A Million Other Things

di paoletta76
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 ***
Capitolo 11: *** 11 ***
Capitolo 12: *** 12 ***
Capitolo 13: *** 13 ***
Capitolo 14: *** 14 ***
Capitolo 15: *** 15 ***
Capitolo 16: *** 16 ***
Capitolo 17: *** 17 ***
Capitolo 18: *** 18 ***
Capitolo 19: *** 19 ***
Capitolo 20: *** 20 ***
Capitolo 21: *** 21 ***
Capitolo 22: *** 22 ***
Capitolo 23: *** 23 ***
Capitolo 24: *** 24 ***
Capitolo 25: *** 25 ***
Capitolo 26: *** 26 ***
Capitolo 27: *** 27 ***
Capitolo 28: *** 28 ***
Capitolo 29: *** 29 ***
Capitolo 30: *** 30 ***
Capitolo 31: *** 31 ***
Capitolo 32: *** 32 ***
Capitolo 33: *** 33 ***
Capitolo 34: *** 34 ***
Capitolo 35: *** 35 ***
Capitolo 36: *** 36 ***
Capitolo 37: *** 37 ***
Capitolo 38: *** 38 ***
Capitolo 39: *** 39 ***
Capitolo 40: *** 40 ***
Capitolo 41: *** 41 ***
Capitolo 42: *** 42 ***
Capitolo 43: *** 43 ***
Capitolo 44: *** 44 ***
Capitolo 45: *** 45 ***
Capitolo 46: *** 46 ***
Capitolo 47: *** 47 ***
Capitolo 48: *** 48 ***
Capitolo 49: *** 49 ***
Capitolo 50: *** 50 ***
Capitolo 51: *** 51 ***
Capitolo 52: *** 52 ***
Capitolo 53: *** 53 ***
Capitolo 54: *** 54 ***
Capitolo 55: *** 55 ***
Capitolo 56: *** 56 ***
Capitolo 57: *** 57 ***
Capitolo 58: *** 58 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


Non sarai re, ma che t'importa..? Puoi essere un milione di altre cose.. con le tue capacità, con il potere che hai fra le dita.. puoi guarire, puoi salvare.. puoi essere più che un re.
 
Quelle parole. La voce della donna che le aveva sussurrate, ad un soffio dal suo viso. Non era più riuscito a scacciarle dalla testa. Per quanti sforzi facesse, l'avevano riempita fino a fargli credere che sarebbe scoppiata da un momento all'altro, e poi l'avevano seguito ed accompagnato seguendo tutti i suoi passi, fino a qui.
 
Quelle parole, e la donna che aveva avuto il potere di cambiargli la vita.
 
Chiuse gli occhi, lasciando che il paesaggio continuasse a scorrere oltre il finestrino, poi si lasciò andare ad un sorriso, divertito. Da qualche parte, all'interno dello yacht, la voce chiara e un po' ironica di Tony Stark stava esercitandosi in uno degli ormai consueti battibecchi condivisi con Steve. Li immaginò seduti fianco a fianco in plancia, intenti a giocare a chi aveva l'ultima parola su come si guida un natante, e sorrise di nuovo.
 
- Toh, guarda! Parlano di te. Mi stai diventando decisamente troppo famoso, dottor Lucas.
Natasha ne approfittò per sedersi al suo fianco lungo quella poltroncina decorata da cuscini rossi ed oro, puntando quel nasetto peperino allo schermo tv agganciato accanto al finestrino.
- Eh, sì. Troppo troppo, famoso. Non è che ci stai giocando qualche altro scherzetto?
 
A quella che doveva essere una battuta, il giovane si rabbuiò. Non voleva ricordare. Non doveva, ricordare. O avrebbe provato di nuovo a rompere il fragile equilibrio faticosamente raggiunto.
Sotto la camicia, la ferita sembrava tornare a bruciare. Sembrava chiamarlo, ricordargli a piena voce che quello che stava facendo non era ancora abbastanza, per ripagare i propri peccati. Che non lo sarebbe mai stato.
 
Meritavo di morire..
Deglutì amaro, cercando di eliminare il nodo che ogni volta gli chiudeva la gola.
 
La mano della ragazza gli raggiunse la spalla, e il suo tono si fece materno:
- Scherzo. Lo sai tu per primo, che non lo faresti mai. Però questa cosa del premio..
Arricciò le labbra in una piccola smorfia, strappandogli di nuovo un sorriso, mentre la giornalista continuava a riempire lo schermo e l'aria con la sua voce entusiasta.
 
Il dottor Lucas Lawson riceverà domani a L.A. il Charity Award per il suo primo romanzo, "bambini mai nati". Il medico canadese, noto per l' opera di soccorso all'infanzia nei paesi devastati dai conflitti, attiva da più di un anno con il sostegno della Stark Enterprises, e soprattutto per l'aura di riserbo di cui si circonda da sempre, mostrerà per la prima volta il proprio volto al pubblico.. 
 
In sottofondo, scorrevano le immagini delle missioni più recenti. Campi di fango e sterpaglia, occhi di bambini grandi e colmi di dolce malinconia, i volontari dei centri medici ormai disseminati su tutto il pianeta. E l'ombra del giovane fondatore che finora aveva parlato solo tramite il fidato portavoce e socio. 
 
- Sei sicuro di volerlo fare?
L'immagine reale di Bruce si sovrappose a quella virtuale di un'intervista, l'ennesima, sostenuta come braccio destro del dottor Lawson.
- Non salirò su quel palco, Banner.- il giovane scosse appena il viso, passando poi nervosamente le dita fra i capelli corvini - lo sai meglio di me.
- Pensare che eri quello con le manie di protagonismo..
 
Lucas sorrise, e sembrò di vedere una scintilla di pura allegria in quegli occhi di cristallo.
- A proposito di protagonismo..
 
Ecco Tony, allegro e pronto a festeggiare. A modo suo, calici, whisky e sagaci battutine. Riempì un bicchiere, due, tre, mentre la stanza si riempiva degli amici e la voce di Jarvis dava oltre le sue spalle le coordinate di viaggio.
- No, grazie..- il giovane tese la mano a mò di difesa, facendo leggeri cenni di no con la testa.
- Ma come! - insistette Tony - è il tuo giorno, bisogna festeggiare! 
- Innanzitutto è il nostro, giorno. Me l'avete ripetuto allo sfinimento, che siamo una squadra, che siamo una famiglia. 
- E si è dimostrato vero.- Pepper sollevò un calice colmo di rassicurante Pepsi, accomodandosi accanto a Natasha e passando una carezza sulla pancia ormai molto tonda ed evidente.
- Lo so, ma..
- Ma cosa, dottor Lucas! - replicò l'altra ragazza - sei arrivato fin qui, e mica tutto grazie a noi.. soprattutto grazie a te, ai tuoi sacrifici. E non dire che non ne hai fatti.
- Già.. ma non salirò comunque su quel palco. 
 
Un moto di protesta scosse i presenti.
- Potete dire e fare quello che volte; mi ci avete trascinato voi, fin qui. Ma arrivo a Los Angeles e basta. E' un no. Il premio lo ritirerà il mio socio.- lui indicò Bruce, che dal proprio angolo scuoteva la testa, a dire come al solito..
- Almeno festeggiare. Qui, fra i parenti.- ghignò Tony, insistendo col bicchiere fra le dita.
- No, davvero..
- Me ne devi uno.
 
Il giovane sorrise ancora, si morse appena le labbra prima di accettare.
 
Se non vi dispiace, accetterei quel drink..
 
Lasciò che il proprio bicchiere toccasse quelli di tutti gli altri, mentre oltre il finestrino il paesaggio cambiava e Jarvis annunciava l'ormai prossimo avvicinamento a Los Angeles.

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Capitolo 2
*** 2 ***


La luce lo avvolse, bianca e quasi accecante, costringendolo a proteggersi con gli occhiali da sole.
D'istinto, cercò la figura protettiva di sua moglie, e si sentì al sicuro solo quando quelle dita piccole e tiepide intrecciarono le sue.
- Vostra altezza..- la donna piegò appena il viso, regalandogli un sorriso bellissimo e sincero.
Alla smorfia del marito, si portò la mano libera alle labbra, sgranando peperina gli occhi:
- Scusate, dottor Lucas..
- La pianti, di prendermi in giro? Una volta non ti saresti azzardata a tanto, Lady Sif..
- Una volta, non mi sarei azzardata neanche a toccarti, mio principe..- replicò lei, ancora più divertita - ti detestavo fino alle punte dei capelli..
 
Già. Una volta..
 
Tre anni, per la precisione. Almeno sul pianeta terra. Un tempo più lungo e dilatato, a casa.
Asgard.. il pensiero corse lontano, e si ritrovò a provare una struggente malinconia. 
 
Proprio tu, che quel regno lo odiavi.. la città a cui hai donato tutto il tuo rancore..
 
Eccola. La ferita chiamava di nuovo, costringendolo a bloccare i propri passi a metà del molo, a sciogliere la mano da quella della moglie per portarla conto il proprio torace, e premere come avesse dovuto fermare il sangue in quell'istante.
- Tutto bene?
La voce di Sif lo salvò dall'incubo. 
- Sì..
- Sei pallido da morire.- lei piegò il viso ad indagare in quello del marito.
- Lo sono sempre stato, Sif. L'abbronzatura non è proprio il mio forte. E neppure i bicipiti - lui estese una smorfia alla figura del fratello, che li precedeva giocando con Clint a chi aveva più muscoli.
- Che importa.. io il marito lo volevo intelligente.- lei sollevò le spalle, con quell'espressione un po' bambina che l'aveva fatto innamorare. 
 
Sorrise, raccolse di nuovo la sua mano e riprese i propri passi.
 
Aveva smesso anche di dirglielo, di quelle fitte insolenti. La ferita s'era rimarginata da un pezzo, ne era rimasta soltanto una cicatrice lunga una decina di centimetri poco sotto la linea delle costole.
L'avrebbe spaventata, confessandole che non aveva mai smesso di pensarci.
 
Non credere che non ci proverò di nuovo..
 
Le parole gli erano sfuggite dalle labbra, un soffio. Eppure suo padre le aveva sentite.
Ricordava le mani sul vetro, freddo e liscio, della finestra che dal corridoio nord dava sul cortile reso candido dalla neve. Ricordava il tingersi di blu dei palmi, prima di ritirarli e vederli tornare del solito colore.
 
Il mostro di cui i genitori parlano ai figli quando vanno a dormire..
 
- Hai avuto la tua seconda possibilità, ragazzo mio. E la risposta è sì, il prezzo è la tua vita. Ma non così. La userai per ripagare con il bene tutto il male che hai fatto. 
- Ho ucciso i miei figli.. non basterà mai..

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Capitolo 3
*** 3 ***


Per l'ennesima volta, il dottor Lawson non ha smentito la propia fama di personaggio controverso e misterioso, lasciando la gloria dei riflettori ai più stretti collaboratori...
 
La giornalista doveva avercela proprio con lui.
 
Certe volte sono davvero fastidiosi, questi midgardiani..
- Che le importa, della faccia che ho..- protestò, tendendo appena la mano contro lo schermo - dovrebbe parlare del nostro lavoro..
- Che vuoi farci..- seduto al suo fianco nello stesso angolo che aveva occupato all'andata, Bruce cacciò un sospiro - sono curiosi. Giriamo il mondo senza sosta, non si fa che parlare di te. Vorrebbero sapere se sei vero o solo un fantasma inventato dai media. E stanno iniziando a credere nella seconda ipotesi.
 
Il giovane spostò lo sguardo verso il mare aperto.
- Forse hanno ragione; sono un fantasma..

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Capitolo 4
*** 4 ***


Non sarai re, ma che t'importa..? Puoi essere un milione di altre cose.. 
 
La voce continuava ad insistere, soffiava leggera quelle parole al suo orecchio. Chiuse gli occhi, e riaprendoli trovò un luogo familiare.
 
La reggia di Asgard aveva il più bel giardino d'inverno che mai si fosse visto nei nove regni. 
Le mura lo circondavano e proteggevano dai raggi troppo caldi del sole estivo e dai venti freddi del nord, e grazie alle sapienti mani della regina e delle sue dame più fidate, regalava ad abitanti ed ospiti colori e profumi indimenticabili.
Ne conosceva ogni angolo, compresi quelli più segreti. In parte grazie alle lunghe passeggiate fianco a fianco della madre da bambino, in parte ad un discreto spirito d'iniziativa ed a quell'agilità nell'intrufolarsi che a suo fratello decisamente mancava.
 
Ricordava chiaramente la prima volta in cui aveva raggiunto lo spazio che la regina teneva gelosamente sotto chiave. Lì il muro si faceva appena più alto, decorato da rampicanti fioriti dotati di pericolose spine.
La prima volta s'era graffiato le mani, ed era stato parecchio difficile riuscire a nasconderlo. Le successive un po' meno, grazie ad un pizzico di magia.
 
Il giardino segreto era oltre l'immaginazione. Le rose candide della regina vi crescevano libere, senza schemi, quasi selvagge, e non vi erano sentieri. Unico punto di riferimento, il gazebo di legno e tessuto che vi stava al centro a mò di custode.
Ricordava di averlo osservato a lungo, a labbra schiuse, completamente stregato. E quel luogo era diventato la meta preferita di ogni fuga dal mondo, il custode della sua innocenza di bambino.
 
Poi era successo tutto, ed il giardino segreto era diventato rifugio per le occasioni, sempre più frequenti, in cui il dolore lo assaliva misto a rabbia, senza lasciare scampo alla sua testa ed al suo cuore.
 
Ricordava di esserci rimasto quasi un giorno, dopo che la voce di suo padre gli era entrata nel petto come una lama. 
 
C'era un bambino, fra le rovine.. appena nato, troppo debole per sopravvivere fra i ghiacci..
 
Suo padre era caduto nel sonno del dolore, suo fratello in esilio per il troppo orgoglio, lontano da lì. Sua madre aveva messo lo scettro nelle sue mani.
Un giorno, entrambi sarete re..
 
L'aveva desiderato con tutto il suo cuore, ed era stato geloso ed invidioso al sapere che quel posto sarebbe stato solo del fratello. Eppure..
Perché lo scettro fra le dita non gli restituiva le sensazioni che aveva sognato? Perché quel presagio nero?
 
Aveva congedato con freddezza i guerrieri, dopo essersi presentato come il loro nuovo sovrano. Aveva indetto una serata di gala per ufficializzare l'insediamento, e lasciato che i nobili storcessero il naso.
Aveva sperato che il padre non si svegliasse più, ed elaborato un piano per dimostrargli di essere l'unico erede degno di quel trono. Aveva tutto pronto, tutto sotto controllo. Eppure, l'aveva sognato.
 
Insignificante, s'era detto. Eppure quel sogno non voleva lasciargli in pace il cuore.
Il bambino non aveva più di due anni, e giaceva immobile sulla strada, fra polvere e sangue. La scena non avrebbe mai impressionato il dio degli inganni; non si era mai fatto scrupolo di uccidere senza fare distinzioni. 
Il bambino aveva i suoi stessi capelli, e quegli occhi socchiusi erano dello stesso cristallo dei suoi.
 
Provò a scacciare quel pensiero come un insetto fastidioso, indossando la maschera del monarca in trionfo e dirigendosi a passi decisi verso il salone delle feste.
Attorno, oro, luci e brusio.
 
Come ben saprete, il Padre ha avuto un malore e riposa temporaneamente nel sonno celeste. L'esilio del primogenito ha reso me il vostro sovrano.
 
- Per ora.
Dall'angolo del salone, Sif protestò a denti stretti, certa comunque che nessuno l'avesse sentita.
- Qualcosa da suggerire, Lady Sif? - ironica e velata di rancore, la voce del principe si levò sui presenti, costringendoli a voltarsi verso la donna e ponendola al centro dell'attenzione.
L'aveva vista voltare i passi e scomparire a pugni chiusi.

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Capitolo 5
*** 5 ***


 
Il giardino d'inverno sembrava abbandonato, triste, sospeso come tutto il regno, in attesa che Odino tornasse a vegliare su di esso, in attesa che l'odiato principe ribelle tornasse al proprio posto o scomparisse per sempre.
 
- Accidenti!
Loki scese oltre il muro, constatando con un pizzico di rabbia come non avesse mai smesso di graffiarcisi le mani. Gli bastò stendere i palmi, e la pelle tornò liscia come prima.
Un sorriso, muovendo qualche passo verso il gazebo. Un moto di fastidio, notando che lo spazio su cui era solito distendersi per riposare e riflettere era già occupato.
 
Capelli corvini sparsi e ribelli oltre un paio di spalle vestite di bianco. Scarsamente, vestite.
Una smorfia gli dipinse il viso.
 
- Pensavo di essere l'unico, a conoscere questo posto.. - le si avvicinò, osservandola dall'alto.
- Anch'io.- replicò Sif, con tono leggermente nervoso, senza accennare a spostarsi.
- E' il giardino segreto di mia madre..- lui le si sedette accanto, provando ad esercitare il proprio diritto di prelazione.
- Non è tua madre.- replicò lei, priva di tono, senza neanche guardarlo.
Gli diede l'effetto di una pugnalata in pieno petto.
 
Chiuse gli occhi, prendendo lentamente fiato e stendendosi spalla a spalla con lei. Gli sfuggì una lacrima, rigandogli la guancia fino a bagnare il legno sotto la sua testa.
 
Sif non lo temeva. Non riconosceva nessun'autorità, non temeva alcuna punizione. Era sempre stato così, fin da quando erano ragazzini. Lo detestava e basta, ed era un'altra inspiegabile fonte di dolore.
 
- Stai male, vero?
Quella voce lo colse alla sprovvista, costringendolo a voltare il viso verso di lei.
- Guarda che ti ho visto, altezza. Quella che porti là fuori è una delle tue tante maschere.
Il tono mal celava disprezzo e rancore, ma Loki riuscì a sentirci anche una nota di compassione.
- Anche tu..?
Sif aggrottò le sopracciglia, alzandosi e posizionandosi con il peso del corpo sui gomiti, in modo da guardarlo in faccia senza dargli scampo.
- Mi odi anche tu.. ma forse è giusto così.. sono un mostro..- replicò, la voce leggermente incrinata.
- Sì, ti odio. Ti odio con tutto il cuore, dio degli inganni. Detesto l'uomo che sei diventato. Conoscevo un ragazzo mille volte migliore di te.
Sif tornò a sdraiarsi contro la spalla del nemico, mantenendo quel tono triste.
- Ti ha raccolto dalle rovine e portato fin qui. Magari aveva dei piani, magari non sono proprio quelli che credi tu.
- Smettila..
- Guarda che lo so, cosa si prova. - lei alzò sensibilmente la voce, continuando a fissare la volta del gazebo - ho voluto diventare una guerriera. Io, che sono una donna. Una di quelle che le convenzioni vogliono a casa, accanto ai figli ed a uno sposo che altri hanno scelto per loro. Ho voluto diventare una guerriera e solo tuo fratello mi ha sostenuto, contro tutto e contro tutti. L'ho voluto fare perché mio padre voleva un figlio maschio, e non mi ha mai amato. Odino ti ha raccolto, e ti ha cresciuto. Ha fatto molto di più di quanto abbia fatto mio padre per me. Eppure, ci siamo comportati allo stesso modo, per dimostrare che esistiamo. Io ho cercato di essere il figlio che desiderava. E tu vuoi renderti l'erede perfetto.
- Sif..
- Abbiamo sbagliato tutto.
- Smettila.
- Che sarebbe stato, di te, se fossi rimasto a Jotunheim? Non credo saresti qui a parlare con me.. perché non pensi a questo, invece che ai piani politici e a tutti quegli intrighi con cui ti torturi il cuore?
Il tono della ragazza ora s'era fatto di disperata protesta. Gli mise quasi paura.
- Che diavolo dici..? - si sollevò su di lei, scorgendo occhi liquidi di lacrime. 
Non l'aveva mai vista piangere. A dire il vero, non l'aveva mai vista tanto debole e triste prima di quel momento. E non riusciva a capire perché si fosse confidata proprio con lui.
- Già..- lei sembrò leggergli quel pensiero nello sguardo, e si asciugò veloce il viso col dorso della mano - ti odio, e lo vengo a dire proprio a te..
- Mio fratello è in esilio.- lui sollevò le spalle, con il tono di qualcosa di ovvio.
Lei scosse la testa, prima di sollevarsi a sedere ed interrompere il contatto.
- A lui non ne ho mai parlato. 
- Ma tu mi odi.. perché?
Sif sollevò le spalle, voltando il viso dall'altra parte.
- Sei sempre stato superiore a tutti quanti, e ce l'hai sempre fatto pesare. E' per questo, che ti odio. E pensare che hai fra le dita un dono immenso.. ti stai buttando via.
- Stai farneticando.- lui si sollevò di scatto, cercando di recuperare autorità e di difendersi da quelle parole.
- Forse non è questo il tuo destino. - lei riprese quel tono di protesta disperata che aveva il potere di intimorirlo più delle minacce - magari non diventerai un re.. ma che t'importa? Puoi essere un milione di altre cose..
 
Ricordava di aver levato il passo, cercando di non ascoltare un'altra parola. Ma quelle.. quelle gli erano rimaste impresse come un marchio a fuoco.
 
Forse aveva ragione lei, pensò, riprendendo il proprio posto ed indossando di nuovo l'elmo dorato e la maschera del dio degli inganni. Forse era proprio quella, la verità. Ecco, perché faceva così male..
 
La cercò più volte, con lo sguardo, sperando di vederla fra la gente che popolava la sala dei banchetti.
La individuò solo molto più tardi, quando già le danze erano nel vivo, in mezzo ad un gruppetto di dame dalla forzata allegria. Anche lei aveva indossato di nuovo la propria fedele maschera da temeraria ed ironica guerriera.
 
- Mi concedete questo ballo, Lady Sif? - le si avvicinò senza neanche sapere come i piedi lo avessero guidato fin lì.
 
Di fronte a quella mano tesa ed a quel sorriso che mal celava perfidia, Sif s'irrigidì, trattenendo i pugni raccolti fra loro sul vestito. Squadrò il principe da capo a piedi, e sollevando appena il naso rispose:
- No.
- Osate sfidarmi? - lui piegò appena il viso, facendosi più vicino.
- No, vostra altezza..- lo sguardo di lei si fece dolce, penetrante. Poteva sentirlo entrargli nel petto ed uscire dalla schiena - ma non ballo col dio degli inganni. Avrei concesso la mia mano al principe Loki, ma temo che questa sera non sia stato invitato.. e mi dispiace molto.
 
Gli voltò le spalle, dirigendosi a passi stanchi verso l'ampia terrazza immersa nel buio.
 
Loki non riuscì a fermarla. Le sue parole.. e il tono con cui le aveva pronunciate, il suo sguardo.. avevano avuto lo stesso potere di un incantesimo, congelandolo al centro della sala.
Si lanciò uno sguardo intorno, certo che nessuno avesse sentito parole oltre al no deciso con cui la donna aveva rifiutato il ballo.
Gli occhi di tutti erano puntati sul nuovo re, sembravano chiedergli quale sarebbe stata la sua prossima mossa. Avrebbe punito la sfrontatezza di Lady Sif? L'avrebbe fatta incatenare? L'avrebbe esiliata come il Padre aveva fatto con Thor?
 
Quegli sguardi gli diedero l'effetto di mille punture. Veloce e nervoso, si sfilò l'elmo e levò il passo verso la terrazza. L'espressione del suo viso denotava tutto meno che il desiderio di concederle il perdono.
 
- Sif.
La chiamò una, due volte. Non ebbe risposta, dal buio che avvolgeva la terrazza. 
Poi la vide. Quasi rannicchiata contro la balaustra di marmo, quell'abito bianco e leggero che la circondava ondeggiandole attorno ai fianchi come una nuvola di veli.
La raggiunse, e scoprendole il viso notò per la prima volta quanto fosse bella.
- Sif..- il suo tono si fece più dolce - si può sapere che ti succede?
- Lasciatemi in pace, maestà..- replicò lei, con la voce ridotta ad un soffio, senza staccare gli occhi dall'orizzonte.
 
Adesso si sarebbe inviperito, pensò. Sarebbe andato su tutte le furie, per quell'orribile mancanza di rispetto. Dopotutto, giusto o sbagliato, l'uomo che le respirava accanto era il suo re, e su di lei aveva qualunque potere, anche quello di torturarla o ucciderla per un capriccio.
Non gliene importava più nulla.
 
Per questo, la mano di Loki a sfiorarle il viso fu qualcosa di totalmente inaspettato.
Le sue dita scostarono appena un ciuffo di capelli, sfiorarono lentamente il suo collo, poi la guancia.
Sollevò lo sguardo, sorpresa più che intimorita, accorgendosi di come fosse fredda quella mano rispetto alla propria pelle.
- Sei gelido..
Lui abbassò gli occhi. Avrebbe dovuto essere una cosa normale; del resto, era un gigante di ghiaccio. La cosa che neanche lui riusciva a capire era il perché il suo freddo stesse cercando il tepore della donna che lo odiava da sempre.
Fece per scostarsi, e stavolta fu lui, ad esserne sorpreso. La mano di Sif tratteneva la sua contro la guancia, sembrava volerglielo concedere, un po' di quel tepore. Si specchiò nello sguardo verde della donna, e il dio degli inganni si dissolse nell'aria della notte.
- Sono felice che tu sia arrivato..- disse lei, chiudendo gli occhi in un sospiro. 
 
Sorrise; aveva capito.
Sif non l'aveva mai odiato. Aveva solo aspettato di vedere in lui l'uomo migliore che da una vita cercava di nascondere nel profondo.
Appoggiò la fronte a quella della donna, e smise di pensare.
 
Le labbra del gigante di ghiaccio non erano per niente fredde, pensava Sif, continuando a cercarle come quelle cercavano le sue. Un bacio, e poi un altro, avvolti dal buio, fino a quando non udirono le prime voci che li stavano chiamando. O meglio, cercavano lei.
 
I tre guerrieri non l'avevano vista tornare, ed avevano temuto il peggio. Trovarla in un angolo della terrazza, così vicina al principe cadetto, mise loro addosso un'inquietudine tremenda, e le mani andarono automaticamente in cerca delle armi appese al fianco.
- Sto bene.- disse lei, percependo la tensione. Si scostò da Loki, che non disse né fece nulla, rimanendo spalle alla balaustra, ad osservarla mentre se ne andava.
 
Sarebbe rimasto il loro piccolo segreto. Una parte di lei avrebbe continuato a detestarlo, e l'altra ad ascoltare il proprio cuore mentre il ritmo dei battiti cresceva ad ogni incontro e ad ogni sfiorarsi.
 
Poi, il piano del dio degli inganni di impadronirsi del trono era fallito. Le sue bugie svelate, Thor finalmente di nuovo a casa, a riprendersi il posto che per diritto gli spettava.
 
Ci sarei riuscito! Per te! Per tutti noi!
No, Loki..
 
La voce di Odino, il suo tono sconsolato. Le dita avevano allentato la presa, e s'era lasciato cadere nel vuoto.

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Capitolo 6
*** 6 ***


 
L'ultima cosa che riusciva a ricordare era l'espressione disperata del fratello, che si allontanava velocemente, la voce che gridava il suo nome.
 
Abbiamo sbagliato tutto..
 
Riaprì gli occhi, e per un istante si sentì completamente perso. Non riconosceva nulla di quel luogo, era consapevole soltanto di essere disteso sulla schiena, su qualcosa di umido e freddo.
Non troppo distante, rumore di acqua che scorreva. E sopra i suoi occhi lo stormire di fronde sconosciute.
 
Dove sono finito..?
 
Provò a sollevarsi, senza esito soddisfacente. Non c'era una minima porzione del suo corpo che non facesse male; in particolare, la schiena e le gambe mandavano fitte tremende.
Poi, la luce. Un fascio di luce fioco, poi sempre più forte. Rumore di passi sempre più vicini, il frusciare delle foglie sotto il peso di uno o due esseri in avvicinamento.
 
Fu quando riuscì a vederli in viso, che capì d'essere precipitato su Midgard.
 
- Unità sette a rapporto - fece uno dei due uomini, parlando dentro la minuscola scatola nera che portava agganciata alla spalla, mentre l'altro lo tastava lasciandogli vedere tutte le stelle del firmamento - abbiamo trovato un uomo, sui trent'anni, bianco. Potrebbe essere un senzatetto, veste abiti strani e stracciati. Sembra che abbia le gambe ed almeno un paio di costole rotte; forse vittima dell'ennesimo pestaggio.
Da oltre quell'aggeggio, qualcuno doveva aver risposto imponendogli degli ordini.
Loki lo vide annuire, poi comunicare all'altro di preparare l'ambulanza.
 
Rimase cosciente per tutto il tragitto, stordito però da tutte quelle luci e quelle voci.
Questi midgardiani, quando ci si mettono sanno fare un orribile casino..
 
- Parli la nostra lingua? - l'uomo si avvicinò alla barella su cui l'avevano assicurato, lasciandogli strizzare gli occhi e poi chiuderli e riaprirli due volte.
- Gli da fastidio tutta questa luce, Al. - replicò l'altro, con tono di rimprovero - abbassale un po'.
 
Questa piccola attenzione non gli dispiacque. C'era un'unica cosa, che riusciva ad apprezzare di questo insignificante popolo. Litigavano, si facevano guerra per una stupidaggine, ma nel momento del bisogno riuscivano a dimenticare tutto e a stringersi fra loro, in aiuto gli uni degli altri.
 
Raccolse il respiro, più lento che poteva, per evitare altro dolore. Provò a sollevare appena le spalle, ed una fitta lo costrinse a tornare sdraiato.
- Resta giù, se non vuoi svenire per il dolore.- l'uomo al suo fianco premette appena sulla spalla, cercando di rassicurarlo - appena saremo in ospedale, ti daranno qualcosa.
 
Roba inutile..
Loki tornò a fissare il soffitto di plastica e lamiera. Le medicine degli umani non avevano alcun potere, sul suo corpo. Unica soluzione, restare il più possibile fermo e rilassato. Questo lo poteva fare.
Inutile anche usare la magia, per rimettere insieme le ossa spezzate. Una guarigione troppo veloce sarebbe diventata sospetta, ed in quel momento l'ultima cosa che voleva era la luce dei riflettori puntata addosso.
 
Si sentiva male, era stanco, debole e coperto di sangue. Aveva solo bisogno di riposare, di ritrovare le forze. Con la luce del giorno avrebbe stabilito cosa fare.

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Capitolo 7
*** 7 ***


Il medico lo congedò dicendogli di ritenersi fortunato. Solo un paio di costole incrinate ed una frattura alla gamba risolvibile in meno di un mese.
Le è andata bene..
 
Loki annuì, leggero, osservando il movimento di quegli esseri in camice verde attorno al proprio corpo. Lo bendarono con delle pezze inumidite, che dopo qualche minuto diventarono scomodamente rigide. Per un attimo, si sentì intrappolato. Prese di nuovo fiato, lento e profondo: il dolore era ormai praticamente nullo, ma meglio non farlo sapere a nessuno.
 
Qualcuno trovò dei vestiti e glieli diede, dicendo che quel poco che restava dei suoi era stato tagliato e gettato via dagli infermieri del pronto soccorso.
Indossò quella camicia e quei pantaloni sentendosi di nuovo come in prigione.
Poco male; mi abituerò anche a questo..
 
Fu quando l'uomo in divisa gli chiese le generalità, che il dio degli inganni non seppe dove andare a parare.
 
Aveva una grande esperienza, in fatto di bugie. Ne aveva sapute snocciolare di stupende, nel corso della sua vita, e qualche volta era riuscito ad ingannare pure suo padre e sua madre.
Non aveva nessuna esperienza di nomi midgardiani.
 
Il poliziotto lo squadrò con sospetto, vedendolo guardarsi intorno come se stesse cercando di temporeggiare.
- Ecco, io..- portò una mano alla testa, recitando la parte del soggetto colpito da amnesia, e contemporaneamente continuando a guardarsi intorno in cerca di suggerimenti utili.
- Lucas..- mormorò, notando quel nome scritto a pennarello su una bacheca, e constatando quanto avesse assonanza col suo.
 
Loki.. Lucas.. bravo. Cerca ancora.. pensò, mentre l'uomo in divisa prendeva nota e si rimetteva in attesa.
Chiuse gli occhi e corrugò la fronte, fingendo di cercare di ricordare.
- Si prenda il tempo che le serve - disse il poliziotto, senza nascondere però una nota d'impazienza - con la botta che ha preso, è normale che faccia fatica.
Si alzò dalla sedia, fece l'atto di uscire:
- Caffè?
Loki lo fissò per un istante, cercando di capire. Cosa?
- Le ho chiesto se vuole un caffè.
- Ah.. ok.. sì. Grazie. - replicò il giovane, quasi stupendosi di quanto stesse recitando bene.
 
Non dico questa parola da quando ero bambino..
Sorrise, leggero.  E riprese ad elaborare le assonanze. 
Laufey. Laufey-son. Laufeyson. Se poteva essere quello che gli umani chiamavano un cognome, questo era il suo. Il figlio di Laufey, re dei giganti di ghiaccio. Per un attimo, gli parve una cosa veramente ridicola.
 
Mi serve qualcosa che gli assomigli..
 
Il suggerimento gli arrivò dallo schermo che, di fronte a lui, trasmetteva immagini di non si capiva quale città. 
La donna parlava velocemente, con un tono quasi eccitato. Sullo sfondo, immagini a cui lui non fece alcun caso; la sua attenzione era concentrata sulla scritta bianca e rossa che compariva sul bordo inferiore dello schermo.
La corrispondente dal Canada, Anna Lawson.
 
- Ecco.
L'uomo in divisa rientrò, sedendosi davanti a lui e coprendogli di nuovo la visuale sullo schermo.
Loki gli caricò addosso una decina di accidenti. Se avesse potuto usare la magia, l'avrebbe trasformato all'istante in una rana. Le labbra s'incresparono in una smorfietta.
- Tutto ok? - l'uomo notò quell'espressione, e si voltò verso lo schermo, che ora trasmetteva i risultati di una qualche partita di baseball.
- Sì..
- Ricorda?
- Sì.. ora sì. Lucas.. Lucas Lawson. Sono un medico, sono.. qui per una convention. Almeno credo..
- Nazionalità? - l'uomo appoggiò il caffè e riprese a scrivere.
- Canada.. canadese. Non ho con me nessun documento.. mi devono essere..
- Probabilmente è stato vittima di un'aggressione a scopo di rapina. Ormai succede più spesso questo, che trovare gente onesta, a New York..- fece il poliziotto, con tono rassegnato.
 
New York.. bene.. pensò Loki. Non era servito più di tanto, per farsi dare le proprie coordinate. E il midgardiano s'era bevuto in pieno la storia del medico canadese.
Sorrise. Raccolse il bicchiere, trovandolo per un attimo insopportabilmente caldo al tatto. Lo portò alle labbra, tornando ad osservare l'umano che scriveva, e sorseggiò un po' a fatica la brodaglia che quello aveva definito caffè.
 
- Che ci faceva, dopo il tramonto, nel parco? Era solo?
- Passeggiavo. Così, per rilassarmi, schiarirmi un po' le idee. Sì, ero solo.
L'uomo quasi prese a sghignazzare.
- Qui non siamo in Canada.- disse.
Loki fu tentato di metterlo con le spalle al muro, prendendolo per il collo. Insolente..
- Da voi è tutto più.. elegante, gentile. Educato.- replicò il poliziotto, quasi a scusarsi della temporanea mancanza di tatto - non credo succedano di queste cose.
- Invece sì..- Loki riprese alla grande la recita, emettendo un sospiro  e fissando un punto sul tavolo - solo che non ci si abitua mai.. ci fidiamo dell'onestà degli altri..
- Ed è allora che restiamo fregati.
Già..  replicò il giovane, con un cenno della mano.
 
Recita perfetta.. dieci e lode, vostra altezza..
Dopo una manciata di minuti, era fuori dall'ospedale, con in tasca un documento falso ed una manciata di dollari appositamente creati grazie alla magia. Fin troppo facile..
 
Era quasi assurdo, come si fidassero facilmente, i midgardiani. Se avesse voluto, un paio di settimane e li avrebbe messi tutti in ginocchio. L'idea lo stuzzicava. 
Un regno. Era un re senza un trono, esule da due dei nove mondi conosciuti. E questo sembrava decisamente il più facile, da conquistare..
 
Basta elaborare un piano..
Del resto, era un maestro, nell'elaborare piani, nello studiare le mosse del nemico. Non era destinato ad avere sempre la vittoria in tasca, questo era vero. Ma anche solo cercare un'idea e lavorarci sopra poteva dargli soddisfazione.
 
Ecco, Loki.. adesso studiati un piano per sopravvivere..
Gli scappò da ridere, sentendo il proprio stomaco che brontolava reclamando cibo. Un sospiro, raggiunse la prima tavola calda disponibile, ed andò a sedersi nell'angolo più defilato.
La vetrina rifletteva un'immagine stanca, provata. Chissà per quanto tempo era precipitato nel vuoto, prima di finire in quel posto.
 
Ordinò la prima cosa che vide scritta sul menu; non male, il sapore, ma niente a che fare con i ricchi pranzi del palazzo reale.
Ecco, adesso ci manca solo che provi malinconia per quella prigione..
 
Non ci sarebbe tornato, ad Asgard. Non da esule sconfitto, non chiedendo perdono come s'aspettavano tutti.
Non era quello, il suo posto.
 
E qual'è, il tuo posto? Questo?
Un boccone, un altro. Uno sguardo distratto verso la strada. 
Fuori era buio, troppo buio. Un'oscurità ostile e fredda, ben diversa da quella che circondava le notti del giardino segreto..
 
Ecco, cosa gli sarebbe mancato. Il giardino, il gazebo delle rose. Tutti i momenti trascorsi in solitudine in quell'oasi di pace.
Chiudeva gli occhi, e vi si rivedeva, sdraiato viso all'aria. Accanto alla sua spalla, la spalla di Sif.
Chissà perché adesso s'era messo a pensare a lei.
 
Non mi manca, non mi manca per niente.. 
Provò a ripeterselo, inutilmente. Ogni pensiero ed ogni immagine lo riportavano lì. Sotto quel gazebo, o sulla grande terrazza. Alle labbra della donna che gli aveva lasciato rubare un po' del proprio calore.
Il cuore sembrò appesantirsi nel suo petto.
 
