.
Mentre sono solo lancio un’occhiata fuori: cielo grigio piombo, pioggia, vento.
Odio l’autunno.
Guardo la sveglia: 15.48.
Cavolo! Ma ho dormito per tutto questo tempo?
Ran torna nella mia camera reggendo il cellulare, cerca un numero in rubrica, poi avvicina il telefono all’orecchio.
-Papà- dice seria quando dall’altra parte qualcuno risponde scocciato.
-Ran, dove diavolo sei?!- sbraita lo zietto mentre lei guarda le ricette sul comodino.
-Sono da Shinichi, ha la febbre… Senti devi farmi un favore: potresti venire qui a prendere le ricette delle medicine e andare in farmacia? Non lo posso lasciare da solo…-
Sento lo zietto brontolare, ma non afferro cosa dice perché chiudo gli occhi stanco e mi rilasso. Poco dopo Ran si siede nella sedia accanto al mio letto, quella su cui era quando mi sono svegliato. Il suo sguardo è vuoto ora che la fisso attentamente negli occhi azzurro-lilla.
-Che hai, Ran?- le chiedo piano mentre lei sobbalza.
-Nulla- risponde distogliendo lo sguardo e lasciandomi confuso.
Ok, devo aver fatto qualcosa. Che sia successa qualcosa che non ricordo?
Forse le ho detto qualcosa di sconveniente, oppure…
Non ci capisco più niente!
Chiudo gli occhi ancora una volta, poi insisto:
-Perché menti?-
-Non sto mentendo-  mi risponde col tono che usa quando mente.
Sospiro arrendevole: non ho la forza di ribattere, per tutti i templi!
Il brontolio della mia pancia si diffonde senza ritegno in tutta la stanza e arrossisco sobbalzando, mentre Ran sorride.
-Vado a prenderti la minestra- dice alzandosi mentre la guardo confuso.
Minestra? Mi ricorda qualcosa…
Non appena torna reggendo quel piatto fumante tra le mani sento una strana sensazione dentro: questa scena l’ho già vissuta…
Ran posa il piatto sul comodino, ne gira il contenuto qualche secondo con il cucchiaio e poi succede qualcosa.
Sento come un campanello suonare, un ingranaggio mettersi in moto, un fulmine squarciare il cielo…
Ora ricordo.
L’ho baciata.
Sbarro gli occhi e sento il cuore battere così forte contro lo sterno che sembra volerlo sfondare. Divento così rosso da fare invidia alla Ferrari, la macchina da corsa italiana, e comincio ad annaspare nel mio stesso respiro. Lei mi avvicina il cucchiaio alle labbra dopo che ci ha soffiato sopra, ma io scuoto la testa alzandomi sui gomiti.
-Devo… devo andare in bagno- dico roco senza guardarla in faccia, mi alzo di botto, pentendomene subito perché macchie nere mi si alllargano davanti agli occhi, ma mi alzo comunque, barcollando poi instabile.
-Ti aiuto- dice in fretta lei alzandosi in piedi dopo aver tuffato il cucchiaio nella minestra; si passa un mio braccio attorno alle spalle e mi scorta fino al bagno mentre io, ormai viola in faccia, mi sento sempre più in imbarazzo al soloaverla vicino.
Davanti alla porta del bagno mi separo da lei in fretta, entro e mi chiudo, non a chiave, raggiungendo poi a tentoni il lavandino. Vi appoggio sopra le mani, rabbrividendo a contatto col marmo freddo, e mi guardo allo specchio respirando forte: ho i capelli completamente spettinati, le guance viola, la fronte imperlata di sudore, gli occhi piccoli e spenti, tanto che non sembrano nemmeno blu.
Come ho potuto baciarla?!
Come mi è saltato in mente?!
Ecco perché è così! Io la bacio e poi nemmeno me lo ricordo…
Sono un idiota!
Batto un pugno sul lavandino, rischiando di finire a terra senza forze, poi mi riaggrappo subito al marmo continuando a respirare affannosamente, col petto che si alza e si abbassa furiosamente. Sento un forte dolore alla testa e le forze venir meno, quasi mi abbandono su quel marmo freddo, sperando di addormentarmi e di svegliarmi del tutto guarito.
-Shinichi- Ran mi chiama più volte dopo qualche minuto con tono preoccupato -Shinichi stai bene?-
Respiro forte voltandomi verso la porta, che non è molto distante, ma mi pare lontanissima.
Devo sdraiarmi, sto troppo male.
Muovo qualche passo lasciando con timore l’appiglio del lavandino, e mi aggrappo per miracolo alla maniglia, che col mio peso si abbassa spalancando la porta.
-Shin…- dice Ran prima che io, debolissimo, le cada praticamente tra le braccia.
-SHINICHI!- urla spaventata reggendomi a fatica -SHINICHI STAI MALE?!-
Tenta di tirarmi su con tutte le sue forze mentre io mi tengo a lei solo per le spalle, gravando sulle sue braccia mentre le ginocchia si piegano sempre più, quasi a sfiorare il pavimento. Sento il suo cuore battere fortissimo, e il suo respiro velocizzarsi dalla paura.
-SHINICHI NON TI REGGO!- dice disperata cominciando a trascinarmi verso la mia stanza. Con le poche energie che mi rimangono faccio un ultimo sforzo per non abbandonarmi del tutto a lei, mi isso alle sue braccia, facendo qualche passo incerto verso la mia camera mentre lei cammina all’indietro.
Non appena ci avviciniamo al letto, vi cado sopra senza forze mentre sento il cuore accellerare e vedo nuovamente macchie nere allargarsi davanti agli occhi. Devo essere molto pallido e sto sudando freddo, tanto che Ran mi dice con voce rotta dal pianto:
-No, non svenire SHINICHI!- comincia a schiaffeggiarmi e a farmi aria con un libricino giallo che ha pescato dalla catasta che stava sul mio comodino, poi prende il cellulare e chiama suo padre in preda al panico.
-PAPà! Devi venire subito! Shinichi sta svenendo… NON SO COSA FARE! AIUTAMI!-  urla piangendo. Non so cosa le risponde lo zietto, ma la sento chiudere la telefonata e avvicinarsi a me. Si siede sul letto e mi schiaffeggia ancora chiamandomi.
Dopo qualche minuto, apro gli occhi sentendomi un po’ meglio e la guardo: è rossa in viso, con le guance rigate di lacrime e gli occhi vitrei, i capelli le cadono sulla fronte e sulle spalle disordinati, ma a me pare sempre meravigliosa.
-Sei stupenda- mormoro stordito senza averlo ordinato al cervello. Non so cosa mi sta succedendo, il mio corpo agisce da solo oggi.
La vedo sorridere e calmarsi un po’ mentre mi accarezza affetuosamente  una guancia con dorso dell’indice e il medio della mano destra.
-Anche tu lo sei- mi sussurra mentre io mi sento al settimo cielo.
Ma tu guarda cosa mi doveva capitare mentre ho la febbre…


Mangakagirtl's Corner:
Minna Konnichiwa ^^
Alloooooora.. in questo chappy ho piazzato un'immagine
x far capire da dove ho ripescato la scena ^^
credevo fosse difficilissimo mettere un'immagine!! O.O
invece era una cavolata -.-"
baka me...!
comunque...
non so voi, ma a me sto capitolo piace e non piace...
mmm... .-.
 Ah!!!! ebbene si gente: si sono baciatiiii!!!! *^*
fatemi sapere ke ne pensate ^^
x il resto, risulta troppo OOC????
mah... a voi il parere ;)
graz a chi ha recensito lo scorso capitolo e a chi
ha aggiunto la storia tra le seguite o preferite v.v
Mangakagirl ^^

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Capitolo 6
*** Roku ***


6.

Mi addormento ancora una volta, e dopo un quarto d’ora circa arriva lo zietto tutto trafelato e bagnato.
-Ran!- esclama non appena gli apre -Come sta?-
-Si è addormentato, ho avuto paura che svenisse…- ammette mentre il padre l’abbraccia a sé. Ran gli consegna le ricette mediche, poi lo guarda incerta.
-Che c’è?- domanda lui interrogativo mentre piega i fogli accuratamente e li conserva nel portafogli.
-Papà, devo dormire qui stanotte…- comincia un po’ preoccupata per la reazione. Lo zietto corruga la fronte, ma lei lo interrompe prima che possa ribbattere -Non lo lascio da solo! È quasi svenuto oggi, ha la febbre alta… qualcuno deve stare con lui-
Kogoro sospira accigliato, anzi sbuffa per essere precisi, poi si guarda attorno almeno un minuto buono in silenzio, per poi sbraitare:
-Ma dormirai nella camera degli ospiti e mi chiamerai se fa il furbo, intesi!?-
Ran gli salta al collo, poi gli chiede di portarle degli abiti e delle cose sue. Kogoro torna poco dopo con medicine e borsone pieno delle cose di Ran, poi le raccomanda di picchiarmi se faccio qualcosa di sconveniente.
Lei annuisce poi lo congeda con un abbraccio. Sale le scale ed entra nella camera accanto alla mia, che è sua da sempre: infatti ogni volta che veniva a dormire da me, mia madre le riservava quella camera, in cui ci sono ancora i nostri giocattoli. Fortuna che le lenzuola le avevo appena cambiate…
Ran si cambia indossando abiti comodi e ridacchiando notando che suo padre non le ha portato nemmeno una gonna ma solo pantaloni e maglie a dolce vita. Ma chissà perché?!
Scende in cucina e si mette a preparare qualcosa da mangiare canticchiando una canzone triste.

