-My life, as a Fiction.

di nowtellmeastory
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8. ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9. ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10. ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11. ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12. ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13. ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14. ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15. ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16. ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17. ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18. ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19. ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20. ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21. ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22. ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23. ***
Capitolo 25: *** Capitolo 24. ***
Capitolo 26: *** Capitolo 25. ***
Capitolo 27: *** Capitolo 26. ***
Capitolo 28: *** Capitolo 27. ***
Capitolo 29: *** Capitolo 28. ***
Capitolo 30: *** Capitolo 29. ***
Capitolo 31: *** Capitolo 30. ***
Capitolo 32: *** Capitolo 31. ***
Capitolo 33: *** Capitolo 32. ***
Capitolo 34: *** Capitolo 33. ***
Capitolo 35: *** Capitolo 34. ***
Capitolo 36: *** Capitolo 35. ***
Capitolo 37: *** Capitolo 36. ***
Capitolo 38: *** Capitolo 37. ***
Capitolo 39: *** Capitolo 38. ***
Capitolo 40: *** Capitolo 39. ***
Capitolo 41: *** Capitolo 40. ***
Capitolo 42: *** Epilogo. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


-My life, as a Fiction.


Prologo.

“Gwen, giuro che se esci da questa casa, non ci tornerai mai più!” L’ennesima minaccia di mia madre, quanto poteva essere patetica??
“Ah davvero?? Allora questa è la volta buona che riesco ad andarmene davvero!” Urlai rabbiosa mente chiudevo una piccola valigia con dentro qualche cambio e tutto quello che mi serviva.
Mi madre non mi accettava così com’ero, non l’aveva mai fatto. Ero stanca delle sue critiche, dei suoi insulti, del suo ripetermi: “Non fai altro che deludermi!” Quando mi vestivo con una maglietta che aveva sopra un teschio o truccavo gli occhi di nero. No, lei voleva una figlia perfetta, di quelle con gonna e camicia, coda alta e un bel colorito del viso, quando il mio era pallido.
Si, sono una specie di metallara fallita. Fallita perché il mio carattere tradisce il mio stile, e se quella sera mi misi a sbraitare contro mia madre, fu solo perché davvero non ce la facevo più. Di solito prendevo l’mp3 ed uscivo in silenzio cercando di far sbollire la rabbia, ma quella sera capii che non potevo andare avanti così, che dovevo dare un cambiamento a tutto. Così cercai di fare la forte, misi quattro cose in valigia e piangendo, uscii di casa sotto gli occhi increduli di mia madre, accompagnata dalle sue urla.
“Gwen, sei ancora in tempo per tornare indietro..” mi disse con un filo di voce quando ero già uscita, così mi voltai e le risposi tra le lacrime: “Mi dispiace mamma, ma anche io ho il diritto di vivere, e non come vuoi tu..” annuii io stessa a quelle parole, e corsi via il più lontano possibile. Durante il cammino, ebbi modo di pensare a quanto la mia vita facesse schifo, e a come avrei voluto avere una famiglia normale.. mio padre non l’avevo nemmeno conosciuto, mia madre mi disprezzava, ero figlia unica e quindi non avevo una sorella o un fratello che mi capisse e mi coccolasse.. forse è stata la cosa di cui soffrii di più, ma quando scappai, fu l’ultima cosa a cui mi capitò di pensare. Pensai alla scuola, di quanto i miei voti fossero disastrosi e di quanto mi mancasse l’avere un’amica con cui condividere le mie giornate. Io ero l’emarginata, la depressa, quella che non ti ascoltava mai perché aveva perennemente le cuffie nelle orecchie, ma questo era ciò che dicevano gli altri. Perché io mi reputavo una ragazza normale, solo un po’ più malinconica e riflessiva, e nonostante ciò, avevo sempre il sorriso stampato sulle labbra e non vedevo l’ora di scoppiare in una rumorosa risata, anche davanti a tutti. Si, ero un casino vivente, non che ora sia molto cambiata.
Ma mentre camminavo e pensavo, arrivai a perdermi in una stradina della mia città, ed erano circa le 23:00, perciò i negozi e i localetti si apprestavano a chiudere. La paura prese subito il sopravvento: dove sarei andata? Con quali soldi? E se qualcuno mi avesse aggredita?
Ma si sa, a 17 anni si pensa di avere il mondo in mano, e quando si prende una decisione, in quel momento sarebbe impensabile tornare indietro.
 





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Diciamo pure che questa nuova storia è un esperimento! Voglio vedere se ne esce fuori qualcosa di buono, altrimenti, avrò provato!
Voi cosa ne pensate, come inizio? Aspetto le vostre recensioni, sono fiduciosa!
Baci a tutti!
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1. ***


Capitolo 1.


Finii a dormire in un parco, lontano da quella che era la mia camera, dove avevo passato infiniti momenti, indimenticabili. Purtroppo il luogo non era dei più comodi, e gira e rigira, finii a pancia in su a guardare le stelle per gran parte della notte, usando la mia valigia come cuscino, sotto uno dei tanti alberi con la grossa chioma verde. Il parco non era un posto sicuro, e anche se fossi riuscita a dormire, avrei dovuto tenere sempre un occhio aperto, in caso di vandali o malintenzionati. Tirai avanti per tutto il tempo ad aprire e chiudere le palpebre lentamente a causa della stanchezza, non avevo intenzione di tornare indietro, di demordere, ma arrivata l’alba, quando iniziai a vedere il chiarore dei raggi del sole che squarciavano il buio, mi resi conto di non riuscire più a tenere gli occhi aperti, così sprofondai in un sonno di poche ore, ma molto molto intenso.. mi sembrò quasi di sognare quando sentii la voce di qualcuno in avvicinamento, ma dovetti ricredermi:
“Matt, a me sembra svenuta, guarda quanto è pallida..”
“Christ, guarda la valigia.. è scappata, o in viaggio, ma a me non sembra svenuta, magari è solo addormentata..”
“Wow! Una ragazzina ribelle, ci mancava solo questo!”
“Hai il coraggio di lasciarla qui?!”
Poi sentii sbuffare e iniziai a strofinarmi gli occhi, cercando di aprirli e non restare accecata dalla luce del sole. Riuscii a distinguere due figure, una alta e ben piazzata, l’altra bassa e normale fisicamente, mi resi conto che erano due ragazzi, e quando riuscii a vederne i volti, diedi uno slancio all’indietro fino a spiaccicarmi di schiena contro l’albero, restando assolutamente muta, ma con lo spavento a mille.
“Ciao!” Mi salutò il primo ragazzo avvicinandosi, così tanto da poter vedere gli occhi grandi e verdi, e le fossette causate dal sorriso.
“Non toccarmi” gli risposi quando tentò di darmi la mano.
“E’ anche acida!” Commentò il secondo ragazzo avvicinandosi anche lui, di cui riuscii a vedere due occhi vispi e castani, e una cresta di capelli scuri non perfettamente in piedi.
“Ha solo paura..” disse tranquillamente il primo guardando il secondo, e poi si voltò verso di me:
“Io sono Matt, e lui –indicò l’amico- è Johnny. Non siamo qui né per derubarti né per farti del male, solo.. ti abbiamo vista stesa qui sotto e abbiamo pensato che non stessi bene..” annuì ‘Matt’ dicendo queste parole.
Portai le ginocchia al petto e rimasi in silenzio a guardarli: avevano arie credibili nonostante il loro aspetto, un po’ come il mio, e non vidi bugie nelle parole di Matt, ma comunque avevo paura di parlare o fare qualcosa.
“Il gatto ti ha mangiato la lingua?” Commentò Johnny inginocchiandosi di fianco a Matt, prendendosi così uno scappellotto che mi fece sorridere.
“Vuoi dirmi come ti chiami?” Mi chiese Matt.
“Gwen” risposi a voce bassa.
“Bene Gwen, non avere paura, siamo qui per aiutarti –mi sorrise rassicurante- dove stai andando? Magari possiamo accompagnarti..” annuì sincero.
“Io.. io non so dove sto andando.. sono scappata di casa.. vi prego, non riportatemi lì, non ci voglio tornare!” Iniziai ad agitarmi e respirare affannosamente, i due si guardarono negli occhi e scossero le teste.
“Vieni, ti aiutiamo noi..” Matt mi diede nuovamente la mano e mi aiutò a mettermi in piedi.




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Primo capitolo! Lo so, nel prologo ho lasciato molto a desiderare, la vera storia inizia da qui! Leggete e recensite, leggo i vostri commenti con piacere!




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Capitolo 3
*** Capitolo 2. ***


Capitolo 2.


Mi tirai su e abbassai immediatamente lo sguardo, forse perché avevo timore dei loro, così presi la mia valigia con due mani sollevandola da terra e iniziai goffamente a camminare con loro.
“Aspetta, dalla a me la valigia, potresti inciampare” mi disse Matt, ma io scossi la testa e continuai a tenere saldamente la valigia con le mani fino a quando uscimmo dal parco, e la posai di nuovo sul cemento, guardandomi intorno.
“Allora, –iniziò Matt come se volesse spiegarmi la situazione- noi possiamo aiutarti se tu ci permetti di farlo, come ti ho detto, non abbiamo cattive intenzioni e se vuoi, se ce lo permetti, visto che anche Johnny pensava di fare lo stesso –e lanciò uno sguardo abbastanza eloquente all’amico- potremmo portarti a casa nostra, giusto per darti un rifugio, poi quando vorrai andartene, te ne andrai senza problemi, d’accordo?” E mi scrutò negli occhi.
“Voi.. vivete da soli?” Chiesi guardandolo in viso per la prima volta.
“Ci siamo io, Johnny, e altri tre nostri amici, lo so, può sembrare strano, ma se vuoi, possiamo spiegarti meglio andando a casa, che ne dici?” Disse indicando l’auto appena fuori dal parco.
Annuii con poca convinzione e mi incamminai fino a raggiungere il mezzo, dove mi fecero caricare la valigia nel bagagliaio e mi fecero accomodare sui sedili posteriori. Mi piazzai vicino al finestrino  e chiusi la porta, aspettando che i ragazzi salissero, e quando lo fecero, non persero tempo a mettere su un po’ di musica, mentre Johnny metteva in moto. Lungo la strada, Matt mi spiegò che lui, insieme a Johnny e agli altri tre amici, era in un gruppo, un gruppo heavy-metal del posto, e mi spiegò anche come avevano fatto a diventare famosi e come mai ora vivevano insieme, in una grande casa con giardino e piscina.
“Eppure io non vi ho mai sentiti..” iniziavo a ricordare come si parlasse, wow!
“Strano.. Huntington è la nostra città natale, quasi tutti ci conoscono..” disse Johnny guardandomi dallo specchietto retrovisore.
“Forse è perché io non sono di qua..” e dicendo questo, entrambi si voltarono a guardarmi.
“E di dove sei?” Mi chiese Matt.
“Vengo da Belfast –presi un lungo respiro e continuai- mi sono trasferita qui un anno e mezzo fa perché.. –mi resi conto che era troppo presto per dilungarmi in questo genere di discorsi, così deviai- ..perchè io e mia madre abbiamo dovuto, si..”
“Capisco –rispose Matt- e perché sei andata via di casa? I tuoi saranno preoccupati..”
“Matt..” cercò di fermarlo Johnny.
“No, non importa.. –lo fermai io- sono andata via perché mia madre mi odia, e io odio lei, solo che fino a ieri sera ho tenuto sempre tutto dentro e quando ho dato sfogo a tutto quello che provavo, non ho potuto fare altro che andarmene.” Chiusi gli occhi già lucidi e tirai giù timidamente gli occhiali da sole, per far si che non mi vedessero piangere.
“E quanti anni hai.. –ci pensò su per ricordare il mio nome- Gwen?” Mi chiese Johnny.
Mi trovai in difficoltà; dire la mia vera età avrebbe potuto portarmi problemi, ma non mi andava di mentire alle prime due persone che decidevano di aiutarmi, perciò, optai per la sincerità:
“Io.. –sospirai- ho diciassette anni..” quasi lo sussurrai, ma evidentemente, Johnny mi sentì anche troppo bene, per inchiodare in quel modo, tanto da far finire Matt con la testa dritta nel parabrezza.
“MA CHE CAZZO CHRIST!” Matt si massaggiò la fronte imprecando e io mi spiaccicai con la schiena sul sedile, guardandolo impaurita.
“E’ una minorenne!” Sbraitò Johnny, passandosi le mani sul viso.
 



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2° Capitolo a voi! Bacioni!

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Capitolo 4
*** Capitolo 3. ***


Capitolo 3.


Forse Matt non mi aveva ascoltata quando confessai la mia età, perché alle parole di Johnny, restò pietrificato.
“Questo è un bel casino..” disse con preoccupazione.
Ebbi seriamente paura che mi abbandonassero lì da un momento all’altro, ma preso un respiro profondo, Johnny continuò il percorso con l’auto ed io diventai più calma.
“Mi dispiace.. lo so.. lo so che per voi è pericoloso molto più che per me..” dissi davvero dispiaciuta.
“Non preoccuparti.. non ti abbandoniamo comunque, vero Christ?” E lanciò un’occhiataccia all’amico.
“No, certo che no!” Rispose Johnny con rassegnazione, tirando un lungo respiro.
Arrivammo dopo un bel po’ ad una grossa casa con tanto verde intorno e c’era davvero una piscina! I muri erano bianchi, e tutto era curato, era un bel posto. Scesi dall’auto e aspettai che i ragazzi aprissero il bagagliaio, ma Matt si avvicinò e mi disse:
“Vieni con me, ti presento i ragazzi, meglio conoscerli subito quei pazzi.. almeno ti ci abitui!” E rise.
“Ma.. la valigia?” Chiesi guardando il bagagliaio.
“Ci pensa Johnny!” E così dicendo, fece un cenno col capo all’amico che pensò ad aprire il bagagliaio e a prendere la valigia mentre io e lui ci avvicinavamo alla porta d’ingresso. Matt aprì la porta con le chiavi e disse a gran voce:
“Siamo tornati!”
In quel momento spuntò dalle scale che portavano al secondo piano un ragazzo che mi colpì subito per il viso dolce ma per niente innocente che aveva, dove erano incastonati due universi di color acquamarina che appena mi videro, passarono a scrutare il viso del ragazzo al mio fianco.
“Oh era ora porca put.. Matt?” Domandò bloccandosi di colpo.“Come vedi abbiamo ospiti –disse sorridendo- gli altri?” Chiese guardandosi intorno.
“Uno è nella sala prove a strimpellare la chitarra e l’altro sta cercando di riparare la tua.. x-box..” 
“Che è successo alla mia x-box?!?!” Chiese terrorizzato Matt.
“Oh.. ecco.. –iniziò a dire con terrore- diciamo che c’è stato un piccolo problema durante una partita che abbiamo fatto prima.. –diede un colpo di tosse- ma non è niente di grave! Si sistemerà presto!” E sorrise innocentemente.
“Giuro che se mi avete sfasciato l’x-box, io sfascio voi!” E corse di sopra sotto i nostri occhi per andare a controllare il suo (così sembrava) tesoro.
Il ragazzo con gli occhi acquamarina si avvicinò a me e io indietreggiai impercettibilmente, deglutendo.
“Un autografo? Una foto? Cosa vuoi cara?” E preparò carta e penna.
“No ecco.. io in realtà..” provai a parlare ma in quel momento Johnny entrò con la valigia in mano e diede una pacca sulla spalla al ragazzo.
“Chi è questa ragazza?” Chiese lui a Johnny.
“Fattelo spiegare da Matt, io non c’entro niente.” Disse scuotendo la testa, andando in un’altra stanza con la mia valigia e lasciando l’altro con la bocca spalancata, facendogli capire che non ero una delle tante fan, io nemmeno li conoscevo!
“Posso sapere chi è la ragazza misteriosa?” Mi chiese inclinando la testa.
“Gwen..” risposi in un sussurro, di nuovo. Lui mi tese la mano e strinse la mia con un sorriso poco convinto, rispondendomi:
“Zacky, Zacky Vengeance.”

 


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Yeeeah, Mr. Vengeance is heeeere! :3

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Capitolo 5
*** Capitolo 4. ***


 
Capitolo 4


Sorrisi e cercai di mostrarmi più sicura, fino a che non spuntò dal corridoio un altro ragazzo, con i capelli scuri e degli occhi color cioccolato, un sorriso strafottente stampato sulla faccia e in mano una chitarra che sembr...ava fosse fatta con pelle di zebra. La prima cosa che mi venne in mente vedendolo? ‘Questo qui è uno stronzo, peggio di Johnny.’
“Vengeance! –Salutò l’amico- chi è?” Chiese squadrandomi dalla testa ai piedi.
“Ciao Brian! Lei è Gwen –gli disse sorridendo- non ho capito se è una parente o un’amica di Matt, l’hanno portata qui lui e Johnny, io l’ho conosciuta ora!” Annuì deciso.
“O è semplicemente una delle ragazze usa e getta.. mi sembra strano che l’abbiano portata qui di giorno però” disse avvicinandosi.
“Ma come diavolo ti permetti..” sussurrai a denti stretti avvicinandomi per sfidarlo. Timida e spaventata si, ma stupida no, nessuno poteva trattarmi così.
“Sentito Zacky? La ragazzina sa parlare!” Disse voltandosi verso l’amico, e non riuscii più a contenere la rabbia, così gli saltai letteralmente addosso con l’intento di riempirlo di pugni. Fu questione di poco prima che Zacky si chinasse dietro di me e mi prendesse per le braccia con forza, cercando di farmi staccare da Brian:
 “Gwen! Lascialo!” Le nostre urla si sentirono in tutta la casa, accorsero Johnny dall’altra stanza, e Matt dal piano di sopra, seguito da un altro ragazzo che non inquadrai subito, intenta a menare quel pallone gonfiato di Brian, ma appena vide la scena, questo ragazzo aiutò lo stesso Brian ad alzarsi e così facilitò a Zacky il compito di tenermi.
“Si può sapere cosa cazzo succede?” Chiese questo ragazzo guardandoci tutti.
Brian si portò una mano alla guancia destra e vide che era sporca di sangue:
“Questa vipera mi ha graffiato!” Disse sconvolto.
“Impara ad avere rispetto per gli altri, pallone gonfiato che non sei altro, e tu lasciami!” Sbraitai contro Zacky.
“Tu calmati e io ti lascio!” Mi rispose quest’ultimo.
“Si può sapere chi è questa ragazza?!?!” Chiese al limite della pazienza il ragazzo che ancora dovevo conoscere.
“E’ una mia amica!” Intervenne Matt per salvarmi dagli imminenti guai, e Johnny gli rivolse un’occhiataccia.
“La tua amica mi è saltata addosso, e non per scoparmi!” Urlò Brian liberandosi dalla presa del ragazzo che lo manteneva e dirigendosi chissà dove, seguito da Johnny e Zacky che borbottavano tra loro.
“Chi sei?” Mi chiese il ragazzo sotto gli occhi di Matt che osservava la scena con ansia.
 I suoi occhi, azzurri nemmeno fossero stati due pezzi di cielo d’estate, mi guardavano seri, ed erano incorniciati da capelli del colore della pece, con un ciuffo che copriva metà di un occhio, e scossi la testa, pensando che i suoi occhi erano l’ultima cosa a cui dovevo pensare a quel momento. Lanciai un’occhiata di intesa a Matt e mi rivolsi a lui rispondendo:
“Gwen, una vecchia conoscenza di Matt.” Dissi più decisa che mai.
Il suo sguardo serio fu tradito da un sorrisetto che si allargò in una vera e propria risata, in quel momento mi rilassai anche io e lo guardai:
“Molto piacere Gwen, io sono Jimmy!” Disse entusiasta dandomi la mano, che strinsi ricambiando il grande sorriso.
“Non ho mai visto Brian prenderle da un ragazza, hai tutta la mia stima..” sussurrò al mio orecchio, per poi sorridere a Matt e dileguarsi dove erano gli altri.



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Gna, finita la presentazione dei personaggi! :D



 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5. ***


Capitolo 5


‘Ho solo peggiorato le cose, nemmeno sono arrivata che già ho fatto a pugni’ pensavo mentre Matt mi conduceva nella camera libera della casa.
“Non è grandissima, diciamo che qui di solito mettevamo le chitarre ai chiodi, però poi abbiamo deciso di trasformarla in una specie di piccola stanza degli ospiti..”
“Non importa, non dovrei nemmeno essere qui..” risposi imbarazzata guardando la stanza.
“Mh.. –si fece pensieroso- posso sapere cosa è successo prima con Brian?” Mi chiese guardandomi.
“Ha detto che.. –iniziai a deglutire per non singhiozzare- ..ha detto che sono una delle tante che portate a casa, e che..” mi stoppò con un gesto della mano, già aveva capito tutto.
“Ho capito. –Si avvicinò a me- Brian è stronzo, lo so bene. Fa così con tutte.. ma diciamo che è il suo modo per presentarsi..”
“Si, diciamo che è un modo del cazzo però!” Dissi con le lacrime agli occhi.
“Certo, hai ragione.. –sospirò- se l’è meritato quello che gli hai fatto, stai tranquilla. Magari impara a comportarsi meglio.” E annuii serio.
“Matt..” dissi quasi sul punto di piangere.
“Cosa c’è?” 
“Sei l’unica persona di cui mi fido qua dentro. Ho paura, e non so perché vi ho seguiti..” dissi con il labbro che tremava.
Lui di tutta risposta si avvicinò con cautela e mi sorrise, dicendo: “Posso abbracciarti? Non mordo, promesso!”
Io annuii ancora scossa e lui mi strinse in un dolce abbraccio, privo di qualsiasi cattiveria o malizia, così mi sentii protetta per la prima volta, da quando ero scappata.
“Grazie per avermi coperta” sussurrai con gli occhi spalancati.
“Non preoccuparti, è tutto a posto.” Mi rispose semplicemente.
-
Matt e Brian stavano preparando la cena, Zacky guardava la tv, Johnny cercava in frigo qualcosa da sgranocchiare e Jimmy era spaparanzato sul divano a giocare con la PSP. Era ormai sera e tutti aspettavano solo di poter mangiare, Brian ruppe il silenzio improvvisamente:
“Okay Matt, chiunque sia quella ragazzina, deve andare via.”
“Perché?” Rispose l’altro tranquillamente.
“Perché?? Vuoi che mi uccida??”
“Quanto la fai tragica Brian. Te la sei cercata, mi ha spiegato come sono andate le cose e semplicemente ha fatto bene a fare quello che ha fatto.”
“Io ho fatto in modo che non ti menasse ulteriormente, ma in effetti ho visto tutto e.. Brian, sei in torto marcio, non potevi permetterti di dirle una cosa simile.” Si intromise Zacky voltandosi verso di loro.
Intanto Jimmy rideva cercando di non farsi vedere né sentire.
“Per me è indifferente se resta o no, basta che non intralci il nostro lavoro.” Commentò Johnny, aprendo una birra.
“Jimmy, si può sapere cosa cazzo ridi?!” Chiese Brian abbastanza irritato dagli sghignazzi dell’amico storico.
“Chi?? Io??” Chiese il ragazzo mostrando gli occhi azzurri con fare innocente.
“Eh, tu. Che ridi?? Lei mi mena e tu ridi!!” Scosse la testa il chitarrista montato.
“Brian, io onestamente avrei pagato oro per vedere la scena, e comunque concordo con gli altri, te lo sei meritato!” Annuì tornando a guardare il gioco elettronico che aveva fra le mani.
“Direi di metterlo ai voti allora, e la maggioranza vince. –Disse Matt voltandosi a guardarli tutti con un sorriso- Chi pensa che non ci siano problemi se Gwen rimane alzi la mano!” E tutti alzarono le loro braccia tatuate, tutti tranne.. Brian.
“Voi non potete immaginare quanto vi odio.” Commentò in chiusura quest’ ultimo sbuffando, mentre tagliava le verdure.



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Zan zan, altro capitolo! Aspetto le recensioni! :3

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Capitolo 7
*** Capitolo 6. ***


Capitolo 6


“Matt, Gwen non scende?” Chiese Jimmy mentre tutti si apprestavano a prendere posto a tavola.
“Certo, vado a chiamarla adesso..” rispose il ragazzo mentre si avviava.
“No lascia, faccio io!” E diede una pacca sulla spalla a Matt, sorpassandolo.
Matt lo guardò pensieroso, preoccupato dalla reazione che la ragazza avrebbe potuto avere.
-
Sentii bussare alla porta, mentre sistemavo i miei pochi vestiti nell’armadio, e ovviamente, speravo fosse Matt. Avevo trascorso tutta la giornata a sistemare le mie cose in camera, per renderla almeno un po’ più familiare, e non mi resi conto che ormai era ora di cena.
“Chi è?” Risposi con tranquillità (la chiacchierata con Matt mi aveva resa certamente più sicura e rilassata).
“Sono Jimmy, posso entrare?”
“Certo, entra pure!” Quel ragazzo mi ispirava simpatia, non sapevo perché!
Entrò e sorrise, chiudendosi la porta alle spalle.
“E’ pronta la cena, scendi?” Mi chiese.
“Oh, certo.. ahm.. –ero poco convinta, ma dovevo prendere confidenza per forza, volente o nolente- arrivo subito!”
“Sei davvero un’amica di Matt?” Merda. Aveva capito tutto.
“Io.. ecco.. io..” Oh andiamo, non rendermi le cose più difficili di quanto non lo siano già!
“Puoi dirmelo, non dirò niente a nessuno!”
Sbuffai e andai a sedermi sul letto: “Sono scappata di casa.. Matt e Johnny mi hanno trovata e mi hanno portata qui, anche se a Johnny non sto molto simpatica..” dissi rassegnata.
“No, non vero! Devi solo dargli tempo, lui è sempre un po’ restio alle novità, ma è un nano molto dolce, vedrai!”
“Nano??” Dissi scoppiando a ridere.
“Si! Dico, ma lo hai visto? -E rise anche lui- E’ la metà di me!” In effetti lui era non poco alto, mi superava di un bel po’.
“Beh, se c’è qualcuno a cui non sto simpatica, quel qualcuno è di certo Brian, dopo quello che è successo..” dissi alzando le spalle.
“Brian è freddo e stronzo solo all’apparenza. Lo conosco da quando eravamo ragazzini e posso mettere per te la mano sul fuoco, giurandoti che è un ragazzo molto dolce e protettivo con le persone a lui care, è solo che.. magari siete partiti col piede sbagliato!”
“Partiti col piede sbagliato?! –Lo guardai spalancando gli occhi- Lui senza nemmeno conoscermi mi ha dato della puttanella!!” Iniziai a scaldarmi.
“Si.. ha sbagliato, ma non lo ha fatto con cattiveria, lui non è cattivo, anzi.. è solo molto molto stupido!” E rise.
“Si però..”
“RAGAZZI VI SBRIGATE?? SI FREDDA LA CENA!”
“E che cazzo Zacky, non urlare, ci sentiamo ancora!!” Okay, Zacky quando faceva il vocione era inquietante, ma Jimmy non lo batteva nessuno, con la voce stracciata e quasi acuta. Risi e mi alzai dal letto, andando ad aprire la porta.
“Gwen” mi voltai sentendomi chiamare.
“Si?”
“In bocca al lupo, spero che ti ambienterai bene.” E il ragazzo con gli occhi azzurri mi sorrise.
“Crepi, se tu e Matt mi date una mano, mi ambienterò bene sicuramente!”
“Conta pure su di noi!” Così mi diede una pacca sulla spalla ed uscì, con me che lo seguivo. Arrivammo in cucina e tutti erano già seduti. Non nego che mi venne l’ansia a stare lì in mezzo a tutti loro, siccome a prima vista sembravano tutti dei poco di buono a causa dei tanti, troppi piercing e dei tantissimi, troppi tatuaggi. Mi sentivo piccola piccola, così, d’istinto, presi il posto libero vicino a Matt, trovandomi però Brian di fronte.
Si prevedeva una serata molto lunga.


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Altro capitolo! Ringrazio chi segue, chi commenta, e tutti quelli che aprrezzano il mio lavoro!

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Capitolo 8
*** Capitolo 7. ***


Capitolo 7

“Ehy Gwen!” Mi salutò Matt, seguito da un cenno della mano di Zacky e un sorriso decisamente poco convincente di Johnny.
“Ehy!” Cercai di fare la disinvolta, con scarsi risultati. A parte questo, si può dire che la cena fu tranquilla, fino ad un certo punto: avevamo finito la cena, eravamo al dessert, e a tavola c’era il vino, rosso, per la precisione.
“Brian, mi passi il vino per favore?” Chiese Matt, che era ancora al mio fianco. Vidi gli occhi di Brian illuminarsi alla richiesta.
“Oh, aspetta, dammi il bicchiere, faccio io” così prese il bicchiere dalle mani di Matt e lo riempì col liquido scuro, fino a farlo diventare troppo pieno, per i miei gusti,
“Grazie mille” Matt allungò la mano per prendere il bicchiere e mentre Brian gli andava incontro con la sua, indovinate un po’? CASUALMENTE il bicchiere gli scivolò dalle mani, si rovesciò addosso a me e mi macchiò tutti i vestiti. Mi scansai dal tavolo con impeto e lo guardai infuriata:
“Ma dico, sei impazzito?!”
“Mi è scivolato, scusa tanto!”
“Non ti è scivolato proprio un bel niente!!”
“Se non mi credi è un problema tuo!!”
“Brian, sei un coglione.. –disse Matt alzandosi sotto gli occhi di tutti- vieni Gwen..” e si mise a camminare davanti a me, mentre io lo seguivo stringendo i pugni.
-
“Quando ti deciderai a lasciarla in pace?” Chiese Zacky guardando l’amico. Lui di tutta risposta picchiettò le dita tatuate sul tavolo e sfoderò un sorrisetto.
“Brian?? Mi ascolti?!” Disse spazientito l’altro.
“Sai una cosa, Vee? Mi piacciono molto le ragazze aggressive, ora che ci penso.” Rispose Brian guardandoli negli occhi uno per uno.
“Brian, non ci pensare nemmeno. Non sappiamo neppure la sua età, perciò evitiamo.” Tagliò corto Jimmy, abbastanza irritato.
“A dire la verità, io e Matt conosciamo l’età di Gwen..” disse Johnny sospirano.
“E perché ne state facendo tutto questo mistero? Non è mica una criminale!” Disse Zacky alzando le spalle.
“Beh? Quanti anni ha allora?” Chiese Brian interessato.
“Ne ha diciassette, e non è un’amica di Matt come sapete. Lo ha detto lui per toglierla dai guai, ma.. –sospirò- è una trovatella.. è scappata di casa e non abbiamo avuto il coraggio di lasciarla lì nel parco dove l’abbiamo trovata stamattina.” Parlò guardando tutti con una smorfia di preoccupazione. Jimmy si morse la lingua: come l’avrebbe presa Gwen ora che tutti sapevano la verità? Per fortuna che dal canto suo non aveva colpa di aver parlato! Ma cosa più importante.. era piccola, troppo piccola per stare con loro, e aveva paura che ogni passo falso avrebbe potuto rovinare tutto. In che senso? Lui lo sapeva.
“Aspetta un attimo Christ –lo interruppe Zacky sgranando gli occhi- ci stai dicendo che abbiamo in casa una ragazzina minorenne scappata di casa, e che se i genitori lo vengono a sapere, finiremo TUTTI nei casini??” Okay, si era incazzato.
Johnny annuì con aria colpevole.
“Oh, ma tu e Matt vi siete bevuti il cervello?!?!” Iniziò a dire.
“Andiamo Zacky, cosa avresti fatto tu al posto nostro?” Ebbe l’istinto di provare a proteggerla. Strano!
“Che cazzo di situazione!” Si mise a ridacchiare Brian.
“E tu Jimmy?? Non dici nulla??” Insisteva Zacky.
“Io.. beh.. a dire la verità io avrei fatto la stessa cosa, Zacky..” il ragazzo era rimasto molto sorpreso dalla giovanissima età di Gwen, ma non riusciva proprio a vederne i lati negativi. Lui vedeva solo una ragazza che andava protetta, e anche se la conosceva da nemmeno 24 ore, poteva dire tranquillamente di volerle bene.
Il ragazzo dagli occhi acquamarina sospirò, alzando le mani in segno di resa: “Va bene.. ho capito. Dopo tutto.. le abbiamo dato un tetto. Però –e guardò tutti, specialmente Brian- fate in modo che non accada nulla di spiacevole.. ci siamo intesi?”
“Cosa intendi con ‘nulla di spiacevole’?” Chiese Jimmy affilando lo sguardo.
“Chi vuol capire, capisca, James.”



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L'atmosfera inizia a farsi mooolto interessante! Cosa ne pensate? :D

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Capitolo 9
*** Capitolo 8. ***


Capitolo 8


“Matt, hai visto?? Hai visto cosa ha fatto??”
“Si, ho visto.. mi dispiace Gwen, mi dispiace tanto!”
Ringhiai rabbiosa.

“Non importa –sospirai- vado a prendere qualcosa di pulito dai..” Uscii dal bagno e mi recai in camera, tirando fuori dei vestiti puliti, poi tornai da Matt, che mi diede degli asciugamani puliti e con un’aria mortificata mi lasciò sola affinchè potessi farmi una doccia.
Una volta a posto, mi sistemai e tornai in cucina, trovandoci solo Johnny e Zacky:
“Ahm.. ciao..” salutai entrambi restando ferma sulla soglia.
“Ehy! Stai bene?” Mi sorrise Zacky mentre rimetteva a posto piatti e bicchieri.
“Io si, mi sono data una pulita ed ora eccomi qui” Certo, ero lì con due occhi neri dati dalla stanchezza della sera precedente, avevo un disperato bisogno di dormire.
“Brian è stato uno sciocco..” azzardò a dire Johnny sedendosi sul divano.
“Beh, non importa..” dissi di rimando alzando le spalle, nascondendo l’evidente sorpresa nel suo modo di parlare.
“Allora Gwen!” Disse Zacky sedendosi sul divano anche lui.
“Si?”
“Vieni un po’ qui, forza!” E mi fece spazio fra lui e Johnny. Mi recai in mezzo a loro e portai le mani fra le ginocchia, arrossendo un po’.
“Gwen.. –iniziò a dire Johnny- prima, quando tu non c’eri, abbiamo parlato un po’ fra noi, visto che comunque Zacky, Jimmy e.. anche Brian, non ti conoscevano ancora. Io ho dovuto dire la verità.. tutta la verità.” E mi guardò con occhi eloquenti.
“Mi manderete via?” Li guardai entrambi con un nodo in gola.
“Non è nostra intenzione farlo! –Disse Zacky- Per noi non c’è problema se resti, la casa lo permette, a noi fa piacere la tua compagnia.. il fatto è.. i tuoi genitori ti staranno certamente cercando, e se dovessero scoprire che tu sei qui, con noi, che abbiamo almeno 10 anni in più rispetto a te, e un aspetto non proprio simpatico alla società del cazzo che c’è, non so come potrebbero prenderla.. cioè, noi siamo ragazzi normali alla fine di tutto! Solo che abbiamo uno stile di vita particolare siccome siamo una band, mi capisci?”
 Annuii, il suo discorso non era sbagliato, per niente.
“Però.. –disse Johnny- abbiamo deciso che.. puoi restare.” Lo disse sorridendo, così lo guardai corrucciata.
“Io pensavo che ti stessi antipatica!” Esclamai sorridendo.
“No.. non mi sei antipatica, sono solo preoccupato per quello che potrebbe succedere.. le conseguenze potrebbero essere gravi..” sospirò.
“No! Giuro che starò attenta e non vi farò andare nei guai! Lo prometto!” Iniziai a sorridere ad entrambi, serenamente, per la prima volta.
“A quanto pare, l’unico problema che hai qui.. si chiama Brian Haner” canticchiò Zacky ridacchiando.
“Già.. non capisco cosa voglia da me, mi ha dato addosso fin da quando sono arrivata..” sbuffai.
“Io sono sicuro che il vostro rapporto migliorerà, alla fine la convivenza forzata darà i suoi frutti!” Annuì Johnny.
“Ehy Gwen, ho un’idea!” Riprese a dire Zacky.
“Cioè?” chiesi curiosa.
“Che ne dici di sentirci suonare?”
“Davvero? Quando??”
“Non so.. anche domani, potremmo farti sentire qualcosa!”
“Com’è che siete disposti nella band?” Domandai ad entrambi.
“Matt è la voce, Jimmy il batterista, Brian e Zacky sono i chitarristi, mentre io suono il basso!” Mi rispose Johnny tutto orgoglioso.
“Non sembrate male.. a me piace la musica metal!” Dissi contenta.
“Non rimarrai delusa, te lo posso assicurare!” Disse Zacky dandomi una pacca sulla spalla.
“Non ne dubito.. Zacky” e gli sorrisi ampiamente.
“Ora è meglio che tu vada a letto e ti riposi.. stanotte non avrai dormito benissimo, penso..” concluse Johnny annuendo.
“Già.. meglio che vada sul serio!” Mi alzai e diedi un bacio sulla guancia ad entrambi.
“Buonanotte!” Mi dissero in coro.
“Buonanotte a voi!” Risposi avviandomi in camera.
Mentre aprivo la porta di camera mia, Brian spuntò dal corridoio, e si mise a fissarmi. Feci finta di non vederlo, ma mentre richiudevo la porta, la bloccò con una gamba e la tenne aperta, poggiandosi allo stipite.
“Vuoi rovesciarmi altro vino addosso?” Gli dissi senza acidità, anzi, con una punta di tristezza.
“Dovevo in qualche modo vendicarmi per stamattina, non trovi?” Mi disse alzando le spalle.
“Ricorda che lo hai voluto tu.”
“Io ho detto solo quello che pensavo!”
“Potevi dirlo in modo più gentile, i tuoi non ti hanno dato un’educazione?” Lo squadrai.
“Si può dire che ho passato la mia vita più con i ragazzi che con i miei, fai un po’ tu.”
“Non sei simpatico.”
“Ah perché, tu lo sei?”
“Come vuoi, buonanotte!” E forzai la porta, spingendolo fuori dalla stanza.
“Buonanotte anche a te, Gwen!” E lo sentii ridacchiare mentre si allontanava.



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Allora, Gates,non rompere il cavolo e stai lì buono dove sei! è.é
Scusate, mi immergo troppo in ciò che scrivo!

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 9. ***


Capitolo 9


Non avevo mai dormito meglio in vita mia, quella notte la passai senza le solite preoccupazioni, senza i soliti pensieri, e soprattutto, riuscii a dormire fino a tardi, su un letto che era effettivamente un letto.
Mi svegliai...
in tutta tranquillità e.. no aspettate, tranquillità un cavolo, mi svegliai con dei suoni abbastanza forti che mi arrivavano alle orecchie, ma non erano suoni sgradevoli! Era.. musica!
Scattai dal letto e misi addosso la prima cosa che trovai fra i miei vestiti, cioè un jeans e una maglietta nera che lasciava nuda una spalla, ma era larga e comoda, perciò la misi senza pensarci due volte e mi catapultai a cercare i ragazzi per tutta la casa, urlando i loro nomi per sovrastare la forte musica, ma nessuno mi rispose. Fino a quando non mi accorsi di una porta bianca chiusa appena che ovviamente dava entrata ad un’altra stanza.. e fui sicura che i rumori provenivano da lì. Mi avvicinai piano e posai l’orecchio sulla superficie per ascoltare: si, quella era la voce di Matt. Bussai, ma nessuno mi sentì, giustamente visto che stavano suonando come dei matti, così aprii piano la porta e infilai dentro la testa, timidamente.
Sorrisi vedendo lo spettacolo che si prestò ai miei occhi: Jimmy era alla batteria e faceva volteggiare le bacchette come se fossero la cosa più malleabile del mondo, Johnny correva di qua e di là con in mano un basso, Zacky e quello stronzo di Brian suonavano spalla a spalla con le loro chitarre e Matt padroneggiava lo spazio davanti imponendosi con la sua voce nasale, cantando più forte che poteva.
“Oh Cristo..” sussurrai estasiata.
 Avevano tutto un altro aspetto da come li avevo conosciuti, loro non erano più i ragazzi che mi avevano ospitata, loro erano delle fottute rockstar! Spostavo freneticamente lo sguardo su ognuno di loro, e per fortuna nessuno si era ancora accorto della mia testolina, visto che la stanza era enorme e piena di aggeggi che li distraevano dalla mia presenza.
Ma finirono di suonare poco dopo e il mio solo respiro riecheggiò in quella stanza, così tutti si accorsero che non erano soli e si voltarono verso la porta.
“Sc-scusate non volevo interrompervi! Solo che avevo sentito della musica e volevo vedere da dove provenisse! –Dissi praticamente in un solo respiro- E.. mi dispiace se vi ho disturbato, a dopo!” Mi morsi un labbro e feci per andarmene, quando Matt mi bloccò chiamandomi dalla stanza.
“Gwen dove vai?? Vieni qui!!” Così tornai ed entrai completamente nella stanza, chiudendomi la porta alle spalle. Mi sentivo talmente piccola rispetto a tutto ciò, che avevo quasi paura.
“Ieri ti ho invitato a sentire qualcosa! Resta con noi, stiamo provando per degli show che abbiamo in programma!” Disse Zacky facendomi un cenno di saluto con la mano.
“Okay.. ahm.. allora mi siedo qui!” Mi sedetti vicino alla porta con le gambe incrociate e lo sguardo rapito dal loro insieme, non sentivo più nessuna sensazione negativa, ma nemmeno quelle positive.. visto che non mi resi conto che le mie guance stavano andando a fuoco. Per fortuna non se ne accorsero, la distanza non lo permetteva.
“Come si chiama l’ultima che avete fatto?” Chiesi senza pensarci due volte.
“Scream, e non è roba per ragazzine!” Brian mi rispose passandomi davanti, per andare a cambiare chitarra. In effetti dietro di me avevo almeno una decina di chitarre diverse, e restai a guardarle incantata.
“Non sono una ragazzina!” Risposi sbuffando.
“Brian, dacci un taglio amico!!” Intervenne Jimmy allargando le braccia, in segno di disaccordo.
“Siete diventati dei babysitter?!?!” Rispose scocciato il chitarrista.
“Oh sentite, poche storie, andiamo avanti che dobbiamo provare!!” Concluse Johnny sorseggiando una birra.
Provavano ancora?? Okay, era la cosa più bella che Johnny potesse dirmi in quel momento, intanto continuavo a ripetermi in mente il titolo di quella canzone, ‘Scream’, per non dimenticarla.
“La prossima, Gwen, si chiama ‘Afterlife’ –disse Matt prendendo il microfono- e sono abbastanza sicuro che l’amerai, fidati!” Si mise in posizione aspettando che gli altri iniziassero.
Io gli sorrisi e si, mi fidavo, mi fidavo di tutto ciò che mi diceva! Dopo quello che avevo ascoltato prima, sarebbe venuto naturale a chiunque!
Fu messa una base di violini nel grande impianto, e loro iniziarono a suonare dopo l’intro, come se fosse la cosa più spontanea del mondo. Quasi mi si mozzò il respiro in gola. E dandomi degli immaginari pizzicotti ai fianchi, dovetti ammettere che Brian, con quello strumento in mano, era davvero, insieme a Jimmy, l’elemento più energetico ed esplosivo del gruppo, roba da svenirgli di fronte.
‘COSA CAZZO STAI PENSANDO, GWEN?!’ Mi dissi subito dopo, scuotendo la testa.
E non mi accorsi che questi pensieri mi avevano distratto dal guardare loro, ma soprattutto, dal guardare lo stesso Brian che si stava avvicinando, sotto lo sguardo corrucciato di Zacky e Jimmy, che non vedevano certamente bene la cosa.
Un assolo. Mi suonò l’assolo di quella canzone praticamente standomi a pochi centimetri di distanza, fissandomi negli occhi, ma per fortuna, io ero seduta e lui non poteva fare altro se non sorridermi strafottentemente e allontanarsi a fine assolo.
Cosa diavolo significava?! Cosa voleva da me quell’essere dipendente dalla piastra per capelli?!