Sei un dio. Ce la farai anche senza di lei.
- Posso?
Aprì gli occhi, e si trovò davanti la figura imponente della cameriera. La sua mano indicava il piatto ormai vuoto, e lo sguardo mal celava la voglia di toglierselo di torno.
Un'occhiata all'orologio bastò per capire il perché di quell'espressione; erano quasi le tre di notte.. sicuramente la voluminosa umana desiderava tornarsene a casa..
 
Casa.
Merda.
 
Una volta fuori dal locale, prese a guardarsi attorno, senza trovare la forza di muovere un passo. 
Camminare? In quale direzione? Verso casa? Quale, casa?
Non l'avrebbe mai ammesso neanche sotto tortura, ma di casa ne aveva avuta una sola, ed era quella di Odino.
 
Bravo, idiota.. lasciare la presa sullo scettro.. e adesso?
Sorrise. Poi prese a ridere, nevrotico. Era solo, in una città che non conosceva di un pianeta che non conosceva. Tutto per non volerla smettere, di comportarsi da coglione orgoglioso.
Forse aveva davvero ragione Sif.
 
Continuò a camminare, finché quell'accidente rigido che gli avevano piazzato sulla gamba glielo consentì senza provare fastidio.
Un albergo. Niente di elegante, leggermente defilato rispetto al resto delle facciate. Poteva andare.
 
Il portiere non fece domande, riportando distrattamente i dati del falso documento ed allungandogli le chiavi.
La stanza era al secondo piano, affacciata sulla strada. Il letto abbastanza comodo, il bagno grande un decimo di quello che aveva nelle proprie stanze a palazzo.
Un sospiro.
Cazzo, Loki.. ma perché perdi tempo a pensarci ancora? Li odi, li detesti tutti. Detesti quel palazzo, quella città, la maledetta prigione dorata. Nessuno ti ha mai amato, nessuno ti ha mai apprezzato. Hanno sempre finto, con te. E poi dicevano che eri tu, il bugiardo..
 
Uno sguardo oltre la strada, al marciapiede umido e semibuio. Gli occhi si chiudevano, la stanchezza si faceva sentire anche nelle gambe. Si sedette sul davanzale, in modo da avere la destra stesa abbastanza da tagliare quell'orribile roba con un cenno della mano. Se ne liberò in fretta, lasciandola cadere a terra. Poi passò a quella che gli costringeva il torace.
Sfilò la camicia, osservò per un attimo il proprio riflesso nella finestra. Passò la mano come prima e lasciò cadere anche quella.
 
Libero. Finalmente.
 
Un altro sguardo verso la strada, e gli sembrò di vederla.
Lei, Sif.
Non ne era sicuro a 100%, ma quel poco bastò a fargli raccogliere la camicia e correre giù lungo le scale.
 
Sicuramente il portiere aveva pensato che fosse un cretino. Mezzo nudo, fuori in strada con una nottataccia come quella.
Lo vide rientrare e non gli disse nulla; il giovane appariva scosso, nervoso. Come avesse visto un fantasma.
 
Un canadese. Forse una spia, o uno sotto la scorta della protezione testimoni, che aveva visto qualcuno in grado di riconoscerlo. Non aveva la faccia da canadese.
 
Loki non gli fece neanche caso, rientrando in camera a passi stanchi.
Si lasciò cadere sul letto, e bastarono pochi minuti perché i suoi occhi si chiudessero, rimandando il pensiero di Sif a domani.

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Capitolo 8
*** 8 ***


Si svegliò che il sole era già alto. O almeno quel poco di sole che c'era, oltre i tetti umidicci della città. Scese all'ingresso, e gli parve che il portiere lo guardasse con aria insospettita.
Impossibile, che sappia chi sono..
 
- Ma lei lo è davvero, canadese?
La domanda lo sorprese, lasciandogli aggrottare le sopracciglia.
- Scusi?
- Beh.. non sembra proprio, canadese. Voglio dire..
- Non capisco cosa intenda. Che sembro strano? - Loki s'appoggiò al bancone, leggermente irritato - lo sarebbe anche lei, se l'avessero aggredito in un parco, e avesse passato la serata al pronto soccorso.. a quest'ora dovrei essere al convegno..- si massaggiò appena la testa, riprendendo a recitare - lì alla clinica..
- Al Mother Of Mercy? - quello sembrò voler rimediare alla gaffe, mortificato - forse fa ancora in tempo.. non è tardissimo, sono solo le nove.. le chiamo un taxi.
Loki ringraziò, frettoloso, pagando la notte e scivolando fuori. Aveva bisogno d'aria.
 
La clinica appariva magnificente, da oltre il finestrino. Un grande palazzo con le facciate di cristallo, ed una grande scritta luminosa sull'ingresso. 
Il taxi lo lasciò di fronte all'ala del pronto soccorso. Ottimo.. si disse. Non è lo stesso in cui ho passato la serata. Non mi riconoscerà nessuno.
 
Era stato maledettamente fortunato. Centro congressi ala ovest, convegno internazionale di chirurgia d'emergenza. Giorno due, tecniche di soccorso nei paesi in conflitto.
Mosse i propri passi seguendo le frecce colorate, e raggiunse la grande sala in fondo all'immenso giardino.
 
Non era male, quel posto. Ed il relatore gli ricordava il precettore che suo padre gli aveva affiancato da bambino. Come lui, parlava di cose interessanti con un modo ed un linguaggio affascinanti.
A Loki era sempre piaciuto imparare.
 
Nessuno gli s'avvicinò, nessuno chiese nulla. La magia aveva creato per lui un apposito pass e dei vestiti puliti, più un'altra bella manciata di dollari per non rischiare che saltasse la copertura.
 
Adesso si poneva un altro problema. Aveva un'identità, ed eventualmente anche un lavoro. Rimaneva l'incognita casa.
 
La donna dell'agenzia si dimostrò gentile e disponibile. Fin troppo, disponibile, a giudicare da come si muoveva cercando di attirare la sua attenzione verso la propria scollatura.
Gli mise addosso un senso di repulsione tremenda, costringendolo a fare uno sforzo immenso per non stendere una mano e soffocarla spalle al muro.
- Grazie.. le farò sapere.
Scivolò via in fretta, diretto alla prossima agenzia.
 
Un lunghissimo istante ad osservare la vetrina, fingendo di consultare i cartoncini delle offerte e contemporaneamente studiando l'interno. Alla prima scrivania c'era un uomo in giacca e cravatta, piuttosto anziano. A quella più arretrata, quasi nascosta da un pannello pubblicitario, una ragazza.
Capelli castani, quasi neri, tagliati a caschetto con un paio di punte più lunghe ad incorniciarle il viso. Occhiali, maglietta candida decorata da una sciarpina rossa e grigia, aria assorta su carte da consultare.
- Ah, Amy..- l'uomo improvvisamente sollevò gli occhi dal proprio lavoro, costringendola a sollevarli di rimando - questa sera puoi chiudere tu? Ho tre visite, finirò un po' tardi.
- Non c'è problema, Mick.- la ragazza sorrise, e lui rispose con uno sguardo affettuoso e quasi paterno.
 
Sif.
 
Il cuore di Loki prese velocità, balzandogli di colpo in gola.
Non poteva essere. No, cioè.. era un'umana. Era un'umana e le somigliava come si somigliano le gocce d'acqua.
Ancora una volta, la sua testa smise di pensare, o fu il suo corpo, a non rispondere ai comandi. Afferrò la maniglia della porta, la tirò ed in un attimo fu dentro.
- Salve.. serve aiuto? - l'uomo si alzò e gli si avvicinò. Loki lo ignorò in pieno, avanzando verso la scrivania della ragazza.
Lei si ritrasse appena, aggrottando le sopracciglia. 
- Mi scusi, signore..- l'uomo si mise in mezzo fra lui e la ragazza, cercando di allontanarlo - di cosa ha bisogno?
 
Fosse stato ad Asgard, dotato di armatura e scettro, l'avrebbe fatto volare oltre la vetrina. 
 
Socchiuse gli occhi per un attimo, immaginando la scena. Poi prese il respiro, e riprese a recitare.
- Ecco.. sto cercando una casa.
- Se vuole accomodarsi..- quello lo invitò a sedersi oltre la propria scrivania, col chiaro intento di allontanarlo dalla ragazza.
- Non volevo sembrarvi minaccioso..- Loki sollevò le mani, e sotto gli occhi indagatori dei due accettò di sedersi dove gli aveva mostrato l'uomo - è solo.. è solo che la signorina assomiglia parecchio ad una persona che conosco.. buffo, eh? Lei non è canadese, vero?
- Canadese? - la ragazza lasciò la propria postazione, incrociando le braccia, e lo raggiunse.
- Già.- lui sorrise, sfilando il documento ed appoggiandolo sulla scrivania.
- Lucas Lawson, Thunder Bay, Ontario.. medico..- lei lo raccolse, esaminandolo con fare leggermente insospettito. Come avesse capito che era fasullo.
 
Ecco. Se è lei, capirà. Se non è lei, sei nei casini..
 
- Benvenuto negli Stati Uniti, dottor Lawson.
La mano tesa davanti alla faccia gli fece salire la temperatura di botto.
Sollevò gli occhi, incontrò quelli della ragazza, di un verde brillante leggermente filtrato dagli occhiali.
Raggiunse quella mano, la strinse con un pizzico d'esitazione. Riconobbe il calore di quel contatto.

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Capitolo 9
*** 9 ***


L'aveva trovato.
 
Lo sapeva benissimo, quale fosse la sua missione. Cercare il principe ribelle nei nove regni, ribaltarli da capo a piedi, se necessario. E riportarlo ad Asgard per assicurargli la giusta punizione.
 
Ha fatto entrare Laufey ed i suoi soldati, avrebbe lasciato uccidere suo padre. E s'è finto salvatore del regno uccidendo.. suo padre. Ironia della sorte. Due padri in una stanza, ottima occasione per vendicarsi di entrambi.
 
Non l'aveva scelta lei, la missione. Almeno, non l'aveva chiesto espressamente. Ma la regina era riuscita a leggere nei suoi occhi e nel suo cuore. Impossibile, sfuggirle.
 
Il padre degli dei era di nuovo sul trono, Thor a casa sano e salvo. Nella grande sala dei ricevimenti, l'atmosfera sembrava quella di una volta. Ma non per tutti.
 
Mia regina.. sono molto addolorata per la vostra perdita..
Frigga le aveva accarezzato il braccio, chiedendole come stesse Thor.
 
Piange suo fratello.. e gli manca lei. La mortale.
La voce le aveva vibrato in maniera strana, sulla parola fratello. Forse la regina l'aveva capito in quel momento, che oltre ai familiari, c'era qualcun altro a provare nostalgia per quel ragazzo caduto nel nulla.
 
Forse aveva provato compassione, per il suo cuore stretto.
 
Morto. Non poteva essere vero.
Disperso. Forse meglio pensarla così.
 
- Lo cercheremo. Lo cercheremo e ci assicureremo che abbia la giusta punizione.
Il padre degli dei aveva parlato, e fra le righe Sif aveva letto, più che la sete di giustizia di un re, il desiderio di un padre di sapere un figlio vivo e riportarlo a casa.
 
- Andrai tu, Sif. Lui si fida, di te.
 
E questo? Quando l'ha capito?
 
Gli abiti umani non le stavano male, neanche un po'. Jeans, maglietta, occhiali da lettura per completare il travestimento. 
Se ti vedessero i guerrieri..
 
Le sembrava di sentirli fischiare ammirati, un po' per complimento ed un po' per prenderla in giro. Da quando era entrata a far parte del loro clan, aveva quasi smesso di pensare a sé stessa come ad una donna.
A farla tornare tale era stato il tepore strano di quelle labbra.
 
Meglio che non ci pensi, Sif, o ti scoppierà la testa. E poi il cuore. La tua missione è riportarlo ad Asgard, e sai già come andrà a finire. In prigione, picchiato e torturato fino a quando non si umilierà a chiedere perdono. E, conoscendolo, non lo farà mai. Pronunceranno la formula del sigillo, gli toglieranno i poteri magici. Allora diventerà come gli umani, debole e piccolo. Nel migliore dei casi.
 
Nel peggiore c'era la condanna a morte per alto tradimento, ma questo non lo voleva immaginare neanche di striscio.
 
Aveva caricato un sorriso, ed era uscita di casa come faceva da ormai tre settimane terrestri.
 
La mattina era tiepida e piovosa, ma New York non si fermava. Il suono dei clacson, la gente che attraversava strade e marciapiedi nel solito frenetico modo.
L'indifferenza del mondo in metropolitana, il solito senzatetto che all'angolo chiedeva due spiccioli per un panino. 
Una volta gliel'aveva comprato, un hot dog. Non aveva mai visto nessuno così grato e felice, per una cosa tanto piccola.
 
Mick era sempre al proprio posto, dietro la scrivania, e come ogni giorno da quando s'era presentata col proprio falso curriculum fra le dita, brontolava per la crisi.
Poche compravendite, crollo di prezzi e mercati, niente denaro. Tempi duri, per il pianeta terra..
 
Aveva sospirato, s'era messa al lavoro. Fino a quando quel tizio non aveva spalancato di botto la porta, arrivandole davanti come un fulmine a ciel sereno.
 
Loki.
 
Era stato facile. Fin troppo, facile.


 
ed eccomi qui con un altro capitoletto di questa storia un po' "fuori dagli schemi". Un grazie di cuore a tutte le persone che mi leggono e mi seguono, in particolare a chi l'ha inserita fra le preferite! baci baci :)

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Capitolo 10
*** 10 ***


- Allora, dottor Lawson.. come mai a New York? Si fermerà a lungo?
La ragazza camminava al suo fianco con aria spensierata. Appurato che non fosse pericoloso, Mick s'era fidato a lasciarlo a lei per visitare quel paio di case che avrebbero potuto soddisfare le sue esigenze.
- Non so..- replicò lui, passandosi una mano fra i capelli e continuando a recitare - il convegno dura altri quattro giorni, poi ci sarà un corso di specializzazione. Speravo di poterlo frequentare.
- E in cosa vorrebbe specializzarsi?
- Medicina e chirurgia d'emergenza. Per lavorare nelle zone di guerra.
 
La ragazza trattenne uno scatto di risa mordicchiandosi le labbra. 
Questa è bella grossa, Loki..tu, a curare i feriti di guerra.. ma a chi la vuoi dare a bere..
 
- Che c'è da ridere? E' una cosa seria..- lui la notò, ed aggrottò le sopracciglia.
- Mi scusi, è che..- lei si riparò il viso con le nocche, evitando di guardarlo.
- Non credi che lo possa fare? Non eri tu quella che diceva puoi essere un milione di altre cose?
 
La ragazza sollevò lo sguardo, bloccandosi all'improvviso e fissandolo con fare sorpreso.
- Pensavi che non ti avrei riconosciura, Sif..? Passi la somiglianza, ma il tuo tocco è solo tuo..
 
Sif cacciò un sospiro, riprendendo i passi accanto a lui.
 
- Ti hanno mandato a cercarmi, non è vero?
Quella voce decisa e un po' sconsolata la costrinse ad annuire.
- Questo è il terzo regno, che visito. I tuoi genitori stavano rassegnandosi all'idea di saperti morto.
Che vuoi che gliene importi.. fece lui, con un cenno della mano ed un'alzata di spalle.
- Dimmi la verità, Sif. Odino vuole giustizia, se mi riporti ad Asgard la mia fine è a marcire in prigione. Se tutto va bene.
- No! - protestò lei - è tuo padre, ti vuole bene. Ci tiene, a te. Più di quanto immagini. E tua madre non fa che piangere.. ha smesso anche di curare le rose del giardino segreto.
Il giovane voltò il viso, provando per un attimo un brivido di dolore, e poi lasciando alla rabbia il sopravvento.
- Andiamo a casa..- lei tese una mano a sfiorargli il braccio, lui lo ritrasse di scatto.
- No. Uccidimi, Sif. Uccidimi qui, porta loro la mia testa come trofeo, fai quello che vuoi. Non mi convincerai a tornare.
- Sei un idiota, Loki..
 
Stavolta fu lui, a bloccare i propri passi, ad increspare le labbra ed a fissarla interrogativo.
- Un idiota, sì.- replicò lei, con maggiore motivazione - un cretino, quello che ti pare. Ti sei messo a vedere tutto nero, e quando ti fissi su qualcosa non c'è niente che ti faccia cambiare idea. Sai perché tuo padre t'ha raccolto da Jotunheim? Eri appena nato, eri debole, giudicato troppo gracile e quindi destinato all'abbandono ed alla morte! Non saresti diventato nulla di quello che sei, senza di lui!
 
Sif aveva alzato la voce, facendoglisi contro, viso a viso. Lo irritò da morire.
- Sono solo l'ennesimo dei suoi trofei! - le gridò, di rimando, fregandosene della gente che si voltava a guardare pensando ad un comune litigio fra fidanzati - un ostaggio per ricattare Laufey!
- Un principe da crescere perché diventasse un saggio re per Jotunheim, un re con la capacità di portare prosperità e pace! Non l'hai neanche lasciato parlare, tu e il tuo stupido orgoglio!
- Mi ha cresciuto raccontandomi un sacco di bugie..- ringhiò lui - per lui sono sempre stato la seconda scelta! Non mi ha mai amato come ha sempre fatto con Thor!
 
Sif chiuse gli occhi. Inutile perdita di tempo, continuare a discutere. Non l'avrebbe ascoltata comunque, e del resto la sua missione non era star lì a cercare di fargli sentir ragioni.
- Va bene..- appoggiò una mano su un polso del giovane, e sotto le sue dita si materializzò un bracciale del sigillo.
- No..- lui cercò di ritrarsi, provò ad elaborare un incantesimo per scomparire. Sentì le forze venire meno, e dovette appoggiarsi alla spalla della donna.
- Mi dispiace, vostra altezza..- replicò lei, triste, prima di ripetere l'operazione con l'altro polso.
- No, Sif.. ti prego..- la voce di Loki si fece implorante e sincera - mi mandi a morte, così..
- Ti perdoneranno.- lei lo guardò dritta negli occhi.
- Mi uccideranno, Sif. 
- No.
- Dimmi che stai credendo a quello che dici, e verrò con te. Senza bracciali, di mia spontanea volontà.- lui sollevò le mani, e per un attimo lei lo vide completamente sincero.
- Stai cercando di fregarmi - scosse la testa - non ci casco, dio degli inganni.
- Sif..- il tono del giovane si fece implorante - in nome di quel bacio. Se proprio devi, almeno lasciami ancora un po' di tempo..
- Che vuoi?
- Lasciami i sigilli, chiedi loro un po' di tempo. Dì che hai trovato uno che mi somiglia, un umano.. un medico canadese. Dì loro che non ha memoria del suo passato, che è reduce da un incidente in una zona di guerra. Dì che potrei essere io, ma hai bisogno di tempo per creare un contatto, conquistare la mia fiducia e verificarlo. Dì che non puoi portarmi a morire sapendo che potrei essere solo un umano innocente. Lasciami un po' di tempo, Sif..
-..Così puoi elaborare un bel piano di fuga, magari su Jotunheim - lei incrociò le braccia, mettendo su il broncio e facendosi sarcastica - portati dei vestiti caldi.
- Sono mai stato bugiardo, con te?
 
Questa domanda la spiazzò completamente.
- Sif, per favore..- lui tese le mani - starò sotto la tua custodia, non proverò a scappare; lo giuro sulla casa degli dei. Saremo due umani come gli altri, con una casa come gli altri e un lavoro come gli altri. Lo saremo per il tempo che vorrai. Vedremo New York, e qualche altro posto, magari io finirò quel corso e ti dimostrerò che posso essere una di quel milione di altre cose. 
- Un medico per le zone di guerra..? - lei arginò di nuovo a fatica una risata.
- Non prendermi in giro! - lui s'indignò un tantino, sentendosi comunque più leggero - lo sai, sono sempre stato il migliore, ad imparare le cose..
- Touché.- lei emise un sospiro, raccogliendogli una mano e tirandoselo dietro lungo la strada.
- E adesso.. dove mi porti?
- A vedere la tua nuova casa.. no?

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Capitolo 11
*** 11 ***


 
Era un appartamento al sesto piano di un palazzo di Manhattan. Aspetto sobrio e raffinato, non troppo grande, con una superba vista sul parco.
- Non sarai neanche troppo distante dalla clinica, dottor Lawson. E l'affitto non è eccessivo.
- Quello non credo sia un problema..- Loki provò a stendere un palmo, dimenticando di avere i bracciali. Non si materializzò nessun dollaro fra le sue dita.
Un sospiro, pesante.
- Dovrai fare senza giochi di prestigio, per un po'.- replicò Sif, divertita, impedendogli di ribattere -..dottor Lawson. Hai detto che vuoi vivere da umano..
 
Loki crollò col viso verso terra, poi sollevò le spalle. In fondo, non gli era mai dispiaciuto, imparare.
E poi di medicina qualcosa già sapeva, dal libro delle scienze midgardiane che aveva divorato da ragazzino. Ricordava anche di aver trovato molti argomenti fin troppo semplici, per le proprie capacità, e di aver provato a sperimentare qualcosa facendo a meno della magia.
- Credi che saprò farla, una medicazione?
 
Ancora una volta, la fortuna fu dalla sua.
 
Quasi quasi lo conquisto davvero, questo pianeta.. è tutto così stramaledettamente facile..
 
Il pronto soccorso del Mercy stava cercando personale per il praticantato, e non servì magia per compilare quel falso curriculum.
Adesso devi dimostrare che lo vali.. 
 
Un gioco da ragazzi, pure quello. La prima settimana volò quasi senza pensarci.
Il canadese dimostrava mano ferma e sangue freddo degni della sua razza, commentò qualcuno, a fargli un complimento.
Se solo avessero saputo quanto fredda era, la sua patria, quella vera..
 
Loki aveva riso, di sottecchi. E quando la direzione gli aveva comunicato sia l'assunzione sia l'ammissione al corso, aveva offerto un giro di birra a tutti i colleghi. Stava decisamente diventando più umano di quanto avesse creduto..
 
Non aveva più visto Sif, ma era sicuro che ovunque si trovasse, qualunque movimento facesse, lei era lì alle sue spalle, ad osservarlo. 
Magari potrei provare la fuga. Prendere un aereo e scappare dall'altro lato del pianeta. Non serve la magia, e ormai soldi ne ho abbastanza.
Sorrise, ritrovandosi davanti a quella vetrina senza sapere come avessero fatto i suoi passi a portarlo fin lì.
 
Come la sera della festa per l'insediamento sul trono.
 
E come quella sera desiderava il suo tepore.
 
Un sospiro, prima di raccogliere la maniglia e tirare. 
 
Al trillo della campanella, la ragazza sollevò il viso e sorrise.
- Buonasera, dottor Lawson! Come mai da queste parti?
La lasciò avvicinare, ricambiando il sorriso ed il cenno di saluto dell'uomo all'altra scrivania.
- Sono stato un cafone.. la casa è stupenda e non vi ho ancora ringraziato.
La ragazza rise, e l'uomo le fece eco, andando a tendere la mano al giovane:
- E' stato un piacere.
 
- Si nota tanto, che sono canadese, eh? Avete fatto una faccia..
- E' difficile, che i clienti passino a ringraziare. E' gentile, da parte sua.
- Beh.. visto che ormai la mia figura da personaggio strano l'ho fatta, vorrei invitarvi a prendere qualcosa.. o posso portarvi qui, qualcosa.. un caffè, un drink..
La ragazza aggrottò le sopracciglia, piegando appena il viso da un lato.
- Ecco..- lui si grattò un po' la nuca, indeciso sul da farsi - volevo festeggiare. Ho ottenuto il posto al Mercy, e quello al corso di medicina d'urgenza. E.. vi sembrerà stupido, ma oltre a qualche collega siete le uniche persone che conosco, in città..

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Capitolo 12
*** 12 ***


Mick fu il primo, a lasciare il locale. Fuori era buio già da un pezzo, e tutto lasciava prevedere una bella spruzzata di neve entro la fine della serata.
Scusatemi.. raggiungo la mia famiglia..
 
- Buonanotte, Mick.- la ragazza lo congedò con un abbraccio, tornando a sedersi accanto a Loki, che la osservava con curiosità ed un pizzico di tenerezza.
 
- Cos'è, per te?
A quella domanda tanto diretta quanto improvvisa, Sif non seppe cosa rispondere. 
- L'umano. Cos'è, per te?
- Che fate, il geloso, vostra altezza? - scherzò lei, tornando a girare il cucchiaio dentro il thè.
- Perché.. perché dovrei fare il geloso? - lui avvampò di calore - che discorsi sono?
- E' la cosa che più assomiglia al padre che avrei voluto avere..- replicò lei, voltando lo sguardo oltre la vetrina,  e facendosi di colpo malinconica - scusa, per quello che ti ho detto l'altro giorno.. ma vedi.. mi hai fatto una rabbia.. è che t'invidio così tanto.. t'ho sempre invidiato così tanto.. l'avrei desiderato da morire, sentir dire a mio padre che mi vuole bene.. o anche solo che è orgoglioso di me.. senza far tanti casini, tanti giri di parole..
 
Adesso il suo sguardo era basso, sembrava volesse specchiarsi nel thè.
Loki emise un sospiro, lento, profondo, prima di fare una mossa che per primo stupì se stesso. Tese una mano, raggiunse quella della ragazza oltre il tavolo e la trattenne.
- Non sei più tanto freddo..
 
Sorrise. Avrebbe potuto dirle tante parole, perdersi fra bugia e verità. Ma con lei gli era diventato impossibile.
Sif gli leggeva dentro, e lui leggeva dentro di lei. Non serviva altro che rimanere a guardarsi.
 
- Mi accompagni a casa?
La sua voce uscì, improvvisa. Lei rimase a fissarlo come stordita.
- Ho detto qualcosa di strano? - si allontanò, aggrottando le sopracciglia.
- Per questo regno, sì..- lei ritrovò un pizzico di buonumore - è il cavaliere, che accompagna la dama al proprio castello. Se invece le chiede il contrario è come chiederle di scivolare nel suo letto.
Loki socchiuse le labbra in una smorfia.
 
Ha ragione. Sei un totale imbecille.
 
- Perché, non lo sapevi? Guarda che funziona più o meno nello stesso modo anche da noi.
Lui scosse appena la testa.
Donne. L'unico argomento su cui non aveva esperienza, né la magia poteva essere d'aiuto.
- Il principe cadetto non ha mai esercitato il suo fascino sulle dame di Asgard? - lei sgranò gli occhi, prendendolo un po' in giro, divertita e peperina - mai? Nemmeno su Lady Isabel? E Lady Rose?
- Piantala, Sif. Sono della tua razza, ottime per i grezzi guerrieri di Asgard.- replicò lui, con sdegno.
Invece di offendersi, lei si ritrovò a dargli ragione.
- Beh.. in effetti.. hanno argomenti contati sulle dita di una mano.. gli uni mangiare, bere, donne e battaglie. Le altre belletti, abiti, trova un marito e donagli prole.
 
Lo disse in tono così ironico e buffo da farlo ridere di gusto.
- Che c'è? Parlo come una zitella incallita, come dicono qui. Lo so. Non è nelle mie priorità, la loro aspettativa per il futuro. E neppure quella per il presente.
- Per questo, sei diventata una cacciatrice di taglie. - lui si appoggiò coi gomiti sul tavolo, accorciando le distanze.
Gli piaceva da morire, giocare con le parole in modo da riprendere il coltello dalla parte del manico..
 
- Già. - replicò lei, sollevando il naso ed arrivando ad una manciata di centimetri dal suo viso appena sporco di barba.
Ti sei ripresa il coltello.. e brava, lady Sif..
 
Ecco, cosa gli piaceva, di lei. Giocava alla pari.
- Però non negare di averne mai invitata una, almeno una, a ballare..
Davanti a quell'indice teso, lui rise ancora, ma più leggero:
- Sì. Ma solo quella che m'interessava davvero.
 
Era davvero bella, quando le guance le avvampavano di rosso, e doveva come ora cercare di nasconderle abbassando il viso.
- Ti accompagno a casa, và.

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Capitolo 13
*** 13 ***


Capitolo 13
 
- Non mi fai salire?
A quella domanda, formulata con l'ironia che lo caratterizzava tipo marchio di fabbrica, lei sollevò un sopracciglio ed incrociò le braccia, voltandosi ad indagarlo.
- Che c'è? Ho usato qualche altro astruso codice midgardiano? Che significa, stavolta, voglio fare sesso con te?
- Perspicace, il dio degli inganni..- lei fece una smorfietta, tornando alla chiave nella serratura.
- La pianti, di prendermi in giro? - protestò lui - se non avessi questi stramaledetti cosi..
- Che mi faresti? - lei gli arrivò naso a naso, con tono di sfida - Rana? Gatto? Mi faresti volare oltre il parco?
- Ti sculaccerei come si deve.
- In codice midgardiano? - lei prese a ridere.
 
Cos'è che ho detto, adesso..?
- Lasciate perdere, vostra altezza..- ancora con le lacrime agli occhi per il ridere, Sif aprì la porta, e gli appoggiò una mano sul petto per allontanarlo e prendere congedo - questo regno non fa per niente per voi..
 
Lo vide farsi improvvisamente serio.
- Hai detto che mi avresti fatto da guardiana.
- No. Ho acconsentito a darti tempo, a lasciarti vivere per un po' una vita da terrestre. E' diverso.
- E questo non prevede che possa salire da te?
 
- Buonanotte, Loki..
La voce di Sif gli arrivò cantilenante ed ovattata, da oltre la porta che s'era chiusa alle spalle.
 
Un sospiro.
- Neanche se qui fuori fa un freddo orribile?
Osservò con una smorfia il primo fioccare della neve, via via sempre più fitto. Raccolse le spalle nella giacca, se le massaggiò un po' con le mani, prima di sedersi sui gradini a fissare sconsolato la strada che lentamente imbiancava.
 
- Per Odino, Loki! Sei un gigante di ghiaccio!
La voce di Sif lo sorprese mentre già stava virando un po' al blu.
- Te l'ha mai detto nessuno, che sei un cretino? - lo strattonò, facendolo sollevare e tirandolo dentro.
- Sì. Tu. - replicò lui, scuotendo la neve dalla giacca mentre la pelle tornava al consueto rosa pallidiccio - ormai è diventato il mio cognome. Cre-tino. Cret-ino. Che poi cosa diavolo significa..
A quel fare assorto, Sif rispose passandosi una mano sulla faccia.
 
L'appartamento della ragazza era molto, molto più modesto e piccolo del suo. 
E' strana anche da umana, questa.. vende case e ne ha una così insignificante..
 
- Lo so, a cosa stai pensando..- lei lo vide osservarsi intorno perplesso, e cacciò un sospiro - il mio lavoro di copertura è vendere case; avrei potuto scegliere la più bella, per me.
 
Come accidenti fa, a leggermi nel pensiero?
 
- Scusa, ma la tua faccia e il linguaggio del tuo corpo ti rendono un libro aperto.- lei lo lasciò accomodare sul divano, prima di sedersi al suo fianco intrecciando le dita fra loro - sì, ok. Sono un'asgardiana poco normale: rifiuto le convenzioni ed il matrimonio con un uomo scelto da altri per me, ho fatto fuoco e fiamme per essere ammessa nelle file dei guerrieri.. tutti mi guardano strano, almeno lassù. Esclusi tuo fratello ed i nostri tre compagni, credo pensino di me che sono una pazza. O almeno mi considerano.. diversa.
 
Non parli col muro.. replicò lo sguardo del giovane.
- Ecco. Qui ho deciso di volare basso.
Lui aggrottò le sopracciglia. Non capiva.
- Ti spiego. Se ad Asgard sono vista come diversa per le mie idee e le mie scelte, qui lo sarei sfoggiando lussi che con il mio lavoro non potrei permettermi. Capisci?
- Hai studiato parecchio, sulla cultura di questo popolo..
- Sì. Mi ha sempre affascinato. Sapere che fanno quaggiù, cosa hanno costruito, se hanno mai più pensato a noi e a cosa può esserci oltre il cielo.. noi l'abbiamo sempre saputo, ma loro? Poi ho sentito tuo fatello parlare di Jane.
Lo vide storcere il naso, ma lo ignorò.
- Jane studia l'universo. Sta cercando di scoprire come funziona, cosa c'è.. oltre. E' così che lo ha conosciuto. E poi, la loro cultura non è certo primitiva.. e ci sono un sacco di modi di fare, di modi di dire..
- E il linguaggio del corpo..
- Oh, quello l'ho sentito nominare in uno dei loro film..- la ragazza indicò la scatola scura appoggiata su un mobile - e poi l'ho cercato nella biblioteca della città. Non ci crederai mai, è grande quasi quanto quella del palazzo..
- Impari molto in fretta, Sif.
- Non sono del tutto.. Asgardiana, ricordi? - con fare ammiccante, lei si alzò dirigendosi alla cucina - un thè? Sei ancora leggermente blu..
 
Sorrise, tornando a farsi serio quando la vide. Sif aveva raggiunto il fornello, mosso appena una manopola. Poi aveva aperto la mano e sul palmo s'era materializzata una piccola fiammella celeste. Con quella aveva acceso il fornello, e con nonchalance vi aveva posto sopra il bollitore.
 
Tornò da lui, e scoprendo il suo viso le sembrò che l'avesse colpito un macigno in pieno petto.
- Tutto bene?
- Tu.. tu.. - lui la indicò, a labbra socchiuse, come terrorizzato di averle visto usare una delle proprie piccole magie.
- Per questo, dici? - lei voltò ed aprì di nuovo la mano, ed ecco ricomparire quel guizzo - non sei il solo, ad avere studiato. Te l'ho detto, che sono strana..
 
Faceva e diceva tutto con estrema naturalezza, e gli donò un dolcissimo brivido. 
Sif era come lui. Esattamente, come lui. Diversa, superiore. Isolata da un mondo che faticava a capirla.
 
- Raccontami un po' del corso.
La sua voce adesso era lontana, poi di nuovo ad un passo, e non s'era neanche accorto di averla vicina con una tazza di thè fumante fra le dita.
 
- Posso.. ti dispiace se rimango da te?
Glielo disse così, senza pensare. Ormai ci s'era abituato, al blackout che il suo cervello subiva ogni volta che l'aveva nelle vicinanze.
 
Ti preparo il letto. E un bagno tiepido. Sei decisamente ancora troppo blu..

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Capitolo 14
*** 14 ***


 
L'acqua aveva smesso di scorrere, e Sif stava passando lentamente una mano nella vasca riempita per tre quarti, aiutandosi con l'altra a mantenersi seduta in equilibrio sul bordo.
- Bene.. direi che può andare. Non l'ho fatta troppo calda, sennò ti ci squagli. Senti un po'?
La raggiunse, piegandosi appena e aggiungendo la mano a quella della ragazza.
- Ok..
- Lì hai l'accappatoio e gli asciugamani. Per i vestiti ci dovremo arrangiare. - lei si alzò, andando ad asciugarsi le dita e dirigendosi verso la porta.
 
Loki iniziò lentamente a spogliarsi, dando le spalle alla porta. Un attimo, e la sentì ridere.
- Non dirmi che non ne hai mai visto uno..
Sif lo raggiunse, indicando l'accappatoio che teneva fra le dita e lasciandolo leggermente arrossire.
- In effetti, ad Asgard non abbiamo asciugamani con le maniche.- replicò, ironico.
Lei rise ancora, prima di scomparire oltre l'ombra del corridoio e poi tornare con altra roba sulle braccia.
- Prendi questo.- gli srotolò un telo davanti - questo lo sai, come si usa?
 
La smetti, di prendermi in giro?
 
La voce di Loki protestò ancora per qualche minuto, poi silenzio.
La ragazza preparò il divano letto, poi aspettò seduta sul bordo. 
Un sospiro, un'occhiata all'orologio che già segnava la mezzanotte abbondante. Andò in cucina a preparare qualcosa per il giorno dopo, poi tornò ad aspettare. Del principe nessuna notizia.
 
Aggrottò le sopracciglia, insospettita.
Non si sarà dato alla fuga..?
 
Raggiunse il bagno, ad ogni passo più convinta che al suo posto avrebbe trovato la finestra aperta ..e tanti saluti Loki.
Raccolse la maniglia, ed entrò come un temporale.
 
- Ehi!! - appena se la vide davanti, il giovane saltò su come un gatto sotto una secchiata d'acqua - ti sembra il modo di entrare? Sono nudo!!
 
Eeh.. che sarà. replicò lei, con una smorfietta ed un cenno della mano.
- Nessuno..- protestò lui, cercando di ritrovare un po' di autorità - nessuno s'è mai permesso di fare irruzione nelle mie stanze mentre facevo il bagno. Nessuno mi ha mai mancato di rispetto in questo modo!
Per un attimo, Sif restò bloccata su quella mattonella, restando a fissarlo come stordita. C'era di nuovo quella scintilla di rabbia, in lui. La scintilla che non vedeva da quando l'aveva ritrovato su Midgard. La scintilla che aveva quell'assurdo potere di metterla a disagio, se non d'impaurirla.
- Scusa..- voltò le spalle, tornando verso la porta.
 
- Davvero credevi che sarei scappato? 
La voce la sorprese con la maniglia di nuovo fra le dita. Non rispose. Adesso si stava vergognando anche solo di averlo pensato. Si vergognava di non essersi fidata di lui.
- Sei l'unico posto nell'universo in cui mi senta al sicuro, Sif. Se dovessi scappare, lo farei per cercare te.
 
Quelle parole le strinsero la gola, lasciandole sfuggire una lacrima. Lui neanche se ne accorse.
- Vieni qui.
 
Nessuna risposta. Sif rimaneva immobile, come in attesa, con la maniglia fra le dita. 
- Dai, vieni qui..- ripeté la voce, morbida e calda.
- Vado a dormire.
- Sif.. 
 
Si voltò, ed incontrò l'ultima immagine che avrebbe immaginato, del dio degli inganni.
Le braccia, le spalle nude. Gocce d'acqua fra i capelli e su quell'accenno di barba che sporcava appena il suo viso perfetto.
Era bellissimo, sarebbe stata lei, una bugiarda, a negarlo. Più bello del fratello, dotato d'un fascino misterioso e sottile. Anche adesso, spogliato di corona, scettro, poteri, ed anche dei vestiti. Soprattutto, adesso.
 