***

-Scusami Ran! Va’ verso casa… ti raggiungo subito- le dico correndo in direzione del vicolo e alzando una mano in segno di saluto. Sento che posso risolvere un altro caso, sento di nuovo il mio intuito da detective accendersi come poco fa. Mi nascondo dietro un muro alto, nel buio più totale, e rizzo le orecchie.
Quell’uomo vestito di nero parla con un tizio tarchiato, basso e pelato con gli occhiali da sole. Sembra nervoso, poi apre la valigetta che tiene in mano mostrando al tizio vestito di nero almeno 100 milioni di yen.
Parlano di un pellicola, prove di traffico illegale di armi…
Sento il cuore battere forte: sto assistendo ad uno scambio illecito di soldi!
Tiro fuori la piccola macchina fotografica dalla tasca e comincio a scattare fotografie: devo avere delle prove da portare all’ispettore Megure…
Sono così preso da quello che dicono che non mi accorgo minimamente che qualcuno mi si sta avvicinando da dietro.
-Adesso hai finito di giocare al detective!- dice una voce seria mentre un dolore atroce alla testa mi fa quasi svenire. Sento il sangue caldo sgorgare dalla ferita che mi è stata inferta da qualcosa simile ad una mazza, ma non ho la forza di reagire o scappare: il dolore sta per farmi svenire.
-Ti sei fatto seguire- sento la voce del mio aggressore arrivare lontanissima alle orecchie.
-Lo facciamo fuori?-
-No, non con la pistola! È ancora pieno di sbirri per il delitto di prima…-
Le loro voci si accavallano, si mescolano confondendomi ancora di più. Tento di muovermi ma il mio corpo non risponde. A malapena riesco a battere le palpebre e a respirare.
-È meglio questa, è la nuova sostanza che l’Organizzazione ha creato…- dice il mio aggressore trafficando con qualcosa che non posso vedere, ma di cui sento il rumore. Mi afferra per i capelli e mi gira la testa, poi mi infila una pillola in bocca e mi obbliga a ingogliarla facendomi bere dell’acqua.
-Nel cadavere non lascia tracce, consente il delitto perfetto! Sugli umani non è ancora stata provata, però…-
I due tizi mi abbandonano sull’erba salutandomi davvero in modo poco divertente: Addio super detective!
Qualche secondo dopo sento uno spasmo atroce al cuore e rimango senza fiato.
Cosa diavolo mi sta succedendo?!
Gemo dal dolore e afferro l’erba con le mani mentre il mio corpo brucia. È come se nelle vene mi scorresse lava incandescente anziché il sangue, come se le mie ossa si stessero sciogliendo…
No…
Nooo…
Quando apro gli occhi uomini in divisa mi scrutano con una lampadina; penso subito a come mandare all’aria i piani di quei maledetti che mi hanno aggredito, ma è il vezzeggiativo con cui mi chiamano i poliziotti a preoccuparmi.
Piccolo?!
Che vogliono!? Che hanno?! Io sono in seconda liceo, come possono considerarmi piccolo?!
-Cos’hai fatto alla testa? - mi domanda un agente sorpreso e io sento improvvisamnete un dolore alla nuca ricordandomi solo in questo momento che sono ferito. Mi tocco la testa con una mano e impreco, ma qualcosa mi stupisce:
perché la manica del mio giubbotto mi ricopre la mano per intero?
Perché i pantaloni sono diventati enormi?! E perché il poliziotto mi sta tirando su come se fossi una piuma?!
-Avrà 6 o 7 anni, andrà alle elementari…- dice un altro poliziotto alla radio lasciandomi sconvolto.
E-elementari?!
Alle elementari, io?!
Mi portano all’infermeria del parco, dove una dolce infermiera mi fascia la testa e mi cura la ferita che mi ha provocato quel maledetto poco fa.
Spiego agli agenti cosa mi è successo, cosa ho visto e loro scoppiano a ridere mentre io mi irrito: cavolo!
-Quante vole devo dirvelo?! Li ho visti davvero! Un trafficante d’armi e quelli che lo ricattavano! Poi mi hanno scoperto e BAAAM! Mi hanno colpito alla testa!-
E il poliziotto, mentre dottore e infermiera ridono, ha il coraggio di rispondermi:
-Ma dai piccolo, guardi troppi gialli in tv!-
A questo punto mi sale la carogna, mi arrabbio come non mai e urlo:
-NON SONO PICCOLO! SONO IN SECONDA LICEO!-
Nell’infermeria scoppiano tutti ancor più a ridere come cretini.
Ma io mi chiedo, perché non mi credono?!
Non lo vedono che ho 17 anni?!
Mi appoggio arrendevole ad uno specchio con le braccia dietro alla testa e li vedo confabulare.
Certo che sono alti questi! Quanti metri saranno? Io sono più di 1,70cm … loro sono il doppio di me!
-AHI!- impreco battendo la testa all’indietro proprio dove sono stato colpito da quel maledetto.
-Accidenti, quel verme mi ha dato proprio una bella bott…- dico, ma quello che vedo mi lascia sconvolto.
Per poco non urlo!
Allo specchio vedo il riflesso di un bambino con i miei vestiti da 17enne e la testa fasciata.
Peccato che io lo conosco bene quel bambino: sono io da piccolo!
Mi sono rimpicciolito?! Perché?!
Sento i poliziotti dire che vogliono portarmi in un istituto di minori e me la do a gambe: non ci finisco in un posto del genere io!
Scappando però un cane comincia ad inseguirmi: eppure io adoro i cani!
Maledizione!
Maledizione!
Poco dopo, arrivato nei pressi di casa mia, dopo essere quasi stato investito da un camion, comincia a diluviare. Non riesco ad entrare in casa, e uno scoppio potente proveniente da casa Agasa mi sorprende. Il professore corre fuori dal cancello tossendo in mezzo ad una nuvola di fumo. Nonostante gli dica di essere Shinichi non mi crede, così glielo provo deducendo da come sono sporchi i suoi pantaloni che è andato al ristorante Colombo.
Finalmente mi crede e mi fa entrare in casa mia, dove mi cambio gli abiti fradici e gli racconto tutto pregandolo di trovare una soluzione.
-Mi raccomando, non dire a nessuno che sei piccolo!-
-Eh?! Perché no?- domando incredulo ancora non capacitandomi di quello che sono diventato. Mi spiega che metterei in pericolo chi mi sta attorno e mi raccomanda di non dire nulla a nessuno, neanche a Ran.
Però si sa, parli del diavolo e spuntano le corna, ovvero Ran entra in casa mia e mi chiama a gran voce presentandosi senza che nessuno l’abbia invitata.
Per tutti i templi shintoisti del Giappone!
E adesso?!
-Presto nasconditi!- mi ordina il professore mentre io mi faccio prendere dal panico e corro come uno scemo da una parte all’altra.
-Nascondermi?! Dove?!
-Ah, professor Agasa!- esclama Ran sorpresa irrompendo nella biblioteca.
-Ciao Ran! Da quanto non ci si vede!- dice ridacchiando lui nervoso: ma se l’ha vista due giorni fa! -.-
Mi nascondo dietro la scrivania mentre loro discutono su di me, sulla mia mania per i gialli…
-Che rompi…!- mi scappa ad alta voce mentre le lancio un’occhiataccia.
Ma perché non mi lasciano stare? Se voglio leggere gialli e diventare un detective, a loro cosa cambia?!
-Chi c’è lì dietro?- domanda Ran sentendo la mia voce mentre il professore spalanca le braccia agitatissimo.
-Bè, no, ecco, lui…- farfuglia mentre io mi tapppo la bocca impanicato: e ora?!
Ran mi scoprirà se non faccio qualcosa!
Vedo gli occhiali di papà sbucare dal cassetto della scrivania e li indosso, ma la miopia di mio padre è così alta da fare concorrenza ad una talpa, tanto che non appena li metto vedo malissimo e sbatto la testa contro la scrivania.
-Chi è questo bimbo?- domanda Ran interrogativa mentre io stacco le lenti dagli occhiali così da non rimbambirmi per via della super-graduazione.
-Su non essere timido, fatti vedere- mi dice voltandomi mentre mi afferra da sotto le braccia.