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Syn, sei uno stronzo ù_ù
Hahaha, come continuerà? ;)

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10. ***


Capitolo 10


“Matt.. ti squilla il telefono..” disse tranquillamente Brian mentre era spaparanzato sul divano a guardare la tv insieme ai ragazzi, mentre Matt era seduto con me a illustrarmi alcuni loro testi, che stavo apprezzando tantiss...imo.
Ormai erano già dieci giorni che abitavo con i ragazzi. Mia madre non mi aveva nemmeno chiamato al cellulare, nemmeno un messaggio. Wow, cosa mi aspettavo? Nulla, era questa la risposta che avrei dovuto dare a me stessa da quella famosa sera.
Matt prese il telefono e si alzò dal tavolo, facendomi segno di dargli due minuti per chi c’era dall’altra parte della chiamata, io sorrisi e lo lasciai fare, stando in silenzio. Dopo circa un minuto di conversazione, a Matt si illuminarono gli occhi, e parlando parlando, si parò di fronte alla tv coprendo la visuale dei ragazzi che si misero a sbuffare. Matt spense la tv e attivò il vivavoce, attirando l’attenzione di tutti.
“..E perciò ritengo che anche da domani possiamo iniziare con i servizi fotografici, cosa ne dici?” Sentii questa frase uscire dal cellulare del ragazzo con gli occhi verdi e mi misi ad ascoltare incuriosita.
“Si, certo, per me e per i ragazzi non c’è problema Val, è tutto okay.” Disse soddisfatto Matt.
“Bene, allora tutto è fissato per domani mattina alle 9:00!”
“Ci saremo!”
“Ah, Matt, ti conosco da così tanti anni che riesco anche a capire quando fai la faccia da ebete attraverso il telefono!” Disse ridacchiando l’altra voce, e per chi non l’avesse capito, Val era una ragazza.
Si scatenarono le risate generali dei quattro e il broncio offeso di Matt, mentre io sorridevo guardando la scena, anche se quella voce mi dava come una sensazione di fastidio, nonostante fosse una dolce voce molto femminile.
“Si okay certo, grazie eh! A domani Val!” E Matt chiuse la chiamata tenendo il broncio.
“Matt.. toglimi una curiosità –si schiarì la voce Jimmy- stai così perché domani abbiamo il servizio fotografico o perché hai sentito Valary?”
“Ma che domande James.. –sbuffò Matt- ovvio che sono contento per il servizio fotografico!” E dicendo questo, venne a risedersi vicino a me, continuando a parlarmi dei testi.
“E.. chi è Val? Non me ne hai mai parlato..” dissi cercando di fingermi disinteressata.
“E’ la nostra manager, la nostra assistente, insomma, si occupa delle cose noiose..” mi rispose alzando le spalle.
“Ah capisco.. e.. siete molto amici?”
“Tutti noi le vogliamo un gran bene, si..”
“Okay..” sospirai e sorrisi, cercando di non pensarci.
In quei dieci giorni mi ero affezionata molto a tutti, le cose erano migliorate per me e per loro che avevano una nuova coinquilina, l’unico punto interrogativo rimaneva sempre Brian, che poi tanto punto interrogativo non era, visto che continuavamo a romperci le scatole a vicenda. Ma.. ero abbastanza convinta di avere una cotta per Matt, insomma.. gli volevo molto bene, lui ne voleva a me, anche se sapevo che non sarebbe potuta andare oltre, visto che lui era un adulto, e io solo un’adolescente.
“Beh io salgo allora, buonanotte Matt..” gli diedi un bacio sulla guancia e sgattaiolai di sopra senza far rumore, ma invece di andare in camera mia, andai dritta dritta sull’attico. Il cielo era sereno, le stelle si vedevano perfettamente e decisi di passare un po’ di tempo a godermi l’aria fresca e la vista della città dall’alto.
Accesi una sigaretta e la portai alle labbra con una tranquillità assurda, stendendomi sull’asfalto che emanava un odore molto forte. Dopo una manciata di minuti, sentii dei passi, e mi resi conto di non essere sola:
“Brian, non è serata, per favore.”  
“A dire il vero Brian sta rollando al piano di sotto!” Due occhi azzurri mi fissavano dall’alto, sorridendo.
“Jimmy!” Mi misi a sedere e gli sorrisi, offrendogli una sigaretta che non rifiutò.
“Mi è sempre piaciuto questo posto, lo trovo fantastico.” Disse accendendo da me e facendo subito un tiro.
“E’ molto bello, rilassante.. –sospirai e poi cambiai discorso- e così domani avete un coso là.. un..”
“Servizio fotografico”
“Esatto!”
“Già.. e non ho la minima voglia di farlo!” Disse sbuffando con poco entusiasmo.
“Perché??”
“Perché sono noiosi.. Jimmy, stai così, Jimmy, fai questo, James, fai questa espressione! E’ tutto così calcolato.. che noia..”
“Beh si infondo hai ragione..” dissi alzandomi e spegnendo la sigaretta schiacciandola con un piede.
“Che ne dici se domani sera ce ne andiamo in giro? Non siamo usciti nemmeno una volta da quando sei qui!”
“Con tutto il gruppo, dici?”
“No, io intendevo solo io e te!” Mi voltai a guardarlo confusa, mentre sulle sue labbra c’era un sorrisetto che prometteva molte sorprese.


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Gwen, cara, valuta bene la posizione in cui ti trovi, LOL.
Aspetto le vostre recensioni! ;)



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Capitolo 12
*** Capitolo 11. ***


Capitolo 11


“Mh.. direi che sarebbe carino!” Gli risposi sorridendo.
“Perfetto! Andiamo in moto!”
“In moto?” Sgranai gli occhi. Le moto mi terrorizzavano.
“Hai paura?” Mi chiese inclinando di un po’ la testa.
“Un po’..” confessai sfregando le mani fra loro.
“Non me la cavo male col guidare, puoi stare tranquilla!” Mi rassicurò ridendo.
“Si certo, ne riparleremo quando andremo a schiantarci!” Dissi ridendo con lui. Di tutta risposta lui si alzò e mi raggiunse, gettò via la sigaretta e si sporse sul cornicione, poggiandoci sopra le braccia tatuate, dicendo:
“Non ti farei mai del male” e si voltò verso a guardarmi.
“Lo so, e ti ringrazio.. –annuii sinceramente- ora però è meglio che vada.. mh.. buonanotte Jimmy.” Sorrisi e mi alzai sulle punte per potergli dare un bacio sulla guancia sinistra, e lui mi aiutò chinandosi leggermente.
“Buonanotte Gwen!”
“Tornai in camera e misi la tenuta per andare a letto, un pantaloncino corto e una larga maglia bianca. Mi guardai allo specchio che c’era dietro la porta e sorrisi portando le mani sui fianchi. Forse era vero, non mi davo abbastanza valore, avevo capello lunghi e non troppo scuri, di un castano mischiato col biondo, perfettamente in sintonia con la pelle chiara, e due occhi scuri e luminosi, con le ciglia lunghe. Un naso piccolo e le labbra sottili, che avevo fatto sorridere davvero troppo poco in quegli anni. Mentre ci pensavo, lo specchio iniziò a tremare, e mi resi conto che c’era qualcuno che bussava alla porta:
“Avanti!” Dissi sciogliendo i capelli e infilandomi tranquillamente sotto le coperte.
“C’è posto per qualcuno che vuole divertirsi?”
“Fuori di qua, Brian.”
Mi mostrò le due birre che aveva in mano ed entrò come se quello che avessi detto contasse meno di zero, e si chiuse la porta alle spalle.
“Ho portato anche da bere!”
“Vedo, ma quale parte di ‘fuori di qua’ non ti è chiara?”
“Allora, domani vieni con noi al servizio fotografico?”
“Brian, vedo che ascolti con attenzione quello che dico!”
Mi misi a sedere abbastanza scazzata. Lui venne a sedersi vicino a me e mi passò una birra. Iniziammo a bere sorseggiando.
“Dai, rispondi!” Mi disse.
“Non lo so.. che tipo si servizio fotografico è?”
“Diciamo che sarà.. sexy.” E si avvicinò pericolosamente.
“Brian, non sono ancora ubriaca.”Dissi mettendogli una mano sul petto, allontanandolo.
“Vieni, fallo per me..” mi sussurrò mostrandomi gli occhi scuri con aria da cane bastonato.
“Senti, tu sei quello che mi odia qui dentro, e la cosa è reciproca. Si può sapere cosa vuoi?”
“Voglio giocare, ecco tutto.” Disse attorcigliandosi una ciocca dei miei capelli fra le dita.
“E se io non volessi?” Lo guardai inclinando di un po’ la testa.
“Saresti una sciocca. Sai quante nostre fan pagherebbero oro per essere al tuo posto?” Alzò un sopracciglio dicendolo.
“Io nemmeno vi conoscevo!” Risi e alzai le spalle.
“Ma ora ci conosci, e –si avvicinò ancora di più- non mi sembri del tutto indifferente.”
“Cosa ne vuoi sapere tu?” Mi scansai e abbassai lo sguardo.
“Ho visto come guardi Matt. Ti piace, vero?” Un sorriso trionfante apparve sul suo viso. Mi alzai infastidita e sbuffai.
“Fatti gli affari tuoi!”
“Dico solo quello che vedo! E non è l’unica cosa che ho visto..” disse finendo la birra. Lo guardai sospettosa e sospirai preoccupata:
“Cosa vuoi dire?” Incrociai le braccia al petto.
“Io sono il migliore amico di Jimmy, se non l’avessi capito.”
“E io cosa dovrei fare?”
“Nel senso.. le notizie passano da me a lui e viceversa in tempo molto molto breve.” Si poggiò all’indietro sulle mani e mi guardò.
“E allora?”
“Domani sera, cercate di divertirvi, in tutti i sensi” rise e si alzò avvicinandosi.
“Stammi lontano.”
Allungò la mano destra verso il mio viso e mi accarezzò le labbra con il pollice, senza dire nulla. Poi rise e si allontanò uscendo dalla camera, sotto il mio sguardo corrucciato.


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Dajeeeee questo servizio fotografico! Cosa faranno? Come andrà l'uscita di Gwen e Jimmy? :)


 

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Capitolo 13
*** Capitolo 12. ***


Capitolo 12


Due auto. Una guidata da Zacky, l’altra da Matt. In quella di Zacky c’erano Jimmy e Johnny, nell’altra io.. e Brian.
“Come sei silenziosa!” Mi disse Matt guardandomi dallo specchietto retrovisore.
“Eh? Io? No!! E’ solo che stavo pensando a questo servizio fotografico.. non ne ho mai visto uno da vicino!”
“Alcuni sono molto interessanti, altri meno. Dipende da come vengono impostati, da chi li organizza..”
“Capisco” Risposi interessata, e sorridendo.
“Matt, dici che Valary sarà gelosa?” Eccolo, lo stronzo all’attacco, che si divertiva a punzecchiare Matt.
“Di cosa?”
“Delle ragazze che prenderanno parte al servizio!” Alzò le spalle.
Quali ragazze?!?!
“Val sa che è il nostro lavoro, fa parte del gioco!”
“E che gioco!” Rise malizioso Brian dando una pacca sulla spalla all’amico seduto di fianco, mentre io non facevo altro che domandarmi se quello a cui avrei assistito fosse un servizio fotografico o la registrazione di un film a luci rosse.
Arrivammo in breve tempo agli studi dove venivano fatti i loro servizi fotografici, e scesi tutti dalle rispettive auto, entrammo in una grande sala piena di strumenti per gestire la luce, teli bianchi, macchine fotografiche, pc e roba varia. Ci accolse una ragazza bionda, alta, con due occhi hazel e la pelle perfetta, labbra chiare sempre sorridenti e un fisico da urlo.
“Oh, ciao ragazzi!” Disse tutta presa.
“Ciao Val, tutto bene?” Attaccò bottone Matt, mentre gli altri ricambiarono il saluto con un amichevole cenno o un gesto della mano, e andavano nei rispettivi camerini a cambiarsi con truccatrici e assistenti.
“Si, non ci lamentiamo –sorrise e mi guardò- chi è questa ragazza? Non me la presenti?”
“Oh certo! Valary, lei è Gwen, una mia amica. Gwen, lei è Valary.. una mia amica!” La ragazza mi porse gentilmente la mano e io la strinsi ricambiando il sorriso.
“Resti a guardare, Gwen?” Mi domandò entusiasta.
“Si, i ragazzi ci tenevano, e così.. eccomi qui!” Quella ragazza non era male, mi feci un’idea sbagliata quando la sentii attraverso il telefono.
“Oh bene, potrai aiutarmi se vuoi! Matt, tu vai con gli altri, non fare il solito imbambolato, su!” E spinse il ragazzo dalle spalle, avviandolo verso i camerini. Lui rise e camminò raggiungendo gli altri.
“C’è un bel legame fra voi, vi conoscete da tanto?” Dissi innocentemente quando Matt fu lontano.
“Eravamo poco più che bambini quando ci siamo conosciuti” si voltò sorridendomi e prese dei fogli su cui era scritto il programma della giornata.
Annuii consapevole che quella risposta mi dava già la metà delle risposte alle domande che mi stavo ponendo in quel momento, e non feci altro che guardarla sorridendo, infondo quella ragazza non aveva fatto niente di male, ero io l’intrusa!
Mentre pensavo, sbucarono dai camerini opposti a quelli dei ragazzi almeno una decina di ragazze in completini intimi succinti e capelli lunghi, sfatti, proprio nello stile delle poco di buono. Truccate pesantemente, camminavano su tacchi fin troppo alti e squadravano tutti i presenti in sala dall’alto in basso, provocando sicuramente un senso di odio in chiunque le guardasse. Delle zoccole, insomma.
“Valary.. chi sono queste qui?” Chiesi mentre diventavo viola dalla rabbia.
“Modelle ingaggiate per il servizio, ma ti assicuro che non è stata un’idea mia. Il produttore ha voluto questo tipo di servizio fotografico affinchè si desse un’idea spinta e sexy dei ragazzi, per far svenire le ragazzine di mezzo mondo e quindi aumentare le vendite, invece che lavorare per bene sulla loro musica.” Mi guardò arrabbiata almeno quanto me e ci scambiammo un’occhiata quasi schifata alla vista di tutte quelle oche, per poi ridere, complici.
Le nostre risate furono interrotte dall’uscita dei ragazzi dai camerini. Vestiti.. o meglio.. conciati come dei dannati, di quelli sexy e misteriosi, truccati con matita nera fino al midollo, i tatuaggi ben in evidenza, alcuni non li avevo nemmeno mai visti, e piercing che.. dannazione, da quando Zacky aveva un septum e gli snake bites?? E Jimmy un central labret?? Brian, da quanto cazzo hai un anellino al naso? Johnny, anche tu?!?! Spalancai la bocca e da viola diventai rosso bordeaux, rannicchiandomi in un angolo remoto della sala, per non farmi vedere e nascondere l’evidente tentazione di saltare addosso a tut.. per nascondermi.
Iniziarono a portare in sala delle corde spesse, dei ganci, e io guardai Valary:
“Corde e ganci?”
“Se sapessi cosa vogliono fare..”
“Val, io strapperei i capelli a tutte.”
“Non dirlo a me.”
I ragazzi iniziarono a disporsi in questo modo: Zacky, Matt e Jimmy in piedi uno contro l’altro, mentre Johnny e Brian stavano seduti a terra. Iniziarono a legare le mani ai tre ragazzi che stavano in piedi e poi avvolsero le corde intorno ai loro corpi dando l’impressione che fossero immobilizzati, mentre le braccia di Matt erano issate verso l’alto. Le ragazze si posizionarono intorno a loro, e mentre alcune davano l’idea di voler dominare sui ragazzi legati, altre si strusciavano addosso a Brian e Johnny, che erano comodamente seduti e si godevano la situazione.
Feci una risatina nervosa, e Valary lo stesso.
“Tra quanto finisce questo strazio?”
“Due ore.. tre massimo.” Sospirò la ragazza mordendosi un labbro.



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E finalmente abbiamo partorito questo servizio fotografico, ma non è finita qui! ;)
Aspetto le vostre recensioni!

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Capitolo 14
*** Capitolo 13. ***


Capitolo 13


Val guardò l’orologio esasperata. Erano passate ormai tre ore dall’inizio di quella ‘bellissima’ esperienza, e iniziavamo ad annoiarci entrambe, ma non per il servizio fotografico in sé, più che altro per la situazione in gene...rale, anche se durante tutto quel tempo, l’avevo aiutata con gli strumenti e le posizioni da far assumere ai ragazzi. Eravamo state professionali!
“Direi che può bastare, ragazzi!” Oh, finalmente l’aveva detto.
Tutti andarono a cambiarsi, anche le ragazze, e io e Val rimanemmo sole.
“Gwen, vai pure a fare un giro se vuoi, io qui ho ancora da fare delle cose, ma non ci metterò molto”
“Sicura? Posso gironzolare?”
“Certo! Fai solo attenzione a non perderti!” Mi sorrise e mi fece un cenno della mano. Sorrisi anche io e mi avviai per la struttura, curiosa di vederla tutta. Iniziai prendendo un corridoio abbastanza lungo e ben illuminato, alcune porte erano aperte, e si intravedevano stanze conciate a mo’ di archivi, studi, altre invece erano piene di strumenti, oggetti scenici. Mi incuriosì una stanza con dentro alcuni oggetti scenici e decisi di entrare a dare un’occhiata, ma andai a sbattere contro qualcosa e indietreggiando, mi chiusi alle spalle la porta. Quando andai per aprirla, qualcosa andò storto, perché quella dannata cosa non voleva più aprirsi, e caddi letteralmente in panico. Era una stanza senza finestre, quindi anche se fuori era giorno, dentro era completamente buio, e non riuscendo a trovare l’interruttore, mi venne immediatamente l’ansia, e iniziai a battere sulla porta, con la speranza che qualcuno mi sentisse:
“VALARY!! RAGAZZI!!” Niente, mi ero persa, ed ero sola.
-
I ragazzi si erano cambiati ed erano tornati in sala, chiacchieravano fra di loro, mentre le ragazze, cambiate anch’esse, se ne erano andate via dopo aver salutato tutti, con superficialità.
“Dov’è Gwen?” Chiese Johnny, guardandosi intorno.
“Oh.. è andata a fare un giro per gli studios, penso sarà di ritorno fra poco!” Rispose Val alzando le spalle sorridente.
“Da sola?” Chiese Matt un po’ preoccupato.
“Si, ma non c’è pericolo, le ho detto di stare attenta!” Così dicendo, Val prese certi fogli in mano e si allontanò verso un gruppo di ragazzi mentre sistemavano gli oggetti scenici.
“Non sono tranquillo.. –disse Matt grattandosi la nuca- aspettiamo qualche minuto, e se non torna, andiamo a cercarla.”
“Cazzo quante paranoie che ti fai Sanders! Stai calmo, non è mica stupida!” Disse Brian accendendosi una sigaretta.
“Io sono con Matt. Gli studios sono grandi, ed è la prima volta che lei ci viene, andare in giro da sola non è stata una buona idea..” Jimmy era preoccupato tanto quanto il cantante della band.
“Anche io lo penso” annuì Zacky.
“Okay, allora direi di andare fuori a fumarci una sigaretta, e se quando rientriamo non è ancora tornata, ci dividiamo e la cerchiamo, d’accordo?” Johnny prese il pacchetto e l’accendino.
“No, io non vengo a cercarla! Sono sicuro che tornerà!” Brian uscì fuori e si mise a sedere su un muretto, calando sugli occhi gli occhiali da sole, e continuando a fumare.
“Giuro che non lo sopporto quando fa così, Cristo!” Matt brontolò e lo seguì fuori, sotto lo sguardo degli altri tre, che poi fecero lo stesso.
-
Ormai era passata almeno mezz’ora, ed io non trovavo via d’uscita, mi mancava il respiro ed ero completamente sudata, in preda al panico. E se non si fosse capito, si, sono claustrofobica, e ho paura del buio.
“Ragazzi per favore.. sono qui..” dissi lasciandomi scivolare sulla porta.
-
I ragazzi tornarono dentro seriamente preoccupati, (anche Brian aveva iniziato a preoccuparsi) e si decisero a cercare la ragazza, dividendosi per i corridoi, mentre Val, ormai preoccupatissima anche lei, e col senso di colpa che la divorava, rimase in sala, in caso Gwen fosse tornata da sola, cosa alquanto impossibile.
“Okay, io e Johnny andiamo a destra, Jimmy e Brian a sinistra, e Zacky cerca al piano di sopra, d’accordo?” Matt voleva sbrigarsi e riabbracciare la ragazza il più presto possibile.
“D’accordo, il primo che la trova, fa uno squillo agli altri, e poi ci ritroviamo in sala, a dopo!” Zacky rispose e si dileguò per le scale, e anche gli altri fecero lo stesso.
Destino volle che Jimmy e Brian, dopo aver percorso qualche corridoio senza successo, presero proprio quello in cui era bloccata Gwen, e siccome c’era silenzio assoluto, riuscirono a sentire i colpi battuti alla porta con forza che la ragazza ancora riusciva a dare.
“Brian sento qualcosa..” Jimmy fece un gesto della mano e affilò lo sguardo.
“Anche io..” Brian fece attenzione alla provenienza dei colpi e si affrettò a camminare verso la porta incriminata, provando ad aprirla, senza successo.
“Gwen?? Sei qui??” Urlò Jimmy battendo alla porta con forza.
“Jimmy sono qui!! Ti prego tirami fuori, ho paura!!” I due sentirono il pianto della ragazza, e mentre Brian infilava nella serratura la chiave universale che aveva intelligentemente preso dalla sala, Jimmy si affrettava ad avvisare gli altri con il cellulare.


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L'hanno trovata, yeeeeah! Chissà che spavento, povera ragazza ç_ç
Come reagirà Gwen scoprendo che sono stati proprio Jimmy e Brian a trovarla?

 

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Capitolo 15
*** Capitolo 14. ***


Capitolo 14

Quando vidi la luce farsi spazio in un solo colpo, e Brian piombarsi di fronte a me, fui quasi felice di aggrapparmi a lui con tutta la forza che avevo, tirando un sospiro di sollievo.
“Gwen.. calmati.. –mi accarezzò i capelli...
- stai bene?”
“Sto bene.. sto bene..” dicevo col fiato mozzato, tenendo la presa sulla sua maglietta.
“Vieni, usciamo fuori di qui..” mi tenne per mano e mi condusse fuori dalla stanza, dove c’era Jimmy, con in mano il cellulare.
“Dio mio Gwen.. stai bene??” Si avvicinò, mi spostò i capelli dal viso e mi guardò preoccupato.
“Si Jimmy, è.. è tutto a posto..” riprendevo fiato un po’ alla volta.
“Gli altri ci aspettano in sala.. –disse Brian sciogliendo la mia mano dalla sua con delicatezza- io vado, vi aspettiamo.” Annuii e lo guardai andare via.
“Come hai fatto a.. a finire là dentro??” Il ragazzo sgranò gli occhi e mi guardò freneticamente.
“Non lo so! Ero entrata per dare un’occhiata e la porta si è chiusa ed era tutto buio e io.. ho avuto tanta paura Jimmy!” Lo abbracciai di slancio. Non piangevo più, ma ero comunque spaventata.
“Era solo una stanza.. su.. è passato tutto..” mi teneva stretta e mi accarezzava la schiena.
“Una stanza buia, e.. chiusa..”
“Sei claustrofobica?” Feci cenno di si e lui fece una smorfia dispiaciuta, tornando ad abbracciarmi.
“Stai meglio?”
“Si si.. possiamo anche andare.. Jimmy?”
“Dimmi”
“Perché c’era anche Brian? Perché è venuto lui?”
“Perché ci siamo divisi per cercarti e.. –sospirò- guarda caso, io e lui abbiamo trovato te.” Sorrise.
“Capisco.. mh.. ringrazialo da parte mia, visto che io.. non ho il coraggio di farlo, dopo tutti i dispetti che ci siamo fatti.”
“Siete due bambini!” Si mise a ridere e insieme a lui tornai in sala, dove una Valary completamente in preda al panico mi venne incontro e mi stritolò fra le braccia:
“Scusami ti prego, non avrei dovuto lasciarti andare da sola, ho sbagliato!! Stai bene??”
“S-si Val.. ma così n-non respiro!” Sorrisi e lei si staccò da me, tirando un lungo sospiro.
Zacky, Matt e Johnny vennero ad abbracciarmi, e Matt sembrò particolarmente turbato:
“Come stai?”
“Sto bene Matt.. mi hanno trovata e ora sto bene..” annuii guardandomi in giro. Brian era poggiato al muro di schiena e teneva una gamba piegata ad esso, con le braccia incrociate.
“Direi che se abbiamo finito possiamo anche andare!” Che uscita infelice, Brian.
“Si, andiamo.” Dissi sospirando.
Salutammo tutti e tornammo a casa, l’ora di pranzo era passata e io avevo una fame abnorme, infatti appena fummo entrati tutti, la prima cosa che feci fu chiedere a Zacky di preparare qualcosa, perché non resistevo più.
“Arriva subito, ti chiamo quando è pronto.” Sorrise e mise a fuoco un po’ d’acqua, annegandoci dopo la pasta, e mentre lui era intento a sbrigarsela con i fornelli, io uscii fuori sul terrazzino, a prendere un po’ d’aria. Ero decisamente più tranquilla, mi sembrava però di aver vissuto un incubo.
“Mi dispiace per quello che è successo..” mi voltai verso l’entrata al terrazzino, Matt era poggiato sulla portafinestra con in mano una sigaretta.
“Non importa! Ora è tutto a posto!” Gli mostrai un sorriso sincero.
“Immagino avrai avuto paura.. ti ha trovato Brian?”
“Mi ha trovata lui insieme a Jimmy..”
“Ho capito.” Sorrise e si avvicinò.
“C’è qualcosa che.. mi devi dire?” Mi venne spontaneo chiederglielo, dato che il suo sguardo stava parlando fin troppo.
“So che stasera hai un’uscita con Jimmy!” Il mondo è fottutamente piccolo.
“Beh si.. –mi grattai la nuca- perché?” Ero incerta su cosa dirgli, a quel punto.
“Niente, chiedevo!” Sorrise mostrando le fossette tanto profonde che quasi lo risucchiavano in un vortice di tenerezza.
“Tra te e Val invece?”
“Mh?”
“Non fare il finto tonto! –Gli diedi una leggera spinta- Si vede che ti piace, e che tu piaci a lei, dovreste uscire insieme!”
“E se andasse male?”
“E se andasse bene?”
“Siamo troppo amici per poterci provare, perderei tutto ciò che ho costruito con lei se non dovesse funzionare.”
“Preferisci vivere nel dubbio?”
“Dire di no..”
Gli sorrisi e tornai dentro canticchiando le parole di Seize the Day. Faceva male, male da morire dover aiutarlo in quella circostanza, ma proprio perché volevo che fosse felice, non potevo fare altro.
Andai a gustarmi il mio piatto di pasta e intanto pensai a cosa indossare per l’uscita con il bel batterista.

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Strane reazioni di Brian, mah ù___ù Carino Matt che si preoccupa :3
Come andrà l'uscita tra i due ragazzi? Commentate!


 

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Capitolo 16
*** Capitolo 15. ***


Capitolo 15


“Gwen..” sentivo scuotermi per una spalla da una mano dolce e premurosa, e una voce chiara e tenue cercava di svegliarmi.
“Altri cinque minuti mamma..” 
“No cara, non sono tua mamma, sono Zacky!” 
“ZACKY!” Mi misi a sedere rossa d’imbarazzo e con la voce ancora impastata dal sonno mugugnai qualcosa di incomprensibile, mentre mi stropicciavo gli occhi.
“Ti sei addormentata sul divano mentre guardavi la tv, eri stanca e si vedeva..” mi disse sorridendo. Quel ragazzo mi era sembrato all’inizio un po’ spocchioso e arrogante, ma devo dire che mi sbagliavo. Era molto dolce e premuroso con me, ed era anche un po’ il ‘mammo’ di casa. Era sempre bello passare del tempo con lui, e se c’era Johnny, anche meglio! Insieme ne facevano di cazzate, ma mi facevano ridere sempre e comunque, li amavo da morire!
“Ah.. davvero?” Mi passai una mano fra i capelli e socchiusi gli occhi.
“Si, davvero!” Rise guardandomi in volto.
“Che hai da ridere?!?!” Gli tirai un cuscino.
“Rido del fatto che tu e Mr.Sonoilpiùaltodellaband avete un’uscita fra tipo.. un quarto d’ora, e tu sei ancora in queste condizioni!” Quasi rotolò sul divano e scoppiò a ridere.
“MA PORCA TROIA ZACKY! NON POTEVATE SVEGLIARMI PRIMA?!?!” Saltai giù dal divano e corsi in camera mia, mentre lui mi seguiva tra una risata e l’altra.
“Dormivi così bene, sarebbe stato un peccato svegliarti!” Cercava di giustificarsi lui.
“Ma dove sono tutti??” Dissi accorgendomi solo allora del silenzio in casa.
“Brian è in sala da solo a sistemare le sue chitarre, Johnny è andato a comprare le sigarette con Matt e Jimmy..”
“Mi avete chiamato?!” Il Batterista entrò in camera mia mentre cercavo qualcosa di decente e comodo da mettere addosso.
“..appunto, era a prepararsi. Wow amico, sei un figo! -Zacky si voltò verso Jimmy con un’espressione compiaciuta e poi si voltò verso di me- vero Gwen??” Arrossii violentemente guardando bene il ragazzo con gli occhi color dell’oceano. Come dare torto a Zacky? Quei jeans scuri e strappati tenuti saldamente da una cintura borchiata e associati ad una t-shirt scura anch’essa con un enorme teschio sul petto, di color grigio come le borchie, non facevano altro che renderlo ancora più bello di quello che già era. E i capelli sistemati un po’ alla buona, con i soliti ciuffi nerissimi davanti agli occhi e quelli sparati dietro, tutti scomposti. Un tipo stravagante, stravagante ma.. bellissimo.
“Eh?? –scossi la testa- Si, certo, stai bene Jimmy!” Disinvoltura: finsi che era una meraviglia!
“Andate in moto giusto? Cercate di non andare a schiantarvi, e se dovete scop.. ahm.. no, ho fatto tutti gli avvisi necessari, vado a strimpellare con Brian, ciao ragazzi, ci vediamo quando tornate!”
Dire che presi fuoco in quel momento è dire poco. Mi dileguai con i vestiti nella stanza da bagno per fare una doccia veloce e darmi una sistemata ai capelli.
“Aspettami pure in salotto, io arrivo subito!” Dissi a Jimmy quando mi chiusi nella doccia.
“Okay, io scendo allora, inizio a prendere i caschi!” Così dicendo lo sentii fischiettare e mentre mi rilassavo per quello che potevo sotto l’acqua calda, pensavo a come evitare qualsiasi eventuale figura di merda durante l’uscita.
-
Zacky bussò alla porta della stanza dove Brian stava suonando da un bel po’ ormai, e andando a prendere la sua chitarra, si sedette di fianco a lui iniziando ad accordare il suo strumento.
“Tutto bene?” Gli chiese mentre sistemava le corde.
“Come sempre.” Rispose alzando le spalle e smettendo di suonare.
“Geloso?” Ahia, Zacky aveva colto nell’orgoglio più profondo l’amico chitarrista senza nemmeno girarci intorno.
“Non dire puttanate Vengeance!” Si alzò di scatto e andò a posare la sua chitarra, sistemandosi poi la giacca nera nervosamente addosso.
“Okay Brian, vai tranquillo, era una domanda!” Il ragazzo con il septum si mise a giocare con i piercing alle labbra ridacchiando, mentre vedeva l’amico visibilmente infastidito uscire fuori dalla sala a pugni stretti.
“Siamo solo all’inizio..” sussurrò Brian con un sorriso storto sulle labbra mentre attraversava il lungo corridoio.


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Brian geloso, LOL, ti sta bene! v.v
Jimmy, oddio, anche io voglio uscire con lui çç
Okay, basta, sto diventando ridicola <3 aspetto i vostri commenti! Bacioni!

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Capitolo 17
*** Capitolo 16. ***


Capitolo 16


“Sicuro che sia un locale come tanti e non un bordello?” Ridacchiai mentre entravo con Jimmy in un piccolo locale, illuminato da luci con colori freddi, dove c’erano divanetti di svariate misure e tavoli pieni di qualsiasi genere di alcool. Insomma, roba per bambini proprio. Ah, per non dimenticarci delle ragazze mezze nude che ballavano sparpagliate qua e là.
“Si certo.. solo che a volte l’aria si surriscalda e diventa un posto non adatto alle ragazzine! –Sospirò e mi guardò serio- Scherzavo Gwen!” Scoppiò a ridere e si insinuò tra le tantissime persone che riempivano il locale quella sera, incitandomi a seguirlo, cosa che feci, fino ad arrivare ad un divanetto libero, dove entrambi prendemmo posto e ordinammo da bere al cameriere che passava di lì.
Passammo un bel po’ a parlare di entrambi, della nostra infanzia, della nostra adolescenza, e lui mi raccontò di come e quando si formarono gli Avenged Sevenfold. Ma mi raccontò soprattutto di lui, dei problemi che aveva avuto in passato, e di quelli che aveva in quel periodo.
“Una volta ho fatto a botte diciassette volte in un giorno!”
“DICIASSETTE VOLTE??” Scoppiai a ridere e mi poggiai allo schienale del divanetto.
“Mh mh! Da ragazzino ero un tornado, non che ora sia molto diverso eh! Combino solo casini ma do davvero il cuore a chi voglio bene” e mi sorrise come un bambino. Come poteva un ragazzo come lui aver passato tanti guai e aver combinato tanti disastri con quel faccino lì?
“Penso comunque che con l’età si cambi e si maturi, Jimmy, davvero. E poi ora sei in una band, sei famoso, tutti ti ammirano, o meglio vi ammirano. Perché complicarsi la vita?” Alzai le spalle bevendo il mio drink.
“Vedi.. –sospirò- l’essere in una band è un sogno, per di più se sei in una band con gli amici di una vita. Sono felice di essere ciò che sono e di avere loro, di avere la mia musica e il resto ma.. a volte mi manca la vita che avevo prima, -fece una piccola smorfia- nel senso, mi manca la tranquillità delle giornate che avevo prima, la mia solita routine, i miei quattro semplicissimi amici, le ragazze del quartiere che frequentavamo, insomma, le cose che fanno i ragazzini no? Abbiamo iniziato a fare musica così presto che siamo dovuti crescere in fretta, e ora che abbiamo quasi trent’anni ciascuno, siamo una massa di irresponsabili che ancora si divertono a fare sanguinose partite alla Play!” Rise con un pizzico di tristezza.
“Ascoltami Jimmy –mi avvicinai- voi.. si, anche Brian, avete un talento enorme. Vi ho ascoltati, siete praticamente quello che io definisco ‘musica’, o almeno, rispecchiate a pieno ciò che a me piace, quello che mi fa stare bene. Forse la musica vi ha impedito di godere a pieno del vostro tempo e della vostra vita, ma guarda dove vi ha portati! Da quando vi ho ascoltati la prima volta quel giorno, a volte passo del tempo su internet a cercare vostri video di esibizioni, concerti, e anche di cazzate! –risi- Cerco vostre foto, vostre informazioni.. e sai perché? Perché mi affascinate. E siete perfetti così, anche con la vostra irresponsabilità, o la vostra infantilità! Insomma, meglio cinque trentenni rimasti adolescenti che cinque adolescenti che fingono di essere adulti affermati! Sarebbe snervante, non credi??” Sorrisi e gli spostai i capelli dal viso.
“Sai cosa? Hai ragione! E ora, tanto per confermare la mia infantilità, sai cosa facciamo?”
“Cosa?” Lo guardai quasi preoccupata.
“Intanto usciamo di qui, poi ti dico!” Mi prese per mano e mi portò fuori da quel locale decisamente troppo affollato per i gusti sia miei che suoi.
“Jimmy, è mezzanotte passata.. dove vorresti andare??”
“Ti piace la spiaggia? In moto ci arriviamo subito!”
“Te la senti di guidare?” Dissi mordendomi un labbro. Dopo tutto avevamo bevuto, anche se poco, e le moto non mi stavano simpaticissime.
“Ehy, stai parlando con Jimmy ‘The Rev’ Sullivan. Non con un ragazzino qualsiasi!” Rise. Quella risata era fantastica.
“Si però metti bene il casco e vai piano!” Gli diedi una pacca sulla spalla (per così dire, visto che era molto più alto di me) e indossai il mio casco, salendo sulla moto dopo di lui.
L’aria fresca investiva il mio viso, e ogni tanto Jimmy si voltava velocemente per sorridere, per poi tornare a guardare la strada.
“Rallenta, per favore..” gli suggerivo ogni tanto a bassa voce, stringendomi di più alla sua vita, chiudendo gli occhi.
Arrivammo in spiaggia con ancora il freddo del vento preso addosso, e la prima cosa che facemmo, fu sederci sulla sabbia, in un punto non molto lontano dalla passerella in legno che portava quasi sul bagnasciuga. La serata era tranquilla, e l’unico rumore che si sentiva, proveniva dall’infrangersi dell’acqua sugli scogli, e dalle auto in lontananza.
“Che pace..” sussurai chiudendo gli occhi.
“Bello vero? A volte veniamo a fare falò qui, e ci ubriachiamo fino a stare male, per non parlare dei bagni in mare..” sorrideva e inclinava la testa da una parte all’altra, guardando il mare.
“Siete davvero dei ragazzini!” Risi e mi misi a gambe incrociate, prendendo un sassolino e lanciandolo in mare, il più lontano possibile.
“Sei una ragazza che sa il fatto suo, anche se hai solo diciassette anni e ti dimostri timida” esordì dopo qualche minuto di silenzio.
“Perché mi dici questo?” Lanciai un altro sassolino.
“Perché ho imparato a conoscerti –sorrise- e di solito non mi sbaglio mai sulle persone. Ho una specie di sesto senso!”
“Potrei dire lo stesso di te però!” Annuii con aria da finta saccente.
“Non è vero! Io non mi dimostro timido nemmeno alla prima occhiata!”
“Più che timido sembri uno sfigato!” Mi alzai di scatto e presi a correre su tutto il bagnasciuga, ovviamente con lui alle calcagna.
“Quanto sei presuntuosa, ragazzina!! Corri perché se ti prendo è la fine!!” Cazzo, mi stava raggiungendo!
“Educazione fisica era l’unica materia in cui facevo il culo a tutti, rassegnati!!” NO, CORRI PIU’ VELOCE!!
..Troppo tardi. Mi prese per i fianchi con entrambe le braccia e mi sollevò da terra di almeno una ventina di centimetri, facendo una risata soddisfatta.
“Ero nella squadra di basket al liceo, so dosare bene le energie e so come muovermi. E per di più faccio il batterista, di fiato ne ho!” Mi mise giù e mi guardò con aria vittoriosa, mentre io riprendevo fiato. Che situazione imbarazzante.
“Beh, non ti ho detto che ho sempre avuto un debole per i batteristi allora..”
“Sul serio? Io invece ho sempre avuto un debole per le ragazze che amano il metal..”
Vicini, spaventosamente vicini.
“Jimmy..” mi ero ridotta a parlare ad un sussurro, e lui lo stesso. Pensai, non so perché, a Matt. Ero ancora attratta da lui, senza dubbio, ma se avevo preso di mira qualcun altro in quell’enorme e caotica casa, quel qualcuno, era proprio Jimmy. E mi piaceva, tanto.
“Mh..”
“Mi.. ecco, tu.. mi pia..” le sue labbra sulle mie non mi diedero il tempo di finire la frase, una mano era dietro la mia schiena mentre l’altra mi accarezzava i capelli, non seppi tirarmi indietro, mi limitai semplicemente a sorridere e lasciarmi andare, per quello che potevo. Un bacio veramente innocuo, senza traccia di malizia o secondi scopi, che mi lasciò comunque rossa come una ciliegia e muta come un pesce.
“Hai perso l’uso della parola?” Mi disse ridacchiando quando, dopo il bacio, mi ero incantata a fissarlo.

Scossi la testa: “No, sono solo felice.” Sorrisi e lo abbracciai poggiando il viso sul suo petto.


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Amen, è stato partorito questo capitolo tanto sofferto e atteso da tutte voi :°D
Spero non abbia deluso nessuno, in tal caso, chiedo perdono assoluto <3
Alla prossima!

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Capitolo 18
*** Capitolo 17. ***


Capitolo 17


“Ssssh, meglio fare piano..” Jimmy aprì lentamente e con cautela la porta, entrando solo con la testa per vedere se c’era qualcuno, ma effettivamente, in casa non c’era nessuno. Nessuno sveglio, almeno.
“Via libera!” Sussurra
i divertita mentre sgattaiolavo dentro e lui richiudeva per bene la porta, sorridendo.
Salimmo le scale che portavano alle nostre stanze di sopra, e una volta in corridoio, ci salutammo con un sorriso, visto che se avessimo parlato, avremmo svegliato tutti, dato che le stanze si trovavano tutte lì.
“A domani!” Sussurrai impercettibilmente aprendo la porta.
“A domani!” Sussurrò di rimando lui, facendo lo stesso.
Entrai in camera e con ancora il sorriso integro sul volto, tolsi i vestiti e indossai il pigiama, senza nemmeno struccarmi. Era tardi, ero stanca e avevo solo voglia di sentire ancora le farfalle nello stomaco ripensando a quello che era successo.
Tra un pensiero e l’altro, controllai il cellulare, e non trovai né messaggi né chiamate perse. Meglio così, significava che tutto era filato liscio per tutti. Chiusi gli occhi verso le 03:00 del mattino.
Al mio risveglio, il sole era già alto e si sentivano strani rumori di sotto, incuriosita saltai giù dal letto per vedere cosa stesse succedendo. Avevo occhiaie che facevano invidia a quelle di Zacky e non facevo altro che sbadigliare, ma non perché avessi sonno, più che altro per la stanchezza della notte prima:
“Buongiorno a tutt.. o meglio, buongiorno Zacky!” Dissi scendendo le scale con un sorriso, in cucina c’era solo lui.
“Ehy dormigliona! Non ti ho sentito rientrare stanotte, a che ora siete tornati??” Chiese invitandomi al tavolo. Presi posto e lo guardai confusa, non capendo subito quello che mi stava dicendo visto l’evidente stato di morte apparente in cui ero, anche se sorridevo.
“Eh.. no, cioè, si.. siamo rientrati verso le 02:10.. 02:30, non ricordo precisamente..” mugugnai poggiando il mento sui palmi delle mani, guardandolo con un sorriso ebete.
Mi servì un piatto con del pane tostato e della nutella, e mi si illuminarono gli occhi. Si, avevo decisamente voglia di dolce!
“Ti sei divertita?” Chiese con un’espressione assorta mentre prendeva posto di fronte a me.
“Mh, si! Jimmy è molto divertente!” Risi spalmando la nutella sul pane con delicatezza.
“Ed è anche un po’ irresponsabile.. si è comportato bene?” Mi chiese guardandomi negli occhi. Avevo capito dove voleva arrivare, e sembrava quasi preoccupato.
“Nah.. si è comportato davvero bene, non abbiamo bevuto, non abbiamo fatto nulla di male. Abbiamo semplicemente parlato e..”
“E?” Smettila di guardarmi così, Vengeance!
“E poi siamo tornati a casa!” Mi alzai con tutta la naturalezza del mondo addentando la mia fetta di pane e nutella, andando verso la finestra aperta, dove filtravano aria fresca e luce.
“Ma sei sic..”
“Prima ho sentito dei rumori! –Deviai il discorso- Cosa stavate facendo?” Il ragazzo sospirò e si avvicinò a me, a braccia conserte. Il sole che filtrava dalla finestra metteva in risalto tutti i colori dei tatuaggi che gli ricoprivano interamente le braccia e rendeva quasi celestiali i suoi occhi chiarissimi.
“Io ero qui a prepararti la colazione, ormai ho imparato i tuoi tempi e so ogni quanto ti svegli! –Si mise a ridere- Gli altri sono fuori a mettere a posto la piscina!”
“La piFFina!!” Dissi entusiasta tenendo in bocca la fetta di pane e battendo le mani. Zacky si mise a ridere e mi fece cenno di seguirlo fuori. Lo seguii, uscimmo dalla porta sul retro e lo spettacolo che mi si presentò davanti, non mi dispiaceva affatto.
I Sevenfold con indosso jeans e occhiali da sole, niente t-shirt e niente trucco, mentre trasportavano materassini gonfiabili, brandine, ombrelloni e tutto il resto nell’enorme giardino dove c’era una grande piscina interrata, con le pietre rosse ben levigate sul bordo e le piastrelle blu all’interno.
“Gwen.. il pane..” mi fece notare Zacky, tossicchiando con una mano poggiata sulla bocca.
In effetti, avevo il mio ultimo pezzo di pane in bocca a penzoloni e lo mandai giù subito, imbarazzata. 
“Sto bene, sto benissimo!” Dissi annuendo lentamente come una bambina di fronte alla caramelle. E CHE CARAMELLE!
“Io odio il sole, preferisco stare al fresco in casa, al massimo andrò a fare un tuffo quando tutto sarà pronto!” Ridacchiò Zacky indicando i ragazzi all’opera.
“JOHNNY! Cristo Santo, fai attenzione con quell’ombrellone!!” Johnny aveva dato il manico dell’ombrellone in testa a Matt mentre lo trasportava saltellando a bordo piscina, e Matt strizzò gli occhi massaggiandosi la testa.
“Scusami Matt, colpa mia!” Si giustificò lui facendo il musetto da cucciolo.
“La prossima volta ti affogo in acqua!” Disse il ragazzo con gli occhi verdi, puntandolo col dito.
Intanto Brian e Jimmy sistemavano le panchine e parlottavano tra di loro, sorridendo.
“Oh guarda guarda chi c’è!” Brian si accorse della mia presenza, facendo voltare tutti verso di me, e di conseguenza tutti mi salutarono con un sorriso e qualche parola scherzosa.
“Ciao!” Salutai tutti con un cenno della mano, sorridendo.
“Ciao Gwen!” Matt mi venne incontro e mi diede un bacio sulla guancia, posandomi poi un braccio sulle spalle.
“Cosa.. cosa state facendo?” Domande intelligenti: nessuno mi ha mai battuta in questo.
“Stiamo restaurando l’angolo estate di casa Sevenfold! E’ vero che siamo in primavera, però qui siamo in California ed inizia a fare caldo piuttosto presto!” Annuì con aria da sapientone.
“No ma.. sento, sento!” Dissi soffiandomi sul viso con una mano. Anche se quello che mi procurava calore non era affatto la temperatura, ma ben altro.
“Vedrai, non vorrai più uscire dalla piscina quando avremo finito!” Disse allontanandosi e sorridendo.
“Ci conto!” Risposi continuando a guardare la scena.
“Com’è andata l’uscita ieri, cara?” Mi chiese il moro sdraiandosi su una brandina. E tutti, TUTTI sentirono, incluso ovviamente Jimmy che gli lanciò un’occhiata sorpresa ma allo stesso tempo contrariata. Evidentemente non avevano ancora affrontato l’argomento. Oppure LUI non aveva ancora voluto affrontarlo per conservare anche a me questo onore.
Voleva fare lo stronzo? Bene, accettai la sfida andandomi prima di tutto a sedere sulla brandina di fianco alla sua, e poi mi misi a guardare Jimmy sorridendo, con tutta l’intenzione di far diventare viola di rabbia Brian.
“Beh, direi che è andata benissimo! Vero Jimmy? Ci siamo divertiti! –Risi e guardai Zacky che era ancora sulla porta a guardarci divertito- Zacky, gentilmente, puoi portarmi qualcosa di fresco da bere?”
“Certo, ti porto un succo!” Annuii felice e mi sistemai comoda sulla brandina sdraiandomi a gambe accavallate, per metterle bene in mostra.
“Si, è stata una bella serata!” Concordò Jimmy sedendosi a bordo piscina, guardandomi di rimando.
“Avete intenzione di uscire ancora?” Domandò posandosi un cappello sul viso per coprirsi dal sole e portando le braccia dietro la testa. Gli spostai il cappello e lo guardai tranquillamente.
“Mi dispiace ma, anche se fosse, non penso ti riguardi.” Dissi sorridendo, con tutta la calma del mondo.
“WOOOOHOOOO!” Si levarono i versi di tutti i ragazzi presenti in giardino, compreso Zacky che aveva sentito tutto mentre mi portava il succo che accettai sorridendogli.
“Hai capito la ragazza?!” Commentò Johnny poggiandosi al muro, con in mano una lattina di birra.
“Se è questo il suo caratterino nascosto, farai meglio a stare attento, primo chitarrista!” Rise Matt guardando il suo effettivo primo chitarrista, e io guardai negli occhi Jimmy, come per acquistare sicurezza, cosa che lui mi donò con un enorme sorriso. Poi mi rivolsi nuovamente a Brian e lo squadrai con aria di sfida.
“Tutto bene, Brian?” Chiesi fintamente dispiaciuta.
“Assolutamente si.” Rispose acido mentre si alzava e rientrava dentro, dando una spallata a Zacky che lo guardò ridendo mentre saliva le scale e andava di sopra.