Sif arrivò al bordo della vasca, senza vergogna nel guardarlo come lui non aveva vergogna nel mostrarsi nudo, indifeso. 
Loki tese una mano, raccolse quella della ragazza, indugiò a lungo a massaggiarle le dita, lasciandola sedere di nuovo sul bordo della vasca.
 
- Potresti farmi compagnia..
La voce si faceva ancora più sensuale, leggermente roca. E quegli occhi di cristallo sembravano arrivare a leggerle anima e mente.
- State cercando di sedurmi, altezza? - replicò, mascherando con l'ironia il brivido che provava.
- Ti ho solo chiesto di farmi compagnia. Nessun codice midgardiano.- lui sollevò le mani, in segno di resa - io qui, tu lì. Certo, se non avessi i bracciali, magari potrei metterci più atmosfera..- mosse gli occhi intorno, prima di tornare a guardare lei - non so.. candele, petali di rosa.. e poi sinceramente avrei bisogno di un'insaponata alla schiena.
Lo disse in modo così sfacciato da farla scoppiare a ridere.
- Ma per chi mi hai preso? - gli allungò una manata sulla spalla - e poi cos'hai, dieci anni? Non te la sai insaponare da solo?
Loki mise il broncio.
- Insolente.. altro che sculacciata, ci vuole, per te.. 
- Fai il bagnetto, principino di ghiaccio..- ancora ridendo, lei gli poggiò una mano sulla testa e lo spinse sott'acqua, prima di scivolare lontano.
 
- Lascia stare.. lo uso io, il divano.
La voce la raggiunse, un po' meno sexy di prima, ma più tenera e  gentile.
- Sei mio ospite; ti faccio dormire sul divano? - replicò lei, da sotto le coperte.
- Uso midgardiano? - lui si sedette sul bracciolo.
Come risposta ottenne un'alzata di spalle.
 
- Ok.. vorrà dire che lo useremo tutti e due.
Sif si ritrasse, raccogliendo la coperta nei pugni, davanti a quello sfacciato infilarsi sotto le lenzuola al suo fianco.
- Che c'è? Mai sentito parlare di democrazia? Guarda che l'ho studiato anch'io, questo pianeta.
 
La ragazza continuava a fissarlo, come stordita, continuando a chiedersi cos'accidenti gli fosse preso.
- M'è preso che ho voglia di stare con te. Non in modo.. strano. Solo stare con te. - fece lui, tranquillo come avesse appena detto la cosa più ovvia del mondo.
Lei sgranò gli occhi ancora di più.
 
E che potere ha, anche quello di leggere nel pensiero? Ma non glieli avevo messi, i bracciali?
 
- Non guardarmi con quella faccia lì. Anche tu hai il corpo che parla da solo.- lui incrociò le braccia sopra la coperta, piegando le labbra in una smorfia - sembro così cattivo?
- Sembri così bugiardo..
- E così subdolo.. e scaltro, e viscido.. e perfido..- lui strinse gli occhi a fessure, avvicinandosi in maniera più che pericolosa.
- Senti..- lei gli puntò entrambe le mani sul petto - avevamo un patto. Questa cosa non ci rientra. Hai detto staremo quanto vuoi tu.. e se continui a comportarti in questo modo tornerai ad Asgard domani mattina. Quindi, se proprio vuoi il divano.. divano sia.- scivolò via, andando a chiudere la porta della camera da letto oltre le proprie spalle. Con la doppia mandata di chiave.
 
Un sospiro. Loki intrecciò le mani sotto la testa, fissando il soffitto e chiedendosi dove diavolo aveva sbagliato, stavolta.

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Capitolo 15
*** 15 ***


Non c'era verso e maniera. Neppure la posizione che usava da sempre la stava aiutando.
Non riusciva a prendere sonno, punto.
 
Tutta colpa tua.. strinse le labbra, voltandosi dall'altro lato.
L'immagine di Loki che le si avvicinava in quel modo le aveva messo i brividi. Ma non era paura, era qualcosa di strano, di nuovo, di mai provato prima.
Qualcosa che le chiudeva lo stomaco e le toglieva battiti al cuore.
 
Gettò via la coperta, alzandosi a sedere con le ginocchia raccolte contro il petto. Un attimo lunghissimo ad ascoltare il silenzio della notte, rotto soltanto da uno strano rumore in sottofondo.
Aggrottò le sopracciglia, alzandosi ed andando ad aprire la porta. Il rumore si faceva un poco più forte, nonostante rimanesse in sordina.
Arrivò al divano, e sporgendosi da oltre lo schienale non potè trattenere il riso: il dio degli inganni e delle malefatte dormiva come un bambino, un po' di sbieco e tutto arrotolato nella coperta. Ed emetteva un rumore molto simile al russare di un umano qualunque.
 
Sif scosse la testa, continuando a ridere fra sé e sedendosi sul bracciolo. 
Se solo il cellulare con la fotocamera potesse mandare immagini ad Asgard..
 
Il riso si fece tenerezza, per poi lasciar spazio ad un sospiro, pesante.
 
Asgard.
 
Tornare.
 
Lasciare che lo uccidano.
 
Un brivido. Prima o poi, quest'illusione sarebbe svanita. Allora l'avrebbe dovuto incatenare, consegnare al re. Ne avrebbe avuto la responsabilità addosso per il resto della propria vita.
 
- Guarda che t'ho visto.- mugolò una voce, contro il lenzuolo, soprendendola e scuotendola dal buio di quei pensieri. 
- Che c'è? - Loki aprì un occhio, sollevandosi appena al suo non dare risposta - incubi?
Sif fece cenno di no con la testa, voltando lo sguardo lontano.
- Lo so anch'io, che finirà. - per l'ennesima volta, lui sembrò leggerle nel pensiero - lo so meglio di te.
- Era un ordine, non potevo disobbedire. Ma non me lo perdonerò mai.
- Non ti preoccupare, per me. Me la sono sempre cavata, lo farò anche stavolta.. in un modo o nell'altro.
 
In quell'istante, non le sembrò per niente sicuro di sé, né delle proprie parole.

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Capitolo 16
*** 16 ***


Uno in fila all'altro, trascorsero quattro mesi terrestri. Amy continuava a vendere case, ridendo al sottofondo di Mick che brontolava per la crisi, e il dottor Lawson si divideva fra l'essere uno dei migliori del corso e il fare le nottate all'ER del Mercy.
 
New York affascinante e gelida sotto la neve, il grande albero di Central Park decorato e luminoso in attesa del Natale.
 
- Chissà se era così, una volta..
Perso con il naso all'aria, per un attimo le era sembrato tutto meno che l'odioso principe ribelle.
- Cosa? - la ragazza gli rivolse uno sguardo interrogativo, stringendosi nel giaccone.
- La mia casa, la mia patria. Chissà se era così, prima della guerra. Dev'essere stata bianca, magica, bellissima. - quegli occhi di ghiaccio continuavano a perdersi oltre il parco e oltre la pista di pattinaggio piena di giubbotti e cappelli colorati.
- Dicono di sì.. - lei emise un sospiro, che oltre le sue labbra si trasformò in una voluta di vapore.
- Qualche volta la immagino. O la sogno, non lo so. E mi sveglio pensando a quanto sarebbe bello tornare indietro nel tempo, a prima di tutto, di me, di te, di Odino e della guerra. - si voltò appena e notò la sua espressione intenerita, scattando con un pizzico di stizza - perché mi guardi con quella faccia lì? Avrò il diritto ad un paio di sentimenti pure io?
Lei rispose con un'alzata di spalle.
- Mi da fastidio.- lui si staccò di colpo dalla ringhiera, voltandole le spalle ed iniziando ad allontanarsi. La sua espressione s'era fatta scura.
 
La ragazza sospirò, prima di affiancarglisi lungo il vialetto che portava fuori dal parco, in silenzio. Mani in tasca, occhi bassi, sembrava cercar di capire cosa gli avesse dato così fastidio, ma non osava chiederlo per evitare una reazione negativa.
 
Per l'ennesima volta, fu lui ad anticiparla leggendole nel pensiero.
- Mi da fastidio - disse, ancora seccato - il modo in cui mi giudicate. Mi da fastidio che vi aspettiate da me qualcosa che non sono io. Mi date del bugiardo, e pretendete che viva una bugia.
La ragazza aveva voltato appena la testa verso di lui, cercando di decifrare quelle parole.
- Già.- replicò lui, puntandole addosso quegli occhi di ghiaccio - per tutta la vita ho desiderato essere qualcos'altro. Forte come mio fratello, il migliore per mio padre, affettuoso per mia madre. E poi, tu..
- Io non mi aspetto niente, da te.- lei sollevò di nuovo le spalle - devo solo riportare a casa un criminale.
 
Le erano uscite a fatica, quelle parole. Non voleva pensare a lui nello stesso modo in cui lo vedeva la gente di Asgard. Non voleva giudicarlo, ed invece si scopriva a farlo come tutti. 
Loki era cresciuto in una bugia, aveva sempre vissuto una bugia. Anche adesso che vestiva i panni di un medico inesistente.
Era stato prigioniero di tante vite, senza mai averne una realmente e totalmente sua.
 
- Ma poi.. che t'importa degli altri? Cosa si aspetta, Loki, da te?
Quelle parole le uscirono spontanee, come una cascata dalle rocce dopo giorni di pioggia.
Questa volta fu lui, ad attendere una spiegazione.
 
- Cosa vuoi.. tu? Tu, senza pensare agli altri. 
Loki abbassò il viso.
- Non lo so..
- Senza pensare.
 
Le labbra s'incresparono in una smorfia.
- Già. Senza perdere tempo a pensare. Cosa vuoi?
 
La risposta fu una mano a sfiorarle il viso, prima che quelle labbra la cercassero di nuovo come un milione di attimi fa.
 
L'aveva chiesto a lui. Ed era la prima, a non pensare, a non farsi domande.
Non in quei baci, non nell'abbraccio che la difendeva dal freddo di New York. E neppure nel chiudere la porta di casa oltre le proprie spalle, senza lasciare la presa di quella mano.
 
Quella non fu l'unica notte trascorsa fra le stesse lenzuola. 

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Capitolo 17
*** 17 ***


Il cielo si faceva azzurro e l'aria intiepidiva, mentre il malessere cresceva dentro di lei, prendendo la forma e il nome dell'uomo con cui ormai s'era abituata a condividere tempi e spazi come fosse stata la più normale delle cose.
 
Poi, quella mattina. Quella che avrebbe di nuovo cambiato la sua vita.
 
-Non so quanto potremo restare ancora.
La voce di Sif lo sorprese come un fulmine a ciel sereno.
Si scosse dall'assopimento, sollevandosi ed appoggiandosi con le braccia sullo schienale del divano.
 
Lo sapevo.. recitava lo sguardo con cui la stava fissando.
 
- Aspetto un bambino.
 
Loki sgranò gli occhi, e sembrò per un attimo perdere il respiro.
No. Questo non se l'aspettava davvero.
 
- Brutta notizia, eh? sconvolge tutti i nostri piani.
La voce di Sif ora appariva incrinata.
- Non importa. Lo affronteremo insieme, andrà tutto bene.
Lo disse così, senza quasi pensarci, andando a stringerla fra le braccia. Delicato, come se la donna che gli respirava contro la spalla si potesse rompere.
 
Il principe cadetto l'avrebbe presa per mano, e con lei avrebbe affrontato il ritorno a casa.
Il dio degli inganni aveva invece già in mente un piano per scomparire.
 
- Torneremo ad Asgard, potremo sposarci e, come vuole la legge, avrai il diritto di chiedere che mi sia risparmata la vita - disse, tutto d'un fiato, scostandosi appena e raccogliendole il viso fra le mani - anche se resterò in carcere, non sarà per sempre. E potremo crescere insieme nostro figlio.
 
Sif non fece domande, limitandosi ad annuire.
Fidati di me, chiedeva quello sguardo di cristallo. E la guidò verso lo sbaglio più grande.

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Capitolo 18
*** 18 ***


Mi dispiace, Sif..
Queste, le sue ultime parole, prima che il portale si chiudesse con al suo interno soltanto lei.
 
L'aveva visto. Aveva visto il suo sguardo, ferito, tradito. Esattamente come aveva letto nei suoi occhi la speranza, nei giorni che dovevano precedere la partenza.
 
S'era preparata, aveva studiato la parte. Aveva raccontato a Mick di un piccolo viaggio di ritorno a casa, per poter terminare la gravidanza vicino alla sua famiglia. Non gli aveva detto di più, ma l'uomo già sospettava che ci fosse sotto lo zampino del bel dottore.
 
Discorsi da umani.. aveva sospirato, abbracciandolo con un arrivederci.
 
Aveva impacchettato quelle poche cose da umana che teneva nella piccola casa, e lasciato sul proprio ventre una carezza carica di nostalgia, prima di chiudersi la porta alle spalle.
 
L'appuntamento era al parco, al suono del mezzogiorno. Nel punto esatto in cui era arrivata, lì Heimdall le avrebbe fatto trovare aperto il portale. Una volta oltre, avrebbe condotto Loki a palazzo. E poi da lì sarebbe andata tutta in discesa.
 
Avrebbe dovuto aspettarselo. Mai fidarsi, del dio degli inganni..
 
Loki era già lì, l'aspettava. Caricò un sorriso, allungò il passo.
L'avrebbe abbracciato, avrebbe implorato per lui la clemenza del re. Sorrise ancora, e questa volta la carezza fu piena di gioia.
 
- Come stai?
- Bene..- si lasciò raccogliere le mani, mentre pian piano l'alone magico del portale li circondava. 
 
Luce, poi luce e più luce ancora. Sif prese un respiro, lenta e profonda, sperando che il viaggio non compromettesse la salute del cucciolo che le cresceva dentro. Che tutto andasse bene, come le aveva detto lui.
 
- Mi devi un'ultima cosa, Sif. - le disse, all'improvviso, ed un'ombra scura gli passò negli occhi - ti ho promesso che t'avrei seguito, di mia spontanea volontà..- la vide annuire, e increspò le labbra in un sorriso - sto mantenendo la promessa.. ma tu mi devi in cambio qualcosa..
Sif aggrottò le sopracciglia, mentre la luce si faceva intensa da far fatica a tenere aperti gli occhi.
- Toglimi i bracciali. Sto venendo con te, andrà tutto secondo i piani. Non ho più bisogno di usare i miei trucchi; adesso ho te.
 
In quelle ultime parole, Sif intravide qualcosa di diabolico, di stonato. Ma il cuore non diede alla testa il tempo di pensare.
La fronte di Loki contro la sua, quei suoi occhi magnetici, la voce calda e rassicurante..
- Va bene.- fece scivolare le mani sui polsi del compagno, e il sigillo scomparve.
 
Loki le circondò i fianchi con le braccia, prima di posarle un bacio sui capelli.
 
Attese che oltre il raggio si potesse vedere la sala del Bifrost, e di scatto si ritrasse, spingendola dentro.
 
Era caduta a terra, ed ancor prima di capire cosa stesse succedendo, si trovava già dall'altra parte.
Davanti a lei, l'armatura d'oro di Heimdall, e la luce abbagliante del passaggio che pian piano si chiudeva.
 
Stupida.
 
Era stata una stupida.
 
Stupida a credergli, stupida a fidarsi di lui. Stupida, a lasciarlo entrare nella propria vita.
 
Le lacrime le chiusero gli occhi impedendole di vedere altro.

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Capitolo 19
*** 19 ***


Il portale s'era chiuso, e lui era rimasto immobile a vederla scomparire.
 
Una smorfia, quasi un ghigno, a lasciar trasparire sul suo viso la presenza del dio degli inganni. Poi aveva sollevato le mani e le aveva fissate a lungo prima di trovare l'impulso a spostarsi da lì.
 
L'aveva spinta.
 
L'aveva fatto davvero.
 
E pensare che era sembrato così diverso, nella sua immaginazione.. 
Aveva calcolato con attenzione ogni mossa, in quei mesi. Aveva assaporato il trionfo, l'adrenalina del momento. S'era sentito di nuovo potente, padrone del proprio destino. Libero.
 
Adesso invece tutto quello che sentiva era il vuoto. Un vuoto che sapeva di freddo, un freddo diverso da quello della notte della neve. 
Adesso sarebbe tornato in città, avrebbe calcolato con attenzione la prossima mossa. Nessuno gli avrebbe mai potuto restituire quel tepore buono.
 
Che t'importa, di lei.. sei libero.. d'ora in poi potrai fare della tua vita quello che vuoi..
 
I passi lo portavano sempre più lontano dal parco, e l'ultimo istante in cui aveva incrociato i suoi occhi sembrava ormai appartenere al passato.
Il dio degli inganni sorrise, poi si fermò al centro del sentiero. Dentro di lui, l'altro fremeva. 
 
Non ti voltare. Non hai bisogno, di lei. E lei sarà al sicuro, lontano da te.
 
Lo ripeté una, dieci, cento volte, fino a che l'altro ne fu convinto. E riprese i propri passi lontano da lì.

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Capitolo 20
*** 20 ***


- Vi abbiamo concesso udienza privata, Lady Sif, per rispetto  alla vostra persona e per la fedeltà che da sempre avete dimostrato alla corona ed al regno. Saprete meglio di me quale significato abbia, la vostra condizione.
 
Il padre degli dei parlava con calma, senza smettere di fissare la giovane donna che aveva di fronte, costringendola ad abbassare lo sguardo a terra.
 
Missione fallita, e torno a casa con un figlio dentro di me. Certo, che lo so..
 
- Voi non siete sposata, nonostante vostro padre abbia concesso la vostra mano quando eravate in tenera età. La situazione attuale non permette neppure il matrimonio riparatore; il casato del vostro promesso sposo ha rifiutato l'unione con una donna che porta in sé il figlio bastardo di un midgardiano. Comprenderete da sola le conseguenze sul vostro stato.
- Sarò espulsa dalla corte e dai guerrieri.- Sif trovò il coraggio per alzare gli occhi e fissarli sul viso del re.
- E sarete sola, disprezzata e senza alcun onore. A meno che..
 
Sif sentì qualcosa fremere nel cuore, un brivido. Un'ipotesi a cui non voleva neppure pensare.
- Perdonate, padre degli dei, la mia sfrontatezza.. ma non ucciderò mio figlio, né lo lascerò in abbandono. Voi sapete cosa prova, un figlio senza genitori.. voi che ne avete raccolto e curato uno che non era vostro per salvarlo dalla morte.. solo voi mi potete capire..
 
A quelle parole così appassionate, la regina strinse con forza la manica di Odino, lanciandogli uno sguardo che implorava pietà, o almeno una soluzione.
 
- Lady Sif..
- Affronterò qualunque cosa. Amo mio figlio; non lo lascerò morire, né lo allontanerò da me. Accetterò qualunque vostra decisione.
- Sif..- la voce di Odino si fece paterna - l'unica soluzione che vi eviti il disonore sarà l'esilio su Midgard. 
- Forse lì potrete ricongiungervi con il padre..- intervenne Frigga, avvicinandosi alla giovane ed appoggiandole una mano sulla spalla - starete meglio che qui..
 
Sif si morse appena le labbra, abbassando di nuovo lo sguardo a terra.
- Il padre di mio figlio non è un midgardiano.. e non esiste nessun medico canadese. Ho una colpa ben più grave, dell'aver buttato la mia reputazione. Vi ho mentito.
 
Uno scambio di sguardi a copracciglia aggrottate.
- Il padre è.. è vostro figlio.
 
La regina si portò la mano al petto, presagendo le parole che sarebbero seguite.
- Vostro figlio.. Loki.- Sif si morse le labbra, continuando a fissare la grande piastra di marmo su cui posava i piedi - io vi ho mentito. L'ho trovato. L'ho trovato e gli ho creduto, mi sono completamente fidata di lui. Aveva paura, un'orribile paura di tornare. Sapeva che sarebbe andato incontro alla morte, dopo una serie infinita di torture. Tremava al solo pensiero di finire incarcerato. Ho creduto alla sua storia, mi sono fidata di lui quando mi ha pregato di dargli un po' di tempo.. che avrebbe vissuto la vita di un medico, per un po'. Che avrebbe preso una delle loro specializzazioni. Mi ha chiesto di lasciargli dimostrare che poteva essere migliore..
 
Una di quel milione di cose..
 
Le sembrava di sentirla, la voce di Loki, calda e leggera, mentre la pregava. La stessa voce che l'aveva accompagnata in tutte quelle notti trascorse sotto le stesse lenzuola.. la stessa che le aveva detto addio in quell'angolo di Central Park, dopo un mare di bugie.
 
Il morso andò più a fondo, fino a sentire il sapore del sangue, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime.

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Capitolo 21
*** 21 ***


Naim era nato nel silenzio del grande palazzo, in una delle sue stanze più segrete. 
Sif lo stringeva al suo calore, sapeva che il suo piccolo avrebbe potuto avere soltanto quello. Non c'era gloria, né festa, per lui. Nulla, per il figlio illegittimo di un principe traditore.
 
Lo crebbe nel silenzio, e nel silenzio iniziò a sperare che suo padre non tornasse mai più.
 
I primi sorrisi, le lacrime. Le grida di fame o di sonno, la poppata tranquilla, le guance rosate, le minuscole manine.
Il padre di cui portava il cristallo negli occhi aveva scelto di perdere tutto questo, pur di avere salva la vita.
 
Sif osservava il bambino sonnecchiare beato fra le braccia della regina, mentre quella intonava la stessa ninna nanna cantata per quel cucciolo raccolto a Jotunheim chissà quanto tempo fa. E il rancore tornava ad essere amore, la rabbia passione. Allora gli occhi non trattenevano più le lacrime, ma non erano lacrime di dolore.
 
Le rose del giardino segreto ormai fiorivano fra i primi passi del principino, quando il padre fece ritorno.
 
Passeggiava lungo i corridoi, stando attenta che Naim non cadesse né si facesse male, guidandolo con la punta delle dita. Il bimbo rideva, tenendola saldamente ancorata.
 
Quanto sono forti le tue manine, amore mio..
 
Aveva riso con lui, prima di sentire quel vociare. 
 
Prima fitto fitto, poi un vero e proprio clamore. Raccolse il bimbo fra le braccia, avvicinandosi ad una delle grandi finestre che s'affacciavano sul cortile d'ingresso al castello.
Buona parte dei nobili radunati in gruppi sempre più nutriti, e fra loro parecchi popolani. Sembrava si stessero raccogliendo per un grande evento.
- Lady Rose.. che succede?
 
La giovane dama non sembrò scomporsi più di tanto, continuando a guardarla con lo stesso disprezzo con cui ne aveva accolto l'avvicinarsi.
- E' tornato.- disse.
 
Sif aggrottò le sopracciglia, provando a sporgersi quel poco che bastava a vedere senza mettere in pericolo il bambino.
- Il vostro sposo.- Lady Rose si allontanò, come cercando di non venir contagiata - il vigliacco traditore è tornato. Sarete orgogliosa, di lui, ora che è diventato un criminale di guerra ed un assassino.
 
Il cuore prese a pulsarle in gola.
 
Loki.
 
Tornato.
 
Assassino.
 
La folla si spostava a far passare il piccolo corteo, per poi richiudersi alle sue spalle.
In testa, due soldati, esattamente come in coda. Dietro di loro, Thor.
 
Fra le sue mani, la luce azzurra del Tesseract, finalmente recuperato. E poco oltre..
Polsi congiunti e stretti da bracciali del sigillo, legati da una catena che aveva un capo nelle mani del primogenito del re. La bocca serrata dal bavaglio metallico che serviva da tortura per i prigionieri che si macchiavano di alto tradimento.
 
Non aveva più nulla dell'uomo che ricordava, a parte la statura imponente che gli consentiva di guardare oltre le spalle dei suoi carcerieri.
Capelli lunghi, scompigliati. Lineamenti smagriti, occhi cerchiati da vistosi segni di stanchezza. O Forse era questo, il viso di un assassino..?
 
Raccolse il corpo del figlio contro di sé, come per impedirgli di vederlo, di riconoscere in quel mostro il padre che non l'aveva voluto.
Naim si lasciò accarezzare la nuca e rivolse il viso contro il petto della madre, unendo le manine e cercando la sua protezione. Come se l'avesse capito.
 
L'uomo in manette fermò improvvisamente i passi, lasciandosi strattonare dalle guardie, e sollevò il viso.

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Capitolo 22
*** 22 ***


Sapeva cosa lo attendesse, il dio degli inganni. Conosceva il proprio destino, sapeva che avrebbero preteso da lui un pentimento che non voleva concedere.
Non a loro. Non al padre degli dei, non alla regina. E neppure al fratello che l'aveva riportato in catene, complici quei simpaticoni dei suoi amici in calzamaglia.
 
Al solo pensiero della battaglia sostenuta e persa, il corpo si scuoteva in un riso quasi isterico.
 
Poveri pazzi.
Continuate, ad illudervi.
Non chiederò perdono, non mi avete sconfitto. Dovete ancora assistere al gran finale..
 
L'esercito venuto da oltre i cieli era stato distrutto, il varco fra i mondi richiuso, e fra le rovine lasciate a Midgard gli umani si stavano ancora leccando le ferite.
 
Poco gl'importava del dolore lancinante di quelle che aveva addosso. Appena al sicuro in cella, gli avrebbero tolto i bracciali e la magia l'avrebbe curato in fretta.
 
E' davvero cattivo, il bestione.. aveva pensato, quasi divertito, specchiandosi in una vetrata e notando diversi tagli ed escoriazioni a decorargli il viso.
Hulk non era c'era andato per niente leggero.
 
E l'agente Barton.. divertente, poterlo manipolare.. sarebbe da provare un'altra volta.. magari con la sua gentile compagna.. chissà quali segreti potrei scoprire..
 
La casa di quello spocchioso ironico miliardario andata in pezzi.. beh.. una volta distrutta Asgard, avrebbe anche potuto far ritorno e completare l'opera, o magari accettare il drink.
 
Poveri stupidi.. se solo poteste immaginarlo, il mio piano..
 
Improvvisamente, una sensazione. O forse solo un flash.
Percepì una presenza, un calore che strideva da morire con il gelo che gl'invadeva il corpo.
 
Loki! Per Odino, sei un gigante di ghiaccio!
 
Te l'ha mai detto nessuno, che sei un cretino?
 
La voce rideva, mentre quella manina tiepida lo strattonava costringendolo ad entrare in casa ed evitandogli di dormire sotto un bel cumulo di neve.
 
Mi fai compagnia..?
 
La sua voce si sovrapponeva a quella voce, il tepore si faceva più umido ed intenso. Una mano lo attirava verso un corpo conosciuto, dopo aver sfiorato leggera la sua pelle nuda.
E di colpo il buio.
 
Ci avevi promesso il Tesseract.. hai tradito la parola data.. lui verrà a cercarti, e non ci saranno luoghi in cui potrai nasconderti..
Apriva gli occhi, e non c'era più la vasca da bagno in ghisa di quella casa midgardiana. Solo il buio, il freddo del peggiore dei suoi sogni. E la mano che lo sfiorava era quella dell'orribile servo di Thanos.
 
Questa volta sei sfuggito alla morte.. la prossima non ti darà scampo..
 
Thor lo vide deglutire amaro, ma non fermò i propri passi. La cella attendeva, ed un traditore non meritava pietà.
 
Poi di nuovo quella sensazione. La mano del servo che gli premeva la gola come a volerlo soffocare si tramutava in una forza capace di sollevarlo verso il cielo, facendolo sentire leggero.
Sollevò gli occhi, e la vide.

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Capitolo 23
*** 23 ***


 
L'aveva cercata.
 
Aveva cercato il suo sguardo, il suo viso, fin dal primo istante in cui il raggio di luce l'aveva riconsegnato ad Asgard. Non l'aveva ancora trovata, e per un istante l'incertezza del non saperla al sicuro l'aveva lasciato tremare.
 
- E' qui.- Thor l'aveva capito - tuo figlio è nato al castello, lontano dal rancore della gente. Al sicuro..
- Al sicuro da loro.. o da me? - aveva replicato, spostando distrattamente gli occhi su di lui. Thor aveva percepito solo il velo dell'ironia, senza riuscire a leggerci quella malinconia nascosta. Non era mai stato bravo, a scendere sotto la superficie.
 
Dopo la sfilata davanti gli occhi del popolo, era venuto il momento del giudizio.
Della farsa...
 
Il re aspettava dall'alto del trono, posa imponente e sguardo severo. Indossava l'armatura, come fosse appena tornato da una battaglia.
Non gli metteva alcuna paura.
 
Fu trascinato avanti, spinto a terra in ginocchio. Non abbassò lo sguardo neanche per un attimo, puntandolo direttamente su Odino.
- Allora ci sei riuscito, a catturare il nemico..- sibilò, lasciandolo irrigidire - che t'aspetti, ora? Che chieda scusa? Che pianga per i poveri piccoli midgardiani e la loro città? O per te e la tua?
- Non ti riconosco più, figlio mio.- fu tutto quello che disse il re, muovendo qualche passo verso di lui.
- Non lo sono mai stato, tuo figlio.- replicò, gelido - piuttosto il tuo intruso, il tuo ostaggio, l'infiltrato del nemico. Come preferisci. 
- Sei diventato..
- Quello che sono davvero. La bella recita è finita. Non ho più bisogno, di essere quello che vuoi tu. Non sarò mai più quello che vuoi tu.
- Figliolo..
- Non sono tuo figlio!! Non chiamarmi mai più in quel modo!!
 
Al grido del dio degli inganni, fece eco da lontano il pianto di un bambino. 
 
Questa volta fu Loki, ad irrigidirsi, spostando lo sguardo a lato, verso il pavimento.
- Perché l'hai portato qui..? 
- Se solo vedessi com'è cresciuto.. e come assomiglia a te quando eri piccolo..
- Stai usando mio figlio come merce di scambio?!
- No..- Odino si ritrasse. Avrebbe dovuto aspettarsela, una reazione simile. Invece fino all'ultimo ci aveva sperato. Loki che vedeva il bambino, che lo prendeva fra le braccia. Per un istante, si ritrovò a darsi dell'idiota. Lo stava usando per uno scopo, nobile o meno che fosse. Esattamente come aveva fatto con Loki tanti anni fa.
- Portatelo via.- sibilò il giovane, intravvedendo la sagoma della regina con quel cucciolo fra le braccia.
- Loki..
- Portatelo via!!
A quel secondo grido, il bambino intensificò il pianto, costringendo la regina a tornare sui propri passi e scomparire.
 
Il padre degli dei serrò le labbra, e dopo un istante d'attesa gli si rivolse con lo stesso sguardo che aveva riservato a Thor il giorno in cui l'aveva bandito. Solo il tono di voce, questa volta, era triste e rassegnato.
- Sconterai la tua pena nelle celle dell'ala nord. Sulla tua fronte il sigillo..- tracciò un segno in aria, a poca distanza dalla testa del figlio - che ti priva dei tuoi poteri. Non sarai libero finché non mostrerai il tuo pentimento.
 
Mai.. recitava lo sguardo con cui gli rispose il giovane, mentre due guardie lo strattonavano e lo tiravano in piedi.

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Capitolo 24
*** 24 ***


Aveva ragione lei. Non mi avrebbero ucciso. Direi che non mi è andata male..
Il ghigno divenne una risata, acida e nervosa, una volta oltre la porta di quella cella. 
 
Mosse qualche passo, avanti ed indietro, iniziando ad elaborare la prossima mossa. 
Mantenere un basso profilo. Ecco, quello sì. L'aveva fatto su Midgard, ed aveva funzionato. Fingere, recitare la parte del pentito. Non da subito, li avrebbe tenuti sulla corda per un po'. In quello era sempre stato il migliore.
 
Perfetto..
Strinse le mani fra di loro, immaginando le visite di una madre addolorata e di un fratello che avrebbe fatto di tutto pur di vederlo redento.
 
Poveri illusi..
 
Percorse con lo sguardo il perimetro della stanza una, due volte. Il pavimento in pietra era sconnesso e freddo, le mura umide. Tutto l'ambiente emanava un disgustoso e forte odore di muffa. 
Una smorfia gli dipinse il viso, prima che arrivasse la mano di una guardia a dare un colpo secco alla finestrella con le sbarre che decorava la porta, e scomparisse anche l'ultimo spiraglio di luce.
 
Un sospiro, e fece l'unica cosa che in quel momento gli sembrava concessa. Scivolò con la schiena contro il muro, in attesa che gli occhi si abituassero al buio, in modo da distinguere meglio quel poco che lo circondava.
 
Trascorsero tre albe, e nessuno scese a bussare alla sua porta.
 
L'altro c'era rimasto male.
Neppure sua madre, neppure lei, aveva percorso quelle scale anche solo per vedere se era ancora vivo. Nemmeno lei, ad implorare pietà, a fermare le frustate e le botte delle guardie. 
 
L'unica sua compagnia erano loro. 
Ne poteva riconoscere i passi pesanti lungo il corridoio, e da quello capiva che era l'ora. 
Una mano apriva la finestrella, e all'improvviso il buio veniva squarciato dalla fioca luce dell'alba, che ai suoi occhi sembrava già insopportabile.
 
Avevano ricevuto il divieto di familiarizzare con il prigioniero. Quindi, nessuna parola, mentre lo trascinavano al muro, e dopo avergli incatenato le mani procedevano con la punizione.
 
Dieci albe, ed i segni delle frustate sulla sua pelle non si contavano più.
 
Quindici albe, e il corpo del principe cadetto chiedeva pietà, mentre l'anima del dio degli inganni si ostinava a resistere.
 
Poi, quei passi. Leggeri, diversi dagli altri.
Sollevò appena la testa dal pavimento su cui l'avevano appena spinto le guardie, dopo la consueta cura. L'unico movimento che gli era concesso dal dolore diffuso e latente che provava.
 
Una chiave a muoversi nella toppa, il catenaccio che si apriva. 
L'istinto fu quello di ritrarsi verso il muro, quando la luce invase la cella.
 
- Loki..
Una voce familiare, come il tepore di quella mano contro la guancia.
Provò ad aprire gli occhi e vide l'immagine stanca e triste della regina.
 
Mamma.. 
L'altro avrebbe teso le mani, si sarebbe lasciato cullare dal suo abbraccio. Il dio degli inganni rimase immobile ed indifferente.
 
- Come ti hanno ridotto, figlio mio..
 
Nascose il viso, per evitare di mostrarle le poche ferite che ancora non aveva potuto vedere.
- Che sei venuta a fare..? - rispose, con la voce ridotta ad un gorgogliare sommesso.
- A curarti.- lei non si lasciò intimidire da quel tono aspro, diabolico - sei coperto di lividi e ferite..
- Il re non deve vedere lo stato in cui mi ha ridotto? 
- Figlio, ti prego..- Frigga tese di nuovo una mano, ma lui si ritrasse di nuovo, spalle al muro, guardandola con gli occhi di un demone.
- So cosa volete fare. Quindici albe. Sì, le ho contate. Quindici risvegli a colpi di frusta, a pugni e calci. Potete massacrarmi, non chiederò il vostro perdono.
- Loki..
- Lasciami in pace. Se devo essere trascinato davanti al re, voglio che mi veda come sono.
- Ti prego..- il tono della regina si fece implorante - non è per lui.. lui me l'ha vietato, di scendere quaggiù. L'ha vietato a tuo fratello, e anche a Sif.. 
 
Un brivido gli scese lungo la schiena. Abbassò di nuovo il viso, lasciandole la parola.
- L'ha chiamato Naim. Ha i tuoi occhi ed il suo carattere peperino. Volevo solo che li vedessi..
- Smettila.- replicò, cattivo - non m'importa nulla, di lui. Non l'ho mai voluto. 
- Non è vero, e lo sai. Per una volta, smettila di raccontarti delle bugie..
 
L'altro soffocò il dio degli inganni, sollevando occhi disperati sulla regina.
- Sono nel cortile, proprio adesso. E' una giornata bellissima, le rose sono in fiore, e Naim ha imparato a giocare a nascondino. Sono lì, a due passi da te. Lascia che ti medichi, quanto basta per..
-..Stare in piedi e poterli incontrare? - la voce gli uscì incrinata - Sif mi odia.
- Ti odia, e ti ama. E' complicato.
- Non voglio. Non voglio incontrarla, non voglio che mi veda..
- Non vuoi che ti veda in questo stato. Ti capisco. E' per questo che sono qui.
- No..- lui la interruppe - lei non deve vedermi, in questo stato né in un altro. Sarà al sicuro solo se le resto lontano.
 
Frigga percepì il dolore di quelle ultime parole. Non era il dio degli inganni, quello che le aveva pronunciate. Non il traditore, l'assassino.
Gli si fece vicina, accarezzandogli un braccio. 
- Non devono vederti, se non vuoi. Non è necessario che lo sappiano, che sei a pochi passi da loro. Voglio solo che tu li veda..
 
La regina lo sapeva. Suo figlio non era un mostro, non lo sarebbe mai stato. Neppure continuando a nascondere la verità sotto strati di ghiaccio.
 
Loki piegò il viso verso terra, emise un lunghissimo e profondo sospiro. Fece perno con le mani, riuscì a spostarsi dandole la schiena, e lasciò che gliela spogliasse.
L'unguento faceva un male terribile, sulla pelle ferita, ma le mani della regina avevano delicatezza e rispetto. Si morse le labbra, lasciandola fare. 
 
Le braccia, le gambe, il torace e il viso. Una volta finito, Frigga ebbe la cura di fasciarlo e vestirlo con abiti puliti. Poi si lasciò andare ad una carezza, leggera ed esitante, temendo una reazione negativa.
Silenzio. Il giovane aveva sollevato gli occhi nei suoi, e non c'era ombra di veleno in quello sguardo di cristallo.
- Vieni.- si alzò, e sostenendolo lo condusse oltre il corridoio, sotto il controllo delle guardie.
 