Ahia!
Ci scrutiamo per almeno 10 secondi in silenzio: rimane stupefatta.
Ecco lo sapevo: mi ha riconosciuto!
-Ma… ma questo qui…- ora dirà “è Shinichi”, invece dice -è carinissimo!-
Ok, sono sconvolto -.-
Mi stritola a sé e chiede: “Di chi è?” come se fossi un pupazzetto.
Ma Ran! Sono uguale a me stesso da grande, mi conosci da quando ero piccolo! Come fai a non capire chi sono?!
-Lui è il figlio di miei lontani parenti- risponde il doc mentre io penso che sia la palla più grande del secolo: e cosa ci farei io a casa di Shinichi? -.-
-Quanti anni hai?- mi domanda Ran con il tono con cui si parla ai bamini: tutto gnignignì e Amore di qua e Amore di là…
-Dic… emm… 7!-
-Fai la prima?- mi domanda ancora mettendomi alle strette contro la libreria, nel vero senso della parola: sono con le spalle alla libreria!
-S-sì-
Seee, come no! -.-
-Come ti chiami?- ecco, arriva la fatidica domanda contornata dal tono coccoloso e zuccherevole da diabete.
-Shin… emm…-
Oh Dio! Che dico?! Un nome! Mi serve un nome…
Mi lancio un’occhiata ai libri dietro di me e… illuminazione! Grazie Doyle!
-Conan!- esclamo tutto soddisfatto lasciandola perplessa -Edogawa Conan-
-Shinichi- mi dice lasciandomi  sconvolto.
Come ha fatto?! Prima non mi ha riconosciuto…!
-Shinichi!- ripete più forte.
Apro gli occhi di botto scattando a sedere e vedendo tutto totalemnte nero dal movimento brusco. Il cuore batte forte e il respiro è velocissimo, sento due mani afferrarmi le spalle e sbattermi un po’ in malomodo sui cuscini. Riacquisto la vista e vedo Ran un po’ preoccupata fissarmi nella penombra dell’abat-jour.
-Era solo un sogno- mi rassicura spostando i capelli dalla mia fronte mentre la osservo pietrificato.
Solo un sogno…? Un incubo vorrà dire!
Mi sorride, poi mi chiede un po’ curiosa:
-Cosa stavi sognando?-
Rimango senza parole: sognavo di essere tornato un bambino dopo aver seguito quel tizio di ieri…Ma come mi salta in mente?! È impossibile…
Faccio per dire qualcosa ma le parole non mi escono dalla  gola, tanto che emetto il suono tipico di chi si sta strozzando. Ran alza un sopracciglio interrogativa, poi mi schiocca le dita davanti agli occhi.
-Hey, ma che hai?- mi domanda facendosi seria -Non fare questi scherzi idioti Shinichi, perché non mi piacciono…-
Come se io stessi scherzando -.-
-Non ho nulla- bofonchio mettendomi a sedere, piazzo il cuscino contro la spalliera e vi sprofondo sopra con la schiena sospirando. Lei mi guarda qualche secondo, poi si alza e mi dice di non muovermi.
Come se potessi farlo -.-
Mi passo una mano sulla fronte e la sento meno calda di pomeriggio, ma comunque calda. Do un’occhiata alla sveglia: 19.37.
Qualche minuto dopo Ran sale su con un piatto di minestrina, che oggi vedo per l’ennesima volta, delle confezioni di medicinali e… un altro piatto di minestrina?
-Cos’è? Mi fai compagnia mangiando anche te roba da malati?- le chiedo ironico mentre lei mi lancia un’occhiataccia.
-Taci e mangia- mi dice seria, ma so che sta scherzando -Oggi è almeno la terza volta che ti piazzo questo benedetto piatto sotto al naso e tu non lo mangi… Devo forse pensare che fai finta di svenire per evitarlo?- mi chiede sospettosa sorridendo. Scoppio a ridere.
-Oh Dio, Holmes, come hai fatto a scoprirlo?!- esclamo stando al teatrino mentre lei, altezzosa, alza la testa.
-Elementare Watson- dice imitando l’accento inglese -Io sono Sherlock Holmes, c’è sempre una verità, ed eliminato l’impossibile tutto ciò che resta, per quanto improbabile possa sembrare, è la verità-
Rido di nuovo e anche lei mi imita. La guardo e trovo che sia davvero stupenda
Ed ecco che mi torna in mente che oggi, oltre ad averla baciata, le ho anche detto che è stupenda.
Finisco di ridere di botto mentre lei gira serena la minestra nel piatto e ragiono: dirle che ricordo tutto o no?
-Tieni- mi dice posandomi il piatto caldo sulle gambe -Attento a non rovesciartelo addosso-
Storco il naso: non sono mica un bambino!
Al solo pensiero di quello che ho sognato rabbrividisco, così decido di dimenticare: era solo un sogno in fondo… Una cosa del genere non potrà mai accadere nella realtà!
Mangiamo entrambi alla velocità della luce: sarà dovuto al fatto che per tutto il giorno né io né lei abbiamo messo nulla sotto i denti?
Ran porta giù i piatti, poi torna su e si risiede nella sedia accanto al mio letto, posandomi una mano sulla fronte. Arrossisco, però l’abat-jour riesce a nascondere il rossore fortunatamente. Vedo il suo viso contrarsi in un’espressione un po’ accigliata.
-Sei ancora parecchio caldo- commenta afferrando una scatola di medicine dal mio comodino. Tira fuori una pastiglia enorme e me la passa.
-Prendi questa- dice mentre legge il bugiardino concentrata per capire quante volte devo assumerla. La rigiro tra le dita mentre ripenso al sogno: in effetti anche lì ho buttato giù una capsula bianca e rossa come questa…
-Dai Shinichi- mi esorta stizzita passandomi un bicchiere d’acqua -non dirmi che non vuoi prendere le medicine, che ti stampo al muro- mi minaccia qualche secondo prima che io infili la capsula in bocca e la ingoi.
-Non fare la mammina- le dico storcendo il naso di nuovo mentre lei alza le sopracciglia scettica.
-Ti ricordo che ieri anche tu facevi il papino tutto protettivo con me- mi canzona mentre io sbarro gli occhi sdegnato.
-Ma guarda te questa! Ti sembra normale andare in giro in pieno autunno in pantaloncini?!-
-Guarda che quello con la febbre a 40° sei tu-
-Ah…- non so cosa dire.
Mi ha chiuso!
Ran soddisfatta sorride, poi si volta verso il comodino e osserva la catasta di libri che ha posizionato lì accanto quando siamo arrivati a casa. Ne tira fuori uno e lo osserva sospirando.
-Ma non ti stanchi mai?- mi chiede annoiata sventolandomi davanti uno dei più Grandi Capolavori della letteratura Mondiale. Afferro il libro stizzito e sbuffo.
-Cosa c’è che non va? È il mio libro preferito!-
-Si ma lo leggi una volta ogni due settimane!- esclama lei alzando gli occhi al cielo -Lo conosci a memoria eppure continui a rileggerlo-
-“Il segno dei quattro” di Sir Arthur Conan- rabbrividisco a quel nome -Doyle! Insomma, portagli rispetto! È un capolavoro del miglior scrittore…-
-Se se…- mi interrompe annoiata Ran che ha sentito questa frase un miliardo di volte -Lo so, lo so…-
Sbuffo e metto il broncio riappoggiando il libro delicatamente sul comodino come una reliquia, poi mi volto verso la finestra e osservo la pioggia scendere giù a secchiate.
Odio l’autunno!
Dopo quasi 10 minuti di silenzio, sento gli effetti della febbre, che di sera si alza sempre, tornare ad opprimere il mio corpo, tanto che rimetto il cuscino sul materasso e mi sdraio di nuovo sotto le coperte. Sento il rumore di pagine sfogliate, poi la dolce voce di Ran riempe la stanza.
-… “Il caso che ci sta attualmente interessando non è poi questo enigma” mi disse nel prendere la tazza di tè che io gli avevo preparato “Secondo me, i fatti ammettono una sola e unica soluzione”…-
Apro gli occhi sorpreso e li punto su di lei, che ha cominciato a leggere il capitolo tre del mio libro come se fosse una favola. Alza appena gli occhi e mentre legge mi sorride divertita.
Non smetterà mai di stupirmi…
Rispondo al sorriso poi chiudo gli occhi godendomi ogni sfumatura della sua voce anziché le parole che legge: è così rilassante…