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Mi scuso per il leggero ritardo con cui ho pubblicato, ma la mia connessione non ha i super poteri e quindi ogni tanto va a prostitute. Quindi se non dovessi aggiornare in tempo, sapete la causa del ritardo.
Che dire del capitolo?? A parte che so che in questo momento siete tutte con la bava alla bocca? <3
Lol, Jimmy che regge il gioco a Gwen e i ragazzi che se la tirano, è di un ffdshgjfdsj assurdo! ù_ù
Beh, alla prossima!

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Capitolo 19
*** Capitolo 18. ***


Capitolo 18



Quel pomeriggio, in casa non si capì più nulla. Gente che faceva gavettoni, gente che buttava in acqua altra gente, gente che nuotava, e poi c’ero io a farmi i complessi, chiusa in camera mia a riflettere sul mettere il costume e andare a divertirmi con loro oppure no, presa dall’imbarazzo. Mi affacciai alla finestra e li vidi mentre si divertivano tutti, sotto il sole del tardo pomeriggio. C’erano tutti tranne Brian, che doveva essere rimasto in camera sua tutto il giorno a fare chissà cosa. Alla fine decisi per il rimanere in casa e girare alla ricerca di qualcosa da fare. Mi trovai a passare davanti alla sala prove e  decisi di entrare e vedere com’era, senza che i ragazzi ci facessero dentro le prove. Aprii lentamente la porta con la paura che Brian potesse essere lì dentro, ma mi resi conto che di lui non c’era traccia, e perciò entrai sicura, chiudendomi la porta alle spalle. Wow, quella sala, nel silenzio assoluto, era ancora più bella. Gli strumenti al loro posto, i tappeti ben stesi sul pavimento, i fili messi in ordine, e non c’era l’odore dell’alcool che di solito le faceva da padrone, visto che i ragazzi bevevano mentre provavano, a volte.
Le chitarre di Brian erano in fila, poggiate al muro. Ebbi la tentazione di provarne una, ma scossi la testa subito dopo, pensando che era la volta buona che mi avrebbe ammazzata, se l’avessi fatto. Guardai le chitarre di Zacky, poco distanti dalle sue, e i bassi di Johnny, nel lato opposto.
Sul fondo alla sala, faceva la sua magnifica figura la batteria di Jimmy, che era enorme. Sembrava un grosso mostro che luccicava, ma più mi avvicinavo, e più capivo che quel mostro era la miglior cosa che potessi vedere in vita mia. Mi misi ad osservare quello strumento e sfiorai con la punta dell’indice uno dei piatti, quasi con il timore che potesse rompersi, ben sapendo che non si sarebbe rotto mai e poi mai, dopo aver provato la forza dei colpi di James.
Notai solo allora, sotto i miei occhi, la grancassa nera su cui era stampato una specie di teschio con le ali da pipistrello, tutto in bianco. Faceva quasi impressione, ma decisi di osservarlo meglio, così mi sedetti di fronte alla grancassa a gambe incrociate e poggiai i gomiti sulle ginocchia, tenendomi il viso da sotto, con le mani. Sporsi leggermente il labbro inferiore e mi misi a pensare, guardando quel simbolo. Era decisamente affascinante, affascinante e inquietante allo stesso tempo.
“Si chiama Deathbat” una voce mi fece sobbalzare e scattare in piedi, e nel tentativo di indietreggiare, inciampai in uno dei piedi della batteria, finendo rovinosamente con il sedere sul pavimento.
“Ahia..” mi lamentai strizzando gli occhi e massaggiandomi una natica.
“Sei un disastro!” Se la rise il ragazzo, che ovviamente non poteva che essere Brian.
“Su, dammi la mano” si avvicinò e mi tese la mano, di tutta risposta lo guardai alzando un sopracciglio:
“Saresti capace di lasciarmi andare mentre mi alzo e farmi cadere dinuovo. Grazie ma faccio da sola.” Scacciai via la sua mano e mi misi in piedi, con l’intento di andare via.
“Cosa ci facevi qui?” Chiese il simpatico andando a prendere una chitarra.
“Io?” Cercai di prendere tempo. E poi cazzo, si, perché c’ero entrata?? Mica era una delle stanze in cui ci potevano andare tutti! Era la sala dei ragazzi e io c’ero entrata senza il consenso di nessuno!
“Beh si, non ci vedo nessun altro qui dentro!” Allargò le braccia dopo aver ‘indossato’ la chitarra.
“Niente, così.” Alzai le spalle e aprii la porta.
“Puoi restare, se vuoi.” NO ASPETTATE. Brian Haner Sonodipendentedallapiastra Gates che mi chiedeva di condividere non tanto la stanza, ma la sua stessa aria?? O aveva bevuto del solito, o si era fatto molto, ma molto pesantemente.
“Hai bevuto?” Lo guardai seria.
“Che rompiscatole che sei. No, non ho bevuto. Ti sto semplicemente dicendo che puoi restare, ma non farti strane idee. E’ solo che mi mancano le fan sbavanti ai concerti, e mi devo accontentare di te!” Mi guardò con quell’aria da bello e impossibile che su di lui mi faceva solo innervosire.
“SENTI, NON SONO NE’ UNA FAN SBAVANTE, NE’ UN RIMPIAZZO. FOTTITI, ME NE VADO.” Riaprii la porta con forza e mi sentii tirare per il polso libero, ritrovandomi spalle al muro, col suo naso delicatamente strusciato sul mio collo.
“Ti ho mai detto che ti trovo non male?”
“Toglimi le mani di dosso o mi metto ad urlare, Brian. Lo giuro.”
“Vediamo, fallo. Questa stanza è insonorizzata, non ti sente nessuno.” Disse mostrandomi un sorriso beffardo, chiudendo per bene la porta con la mano libera. Sentii uno scatto, ma non riuscii a capire altro.
“Smettila, lasciami andare.” Iniziavo a spaventarmi sul serio.
“Dammi un bacio e ti lascio andare!” Ridacchiò soddisfatto.
“Ti sei fottuto il cervello??” Era pazzo, completamente pazzo.
“Ah-ah. Affatto. Voglio un bacio, e non te ne andrai da qui fino a che non ne avrò uno.”
“Bacia la tua chitarra, stronzo.  -Feci forza sulla schiena e me lo tolsi di dosso, strattonandolo via con le mani sul petto. Mi girai verso la porta e la trovai chiusa. Chiusa a chiave.- Dammi.quella.dannata.chiave.” Dissi spazientita.
“Prendila tu! Sai qual è il prezzo!” Teneva saldamente la chiave nella mano destra.
“Sei ridicolo. Dammi quella cosa e facciamola finita.” Scosse la testa sorridendo.
“Un bacio, su, non è niente! O sbaglio? Di solito quando non si prova niente per qualcuno, un bacio passa via come l’acqua sotto i ponti. Sai quanti ne ho dati io e nemmeno ricordo a chi?” Si avvicinò pericolosamente.
“Questa si chiama troiaggine. E poi, io non provo niente per te, se non pena, perché sei solo un illuso.” Indietreggiai.
“Questo illuso ti ha tirata fuori da una stanza chiusa e buia, mentre tu piagnucolavi come una bambina. Cosa sarebbe successo se non fossi arrivato?” Alzò un sopracciglio con aria di sfida.
Abbassai lo sguardo non sapendo cosa rispondere.
“Non.. non lo so. Quella è la mia unica paura..”
“Hai paura anche dei baci!” Si mise a ridacchiare.
“Non ho paura dei baci!” Rialzai subito la testa guardandolo offesa.
“Dimostramelo!”
“Tu non sai quanto ti odio.” Mi avvicinai incerta.
“Su, piccina.. solo un bacio.” Sussurrò quasi sulle mie labbra.
Chiusi gli occhi e posai le labbra sulle sue, mentre tenevo le braccia contro il mio stesso petto, non volendolo nemmeno sfiorare. Portò una sua mano fra i miei capelli, e capendo le sue intenzioni, mi tirai indietro.
“Non toccarmi.” Gli sfilai la chiave dalla mano e tremante, la misi nella serratura, con l’intenzione di aprirla in un sol colpo e andare via da lì.
“Sai bene che ci sarà altro Gwen, tra non molto!” Lo sentii ridere mentre andavo a chiudermi in camera mia, con le lacrime agli occhi.
La sera prima, avevo baciato Jimmy. E poche ore dopo, il suo migliore amico. Cosa diavolo stava succedendo?
Mi addormentai con il viso gonfio, e mi svegliai solo quando sentii qualcuno accarezzarmi il viso.
“Gwen.. –sentii sussurrarmi sul viso- sono io..” aprii a fatica gli occhi con quella pesante sensazione di  quando ci si risveglia sapendo di essersi addormentati piangendo e notai che disteso di fianco a me, sul mio letto, c’era Jimmy. Ero ancora in camera, e la porta era ancora chiusa, con l’unica differenza che il sole non c’era più. Era sera e dalla mia finestra entrava l’aria dolce e leggermente fredda delle tipiche serate primaverili.
“Ciao..” sussurrai stropicciando gli occhi.
“Ma hai pianto?” Chiese preoccupato sfiorandomi appena sotto gli occhi, come per portare via le lacrime invisibili, ormai.
Scossi la testa, per non farlo preoccupare, e mi rannicchiai contro il suo petto.
“Ma almeno puoi dirmi se c’è qualcosa che non va? Stamattina stavi bene..” Continuò accarezzandomi i capelli.
“Va tutto bene, davvero..” annuii a fatica, stringendo la sua felpa fra le mani.
“Vuoi che resti con te?” Mi domandò mentre mi stringeva in un abbraccio.
“Ti prego, si.” Mugugnai riprendendo impercettibilmente a singhiozzare. 



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SCIAO! *saluta con la manina*
Allora, questo capitolo è nato solo ed unicamente grazie all'aiuto del CD 'Here and Now' dei Nickelback. Senza quelle canzoni, non avrei trovato MAI ispirazione, e sapete perchè? Perchè è successa una cosa, che non mi sta bene per niente, e vorrei che voi ne foste a conoscenza.
Non è la prima volta che, andando a guardare fra le FF sui Sevenfold per leggerne qualcuna, trovo storie MOLTO, TROPPO simili a questa. E' successo già una volta e mi sono morsa la lingua, è successo ancora e stavolta ho deciso di dirvelo. Sia chiaro che chi legge questa storia (sia chiaro, escluse quelle lettrici che con me sono ONESTE e si comportano BENISSIMO) non deve permettersi di copiarla, okay? Perchè queste sono le MIE emozioni, le MIE parole, e questo è il MIO lavoro, che a volte non è facile, perchè non sempre si scrive come se si stesse bevendo un bicchier d'acqua.
Quindi, io terrò d'occhio queste FF 'copiate' e se mi accorgerò che la cosa va avanti, prenderò provvedimenti. Autrici avvisate, mezze salvate :)
Per le altre, invece, a cui voglio bene e che mi seguono con passione, spero che il capitolo sia di vostro gradimento e non vi abbia deluso :3
Aspetto le vostre recensioni! :D

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Capitolo 20
*** Capitolo 19. ***


Capitolo 19


Mi svegliai ancora in piena notte, e notai che Jimmy era ancora di fianco a me. La poca luce che c’era in camera illuminava a malapena il profilo perfetto, e sorrisi a quella tranquilla e perfetta visione. Non avevo dimentica...
to quello che era successo, volevo alzarmi, lavarmi il viso, mangiare qualcosa e poi tornare vicino a Jimmy. Quel ragazzo con la sua sola presenza riusciva a rendermi serena, cosa che tante altre persone non erano mai riuscite a fare.
Mi alzai il più piano possibile, senza sfiorare il ragazzo, e mi misi in piedi. Guardai stancamente l’orologio e mi accorsi che erano appena le 03:00. Decisi di scendere e bere qualcosa, andai di sotto in cucina e presi del latte, mi sedetti e lo versai nel bicchiere. La luce del lampadario era regolabile, e in quel momento era tenue, giusto per aiutarmi a non andare a sbattere da qualche parte. Bevvi il latte silenziosamente e poggiai la testa al tavolo, chiudendo gli occhi. Era stata un’esperienza tra l’inferno e il paradiso, per ovvie ragioni, ed ero ancora troppo scossa per parlarne con qualcuno, figuriamoci con Jimmy che era il suo migliore amico. Nessun rumore, nessuna voce, eravamo io, il bicchiere di latte e la luce tenue, ma ormai avevo perso il sonno e decisi follemente di andarmi a vestire, per andare a fare un giro in solitudine. Tornai in camera, presi con una delicatezza e un silenzio spaventosi i miei vestiti e mi chiusi in bagno, mi diedi una rinfrescata e mi vestii, uscii guardandomi bene intorno per evitare chiunque. Entrai un’ultima volta in camera e diedi un bacio sulla guancia a Jimmy, presi il cellulare e andai via.
Uscii silenziosamente e mi accorsi che la luce degli enormi lampioni illuminava per bene la strada, tirai un sospiro di sollievo e iniziai a camminare. Lì chiunque avrebbe visto una ragazzina di diciassette anni da sola in strada alle 03:00 passate di notte, avrebbe chiamato i genitori che l’avrebbero rinchiusa in camera e punita con il vietare le uscite per un bel mesetto, ma io potevo stare tranquilla. Al massimo Zacky mi avrebbe fatto una ramanzina, ma alla fine saremmo tornati amici come prima. Mi incamminai con questi pensieri che mi volavano nella mente, e pensai anche al fatto che la strada mi aveva sempre fatto riflettere molto, su tutto e tutti. Sospirai. Entrai in un piccolo parco incustodito e presi posto su una panchina. Sorrisi. Era tutto iniziato così: una valigia, una trovatella, una fuga. Quel posto mi ricordava tanto la mia fuga da casa e il giorno in cui vidi Matt e Johnny per la prima volta, o meglio, il giorno in cui loro videro me e decisero di aiutarmi. Allungai lo sguardo verso due figure lontane che sembravano parlare in tono sommesso e quasi sussurrato, mi davano le spalle e probabilmente erano due amici che stavano bevendo e stavano chiacchierando piano fra di loro.. sistemai il cappuccio della felpa addosso e mi alzai, con l’intento di allontanarmi. Non era mai prudente stare troppo vicini a persone ubriache a quell’ora della notte, soprattutto se si era da soli. Ma nel momento in cui mi alzai, calpestai un ramoscello di un albero e provocai un rumore secco, facendo voltare uno dei due verso di me. Aveva fra le mani una siringa e una bustina, rabbrividii e alzai lo sguardo per guardarlo negli occhi.
“Non può essere..” sussurrai sentendo gli occhi che mi pungevano.
“Cosa ci fai qua?” Si avvicinò a me guardandomi con la rabbia negli occhi e in una frazione di secondo, l’altro che era con lui, sparì.
“Brian..- strozzai la voce in gola tremando- co..cosa stavi facendo?” Era palese quello che stava facendo, ma volevo che me lo dicesse lui. Volevo vedere se aveva il coraggio di dirmelo in faccia. Nascose ciò che aveva fra le mani nella tasca posteriore dei jeans e tornò a guardarmi.
“Non dovresti essere in giro a quest’ora da sola, ragazzina. Perché sei venuta qui?”
“Non cambiare discorso Brian, -continuavo a tremare- cosa stavi facendo??”
“Ero con un amico! Non posso? Sei gelosa??” Ridacchiò convinto che non avessi visto nulla di ciò che aveva fra le mani pochi secondi prima.
“Fammi vedere cosa avevi fra le mani.”
“Non sono affari che ti riguardano.”
“Non riguardano me, ma la tua band si.”
“Diglielo e la pagherai cara.”
“Brian, Cristo Santo, non me ne importa se la pagherò cara e non mi importa se ci odiamo, è orribile quello che ho visto, e lo è ancora più per te. Tu stavi ..comprando droga!” Lo accusai guardandolo negli occhi.
“Abbassa la voce e vieni con me.”
“Dov..” mi mise una mano sulla bocca zittendomi e mi trascinò tenendomi per un polso al fiume poco lontano, si sedette sulla riva e aspettò che lo facessi anche io. Presi un lungo respiro rendendomi conto che ormai c’ero dentro e non potevo lasciarlo da solo, per quanto l’odiassi.
Passarono infiniti secondi prima che uno dei due prendesse la parola.
“Perché?” Gli domandai semplicemente.
“Perché volevo provare..” mi rispose accendendosi una Marlboro.
“E da quanto va avanti?” Fissavo il vuoto davanti a me, incredula.
“Da tre mesi, più o meno. –Scosse la testa- Senti, non so nemmeno perché te lo sto dicendo, sei solo una ragazzina e io non parlo dei miei problemi con le ragazzine.”
“Ma non ne parli nemmeno con i ragazzi, da quanto ho capito.”
“Non voglio dirglielo! Qual è il problema?”
“Il problema c’è eccome. –Mi voltai a guardarlo arrabbiata- Se non la smetti, la cosa verrà sicuramente a galla perché inizierai a comportarti in modo strano, come un lupo che cerca la carne con cui deve nutrirsi senza mai trovarla, e gli altri se ne accorgeranno. Non sono stupidi, lo sai meglio di me.”
“Non ne sono dipendente, posso smettere quando voglio, e gli altri non se ne accorgeranno.”
“Ah, non ne sei dipendente. –Risi amaramente- Ed è per questo che per comprarla esci nel bel mezzo della notte di soppiatto di casa e avevi gli occhi iniettati di sangue quando mi hai vista.”
Sbuffò, quasi con aria colpevole e allo stesso tempo strafottente.
“Ora lo sai e sei l’unica a saperlo. Cosa vuoi fare? Dirlo agli altri??”
“Assolutamente si. Non devi più farlo e gli altri sapranno certamente meglio di me come farti smettere.”
“Non sono abituato e chiedere favori a nessuno e tanto meno a te. Quindi non ti pregherò di non dirglielo, ma tu prova a farlo e ti puoi considerare nei guai fino al collo, Gwen.”
“Davvero?? E cosa vuoi fare? Picchiarmi? Saresti tanto meschino da mettermi le mani addosso?? Se lo facessi dopo saresti nei casini il doppio, perché i ragazzi prenderebbero senza dubbio le mie difese in questo caso, e lo sai bene.” Abbassò lo sguardo buttando via la sigaretta ormai consumata e si passò le mani sul viso, tornando a guardarmi.
“Perché vuoi aiutarmi?” Mi fissò cercando la risposta nei miei occhi.
“Perché non sono come te. Io la gente l’aiuto, non la metto in difficoltà. –Mi alzai- E ora dammi quella roba.” Allungai la mano guardandolo severa. Provavo schifo al solo pensiero di avere quegli oggetti fra le mani, ma dovevo farlo.
“Tu scherzi, l’ho pagata un’occhio della testa!”
“Ti stacco via anche l’altro se non mi dai immediatamente quella roba, Brian.” Dissi più seria che mai.
Si alzò sbuffando e prese il sacchettino con la siringa ben imbustata dalla tasca, allungando tutto verso di me.
Ebbi un attimo di esitazione, ma poi presi coraggio e gli strappai quegli oggetti infernali dalle mani, mettendoli nella tasca della felpa. Mi voltai e mi incamminai verso casa.
“Gwen..”
“Che vuoi?” Mi voltai verso lui un’ultima volta.
“Non credere che inizierò a volerti bene. Eri solo la persona sbagliata, nel posto sbagliato, al momento sbagliato. Coincidenze.”
“Mi va bene così. Non ho chiesto mai affetto a nessuno, nemmeno alla mia famiglia. E non vedo perché dovrei iniziare ora.” Lasciai cadere una lacrima silenziosa e tornai trascinando i piedi a casa, ripensando alle parole che mi erano state dette da Brian e soprattutto a quelle che avevo detto io.
Dopo tutto era la verità. Chi avevo io che mi volesse bene? Nessuno.





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COLPO DI SCENA! AH-AH! Non odiatemi, vi prego çç
Cosa ne pensate? Si accettano tutti i commenti! ù_ù

 

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Capitolo 21
*** Capitolo 20. ***


Capitolo 20



Tornai a casa con le sembianze di un fantasma e la prima cosa che pensai di fare fu nascondere la roba. Aprii la mia valigia (vuota, visto che i miei vestiti erano nell’armadio) e misi tutto in una tasca interna, in modo che ...se anche la valigia fosse stata aperta, nessuno si sarebbe accorto di nulla. La riposi sotto al letto dove ancora Jimmy dormiva come se niente fosse e tornai a stendermi vicino a lui, tremando per quello che era appena successo.
E se i ragazzi l’avessero trovata? E se avessero pensato che fosse mia? Mi avrebbero cacciato fuori di casa!
Chiusi gli occhi e riuscii ad addormentarmi ancora, fino alle 9:30. Mi svegliai a causa della mia agitazione nel sonno, data dagli incubi. O almeno.. fui vegliata.
“Gwen.. svegliati, stai facendo un brutto sogno. .” perfetto, lo avevo svegliato a causa dei miei stupidi incubi..
“Mi.. mi dispiace, non volevo svegliarti..” riuscii a dire tirandomi a sedere.
Si poggiò all’indietro sui gomiti e mi guardò, passandosi una mano sugli occhi, come per volersi svegliare del tutto.
“Che ore sono?”
“Quasi le 09.30..”
“Abbiamo dormito un bel po’!” Si mise a ridacchiare.
“Già.. ehy..”
“Dimmi”
“Grazie per essere rimasto accanto a me stanotte.” Dissi annuendo.
“Non ringraziarmi, anzi.. vorrei sapere perché stavi così, eri ridotta male..”
‘E dovresti vedere come sono ridotta adesso..’ “Ahm.. niente, è tutto okay, ho avuto solo un momento di debolezza, sai, mi sto rendendo conto solo adesso che la mia vita sta cambiando radicalmente e non so se potrò ritornare sui miei passi un giorno..” che bugia..
“Perché.. tu vuoi ritornare sui tuoi passi? Vuoi andare via?” Mi guardò come un cane bastonato.
“ No.. no Jimmy, non ho detto questo.. –gli accarezzai i capelli- è solo che ci penso, tutto qui. Ci penso e mi capita anche di pensare che a diciassette anni a volte devi provare ad essere più forte, molto più forte, di quello che realmente sei. Non per te stessa, ma per gli altri. Non so se mi capisci..”
“Certo ma.. –tornò a guardarmi- ora ho il timore che tu voglia andartene.”
“No Jimmy, no!” Sorrisi rassicurante.
“Sicura?”
“Certo, non me ne andrò mai, promesso.” Sorrisi ancora e mi alzai sulle ginocchia per baciargli la fronte.
“Ti voglio bene Gwen, mi sto davvero affezionando.” Era forse la prima volta che sentivo pronunciare quelle parole per me, e mi ricredetti in un secondo delle cose che avevo detto a Brian poco prima.
“C-cosa? Puoi ripeterlo?”
“Cosa? Che ti voglio bene?” Non gli diedi risposta. Mi gettai fra le sue braccia e scoppiai a piangere, stringendomi a lui.
“Ti confesso che a volte mi risulta difficile capirti.. ma cercherò di starti affianco il più possibile e ti aiuterò a uscire fuori dal casino che hai in testa, te lo prometto. -Mi accarezzò la schiena e mi guardò con un sorriso incoraggiante- Ti va di andare a fare colazione fuori? -Disse asciugando le mie lacrime col dorso della mano- Poco distante da qui c’è uno Starbucks, e se non torni felice con i suoi frappuccini, ragazza mia non so con che cosa tu possa riuscirci!” Rise e saltò giù dal letto, tendendomi la mano. L’afferrai e mi tirai su.
“Solo se mi porti al piano di sotto sulle spalle!” Sorrisi col finto broncio, mandando via le lacrime, e riuscendo a dimenticare per un attimo tutto quello che era successo.
“D’accordo, però tu non piangere più altrimenti divento triste anche io!” Mi dileguai in bagno per cambiarmi e tornai, lui mi diede le spalle facendo il segno di saltare e io mi aggrappai a lui con tutta la forza che avevo mentre mi mettevo comoda per non scivolare.
Uscimmo dalla camera e scendemmo le scale ridendo, quando gli altri ci videro, scoppiarono in una fragorosa risata. Brian invece era impassibile, chissà a che ora era tornato..
“Buongiorno alla cavallerizza e al cavallo!” Rise Zacky mentre metteva a tavola dei plumcake.
“Ma guardali Matt, non sono dolci?” Sgomitò Johnny di fianco al cantante, il quale stava dando un morso al dolcetto che aveva in mano, sorridendo.
“Sentite, piccioncini, state facendo casino e a me fa male la testa!” Brian, con la faccia stanca e le mani poggiate sulle tempie, ci supplicava di fare silenzio. Stanchezza? No, era solo irritato perché quella notte non aveva avuto la dose.
“Sei un vecchiaccio, non sopporti più il rumore di chi è felice!” Jimmy gli fece la linguaccia e mi mise giù, lasciando che andassi a salutare tutti. Io più li guardavo, quei due, e più mi rendevo conto che non potevo dire a Jimmy di Brian, gli avrei spezzato il cuore. Lui era il suo migliore amico. Ne avrei parlato con tutti, ma non con lui, non al momento.
“Fate colazione con noi?” Chiese Zacky piuttosto curioso.
“No, porto Gwen allo Starbucks!” Disse Jimmy saltellando per le scale, mentre andava a cambiarsi.
“Che smielati..” commentò acido Brian.
“Perché hai sempre da ridire? Sta’ un po’ zitto!” Dissi abbastanza scocciata dal suo comportamento.
“E tu perché non fai finta che io non esista?!”
“Come potrei ignorare una faccia di cazzo come la tua?!” Misi le mani sui fianchi e gli feci la linguaccia.
“Sei insopportabile, ragazzina!” Si alzò con la sua tazza di caffè fumante e lo vidi andare in terrazza, dando le spalle a tutti.
Scossi la testa roteando gli occhi e poi rivolsi un sorriso agli altri che avevano guardato la scena in silenzio.
“Dovresti dargli una possibilità..” annuì Zacky guardandomi con una smorfia di incertezza sul viso.
“E’ lui che non vuole averla, io ci provo ma lui mi irrita in tutti i modi possibili!” Sbuffai sedendomi a braccia incrociate di fronte a lui, vicino a Johnny.
“Io dico che dovreste prendervi del tempo per voi. Che ne so, un caffè insieme, un’uscita, tanto per chiarire!” Disse il bassista guardandomi e alzando le spalle, mentre girava il suo caffè col cucchiaino.
“Johnny, hai appena detto la cazzata più improbabile della tua vita!” Risi scuotendo la testa.
“Johnny non ha tutti i torti Gwen, anzi, io concordo con lui” rispose Matt poggiandosi coi gomiti al tavolo, annuendo.
“Si Matt, e magari scoppia anche la scintilla, mh?” Sorrisi teatralmente.
“A proposito di scintilla, –interruppe Johnny frettolosamente- ma tu e Mr. Sullivan?” Sgomitò facendomi il solletico.
“Che impiccione! -Risposi sgranando gli occhi, mentre notavo lo sguardo quasi turbato di Zacky- Zacky, qualcosa non va?” Gli sventolai una mano davanti agli occhi.
“Eh? No no, tutto bene.” Sorrise, ma quel sorriso mi convinceva davvero poco.
“Ehy! Andiamo?” Jimmy tornò da noi mentre prendeva i caschi.
“Andiamo!” Risposi alzandomi e sistemandomi i vestiti.
“Guida piano Jim, non vogliamo incidenti” disse serio Matt, puntandolo col dito.
“Mal fidato! A dopo ragazzi!” Salutò tutti col sorriso e uscì fuori, mentre anche io salutavo e lo seguivo.
-
“Dai, dimmi tutto.” Matt raggiunse Brian in terrazza, notando il fin troppo interesse di quest’ultimo alla strada completamente non trafficata a pochi metri dalla villetta.
“Cosa avrei da dire?” Lo guardò mettendo una mano sotto al mento, poggiandosi con l’addome al bordo della terrazza, mentre l’amico vi era poggiato di fianco.
“Qualcosa non va e te lo si legge in faccia. Qual è il problema Brian? Perché sei così duro con Gwen? Che ti ha fatto?” Disse il cantante accendendosi una sigaretta mentre guardava la strada su cui erano appena partiti Gwen e Jimmy in moto. I due attirarono ovviamente anche l’attenzione di Brian, ma non restò molto tempo a guardarli, siccome fu questione di attimi prima che sparissero.
“Non mi ha fatto niente, cosa avrebbe dovuto farmi? E’ a pelle, non lo so.” Alzò le spalle.
“O è qualcosa di talmente forte che non riesci ad esternare e perciò ti limiti ad odiarla, sbaglio?” Matt espirò il fumo verso l’alto e tornò a guardare il chitarrista.
“Perché volete farmi tutti da psicologi? Cristo Santo, non provo nulla per quella ragazzina, va bene? Nulla!” Brian si alzò dal bordo del terrazzino e diede ad esso le spalle, incrociando le braccia e fissando un punto indefinito.
“Io non direi. Piuttosto direi che volevi provarci per primo ma Jimmy te l’ha rubata sotto agli occhi e tu non hai potuto fare niente per riprendertela perché lui è il tuo migliore amico, perciò ora la disprezzi. –Annuì con tutta calma- Ma non puoi comportarti così con lei per questo, anche perché lei non ha colpa di niente, ci tengo a ricordartelo Brian.”
“Perché ci tieni così tanto? Sentiamo. Non è che sei tu quello a provare qualcosa per lei?”
“Amico, cerco di conquistare Valary da quando avevo si e no quattordici anni. Ti sembra il caso di fare certi commenti? -Rise di gusto il cantante, mostrando le fossette, per poi tornare serio- E’ come se fosse una sorella minore. L’ho trovata io in quel parco, io l’ho portata a casa, io le ho chiesto di restare qui. E tocca a me proteggerla, anche se quello da cui deve essere protetta dovessi essere tu.”
“Non voglio ucciderla. Ti basta questo?”
“No, non mi basta. Perché si può uccidere anche e soprattutto con le parole e i comportamenti, Brian. Lo sai bene! Quante volte da ragazzini abbiamo fatto rissa per una parola di troppo o uno sguardo fastidioso di persone che nemmeno ci conoscevano? La gente ci derideva per il nostro modo di essere e di apparire. Perché vuoi far provare questo a Gwen? Lei infondo è come noi! Ma l’hai vista? Quella ragazza ha così tante cose nascoste dentro di sé che potrebbe esplodere da un momento all’altro, e tutto quello che caccerà fuori, sarà pura meraviglia. Perché ha sofferto, e la sofferenza può portare al trionfo. Solo che lei questo ancora non lo sa.. non strapparle le ali, Brian. Ha diciassette anni, deve crescere.” Matt guardò intensamente e con serietà l’amico, che poteva giurare di aver visto quasi turbato, scosso.
“Ascolta, ascoltami Matt. Io non voglio strappare le ali a nessuno, tanto meno a lei. E’ vero, forse prima volevo provare a fare colpo, anche solo per scop.. insomma.. hai capito, ma mi sono reso conto grazie al bel discorsetto di Zacky, che se solo ci avessi provato, la cosa mi avrebbe messo nei casini, e allora ci ho rinunciato. Però vederla con Jimmy mi irrita, mi irrita perché..”
“Perché è come se lui avesse fra le mani il giocattolo nuovo che volevi tu. Mh?”
“Più o meno”
“Se Zacky non ha ancora menato Jimmy, è perché si fida. Si, si fida di lui più di quanto si fida di te. Perché lo conosciamo tutti il tuo modo di fare, tu non sei cattivo, lo sappiamo, ma hai dei modi di fare che feriscono le persone. E se continuerai così con Gwen, finirai per farti odiare sul serio. Non da noi, non avrai mai il nostro odio, figurati, ma da lei si. E non so poi se reggerà la situazione tanto da passarci sopra e rimanere qui come se niente fosse. Io non voglio che vada via.. nessuno di noi lo vuole.. o no?”
“Io.. insomma.. per me è uguale, c’è o non c’è.”
“Okay Brian, posso dire che hai capito perfettamente il mio discorso. Mi fido.” Matt conosceva Brian, e se aveva detto quella cosa, era perché lo pensava davvero. Diede una pacca sulla spalla al moro che guardava il pavimento e rientrò dentro.



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Connessione burlona che non mi ha consentito di aggiornare prima! D:
In ogni caso, ho già pronto il prossimo capitolo! ;)
Mi scuso per il ritardo, aspetto le vostre recensioni!


 

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Capitolo 22
*** Capitolo 21. ***


Capitolo 21.


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Zacky iniziava a preoccuparsi sul serio. Quel legame che si stava creando tra Gwen e Jimmy, la rivalità fra lei e Brian, anche il solo conoscere Brian e sapere che quello era il suo modo per farsi affascinante e interessante, lo misero ben presto in allarme. Lui cercava di parlare con Gwen ogni tanto, ma lei sviava sempre i discorsi con qualche battuta o semplicemente cambiando argomento così, in due secondi.
Il chitarrista decise di parlare con Jimmy quel pomeriggio stesso per sapere come stavano le cose. Lui era stato chiaro fin dal primo momento con i ragazzi, non voleva che ci fosse una relazione tra Gwen e qualcuno della band, ma non per cattiveria o gelosia. Solo per preoccupazione, preoccupazione per lei e la sua età, per il fatto che fosse minorenne e che se fosse successo qualcosa, sarebbero andati tutti nei casini. Già solo il fatto che Jimmy e Gwen avessero dormito insieme la sera prima gli era sembrato eccessivo, ma si fidava davvero del batterista, e non gli avrebbe rinfacciato nulla. Ovviamente non sapeva del bacio, non sapeva ancora niente di come era andata quella famosa uscita, ma aveva intenzione di saperlo, per riflettere sul da farsi. Non voleva far allontanare Gwen da nessuno di loro né viceversa, ma sentiva il bisogno di ribadire agli altri la situazione delicata in cui erano.
“James? Si può?” Bussò alla porta della camera del batterista e attese una sua risposta.
“E’ aperto Zacky!” Rispose allegro l’altro, mentre era intento a riparare un vecchio skate.
“Che fai, genio?” Domandò sedendosi di fianco a lui sul pavimento.
“Te lo ricordi questo skate, Vee?” Domandò smettendo per un attimo di armeggiare con chiodi e roba varia.
“Avevamo.. più o meno 18 anni, se non sbaglio, e dovevamo suonare al Johnny’s quella sera. Eravamo già al locale pronti per iniziare e tu avevi dimenticato i guantini porta fortuna a casa. Così, dieci minuti prima di iniziare, sei sfrecciato via su questo coso dritto a casa urlando ‘IO NON SUONO SENZA I MIEI GUANTINI!’ o no??” Scoppiò a ridere portandosi una mano sugli occhi come a imprigionare quel divertente ricordo.
“Già, poi tornai con i miei meravigliosi guantini e suonammo da Dio. Lo dicevo io che senza quelli non sarebbe stata la stessa cosa!” Rise il batterista con l’amico.
“E come mai te ne sei ricordato adesso dello skate? Hai una macchina diversa per ogni giorno della settimana e anche una moto!”
“Ma infatti non voglio usarlo io, anche se è l’oggetto che più mi ricorda la mia adolescenza e ci sono molto affezionato. Voglio dargli una sistemata e regalarlo a Gwen, abbiamo una casa grande e potrà fare pratica in giardino, poi la porterò anche alle piste!”
“Che idea carina Jimmy, davvero..” sorrise Zacky guardando l’amico.
“Tu invece? Volevi parlarmi?” Jimmy mise via lo skate e incrociò le gambe, rivolgendo la sua attenzione al ragazzo con gli occhi acquamarina.
“Beh.. si.”
“Dimmi pure, ti ascolto.”
“Lo sai che io sono felice del fatto che Gwen si sia ambientata bene e che tu e lei abbiate subito legato, vi trovate bene insieme e tutto il resto, lei è una ragazza dal cuore buono e ce ne siamo accorti tutti, ma..”
“Ma?”
“Ma.. sai anche che ero stato chiaro all’inizio, quando Matt l’ha portata qui. Niente relazioni, niente giochetti, niente sesso.”
“Sesso.”
“Eh, sesso. Non sono cieco, Sullivan.”
“No cioè tu pensi che io e lei..”
“No! Non ho detto questo, ma non puoi dirmi di non averci pensato, su!”
“Vengeance ma cosa hai fumato?! –Rise il batterista- Io e lei non ne abbiamo nemmeno parlato, e se vuoi ti racconto come stanno le cose!” Gli sorrise.
“Dai, sentiamo..” 
Così il ragazzo dagli occhi blu gli raccontò per filo e per segno tutto quello che era successo dal giorno dell’uscita con Gwen, includendo tutti i dettagli senza timore, sicuro e certo del fatto che nessuno dei due aveva allungato troppo il passo.
“Ti è tutto chiaro ora?” Concluse con questa domanda.
“Quindi.. solo un bacio, e quando avete dormito insieme, è stato perché lei non stava bene..”
“Esattamente. E.. mi piace, non lo nego, e lei mi ha detto che pensa lo stesso. Quel bacio è stato la conseguenza di quello che entrambi pensiamo, ma non c’erano secondi fini dietro, posso giurartelo. Zacky, ha diciassette anni e lo so benissimo, come puoi pensare che potrei portarmela a letto senza pensare a quello che potrebbe succedere??” Zacky chiuse gli occhi e annuì, tirando un lieve sospiro di sollievo.
“Non sai quanto mi faccia piacere sentirtelo dire, ero praticamente terrorizzato.” Scoppiò a ridere subito dopo.
“Tranquillo Zacky, so quello che devo fare.. anzi, Brian mi sembra un po’ strano ultimamente, ma che ha?”
“Sei tu il suo migliore amico, non credo di poterti dare una risposta..” ridacchiò a sguardo basso.
“Dovrei andare a parlargli, è un bel po’ che non stiamo più chiacchierando faccia a faccia.” Disse Jimmy grattandosi la testa.
“Faresti bene, anche io penso che abbia bisogno di un po’ di tempo col suo migliore amico.” Lo assecondò Zacky, alzandosi dal pavimento e pulendosi i jeans. Jimmy fece lo stesso e lo abbracciò.
“Grazie per la fiducia Zacky, non ti deluderò.”
“Ne hai fatti di casini con le ragazze.. ti raccomando..” 
“Promesso, sarò responsabile. Almeno stavolta.” Sorrise e lo lasciò andare via.
-
“Johnny! Mettimi giù!!” Ero in piscina con Johnny e stavamo facendo a gara a chi sapesse fare meglio i tuffi dal trampolino, fino a che non mi aveva preso sulle spalle e minacciava di tuffarsi all’indietro, facendomi cadere.
“OH-oh, attenta, attenta!!”
“Johnny se mi fai male la prima cosa che farò quando mi alzo sarà quella di ucciderti!!” Mentre facevamo i bambini, sentii il suono di una dolce melodia provenire dalla casa, impossibile che provenisse dalla sala prove siccome era insonorizzata, doveva esserci qualcuno in salotto che stava suonando. Ma chi? Non sapevo che qualcuno di loro suonasse il pianoforte, eccetto Jimmy. Ma lui non toccava un pianoforte da chissà quanto..”
“Ehy, tutto bene?” Johnny mi fece scendere e io andai a sedermi sul bordo della piscina, avvolgendomi nel telo.
“Certo ma.. –lo guardai- chi è che sta suonando?”
“Matt, –sorrise- è sicuramente lui. Insomma, nessuno qui si mette alle.. –guardò l’orologio- quattro del pomeriggio a suonare ‘Warmness on the soul’ così, senza motivo.” Rise e venne a sedersi vicino a me.
“E’ bellissima..” sussurrai guardandolo, ponendo però attenzione ad ogni singola nota che proveniva da quello strumento.
“Lo è.. –annuì- su, vai dentro, ascoltarla da vicino è tutta un’altra cosa.” Mi incoraggiò ad andare dentro e così feci. Mi alzai, avvolsi bene il telo e diedi una veloce sgocciolata ai capelli, giusto per non portare un lago in casa.
Mi avvicinai al pianoforte e lui mi vide, sorrise e continuò a cantare, facendomi segno di sedermi vicino a lui. Presi posto e lui smise di suonare.
“Ti piace?”
“Non ho parole.. è la cosa più dolce che abbia mai ascoltato in vita mia. -Guardai i tasti bianchi in contrasto col nero del pianoforte e sorrisi- Mia madre mi ha obbligato a prendere lezioni di piano fino a.. due anni fa, quando le stracciai gli spartiti davanti agli occhi con l’ultimo disperato tentativo di farle capire che io non volevo imparare a suonare il piano.” Mi vennero gli occhi lucidi.
“Aiutami, forza.” Mi mostrò sorridendo lo spartito della canzone che stava suonando e cantando fino a qualche secondo prima e io lo analizzai, iniziando a suonare le prime note. Lui mi accompagnava con l’altra parte dei tasti.
“I give my heart to you.. I give my heart cause nothing can compare in this world to you.. no..” cantammo insieme l’ultima parte della canzone e lui applaudì subito dopo, facendomi arrossire.
“Ma sei bravissima Gwen! Hai un vero talento, peccato che non ti piaccia il pianoforte..”
“Beh, a ognuno il suo si dice!” Sorrisi.
“E il tuo qual è?” Chiese curioso.
“Non lo so ancora –alzai le spalle- ma di certo non è il piano!” Risi scuotendo la testa.
“Comunque complimenti davvero, oltre che a saperlo suonare, hai una bella voce e mi hai accompagnato perfettamente.”
“Ti ringrazio, detto da te è molto più.. gratificante. -Sorrisi sincera e annuii lentamente- Ma questa canzone per essere così bella, deve essere stata scritta e composta solo per qualcuno di speciale.. -sospirai- è Val, vero?” Gli diedi una leggera spallata amichevole, per farlo ‘confessare’.
“Esatto, è Val.” Rispose sfoggiando le sue bellissime fossette in un meraviglioso sorriso.