La finestra che si apriva sul cortile era poco più di una feritoia, decorata di sbarre esattamente come quella sulla porta della cella.
Oltre, la luce. Il giardino ne era inondato, non l'aveva mai visto così bello. Dovette ripararsi gli occhi con una mano, prima di riuscire ad abituarli al sole, di mettere a fuoco le figure che vi si muovevano indisturbate.
- I nobili lo guardano con occhi cattivi..- la regina si lasciò andare alla malinconia, osservando il bimbo che sgambettava felice lanciando gridolini per attirare l'attenzione della madre.
- Com'è stato per me..- replicò Loki, cercando di mantenersi freddo, distaccato - due estranei in una terra di bugiardi.
- Figlio mio..- Frigga tese di nuovo la mano, e questa volta le arrivò la reazione che s'aspettava.
Lui si ritrasse, fissandola con occhi cattivi.
- L'ho già detto al re. Non sono vostro figlio. E non sarà una patetica scenetta a farmi cambiare idea.
 
La regina sospirò, rassegnandosi a raccogliere bende ed unguenti, ed a lasciarlo.
- La guardia ti accompagnerà dentro. Puoi stare quanto vuoi, ma è la tua unica occasione.
Mosse i propri passi verso la scala che l'avrebbe portata fuori dalle prigioni, ma a metà strada non riuscì a resistere. E, voltandosi, lo trovò ancora nell'angolo in cui l'aveva portato. Assorto, lo sguardo fisso verso la donna che amava, verso suo figlio.
 
L'ennesimo sospiro, prima di scomparire oltre la pesante porta di ferro.


nota della matta ke scrive: wow! sono riuscita a metterne insieme già 24! grazie a tutti quelli che finora hanno letto-seguito-messo fra le preferite questa piccola storia.. e in particolare a chi mi ha recensito e continua a farlo! besos ;)

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Capitolo 25
*** 25 ***


Si sentì come percorsa da una scarica elettrica, e d'istinto sollevò lo sguardo dal bambino, per rivolgerlo verso l'angolo da cui quella presenza sembrava chiamarla.
 
Non vide nessuno, intorno. Nessuno la stava chiamando.. allora perché sentiva quella voce?
 
Te lo sei immaginato..
La sua attenzione tornò tutta per Naim, che adesso le tirava la gonna, cercando di attirarla verso la propria ultima straordinaria scoperta.
- Sono stupendi, amore mio.. bravo..- sorrise, chinandosi verso un grappolino di fiori di un curioso ed intenso blu.
- Mam-ma.. Mamma! - adesso il bimbo aveva sgranato gli occhi, indicando un punto sul muro del castello.
Alzò di nuovo lo sguardo, e lo vide.
 
Nel muro, poco sopra il livello del terreno, si apriva una serie di piccole finestre rettangolari, chiuse da sbarre di ferro. Le finestre del corridoio delle carceri. Dal buio di una di quelle aperture, qualcuno li stava osservando in silenzio.
Un brivido la percorse da capo a piedi, bloccandola ed impedendole di trattenere Naim, che era corso sgambettando verso quel paio di mani che stringevano le sbarre.
 
- Naim! No! - lo rincorse, bloccandolo impaurito a metà strada, ed andandolo a raccogliere con la voce incrinata dietro a quel tono di rimprovero - lo sai, che non voglio che vai lì!
- Mamma..- il bimbo indicò di nuovo quel punto.
- Lì ci sono i cattivi, Naim. I cattivi che fanno del male alle persone.- lei se lo avvicinò al viso, facendosi più dolce - non voglio che tu ci vada.
 
Fece per voltare i propri passi, quando quella voce ruppe il silenzio.
 
Compreso suo padre..
 
La sentì chiaramente. Non era nella sua testa, e le mandò il cuore in gola.
- Lasciaci in pace, Loki.
 
Dall'ombra del corridoio, le sembrò di vederlo sorridere. Non un sorriso di quelli sinceri e luminosi che aveva visto durante i mesi trascorsi su Midgard, ma qualcosa di molto più vicino al ghigno di un demone.
 
- Non mi lasci neppure vedere mio figlio..
- Non è tuo figlio.- si ristrasse, di scatto, cercando di sfuggire. Qualcosa di misterioso non le permetteva di staccare i piedi da lì.
- Sif..
La voce s'era fatta dolce, quasi malinconica. 
 
Non ti crederò mai più.. 
La donna strinse a sé il bambino, voltando le spalle.
- Ti prego, Sif..
 
- Non voglio che tocchi mio figlio, non voglio che tu lo veda. Non sei l'uomo che amavo, non sei più nessuno.
- Allora perché non riesci ad andartene? - replicò quella voce, con una punta d'ironia che riuscì a ferirle il cuore.
 
Sif gli lanciò uno sguardo carico di puro odio, da sopra le proprie spalle, e lui rimase a guardarla andarsene, impotente.
Poi la guardia rimasta al suo fianco gli afferrò un braccio, trascinandolo di nuovo in cella.
Loki non si oppose; la sua testa ed il suo cuore erano già da un'altra parte.

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Capitolo 26
*** 26 ***


 
Guardie!
 
Era ormai l'imbrunire, quando quella voce tuonò dal buio della prigione.
Uno dei due uomini schierati lungo il corridoio si avvicinò alla porta della cella, mantenendosi rigido dentro l'armatura.
- Fatemi parlare con Lady Sif - il giovane comparve dal buio, fissandolo con quegli occhi di ghiaccio e stringendo in pugno le sbarre della finestrella - voglio vedere mio figlio.
- Gli ordini del re sono di non dare a Lady Sif l'accesso alle prigioni - fu la risposta, secca - e di non farvi mai entrare in contatto col bambino.
- E' mio figlio!! - il principe alzò la voce, stringendo le sbarre con più forza. Vide i due uomini parlottare fra loro, poi ne vide uno spostarsi ed uscire.
 
- Mia signora..
La guardia si presentò al cospetto della regina con un inchino ed una discreta dose di timore.
 
Frigga sollevò lo sguardo dal bimbo che coccolava fra le braccia, e lo rivolse al servitore, interrogativa.
- Il prigioniero..- senza spostarsi dal punto in cui s'era fermato, l'uomo esità prima di parlare -..vostro figlio. Ha chiesto di poter parlare con Lady Sif.
 
Le due donne scambiarono un'occhiata, mentre il bambino continuava a giocare con la collana della nonna.
Dagli una possibilità.. la pregavano gli occhi della regina.
 
Sif si fece scura in viso, mentre Frigga ringraziava e congedava la guardia.
Rimase ferma per un istante, accanto alla finestra. Poi emise un lunghissimo sospiro, prima che i suoi piedi trovassero l'impulso per staccarsi da lì.
 
Il suono di quei passi scosse il giovane dall'angolo umido e sudicio in cui s'era rifugiato. Passi, poi chiavi. Poi ancora passi, sempre più vicini. Ed infine qualcuno picchiò un pugno sulla porta.
La luce oltre la finestrella aperta, ed i tratti induriti di Sif.
 
Sorrise, scivolando via da quell'angolo e andando a sfiorare le sbarre con le dita. 
- Cosa vuoi?
- Hai messo l'uniforme..- replicò lui, con quella voce calda e dolce, capace di farle perdere un battito - sei più bella in bianco, lo sai?
- Cosa-vuoi. - lei si fece ancora più rigida, avvicinandosi senza il timore di fissarlo negli occhi.
- Lo sai, cosa voglio, Sif. Voglio te, e nostro figlio.
- Non siamo stati noi, ad abbandonarti da vigliacchi. Non abbiamo cercato noi, di conquistare uno dei nove mondi, facendo del male alla sua gente e distruggendo tutto quello che c'era sul nostro percorso..- sibilò lei, vomitandogli addosso tutto il proprio rancore.
 
Loki emise un sospiro, abbassando per un attimo lo sguardo.
- E sai già anche la risposta. No.
- Sono suo padre! - scattò lui, stringendo le mani alle sbarre.
Non le fece alcuna paura.
- Suo padre è morto, Loki.- gli disse, gelida.
- Così gli hai detto, di me?
Il tono di quella voce s'era fatto disperato, ma non ebbe presa su Sif.
- Lui non lo sa ancora..- spostò gli occhi via da lui, verso un punto lontano nel corridoio - è troppo piccolo. Ma so già cosa gli dirò, appena mi chiederà perché non ha un padre. Gli dirò la verità; che suo padre è morto, combattendo per Asgard. Che è morto come muoiono gli eroi, e che sarà per sempre la sua stella protettrice.
- Sif..
- E' questa, la verità. Il padre di mio figlio non è un bastardo traditore, non è un assassino. Non sei tu.
 
Un colpo in pieno petto.
 
La donna voltò i passi, ma fu bloccata poco lontano.
- Vuoi davvero farlo crescere con una bugia?!
 
Sif strinse i pugni contro i fianchi, chiudendo per un attimo gli occhi. Si voltò, e tornò a ringhiargli in faccia, carica di rabbia e dolore:
- Avevi ragione, quando dicevi che sei fuori posto, qui.. hai lo stesso sangue di tuo padre. Hai abbandonato tuo figlio come ha fatto lui. Non osare.. non osare cercarci, mai più. Hai capito?!
 
Un brivido lo percorse lungo la spina dorsale. 
Di nuovo. Di nuovo quella sensazione di freddo, il cuore in gola e quella morsa che lo stringeva fino a soffocare. 
Gli sembrava di sentire le parole del Servo, le sue dita contro il viso.
 
Se fallirai.. non esisteranno regni.. né lune deserte, né crepacci dove lui verrà a trovarti.. credi di conoscere il dolore.. lui ti farà capire quanto quel dolore sia niente..
 
Non riuscì a fare altro che rimanere lì, immobile, con quel metallo fra le dita, mentre la donna scompariva nel buio, lasciandolo alla solitudine ed al silenzio.
Poi tornò nell'angolo, scivolò a terra con la schiena al muro e la testa fra le mani.
 
Solo. Abbandonato da un padre a cui non importava che morisse. Abbandonato perché troppo gracile, troppo debole. Più semplicemente, perché non voluto.
 
Hai commesso il suo stesso errore..
 
Ecco cos'era, Naim. Un figlio non voluto, come lui.


eccomi di nuovo qua, con un Loki sempre più diviso in due persone e una Sif sempre più combattuta fra amore e odio.. chissà come andrà a finire, questo loro "amore al veleno"..  un grande Thanx a chi continua a seguire la mia storia senza aver ancora mostrato segni di noia e soprattutto a chi mi ha lasciato recensioni sempre gentili e carine! vvttb!

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Capitolo 27
*** 27 ***


La svegliarono le urla del bambino, nel cuore della notte.
Si scosse, scivolò fuori dal letto ed andò a raccoglierlo, provando a coccolarlo con la ninna nanna di Frigga. 
- Stai buono, amore mio.. non piangere.. sveglierai tutti.. ci odiano già abbastanza.. 
La sua preghiera non ebbe nessun effetto.
 
Il bimbo sembrava non trovare pace, e Sif, stremata, elaborò un'unica soluzione.
Lo avvolse nella copertina, e a passi veloci si diresse verso l'ala nord.
 
Loki fu svegliato di soprassalto da quel pianto disperato.
Ancora stravolto per la perdita così veloce di quel poco sonno faticosamente raggiunto, si passò una mano sul viso e si alzò, in tempo per vedere la porta della cella aprirsi e il viso di una guardia che faceva capolino.
- Che c'è..? Che succede? - chiese, con voce roca, avvicinandosi alla porta e scorgendo Sif nella penombra del corridoio.
- Non smette di piangere..- fu tutto quello che rispose lei, in un soffio - non so come fare..
 
E io cosa posso..? recitava lo sguardo che Loki posò su di lei.
- Scusa..- lei gli scivolò accanto, riprendendo i propri passi verso l'uscita, ma la mano di lui le strinse appena il braccio, convincendola a fermarsi.
- Aspetta..
 
Loki tese le mani verso il bambino. 
- Non gli farò del male..- sorrise appena, notando lo sguardo della donna ed intuendone i pensieri.
Sif cedette. Prese un respiro, lenta e misurata, tese le braccia e gli affidò il bambino.
 
Naim smise di piangere, non appena Loki lo raccolse contro il petto, sfiorando con le labbra quella fronte piccolina. Il padre appoggiò il viso contro la sua testa, e chiuse gli occhi in un sospiro.
 
- Sposami.
 
Lo disse così, senza pensare. La donna aggrottò le sopracciglia, stentando a credere che fosse sincero.
- Sì, sposami, Sif. Non importa se resterò qui dentro per sempre.- replicò lui, sollevandole addosso il cristallo dei propri occhi - sono stanco, di fuggire.
Lei scosse appena la testa:
- Chi ti dice che io ti creda?
- Non importa. Se il tuo è un no, mi accontenterò di veder crescere mio figlio da oltre le sbarre. Gli racconterai dell'eroe che era suo padre, e io non sarò mai esistito.
 
Un brivido le percorse la schiena, arrivando a chiuderle la gola e a rubarle tutte le parole.
- Io ti amo, Sif.
- Sei un bugiardo.
- Con il resto del mondo, quello sì.- lui rivolse uno sguardo al cucciolo che adesso dormiva pacifico fra le sue braccia - con te, forse. Ma non ora. E sicuramente non con lui. E' mio figlio, Sif. Chiunque io sia, non voglio ripetere gli errori di mio padre. Di tutti e due.
- Ti sei liberato di noi.. quando avevamo più bisogno..! - lei alzò appena la voce, ma Loki la mise a tacere con un cenno delle dita:
- Non l'ho dimenticato. Ma era meglio così, saperti al sicuro, lontano da me. Ho percorso strade sbagliate, Sif. Ho stretto patti che non avrei dovuto stringere, fatto promesse che non avrei dovuto fare. E forse sì, è meglio.. è l'unica soluzione. Allontanati il più in fretta possibile, e porta Naim al sicuro.
Tese le mani, affidandole il bambino. Nel suo sguardo adesso non c'era nessuna ironia, nessun velo di rabbia o cattiveria. 
 
Sif era rimasta come congelata. Aveva raccolto Naim, gli aveva rimboccato addosso la copertina. Di nuovo, nessuna parola in suo soccorso, mentre il giovane faceva cenno alla guardia di condurla fuori dalle prigioni.
 
- Addio..
Quella voce calda e dolce aveva tremato, togliendole l'ennesimo battito.
- Aspetta.- allungò la mano libera, a trattenergli il braccio - va bene.
Lui le rivolse uno sguardo interrogativo.
- Ti sposo. In fondo, era già nei nostri piani, no? - le s'incrinò appena la voce, ricordando come quelle parole l'avessero emozionata, quando le avevano pronunciate su Midgard, e quanto il loro suono fosse diverso, ora.
- Non devi sentirti obbligata. Non devi, se non vuoi.
 
Sif prese un respiro, lentamente. 
- Voglio fidarmi di te.
- No, Sif..- lui le lasciò una carezza sul viso, leggero - tu non mi ami.. non mi ami più. Ti ho chiesto una cosa assurda.. dimentica tutto.
 
Non riuscì a rispondergli, non con le parole. 
 
Loki la vide scivolare contro il proprio petto, appoggiarglisi addosso come aveva fatto un milione di volte, su quell'umile divano di quel piccolo appartamento di New York. Per un attimo, sentì come qualcosa che lo bloccava, poi si lasciò andare a circondarle i fianchi con le braccia.
 
La tradirai di nuovo, lo sai.. ripeteva quella voce, scura e cattiva, nella sua testa. La stai solo usando.
 
E' l'unica persona che tu abbia mai amato, e che abbia mai ricambiato questo sentimento..
Un'altra voce, la sua, cercava di farsi strada partendo dal cuore.

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Capitolo 28
*** 28 ***


Davvero desiderate questo?
La voce del padre degli dei appariva incredula, di fronte a tale richiesta.
- Sì, maestà.- Sif risollevò il viso dal profondo inchino con cui s'era presentata - è il padre di mio figlio, e nonostante tutto.. lo amo.
 
Gli occhi della regina brillavano di gioia, accanto al trono.
- Mi sembrate sincera, lady Sif.. e pare che siate l'unica via per la sua redenzione. Ve lo concedo.- Odino raggiunse la giovane, posandole una mano sulla spalla - sposerete il principe Loki. Iniziate i preparativi.
 
Sif ringraziò con un altro inchino, prima di congedarsi ed uscire.
 
Quella notte le apparve lunghissima, e mentre il bimbo le dormiva tranquillo accanto, per lei non c'era riposo o pace. 
Hai fatto bene, a fidarti di lui..? Non è l'uomo che hai conosciuto, e chissà se lo sarà mai più..
 
No, è sempre lui. Ha commesso degli errori, ma tu lo ami. Lo ami, lo sposerai e sarete una famiglia. Quella che desideri da sempre.
 
E se ti stesse usando?
 
- Io lo amo..- mormorò, fissando il soffitto percorso dalle sottili e tremolanti linee di luce della notte, cercando di dare forza alla voce positiva contro quella negativa.
 
Il dubbio non ne voleva sapere, di lasciarle in pace testa e cuore, e l'accompagnò il giorno seguente, e quello dopo ancora. Le strisciò accanto mentre le damigelle la vestivano di quel sottile abito bianco, le accarezzò il viso mentre altre le acconciavano i capelli.
Silenzioso, invisibile al palazzo intero, ben celato dietro a quel sorriso, alla fine dei suoi passi prese le sembianze del dio degli inganni.
 
Sei sicura..?
La voce calda e dolce dello sposo le arrivò ovattata, come da un sogno o da una lunga distanza.
Non trovò parole per rispondere, e rimase per quel lungo istante a cercarle nei suoi occhi di ghiaccio.
 
- Sif, non devi farlo per forza. Non mi devi niente.
Lui le aveva raccolto le mani, stava lentamente coccolando le sue dita. Per l'ennesima volta, lei si lasciò andare a seguire la prepotente voce del cuore.
- Ti devo la cosa più bella della mia vita.- posò uno sguardo sul bambino, che si lasciava abbracciare e sorreggere dalla nonna, pochi passi indietro. Poi tornò a lui, e per un istante lo lasciò nel dubbio su chi dei due fosse il soggetto di quelle parole.
 
Il padre degli dei unì le loro mani, prima di cominciare con le formule di rito.
 
La sposa si prenderà cura dello sposo.. e lo sposo la proteggerà.. fino alla fine della loro vita. Ed oltre ancora.
 
Loki sorrideva, ed il suo era di nuovo il sorriso limpido e sincero incrociato su Midgard.
- Il mio cuore è tuo, Sif. E lo sarà per sempre.- mormorò, leggero, appoggiando il viso sui suoi capelli. Le sentì tremare il respiro, ed allontanandosi appena la sfiorò con un bacio.
Poi con un cenno del capo chiese congedo, ed allo stesso modo il re glielo concesse.
 
Libero..
Era libero, finalmente. Libero grazie alla donna che lo seguiva, la mano stretta nella sua ed i passi decisi.
 
- Sono io, che ti devo tutto, Sif. La tua richiesta di grazia, il tuo sacrificio.. stai rinunciando alla tua felicità, alla tua vita.. per me.. ne vale la pena?
Quella domanda quasi la travolse, una volta chiusa la porta delle stanze che d'ora in avanti, come sposa del principe cadetto, avrebbe dovuto condividere con lui.
Si staccò dalla balaustra del terrazzo, voltò i passi e lo raggiunse. Morse appena le labbra, prima di piegarsi in ginocchio per arrivare all'altezza dello sposo, seduto sul bordo del letto e già spogliato a metà delle vesti da cerimonia:
- Non sto rinunciando a nulla, e la mia vita sei tu.
- Sif..- lui scosse appena il viso, lentamente, arrendendosi alle sue carezze.
- Chiunque tu sia.. io ci sarò sempre. Promettimi che sarai sincero, con me.
Loki abbassò il viso, lasciandole intuire un sì. Nella sua testa, c'era già una nuova mossa per quell'astuto gioco di specchi. Doveva sbrigarsi, a portare a termine la vendetta. Veloce, prima che il cuore prendesse il sopravvento con i suoi sensi di colpa.
 
Quella mano insisteva, delicata, spostando le proprie attenzioni sul suo collo, per scendere isolente più in basso.
Aprì improvvisamente gli occhi, e Sif scattò sorpresa interrompendo le carezze.
- Scusa..- le disse, leggero, lasciando che l'altro affiorasse, soffocando i pensieri ed i piani del dio degli inganni.
- No..- lei si ritrasse, spostandosi verso l'altro lato del letto - scusa tu.. ho interrotto il filo dei tuoi pensieri, e..
- Stavo pensando alle tue mani.
- Bugiardo..
- Stavo pensando alle tue mani.- lui le scivolò addosso, spingendola con la schiena contro le lenzuola - alle tue mani, alla tua pelle.. al calore che mi hai lasciato addosso in quelle gelide notti a Midgard..
La voce si faceva calda e sensuale, lasciando spazio alla marea dei ricordi. Le arrivò a soffiare nell'orecchio, mentre quelle mani s'insinuavano sotto la sua veste.
- Sei sempre così bella, vestita di bianco..
- E' solo una camicia da notte..
- Sei bella anche senza..- il sorriso del principe si fece ancora più malizioso, mentre le sue mani scorrevano sul cotone e lo trascinavano via dal corpo della sposa - mi fai compagnia..?
Lei rise, al ricordo della prima volta di quella frase. Poi il ricordo della seconda, e della terza, e di tutte le altre volte in cui l'avevano usata applicandone il codice midgardiano.. 
Si fece seria, mordendosi appena le labbra. Piegò il viso ai baci dello sposo, ricambiando la malizia di quelle mani con le proprie, fino ad avere sotto il proprio contatto la sua pelle nuda.
- Ho dimenticato le candele e tutto il resto..
- Va bene così, dottor Lawson..
 
Risero, fronte contro fronte, prima di amarsi come non avevano mai fatto prima.
E poi fu l'alba.

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Capitolo 29
*** 29 ***


Una manciata di giorni, due. Il matrimonio ormai apparteneva al passato, l'abito nuziale riposava in un angolo del grande guardaroba.
Tutto sembrava tornato alla normalità, intorno a loro. Sif coccolava il bambino, lo proteggeva dalla calura dell'estate. Loki trascorreva molte ore in biblioteca, o impegnato in lunghe passeggiate. 
Aveva bisogno di ritemprare il proprio corpo, diceva. Il corpo e la mente. 
Lei lo lasciava fare, rispettando i suoi silenzi e quel bisogno di solitudine, e rimanendo a lungo ad osservarlo dall'alto del balcone. Poi raccoglieva Naim, e mentre gli raccontava della vita oltre il cielo sentiva un paio d'occhi di cristallo sorridere. 
 
Papà.. indicava al bimbo quella figura che agitava leggera la mano, poi aspettava la sua corsa, i suoi baci e il suo ridere felice con quel cucciolo fra le braccia.
 
Sembrava che l'ombra del passato non potesse più far loro alcun male.
 
Fino alla notte in cui qualcun altro avrebbe tracciato come una ferita il suo destino.
 
La reggia era immersa in un tranquillo silenzio, dopo l'ennesimo banchetto e l'ennesima fuga a due da quell'ambiente troppo stretto.
Le aveva massaggiato la mano per tutto il tempo, trattenendola sulle proprie ginocchia, sorridendo alle sue sagaci battute in risposta alle piccole cattiverie dei commensali.
 
Due diversi in un mondo di cafoni..
 
Quando non ne avevano potuto proprio più, le aveva stretto leggermente le dita, segnale che era ora di scappare. 
Sif aveva dato la buonanotte con un inchino e se l'era trascinato dietro praticamente di peso, giocando lungo i corridoi a chi arrivava primo all'appartamento, e riscuotendo ansante il premio che le spettava.
 
- Riuscirò a batterti, prima o poi..- lui rideva, recuperando il fiato fra i baci.
- Non ci scommetterei, vostra altezza..
- Insolente..
 
Le aveva raccolto di nuovo la mano, prima di trascinarla fino al letto e prendendo in mano il gioco.
 
Consumata la passione, era rimasto a lungo a guardarla dormire, accoccolata contro il suo corpo, desiderando di poter tornare indietro.
 
Indietro, su Midgard.. due persone normali, senza guerre e senza magie.. libere di vivere il loro amore..
 
Sif respirava tranquilla contro la sua spalla. Non riusciva a percepire l'angoscia che pian piano cresceva, opprimendo il petto dello sposo fino ad impedirgli di respirare.
 
Loki si sollevò fra le coperte, scivolò lontano senza far rumore, stando attento a non svegliarla. Uno sguardo verso il bambino, che come lei riposava senza incubi, ed i passi lo portarono alla finestra. 
La mano sul vetro, poi ad aprirne la serratura. E poi fuori, a farsi accarezzare dalla brezza fresca della notte.
 
Non hai ancora prestato fede al tuo giuramento, asgardiano.
Quella voce lo colpì con l'effetto di mille lame, al centro della schiena.
 
- Il mio piano è ad un passo dal compiersi. Dì questo, al tuo padrone.- replicò, cercando di mantenersi gelido ed impassibile, malcelando un tremito nella voce - avrà presto quello che vuole.
- Le tue parole non c'incantano, dio degli inganni. Hai due albe, per mettere in atto la tua vendetta e darci quello che ci hai promesso. O il tuo dolore non avrà confini.
La mano ossuta del servo andò ad indicare il profilo del cucciolo che dormiva fra i pizzi della culla.
 
Un brivido scosse Loki dalla testa ai piedi.
- Volevi il Tesseract, lo avrai! - si ribellò, alzando il tono - insieme al trono di Odino e al sangue di Asgard!
Il viso del servo fu percorso da un ghigno.
- Ricorda.. due albe da questo momento. Questa volta non ci dimenticheremo di te..

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Capitolo 30
*** 30 ***


Quei due giorni trascorsero con la terribile lentezza con cui trascorre il tempo per chi attende con ansia. 
Loki appariva assente, distratto, nervoso, ma la sposa non osò farne parola, nonostante il suo cuore cominciasse a provare un inspiegabile timore.
 
Ho stretto patti che non avrei dovuto stringere, fatto promesse che non avrei dovuto fare..
 
Perché trascorreva le sue ore chiuso nella biblioteca? Perché si muoveva con il fare circospetto di chi sta tramando qualcosa?
 
Sorgeva su Asgard la seconda alba, quando percepì il suo muoversi fra le lenzuola. Rimase immobile, ad occhi chiusi, cercando di ascoltare e capire cosa suo marito stesse facendo, così presto.
Forse ha ancora sul corpo l'effetto della prigione.. si disse. La sveglia all'alba e le frustate.
 
Un tremito. Spostò la spalla e si raccolse di più fra le coperte, come avesse sentito il dolore su di sé.
- Sif..- lui la vide, e si piegò ad incontrare il suo viso, costringendola ad aprire gli occhi.
- Dove vai..? - lei lo vide già vestito, come fosse stato pronto per il campo di battaglia.
- Esco. 
- Dove vai..? - ripeté lei, più ovattata, come una preghiera, trattenendogli una manica dell'uniforme.
- Non me lo chiedere, Sif.
- Loki..- lei si sollevò appena, senza nascondere i capelli arruffati e l'espressione carica di una paura che adesso aveva le sue conferme.
- Andrà tutto bene, amore mio. Tutto bene. Presto sarà tutto finito, saremo liberi da questa prigione.
Quelle parole prive di senso ebbero l'effetto di spaventarla di più, portandola a stringere con più forza quel braccio.
- Lasciami, Sif. Lasciami andare.- lui provò a liberarsi, senza successo - devo farlo. Voglio la mia vendetta.
- No, ti prego..
Uno strattone, deciso, e lo sposo si liberò della sua presa.
- Porta via il bambino, Sif. Andatevene, andatevene lontano.- le disse, con una voce non più sua. E scomparve oltre la porta.
 
La giovane donna raccolse il figlio cercando di non svegliarlo, lo avvolse nella coperta e lo adagiò sul letto, prima di riempire una sacca con quelle poche cose che potevano servirle nel viaggio.
Fuggire.. sì, ma dove? E perché? Cos'aveva intenzione di fare, suo marito? E poi.. vendetta? Perché, e contro chi? E perché le aveva detto devo farlo? 
 
Che diavolo sta succedendo..?
 
Il sole si alzava, su Asgard. E con lui il vento di una battaglia che non aveva spiegazioni.
 
Loki era scivolato a passi veloci verso la camera delle reliquie. 
Sei ancora qui..
 
Il cubo emanava una luce azzurra, intensa, viva. Sembrava chiamarlo, attendere le sue mani a prenderlo e portarlo via con sé. Come la prima volta in cui ne aveva sollevato lo scrigno, e più forte ancora.
Lo raccolse, puro e limpido com'era, mostrando di nuovo la propria reale natura di gigante di ghiaccio. La sua forza gli diede il potere di teletrasportarsi sulla grande terrazza da cui si dominava l'intera città, nella frazione di tempo sufficiente a sfuggire alle guardie.
 
Chiuse gli occhi, e l'energia che aveva fra le dita dissolse il sigillo posto sulla sua fronte dal padre, amplificando a dismisura l'incantesimo che le sue labbra stavano pronunciando.
Dalle mani di Loki si sprigionò un raggio di luce, intenso, accecante, che andò a perforare i cieli come già accaduto a Midgard, liberando la strada per nuovi eserciti e nuovi nemici.
 
Poi a quella luce si sommarono migliaia di altre luci, altri fuochi e suoni di guerra. Il gridare di soldati e vittime che si mescolava allo stridore dei metalli ed al tonfo sordo delle esplosioni nei palazzi della città.
 
Il dio degli inganni aprì di nuovo quegli occhi di cristallo, contemplando la propria opera, quasi inebriato da luci e rumori. Poi il suo viso puntò verso il varco creato nei cieli, in tempo per assistere all'atto finale della battaglia.

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Capitolo 31
*** 31 ***


La lama di fuoco era scesa dal cielo ed aveva percorso inesorabile l'intera area della città. E nessuno, persona o cosa, incontrata sul suo cammino, aveva trovato scampo.
Erano scappati gridando, urtandosi e muovendosi disordinati in cerca di un rifugio che non avrebbero trovato.
Il panico, la paura. E poi silenzio di morte e distruzione. 
 
Vendetta era compiuta, Asgard era ai suoi piedi. Niente di più piacevole ai suoi occhi.
 
Poi, quell'urlo disperato. Aveva spezzato il silenzio e mandato in frantumi il suo cuore.
 
- Naim!!
 
Dall'alto del palazzo, riuscì a vederla chiaramente. La donna, il suo abito candido macchiato di polvere e sangue. Sulle spalle, quanto restava del ciuffo di capelli corvini che ricordava di aver accarezzato un milione di volte.
E fra le sue braccia..
 
Il bambino non si muoveva. Quel cucciolo non dava alcun segno di vita, non rispondeva al richiamo sempre più flebile della madre. Non un respiro, non un accenno a muovere quegli occhi di cristallo in cui più volte s'era rispecchiato e rivisto innocente.
 
Un invisibile pugno raccolse il cuore di Loki, stringendo fino a ridurlo in briciole.
 
Cos'hai fatto..
Il primo istinto fu quello di correre. Abbandonare il Tesseract e correre. Il più veloce possibile, correre e raggiungere la propria compagna fra la polvere.
Ecco, il mostro che era in lui veniva sconfitto, incatenato e tramortito, e l'altro ritrovava la libertà.  
 
Il bambino non accennava a muoversi, come in quel terribile sogno. Lo percorse un brivido, cadendo in ginocchio accanto a Sif.
Tese una mano, pronto a rimediare con la magia, pur sapendo di non aver alcun potere contro la morte. La donna lo respinse con violenza, continuando a piangere e mormorare parole indistinte, e per un attimo si sentì esattamente come nell'istante in cui la sua mano aveva lasciato lo scettro ed il sostegno di Thor, precipitando nel nulla oltre il ponte del Bifrost andato in pezzi.
 
- Sif, ti prego.. lasciami almeno provare..
Lo ripeté una volta, due, a vuoto, cercando di divincolarsi dalle sue mani e raggiungere il corpo del bambino.
La donna lo respinse di nuovo, colpendo a pugni l'armatura dorata fino ad avere le nocche coperte di sangue.
- Vattene, vattene!! Tu sei, un mostro!! - urlò, fra le lacrime - hai ucciso tuo figlio.. 
Le ultime parole le sfuggirono completamente incrinate, con una voce non più sua.
 
Loki non poté fare più niente, muoversi, o parlare. Si sentiva completamente distrutto, paralizzato. 
Il dio degli inganni aveva preso il sopravvento, non l'aveva potuto né voluto controllare. Questa volta, più delle altre. E il prezzo da pagare non aveva confini.
 
Le guardie non ebbero nessuna difficoltà, a strapparlo da quell'angolo di strada polverosa. Lo sollevarono come fosse stato una foglia morta, lo trascinarono fino al palazzo senza che il suo corpo provasse minimamente a reagire.
Gli occhi sbarrati, terrorizzati, liquidi. Il dolore che lo stringeva nel profondo chiudendogli la gola.
 
Neppure se ne accorse, di essere stato sbattuto in un'umida cella senza finestre. Si ritrovò seduto a terra, ai polsi di nuovo i bracciali con cui l'aveva ammanettato il fratello al ritorno da Midgard. 
Totalmente superflui, si disse, appoggiando la fronte al muro. Non avrebbe usato la magia. Mai più.
 
Passò un'ora, forse due. Aveva perso il senso del tempo e dello spazio, ed i suoi occhi s'erano ormai competamente abituati a quel buio, quando altre guardie lo sollevarono di nuovo senza alcuna gentilezza e lo trascinarono fuori. I loro movimenti apparivano rigidi, meccanici, come fossero stati pronti a dover subire uno dei suoi attacchi di parole, o qualche imprevedibile incantesimo.
Semplicemente, Loki si lasciò condurre dove sapeva già che l'avrebbero portato.

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Capitolo 32
*** 32 ***


La sala del trono appariva maestosa più del solito, avvolta nel brusio della folla.
Questa volta sarebbe stato diverso, si disse. Stavolta non passava fra loro come un principe traditore, ma come l'assassino del loro stesso sangue. Come l'uomo che accecato dalla sete di vendetta aveva ucciso anche il proprio figlio.
Gli sembrò che la folla fosse percorsa da un brivido, al suo passaggio. 
 
Poi il trono. E suo padre. Uno sguardo triste e cupo come mai gli aveva visto, neppure nel confessargli la verità sulle sue origini. Neppure quando sul ponte gli aveva risposto semplicemente no.
Il padre degli dei non avrebbe ascoltato nessuna richiesta di perdono, sincera o falsa che fosse. Questa volta, il suo destino era segnato.
 
Poi Odino prese la parola e tutto intorno tacque.
 
- Principe Loki..
 
Era la prima volta che gli si rivolgeva con quella freddezza, anche se mal celata sotto un fremito delle mani.
 
- Hai tradito il tuo stesso sangue, accecato dalla sete di un'insulsa vendetta. Hai ferito, hai ucciso. Non hai risparmiato neppure chi ti amava. La tua punizione è la condanna a morte.
Quella voce tradiva dolore, l'infinito dolore di un padre costretto ad uccidere il proprio figlio. Socchiuse gli occhi, e l'immagine di Naim inerte sulla strada lo passò da parte a parte come un pugnale.
 
- Hai ucciso i tuoi figli..
A quelle parole, Loki rivolse di scatto il viso verso il padre, serrando le labbra ed accorciando il respiro. Poi spostò lo sguardo a lato. Incontrò gli occhi gelidi di Thor, la sua mano che sembrava accarezzare la spada al proprio fianco. Incontrò gli occhi pieni di lacrime di sua madre, e quelli assenti di Sif sorretta dalle sue braccia.
Figli..?
- La tua sposa portava in sé la tua secondogenita. Il suo nome sarebbe stato Maliah.
 
Il pugnale iniziò ad infierire sempre più nel profondo.
Spostò di nuovo lo sguardo sulla compagna, vide sua madre parlarle all'orecchio, e lei annuire appena. Poi Frigga si appoggiò al braccio del marito, sussurrò qualcosa contro il suo viso. Il padre degli dei diede un cenno d'assenso, e a quello la regina sospinse la giovane verso l'ingresso laterale.
 
Una manciata di passi, e Sif scivolò dalle sue mani, accasciandosi a terra.
 
La regina fu prontamente al suo fianco, circondandole le spalle con le braccia.
- Va tutto bene.. è solo un po' di stanchezza..
- Figlia mia, hai appena perso un bambino, sei molto debole.. non avrei dovuto assecondarti nell'uscire dalle tue stanze.
- Non preoccupatevi.. io..- Sif stese la mano, come a ripararsi, e scuotendo appena la testa fece l'atto di rialzarsi.
Le gambe non risposero al comando, e la giovane dovette arrendersi con un pesante sospiro.
 
Fu tutto in un istante. La donna scivolava a terra, la regina la soccorreva. Il cuore di Loki diede un balzo fino in gola.
Provò con uno scatto a divincolarsi dalla presa delle guardie, ma quelli raddoppiarono la propria stretta. La disperazione cresceva, e gli diede la forza di provare di nuovo.
Odino fece un cenno, e gli uomini lo lasciarono andare.
 
- Sif..
Le si appoggiò accanto, provando a raggiungerle il viso. Lei scacciò le sue mani.
Lui non si arrese, e riuscì a raccoglierla fra le braccia.
Un respiro, lungo e profondo. Un altro, e sentì la mano della sposa stringergli la camicia sul fianco. Forte, come a cercare di arginare un dolore troppo grande.
 
E' questo che ti ho dato... un dolore troppo grande..
 
- Non ti ho voluto ascoltare.. non mi perdonerai mai..
Alla sua voce incrinata, un soffio contro il collo, la donna rispose emettendo un lungo e flebile sospiro.
Il giovane si scostò appena, quanto bastava per leggere un'ultima volta i tratti di quel viso. Ed iniziò a sgranare una formula che solo per pochi, oltre a lui, aveva significato.
 
Il padre degli dei sembrò perdere il respiro, immobilizzato di fronte al trono.
Il principe cadetto, il bugiardo ribelle aveva pronunciato contro di sé la formula del sigillo, rinunciando per sempre alla magia ed a tutti i propri poteri.
 
Un'aura leggera lo avvolse per un istante, e poi più nulla.
Non sarebbero servite altre frustate o umiliazioni, si disse. Inutile e superflua anche la condanna a morte che avrebbe dovuto emettere. Loki aveva scelto da solo la punizione peggiore.
 
La punizione peggiore..?
 
