Best Years Of Our Lives di freakout (/viewuser.php?uid=243174)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il primo giorno di scuola. ***
Capitolo 2: *** Chiacchiere da spogliatoi. ***
Capitolo 3: *** Ci voleva la pioggia. ***
Capitolo 4: *** Rabbia. ***
Capitolo 5: *** Dopotutto l'apparenza inganna. ***
Capitolo 6: *** Amicizia e tradimento. ***
Capitolo 7: *** Caccia al tesoro. ***
Capitolo 1 *** Il primo giorno di scuola. ***
Best
Years Of Our Lives
“
Classe 1-B del primo anno di liceo, formata
da: Belle, Blue, Crystal, Diamont, Gold, Green, Hikari, Hue, Komor,
Kotone,
Kyohei, Lino, Mei, N, Pearl, Red, Rosso, Ruby, Sapphire, Silver, Touko,
Touya ”.
Ventidue
ragazzi provenienti da ambienti familiari, esperienze e avventure
felici e
dolorose diverse, capitati nella stessa modesta classe. Alcuni si
conoscono,
altri meno e altri ancora si ritrovano completamente soli e spaesati,
ma ognuno
di loro ha una cosa in comune: è un adolescente.
Ognuno
di loro ha, o avrà, i propri problemi ed è grazie
ad essi che nasceranno
sentimenti contrastanti: a volte si ameranno mentre altre si odieranno.
Nasceranno
tanti amori e tante amicizie quanti se ne distruggeranno, e ci saranno
tradimenti, discussioni, soprese, rivelazioni, gelosie, delusioni,
competizioni
e incomprensioni.
I
loro rapporti nasceranno, si romperanno e si riuniranno, affronteranno
sempre
tutto a testa alta e cresceranno e matureranno insieme, nel corso dei
cinque
anni che affronteranno, alla fine dei quali la loro vita
cambierà radicalmente
e allora capiranno che quell’aula in fondo al corridoio del
secondo piano,
quell’aula con i banchi incisi dei loro nomi,
quell’aula che è stata testimone
della loro crescita, è e per sempre resterà quel
luogo in cui, ogni mattina,
entravano incuranti del problemi, ansiosi di scoprire quante
più nuove
emozioni; quel luogo in cui ogni lacrima veniva asciugata per lasciar
posto ad
un meraviglioso sorriso.
1.
PRIMO
GIORNO DI SCUOLA.
[CRYSTAL]
“
Che rottura ”
Sono
queste le due uniche parole a cui pensa Crystal, ragazza dai capelli di
un
insolito blu che attende, nel cortile della scuola, il suono della
campana che
simboleggerà l’inizio della sua nuova vita.
Ma
non sembra importarle poi molto; scorbutica, bruta e timida ragazza
che, se la
legge non lo vietasse, sarebbe ancora sotto le coperte a sonnecchiare.
In
attesa di essere chiamata, Crystal, nell’aula magna della
scuola, scruta i
volti dei ragazzi cercando di scommettere con chi sarebbe andata a
finire,
tuttavia viene chiamata molto più presto del previsto,
difatti era la terza
nell’appello della classe 1-B.
Così
Crystal raggiunse la propria postazione e cominciò ad
osservare le due
ragazze chiamate prima di lei e dopo i seguenti. I suoi occhi,
però, si
posarono su una ragazza dai lunghi capelli biondo cenere e occhi blu
che veniva
amichevolmente infastidita da un altro compagno: capelli biondo/castano
chiarissimo e occhi verdi; anche se Crystal non riusciva a ricordarne
il nome
sapeva bene chi fosse, come tutti gli altri ragazzi della scuola, del
resto.
Perché
sì, in quella scuola che ospitava sia medie che superiori la
gente che la
frequentava era più o meno sempre la stessa, così
non c’era praticamente
nessuno che non conoscesse il “ragazzo più
popolare della scuola”, definizione
che bastava e avanzava per permettere a Crystal di farselo star
antipatico.
Quando
i nomi per l’appello vennero esauriti i componenti della
classe cominciarono a
far gruppo con persone che conoscevano già e Blue, la
ragazza su cui Crystal
aveva posato gli occhi prima, le si avvicinò sorridendole.
Entrata
in classe Crystal scelse di sedersi al terzo banco della fila laterale
vicino
alle finestre e Blue, sempre sorridente, le si affiancò e le
due cominciarono a
chiacchierare.
Entrò
in classe una giovane donna sprizzante energia che, presentandosi come
la loro
professoressa di lettere, chiese di alzarsi uno ad uno e
comunicare alla
classe i propri nomi, aggiunse inoltre che non c’era affatto
bisogno di presentarsi
in quanto, continuò, nessuno si descriveva per
ciò che realmente era nelle
presentazioni di classe, invitò quindi i ragazzi a
conoscersi privatamente.
Crystal,
dal suo posticino, osservava i compagni notando, assieme a Blue, alcuni
simpatici particolari, ad esempio: Green (che, per chi non
l’avesse capito, è
il già citato ragazzo più popolare della scuola)
e Red, i due ragazzi seduti
due banchi avanti al loro, condividevano un’amicizia
particolare in quanto era
ben visibile il fatto che fossero uno l’opposto
dell’altro.
Poi
c’era la ragazza allegra al primo banco della fila centrale,
Kotone, che aveva
una cotta quasi maniacale per Red e non accennava a nasconderlo.
Poi
c’erano Gold e Silver, che non facevano altro che litigare
ogni volta che i
loro sguardi s’incrociavano.
E
ancora c’erano Gold e Ruby (ragazzo con uno strambo cappello
bianco e verde),
con la loro fantastica amicizia tutta da studiare.
Infine
c’erano Touko, il fratello Touya, Komor e Belle che, con
l’aggiunta forzata di N (da
Touya) formavano il gruppo perfetto di migliori amici.
Ma
Crystal, individualmente, notò anche dei piccoli ma continui
litigi tra Gold e
Sapphire e, soprattutto, il completo disprezzo che Touko (a titolo
informativo:
la ragazza di cui più si parlava a scuola, e non sempre in
modo positivo)
provava verso Green che, dal canto suo, amava infastidirla ed
irritarla. Questo
fatto fece nascere un lieve e soffocato sorriso sulle labbra
dell’osservatrice
perché che i due ragazzi più gettonati
dell’istituto non riuscissero a condividere
l’aria era davvero inaspettato.
La
1-B che altre sorprese avrebbe riservato a Crystal?
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Chiacchiere da spogliatoi. ***
2.
CHIACCHERE DA SPOGLIATOI.
[TOUKO - RUBY]
Touko si preparava per andare a
scuola, accompagnata dal fratello e dai
due migliori amici, Komor e Belle. Arrivati al cortile della scuola si
divisero
e Touko, ancora in compagnia di Belle, si precipitò con lo
sguardo alla ricerca
di Kotone, una nuova amica.
La trovarono circondata da svariati studenti e, facendosi strada tra la
folla, la sentirono urlare idiozie assieme a Gold, così le
due amiche
cominciarono a preoccuparsi ricredendosi però quando,
arrivate finalmente
dall’amica, constatarono che si trattava solo di una partita
a carte che Gold
perse.
Kotone si unì alle due e ricordò loro
dell’ora di educazione fisica che
si sarebbe svolta in piscina.
Si avviarono in classe prima del suono della campanella ma, proprio
quando stavano per girare la maniglia della porta, udirono una voce
proveniente
da dentro l’aula ma non riuscirono a distinguere di chi
fosse, così per non
interrompere qualsiasi cosi si stesse svolgendo lì dentro,
decisero di entrare
al suono della campana.
Entrarono in aula con i compagni ma riuscirono comunque
a notare
che gli unici due ad essere già in classe erano Ruby e
Sapphire ma chiedere a
uno dei due cosa fosse successo non si rivelò una buona
idea, tuttavia Kotone
fece cenno a Touko (dato che a Belle non parve interessare) di avere
un’idea e,
così facendo, si sedette al suo fianco.
Giunse la terza ora e i ragazzi si recarono, come da orario, in piscina
godendosela al massimo e, una mezz’ora prima del suono della
campana, ragazze e
ragazzi andarono nei rispettivi spogliatoi.
Quando
tutte le ragazze si trovarono fuori dalle docce Kotone
cominciò a
“ studiare ” i loro corpi, partendo da Touko
ricevendo di tutta risposta un
calcio ben assestato, così Kotone comprese che magari
mettere in atto il suo
piano sarebbe stata un’idea migliore, così
urlò: “ Siamo delle ragazze in uno
spogliatoio scolastico ed nostro dovere discutere di argomenti tipici
di questa
situazione! ”.
Sotto lo sguardo interrogativo delle compagne Kotone
continuò: “ Tra
tutti i ragazzi della nostra classe, c’è qualcuno
che vi piace? ”.
Kotone, notati i diversi brusì, decise di avanzare delle
congetture,
girandosi subito verso Touko che, capendo le sue intenzioni
cercò invano di
fermarla.
“ Per quanto riguarda me, beh, ovviamente
c’è il mio Red! È così
misterioso, è così figo! Con quel suo sguardo
penetrante di color rosso
intenso, con le sue poche parole, con…- ”.
Touko, notando l’amica con gli occhi quasi a forma di
cuoricini le diede
una pacca sulla spalla per farla riprendere e incitarla ad andare
avanti,
dimenticando che il primo obiettivo sarebbe state lei.
“Mh, sì. Secondo me la mia Touko ha un debole per
l’alto, elegante,
misterioso, gentile e taciturno N!”. Touko si
trovò così ad arrossire di colpo
ma vedendo le compagne ridere partì all’attacco:
“ Ridete, ridete! Ce n’è anche
per voi, eh! Per esempio tu, Sapphire, sei sicuramente innamorata di pisellino! ”.
Le compagne la osservarono con aria interrogativa e allora Touko
ricordò
che lei era l’unica a conoscere quel soprannome,
così spiegò: “ Pisellino è
il
soprannome che demmo a Ruby all’asilo perché
vestiva sempre, e intendo sempre,
di verde ”.
(Piccola parentesi: Touko difatti frequentò
l’asilo assieme a Ruby con
cui dopo, però, perse i contatti)
Sapphire allora, arrossendo visibilmente, cercò in tutti i
modi di
negare, fallendo miseramente.
Touko e Kotone avevano già ottenuto ciò che
cercavano ma, ormai, prese
dall’argomento, continuarono a tirar fuori una coppia dopo
l’altra, con
l’aggregazione delle altre:
-
“ E Mei? Kyohei o Hue?
Non saprei! ”
-
“ Pearl gira spesso
attorno ad Hikari! ”
-
“ Ma secondo me Hikari ha
una cotta per Touya ”.
Continuarono così
finché Kotone non pronunciò il nome di Belle,
fermata
immediatamente da Touko che, con decisione, disse: “ No,
Belle non è innamorata
di nessuno, altrimenti lo saprei! ”.
Kotone stava per annuire quando Belle, sorridente e con gli occhi
socchiusi, affermò invece di essere innamorata.