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Sciaaao a tutti! :3
Prima di tutto tantissimissimi auguroni al nostro bellissimo Gates, che oggi compie 31 anni! Buon compleanno, chitarrista! <3
Poi.. finalmente spiegata la preoccupazione del nostro Zacky! Ma dai, come puoi avere dubbi sul nostro Jimbo? >.>
Johnny in piscina, 50 euro che non toccava il fondo :3
LOOOL basta, torno a fare la seria ù_ù Aspetto le vostre recensioni con impazienza! :D


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Capitolo 23
*** Capitolo 22. ***


Capitolo 22.


Dopo quella palese dichiarazione, Gwen decise di aiutare Matt nel conquistare Val, visto che lui la aveva aiutata a rifarsi una vita, a soli diciassette anni.
“Ho in mente una cosa..” disse guardandolo sorridente.
“Dimmi tutto!” Il ragazzo le rivolse l’attenzione scrutandola attentamente.
“Eh no, è una sorpresa. Non la puoi sapere!” Rise, per poi scappare al piano di sopra, con in mente una cosa carina per far incontrare finalmente da soli in modo romantico, il dolce Matt e la bella Valary.
Percorrendo il corridoio, si trovò Brian che usciva dalla sua camera. Abbassò lo sguardo e proseguì per andare a cercare Jimmy, fino a che non si sentì la sua mano sulla spalla che la fermava bruscamente.
“Gwen.”
“Mi fai male Brian!!” La ragazza scansò la mano del chitarrista dalla spalla e lo guardò.
“Ti prego Gwen, devi ridarmi quella roba.”
“Stai scherzando spero.”
Il ragazzo aveva un’aria piuttosto stressata, strano vedere come da un giorno all’altro avesse cambiato espressione e non sembrava più così forte.
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“No, non sto scherzando. Gwen, ne ho bisogno, maledizione!”
“Non ti dirò né dove l’ho messa e né te la darò, fattene una cazzo di ragione e se proprio vuoi star meglio, ti vai a disintossicare. E meno male che non eri dipendente..” scossi la testa e mi girai per andare via.
“Mi costringi a trovarla da solo, ragazzina.” Mi voltai ancora verso di lui e lo guardai arrabbiata.
“Uno: il mio nome è Gwen. Chiamami ancora ragazzina e avrai un altro tatuaggio. Sulla tua faccia, con la forma di cinque dita. Due: ficca il naso nelle mie cose e ti posso assicurare che ti faccio fuori, Brian. Tre: non sei in grado di dettare legge. Detto questo, buona giornata.” Me ne andai con tutta la rabbia possibile in corpo e cercai di calmarmi prima di bussare alla camera di Jimmy, contando fino a dieci, per sbollire.
“Chi è?” Mi rispose tranquillamente.
“Sono Gwen, posso entrare?” Poggiai la mano alla maniglia e attesi la sua risposta.
“UN ATTIMO!” Lo sentii agitato tutto d’un tratto e aspettai fuori fino a che non mi venne ad aprire, dopo un paio di minuti.
“Scusa se ti ho disturbato, magari posso passare più tardi..” abbassai lo sguardo un po’ imbarazzata, mettendoci anche il fatto che avevo addosso il costume e il telo.
“No no, entra pure! Certo che tu e Johnny ne fate di casino in piscina eh!” Rise e aprì la porta per farmi passare.
“Beh un po’.. –sorrisi e lo guardai, per poi guardarmi intorno- ma qui c’è un casino enorme.. che stavi facendo?”
“Io? Niente! Sono un tipo disordinato di natura, figurati..” si grattò la nuca nervosamente e cercò di distrarsi guardandosi intorno.
“Okay.. ahm, volevo parlarti di una cosa, riguarda Matt e Valary!” Diventai euforica e mi misi a sedere sul suo letto, guardandolo sorridente.
“Oh, Matt e Valary, quei due ci girano intorno da quando eravamo ragazzini e ancora non si decidono ad uscire. E’ uno strazio!” Scosse la testa e incrociò le braccia, poggiandosi allo stipite della porta.
“Appunto, è palese che si piacciono e bla bla bla, tutto il resto, mh? Io ho pensato che potremmo organizzare una cosa carina per farli incontrare da soli e far finalmente ardere la scintilla!” Feci un gesto teatrale con le mani e lo guardai entusiasta.
“L’idea non è male, ma.. sicura che vuoi il mio aiuto? Non me la cavo bene con queste cose!” Venne a sedersi vicino a me e mi guardò preoccupato.
“Tu lascia fare a me, e quei due saranno la coppia più bella del mondo.” Sorrisi mettendogli un braccio sulle spalle.
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Calò la sera, e tutti cenarono insieme, ai soliti posti. Brian punzecchiava Gwen, Gwen punzecchiava Brian, gli altri se la ridevano e Zacky scuoteva la testa sconsolato, pensando di avere a che fare con dei bambini.
Quando fu ora di andare a letto, ognuno si ritirò nella propria stanza, ma stranamente Gwen non riusciva a prendere sonno. Si girava e rigirava nel letto, si alzò un paio di volte e andò alla finestra per prendere un po’ d’aria, ma niente. Morfeo quella notte sembrava avercela con lei.
“Non sono tranquilla.. -sussurrò inginocchiandosi e prendendo la valigia, assicurandosi che la roba fosse ancora lì, e infatti tutto era a posto, ma la ragazza aveva un brutto presentimento -Brian, quel figlio di put..” continuò e si bloccò subito dopo, intuendo che qualcosa non andava. E sapeva anche cosa.
Si vestì in fretta e controllò l’orario. Erano quasi le due di notte, più o meno lo stesso orario dell’altra volta.
Uscì facendo silenzio, e a passi veloci si diresse verso lo stesso parco dell’altra volta. Mentre camminava si malediceva, perché lo avrebbe dovuto lasciar perdere, perché non avrebbe dovuto importargli di lui, perché se i ragazzi l’avessero scoperto, sarebbe successo il finimondo. Stava rischiando tutto per colpa sua, e appena ne avrebbe avuto l’occasione, lo avrebbe preso a schiaffi sul serio.
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“Si può sapere perché mi segui?” Mentre mi guardavo intorno, sentii una voce provenire da dietro le mie spalle. Era lui, il mio presentimento era fondato, e lo trovai con le spalle contro un albero, con una gamba piegata all’indietro, e la solita faccia strafottente, con i suoi occhi che mi fissavano, mezzi coperti dal cappello nero. Mi voltai e tolsi il cappuccio, prendendo un grosso respiro profondo.
“Perché lo sapevo che saresti venuto qui. E perché ho detto che non ti avrei permesso di rifarlo.” Lo guardavo fredda.
“Sto aspettando Vincent, puoi andare via? Non lo ripeterò una seconda volta.”
“Tu e ..Vincent, potete andare a farvi fottere. Io da qui non mi muovo.”
“Gwen, ascoltami bene. Non sarei qui se tu mi avessi dato la MIA roba, e poi è pericoloso.”
“Per me o per te?”
“Per me perché gli scambi si fanno senza occhi indiscreti, e per te perché gli spacciatori qui girano armati.”
“Non ho paura.”
“Tu no, io però potrei andare nei casini per colpa tua, e non voglio finire nei guai per una ragazzi.. per una come te.”
“Già il fatto che non mi chiami più ragazzina è un passo avanti.” Dissi tranquillamente sedendomi sull’erba, vicino a lui.
“Cosa sei? Un cane da guardia?” Abbassò lo sguardo su di me e io lo alzai di rimando. Ci guardammo negli occhi per qualche secondo, e poi guardammo altrove, nello stesso momento.
“Sono una povera stupida che non vuole la rovina di un altro essere umano, ecco tutto. E dovresti ringraziarmi.”
“Te lo puoi scordare.” Si accese una sigaretta e si sedette di fianco a me, poggiandosi con la testa al tronco dell’albero.
“Brian, ti rendi conto di quello che sto rischiando per questo?” Lo guardai mentre lui aveva lo sguardo alzato distrattamente sui rami alti dell’albero.
“Io non ti ho chiesto di rischiare niente, né di seguirmi quando esco. Ma.. non lo hai ancora detto ai ragazzi, da quello che ho visto.”
“No, non l’ho fatto, ancora.”
“Come mai? Ero convinto che appena avessi messo piede in casa fossi andata dai ragazzi a dire tutto.”
“Non l’ho fatto prima di tutto per Jimmy. Tu e lui avete un legame molto forte, e saperlo lo ucciderebbe. Perché lui è il tuo migliore amico e perché tu non gli hai mai detto nulla. Poi perché ho da fare una cosa importante e tu non puoi metterti in mezzo ai miei piani.”
“Che piani?” Mi guardò di scatto.
“Non ti riguarda, ho chiesto a Jimmy di aiutarmi..”
“Che intenzioni hai con lui?” Continuò a guardarmi rivelando per la prima volta una serietà piuttosto rispettosa nei miei confronti.
“Io con lui sto bene. Ovvio, non stiamo insieme e non vogliamo fare chissà quali grandi cose, ma ci troviamo bene in quei momenti in cui restiamo soli e quindi stiamo stringendo un bel rap.. MA COSA TI IMPORTA??” Arrossii e ringraziai il cielo che fosse buio, così lui non notò il rossore sulle mie gote.
Rise mostrando la dentatura perfetta e bianca nonostante le tante sigarette, mi diede una leggera spallata per smuovermi, e per un secondo, risi insieme a lui. La prima volta che stavamo tranquilli insieme.
La tranquillità e le risate, in una situazione assurda e ai limiti del pericolo.
“Haner! Hai portato la tua amichetta?” La voce dell’uomo della volta precedente ci interruppe, e Brian scattò in piedi, tornando serio, mentre io stringevo al petto le ginocchia e guardavo la scena, mostrando una forza e un coraggio mai mostrati prima.
“Mi ha seguito, non l’ho portata io.”
“Haner, Haner, Haner.. le conosci bene le regole, ero stato chiaro l’altra volta.” Disse con voce profonda e inquietante, con quella nota di rimprovero ironico che solo ai film sanno fare.
“Vincent, per favore. La ragazza è un tipo a posto.”
“Ma ha due occhi e una bocca, e questo non va bene. I nostri affari finiscono qui.”
“Come sarebbe a dire finiscono qui?? Vincent, sei uno stronzo!” Lo prese per un braccio e si trovò spaventosamente vicino a lui.
‘Brian, non scherzare, stai attento, ti prego..’
“Non mettermi le mani addosso, Brian.” In una frazione di secondo vidi un coltellino puntato poco sotto la mascella del ragazzo, e portai una mano alla bocca, voltando lo sguardo.
“Vai via Gwen. Immediatamente.” Mi disse con una calma spaventosa mentre guardava dritto negli occhi il suo spacciatore.
“Ferma lì.” Mi ritrovai una pistola puntata contro, e tremai come mai avevo fatto in vita mia.
“Abbassa quella pistola Vincent, è poco più che una bambina, non puoi farle del male.” Chiuse gli occhi cercando di restare calmo, attento ai movimenti per non sfregiarsi con la lama del coltellino.
“E’ una bambina molto bella, poi. Avvicinati.”
“Brian..” sussurrai per paura che ferisse lui in uno scatto improvviso più che perché facesse male a me.
“Fai come ti dice ma con cautela Gwen.” Cercava di guardarmi con la coda degli occhi ma non ci riusciva. Lo vedevo nel provare a girare leggermente la testa ma ogni volta tornava sempre al punto di partenza.
Mi avvicinai con una lentezza innaturale e lui abbassò piano la pistola, causando un mio momentaneo sospiro di sollievo.
“Io ti lascio andare.. –guardò Brian con un sorriso malizioso- se tu mi cedi la ragazzina per una notte. Domani mattina passi da me e puoi riprendertela.”
“Tu non la toccherai nemmeno se questo dovesse costarmi la vita.” Lo guardò con ribrezzo e posò una mano sulla sua, quella in quale aveva il coltellino.
“Brian, se questo può salvar..”
“STA’ ZITTA GWEN! -Mi zittì con rabbia e decisi di non dire più una parola, per non peggiorare la situazione- Vincent, lasciaci andare. Nessuno dei due dirà una parola, nemmeno su quello che è accaduto stasera.”
L’uomo scosse la testa e lo scansò via, prendendo poi me strattonandomi per un braccio. Per un po’ non mi provocava una slogatura. Provai ad urlare presa dallo spavento ma mi posò una mano sulla bocca e così iniziai a dimenarmi, cercando di non piangere.
“Sta’ buona.. potrebbe essere peggio per tutti e due se ti agiti.” Mi sussurrò, e rabbrividii mentre toglieva la sua sporca mano dalla mia bocca.
“Brian, aiutami, ti prego!” Strozzai la voce in gola con il battito a mille. Il bastardo ripose il coltellino e puntò me con la pistola, facendomi zittire del tutto.
Una luce e una frenata brusca proveniente da un auto interessarono l’attenzione di tutti e tre, che rivolgemmo lo sguardo sulla strada e vedemmo venirci incontro non uno, ma ben quattro dei Sevenfold.
“Chi sono questi figli di puttana? Amici tuoi, Brian?” Disse facendo più pressione con la pistola sulla mia pelle.
“Lascia andare la ragazza, altrimenti non vedrai la luce del giorno.” Ringhiò Jimmy avvicinandosi.
“Fermo Jimmy. –Lo bloccò Matt- Dicci cosa vuoi, anche denaro se necessario, ma lascia andare la ragazza.”
“E’ questo il punto, io voglio questa ragazza ma il vostro amico Brian non vuole cedermela!” Ghignò. Riuscii a vedere Zacky che rimasto più indietro rispetto agli altri, componeva qualcosa sul cellulare. Intento a fare il porco con me, strofinando il naso sul mio collo, il bastardo non si accorse che Jimmy si stava preparando ad assalirlo da dietro. Fu questione di pochi secondi prima del caos, caos totale. Fui scansata via dalle braccia di Matt, che mi spinsero via con forza affinchè mi allontanassi dal gruppo. Urla, botte, gente che si strattonava. E poi uno sparo. Chi aveva colpito? Chi era stato ferito? Chi si era accasciato al suolo? 
Caddi sulle ginocchia e sentii un liquido caldo scorrere sul mio addome, portai la mano sul punto che bruciava e capii che quel proiettile aveva colpito me. Chiusi gli occhi e caddi di lato, sperando solo che i ragazzi si accorgessero che la loro trovatella era riversa in una pozza di sangue, mentre perdeva i sensi sempre più velocemente.



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Che dire? Capitolo molto molto forte, siamo passati dalla dolcezza alla crudeltà più assoluta. La colpa è di Second Heartbeat, mai scrivere con quella canzone come sottofondo! ù_ù
Come vi è sembrato? Ve lo aspettavate? Aspetto TUTTI i vostri commenti! :D

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Capitolo 24
*** Capitolo 23. ***


Capitolo 23



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Zacky aveva chiamato i soccorsi, e in breve arrivarono lì polizia e ambulanza. Vincent era malconcio e gli correva sangue dappertutto, ma anche i ragazzi non stavano poi tanto meglio, visto che quasi tutti erano pieni di tagli a causa di quel maledetto coltellino. L’unico che non si ferì fu proprio Zacky, che fu anche il primo a notare Gwen distesa sull’erba che gli dava le spalle e sembrava immobile.
Così, mentre la polizia portava via Vincent con l’accusa di tentato omicidio e tentate molestie, (per fortuna non aveva con sé nulla che avrebbe potuto peggiorare la situazione, ovvero la droga, visto che era partito con l’intenzione di farla finita con Brian) i ragazzi soccorsero Gwen. Matt e Jimmy salirono con lei in ambulanza, mentre Zacky, Johnny e Brian sfrecciarono in auto seguendo il mezzo di soccorso che avrebbe portato Gwen in ospedale.
“Gwen, apri gli occhi, forza, non addormentarti..” Jimmy teneva stretta la mano della ragazza mentre con quella libera le spostava i capelli dal viso, attento a non toccare la mascherina che le dava ossigeno. Gwen faceva fatica a tenere gli occhi aperti, avrebbe voluto solo lasciarsi andare al riposo, dormire.
“Ora ti porteranno in ospedale e starai meglio, ma tieni gli occhi aperti, so che ce la puoi fare Gwen, sei forte.” Le sussurrava Matt ad un orecchio, accarezzandole piano una guancia.
La ragazza dal canto suo vedeva solo due visi sfocati e le girava la testa, avvertiva un dolore quasi ovattato, e l’unica cosa che ripeteva con quella poca energia che le era rimasta, era il nome di Brian.
L’ambulanza arrivò in tempo e Gwen fu trasportata subito in sala operatoria. Avrebbero dovuto rimuovere il più presto possibile il proiettile, affinchè non intaccasse nessun organo.
“Vi faremo sapere al più presto. Per le medicazioni, la stanza è quella.” La dottoressa sulla quarantina e dal viso autoritario congedò così i due ragazzi, sparendo dietro le porte della sala operatoria.
In effetti Jimmy aveva dei graffi sul volto che ancora perdevano sangue e lo stesso Matt, solo che i suoi graffi si trovavano più sulle mani che su altro. Mentre si guardavano negli occhi sperando che quello fosse solo un incubo, piombarono in corridoio gli altri tre ragazzi, di cui un Johnny con dei lividi intorno all’occhio sinistro e Brian con una ferita piuttosto profonda alla gamba destra, infatti fu il primo ad essere portato nella stanza dove facevano le medicazioni.
“Come sta? Cosa dicono??” Zacky sarebbe morto sul posto se le fosse accaduto il peggio, e guardava i due ragazzi spostando freneticamente lo sguardo dall’uno all’altro.
“Dicono che ci faranno sapere.” Jimmy cercava di essere forte e si pulì il sangue dal viso con il dorso della mano, lo guardò e iniziò a piangere silenziosamente, sotto gli occhi degli amici.
“Ehy, Jimmy. Andrà bene, in ambulanza hanno detto che non è nulla di eccessivamente grave, si rimetterà in pochi giorni.” Johnny cercava di tranquillizzare l’amico, dandogli dei colpetti sulla schiena.
“Lo so che andrà bene, la mia reazione è dovuta a tutto quello che c’è dietro questa storia. Vi rendete conto di cosa sarebbe successo se Zacky non si fosse svegliato e non si fosse messo a cercare i sonniferi nella stanza di Brian?”
“Non pensiamoci adesso..” cercò ancora di calmarlo Johnny.
“E invece ci penso! E un’altra cosa che mi fa male, è che Brian si droga, e non me ne ha mai parlato, non ha permesso che lo aiutassi! Voglio dire.. da quello che ho capito ci stava riuscendo Gwen, Gwen e non io! Quella ragazza ha rischiato di morire per colpa di Brian e dalla sua fottutissima incoscienza, ma.. non riesco ad avercela con lui.”
“Nessuno di noi ce l’ha con Brian e nessuno vuole puntargli il dito contro. Quando eravamo ragazzini lo facevamo anche noi ma siamo riusciti a smettere. Evidentemente lui ha ripreso per non so quale assurdo motivo..” Matt si massaggiava le tempie, cercando un modo per parlare con Brian senza farlo chiudere in se stesso.
Uno alla volta, i ragazzi furono tutti medicati e messi a posto. Crollarono in un misto di sonno e preoccupazione sulle sedie blu della sala d’attesa. Brian poggiato con la testa sulla spalla di Jimmy il quale a sua volta aveva la testa poggiata alla sua, Johnny seduto a terra con la testa poggiata al muro, mentre Zacky e Matt erano distesi su due sedie ciascuno, uno con la testa vicino a quella dell’altro, tenendo le gambe a penzoloni.
Arrivò il mattino, i chirurghi avevano lavorato delicatamente durante quelle ore sotto le luci accecanti della sala operatoria per rimuovere il proiettile dall’addome di Gwen, e le possibilità che si rimettesse presto senza complicazioni erano più o meno salde.
La stessa dottoressa della sera precedente andò ad avvertire i ragazzi, ma li trovò addormentati, così scosse delicatamente per un spalla Matt e poi Jimmy, i ragazzi di cui ricordava meglio il viso, visto che erano stati loro ad arrivare prima in ospedale.
“Ragazzi.. l’intervento è andato bene, potete vederla se volete, ma in assoluto silenzio e calma, deve riposare.” I ragazzi ancora in dormiveglia annuirono stancamente e si strofinarono gli occhi, ringraziando la dottoressa e recandosi in silenzio nella stanza dove era Gwen. Già il fatto che non fosse attaccata ai tubi e aveva solo una mascherina per aiutarla a respirare, era un buon segno.
“E’ debole ma dovrebbe svegliarsi nel giro di qualche ora, abbiamo dovuto incidere in profondità per rimuovere il proiettile ed ora ha una fasciatura piuttosto larga e abbastanza stretta per impedire il flusso eccessivo del sangue. Dovrà stare attenta ai movimenti e dovrà stare al riposo più assoluto per almeno quindici giorni. Vale a dire niente uscite, niente palestra in caso di sport, solo letto e relax. Non fatele fare nulla, nel più assoluto dei sensi. D’accordo?” Guardò apprensiva i due ragazzi che annuirono come dei bambini e si avvicinarono al letto, mentre la dottoressa li lasciava soli, andando via.
“Ciao ragazza.. -sorrise Jimmy sedendosi sul letto, accarezzandole i capelli- visto? Sei stata salvata, per la seconda volta, dalle stesse persone.. -rise- eppure sei qui, in questo stupido letto, con gli occhi chiusi. Perchè non li riapri, mh? Sono belli, mi piace stare a guardarli, e anche a Matt piacciono. -Sorrise guardando l'amico- Per favore Gwen.. -tornò serio, spostando lo sguardo sulla ragazza- devi svegliarti presto, io.. ho bisogno di te. E poi abbiamo un piano malefico da portare a termine insieme! -Cercò di sorridere ancora, alludendo a quello di cui gli aveva parlato a proposito di Matt e Val- Noi ti aspettiamo, staremo qui fino a che non ti svegli.. ma non farci brutti scherzi, va bene?” Le diede un bacio sulla fronte e si allontanò.
“Jimmy..” Matt lo guardò dispiaciuto.
“Te la lascio per un po', Matt. -Sforzò un piccolo e falso sorriso- Io.. ho bisogno di prendere un po' d'aria.. sono nell'area fumatori, se mi cercate.” Detto questo, aprì la porta e andò via.
Matt lo osservò attentamente prima di concentrare il suo sguardo sulla ragazza distesa sul lettino, che sembrava dormire in tutta pace. Si sedette su una sedia e si avvicinò al letto, tenendole la mano. La guardò per qualche minuto, prima di prendere il coraggio e dirle qualcosa.
“Quando.. -tirò su col naso, cercando di non commuoversi- quando ti ho trovata, pensavo che fossi solo una ragazzina un po' ribelle, scappata di casa per ripicca. E' normale alla tua età. -Annuì- Però.. andando avanti con i giorni, ho scoperto una ragazza con tanti sentimenti, tante emozioni, tante cose ancora da scoprire, ma mi sono reso conto che nella tua vita, non c'erano persone disposte ad ascoltarti e condividere con te tutto quello che si può vivere a diciassette anni. E.. -si passò una mano sugli occhi ormai arrossati- mi sono ripromesso di essere io, la persona con cui avresti condiviso le tue esperienze. Una specie di migliore amica mancata, diciamo così.. -ridacchiò appena- anzi, fratello maggiore, ecco. -Annuì più convinto- Ero felice di vederti gironzolare per casa con le mie maglie addosso, di vederti ridere con Johnny, di vedere Zacky più rompipalle di una madre a causa tua, di vederti uscire e stare bene con Jimmy, ed ero felice anche di vederti mentre prendevi coraggio e affrontavi Brian a testa alta. -Le accarezzò la mano, tenendola stretta con una delle sue- E' così che devi fare anche adesso Gwen. Prendere il coraggio a due mani e aprire quegli occhi, dimostrare ancora una volta che sei una tosta, che ne hai passate tante e non hai paura di passarne altre. Devi dimostrare alla vita chi è che comanda. E tu comandi, Gwen. Tu hai questa forza. Usala ancora una volta, la volta più importante di sempre.” Annuì con forza e le diede un bacio sulla guancia, restando poi in silenzio tombale ad ascoltare il rumore tipico dell'ospedale, fra macchinari e piccoli ‘bip’.
Nel frattempo, gli altri si erano svegliati, e si apprestavano a raggiungere Matt nella stanza, pensando che con lui ci fosse anche e naturalmente Jimmy.
“Si può?” Zacky bussò piano, e fece capolino dalla porta.
“Venite avanti” sorrise Matt asciugandosi in fretta gli occhi.
“Come sta?” Chiese Johnny con lo sguardo basso, quasi avesse timore a guardarla.
“Potete stare tranquilli. Ci hanno assicurato che si sveglierà in qualche ora..” 
“E.. dov’è Jimmy?” Continuò Zacky guardandosi intorno.
“Fuori, nell’area fumatori. Diceva di aver bisogno di una boccata d’aria.. è stato un colpo soprattutto per lui.” Disse il cantante guardando la ragazza che ancora dormiva.
“Andate da lui.” Esordì Brian che era rimasto in silenzio fino a quel momento.
“E tu?” Lo guardò Johnny.
“Resto un po’ qui con Gwen e vi raggiungo. Devo dirle delle cose.” Disse rassicurante.
“Vi lasciamo soli allora.” Matt ricambiò il sorriso e si alzò lasciando il posto al suo chitarrista, mentre gli altri si avviavano fuori. Quando la porta si chiuse, il ragazzo potette finalmente sfogarsi e dare il via libera a lacrime silenziose, che nessuno avrebbe mai visto né sentito.

“Scusami. –Disse prendendole la mano e baciandola più volte- Ti prego, scusami. Ho rischiato di farti andare nei guai, di ucciderti. Tutto per una cosa che avrebbe ucciso me sempre più lentamente, senza che me ne rendessi conto. Giuro Gwen, giuro che se tu apri gli occhi adesso, andremo a casa insieme e butteremo il più lontano possibile quello che hai nascosto quella sera. Però svegliati, ti prego. Non sai quanto mi lacera vederti così, è tutta colpa mia.. –disse sempre più a bassa voce- è vero, sono stato cattivo con te, mai una gentilezza, mai un sorriso, mai nulla di nulla. Se volessi menarmi avresti tutte le ragioni del mondo per farlo e forse io te lo lascerei anche fare, mi servirebbe da lezione. –Disse ancora, annuendo- Però, dicevo.. anche se non sono mai stato gentile con te, io non ho mai voluto il tuo male, mai Gwen, non sono mai stato tanto sincero come adesso. Quello che mi dava fastidio era che tu non cercavi le mie attenzioni, non come tutte le altre ragazze che conosco almeno. Mi dava ai nervi essere ignorato e snobbato da una ragazza con poco più della metà dei miei anni. Ma ora mi rendo conto che mi sono comportato da bambino, e soprattutto, coinvolgendoti in questa storia, mi sono comportato da irresponsabile ed incosciente. Tu lo sapevi a cosa andavi incontro, eppure non mi hai abbandonato, ti sei presa quella pallottola per me, e ora ne paghi le conseguenze. Non è affetto questo? –La guardò teneramente- Si che lo è, ma non avrei dovuto spingerti a tanto per capirlo. Tu volevi solo il mio bene e io invece non ho fatto altro che trattarti male. Mi dispiace Gwen, perdonami.. ricominciamo.-Posò la testa sul bordo del letto e continuò a guardarla, tenendola per mano- Ricominciamo dal punto in cui tu mi hai salvato la vita.” Sussurrò sorridendo appena, con il cuore in mano per la prima vera volta in vita sua.



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Ebbene, cosa ne pensate di questo continuo? Ho voluto far finire le disgrazie per adesso, ed essere buona con Brian! :)
Spero vi sia piaciuto, un bacio a tutti!

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Capitolo 25
*** Capitolo 24. ***


Capitolo 24


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Erano passate già due ore da quando Brian era entrato nella stanza di Gwen e l'aveva tenuta compagnia. Ogni tanto il ragazzo usciva fuori per una sigaretta, per distrarsi, e poi tornava vicino a lei. La ragazza di tanto in tanto respirava più a fondo, per poi riprendere regolarità. Brian si era addormentato con la testa sul letto, nella speranza che la ragazza potesse svegliarsi il più presto possibile, e mettere fine alla sua agonia.
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Mi sentivo come su una nuvola, come se stessi fluttuando sulla cosa più morbida del mondo. Tipo i bambini nelle culle. Solo una cosa mi dava fastidio, una specie di stretta su tutto l'addome, che mi impediva di muovermi.
'Su Gwen, apri gli occhi..' pensavo, con tutta la forza che avevo. Dovevo aprire quegli occhi, dovevo capire perchè mi sentivo così strana, dovevo capire cosa era successo.
Respirai profondamente per prendere forza, e poco a poco aprii gli occhi, lentamente e con stanchezza, come se mi fosse stato dato del sonnifero fin troppo potente. Iniziai a blaterare qualcosa senza senso, giusto per farmi sentire. Per far capire a qualcuno, se c'era, che mi ero svegliata.
“Gwen!” Sentii dire con forza, una forza che quasi mi perforò il cervello, dato che ogni suono in quel momento poteva risultare troppo forte per me. Vidi in modo indefinito qualcuno che alzava la testa dal mio letto e mi sentii toccare la mano che tenevo a penzoloni, poi girai la testa e vidi che l'altro braccio aveva all'interno un cerotto che copriva un ago, collegato ad un tubicino. Alzai lo sguardo lungo il tubicino e mi accorsi che a sua volta era collegato ad una flebo quasi vuota. 
Intanto non sentivo più il tocco sulla mia mano, ma sentivo voci lontane, indistinte, che man mano si avvicinavano, mentre io riprendevo poco alla volta conoscenza.
In camera arrivò prima un'infermiera, la riconobbi dal camice bianco, che venne a cambiarmi la flebo, mettendone una nuova, e poi mi diede una carezza sulla fronte, sorridendo.
“Buongiorno signorina! -Disse con entusiasmo- Hai rischiato un bel po', ma vedo che ti sei svegliata! I tuoi amici sono fuori, vuoi che li faccia entrare?”
Annuii, volevo vederli, volevo vedere come stavano, se erano feriti, se gli era successo qualcosa. L'infermiera si allontanò fino ad uscire, lasciò la porta aperta e vidi entrare col fiatone Matt. Aveva sicuramente corso con tutta la velocità che aveva per raggiungere la stanza.
“Ciao Gwen!” Si avvicinò respirando a fondo con un sorriso che non avevo mai visto prima.
“Matt..” dissi felice di rivederlo.
“Come stai grillo?” Mi domandò sedendosi sulla sedia e accarezzandomi i capelli. 'Grillo' era il nomignolo che tutti mi avevano dato, visto il mio entusiasmo e il mio modo di ragionare, tipo il Grillo Parlante di Pinocchio! 
“Ho sete..” riuscii a dire come prima cosa. Sentivo la bocca impastata e avevo assolutamente bisogno di bere.
“Hai ragione, sei ancora sotto effetto dell'anestesia..” disse pensieroso, e mi passò un bicchiere d'acqua. Mi misi a sedere con fatica e lo afferrai debolmente, lo portai alle labbra e bevvi quello che riuscivo a bere, rinfrescandomi e sciogliendo la lingua.
“Grazie.. -sorrisi- sto bene, mi fa solo male qui.. -andai a toccarmi l'addome e notai la fasciatura abbastanza larga che lo avvolgeva- ma che..”
“Nella rissa sei stata colpita da un proiettile, i medici hanno lavorato duro per estrarlo da lì senza danneggiare nulla, ma ora stai bene. Ci hanno però proibito di farti sforzare, in tutti i modi.” Annuì come un padre apprensivo.
“Ho capito.. ma.. prima c'era qualcuno qui, non eri tu, non era la tua voce.. mi sono impressionata?”
“No no, -rise- era Brian.”
“Brian?”
“Mh mh! Era preoccupatissimo, avresti dovuto vederlo..”
“Ma lui.. come sta? E' ferito?” Mi mostrò le mani con i graffi e poi le ritirò.
“Siamo stati tutti feriti superficialmente, tranne Zacky. Lui era distante e ha avvertito i soccorsi.”
“Dio.. -sospirai passandomi le mani sul viso- io.. non volevo Matt, non volevo..” dissi quasi con paura, paura che non mi perdonassero.
“Ma non è colpa tua tesoro.. non è colpa di nessuno. E' successo..”
“Matt, devi promettermi che aiuterete Brian a smettere. Anche se un giorno io non dovessi vivere più qui, o non vi rivedrò più.”
Scosse la testa: “Non serve. Prima, quando eravamo fuori, ne abbiamo parlato tutti insieme. Come se fossimo in riunione, e ci ha spiegato tutto, per filo e per segno. Ha ricominciato per riprendersi quella sensazione di onnipotenza, di convinzione che così le cose sarebbero migliorate, per sentirsi forte, insomma. Ma quando ti ha vista qui.. la prima cosa che ci ha detto è stata 'Smetterò, devo ringraziarla per avermi salvato la vita', e fidati.. quando Brian dice una cosa, la fa.” Sorrise.
“Davvero??” Sentivo i miei occhi illuminarsi.
“Certo.. -annuì- e non sappiamo come ringraziarti Gwen.”
“E Jimmy invece? Voglio vederlo..”
“Jimmy è molto scosso per quello che è successo, e muore anche lui dalla voglia di vederti. Te lo chiamo? Così parlate..” Mi accarezzò il dorso della mano.
“Si, mi faresti un grosso favore..” 
“Allora a dopo Gwen, cerca di riposare!” Si chinò a darmi un bacio sulla fronte e mi fece sorridere. Lo salutai con la mano mentre usciva e aspettai l'arrivo di Jimmy. I suoi occhi non ci misero molto a sbucare dalla porta, accompagnati da un sorriso a quarantamila denti.
“Ciao tesoro!” Camminò verso di me e prese le mie mani, sedendosi sul letto.
“Jimmy..” cercai di abbracciarlo, e per quel poco che strinsi, sentii il suo calore e la sua preoccupazione per quel momento che avrebbe potuto portarmi via per sempre.
“Piccina, mi hai fatto preoccupare, lo sai??” Disse mentre mi dava ripetuti baci sulla guancia.
“Si. Si, lo so.. mi dispiace tanto.. non volevo farti preoccupare!” Dissi iniziando a piangere sulla sua spalla.
“Ehy! E' tutto passato adesso.. stiamo tutti bene e tu ti sei svegliata! Fra un po' torneremo tutti a casa e inizieremo da capo!” Sorrise coccolandomi fra le sue braccia.
“Dovevo parlarti prima di Brian, così tutto questo non sarebbe successo!” 
“No.. non lo hai fatto perchè ci vuoi bene, e perchè non volevi che lui finisse nei guai. Non ne hai parlato con tutte le buone intenzioni, lo sappiamo tutti.” Mi accarezzò la schiena e poi tornai a distendermi, sentendo il fastidio della fascia.
“Matt mi ha detto che smetterà!” Dissi entusiasta.
“Si, e.. lo farà per te.” Mi guardò felice, ma anche preoccupato.
“Stai bene?”
“Certo! Solo che.. -si grattò la nuca- bah, nulla, lascia perdere.” Sorrise e mi prese nuovamente le mani.
“Quando torneremo a casa??”
“I medici dicono che stasera possiamo andarcene. Ti tengono qui solo oggi per tenere la ferita sotto controllo.”
“Oh, bene..” sorrisi felice.
“E' tutto finito, ci aspetta un nuovo inizio! -Sorrise- Senti, qui fuori ci sono gli altri che vogliono vederti. Chi faccio entrare??” Mi domandò guardando la porta.
“Fai entrare Zacky e Johnny dai, che si saranno presi un colpo..” risi scuotendo la testa.
“Va bene! A dopo Gwen!” Mi baciò una mano e mi salutò con la sua mentre si avviava fuori.
Poco dopo, vidi i sorrisi di Zacky e Johnny farsi spazio in quella stanza apatica e noiosa.
“Gwen!!” Gridarono insieme, buttandosi letteralmente addosso, chi mi scompigliava i capelli e chi mi abbracciava forte.
“Ragazzi! Sono felice di vedervi ma.. così non respiro!” Sorrisi cercando di trovare aria fra le loro strette.
“Tu! Ci hai fatto preoccupare da morire!!” Disse Johnny sedendosi a gambe incrociate ai piedi del del letto mentre mi puntava il dito. Zacky lo guardò, sorrise e poi mi rivolse lo sguardo.
“Si può sapere cosa ti è saltato in mente? Avresti potuto lasciarci la pelle, e Brian con te..” disse scuotendo leggermente la testa mentre si mordeva il labbro inferiore, sedendosi sulla sedia di fianco a me.
“Non lo so ragazzi, sul serio.. sapevo solo che dovevo aiutarlo. Altrimenti lo avremm.. cioè, lo avreste perso molto presto.”
“Stavi per dire 'avremmo', sgamata!”
“Non è vero Johnny!”
“Si certo, come no!” Rise e mi diede uno schiaffetto amichevole sulla gamba destra.
Risi anche io e poi tornai a guardare Zacky: “Zacky.. come avete fatto a trovarci?” Prese un respiro profondo e mi guardò.
“Soffro d'insonnia e prendo dei sonniferi. L'altra mattina avevo in mano la boccetta mentre andavo in camera di Brian a riprendere la chitarra che gli avevo dato per farla accordare, e mi sono messo a provarla dimenticandomi la boccetta sulla scrivania. E quando stanotte mi sono ricordato di non aver preso il sonnifero, sono andato in camera di Brian per riprendere la boccetta, e ho visto che lui non c'era..”
“E poi?” Chiesi.
“Poi sono andato in cucina, in salotto, ho aperto le camere degli altri facendo silenzio, ma non era da nessuna parte. Per ultima ho aperto la tua camera e nemmeno tu c'eri. La cosa mi è sembrata abbastanza strana e mi sono spaventato, così ho svegliato tutti, ci siamo messi in auto e siamo venuti a cercarvi. E' stata questione di fortuna Gwen, pensa se non vi avessimo trovati..” Mi guardò severo ma con dolcezza.
“Ti devo la vita, Zacky. Anzi, la devo a tutti voi.” Guardai Johnny con tutta la gratitudine possibile.
“Nah.. non ci devi nulla, ma devi prometterci che qualsiasi cosa accada da oggi in poi ce la dirai subito, va bene?” Mi sorrise il ragazzo seduto ai piedi del letto, con uno sguardo da finto autoritario, tradito dal sorriso da bambino.
“Ve lo prometto.” Annuii facendo giurin giurello.
“Ora, non per interrompere il momento di sdolcinatezza post intervento, ma.. qui fuori c'è qualcuno che vorrebbe vederti..” Continuò Johnny facendo un cenno con la testa verso la porta.
“Già, noi togliamo il disturbo eh!” Disse Zacky alzandosi e mettendo le mani nelle tasche dei jeans, facendo il vago.
“Ciao ciao, a dopo!” Disse Johnny saltando giù dal letto.
Entrambi mi schioccarono un bacio sulla guancia contemporaneamente, chi su una, chi sull'altra, e andarono via mentre li salutavo con un sorrisone.
Sospirai e abbassai lo sguardo, aspettando che quel qualcuno si facesse avanti. Dopo una manciata di minuti, sentii bussare alla porta e drizzai le orecchie: “Avanti!” Dissi sporgendomi un po'.
“Ciao ragazzina..” il suo sorriso, i suoi occhi, le sue labbra. Stava bene, era sano e salvo.
“Brian..” dissi rasserenata, guardandolo mentre si avvicinava sempre di più.


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E finalmente, le cose sembrano andare per il verso giusto un po' per tutti! Voi cosa ne pensate? :)
Aspetto le vostre amatissime recensioni, alla prossima!

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Capitolo 26
*** Capitolo 25. ***


Capitolo 25


“Io pensavo che tu..” provai a dire lasciando andare via da me la paura.
“Anche io lo pensavo. Ma ora stiamo bene.. visto??” Mi accarezzò i capelli e mi baciò una guancia, con un fare che non avevo mai visto da parte sua.