 


Mangakagirl's Corner:
Minna konnichiwa gente! ^^
cm va?? 
alloraaaaa...
chiedo scusa x il ritardo ma sono stata molto occupata...
x cui il chappy arriva solo adesso...
Vi piace??
Ci siete cascati eh??? xD
tutti: su cosa? -.-
me: ma sulla parte di shin che diventa Conan! ><
tutti: aaaaaaaaa... no -.-
me: T.T
vabbè...
cmq spero ke nn faccia schifo il capitolo e che almeno qualcuno lo trovi "leggibile"
x ora potrebbe sembrarvi piatta la storia...
ma già dal prossimo cambierà l'antifona ^^
fidatevi :)
grz a tutti coloro ke stanno recensendo e aggiungendo la storia tre preferito o seguite v.v
Arigatò!!!! v.v
a presto ;)
Mangakagirl!

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Capitolo 7
*** Nana ***


7.

Ed è così che mi sono addormentato: con Ran che mi leggeva “Il segno dei quattro” come se si trattasse di una favola.
Io non lo posso sapere, ma si è alzata ben cinque volte nel corso della notte per venirmi a coprire se mi scoprivo e per controllarmi la temperatura.
Verso le 9.30 del giorno dopo, Ran entra nella mia camera e mi osserva due minuti buoni dormire: ai suoi occhi sembro un cucciolo indifeso, con le labbra semichiuse per respirare meglio per via della febbre, le guance scarlatte e i ciuffi corvini disordinati sulla fronte. Mi si avvicina silenziosa e leggera, poi mi passa una mano sulla nuca e l’accarezza teneramente.
-Shinichi- sussurra piano il mio nome per non spaventarmi, e continua a carezzarmi i capelli. Apro piano gli occhi, battendoli poi lentamente e confuso. Non ricordo molto di ciò che è successo, anche se il mio primo pensiero si concentra su di lei, che mi guarda con quegli occhi azzurro-lilla irresistibili e dolcissimi.
-Buongiorno- mi saluta con un sorriso mentre io mi muovo sotto le coperte e mi stiracchio.
-‘Giorno- dico sbadigliando vistosamente con una mano davanti alla bocca.
Un pensiero mi folgora la mente: il bacio.
Ran mi guarda un po’ speranzosa, forse spera che abbia ricordato qualcosa, poi sospira chiudendo gli occhi quando vede che non le dico nulla.
-Sto preparando la colazione- dice qualche secondo dopo -Te la senti di scendere a farla?-
Annuisco alzandomi piano, poi usciamo insieme dalla stanza: lei torna in cucina e io vado in bagno a darmi una sistemata. Mi lavo, mi pettino e poi torno in camera e indosso una tuta grigia.
Effettivamente, per ora, mi sento molto meglio…
Scendo le scale piano, non voglio strafare, poi arrivo in cucina dove Ran ha piazzato dua tazze di latte sul tavolo e un pacco di biscotti ai cereali. Mentre versa il caffè nelle tazze mi siedo e osservo il rivolo scuro che si espande nel candore del latte. Si siede anche anche lei, poi giriamo entrambi il cucchiaino per scogliere lo zucchero e, dopo qualche secondo, ci voltiamo a guardarci in silenzio senza un preciso motivo: come se folgorati dallo stesso pensiero nel medesimo momento.
Il cuore comincia a battermi forte.
Lei è qui, a pochissima distanza da me. Perdo lo sguardo nei suoi occhi e lei nei miei, arrossiamo entrambi ma nessuno dei due distoglie lo sguardo, anzi piano piano la vedo avvicinarsi come ipnotizzata verso il mio viso, e tutto accade nel giro di pochi secondi: le nostre labbra si incontrano.
Nemmeno mi rendo conto di stare baciando Ran per la seconda volta, che per me è la prima visto che del bacio di ieri non ricordo nulla…
È una sensazione fantastica: le sue labbra sono dolcissime, il suo profumo è stupendo, il suo calore è avvolgente…
DIN DON DIN DON DIN DON!
Il campanello suona violento rompendo la fragile bolla di sapone che ci circondava come una barriera protettiva fatta di emozioni. Sobbalziamo e ci stacchiamo rossi scarlatti in viso, poi Ran si alza e corre ad aprire la porta solo per essere il più lontano possibile da me. Mi sfioro le labbra e le guardo incredulo: ma è successo davvero?
No… Deve essere un altro sogno… -.-
La febbre gioca davvero dei brutti scherzi!
-Papa?!- sento la voce di Ran rimbombare per la casa e riportarmi ala realtà -Che ci fai qui?-
-RAN! TESORO MIO, DOVE’è QUEL MANIACO PERVERTITO?! COSA HA OSATO FARTI?!-
-P-papà! Ma che dici?!- esclama posandosi una mano sulla guancia sentendola bollente.
Dio, ma vede attraverso i muri l’oji-san?!
-Sai bene a cosa mi riferisco!- dice Kogoro entrando in casa e guardandosi attorno sospetto mentre io li raggiungo.
Perfetto, ora che gli dico?!
-Tu!- mi indica minaccioso -Scommetto che la febbre è stata tutta una montatura! Lo so, sai? So tutto!! Sono il Grande Detective Kogoro Mouri io!-
-Zietto…- dico in imbarazzo lanciando un’occhiata a Ran preso dal panico.
-Tu volevi approfittare della mia bambina inventandoti la storia della febbre, ma lei ti ha picchiato a sangue stanotte e così non  ci sei riuscito, ho ragione?-
Io e Ran rimaniamo qualche secondo con gli occhi sbarrati.
Ma allora non ha visto che ci baciavamo!
Dopo che io e lei rimaniamo pietrificati almeno 10 secondi dalla grossa sparata che si è appena fatto, Ran prende in mano la situazione.
-Piantala di sparare cavolate, papà! Shinichi è stato a letto tutta la notte con la febbre alta! Si è alzato giusto ora ora per fare colazione… non è successo niente tra di noi! Chiaro? Cosa vai a pensare?!- lo dice così decisa e seria che sia io che l’interessato rimaniamo senza parole e sconvolti.
Davvero non è successo niente?! E allora il bacio!?
-I-io…- tenta di dire lo zietto, ma lei lo fulmina con un’occhiataccia gelida -Uff… Spero che tu abbia notato che oggi non ti ho fatta andare a scuola per stare con lui…- ricomincia un po’ imbarazzato e imbronciato -Ma domani ci torni da brava bambina, chiaro?-
Lei gli sorride appena, poi Kogoro aggiunge qualche borbottio e se ne va, lasciandoci di nuovo soli. Ran torna in cucina mentre io chiudo la porta, poi la raggiungo camminando piano e con ancora il pensiero di quel “Non è successo niente” in testa. È accanto al tavolo e mi dà le spalle tormentandosi le dita. Mi avvicino piano a lei, poi sento che è arrivato il momento di dirle che so del bacio… Specie dopo quello che è successo… Che non si può affatto definire niente!
-Perché non me l’hai detto?- le domando serio e con tono pacato. La vedo irrigidirsi, poi si volta molto lentamente perdendo gli occhi confusi nei miei blu come l’oceano e un po’ spenti.
-Perché quando ti ho chiesto cosa non andava, non mi hai detto che ti avevo baciata?- le chiedo ancora, arrossendo leggermente. Le sue pupille si dilatano, vedo gli occhi farsi vitrei e le lacrime formarsi agli angoli. Mi si getta al petto e mi abbraccia affondando il viso nella mia maglia, poi comincia a singhiozzare. Sospiro, l’abbraccio anche io e le accarezzo i capelli sorridendo mentre la trascino fino al divano, dove mi siedo e lei continua a stare appoggiata a me.
-Shh…- sussurro piano -Va tutto bene. Perché piangi?- radacchio.
-A-avevo paura di dirtelo… No-on mi avresti credut-ta-
Sorrido e le bacio la fronte.
-Baka, che dici?- le chiedo alzandole il viso con due dita delicatamente -Ti avrei creduta- dico serio e determinato.
Ran continua a singhiozzare mentre si avvicicna al mio viso e mi bacia per la seconda, anzi terza, ma per me è la seconda volta… Insomma mi bacia lasciandomi ancora stupefatto: non riesco a credere di poterla finalmente stringere come desidero da sempre. L’abbraccio forte dopo esserci staccati e guardati profondamente negli occhi, per poi continuare ad accarezzarle i capelli.
Se prima Ran era indispensabile per illuminare le mie giornate, ora è la mia sola ragione di vita.


Mangakagirl's Corner:
Minna Konnichiwaaaaaaa!
eccomi tornata!
e come promesso cambia l'antifona ^^
ma questo non è niente...
da prossimo capirete di che parlo ^^
cmq ke ve ne pare???
Sono kawaiii vero????!?!?!?
*^*
RAN E SHINICHI 4 EVERRRRRRRRRRR!!!
li adoro!!!
sì gente, si baciano ^^
troppo OOC?
ormai lo chiedo in ogni chappy ^^"
solo c'è chi mi dice un po'... c'è chi dice di no...
Spero ke in ogni caso il capitolo vi piaccia! ^^
grazie a tutti coloro ke continuano a recensire e aggiungere la storia tra le seguite o preferite v.v
minna arigatò gozaimasu!!!!
see you :)
mangakagirl!

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Capitolo 8
*** Hachi ***


8.

Stamattina mi sento in piena forma.
Sono passati due giorni da quando ho avuto quel febbrone da cavallo, ma ora sono più vivace di prima. E sarà anche l’aria autunnale che si è scaldata per via del sole che picchia oggi, sarà la giornata leggera leggera che mi aspetta a scuola, o sarà semplicemente che Ran è al mio fianco che mi fa sentire così vivo e pieno di energie. Le stringo forte le dita che tiene intrecciate alle mie e le sorrido radioso.
-Oggi è tutto fantastico!- commento alzando gli occhi al cielo, poi le afferro all’improvviso il viso con entrambe le mani e le stampo un bacio sulle labbra lasciandola senza parole, scoppio a ridere e corro verso il cancello della scuola.
-L’ULTIMO CHE ARRIVA è UNA LUMACA!- urlo felice come un bambino mentre lei mette il broncio.
-SHINICHI COSì NON VALE!- urla sbuffando e correndomi dietro. Mi nascondo dietro al cancello e non appena lo varca si guarda attorno stordita.
-Ma dov…?!- si chiede prima che io le spunti da dietro e la abbracci con tutte le mie forze ridendo.
-Lumaca!- esclamo baciandole la guancia e afferrandole di nuovo le dita. Ran mi guarda un po’ scocciata, poi si lascia andare ad un sorriso sereno.
-Sei in piena forma, eh?- commenta ridendo furbetta.
-Puoi scommetterci!- le rispondo sicuro guardandomi attorno per nulla imbarazzato anche se tutta la scuola, che aspetta che suoni la campanella nel cortile, si volta a guardarci sconvolti.
-Kudo e Mouri! Stanno ins…? NO! Non ci credo!!!-
-Finalmente!-
-E ora io come faccio?!-
Questi generi di commenti si levano attorno a noi, e Ran arrossisce abbassando lo sguardo a terra, ma io non ci faccio minimamente caso. Non c’è nulla che può guastarmi l’umore oggi…
O almeno, così penso finchè non vedo un esemplare di volatile purtroppo ben conosciuto starnazzare con un’altra oca davanti all’entrata della scuola.
Eh, sì, non sia mai che sia una giornata davvero perfetta… -.-
Sonoko Suzukici nota con la coda dell’occhio e subito congeda la tipa con cui stava parlando, per poi voltarsi verso di noi con entusiasmo.
-La sapete l’ultim…!?- si blocca quasi facendosi prendere da un infarto. Fissa le nostre mani intrecciate tra loro ad occhi totalmente sbarrati, poi alza lo sguardo sconvolta sui nostri visi. Ma il tutto capita in una frazione di secondo, prima infatti che cominci ad urlare -AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA! NON-CI-POSSO-CREDERE!! -
-SHHHHHHHHHH!- io e Ran, viola, le facciamo segno di tacere notando che attorno a noi tutti ridacchiano, persino i professori! -Taci Sonoko!-
-VOI STATE FINALMENTE INSIEME! MA IO VE LO AVEVO DETTO NO?! AH SI SI!!! FINALMENTE MARITO E MOGLIE!- lei saltella sul posto indicandoci con un dito tutta euforica e girandosi attorno come a spiegare agli spettatori cosa sta accadendo.
-Sonoko per favore!- Ran le tappa la bocca ridacchiando nervosa verso chi ci guarda -E una burlona, sempre che scherza! Ah ah- si giustifica mentre io sbuffo forte e incrocio le braccia al petto scocciatissimo.
-Mughnfhs- mugugna lei tentando di liberarsi la bocca dalle presa di Ran, che invece le intima di tacere minacciosa e la trascina verso gli armadietti, dove la lascia andare scocciata.
-Che ti salta in mente Sonoko?!- le domanda rossa come un peperone mentre l’altra ridacchia.
-Allora state davvero insieme!- l’oca ci indica con l’indice destro come quando io svelo il colpevole: il che è irritante! Mi copia le mosse!
-S-sì- risponde imbarazzata Ran mentre io fisso l’orologio appeso alla parete.
7.58.
-Tò, si è fatto tardi!- dico teatralmente -Io e Ran dobbiamo andare- afferro la mia ragazza per un polso e la trascino via, mentre Sonoko sbuffa.
-Ti ricordo che siamo in classe insieme Baka- mi dice seguendomi, ma io che non riesco mai a non dire ciò che penso mi lascio scappare:
-Davvero? Sai, per me sei talmente insignificante che nemmeno faccio a caso a te in classe o mi ricordo che sei con noi!-
-Ok Kudo- digrigna a denti stretti furiosa fermandosi in mezzo al corrodoio -Questo è troppo. Te la sei cercata… Ran scusami in anticipo, ma dovrò farlo…-
Ran la guarda sconvolta mentre entriamo in classe e ci sediamo ognuno ai propri posti.
-Massì, parla parla …- dico io annoiato muovendo la mano come il becco di un’oca senza nemmeno guardarla in faccia.
Sonoko ne dice tante e non fai mei nemmeno la metà di quello che spara.
Eppure questa volta dovrò ricredermi…
Oh se dovrò ricredermi…