Touko e Kotone rimasero quindi pietrificate, incapaci di parlare, con
gli occhi sgranati fissi su Belle, per poi emettere un unico, forte e
squillante suono accompagnato da quello della campanella che segnava la
fine
dell’ora: “ COOOOOOOOOOSAAAAAAAAAA?!?! ”.
Intanto,
nello spogliatoio dei ragazzi, i compagni (fatta eccezione per
Gold) si ritrovarono davanti per la prima volta ad uno Ruby senza
cappello ed
Hue avanzò parola: “ Dovresti portare meno spesso
quello strambo cappello: capelli
neri e occhi rossi,
bell’accoppiata ”.
I compagni riflessero un attimo e accettarono il fatto che Ruby,
effettivamente, aveva i capelli neri così Green
avanzò un paragone che avrebbe
perseguitato il povero Ruby per il resto della sua esistenza:
“ Capelli neri e
occhi rossi, proprio come Red ”.
Ruby rimase pietrificato nell’apprendere
l’indiscussa verità, supportato
da Gold con appariscente preoccupazione. Così Ruby, come
svegliato da una
trance, disse: “ Come Red! Come Red!! Perché se ho
le stesse caratteristiche di
Red non sono popolare quanto lui?! ”.
Gold, da bravo amico idiota, lo accompagnò in quella che non
si capiva
se fosse solo una sceneggiata o meno mentre Green fece per andarsene,
come se
avesse completamente perso interesse in quella forma di vita chiamata
Ruby,
tanto gli risultò stupida.
Tornato in classe Ruby si avviò verso Kotone ma, prima di
parlarle, notò
l’espressione di Touko (che le stava seduta accanto)
pensierosa e triste.
Riflesse un attimo ma scelse di non dirle nulla, così
riportò la sua
attenzione su Kotone e le disse: “ C’è
una domanda importante che devo
rivolgere alla persona che più al mondo ama Red ”.
Gli occhi di Kotone s’illuminarono e, con la solita carica di
adrenalina, affermò: “ Sì,
sì! Sono io!! ”.
Ruby dunque continuò: “ Bene, ecco… Red
ha i capelli neri e gli occhi
rossi, …cioè, anch’io ho le stesse
caratteristiche, allora perché non sono
popolare quanto lui?! ”.
Il volto di Kotone si trasformò in un’espressione
di superficialità,
come se la risposta a quella stupida domanda fosse più che
ovvia: “ Ma che
domande sono? Non paragonarti mai più a Red, lui
è figo e tu no, punto ”.
Ruby si sentì cadere addosso un masso tanto erano state
schiette e
cattive le parole di Kotone, così rimase depresso per un bel
po’.
Intanto
Touko si ritrovava ancora immersa nei propri pensieri, con aria
triste e abbattuta: Belle era innamorata di qualcuno e lei, la sua
migliore
amica, non ne era stata informata.
Perché non gliel’aveva detto? Eppure Touko le
raccontava ogni cosa e,
probabilmente, Belle sapeva cose su di lei che nemmeno la stessa
conosceva, e
allora perché Belle non si fidava di lei?
Finite le lezioni Kotone trascinò fuori dalla scuola Touko
prima che
potesse unirsi a Belle e compagnia per tornare a casa:
-
“ Kotone,
questo… questo è un rapimento! ”
-
“ Senti, tu non vuoi
sapere cosa ci nasconde
belle?! ”
-
“ La curiosità
mi sta mangiando viva ma… ”
-
“ Komor o Touya?!
”
-
“ Cosa?! Mio fratello
è un sospettato?! ”.
Dopo la breve conversazione con
l’amica affermò di dover andare a casa.
Durante il tragitto notò un viso conosciuto seduto
comodamente su una panchina,
con una lattina in mano ed entrambi i gomiti appoggiati sullo schienale
e la
testa inclinata all’indietro: “ Ruby? ”.
Il ragazzo quasi sobbalzò, come risvegliato da un sogno ad
occhi aperti
e si spostò per far spazio alla vecchia amica che
notò la sua aria abbattuta e
chiese:
-
“ Cosa
c’è che non va? ”
-
“ Potrei farti la stessa
domanda, hai una faccia
così triste ”
-
“ Potrei anche dirtelo se
tu me lo dicessi per
primo ”
-
“ Ma chi mi garantisce
che dopo che io te lo dico
tu mantieni la promessa? ”
-
“ Falla finita e parla,
pisellino ”
-
“ Ah! Come puoi ricordare
quel dannato soprannome?!
”
-
“ Andiamo, non provare a
cambiare discorso… ”
-
“ Mh, il problema
è…. Sapphire, lei è un’amica
d’infanzia e diciamo che noi… ”
-
“ Oh, è nato
un amore?! ”
-
“ Questo è il
problema! Io non lo so! Non è che lei
non mi piaccia ma è Sapphire, è strano vederla in
quel modo ”
-
“ E lei, cosa pensa?
”
-
“ Se l’ho
etichettato come problema significa che
non è d’accordo, no? ”
-
“ Quindi
c’è lei che è innamorata e tu, stupido,
che la vedi ancora come una sorellina a cui fa attenzione. E, dato che
l'ho
capito, Gold che c’entra? ”
-
“ Gold lo sa, non
perché io gliene abbia parlato ma
perché certe cose le capisce da solo, e vuoi che io gliene
parli, vuole essere quel genere di amico che da consigli su questa roba ma proprio
non ce la faccio a raccontargli di tutti i miei problemi. Il tuo
problema,
invece? ”
-
“ Buffo ma… il
mio problema è lo stesso di Gold. Io
sono la migliore amica di Belle e lei la mia, no? Io le racconto sempre
tutto,
allora perché lei non lo fa? ”
-
“ Solo perché
tu lo fai non significa che lei debba
farlo di dovere. Io penso che non ci sia bisogno di raccontarci tutto
per
essere dei buoni amici. Ci sono cose di cui nemmeno io sono sicuro, ho
bisogno
di rifletterci da solo e dopo, quando avrò preso la mia
decisione, sarò
disposto a parlarne, vorrei solo che Gold mi lasciasse del tempo
”.
-
“ Ma dopo tutto il tempo
passato assieme, dopo
tutto il tempo che io ho passato insieme a Belle, mi sono sentita
tradita…- ”.
Ruby sobbalzò ancora,
ignaro su quale mossa fare, accanto alla dolce
Touko ormai piangente e singhiozzante. Quando Touko si calmò
si scusò
visibilmente imbarazzata ma Ruby le sorrise caldamente e, avvicinandole
il
pugno, affermò: “ Nessun problema, tanto noi siamo
soci, no? ”.
Touko, che non aveva certo dimenticato il loro passato insieme
all’asilo, rimase sorpresa e contenta nel scoprire che non
era l’unica a
ricordarlo, così ricambiò il sorriso e
avvicinò il suo pugno a quello del
vecchio amico.
Quando
Touko stava per varcare la porta di casa sua Ruby, già
più
lontano e sempre con il corpo rivolto verso la sua strada e le mani in
tasca,
voltò la testa verso Touko e chiese:
-
“ Hey, hai sentito quella
cosa che ho chiesto oggi
a Kotone? ”
-
“ Quella storia riguardo
la tua somiglianza a Red? ”
-
“ Quella. Ti ricordi
anche la risposta di Kotone?
Sei d’accordo con lei? ”
-
“ La ricordo. Tu, Ruby,
non sei affatto figo come
Red…- ”
Ruby
calò il viso fingendo di piangere demoralizzato a causa
dell’ennesima cattiva risposta ma Touko continuò:
“ …Ma anche tu hai tanti lati
buoni e ti trovo anche abbastanza carino, sai? ”.
Touko
quindi entrò in casa lasciandosi dietro un Ruby sprizzante
d’energia, come se fosse appena rinato.
ANGOLO AUTRICE:
Buonsalve
(?).
Inizio col dire che vi ringrazio di aver letto sin qui e che mi scuso
per
eventuali errori di grammatica/battitura.
E, adesso, ci tengo a precisare una cosa: ho dovuto far
avere
la reazione sorpresa ai compagni di Ruby alla scoperta dei suoi capelli
neri!
Io ho sempre creduto li avesse bianchi!
L’ho tipo scoperto manco l’anno scorso che
è un cappello, ma che volete ci
capisca con la grafica del gba?!
Insomma, è stato un trauma, compatitemi.
Inoltre LO SO, so che Ruby spesso ha gli occhi verdi, ma altrettanto
spesso li
colorano di rosso, e sono più fighi quindi niente, chiudete
un occhio, o anche
due.
Quindi boh, ciao e alla prossima, e grazie ancora ;)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Ci voleva la pioggia. ***
1.
CI VOLEVA
LA PIOGGIA.
[GREEN - TOUKO]
Tristissima, freddissima e grigia
giornata di pioggia in cui Green non
voleva e non poteva permettersi di rimanere al calduccio sotto le
coperte.
Era ancora molto presto e di luce, fuori, proprio non ce
n’era.
Si precipitò a sciacquarsi il viso per poi specchiarlo, e
ancora una
volta cercò di sfuggire alla verità che i suoi
bellissimi occhi verdi non gli
permettevano di dimenticare.
Indossò abiti più pesanti dei soliti, bevve una
tazza di cioccolata
calda e osservò la cucina vuota notando, sul tavolo, un
bigliettino che,
sapeva, non avrebbe letto perché a Green non serviva leggere
il contenuto di
uno stupido bigliettino per sapere ciò che si celava dietro
quella parole.
Il silenzio, in quella casa, era così snervante e assillante
da apparire
terribilmente rumoroso, così tanto che Green era solito
chiedersi come mai i
vicini non si fossero ancora lamentati.
La luce del mattino si fece spazio tra i nuvoloni e Green si accinse ad
uscire, guardando per l’ultima volta l’ingresso
della casa a cui vorrebbe non
dover far ritorno e, voltandosi, se la lasciò dietro,
dimenticandola per
lasciar spazio a ricordi ben più piacevoli di cui poteva
godere solo andando a
scuola.
Perché anche se la sua situazione familiare non era una
delle migliori
gli bastava solo uscire da quella casa per tornare felice, gli bastava
solo una
chiacchierata con Red (per quanto potesse essere interessante), gli
bastava
solo la scuola.
Green
trovò, come al solito, Red all’angolo della strada
per andare a
scuola e durante il tragitto incrociò lo sguardo con quello
di Touko che,
insieme ad altri della classe, camminava sul marciapiede di fronte.
Continuava a piovere a dirotto e, in classe, sembravano tutti sommersi
da mille problemi, incapaci anche solo di sfornare un minuscolo
sorriso:
bastava la pioggia e un cielo scuro che già
nell’aria si respirava depressione.
Kotone, così come la professoressa Aralia, non si
lasciò scoraggiare da
un po’ d’acqua e, incapace di sostenere ancora
quell’atmosfera da funerale,
decise di rallegrare i compagni accompagnata dall’insegnante.