Con un sospiro di sollievo, gli si avvicinò, e bastò una leggera pressione sul braccio del giovane per convincerlo ad alzarsi da terra, separandosi dalla donna che ora lo fissava con un'espressione stupita e sconvolta.
 
Nessuno, oltre a Sif, riuscì a leggere le parole che in quell'istante gli sfuggirono senza suono dalle labbra.
 
Addio, amore mio..
 
- Figlio mio..- Odino lo strinse con più decisione, abbassando il viso a cercare di leggere in quegli occhi di cristallo.
 
Sorretto ed arginato da quelle braccia, Loki sembrava assente. Come se insieme alla magia fosse volata via anche la sua anima immortale.
 
- Questo è il segno. Il segno che c'è davvero, qualcosa di buono in te..- mormorò Odino, senza ottenere reazioni, mentre il brusio intorno cessava - hai diritto ad una seconda possibilità, per pagare il prezzo dei tuoi peccati..
 
Il principe chiuse gli occhi, raccolse il fiato come avesse voluto dire qualcosa.
Sua madre credette che l'avrebbe sentito chiedere perdono.
Thor strinse la mano a pugno, lungo il fianco. Forse questa era solo l'ennesima mossa d'astuzia di quello che, con immenso dolore, cercava di forzarsi a non considerare più un fratello.
 
E Loki fece la sua mossa.
 
Il padre degli dei era vicino da percepirne i battiti del cuore. 
 
La sua mano fu veloce e leggera, nello sfilargli il pugnale dalla cintura, mentre intorno crescevano grida di terrore, mentre le guardie sfoderavano le armi per difendere la vita del re. Ed ancora più veloce, a volgerlo contro sé stesso, affondando di colpo la lama.
 
Il coltello non fece alcuna fatica a squarciargli il torace. Lo trattenne fra le dita ancora un istante, prima di sfilarlo e lasciarlo cadere. Prima che il resto delle sue forze cedesse, lasciandolo scivolare al suolo.
 
Adesso le grida sembravano di sollievo. Solo una, portava con sé disperazione.
 
- Loki!!
La regina era arrivata al suo fianco, in un movimento improvviso, e cercava in tutti i modi di sollevarlo, di stringerlo a sé.
 
Mamma..
Avrebbe voluto nascondere la mano nella sua come faceva da bambino, ogni volta in cui l'aveva consolato o incoraggiato.
 
Questa non è tua madre..
Una voce nera, oscura, cattiva, s'impossessò della sua mente mentre le forze lo lasciavano.
 
Il sangue stava iniziando a bagnare la camicia candida, e da lì il pavimento. Il freddo saliva, veloce, dai piedi fino al cuore, mentre gli occhi del principe cadetto si facevano liquidi, rivolti a vuoto verso il soffitto della sala del trono.
 
- Figlio mio..
La sagoma imponente del padre degli dei, sul lato opposto a quello della sposa. Le sue mani salde e forti a premere sulla ferita, tentando di farsi obbedire dal sangue che fuoriusciva sempre più abbondante.
 
La voce del principe che si sollevava in un soffio.
 
Ora.. non farò più del male a nessuno..
 
Gli occhi si chiusero e fu il buio.
 

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Capitolo 33
*** 33 ***


Questa sera capitolo un po' più corto del solito.. scritto direttamente tra un "compito a casa" e l'altro ;)

Ti prego, ti prego! Non puoi lasciarlo morire!
 
La voce della regina aveva congelato col proprio dolore tutti i presenti, bloccandone voci e respiri.
In quel momento di silenzio completo e sospeso, si levò sulla sua quella di Odino:
 
- La camera della guarigione! Thor! Porta tuo fratello nella mia alcova!
Il giovane rimase a fissare il padre, sbalordito. Mai nessuno, escluso lo stesso re, era entrato nella sua camera privata. A nessuno era mai stato concesso l'uso di quell'alcova velata d'oro e magia.
- Sbrigati! - il padre alzò sensibilmente la voce. Un ordine del re non si discuteva.
 
Raccolse il corpo di Loki, sollevandolo come fosse stato una piuma.
Un brivido. Non riusciva a cancellare l'immagine del fratello, lo sguardo di pura disperazione con cui aveva abbracciato la moglie prima di farsi umano e cercare la morte come estrema punizione.
 
Che hai fatto..
 
Tremò ancora, nel posarlo sopra le candide lenzuola dell'alcova del re, prima di lasciarlo alle cure delle ancelle che l'avrebbero spogliato per tamponarne poi la ferita.
Il sangue era tanto, troppo. E per la prima volta ebbe la sensazione di svenire.
Arretrò un passo, due. Ed in un attimo fu lontano.

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Capitolo 34
*** 34 ***


soundtrack di oggi: "Diamonds" di Rihanna.


Non lo lascerò andare. Qualsiasi cosa succeda, anche se dovessi restare così per l'eternità. E' nostro figlio.
 
In quel momento, nulla sembrava più importare. Non il fatto che in quell'alcova giacesse un traditore, un assassino. Non il sospetto che quello potesse essere l'ennesimo inganno.
 
C'era solo il sangue, quella ferita che non sembrava voler ascoltare neppure la voce del padre degli dei.
Suo figlio stava morendo. Suo figlio aveva scelto di morire, di pagare con la vita il dolore immenso che aveva provocato. 
 
Non poteva essere una bugia.
 
E quel sangue era tremendamente vero.
 
Se solo non avesse pronunciato la formula del sigillo..
 
- Quando lo portasti a palazzo, mi dicesti che avrebbe avuto un grande futuro.. che l'avresti cresciuto in forza ed intelligenza e fatto di lui un saggio re per Jotunheim.. il re che avrebbe portato la pace.. dove abbiamo sbagliato..?
La voce di Frigga tremava, fra le lacrime, mentre la sua mano continuava a coccolare le dita leggere ed esanimi del giovane.
- Non abbiamo sbagliato, moglie mia. - replicò il re, senza perdere la presa su quella ferita - è il suo destino. L'unica via per la sua redenzione. L'unica salita. Nostro figlio ha finalmente compreso i suoi errori, e scelto di pagarli. 
- Non lo riavremo indietro..- lei sospirò, muovendo una carezza sulla fronte pallida del giovane - non lo riavremo mai più.. lo sapeva.. sapeva che la cura funziona solo per gli dei, che senza i suoi poteri sarebbe stato nudo, ed indifeso.. mio figlio vuole morire..
Lo disse col più grande dei pesi nel cuore.
 
Non era vero, che l'avevano amato di meno perché non era sangue del loro sangue. Non era vero, che gli avevano scritto un destino da perdente. Non lo era mai stato, l'ennesimo trofeo, o un ostaggio per negoziare la pace..
 
Una lacrima scivolò lungo la guancia di Loki.

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Capitolo 35
*** 35 ***


Il sole era di nuovo alto, su Asgard.
Dentro ed oltre le mura del castello, non si faceva che parlare di quanto accaduto il giorno prima, del principe traditore e dell'arma con cui aveva deciso di togliersi definitivamente di mezzo.
 
Finalmente..  aveva commentato qualche voce, sospirando di sollievo lungo i corridoi, prima di zittirsi al passare del principe ereditario.
Le labbra di Thor si contrassero, strinse i pugni con rabbia. Un tuono echeggiò non distante, mentre il cielo velocemente si oscurava, riflettendo il suo stato d'animo in quel momento.
 
Andrà tutto bene.. sua madre l'aveva trattenuto posandogli una mano sul petto, poco fuori la camera della guarigione. Thor aveva chiuso gli occhi, senza riuscire a trattenere una lacrima. Ed oltre il cortile il cielo rispose con mille lacrime di pioggia.
 
Stanca. Sua madre era stanca da morire, provata dal dolore e dalla notte trascorsa a vegliare il figlio perduto. Si lasciò andare ad accoglierla fra le braccia, la testa sulla propria spalla. E rimase in attesa.
- Dovresti riposare..- mormorò.
- E' quello che mi ha detto anche tuo padre..- replicò lei, in un soffio - non voglio, non posso lasciarlo..
- Non lo stai lasciando. E c'è il padre, con lui. Possiamo solo aspettare..
 
La condusse alle sue stanze, affidandola alle dame. Una volta chiusa la porta oltre le proprie spalle, non riuscì a cercare il riposo. La curiosità era forte, la tensione nel suo cuore alle stelle.
Il padre ancora non usciva. Lo conosceva abbastanza da poter giustificare il suo ostinato chiudersi là dentro, a tentare qualcosa che forse non era possibile neppure a lui.
 
Vado, lo convinco ad uscire, a riposarsi. Non può continuare a combattere una battaglia senza speranza..
Levò il passo, raggiunse quella porta d'oro. E si bloccò con la mano sull'anta.
 
Sei un bastardo..
Era stato solo per un istante, lo spazio di un pensiero. Ma l'aveva sperato anche lui, che Loki morisse.
 
Sei un bastardo.. è comunque tuo fratello..
 
Un sospiro, ed utilizzò il peso del proprio corpo per aprire l'anta, quanto bastava per avere visuale sulla fioca luce che illuminava la stanza.

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Capitolo 36
*** 36 ***


Aveva aperto gli occhi, lentamente, risvegliato dal crepitare dei tuoni. 
Lo circondava l'aura di Odino, impalpabile e leggera. Non c'era più la mano del padre, pressata contro la ferita, ma lui sapeva d'averla avuta addosso tutta la notte.
 
Per una notte intera, sua madre l'aveva vegliato, e suo padre aveva speso tutta l'energia curativa in suo possesso, pur di farlo tornare.
 
Un fremito.
 
Sparire. Doveva sparire, adesso, per sempre. Lontano da loro, lontano da tutti.
Non meritava l'amore che aveva ricevuto. Non dopo averlo ricambiato con quello stupido ed insensato rancore. Non dopo quello che aveva fatto.
 
Non merito di vivere.. non merito di stare ancora qui..
 
Mosse i piedi, le gambe, non senza provare un forte dolore latente in tutto il corpo.
Scivolò pian piano verso il bordo dell'alcova, ed aiutandosi con le braccia riuscì a sollevarsi a sedere. Si aggrappò al bordo, si alzò in piedi, e poi a passi malfermi raggiunse la grande finestra, appoggiando entrambi i palmi sulla sua superficie gelida, per avere sostegno e sollievo.
 
Lo sorprese una presenza, al suo fianco. Improvvisa, una mano lo circondò posandogli sulle spalle un mantello, seguita da una voce che, calda e profonda, lo rimproverava con dolcezza.
- Non dovresti alzarti, figlio mio.
 
Voltò appena gli occhi, incontrando quelli del padre. Appariva stanco, più vecchio del solito, provato dalla notte appena trascorsa, dalla fatica e dal dolore.
 
- Lasciami andare..- rispose, in un soffio, tornando con gli occhi alla finestra.
- No, Loki. 
 
Ecco, di nuovo quel no. Il giovane raccolse il fiato, e quel respiro diventò un gemito.
- Torna nell'alcova, vieni. - Odino cercò di spingerlo indietro - sei ancora troppo debole per..
- Lasciami andare..- fu la risposta, incrinata dal pianto.
- No, figlio mio. Non posso lasciarti andare.- quello lo raccolse fra le proprie braccia, stringendolo appena più forte - non voglio perderti..
- Io non sono tuo figlio.. sono soltanto.. soltanto un mostro.. devo.. devo pagare..
- Con la vita? Non così, Loki.. il dolore che provi è già abbastanza, come punizione.
- Li ho uccisi..- la voce del giovane si ridusse ad un soffio, contro la spalla del padre - lasciami andare..
 
Odino lo sospinse, e questa volta non incontrò resistenza.
 
Aiutami. Tuo fratello ha bisogno di riposare.
 
Thor comparve dalla penombra dell'ingresso. Lo affiancò, raccolse le spalle del fratello minore, e di nuovo fu percorso dalla terribile sensazione che aveva provato trasportandolo ferito in quella stanza.
 
Deglutì amaro, vedendo riflesso in quella pelle diafana il desiderio della gente. Quell'orribile desiderio che aveva espresso anche lui.
 
Loki si lasciò appoggiare fra le lenzuola, ricoprire con le coltri da cui era scivolato fuori. I suoi occhi continuavano a perdersi nel vuoto, e non ci fu movimento o parola dei due uomini capace di poterlo risvegliare da quell'oblio.
 
Trascorsero due albe e due tramonti.
 
Quando la terza alba fece capolino oltre la grande finestra, scivolò di nuovo fuori dall'alcova, provando lo stesso dolore e la stessa debolezza.
E di nuovo trovò suo padre e le calde mani che accompagnavano il mantello sulle sue spalle.
- Loki..
- Ho capito..- rispose, leggero, continuando a perdersi con lo sguardo oltre i vetri.
 
Sei quello che vuoi essere, non quello che gli altri pensano di te..
 
Le parole di Sif. Chiuse gli occhi, cercando di smettere di pensare a lei.
 
Scomparire. Lei sarebbe stata la prima, al sicuro, con lui lontano.
- Voglio tornare su Midgard.
 
Il padre degli dei aggrottò le sopracciglia. Non capiva.
- Voglio ripagare i miei peccati.. inizierò da laggiù. Partirò domani.
- Loki, ragiona. Non ti reggi neppure in piedi, hai bisogno di cure e riposo.
- Devo andare..
- Quando la tua salute ti consentirà il viaggio.
- Partirò tra tre albe da ora. Non oltre.. o sarà troppo tardi.
 
Adesso Odino riusciva a capire il significato di quelle parole.
 
Midgard.
 
New York e le sue macerie.
 
La disperazione ed i dispersi ancora da trovare.
 
- Andrai tra tre albe, non prima.- lo sospinse verso l'alcova, lasciandolo sedersi e poi fissando il cristallo dei propri occhi in quello del figlio - e tuo fratello verrà con te.
- No.
Loki si sorprese ad usare quello stesso tono e quello stesso no.
- Figlio..
- E' colpa mia. E' la mia missione.
- Tu non sei in grado di affrontarla da solo..
- Lasciami andare. Alle mie condizioni, o giuro.. che ci proverò di nuovo. E questa volta sarò abbastanza lontano da te per non fallire..
 
Odino ebbe un tremito, il primo in tutta la sua lunghissima vita.
E, per la prima volta, acconsentì tollerando una simile disobbedienza.
 
Questo, è il re per il trono di Jotunheim.. un re deciso e forte. Un re che non ha paura di pagare le proprie colpe..
 
- E sia.- disse - partirai fra tre albe, e che il cielo sia con te.

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Capitolo 37
*** 37 ***


 
Le strade di New York erano ancora un ammasso di macerie, animate solo dal febbrile via vai dei soccorsi e dal vagare senza meta di qualche disperso che faceva ritorno alla vita.
Difficile capire quanto tempo fosse passato. Non meno di una settimana, secondo lo scorrere del tempo su Midgard.
La ferita faceva ancora male, segno che non era trascorso molto tempo neppure a casa.
 
Il giovane avanzò a passi incerti fino al primo varco. Oltre il limite del palazzo, la luce sembrava accecante, e lo costrinse a ripararsi stendendo la mano sopra la fronte.
Una montagna di detriti, poco avanti a lui. Intorno ad esso, il movimento dei soccorsi che andava lentamente in fade. Sembrava che quell'area non destasse più interesse, le ambulanze si spostavano, poliziotti e vigili del fuoco ritiravano il loro materiale per trasferire altrove le ricerche dei dispersi.
 
Strano, pensò. Percepiva ancora qualcosa, calore, un respiro. Una voce. Non capiva perché quegli uomini si fossero così affrettati a lasciar perdere.
 
Si avvicinò lentamente al cumulo di macerie, inginocchiandosi e cominciando a scavare a mani nude, cercando di non pensare alla fatica ed a quel dolore che ricominciava a farsi sentire.
 
Prima misurando i movimenti, poi con velocità sempre maggiore. 
 
La voce si faceva sempre più nitida, doveva fare in fretta.
 
- Che fa quello?
Barton lo indicò ai compagni, insospettito dai lineamenti di quell'uomo più che incuriosito dai suoi movimenti.
Il giovane, vestito di una camicia bianca e pantaloni scuri, sembrava cercare qualcosa o qualcuno. Sollevava una pietra, un'altra, le spostava con la fatica che fa una persona che sta male, e con uguale fatica le gettava alle proprie spalle.
Forse è solo uno dei tanti disperati che cercano parenti o amici dispersi, si disse. C'era comunque in lui qualcosa che non gli piaceva.
- Forse dovremmo aiutarlo.. - replicò Steve.
Il solito eroe patriota, pensò Tony, con un sospiro, ritrovandosi poi a tifare per quel misterioso giovane che sembrava metterci tutta l'anima, nello scavare.
 
- Forse ha trovato qualcosa.- lo indicò, facendo notare come quello si fosse piegato verso il varco appena liberato. Levarono il passo e lo raggiunsero.
 
Un balzo del cuore nel petto.

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Capitolo 38
*** 38 ***


Era riuscito ad aprire un varco, abbastanza grande da poter vedere cosa ci fosse all'interno di quella stanza sommersa dai detriti. S'era affacciato, e l'aveva individuata. Una bambina. Piccola, capelli biondi arruffati e grandi occhi impauriti.
 
- Ce la farai..- Loki tese le dita, a sfiorare le sue - adesso tolgo tutte queste pietre, e ti tiro fuori da lì, ok?
La piccola annuì, continuando a cercare in quegli occhi di cristallo un punto di riferimento.
 
Un sasso, un altro. 
All'improvviso, braccia robuste che lo strattonavano, tirandolo via.
- Lasciatemi! - cercò di divincolarsi, senza successo.
- Che ci fai, qui? Eh, che diavolo ci fai, qui?! - gli ringhiò addosso Steve, fronte a fronte.
- Lasciatemi! - replicò quello, provando di nuovo a ribellarsi.
- Neanche per sogno! - Tony lo strattonò dall'altro lato, cercando di trascinarlo via da quel posto - adesso tu vieni con noi, chiamiamo tuo fratello e torni dritto dov'eri!
- Lasciatemi! Devo tirarla fuori da lì!
 
I due uomini scambiarono uno sguardo, confusi, e Loki approfittò di quel vuoto per dare una spinta più forte, liberandosi di Tony e portandosi contro Steve.
- Sono un medico, so quello che faccio! Lì sotto c'è una bambina, se non la tiriamo fuori in fretta..
Non volle finire la frase, per non spaventarla più di quanto non lo fosse già.
Vide entrambi gli uomini completamente disorientati, e diede l'affondo con freddezza, svincolandosi anche dalla presa di Steve:
- E ora, se volete scusarmi..
 
Si piegò di nuovo sulle ginocchia, e completò l'opera di sgombero senza che nessun altro interferisse o muovesse obiezioni.
- Ecco fatto. Adesso abbracciami forte, ti tiro su. Ok?
Vide la bimba annuire ancora, allacciandogli le mani attorno al collo e lasciandosi sollevare.
- Fate venire un'ambulanza! - si voltò appena in direzione dei due uomini, ottenendo che uno levasse il passo verso i mezzi di soccorso, mentre l'altro restava a fissarlo, stranito.
 
- Andrà tutto bene; adesso questi signori si occuperanno di te, ok? 
Scostò appena la piccola, tenendola sempre fra le braccia e portandola all'ambulanza.
Quella sollevò gli occhi nei suoi ed annuì di nuovo. La stessa espressione di totale fiducia che aveva letto nello sguardo di Sif prima di spingerla nel portale.
 
Una stretta al cuore.
 
- Va tutto bene..- le disse ancora, e la bimba si convinse a lasciare la presa su di lui, accettando le cure dei paramedici.
Quelli la fecero sedere dentro l'ambulanza, e poi uno si rivolse al giovane con fare interrogativo.
 
Loki precedette la sua domanda, estraendo il documento:
- Sono il dottor Lawson, lavoro al pronto soccorso del Mercy. Portatela lì.
- Dottore..- intervenne quello che stava visitando la bimba - qui c'è sangue.
- Non è possibile, io.. ho seguito la procedura, la bambina non è..
- Dottore, è lei. Sta sanguinando.- fece l'altro uomo, indicandolo.
 
Loki abbassò lo sguardo, e quella camicia umida bastò come spiegazione al dolore che ricominciava a farsi sentire.
Si appoggiò una mano al torace, la ritirò rossa di sangue.
- Lei deve..- l'uomo fece per avvicinarsi, ma lui lo scacciò con decisione:
- No. Occupatevi della bambina. So pensare a me stesso.
- Le mandiamo un'altra ambulanza.- fece quello, salendo e chiudendo gli sportelli.
 
Loki non lo sentì nemmeno.
 
Il vuoto.
Ora negli occhi e in testa aveva solo il vuoto, e quella sensazione di freddo tornava a fargli visita, partendo dalle mani per arrivare al centro del petto.
 
Non sentiva più nemmeno il dolore.
 
Non farò più del male a nessuno...
 
Tony aveva seguito l'intervento dell'ambulanza, senza riuscire a darsi spiegazioni.
Si voltò e vide il suo nemico accasciarsi al suolo.


..e adesso che succederà a Loki? I vendicatori saranno clementi, o gli daranno altre legnate? :D  alla prossima puntata!

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Capitolo 39
*** 39 ***


Signore, c'è una donna all'ingresso che chiede di lei. Dice di provenire da Asgard.
La voce leggermente metallica di Jarvis sorprese Tony, distogliendo per un attimo la sua attenzione dal discorso che stava facendo agli amici-colleghi.
- Ne parliamo dopo, ragazzi.- si fece serio, chiedendo con un cenno di aspettare. Uno sguardo all'indirizzo di Thor, e si avviarono insieme all'ascensore.
 
- Buongiorno, dolce signorina! Come posso aiutarla?
Al sorriso da cascamorto di Tony, la donna si avvicinò rispondendo senza mezze misure:
- Voglio vedere mio marito. So che è qui.
- Il piacere è tutto mio..- replicò quello, ironico, mentre Thor compariva in scena e lo sguardo della donna s'illuminava.
- Thor! - levò il passo, raggiungendolo e scivolandogli fra le braccia.
- Sif! Come stai..?
- Bene.. meglio..- replicò lei, leggera - e.. lui..?
Thor le appoggiò un bacio sulla fronte, lasciando che Tony aggrottasse le sopracciglia e non ci capisse più niente.
 
- Scusa..- si avvicinò, esitante, puntandoli con l'indice - ma tu non stavi con Jane? Mi sono perso qualche puntata?
- Tony Stark..- il giovane sorrise, trattenendo la donna ai fianchi - lei è Sif, la moglie di mio fratello.
 
Al sentire quelle parole, Tony spalancò gli occhi, rimanendo a labbra socchiuse per un bel po', prima di stemperare la sorpresa con una battuta:
- Che? Il bastardo che m'ha ridotto la casa ad un cumulo di macerie ha una moglie? E come fai, a sopportarlo?
 
Sif lo guardò con l'espressione di un demone.
- Scherza.- Thor si mise in mezzo, appoggiando una mano sul petto dell'amico e l'altra sulla spalla della donna - il mio amico scherza sempre..
Un'occhiata molto eloquente all'indirizzo di Tony. Mai provocare una guerriera di Asgard, soprattutto quando è provata da rabbia e dolore..
- Ti accompagnamo.- Tony lo comprese al volo, ed indicando l'ascensore di fronte a sé, mosse i propri passi a fare strada.
 
Non osò fare domande. La donna appariva stanca, pallida. Non era vero, che stava bene.
E poi, quello che bastava l'aveva già saputo dalla voce di Thor.

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Capitolo 40
*** 40 ***


Erano passate ventiquattr'ore, da quando l'avevano raccolto fra le macerie della Quinta Strada.
Aveva salvato una bambina, l'unica fra i dispersi trovata ancora viva, fino ad ora. Trovata viva grazie alle mani ed alla perseveranza dello stesso uomo che aveva fatto tutto questo casino.
 
Fra tanti sguardi e tante domande, di fronte al letto in cui l'avevano sistemato dopo l'intervento di Bruce, l'unico ad averci azzeccato sembrava Steve.
 
Perché?
 
Perché Loki non era a marcire in un carcere di Asgard, perché l'avevano liberato e non giustiziato?
Perché, proprio lì, tra quelle macerie..? Perché aveva salvato la bambina.. lui, un assassino?
E perché, quella ferita a squarciargli il torace? Eppure nessuno di loro l'aveva toccato..
Avevano finito col dare l'allarme al dio del tuono, ed erano rimasti altamente sorpresi dalla sua risposta.
 
Thor lo sapeva. Sapeva del fratello a Midgard invece che in prigione, e conosceva tutti quei perché.
 
Devo spiegarvi un po' di cose.
 
Tony aveva trovato carino avvertire anche Jane, ed ora c'era anche lei, ad osservare il giovane steso nel letto della camera degli ospiti.
Immobile, respiro rarefatto, occhi chiusi. I capelli sciolti e scompigliati sul cuscino, la pelle nuda di spalle e braccia poco fuori le lenzuola, circondata da aghi e fili dell' e.c.g. e della flebo.
 
L'ho dovuto ricucire col laser.. si può sapere che gli è successo?
Banner era stato il primo ad intervenire, ringraziando mentalmente Tony per l'aver incluso quella stanza operatoria supertecnologica fra i locali della Stark Tower.
 
Ancora venti minuti sulla strada in quello stato, ed avrebbero visto il nemico morire dissanguato senza alcuna spiegazione logica.
 
Lasciamolo qui.
La voce di Clint era stata impietosa.
Sei pazzo? Vuoi diventare un assassino come lui?
Steve l'aveva riportato coi piedi per terra.
 
Alla Stark Tower.
Tony non ci aveva pensato troppo, prima di proporre la sua soluzione. Nessuno aveva stranamente mosso obiezioni.
 
Ha perso decisamente troppo sangue, per i tempi di guarigione di un dio..
 
- Loki è un mortale, adesso.- aveva detto Thor, appoggiato allo stipite della porta, braccia conserte e tono cupo - ha pronunciato su di sé la formula del sigillo, che è irreversibile, quando è autoinflitta..
 
Gli occhi dei compagni chiedevano spiegazioni.
Thor raccolse il fiato, ed iniziò a raccontare. Il carcere, lo stratagemma con cui suo fratello era riuscito ad uscirne. Il patto stretto con Thanos e divenuto ormai un ricatto, la linea di fuoco sulla città. 
Fino alla morte di Naim, e qui il giovane aveva dovuto fare una pausa, prima di terminare il racconto.
- Sua moglie aveva in grembo una bambina; lo chock e il dolore le hanno portato via anche quella. Quando ha visto suo figlio sulla strada, Loki s'è lasciato catturare senza opporre resistenza. E quando è stato portato in giudizio.. ha pronunciato la formula, e poi è stato un attimo. Ha sfilato il pugnale dalla cintura di nostro padre, e se l'è piantato nel petto.
 
Un brivido aveva percorso tutti i presenti, a partire da Natasha per finire con Bruce.
Non è possibile, che quello sia lo stesso bastardo che abbiamo sconfitto meno di venti giorni fa..
 
- Come fa ad essere ancora vivo?
La voce di Tony l'aveva riportato alla realtà di quella stanza.
- Nostro padre ha usato la magia.. ma evidentemente su un mortale non ha avuto l'effetto sperato.. non stava neanche in piedi, e ha chiesto di essere mandato indietro. Da solo. Ha detto che doveva iniziare da qui, per pagare i propri peccati.
- Capisco..- quello arricciò le labbra in una minuscola smorfia.
- Che ne facciamo? - Natasha incrociò le braccia, indicando appena la stanza con un cenno del viso.
- Lo teniamo qui, per ora - Tony sentì sollevarsi una manciata di proteste da parte di Steve e Clint, ma li zittì sollevando la mano - per ora. Anche se fosse uno dei suoi trucchi, è decisamente troppo debole, per metterlo in atto. Quando sarà in grado di alzarsi da lì, vedremo che fare.

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Capitolo 41
*** 41 ***


Aveva aperto gli occhi, lentamente e con addosso, insieme al dolore, un forte senso di deja-vu. 
Tuoni in lontananza, il buio intorno, la sensazione di essere di nuovo adagiato nell'alcova. 
 
Quanto tempo era passato?
 
Aveva mosso lo sguardo intorno, cercando di riprendere coscienza del proprio corpo, del tempo e dello spazio. 
Non era Asgard, quella. Non c'era traccia dell'aura di Odino, né della sua presenza.
Quella strana cosa bianca e grigia alla sua destra continuava ad emettere uno stridulo e fastidioso -bip!-.
Lo sguardo scivolò verso il basso, si scoprì nudo sotto le lenzuola. Fili, ed altri strani oggetti gli ricoprivano il braccio e il torace.
Provò a muoversi, ed una fitta gli inchiodò la schiena contro il materasso.
 
Raccolse il fiato, e gli sfuggì un gemito.
 
Bentornato..
Una voce comparve dal buio. 
Non era quella del padre, né era sua la figura che seguì la voce.
 
Aggrottò le sopracciglia, cercando di mettere a fuoco quell'immagine, di rendersi conto di cosa stesse succedendo.
- Sei a casa mia, piccolo cervo.
 
Una luce s'accese, per riflesso Loki strizzò gli occhi.
- Aprili lentamente.- disse la voce. Provò a fidarsi, seguì il consiglio, e scoprì che non era l'accecante luce del sole, ma solo la fioca lampadina di una abat-jour.
Un colpo al cuore, incontrando lo sguardo serio e preoccupato di Tony Stark.
 
- No..- mugolò appena, muovendosi e cercando di divincolarsi, provando altre fitte di dolore sempre più intense.
- Non ti faremo del male.- l'uomo si piegò su di lui, premendolo sulle spalle e riportandolo con la schiena contro il materasso - stai tranquillo.. riesci a ricordare quello che t'è successo?
Nessuna risposta. Il giovane continuava a fissarlo come terrorizzato, sotto le sue mani, e il respiro si faceva spezzato, affannoso, mentre il ritmo del -bip!- aumentava pericoloso.
- Calmo.. stai calmo! - Tony si lasciò andare ad un sorriso, velato d'ironia - ti pare che, dopo il volo che m'hai fatto fare, se t'avessi voluto ammazzare non l'avrei già fatto?
Notando che il ritmo di quel cuore rallentava, l'uomo allentò la presa, rivolgendo un'occhiata d'intesa ad un'altra presenza mascherata dalla penombra.
 
Loki voltò lo sguardo, e la paura aumentò di nuovo, incontrando l'immagine di Bruce.
- Stà calmo..- quello si sistemò gli occhiali sul naso, prima di girare intorno al letto e raggiungere i macchinari - sei già abbastanza a pezzi, non serve che ti sbattiamo di più.
Si voltò a controllare le flebo, in tempo per vedere l'e.c.g. che schizzava, impazzito.
 
- Che diavolo stai facendo, Banner? - Tony alzò la voce, ritrovandosi a dover pressare di nuovo le spalle di Loki.
- Niente. Aggiungevo morfina, la dose è quasi finita.- replicò quello, muovendo la siringa fra le dita con l'aria di chi sta facendo la cosa più normale del mondo.
- Bruce!- lo sguardo di Tony si fece nero.
- Non lo voglio far fuori.. stà tranquillo.- il dottore infilò l'ago nel dispenser della flebo, e Loki diede uno scossone più forte e disperato, accompagnato da un grido soffocato, afferrando un lembo della maglietta di Tony.
- Stà buono.. buono.- Tony cacciò un sospiro, tornandogli faccia a faccia - è solo morfina. Fra un attimo non sentirai più dolore.
Sentì che quella mano lasciava la presa sulla sua maglietta, mentre quegli occhi di cristallo si richiudevano.

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Capitolo 42
*** 42 ***


Un rumore di passi lo svegliò di nuovo, insieme al rifarsi viva di quell'orribile fitta poco sotto lo stomaco.
 
E così, hai cercato d'ammazzarti.. avresti potuto pensarci prima, ci avresti levato un sacco di fastidi..
Quella voce, scura ed ironica, si mosse verso di lui. E di nuovo lo sguardo di Stark a fissarlo dall'alto in basso, con curiosità più che odio.
- Allora, principe della sfiga.. tuo fratello mi ha raccontato una storia triste.. ma parecchio interessante. Sembra che tu non sia del tutto come ti presenti la pubblicità.
Loki aggrottò le sopracciglia, quanto bastava per metterlo a fuoco senza muoversi ed aumentare il dolore.
- Mio..?
- Mi dispiace, ho dovuto mandargli un sms.- replicò Tony, senza perdere il proprio tono al pepe - è di là col resto della compagnia, ho pensato che forse era meglio lasciarlo fuori, per ora.
 
Lo vide voltare il viso dall'altra parte, prendendo un respiro lento e profondo.
- Mi ha raccontato un sacco di altre cose.- Tony raccolse una sedia, e si accomodò accanto al letto - perché sei diventato così stronzo, da dove sono uscite tutte le tue idee bislacche di conquista.. avevi anche una famiglia; vorrei sapere chi te l'ha fatto fare..
- Non ho una famiglia.- ringhiò Loki, con la guancia pressata contro il cuscino.
- Vero e falso. Ne avevi tre. Una t'ha rifiutato, una l'hai rifiutata te.. la terza l'hai distrutta con le tue mani.
- Non ti permetto..! - il giovane provò a scattare, voltandosi di nuovo verso Tony con occhi di fuoco. Il dolore lo bloccò di nuovo, riducendo la sua voce ad un flebile lamento.
- Hai fatto le tue scelte, ed ora ci soffri come un cane.- Tony si alzò, sospirando, privo di ogni traccia d'ironia - non avrei mai immaginato che fossimo tanto simili, io e te..
- Stark..
- Vedi di rimetterti in piedi. Mi mancano le nostre scazzottate.
- Stark.. perché..?
- Perché cosa? - Tony voltò i propri passi, stringendo fra le dita il bordo metallico del letto.
- Perché non mi hai ucciso.. perché.. perché ti fidi di me..?
- Hai salvato una bambina. L'unica..- l'uomo puntò l'indice avanti a sé, dando più forza alle proprie parole - l'unica fra i dispersi trovata ancora viva, finora. L'ha salvata la perseveranza dello stesso disgraziato che ha fatto tutto questo.  I soccorsi se ne stavano già andando, e tu..
- Non sono quello della pubblicità.. - mormorò Loki, con la voce ridotta ad un soffio.
- E mi va di fidarmi di te, a questo giro.- Tony riacquistò un pizzico di sorriso, staccandosi dal metallo - non hai la faccia di uno che sta raccontando bugie.
 
Mosse di nuovo i propri passi verso la porta, e gli sembrò di aver sentito un leggerissimo grazie.
- Ah..- si voltò appena, scostando l'anta e facendo un cenno d'approvazione verso l'esterno - c'è qualcuno per te.
Aprì la porta quanto bastava per cedere a quel qualcuno il passo, senza che la luce del giorno invadesse molesta la stanza. E la donna si materializzò al suo fianco.
 
Tony sorrise appena, all'indirizzo del giovane. Loki non ebbe nessuna delle reazioni che si aspettava.
 
Avrebbe potuto accoglierla con uno dei suoi ghigni, cercare di respingerla o di fuggire. Invece rimase immobile, affondato fra i cuscini.
La donna avanzò di qualche passo, sguardo indecifrabile e mani strette fra loro.
 
Fu qui che Tony vide quello che non avrebbe mai creduto di poter vedere.
Gli occhi di cristallo del giovane si riempirono di lacrime, silenziosi, fino a traboccare.
 
Loki rimaneva immobile, con le lacrime che scendevano lungo il suo viso fino ad inzuppare il cuscino, unica traccia di vita nel suo corpo oltre a quel respiro che si faceva flebile lamento.
 
Il senso di colpa. L'aveva provato anche lui, Tony Stark. Ma mai per qualcosa di così doloroso e personale.
- Io..- strinse appena le labbra, indicando la porta e decidendo che forse era meglio lasciarli soli.
 
Uscito in corridoio, pensò d'usare la gentilezza di socchiudere l'anta, ma dopo averlo fatto non riuscì a staccarsene.
La donna era arrivata accanto al letto, sul lato libero dalle macchine post-operatorie. Nel silenzio, solo il -bip!- dell'e.c.g. continuava a scandire il ritmo del tempo insieme a quello del cuore di Loki.
 
La donna si sedette sopra le coperte, gli raccolse la mano ed iniziò ad accarezzare quelle dita.
Nessuna parola, nessuna reazione, a parte quel pianto silenzioso.
 
Non aveva mai visto il suo nemico così debole, così piccolo. Per un istante, Tony provò una stretta al cuore.
 
- Lasciami andare..- mormorò quella voce, affondata fra i cuscini. Leggerissima, quasi trasparente.
La donna ebbe un tremito, ma non lasciò la presa su quella mano.
- La sposa si prenderà cura dello sposo.. e lo sposo la proteggerà.. non ho mantenuto la mia promessa, Sif.. io..- la voce adesso s'incrinava, mentre la mano lasciava quella di lei per andare a stringerle la camicia all'altezza dei fianchi.
- E' finita, Loki.. è passato..- lei si piegò appena in avanti, accarezzandogli la fronte, delicata.
- Ho ucciso mio figlio..
La voce soffocava nelle lacrime, mentre la donna intensificava la carezze, lasciando che quella mano stringesse di più la sua camicia.
 
Di nuovo il vuoto, ad inghiottirlo. Come sul ponte, quando s'era lasciato andare, come sotto le minacce del Servo. Come all'avverarsi del sogno che l'aveva torturato per mesi.
La strada, il fuoco, le urla della gente. Il piccolo corpo esanime di Naim.
- Lasciami andare..- ripeté, mentre quella mano la implorava al contrario.
- No..
 
Eccolo, di nuovo quel no. Triste, disperato. La mano lasciò la camicia, scivolando di nuovo sul lenzuolo.
- Sif..
- No, Loki, no.. non voglio.. non voglio che mi lasci anche tu.. 
 
La donna adesso era piegata su di lui, fronte contro fronte. Si sollevò appena, lasciò un bacio al posto del proprio calore sul viso del marito. Poi un altro, ed un altro ancora, asciugandogli le lacrime con le dita.

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Capitolo 43
*** 43 ***


Potresti restare anche tu.
 
Stark le era sembrato sincero. Dal bracciolo del divano su cui s'era quasi appollaiata, Sif rispose con un breve cenno del viso.
- Grazie..
- Dico sul serio. Tuo marito deve rimettersi in piedi, e non mi sembra che moralmente sia messo meglio. Qui abbiamo le attrezzature, e lo spazio è abbastanza per poterci vivere tutti. 
- Io..
- Hai intenzione di tornare ad Asgard?
 