***

Io e Ran usciamo dalla classe schivando la gente per il corridoio, ognuno reggendo al propria cartella. Sonoko è sparita un po’ prima della fine delle lezioni dicendo che non si sentiva bene…
Meglio così: meno la vedo, meglio è.
Essendo un detective, noto subito che la gente ci guarda in modo strano, nonostante non ci teniamo per mano, e ridacchia al nostro passaggio. Faccio finta di niente con Ran al mio fianco e continuo a camminare per raggiungere l’uscita ed essere finalmente libero di rilassarmi fuori da queste quattro mura.
Nonostante questo sia stato solo il primo giorno di scuola dal mio rientro già ne ho abbastanza! -.-
Ma arrivati all’uscita mi fermo inorridito, e come me Ran, a fissare ciò che mi si para davanti:tutte, ma proprio tutte tutte, le mie fan scatenate sono raggruppate davanti all’uscita e assecondano Sonoko che, in piedi su una sedia, tiene in mano un cartello con scritto a caratteri cubitali:
IL VOSTRO KUDO HA CONVOGLIATO A NOZZE CON UN’ALTRA RAGAZZA. NESSUNA DI VOI VUOLE FARGLI GLI AUGURI?
-KUDO SHINICHI SI è MESSO CON UN’ALTRA. RAGAZZE, MA NON VOLETE DIRGLI NULLA? NON HA ROTTO I VOSTRI TENERI E FRAGILI CUORICINI? NON HA…- i suoi discorsi mi fanno rabbrividire, specie perché dopo qualche secondo ci nota e sul suo volto appare un sorriso mooolto malefico -MA GUARDATE! ECCO IL VOSTRO AMATO! CHI VUOLE CONGRATULARSI PER PRIMA? FORZA NON SIATE TIMIDE! CORAGGIO RAGAZZE, è TUTTO VOSTRO!-
Tutte le mie fan si voltano furiose emanando pericolose aure viola e fiamme ardenti verso di me e Ran con gli occhi che saettano.
-Sonoko, maledetta oca…- dico a denti stretti odiandola con tutte le mie forze mentre tra me e lei partono scintille ardenti.
-S-Shinichi…- commenta Ran avvicinandosi nervosa a me e ridacchiando alle fan per smorzare la tensione.
-Ran, dobbiamo correre- le dico fissando l’unico varco vuoto che le fan hanno  lasciato aperto per sbaglio.
-Cos…?!- esclama Ran prima che le afferri prontamente un polso e cominci a correre come un pazzo.
Una serie di urla furiose si alzano dietro di noi mentre come saette sfrecciamo nel cortile della scuola.
-STANNO SCAPPANDO!- urlano in coro seguendoci come ossesse: sono furibonde! Certe piangono addirittura!
-Dannazione a te Sonoko! Appena ti becco…- commento furioso voltandomi inorridito all’indietro.
Io e Ran impieghiamo un’ora per tornare a casa, quando di solito ci mettiamo 15 minuti, perchè, costretti a seminare quelle pazze, abbiamo imboccato tutte le vie più isolate e le scorciatoie più impensabili di tutta Beika!
Sudati, esausti e incavolati neri con Sonoko riprendiamo fiato sotto il portico dell’agenzia Mouri.
-S-So-no…Sonoko… q-questa…- commenta Ran guardandomi mentre respira forte col fiatone, ma io scuoto la testa.
-Anf…Se non… anf… mi s-siedo svengo… anf anf…- commento passandomi una mano tra i capelli. Saliamo le scale e ci fermiamo all’ufficio perché se continuassimo fino all’appartamento sverremmo su due piedi per le scale. Ran mi afferra una mano e mi trascina dentro esausta, ma nessuno dei due sa cosa ci aspetta…
Lo zietto, dietro al giornale, seduto alla scrivania, ci saluta senza nemmeno degnarci di uno sguardo.
-Ciao papà-  risponde lei rauca avvicinandosi sfinita alla scrivania, così lui interrogativo abbassa il giornale.
-Ran che ti pr…?- chiede prima di bloccarsi fissandoci allibito: il suo sguardo si concentra sulle nostre mani intrecciate. Guarda di nuovo la figlia sorpreso, che le sorride come a dire: è come pensi, stiamo insieme.
Eppure non ci apsettavamo una reazione del genere.
-Ran- dice serio alzandosi dalla sedia di scatto -Non è vero, tu non stai con lui…-
Ran gli sorride intenerita.
-Ecco in realtà sì…-
-NO!- ordina lui facendo rimanere entrambi scovolti -Tu non starai con quel detective da strapazzo, chiaro?! Né ora né mai…- sembra pansarci su qualche secondo, poi i suoi occhi si illuminano -Adesso capisco! Era tutta una messa in scena! Tu…!- mi afferra per il colletto della camicia e mi sbatte al muro -Tu avevi premeditato tutto nei particolari, vero moccioso?!-
-Zietto…!- tento di dire mentre sento i polmoni chiedere aria e Ran si agita -Non è come pensi…-
-LO SO IO COM’è! TU HAI INCANTATO MIA FIGLIA INVENTANDOTI LA STORIA DELLA FEBBRE! AVEVO RAGIONE!-
-Papà smettila!- urla Ran arrabbiata tentando di liberami mentre io divento viola per via della poca aria che mi passa per la gola.
-Ho capito tutto Ran! Sono molto deluso- dice lui stringendo di più la presa attorno al mio collo -Sei in punizione signorina: non uscirai di casa se non per andare a scuola, non userai il cellulare e il telefono finchè non te lo dirò io e, soprattutto, non ti vedrai con lui per nussuna ragione al mondo mai più! Chiaro Ran?!-
-NO!- risponde lei furiosa -NON è NIENTE CHIARO! IO STO CON LUI, MA NON è COME PENSI, NON ERA UNA BALLA QUELLA DELLA FEBBRE…-
-Così ho deciso, e se non vuoi che lo strozzi fila in camera tua ora!- ordina serio lo zietto. Lei sbuffa mentre le lacrime si formano agli angoli degli occhi, poi a passo spedito esce dall’agenzia sbattendo con tutta la forza la porta dopo avermi rivolto un’occhiata supplichevole.
-E tu- Kogoro torna a rivolgersi a me -Sparisci e non farti più vedere, non pensare più a mia figlia e non parlarle mai più o ti spezzo queste 4 ossicina da detective che ti ritrovi, chiaro?-
Mi lascia andare, ma io sono furioso e non me ne vado.
-Non è affatto come pensi tu, sono disposto a spiegartelo in qualsiasi modo- dico deciso ma lui scuote la testa.
-Fuori di qui o chiamo la polizia-
-Massì chiamala!- sbotto io -Così vedranno quanto sei impazzito a furia di stare chiuso qui dentro!-
-FUORI!- mi ordina Kogoro indicandomi la porta con un dito. Mi arrendo e vado alla porta, ma non appena la apro dico:
-E non mi sarei mai permesso di approfittare di lei o prenderla in giro, né da malato né da sano: sappilo. Sono deluso che dopo 17 anni pensi questo di me- me ne vado chiudendo la porta con forza e corro fino casa mia, dove metto tutto a soqquadro dal nervoso.
Mi getto sui cuscini  del divano sfinito e chiudo gli occhi: devo trovare una soluzione.


Mangakagirl's Corner:
Minna konnichiwa!
cm va???
allora, ke ve ne pare???
dunque...
nn potevo rendergli la vita trpp facile a Ran e Shin, x cui
ho piazzato una carognata di Sonoko xD
(Shin mi odia x qst motivo! ^^" )
ahaha xD
e poi...
ecco il colpo di scena ke vi anticipavo: 
qui nn è l'Organizzazione o APTX ad ostacolarli...
ma KOGORO MOURI!
ki lo aveva capito??? ^^
cmq ne approfitto x informarvi ke ci sn solo più due chappy...
e poi ho in serbo il continuo ^^
grz a chi ha recensito los corso chappy e ki continua
ad aggiungere la storia tra le preferite ^^
arigatò v.v
see you!
mangakagirl!