La professoressa Aralia cominciò proponendo agli alunni
un’attività
diversa perché, in un giorno come quello, dovevano passare
il loro tempo sui
libri? Avrebbero studiato, sì, ma ci volevano dei colori,
assolutamente.
Quello che Aralia aveva in mente era la realizzazione di alcuni
cartelloni, idea appoggiata solo da Kotone e Pearl, in quanto tutti gli
altri
erano troppo contagiati dalla tristezza del cielo per accettare di fare
qualcosa destinata a dei bambini. Tuttavia era la professoressa a
decidere e
così passarono un paio d’ore a ritagliare ed
incollare su cartoncini colorati,
litigando a volte su chi doveva essere il primo.
Green notò due particolari abbastanza inusuali: uno era
Crystal che
rideva e scherzava insieme agli altri, cosa che non faceva quasi mai;
l’altra
era che Touko e Belle non stavano insieme, quasi gli sembrò
si evitassero.
Finita l’attività tutto tornarono ai propri posti
ma la pioggia non
accennava a voler diminuire, quasi minacciava di dover peggiorare: il
cielo
doveva essere decisamente triste e arrabbiato, quel giorno.
Poco prima l’ora dell’uscita passò una
circolare che avvisò di un certo
incidente alla scuola causato dal brutto tempo e che, a causa di
questo,
l’uscita doveva essere posticipata a tempo indeterminato.
I volti dei ragazzi sbiancarono di colpo: non bastava una giornata
tristissima come quella ma ci voleva anche di essere rinchiusi a scuola.
Tuttavia, come al suo solito, Kotone continuò a non
scoraggiarsi e
cominciò a parlare (urlare, in realtà):
“ Forza ragazzi, non lasciamoci
scoraggiare dalla pioggia! Guardiamola da un’altra
prospettiva! Siamo rinchiusi
a scuola, liberi di fare ciò che ci pare e siamo insieme!
Divertiamoci, via
quei brutti musi, depressi! ”.
I compagni sorrisero sospirando e Touko affermò di essere
d’accordo,
seguita prima da Belle, Green, Ruby e via via tutti gli altri.
Giunta finalmente l’ora di tornare a casa Belle si
avvicinò a Touko
proponendole di andare a casa insieme ma lei rifiutò,
affermando di dover fare
ancora qualcosa, ma Belle era realmente la sua migliore amica e una
bugia
sapeva riconoscerla ma accettò comunque e andò
via raccomandandole di far
presto per evitare che la pioggia ricominciasse.
Touko aspettò una ventina di minuti seduta al proprio posto,
in classe,
osservando il cielo immersa nei propri pensieri finché
sottili linee quasi
invisibili ma rumorose la svegliarono, allora sobbalzò e
disse: “ Oh no! Quanto
tempo è passato?! Sta di nuovo piovendo, adesso come torno a
casa?! ”.
-
“ Yo ”.
Una voce maschile che avrebbe
riconosciuto anche tra altre mille le
aveva parlato da dietro così Touko si girò
lentamente verso la porta con la
certezza di sapere chi si sarebbe trovata davanti ma, finché
non incrociò i
suoi occhi sperò con tutto il cuore non fosse lui:
“ perfetto ”.
-
“ Green, che ci fai qui?
”
-
“ Per il tuo stesso
motivo. Intendo la pioggia, non
il litigio con un amico ”
-
“ Di che stai parlando?
Sei irritante! ”
-
“ Ma come? Del fatto che
sei rimasta qui per non
andare con Belle, no? ”
-
“ Tu… come?!
Non sono affari tuoi, lasciami in
pace, ho da fare! ”.
Così dicendo Touko si
risedette al suo posto e, aprendo la cartella,
prese un libro e un quaderno e cominciò a scrivere ignorando
completamente la
presenza del ragazzo che le si avvicinò per vedere cosa
stesse studiando:
-
“ Matematica? Ma domani
non l’abbiamo… ”
-
“ Non ci capisco nulla.
Devo studiarla, okay? ”
-
“ Sai, io me la cavo. Se
vuoi posso aiutarti ”
-
“ Ovvio che
no…., non ti credo… ”
-
“ Oh, te la stai
pensando! ”.
Touko abbassò lo sguardo
verso il libro e lesse qualcosa, arrossì leggermente
e si spostò nella sedia accanto per far spazio a Green e,
mentre il ragazzo
cominciava a scorrere le righe dell’esercizio, Touko
avanzò una domanda:
-
“ Perché sei
qui? Intendo il vero motivo ”
-
“ Nessun motivo in
particolare ” –rispose
distrattamente, senza togliere gli occhi dal libro-
-
“ Capisco, non vuoi
dirmelo ”
-
“ E tu? Perché
hai litigato con Belle? ” –questa
volta si voltò-
-
“ No…Non
abbiamo litigato… ”
-
“ Qualunque cosa sia
parlale, no? ”
-
“ E se pensasse che sono
infantile? ”
-
“ Ma tu sei
infantile,
piccola Touko ”.
Allora Touko si adirò.
Odiava Green e i suoi modi di fare, la sua voce
così vissuta e presuntuosa, odiava il fatto di non riuscire
a capire nulla di
lui e odiava quando la chiamava ‘piccola Touko’
solo perché sapeva che le dava fastidio.
Allora si alzò ed esclamò: “ Hai
visto?! Non si può parlare con te! ”. Green
sbuffò: “ Ah, sei una ragazza problematica
”.
-
“ Sarei io ad essere
problematica?! Sei tu quello
prepotente che mi innervosisce sempre solo per divertimento! ”
-
“ Ma sei tu quella che
evita l’amica per un motivo
banale di cui non ha nemmeno il coraggio di parlare ”
-
“ Banale?! Lei non me
l’ha detto nonostante io mi
sia sempre confidata riguardo tutto! Ma è Belle e so che se
l’ha fatto c’è un
motivo ma proprio non vuole dirmelo, lei non si fida di me! ”
-
“ Se non te lo
dice lei magari vuole che
sia tu a chiederglielo ”.
Touko si fermò un attimo
rendendosi conto di aver raccontato il suo
problema a Green, quel Green. Ma
poi
riflesse sulla sua risposta e ricordò che, in effetti, non
le aveva mai chiesto
nulla: Belle ascoltava ma non parlava.
Allora capì di essere lei stessa il problema, si rese conto
di quanto
era stata egoista in tutti quegli anni e si sentì
terribilmente in colpa:
doveva rimediare.
Green la osservava quasi compiaciuto perché aveva ben capito
di aver
fatto completamente centro ma all’improvviso la vide voltarsi
di scatto verso
la porta e la fermò velocemente:
-
“ Sta ancora piovendo
”
-
“ Ma devo andare da
Belle! ”
Così i due andarono in
cerca di due ombrelli e, trovandoli, si diressero
fuori ma prima di separarsi Touko disse qualcosa: “ Green,
potrebbe scoppiarmi
il fegato per ciò che sto per dirti ma… ecco,
grazie… mi ha aiutata davvero
molto ”.
Green rimase un attimo allibito, non aspettandosi minimamente parole
del
genere uscire dalla bocca di Touko, specie se dirette a lui, ma poi le
sorrise
e, facendo segno con la mano, andò via.
Touko
giunse davanti casa di Belle e, suonando il campanello, venne
accolta dalla madre dell’amica che
l’invitò a salire di sopra.
Bussò alla porta della camera e l’aprì
lentamente mentre Belle,
davanti la scrivania con gli occhi fissi sulle righe del libro che
aveva in
mano, si sorprese e la invitò ad accomodarsi.
Allora Touko fece un rumoroso sospiro e, fissando Belle negli occhi,
cominciò a parlare: “ Belle io volevo chiederti
scusa. Quando tu hai detto di
essere innamorata di qualcuno io ci sono rimasta male, ho pensato che
non ti
fidassi di me. Voglio dirti che ho capito di essere io il problema, io
ti ho
sempre rivelato i miei segreti, pensieri e sentimenti ma non ti ho mai
chiesto
di rivelarmi i tuoi, ho ingenuamente pensato semplicemente che non
avessi nulla
da dirmi ”.
-
“ No, Touko, ti stai
sbagliando ”
-
“ No che non mi sto
sbagliando! ”
-
“ E invece si o meglio,
forse è vero che non mi
chiedi mai nulla ma non te ne ho mai fatto una colpa ma questo non ne
è il
caso. Non ti ho detto di essere innamorata di qualcuno
perché neanche io ne
sono sicura e, prima di parlarne alla mia migliore amica, volevo
pensarci un
po’ su da sola, volevo e voglio ancora capire meglio i miei
sentimenti, prima ”.
In un lampo Touko
ricordò la conversazione fatta con Ruby giorni prima:
era proprio come aveva detto lui, ma era anche come aveva detto Green.
Loro
avevano capito tutto e lei, che conosceva Belle da tanti anni, non si era mai
accorta
di nulla.
Accettò
pazientemente la decisione di Belle e andò a casa, ma la
scena
che si trovò davanti non era certo quella che si aspettava,
difatti c’era Touya
con uno sguardo truce rivolto al padre che dal canto suo cercava di
imporsi con
le maniere forti, mentre la madre cercava con tutte le sue forze di
fermarlo.
Ma Touko sapeva fin troppo bene che la stretta non sarebbe durata
ancora a
lungo e che, presto, si sarebbe ritrovata ancora davanti a una scena
che non
voleva rivivere, così si precipitò su Touya
avvolgendolo con le sue sottili
braccia per trascinarlo fuori sa quella casa, con occhi tristi e
supplicanti ma
il padre le mollò uno schiaffo ben assestato istigando
ancora di più la rabbia
del fratello che, ormai, aveva completamente perso le staffe.
Ma Touko
continuò a trascinarlo via urlandogli: “ Andiamo
Touya,
smettila, andiamocene! ”, e così dicendo
riuscì a farlo uscire dalla casa.
Si allontanarono un
po’ quando Touko non ce la fece più e
scoppiò in lacrime
mentre veniva avvolta dalle calde braccia del fratello.
Per una giornata
come quella, ricca di emozioni belle e brutte ci voleva
decisamente qualcosa che facesse scivolar via tutto e che nascondesse
ogni
lacrima, ci voleva la pioggia.
Angolo
autrice:
Salveeee.
Tanto per cominciare scusate il ritardo ma sono
tipo stata senza connessione per molto, troppo, tempo. Poi boh, mi
scuso sempre
per eventuali errori e spero che il capitolo vi sia piaciuto
abbastanza, con
questo vi invito sempre a recensire, che mi regalate un bel sorriso :3
Infine, secondo voi, di chi è innamorata Belle? TA
TA TA TAAA.
Ultima, ultimissima per davvero, cosa: che mi dite
di Green? Non se possa piacere come personaggio ma ci ho messo un
po’ il cuore,
posso dirlo. Ed è il personaggio che preferisco insieme a
Touya (che avremo
modo di studiare meglio dopo, dopo assai).