Sif fece cenno di no, lentamente.
- I miei ricordi migliori sono tutti qui..
L'uomo sembrava chiedere spiegazioni, e come lui anche il resto delle persone riunite attorno a quel tavolo o sedute in ordine sparso sui divani.
- Sono già stata su Midgard.. a New York. Per.. lavoro. - sospirò, pesante - cacciatrice di taglie.
Le sfuggì uno sguardo verso il corridoio, e agli altri non fu difficile capire di chi fosse stata in cerca.
- Abitavo al Greenwich Village, avevo anche un lavoro di copertura. Agente immobiliare. E' stato un periodo breve.. ma molto.. 
-..Intenso. - Pepper sorrise, cercando le parole per lei.
- Già. E felice..- Sif abbassò gli occhi, continuando a stringere le ginocchia fra le mani.
 
Qualcuno aveva ascoltato, non visto e silenzioso, le sue parole.
 
- Dico sul serio.- Tony s'era alzato, lasciandosi andare ad una leggerissima pacca sulla spalla, allungandole poi una manciata di chiavi - pensaci. Non credo che il tuo lavoro ed il tuo appartamento saranno lì ad aspettarti, dopo tutti questi mesi. Però se ti va.. qualcosa te lo può trovare Pepper.
La donna annuì, e mormorando un fioco grazie Sif si lasciò accompagnare nella stanza che le avevano preparato.
 
Enorme. Più grande delle stanze che le avevano riservato a corte. Arredata in modo molto semplice, il letto chiaro e le pareti leggermente ambrate, mentre l'armadio era scuro come la scrivania posizionata a poca distanza dalla finestra.
- Qui hai il tuo bagno.- Pepper arrivò alla porta, accendendo la luce e mostrandole gentilmente l'interno.
- Grazie..- mormorò la ragazza, sempre in un soffio.
- Tutto bene? - Pepper notò come la sua attenzione fosse concentrata sulla rotondità del proprio ventre, e sospirò, tornando verso di lei ed abbracciandola - scusa..
- No.. non deve scusarsi, signora Stark. E'.. non ha motivo, di..
- Mi dispiace.- Pepper la fece accomodare sul letto, e le si sedette accanto - Thor ci ha raccontato la tua storia.. e ti ammiro. Io non ce l'avrei fatta, a perdonarlo.
Sif abbassò lo sguardo a terra, prendendo fiato.
- Lui me li ha presi, ma lui me li ha dati.. e sono stati il dono più bello della mia vita. E' stato orribile, lo so. Un orribile e spietato assassino. Ma non ci riesco. Non posso fare a meno di lui..
- Ti capisco..- Pepper le depositò una carezza fra i capelli, con la dolcezza che avrebbe usato per una sorella minore.
 
Sif raccolse di nuovo il fiato, e le aprì il cuore.
 
Non le avevano dato accesso alla camera della guarigione. Forse per timore della sua vendetta, forse per risparmiarle altro dolore.
Forse Loki era morto, forse neanche le mani del padre degli dei avevano potuto salvarlo.
 
Aveva provato a sollevarsi dal letto, ma quel senso di nausea accresceva la sua debolezza vietandole di muovere più di un paio di passi. Aveva atteso, lunghissimi istanti, forse ore. Poi ci aveva provato per la seconda volta, e le gambe l'avevano sostenuta fino alla porta.
 
E' troppo presto, figlia mia.
 
S'era voltata, riconoscendo la voce della regina e cercando di capire il significato di quelle parole.
- Troppo presto, maestà.. o troppo tardi..? - aveva risposto, in un soffio.
Frigga non le aveva risposto, se non con uno sguardo carico di tristezza e compassione.
 
Sif aveva sentito il fiato mancarle, ed aveva piegato il viso a terra, portandosi una mano alla gola.
- Vedrai il tuo sposo, ma non ora. - la regina le si era avvicinata, circondandole le spalle con le braccia ed attirandola a sé - ora devi riposare..
- Lui è.. è..?
- E' vivo, figlia mia. Ma ha scelto la sua strada.
 
Solo una manciata di parole, di giustificazioni che arrivarono a Sif ovattate, come da una grande distanza, mentre testa e cuore avevano già spiccato il volo dopo la prima frase.
 
- Ha deciso di espiare i propri peccati. Ha scelto Midgard, come inizio. Ha proibito di dirtelo, perché..
- Perché lontano da lui sarò al sicuro..
La voce di Sif adesso s'incrinava, il suo cuore finiva d'andare in pezzi.
 
Tradita.
 
Tradita e sola.
 
Ecco come si sentiva.
 
Non fare pazzie, figlia mia..
La regina le appoggiava la mano sul basso ventre, a ricordarle di Naim, di Maliah, ad ammonirla su quale sarebbe stata la sua fine se avesse perseverato nel seguire quell'amore al veleno.
 
Non l'aveva ascoltata.
 
Aveva atteso, lo spazio di un'alba e la partenza di Thor. Poi aveva levato il passo, sellato un cavallo e raggiunto il Bifrost senza voltarsi indietro.
 
Sei sicura, lady Sif?
 
La voce di Heimdall le risuonava ancora alle spalle.
Aveva annuito, senza sprecare parole. E s'era lasciata trasportare da quel raggio di luce.

Piccolo capitolo di transizione: avevo bisogno di spiegare come e perché sif segue il marito sulla terra. ;)

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Capitolo 44
*** 44 ***


- Buon giorno, vostra altezza..- Tony scivolò nella stanza con fare divertito.
- Prendi per il culo, Stark? - Loki ridusse gli occhi a due fessure, provando senza riuscirci ad incrociare le braccia sul petto. La destra tirava e tutti quegli aggeggi cominciavano seriamente a dargli fastidio.
- Non sei un principe ereditario? - quello sorrideva ancora, dirigendosi alle macchine ed iniziando a trafficarci.
- Se si può ereditare il nulla.. sì. - replicò Loki, più stanco che triste.
- Non è vero che hai ereditato il nulla - Tony fece segno in aria di aperte e chiuse virgolette - possiedi una sapienza immensa. Sei.. erede di quello.
Loki sospirò, voltando lo sguardo verso la finestra.
- Sì, lo so.. ti sei autosigillato, e quindi niente magia più o meno per sempre.. però hai la conoscenza. Sei intelligente, hai studiato tantissimo, hai la voglia e la capacità d'imparare. Apro? - Tony puntò l'indice verso la finestra, ricevendo di rimando un leggero annuire - c'è il sole, anche se fa un discreto freddo. Dicevo.. hai sete di sapere. E questo è fondamentale. Siamo molto simili anche in questo, sai? A me la tecnologia.. a te la medicina.
Loki gli rivolse uno sguardo corrucciato.
- Il corso, dottor Lawson. La tua identità era una bugia.. ma i risultati no.
- E chi te lo dice..?
- Ho studiato il tuo fascicolo. Eri pure uno dei migliori del pronto soccorso. Avresti potuto restare qui e fare strada, invece che incasinarti la vita.
- Tu non te la sei mai incasinata?
- Almeno un miliardo di volte.- Tony sollevò le spalle, prima di tornare ad occuparsi di macchine e sensori - vendendo armi, facendomi fregare da un socio per cui ero la gallina dalle uova d'oro, sposandomi..
Scambiarono una smorfietta, complice e divertita.
- Dai qui. 
Tony andò a sedersi accanto al letto, si fece allungare la mano, raccolse del cotone e lo bagnò con l'alcool.
- Che fai?
- Questa roba non ti serve più - sfilò piano l'ago dal braccio del giovane, posizionò il cotone e gli piegò il braccio - tieni un attimo così. Da oggi si mangia senza flebo.
- Ah..
- E adesso.. appoggia la schiena ai cuscini..- lo vide insospettito, e lo spronò con un cenno della mano - dai! Non ti violento, stà tranquillo..
Le sopracciglia di Loki non sembravano volersi distendere, né i suoi muscoli rilassare, mentre l'altro gli sollevava la maglietta fino alle spalle. Solo quando lo sentì staccare uno ad uno i sensori dell'e.c.g. lasciò andare il respiro.
- Rompi tanto le palle chiedendo se mi fido o no di te, e poi sei te, quello che non si fida..- Tony si lasciò andare ad un commento, più amaro che ironico, riponendo i sensori in una piccola scatola, e spostando il carrellino del macchinario, prima di tornare seduto accanto al letto, mentre il giovane si risistemava la maglietta sul torace - dammi qua.
Gli riprese la mano, questa volta stando attento a come muoveva il polso. Loki lo osservava, attento come uno studente a cui interessa molto la lezione.
- Mai tolte, le flebo, in ospedale? - Tony notò quegli occhi su di sé, e sorrise, ripetendo il gesto della disinfezione.
Loki scosse appena la testa:
- Ero più che altro destinato alle medicazioni, alle suture.. e a tenere la testa sul cesso agli ubriachi.
- La recluta.
Loki aggrottò le sopracciglia, e lui sollevò lo sguardo, specificando:
- L'ultimo arrivato. Gli toccano sempre le cose più ingrate.
- Già.
- Lo dici con l'aria di chi lo è da tutta la vita. - Tony gli stese il polso e sfilò delicatamente l'ago, prima di posizionarci il cotone imbevuto d'alcool - ecco qua. E anche con la morfina abbiamo dato.
 
Il giovane si lasciò andare ad un sospiro.
- Ci sarà molto da fare - Tony fece finta di non averlo sentito, e partì a ruota seguendo la linea dei propri pensieri - a questo punto, non credo tu voglia tornare a casa, quando sarai in grado di reggerti in piedi.
- Ho una missione..
- Chi hai intenzione di conquistare, a questo giro? - Tony rise, leggero - dimmelo prima, così ce la possiamo giocare a poker, invece di far tanto casino.
Loki lo guardò storto.
- Ci sarà qualcuno che mi prenda sul serio, in quest' accidenti di  universo..? - Tony lo scimmiottò un po', intuendone i pensieri, e lo vide farsi di nuovo triste - no, seriamente.. che intenzioni hai?
 
E voi..? Che volete farne, di mia moglie.. di me?
Loki lo fissò a lungo, senza rispondere. L'aveva ascoltato, il dialogo fra Sif e gli altri, in salotto. Aveva sentito tutto e gli aveva fatto male.
 
- Potresti restare anche tu. Almeno fino a quando non sarai guarito.
Ancora una volta, Tony sembrò avergli letto nel pensiero.
- Già.. restare..- si guardò intorno, con l'aria di chi è sotto custodia cautelare.
- Guarda che è solo una proposta, esattamente come ho fatto con tua moglie. Sei mio ospite, non un mio prigioniero. 
- Stark..- la voce del giovane assunse uno strano tono di rimprovero.
-Che ho detto, di strano? - quello sollevò le mani, con il solito velo d'ironia - non sei un prigioniero; se lo fossi, non dormiresti nella suite, ma una decina di piani sotto, in una cella di contenimento. Dico solo che uscirai quando sarai guarito. Ma lì fuori sarai solo. E ce n'è parecchia, di gente, che ti da la caccia, mio caro dottor Lawson..
Aveva calcato sull'ultima parola, e Loki aveva afferrato il concetto.
 
Rimanere su Midgard significava rimanere Lucas Lawson. Per la sua incolumità, per poter ricominciare. Per sempre.
Annuì, leggero.
- Ci siamo capiti.- Tony si alzò, riponendo gli aghi in un contenitore di metallo - adesso riposati.
- Ok..- il giovane fece l'atto di scostare le coperte e scivolare fuori dal letto, e la risposta fu un'esclamazione di rimprovero:
- Ehi! Che fai?
- Mi alzo.
- Ho detto quando sarai guarito.
- Ma io sto bene..- Loki si fermò, con una gamba penzoloni sul bordo e il lenzuolo fra le dita.
- Sì, come l'altro giorno, quando ti abbiamo raccolto dalla quinta strada.- quello arricciò le labbra in una smorfia.
- Ma io sto bene.. davvero.
- Vuoi sapere quando starai davvero bene? Stà a vedere.
Tony uscì dalla stanza, rientrando con una tazza fra le dita. Gli si avvicinò, gli sollevò la maglietta a metà torace. Raccolse due ghiaccioli dalla tazza, e li posizionò sulla cicatrice.
Bastarono pochi secondi, perché la pelle intorno diventasse blu. Tutta, escluso quel segno in evidenza che si ostinava a rimanere rossastro.
- Sarai guarito quando anche la cicatrice diventerà blu come tutto il resto.
Tony sollevò le spalle, come avesse detto la più ovvia delle cose, e riprese i ghiaccioli gettandoli nella tazza con cui li aveva portati.
Loki rivolse gli occhi al soffitto, con un sospiro.
- Hai detto che vuoi rimediare a tutti i casini che hai combinato. Io un'idea ce l'avrei, però ho bisogno che tu stia in piedi come si deve.
- Perché continui a fidarti di me, Stark? Ti ho gettato oltre la vetrata, ho mandato in pezzi la tua casa e la tua città.. non sono un tuo amico.. non sono altro che un mostro..
Tony roteò gli occhi, esasperato.
- Tu sei quello che vuoi essere, per gli altri e per te stesso. Non quello che gli altri credono di te - gli rispose, serio. - e non credere d'essere il più mostro, qui dentro. Banner l'hai visto, e soprattutto sentito, l'effetto che fa.
Già.. replicò quello, con una smorfia di dolore, al ricordo di come Hulk l'avesse sbattuto per bene, meno di un mese terrestre fa.
- Natasha era una killer, Clint non è mai stato da meno. E io.. beh, credo che le mie armi in tanti anni ne abbiano fatte più di te, di vittime.. quindi, se proprio vuoi vederla così... sono un mostro almeno quanto te. - Tony raccolse macchinari e contenitori e si avviò verso la porta - ..tuo fratello e tua moglie andavano in guerra, l'unico che forse si salva è Cap. Ma se pensi che s'è arruolato volontario per le trincee.. beh, a conti fatti potresti starci pure tu, nei Vendicatori.
A Loki sfuggì un sorriso. Abbassò gli occhi, e quando li risollevò lo trovò ancora sulla porta.
 
Poi Tony sembrò illuminarsi. Riprese i propri passi, tornò al bordo del letto e ci si appoggiò con i pugni.
- Hai detto medico per le zone di guerra?
Loki si ritrasse, aggrottando le sopracciglia e forse temendo che l'avesse creduta una bugia e stesse per picchiarlo.
Valli a capire, 'sti codici midgardiani..
 
- S-sì.. - mormorò, appena.
- Bene. Il problema identità l'abbiamo risolto. E anche quello di rimediare ai tuoi casini.

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Capitolo 45
*** 45 ***


Sono felice che ci sia tu.
 
La voce di Natasha fu gentile ed improvvisa, costringendola ad indirizzarle un'occhiata interrogativa.
 
- Dico.. per questa cosa qui.- Natasha insistette, sollevando uno dei teli di spugna e piegandolo appoggiato sul petto - quando s'è trattato di spogliarlo per l'intervento o mettergli il pigiama, ci ha pensato Tony.. ma.. a questo giro hanno pensato bene di affidarlo a me, e..
- Beh, è logico che tu abbia un po' d'esitazione..- replicò Sif, tranquilla - con la ferita bisogna stare attenti il doppio.
- Non è la ferita.- quella arricciò le labbra in una piccola smorfia - con quelle ci so fare abbastanza. E' che.. il bagno.. cioè.. sarà nudo..
- Ti vergogni? - Sif sgranò gli occhi, incredula.
- No! No.. però è una cosa così intima, personale.. è meglio che lo faccia tu. Tanto, non hai da andare da nessuna parte, no?
 
Sif sorrise, scuotendo appena la testa e muovendo i propri passi verso la stanza del marito.
 
Loki era steso nel letto, le spalle affondate nei cuscini e i capelli arruffati, Leggeva, assorto. Un libro fra le dita ed altri posizionati random poco distanti.
Per un attimo, le sembrò di rivivere una delle immagini più dolci che aveva del passato.
L'appartamento al Greenwich Village, quella stanza dipinta di blu petrolio, troppo piccola per quel letto a due piazze. Le lenzuola del primo mattino, candide e sfatte, i cuscini stropicciati che conservavano le tracce ed il calore del sonno.
Il profumo del caffè che la seguiva dalla cucina e, al centro del letto, le spalle nude di Loki, già preso da una delle sue letture.
Sempre così, da quando aveva iniziato a condividere quello spazio con lei. Aspettava sonnecchiando che andasse a preparare il caffè, e s'impossessava di tutto il perimetro, piazzandosi al centro del letto con l'immancabile libro fra le dita.
Forse lo faceva apposta. Anzi, sicuramente lo faceva apposta, obbligandola a pagare pegno per riavere il suo spazio.
Allora lei metteva su il broncio, e dopo aver sorseggiato il caffè si dedicava a scivolargli addosso, stropicciandogli i capelli.
Loki rideva, sincero e cristallino, dopo aver finto indignazione per quel suo insolente sfilargli il libro dalle mani e sostituirlo con una grandine di baci. Le scivolava addosso, le raccoglieva il viso, ricambiava quei baci uno ad uno. Ed in quei momenti d'intimità era l'uomo più bello che Sif avesse mai visto in tutti i nove regni.
 
Strizzò gli occhi, forzandosi a tornare alla realtà. Ancora una camera da letto, se pur molto più grande di quella del Village. Ancora lenzuola e cuscini stropicciati. Unica differenza, l'aria pallida e stanca del giovane, e quella fasciatura attorno al torace che le ricordava impietosa il tempo trascorso, le sue lacrime e le sue cicatrici.
 
Loki sollevò il viso e vide sfumare il sorriso della donna. Chiuse il libro, lo posò accanto a sé sul letto, rimanendo in attesa.
- Buongiorno, vostra altezza! - Natasha si fece avanti, con un pizzico d'ironia nel sorriso e le braccia cariche di asciugamani e vestiti puliti - quest'oggi le ancelle vi aiuteranno a fare il vostro primo bagno da convalescente. Appoggiatevi a lady Sif.
- Lady Nat..- l'altra rise, leggera, rivolgendosi all'amica con un piccolo inchino.
Loki alzò un sopracciglio, incrociando le braccia.
- Sì, sì, ok! La lamentosa e tua moglie! - sbuffò Natasha - volevamo darti un po' d'importanza! Su! Is-sa!
 
Il giovane scosse appena la testa, scivolando fuori dal letto e lasciando che la sposa lo aiutasse ad alzarsi in piedi.
 
Un brivido, allacciandole il braccio sulle spalle e sentendo il suo circondargli la vita.
 
Sif forse non se n'era accorta, o se n'era accorta ma aveva fatto finta di niente, e quel pensiero gli diede l'effetto di una spina nel cuore.
Che t'aspettavi, Loki? Che portasse con sé il calore buono del suo amore? Non dopo quello che le hai fatto. E' qui solo per pietà, esattamente come Thor. Lei non ti ama più..
 
- Io vi lascio..- Natasha si ritirò con un altro inchino, dopo aver appoggiato abiti ed asciugamani in un angolo.
Sif s'inchinò di rimando, continuando a ridere, per poi dedicarsi al marito.
Loki si lasciò spogliare, e poi lentamente s'immerse nella vasca, appoggiando la nuca al bordo e lasciandosi andare ad un sospiro.
- Hai trovato un'amica..- disse, leggero.
- Già.
- Una tipa tosta..
- Sa anche essere molto carina.
- Siete molto simili..
- Più o meno.
- Allora.. hai deciso..? - lui la sorprese con una domanda che non c'entrava niente - rimarrai a vivere qui..?
 
Sif spostò la propria attenzione dalla roba che stava piegando, e gli rivolse uno sguardo interrogativo.
- Perché?
-..Per sapere.
- Tu hai intenzione di andartene?
 
Fredda. Appariva fredda, indifferente. Quel tono gli fece ancora più male.
Prese un respiro, lento e misurato, mentre lei tornava agli oggetti da riporre. E scivolò sott'acqua.
 
Sembrava tutto più tranquillo, visto da sotto. Per un attimo, sperò che Sif non se ne fosse accorta.
Invece si sentì afferrare per le braccia e tirare su.
 
Loki!
Aveva chiamato il suo nome, lui neanche l'aveva sentita. Il cuore le aveva dato un balzo in gola, e la forza per afferrarlo, tirarlo su di peso e sbattergli le spalle contro il bordo della vasca.
- Smettila. Una volta per tutte.
Il tono della sua voce s'era fatto minaccioso, venato di rabbia.
- Sif..
- Non t'importa niente, di me.. non te n'è mai importato niente..- ora quella vena si faceva di dolore, e gli portò via un battito.
- So perché sei qui..
- Ah, sì? Tu sai tutto, è vero! Sai tutto, fai tutto, hai sempre ragione! - sbottò lei, con gli occhi lucidi di lacrime - allora saprai anche quello che so io: che sei un egoista, Loki. Uno stupido, bastardo egoista! Esisti solo tu, nell'universo! Tu, il tuo orgoglio, i tuoi sentimenti feriti e il tuo stramaledetto senso di colpa! Di quello che provano gli altri non te ne frega niente!
- Senza di me saresti più felice, Sif..
- Senza di te? Anche, senza di te? Non ti basta sapermi senza Naim, senza Maliah?!
 
Loki non trovò parole per risponderle. Il dolore si fece di nuovo forte, tanto da costringerlo a raccogliere le braccia sul bordo della vasca ed appoggiarci la fronte, per nascondere le lacrime sfuggite al suo controllo.
- Io non posso restare anche senza di te..- lei gli posò le mani sulle braccia, avvicinandosi e tingendosi di dolcezza - non posso fare a meno di te.. non lasciarmi sola..
- Sif..
- Io ti ho perdonato, Loki.. l'unico che non lo farà mai sei tu..
 
Gli tremò il respiro, sollevando occhi liquidi e ricevendo in cambio un bacio. Leggero, lunghissimo. Il tepore buono della sposa sulle sue labbra, poi a sfiorargli la fronte, il viso, i capelli gocciolanti.
Lei trattenne per un attimo le dita fra quei ciuffi lunghi e ribelli, prima di lasciarsi andare ad un impercettibile sorriso.
Si spostò, gli raccolse le spalle accomodandole contro la vasca.
- Facciamo scomparire per sempre il dio degli inganni..- disse, leggera, aprendo la trousse che Natasha aveva portato con gli asciugamani, estraendo un paio di forbici.
 
Loki rimase fermo e docile, lasciando che quelle mani gli accarezzassero la testa, mentre la forbice tagliava i lunghi ciuffi corvini.
 
Poi lei si allontanò di nuovo, mordendosi leggermente le labbra e contemplando soddisfatta la propria opera.
Profilo rasato, capelli all'antica lunghezza, poco sopra il collo. Il viso di suo marito era di nuovo quello del dottor Lawson.
- Ok..- ripose tutto, raccolse la spugna - fase due..
Leggera, gentile, quella mano percorreva il corpo dello sposo, mentre gli occhi restavano incollati gli uni negli altri.
 
Non una parola. Non ne servivano, fra loro.
 
Poi quella mano arrivò di nuovo al viso dello sposo, ed il suo tocco si fece carezza.
Gli soffiò un pizzico di schiuma via dalla punta del naso, e si ritrovarono a ridere, come se tutto quel tempo non fosse trascorso, se quelle lacrime e quelle cicatrici non fossero mai esistite. 
- Mi fai compagnia..? - Loki tese le dita, raggiungendo la pelle della donna in un dolce brivido.
 
Sif rispose facendo cenno di no, leggera, con la testa, mantenendo gli occhi nei suoi e lasciando che il suo cristallo scurisse.
 
Una morsa a stringergli di nuovo la gola.
- Ti farei del male.
La voce della sposa a liberarlo.
 
La ferita..
 
Solo quella..?
- Tornate in piedi come si deve, vostra altezza.. e sarò lieta di tenervi compagnia. Con le candele e tutto il resto.
Sif sembrò leggergli nel pensiero, e sorridendo aprì le dita, a mostrare quella piccola fiammella blu.

scritto al volo mentre fuori dalla finestra infuria il temporale.. perdonate gli eventuali errori e il rischio melenssss.. 
un milione di grazie ancora a chi mi ha sopportato finora, in particolare a chi mi ha seguito, recensito (con commenti stupendi, sono in ginocchio e commossa.. vvttttb!) e inserito nelle seguite e/o nelle preferite!
besos ;)

 

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Capitolo 46
*** 46 ***


Era ormai notte fonda, e Sif continuava a non trovare pace.
I pensieri ed i ricordi si fondevano in un agitato dormiveglia, ed il letto sembrava ricoperto di spine. Aprì gli occhi, dopo essersi forzata a chiuderli un paio di volte. Il sonno non voleva saperne di avvolgerla e guidarla all'alba successiva.
 
Un lunghissimo istante a fissare il soffitto, poi le sembrò di sentire una voce che la chiamava.
Tese l'orecchio. Silenzio assoluto. Appoggiò di nuovo la testa sul cuscino, e la sentì di nuovo.
 
Leggera, quasi un sospiro, ma quella voce recitava proprio il suo nome.
Forse stanno cercando di mettersi in contatto da Asgard..  si disse. Frigga l'aveva lasciata partire, comprendendo ma non condividendo la sua scelta, e l'aveva pregata di mantenersi in contatto tramite la propria mente.
 
Chiama tutte le volte che vuoi, figlia mia. E dammi notizie di Loki..
 
Prese il respiro, e chiuse gli occhi provando a concentrarsi.
Heimdall.. sei tu?
 
Uno, due richiami a vuoto. Provò a concentrarsi maggiormente, non appena sentì di nuovo quel flebile richiamo.
Heimdall..?
 
Buona sera, lady Sif.
La scura voce del guardiano rispose, e non le sembrò avesse lo stesso timbro di chiunque chiamasse il suo nome.
Mi avete contattato?
 
No, mia signora. 
 
Neppure la regina?
 
No, lady Sif. Tutto bene?
 
Sì, tutto bene, mio buon Heimdall. Dì alla regina che qui su Midgard abbiamo amici ed una casa presso cui trovare riparo. Mio marito sta lentamente guarendo, ma le ferite del cuore sono profonde, servirà tempo. 
 
Riferirò.
 
Buona notte.
 
Buona notte, mia signora.
 
Riaprì gli occhi, ed all'immagine del Bifrost e delle sue pareti dorate si sovrappose di nuovo il buio.
La voce continuava a pronunciare il suo nome, insistente ma sempre leggera. Le sembrò di sentirvi anche una nota di dolore, e fu solo allora che capì chi la stesse chiamando.
Scivolò fuori dal letto, raccolse la vestaglia che profumava di zucchero, quella che le aveva prestato Pepper dopo aver ascoltato la sua confidenza ed averla pregata di non chiamarla più signora Stark. Vi si raggomitolò dentro, ed a piedi nudi attraversò il buio del corridoio.
 
Silenzio.
 
Raggiunse la stanza di suo marito, trovò la porta socchiusa. La spinse, ed al posto della voce trovò ad aspettarla quegli occhi di cristallo.
- Sono qui.
 
Avanzò piano, raggiungendo il bordo del letto e facendoci scivolare le dita, fino a quando non incontrarono la mano di Loki che le fermò e le trattenne.
Si sedette accanto al suo corpo, piegandosi in avanti e concedendogli tiepide carezze sul viso.
 
Le parlava. Le sue labbra non emettevano alcun suono, eppure quegli occhi le parlavano, le chiedevano per l'ennesima volta perdono.
- Non sono qui per pietà, Loki. Io ti amo. Il mio cuore è fra le tue dita.
 
Il respiro di suo marito si fece gemito, mentre socchiudeva quegli occhi di cristallo.
 
L'hai sognato di nuovo..?
 
Gli sfiorò la fronte con un bacio, trovandola madida di sudore. Un tremito, quando sotto il suo tocco Loki si lamentò di nuovo. Raccolse la maglietta, e stringendola nel pugno la sollevò scoprendogli il petto sfregiato da quella cicatrice.
 
Un flash. La sala del trono, il suo irreale silenzio. Il principe cadetto che rubava il pugnale di Odino e l'affondava a pochi centimetri dal proprio cuore.
La scosse un brivido, ed un invisibile pugno le chiuse la gola, costringendola ad annaspare per ritrovare il fiato.
 
- Sono qui..- disse, con la voce ridotta ad un tremito - accanto a te.
 
La mano di suo marito le diede una leggera stretta. 
Sif si spostò appena, interrompendo il contatto col suo calore, e lo sentì fremere. Stese le gambe sul letto, prima di scivolargli stesa accanto sotto le coperte e stringerglisi al fianco.
- Sono qui.
 
Loki non disse una parola. Voltò gli occhi, rimase per un istante a guardarla come aveva fatto la notte in cui s'erano scambiati il primo bacio. Poi si voltò su un fianco, e la circondò con le braccia, nascondendo il viso sul suo collo.
 
Rimase per un lunghissimo istante così, nel silenzio e nel buio, prima di sentirlo singhiozzare.

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Capitolo 47
*** 47 ***


Si svegliò trovando la stanza già invasa dalla luce del mattino.
Un'occhiata intorno, a prendere coscienza di quello che la circondava.
 
No, non aveva sognato.
 
Loki s'era finalmente assopito, ancora allacciato ai suoi fianchi, ed ora dormiva il sonno tranquillo di chi si sente finalmente al sicuro. 
Il profilo delle palpebre leggermente gonfio e arrossato, ancora a testimonanza del pianto. I tratti pallidi ed affilati. Respirava piano, quasi impercettibile.
 
Attese un lunghissimo istante, prima di decidersi a sciogliere l'abbraccio e scivolare fuori dal tepore di quel letto.
 
Si avvolse nella vestaglia, si voltò indietro. Non l'aveva svegliato.
 
Scivolò oltre la porta, cercando di non fare rumore. Raggiunse la propria stanza, e da lì il bagno. Si chiuse dentro, come per evitare sorprese o fastidiose intrusioni.
Sei paranoica.. sospirò, spogliandosi. Sapeva che nessuno l'avrebbe sorpresa sotto la doccia, eppure l'aveva fatto lo stesso. Forse perché ti senti ancora una guerriera, prima che una donna..
 
Non s'era mai fidata di nessuno, fino in fondo. Neppure degli amici più cari. Ed aveva finito per farlo con l'unico che l'aveva ingannata e le aveva dato il peggiore dei dolori. Eppure, non riusciva ad odiarlo.
 
Prese fiato, scivolò nell'acqua tiepida della vasca, e da lì sotto il pelo, come aveva visto fare a suo marito.
Le sembrò di sentire ancora la sua voce calda e sensuale farsi pianto, farsi disperazione.
 
Risalì piano, fino a quando dell'acqua sul viso restò solo la traccia di piccole gocce. Finì di lavarsi, si vestì e si diresse verso il salone. Doveva dare una risposta a Tony Stark.
 
- Buongiorno..- biascicò, con aria assonnata.
Qualcuno dei presenti rispose biascicando più di lei, e dal divano Clint sollevò appena il braccio. Sembrava che non dormissero da una vita.
- Qualche missione? - Sif arrivò al bancone da bar e si sporse per prendere il caffè.
- Ricerche. Sempre ricerche.- sospirò Tony, dall'altro lato, attento un po' a lei e un po' ai bicchieri che stava asciugando - mancano ancora tre dispersi, e la probabilità di trovarli ancora vivi sta diminuendo in maniera esponenziale.
- E poi ci sarà da ricostruire..- seduto sullo sgabello accanto a lei, Bruce si massaggiò appena la fronte.
- Vi può servire un paio di braccia in più, allora..- replicò lei, ringraziando con un cenno della testa Tony che le porgeva dei biscotti e un bicchiere di succo d'arancia.
- Allora avete deciso..?
- Io sì. Lui non lo so. Non è molto loquace.
 
Tony aggrottò le sopracciglia, a quel masticare amaro.
- Lascerai tuo marito? Pensavo l'avessi perdonato.
- E' più complicato di come sembra, Stark..- sospirò lei, con la fronte sul polso ed il gomito appoggiato al bancone - molto, più complicato..
- Se facessi una cosa del genere a mia moglie, sarei un uomo morto senza appello.- replicò lui, senza un velo d'ironia - sei una donna forte, Sif.
Lei sollevò le spalle, svogliata, finendo il succo d'arancia.
 
Uno dopo l'altro, i componenti della squadra diedero il loro buongiorno, posizionandosi a casaccio nel salone ancora decorato dai fogli di nylon degli operai. Per ultimo Thor, che salutò la ragazza con un leggero bacio sulla fronte, prima di occupare un posto sul divano con Clint e condividere con lui un paio di brioches.
 
- Beh..- Tony sollevò lo sguardo come a fare la conta dei presenti, e senza mollare il proprio lavoro sui bicchieri prese la parola - come avrete capito, abbiamo un gran casino di cose da fare. Non solo a New York. E rimanere sparpagliati in giro per il cosmo non ci aiuta ad essere operativi. Quindi questa è la mia proposta. Potete restare a vivere qui. Tutti.- passò lo sguardo su Steve, su Bruce e, uno ad uno, su tutti gli altri - presto sarà tutto come prima, e comunque il resto della torre non ha subito dei gran danni. Abbiamo posto per starci tutti, potrebbe.. diventare la nostra base.
- La nostra base..- ripeté Bruce, con fare leggermente pensieroso, prima di annuire.
- Tu prometti che non romperai la tazza del water come l'altra volta che ti ci sei trasformato.- Tony gli puntò l'indice contro, a metà fra l'indignato e il divertito, e lo lasciò ridere.
 
Si accorse solo in quel momento della figura comparsa sulla porta.
- E tu?
- Siete tutti qui, e.. io..- Loki percorse la sala con lo sguardo, trovando negli occhi di ciascuno una risposta diversa. Si appoggiò allo stipite della porta, e da lì avanzò a passi malfermi.
- Stavamo giusto parlando della nostra nuova casa.- Tony cercò invano di coinvolgerlo nel discorso.
- Ah..- replicò lui, vuoto, fermandosi ad osservare i buchi nella parete e nel pavimento, ed il disastro delle vetrate in buona parte ancora in pezzi.
- Stavamo pensando che.. potrebbe essere una buona idea.. ehi, dove vai? A piedi nudi sui cocci di vetro? Sei impazzito? Vieni qui.
Tony mollò canovaccio e bicchieri, e si spostò da dietro il bancone.
 
Non erano solo i piedi di Loki, a preoccuparlo. 
 
Il giovane non lo ascoltò nemmeno, avanzando lentamente verso la vetrata in frantumi.
 
- Non la trovo una buona idea.
Tony scavalcò il mucchietto di cocci e gli arrivò accanto, notando con un discreto timore quanto fosse arrivato un po' troppo vicino al bordo.
Loki non gli rispose. Occhi liquidi a vagare verso il profilo della città, respiro lungo e leggero. Il modo di fare remissivo e rassegnato di chi da un momento all'altro salta il varco e si getta nel vuoto.
- Ehi..- Tony non riuscì ad aspettare a lungo, e tese una mano a stringergli la manica della maglietta.
- Ho fatto un disastro..- replicò quello, in un soffio, spostando lo sguardo verso il basso.
- Buttandoti non risolverai niente.
Loki gli rivolse uno sguardo, assente. Qualcuno degli altri si mosse, ma Stark li fermò con un cenno della mano, prima di tornare al giovane:
- Ti ho detto che ho un progetto. Puoi farne parte; magari è la tua occasione. Non buttarla nel cesso.
- Non sarò mai nulla di diverso da questo, Stark..- quello tornò a fissare lo skyline - c'è un'unica soluzione.. l'hai detto anche tu; se ci avessi pensato prima.. vi avrei evitato un mucchio di problemi.
- Non vuoi più esserlo, quel milione di altre cose?
 
Loki si voltò di scatto verso l'uomo che, poco distante, aveva aperto le braccia per dare più forza a quella manciata di parole. Non riusciva a capire come facesse, proprio lui, a sapere quella cosa.
Poi spostò lo sguardo indietro, verso gli altri, verso Thor, verso Sif. Gli sembrò di leggere in quegli occhi un incoraggiamento, invece che la speranza di assistere alla sua fine. Piegò il viso a terra, spostò un passo verso il bordo, invaso da piccoli cocci di vetro.
- E poi.. se ti ammazzi, chi me la ripaga la vetrata? - Tony riuscì a strappargli un minuscolo sorriso, tendendogli la mano - dai, dottor Lawson. C'è un casino di lavoro da fare.
- Lasciami andare, Stark.
- Non ci penso nemmeno!
 
Loki lo fissò di nuovo, stavolta aggrottando le sopracciglia. 
Strano modo davvero, per dire il solito no..
 
Le labbra s'incresparono in un sorriso poco più acceso, e ritirò i piedi dal bordo, accettando che quella mano si appoggiasse sulla sua schiena, accompagnandolo verso il perimetro sicuro del salone.
- Adesso ti siedi, e mi stai a sentire. Mi state a sentire tutti.
Tony li fece radunare sui divani, mettendosi al centro di fronte a loro. Notò l'occhiataccia di Steve, e sorrise:
- Ok, ok. Niente sproloqui da prima donna. Ho un progetto, è una cosa seria e non c'è niente di pubblicitario. Che, detto da me, fa decisamente strano.- strinse le mani fra di loro, prima di lanciare con il semplice tocco dell'indice a mezz'aria una proiezione olografica alle proprie spalle.
- Baidoa, Somalia. - puntò il dito verso lo schermo virtuale, muovendo un paio di passi verso di esso - uno dei tanti scenari di guerra ancora attivi sul nostro pianeta. Hanno bisogno di noi.
- Come i Vendicatori? - chiese Natasha, scivolando a sedere sul tappeto.
- Come medici, tecnici, operai. Hanno bisogno di cure, di tecnologie, di istruzione. Lo so, è uno dei mille posti in cui le Stark Industries hanno fatto fortuna con le armi, fino a pochi anni fa. Abbiamo i contatti, sanno che adesso ci occupiamo di cose totalmente diverse. Ho incontrato..- un'occhiata a Pepper, che dal proprio angolo aveva alzato un sopracciglio - abbiamo, incontrato non poche resistenze, e non solo lì. Sono in molti, a non fidarsi di noi, per colpa di quello che eravamo.
Questa volta lo sguardo fu indirizzato verso Loki, stretto sul divano fra la moglie ed il fratello.
- Non vedo come potrei servirti, Stark..- replicò lui, quasi impercettibile.
- Non sei un medico?
- Lo è anche Banner..
- Con una specializzazione per la medicina d'urgenza? - Tony gli s'avvicinò, insistendo e quasi sbottando - insomma, ragazzo! Vuoi essere d'aiuto, o continuare a piangerti addosso? O forse preferisci che ti rispedisca a casa?
 