“Si ma.. perchè adesso sei così affettuoso? Fa strano da parte tua.” Dissi sincera, incrociando le braccia al petto.
“Senti, parla poco e cerca di ascoltare quello che sto per dirti, perchè difficilmente lo ripeterò!” Prese la sedia e l'avvicinò al letto sorridendo e dando qualche colpo di tosse per schiarirsi la voce. Abbassò lo sguardo per poi rialzarlo. Una scena tremendamente teatrale, sembrava tutto finto, ma conoscendo Brian, non sapevo cosa aspettarmi.
“Wow, deve essere una cosa seria..” dissi annuendo mentre lo guardavo prendere posto. Lui si passò una mano tra i capelli per poi metterle entrambe sulle ginocchia e guardarmi intensamente.
“Allora.. -iniziò grattandosi una guancia- tu non puoi aver sentito tutto quello che ti ho detto stamattina, perchè.. beh, perchè dormivi. Giusto?”
“Mh mh.” Annuii abbastanza confusa dalle sue parole. Cosa mi aveva detto??
“Ecco, infatti non ho intenzione di ripetere le stesse sdolcinatezze dette in un momento di totale ansia, d'accordo?” 
“Come spegnere le speranze di Gwen in tempo zero, tutorial by Brian Haner.” Risi piano per non farmi male, mentre lui si univa alla mia risata con un semplice sorrisetto.
“No dai, sul serio. E' la prima volta che.. insomma, che ti parlo così, e sono anche abbastanza in imbarazzo..” si grattò la testa e fece una smorfia.
“Brian, io.. -sospirai- non voglio che tu ti sforzi a dire cose che non pensi o non vuoi semplicemente dire. Guardaci, hai.. -lo osservai meglio- hai una gamba ferita, io ho l'addome bucato! -Risi- Eppure siamo vivi, possiamo ancora fare gli stupidi e i cazzoni che siamo. Non è meraviglioso? -Gli presi una mano e lo guardai- L'importante sai qual'è?” Sorrisi.
“Quale?” Mi chiese posandosi con le braccia sul letto.
“Che cogliamo questa occasione per ricominciare. -Annuii seria, ma sorridendo- Che tu ti rifarai una vita che non dipenda da niente, e che io impari a capire, prima di giudicare. Possiamo provarci insieme.. ti va?” Strinsi la sua mano grande il doppio della mia, guardandolo speranzosa negli occhi scuri.
“Certo che mi va. In poche parole, era questo quello che volevo dirti, ma mi hai praticamente tolto le parole di bocca.” Ridacchiò e si mise a fissarmi, mantenendo il sorriso.
“Perchè mi fissi così?” Chiesi, mentre sentivo le guance colorarsi di una tonalità simile al rosa, sulla mia pelle pallida.
“Non ti fisso, ti guardo, è diverso.”
“Allora.. perchè mi guardi?” Tornai a chiedergli, distogliendo ogni tanto lo sguardo dal suo.
“Perchè vorrei capire come fanno tante sfumature di carattere a coesistere in un corpo solo..” mi disse portando una mano sotto al mento, scrutandomi attentamente.
“Eh? Da chitarrista a filosofo? Che cambiamenti, Brian!” Mi misi a ridere, pensando che mi stesse prendendo in giro.
“Ehy, sono serio! Voglio dire, quando ci siamo conosciuti, ci siamo menati. Tu eri quella forte e ribelle contro il mondo. Quando ti sei persa negli studios, eri indifesa e spaventata. Quando siamo.. rimasti soli nella sala prove, eri combattiva e sfacciata. E sei finita col salvarmi la vita. Non è strano?”
“No.. non è strano. Si chiama 'adeguarsi alle situazioni' ed è difficile da fare.. bisogna avere pazienza..” sospirai poggiando comodamente la testa al cuscino.
“Devo dirti una cosa.” Disse stringendo le labbra subito dopo, come per morderle dall'interno.
“Mi devo spaventare?” Gli rivolsi uno sguardo non poco preoccupato, respirando a fondo.
“No, però non devi agitarti altrimenti non riesco a dirla!” Mi aiutò a stendermi per bene e mi rimboccò il lenzuolo.
“PARLA.”
“E' la prima volta che te lo dico, anzi, questa è una delle poche volte in cui lo dico ad alta voce. Perciò segna la data e l'orario, perchè non so quando ricapiterà. Io.. -prese un lungo sospiro- ti voglio bene, Gwen. Ti voglio davvero bene.” La mia preoccupazione lasciò spazio ad un dolce sorriso pieno di commozione. Per la prima volta, Brian era riuscito ad esternare ciò che provava e pensava, grazie a me. Mi sentivo bene, in pace con me stessa.
“La stessa cosa vale per me. Questo è un nuovo inizio.” Sorrisi e lui venne più vicino per abbracciarmi, in modo che non mi sforzassi.
“Hai un buon profumo..” Mi disse strofinando il naso sui miei capelli.
“Grazie!” Ridacchiai cingendogli per qualche secondo le braccia al collo. In quel ristretto arco di tempo che passammo abbracciati, ho potuto sentire per la prima volta qualcosa di più del ragazzo che si preoccupa solo per se stesso, per i suoi capelli e le sue chitarre. Ho sentito un ragazzo con dei sentimenti, con un'anima molto fragile per combattere da sola la cattiveria del mondo e la sua stessa fragilità.
“Quando stasera torneremo a casa, cosa farai?” Tornò a sedersi e mi guardò.
“In questo stato non posso fare molto.. ma dobbiamo buttare quella roba che ho nascosto quella sera, e poi devo parlarti di una cosa carina che ho pensato di fare per Matt e Val. Mi darai una mano?”
“Certo, conta pure su di me.” Sorrise mostrando i denti perfetti e mi tese il pugno, scontrandolo con il mio, in segno d'accordo.
Durante quella giornata, restammo insieme quasi sempre. A volte con gli altri, a volte da soli, a volte i ragazzi si davano il cambio per bere qualcosa. Io ero felice di stare in mezzo a loro, di vedere che stavano bene nonostante tutto, ed ero felice di essermi salvata la pelle. Non vedevo l'ora di tornare a casa e concludere quell'incubo durato già troppo a lungo, volevo dimenticarmi di tutto e ricominciare con Brian, rendere prezioso il tempo con Jimmy e aiutare i piccioncini a stare insieme una volta per tutte. Avrei organizzato una bella riunione, e ne avremmo parlato con calma.
“Ce la fai?” Mi chiese Jimmy oltrepassando le porte automatiche dell'ospedale, tenendo un braccio intorno al mio fianco e guardandomi attentamente. Era sera e finalmente stavo uscendo di lì, Brian e Johnny erano in auto, Brian al posto di guida e Johnny di fianco a lui. Zacky e Matt scambiavano le ultime parole con i medici, stando attenti a cosa questi ultimi dicevano riguardo la ferita e tutto quello che dovevo o non dovevo fare per guarire in fretta.
“Ce la faccio, voglio solo andare a casa..” sorrisi e poggiai la testa sul lato del suo petto, stanca.
“Siamo pronti per andare!” Esultò Zacky seguito da Matt, mentre ci raggiungevano vicino all'auto. Matt salì di fianco a Johnny occupando il terzo posto avanti, e insieme a Jimmy e Zacky salii dietro, stando al centro e poggiando la testa sulla spalla di Zacky che raggiungevo con più facilità, visto che Jimmy era un po' altino per me. Per tutto il viaggio si rise e si scherzò, rischiai di addormentarmi un paio di volte ma per fortuna le forti risate e la musica dello stereo mi impedirono di sprofondare nel sonno. Se non fosse stato per l'ultimo tratto di strada, in cui non riuscii più a tenere gli occhi aperti e mi addormentai sul serio.
-
I ragazzi parcheggiarono l'auto fuori dalla loro villa. Johnny e Matt scesero andando ad aprire la porta di casa e ad accendere le luci.
In macchina rimasero Zacky, Jimmy e Brian ancora al volante.
“Si è addormentata..” disse Zacky accarezzando a Gwen i capelli, sorridendo dolcemente.
“Vai Zacky, ci penso io..” sorrise premuroso Jimmy mentre la spostava delicatamente dalla spalla dell'amico, prendendola fra le braccia. Il ragazzo gliela cedette e delicatamente scese dall'auto cercando di non fare troppo rumore, raggiunse gli altri ed entrò in casa.
“Brian.. dimmi una cosa.” Disse Jimmy quando furono soli, sistemandosi meglio e parlando pacatamente, accarezzando i capelli alla ragazza.
“Dimmi tutto Jimmy.” Brian spense il motore e rivolse al ragazzo con gli occhi blu il suo sguardo ugualmente intenso ma opposto al candore del suo colore chiaro, guardandolo dallo specchietto retrovisore.
“So che stanno cambiando i tuoi sentimenti per lei, sbaglio?” Jimmy guardava la ragazza e ogni tanto il suo amico, in attesa di una risposta.
Brian prese un lungo respiro e abbassò lo sguardo, distogliendolo dallo specchietto. Poi lo rialzò e storse di poco la mascella, puntando gli occhi di Jimmy.
“Si, stanno cambiando. Ma..”
“Promettimi una cosa.”
“Jimmy, non mi hai lasciato finire.” Brian diede a vedere un piccolo sorriso all'angolo della bocca, rimproverando con dolcezza il ragazzo seduto dietro di lui.
“Scusa..” 
“Ma, dicevo, non cercherò di portartela via, non ci penserò nemmeno. Sei il mio migliore amico, non tradisco i miei migliori amici per una ragazza, anche se dovessi..”
“Dovessi?”
“Anche se dovessi amarla.” Pronunciò queste parole con durezza, e respirò ancora profondamente. Brian avrebbe potuto giurare di sentir Jimmy deglutire e vederlo fare una smorfia contrariata, ma si limitò a stare in silenzio.
“Promettimi una cosa.” Ripetè guardandolo intensamente. Brian questa volta si voltò e gli rivolse il suo intero viso.
“Dimmi”
“Qualsiasi cosa succederà, se fra me e lei non dovesse andare bene, se lei non si innamorasse di me, se volesse lasciarmi andare.. insomma, qualsiasi cosa accadrà, sarà lei a scegliere. Nessuno dei due le farà pressione. Promettimelo.” Lo guardò con un velo di tristezza mista a paura negli occhi, che li rendevano meno luminosi del solito.
“Perchè hai questa paura, Jimmy? E poi.. perchè lo stai dicendo a me?” Brian lo guardò passandosi una mano fra i capelli.
“Perchè non avrebbe rischiato la vita per salvarti se non ti avesse voluto bene sul serio, Brian. E lo dico a te perchè.. lo so cosa provi in questo momento. E so quello che probabilmente proverai ogni volta che incrocerai il suo sguardo.” Sorrise Jimmy pensando ai suoi, di sentimenti, verso la ragazza che aveva fra le braccia.
“Sarà una sua scelta, te lo prometto James. Amici per sempre, ti ricordi?”
“Già, amici per sempre.” I due si sorrisero e rientrarono in casa, mentre Gwen rimase ignara di tutto, dormendo pacificamente fra le braccia del batterista.



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Nuovo capitolo! Non è bellissimo questo rapporto di fedeltà fra Brian e Jimmy? Ma chissà cosa succederà in futuro! :)
Aspetto le vostre recensioni con ansia! :D

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Capitolo 27
*** Capitolo 26. ***


Capitolo 26



Il giorno dopo dalla mia uscita dall'ospedale, io e Brian andammo insieme a buttare via quella robaccia, promettendoci che avremmo evitato anche solo situazioni simili. E due sere dopo, approfittai del fatto che Matt fosse u
scito a comprare le sigarette, riunendo i ragazzi in salotto. Io ero seduta sul bracciolo di una poltrona, dove sedeva Zacky. Jimmy e Brian sul divano, mentre Johnny era seduto su uno dei braccioli del divano stesso.
Tutti mi guardavano con un'aria interrogativa, eccetto Jimmy che più o meno già sapeva a cosa era dovuta la riunione, così misi fine alla loro attesa e presi la parola, alzandomi in piedi.
“Bene. Ragazzi, ho un'idea geniale!” Annunciai a gran voce, posando le mani sui fianchi e guardandoli uno ad uno.
“Tu hai un'idea geniale ma noi non sappiamo minimamente di cosa si tratta. Ci illumini?” Rise Zacky, contagiando anche gli altri.
“Certo Zacky, ora vi spiego subito! -Risi con lui e presi posto sulle sue gambe, continuando a guardare tutti- Allora, come tutti ormai sappiamo, Matt e Val sono praticamente in brodo di giuggiole, uno per l'altra. E ancora non si decidono ad uscire insieme. Ho detto bene fino a qui?”
Tutti annuirono, quasi esasperati.
“Ed è da ricordare che questa storia va avanti da.. quindici anni o poco meno!” Aggiunse Brian, passandosi una mano sugli occhi, teatralmente.
“Stressante! -Aggiunsi annuendo- E quindi, per la felicità dei due piccioncini con la mortadella sugli occhi, ma anche per la nostra salute e tranquillità mentale, ho ideato un piano niente male per chiudere la faccenda 'amici o che?', che li aiuterà finalmente a dichiarare i loro sentimenti, senza più passare notti insonni a causa di Matt che si mette a suonare il pianoforte in piena crisi amorosa. Voi che ne dite? Volete prenderne parte?”
“Gwen, ho una domanda!” Intervenne Johnny sventolando una mano in aria.
“Dimmi tutto.” Gli rivolsi la mia attenzione.
“Come fai a sapere che funzionerà e non ci gireranno intorno come tutte le altre centoquarantotto volte in cui sono usciti da soli negli ultimi due anni?”
“Che?! Centoquarantotto.. voi contate le loro uscite? Ma siete degli stalker!” Li guardai sconvolta.
“Oh Gwen, tu non sai quanto è stressante vederlo rientrare e piagnucolare 'Non ci sono riuscito, non ci sono riuscito!' e vederlo aggirarsi per casa come un fantasma.” Aggiunse Zacky annuendo con una faccia sconsolata, seguita dai cenni di consenso degli altri tre.
Scossi la testa.
“Okay ragazzi, la situazione è molto più imbarazzante di quello che credevo- dissi ridendo, poi tornai a guardare Johnny- comunque lo so per certo che funzionerà, fidati di me. Con l'aiuto degli amici, si possono fare fin troppe cose.” Gli strizzai l'occhio.
“Mi sembra di capire che hai già un piano” intervenne Brian dopo aver parlottato con Jimmy su non so cosa, probabilmente sulla depressione post-uscita di Matt quando non riesce a conquistare Valary.
“Più o meno, si. Jimmy sa qualcosa, gliene ho parlato ieri. Dai Jimmy, esponi alla classe!” Sorrisi, e lui, restando seduto, ricambiò il mio sorriso e guardò tutti, prima di iniziare a parlare.
“Allora, il piano è piuttosto semplice. -Disse annuendo- Avete presente il molo di Huntington, no?- Tutti annuirono con il capo, guardandolo e ascoltandolo attentamente- Bene, noi abbiamo intenzione di far incontrare lì Matt e Val con una scusa, da soli. La scusa ovviamente dovrà essere comune, ma i due non dovranno avere modo di parlarne prima. Perciò, la cosa avverrà tutta in un paio d'ore.” Disse in tono solenne il ragazzo con gli occhi blu.
“E.. quale sarebbe la scusa?” Chiese Brian.
Jimmy mi fece un cenno con la testa e io, alzandomi con cautela, mi diressi in camera mia, tornando poco dopo fra loro, con in mano un fagotto.
“Dio Santo, avete rapito un bambino?!” Chiese Zacky spalancando gli occhi.
“Ma che dici?!” Scoppiai a ridere e tolsi la coperta da quello che era un cucciolo di labrador bianco, che aveva si e no una settimana.
“E lui da dove sbuca?!” Chiese Johnny con un sorriso che arrivava da un orecchio all'altro.
“Lo ha trovato Jimmy ieri sera per la strada” dissi dando un bacetto sulla testa del cucciolo.
“E non è un 'lui', è una 'lei'! -Precisò James- Non ha un nome, saranno Val e Matt a scegliere, se vorranno!”
“Si ma.. non capisco cosa c'entri il cane con il piano! E poi mi spiegherai come hai fatto a tenerlo in camera tua, signorina!” Mi rimproverò dolcemente Zacky. Intanto lasciai la cagnolina fra le braccia di Brian, avvolta ancora nella calda coperta, e tornai a sedermi sulle sue gambe.
“Non arrabbiarti, Jimmy l'ha salvato!” Anuii con una faccia ancora più tenera di quella dell'animaletto.
“Si, ma cosa c'entra con il piano? Non riesco a capire!” Continuò Johnny, guardando prima Jimmy e poi me. Brian intanto faceva le coccole al cane, insieme al batterista.
“E' semplice- dissi guardandolo- noi portiamo la pupa al molo, non vicino alla riva ovviamente. Ci nascondiamo in modo che i due quando arriveranno non ci vedano. Li chiamiamo fingendo di essere preoccupatissimi per questo cucciolo abbandonato sulla spiaggia, e chiederemo loro di raggiungerci. Ovviamente, due telefonate diverse, e non dovranno sapere dell'altra persona. Dovranno pensare di essere un eroe o un'eroina che va a salvare il povero cucciolo abbandonato. Noi intanto rimaniamo nascosti da qualche parte a goderci lo spettacolo e stare attenti alla cagnolina finchè non arrivano. Tutto chiaro?” Li guardai uno ad uno, cercando i loro sguardi più convinti, che non tardarono ad arrivare.
“Gwen” mi richiamò Brian mentre accarezzava le orecchie al cucciolo.
“Dimmi, Brian”
“Se questo piano funziona, ti regalo una delle mie chitarre, giuro.”
“Sono onorata Brian, ma non so nemmeno come si tenga una chitarra, non posso accettare” risi.
“Sono disposto ad insegnarti, scema!” 
“Oh, allora non posso rifiutare!” Sorrisi e guardai gli altri.
“E' un piano fottutamente geniale, ragazza! Fottutamente geniale!” Disse Zacky scompigliandomi i capelli. Intanto scambiai un pugno con Johnny, in segno di intesa.
“Ma il merito non è solo mio, è stato Jimmy a pensare per primo a come poter usare bene questa occasione del cucciolo!” Dissi indicandolo.
“Nah, la mente malvagia fra i due sei tu, Grillo!” Mi sorrise e accarezzò la testa alla cagnolina.
“Allora siamo tutti d'accordo. A quando l'appuntamento?” Chiesi.
“Domani, che è il giorno libero di Val!” Irruppe Brian con un lampo di genio.
“Mi sembra giusto. Tanto come sempre Matt starà qui a non fare niente sul divano, quindi non avrà problemi ad andare al molo.” Aggiunsi, e annuii alle parole del chitarrista.
“Ora dobbiamo dividerci i ruoli, due di noi andranno al molo per fare le telefonate, e altri due resteranno qui con Matt. -disse convinto Zacky- Io domani avevo promesso a Val di accompagnarla al centro commerciale, quindi approfitteremo di quell'arco di tempo in cui lei è fuori, e io la convincerò a venire al molo, in caso non se la sentisse. Gwen, è necessario che tu vada al molo insieme a uno di noi, mentre altri due restano qui con Matt, e al massimo, lo accompagneranno, per poi squagliarsela. Ci siamo?” Zacky guardò tutti gesticolando con le mani.
“Se non è un problema, ci vado io al molo con Gwen, Jimmy è molto più convincente di me se resta a casa con Johnny. Che dite?” Propose Brian con aria seria, ma sorridendo.
“Per me non c'è problema!” Annuì Johnny.
“Nemmeno per me, allora è deciso!” Esultò Jimmy alzando le braccia al cielo, come un ragazzino.
“O la va o la spacca, datemi il cinque!” Allungai le braccia e diedi un cinque collettivo a tutti, per poi finire in un abbraccio di gruppo, fra risate e fracasso generale. Quando l'eccitazione da piano fu passata, tornai a nascondere il cagnolino in camera portandogli qualcosa da mangiare e del latte, siccome da un momento all'altro sarebbe potuto tornare Matt. Poi tornai di sotto e canticchiando qualcosa di indefinito, andai a prendere qualcosa da bere in frigo. Due braccia mi cinsero da dietro delicatamente per non farmi male, e una guancia si posò delicatamente di fianco alla mia, Jimmy.
“Visto? Sono tutti felici per questo piano” dissi, mentre versavo del succo in un bicchiere.
“Già, sono sinceramente contento per quei due, magari questa è sul serio la volta buona! -Ridacchiò- Tu come ti senti?”
“Tutto bene, il dolore è diminuito, e la ferita sembra a posto. Ci vorrà un po' per chiudersi, però..” risposi con una punta di amarezza nella voce.
“Andrà tutto bene. L'importante è che tu sia sana, e non ti sia successo nulla di eccessivamente grave..” disse amorevolmente mentre mi posava un bacio sulla guancia.
“Si -sorrisi- e ti ringrazio per non esserti arrabbiato con Brian.”
“Ah.. non ce n'è bisogno.” Mi voltai e lo guardai negli occhi, sorridendo. Prima che potessi dire una singola parola, posò una mano sotto il mio mento e avvicinò le labbra alle mie, strofinandole piano fra loro, quasi avesse paura ad andare oltre, poi la paura lasciò spazio ad un dolce sorriso, e mi baciò con dolcezza, mentre lo abbracciavo tenendolo stretto per la vita, e in quel momento, il mondo sembrò fermarsi, per noi.



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Capitolo 26 pronto per voi! :)
Il piano è stato svelato! Cosa ne pensate? La scelta dei 'ruoli' vi piace? Aspetto le vostre recensioni! :D

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Capitolo 28
*** Capitolo 27. ***


Capitolo 27


Zacky se n'era già andato da un pezzo, per accompagnare Val a fare spese. In casa eravamo rimasti io, Brian, Jimmy, Johnny e Matt. Mentre Jimmy e Johnny distraevano Matt con la scusa di andare a provare qualche pezzo, io e Brian uscimmo nascondendo la cagnolina, e quando si accorse della nostra assenza, loro gli dissero che eravamo andati a prendere le birre al supermercato. 
Tutto stava procedendo secondo i piani.
Una volta caricata la cagnolina in auto, io stetti dietro con lei per coccolarla, mentre Brian metteva in funzione il motore con tutta tranquillità. Il molo era vicino, e sarebbe dovuta passare almeno un'ora prima di chiamare Val e Matt.
“Tutto sta andando a meraviglia!” Esultai guardando fuori dal finestrino.
“Ah, meglio non cantare vittoria troppo presto, io aspetterei di vederli.” Disse annuendo Brian, guardandomi dallo specchietto retrovisore.
Arrivati in spiaggia, tenemmo con noi il cucciolo e ci sedemmo a riva, aspettando che arrivasse il momento giusto per chiamarli.
“Bel tramonto, eh?” Dissi per rompere il ghiaccio della situazione abbastanza imbarazzante che si era creata, Brian aveva in braccio la cagnolina e le accarezzava le orecchie.
“Mh, e c'è un bel clima, mi piace quando fa caldo.” Mi assecondò e io portai le ginocchia al petto.
“Allora.. come stai? Dico.. da quando hai smesso.”
“Ci vuole molta forza di volontà, a volte mi sembra di impazzire.. ma ce la posso fare.” Mi sorrise sinceramente, e io fui contenta della sua reazione alla mia domanda.
Parlammo di questo più o meno un'ora intera, e guardando l'orologio sul cellulare, mi resi conto che era arrivata l'ora di far partire le telefonate.
“Allora, io chiamo Val e tu Matt, okay?”
“Okay!” Composi il numero di Val e la chiamai fingendo il massimo della preoccupazione.
“Val.. Val devi venire al molo! C'è un cucciolo abbandonato, avrà si e no pochissimi giorni, non possiamo lasciarlo qui! Sei con Zacky, fatti accompagnare! Si.. si.. vieni a prenderlo, per favore, che i ragazzi sono dovuti correre agli studios per delle questioni importanti! Okay? Bene, ciao!”
“Com'è andata?” Brian mi guardò con aria curiosa.
“Benissimo, sarà qui fra poco, chiama Matt!” Brian ripetette i miei stessi movimenti sulla tastiera del suo cellulare e compose il numero di Matt, mentre io restavo lì ad ascoltare.
“Matt, amico, devi correre al molo. Abbiamo trovato un cagnolino mentre tornavamo dal supermercato e sembra smarrito, lo avranno abbandonato! Si.. no, no puoi venire anche da solo! D'accordo.. prendi l'auto e vieni qui adesso, noi dobbiamo tornare a casa e dobbiamo fare benzina adesso, perchè nell'auto che abbiamo preso non ce n'era, Va bene? Allora ci vediamo dopo! Corri!” Riattaccò e mi guardò con sguardo da prepotente trionfatore, mi allungò il cinque e io ricambiai, facendo schioccare i palmi delle nostre mani. Ora non ci rimaneva che nasconderci da qualche parte, e osservare la scena da lontano. Per fortuna la macchina si confondeva tra le tante parcheggiate lungo la strada che portava al molo, e passò inosservata. Noi andammo a posizionarci in fondo alla spiaggia, proprio vicino al muro che interrompeva la distesa sabbiosa, nascosti nella penombra, e nell'ormai crescente buio della sera, in un angolo, vicini.
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Zacky accompagnò Valary fin sulla spiaggia, e tornò in macchina, dicendole che l'avrebbe aspettata, siccome non c'era posto per il parcheggio e doveva restare in auto.
La ragazza scese di corsa sulla sabbia e si mise a cercare la cagnolina, nelle vicinanze del molo, sapendo che doveva essere lì, più o meno.
Vide un piccolo ammasso muoversi un po' più lontano della riva, a qualche metro di distanza, e si avvicinò a passi veloci, inginocchiandosi vicino a quella che scoprì essere una copertina blu. La scostò leggermente, e al suo interno trovò un cucciolo di labrador bianco, femmina, che annusava l'aria col musetto candido, e cercava di aprire per bene gli occhietti scuri.
“Dio mio.. ciao splendore!” Mormorò Val prendendola in braccio, e guardandosi intorno.
“Val!” Sentì il suo nome essere pronunciato da una voce familiare, in lontananza. Corrucciò la fronte e si voltò, sicura che quella era la voce di Matt. Come non riconoscerla..
“Tu.. che ci fai qui?” Si mise a ridere, credendo sul serio che quella fosse una coincidenza.
“Mi ha chiamato Brian che..”
“Come sarebbe a dire Brian? Gwen ha chiamato me e..”
“Erano insieme.”
“Ooh, adesso si spiegano tante cose..” i due si guardarono negli occhi e arrossirono contemporaneamente, facendo calare per qualche secondo un silenzio imbarazzante.
“Però almeno il cagnolino c'è.. e sta bene..” Matt spostò di poco la coperta e notò il cucciolo. Dire che se ne innamorò è dire poco.
“E' una femmina, ed è..”
“Bella..” continuò lui, guardandola con gli occhi che luccicavano.
“Bella!” Esclamarono entrambi, scoppiando a ridere subito dopo.
“Wow, che sintonia, eh?” Disse Matt passandosi una mano fra i capelli.
“Già..” rispose timidamente Val.
“E così.. ci hanno fatto incontrare.. chiaro segno che non ne possono più.” Rise il ragazzo.
“Posso capirli.. insomma.. sono anni che va avanti questa storia e..”
“Di cosa hai paura, Val?” Le chiese il ragazzo, deciso a rivelarle una volta per tutte i suoi sentimenti.
“Io.. ho paura che le cose possano rovinarsi da un momento all'altro. Tanti anni di amicizia, tante avventure insieme, il lavoro.. stiamo così bene Matt..”
“Bene? Come fai a stare bene sapendo che mi vuoi, che io voglio te, e non abbiamo il coraggio di dircelo?”
“Come fai a sapere che ti voglio?” Il ragazzo abbassò lo sguardo, per poi riposarlo su di lei.
“Lo so perchè.. il tuo sorriso, i tuoi modi quando sei con me, quello che fai per me, mi sei stata vicina così tanto tempo Val, io sento che potrebbe funzionare..” la ragazza ascoltò attentamente tutto quello che Matt che le stava dicendo, e dopo aver preso un lungo respiro ad occhi chiusi, li riaprì di colpo e pronunciò in un solo colpo: “Ti amo.” 
Matt spalancò gli occhi e si avvicinò di qualche passo.
“Penso di non aver capito bene..” mormorò fissandola.
“Ti amo. Voglio stare con te. Dalla prima volta che ti ho visto al liceo, dalla prima volta che ti ho sentito cantare. Voglio stare con te, Matt. Tutto quello che ho detto.. erano scuse, scuse per non farmi male, ma se devo rischiare per te, lo faccio senza pensarci due volte.” La ragazza posò per un attimo la cucciola sulla sabbia, ancora avvolta nella copertina, mentre si avvicinava anch'essa al ragazzo con gli occhi verdi, guardandolo languidamente.
Matt semplicemente l'abbracciò, l'abbracciò cercando di farle sentire tutto quello che provava, e la prese fra le sue braccia forti, guardandola negli occhi, prima di scambiare con lei il primo vero bacio di tutta la sua vita. Perchè lui aveva sempre voluto baciarla, dal primo istante in cui era entrata a far parte della sua vita.
“Ti amo anche io, Valary.” Le sussurrò sulle labbra, per poi tornare a guardarla negli occhi.
“Adesso sei il mio.. fidanzato?” Chiese la ragazza, raggiante.
“Direi di si, è un nuovo inizio.” Rispose lui, mettendole un braccio sulle spalle. La ragazza si chinò un attimo per riprendere il cucciolo e insieme si avviarono in strada, dove Matt aveva portato l'auto.
-
Finita la scena piena di miele e zucchero filato, tirai un lungo respiro di sollievo, e mi concessi due secondi di relax, stendendo le gambe e le braccia, e Brian come me.
“Oh, tutto bene quel che finisce bene!” Dissi tirando uno sbadiglio.
“Torniamo a casa?” Domandò con un sorriso soddisfatto.
“Perchè?” Lo guardai triste.
“Devi metterti al riposo, i dottori sono stati chiari, e già se sapessero di quest'uscita, ti taglierebbero la testa..” mi guardò con aria dolcemente severa.
“E da quando sei così rispettoso delle regole che ti vengono date, Mr. Capelli Stirati?” Lo guardai con aria di sfida, ironicamente.
“Da quando le regole riguardano il tuo bene, direi..” rispose tranquillamente, sorridendo. Non mi resi nemmeno conto di arrossire, fino a che non sentii un calore particolare sulle guance.
“Oh..” mi limitai a dire.
“Già..” si grattò la testa e tornò a guardarmi.
“Allora.. andiamo dai, non voglio che tu sia rimproverato a causa mia. -Sorrisi e iniziai a camminare. Secondi? Frazioni di secondi? Qualunque cosa sia stata, fu davvero poco il tempo che divise la mia appena avviata camminata allo scontro con il petto di Brian, che mi teneva per un polso.
Mi guardava pericolosamente negli occhi, sfiorandomi le labbra con il pollice della mano destra- Brian.. -sussurrai, con la voce che secondo dopo secondo, mi moriva in gola- cosa.. cosa stai facendo?”
“Quello che avrei dovuto fare molto tempo fa.” Rispose ricambiando il sussurro, mentre avvicinava le labbra alle mie e lasciava il mio polso, tenendomi stretta a lui per i fianchi.
“Io.. non.. Jimmy..”
“Ssshh..” mi ammonì baciandomi all'angolo della bocca, per poi spostarsi lentamente sulle labbra, baciandole con un dolcezza che avrebbe ucciso chiunque. Chiusi gli occhi e mi lasciai andare, posando le mani sulle sue braccia e continuando a cercare le sue labbra, mentre cercavo a tutti i costi di reprimere il senso di colpa.
 
 
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Tadadadaaaan! Ecco, il momento tanto atteso dalla maggior parte di voi lettrici è finalmente giunto, hehehe! Cosa ne pensate? E poi finalmente Matt e Val stanno insieme, yahu!
Aspetto i vostri commenti come sempre, a prestissimo! :)

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Capitolo 29
*** Capitolo 28. ***


Capitolo 28


“Cos'era?” Chiesi, appena mi staccai dalle sue labbra, quasi controvoglia.
“Un bacio, mi sembra ovvio..” rispose lui, allontanando le sue mani dai miei fianchi.
“Lo avevo capito. Perchè?” Chiesi, sentendo un'altra volta quella fastidiosa sensazione degli occhi che pizzicavano.
“Perchè doveva andare così, evidentemente. Ascolta, facciamo finta che non sia successo nulla, va bene? Ti vedo turbata..” disse abbastanza preoccupato, glielo si leggeva negli occhi.
“No ecco.. è solo che.. -allargai le braccia, non sapendo cosa dire- non me lo aspettavo, è stato.. forte. E distruttivo.” Lo guardai negli occhi, sperando che capisse a cosa mi riferivo.
“Lo so, ti chiedo scusa..”
“Non importa, possiamo passarci sopra..” sforzai un sorriso e insieme ritornammo a casa, silenziosi, per tutto il viaggio.
“Siamo a casa!” Annunciò Brian con un sorriso smagliante, come se davvero non fosse successo nulla.
“Ehy ragazzi!” Ci salutò Johnny, sbucando dal divano.
“Siete tornati!” Jimmy sventolò una mano, seduto di fianco a Johnny.
“Già! Il piano è andato a meraviglia!” Cercai di fingere bene quanto Brian, e fui sorpresa delle mie capacità di attrice.
“Allora? Voi che avete visto tutto da vicino? Raccontateci!” Fece capolino Zacky dalle scale, scendendo di sotto, intenzionato a sentire il racconto di ciò che avevamo visto.
“Oh, due smielati, non ne parliamo!” Scosse la testa Brian.
“Si, e poi hanno chiamato la cagnolina 'Bella', perchè a Matt è stato il primo aggettivo che è venuto in mente per lei!” Risi guardando i ragazzi.
“L'importante è che ora abbiano risolto tutto, e si godano la loro nuova vita di coppia.” Annuì Jimmy, sinceramente felice per i due.
I ragazzi discussero tutta sera sul piano e sull'idea geniale che avevamo avuto io e James, mentre Matt era chissà dove con Val a fare smancerie, e io restai in camera, sperando che il ricordo di quel bacio sbagliato con Brian andasse via il più presto possibile, ma niente da fare. Avevo ancora il sapore delle sue labbra sulle mie e la sensazione dei brividi ghiacciati che mi scorrevano lungo la schiena. Ero distesa sul letto a testa in giù, attenta a non farmi male, fissando il muro capovolto, e ogni tanto sbuffavo di preoccupazione, pensando che stavo facendo del male a Jimmy, anche se lui ancora non sapeva nulla. Ma per correttezza e proprio perchè gli volevo un bene dell'anima, inimmaginabile, avrei dovuto dirglielo, ed essere sincera con lui. Bussarono alla porta.
“Chi è?” Chiesi, restando nella stessa posizione.
“Sono io, devo farti vedere una cosa!”
“Entra, Jimmy! -Sorrisi e mi misi a sedere composta. Entrò con in mano uno skate, sembrava in buone condizioni, venne a sedersi vicino a me e me lo porse- Uno skate?” Chiesi curiosa, prendendolo e guardandolo attentamente.
“E' uno degli oggetti che più mi ricordano la mia adolescenza, avevo più o meno la tua età quando lo usavo fino a consumarlo, e siccome ora ho altri mezzi per muovermi, ho pensato che regalarlo a te fosse la cosa più giusta! E' praticamente come nuovo, ci ho messo un po' per aggiustarlo, ma ora è sicuro e veloce come prima.” Sorrise annuendo.
“Jimmy, è bellissimo.. -dissi in tutta sincerità, quasi commuovendomi- ma.. non posso portarti via un oggetto così caro, avrà significato tanto per te, e poi io non so andarci!” Risi imbarazzata.
“Ti insegno io, non è un problema, poco lontano da qui ci sono le piste, possiamo andarci quando vuoi! E per quanto riguarda il resto, sarei molto più felice a vederlo fra le tue mani, che chiuso in camera mia, fidati. Accettalo e divertiti, semplicemente!” Alzò le spalle, entusiasta come un bambino.
“Ti ringrazio tanto Jimmy, è stupendo, il più bel regalo che mi abbiano mai fatto..” mostrai un grande e sincero sorriso, mentre lo abbracciavo più forte che potevo.
“Non ringraziarmi, mi ha fatto piacere darlo a te, sul serio.” Annuì e sospirò, puntando i suoi occhi cristallini sul mio viso.
“Qualcosa non va?” Chiesi avvampando.
“No, ti guardavo soltanto. -Sorrise- E così ora tra Matt e Val è nata una relazione, finalmente. Sono felice per loro!”
“Anche io, avresti dovuto vederli in spiaggia, erano così dolci..” arrossii, pensando a tutto tranne che a Matt e Val.
“Gwen..”
“Si?” Alzai lo sguardo e cercai di guardarlo negli occhi, senza troppe scene.
“So già tutto, devi stare tranquilla.” Sentii una lama trafiggermi da parte a parte, in verticale, orizzontale, obliquamente. Dolore.
“C-cosa?” Chiesi, con una voce che non era mia, tanto insicura e spaventata.
“Prima Brian mi ha preso da parte, mi ha portato fuori in giardino e me l'ha detto. Non abbiamo litigato, e io non sono arrabbiato con te. Questo non vuol dire che non ci tenga al nostro rapporto, ma ho capito che se voglio che tu sia felice, devo lasciarti la libertà di scegliere. Sapevo che prima o poi sarebbe successo. E' vero, all'inizio tu e Brian non andavate d'accordo, ma fin da quando ho saputo che gli avevi salvato la vita, in un certo senso, ho capito che il vostro legame era molto più di quello che sembrava.” Tristemente mi fece un mezzo sorriso, abbassando lo sguardo.
James Owen Sullivan che abbassava lo sguardo in presenza di una ragazza, mh.. la cosa era seria.
“Mi.. mi dispiace Jimmy, io non volevo.. non volevo ferirti..” allungai una mano verso il suo viso e gli accarezzai la guancia destra, illuminata appena dalla luce notturna che entrava dalla finestra. Mi prese la mano e la strinse nella sua, rassicurandomi.
“Non mi hai ferito, o meglio.. questa ferita guarirà in fretta. Appena saprò che sei felice. Scomparirà tutto, anche se non sarò io quello a renderti felice. Il fatto è che non ho in ballo solo il legame con te, ma anche quello con Brian, che è più forte di una quercia secolare. Preferisco vada così e avervi entrambi con me, che scegliere fra uno di voi e perdere l'altro.” Mi sorrise ancora.
“Perchè hai scelto di tenere anche me? Perchè hai scelto di lasciarti ferire così, sapendo come sarebbe andata a finire?” Iniziarono a lacrimarmi gli occhi.
“Perchè ti amo.” Disse senza pensarci due volte. E quella lama che prima mi aveva trafitto, si stava rigirando nella mia carne, fino a farmi mancare il fiato, fino a non farmi vedere più nulla, se non il disastro che avevo combinato.
“Ed io non me ne sono mai resa conto..” strozzai la voce in gola, portando una mano sugli occhi, a non volerlo guardare, come se il mio sguardo potesse ferirlo o fargli male, ulteriormente.
“Ehy, ehy..” mi strinse fra le braccia, accarezzandomi i capelli.
“No, dannazione, ti sto rovinando tutto!” Iniziai a piangere come una fontana, tremando per i singhiozzi.
“Non mi stai rovinando nulla, non è colpa tua, Grillo!” Ridacchiò, mentre sapevo che dentro stava morendo.
“E invece si, ho sbagliato tutto..” mormorai tra le lacrime, stringendomi a lui.
“Non è cambiato nulla Gwen, tu dovrai solo riflettere, e prendere la tua decisione. E ascoltami bene, -mi prese il viso fra le mani e mi guardò con attenzione- qualunque essa sia, io sarò felice, sarò felice per te, per Brian. Lui la pensa esattamente come me. Non avere paura di scegliere, andrà tutto bene. Okay?” Mi spostò un ciuffo di capelli che mi ricadeva sugli occhi, e tornò a guardarmi premurosamente, addolcendo il suo sguardo.
“Okay..” sussurrai ancora con gli occhi pieni di lacrime.
“Adesso è meglio che vada, sono stanco e domani mattina la band ha un incontro importante con la casa discografica, dobbiamo discutere di questioni burocratiche importanti.” Annuì con serietà e si alzò dal letto.
“Quindi resterò da sola a casa?” Strofinai gli occhi con le mani e mi alzai anche io.
“Si ma puoi stare tranquilla, saremo di ritorno in un paio d'ore, tre massimo.” Sorrise e mi accarezzò una guancia.
“Va bene, in bocca al lupo per qualsiasi cosa.” Lo abbracciai e gli dieci un bacio sulla guancia.
“Buonanotte amore mio..” mi sussurrò all'orecchio, dopo aver ricambiato il bacio sulla guancia, con una tristezza che non potrò mai dimenticare, nemmeno sotto tortura.
Sparì dalla mia camera e tutto ciò che mi restò da fare, fu riflettere.
Tutta la notte, ogni ora, ogni minuto, ogni secondo. Non chiusi occhio, se non all'alba, con in mano il cellulare.
Quando mi svegliai, dopo qualche ora dall'essere riuscita a chiudere gli occhi, mi sentivo stordita e stanca dalla notte emotivamente pesante che avevo passato, e mi alzai, grattandomi il fianco sinistro. Sapevo che in casa non c'era nessuno, così scesi in cucina e feci colazione in tutta tranquillità, dopo aver messo su il cd 'Avenged Sevenfold' ed essermi fatta una doccia.
Le parole di Dear God mi scaldavano e mi turbavano nel profondo, e versai ancora lacrime, in totale solitudine, sicura di non essere vista da nessuno. Posai distrattamente lo sguardo sul cellulare, e schiacciai un pulsante, per illuminare la schermata e vedere se qualcuno aveva chiamato o mandato un sms.
Il display mi informò di una chiamata persa. Aprii l'avviso per vedere chi fosse, ma il numero era privato. Chi poteva mai essere?




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Ed ecco un altro capitolo! Chi sarà mai questa persona che cerca di chiamare Gwen? :)



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Capitolo 30
*** Capitolo 29. ***


Capitolo 29



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Passò una settimana da quel giorno. La ferita di Gwen si stava riducendo, Jimmy cercava di mantenersi sempre allegro e solare agli occhi degli altri, Brian si avvicinava il meno possibile a Gwen sovrastando ogni suo istint...
o che gli diceva di fare il contrario, Matt e Val stavano sempre meglio come coppia e si divertivano ad uscire e fare i romantici, mentre Zacky e Johnny si rendevano conto giorno dopo giorno che qualcosa si era rotto, qualcosa non andava.
Parlavano spesso fra di loro, tirando ipotesi su quello che era potuto succedere, ma non giungevano mai ad una conclusione, finendo sempre per aprirsi una birra e cambiare discorso, dicendo che quelle erano faccende troppo complicate per parlarne più di tanto.
Capitò una sera che i ragazzi decisero di uscire tutti insieme, e volevano chiedere a Gwen di accompagnarli, ma la poverina, beccatasi la febbre, scese le scale mostrando il naso rosso e gli occhi lucidi, per poi concludere con uno starnuto.
“Gwen, stavamo pensando di uscire e.. ma che ti è successo?” Johnny corrucciò la fronte e guardò per bene la ragazza, che andò a sedersi sul divano e poggiò la testa sulla prima spalla che le capitò a tiro, ovvero quella di Matt.
“Stamattina avevo solo un lieve raffreddore, quando sono andata a riposare oggi stavo benino, poi mi sono svegliata così..” starnutì ancora, lievemente, e Matt le tastò la fronte, sotto lo sguardo preoccupato di tutti.
“Mmh.. hai la febbre, ti dico sempre di asciugarti i capelli dopo essere andata in piscina e di non girare troppo scoperta, siamo pur sempre a inizio estate..” disse premuroso il gigante, dandole un bacio sulla fronte.
“Ma sto bene, tempo un paio di giorni e sarò come nuova..” annuì debolmente la ragazza, tenendo gli occhi chiusi.
“Beh ragazzi, direi che l'uscita per stavolta salta!” Aggiunse Zacky, storcendo la bocca.
“No no, non ce n'è bisogno, uscite voi, resto io con lei.” Brian si sedette sul bracciolo del divano e le accarezzò i capelli, mentre Jimmy beveva una birra, poggiato al frigo.
“Sei sicuro Brian?” Gli chiese Matt guardandolo negli occhi.
“Certo, so dove sono le medicine e tutto il resto, so cucinare e quindi penso non ci siano problemi. Uscite e non state in pensiero, so cosa fare.” Sorrise e si guadagnò uno sguardo assente di Gwen, stordita dalla temperatura che saliva poco a poco.
“Ragazzi, non dovremmo preoccuparci, è solo febbre, Brian saprà prendersi cura di lei, dobbiamo stare tranquilli!” Sorrise Jimmy, prendendo le chiavi dell'auto.
“Okay, ma saremo di ritorno presto, non si sa mai cosa può succedere, e lei è anche ferita..” scosse la testa Zacky, mentre si sistemava la giacca leggera addosso, e si preparava ad uscire.
“A dopo allora, e non vi prendete a cazzotti, vi raccomando!” Rise Johnny, prendendo le sigarette dal tavolo e uscendo fuori. Gwen si spostò gentilmente dalla spalla di Matt per consentirgli di alzarsi, e si poggiò subito dopo allo schienale del divano, sentendo la testa girare.
I ragazzi uscirono, e loro due rimasero soli.
-
Sentivo la testa girare, girare, girare, e ancora girare. Avevo un uragano in testa, e un vulcano dentro, mi sentivo bollente, e non riuscivo nemmeno a parlare. Ero in pigiama, seduta sul divano, con Brian che mi guardava preoccupato, ansioso, ma coperto da una finta sicurezza che non l'avrebbe tradito nemmeno un secondo.
“Hai preso già qualcosa? -Mi chiese, sedendosi vicino a me, poggiando le mani sulle ginocchia e rivolgendomi i suoi occhi. Scossi la testa e respirai profondamente, per poi starnutire- Okay, non hai preso nulla. Vado a prendere un'aspirina e dello sciroppo, torno subito.” Mi accarezzò i capelli e sparì in cucina, per poi tornare poco dopo con tutto quello che aveva detto prima. Mandai giù l'aspirina e presi lo sciroppo dolciastro, storcendo di poco il naso, a causa del forte aroma che emanava.
“Grazie..” biascicai stendendomi.
“Se vuoi puoi restare qui. Ti prendo una coperta a guardiamo la tv insieme, ti va?” Chiese incoraggiante, battendomi piano una mano sulla gamba coperta dal pantalone del pigiama.
Annuii e sorrisi debolmente, tirando fuori i miei fedelissimi fazzoletti per soffocare i fastidiosi starnuti, troppo frequenti.
“Brian” dissi prima che salisse di sopra a prendere la coperta.
“Cosa c'è?” Si voltò verso me.
“Ti ringrazio tanto..” mi limitai a dire, chiudendo ancora gli occhi. Lo vidi sorridere appena, mentre il rumore dei suoi passi sulle scale scompariva a poco a poco. Tornò dopo poco con una grande coperta, e con mia grande sorpresa, senza la t-shirt nera che indossava poco prima. Diventai ancora più bollente e ancora più rossa di quello che non ero già, e mi strinsi su me stessa, convinta del fatto che la febbre mi stava facendo delirare, intanto lui mi sistemò la coperta addosso.
“Siamo pronti! E ho portato anche una cosa che potrebbe piacerti..” disse sedendosi e tirando fuori un cofanetto colorato con sopra figure scheletriche che suonavano. Me lo porse e lo presi con la mano tremante.
“Cos'è?” Chiesi cercando di identificare meglio l'oggetto nella mia mano. Lessi 'Avenged Sevenfold Live in LBC & Diamonds in the Rough' sull'angolo in alto a destra del cofanetto, lo rigirai e dietro c'erano due scalette differenti, di cui mi colpì la prima, che era intitolata 'Live in the LBC DVD'. C'erano alcune delle canzoni che più mi piacevano, e sotto di esse, c'era scritto 'Filmed at Long Beach Arena, Long Beach, CA – April 10th, 2008'. Era un doppio cofanetto con un DVD e un CD! Un concerto filmato!
“Lo abbiamo registrato poco prima che tu arrivassi qui. -Sorrise- Non è ancora in commercio, ma noi abbiamo avuto ovviamente la prima copia.”
“Lo vediamo adesso?” Chiesi, col miglior sorriso che riuscii a fare.
“Certo!” Sorrise e andò a mettere il disco nel lettore il dvd, poggiando sul ripiano sottostante il cofanetto, prendendo il telecomando e accomodandosi vicino a me, per poi stendersi dietro e prendermi fra le braccia.
La mia schiena coperta a contatto col suo petto nudo, avvolti nella stessa coperta. Sentivo i brividi impadronirsi del mio corpo, dalle gambe fino al collo. Chiusi gli occhi per un attimo e cercai di calmarmi, pensando che infondo tutto quello stava succedendo solo perchè io ero malata, e lui voleva starmi vicino. Fui distratta dai miei pensieri quando sentii l'organo di Critical Acclaim farsi spazio nelle casse sparse per il salotto, a cui era collegato l'impianto del dvd. Brian abbassò leggermente il volume, e si rilassò. Passammo così il tempo di quella serata. Abbracciati in modo insolito nella stessa coperta, su un divano, a spararci un concerto che si rivelò per me emozionante ed adrenalinico. Non mi venne in testa nemmeno per un secondo di addormentarmi, per quanto fossi stanca e stordita, ero troppo presa dalla musica, da loro, dalle luci, da tutte quelle persone che saltavano, cantavano, andavano di headbanging e scaricavano la loro rabbia su quelle note eseguite perfettamente. Finito il concerto, stiracchiai le braccia e mi voltai distrattamente dalla parte opposta alla mia, trovandomi col viso praticamente a pochi millimetri dal petto del chitarrista, che mi guardava divertito.
“Piaciuto il concerto?” Chiese, spegnendo la tv. Tossicchiai portando una mano alla bocca e lo guardai appena.
“Si, è stato bellissimo. Grazie per avermelo fatto vedere.” Sorrisi e cercai di tirarmi più su, poggiando la testa al bracciolo.
“Di niente, è stato un modo carino di passare il tempo”
“Che ore sono?” Chiesi guardandomi intorno, cercando di ricordare dove fosse l'orologio.
Brian prese il suo cellulare e illuminò il display, guardandolo per due secondi.
“Mezzanotte e un quarto. I ragazzi non torneranno prima delle due.” Rise mettendo a posto il cellulare.
“Non capisco perchè hai rinunciato ad uscire con i tuoi amici. Sarei potuta rimanere a casa da sola, non sarebbe stato un problema.” Lo guardai.
“Tu pensi troppo..” disse massaggiandosi le palpebre con le dita.
“Non è vero, però avresti potuto uscire e divertirti invece di fare compagnia ad una malaticcia!” Ridacchiai, tossicchiando poco dopo.
“L'ho fatto con piacere. A proposito, ho parlato con..”
“Lo so. Abbiamo parlato anche noi.”
“E..” mi guardò con occhi curiosi ma allo stesso tempo preoccupati.
Mi rannicchiai contro di lui cercando di fargli capire come era andata, come mi sentivo, come si sentiva lui.
“Ho rovinato tutto..” sussurrai.
“Non è vero, questo è un nuovo inizio, vedila così..” mi baciò la fronte e mi accarezzò la schiena. Volevo solo cambiare discorso, e non parlarne più. Mi distanziai di poco e mi misi a riflettere.
“Per caso, quando siete andati in riunione con la casa discografica giorni fa, qualcuno di voi mi ha chiamato da un privato?” Chiesi, ricordandomi della strana telefonata.
“No, nessuno. Siamo stati tutto il tempo in sala, non abbiamo avuto tempo di fare telefonate.” Mi guardò.
“Mmh.. quella mattina ho trovato una chiamata anonima sul cellulare, non so proprio di chi possa essere..” strofinai gli occhi, iniziando a sentire il sonno incombente.
“Non pensarci adesso, riposati. Io sono qui.. dormi tranquilla.” Annuii e chiusi gli occhi. L'ultima cosa che sentii prima di perdere coscienza, fu un sapore appena familiare. Sapore di labbra che avevo già provato non molto tempo prima di quella notte.