Quindi basta, grazie per aver letto e arrivederci,
alla prossima ;)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Rabbia. ***
1.
RABBIA. [TOUYA
- MEI]
Touya si svegliò
allarmato dalla sveglia puntata
per non ritardare a scuola, si vestì di fretta,
aspettò gli amici e la sorella
e si avviò.
La sorella.
Guardandola sorridere e scherzare non riuscì a
pensare ad altro che al compito che si era auto-imposto di non far
sparire
quella serenità dai suoi meravigliosi occhi azzurri.
Il loro padre non era violento ma non era affatto
uno dei padri modello, ecco.
Lui e Touya non andavano affatto d’accordo e si
ritrovavano spesso a litigare, capitava inoltre che tornasse ubriaco la
sera,
di tanto in tanto, e allora eccedeva a parlare e se Touko commentava
lui la
insultava e questo faceva ribollire il sangue del ragazzo.
Touko gli era veramente molto affezionata e lui
doveva proteggerla, doveva farla sorridere, sempre.
Ma lui, normale sedicenne, cosa poteva fare? Come
poteva proteggerla?
Come
al solito si recò in classe e, sedendosi al
proprio posto davanti a quello di Touko, cominciò a seguire
le lezione ma era
ancora infuriato per l’accaduto del giorno prima e proprio
non riusciva a
dimenticarlo, però notò Touko, che doveva essere
sicuramente ancora scossa,
sorridere e scherzare: lo nascondeva davvero troppo bene.
Così bene che, per un
attimo, anche Touya cadde nell’inganno e quasi crebbe che a
Touko non
importasse nulla e che lui fosse l’unico a preoccuparsene, ma
si riprese
arrabbiandosi con se stesso, come poteva pensare questo di Touko?
Ma il fatto era innegabile: lui era arrabbiato.
Con chi, poi, aveva ben poca importanza.
Il ragazzo sapeva fin troppo bene che se qualcuno
gli avesse regalato anche la più piccola occasione di
scatenare la sua furia
l’avrebbe accettata al volo.
Giunse finalmente la pausa e i ragazzi si
rilassarono tuttavia Green, come suo solito fare, cominciò
ad infastidire Touko
e a discutere con Kotone che, contemporaneamente, andava dietro Red.
Era tutto normale, la solita routine di cui Touko
faceva parte: com’era possibile che fosse sempre la stessa?
Come poteva
semplicemente dimenticare e andare avanti?
Touya la sentiva salire, sempre più prepotente ed
esplosiva, una terribile rabbia che avrebbe voluto sfogare sulla sua
amata
sorella, ma non poteva farlo, allora notò Green disturbarla
ancora e accettò
quell’occasione sbagliata per sfogarsi, per incolpare qualcun
altro all’infuori
della sorellina.
Ebbe troppo poco tempo per pensare a quanto fosse
sbagliato ciò che stava per fare, si ritrovò
così a litigare con il ragazzo
quando gli altri cercavano di frenarli, finché una voce non
li raggiunse:
“Basta, smettetela! Touya, che ti è saltato in
mente?!”.
Allora il ragazzo sentì che la furia non si era
affatto calmata, anzi, la voce della sorella che lo incolpava ancora
non faceva
che alimentarla, così decise di scappare via da
quell’aula.
Più
tardi Touya si trovava seduto su una vecchia
panchina che dava sul fiume, mentre sorseggiava una lattina di succo
d’arancia.
Tornare a casa, dove c’era Touko, non era una
brillante idea, ma non lo era nemmeno andare da Komor, Belle o N, in
quanto a
loro Touko stava a cuore, e molto.
Così non gli rimaneva altra scelta che rimanersene
seduto bevendo la sua bibita, con gli occhi rivolti verso il cielo.
-
“
Touya? Che ci fai qui, solo e depresso? ”
-
“
…Mei ”
-
“
Cos’è? Ti stai allenando per diventare emo? E poi
cos’è quel tono scocciato?! ”
-
“
Mei, non sono proprio dell’umore adatto ”
-
“
Lo so! Ed è per questo che bisogna fartelo
cambiare! ”
-
“
Non credo che, adesso, ci sia un modo per farmi
sentire meglio ”
-
“
Mamma, come sei depresso! Suvvia, fammi un bel
sorriso! ”
Touya si voltò verso Mei
e, fissandola, cominciò a pensare e giunse alla
conclusione che la ragazza aveva proprio ragione, essere
così giù di morale non
era affatto da lui.
-
“
Come potrei sentirmi meglio? ”
-
“
Magari potresti raccontarmi cos’hai, con me sei
in una botte di ferro! ”.
Sì, Mei era
un’amica, ma non così tanto intima da poter
raccontarle una
cosa del genere, ma aveva davvero bisogno di sfogarsi e a quelli a cui
avrebbe
potuto parlare liberamente Touko stava a cuore. Poi, ironia della
sorte,
l’unico fuori da quel gruppo con cui era stato in grado di
parlare di argomenti
più o meno seri era Green. Decise così che
parlarne a Mei, dopotutto, poteva
non essere un’idea da scartare completamente:
-
“
Il problema è Touko, e non mi sarei mai
immaginato di pensare una cosa del genere. Touko è mia
sorella e allo stesso
tempo un mia grande amica ma, ultimamente, c’è
qualcosa che non va. Io non
faccio altro che proteggerla e spesso, facendolo, mi metto nei guai o
magari mi
capita di soffrire, ma lei… sembra non accorgersene o, se lo
fa, non gliene
importa nulla. Non voglio certo renderla in debito con me ma vorrei
solo che…
mi ringraziasse ”
-
“
Touya! Touya! Anch’io conosco un po’ Touko e, da
quel che so, lei non è molto brava in questo genere di cose,
le cose le capisce
ma non riesce ad esprimersi. Io non so se ti debba o meno arrabbiarti
con lei,
però, certamente, dovresti parlarle ”.
Ma per Touya parla di questo a
Touko era tutt’altro
che facile.
Mei, sdraiata sul letto nella sua camera, ripensava
al discorso di Touya indecisa se riferirlo a Touko o meno ma scelse
bene di
tener la bocca chiusa e mantenere la promessa fatta al ragazzo.
Si sentì poi chiamare dalla madre che le chiese di
andare a comprare certe cose al supermercato così, contro
voglia, uscì di casa.
La sera era già calata da un pezzo e le strade
erano desolate, fatta eccezione per alcune macchine che passavano di
tanto in
tanto.
Dunque Mei, improvvisamente, si sentì un po’
impaurita e sperò di poter tornare a casa il più
in fretta possibile,
accelerando così il passo, tuttavia la strada era ancora
lunga e a ogni
macchina che passava la paura della ragazza aumentava e allora, per
scacciar
via quei pensieri, si rimproverò a voce alta: “Ma
guarda un po’ se devo
preoccuparmi così tanto!”
-
“
Preoccuparti di cosa? ”.
Una voce maschile fece saltare in
aria la povera Mei, già abbastanza
spaventata di suo ma, a suo gran sollievo, voltandosi scoprì
si trattava solo
di Hue. Cominciò così ad urlargli contro:
-
“
Hue! Stupido idiota! Non farmi spaventare così! ”
-
“
Sei per caso spaventata perché stai camminando da
sola al buio? ”
-
“
Lasciami in pace! È causa del mondo, non mia! ”
-
“
E allora perché te ne vai in giro? ”.
Mei spiegò dunque
all’amico la situazione e lui subito si propose di
accompagnarla, guadagnando da lei un si con falsa riluttanza.
-
“
Hue, tu hai un sogno? ”
-
“
Mh, non saprei. Non credo di essere
particolarmente bravo in qualcosa ”
-
“
Sei sicuramente bravo in qualcosa, solo che non
cerchi di scoprirlo! ”
-
“
Dici? Allora perché non mi aiuti a trovare quel
qualcosa? ”
-
“
Sicuramente! E ti aiuterà anche Kyohei, vedrai…
”
-
“
Ma io l’ho chiesto a te, Mei ”.
E con l’ultima
affermazione il ragazzo si perse in
un largo sorriso, accompagnato dall’inevitabile imbarazzo
dell’amica che certamente,
per reagire così,
vedeva Hue sotto un aspetto un po’ particolare.
Capendo che la ragazza non avrebbe più proferito parola, Hue
avanzò
domanda:
-
“
E tu? Hai dei sogni? ”
-
“
Anch’io devo ancora pensarci, o meglio, trovare
ciò in cui sono brava ”.
Hue rimase un po’
sorpreso dalla risposta e chiese:
-
“
E allora da cosa nasce il discorso? ”
-
“
Da nulla in particolare. Ma senti, sai che tra
poco viene qui la mia banda preferita e che io non posso andarci? Sono
finiti i
biglietti! ”.
I due erano ormai arrivati al
supermercato quando
Hue capì che Mei, parlando di sogni, non si riferiva affatto
a quel genere di
ambizioni lavorative, ma cose come quella di incontrare i propri idoli,
così si
promise che le avrebbe trovato quel dannato biglietto.
Comprarono ciò che dovevano e tornarono nelle
rispettive case, quando Mei giunse alla sua poggiò il
sacchetto sul tavolo
della cucina e salì in camera senza dir parola, per poi
chiudersi la porta alle
spalle e sprofondare sul letto con le guance arrossate e il cuore perso
in una
moltitudine di veloci battiti che segnavano qualcosa che Mei conosceva
bene.
Perché sì, la ragazza aveva una bella cotta per
l’amico d’infanzia, ma non ha mai avuto il coraggio
di dichiararglielo o, in
alternativa, di accettare le sue continue sottospecie di dichiarazioni.
Difatti
anche Hue era innamorato perso ed entrambi lo sapevano e, se fosse
dipeso solo
da lui, starebbero già insieme.
Fin adesso Mei ha continuato a vivere con lui come
sempre ma adesso le cose erano cambiate, perché i suoi
sentimenti si facevano
sempre più grandi e doveva assolutamente dirglielo, ma come
fare?
Intanto Touya, appena tornato a casa, ancora
abbastanza irritato, si precipitò in camera senza neanche
dare un’occhiata alla
famiglia seduta a tavola e, con questo suo comportamento,
istigò un’altra lite
col padre e, ancora una volta, Touko cercò di fermarli
trascinando il fratello
fuori dalla casa, ma una volta uscita Touya si liberò dalla
stretta della
ragazza e le gridò di lasciarlo andare, cominciando a
discutere con lei mentre l'impeto di rabbia che cominciava a farsi
sentire non gli faceva prevenire nulla di buono:
-
“
Touya, ma che diavolo ti succede?! Ti diverti per
caso? Hai anche litigato con Green! ”
-
“
Mi diverto?! Tu non sai niente! ”
-
“
E allora coinvolgimi, dannazione! ”
-
“
Vuoi davvero che te ne parli?! D’accordo!