Loki abbassò il viso. Riusciva a fargli rabbia, quell'uomo, parlando così. 
 
Il problema è che ha ragione..
 
- Insomma; accetti il posto, sì o no?
 
Il giovane sollevò gli occhi e per primo incontrò il brillare del reattore ark sotto la maglietta del proprio padrone di casa. Azzurro, come il tesseract. Intenso, come gli occhi che incontrò subito sopra.
 
Tornò a guardare il pavimento, si morse appena le labbra, ma la sua testa si mosse in un sì.
 
- Bene.- Tony gli batté sulla spalla, prima di tornare all'illustrazione del piano - come vi ho detto, è una specie di rescue mission che ci porterà parecchio in giro. Dovremo stare molto attenti a come useremo le nostre generalità, e voi due..- guardò Bruce, indicando però il giovane - in questa prima fase ci aiuterete dalle retrovie.
- Per forza di cose..- Bruce si lasciò andare ad un sospiro.
- Beh, considerando che a te ti cerca l'esercito, e a lui..
-..Mettetevi in fila. - Loki sollevò le dita, lasciando sorridere sia Tony sia il fratello.
- Questa tua ironia indica il tuo primo passo verso la guarigione.
- Già..
- A tal proposito..- Tony puntò l'indice per aria, come folgorato da un'idea. Girò intorno al bancone, scomparve per un attimo e quando ricomparve aveva fra le dita un paio di quei maledetti ghiaccioli.
- No, ti prego..- Loki tese una mano, con fare implorante.
- No un corno, giovane jotun. Fratello biondo, tiragli su la maglia.
 
Thor lo fissava come avesse detto un'eresia.
- Allora! Devo fare tutto io, qui dentro? Lady Sif, le spalle al divano.
- Guarda che so farlo anche da solo..- sospirò Loki, obbedendo rassegnato agli ordini del padrone di casa.
 
Il contatto con quel ghiaccio gli fece provare un brivido. Inspiegabile, non avrebbe dovuto sentire freddo..
- Cosa c'è? Tremi? Non eri un..? - Tony aggrottò le sopracciglia, ed andò a tastargli la fronte, decisamente troppo calda per un gigante di ghiaccio - a letto, subito.
- Ma sto bene..- replicò il giovane, in un soffio.
- Insomma, dio degli inganni, delle malefatte e dell'accidente che ti piglia! Ma che hai, sedici anni? Torna a riposo!
 
Loki non capiva. Non capiva il tono di Stark, né lo sguardo preoccupato di Thor. 
Non capiva neppure il crescere di quei brividi. Forse non era stata neanche colpa del ghiaccio.
 
Smise di cercare un perché quando la febbre diventò tanto alta da fargli perdere conoscenza.
 
Che diavolo gli hai dato?
 
Niente; del semplice antibiotico. Avevate detto che è diventato un umano..
 
Thor sollevò di scatto una mano, interrompendo la discussione fra Tony e Bruce.
- Il veleno.
 
- Che veleno? Gli avete dato del veleno? - sbottò Tony. Bruce scosse la testa, sollevando le mani.
- Ad Asgard, quando l'hanno imprigionato.- Thor aveva la spiegazione pronta per entrambi - una delle tante torture. Gli hanno iniettato un siero che doveva rallentare il rimarginarsi delle ferite, per..
- Per fargli provare più dolore.- Bruce sospirò, con una smorfia.
- Era la sua punizione.
- Direi che a questo punto è stato punito abbastanza, no? - sbuffò Tony - esiste un antidoto?
- Sì..
- Lo sai riprodurre?
Thor si puntò l'indice al petto, interrogativo. Non era il fratello adatto, per questo genere di cose..
- Ho capito.- Tony chiuse gli occhi per un istante, esasperato - e quindi?
- Vi posso aiutare io.- Sif avanzò verso di loro, dopo essere rimasta in silenzio accanto al marito fino a quel momento.
Sentiamo. diceva il linguaggio del corpo di Tony.
- Posso mettervi in contatto con sua madre. Lei lo sa creare.

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Capitolo 48
*** 48 ***


Mi sto decisamente stancando, sai.
 
La voce gli arrivò distante e cupa.
 
In quale altro modo cercherai di crepare?
 
Emise un sospiro, lento e misurato, socchiudendo gli occhi e forzando un lamento in gola.
- Scusa. Lo so, che a questo giro non l'hai fatto apposta. Ma se c'è ancora qualcosa che dobbiamo sapere, sulla tua punizione, sulla tua salute e sulle varie ed eventuali, sarà meglio che tu ce lo dica.
 
A quelle parole di Tony, il giovane scosse appena la testa.
 
- Te l'avevo detto, di stare a riposo..
Adesso la voce si faceva ironica come al solito, buon segno.
- Vedi di dormire, almeno un po'.
- Cosa..?
- Cos'è successo? In carcere ti avevano iniettato una specie di veleno, per mantenere vive le ferite. Ecco da chi hai preso la stronzaggine.
Loki aggrottò le sopracciglia.
- Tuo padre. Va bene punirti, ma questo rasenta il sadismo.
- E' quello che merita un assassino..- replicò il giovane, in un soffio.
- Però alla fine ti ha risparmiato. Forse ti vuole un po' di bene.
 
Loki scosse di nuovo la testa, lentamente.
 
- Tua madre ci ha dato la formula per l'antidoto.
L'unguento.. pensò Loki, e qualcosa gli tremò nel cuore. Sua madre, quelle mani piccole e delicate a curare il dolore delle frustate.
- Non ci provare. Non perdere tempo a raccontarmi stronzate tipo non è mia madre, o l'ha fatto per pietà. L'ha fatto, punto. Ti ha protetto. Come lo fa tuo fratello, come lo fa Sif. E.. lo sai, principino? T'invidio. T'invidio da morire. L'avessi ancora io, mia madre.. e pure mio padre, anche se un po' era come il tuo. Troppi rimproveri e pochi abbracci. Ma loro se ne sono andati, e troppo in fretta. Tu li hai ancora. Hai ancora del tempo, prima che tutto diventi un rimpianto.
- Hai tua moglie..- replicò il giovane, debole.
- Già. La amo, e mi ama. E mi sopporta. Ma non so se agirebbe come la tua, dopo un dolore tanto grande.
 
Loki chiuse gli occhi, in un sospiro.
- Non la merito.. non l'ho mai meritata.. e adesso.. adesso continuo a pensare che starebbe meglio, lontano da me.. che quello che ci lega è veleno.. eppure.. mi ama più di quanto io ami me stesso.. vorrei che fosse lontana, libera, felice.. ma ho paura.. paura questo desiderio che diventi realtà.. credevo che non avrebbe più voluto neanche sfiorarmi, dopo quello che le ho fatto.. e invece lei..
- E' l'unica che ti abbia mai fatto sentire il primo, l'unico, quello speciale. Già. Non so come ci riescano..- Tony lanciò uno sguardo verso la porta, sollevando appena le spalle - non devi rinunciare a lei. Devi combattere, per lei. Devi salvarti. Se non vuoi farlo per te, perché credi che la tua vita non abbia più un senso, fallo per lei.
 
Il giovane lo fissava, attento, con le labbra leggermente serrate. 
- Lo so, parlo come tuo nonno. Va bé, neanche lo sai, cos'è un nonno. A dire il vero, mi sento vecchio solo a dirlo. Che vergogna.- bofonchiò Tony, tornando all'ironia di serie e sollevandosi dalla sedia - adesso riposa. Poi datti questa maledetta seconda opportunità. Io comincerei dormendo nello stesso letto. Provaci, che male ti fa?
 
Loki sorrise, appena. E rispose al suo saluto con un cenno delle dita.

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Capitolo 49
*** 49 ***


La noia. 
 
La noia era terribile, la cosa più fastidiosa che avesse mai sperimentato. Quasi peggio anche del dolore.
La febbre era svanita, la cicatrice si ostinava a rimanere di quel maledetto colore rossastro, e lui iniziava seriamente a detestarla.
 
Un passo dietro l'altro, era arrivato nel salone e s'era diretto verso le vetrate, finalmente tornate intere al proprio posto. Vi aveva poggiato sopra i palmi, cercando un po' di conforto nel loro fresco.
 
No. Non di nuovo, per favore..
 
Non era la voce di Tony, quella che lo raggiunse dal bancone del bar. Voce femminile, leggera, divertita.
Si voltò, aggrottando le sopracciglia. La donna dai capelli rossi sorrideva.
 
- Scusa..? - osò raggiungerla, lento com'era entrato.
- Settantamila dollari.- Pepper gli passò un po' di succo d'arancia - ma se ne hai a disposizione centoquarantamila, posso concederti un altro giro.
Gli indicò il salone ormai risistemato, e chi ha orecchie per intendere..
- Ah..- lui cacciò un sospiro - non ti preoccupare.
- Siediti.- lei gli indicò lo sgabello, e lui ci si sistemò con l'indecisione di uno che non ha mai visto tale strano oggetto.
Pepper rise, cristallina. Lui la guardò torvo.
- Devi solo abituarti, Lucas. Prendi.
Gli avvicinò il succo d'arancia, e lui raccolse il bicchiere osservandolo a lungo prima di concedersi un sorso.
- Non è alcolico. Non ne posso bere.- lei sfiorò la propria pancia, tonda ogni giorno di più.
- Maschio.. o femmina? - lui la sorprese, più con malinconia che con interesse.
- Non lo so ancora.. troppo presto. Da voi lo sapete subito?
- Gli dei sanno tutto, fin dall'inizio. E' così che mio padre ha voluto annunciarmi che aspettavo una bambina. Il giorno stesso in cui ho saputo d'averla uccisa.
- Mi dispiace..
- Non è stata colpa tua.- lo sguardo di Loki tornò al succo d'arancia nel bicchiere. Era aspro, aspro e dolce come i ricordi.
- Vuoi.. ne vuoi parlare?
- Non lo so. Tu sei un'estranea, e anche se non sembri avere nulla contro di me..
- Mi chiamo Virginia. Virginia Potts - lei gli tese la mano - ma sei amico di mio marito, quindi puoi chiamarmi Pepper.
- Lo.. Lucas..- fece lui, stringendo appena quella mano.
- Lo so, chi sei. In entrambi i casi.
 
Il sorriso di Loki s'era aperto leggermente. La donna aveva teso di più la mano, raggiungendogli il braccio sul bancone. 
Occhi carichi di dolcezza e comprensione. Gli stessi di sua madre. Occhi che spingevano ad aprire il proprio cuore.
 
- C'è stato un tempo.. in cui ero il principe cadetto di Asgard. Poi sono stato un mago, un medico, il dio degli inganni, un traditore ed un assassino..- disse, accettando con un sospiro un altro po' di quel succo aspro e dolce - sono stato così tante cose.. in questo mondo e nel mio.. la verità è che non.. non sono mai stato veramente niente.
 
Le raccontò una storia. Il c'era una volta malinconico del cucciolo abbandonato, poi raccolto e cresciuto come figlio da persone che erano diventate estranee, nemiche. Mai apprezzato come avrebbe desiderato, sempre nell'ombra del migliore. Detestato e visto come uno strano scherzo della natura dal mondo intorno a lui. 
- Ma non dalla tua famiglia..- Pepper interruppe il flusso dei ricordi, riportandolo alla realtà che lo circondava.
- Già. Per loro ero Il mostro di cui i genitori parlano ai figli quando vanno a dormire..
- Eri solo un bambino a cui i genitori devono rivelare che è adottato, ma rimandano sempre pensando di non essere pronti ad affrontarlo..
- O che lui non lo sia?
- No, Loki - la donna lo stupì, usando il suo nome, quello vero - loro. Si dicono: domani, fra un anno, la prossima volta.. perché hanno paura di quello che quasi sicuramente succederà. 
Il giovane aggrottò le sopracciglia, stringendo appena il bicchiere.
- Il bambino diventerà un ragazzo, poi un uomo. E più tardi lo verrà a sapere, più è probabile che li rifiuterà, e si allontanerà, arrivando ad odiarli perché lo hanno cresciuto in una bugia.
 
Voltò lo sguardo. Quelle parole erano tremendamente vere. Com'era possibile che lei, una midgardiana, sapesse?
- Ma è proprio questo, che ai genitori fa paura. Quando glielo dirò, lui si allontanerà e mi odierà. E io non voglio che mio figlio mi odi. Perché lo amo. Quanto ti ha ferito, la verità?
- Troppo.
- Non avresti preferito continuare a vivere quella bugia?
 
Loki sollevò il viso, e gli occhi si fecero improvvisamente lucidi. Si morse le labbra, accennando un timido sì.
 
- Gli.. gli altri dove.. dove sono?
Tentò di sfuggire, di deviare il dircorso. E mentalmente ringraziò Pepper, che non rifiutò di assecondarlo.
- In missione. Somalia.
- Ah..
- Sì, lo so. Senza di te. 
- Comincio a sentirmi davvero un ostaggio di tuo marito..- lui tentò un altro sorriso, buttando giù ancora un po' di succo d'arancia - anche se la casa è piacevole e questa roba non è male.
- Non spremete neanche le arance, su Asgard?
- Abbiamo frutta. Molta, buona frutta. Ma non ha questo strano sapore. 
- A me piace un po' aspra. E' come la vita.
 
Loki appoggiò un gomito sul bancone, piazzandosi col mento sul polso.
Lei gli versò altro succo d'arancia.
- Ce ne saranno altre, di missioni. E tante. Cerca di goderti questo po' di riposo.. quando sarai pronto, lo capirai. E Tony non ti darà un attimo di tregua.
- Aspetto con impazienza i suoi ghiaccioli..- bofonchiò lui, dopo un altro sorso.
Pepper sorrise, raccogliendone un paio e porgendoglieli:
- Fai la prova da te.
 
Niente. La cicatrice non ne voleva proprio sapere, di diventare blu.
Loki sospirò, pesante.
 
- Se è la noia, il tuo problema, ci somo moltissimi libri, in biblioteca. La maggior parte è ancora immacolata. - fece lei, ironizzando sul fatto che suo marito fosse tutto tranne che un gran lettore - oppure potresti scriverne uno tu.
 
Loki la guardò come avesse detto qualosa di alieno.
- Sì. Tu. - lei sollevò le spalle - quelli che hai letto sono stati scritti tutti da.. midgardiani, come ci chiamate voi. Se siamo capaci di scrivere noi, puoi farlo anche tu. Hai una storia bellissima da raccontare, e forse ti farebbe da antidoto alla noia..
 
Parecchio scettico, Loki la salutò e si diresse verso la propria stanza. Si sedette sul letto, poi si sdraiò, intrecciando le mani sotto la testa e rimanendo a lungo a fissare il soffitto.
Il tempo sembrava non passare.
 
Si alzò, decise che forse era meglio fare un bagno. Cambiò idea tre volte, tornò a stendersi sul letto nella stessa posizione.
Se mi avesse ingabbiato, mi annoierei di meno..
 
Sbuffò.
 
Poi si alzò di scatto, dandosi mille volte del cretino per la fitta al torace che s'era causato da solo con quel movimento brusco. Premendo con la mano sulla cicatrice, si avvicinò alla scrivania e cominciò a rovistare in tutti cassetti.
Trovò un attimo di pace solo quando ebbe fra le mani quello che cercava.
 
Raccolse quei fogli di carta, la strana piccola penna di plastica e se li mise davanti. Li spostò un paio di volte, ed un paio di volte li rimise in ordine. Poi appoggiò un gomito al legno, e dalla penna cominciarono ad uscire i suoi ricordi sotto forma di segni neri.

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Capitolo 50
*** 50 ***


Che fai?
La voce di sua moglie lo sorprese, facendolo quasi saltare dalla sedia.
 
Fuori era buio, Amy era già rientrata dal lavoro.
 
- Ti pensavo in missione..- le rispose, voltandosi appena.
- Hanno detto per stavolta no.- lei sollevò le spalle - credo mi sottovalutino perché sono una donna.
- Natasha è partita..
- In supporto, non entrerà nella zona di guerra con loro. Non sembra, ma i ragazzi sono molto protettivi.
- Già.
- Sono stata in agenzia. Mick ha trovato un'altra ragazza, ma è stato felice di vedermi. Mi ha chiesto del bel dottore canadese.
Gli si sedette accanto, forse aspettando che fosse curioso di quello che Mick aveva voluto sapere.
Loki non disse niente, spostando lo sguardo verso la finestra.
 
- Gli ho raccontato dell'incidente.
A quelle parole, si voltò verso di lei, impaurito.
- Gli ho detto che ho deciso di tenerti lontano, per un po'. Che non so se sarò in grado di perdonarti, anche se lo so, che non è stata colpa tua. L'auto ha slittato, c'era nebbia.. 
Loki adesso la stava fissando con le labbra leggermente schiuse.
 
Fantastica. Sapeva inventare storie meglio che il dio degli inganni..
 
- Gli ho detto che il senso di colpa ti ha spinto a tentare il suicidio. Che non te lo potrai mai perdonare, perché comunque sia andata.. al volante c'eri tu.
- Sif..
- Che poi è la verità, vista solo da una prospettiva diversa.
 
Loki aveva abbassato lo sguardo, sembrava aver perso il contatto con la realtà. Forse stava di nuovo rivedendo quella scena, senza alcun filtro o correzione.
Lei ne approfittò per sottrargli quei pochi fogli manoscritti.
- Ehi! - lui si scosse, tese la mano per riaverli indietro. Nessun risultato. Sif s'era già allontanata, e muovendo una manciata di passi su e giù per la stanza aveva iniziato a leggere.
- Questo cosa sarebbe? - disse, dopo essere arrivata sì e no in fondo alla prima pagina, con un'espressione chiaramente irritata.
Loki non trovò parole per risponderle.
 
Dove l'hai messa, la tua lingua d'argento?
 
- Ecco.. io..- balbettò. La donna s'era avvicinata, tendeva quei fogli in maniera decisamente minacciosa.
- Ti sei permesso di scrivere.. la nostra vita?! Cos'è, una terapia midgardiana che non conosco?
- No.. è.. - lui prese fiato, e decise che avrebbe recato il minor danno ad entrambi, se fosse stato completamente sincero - è un libro.
- E' che?! - lei aggrottò le sopracciglia, senza perdere quell'aria irritata.
- E' stata Pepper..- lui si alzò, cercando di sentirsi meno in difetto - ecco.. mi stavo annoiando. La verità è che mi annoio, mi annoio da morire. E sono solo. Questa mattina.. lei mi ha offerto del succo d'arancia e abbiamo parlato. Devo a Tony un casino di soldi di danni..- provò a divagare, per un attimo, ma lo sguardo della moglie non gli diede scampo - ecco.. avevo bisogno di qualcuno con cui parlare. Le ho raccontato di me. Mi ha detto che.. che avrei potuto scriverla, la mia storia, e..
- Loki, ma ti rendi conto di quello che stai dicendo? Scrivere un libro? E magari pubblicarlo!
- Perché no..- lui sollevò le spalle, innocente.
- Siamo su Midgard! - lei si piegò appena in avanti, continuando a stringere quei fogli fra le dita - come puoi parlare di te come uno jotun adottato dal padre degli dei? Ti prenderanno per pazzo!
- Fantasy.. genere fantasy. Esiste. Quei libri in cui parlano di noi come fossimo leggende.
Sif si massaggiò la fronte, piegando le labbra in una smorfia.
- Oppure parlare semplicemente di un bambino mai nato.
 
Loki sembrò illuminarsi. Raccolse un foglio, scrisse sopra: bambini mai nati in caratteri asgardiani.
- Mi piace..- rimase a lungo a fissarlo, parlando come fosse stato solo, in quella stanza.
- Che sarebbe?
- Il titolo.- lui le sollevò gli occhi addosso, profondamente orgoglioso dell'idea appena avuta - semplicemente.. la storia di un bambino che nasce e cresce sentendosi un peso per tutti quelli che lo circondano, fino a quando le sue azioni non lo portano a fare del male ad altri bambini. Un bambino che avrebbe preferito non essere mai nato.
- Quante volte..? - lei si lasciò andare ad appoggiarsi alla scrivania, lasciando quelle carte.
-..L'ho desiderato? In ogni momento della mia vita, Sif. 
 
Il cuore provò un dolce brivido, quando le braccia di sua moglie si allacciarono oltre le sue spalle.

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Capitolo 51
*** 51 ***


scusate. ma avevo esigenza di dare al piccolo cervo una svegliata.. mi stava diventando davvero troppo depresso ;)

 
Chissà perché questa cosa non mi stupisce..
 
La voce di Tony Stark risuonò ironica, ed un filo scocciata, da oltre le sbarre di quella minuscola cella.
Loki emise un sospiro, lento e pesante, appoggiando la testa contro il poco fresco del muro.
 
In quella cella faceva un caldo da soffocare. 
 
In tutta San Paolo, faceva un caldo da soffocare, Tony aveva la fronte imperlata di sudore e le mani strette nervosamente a pugno attorno alle sbarre.
- Allora?
 
- Allora sì, sono stato io. - Loki piegò le labbra in una smorfia, continuando ad evitare il contatto visivo.
- Lo sai, cosa sei?
- Un lurido vigliacco traditore.
- Senza giustificazioni.
 
Il giovane voltò il viso verso l'amico, senza modificare la posizione chiusa a riccio che aveva assunto.
Una gli disse, puntando semplicemente l'indice al cielo.
 
- Hai uno schema di difesa? - Tony rise, appoggiandosi alla grata - no, perché gli sbirri qua fuori stanno elaborando la quota della cauzione, sia mai che..
Loki prese fiato, di nuovo, continuando a trattenere le ginocchia al petto.
- L'ho fatto per una giusta causa.
- Hai rubato in casa di uno dei nostri più validi appoggi in Brasile per una giusta causa? E sentiamo, dottor Lawson.
- Non ho ripassato solo la sua, di cassaforte.- Loki abbassò lo sguardo, mordicchiandosi le labbra.
 
Tony fu punto da un fastidioso presentimento.
- No.. non dirmelo.
- Da Ruiz, a Monterrey. Dal nostro appoggio a Manila.. e anche da quello in Cambogia.
 
La voce di Loki s'era ridotta ad un filo. L'aveva fatto con un buon fine, sì. Ma aveva rubato. E neanche due spiccioli..
 
Fosse stato il caro buon vecchio sé stesso, non ne avrebbe provato vergogna se non per la motivazione.
Adesso invece si sentiva comunque un traditore, e non riusciva a concentrare lo sguardo su Stark.
 
Tony fece un cenno alla guardia, e quella fece scorrere la grata quanto bastava per lasciarlo entrare nella cella, richiudendo poi la grata con un colpo secco che fece trasalire il giovane.
- Ricordi di gioventù? - Tony gli si sedette a fianco sul bordo della brandina.
- Ad Asgard mi avevano messo dentro per un motivo sensato.- replicò, leggermente infastidito.
- Sulla terra anche rubare centomila dollari è un motivo sensato. Mi pare.
- Uff..
- Ma come cacchio hai fatto? Non gli sei neanche entrato in casa.. o ti sono rimasti dei poteri che non conosco?
- Sistemi informatici, Stark. Ne sei circondato ogni giorno.
 
Adesso Loki aveva piegato il viso verso di lui e la sua smorfia di disappunto. Appariva leggermente più insolente di un attimo fa.
- Ti scoccia di più aver fatto brutta figura coi tuoi amici, o averci messo tre mesi, a beccare il ladro?
- Mi scoccia che dovremmo essere un'ente umanitario, non una copertura per rapine informatiche.. o forse devo spiegarti tutto da capo?
- Non devi spiegarmi proprio un bel niente.. Tony. Era per un motivo valido. Non l'avrei mai fatto, sennò. Non a te.
- Ok.. adesso però esigo delle spiegazioni.
- A tempo debito.
- No, ora.- Tony si alzò di scatto, incrociando le braccia e puntandolo incattivito - ora e qui. Il coltello ce l'ho io, dalla parte del manico.. Lucas. Sono io quello che decide se pagarti la cauzione e rimetterti in circolazione o lasciarti a marcire in un carcere di San Paolo. E non farmi menate del tipo mio fratello mi tirerebbe fuori a prescindere.
 
Loki sollevò appena le spalle, con un sorrisetto divertito.
- Mi hai beccato.
- Lo fai diventare tuo fratello solo quando ti fa comodo.- sbuffò Tony, tornando a sederglisi accanto. Dai, allora. 
- Allora cosa?
- Sto aspettando.
 
Loki piegò appena il viso, guardandolo obliquo.
- Ti preferivo nelle vesti di aspirante suicida.- brontolò Tony, e scuotendo la testa si alzò di nuovo, rassegnato a non ottenere risposte - va bè. Buona fortuna.
Un cenno alla guardia, e quella agganciò la grata, pronta a tirarla a sé e farlo uscire.
- Aspetta! - Loki tese le dita - ok, ti racconterò tutto, dall'inizio. Ma non qui. 
- Voglio sapere perché.- quello gli arrivò fronte a fronte.
- Ricordi i bambini della favela? al nostro primo giro qui.. - il giovane sollevò quello sguardo di cristallo, tremendamente limpido - quelli che ci hanno voluto aiutare, mentre portavamo le attrezzature per il consultorio neonatale?
 
Tony fece segno di sì, con un leggero movimento del capo.
- La bimba si chiamava Maria. Mi ha chiesto se sono un maestro di scuola. Le ho detto sono un dottore.
 
Il dottore che fa nascere i bambini..
 
Ricordava lo sguardo attento ed affascinato di quella piccolina che poteva avere più o meno sei anni.
 
Ricordava di essersi seduto a terra per arrivare alla sua altezza, e di averle raccontato, come fosse stata una delle sue antichissime storie, quella di un gruppo di persone speciali che, pur non venendo dalle stelle, avevano i poteri per fare delle cose che rendevano felice la gente.
 
Puoi far diventare felice anche me? gli aveva chiesto Maria, dolce ed innocente. L'aveva spiazzato.
Aveva dovuto elaborare una risposta. Per fortuna, era sempre stato bravo, con le parole.
 
E cosa ti farebbe felice?
 
La bimba l'aveva osservato per un lungo, lunghissimo istante. E poi aveva risposto, accostando i palmi e sfoderando un grande sorriso:
- Andare a scuola.
 
Ricordava di aver risposto a quel sorriso, intenerito.
- Davvero? Ti piace così tanto, andare a scuola?
- Mi piace. Lì imparo tante cose - aveva risposto Maria, sedendosi lì davanti ed incrociando le gambe - i colori, le parole. Gli animali, le piante e come sono fatte le stelle. Tante cose.
 
Aveva aperto le braccia, per enfatizzare il senso delle proprie parole.
Gli aveva toccato il cuore. 
 
E così hai dato una spolverata al dio degli inganni?
La voce di Tony lo riportò alla realtà di quella cella e del suo caldo insopportabile.
 
- Diciamo così.- sollevò le spalle, riprendendo a dare piccoli colpi con la testa sul muro.
- Prenderlo a zuccate non ti servirà a bucarlo per evadere.- replicò Tony, ironico.
 
Sollevò le spalle, di nuovo.
 
- E quindi? In conclusione?
- In conclusione.. ho raccolto un po' di fondi qua e là.
- E li avresti dati a..?
- La fondazione.
 
La fondazione era stata un'idea sua. 
 
Tony ricordava di essere rimasto per almeno mezz'ora appeso alle sue labbra, la sera in cui aveva preso la parola, alla consueta riunione mensile dell'associazione no-profit.
 
Già, il progetto alla fine era partito, più o meno il giorno in cui finalmente la cicatrice, bagnata dai ghiaccioli, era diventata di un simpatico punto di blu.
 
Gli era sembrato di vedere Loki che esultava.
 
No, forse era solo un sorriso. Eppure gli era parso di veder sfuggire dalle sue labbra un sommesso evvai..
 
Bah, comunque.
Il progetto era stato approvato anche dalle alte sfere dello SHIELD, Fury non aveva messo -stranamente- bocca più di tanto. Sicuramente, l'azione umanitaria sarebbe servita anche come controllo sulla situazione socio-geopolitica dei paesi che avrebbero visitato, e bla bla bla..
Ricordava di aver ascoltato sì e no le prime tredici parole di quella lunga enciclica in video conferenza, versandosi uno scotch ed invidiando per una volta Loki che, al grido di visto che il mio parere conta meno di zero, io faccio quello che mi pare, se n'era andato a fare un tuffo in piscina. Con le dovute cautele.
 
Poi s'erano riuniti attorno al tavolo ed avevano iniziato a discutere e a proporre. 
 
Priorità 1, aiutare nella ricostruzione della città.
Mi sembra il minimo, aveva sentenziato Steve, con il mento sul polso.
 
Priorità 2, dare una svegliata a contatti e possibili finanziatori per partire con la missione vera e propria. E lì di lavoro ce ne sarebbe stato per tutti.
 
- Potremmo istituire una fondazione.
Loki aveva aperto bocca ancora prima di alzare la mano per chiedere il permesso.
 
L'avevano guardato tutti più o meno storto.
 
Aria svagata, maglietta a mezze maniche rigorosamente verde e capelli ancora fradici di piscina, lui s'era limitato a spostarsi lo sguardo intorno, sollevando poi le mani in segno di resa.
 
Adesso Stark riparte con la sua solita ironia e mi replica con un bel: non hai qualcos'altro da fare? Tipo.. elaborare qualche altra tecnica di suicidio? Barton ha la faccia di quello che non mi ci farà arrivare, al suicidio.. e mio fratello..
 
Fratello. Aveva pensato a Thor come fratello. Le labbra gli si erano piegate automaticamente in un sorriso.
 
- Che c'hai, adesso, da ghignare? - Tony gli aveva tagliato a metà i pensieri - con fondazione intendevi associazione a delinquere?
- No, quello che ho detto.
- Lo sai, come funziona? Ne hai la più pallida idea?
- So che è una cosa che utilizzate voi umani.. cioè.. che utilizziamo.. per sostenere attività a favore di chi è in difficoltà o promuovere la cultura.. o altre cose, accumulando capitali senza essere svenati dalle tasse.
 
Loki che parla di tasse. Divertente..
- Dovresti candidarti alle prossime presidenziali, sai.
- Ok. Non parlo più.- s'era alzato, spostando la sedia lontano - ho capito.
- Cos'hai capito, permaloso di un asgardiano? - Tony lo richiamò indietro che era già all'altezza della porta - la tua idea mi piace, torna qui.
- Il problema..- Loki tornò al tavolo, ma non andò a sedersi, rimanendo dal lato opposto ed appoggiando appena le dita sulla superficie di vetro, proprio di fronte a Tony e Pepper - il problema è che l'idea piace a te. Che nel progetto mi ci vuoi soltanto tu.
- Piantala, di fare la vittima! - sbottò Tony.
- Non sto facendo la vittima.- replicò il giovane, con un tono duro che lo fece sembrare per un attimo l'antico nemico - mi sembra abbastanza evidente che questa sia la verità. Con siamo una squadra, s'intende tutti, escluso me. 
 
Tony provò a riprendere la parola, ma lui fu più veloce e non gliene diede la possibilità.
- In fondo, me lo dovevo aspettare. E sì, è giusto così. Ho fatto un casino, anzi due. Anzi tre, o un milione. Alcuni non credo di poterli neppure rimediare. E' logico, che non vi fidiate. Non vi potete, fidare. Non credo neanche di meritarmi la fiducia dell'ospedale, figuriamoci la vostra. Sono un nemico. Chiuso.
 
- Siediti, e parliamone.
- Parliamo di cosa? - Loki alzò la voce, emettendo vibrazioni di delusione, più che di rabbia - di cosa farne, di me? Adesso ci sto, in piedi. Posso anche togliere il disturbo.
 
Aveva voltato le spalle, e se n'era andato. A fare i bagagli, aveva sospirato qualcuno.
Era seguito un lungo istante di silenzio carico d'imbarazzo.
 
- Sentite.. io credo che stavolta abbia ragione.
La voce di Thor aveva osato rompere il silenzio.
- E' diventato quello che è perché nessuno gli ha mai dato fiducia. Ha passato tutta la sua vita, fin qui, a cercare una rivalsa. 
- Facendo un mare di cazzate.- replicò Clint, con un filo di sarcasmo.
- Già. Facendo un mare di cazzate. Di cui una che ha pagato di tasca propria.
Thor spostò lo sguardo verso Sif, la vide abbassare la testa, e riprese la parola.
- Sentite.. io non ci capisco niente, di queste cose. Banche, denaro. Mi scoccia, ammetterlo, ma come governante mio fratello sarebbe più indicato di me. Ha le idee, ha la capacità di..
- Capìto.- Tony s'alzò di scatto, imboccando il corridoio.
 
Loki non era nella propria stanza. Nessuna valigia sul letto, gli abiti e le poche cose che possedeva ancora tutti nell'armadio.
Un'idea gli era balenata in mente. Aveva preso l'ascensore ed era sceso al ventesimo piano.
 
Il silenzio avvolgeva la palestra. Unico segno di vita, lo sciabordio dell'acqua della piscina.
Mosse una manciata di passi, girò attorno al ring e raggiunse la porta a vetri, trovando una figura ben nota a galleggiare a metà vasca.
 
Stavolta provi con l'annegamento?
 
La voce appariva divertita, più che preoccupata.
- Va' a cagare, Stark..- replicò, senza perdere la posizione da morto.
- Pensavo di poterti dare un'idea..- quello fece spallucce, andando a sedersi sul bordo e mettendo i piedi in acqua, a poca distanza dalla testa del giovane.
 
Loki non rispose.
- Tuo fratello..- Tony lo sentì sbuffare, ma lo ignorò completamente - dice che sei diventato un bastardo perché nessuno ti ha mai dato fiducia.
- Bugiardo.
- Non eri tu, il dio degli inganni?
- Dalle mie parti.. cioè dalle sue parti, essere deboli non è di moda.
 
E quindi? recitava lo sguardo di Tony.
- Lui era quello forte, quello..
- Figo.
- Mh.
- Tu l'eterno secondo.
- Fai anche il terzo, il quarto.. 
- Avevi del potenziale anche tu.
- Non quello adatto per Asgard.
- Non rispondevi ai requisiti?
- Più o meno. Sono alto, ma niente muscoli.
- Non per farmi gli affari tuoi.. del resto, non rientri neanche nei miei gusti. Ma non mi sembra che tu..
 
In effetti, Loki non era esattamente un bastone di scopa. Suo fratello aveva il fisico del quarterback, lui quello di un nuotatore. Muscoli ben definiti, non esagerati. Spalle proporzionate, lineamenti eleganti. 
 
Triste cultura, quella che si crede superiore e poi discrimina in base ai requisiti fisici..
 
- Lo so, quello che stai pensando. E' deludente.- il giovane smise di galleggiare pigramente e prese a nuotare lungo la vasca.
- E' deludente che ti abbiano sempre considerato una mezza scartina.
- Beh.. non esattamente tutti.
- Hai preso moglie prima di tuo fratello.
Sollevò le spalle, e vide sorridere il giovane.
 
- Mia madre.- Loki s'avvicinò, appoggiandosi coi gomiti sul bordo - ci esercitavamo nell'arte del combattimento e le prendevo tre volte su due. Ricordo che una volta.. avrò avuto.. una dozzina d'anni terrestri.. mi prese da una parte. Non disse molto, per alleviare la mia rabbia e la mia delusione. Mi mise fra le mani un libro.
- Un libro di magia?
- No. Un piccolo libro di arte medica. Ricordo di averlo aperto e di essere rimasto affascinato dalle illustrazioni delle piante curative. Di averlo letto in una notte. Hai altri talenti, da affinare, mi disse mia madre. 
- Che poi suona più o meno come quel milione di altre cose..
- Già. Dopo quel libro, ce ne furono altri. Molti altri. Qualcuno me l'affidava lei, qualcuno me lo prendevo da solo.
- Quelli proibiti, scommetto.
 
Le labbra di Loki si stirarono in un sorriso più aperto.
- Allora è tua madre, l'istigatrice di tanta stronzaggine?
- Dell'arte magica.. o medica, chiamala come vuoi. Ad Asgard non fa molta differenza. Per la stronzaggine ci ho pensato da solo. 
- Senti.. la tua idea..- Tony cambiò discorso.
Il giovane si allontanò appena. Sapeva che l'avrebbe fatto, che avrebbe parlato di quello. Gliel'aveva letto in faccia già al suo ingresso in piscina.
- Questo è il mio ultimo bagno a scrocco, Stark. Promesso. Per ora.
 
Tony scosse la testa. Incorreggibile insolente..
 
- A parte gli scherzi.- Loki si avvicinò di nuovo, tornando coi gomiti sul bordo - entro stasera avrai me e le mie cose fuori da qui. 
- Non è quello che ti ho chiesto.
- E' quello che vuole la squadra. E scommetto che anche dallo SHIELD sarebbero più contenti a sapermi fuori dai piedi.
- Veramente, quelli sarebbero più contenti a saperti nella cella di contenimento con le manette e le labbra cucite. Non l'hanno ancora capito, che non hai più i tuoi poteri.
 
Il giovane sollevò le spalle.
- Ho ancora una marea di talenti con cui potrei nuocervi..
- E' una minaccia? allarmo il quartier generale?
- Chi se ne frega, Stark. Ho altro da fare, che scalare un trono, adesso. Ho un lavoro, ho intenzione di frequentare due corsi sulla medicina neonatale ed infantile. Ho scelto la mia strada, e chi se ne frega dello SHIELD, del pianeta e della Stark Enterprises. E poi devo anche cercarmi casa.
- Loki da Asgard, colmo di gloriosi propositi..
 
Il giovane sollevò di nuovo le spalle, guardando in su. Un colpo di braccia, ed era fuori dalla piscina in uno sbuffo d'acqua. Completamente nudo.
 
Tony fece uno scatto indietro, voltando la faccia dal lato opposto.
- Questo intendevi, con faccio quello che mi pare? - sbraitò.
 