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Capitolo 9
*** Kiu ***


9.
Chissà perché sto facendo la stessa strada di ieri mattina, ma la felicità che mi ha accompagnato ieri, l’euforia e tutto il resto è assente stamattina: assente come Ran del resto. Cammino e continuo a guardare alla mia destra come se lei potesse comparire magicamente, ma ovviamente non sarà così.
Sbuffo riavviandomi i capelli: di andare sotto casa a prenderla non se ne parlava, lo zietto avrebbe potuto rendere la sua punizione ancora più ferrea e non voglio, non se lo merita.
A pochi metri dal cancello della scuola mi blocco e mi fiondo dietro un cespuglio osservando la scena a pochi metri da me: Ran, scesa dalla macchina del padre, sta davanti alla sua portiera con la mano tesa e lo sguardo furioso.
Sembra che stiano discutendo, poi vedo la mano dello zietto uscire dal finestrino e piazzarle sul palmo aperto il suo cellulare. Senza nemmeno salutarlo Ran gira i tacchi ed entra nel cortile della scuola mentre lui aspetta qualche secondo prima di ripartire, controllando che io non sia nei paraggi evidentemente. Non appena vedo che l’auto svolta l’angolo, comincio a correre verso il cortile, che poi attraverso a grandi falcate urlando il suo nome. Attiro l’attenzione di tutta la scuola, ma non mi importa: devo parlarle.
-RAN!- la intravedo tra il carnaio umano e riesco a farmi sentire per miracolo. Si volta verso di me con sguardo furente pensando che sia ancora il padre, ma non appena incrocia i miei occhi, vedo i suoi azzurro-lilla illuminarsi.
-SHINICHI!- mi salta al petto e mi stringe forte mentre io mi inebrio del suo dolce profumo alla vaniglia -Shinichi mio padre è totalmente fuori di testa… Domani ha un appuntamento col preside alle 10.00 : vuole vedere se può cambiarmi di sezione!-
Sbarro gli occhi incredulo: ok, tutto mi aspettavo, ma questo…!
-Cavolo, quasi mi stupisco che non abbia deciso di cambiarti di scuola!- dico ironico mentre vedo gli occhi di lei incupirsi e abbassarsi sull’asfalto del cortile.
-Che facciamo… io non vo…- singhiozza -non voglio separarmi da t-te…-
-Hey hey- sussurro piano prendendole il viso tra le mani e asciugandole le lacrime con i pollici delicatamente -Andrà tutto bene… Ran, io ti amo, e giuro su me stesso che riuscirò a risolvere questa situazione e a trovare una dannata soluzione. Ho risolto casi molto più complicati e…-
Ran alza lo sguardo un po’ incredula, poi mi sorride lasciandomi leggermente interrogativo.
-Che c’è?- le domando lasciando perdere il discorso dei casi risolti.
-Bè, è la prima volta che mi dici che mi ami- mi risponde sorridendo mentre io divento rosso in viso e distolgo lo sguardo dal suo repentinamente.
-I-io…- balbetto come un cretino mentre la mia coscienza scuote la testa.
Sono un caso senza speranza -.-
-Hey, guarda che è una cosa bellissima-  aggiunge ridacchiando Ran capendo il mio imbarazzo - Perché anche io ti amo-
Ok, mi sento leggero come una piuma adesso.
Mi ama! Ha davvero detto… Insomma ha detto che mi… Mi ama!
Non so più cosa dirle, non ho idea di cosa si fa in questi casi così la bacio all’improvviso, entrando in una bolla di sapone dai mille riflessi che mi, anzi ci, isola dal mondo ancora una volta.
Mai, mai avrei creduto che amare Ran mi avrebbe fatto provare certe emozioni così indimenticabili…
La magia finisce qualche secondo dopo con il suono della campanella che distrugge la fragile barriera che ci circondava.
Ran si stacca da me allarmata e probabilmente mi dice anche qualcosa, mi afferra per un polso e mi trascina dentro la scuola, ma io, che ancora penso a quel “Perché anche io ti amo” mi sento totalmente rimbambito e mi lascio trascinare come un pupazzo.
Ci cambiamo in fretta le scarpe, ed ecco che Sonoko ci raggiunge, anche lei in ritardo, e notando i nostri visi che sono tornati depressi si blocca.
-Che è successo?- domanda allarmata.
Ran alza lo sguardo su di lei mentre infila le scarpe nell’armadietto e sta qualche secondo in silenzio, ragionando se raccontarle tutto o no.
-Ecco…- dice incerta mentre io chiudo il mio armadietto -…mio padre ha scoperto che io e Shin stiamo insieme e…- le racconta tutto.
Al contrario di quanto mi aspettassi, l’Oca è profondamente dispiaciuta, continua a passare lo sguardo da me a lei con occhi spenti.
-Ran, dici sul serio?- domanda con tono quasi incrinato dalle lacrime mentre lei annuisce. Sospira, poi ci guarda decisa -Vi aiuterò in ogni modo se possibile, contate su di me. Ditemi cosa posso fare e…-
-Sì, grazie, ora però muoviamoci- dico io sbrigativo e un po’ nel panico afferrando i polsi di entrambe e trascinandole di corsa in classe dopo aver lanciato un’occhiata all’orologio sulla parete: 8.03.
Il professore di matematica, quello bravissimo, ci fa una ramanzina incredibile che dura quasi un quarto d’ora e ci fa entrare in classe per miracolo, e sempre per miracolo, non ci mette la nota: deve aver notato l’umore mio e di Ran.
Mi siedo al mio posto ancora più depresso e poi, tirati fuori i libri dalla cartella e il portapenne, prendo una penna e fingo di seguire la lezione.
In realtà guardo fuori dalla finestra e sospiro: una soluzione, devo trovare una soluzione.

***

Arrivo a casa e scaravento la cartella in un angolo, per poi attraversare l’intera villa ben 4 volte per pensare. Sbuffo e lancio imprecazioni a tutta andare, che rimbombano nella casa vuota. Passando davanti al telefono sul mobile dell’entrata per la quinta volta, noto che il display arancione del cordless lampeggia. Lo afferro scocciato, ma notando il numero che ha chiamato sento il cuore perdere un battito. Vado nelle opzioni a controllare a che ora ha chiamato e sorrido: 10 minuti fa. Schiaccio il verde e aspetto con impazienza che risponda.
-…Tuuuu Tuuuu Tuuuu…-
Dai rispondi!
-…Tuuuu Tuu-Pronto?- la voce di mia mamma si degna di farsi sentire dall’altro capo del telefono.
-Mamma!- esclamo sollevato che abbia risposto.
-Shin-chan!- esclama lei felice, poi più interrogativa che mai mi chiede -Che vuoi, tesoro?-
Rimango qualche secondo interdetto, poi mi riprendo con gli occhi a trattini.
Non cambierà mai, è sempre la solita stordita -.-
-Mamma, guarda che hai chiamato tu per prima!- le faccio notare scocciato e lei scoppia a ridere.
-Ah, è vero! Ahahahaha! Yusaku senti questa…!-
-Mamma- la richiamo all’attenzione perché come al solito si distrae -Mamma ho bisogno di te- le dico serio mentre la sento ammutolire.
-Shinichi- dice con tono preoccupato e serio secondi dopo -Chi hai messo incinta!?- mi chiede sconvolta mentre io divento viola.
-MAMMA PIANTALA DI SPARARE CAVOLATE! È UNA COSA SERIA!- sbraito in imbarazzo e furioso.
Ma perché mia madre deve essere così?!
-Pfuiiii…! Scusa tesoro! E che credevo…- dice lei sollevata mentre sento mio padre ridacchiare in sottofondo -…vabbè non importa, dimmi tutto-
Bè, è la mia ultima speranza. Anche se non so quanto possa funzionare…

***

Se sei da Ran, dille che forse ho trovato una soluzione. Kudo
Questo è il messaggio che invio a Sonoko dopo mezz’ora di conversazione con mia madre. So che dovrebbe essere a csa sua in questo momento, quindi…
Sonoko sente il cellulare super-tecnologico-touch-screen-ultima-generazione che ha appena ricevuto due settimane prima in regalo vibrare e lo tira fuori dalla tasca della divisa blu.
-Ran, è Kudo- dice entusiasta sottovoce per non attirare l’attenzione dello zietto che è in cucina e potrebbe essere in allerta. Ran chiude a chiave la porta di camera sua camminando in punta di piedi, poi si fionda sul suo cellulare.
-Che dice?- domanda agitata mentre lei apre il mio messaggio.
-Che intende?- si domanda poi l’oca dopo averlo letto.
-Non lo so…-
Che significa? Quale soluzione hai trovato? Sonoko.
Leggo la sua risposta, poi scrivo un messaggio, che cancello e riscrivo in questo modo.
Stasera potrebbe nevicare salvo imprevisti…
Meglio usare un codice nel caso lo zietto confischi anche il cellulare di Sonoko.
Ne è capace se ve lo state chiedendo. Con il mio l’ha fatto una volta, ma era perchè il suo era scarico... 
-Ma è scemo?!- urla l’oca guardando fuori dalla finestra -Come sarebbe che nevicherà!? Ha le traveggole?!-
-Shhhhh!- le intima Ran, che non fa troppo caso alle sue parole e le strappa il cellulare dalle mani per rileggere il messaggio.
Essendo la ragazza e l’amica d’infanzia di un detective fanatico capisce subito che è un messaggio in codice. Non ci riflette più di due secondi, per poi esclamare:
-Yukiko!-
-Eh?!- Sonoko la guarda sconvolta.
-Yukiko, Sonoko, Yukiko!- le spiega tastinando sullo schermo, ma non essendo pratica di touch screen sbaglia un paio di lettere mentre mi risponde -Shinichi ha chiamato sua madre Yukiko…-
-Ma…come lo sai?-
Ran sbuffa scocciata visto che continua ad interromperla e le mostra il messaggio indicandoglielo con un dito.
-Nevicare = Yukiko- Sonoko la guarda interogativa e lei si scalda -Yukiko significa bambina della neve, yuki = neve. È tanto difficile?! Vuoi un corso accellerato di grammatica delle elementari Sonoko?!-
L’oca si illumina e batte le mani felice.
-Hai ragione! Quindi potrebbe nevicare significa che Yukiko arriverà a Beika, salvo imprevisti, stasera…- sussurra come se avesse scoperta l’acqua calda.
Ran pensa: Ora ci è arrivata -.-
Ma le annuisce comunque e mi scrive:
Sono Ran. Hai contattato tua madre?! Come ci aiuterà?
Le rispondo:
Non so ancora… ci penserò finchè non arriva… ora vado. Ti amo
Sonoko ridacchia divertita leggendo il mio Ti amo e guarda l’amica furbetta.
-Eeeeee bravo Kudo!-
-Piantala- sbuffa rossa in volto Ran mentre le passa il cellulare.