C’è che
è colpa tua, Touko! Io continuo a litigare con
papà a causa tua, perché ti
difendo ogni volta, e non me ne pento, perché sei la mia
sorellina! Ma tu
sembri fregartene! Vivi felicemente lasciando tutto il peso sulle mie
spalle e
non mi hai mai ringraziato, nemmeno una sola volta! ”
E lo sfogo liberatorio si
interruppe quanto notò il volto di Touko
rattristirsi e sforzarsi di trattene le lacrime:
-
“
Hai ragione, mi dispiace. Mi dispiace davvero
tanto ”.
Così dicendo Touko corse
via e prima che Touya
potesse chiamarla lei era già andata via, lasciandosi alle
spalle il fratello
con gli occhi sgranati, tremante e pieno di vergona e rimorso.
Sprofondò per terra sedendosi, con i denti serrati
e con un senso di colpa che gli assillava l’anima.
Che fine aveva fatto la sua sorellina? Tra quali
braccia era andata a piangere lacrime provocate da lui?
Rimase così seduto lì per tutta la notte ad
aspettarla.
ANGOLO AUTRICE.
Salve e
grazie tante per aver letto il capitolo ma, soprattutto, mi scuso per
il ritardo ma diciamo che durante le vacanze (che spero abbiate passato
alla grande) non ho avuto molto tempo.
Touya
è un personaggio che ho imparato ad apprezzare col tempo e,
devo ammettere, mi ci sono affezionata giusto un po', per Mei ed Hue,
invece, la cosa è un po' diversa. Sono due personaggi
abbastanza nuovi e non li ho particolarmente a cuore quindi beh, spero
di averli resi simpatici a qualcuno XD
Vi
ringrazio ancora e vi saluto andando a sclerare per casa a causa della
notizia della Game Freak sulla sesta generazione, dio cane sdgsdg.
" Non mi
fate arrabbiare... " [cit.] (chi vuol capire, capisca AHAHAHAHAH)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Dopotutto l'apparenza inganna. ***
1.
DOPOTUTTO
L’APPARENZA INGANNA.
[TOUKO - KOTONE]
Era sera tarda ma Kotone proprio
non riusciva a
dormire, ogni cosa attorno a lei le ricordava l’amato Red e
la situazione
corrente che non riusciva più a sopportare.
In fatto era che Kotone sapeva di amare Red (cosa
ben chiara a tutti del resto, no?) e lui, ovviamente, ne è a
conoscenza, ma tra
i due non cambia mai nulla.
Kotone continua a ridere e scherzarci su e quando
gli rivela di amarlo lo dice senza il minimo d’imbarazzo, ed
è forse per questo
che il loro rapporto non accenna a cambiare.
Kotone continuava così a girarsi e rigirarsi sotto
le coperte pensando: “Lo amo davvero, lo so! Ma non riesco a
dirglielo
seriamente, è inconcepibile per me, così
incasinata ad esprimere i miei
sentimenti! Così glielo dico scherzando ma evidentemente non
va bene, o forse
lui… non ricambia i miei sentimenti?”.
Pensando a queste cose si appallottola sempre di
più sotto le coperte con un’espressione
tristissima perché che Red non
ricambiasse i suoi sentimenti non l’aveva mai pensato,
nonostante non avesse
mai dato motivo di credere il contrario.
Ma era anche vero che Red non ha mai rifiutato le
sue attenzioni, o era solo gentilezza?
Pensare a questa possibilità era come un coltello
al cuore per Kotone: “Io, Kotone, che cerco sempre di
rallegrare gli altri,
come posso tenere il muso?”.
Semplicemente non era il carattere di Kotone e lei
non voleva cambiare e diventare una di quelle solite ragazze
adolescenti piene
di problemi d’amore, affatto.
Allora si prese di coraggio e decise senza pensarci
due volte che avrebbe detto tutto a Red il giorno seguente.
Così tra timore e
ansia riuscì ad appisolarsi.
Nel
frattempo la sua dolce amica, Touko, stava
affrontando un altro problema.
La ragazza continuava a correre piangendo senza
nemmeno accorgersi di starsi dirigendo dritta verso casa di N. Forse,
inconsciamente,
Touko sapeva di aver bisogno di lui più di chiunque altro,
in quel momento.
Continuava però a correre senza pensare ne’
fermarsi finché non sbatté contro qualcuno e,
dimenticandosi dei propri occhi
in lacrime, alzò quasi d’istinto il viso per
guardare in faccia la persona che
aveva appena urtato.
I suoi occhi piangenti s’incrociarono con quelli
stupendamente verdi e impenetrabili che conosceva fin troppo bene ma
no, non
erano quelli di N.
Allora Touko sgranò gli occhi, seguita a ruota
dall’altro, e senza pensarci scappò via da
quell’imbarazzante situazione che,
se anche durata qualche secondo, le parve essere durata decine di
minuti. Ma si
sentì afferrare per il braccio sinistro ed essere riportata
indietro, così
abbassò lo sguardo, rassegnata all’idea di non
poter andar via tanto
facilmente:
-
“ Green, per
favore… lasciami stare ”
-
“ L’avrei fatto
se non ti avessi vista piangere,
piccolo particolare che non avrei voluto vedere ”.
Ma Touko non era proprio in vena di
chiacchiere,
specie se l’interlocutore era Green, con i suoi dannati occhi
verdi che non le
permettevano di capire, almeno un po’, l’essenza di
quel ragazzo.
Cercò di liberarsi dalla sua stretta e di andarsene
ma Green le mise le mani sulle spalle, fermandola e chiedendole cosa le
fosse
successo.
Touko però non rispose ma si limitò a ripensare
all’accaduto e alle parole che il fratello le aveva rivolto,
scatenando così
un’altra tempesta di fitte troppo dolorose per poter essere
affrontate da sola;
in quel momento chiunque era un’ancora di salvezza.
Le mani di Touko si portarono, così, lentamente a
stringere le maniche della giacca di Green che, con le sue di mani, la
teneva
saldamente incollata su quel pezzettino di asfalto.
-
“ Green
–fece in tono quasi supplicante- io non ce
la faccio più… ”
“
C’è qualcosa che posso fare? ”
“ Io… non
voglio tornare a casa, stanotte ”.
In un lampo Green comprese che
Touko non voleva
certo che la lasciasse andare ma che fosse proprio lui ad ospitarla:
portare
Touko, che lo odiava, a casa sua, quanto brutta poteva rivelarsi
quest’idea?
Seduta sul divano nel salotto della casa di Green,
rimpinzandosi di cioccolatini, Touko si era momentaneamente ripresa
mentre il
compagno, sedutole di fronte, la osservava con grande sorpresa e anche
un
pizzico di fastidio:
-
“ … Touko?
”
-
“ Oh, Green. Ma non
c’è nessun altro in casa? ”
-
“ I miei sono sempre
fuori per lavoro e mia sorella
studia all’estero ma hei, perché mi sembra che tu
ti sia appena accorta della
mia presenza?! ”
-
“ Perché
questi cioccolatini sono troppo buoni ”
-
“ Ma allora: dopo che ti
ho ospitata e,
soprattutto, dopo che hai mangiato i miei
cioccolatini, non pensi di dovermi una spiegazione?
”.
Il volto di Touko si fece allora di
nuovo triste, ma cominciò a parlare:
-
“ Ti ricordi quando
litigai con Belle e tu mi
aiutasti? ”
-
“ Certo…
”
-
“ Avevi proprio ragione,
sono una dannata egoista… ”
-
“ Chi è,
questa volta, il problema? ”
-
“ Il problema sono io!
Touya si è arrabbiato con
me, mi ha detto ciò che pensava ed ha ragione,
ma… ”
-
“ Ragione o meno stavi
piangendo, no? Quindi è lui
quello da rimproverare ”
-
“ La colpa è
mia! ”
-
“ Può darsi,
ma poteva dirtelo senza ferirti, sei
pur sempre sua sorella ”.
Touko sospirò, sapeva di
dover parlare con Touya chiaramente ma non era
ancora pronta, e non voleva pensarci per il resto della nottata.
-
“ Green, che intendevi
quando dicevi che non mi
avresti fermata se non mi avessi vista piangere? ”
-
“ Io non sono affatto
gentile, quindi non ti avrei
aiutata ”
-
“ Ma l’hai
fatto… ”
-
“ Perché stavi
piangendo e se non l’avessi fatto mi
sarei sentito in colpa ”
-
“ Appunto. Io credo che
tu, invece, sia gentile
eccome. Sai, io dico di odiarti perché non riesco proprio a
comprenderti, non
ti conosco affatto ”
-
“ Ferma! Tu mi conosci
invece, tutti a scuola mi
conoscono ”
-
“ Io non credo proprio!
Tu, sicuramente, non hai nulla
a che fare con il Green che conosciamo a scuola, credimi, lo so per
esperienza
personale. Ma proprio non riesco a capire come sei realmente,
però oggi credo
di aver scoperto che sei gentile, no? ”.
Green rimase a fissarla in silenzio
senza cambiare
espressione, come qualcuno che aveva appena perso una partita che era
sicuro di
vincere, perché Touko avevo colto nel segno e a lui non
andava bene. C’era una
sola persona, oltre Red, che lo conosceva realmente e che qualcun altro
fosse
capace di capirlo proprio non l’accettava.
Perché se Green indossava delle maschere c’era un
motivo, lui non voleva che nessuno scavasse a fondo nel suo animo, non
voleva
che nessuno vedesse attraverso i suoi occhi.
E in quel momento avrebbe voluto dire della parole
ciniche e apparentemente cattive e fredde alla ragazza, per
allontanarla il più
possibile, per non correre alcun rischio ma bastò
un’unica domanda dalla parte
della ragazza per smontarlo completamente:
-
“ Green, posso provare ad
esserti amica? ”
-
“ Fa come ti pare
”.
Dopo un’oretta Green
notò gli occhi della ragazza
chiudersi quasi da soli, allora le propose di accompagnarla a casa, ma
lei si
fermò ad osservarlo senza proferir parola, così
Green sospirò e, sbuffando,
disse: “Ti accompagno nella camera degli ospiti,
idiota”.
Prima che Touko fosse completamente entrata
all’interno della sua stanza si voltò e
chiamò Green:
-
“ … grazie,
idiota ”
-
“ Questa è la
seconda volta ma è sempre una
sorpresa ”.
La mattina successiva Touko si
svegliò
completamente rilassata, si vestì e andò in
cucina indecisa se chiamare Green o
meno ma, a sua gran sorpresa, lo trovò già
lì a bere qualcosa che, a giudicare
dall’odore, si direbbe fosse cioccolata calda.
Il ragazzo prese allora un’altra tazza e la diede a
Touko, affermando: “ Mi sveglio sempre presto, io ”.
Touko cominciò a bere la sua cioccolata guardando
l’orario accorgendosi così di quanto tardi avesse
fatto:
-
“ Green,
perché non mi hai svegliata?! Andiamo a
scuola! ”
-
“ Sicura di voler venire
con me? Non so se tu
voglia tenere questa cosa per te, ma io vado sempre con Red ”
-
“ Oh, non preoccuparti,
ci penso io! ”.