Loki rise, andando a raccogliere un telo ed annodandoselo intorno ai fianchi.
- Anche, Stark. 
- Accidenti a te..
- Stà tranquillo.. neanche tu rientri nei miei gusti.. per ora.
 
No. Non era possibile, che questo fosse l'aspirante suicida di un mese e mezzo fa. 

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Capitolo 52
*** 52 ***


Allora.. te ne vai davvero?
 
Loki sorrise, continuando a dare le spalle alla porta.
- A dire il vero, mi aspettavo un'altra persona, come secondo tentativo.
- Lei ha detto che sei libero di fare quello che ti pare.- replicò Thor, avvicinandosi ed incrociando le braccia - di andartene ed arrenderti, oppure di mandarci tutti al diavolo e portare avanti il tuo progetto, come avrebbe fatto l'uomo che una volta ha architettato un fantastico piano per diventare re.
 
Loki voltò il viso, incredulo. Davvero era suo fratello, l'uomo che stava parlando così?
- Ti ha suggerito delle belle parole..- sogghignò - brava, non c'è che dire.
- Ho imparato dal migliore.- il viso scurito di Sif comparve da oltre lo specchio della porta.
 
Non rispose, spostando di nuovo l'attenzione verso le valigie aperte sul letto.
- Questo è un addio? - lei gli arrivò alle spalle, appoggiando quelle mani calde sulla sua pelle ancora nuda.
- Eri tu, quella che voleva restare..
- Vengo con te.
- No, Sif, tu..
- Da sola non sarò felice da nessuna parte. E poi, hanno bisogno di qualcuno che ti controlli.
 
La sua espressione ironica lo lasciò sorridere.
 
- Comunque, questo è il mandato.
La donna gli appoggiò davanti una lettera ripiegata in tre. Loki aggrottò le sopracciglia.
- Visto che sei l'unico ad avere un piano..
 
Aveva fatto un cenno al biondo, e con lui era scomparsa oltre la porta, lasciandolo a fissare quella carta.
L'aveva raccolta ed aperta. 
 
Vice presidente della fondazione Maria Stark. Dottor Lucas Lawson.
 
Scusa.. -recitava una nota scritta a penna, alla fine della pagina- l'ho intitolata a mia madre perché forse è meglio che il tuo nome resti in incogito. Se hai qualcosa in contrario, stasera a cena possiamo chiarire.
 
A cena li aveva trovati di nuovo tutti. Sembrava che non avessero mai neanche lasciato quel tavolo.
 
Aveva avanzato a passi incerti, quasi come la prima volta in cui aveva messo piede in quella sala. Esclusa quella in cui l'aveva semidistrutta, s'intende.
Fra le dita, quella lettera. Fra le labbra, mille domande ed il desiderio di avere delle spiegazioni.
- All'improvviso sono l'unico che ha un piano?
- Già.- replicò Tony, dall'altro lato del tavolo, indicandogli una sedia.
- Grazie. Resto così.
- Fretta di finire le valigie?
- Quando te li farai, gli affari tuoi?
 
- La piantate, di battibeccare, sposini? - intervenne Steve. Entrambi lo guardarono come storditi.
- Siete orrendamente pallosi.- replicò Natasha, col mento sui polsi.
- Non avevi da dire qualcosa? - Thor incalzò il fratello, che si trovò costretto suo malgrado a sedersi.
 
Prese fiato, e muovendo appena le mani avanti a sé come gabbiani in volo espose la propria idea.
 
La fondazione avrebbe sostenuto i progetti a distanza, garantendo aiuti economici anche dopo la visita diretta del team. Con quei fondi, sarebbe stato possibile istruire medici, infermieri, insegnanti locali, garantendo loro la piena autonomia.
Noi portiamo la tecnologia e l'input. E il progetto lo portano avanti loro. Così non saremo la solita multinazionale arrogante che porta il progresso e lascia l'ignoranza e la povertà. Dai un pesce a un uomo e lo nutrirai per un giorno. Insegnagli a pescare e lo nutrirai per tutta la vita.
 
L'aveva guardato, affascinato come aveva fatto la piccola Maria della favela di San Paolo. A dire il vero, tutti i Vendicatori l'avevano guardato affascinati, quella sera.
 
Era poco più che un ragazzo. E se evitava i piani contorti e fallimentari per dominare il mondo, sapeva il fatto suo.
 
All'ospedale non c'era nessuno che ne parlasse male. Segno che sì, il padre degli dei aveva ragione. Anche in Loki poteva trovare spazio qualcosa di buono. Gli servivano solo spazio e fiducia.
 
La valigia era tornata in cima all'armadio.

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Capitolo 53
*** 53 ***


San Paolo, Brasile. La prima meta del dottor Lawson, a meno di due mesi dal proprio arrivo su Midgard con un taglio in mezzo al petto.
 
Faceva ancora male, un po'. Non ne aveva fatto parola con nessuno.
Cerca di evitare sforzi, dobbiamo ricordarci di controllare la ferita tutti i giorni.. gli aveva raccomandato la moglie, con sguardo complice. Le aveva appoggiato un bacio sulle labbra, prima di raccogliere la borsa, intrecciare le dita alle sue ed uscire dalla Stark Tower.
 
La luce del sole inondava la città, rendendo il caldo quasi insopportabile alla sua natura di gigante di ghiaccio.
All'uscita dall'aeroporto, Steve gli aveva passato un paio di occhiali da sole.
- Mettili. Darà meno fastidio.
 
Li aveva accettati con un filo di sospetto. Poi aveva deciso di fidarsi, e li aveva indossati, provando l'immediato sollievo di poter aprire gli occhi senza sentirli pizzicare.
 
Erano tutti in abiti midgardiani. Camicie di cotone, calzoni leggeri. Sembrava più umana anche Natasha. Thor era quasi buffo, con quella camicia a quadretti ed i capelli legati in un codino.
Ringraziò mentalmente Sif per averglieli tagliati.
 
Il quartiere era periferico, quasi sperduto nell'immensa città. 
Non aveva mai visto o sentito nominare quello che definivano favela. Niente a che fare con lo sfarzo tecnologico della Stark Tower. E ancor più lontano dall'oro di Asgard.
 
Case piccole, accatastate una addosso all'altra. Rari, i muri coperti da intonaco. Solo un paio o tre erano dipinti con colori sgargianti, a distinguersi dalla malinconica precarietà del resto degli edifici. 
 
La loro guida disse qualcosa a Tony, oltrepassò un cancello malandato e fece cenno di seguirla.
 
La base. Un cortile di fango circondato da una bassa costruzione in mattoni ancora a vista e finestre senza vetro.
Poco male.. - aveva detto Tony - qui non fa freddo.
 
Nessuno aveva risposto con smorfie schifate, eccetto quella impercettibile di Thor. L'unico mai abituato ad un alloggio precario.
L'aveva scavalcato con una pacca sulla spalla, aiutando gli altri a predisporre le attrezzature.
 
Primo giorno, esplorazione del sito e creazione dei contatti. Le ragazze s'erano occupate di dipingere una sorta d'insegna ritagliata da un lenzuolo, Steve di aiutarle a posizionarla. A Bruce e Clint era toccata la preparazione di alloggio ed attrezzature.
A lui e Tony, in qualità di presidente e vice, erano toccate le public relations.
 
Il nostro contatto si chiama Felipe Mendes, è forse il più facoltoso acquirente di sistemi energetici avanzati della Stark. E' un imprenditore molto attivo nel sociale e molto.. ricettivo. Unico punto debole, è permaloso almeno quanto un asgardiano di mia conoscenza. 
 
Loki aveva sorriso, a metà di quel briefing sui sedili di un taxi diretto alla zona elegante della città.
 
- Non riderei troppo, se fossi in te.- aveva replicato Tony, fissandolo attraverso lo specchietto retrovisore - non ama che si faccia dell'ironia sul suo patrimonio e su come lo spende.
 
Loki fu tentato di fare una delle sue battute non appena mise piede nell'immenso giardino di villa Mendes. Si trattenne a stento. Solo perché sei un amico.. disse a Tony con uno sguardo molto eloquente.
 
Era nato erede al trono, ma non aveva mai avuto un coccodrillo in piscina.
 
Ecco, questo sì che compete col palazzo di Odino.. si disse, percorrendo il salone con lo sguardo ed incontrando ori e stucchi che rasentavano il pacchiano.
 
Il signor Mendes si fece aspettare un po'. Una riunione del consiglio di amministrazione, disse il segretario che li aveva fatti accomodare su quelle scomode poltrone in midollino.
Il segretario si dileguò, lasciandoli ad un cameriere con due dolcissimi drink. Poi si dileguò anche il cameriere, e quando furono finalmente soli Loki si permise un tentativo di prendere la parola.
 
- Non dirlo neppure.- Tony lo interruppe con l'indice alzato.
- Non ho detto niente.
- Non ancora. Ma mi è parso di sentir ronzare una delle tue battute al vetriolo.
 
Il giovane sorseggiò appena il proprio drink, trovandolo maledettamente dolce.
Meglio il succo d'arancia di Pepper..
Lo depose, e si appoggiò svogliatamente al bracciolo, con un sospiro ed un'occhiata al coccodrillo.
- Non ci provare.- Tony intercettò quell'inquietante scambio di sguardi.
- Visto che tu non mi fai parlare, stavo chiedendo informazioni a lui.
- Che cos'è che vuoi sapere? - sbuffò quello.
- Da dove viene tutta questa ricchezza? Cioè.. che fa, questo Mendes, nella vita? Non credo sia un principe ereditario.
- Lo è. Come te e come me. Amministra la fortuna del suo vecchio. 
 
Loki aggrottò le sopracciglia.
- Suo nonno ha fondato una delle più importanti acciaierie del paese, proprio in questa città. Suo padre ne ha esportato la fama nel mondo, e lui prosegue nell'attività, conciliando la produzione con le tecnologie moderne e la salvaguardia dell'ambiente.
- Avanti anni luce..- replicò il giovane, con una punta d'ironia, continuando a scambiare sguardi col coccodrillo.
- Stai cercando di sedurlo?
- Eh?
- Lo stai fissando un po' troppo.
- Sto cercando di capire a cosa serva, avere un tale essere nel giardino.
- Magari fa la guardia, e addenta i ladri.
 
Le labbra di Loki si stirarono in un sorriso, mentre il padrone di casa faceva il proprio ingresso in scena, scusandosi per l'orribile ritardo e bla bla bla.
 
Ci scambiò giusto una manciata di parole di cortesia, riuscendo a percepire che il tizio, lì, sarebbe stato uno dei finanziatori-sostenitori del progetto umanitario.
La cosa che meno gli piacque fu il tono sostenuto e borioso con cui lo disse. Come se aiutare gli altri fosse stata soprattutto un'astuta mossa pubblicitaria.
 
Gente come lui mi fa sentire meno merda..
Sospirò, impercettibile, sul taxi che li riportava indietro al loro quartiere sgualcito.
 
- Beh, anche lui è coerente nei suoi gloriosi propositi.- aveva replicato Tony, con una punta di sarcasmo - e poi, simpatico o meno, il suo denaro ci serve. Come ci serve quello dell'odioso Tony Stark, il trafficante di morte.
 
Questo l'aveva detto senza ironia, spostando lo sguardo oltre il finestrino.
 
Non aveva mentito, quando s'era avvicinato al letto in cui l'avevano appoggiato, raccontandogli di come lui per primo avesse bisogno di redenzione.
 
Loki gli batté sulla spalla, leggero. E offrì la corsa in taxi.

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Capitolo 54
*** 54 ***


Day two. Il sole tornava a picchiare fra le strade di San Paolo, e la gente del quartiere cominciava a scivolare oltre quel cancello aperto.
 
L'insegna un po' raffazzonata citava: centro Stark per la tutela e la cura dell'infanzia. In parole povere, accoglienza per future madri, vaccinazioni, visite gratuite e consultorio.
I medici si occupavano delle cure primarie, e Loki aveva messo il proprio talento innato al servizio dell'istruzione. Tempo ventiquattr'ore, ed era circondato da uomini, donne e bambini in quella che aveva organizzato come la sua aula.
 
Qualcuno fra i vicini aveva trovato e montato una lavagna, Thor era andato personalmente in giro in cerca di quello che i terrestri definivano gesso.
E adesso, appoggiato allo stipite della porta, osservava compiaciuto il fratello ed il suo spiegare metodi di primo soccorso e di assistenza al parto, il suo catturare l'attenzione con parole semplici e dirette, il suo rispondere a tutte le domande con una cortesia ed un sorriso che mai e poi mai si sarebbe aspettato.
 
Già. Un esilio, Midgard ed il sostegno di una donna, avevano finito col cambiare pure lui. 
E renderlo un uomo migliore.
 
Se nostro padre lo potesse vedere..
 
Loki aveva spostato quello sguardo di cristallo, incrociando il suo. E lui non era riuscito a sostenerlo.
 
Non sei tu, fratello, quello inferiore..
 
Quella sera, seduti attorno a quel tavolo di fortuna, non aveva osato neanche avvicinarlo. Era stato lui, a sederglisi accanto e porgergli il pane.
Come quando erano piccoli, senza bisogno di parole.
 
Day three. La gente tornava ad oltrepassare quel cancello, un po' più numerosa. Il dottor Lawson ed il signor Stark partivano alla volta del giro degli ospedali, in cerca di manodopera per il programma. E stavolta toccava al giovane, sciogliere la lingua d'argento ed illustrare il programma.
 
Day four, ed ecco i primi tre infermieri per le ore di volontariato e di insegnamento. Quel giorno si faceva pratica sulle iniezioni e sul posizionamento corretto delle flebo. E sì, adesso il dottor Lawson lo sapeva fare.
 
La prima settimana volò in un batter di ciglia. Qualcuno si premurò di aiutare il team a dare una mano di bianco, un signore di fece avanti con una catasta di mattonelle.
Uno spettacolo, le ragazze che ridevano, sporche di calce e malta fino sui capelli.
 
Il pasto un po' frugale consumato tutti insieme seduti a terra, le brande ed i sacchi a pelo. Cantare un motivetto col sottofondo della radio e l'acqua fredda della doccia che rendeva la sua pelle leggermente blu. La gente che ascoltava attenta le sue parole e ripeteva i gesti degli infermieri. Le madri che imparavano come respirare per sentire meno dolore durante le contrazioni.
 
Il sole che saliva, lasciava sudare tutti e poi fuggiva di nuovo dietro lo skyline. L'aula dipinta di un pallido verdino.
L'abbraccio di Sif alla fine della giornata era un dono senza prezzo.
 
Neppure una parola. Non ne erano mai servite, fra loro. Tendeva la mano e lei era pronta a raccoglierla, sedendosi al suo fianco ed appoggiandogli la testa sulla spalla. Poi gli scivolava addosso, gli circondava il torace col braccio e lui avrebbe lasciato tutto, pur di restare per sempre così.
 
Sei felice, re senza un trono?
 
Ti sbagli.. il mio regno è questo qui. E ho anche la mia regina.
Gliel'aveva detto con il naso in su ed un tono lievemente perfidino. 
 
Sai, ho un'idea..
 
Cosa conquistiamo, stavolta?
 
Avevano riso, col sottofondo delle cicale.

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Capitolo 55
*** 55 ***


Una mattina, aveva incrociato lo sguardo di Maria. 
 
A dire il vero, non era sola. L'accompagnavano, a mò di scorta, due ragazzini appena più grandi che lei stessa avrebbe poi introdotto come i suoi fratelli. L'aveva sorpreso con la t-shirt ancora in mano e gli aveva chiesto se fosse un maestro.
 
Sono un medico. Il medico che fa nascere i bambini..
 
Era rimasto sorpreso, di come una bambina così piccola potesse infiammarsi di gioia per un desiderio così semplice. S'era seduto per terra e l'aveva ascoltata, anche quando, alla fine, aveva ammesso candidamente che né lei né i suoi fratelli andavano a scuola perché mamma e papà non hanno i soldi per mandarci.
 
Un volo nel passato, sotto il grande melo, davanti alle affascinanti parole dell'istitutore privato. E poi nella grande biblioteca del palazzo.
 
Non era giusto. Non era giusto, che Maria non avesse questa opportunità.
 
Quella sera, tutto il team era stato invitato a cena a villa Mendes. Inutile stare a citare lo sfarzo con cui venne accolto, le luci ed i colori intorno a quell'immenso giardino con piscina e coccodrillo coordinato.
 
Lo stomaco di Loki si attorcigliò al solo vedere le portate di cibo che venivano presentate in tavola, e per un istante fu preso dalla stessa rabbia con cui s'era sempre seduto a tavola a palazzo.
 
Imprenditori, banchieri, pezzi grossi della finanza locale. Vestivano giacche, cravatte ed abiti di seta, ma apparivano identici ai rozzi dignitari di Asgard. Lusso, vizi, capricci. Mentre là fuori c'era chi non poteva neppure andare a scuola o dare alla luce un figlio senza rischiare la vita.
 
Dominò a stento la voglia di urlarlo in faccia a tutti quanti, come aveva già fatto a palazzo sputtanando gli intrighi degli dei e meritando d'essere rinchiuso per una settimana con la minaccia di ritrovarsi la bocca cucita. Letteralmente.
 
Tony lo vide fremere, e con un cenno gli indicò il buio del giardino.
 
Si alzarono uno dopo l'altro, chiedendo appena scusa.
 
- Che diavolo ti succede?
- Niente.- Loki voltò lo sguardo lontano dalla tavolata e dai suoi commensali.
- Balle.
- Mi fa schifo. Tutto questo mi fa schifo.
- Ci serve, Loki.
- Già. E' per questo, che mi trattengo, anche se mi sento scoppiare. Non sai che voglia ho, di mettermi ad urlare.. se solo avessi i miei poteri..
- Li metteresti tutti in ginocchio? Li trasformeresti nei porci che sono? Ci aiutano.. alla loro maniera. Ma ci aiutano.
- Lo fanno solo per mettersi in mostra! - il giovane alzò sensibilmente la voce, con lo stesso tono usato nei propri deliri di conquista - questi li metterei volentieri, tutti in ginocchio.
 
Quella voce carica di disprezzo e rabbia fece sospirare Tony.
- Lo so. Li farei a pezzi anch'io. E userei il patrimonio per aiutare chi vive nei quartieri scrostati di tutto il mondo. Ne incontreremo dappertutto, di persone così: finanziatori, dirigenti di ospedali.. saranno più quelli che ci aiuteranno per convenienza, di quelli che lo faranno per puro altruismo. Tanto vale che prepari l'elmo e lo scettro.
 
Loki non lo ascoltava più.
 
Userei il patrimonio..
 
Per aiutare..
 
Chiuse gli occhi, e la sua mente iniziò ad elaborare il prossimo piano.

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Capitolo 56
*** 56 ***


Se solo un paio di anni terrestri prima gli avessero predetto cosa sarebbe diventato e -soprattutto- in nome di quale ideale, il dio degli inganni sarebbe scoppiato in una fragorosa risata.
 
Qualcosa era comunque rimasto, si disse, masticando uno stuzzicandenti davanti al computer. 
 
Chi se ne frega se stai agendo da stronzo, Loki. Se lo meritano. E' per una giusta causa.
 
Per l'occhio buono di Odino.. stai parlando come quel parastinchi di tuo fratello..
 
La luce verdognola dello schermo illuminava a malapena il suo viso sfocandone i contorni.
Sif dormiva, non s'era accorta di nulla.  Del resto, non era nuovo ad episodi d'insonnia, che poi magari recuperava svegliandosi all'ora del pranzo.
 
E poi, c'era sempre quella pagina del libro posizionata in background.
 
Scrivo un po', non riesco a dormire.
 
Bella scusa.
 
Se Tony l'avesse previsto, invece che un portatile, fra le mani gli avrebbe messo qualcosa di tremendamente urticante. E le manette con la catena.
 
Si morse leggermente il labbro inferiore. Ed iniziò il proprio lavoro.
 
Era stato veloce. Veloce e furbo. Non aveva perso un goccio di stile. Erano bastati un altro paio di visite alla villa, introdursi nell'ufficio privato di Mendes e scattare foto a documenti e carte di credito. Con tanti saluti al coccodrillo.
 
Il resto, l'aveva fatto il fantasmagorico laboratorio di Tony Stark. 
 
La prima volta in cui c'era entrato, non stava ancora neanche del tutto in piedi.
Ricordava l'ennesima giornata in preda alla noia, fra una pagina del libro da scrivere ed un paio di capitoli letti qua e là. Tony il portatile con connessione wireless non gliel'aveva ancora dato, Sif era sempre in giro per il progetto di lavoro che aveva avviato al fianco di Pepper. E lui si rompeva i cosiddetti, vagando come un'anima persa su e giù per la torre, o almeno fra i piani in cui gli era consentito.
 
Si era stranamente attenuto agli ordini del padrone di casa. Non tanto per senso di obbedienza, quello ce l'aveva sempre avuto ad un limite molto molto basso.
La realtà era che si sentiva davvero troppo debole per uscire dai confini sicuri di quella che ormai chiamava casa. 
 
Aveva così scoperto una palestra, con annessa piscina, al ventesimo piano. Il planetario sul tetto, la biblioteca al ventisettesimo. E poi c'era l'incognita diciannovesimo, cioè il confine fra interno ed esterno, fra pubblico e privato. Lì Tony aveva il suo laboratorio personale, lì nascondeva tutti i suoi segreti.
 
I segreti erano un'altra cosa che da sempre affascinava il principe cadetto.
 
Era sceso a passi quasi felpati, cercando di non incrociare nessuno e di non essere notato. 
Poi l'aveva visto. Il vetro di sicurezza controllato dalla grafica di Jarvis, ed oltre a quello una specie di paradiso.
 
Il piccolo paradiso privato di Tony Stark.
 
Esattamente come tua madre aveva le rose..
Perso com'era nel proprio divagare, sulle prime non notò i gesti che Tony gli inviava dall'altra parte.
 
Una ciabatta colpì il vetro e gli fece fare un salto indietro, portandogli il cuore ad un soffio dalla gola.
 
Ma sei stupido?? recitava il labiale del giovane, dall'altra parte del vetro. Tony s'era messo a ridere. Poi aveva smesso, ripetendo i gesti di prima.
Loki aveva aggrottato le sopracciglia, provando a comprendere il significato. Poi s'era guardato la mano destra, e ripetendo il movimento dell'altro l'aveva appoggiata ben stesa sulla piastra accanto alla porta.
 
Il vetro scivolò di lato, sibilando appena. 
- Wow..- il giovane avanzò, osservandosi intorno - quale privilegio, il paese dei balocchi..
- Perché siete tutti così sconvolti, se vi concedo l'ingresso nel mio mondo? Non sono poi così geloso dei miei segreti come pensate..
Loki aveva sollevato le spalle, allungando la mano verso un curioso oggetto di metallo.
- No! Quello no! Tieni le tue zampacce in tasca! - Tony era scattato in avanti, sottraendogli quel coso prima che le sue dita arrivassero a sfiorarlo.
- Menomale che non eri geloso..- Loki aveva alzato un sopracciglio.
- Voi non mi capite.- quello aveva riposto l'oggetto su una mensola ben lontano dal giovane - non sono giocattoli.
- Non l'ho mai detto. Cercavo solo di capire cos'è.
 
Tony aveva sospirato appena, prima di decidersi a condividere una manciata dei suoi segreti.
Il piccolo principe lo ascoltava con attenzione, e gli occhi fissi alle sue mani ed agli ologrammi colorati che riproducevano le fasi di montaggio delle attrezzature da cui più di una volta le aveva prese di santa ragione.
 
Fà la tua mossa, piccolo cervo..
 
Aveva sorriso, ripensando per un attimo al freddo dei gradini di Stoccarda sotto alle chiappe, alle armi ed agli effetti speciali con cui l'avevano costretto ad alzare le mani in segno di resa.
In segno di resa?
 
Ecco. Il laboratorio.
C'era entrato guardandosi intorno, la seconda volta, consapevole di non essere comunque del tutto solo.
 
Signore.. non credo le sia consentito, l'accesso, in assenza del padrone. E neppure legale quello che sta facend..
 
- Perdono, Jarvis.- aveva replicato, freddo e cortese, mettendosi ad una tastiera e disattivando il controllo dell' A.I. - è solo per questa notte, e per una giusta causa. Il padrone capirà.
 
Magari Tony l'avrebbe capito. Convincere il resto del mondo sarebbe stata un po' più dura.
 
Quella notte a fabbricare documenti falsi e bypassare codici d'accesso, un paio di altre notti ad hackerare sistemi di sicurezza direttamente dal portatile.
 
Il dio degli inganni aveva sorriso, ammirando la propria piccola e magnificente opera. Centomila dollari resi trasparenti e trasportati, a mezzo di numerose fittizie e minime donazioni, nella cassa della fondazione. Destinazione, Maria ed i dolci piccoli desideri dei bimbi dei quartieri scrostati di San Paolo del Brasile.
 
Odino non ne sarebbe stato orgoglioso neanche questa volta. Nemmeno un po'.
 
Chi se ne frega.. Loki era tornato a masticare lo stuzzicadenti, indifferente e leggermente felice.
 
Mendes si sarebbe accorto dell'ammanco esattamente tre mesi dopo. Il tempo per risalire a codici d'accesso e documenti falsi. Il tempo necessario al dio degli inganni per ripetere l'operazione con altre quattro cassaforti, in altre quattro ville di altrettanti pompati ricconi.
 
Un problema solo. Non aveva a che fare solo con loro o con le banche, ma anche -e soprattutto- con la rete di controllo dello SHIELD.

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Capitolo 57
*** 57 ***


- Darti del coglione mi sembra il minimo.- bofonchiò Tony, sganciando la cauzione e trascinandoselo dietro, di nuovo al sole di San Paolo.
- Ehi! Il mio orologio! - Loki stava protestando, rivolto a quel paio di sbirri che lo ignoravano deliberatamente - che fine ha fatto, il mio orologio? E il portafoglio è vuoto! Stark! Mi hanno derubato!
- Senti chi parla..- sospirò l'altro - andiamo..
 
Lo trascinò su un taxi, direzione aeroporto. Gli altri stavano aspettando, e c'era da scommettere sull'entusiasmo  con cui avrebbero ripreso Loki in squadra.
- Vorrei sapere che ti dice, il cervello..- Tony continuò il proprio quasi-monologo lungo il viaggio, irritato dall'essere così perso ed assente dell'altro - perché diavolo non parli, prima di prendere certe decisioni? Hai rischiato di mandare a monte sei mesi di lavoro! E per cosa, per una bambina?
- Tu non capisci, Stark.- replicò quello, con voce scura.
- Invece sì, che capisco! Solo che io penso, prima di agire. Penso alle conseguenze.
 
A Loki sfuggì una risatina.
- Io sono cambiato, in Afghanistan. Tu probabilmente no. 
- Senti..
- No, senti tu, piccolo principe dei miei stivali! - Tony non poté evitare d'alzare la voce, voltandosi e portandosi faccia a faccia col giovane - ti lamenti della mancanza di fiducia degli altri nei tuoi confronti, e quando ce l'hai cosa fai? Te la giochi! Hai mai pensato che ogni tuo gesto ha delle conseguenze? Che la regola non vale solo per gli altri, ma anche per te? Ha ragione tua moglie, quando ti chiama egoista.
- Tony..- quello si sorprese a chiamarlo per nome, usando uno strano tono implorante, mentre scivolava fuori dal taxi quasi al suo inseguimento.
- Sai quanto ha guadagnato, questa tua stupenda azione? Quattrocentomila dollari in assicurazioni, coperte in toto dalla Stark Enterprises. Più i mille che mi hai fatto sborsare per tirarti fuori di lì. E ringrazia il cielo, tuo padre e tutti gli dei in colonna, che nessuno ha ancora scoperto la vera identità del ladro.
 
Dovette fermarsi, a metà del grande salone d'imbarco. Loki era rimasto indietro, come congelato nel punto in cui l'aveva sentito pronunciare l'ultima frase.
- Ti muovi o no, stramaledetto asgardiano?! - gli gridò, lasciando che la gente intorno si voltasse incuriosita.
- Scusa..- il giovane lo raggiunse, a passi incerti ed espressione mortificata.
- Nel curriculum, aggiungi gigante di ghiaccio idiota.- bofonchiò Tony, lasciandosi andare ad un minuscolo sorriso - magari trovi posto al circo. 
- Cos'hai fatto, per..?
- Coprirti? Replicato i tuoi codici modificandone sorgente e parametri. Prelievi e donazioni si sono scomposti in somme che rasentano l'infinitesimale, e non risultano localizzabili per la dispersione degli IP..- Tony notò lo sguardo sgranato del giovane, e fece un cenno come a dire lascia perdere - bah.. andiamo, và.
- E.. gli altri? - Loki gli trattenne una manica.
- Tuo fratello ha pronto il martello e Banner non si trova. Dev'essere già diventato verde, magari ti aspetta al gate per sbatacchiarti ancora un po'. Forse ti farà più effetto, in questo giro.
- Senti.. lascia stare. Non è opportuno, che io..
- Non sanno un cazzo, Loki.- Tony gli fece cenno di seguirlo - non t'ho coperto solo con le banche e i ricconi. Andiamo, và.
 
Gli sembrò d'intercettare un sospiro di sollievo.
- Sei stato un genio. Questo lo devo ammettere..- Tony lo precedette verso il gate - la prossima volta, però, pianifica con la squadra. E possibilmente qualcosa di legale.
- Devo dirti la verità.. mi dispiace solo per Maria.- il giovane spostò lo sguardo lontano, con malinconia - volevo realizzare il suo sogno, invece l'ho distrutto. Non credo portò continuare a fare questa cosa, Stark.
- Il tuo problema è che sei un sognatore. Un romantico nostalgico sognatore. Anche se i sentimenti sono per i deboli.
- E i deboli non vanno mai di moda..
- Comunque..- Tony raggiunse gli altri e raccolse la propria borsa dopo aver accennato un saluto - Maria a scuola ci andrà.
Loki aggrottò le sopracciglia.
- Provvederai tu, dottor Lawson. Il tuo lavoro a New York per il suo sostegno a distanza.
 
Il dio degli inganni sorrise, stringendo quella mano tesa a mezz'aria. 
Non era suo, ma il piano gli piaceva. 


..ed eccoci qui. Un capitolo ancora, e sarà il momento di salutare anche il dottor Lucas. Anticipo un grazie formato gigante a tutti/e voi, che avete avuto la santa pazienza di seguire fin qui questa piccola lunga storia. In particolar modo a chi mi ha recensito, dato (ottimi) consigli, inserito fra le seguite-preferite. Un abbraccio grande grande ;)

 

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Capitolo 58
*** 58 ***


 Brasile, Messico, Cambogia, Corea e di nuovo Brasile.
Dopo sei mesi in giro per il mondo, quell'esperienza a metà fra Robin Hood e Arsenio Lupin, e dopo molti molti chilometri percorsi a piedi sotto il sole a picco o la pioggia battente, il dottor Lawson era tornato finalmente a New York. Negli occhi la luce di chi finalmente ha trovato un posto da chiamare casa, in testa progetti su progetti.
 
No, niente d'illegale, stavolta, anche se non poteva negare di averci fatto ancora un pensierino, di fronte all'ennesimo signorotto in cerca di un charity-commercial.
Tony lo guardava bercio e lui si limitava a sorridere, spostando gli occhi in su.
 
Quando gli arrivò fra le mani quella lettera, non seppe trovarci una spiegazione.
 
Non aveva esperienza, in quel campo. Aveva letto e studiato tanto, nella sua vita. Aveva imparato cose che molti neppure potevano immaginare. Scrivere? Mai fatto. Non aveva mai realizzato nulla, di suo.
A pensarci bene.. ci aveva provato. Se crearsi un regno poteva definirsi tale. Esito: non serviva neanche ricordarlo.
 
S'era così abituato ai fallimenti ed alle sconfitte, che quella lettera fra le dita apparve come un sogno. Uno di quelli strani sogni in cui corri e corri per arrivare in cima ad un sentiero, e da cui ti svegli senza essere mai arrivato.
 
- Che c'è? Cattive notizie? - la voce di Pepper l'aveva sorpreso da oltre il divano su cui s'era lasciato cadere.
- Il romanzo..- aveva replicato, con un tono perplesso che l'aveva insospettita.
- Qualcosa non va con l'editore? - la donna aveva girato attorno al divano e raccolto quella lettera dalla sua mano tesa - no, beh.. qui dicono che.. oh, wow..
- Ho vinto un premio. Tu.. sai che significa?
- E' il Charity Award - aveva risposto lei, sorridendo e sedendoglisi accanto - è un premio abbastanza importante, viene dato ogni anno a chi.. ma scusa, tu hai devoluto gli incassi?
- Alla fondazione. E al mio progetto personale.
- Mi prendi in giro? E non hai..?
- Non so che farmene, di quei soldi..- lui aveva sollevato le spalle, con candida nonchalance - la casa ce l'ho, il cibo mi basta, il guardaroba è pieno. Ho uno stipendio da medico, il sussidio della ricerca finanzia i corsi di specializzazione.. e poi ricordati che non sono di questo pianeta.
- In questo caso, direi che è un bene.- rispose lei, smorzando sul nascere la battuta aspra e cattiva che stava per sfuggirgli dalle labbra - e quindi, che hai deciso di fare?
- In merito a cosa?
- A questo.- Pepper gli tese indietro il foglio.
- Dici che si offendono, se glielo lascio?
- Direi proprio di sì.
- Strano uso midgardiano..- sospirò lui, sempre più perplesso.
- Come la fede che portate al dito, vostra altezza.- la voce di Tony gli comparve alle spalle, e la sua mano fu veloce, a sottrargli quel foglio - e questo?
- Ha vinto il Charity Award.- replicò la moglie, intrecciando le dita con tono orgoglioso.
- Al primo colpo? E ok, non è un oscar.. ma perché lui sì e io no? E' arrivato ieri.. e ha distrutto mezza New York! - bofonchiò Tony, dirigendosi al banco del bar - mah.. il mondo gira alla rovescia.
- Ti ricordo che fino a tre giorni fa vendevi armi. - Loki alzò un sopracciglio - e che mi sto impegnando in prima persona, per la ricostruzione..
- E bla bla bla.- Tony si versò un whisky, riservandogli un'occhiata molto eloquente, a cui lui rispose con un altrettanto eloquente movimento del viso.
Non avrai spifferato dei furti, vero?
 
- Questo devi andarlo a ritirare. - Tony andò a sedersi sul bracciolo del divano, sventolando il foglio davanti al naso del giovane, che continuava a guardarlo con scetticismo.
- No.- fu tutto quello che gli rispose.
- Come, no?
- Non posso, Stark.- Loki piegò il viso, appoggiando la fronte sul pugno e il braccio allo schienale.
- Ti fanno così schifo, i riconoscimenti midgardiani? Troppo inferiori per le tue divine chiappe?
- Ho detto non posso, non non voglio. E piantala, di fare il cretino.
 


Lo yacht s'era staccato dal molo privato della villa di Malibu in quella calda giornata di sole, aveva raggiunto la propria destinazione senza ritardi né cambi di programma.
Il dottor Lawson ne era sceso soltanto per una breve passeggiata, lontano dai riflettori e lontano dalle acclamazioni.
 
Non sentiva neppure di meritarlo. E comunque, non gliene importava nulla.
 
Li aveva lasciati andare avanti, e s'era fermato ad aspettarli su una panchina qualsiasi di Venice Beach.
 
La gente gli scorreva davanti, colorata, felice ed indifferente. Libera. Nessuno lo vedeva, nessuno s'inginocchiava al suo comando o prestava ascolto ai suoi discorsi da conquistatore. Nessuno si voltava a guardarlo come un mostro.
Il dio degli inganni si ritrovò a sorriderne, con le mani intrecciate sulle ginocchia.
 
Natasha gli era arrivata incontro per prima, ridendo come una bambina ed agitando quella strana scheggia di vetro fra le dita. L'aveva abbracciato, gliel'aveva mostrato con orgoglio, prima che il resto del gruppo la raggiungesse trascinando il dottor Lawson indietro fino allo yacht.
 
Per l'ennesima volta, il dottor Lawson non ha smentito la propria fama di personaggio controverso e misterioso, lasciando la gloria dei riflettori ai più stretti collaboratori...
La giornalista parlava, oltre lo schermo televisivo. Il suo sguardo falsamente entusiasta tradiva stanchezza e forse la delusione di non aver potuto svelare il mistero del mese.
 
- Però l'avresti potuto anche fare.- Tony era comparso dal nulla. Pizzetto di serie, aria sbarazzina e fra le dita il consueto bicchiere di scotch.
- Non è meglio se ti dai al succo d'arancia? - Loki lo guardò da sotto in su con una leggera smorfia.
-..Disse l'esaurito che mi doveva settantamila dollari.- replicò Tony, sedendosi al suo fianco con nonchalance.
- Perché ho come l'impressione che mi ci perseguiterai per l'eternità?
- Adesso sei ricco, dottore.- quello gli fece un cenno come a dire sgancia.
- Ok, ok.. aspetta che chiamo tua moglie..
 
Perché?chiedevano gli occhi di Tony.
- Uno, è il tuo amministratore delegato. Due, con lei come testimone non mi darai delle fregature aumentando il prezzo. Tre, non so da che parte s'incominci, a compilare un assegno.
Tony scoppiò a ridere, lasciandogli sollevare un sopracciglio.
- Scherzo.- gli batté sulla spalla - tienili da parte; ti serviranno per la principessina.
 
Loki sorrise, tornando con lo sguardo all'orizzonte. Non era più un re, né un fantasma. Non era più, il mostro di cui i genitori parlano ai figli prima di andare a dormire.
 
La fede brillava al suo dito.
Oro midgardiano, si disse, divertito. Piccola, ma non per questo meno preziosa.
 
La sua sposa rideva con le amiche, le dita a giocherellare con uno dei lunghi ciuffi castani e qualche occhiata complice al suo indirizzo.
Chissà se l'immaginava, la grandezza infinita del dono che portava in sé.
 
Sorrise, rispondendole con un cenno e tornando al filo del mare illuminato di scaglie dorate.
 
Non era per niente patetico.
 
Non era per niente insignificante.
 
Aveva finalmente una vita tutta sua.
 
Il suo milione di altre cose.


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