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Pubblicato questo nuovo capitolo! E il mistero della telefonata si infittisce! ;)
Aspetto come sempre i vostri pareri, un bacio a tutti!


 

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Capitolo 31
*** Capitolo 30. ***


Capitolo 30



Una fottuta agonia. Ero a letto stordita e quando mi alzavo dovevo stare attenta alla ferita, anche se superficiale, ormai. Prendevo tutti i medicinali che dovevo prendere per rimettermi e stavo migliorando visibilmente, ma r
estava sempre quel senso di debolezza e la febbre che andava ad alti e bassi. Ci sarebbero voluti altri due giorni per guarire completamente.
Una mattina mi alzai stranamente con più energia del solito, scesi in cucina e tutti erano lì a discutere animatamente su quella che doveva essere una festa, mmh..
“Buongiorno a tutti!” Dissi raggiante.
“No, non se ne parla, con le maschere no, è ridicolo!”
“Gates, non ti sai divertire!”
“Tu sta’ zitto, nano!”
“Manteniamo la calma!”
“Taci, Matt!”
“Dov’è finita la nutella?!?!”
“Vengeance, ti pare il momento di pensare alla nutella?!”
“Ragazzi..” cercavo di attirare la loro attenzione.
“Birra, soprattutto birra!”
“Ma dai Jimmy, non ci avevamo mica pensato!”
“Avete delle pessime memorie, Zacky, ve l’ho ricordato per questo!”
“Ma per favore, quello che dimentica il caffè sui fornelli accesi sei tu, vogliamo ricordare quando..”
“RAGAZZI! -E che cavolo, mi ero stufata di sentirli urlare. Mi guardavano con aria sorpresa ma colpevole, anche Zacky con in mano il barattolo di nutella e le fette biscottate mi fissava sgomento, e mi avvicinai con calma- Si può sapere perché stavate urlando tanto?”
Di nuovo il caos totale. Chi diceva una cosa, chi ne diceva un’altra, chi contraddiceva uno, chi contraddiceva l’altro. Portai le mani sugli occhi come per cercare un aiuto Divino, e tirai un lungo sospiro.
“…ecco perché stavamo urlando.” Concluse Johnny, annuendo.
“Ti darei un parere, se avessi capito qualcosa, Johnny. -Risposi esasperata- Per favore, mi spieghi, DA SOLO -fulminai tutti con lo sguardo- cosa sta succedendo?” Presi posto a tavola e gli prestai tutto il mio ascolto.
Mi spiegò che loro ogni anno davano una festa per celebrare l’inizio dell’estate, e ogni volta sceglievano un tema diverso. L’ultimo anno il tema era stato ‘rosso’ e quella volta, si pensava al tema ‘maschere’. Un ballo in maschera, diciamo così. E ci sarebbero stati tutti, la band ovviamente, alcune ragazze, lo staff, amici, amici di amici, amici di amici di amici.. un bordello, insomma. Alcool a non finire, maschere originali, classiche, moderne, bizzarre. Bastava quella, per i vestiti potevamo scegliere ciò che volevamo. Si preferiva qualcosa di non troppo impegnativo, comunque.
“Ma Brian non vuole le maschere!” Johnny lo indicò mettendo il broncio, come un bambino.
“Per quale motivo?” Chiesi rivolta al chitarrista.
“Oh andiamo Gwen, è ridicolo! Siamo adulti, il tema ‘maschere’ è così infantile!” Rispose alzando gli occhi al cielo.
“Io dico che dipende tutto dalla situazione. Potrebbe essere divertente. E poi una bella maschera, abbinata ad un bel vestito, potrebbe fare la sua figura!” Annuii, e tutti annuirono con me, eccetto Brian, che mi guardava sconcertato.
“Ci saranno le ragazze!” Si esasperò, passandosi le mani sul viso e scuotendo la testa.
“E allora?” Chiesi con una punta di gelosia.
“Dovrebbero sbavare, così invece mi farò ridere dietro!” Incrociò le braccia al petto.
Presi un lungo respiro e aspettai che qualcun altro prendesse la parola.
“Io ne ho parlato con Valary, anche lei pensa che sia una bella idea!” disse Matt, con gli occhi che brillavano.
“Valary porterà le sue amiche? La biondina e la bruna?” Intervenne Zacky, particolarmente interessato.
“Gena e Lacey, dici? Penso di si, sono le sue migliori amiche.. e porterà anche la sorella gemella, Michelle.” Lo assecondò Matt.
“Dio, se ci sarà Michelle ci sarà anche Leana!” Jimmy spalancò la bocca.
“…chi sarebbero tutte queste ragazze?” Intervenni, improvvisamente verde di gelosia.
“Hai presente il concetto di ‘amici di amici’?” Mi chiese Zacky.
“Mh.”
“Ecco, così. Valary la conosci, Gena e Lacey sono le sue migliori amiche. Michelle è la sorella gemella di Val e Leana è la sua migliore amica.” Zacky sembrava titubante nel pronunciare il nome di quest’ultima ragazza.
“E come mai sembri spaventato a dire ‘Leana’?” Lo guardai attentamente. Lui guardò Jimmy e Jimmy guardò me, io ricambiai lo sguardo, abbastanza seccata.
“E’ una mia ex..”mormorò il batterista, grattandosi la testa e dando un teatrale colpo di tosse. Sbiancai e mi resi conto che gli altri non sapevano nulla di quello che era successo fra me e Jimmy, nemmeno di quello che era successo con Brian, ed era naturale che reagissero così a sentir nominare l’ex di James, credendo che io e lui ancora stavamo provando a far funzionare una relazione.
“Ah, capisco..” cercai di sembrare il più indifferente possibile. Ma in fondo, mi bruciava davvero.
“Tutte le altre le stiamo conoscendo, però. Sembrano simpatiche ma non abbiamo poi molta confidenza, a parte Val, ovviamente..” si affrettò a dire Johnny, quasi come per scusarsi. Aveva capito che ero gelosa dei miei cinque ragazzoni?
Comunque fosse, cercai di non concentrarmi sul pensiero che quattro estranee che ci provassero con i miei ragazzi, e provai ad immaginarle tutte come Val: carine, gentili, simpatiche. Magari sarebbe stato un boccone più dolce da mandare giù. Almeno speravo. Decisi di cambiare argomento e ritornai a pensare alla festa e alle maschere.
“Fatto sta che a me questo tema piace, e direi di metterlo ai voti!” Dissi convinta, alzando una mano.
“Di nuovo? L’ultima volta che abbiamo messo una proposta ai voti, abbiamo preso la decisione di farti rimanere qui!” Ridacchiò Brian, scatenando le risate generali. Arrossii e cercai di non distrarmi.
“Però è una buona idea, quindi la mettiamo ai voti! Chi vuole il tema delle maschere, alzi la mano!” Sorrise Matt, e tutti alzarono una delle loro mani. Tutti tranne Brian, ancora una volta.
“Lo ripeto: vi odio con tutto me stesso!” Sbuffò il chitarrista, per poi tornare a bere il suo latte macchiato.
“Decidiamo la data!” Esordì Zacky, prendendo una penna e andando verso il frigo, dove c’era il blocchetto di post-it.
“Facciamola nel week-end! Sabato, a bordo piscina! Fiumi di birra e musica a tutto volume, i vicini stavolta ci denunceranno!” Se la rise Johnny. E quando Zacky segnò la data sul post-it appiccicato al frigo, andai a sedermi vicino a Brian e nell’entusiasmo generale, fra risate fragorose e urla eccitate, decisi di scambiare due chiacchiere, per tirarlo su di morale.
“Ehy, attento che così ti strozzi..” dissi ironicamente, vedendo la lentezza con cui consumava la sua colazione.
“Odio questo tema” mise il broncio, peggio di quello di Johnny.
“Ti aiuterò a scegliere la maschera, tanto siamo appena a lunedi, per sabato io starò sicuramente meglio e sceglieremo delle maschere insieme, va bene?” Sorrisi.
“Non posso filarmela, vero?” In tutta risposta, scossi la testa.
“Se resterai, mi darai la possibilità di sdebitarmi per quella sera in cui sei rimasto con me. Ti concederò il primo lento, Brian!” Gonfiai il petto, cercando di assumere un’aria arrogante, ma scoppiai a ridere.
“Oh, ma che onore! –Rise- A proposito, come stai?” Mi tastò la fronte.
“Molto molto meglio, e anche la ferita, non la sento quasi più” mi misi a battere le mani come una bambina, facendolo sorridere.
“Sarò felice di ballare con te, Miss Hill!” Hill, il cognome di mia madre. Chissà come stava lei, cosa stava facendo.
“Oh, io sarò onorata di concederle il primo ballo, Mr Haner!” Portai una mano al cuore con fare civettuolo e insieme scoppiammo a ridere.
“Allora a sabato, Gwen.” Disse tornando serio, con una bellissima luce negli occhi.
“A sabato.” Risposi io con un sorriso. Tornai di sopra e mi vestii, mentre i miei pensieri prendevano una piega spiacevole, pensando a quella che doveva essere l’ex ragazza di Jimmy.
Com’era? Lo aveva reso felice? Stava bene con lui? Lo aveva fatto soffrire? Tante domande a cui non avrei potuto dare risposta, almeno fino alla fatidica sera.




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Hola a tutti! Questo capitolo lo dedico a Nadia e Albina, due delle mie più care lettrici! :)
MMH, festa in maschera, cosa ne pensate?
Ho notato un calo delle recensioni e mi sto seriamente preoccupando ç_ç cercherò di recuperare a tutti i costi! Un bacione! :D

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Capitolo 32
*** Capitolo 31. ***


Capitolo 31



“Pensi che questa vada bene?” Presi una maschera dorata, con disegni eleganti fatti in rifiniture blu, in stile veneziano.
“Provala!” Avevo accompagnato Brian a prendere la maschera, come promesso, e il pomeriggio non stava andando tanto male. Anzi, fra chiacchiere e travestimenti, stava passando piacevolmente.
“Come sto?” Indossai la maschera e sorrisi.
“Molto bene! -Sorrise e annuì- Questa ti piace?” Mi mostrò una maschera blu scuro, con dei contorni lucidi.
“E' bellissima, provala!” Tolsi la maschera e lo guardai. La sua aderiva perfettamente al suo viso e ne risaltava gli occhi.
“Non è ridicola, è già un passo avanti” rise.
“Stai bene Brian, prendiamo queste allora!” Eravamo in cerca di due maschere da almeno un'ora, e in un negozietto di travestimenti per carnevale e feste varie, trovammo ciò che stavamo cercando.
“Lasciami pagare le maschere” sorrisi e mi avvicinai al commesso che stava pigramente seduto dietro il banco da lavoro, mentre scriveva distrattamente qualcosa su dei fogli che aveva sotto agli occhi.
“Scherzi?” Mi guardò seriamente.
“Uhm.. no?” Gli chiesi ironicamente.
“Indietro, ragazzina, ci pensa Brian.” Che arrogante!
“Brian.. -sbuffai- vivo a casa vostra, a vostre spese, sarebbe anche ora che in qualche modo iniziassi a sdebitarmi.” Alzai le spalle.
“Gwen, siamo adulti! -Si, mi stava prendendo in giro, lo capivo dal tono con cui mi parlava- Dovresti sapere che è buona educazione non far toccare mai soldi ad una donna!”
“E.. da quando te ne intendi di buone maniere?” Incrociai le braccia al petto e inarcai un sopracciglio.
“Da quando una diciassettene mi ha preso a pugni!” Scoppiò a ridere e mi lasciò per andare a pagare le maschere.
E il grande giorno arrivò. Avevamo impiegato tutto il pomeriggio a spostare i mobili e ripulire il giardino, per gli ospiti.
“Ehy, noi qui abbiamo finito!” Ci avvertirono Zacky e Matt dal salotto. Ora sembrava decisamente più grande, con i mobili appiccicati alle pareti e i divani disposti in maniera più larga, con al centro un tavolino, per metterci sopra gli alcolici, penso.
“Perfetto, io vado a prendere da bere, allora!” Johnny prese le chiavi dell'auto e si avviò fuori, per andare a comprare tutte le bevande possibili ed immaginabili, conoscendolo.
“Sicura che non vuoi che salga io?” Io e Jimmy eravamo fuori, intenti a provare le lucine colorate e i lampioni, affinchè funzionassero perfettamente. Era uno spettacolo.
“No Jimmy, ce la faccio, non soffro di vertigini!” Salii su una scala che i ragazzi avevano tirato fuori dal garage e Jimmy pazientemente srotolava le lucine tenute in cantina, insieme alla roba natalizia, passandomele man mano. Io le prendevo e le fissavo con dei ganci alla parete esterna della casa, quella che era ovviamente di fronte alla piscina, il luogo dove si sarebbe svolta la festa.
“Attenta a non cadere!” Mi avvertiva ogni tanto, tenendo ferma la scala.
“Non cado, stai tranquillo!” Risi e una volta finito il lavoro, tornai con i piedi per terra, mettendo le mani sui fianchi.
“Sei stata brava!” Jimmy mi scompigliò i capelli e scomparì in salotto, per dare una mano a Matt e Zacky nel preparare il cibo, immagino.
“Gwen, vieni un attimo qui per favore..” mi chiamò Brian intento a sistemare l'impianto stereo in una vetrina fatta appositamente per contenerlo, escluse le casse, ovviamente.
“Sono qui, ti serve aiuto?” Mi avvicinai.
“Si, prendi per favore quel cavo e attaccalo a quello lì vicino alla vetrina, per favore.” Teneva la lingua leggermente fuori dai denti in una smorfia di concentrazione e si asciugava il sudore con il polso destro. Mi affascinava guardarlo così immerso nel suo 'lavoro'. Feci quello che mi fu chiesto e lui si complimentò con un bel sorriso.
“Fatto!”
“Oh, allora non sei inutile come credevo!” Scoppiò a ridere e si rialzò.
“Brian, indietro, indietro, c'è un insetto gigantesco sulla tua spalla!”
“DOVE??” Indietreggiò a tutta velocità, gli diedi uno strattone sul petto e lui finì dritto dritto in piscina, con tutti i vestiti.
“Ops..” dissi sedendomi a gambe incrociate sul bordo. Lui riemerse e mi lanciò un'occhiataccia, dopo aver scosso la testa per togliere l'acqua in eccesso.
“Tu.” Disse guardandomi ad occhi quasi serrati.
“Cosa c'è, Brian?” Chiesi innocentemente.
“Non ti butto in acqua solo perchè hai un buco nell'addome, altrimenti ti avrei affogata.” Risalì sul bordo e camminò fino in casa, togliendo la maglia fradicia. Era una visione assolutamente divertente. Cercai di non ridere, e alzai gli occhi al cielo per qualche minuto, perdendomi nel suo colorito chiaro e sereno, sospirai e feci un gran sorriso, spuntato da chissà dove. Forse era l'eccitazione data dalle aspettative della festa! Avrei conosciuto nuova gente, e forse mi sarei fatta altri amici!

Aspettative? Quali aspettative? La festa era iniziata da almeno un'ora, e la casa, per non dire il giardino, traboccava di visi divertiti e spensierati, mentre io bevevo tranquillamente il mio cocktail analcolico, seduta sui gradini al lato della casa, quelli che portavano all'attico. Avevano la forma di una chiocciola, e mi sembrava un bel posto per non passare troppo osservata.
Matt e Jimmy mi avevano presentata ad almeno tre quarti degli invitati. Avevo conosciuto le famose ragazze, e devo dire che non erano male come mi aspettavo. Forse solo Michelle e Leana mi stavano sulle scatole, per ovvi motivi.
Michelle, la sorella gemella di Val, era praticamente la bella copia, si fa per dire, della strega cattiva delle favole. Capelli biondi con riflessi castani lunghi fino alla schiena, sorriso antipatico, di quelli che sembrano nascondere la cattiveria allo stato puro, e un naso enorme. Okay, non tanto enorme, ma imponente. Non staccava gli occhi da Brian nemmeno per un secondo, se non per chiacchierare con la sua amichetta, Leana, che per fortuna aveva salutato Jimmy con un solo abbraccio, senza tante scene. Leana sembrava una ragazzina poco più grande di me, aveva un sorriso contagioso e degli occhi dolcissimi, i capelli castani e il viso simpatico. Come faceva ad essere amica di quella strega, proprio non lo sapevo. Certamente doveva essere più simpatica di lei, me n'ero accorta subito, ma rimaneva il fatto che era una ex di Jimmy, e questo diceva tutto.
Gena e Zacky chiacchieravano a bordo piscina, lei rideva alle battutacce da quattro soldi che le faceva lui, forse per compiacerlo, e man mano il suo braccio stringeva le spalle della biondina con il sorriso mozzafiato e gli occhi chiari. Sembrava una fotomodella, era assolutamente bellissima.
Lacey era la più timida delle ragazze. Non le piaceva stare al centro dell'attenzione e arrossiva ogni volta che Johnny le rivolgeva uno sguardo di troppo. Mi ricordava me, in un certo senso. I capelli corti e castani tagliati in un caschetto mettevano in risalto la bella carnagione abbronzata e gli occhi a mandorla. Una ragazza semplice, ma fantastica.
Prima che la festa iniziasse del tutto le avevo viste tutte in volto, e i loro visi erano difficili da dimenticare. Guardavo la scena dall'alto delle scale e sospiravo di tanto in tanto. Avevo una gonna in jeans nera che si fermava a metà coscia, con una canotta bianca, larga e aperta ai lati, che lasciava intravedere la fascia nera sotto, comoda e anti-guardoni. Per una volta ringraziai di avere zero seno. Di tanto in tanto mi fissavo gli stivaletti estivi neri che avevo messo per l'occasione e sorridevo pensando al fatto che non li avevo messi mai, nonostante avessi fatto follie per averli.
“Cucù!” Sussultai. Qualcuno mi aveva messo le mani sugli occhi e si era seduto un paio di gradini sopra i miei.
“..Matt?” Esitai, toccai le mani per portarle via dalla maschera e mi accorsi che era proprio Matt, mi voltai e lo guardai sorridendo.
“Già! Che ci fai qui tutta sola?” Mi chiese. Aveva una maschera nera semplicissima, che lasciava però intravedere i bellissimi occhi verdi.
“Ahm.. io.. -passai al contrattacco- perchè non sei con Val?”
“Non si risponde ad una domanda con un'altra domanda!” Venne a sedersi di fianco a me.
“Io.. ecco.. la festa è bellissima, sono tutti simpatici, ma io.. mi sento fuori luogo..” mormorai, guardando tutta la gente che si divertiva, sotto di noi.
“Solo perchè sono di qualche anno più grandi non devi sentirti a disagio, lo sai.” Sorrise rassicurante.
“Oh, infatti il problema non è loro, il problema è mio, -risi- pensavo che mi sarei ambientata e mi sarei divertita, ma a quanto pare.. -sospirai- ..da dove sei sbucato tu?” Lo guardai.
“In casa c'è un'altra scala a chiocciola che porta all'attico, se ricordi, -Vero, era al piano di sopra, e portava all'attico, poi da lì si poteva scendere all'esterno della casa, dove ero io- e non vedendoti in giro, mi sono preoccupato. Ti stai annoiando?” Mi chiese gentilmente.
“No, mi piace stare qui.” Bugiarda.
“Sai Gwen.. ho l'impressione che tu stia nascondendo qualcosa.. non voglio intromettermi nella tua vita ma.. mi farebbe piacere se ne parlassi con me. Mi dispiace vederti così turbata e immersa in chissà quali pensieri, a volte.”
“Si nota così tanto?” Era arrivato il momento della verità. Lui annuì.
“Si, tesoro.”
“Vedi.. ne sono successe tante negli ultimi giorni..”
“Lo so”
“E.. tra una cosa e l'altra, ho deciso che fosse arrivato il momento di prendermi una pausa..”
“Una pausa da cosa?”
“Da.. -deglutii- da Jimmy, da Brian, dalla situazione in cui mi sono andata a cacciare.”
“Mmh..” annuì comprensivo.
“E' difficile, Matt. Tengo a Jimmy, tengo a Brian, solo che non so stabilire in che modo, quanto, perchè, non so stabilire chi possa amare in un modo, chi in un altro. Sono importanti per me, ma sono soprattutto importanti l'uno per l'altro. Sono.. frustrata.” Sussurrai l'ultima parola, rendendomi conto di essermi appena tolta un peso dallo stomaco, parlandone con qualcuno.
“Gwen.. -si mise a guardare le stelle, forse per cercare le parole giuste- loro ti vogliono molto bene, e si vede che anche tu ne vuoi a loro, era inevitabile, questo. Ma vedi.. il fatto che tu ora non stia più cercando di instaurare un rapporto più profondo con Jimmy, non vuol dire che devi sentirti in colpa, sai? Immagino che questa cosa l'abbiate decisa insieme..”
“Si, più o meno..”
“Allora pensa che è per il vostro bene, per non rimanere scottati, per non far del male a nessuno, compreso Brian. Ti vuole molto bene anche lui..”
“Lo so..” sorrisi appena.
“Con questa scelta, permetterai a te stessa di non soffrire per una relazione mancata, e a loro due di non perdere un'amicizia secolare, che li farebbe soffrire comunque.” Mi carezzò i capelli, con il fare di un padre.
“Lo capisco Matt, lo capisco.. ma.. non lo so, è come se avessi un uragano nello stomaco. Ecco. Ogni volta che guardo uno o guardo l'altro.”
“Sei solo confusa Gwen, è normale. Dai tempo al tempo, le cose si sistemeranno presto.” Annuì e guardò l'orologio.
“Okay. -Mi sentivo decisamente più tranquilla- Dov'è Val? Non dirmi che l'hai lasciata sola per venirmi a fare il babysitter.”
“No.. -rise- voleva rifarsi il trucco perchè anche se indossa la maschera vuole che sia perfetta.”
“Oh.. capisco.” Val, una ragazza così splendida non ha bisogno di trucco.
“Fra un po' iniziano i lenti. Scendi o vuoi stare ancora un po' qui?”
“Avevo promesso il primo lento a Brian, a costo che lui accettasse il tema della festa, se ricordi non gli andava a genio.” Sorrisi.
“Certo che lo ricordo! -Annuì esasperato- Allora ti aspettiamo tutti di sotto.”
“Matt.. grazie mille. Sei il miglior fratello del mondo.”
“E tu sei la miglior sorella che un fratello maggiore possa desiderare. Ti voglio bene.” Ci abbracciammo calorosamente e lo lasciai andare.
Okay, avevo promesso un ballo al chitarrista, ciò significava che il chitarrista avrebbe avuto il suo ballo. Mi alzai quasi riluttante dalle scale e lentamente le percorsi, facendo attenzione, imbranata come ero, a non scivolare. Intanto partiva dall'impianto stereo una melodia familiare e riconobbi le note di 'Hero' provenire dalle casse. Tutti si affrettavano a trovare un compagno o una compagnia per il primo ballo, e fra le maschere, cercavo di riconoscere quello che avrebbe dovuto essere il mio cavaliere.
Mi avvicinai di qualche passo riconoscendo Brian che era quasi a bordo piscina, ma qualcuno col naso enorme mi tagliò la strada. Riuscii a sentire cosa si dicevano.
“Brian! Te l'ho detto che sei molto attraente stasera?” Oca, fottutissima oca.
“Ciao anche a te Michelle!”
“Scusate.. -mi avvicinai- Brian..” lo guardai da sotto la maschera e lui fece lo stesso. Poi sorrise e si avvicinò a me, prendendo la mia mano destra nella sua, mentre faceva scivolare l'altra sul mio fianco. Si voltò a guardare la ragazza con gli occhi infuocati dalla rabbia, e le disse gentilmente:
“Scusa, Mich, ho un patto da portare a termine con questa signorina.” Sorrise e mi rivolse ancora il suo sguardo.
“Mocciosa..” la sentii dire tra i denti, mentre si allontanava.
“Non.. non l'ha presa bene..” mormorai posandogli la mano libera sulla spalla, mentre la guardavo andare via.
“Michelle non mi piace, se fossi rimasto con lei avremmo finito con l'ubriacarci e andare a letto insieme.” Disse tranquillamente.
“Oh..” abbassai lo sguardo, abbastanza imbarazzata.
“Dove sei stata tutto questo tempo?” Ci muovevano dolcemente fra le altre coppie.
“In disparte, sai, per pensare..” lo guardai negli occhi.
“Capisco. Non te l'ho ancora detto, ma stai benissimo vestita così.” Sorrise e mi sorprese facendomi fare una giravolta. Risi e tornai tra le sue braccia.
“Grazie! Anche tu sei niente male!” Lo ammirai per qualche secondo.
“Grazie per avermi concesso il primo ballo..” sussurrò al mio orecchio.
“Era una promessa.” Sorrisi.
“Grazie per la promessa, allora. E.. stai attenta a Michelle, potrebbe buttarti addosso degli alcolici, furiosa com'è ora.” Ridacchiò.
“Niente che tu non mi abbia già fatto. Ricordi il vino?” Lo guardai male.
“Si..” ammise colpevole.
“E' passato, dai.. -posai distrattamente la testa sul suo petto, e il cellulare messo in modalità 'vibrazione' iniziò a ronzare nella tasca della gonna- scusami un attimo, Brian. -Mi allontanai dove la musica era meno forte, ovvero quasi all'uscita della villa, e mi sedetti sul muretto d'entrata, seguita da Brian. Guardai il numero: privato, ancora. Risposi alla chiamata- Pronto?” Attesi qualche secondo, in attesa della risposta.
“Mi scuso per aver chiamato a quest'ora, ma.. cercavo.. Gwen. Gwen Hill.”
“Sono io, chi è al telefono?” Guardai Brian piuttosto confusa.
“Chi è?” Disse sottovoce, sedendosi accanto a me. Alzai le spalle.
“Ciao, Gwen. Io.. sono il signor Simons, immagino tu non abbia mai sentito parlare di me..” la voce dell'uomo all'altro capo del telefono era incerta e per certi versi dolce.
“No, signore. Non ho mai sentito parlare di lei. Posso sapere chi è e perchè ha il mio numero?” Iniziai ad agitarmi, la voce mi tremava. Chi era quest'uomo? Cosa voleva da me?
“Gwen, tesoro.. lo so che è difficile da credere, forse non vorrai nemmeno parlare con me ma.. io sono il tuo papà. La mamma mi ha detto che eri sparita, non ti trovava più, e ha deciso di chiedermi aiuto.”
“NO!” Urlai mettendo giù. Prima che me ne accorgessi, le lacrime iniziarono a scorrermi lungo il viso. Tolsi la maschera e mi presi la testa fra le mani. Chi cazzo era quell'uomo che dopo diciassette fottuti anni si faceva vivo, dicendo di essere mio padre? Un padre non abbandona una figlia, un padre cresce con lei, l'aiuta, la rimprovera quando rientra tardi la sera, si complimenta con lei quando prende otto in matematica. No, lui non era mio padre.
“Gwen, Gwen.. che succede? Ehy, guardami..” Brian si inginocchiò davanti a me, tolse la maschera e mi guardò dal basso, cercando di capire cosa diavolo fosse successo.
“Lui non è mio padre!” Mi limitai a singhiozzare, buttandomi disperatamente fra le sue braccia, in cerca di conforto.
 
 

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Sorpresa! u.u
Cosa ne pensate? Questa volta ho soddisfatto tutte le vostre richieste: più informazioni, capitolo lungo un'eternità, e molta complicità fra chi sappiamo noi! 
Aspetto le vostre amate recensioni! Alla prossima! :D

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Capitolo 33
*** Capitolo 32. ***


Capitolo 32



“Vieni, ti porto via.”
“Via dove?” Singhiozzai ancora aggrappata alla sua maglietta.

“Via da qui, ti porto in un posto tranquillo. Vuoi che chiami qualcuno?”
“Chiama Matt, ti prego.”
“Va bene, ma ora vieni.” Mi alzai e lui mi prese una mano, uscimmo dalla villa e ci infilammo in auto e mentre lui metteva in moto, io guardavo le luci accese in casa, sentendo un magone in gola.
“Ho paura Brian..” dissi in un sussurro.
“Non devi averne.” Rispose semplicemente, ma si notava il nervosismo nelle sue parole. Chiamò Matt al cellulare informandolo di raggiungerci al molo. Era notte fonda e quindi non ci sarebbe stato nessuno. Arrivati al molo, scendemmo dall’auto e io mi presi la testa fra le mani, poggiandomi alla portiera dell’auto, ricominciando a piangere disperatamente.
“Ragazzi, che è successo? Vi sono stato dietro con l’auto a tutta velocità.. Gwen, perché piangi?” Matt ci raggiunse di corsa, ancora col fiatone per la corsa e si precipitò ad abbracciarmi.
“Il padre” ringhiò Brian fra i denti, tirando un calcio allo pneumatico dell’auto.
“Brian, cazzo, ti devi calmare, così non l’aiuti. Hai guidato completamente nervoso, potevate fare un incidente. –Prese un lungo respiro e mi guardò- Cosa è successo?” Mi asciugò le lacrime con i pollici e mi accarezzò i capelli, come si fa con i bambini.
“Ho.. ho ricevuto una telefonata nemmeno mezz’ora fa da un numero anonimo e questo signore mi ha detto che la mamma era preoccupata, non mi trovava più.. questo signore dice di essere mio padre, il signor.. Simons.” Cercai di non piangere e parlare chiaramente, ma in quel momento la nausea si fece spazio dentro di me e dovetti ricorrere a tutta la forza che riuscii a trovare per non dare uno spiacevole spettacolo ai ragazzi.
“Ma tu.. tuo padre non lo hai mai conosciuto..” Matt scosse la testa, turbato tanto quanto me.
“E’ per questo che sto così, chi è lui per venire da me dopo diciassette lunghi e fottuti anni a dirmi di essere mio padre, quando nemmeno conosco il suo nome? CHI CAZZO E’?” Urlai queste ultime parole con tutta la rabbia e il dolore che mi stavano mangiando viva, fino a farmi bruciare la gola. Intanto Brian camminava nervoso avanti e indietro per il molo, passandosi ripetutamente le mani sul viso, come se stesse pensando.
“Devi tranquillizzarti, stare così non migliorerà le cose. Ti ha richiamato?”
“No” cercavo di riprendere fiato.
“Immagino vorrà vederti”
“Non voglio andarmene Matt, non voglio..” ed eccole, le familiari lacrime che tornavano a rigarmi il viso.
“Non te ne andrai..” mi strinse a sé come se non volesse lasciarmi più andare. Come avrebbero reagito gli altri alla notizia? E se quest’uomo avesse davvero voluto vedermi? Cosa avrei fatto? Come mi sarei comportata? Odio, l’odio era l’unica cosa che provavo dopo la rabbia e il dolore.
“Me lo devi promettere Matt, io non sono maggiorenne, possono fare quello che vogliono..” lo guardai terrorizzata.
“Quando compi diciotto anni?” Abbassò la testa per guardarmi e la domanda catturò anche l’attenzione di Brian.
“Dicembre..” dissi mortificata, quasi per farmene una colpa.
“CAZZO!” Imprecò Brian, poggiando la fronte alla portiera dell’auto. L’unica carta da giocare era inutilizzabile.
“Promettimelo Matt..” tornai a chiedergli, stringendo le labbra.
“Non te ne andrai. -Tornò a dire semplicemente, poi prese il cellulare e compose un numero, probabilmente uno di quelli dei ragazzi- Zacky, c’è stata un’emergenza, la festa deve essere liquidata all’istante, è estremamente importante e riguarda tutti. Per favore..” Continuò a parlare con Zacky per qualche secondo e poi riattaccò.
“Io non gli permetterò di portarti via.” Disse Brian stringendo i pugni, a pochi metri di distanza d noi.
“Dobbiamo cercare di non far intervenire la legge. Altrimenti siamo fottuti.” Lo guardò male Matt.
Io li guardavo entrambi, cercando di capire come fare, e nel frattempo il cellulare di Matt squillò.
“Rispondi..” disse Brian, avvicinandosi. Matt prese il cellulare e accettò la chiamata.
“Zacky? Mh.. bene.. perfetto.. torniamo lì fra dieci minuti.”
“Cosa dice?”
“Che possiamo tornare, la gente sta andando via.”
“E non hanno detto niente?” Intervenii io, piuttosto sorpresa.
“Cosa non può fare Zacky Vee.” Sorrise Matt.
Tornammo a casa un quarto d’ora dopo, e ciò che rimaneva della festa erano bicchieri e bottiglie vuoti sparsi ovunque, piattini in plastica, cibo in ogni angolo del giardino e del salotto, e le lucine accese fuori.
“Ragazzi, la cosa è importante, venite tutti dentro e parliamone con calma.” Matt entrò in casa e mise a posto i divani in pochi minuti.
“Wow, per mettere a posto i divani, la cosa è seria davvero. Si può sapere perché siete spariti dalla festa all’improvviso?” Jimmy prese posto sulla poltrona, tenendo in mano una bottiglia di birra.
“Jimmy, amico.. non è il momento per scherzare. Sedetevi tutti, per favore.” Matt prese posto e si posizionò in modo autoritario sul divano, tenendomi vicina a sé, mentre Brian continuava a camminare nervosamente avanti e indietro nel salotto e gli altri prendevano posto.
“Ci state facendo preoccupare, parlate.” Zacky iniziava visibilmente ad innervosirsi.
“Vuoi parlare tu?” Matt mi chiese e io risposi con una lenta scossa del capo.
“Parla tu, io non ne ho la forza.”
E così Matt spiegò a tutti ciò che era successo, anche se in quel momento avrei preferito lo facesse Brian, visto che lui aveva assistito a quella pietosa scena. Calò uno spaventoso silenzio nella sala tra gli occhi sbarrati di tutti e per un momento pensai che il tempo si fosse fermato.
“NO!” Esordì Jimmy alzandosi bruscamente dalla poltrona e facendomi sobbalzare, alzando lo sguardo su di lui.
“Jimmy, per favore..”
“Per favore un cazzo Matt, vogliono portarcela via!” Ringhiò contro l’amico.
“Ma Jimmy, non è stato detto nulla di tutto ciò!”
“PER ADESSO! Se i genitori scoprono dove si trova e soprattutto con chi si trova, ce la strapperanno in tempo record!”
“SONO I GENITORI, JIMMY, NOI NON POSSIAMO FARE NULLA CONTRO DI LORO!” Si alzò Matt e lo sfidò con lo sguardo, ringhiando allo stesso suo modo.
Era la prima volta che li vedevo urlarsi addosso, la cosa mi spaventava non poco e soprattutto si stava svolgendo nel momento meno opportuno.
“Ragazzi, non mi sembra il modo migliore per affrontare la situazione.” Johnny si alzò e cercò di farli allontanare, lo stesso fece Zacky.
“Dobbiamo cercare solo di ragionare e..”
“Vengeance, ce la porteranno via, tu lo hai capito o no?”
“L’ho capito Jimmy, ma se ci poniamo aggressivi e irragionevoli con loro, non solo ce la porteranno via senza nemmeno darci una possibilità, finiremo anche in grossi casini, lo sai?”
Jimmy si zittì e uscì di casa sbattendo la porta.
“Vado con lui, non voglio che faccia stronzate..” Johnny prese la giacca e lo seguì in tutta fretta, non sapevo dove.
“Non è possibile.” Zacky si portò le mani sul viso e prese un lungo respiro, espirando qualche secondo dopo.
“Tutto qui quello che sapete dire?? Non è possibile? Cazzo Vengeance, lei andrà via!” Brian non si era calmato per nulla.
“Lei è qui! -Gli risposi, cercando di non urlare- E starò qui fino a quando sarà possibile, anche se legalmente non posso..” mi guardò come se mi stava osservando per la prima volta, con una smorfia sul viso e tanta preoccupazione negli occhi.
“Dobbiamo trovare una soluzione e dobbiamo fare anche in fretta. Gwen, non riattaccare se chiama, rispondi e cerca di capire cosa vuole, okay?” Zacky venne a sedersi vicino a me e mi mise un braccio intorno alle spalle, stringendomi. Annuii guardandolo negli occhi.
“E se vuole incontrarla?” Brian lo guardò.
“Lo incontrerà, è meglio così. Partire da un rifiuto aggraverebbe la situazione.” Zacky, manteneva la calma anche quando il mondo tremava e c’era il caos più totale.
“Si, Zacky ha ragione. Gwen, tu vuoi incontrarlo?” Matt mise le mani sui fianchi e mi guardò, aspettando pazientemente una mia risposta.
“Matt.. sono cresciuta con una persona che mi ha negato di essere chi sono fino ad adesso, mi ha.. riempito la testa di sciocchezze e ha mandato in frantumi il mio mondo. Non ho bisogno di un’altra persona così, questo è chiaro. Ma se serve conoscerlo per restare con voi anche solo un giorno in più, lo farò. Lo incontrerò.. perché vi voglio bene e siete la cosa più bella che mi sia capitata nella vita.” Lo guardai negli occhi e gli risposi con il cuore che batteva talmente forte che sembrava volesse schizzarmi fuori dal petto.
 
 
 
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Okay, è passato un bel po' dall'ultimo aggiornamento ma ho avuto davvero una settimana impegnatissima e sono riuscita a trovare raramente il tempo per scrivere. Nelle recensioni mi è stato detto che il dialogo tra Gwen e Brian avrebbe dovuto essere pi lungo e io avevo detto che mi sarei rifatta in questo capitolo, cosa che purtroppo non sono riuscita a fare e chiedo umilmente scusa per questo, come chiedo scusa per la scarsa qualità del capitolo in sè, visto che mi sembra inferiore rispetto agli altri.
Per il resto spero vi piaccia in generale, perchè ho cercato comunque di metterci tutta me stessa per non farlo risultare banale.
Baci!

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Capitolo 34
*** Capitolo 33. ***


Capitolo 33



Il giorno dopo, il pranzo fu terribilmente silenzioso. Ognuno badava a sé, io per prima, e sembrava che stesse per scatenarsi una catastrofe ambientale da un momento all’altro per quanto l’atmosfera fosse grigia. L’unico che
 mancava a tavola era Jimmy. La sera, o meglio, la notte prima era andato a sbronzarsi da qualche parte senza dare ascolto alle parole di Johnny e stava ancora smaltendo la sbronza dormendo.
“Matt.. non ho più fame, vado in camera mia.”
“C’è il dolce!”
Scossi gentilmente la testa e congedai tutti con un debole sorriso, salendo di sopra e tenendo sempre in tasca il cellulare, in caso il signor Simons mi richiamasse. Stavo per entrare in camera mia quando vidi la porta della camera di Jimmy socchiusa e decisi di andare a vedere come stava. Bussai un paio di volte e attesi una risposta. 
“Avanti..” mugugnò con la voce ovattata dal cuscino, probabilmente. Entrai e mi chiusi la porta alle spalle.
“Sono io, –sorrisi e mi avvicinai- come stai?” Gli passai una mano fra i capelli, sedendomi al bordo del letto. Dormiva senza maglietta e aveva ancora addosso i jeans della sera prima, l’aria stanca e assonnata, confermata dagli occhi blu quasi chiusi. Un ubriaco in piena regola, insomma.
“Una meraviglia.” Disse ironicamente voltando il viso contro il muro.
“Sei arrabbiato?” Continuavo ad accarezzarlo.
“Si.” Strinsi le labbra.
“Mi dispiace..”
“Non è colpa tua.”
“Mi sono spaventata quando ieri vi siete urlati addosso, lo sai?” Cercai di trattenere le lacrime, respirando profondamente.
“Scusa.” Sussurrò girandosi finalmente verso di me e rivolgendomi il suo sguardo.
“E’ passato.. –sorrisi di nuovo, deglutendo- perché ti sei ridotto così?” Ritirai la mano e lo guardai quasi con severità.
“Perché volevo dimenticare. Era tutto così irreale, non potevo e non volevo credere a quello che sentivo. Ero.. e sono, arrabbiato, frustrato, deluso. Non lo so, volevo andare via e tornare quando l’incubo sarebbe finito. Ma.. questa è la realtà.” Chiuse gli occhi e li riaprì, puntandoli addosso a me.
M inginocchiai sul pavimento e posai la testa sul letto, così da avere la possibilità di guardarlo meglio negli occhi e far allineare gli sguardi.
“Droga, alcool, non aiuteranno a niente. Lo sai?” Annuì come un bambino a cui la maestra aveva appena fatto la ramanzina.
“Lo so..”
“Allora perché continuate a..” Il telefono squillò.
“Chi è?” Chiese Jimmy scattando a sedere.
“N-non lo so.. –presi il cellulare e controllai il numero- sconosciuto.” Deglutii.
“Rispondi, forza..” La preoccupazione di Jimmy si poteva percepire anche ad occhi chiusi. Accettai la chiamata e pregai tutti i Santi del Paradiso affinchè mi facessero avere una conversazione civile e normale con la persona che si definiva ‘mio padre’.
“Pronto?”
“Gwen..”
“Signor Simons.”
“Come stai?”
Sotto terra. “Abbastanza traumatizzata, adesso. Grazie a lei.”
Jimmy mi propose gesticolando di mettere il vivavoce ed io feci come aveva detto, così che potesse sentire.
“Non darmi del ‘lei’, ti prego. Puoi chiamarmi Stefan o..”
“Non ti chiamerò mai ‘papà’, nemmeno fra dieci anni, se non ti dimenticherai ancora di me.” Strinsi i pugni e Jimmy mi poggiò una mano sulla spalla, come per darmi coraggio, ma senza intromettersi nella conversazione. Il momento era delicato e lui lo capì perfettamente.
“Non pretendo questo Gwen, puoi stare tranquilla, era solo una proposta. Lo so, sono piombato nella tua vita senza preavviso e adesso sei arrabbiata, delusa. Ma.. posso spiegarti tutto. Dall’inizio, senza lasciare nulla in sospeso.”
“E cosa c’è da spiegare? Di come mi hai abbandonata? Di come hai lasciato mia madre?” Risi istericamente.
“..L-lasciato tua madre? Gwen..”
“Dove e quando, Stefan.”
“Dove e quando vuoi tu. Ma.. preferirei vederti da sola. Solo per un po’, il tempo di un caffè.”
“Non verrò via con te e se farai intervenire le autorità, ti denuncerò per molestie, a costo di tornare a vivere con mia madre. Ci siamo capiti?” Ringhiai più con spavento che con coraggio.
“Gwen, non farò nulla del genere. Te lo prometto. Sei libera, voglio solo parlarti e.. vederti.”
“Oggi alle 17:30, bar California, sull’ Orange Street. Sai dov’è?”
“Certo.”
“A dopo, Stefan.” Misi giù e tirai un sospiro di sollievo, chiudendo per poi riaprire gli occhi.
“Non è pretenzioso né intenzionato a portarti via. Per fortuna iniziamo con il piede giusto.” Jimmy annuì passandosi una mano fra i capelli. Era teso quanto me.
“Okay, il primo step è andato. Dobbiamo dirlo agli altri.” Mi alzai dal pavimento e andai alla porta.
“Lascia che ti accompagni io. Sarei più tranquillo.” 
“Va bene..” sorrisi.
“Andiamo a dirlo agli altri, forza.” Sorrise anche lui e si rilassò di colpo. Lo lasciai solo in camera per vestirsi e andai di sotto, dove, finito il pranzo, erano tutti sparpagliati per la cucina e il salotto.
“Ragazzi, ha richiamato.” Dissi, e tutte le orecchie si drizzarono, mentre camminavano verso di me.
“Cosa ha detto?” Matt si mise a sedere sul divano e mi guardò con la mani che reggevano il mento.
“Che vorrebbe vedermi e parlarmi.”
“Lo sapevo..” disse Brian restando in piedi e incrociando le braccia al petto.
“Cosa farai?” Chiese Johnny guardandomi.
“Lo vedrò. Ho accettato il suo invito. Lo vedo nel pomeriggio al bar California.”
“Da sola?” Domandò Zacky sull’attenti.
“Si..” mormorai guardandoli tutti.
“L’accompagnerò io.” Jimmy sbucò dalle scale con un aspetto decisamente migliore, la sbronza era evidentemente passata ed era solo stanco.
“Voglio andarci anche io e vedere che tipo è.” Brian guardò Jimmy e poi guardò gli altri.
“No Brian, tu resti qua e Jimmy andrà con Gwen, procediamo di questo passo. Con calma.” Matt ammonì Jimmy e tornò a guardarmi.
“E.. ha detto qualcosa riguardo al tuo ritorno a casa?” Chiese Zacky.
“No, ma ha detto che non vuole portarmi via.”
“Non fidarti.” Ringhiò Brian.
“Brian!” Lo ammonì più severamente Matt.
“Ragazzi, non voglio più vedere che vi urlate addosso, per favore..” li pregai gentilmente.
“Scusa..” dissero tutti e due all’unisono.
“Bene, allora direi che se partiamo così, riusciremo a scendere a compromessi.” Annuì Zacky, sollevato. L’atmosfera sembrò rischiarirsi per qualche minuto. Non ci rimaneva che aspettare che l’ora decisiva arrivasse.