Arrivati all’incrocio i
due si unirono a Red ma lui
non sembrò affatto notare Touko che, sentendosi ignorata,
gli urlò: “
Buongiorno, Red! ”.
Il moro allora scrisse su un fogliettino: “
Buongiorno Touko, ci sei anche tu oggi? ”, facendo infuriare
la ragazza mentre
Green se la rideva.
Il ragazzo continuò a parlare e scherzare con Red
mentre lui rispondeva con buffi bigliettini e Touko
pensò che non era poi
male, stare con quei due.
Però le parve certo insolito che Red non fosse
neanche un po’ sorpreso di vederla in compagnia
dell’amico, che volesse solo
evitare di metterla in difficoltà?
Kotone si dirigeva verso la scuola con il cuore che
batteva a mille, era nervosa ma troppo ansiosa di arrivare in classe e
vedere
Red, ma prima di tutto ne avrebbe parlato alle amiche Touko e Belle per
ottenere il loro fondamentale supporto.
Giunse finalmente a scuola e, attendendo il suono
della campanella, scrutò tra la folla e vide Belle
così le si precipitò contro
ma, con delusione, scoprì che mancava Touko
all’appello.
Dopo una decina di minuti la vide però arrivare a
scuola con aria infastidita e accompagnata da Red e Green. Le due
amiche
rimasero anche troppo stupite e, quando la raggiunsero, le chiesero:
“ Sei
venuta a scuola con Red e Green? Con Red e Green?!
”.
Touko cercò di evitare il discorso e Kotone
accettò, troppo nervosa alla sola vista di Red.
Le ore passarono in fretta e giunse finalmente
l’intervallo: i compagni cominciarono ad uscire di classe e
Kotone riuscì in
tempo a fermare Red riferendogli di dover parlare, lui rispose facendo
cenno a
Green di poter andare avanti da solo.
-
“ Mh, come
cominciare… Voglio chiederti una cosa,
ma non sono molto brava in questo. Tu sai cosa i provo per te, non
c’è dubbio,
dunque… io mi chiedevo… se tu, insomma, se tu mi
ricambiassi. Ah! Ma con questo
non voglio tipo metterti fretta, voglio solo saperlo,
così… ”.
Red estrasse un fogliettino bianco
dalla tasca e
scrisse due lettere, poi lo diede alla ragazza che, immediatamente,
tornò al
suo solito atteggiamento sprizzante di energia e, contentissima, gli
saltò
addosso abbracciandolo: “ Si ”.
Era bastata una sola sillaba per rendere Kotone la
ragazza più felice del mondo.
Certo, sbadati com’erano, non sapeva per certo che
il loro rapporto sarebbe cambiato ma la certezza di essere ricambiata
le
bastava, al momento.
Finite le lezioni Touko tornò a casa accompagnata
da Belle, durante la strada chiacchierarono su quanto fossero felici
per
l’amica ma poi giunse davanti alla propria casa e si fece
seria: era il momento
di affrontare Touya, che era pure mancato a scuola.
Entrò in casa e chiese alla madre di Touya, ma le
non le diede risposta ma l’abbracciò sollevata di
averla a casa dopo non
vederla tornare la notte scorsa.
Salì di sopra ed entrò in camera di Touya, lui si
alzò di scatto dal letto e le chiese, preoccupato, dove
fosse stata, tuttavia
ignorò la sua stessa domanda e cercò
immediatamente di scusarsi, cercando le
parole più appropriate, ma Touko lo fece tacere e lo avvolse
con le sue braccia
stringendolo:
-
“ Touko, mi
dispiace… ”
-
“ Touya, ti ringrazio,
per tutto ciò che fai per me
”.
Touko stava ormai di nuovo bene e,
distesa sul suo
letto, ricordò quando, correndo disperata, pensò
ad N.
N, da quanto tempo non faceva una bella
chiacchierata con lui?
Pensò a quando dicevano fosse innamorata di lui e
sorrise, lei non era mai stata innamorata dunque non sapeva se si
trattasse di
amore ma qualcosa le diceva che non era affatto così, e che
il ragazzo giusto
doveva ancora arrivare.
Intanto chiamò N e parlarono davvero tanto, gli
raccontò l’accaduto con Touya, lasciando da parte
la questione Green che, per
qualche strana ragione, conoscevano solo Belle e Red, e solo quando si
rese
conto del tardo pomeriggio giunto attaccò la chiamata per
mettersi a studiare
e, sentendosi ottimista, cominciò con la matematica
ottenendo scarsi risultati.
Si chinò all’indietro con la sedia sospirando,
puntò lo sguardo verso la finestra, rimise il libro nella
cartella e uscì di
casa.
Non aveva idea del perché l’avesse fatto ma era
davanti casa di Green che aspettava di vederlo arrivare dopo aver
suonato il
campanello. Lui giunse presto alla porta e, rimanendo un attimo
sorpreso,
sbuffò:
-
“ Touko, con chi hai
litigato questa volta? ”
-
“ Con la matematica!
”.
ANGOLO
AUTRICE:
Salve, questa volta sono puntuale? In realtà non so dirvelo
con certezza dato che non ricordo quando ho postato il vecchio
capitolo, perdonatemi çç
Vi è piaciuto il capitolo? Sperdo di si e grazie per aver
letto, come al solito vi invito a recensire c:
Alla prossima belli, ancora grazie ;)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Amicizia e tradimento. ***
AMICIZIA E TRADIMENTO.
[RUBY - GOLD]
Ruby, come ogni pomeriggio, si
recò in biblioteca e
si concesse al suo hobby preferito, l’unico in cui
l’amico Gold non osava
metter becco dato che non era proprio roba per lui, la lettura.
Non è che Ruby odiasse passare il suo tempo assieme
a Gold, anzi adorava l’amico ma lui era sempre
stato estremamente rumoroso e
quell’ora e mezza circa che dedicava alla lettura doveva
essere perfetta.
Tuttavia ultimamente Ruby trascurava Gold, un po’ a
causa dei suoi pensieri e un po’ a causa dello stesso Gold.
Difatti
quest’ultimo gli affermò che se avesse stretto
una relazione amorosa con
Sapphire, con cui litigava sempre, avrebbe smesso di essergli amico.
Ed è per questo che la lettura s’interruppe
comunque, infuriato e scocciato a causa del comportamento infantile dell'amico. La
cosa
peggiore stava nel fatto che non era un’infantilità temporanea
perché Gold era infantile
sempre e il pover Ruby sapeva sin troppo bene quanto fosse capace di
far qualcosa
del genere, ed ecco ciò che frenava i suoi sentimenti per
Sapphire.
Così Ruby, sempre più irritato per
l’ignota
motivazione del comportamento dell’amico, posò i
suoi occhiali da lettura nella
rispettiva custodia e andò via.
La
mattina seguente Gold giunse all’incrocio che
dovrebbe sicuramente passare per giungere a scuola e incontrò
Ruby che, un po’ più
in lontananza, lo aspettava al solito posto per fra la strada insieme.
Ma Gold accelerò il passo, lo raggiunse, lo
guardò
sbuffando e si voltò con lo sguardo al lato opposto a quello
dell’amico,
attraversando la strada con gli occhi chiusi, badando ben poco al
semaforo
mentre Ruby continuava a consigliargli di far attenzione.
Tuttavia Gold continuava imperterrito a camminare
dritto facendo fermare macchine dopo macchine per lasciarlo passare,
finché una
moto che svoltava l’angolo scelse di non fermarsi rischiando
di prendere in
pieno Gold che, per fortuna, venne tirato indietro sul marciapiede da
un uomo
che passava di lì.
Gold rimase un po’ imbambolato, non avendo ancora
capito troppo bene cosa fosse appena successo, mentre l’uomo
lo rimproverava e
Ruby gli si avvicinava attraversando la strada infuriato.
L’uomo se ne andò irritato
dall’imprudenza dei
giovani incoscienti mentre Ruby alzava lo sguardo verso
l’amico e, dopo averlo
fissato dritto negli occhi, gli sferrò un pugno ben
assestato su viso con tutta
la forza che si ritrovava in corpo.
Gold indietreggiò, sputò un po’ di
sangue e,
tornando a guardare Ruby con sguardo truce, gli urlò:
“ Che diavolo fai?! ”.
Tuttavia la sua voce non era così alta e arrabbiata
quanto quella dell’amico, che rispose:
“Che diavolo faccio, io?! Se tu l’idiota che si
stava facendo ammazzare!! ”.
Gold rimase in silenzio non sapendo come rispondere
perché l’unica risposta adatta ad una litigata che
gli era venuta in mente era
“ che te ne importa? ”, ma era in compagnia di Ruby
e sapeva bene che gliene
importava eccome, dunque Ruby continuò:
“ Vuoi spiegarmi che ti succede?! Se solo
arrabbiato perché non te l’ho detto prima? Ma
quanti anni hai?! … No, lo so che
non è questo, Gold! Allora dimmelo, dannazione! ”.
Gold distolse lo sguardo, ringhiò e corse via.
Il ragazzo corse più veloce che poté nella
direzione opposta a quella per giungere a scuola finché non
si rese conto di
essere abbastanza lontano, allora si fermò, prese una bibita
e si sedette su
una panchina poggiando lentamente la lattina fresca sulla guancia
ancora
dolorante, borbottando tra se’: “ Non è
un pugno da dare a un amico, questo ”,
lamentandosi spesso.
Gold riflesse un attimo ma non ricordò altre volte
in cui aveva litigato con Ruby. Certo, era forse successo un paio di
volte che
avessero smesso di parlarsi per circa un’ora per poi tornare
a fare pace come
due idioti quali erano, ma mai per qualcosa di serio.
-
“ Gold, perché
non sei a scuola? ”
-
“ Touko?... Potrei farti
la stessa domanda ”
-
“ Mi sono addormentata!
Ma… che hai fatto alla
guancia?! ”
-
“ Ruby… mi ha
dato un pugno ” disse, sottovoce e
voltando lo sguardo
Touko urlò un
“ cosa? ” che fece comprendere abbastanza bene
quanto essa
fosse stupita. Apprese la strana situazione e, non curante del tardo
orario,
gli si sedette accanto:
-
“ Allora Gold, che
succede? ”
-
“ Niente ”
-
“ Ruby
ti ha dato un pugno, non è niente! Perché
l’ha fatto? ”
-
“ Per qualcosa che non
voglio dirgli… ”
-
“ Brutto affare le cose
non dette, eh? ” fece
Touko, come se lo comprendesse appieno.
Se c’era qualcosa che
Gold non poteva dire a Ruby
era grave, tanto grave.
I due erano una coppia inseparabile sin da bambini
e, per quanto Touko lo cercasse, non riusciva a trovare nessuna buona
ragione
che potesse farli litigare, capendo così di non poter
aiutarlo lo incoraggiò e
continuò la sua lotta contro il tempo per arrivare a scuola.