***

Un piano… un piano…
POSSIBILE CHE NON SIA RIUSCITO A FARMI VENIRE IN MENTE UN PIANO?!
Sbuffo, sbuffo e sbuffo ancora in preda ad una crisi di nervi mentre mi gratto frenetico la testa e continuo ad entrare e uscire da tutte le stanze della casa.
DIN DON.
Non ci posso credere… già qui!?
Corro alla porta d’ingresso, durante il tragitto rischio di spaccarmi la testa per terra perché non vedo il bordo del tappeto, ma questi sono dettagli, e la spalanco con forza ritrovandomi faccia a faccia con mia mamma, che mi sorride euforica.
-SHIN-CHAAAAN!- urla stritolandomi così forte da farmi quasi soffocare.
-C-ciao- bofonchio liberandomi gentilmente da lei.
Mia mamma, capelli castano chiaro e mossi, occhi blu e guance arrossate dal freddo, entra trascinandosi dietro il suo trolley azzurro cielo enorme.
Si leva il trench beije e i guanti marrone scuro di pelle e appende tutto all’appendiabiti guardandosi attorno curiosa.
-Però.. credevo di trovare un casino e invece…-
-Guarda che non sono più un disastro- le faccio notare un po’ sdegnato mentre entriamo in cucina. Le preparo un tè mentre lei mi fa il resoconto di quello che è successo a Los Anges negli ultimi giorni.
-Tuo padre non poteva venire… Sai, l’editore…-
-Sì, capisco- rispondo senza ascoltare nemmeno una parola di quello che dice: ho solo in mente Ran...
Dannazione, come può farci questo lo zietto?!
Ci conosciamo da tempo… Siamo amici di infanzia…
Come può impedirci di stare insieme!?
Solo nel ‘600 succedevano queste cose…!
-Hey- mia mamma mi richiama alla realtà un po’ stizzita. Mi volto verso di lei con l’intenzione di scusarmi, ma la vedo sospirare -Ti capisco amore, non deve essere facile… ma forse ho la soluzione. Ci ho pensato in aereo… Ti va di ascotarmi, mh?-


Mangakagirl's Corner:
eccomi!
allora gente, sarò veloce: ke ve ne pare?!
x favore, ditemi che non è OOC?! T.T
xkè mi sto deprimendo a pensarlo... giuro! ><
abbiamo momenti x tutti qui:
shin dice a Ran di amarla (non il solito modo sdolcinato o programmato ^^)
Sonoko li aiuta...
arriva Yukiko...
insomma un po' x tutti :)
quindi ditemi: ke ve ne pare?????
cmq il prossimo darà fine a questa fict ^^"
poi posterò delle OS credo... e dovrei poi mettere il seguito di qst long ke è in corso di scrittura...
grazie a ki ha recensito lo scorso chappy!
grazie grazie v.v
al prossimo capitolo!
mangakagirl!

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Capitolo 10
*** Ju ***


10.

Arrivo a passo spedito sotto l’agenzia Mouri, e appena in tempo devo notare:
non ci sono ancora.
Mi appoggio alla macchina affittata dallo zietto a braccia incrociate e aspetto con lo sguardo determinato e fisso sulle scale che portano su all’agenzia. Sento i passi spediti e pesanti di qualcuno, mentre una voce maschile rimbomba:
-Ran, mi vuoi aspettare?! Dannazione, quanto sei scontrosa questi giorni!-
Non appena incrocio i suoi occhi azzurro-lilla mi rassereno un po’ e le sorrrido allargando le braccia mentre lei mi si getta al petto sorpresa di vedermi. I suoi capelli profumano di balsamo al cocco.
-Sei qui! Temevo che il piano di cui parlavi…-
-Tranquilla, funzionerà- la rassicuro appena in tempo, prima che Kogoro faccia la sua comparsa. Vedendomi il suo sguardo diventa scuro, una vena pulsa minacciosa sulla sua tempia.
-Cosa-ci-fai-qui?- scandisce lentamente mentre si avvicina a me e Ran, che nel frattempo ha sciolto l’abbraccio.
-Sono qui per parlarti, e dovrai ascoltarmi per forza. Non vorrai fare tardi al tuo appuntamento col preside, vero?- gli chiedo con un mezzo sorriso furbetto mentre lui aggrotta la fronte.
-Perché dovrei fare ritardo? Vuoi bloccarmi qui forse?-
-Esattamente… e ti ricordo che devi presentarti in presidenza almeno mezz’ora prima dell’incontro, ma se non ti muovi sia io che Ran arriveremo in ritardo a scuola e ci beccheremo una nota, rischiando così di giocarci il voto di condotta… e tu vedrai il tuo appuntamento col preside sfumare perché verrai rimpiazzato da un altro genitore in attesa- ho pensato a tutti i dettagli con mia madre, imparato a memoria la frase e fatto tutti i conti degli orari: deve funzionare!
-Mi hai convinto moccioso detective, sali in macchina con noi e dì quello che devi dire, ma sappi già che non ti servirà a nulla- sbraita Kogoro notando che sono quasi le nove meno dieci e rischiamo davvero di arrivare in ritardo e prenderci la nota.
Fortuna che oggi entriamo alle 9.00 o il piano mio e di mia madre sarebbe andato a rotoli!
Ran sale davanti per volere dello zietto e io mi piazzo dietro, in mezzo ai due sedili, distrattamente senza allacciarmi la cintura per via della concentrazione che ho per quello che devo dire.
-Allora?- mi domanda lui stizzito mentre parte a tutta velocità e io vengo sbattuto all’indietro sullo schienale del sedile.
L’ha fatto apposta -.-
Mantengo la calma e inspiro: devo essere convincente, convincente
-Senti, mi conosci da 17 anni zietto, venivo a casa tua tutti i giorni a giocare con Ran da piccolo... Mi hai visto nascere… Sai benissimo come mi comporto… Perché non puoi fidarti di me?-
-Perché so come siete voi mocciosi a questa età e so cosa volete, per cui…-
-Ti sbagli- dico deciso -Io non sono come gli altri… Dannazione perché devi paragonarmi a loro?!- comincio già a scaldarmi perché lui ridacchia e imita una papera aprendo e chiudendo la mano sinistra.
-Ma andiamo, chi ti credi di essere?!- esclama -Lo so cosa pensano i ragazzi come te!-
-Preferiresti che Ran avesse un altro ragazzo? Uno che non conosci per nulla?!-
-Ran non avrà né te nè un altro ragazzo: non fino a quando non avrà 18 anni almeno…-
-Kogoro sent…- comincio a dire arrabbiato, ma proprio in quel momento accade ciò che non ci saremmo mai aspettati, qualcosa che non rientrava affatto nei miei piani...
Kogoro attraversa l’incrocio che dista circa 30 metri dalla scuola senza guardare, distratto com’è dalle sue seghe mentali, e una macchina, che ha tutte le ragioni del mondo, ci arriva a tutta velocità addosso sbattendo contro la fiancata sinistra dell’auto.
Io, che come ho detto prima, sono senza cintura, vengo sbalzato verso destra e sbatto violentemente la tempia e la testa contro il finestrino, che si incrina in mille rigature. Non mi rendo neanche conto che stiamo rotolando sull’asfalto finchè non andiamo a sbattere contro un palo della luce con il tettuccio della macchina, che si piega. Questo riesce a fermare l’auto.
Gemo afferrandomi la testa con entrambe le mani mentre mille macchie mi offuscano la vista e un dolore atroce mi opprime, poi mi rendo conto che devo  uscire dalla macchina al più presto e chiedere aiuto. Ma solo dopo alcuni secondi faccio caso al fatto che è in posizione verticale e mi afferro a fatica a quello che era la cornice del finestrino, che ormai si è disintegrato in mille pezzi, per uscire. Mentre mi isso con le braccia fuori dalla vettura, mi sfregio dita, palmi delle mani e cosce con le schegge di vetro e della carrozzeria sparse ovunque. Mi getto sull’asfalto debole e mi allontano un po’ a carponi, poi mi sdraio supino respirando agitato e sfinito.
La testa mi fa un male atroce.
-SHINICHI!- la voce di mia mamma, che come mi aveva detto stamattina mi ha raggiunto davanti alla scuola, risuona nella via mentre un po’ di passanti e il conducente dell’altra auto si avvicinano preoccupati confabulando sull’incidente a cui hanno appena assistito.
Mia madre mi mette la testa sulle sue gambe sedendosi a terra e mi schiaffeggia una guancia per evitare che svenga.
-Shinichi, guardami. Come stai? Oh santo cielo…!- chiede agitata mentre io mi porto una mano alla testa gemendo forte. Guardandomi le dita le ritrovo coperte di rosso scarlatto e mi rendo conto che la guancia e il collo sono attraversati da un rivolo copioso di sangue caldo.
Kogoro intanto, dentro la macchina, si riprende dallo shock.
-Stai bene Ran?- domanda agitato voltandosi verso la figlia, che annuisce impaurita -Tranquilla tesoro, adesso usciamo, andrà tutto bene- le dice poi trafficando con la sua cintura dopo aver slacciato la propria, ma quella di Ran non si slaccia. Lei lo guarda agitato mentre lui scuote la testa.
-Tranquilla, non agitarti. Ora esco, ma torno subito, ok? Vado a prendere qualcosa per tagliare la cintura- le dice stringendole forte una mano, poi esce anche lui dal finestrino disintegrato della sua portiera. Si riversa sull’asfalto come me, e corre agitato e barcollante sulle ginocchia, che ha violentemente sbattuto, verso un negozio .
Mi metto a sedere con mia mamma accanto che mi fissa agitata mentre arriva il conducente dell’altra auto.
-Io… siete passati col rosso e…- tenta di dire impaurito, quando la macchina di Kogoro prende fuoco sul davanti con un boato. Sento l’urlo di Ran provenire dall’interno e una forza innaturale, di cui non conosco nemmeno la fonte, ma poi capirò essere l’Amore, si impossessa di me. Mi alzo di scatto e corro verso la macchina mentre mia mamma urla terrorizzata:
-NO SHINICHI!-
Entro in macchina dal finestrino rotto sentendo subito una vampata di calore e incrocio lo sguardo terrorizzato di Ran.
-Shinichi!- esclama piangendo mentre traffica con la cintura -Si è bloccata-
-Calmati- le dico studiando la situazione, ma mi è difficile.
La testa fa male.
Ho paura.
Ma devo stare calmo… Trovare una soluzione… Una soluzione…
-Passami la tua cartella- le dico notando la borsa blu che è finita in mezzo ai suoi piedi nonostante tutti quei giri che ha fatto la macchina. La prende con mani tremanti e me la passa, la apro con gesti bruschi, tirando fuori dal suo portapenne un paio di forbici. Taglio la cintura lanciando occhiate preoccupato al davanti dell’auto che sta bruciando: non abbiamo molto tempo prima che…
-Fatto- esclamo qualche secondo dopo afferrandola per un braccio, poi mi alzo in piedi, la macchina è ancora in verticale, mettendo un piede tra lo spazio che c’è tra il cruscotto e il volante e l’altro sul poggiatesta del sedile del conducente. Faccio uscire il busto fuori dall’ormai inesistente finestrino e tiro su Ran per le braccia. Uscendo si graffia e si ferisce dappertutto, e anche io se per questo. Proprio nel momento in cui scendiamo, sento un rumore che non mi piace affatto.
-Attenta!- urlo spingendole il viso contro il mio petto mentre l’auto esplode, sbalzandoci lontani. Fortunatamente, anziché Ran, sono io quello che striscia per terra consumandosi i primi strati di pelle per metri e metri. Dopo qualche secondo, o ore, ci fermiamo e sospiro sollevato: è salva.
Alza il viso e mi guarda incerta, mentre io le sorrido con una smorfia di dolore.
-Stai bene?- le chiedo e lei annuisce.
Apparte qualche graffio, è illesa per fortuna.
Devo notare però, mentre la guardo sollevato e incantato dai suoi occhi, che i suoi capelli non sono più lucidi e profumati come qualche minuto fa…
-RAN!-
-SHINICHI!-
Urlano in coro mia madre l’oji-san correndo verso di noi terrorizzati e pallidi in volto.
-Ran stai bene?!- domanda Kogoro abbracciando la figlia dopo essersi gettato a terra. Lei annuisce rispondendo all’abbraccio, poi si volta verso di me, che mi metto seduto.
-Sarà bene chiamare un’ambulanza…-
-Fatto- dice mia madre mentre sentiamo anche le sirene della polizia avvicinarsi. L’ispettore Megure scende dalla sua auto e ci viene in contro sorpreso.
-Santo cielo! Che… Mouri, state…?-
-Sì ispettore- risponde l’interpellato alzandosi  mentre arriva anche l’ambulanza. Guardo mia mamma confuso e lei mi sorride.
-L’ha chiamata l’altro conducente… Oh tesoro, stai sanguinando così tanto- mi accarezza  preoccupata la guancia non coperta di sangue mentre arrivano i barellieri per portarci via.