Era seduto lì, ad uno dei tavoli del bar mentre si guardava intorno con aria abbastanza agitata. Io e Jimmy eravamo appena arrivati e lo cercavamo con lo sguardo, ancora in macchina. Lo vedemmo di profilo, mentre guardava distrattamente l’orologio. Wow, il mio stesso colore di capelli e il mio stesso naso, con le mie stesse lunghe ciglia. Era un bell’uomo, ed era abbastanza giovane. Non più di quarant’anni, ci avrei giurato.
“Ti somiglia tanto..” disse Jimmy, muovendo lentamente la testa da un lato all’altro, osservandolo.
“Vedo..” lo guardavo con tristezza.
“Hai i numeri di tutti. Se prova a fare qualcosa, chiamaci. Correremo subito. –Annuì- Gwen, ti vogliamo bene.”
“Vi voglio bene anche io Jimmy. Se succede qualcosa, mi affido totalmente a voi.” Sorrisi e scesi dall’auto, salutandolo con la mano. Lui mi guardò fino a che non fui sul rialzo dei tavolini, sicuro che fossi arrivata ‘sana e salva’, poi mise lentamente in moto e ripartì con tutta calma.
Ero sola col mio destino e un padre che conoscevo solo dopo diciassette anni.
“Stefan” dissi avvicinandomi. Lui alzò lo sguardo dal giornale che stava sfogliando e una luce piena di sorpresa e sgomento gli attraversò gli occhi, mentre mi guardava con la bocca semiaperta, quasi a voler farmi un ritratto mentale.
“Gwen..” rispose alzandosi. Cosa dovevo fare? Stringergli la mano? Abbracciarlo? Sorridergli? Cosa si fa in casi come questi?
“Ciao.” Dissi semplicemente, sedendomi e abbassando subito lo sguardo.
“Cosa prendi?”Mi chiese gentilmente. La voce era tranquilla e cristallina.
“Caffè, grazie.” Okay, eravamo partiti bene.
Il signor Simons ordinò due caffè e mi guardò attentamente.
“Immagino tu abbia tante domande da farmi..” disse cercando di essere più delicato possibile. Almeno aveva tatto.
“Anche troppe. –Lo guardai in cagnesco e alzai lo sguardo, sfoderando la rabbia che avevo dentro- Prima di tutto, voglio sapere perché te ne sei andato e perché hai lasciato me e la mamma, che per quanto non sopporti, aveva bisogno di te. Poi, voglio sapere perché durante la mia crescita non mi hai mai cercata per sapere almeno se ero viva o morta, e infine voglio sapere perché sei tornato adesso. Tutto, Stefan, voglio sapere tutto.” Ringhiai.
“Le tue domande sono più che lecite. –Annuì- E come ho detto, posso spiegarti tutto.” Lo guardai, era vestito in jeans e camicia bianca, con la giacca grigia posata sullo schienale della sedia. Un uomo elegante, senza dubbio. Certo, elegante fuori. Chissà dentro.
“Allora rispondi, se puoi spiegarmi tutto.” Prese un profondo respiro e iniziò a parlare.
“Io e tua madre ci amavamo, all’epoca. Eravamo giovani, spensierati. Quando lei seppe che stava aspettando te, io ero in viaggio con mio padre verso la Francia per un incontro di lavoro, al quale lui avrebbe voluto presentarmi ai suoi colleghi. Quando tornai, non mi disse assolutamente nulla. Sapeva che prima o poi, in un tempo relativamente breve, sarei partito per lavorare in un altro Paese e pensò bene di nascondermi tutto. Non mi ha detto nulla per diciassette anni, Gwen. Ha tenuto bene il segreto e ha approfittato del fatto che poche settimane dopo, due al massimo, io sarei partito ancora per la Francia, dato che avevo ricevuto una proposta di lavoro come manager per vari artisti locali. Mi lasciò con un messaggio in segreteria, capisci? –Rise amaramente e poi tornò serio- Quindi.. –sospirò passandosi una mano fra i capelli- io non me ne sono andato di mia spontanea volontà, non ho lasciato tua madre e non ti ho mai cercata perché.. non sapevo della tua esistenza. E quello che devi soprattutto sapere, è che quello che io sto dicendo a te adesso, l’ho saputo meno di due settimane fa. Io ho saputo di avere una figlia meno di quattordici giorni fa perché tua madre era preoccupata e non sapeva in che modo riportarti a casa. Non avercela con me, tesoro. Ti prego. Sono vittima tanto quanto te.”
“Ma io.. non capisco.. perché..” paralizzata. Ero completamente paralizzata.
“Lo so Gwen. Lo so.”
“Io.. - portai una mano alla bocca e chiusi gli occhi, incredula per ciò che avevo sentito- non pensavo che sarebbe mai arrivata a tanto.” Lo guardai negli occhi e annuii alle mie stesse parole. Quella non era mia madre, quella era una strega.


 
 
 
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Nuovo capitolo dopo un po' di giorni! Scusate, ma l'ispirazione era andata a prendere una boccata d'aria! ;) Questo capitolo mi piace, anche perchè finalmente Gwen ha conosciuto suo padre e a quanto pare non è lui il cattivo della situazione, mmh..
Ringrazio tutti per avermi dato coraggio nelle recensioni dell'ultimo capitolo, siete stati MAGNIFICI! 
Aspetto con ansia e gioia altre recensioni, che amo alla follia! Un bacione!

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Capitolo 35
*** Capitolo 34. ***


Capitolo 34




“Mi dispiace tanto, Gwen.” Disse abbassando lo sguardo.
“Non so cosa dire..” guardavo gelidamente e distrattamente la cameriera che portava i due caffè a tavolino e tornava dentro. Iniziai a girare il mio con una lentezza straziante, mentre perdevo lo sguardo nel suo colorito scuro e sicuramente interessante, in quel momento.
“Potrai mai.. potrai mai provare ad avere un rapporto padre-figlia, con me?” Alzai lo sguardo e lo scrutai attentamente, per poi lasciarmi andare ad un lieve sospiro e un sorriso appena accennato.
“Stefan.. ci siamo appena conosciuti. Io.. ho bisogno di affrontare mia madre, devo capire perché ha fatto tutto questo.”
“Posso chiamarla e farla venire qui, se vuoi.”
“Lo faresti?”
“Certo, se è per la tua chiarezza e sicurezza, si.”
“Grazie mille..” così avviò una chiamata a mia madre e gentilmente, ma in tono fermo, le chiese di raggiungerci. Come sarebbe stato l’affronto, dopo giorni e giorni di separazione solo ed esclusivamente per colpa sua? Non ne avevo idea. Aspettammo lì venti minuti, e in quei venti minuti ricevetti due telefonate, da Brian e Matt, per sapere se stavo bene. Risposi di non preoccuparsi e di stare tranquilli, che avrei chiamato io quando sarebbe finito tutto.
“Wow.. ci tengono a te i tuoi amici.” Commentò sorridendo Stefan.
“Sono molto più che amici..”
“Mio Dio Gwen..”
“NO! –Risi- Non è quello che pensi, tutto questo tempo lontano da casa mi ha portato in mezzo a persone che mi vogliono bene e ci tengono a me. Ho iniziato una nuova vita.. e sto bene. Sto bene con loro.” 
“Ma.. la scuola, la tua famiglia..”
“La mia carriera scolastica è finita nel momento esatto in cui sono andata via di casa, non ne valeva la pena. –Alzai le spalle- E la mia famiglia, ora, sono loro.” Nemmeno il tempo di finire la frase, che sentimmo una voce alle nostre spalle e un rumore di tacchi, per me estremamente fastidioso.
“Gwen!” Eccola, era arrivata. Non mi voltai nemmeno.
“Ciao, mamma.”
“Tesoro mio, come stai? Dove sei stata tutto questo tempo? Meno male che tuo padre..”
“Cosa, mamma? –Scattai in piedi- Non hai il minimo diritto di parlare, dopo quello che hai fatto.”
“Amore.. tuo padre ti avrà detto tutto immagino, e avrà esagerato le cose.” Cercò di sdrammatizzare, accarezzandomi un braccio, che scansai con un gesto brusco e pieno di rabbia, tornando a sedermi.
“No Angela, non ho esagerato nulla, ho detto esattamente come stavano le cose. Mi hai parlato del sangue del mio sangue solo diciassette anni dopo, sei stata scorretta ed egoista. Questo ho detto a Gwen, nulla di più, nulla di meno.”
“Stefan, è una ragazzina, non dovresti metterle certe cose in testa.”
“La smetti di parlare di me come se fossi un’eterna imbranata o una perfetta stupida?” Le ringhiai contro.
“Gwen, se ho fatto quello che ho fatto è stato per il tuo bene, per il nostro bene.”
“No mamma, hai pensato solo al tuo, di bene. Che madre è quella che mente sul perché suo padre non è con sua figlia, dall’infanzia all’adolescenza, facendole credere che è stato un mostro senza cuore con entrambe? Dimmelo.” Intanto Stefan ci guardava con interesse e spostava lo sguardo da me a lei, freneticamente.
“Tesoro, è difficile da spiegare, -prese posto vicino a me- pensa a come sarebbe stato vivere sempre lontano da tuo padre, vederlo si e no un paio di volte all’anno, avresti sofferto molto di più, bambina mia.”
“Oh si e giustamente facciamo credere a Gwen che suo padre si è semplicemente scopato sua madre e poi l’ha abbandonata, semplice, no? Sei così viscida, mamma. Non l’avrei mai detto.”
“Sssh, Gwen, capisco la tua rabbia, ma per favore.. calmati.” Cercava di tranquillizzarmi Stefan.
“Non puoi andare via di nuovo.” Mi guardava fisso mia madre.
“E invece si.” Mi alzai e presi il cellulare dalla borsa ma una sua stretta al polso mi fece sobbalzare. Si era alzata anche lei.
“Mi appartieni, Gwen. Non puoi andare via da me.”
“Ma sentiti, sei una disperata. Non starò con te, mai più. Non dopo quello che mi hai fatto.” Ringhiai ancora, guardandola negli occhi e liberandomi dalla sua presa, indietreggiando. Stefan ci aveva raggiunte ed era dietro di me.
“Per favore..” Ci divise e mi tenne dolcemente per le spalle.
“Non me la porterai via, Stefan. E’ sempre stata con me e continuerà a farlo.”
“E se io non volessi?” Intervenni.
“La legge direbbe il contrario.” Un sorriso enormemente bastardo e infame si fece largo sulle sue labbra rosse.
“Vuoi far intervenire la legge?” Chiese abbastanza spaventato Stefan, sapendo quale sarebbe stata la mia reazione. Lo calmai posando la mano sulla sua, in un gesto nuovo, ma che mi venne naturale.
“Fallo.” Sapevo che quella parola aveva appena mandato all’aria tutti i piani che avevo fatto con i ragazzi e con lo stesso Stefan, ma mi trovavo fra l’incudine e il martello, era l’unica cosa che potevo fare per non tornare con mia madre. Non lo avrei fatto nemmeno morta.
“Ma Gwen..”
“Stefan, so quello che faccio.”
“E così volete la guerra?” Mia madre ci guardava in cagnesco.
“Non è una guerra Angela, si tratta del bene di Gwen.” Rispose Stefan stringendo teneramente la presa sulle mie spalle.
“Come volete, ma tu ora torni a casa con me.” Disse rivolgendosi a me e prendendomi per un braccio.
“Non ci provare!” Tenni saldamente la mano di Stefan che m strattonò a sé e mi abbracciò forte.
“Lascia che stia con me. L’ho appena vista.. vogliamo conoscerci meglio.” Annuì accarezzandomi i capelli.
“Dove dormirà? E le sue cose?”
“Non preoccuparti, ci penso io.” La rassicurò freddamente Stefan.
“Va bene. Ci vediamo in tribunale.” Prese la sua borsa e completamente stizzita, tornò da dove era venuta.
“Tesoro, cos’hai fatto?” Mi chiese preoccupato una volta soli. Mi passai le mani sul viso e tirai un lungo respiro.
“Non lo so, era l’unica soluzione.”
“E se ti daranno a lei?”
“Fa’ si che non succeda, ti prego..” la mia voce si era incrinata, ed eccole ancora quelle lacrime fastidiose che piano iniziavano a calare lungo il viso.
“Non piangere, ti prego.. farò tutto il possibile per non farlo succedere. Ma pensavo che tu volessi stare ancora da sola..”
“Io non sono sola, Stefan. Io sono disposta a mostrarti la mia nuova vita, a patto che tu la rispetti, anche se in un domani dovessimo andare a vivere insieme, perché fa parte di me e non riuscirei ad abbandonarla completamente. Okay?” Mi asciugai le lacrime e mi calmai.
“Va bene, cercherò di rispettare i tuoi spazi e le tue abitudini. L’importante è che ora tu abbia davvero un posto dove stare e persone che si prendano cura di te.”
“Ho tutto questo, non devi preoccuparti.”
“Okay..”
“Ora chiamo una delle persone con cui sto e ci verrà a prendere, va bene?”
“Ho la mia auto, vi starò dietro.”
“Perfetto.” Annuii e chiamai Matt, il più calmo e presentabile.
Arrivò dopo dieci minuti, io mi avvicinai all’auto e infilando la testa nel finestrino, gli spiegai in due secondi come stavano le cose.. saltando ovviamente la parte ‘legale’. Bisbigliammo per un po’.
“..cazzo, a casa?” Annuii. Aveva l’aria depressa e sconsolata di un ragazzino che non ha messo a posto in camera sua come la mamma gli aveva imposto e ora si trovava a dover ospitare gente contro la sua volontà.
“Per favore, Matt..” gli feci gli occhioni e lui non seppe resistere.
“Okay, ma l’hai voluto tu!”
“Sei il miglior fratello del mondo, Matt!” Mi allungai di più e lui fece lo stesso, gli diedi un bacio rumoroso sulla fossetta destra e poi tornai da Stefan, dandogli l’OK per salire in macchina e seguirci.
La serata si prospettava carica, anche troppo carica.
 
 
 
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Tornata alla velocità della luce con un nuovo capitolo! L'ispirazione ha abusato di me, stavolta! ;)
Bene, si apre una vera e propria battaglia tra i genitori di Gwen, anche se Stefan ammette il contrarioi. Ma in un modo o nell'altro, qualcuno *coff coff* dovrà collaborare per il bene della ragazza. Riusciranno tutti a mettere da parte la rabbia per dare una vita felice e tranquilla alla nostra protagonista? :)

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Capitolo 36
*** Capitolo 35. ***


Capitolo 35



Si può sapere perché hai preso questa decisione?”
“E’ una storia lunga, Matt. Te la spiegherò il prima possibile.” Giustamente Matt non capiva il perché di quella scelta improvvisa di portare mio padre a casa, avrei voluto d
irglielo subito il perché di quella situazione, ma non era né il momento né il luogo adatto per parlare. Tranquillamente iniziò a guidare e cercai di tenerlo sereno per tutto il viaggio, ogni tanto mi voltavo per vedere se Stefan ancora ci stava dietro e tutto andava bene. Arrivammo a casa e arrivò anche il momento in cui, scesi dalle rispettive auto, Matt e Stefan si guardarono negli occhi per la prima volta.
“Signore, piacere, io sono Matt, un amico di Gwen.” Matt porse gentilmente la mano e dopo un' analisi di almeno dieci secondi, Stefan la strinse incerto, annuendo.
“Stefan. Piacere mio Matt, immagino tu fossi presente quando ho contattato Gwen..”
“Non dall’inizio ma si, più o meno ho assistito anche io. –Sospirò- Prego, noi viviamo qui, non si scandalizzi a ciò che vedrà, Gwen lo sa, è tutto normale.”
“Cercherò di non farlo.”
Entrammo tutti in casa e vedemmo i ragazzi sparpagliati per il salotto, tesi come corde di violino. Brian strimpellava la chitarra con Zacky e Jimmy camminava avanti e indietro, mentre Johnny era seduto su una poltrona a sorseggiare da una lattina di birra.
Matt diede un colpo di tosse e tutti si voltarono verso noi, diedero una brevissima occhiata a Stefan e chi era seduto scattò in piedi come un ragazzino ripreso dal professore.
“Che ci fa qui?” Ringhiò Brian.
“Brian, è tutto a posto.” Mi avvicinai e gli accarezzai un braccio.
“Che cosa vuole?” Ci interruppe Zacky, guardando attentamente quell'uomo come se fosse una bestia selvatica.
“Io.. -Stefan sembrava imbarazzato- non era mia intenzione seguire Gwen, a dire la verità è stata lei a propormi di venire qui.” Mi guardarono quasi sconvolti. Come dovevo spiegargli ciò che era successo?
“Ecco, ragazzi.. io.. devo dirvi una cosa.” Mi guardarono curiosi e preoccupati allo stesso tempo ma una volta stabilito un clima accettabile, tutti prendemmo posto, compreso Stefan e passammo almeno due ore a chiarire quello che era successo. I ragazzi rimasero increduli e non poco turbati.
“Vie legali. Vie legali. Vie legali.” Continuava a sussurrare Matt fra sé e sé massaggiandosi ad occhi chiusi le tempie, come a voler trovare una soluzione. Qualunque soluzione pur di non arrivare alle vie legali. Ma ormai il guanto di sfida era stato lanciato e difficilmente si sarebbe potuto tornare indietro.
“Cosa succederà se la madre avrà la custodia? La porterà via..” Disse Johnny abbassando lo sguardo. Lo stesso feci anche io. In che guaio mi ero cacciata?
“Ragioniamo. -Riprese Matt, gesticolando- Stefan, lei è stato tenuto all'oscuro della gravidanza di sua mo.. no, della sua compagna, ed è stato tenuto all'oscuro del fatto che avesse una figlia fino a qualche giorno fa. Giusto?”
“Esattamente.”
“Messa così, e con il parere di Gwen, visto che sicuramente terranno in conto anche la sua opinione, la cosa potrebbe volgersi a suo favore.”
“Ma in qualunque modo andrà, lei non starà più con noi. Madre o padre, che importa adesso? Lei andrà via, niente può cambiare questo.” Brian spiazzò tutti. La sua solita e triste calma ci lasciò tutti di stucco ancora una volta.
“Non dire così..” mormorai guardandolo di soppiatto.
“Per ora dobbiamo fare in modo di portare la causa a favore di Stefan. E' sempre meglio lui che sua madre, a questo punto.” Lo contraddisse Jimmy grattandosi la testa. Era nervoso ma cercava di mantenere un tono tranquillo.
“Siete consapevoli del fatto che questa è una vera e propria guerra aperta? -Disse Zacky guardandoci tutti negli occhi, uno alla volta- Se la madre ha intenzioni serie come avete raccontato, non sarà per niente facile riuscire a far avere la custodia a Stefan. E per di più lei ha tenuto Gwen con sé per tutto il tempo, la legge la concederebbe davvero così facilmente al padre appena conosciuto? Noi possiamo venire a far testimonianza per Gwen, non lo so, essendo maggiorenni magari possiamo dare una mano, ma.. ragazzi, sarà dura. Durissima. Prepariamoci a mantenere una grande forza psicologica.” Si grattava il mento con un non so che di intellettuale.
“Ragazzi vi ringrazio ma non mi sembra opportuno scomodarvi per una questione come questa.” Stefan era abbastanza incerto sul fatto di fare intervenire i ragazzi in causa o no.
“No, ti prego. -Lo interruppi con un gesto della mano- Lascia che anche loro ne prendano parte, sono sicura che sanno cosa fare. Mi conoscono bene. Per favore, vogliono aiutarti..” sospirò e chiuse gli occhi, massaggiandosi le palpebre, per poi riaprirli e scrutarli tutti e cinque. A primo impatto era rimasto traumatizzato. Sul serio sua figlia, una ragazzina diciassettenne, aveva vissuto per settimane con cinque energumeni completamente tatuati e con dei capelli orribili? Chi con la pelle bianca come il latte, chi con le occhiaie, tutti forati come delle zanzariere e tutti massicci come degli armadi? Perchè non era scappata via urlando? Beh, forse perchè nell'anima anche lei era così.
“Va bene, se questo può servire alla causa, lascerò che ci aiutino. Vi ringrazio dal principio.” Annuì Stefan.
“Allora, Stefan.. vuole restare a cena da noi, stasera?” Lo invitò gentilmente Matt.
“Ecco.. non vorrei creare troppo disturbo.”
“No, dice sul serio? Con tutto quello che sta succedendo lei ha davvero paura di disturbare ad una cena?” Disse ridendo Zacky per sdrammatizzare. Stefan rise e scosse la testa, tutti noi tirammo un sospiro di sollievo.
La cena fu ovviamente diversa dalle altre, piena di notizie nuove, anche Brian sembrava stare meglio. Io stavo in silenzio e ascoltavo. L'aria era decisamente migliorata e apprendere notizie nuove sull'uomo che era mio padre, mi rendeva curiosa.
Era un imprenditore. Lavorava con 'le nuove opportunità'. Le sue passioni erano la fotografia e la vela. Aveva un aspetto così elegante e raffinato che vederlo lì, in mezzo a noi, stonava. Era come un pugno nell'occhio. Immaginavo se fossimo usciti insieme qualche volta, per fare shopping o una passeggiata come qualsiasi coppia padre-figlia. Io con la mia solita goffaggine e lui con la sua bella giacca nera. Che coppia, ragazzi! Scossi la testa sorridendo come per mandare via quel divertente pensiero e continuai ad ascoltare i loro discorsi. Parlarono anche della band, mio padre non era particolarmente esperto in questo campo ma ascoltava con interesse l'entusiasmo dei ragazzi.
“E lei dove abita, Stefan?”
“Los Angeles. Ma sono spesso in giro per lavoro..” Los Angeles, non era nell'altro emisfero, certo, ma non era nemmeno dietro l'angolo. Questo mi preoccupò.
“E dove viaggia di solito?”
“Europa, principalmente. Vado spesso in Francia e in Inghilterra per la fotografia quando non sono impegnato col lavoro. Fortunatamente non ci sono problemi economici, sapendo adesso di avere una figlia, ne rendo grazie a Dio. Non le mancherà nulla.” Sorrisi appena alle sue parole, ancora presa da Los Angeles. I ragazzi annuirono e la cena continuò tranquillamente. Quando fu ora di andare via, Stefan ci lasciò il suo recapito telefonico e ci disse in quale albergo alloggiava.
“Gwen.. è la nostra prima bugia e oggettivamente non è un bellissimo inizio, -rise- ma ti raccomando. Tua madre sa che sei con me.” Annuì preoccupato.
“Tranquillo Stefan, tranquillo.”
“Farò di tutto per noi due, va bene?”
“Va bene..” mormorai sorridendo.
“Ci vediamo domani? Iniziamo a contattare chi di dovere per la causa..” Annuii stancamente e sorrisi ancora.
“Buonanotte Stefan.”
“Buonanotte.” Se ne andò dopo aver salutato educatamente tutti e quando fummo soli, sentii il bisogno di andare a fare una doccia bollente, per dimenticare quella pessima giornata.
'Ehy, adesso ho un padre!' Pensavo sotto il getto dell'acqua. Forse non era così male.




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Mi scuso per l'attesa ma la scuola sta per cominciare e io, da manuale, non ho aperto un singolo libro, FUCK YEAH!
Beh, spero che il nuovo capitolo vi piaccia e spero anche nelle vostre recensioni! c.c

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Capitolo 37
*** Capitolo 36. ***


Capitolo 36



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Le pratiche vennero aperte. La lotta era iniziata. Giorni interminabili passati a parlare e trattare con avvocati, giudici, il tribunale ormai era l seconda casa di Gwen e dei ragazzi, per non dire del padre, che stava face
ndo di tutto per avere la custodia. Ogni incontro, ogni udienza, ogni volta che Angela e Stefan si scontravano, ognuno con le sue ragioni e i suoi motivi, viaggiavano accuse, difese, parole pesanti e Gwen rischiò di andare in depressione, per tutti quei via vai, per quegli scambi di convivenza tra i ragazzi, il padre e purtroppo, anche la madre.
“Non ti preoccupare, tesoro. Finirà presto, te lo prometto.” Le sussurrava Stefan ogni volta che entrava in camera sua a Los Angeles per darle la buonanotte. Ma Gwen era tormentata, non sapeva che piega avrebbe preso la sua vita, non sapeva come sarebbe andato a finire tutto questo.
Il tutto durò due mesi. Le pratiche furono velocizzate. Gwen venne interpellata più volte, i ragazzi anche, mentre Angela e Stefan continuavano i loro dibattiti attraverso cellulari, e-mail, e la situazione stava diventando insostenibile. In più, Gwen dimagriva a vista d’occhio, aveva spesso gli occhi contornati di viola a causa della stanchezza e dello stress, e si sentiva perennemente debole, nervosa, senza voglia di stare o parlare con nessuno. I giudici avrebbero dovuto darsi una mossa, se non volevano il male della ragazza.
Durante l’estate, passarono i compleanni di Brian e di Matt. Niente feste, niente casino, solo e sempre tribunale, ansia, il controllare se Gwen stesse bene. Non reggevano più, nessuno di loro reggeva più, era una situazione troppo grande, troppo difficile, ma tirarsi indietro era disumano. Si trattava del futuro di una diciassettenne, non si poteva lasciarla nei guai.
Una sera, tornati a casa dopo la penultima udienza, i ragazzi si riunirono in cucina, affamati e ancora pieni di parole da dire, di cose di cui sfogarsi, mentre Gwen salì le scale, mogia, andando dritta in camera sua.
“..e quindi mi sembrava giusto chiedere al giudice se Gwen.. Gwen?” Matt si accorse che la ragazza mancava all’appello, e lasciata la birra sul tavolo, corse di sopra a bussare in camera sua.
“Gwen?”
“Entra, Matt.” Rispose flebilmente, stesa sul letto a fissare il soffitto.
Il ragazzo entrò e chiuse la porta dietro di sè, andando a sedersi di fianco alla ragazza, che sembrava quasi apatica.
“Tesoro.. come stai?” Erano tutti talmente presi da questa grande responsabilità che Gwen, la causa per cui era nato tutto questo, era passata in secondo piano. Errore, grave errore, per lei che aveva bisogno di amore e attenzioni, in quel momento.
“Mi sento vuota.. e stanca.” Mormorò la ragazza, strofinando un occhio col dorso della mano.
“Devi mangiare qualcosa..”
“Lo so..”
“Scendi, dai. O ti porto qualcosa sopra, come vuoi.”
“Ho lo stomaco chiuso, Matt..”
“Non voglio storie. Ti porto su qualcosa e resto a mangiare con te, se ci tieni.”
“Poco. Non portarmi roba che poi fa le gare di ginnastica ritmica nel mio stomaco durante la notte, ti prego.” Lo implorò mettendosi a sedere.
“D’accordo.” Matt rise e le diede un bacio sulla fronte, poi si alzò e tornò di sotto.
La ragazza iniziò a raccogliere distrattamente il casino sparso in camera sua e piegò distrattamente i vestiti. Dopo un po’ sentì bussare.
“Vieni, Matt!” Disse convinta del fatto che fosse stato il cantante a bussare.
-
“Non sono Matt, posso entrare lo stesso?” Ridacchiò Brian, facendosi spazio con in mano un vassoio che conteneva un piatto di spaghetti al sugo, una coca (idea di Jimmy, solo lui poteva rifilarmi la coca cola prima di dormire) e dell’insalata.
“Entra, scusa, pensavo fosse Matt, prima è salito lui.” Dissi sorridendo ed aprendogli la porta per farlo entrare senza difficoltà. Posò il vassoio sul letto e mi sorrise.
“Non ci sono problemi. Wow ragazza, sei più bianca di un cadavere.” Mi guardò per bene.
“Niente in più di Jimmy e Zacky.” Commentai mostrandogli le braccia bianche.
“Aspetta qui, vado a prendere una cosa.” Mi disse sorridendo, sgattaiolando fuori dalla camera. Mi misi a sedere sul letto e iniziai a mangiucchiare gli spaghetti, mentre lo aspettavo.
Tornò con la chitarra classica fregata a Zacky, in sala prove, supponevo.
“E questa?” Dissi sorpresa.
“Ssssh, non lo saprà mai.” Annuì convinto mentre prendeva posto sul pavimento e incrociava le gambe, sistemandoci sopra la chitarra.
“Brian!” Sghignazzai a mo’ di rimprovero, ma non convincevo nemmeno me.
“Suonerò per te tutto quello che vuoi, ma solo se vedo i piatti vuoti.” Era un ricatto bello e buono, sapeva che avrei fatto pazzie per sentirlo suonare. Ma aveva ragione, ormai erano giorni che non toccavo un pasto decente, e se lo facevo, lo lasciavo nemmeno a metà.
“Accetto e ti prometto che mangerò tutto, solo se inizi a suonare da adesso. Ti do la mia parola che mangerò tutto.”
“Me lo hai promesso!”
“Te l’ho promesso!” Gli feci il verso, scoppiando a ridere. Continuai a mangiare da dove ero rimasta, incitandolo con la mano a suonare.
Quando sentii la melodia di Gunslinger provenire dalla chitarra, mi rilassai e iniziai a dondolare la testa a tempo, mentre pian piano iniziai a finire il piatto di spaghetti, e quando avevo la bocca libera, riuscivo ad intonare anche qualche parola.
“I've always been true,
I've waited so long just to come hold you.
I'm making it through,
It's been far too long, we've proven our
love over time's so strong, in all that we do.
The stars in the night, they lend me their light
to bring me closer to heaven with you.”
Avevo lasciato l'ultima forchettata di spaghetti a mezz'aria per cantare questo pezzo. Quando continuò, finii di mangiare e bevvi un sorso di coca cola, poggiandomi con le mani indietro sul letto, continuando a dondolare la testa e destra e sinistra.
“Ancora!” Dissi quando la canzone finì.
“Cosa vuoi ascoltare?”
“I won't see you tonight. La prima parte.” Dissi. Come scelta non era allegra, ma avevo bisogno di sentirla.
“Mangia però.” Mi disse prima di posizionare le dita sul manico e sul corpo della chitarra. Così iniziai a prendere una forchettata di insalata e la portai alla bocca, mentre lui iniziava a suonare. E così accompagnò la fine del mio pasto, mentre tristemente ascoltavo quelle note che sembravano essere state scritte per me, quella sera.
“So far away, I'm gone.
Please don't follow me tonight.
And while I'm gone,
everything will be alright.
No more breath inside,
Essence left my heart tonight.” Cantai accompagnata dal suono della chitarra classica, mentre posavo il piatto sul vassoio e finivo la coca cola.
“Sono o non sono bravissimo?” Mi chiese ironicamente mentre metteva via la chitarra.
“Non ti smentisci mai, eh?” Risi guardandolo.
“Mai, Gwen. -Sorrise e abbassò lo sguardo. Cambiò completamente espressione, poi rialzò gli occhi su di me e mi guardò quasi afflitto- Los Angeles non è dietro l'angolo.” Disse, quasi come se stesse parlando più con se stesso che con me.
“Lo so.” Scesi dal letto e andai a sedermi sul pavimento vicino a lui.
“Il caso è quasi chiuso, fra una settimana abbiamo l'ultima udienza, con il 90% delle possibilità tuo padre dovrebbe riuscire ad avere la custodia. Ha chiamato uno dei migliori avvocati d'America per far si che riuscisse a fargli avere la tutela.”
“Non voglio andare a Los Angeles, Brian..” mormorai stringendomi a lui.
“Ma noi verremo tutti i giorni, se necessario. E.. quando sarà il tuo compleanno, organizzeremo lì una grande festa, poi sarai maggiorenne e non ci sarà più da preoccuparsi.” Mi sorrise incoraggiante, avvolgendomi un braccio intorno alle spalle.
“A me non interessa nulla, io ho bisogno adesso di stare con voi, ho bisogno ora del vostro affetto.” Lo guardai negli occhi, implorante.
“Hai appena conosciuto tuo padre, piccola. Non vuoi provare ad avere un po' di tempo con lui, per recuperare un rapporto che vi hanno negato per diciassette anni? Lui ci terrebbe tanto..” Mi disse cercando di farmi ragionare. Al che io abbassai lo sguardo e annuii. Aveva ragione.
“Si, ma promettimi una cosa.” Lo guardai attentamente.
“Cosa?” Si voltò verso di me e attese la mia risposta.
“Che.. -deglutii- non vi dimenticherete mai di me, mai.” Lui, da che era serio e preoccupato, si sciolse in un sorriso e mi prese il viso fra le mani, baciandomi senza nemmeno accennare una scusa o una parola. Spalancai gli occhi e aspettai che si staccasse, poi, una volta allontanatosi, mi scompigliò i capelli e si rimise in piedi, ridacchiando. Cosa aveva da ridacchiare?
“Questo ti basta come risposta?” Diventai viola dalla vergogna.
“Mi sembra di aver sentito che ti cercano di sotto.” Balbettai cambiando discorso.
Senza parole. Mi aveva lasciata di stucco.




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Tornata, zan zan! Manca sempre meno alla fine, e per ora, un altro bacio tra i due testardoni della casa ci voleva! Cosa ne pensate? Aspetto le vostre recensioni, scrivetemi anche che mi odiate, non importa! è_é

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Capitolo 38
*** Capitolo 37. ***


Capitolo 37



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Ultimo sabato di agosto. In tribunale l’aria era irrespirabile, afosa, pesante e tutti non sapevano come comportarsi. Stefan era seduto con Gwen nella prima fila e dietro di lui c’erano i ragazzi, al lato di Gwen l’avvocato
di fiducia. Nell’altra fila sedevano Angela e il suo avvocato, che come avvoltoi aspettavano solo il momento giusto per portare via la ragazza alla sua vera famiglia. Il giudice entrò e tutti si alzarono in piedi, in segno di saluto e rispetto, per poi restare in piedi. Il giudice prese posto e iniziò a sfogliare i documenti, dopo aver messo gli occhiali. Era una donna, poteva avere non più di quarantacinque anni, i capelli tinti color mogano e gli occhi piccoli, con labbra sottili. Dura d’aspetto, ma tutti, imparando a conoscerla, avrebbero detto che era una donna di cuore. Il giudice iniziò a leggere precisamente tutto lo svolgimento dei fatti, da quando Angela scoprì di essere incinta a quando Gwen aveva incontrato il padre per la prima volta, senza perdere nessun dettaglio, e tutti i presenti in sala ascoltavano con il massimo dell’attenzione, stando con le orecchie dritte a controllare che le cose fossero dette con correttezza e nel giusto ordine. Poi iniziò a dettare la sentenza.
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Potevo sentire e riconoscere i respiri di tutte le persone presenti, dato il silenzio che regnava in sala. Avevo un’espressione preoccupata e corrucciata, anche se non riuscivo a vedermi. Stefan guardava il giudice con un’espressione seria e acuta, pronto a intervenire nel caso venisse tralasciato qualcosa o avesse detto qualcosa di errato. Dietro di noi, erano in piedi in ordine: Zacky, Jimmy, Johnny, Matt e Brian che avevano tutti gli occhi puntati nervosamente su quella figura che di lì a poco, avrebbe dato una svolta al mio futuro. Dall’altra parte, mia madre e il suo avvocato lanciavano diverse occhiate a noi e poi ai ragazzi, interponendole all’ascolto delle parole del giudice. Quando quest’ultima iniziò a dettare la sentenza, traendo conclusioni legalmente corrette, portai dietro la mano sinistra a cercare quella di Matt. Lui colse il segnale e strinse la mia mano, intrecciando le dita alle mie. La tensione si poteva toccare, e in quei secondi infiniti, ripensai agli ultimi mesi che avevo vissuto: la fuga da casa, l’incontro con Matt e Johnny, l’arrivo a casa Sevenfold, Zacky e la sua iperprotezione, Jimmy e la sua dolcezza, Brian e la sua sfacciataggine che alla fine si è dimostrata solo puro affetto. Come potevo separarmi da tutto questo? Come potevo abbandonarli dopo tutto quello che mi avevano dato, anche inconsapevolmente? Potevo sentire una lacrima cadere dall’occhio destro e che lentamente mi stava rigando il viso.
“Signorina Hill, tutto bene?” Mi chiese il giudice, accorgendosi del mio essere fuori dal mondo in quel momento.
“Si, mi scusi. Sono solo.. emozionata. Vada avanti.” Le dissi abbozzando un sorriso. Così lei continuò, fino al momento decisivo, quello che tutti avevamo aspettato per settimane.
“In conclusione, dichiaro la custodia della minorenne Gwen Hill, -strinsi convulsamente la mano a Matt- affidata al padre biologico Stefan Simons, fino alla maggiore età- La madre biologica, Angela Hill, potrà vedere la figlia in accordo con l’ultima e con il padre, entro i limiti e il rispetto della legge. L’udienza è tolta.” Il martelletto diede due colpi sulla base e io lasciai la mano di Matt, il giudice si mise in piedi, tra le urla di gioia incontenibili dei ragazzi e le mie lacrime che potevano finalmente sfogarsi. Caddi letteralmente seduta al mio posto, mentre Stefan e il suo avvocato s stringevano la mano.
“Ce l’abbiamo fatta! Ce l’abbiamo fatta!” Urlavano tutti, mentre venivano ad abbracciarmi con dei sorrisi smaglianti, anche se stanchi e tirati.
“Tesoro, stai bene?” Mi chiese Stefan spostandomi i capelli dal viso e baciandomi una guancia. Io annuii distrattamente e sorrisi. Ero felice, troppo felice, ma in quel momento non avevo la forza di dimostrarlo. Portai una mano al petto e presi un profondo respiro, poi asciugai le lacrime e mi rimisi in piedi, vedendo mia madre e il suo avvocato discutere animatamente. Mi avvicinai a loro e subito gli altri fecero silenzio. Salutai educatamente l’avvocato di mia madre e quest’ultima smise di urlargli contro, dicendo che non aveva fatto bene il suo lavoro. Poi si voltò verso di me e mi guardò con quell’aria di rimprovero che tanto odiavo, specialmente da parte sua. Presi coraggio e la guardai negli occhi, cercando di riprendermi e rimanere calma allo stesso tempo:
“Hai visto a cosa ti hanno portato le bugie, mamma? Hai perso tua figlia, hai perso al tua credibilità, hai perso e basta.” Un sorriso sarcastico mi si dipinse sulle labbra e lei incrociò le braccia al petto, guardandomi come se avessi toccato il limite.
“Tieni a freno la lingua, Gwen. Sono e sarò sempre tua madre, anche dopo questa pagliacciata.” E al termine ‘pagliacciata’, guardò in cagnesco i ragazzi poco distanti da me. Mi voltai e tornai al mio posto, dopo averle lasciato un ultimo sguardo di fuoco.
“Va’ pure fuori con loro, -mi disse Stefan- io e tua madre dobbiamo scambiare le ultime parole in presenza degli avvocati.” Mi sorrise incoraggiante e io lentamente mi avviai fuori dal tribunale, seguita dai ragazzi. Una volta usciti, andammo verso le nostre auto e Brian aprì la sua, permettendomi di accomodarmi e rilassarmi, finalmente, dopo un tempo che nemmeno riuscivo a definire. Matt venne a sedersi vicino a me, lasciando finestrini e sportelli aperti.
“Stai bene? –Mi chiese facendomi poggiare la testa sulla sua spalla- Hai visto? E’ andato tutto bene, Grillo.” Mi sussurrò come un bravo fratello maggiore che non aspettava altro che il risveglio dal coma di sua sorella.
Io lo guardai negli occhi e sorrisi, buttandomi poi fra le sue braccia aperte.
“Aspettavo questo momento da diciassette anni..” gli mormorai stancamente.
“Lo so, lo so.” Mi rispose baciandomi la testa. In quel momento anche Stefan uscì e venne ad aprire la sua auto. Mi spostai dolcemente dall’ abbraccio di Matt e scesi dall’auto, andando ad abbracciare Stefan e cogliendolo di sorpresa. Era la prima volta infatti da quando lo avevo conosciuto che andavo ad abbracciarlo, ma lui non ci pensò due volte a ricambiare la stretta con affetto e calore.
“Grazie..” gli dissi semplicemente.
“Ho solo fatto quello che un buon padre farebbe, non mi devi ringraziare.” Mi rispose carezzandomi la schiena e ridacchiando.
“Mi porterai via?” Presi coraggio ancora e glielo chiesi, alzando gli occhi e piantandoli nei suoi.
“Non voglio strapparti ai tuoi amici, tesoro. Non lo farei mai.. ma facciamo un patto, okay? –Mi guardò e mi posò le mani sulle spalle, io annuii- Io.. mi piacerebbe portarti a Los Angeles, per vedere la casa nuova.”
“Casa nuova?” Dissi sgranando gli occhi.
“Si. –Sorrise- L’ho presa pochi giorni fa e il trasloco è già stato fatto, è nel centro, con tanti negozi e strade bellissime. Ho fatto portare tutte le cose lì, tranne la tua stanza. Come sai, la tua vecchia stanza nella vecchia casa era provvisoria, lì invece potrai arredarla come vuoi.. pc, letto, armadio, scrivania, poster ovunque.. –rise- tutto ciò che vuoi. E’ solo una proposta, tu vedrai la casa nuova e arrederai la tua stanza, poi prenderai una decisione. Puoi stare da me, stare da loro.. ovviamente, amore, io verrò a trovarti se deciderai di rimanere con loro, o verrai tu con loro a Los Angeles. Se deciderai di venire con me, ti porterò qui tutte le volte che vorrai e loro potranno raggiungerci in ogni momento.. a te la scelta, Gwen. Ti lascio via libera.” Mi baciò la fronte e sorrise.
Io ricambiai il suo sorriso e gli baciai una guancia, stringendolo forte.
“Nessun padre farebbe quello che stai facendo tu. Grazie.. papà.” Sentii la stretta più forte intorno alla mia schiena, come se avesse bisogno di sentirselo ridire.
“Ti prego, dillo ancora..”
“Ti voglio bene e grazie, papà.” Ora mi sembrava naturale dirlo, non come all’inizio. Era un uomo straordinario, solo che il destino aveva deciso di riservarmi la sua conoscenza in un momento difficile come questo, e in un certo senso ero contenta che fosse andata così.
“Torna da loro, vorranno festeggiare. Ho sentito di una festa, stasera.” Sorrise e mi guardò negli occhi, cercando conferma.
“Beh si.. una cosa piccola, con le persone che conosciamo. Verrai?”
“No, sono troppo vecchio per queste cose!”
“Non è vero, sembri molto più giovane degli anni che hai!” E ne aveva quarantadue, mica tanti.
“Allora ci farò un pensierino. Ci vediamo stasera?”
“Certo. Ti chiamo quando arriviamo a casa. Ciao papà!” Gli diedi un ultimo bacio e tornai dai ragazzi.
“Ciao, amore!” Mi rispose lui, salendo in auto. Zacky aprì la sua auto e insieme a lui salirono Johnny e Jimmy, mentre io, Brian e Matt salimmo in quella di Brian.
“Sbaglio o lo hai chiamato papà?” Mi chiese il chitarrista con gli occhi scuri, allacciando la cintura.
“No, non sbagli.” Gli risposi sorridendo e allacciando la mia, per poi mettere le cuffie nelle orecchie e abbandonarmi ad un po’ di serenità.