Gold
rimase ancora una volta perso tra i suoi
pensieri: come poteva rivelare al suo migliore amico che non voleva
rivelasse i
suoi sentimenti alla ragazza che amava perché aveva scoperto
che ormai era
troppo tardi per farlo, perché aveva scoperto che le pensa
ormai ad un altro?
Il rapporto che Gold ha sempre avuto con Ruby era
particolare e il primo, simpatico e socievole ragazzino, aveva paura di
perderlo più di ogni altra cosa, ed è per questo
che non avrebbe mai potuto
dirglielo: se lo avesse odiato per averglielo rivelato? Se lo avesse
odiato per
non averglielo detto in tempo? O se, semplicemente, decidesse di
conquistare
Sapphire e si dimenticasse di lui?
Come poteva rivelargli sentimenti tanto infantili
ed egoisti?
Intanto
Ruby, all’ignaro di tutto, si trovava
seduto al proprio posto, dietro Red e Green, con la sedia al suo fianco
vuota
e, allora come non mai, si rese conto di quanto quella situazione lo
straziasse.
Osservò Sapphire seduta al primo banco al fianco di
Kotone e, così facendo, fece scivolare via anche
l’ultima possibilità che aveva
di poter rivelarle i propri sentimenti, perché Ruby teneva
all’amico ed era al
suo rapporto con lui, portato avanti ormai da anni, a cui doveva
pensare.
Questa volta, dopo la scuola, Ruby non si fermò in
biblioteca bensì nel luogo in cui era solito andare quando
aveva bisogno di
riflettere: la panchina ben in vista all’interno di una
villetta pubblica che
dava sulla strada che lo portava a scuola ogni mattina.
Prese allora la sua solita lattina di succo
d’arancia alla macchinetta e cominciò a
sorseggiarla con lo sguardo rivolto ora
al cielo, ora al terreno ai suoi piedi: cosa avrebbe dovuto fare?
Ed ecco che, come se si trovasse dentro uno di quei
telefilm ripetitivi e banali che tanto odiava, incrociò
ancora una volta lo
sguardo con Touko.
La ragazza, allora, gli strappò di mano la lattina
e, infuriata, si sedette al suo fianco rumorosamente:
-
“ … Touko?
”
-
“ Green è un
idiota! Lo odio con tutta me stessa!!!
”
Touko continuava a borbottare
insulti tra se e se
non curante della presenza dell’amico, mentre lui si chiedeva
come e dove
avesse mai potuto incontrare Green, a quell’ora.
Ruby notò subito dopo
l’improvviso cambio
d’espressione della ragazza, come se si fosse appena accorta
della sua
presenza:
-
“ Oh, Ruby!
Perché te ne stai qui da solo? ”
-
“ Ho un
problema… ”
-
“ Con Gold, vero?
”
-
“ … come lo
sai? ”
-
“ Gold è
SEMPRE la tua fonte di problemi, no? ”
-
“ Mi ha detto che se
mi… dichiaro a Sapphire
smetterà di essermi amico, è così
infantile che mi vergogno per lui!! ”
-
“ Oh, ma è
solo geloso! ”
-
“ Ma che diavolo dici!
Sono serio, anzi lui
è serio, lo farebbe veramente ”
-
“ Quindi non ti
dichiarerai a Sapphire? ”
-
“ Certo che
no… Gold è il mio stupido migliore
amico… ”
-
“ Senti, Gold
è indubbiamente un ragazzo
idiotamente infantile, ma questo è esagerato anche per lui,
non pensi che ci
sia dietro qualcos’altro? ”
-
“ Certo che lo
penso… anzi, lo so per certo.. ma
non vuole parlarmene ”
-
“ Magari ha solo paura di
ferirti o che tu possa
prendertela con lui, non penso che Gold sia molto bravo in queste cose,
dopotutto ”
-
“ Allora dovrei
semplicemente dirgli che non mi
arrabbierò? ”
Ruby si alzò di scatto
dalla panchina e, affermando
“ Proviamoci ”, sorrise alla ragazza e si diresse
verso casa dell’amico,
leggermente in ansia.
Vi arrivò correndo e, quando la madre di Gold
aprì
la porta e lo accolse, lui scattò verso la camera del
ragazzo aprendo
rumorosamente la porta interrompendo la concentrazione che
l’amico
riponeva sul suo video game.
Inizialmente Ruby non fece nulla, se non unirsi al
gioco con Gold, perché tutta la fermezza che aveva prima di
giungere nella
camera dell’amico era svanita in un lampo: avrebbe potuto
dirgli che era tutto
a posto, che poteva parlare liberamente e che non si sarebbe
arrabbiato ma
proprio non gli uscivano le parole, non riusciva neanche a formularle
nella
mente.
Perché loro avevano sempre parlato spontaneamente
dei propri problemi, ma stavolta era diverso perché uno dei
due non voleva
affatto parlarne, allora c’era qualcosa che non andava.
Ruby finalmente apprese che se c’era qualcosa che
Gold, il suo migliore amico, non poteva e non voleva dirgli poteva
significare
una sola cosa: gli avrebbe fatto immensamente male.
Però non poteva lasciar a Gold il peso di quel
fardello che, molto probabilmente, nemmeno spettava a lui portare,
allora lo
chiese e basta: “ Parla o ti uccido, Gold ”.
Nel suo tono di voce, però, non c’era alcuna
cattiveria, semplicemente non aveva la più pallida idea di
come cominciare il
discorso e, probabilmente proprio per questo motivo, la sua frase
suonava anche
ironica, allora Gold si concesse un sorriso e si sentì un
po’ sollevato, ma non
abbastanza per vuotare il sacco, così Ruby insistette:
-
“ Guarda che tanto ormai
lo so che non mi piacerà
per nulla, eh ”
-
“ Guarda che tanto non te
lo dico lo stesso, eh ”
-
“ Pensi sia meglio che io
semplicemente non lo
sappia? ”
-
“ Non voglio essere io a
dirtelo… ”
-
“ Io invece vorrei fossi
proprio tu a dirmelo ”
-
“ Davvero? E se magari lo
dicessi a tua madre e lei
lo dicesse a te? O magari al tuo cane…”
-
“ Anzi, è un
tuo dovere!! ”
-
“ Ma proprio non lo
capisci?! Devo dirlo io? A
parole?! ”
-
“ Vuoi dirmelo con dei
gesti per caso? ”
-
“ Forse…
”
-
“ Riguarda Sapphire?
”
-
“ Okay, amico. Io penso
che lei… diciamo, non credo
che pensi a te più come prima ”
Gold stava seduto al lato del letto
col la testa all’indietro china sul
materasso quando lo Ruby si girò di scatto a guardarlo
abbastanza sorpreso e,
Gold non poté non notare, dispiaciuto.
-
“ … Quindi sta
con un altro? Li hai visti? ”
-
“ Non la stai prendendo
troppo alla leggera? ”
-
“ Li hai visti.
Comunque… diamine, sono distrutto,
è assurdo! Mi ha torturato per tutto questo tempo dicendomi
che andava bene,
che mi avrebbe aspettato, e invece?! Ma cosa peggiore, TU mi hai
torturato per
tutti questi giorni, facendomi pensare a miriadi di motivi, per un cosa
del
genere?! ”
-
“ Sei pazzo? Non è 'una cosa del genere', è Sapphire! ”
-
“ Perché non
me l’hai detto subito? Voglio dire, ti
stavi tipo facendo mettere sotto da un motore bastardo per cosa? Per
non
ferirmi? Sapphire, sì mi dispiace, ma che vada al diavolo!
Andiamo, tu sei Gold
e io sono Ruby, che ce ne importa dopotutto? Non cambierà
proprio nulla, la
nostra amicizia è più importante, no? ”
La questione divenne, tutto
sommato, lievemente
serie ed era una cosa che Gold
e Ruby
non sarebbero mai riusciti a mantenere a lungo, così
tornarono quelli di sempre
fingendo grossi stupidi lacrimoni con occhi luccicanti e si fiondaronoi uno
contro
l’altro pronunciando stupide frasi: era tornati i soliti,
stupidi, infantili
Gold e Ruby.
Dopo una bella serata in
compagnia dell’amico, Ruby
si distese sul letto e, ripensando a quanto rivelato da Gold,
sbatté un pugno contro
il muro per poi dedicarsi a tirare i cuscini verso la parete e, infine,
voltarsi con sguardo truce verso la propria scrivania e notare una foto
sua e
di Sapphire incorniciata, così si precipitò a
distruggerla gettandola
bruscamente per terra.
L’aveva preso
in giro, aveva giocato con i suoi
sentimenti e questo non gli stava affatto bene, perché lui
l’aveva amata e lei
l’aveva tradito, e adesso la odiava come nessun altro, solo
vedere il suo volto
l’avrebbe fatto imbestialire.
Gli aveva promesso che
lo avrebbe aspettato per
tutto il tempo che gli occorreva: “ LO AVEVA PROMESSO!!
”.
Ruby, dopo aver sfogato
ancora per un po’ gran
parte della sua rabbia, rilassò i muscoli,
sospirò e chiuse la faccenda con
un’unica parola: “ Stronza ”.
ANGOLO AUTRICE:
Salve gentili lettori (?) tanto per cominciare grazie per aver letto e
scusate per il ritardo ma non ho avuto linea internet, per stavolta
potete chiudere un occhio.
Che dire? Io AMO Gold e Ruby assieme quindi boh, ne è uscito
questo XD
Sappiate pure che se avete Twitter trovate il link del mio account
nella mia descrizione efp, e se volete seguitemi pure c:
Detto questo mi scuso per eventuali errori, vi invito sempre a
recensire che mi fa piacere e a darmi consigli, sempre be accetti.
Adios gente, alla prossima ;)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** Caccia al tesoro. ***
1.
CACCIA AL
TESORO.
[MEI - GREEN]
Le vacanze estive erano alle porte
e la simpatica
classe 1-B decise di organizzare un gita in un isolotto non troppo
lontano
dalla loro città, cosa che il caldo tempo estivo permetteva
perfettamente.
La prima mattina, a colazione, la
professoressa
Aralia ordinò ai ragazzi di recarsi in spiaggia dopo aver
finito, senza essere degnati di una motivazione.
Giunti lì trovarono la professoressa carica di
torce elettriche e, posata sulla sabbia, un’ampolla ripiena
di bigliettini
piegati che non facevano presupporre nulla di buono.
La professoressa consegnò dunque una torcia ad
ognuno degli alunni e, sorteggiando dei nomi scritti sui fogliettini
all’interno dell’ampolla, cominciò a
formare gruppi da quattro elementi
ciascuno. Solo dopo aver esaurito i bigliettini
si degnò di
spiegare ai ragazzi cosa avesse in mente, così, indicando
delle grotte a poca
distanza, urlò: “ Caccia al tesoro! ”.