***

-Stai bene, ne sei sicura?- le domando per l’ennesima volta mentre i suoi occhi si riducono a trattini.
-Invece di preoccuparti di me, che sto bene, pensa a te: sembri una mummia- mi ripete stizzita mentre in piedi, in una saletta soleggiata dell’ospedale, indica le mie braccia.
Effettivamente sono del tutto fasciato: dalla testa agli avambracci, alle gambe. La mia divisa scolastica si è sbrandellata del tutto in prossimità dei gomiti e delle ginocchia.
-Ma guarda te!- esclamo fingendomi stizzito -Io mi preoccupo e lei mi dice chiaramente di farmi i fatti miei! Bella fidanzata!-
Poco lontano da noi Kogoro e mia madre, dopo aver parlato con i medici ed essersi assicurati che, più che qualche ferita e il mio piccolo trauma cranico, stiamo bene, ci osservano.
-Kogoro- comincia mia mamma attirando la sua attenzione -Non capisci? La ama davvero… Ha rischiato la vita per lei…-
-Mnghf- mugugna lui osservandoci con le braccia incrociate al petto.
-Senti- dice mia madre non soddisfatta -Li vedi anche tu, no? Insomma, nessuno ha mai vietato a te e Eri di vedervi! Come ti saresti sentito tu se ti fossi trovato nei suoi panni?-
Kogoro si stacca dal muro a cui era appoggiato e sospira chiudendo gli occhi.
-Ho capito Yukiko- dice poi raggiungendoci. Sia io che Ran ci voltiamo preoccupati verso di lui.
-Ci ho riflettuto, - comincia guardandomi -effettivamente ho esagerato con te moccioso… Ho deciso di darti… diciamo una possibilità…-
-Vuol dire…- gli occhi di Ran si illuminano
-Sì- annuisce un po’ imbrocianto lui -Potete stare insieme e non ti cambierò di sez…-
-GRAZIE!- urla lei saltandogli al collo e stritolandolo.
Mi sento sconvolto: è bastato un gesto eroico per fargli capire che sono un ragazzo serio?!
Wow!
Anche io lo ringrazio, ma lui mi rivolge comunque un’occhiataccia.
-Ti tengo d’occhio moccioso detective- mi sussurra minaccioso mentre io ridacchio
Ok, non è convinto che sia un ragazzo serio.
Ma è pur sempre qualcosa…

***

-Eeeeeetciùùùùùù!- starnutisco violentemente soffiandomi poi il naso già stra-irritato dal mio raffreddore -Cavolo!- impreco spaparanzandomi meglio sul divano dell’ufficio dell’agenzia. Collaboro con Kogoro da qualche settimana nella risoluzione dei casi ormai, ed è già il detective più famoso del Giappone!
Ovviamente lascio a lui tutti i meriti delle risoluzioni dei casi, ma in realtà sono io a suggerirglieli in ogni modo possibile e inimmaginabile.
Perché lo faccio?
Semplice: per Ran. 
E la cosa non mi secca affatto, perché vedere il suo viso sorridente alla fine dei casi ripaga tutti i miei sforzi.
-Prendi- Ran mi lancia il terzo pacchetto di fazzoletti di questa giornata, lo afferro al volo e lo poso sul tavolino.
-Dannazione…- impreco ancora mentre lei mi si siede accanto e mi passa una mano sulla fronte.
-Per fortuna non sembra che tu abbia la febbre- dice qualche secondo dopo mentre Kogoro ridacchia dietro il giornale, seduto alla sua scrivania.
-Il grande Detective Mouri colpisce ancora!-  urla ridendo come un idiota mentre ci mostra il giornale spiegazzandolo tutto e agitandosi sulla sedia con le rotelle. Io e Ran lo osserviamo con gli occhi ridotti a trattini, poi qualcuno bussa alla porta.
Un ragazzo con la pelle scura, un cappellino calato sula fronte, jeans e giubotto turchese fa capolino sulla soglia incuriosendoci tutti.
-Sì?- domanda Kogoro posando il giornale sulla scrivania stizzito per essere stato interrotto mentre il nuovo arrivato entra nell’agenzia.
-Sto cercando Shinichi Kudo- dice con uno strano accento.
Kansai?!
-Sono io- rispondo con voce raffreddata alzandomi in piedi. Sorride con il volto seminascosto e io aggiungo sospettoso e irritato -Tu chi saresti?-
-Giusto, non mi sono ancora presentato…- dice levandosi il cappello sorridendo furbetto e rivelando un paio di occhi verdi smeraldo e la carnagione scura del viso -… Mi chiamo Hattori Heiji, Detective-



Mangakagirl's Corner:
Minna Konnichiwaaaaaaaaaa!!!
T.T
BUAHAHAHHAHAHAHA!
ok gente, siamo arrivati al capolininea di questa fict!!
e sono così tristeeeeeeeeee!!!!! ><
allora, *snifff...* parliamone *snifffff....*
come vi è sembrato???
è una degna fine??? *^*
ho soddisfatto le vostre aspettative????
T.T
scusate se piango ma... è più forte di me!
mi mancherà questa fictttttt!!!!!!! ><
comunque ho grandi notizie x voi!! ^^
1. questa fict avrà un seguito al 99 % 
non potevo mica scrivere il finale con Hattori campato così x aria, c'è tutta una logica dietro xD
2. torno presto (e presto davvero) con nuove OS
ringrazio tutti TUTTI coloro che mi hanno seguita, che hanno recensito e che hanno aggiunto la storia tra le preferite, seguite o ricordate:
MINNA ARIGATò v.v
grazie di cuore <3
vi aspetto di nuovo nelle mie prossime fict, spero mi seguirete ancora!!!! :)
un bacio, vostra
mangakagirl!!!

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