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Ed eccoci con un capitolo importantissimo, sia per la storia in sè che per l'imminente fine della FF.
Mi sto preoccupando per le recensioni che scarseggiano, fatevi sentire! Aspetto i vostri commenti! :)

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Capitolo 39
*** Capitolo 38. ***


Capitolo 38



“Signore e Signori! Stasera, solo per noi, gli Avenged Sevenfold hanno voluto esibirsi ed intrattenere la nostra festa con la oro musica. Perciò, preparatevi per scuotere i capelli ed agitare le braccia! Un applauso per gli 
Avenged Sevenfold!” Dal mio miniabito nero con gli strass ovunque, dissi a gran voce queste parole, prima che tutti gli invitati alla festa scoppiassero in un rumoroso applauso collettivo e si mettessero ad urlare, emozionati per l’esibizione imminente. Ci avevamo messo un po’ per spostare tutta l’attrezzatura fuori, soprattutto per la batteria, ma con il lavoro di squadra era andato tutto bene. Avevamo deciso all’ultimo momento per quel concerto, e perciò optammo per riprodurre la scaletta del Live in LBC, così non ci sarebbero stati errori. Anche i costumi erano gli stesi, ed io ebbi l’onore di sistemare i capelli a Brian!
Alla festa c’erano tutti, le ragazze, gli amici, un po’ come la festa che era stata organizzata all’inizio dell’estate, solo che stavolta ci sarebbe stato un po’ più di metal. Tutti cantavano con Matt, Val applaudiva orgogliosa e le altre ragazze squittivano fra di loro come delle teenagers che parlavano del loro idolo. Anche Michelle faceva parte del gruppo e cercava di farsi notare da Brian, che ogni tanto le si avvicinava mentre suonava oppure le faceva dei cenni col capo. Chi sapeva se un giorno si sarebbero messi insieme.. scossi la testa e continuai a seguire il concerto, battendo le mani e urlando come una matta, presa dall’entusiasmo del momento. Quando arrivò il momento di suonare Gunslinger, Zacky venne a prendermi in mezzo agli invitati, e con un sorriso, mi invitò ad avvicinarmi a loro.
“Zacky!” Sussurrai imbarazzata.
“Sssshh.. vieni!” Mi disse lui, così mi portò vicino a oro e prese un altro microfono, ponendomelo davanti.
“Io non canto!” Squittii senza farmi sentire dagli invitati, che intanto chiacchieravano fra loro.
“E’ solo una canzone, e Brian mi ha detto che la conosci bene.” Annuì e mi guardo, io guardai Brian che mi salutò innocentemente con la mano e con un sorrisetto, come a dire ‘Perdonami, dovevo!’
Così presi incerta il microfono e guardai Matt, che mi sorrideva incoraggiante. Intanto tossicchiavo per attirare il pubblico verso me.
“Okay.. ahm.. io ero rimasta al fatto che avrei dovuto solo presentare.. –risi imbarazzata guardando i presenti- ma.. a quanto pare i ragazzi hanno cambiato piano. –Mi grattai la testa sorridendo, poi cercai mio padre con lo sguardo tra i presenti e quando lo trovai, gli sorrisi per attirare la sua attenzione. Aveva in mano un bicchiere di vino e lo alzò per farmi un cenno di saluto. Così iniziai a parlare, presa in una spirale di coraggio e tenerezza- Questa canzone è.. per chi è lontano, per coloro che amiamo, per coloro che abbiamo ritrovato. Io.. ho ritrovato il mio papà. E questa canzone.. è per lui.” Sorrisi e strinsi il microfono nella mano destra, calò il silenzio e Brian iniziò a suonare.
“Yeah, you’ve been alone.. –E continuai a cantare mentre Matt mi aiutava col ritornello, e alla fine, sull’ultima frase, mi avvicinai a mio padre e strinsi una mano nella sua, mentre lo guardavo negli occhi- ..after all this time I’m coming home to you.” Lo abbracciai in lacrime e lui ricambiò l’abbraccio, dandomi infiniti baci tra i capelli. Mi staccai dopo un po’ e sorrisi, asciugando le lacrime, poi tornai dai ragazzi.
“Woho! La ragazza se la cava!” Commentò Johnny, suonando un motivetto improvvisato sul suo basso. Tutti scoppiammo a ridere e mi applaudirono per l’esibizione, feci una riverenza e tornai tra il pubblico, mentre i ragazzi continuavano a suonare. 
Arrivati all’ultima canzone, ovvero ‘A little piece of Heaven’, mi caricai al massimo, e non vedevo l’ora di vederli iniziare. Fu il delirio totale, quando uscirono dopo essersi cambiati d’abito e fecero cambiare colori ai riflettori, facendoli diventare di un rosso acceso. Tutti iniziarono ad urlare e anche io mi lasciai prendere dalla voglia di pogare e divertirmi, così da spaventarmi, tanto che necessitai di togliere i tacchi per riuscire a saltare e muovermi come volevo.
“You had my heart, at least for the most part!” A questa frase, sorrisi e guardai quei cinque ragazzi talentuosi che si stavano esibendo per me, per tutti noi. Matt, Brian, Jimmy, Zacky e Johnny avevano davvero la maggior parte del mio cuore, e quella parte sarebbe rimasta con loro per sempre, qualsiasi cosa avessi deciso di fare.
Alla fine del concerto, raggiunsi ancora i ragazzi e ripresi in mano il microfono.
“E così.. la serata si conclude! Beh, direi anche che è il caso, visto che legalmente, per mezzanotte, dobbiamo staccare! –Risi e tutti si unirono alla mia risata- Voglio ringraziare questi ragazzi e tutti coloro che ho conosciuto tramite loro. Sono stati e sono una parte fondamentale della mia vita, e non importa cosa il futuro ha deciso di riservarmi. In ogni caso, porterò loro e porterò voi con me, nel mio cuore, per sempre.” Conclusi così, senza lacrime e senza prolungamenti. Volevo che la serata si concludesse in modo pacifico e sereno, e per far ciò, quello era l’unico modo in cui avrei potuto agire. Man mano la gente iniziava a lasciare casa Sevenfold, e i ragazzi si allontanarono dai loro strumenti. Notai ad un certo punto che Zacky e Johnny discutevano, così mi avvicinai, cercando di capire cosa succedesse:
“Bad guys! Che succede?” Chiesi posando le mani sulle loro spalle, stando al centro.
“Le ragazze stanno andando via e noi ancora non le abbiamo invitate ad uscire!” Rispose Johnny, indicando con la testa Gena e Lacey.
“Perché non glielo avete chiesto prima?” Chiesi.
“Non ne abbiamo avuto il tempo, genio!” Rispose Zacky, sbuffando.
“Sentite, siete i due esseri più stupidi sulla faccia della terra!” Dissi fissandoli entrambi, mentre mi facevo spazio e li superavo, per andare a recuperare le due ragazze. Mi avvicinai a loro, che stavano attraversando il cancello d’entrata, e le fermai.
“Ehy Gwen! Bell’esibizione, complimenti!” Mi sorrise Lacey.
“Già, ma Zacky è stato il migliore..” sospirò Gena. Ma con chi avevo a che fare?! Con dei ragazzini?!
“Grazie ragazze, ma.. a proposito di questo, ci sono due musicisti affascinanti proprio laggiù, -indicai Zacky e Johnny che fecero un cenno di saluto alle ragazze- che vorrebbero un po’ di compagnia per questo post-concerto, sapete?”
“Ma non penso abbiano voglia di uscire, saranno..”
“Ssssh.” Ammonii Lacey e le spinsi entrambe con le mani dietro le schiene verso i ragazzi. Poi andai a salutare mio padre, che veniva verso di me.
“Tesoro, sei stata bellissima. Sono orgoglioso di te.” Mi disse abbracciandomi.
“Grazie papà. –Risposi ricambiando l’abbraccio- Ci vediamo domani?”
“Certo, non dimenticarti che poi dobbiamo andare a L.A. per vedere la casa.”
“No, non me ne dimentico. Domani sono tutta tua. Buonanotte!” Gli dissi e lo salutai, sciogliendo l’abbraccio. Anche lui mi augurò la buonanotte e poi se ne andò. Guardavo distrattamente la sua auto che si allontanava, quando sentii una mano posarsi sulla mia spalla. Mi voltai e sorrisi.
“Jimmy! Sei stato fantastico, il migliore.” Gli diedi il cinque e lui ricambiò.
“Ti ringrazio, bellezza. Ascolta, ti ricordi che ti avevo promesso di portarti alle piste, tempo fa? –Annuii. On no.. non ci credevo..- Bene. Metti un jeans e una t-shirt, andiamo a fare skate!” Lo guardai scioccata e poi guardai l’orario sul cellulare.
“Alle.. 00:25? Ma non sei stanco?” Gli chiesi.
“Io non mi stanco mai, quando si tratta di te.” Sorrise e rigirò le bacchette fra le dita delle mani, per poi voltarsi e tornare verso la sua batteria.
Okay, forse la richiesta non era delle più normali, e conoscendolo, non avrei mai potuto dirgli di no, perciò sorrisi e mi avviai dentro, mentre i ragazzi ancora erano fuori a chiacchierare con i pochi rimasti. Presi a caso un vecchio jeans e una maglietta nera, presi le poche cose indispensabili e le misi in uno zainetto, afferrai lo skate e in dieci minuti mi fiondai nell’auto di James. Lui mi raggiunse poco dopo. Mentre guidava tenendo il ritmo di Second Heartbeat con le mani sul volante, e io lo accompagnavo cantando, il cellulare mi avvisò di un messaggio, anzi, due! A poca distanza l’uno dall’altro.
Il primo: ‘Ti devo un favore. Sei una grande! 
XoXo, JC.’
Il secondo: ‘La biondina ci sta, la biondina ci sta! Sei una forza, Gwen!
Kix, ZV.’
Scoppiai a ridere e scossi la testa, mai visti due ragazzi più cresciuti e allo stesso tempo imbranati di loro!
“Tutto bene?” Chiese Jimmy con un sorriso.
“Oh si, benissimo.” Risposi ridendo, mentre rimettevo il cellulare in una delle tasche dei jeans.

 
 
 
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Lo so, avevo promesso di pubblicare presto, ma la scuola mi dà davvero poco tempo libero, pensate che io il capitolo lo avevo già scritto su dei fogli da più di tre giorni, ma non trovavo mai il tempo per ricopiarlo al pc! Immaginatevi un po' come sto messa D:
Per il resto, capitolo bello ricco e intenso! Manca sempre più poco alla fine, due o tre capitoli! Cosa ne pensate per adesso? Aspetto le vostre recensioni! Baci! :)

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Capitolo 40
*** Capitolo 39. ***


Capitolo 39
 
 

Il giorno dopo mi svegliai completamente distrutta, un po’ per la festa, un po’ per la nottata passata a fare skate. Mi misi a pensare alla sera precedente, fissando il soffitto.
Quando arrivammo lì, ovviamente, essendo molto
 tardi, non c’era nessuno se non un paio di ragazzi che si allenavano e si dividevano una birra. Stavano andando via, quando notarono noi e si avvicinarono freneticamente.
“Ma tu sei Jimmy Sullivan! Il batterista degli A7x!” Jimmy rise e annuì.
“Si, in persona!”
“Cristo Santo! Possiamo avere un autografo?” Aggiunse l’altro, frugando nel suo borsone e tirando fuori un pennarello indelebile, prendendo poi in mano il suo skate.
“Ma certo! Come ti chiami?” Disse il batterista prendendo il pennarello e privandolo del tappo.
“Derek!” Rispose l’altro, mettendogli lo skate sotto agli occhi.
Jimmy firmò con tanto di dedica e poi passò all’altro ragazzo, di nome Cody, facendo lo stesso sul suo skate.
“Grazie mille, sei il migliore!” Disse Cody completamente esaltato, andando via con l’amico che ci salutò agitando la mano. Io avevo assistito passivamente alla scena, ed ero rimasta sbalordita dalla reazione dei due ragazzi.
“Wow.. i vostri fan vi amano sul serio. Osservai sorridendo, riprendendo a camminare.
“Già, sono molto legati a noi, come noi lo siamo a loro. Alcuni, soprattutto quelli che abitano qui ad Huntington, ci seguono da quando suonavamo nei locali per quei cinquanta dollari a testa, e non ci hanno mai lasciato. Senza loro non saremmo mai arrivati qui, a questo punto.” Disse in tutta sincerità. Io annuii e preparai l’attrezzatura, mettendo poi il caschetto.
Inutile dire che solo per imparare la giusta postura ci persi una buona mezz’ora, fra braccia, schiena, gambe e piedi. Iniziai a camminare lentamente su quell’aggeggio, attenta a non cadere, e sembrava anche che stesse andando bene! Ma non appena provai la prima rampa, innocua e quasi piatta, presi la prima caduta, cascando di fianco. Mi rialzai e sistemai i capelli.
“Riproviamo!” Dissi convinta.
“Dai, ti tengo e poi ti lascio.” Salì con me sul bordo della rampa e io stessa mi diedi la posizione. Al mio ‘tre’ lui mi lasciò e io percorsi la rampa in modo molto incerto, ma comunque decente, senza prendere cadute, tranne alla fine, quando persi l’equilibrio.
E così andammo avanti per almeno due ore, fra rampe, cadute, forza per rialzarsi e tanta determinazione. Arrivai al punto in cui non ressi più la stanchezza, e dopo l’ultima caduta, restai distesa sulla rampa per riprendere fiato senza però muovermi.
“Ehy, stai bene?” Jimmy pensava che mi fossi fatta seriamente male, invece stavo solo riposando. Si piegò sulle ginocchia e mi guardò.
“No, no.. –risi col fiato corto- sto bene, sto solo riprendendo aria nei polmoni.”
“Ci fermiamo qui. Hai fatto già dei passi avanti e poi sei stanca, è stata una giornata pesante.” Sorrise e si rialzò, tendendomi la mano. La afferrai e mi tirai su, massaggiandomi poi le gambe doloranti. Skate e tacchi andrebbero coordinati a ore di distanza..
“Concordo, sono distrutta. Però mi sono divertita, grazie.” Sorrisi e gli diedi il cinque, che lui ricambiò entusiasta del lavoro svolto su di me. Tornammo a casa stanchi morti, si può dire che stavamo in piedi per miracolo, così, dopo una doccia veloce a testa, ci rintanammo nelle nostre camere per recuperare le ore di sonno perso.

I miei pensieri furono interrotti dal rumore di un piatto caduto e frantumatosi. Doveva provenire sicuramente dalla cucina, così balzai giù dal letto e corsi di fretta al piano di sotto, per vedere se qualcuno si fosse ferito. Ma in cucina c’era solo Brian che stava armeggiando con i fornelli e con quel piatto, ormai irrecuperabile.
“Ma buongiorno!” Dissi sbadigliando, ancora con gli occhi chiusi e i capelli arruffati.
“Ti ho svegliata io?” Chiese cercando di sembrare sereno e a suo agio in mezzo a quegli oggetti. Mi chinai di fianco a lui e lo aiutai a riprendere i cocci del piatto.
“No, ero già sveglia.” Sorrisi e mi rialzai, posando i cocci nella spazzatura e strofinando gli occhi assonnati.
“Stavo cercando di preparare la colazione, ma non è roba per me. –Si grattò la nuca e fissò il piano cottura. Io cercai di trattenere le risate e ci riuscii a stento, abbassando lo sguardo e stringendo le labbra- So che vorresti ridere!” Mi disse poi mentre si voltava a guardarmi, imbronciato come un bambino.
“Io? No, figurati.” Dissi con un sorrisone. Lui alzò le spalle e prese due tazze, latte, cereali, due cucchiai e andò a sedersi, invitandomi con un gesto della mano.
“Anche stamattina andremo avanti con latte e cereali!” Disse ridendo. Io mi unii alla sua risata e lo raggiunsi, sedendomi vicino a lui e mettendo i cereali nella mia tazza.
“Ma dove sono tutti?” Chiesi aggiungendo il latte.
“Sono andati a prendere delle cose per gli strumenti, corde, piatti, cose così.” Mi rispose mentre gli passavo il latte. Poi aggiunse i cereali e lo guardai.
“Come mai tu non ci sei andato?” Chiesi ancora, iniziando a mangiare.
“Perché io ho un vero e proprio calendario per la cura delle mie chitarre. –Annuì convinto- Ogni chitarra ha il suo giorno di manutenzione e quindi non ho bisogno di svalvolare a destra e manca. E’ tutto ordinato e prestabilito!” Lo fissai col cucchiaio in bocca, inarcando un sopracciglio. Non potevo credere a quello che aveva detto, peggio di un maniaco!
“Mh, capisco!” Dissi poco convinta quando riuscii a riprendermi.
“Com’è andata ieri con Jimmy?” Mi chiese poi, prima di mangiare la cucchiaiata di latte e cereali.
“Bene, ne sono uscita viva ed è già qualcosa.” Mi misi a ridere.
“Hai già deciso cosa farai?” Mi chiese diventando serio, ma sereno, dopo aver fatto due secondi di silenzio.
“Deciderò stasera, dopo aver visto la casa e aver parlato con papà.” Risposi annuendo.
“Forse non si nota, ma posso assicurarti che sono più nervoso di quanto lo sia mai stato in vita mia.” Fece una piccola risata e poi si voltò a guardarmi. Gli accarezzai i capelli e gli sorrisi.
“Non posso permettermi di sbagliare questa volta. E’ il mio futuro.” Gli dissi in un sussurro.
“Lo so.” Rispose lui allo stesso modo.

La giornata passò tranquilla, mio padre venne a prendermi nel primo pomeriggio e insieme andammo alla casa nuova. Mi mostrò la struttura e mi fece vedere la mia stanza, vuota e dalle pareti immacolate. Mi disse che per lui non era un problema, avrei potuto dipingerla come volevo. Passai un po’ di tempo lì a pensare, per qualche ora andai in giro con mio padre per vedere la città e capire come sarebbe stato vivere lì. L’idea non era male. Iniziare una nuova vita con lui, riprendere la abitudini di qualsiasi adolescente, farmi degli amici e magari continuare gli studi, riuscendo così a diplomarmi. Mi sarei impegnata sul serio e avrei reso orgoglioso mio padre, non gli avrei mai spezzato il cuore, mai. E poi dall’altro lato c’erano i ragazzi. Ognuno di loro era diventato una colonna portante della mia vita. Con che coraggio li avrei abbandonati?
“Tesoro, tutto bene?” Mi chiese mio padre mentre eravamo in auto e io mi ero persa con lo sguardo sul paesaggio che stavamo attraversando, fra mille pensieri.
“Si, tutto bene. Domani ti farò sapere cosa ho deciso.” Gli dissi continuando a guardare fuori. Mi prese una mano e la strinse amorevolmente.
“Andrà tutto bene. Pensa solo a te stessa, è la tua vita, non preoccuparti di noi. Pensa al tuo bene.” Mi disse poi, lasciando la mia mano per poter afferrare il volante.
Quella sera a cena restai silenziosa quasi tutto il tempo, fino a che decisi di interrompere i ragazzi con un teatrale colpo di tosse.
“…Cioè, capisci? Hanno dato un goal al giocatore nonostante fosse palesemente in fallo! Cazzo, se questo è spirito sportivo, non oso immaginare cosa andranno a fare ai mondiali!”
“Matt, è così, nello sport non c’è una e dico UNA cosa pulita, tutta la stessa merda!” Tutti erano impegnati a parlare di football e Matt esprimeva con decisione le sue impressioni sull’ultima partita mandata in tv. Tutti avevano idee diverse, forse perché anche le squadre che tifavano lo erano, ma in quel momento, non poteva importarmene di meno, con tutto il rispetto eh! Così, dicevo, quando tossii, tutti si voltarono verso me cercando di capire cosa succedesse.
“Ragazzi.. –dissi tenendo gli occhi sul mio piatto- ho preso una decisione.”
Da un momento all’altro, tutti gli sguardi mi furono addosso, in attesa della dolceamara notizia.

 
 
 
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Mi scuso da adesso per non aver risposto alle recensioni, ma siccome gli impegni come sempre non mi lasciano tempo e mancano due capitoli alla fine, mi sono concessa per comodità (purtroppo) di non rispondere alle recensioni, anche se vorrei. Ma prometto che alla fine farò un'unica grande risposta, sotto l'epilogo.
Per il resto, si, mancano due capitoli (il prossimo e poi l'epilogo) per la fine di questa storia! Cosa ne pensate di quest'ultimo, invece? Anche se non risponderò, sappiate che leggerò una per una TUTTE le recensioni! :)

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Capitolo 41
*** Capitolo 40. ***


Capitolo 40



Avete presente le scene dei film in cui c’è il colpo di scena e tutto diventa instabile, come una foglia in autunno sull’albero più alto del bosco? Così.
L’aria si era gelata e potevo sentire i brividi scorrere lungo la schi
ena, in un misto di paura e apprensione.
“Parla, ti prego.” Implorò Matt, guardandomi negli occhi. Io distolsi lo sguardo dai suoi occhi chiari e guardai confusamente uno per uno. Mi alzai in piedi e presi un lungo respiro, feci qualche secondo di silenzio per elaborare tutte le idee e trasformarle in un discorso sensato, e poi iniziai parlare.
“Sappiate che siete stata la cosa migliore che la vita fino ad ora mi ha regalato. E credetemi, non mi ha regalato tanto, la mia. –Strinsi le labbra e annuii come per enfatizzare le mie stesse parole- Abbiamo trascorso non poche esperienze, insieme. Matt, sei diventato mio fratello fin da subito, e ad essere sincera all’inizio pensavo che tu fossi la mia cotta. –Ridacchiai e lui scosse la testa, sorridendo- Ma alla fine ti sei dimostrato molto più di quello, perché sei diventato la mia ancora di salvezza. Zacky, penso che tu sia il miglior cuoco che abbia mai conosciuto, sul serio, le tue mani non sanno muoversi solo sulla chitarra, e in più, se non ci fossi stato tu, ne avrei combinati di guai a quest’ora! –Lo guardai e lui chiuse gli occhi annuendo, piegando le labbra in un sorrisetto- Jimmy. Si può dire che sei stato il primo a non squadrarmi da capo a piedi quando sono arrivata qui e non hai pensato subito ‘Ehy, ma chi cazzo è questa?!’ forse perché alla fine siamo simili. Due ragazzi disastrati psicologicamente e che fanno cazzate su cazzate. Dobbiamo riprendere le lezioni di skate appena possibile! –Risi e gli scompigliai i capelli, visto che era seduto al posto di fianco al mio- Johnny, tu invece all’inizio volevi farmi fuori, e non dire di no perché ti conosco bene! –Feci finta di guardarlo male e lui rise grattandosi la nuca- Però anche tu ti sei dimostrato un ottimo amico, gli scherzi che abbiamo fatto a questi quattro musoni non si dimenticheranno facilmente, per non parlare di tutte le spinte a tradimento in piscina che abbiamo dato l’uno all’altra. –Risi anche io e poi posai gli occhi su Brian, che aveva irrigidito la mascella e mi guardava impassibile. Diventai più seria e lo guardai dritto negli occhi- E poi ho incontrato anche Brian. –Sorrisi e lo guardai per qualche secondo- Ce le siamo date di santa ragione quando ti ho visto perché mi sembravi, anzi, eri –ci tenni a sottolineare il tempo passato del verbo- una persona arrogante e superficiale. Quello che mi hai detto quel giorno non fu il massimo della delicatezza e della comprensione, ma un po’ alla volta, siamo riusciti ad intenderci e capirci, a volerci bene, grazie a esperienze non proprio facili che abbiamo condiviso. Io per causa tua e tu per causa mia ci siamo messi nei guai a vicenda. –Sorrisi ricordando del suo problema con la droga bello che superato e al proiettile che mi beccai in una di quelle sere quando mi misi a seguirlo- Ma proprio per questo abbiamo sviluppato un senso di protezione molto forte l’un per l’altra, che appunto ci ha portato a volerci bene, non come due amici qualsiasi. –Abbassai lo sguardo e ripetei mentalmente le ultime cinque parole che avevo detto, rendendomi conto di non aver esagerato per niente. Lo rialzai e inquadrai i ragazzi, per poi chiudere gli occhi- E dopo questo, la vita ha deciso di regalarmi un’altra cosa, o meglio, un’altra persona. Un po’ in ritardo, ma meglio tardi che mai. Senza lui ho trascorso troppo tempo. E nessuno può capire, se non chi lo ha vissuto, com’è vivere senza un padre. A volte ti mancano anche i possibili rimproveri, i possibili litigi che un padre potrebbe avere con una figlia, perché tutto questo rientra nella normalità della famiglia. Una famiglia che a causa della donna che mi ha messa al mondo non ho mai avuto. –La voce si inclinò e portai una mano alla bocca, per riprendere un tono. Dopo aver preso di nuovo la sicurezza necessaria, respirai profondamente e tornai a guardarli tutti- Ora ho la possibilità di recuperare tutto il tempo perso. Di mettere l’ultimo pezzo del puzzle al suo posto, senza dover lottare con me stessa e con gli altri come ho sempre fatto, per diciassette lunghi anni. Sto trovando il mio equilibrio, grazie a voi e grazie a lui. E’ la possibilità per un futuro normale, per una ragazza normale. Rifiutarla significherebbe sbattere la porta in faccia al destino che per la seconda volta ha deciso di stare dalla mia, dopo che mi ha fatto incontrare voi, e sbatterla soprattutto in faccia a mio padre, che ha fatto di tutto pur di tenermi con lui, lasciandomi comunque la libertà di scegliere.”
“Ma Gwen..” azzardò Johnny già con gli occhi lucidi.
“Johnny..” Provai a dire.
“Silenzio. Lasciala finire.” Impose Matt con tono duro e dolce allo stesso tempo, senza staccare gli occhi dai miei.
“E’ difficile. Ho il cuore strappato in due, in questo momento. Dovete credermi. Mi sento lacerare in ogni singolo pezzo di pelle, e la stessa cosa sarebbe accaduta se avessi preso l’altra scelta. Ma cercate di capirmi, vi chiedo solo questo. Non siate arrabbiati, vi prego.” Mormorai con le lacrime che urlavano per uscire dai miei occhi.
Silenzio tombale. Nessuno parlava, nessuno prendeva l’iniziativa. Ognuno guardava il pavimento e io li guardavo uno alla volta, sperando che qualcuno dicesse qualcosa.
“Hai fatto la scelta giusta.” La voce di Brian spezzò il silenzio.
“Lo pensi davvero?” Chiesi asciugando le lacrime che erano sfuggite con il dorso della mano sinistra.
“E’ parte della tua vita, è un’esperienza che non puoi perderti. Si tratta di tuo padre, non di un amico. E non credere che io stia parlando così perché voglio assecondarti solamente o perché mi va. Parlo così perché ho una coscienza che mi sta dicendo di lasciarti andare per il tuo bene. Non potevamo immaginare che sarebbe successo tutto questo, ma dovevamo prepararci da subito a questo momento. –Si alzò dalla sedia e prese le sigarette dalla tasca- Scusate, vado a fumare.” Ci lasciò lì e noi tutti ci alzammo, senza però seguirlo. Sapevamo che Brian aveva bisogno dei suoi momenti di solitudine per smaltire le cose importanti.
“Oh.. ragazzi.. abbracciatemi, per favore.” Allargai le braccia e in un attimo lo spazio vuoto venne riempito da quei quattro ragazzoni che mi strinsero fino a farmi mancare l’aria.
“Sei una stronza, adesso ci toccherà fare le pulizie al posto tuo.” Rise Jimmy baciandomi una tempia.
“E’ anche ora che impari, Sullivan!” Disse Zacky stritolandomi per bene.
“Oh, piantatela, non sono in vena di scherzare stasera!” Johnny si intrufolò fra tutti e due e quasi mi saltò al collo, abbracciandomi calorosamente. I suoi occhi lucidi mi erano rimasti impressi.
“Sono stati i giorni più fottutamente intensi della mia vita. Tutto grazie a te.. sei meravigliosa, Gwen.” Matt si aggiunse agli altri tre con le sue braccia muscolose e sorridemmo tutti insieme. Si, avevo fatto la scelta giusta, ma Brian.. dovevo parlare con lui. Così, dopo aver congedato i ragazzi, mi recai sull’attico, sicura di trovarlo lì.
“Sorpresa! -Dissi sorridendo, sedendomi vicino a lui, che fumava e guardava fisso in cielo. Dovevo usare un tono leggero e pacato, gli altri avevano cercato di prenderla bene e lo avevo apprezzato tantissimo, perciò ero pronta a tranquillizzare anche lui- Uhm, sei diventato un astrologo?”
“No, contavo le stelle per far passare il tempo!” Rispose ironico e si voltò a guardarmi.
“Non l’hai presa bene, a quanto vedo.” Dissi calma portando le ginocchia al petto e abbracciandole.
“Mi mancherai da morire, ma questo lo sai.” Mi rispose semplicemente, gettando via la sigaretta finita. Gliene sfilai una dal pacchetto e sfilai anche l’accendino per accenderla, prima di rimetterlo a posto.
“Non credere che per me sia il contrario. Significate così tanto per me che se potessi mi sdoppierei per stare con tutti.” Risi e mandai il fumo nei polmoni, per poi espirarlo. Fumavo quasi meglio del Gates, cazzo, mica male per una diciassettenne!
“Lo so, tranquilla. –Mi sorrise e lo vidi finalmente più sereno- Ho reagito così perché non ero psicologicamente pronto, anche se mi ero imposto di accettare la scelta, se fosse stata questa. Ma sono un uomo e l’uomo è fatto di carne e sentimenti, oltre che di ragione.”
“Sei filosofico da far schifo. Torna a fare il chitarrista e non rompere il cazzo con i tuoi ragionamenti blablabla!” Gli diedi una gomitata ridendo e feci un altro tiro.
“E tu fumi come un uomo, da’ qua!” Mi prese la sigaretta e fece un tiro, per poi ridarmela.
“Certe qualità sono da apprezzare, chitarrista delle mie tinture! -Annuii convinta, espirando e facendo cadere la cenere in eccesso dalla sigaretta- Senti, posso chiederti una cosa?”
“Certo.”
“Michelle. Ti piace?”
“Michelle? Mi piace fisicamente, ma per sua sfortuna è una ragazza che non va oltre ciò che mostra agli altri, ovvero un bel paio di gambe e i capelli biondi. A dire la verità non è nemmeno molto intelligente, non capisco come Val possa essere sua sorella gemella.” Si grattò la testa perplesso e io risi di gusto.
“Durante l’ultima festa a volte sembrava che volesse uccidermi con lo sguardo!”
“E’ gelosa, ma non capisco per quale motivo, visto che non le ho mai detto cose che potessero riguardare una possibile relazione o simili.”
“Ah.. quindi.. non state insieme, non hai intenzione di provarci?”
“Ma scherzi?” Mi fissò quasi disgustato.
“E che ne so, stavo chiedendo!” Allargai le braccia tenendo la sigaretta fra le labbra.
“E se il mio cuore se lo fosse già preso un’altra?” Cazzo.
“Mh? Chi?” Feci l’ultimo tiro e buttai via la sigaretta.
“Aspetta, forse la conosci. E’ alta più o meno quanto te, ha un nome di quattro lettere e si è presa un proiettile al posto mio un po’ di tempo fa.” Arrossii violentemente e sorrisi, abbassando lo sguardo. 
“Guarda, ce l’ho sulla punta della lingua ma non riesco a dire chi è.” Lo presi in giro e alzai lo sguardo su di lui.
“Peccato! Volevo darle un bacio ma se non sai chi è non posso mandarti a chiamarla.” Alzò le spalle e continuò a guardare le stelle.
“Vieni qua.” Lo tirai per le spalle attraverso la t-shirt e posai le labbra sulle sue, prima di passargli una mano tra i capelli e cercare la sua lingua, sentendo il forte odore di fumo che avevamo entrambi e ci stavamo scambiando attraverso il respiro.
Forse era un bacio d’addio. Avevo sempre sentito di addii dolorosi e strappalacrime. Quello era l’addio più bello che avessi mai visto e vissuto.
 
 
 
---
Eccoci giunti all'ultimo capitolo di questa FF. La prossima volta ci saluteremo con l'epilogo e dirò tutto ciò che devo dire per ringraziarvi e tutte le altre formalità.
Cosa ne pensate di questa scelta? Ve lo aspettavate? :)

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Capitolo 42
*** Epilogo. ***


A Jimmy, che mi è stato vicino in ogni singolo capitolo di questa storia.
A chi mi ha sostenuto e non mi ha mai fatto perdere la speranza per continuare con i miei pazzi pensieri e le mie innumerevoli parole.
A me stessa, perché come semp
re, in ogni rigo di queste mie avventure fantastiche, c'è un pezzo del mio cuore.

 
 
 
Epilogo



In tre anni possono succedere tante cose. Accade un bel giorno di ritrovare il tuo papà e iniziare una nuova vita con lui. Accade di prendere la metropolitana almeno due volte a settimana per tornare ad Huntington e vedere gli Avenged Sevenfold indaffarati con le loro vite lavorative e private. Capita di riprendere gli studi e stare sui libri fino a mezzanotte per rimettersi in pari e diplomarsi con i migliori voti che puoi prendere, capita di trovare una migliore amica a cui piacciono gli Avemged e nasconderle il fatto di conoscerli di persona per paura che possa cambiare e che possa mettere l'amicizia in secondo piano. Capita di mantenere una relazione a distanza e scambiarsi messaggi idioti alle quattro del mattino solo per prendersi in giro e finire poi con un 'Ti amo, chitarrista inutile.' e in seguito addormentarsi col sorriso sulle labbra. Capita di cercare lavoro perchè vuoi essere indipendente e dimostrare agli altri che il paparino non è la tua unica fonte di vita grazie a tutti i soldi che guadagna, anche se lui ti vuole bene e vorrebbe esserti utile in qualsiasi modo possibile. Accade anche, a volte, di essere stanchi e addormentarsi sul pc mentre scambi e-mail con varie agenzie di lavoro e ritrovarsi con dolori dappertutto il giorno dopo.
“Gwen.. basta, non ce la faccio più..” mi disse Victoria assonnata, strofinandosi gli occhi mentre guardavamo degli annunci su internet.
“Si, basta.” Concordai, esausta quanto lei, abbassando lo schermo del pc e posando la testa sulla scrivania.
“Sono stanchissima, andiamo a letto..” mormorò alzandosi e stiracchiando le braccia, facendo così alzare la maglietta e mettendo ben in evidenza il Deathbat tatuato alla destra del ventre, era nero e piuttosto piccolo, ma su di lei era elegante e raffinato. Victoria aveva dei capelli neri corti con dei riflessi blu e un bel ciuffo sempre tenuto in ordine, un cerchietto finissimo al naso e gli occhi sempre circondati dalla matita, che andava a risaltare il loro meraviglioso verde. Quella notte sarebbe rimasta a dormire da me perchè la mattina dopo avevamo da fare delle commissioni insieme. Annuii e mi alzai stiracchiando anche le mie povere braccia e il telefono squillò. Presi l'aggeggio dalla mia tasca e notai che era Matt. Che voleva Matt alle 23:57 del 18 Febbraio?
“Chi è?” Chiese Victoria spalmandosi sul letto a castello, al piano di sopra.
“Uhm.. boh.. non conosco questo numero! -Finsi un'espressione confusa e mi allontanai in un'altra stanza per parlare, così risposi- Matt?”
“Si, sono io!” Tutto allegro e pimpante, lui.
“Perchè mi hai chiamato a quest'ora?” Chiesi, pensando che fosse successo qualcosa.
“Perchè devo dirti una cosa estremamente importante e non l'ho detta nemmeno a mia madre.” Sembrava serio.
“E parla cazzo, mi stai mettendo ansia!”
“Okay.. uff, stasera c'è freschetto..” voleva prendermi per il culo?!
“MATT!”
“MI SPOSO!”
“COSA?”
“GLIEL'HO CHIESTO E HA ACCETTATO!” Lanciai un urlo a pieni polmoni siccome mio padre non era in casa per lavoro e mi misi a saltare come un coniglio. Victoria piombò da me a mi guardò ad occhi sgranati.
“CHE E' SUCCESSO?”
“Mh? Cosa è successo? Niente! -La guardau con una pokerface da Oscar e ripresi a parlare con Matt- Si, non si preoccupi, ci metteremo d'accordo in seguito!” Chiusi la chiamata con nonchalance e spostai i capelli dal viso, uscii dalla stanza e mi voltai verso la mia amica.
“Io sapevo che il tuo ultimo neurone non funzionasse ma non fino a questo punto.” Mi disse seria.
“Devo dirti una cosa.” Le dissi con sincerità e un dolce sorriso. Si, era giunto il momento della verità anche per lei.
Così le raccontai tutto, dal giorno di tre anni prima in cui decisi di scappare di scappare di casa fino al giorno in cui mi trasferii in quella città con mio padre, non tralasciando nessun dettaglio, e poi gli dissi della telefonata.
“Porca puttana.” Si limitò a sussurrare con gli occhi grandi quanto due palline da golf. L'avevo traumatizzata, brava Gwen! Mi grattai la testa imbarazzata.
“Ahm.. vuoi un bicchiere d'acqua?”
“No, voglio sapere perchè non mi hai mai detto nulla.” Disse pacata ma triste.
“Vic, io non volevo che tu fossi mia amica solo perchè li conosco.. mi sarei sentita usata, capisci?” La guardai sgranando che capisse tutto.
“Ma cosa ti fa pensare che io ti avrei usata? Cazzo, sei la mia migliore amica, non mi interessa se conosci i non conosci gente che conta!” Mi disse dolcemente.
“Oh Victoria.. ti voglio bene.” L'abbracciai forte e la strinsi a me. Non avevo mai trovato un'amica che mi capisse e mi volesse bene come lei.
“Ti voglio bene anche io, stupida.” Mi disse sorridendo. Io mi staccai e presi in mano il cellulare.
“Allora, abbiamo un matrimonio a cui partecipare, baby!” Le dissi facendole l'occhiolino.
“TU andrai al matrimonio di Shadows!”
“E TU verrai con me!” La zittii ridacchiando e richiamando Matt, che quando rispose, lo fece con gran classe:
“Stronza, grazie per avermi attaccato il telefono in faccia!”
“Taci, Matt. -Risi e misi il vivavoce- Qui c'è qualcuno che vuole salutarti- Passai il cellulare a Victoria e la voce le morii in gola- Dai, saluta!” La incoraggiai sorridendo.
“Ciao!” Squittì lei, rossa come il fuoco.
“Ciao a te! Sei un'amica di Gwen?” Chiese Matt.
“SS-si, cioè.. ma sono anche una vostra fan e.. oddio mi viene da piangere!” Disse ripassandomi il telefono. Io scoppiai a ridere e ripresi in mano la situazione.
“Ha saputo tutto stasera, cerca di capirla.” Dissi sorridendo.
“Immagino, non deve essere stato facile!” Rise lui.
“Posso portarla al matrimonio?” Chiesi guardando Vic negli occhi, mentre lei spalancava la bocca. Si, stava succedendo davvero tutto quello di fronte ai suo occhi.
“Ma certo! Farò arrivare a te tutti e due gli inviti, dimmi il suo nome.”
“Victoria Lawrence.” Dissi sorridendo.
“Perfetto, ti farò sapere la data e poi ti manderò gli inviti. Buonanotte Gwen.. buonanotte Victoria!” Rise e riattaccò.
“IO ANDRO' AL MATRIMONIO DI MATT SHADOWS! IO!” Strillò camminando avanti e indietro per la camera.
“E non solo, conoscerai anche gli altri quattro!” Annuii. Vederla così felice mi riempiva il cuore di gioia.
“Grazie di tutto Gwen, grazie!” Mi saltò addosso e io scoppiai a ridere, tenendola per le gambe.
“Si ma così non ci arrivi viva al matrimonio!” Le dissi ridendo ancora e mettendola giù, scompigliandole i capelli.

E quattro mesi dopo, a Giugno, Matt e Val si sposarono. Era il primo 'sì' a cui assistevo, e devo dire che fu non poco emozionante. Erano tutti impeccabili: Johnny e Lacey, Zacky e Gena, Jimmy, Brian, erano tutti perfetti. Non li avevo mai visti così, e qualcuno sicuramente si commosse. Stessa cosa per Vic, a cui non facevo altro che passare fazzoletti.
“Sssshh.. va tutto bene!” Le sussurravo ogni tanto.
“S-si, ma.. sono così belli e io.. ho sempre pensato che fossero perfetti insieme!” E ancora giù a piangere. Le presi la mano e ridacchiai.
Quando finì la cerimonia, ci fu una grande festa che durò fino a tarda notte, in cui ci furono danze, buffet, tuffi in piscina con i vestiti della cerimonia e tante risate. Victoria riuscì a conoscere tutti i Sevenfold e per poco non mi svenne tra le braccia quando vide Jimmy.
“E' single.” Le sussurrai all'orecchio mentre lo guardavamo, con i suoi capelli neri e messi in ordine, la pelle chiara e gli occhi blu che parlava con gli altri, nel suo completo nero. Era uno schianto, inutile negarlo.
“Gwen, se stasera non torno in albergo, non azzardarti a chiamarmi su quel fottuto cellulare.” Disse convintissima, prima di dirigersi a passo svelto verso il bel batterista. La guardai ridendo e scossi la testa, cercando qualcuno di mia (fin troppa) conoscenza. Spuntò alle mie spalle con una rosa deliziosamente rossa, in tinta con il mio vestito, e mi baciò una guancia.
“Sei splendida.” Mi disse. Presi la rosa e mi voltai verso lui.
“Anche tu non sei male, Gates.” Risposi baciandolo e sorridendo.
“Sono carini Jimmy e la tua amica.” Disse indicando con un cenno della testa i due ragazzi che parlavano fra loro.
“Si, in effetti stanno bene insieme. -Annuii abbracciandolo. E lo avrei baciato ancora, se non fosse stato per boquet di Val che mi cadde dritto in testa- Ah!” Esclamai prendendolo fra le mani poi. Mi resi conto che era il boquet e risi, arrossendo. Avvolsi un braccio intorno al collo di Brian e finalmente lo baciai ancora, gli altri che avevano assistito alla scena, scoppiarono in fischi e risate, mentre io desideravo più di ogni altra cosa al mondo che quel momento non finisse mai.
“Ti amo.” Disse poi, accarezzandomi i capelli.
“Ti amo anche io.” Risposi guardandolo negli occhi.
Occhi in cui sarei rimasta per sempre.
 
 
 
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A.s. Non disperate, perchè la mia fantasia non si esaurisce certo con questa storia. A breve, attaccherò con un'altra FF non poco movimentata! Se volete saperne di più, potete anche contattare!
 
Per il resto: Ebbene, questa storia è ufficialmente conclusa. Non so cosa dire, mi avete dimostrato talmente di quell'affetto, talmente di quella fiducia, che se volessi ringraziarvi per ogni singola parola che mi avete dedicato, non mi basterebbe tutto il tempo del mondo.
Perciò, GRAZIE a tutti. Tutti davvero, chi ha letto, chi ha recensito, chi ha preferito, chi ha seguito. Chiunque abbia prestato anche la minima attenzione alla mia fantasia e alle mie parole.
Siete il mio sostegno, vi amo. 

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