Mei si ritrovò in gruppo con Green, Touko e Pearl;
la presenza dell’amica, che per lei era ormai come una
sorella maggiore
(nonostante fosse proprio Mei quella più matura e adatta a
quel ruolo, delle due),
la rassicurava in quanto aveva davvero paura dei luoghi bui, pericolosi
e
misteriosi come la grotta che avrebbero dovuto esplorare.
La professoressa Aralia non dichiarò
l’identità del
tesoro ne’ lo descrisse, affermò solo che
l’avrebbero riconosciuto una volta
visto e augurò loro buona fortuna.
Il gruppo di Mei cominciò a muoversi chiacchierando
e la ragazza notò con sorpresa il rapporto
lievemente diverso che c’era tra Green e Touko: continuavano
a litigare, certo,
ma a Mei parve quasi una questione di principio, come se agissero
così di
proposito, difatti Touko non le parve affatto realmente arrabbiata come
lo era
di solito, quando litigava con Green.
Il gruppo si era già addentrato in una delle grotte
e Mei, incurante della tranquillità dei compagni, cominciava
già ad avere i
brividi di freddo, proprio come quelle volte in cui si ritrovava a
dover uscir
da sola di casa a notte calata.
Pearl, impaziente come al solito, si fermò di
scatto imponendo ai compagni di creare una strategia, in quanto non
avevano la
più pallida idea di cosa fare, da dove cominciare a cercare
il “ tesoro ”.
Tuttavia continuarono a camminare ancora qualche
minuto finché giunsero davanti a due strade parallele.
Green propose allora di dividersi, cosa che alla povera
Mei non piacque affatto, specie quando si ritrovò in
compagnia di Pearl in
quella buia galleria che riservava chissà quanti pericoli.
Intanto,
nella galleria opposta, Green camminava
indifferente mentre Touko, irritata, continuava a lamentarsi di essere
in sua
compagnia:
-
“ Ma di che ti lamenti?
”
-
“ Perché devo
star proprio io con te?! ”
-
“ Ma che vuoi? Chi
è quella che da un po’ di tempo
a questa parte devo ospitare a casa mia ogni pomeriggio?! ”
-
“ Ah! Stai dicendo che ti
do fastidio?! Infame! ”
-
“ Non cambiare discorso
quando non ti conviene e
non mettermi in bocca parole che non ho detto, sei irritante!!
”
Perché difatti era
proprio vero che Touko, in un
modo o in un altro, si ritrovava spesso e volentieri
a casa di Green e questo, a lui, non andava tanto bene.
Non è che lei gli desse fastidio, semplicemente non
voleva che scoprisse della sua situazione familiare che, comunque,
avrebbe già
dovuto intuire, difatti Green si chiedeva come mai non gli avesse
ancora
chiesto nulla.
All’improvviso i due, voltando
l’angolo, notarono
una luce e raggiungendola si ritrovarono in un’ampia spiaggia
isolata e
notarono anche una bella villa che di certo non passava inosservata,
così la
raggiunsero curiosi.
Mei
e Pearl intanto incrociarono il cammino con un
altro gruppo e la ragazza si sentì immediatamente
più sollevata, comprese
tuttavia che ogni possibilità di incontrare Hue, con cui
voleva passare più
tempo, era davvero molto bassa e improbabile.
Decise allora di distrarsi per evitare di
sobbalzare ad ogni minimo rumore ma, capendo di essere troppo nervosa
per star
al passo dell’allegra e serena conversazione degli altri,
cominciò a
fantasticare su cose belle che l'avrebbero distratta, tipo montagne di
dolci.
Purtroppo per lei, però, quel fantasticare le fu
fatale e, quando tornò alla realtà, si accorse di
essere completamente sola e
ignara della sua postazione armata solo di una torcia.
Emise un grido strizzato e, nonostante i brividi
che già le torturavano il corpo, si fece coraggio e, a
piccoli e cauti passi,
cominciò ad avanzare.
Tuttavia, com’è facile aspettarsi da una ragazza
come lei, ogni rumore la spaventava a morte, finché esausta
e piangente decise
di rassegnarsi e si sedette per terra impaurita.
Passarono parecchi minuti ma, finalmente, Mei
riuscì ad udire dei passi che le si avvicinavano,
dall’ombra apparì Hue e Mei,
al massimo della felicità e sollevazione (un po’
perché era impaurita, un po’
perché voleva vederlo), gli si precipitò tra le
braccia senza pensarci, così
improvvisamente che il ragazzo si ritrovò ad arrossire
leggermente d’istinto:
-
“ Mei? Ti sei persa?...
”
-
“ Assolutamente si! Non
riesco a uscire, avevo
paura! ”
-
“ Me lo immaginavo,
quando smetterai di essere così
fifona? ”
Hue le accarezzò la
testa mentre lei continuava a
tenerselo stretto, finché lui non la prese per mano e
cominciò ad andare
avanti.
Mei in sua compagnia era sempre stata completamente
serena ma, quella volta, il cuore non smetteva di batterle a mille:
sapeva
assolutamente che se voleva dichiararsi quello era il momento adatto ma
le
parole non riusciva a farle uscire fuori.
Non ebbe però poi molto tempo per pensarci perché
Hue, tirandola verso se da un braccio, la prese tra le sue braccia
ancora una
volta e non le diede neanche il tempo di collegare il tutto che
già le sue
labbra si trovavano su quelle dell’amante.
Dall’altro
lato Touko e Green si trovavano già
davanti la villa e non ci volle molto per capire che era disabitata:
“ proprio
come un banale film horror, eh? ”.
Touko sobbalzò udendo quella frase e non poté non
constatare che aveva proprio ragione, e la cosa non l’aiutava
certo a rimanere
calma, già irascibile com’era.
I due entrarono all’interno dell’enorme villa sotto
suggerimento del ragazzo che, per divertirsi, aveva sfidato Touko a una
specie
di prova di coraggio, notata la sua fifa.
Dall’interno la villa era ancora più enorme di
quanto non apparisse al di fuori, così i due ragazzi
continuarono a camminare
entrando in ogni camera che, però, risultava sempre vuota.
Continuando ad esplorare camera per camera giunsero
in una attrezzata con solo una scrivania e un ampio letto rotondo con
un
sottile lenzuolo rosso, così Touko, sfinita per tutto quel
camminare, gli si
gettò sopra immediatamente.
Green si voltò a guardarla chiedendosi se magari
quel letto potesse essere una trappola, come tipico di ogni horror, ma
venne
distratto da praticamente perfetto corpo di Touko e dai suoi abiti
troppo
aderenti per non spostarsi al contatto della superficie del letto,
lasciando così
la pancia della ragazza semi scoperta, le bretelline cadute e i shorts
tirati
in su, lasciando vedere ancora di più le bellissime gambe
che lei non si
privava certo di mostrare, seppur con pudore.
Allora Green, scherzandoci su per sdrammatizzare,
affermò arrossendo lievemente: “ Hey, piccola
– Touko, abbi un po’ di decenza, sei
in compagnia di un ragazzo! ”.
Touko assunse un attimo un’espressione
interrogativa e abbassò lo sguardo verso il suo corpo,
arrossendo
immediatamente, cominciando a tirar contro Green tutto ciò
che le capitava
sotto mano, urlante insulti.
Il tempo che i due impiegarono per ritrovare la
direzione giusta per uscire da quello che sembrava un labirinto era
così tanto
che fuori si fece buio e decisero quindi di tornare all’hotel
a mani vuote, non
che poi gli importasse tanto di quel tesoro.
Giunti lì notarono che tutti gli altri erano già
seduti a tavola e che chiacchieravano aspettando il cibo, Touko si
unì allora a
Belle e Kotone mentre Green, dal lato opposto del tavolo, si sedette
vicino
Red, Gold e Ruby cominciando a conversare e scherzare.
La mattina successiva ognuno sarebbe tornato alla
propria casa e Mei, insicura com’era, aveva paura che il
bacio avvenuto tra lei
ed Hue venisse dimenticato.
All’interno della grotta i due avevano continuato a
baciarsi finché non udirono delle voci di alcuni compagni
che erano andati a
cercarli avvicinarsi, così non ebbero certo
possibilità di parlarne.
Ma se c’era qualcosa che Mei proprio non sopportava
(oltre i luoghi bui e pericolosi, s’intende) erano le cose
lasciate in sospeso,
decise quindi, a notte fonda, di sgattaiolare in camera di Hue e
chiarire una
volta per tutte la loro relazione.
Giunta alla sua camera notò con piacere che il
ragazzo pensò esattamente la stessa cosa, difatti era pronto
ad uscire dalla
stanza, quando lei vi giunse.
I due cominciarono a parlare e continuarono a
lungo, giungendo a l’unica ovvia conclusione che i due si
amavano ormai da
troppo tempo, e che non gli andava proprio di lasciare le cose
com’erano. Allora Hue le sorrise e
avvicinandosi la baciò
dolcemente e le chiese di diventare la sua ragazza, proposta che,
ovviamente,
lei accettò con molto piacere.
In mattinata
si ritrovavano già sul treno che li
avrebbe riportati a casa e Green, seduto al suo posto, osservava i
paesaggi
scorrere al finestrino, regalandosi un ultimo ricordo.
Pensava al fatto di dover tornare in quella casa,
pensiero che solitamente detestava, tuttavia per strani motivi che
ignorava,
per la prima volta in vita sua trovò quasi piacevole
tornarci.
La notte seguente Red disse all’amico, tramite
messaggio, di volergli parlare e così
s’incontrarono: un po’ con i suoi
silenzi, un po’ con i suoi sguardi e un po’ con le
parole che scriveva, Red
chiese a Green di Touko.
Perché Red sapeva della situazione familiare
dell’amico e sapeva ancora meglio quanto lui ne soffrisse e
quando non volesse
denudarsi davanti qualcuno che non fosse lui stesso o quella certa persona,
ed è per questo che gli chiese cosa avesse
intenzione di fare, perché ferire una ragazza come Touko era
davvero troppo
facile.
Green non si limitò però solo ad abbassare lo
sguardo verso l’asfalto, così Red voltò
e le spalle e fece per andar via,
pronunciando solo un’unica insolita frase: “ Devi
solo star attento ”.
Green sorrise malinconicamente, capendo
perfettamente a cosa alludeva l’amico, cose che certo non
serviva ricordargli:
“ Tranquillo, non potrei innamorarmi di nessuna ragazza,
pensa di una così
irritante come lei ”.
Green tornò allora a
casa e si sedette riflettendo:
“ Da quand’è che quella casa non
è più un incubo per lui?
Quand’è che quella
cucina era diventata così rumorosa? Da quand’era
che Touko rallegrava così
tanto le sue giornate? ”.
Proprio non riusciva a
trovare delle risposte e
questo lo irritava dannatamente, il suono del campanello lo
svegliò però dai
suoi pensieri e, aprendo la porta, si trovò una Touko
allegra e pimpante: “
Oggi dormo qui! ”.
Allora Green
sospirò e, allontanandosi dalla porta,
le fece cenno di accomodarsi, perché tanto sapeva che non
avrebbe fatto
altrimenti.
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=1305185
|