Some days stay gold forever.

di bethewildyouth
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I told you to be patient ***
Capitolo 2: *** The universe and you ***
Capitolo 3: *** Love will tear us apart, again. ***
Capitolo 4: *** Take her out today ***
Capitolo 5: *** Brotherhood ***
Capitolo 6: *** Hallelujah ***
Capitolo 7: *** Place your past into a book ***
Capitolo 8: *** No matter how long ***



Capitolo 1
*** I told you to be patient ***


I told you to be patient



Buio. Musica. Buio. Musica. I miei sensi sono andati a farsi fottere. Tutto è sfocato, neanche i miei timpani compiono il loro dovere ormai. Sorrido.
07:37 la prima immagine da cui viene colpita la mia cornea è un tanga rosa appeso al lampadario. Sorrido. Tasto a destra e a sinistra per capire dove mi trovo. Carta, bicchieri, bottiglie di vetro rotte. La mano destra inizia a sanguinare. Sorrido e tento di alzarmi, ma il mio corpo decide di non ubbidire. Buio.
13:03 Il primo senso a risvegliarsi questa seconda volta è l’udito.

<<Zoe, Zoee…>>
Qualcosa mi strattona per il braccio. Sorrido.
<<Zoe. Andiamo su piccola, apri gli occhi. Dai Zoe, ti prego apri gli occhi>>
Le palpebre si aprono fulmineamente. Davanti a me un viso. Sempre il suo. Sempre lei che mi salva da me stessa. Non ho ancora acquisito piena facoltà del mio corpo. La guardo negli occhi, e non posso far altro che accennare un leggero movimento con le labbra.
<<Dio, mi ha fatto venire un infarto. Sei completamente fuori di testa. Perché non sei tornata a casa? Sicuramente ti sarai ridotta in uno stato da non ricordarti nemmeno il tuo nome. Una chiamata? Dire a qualcuno di chiamarmi no eh? Io non so più che fare con te.>>
A “sei completamente…”  ho girato la testa per osservare il pavimento intorno a me. Mi sono sempre chiesta come sarebbe stato dormire su di un pavimento completamente nudo. Da quel che potevo ricomporre, non è stato un completo disastro, o almeno credo.
<<Almeno ascoltami. Andiamo su, alzati. Come hai fatto a dormire in questo sudiciume lo sai solo tu.>>
Sono fortunata ad averti. Non te lo mai detto a voce. Un po’ me ne vergogno. Non abbandonarmi, ti prego.
<<Grazie Abercrombie.>>
Mi guarda mezzo secondo, facendo la sua faccia da mezza offesa iniziando a trascinarmi per il braccio sinistro. Mi tiene per mano come probabilmente avrebbe fatto la mamma di Cappuccetto Rosso se solo la avesse accompagnata nel bosco. Con tutta la tenerezza del mondo mi ha portata a far colazione al solito caffè.
<<Forse è meglio se tu vai a sistemarti un po’ al bagno, hai un aspetto orribile. Ti ho portato anche una felpa, mettitela. Non sembrerai una squaldrina. O almeno meno di così.
<<Ti voglio bene anche io>>

Potrei percorrere la strada dal nostro solito tavolo al bagno a occhi chiusi. Una volta ci provai, era sera mi pare, o forse gli albori del mattino, insomma era buio. Non ero un gran che in me, forse per quello al tempo mi parve un’esperienza così divertente.
Tutte le cose belle e divertenti le ricordo con poca chiarezza,  sfocate nella mia testa. Se provo a concentrarmi su un ricordo tutto ciò che vedo è nebbia. Solo nebbia. Il riflesso dello specchio sudicio mi fissa. Chi è questa sconosciuta? Perché è di fronte a me? Mi giro per accertarmi che quell’immagine riflessa fosse realmente la mia e non quella di qualche sconosciuta dietro di me. Wow. Sono proprio io. Le mia pupilla e quella di fronte a me si fissano intensamente, come se tutto il segreto si trovasse dietro  l’iride. Questa sconosciuta non si lascia sfuggire nulla, è dura, scontrosa, quasi fiera della sua miseria.  Dentro invece c’è solo una voragine, una voragine nera. Mi risucchia. Vuole portarmi affondo e io non faccio nulla per contrastarlo, ci ballo assieme, e mi faccio trasportare da questa spirale.
Mi sento bruciare. Merda. La mano continua a sanguinare. Abbasso lo sguardo e vedo la scia lasciata dalle gocce di sangue. Fisso di nuovo lo specchio e non posso far altro che sorridermi. Faccio proprio tristezza, mi compatisco da sola. Sciacquo velocemente la ferita, do un’ultima occhiata alla ragazza riflessa e torno dalla mia salvatrice.
Sguardo basso, camminata incerta, felpa mezza aperta. Respiro affannosamente. C’è qualcosa che non va. Lo stomaco mi si contorce, il cuore inizia a palpitare in modo irregolare. Ho paura. Non voglio alzare gli occhi. C’è qualcosa che non va.
<<Zoe…>>
Non lo voglio vedere, lui no. Non lo voglio vedere, mi giro subito verso quella che da salvatrice si è trasformata nella mia più grande traditrice.  Sguardo fisso, cerco di apparire dura, ma ormai le lacrime sono al culmine. Non riesco più a ricacciarle dentro. Una prima mi riga il viso. Eccole, una seconda, terza, sono un fiume in piena, non si fermano più. Lui si avvicina, cerca di tirarmi a sé, vuole abbracciarmi forse? Non lo so. Io lo strattono, lo spingo e mi faccio male. La mano insanguinata inizia a bruciarmi, è un dolore lancinante. La camicia di mio fratello è diventata rossa. Ha gli occhi rossi, ma non mi darà mai la soddisfazione di vederlo piangere.
<<Zoe, ti prego. Cosa ti succede? Torna a casa>>
Abbasso la testa e mi pulisco le lacrime con la mano insanguinata. Che genialità. Inizio a camminare verso l’uscita. Ho paura. La mia faccia è piena di sangue. Max e Caroline mi seguono. Inizio a correre. Ho paura. Piango. Corro. Mi giro per vedere cosa succede indietro.
<<Zoe, Zoe ti prego. Non scappare…Io ti voglio bene>>
Inciampo sui miei stessi passi. Sono un vero disastro. Ho male dappertutto. Non sento più i battuti del mio cuore. Max e Caroline si avvicinano a me, cercano di afferrarmi. Io urlo, scalcio, non voglio che mio fratello e la mia aguzzina si avvicino a me. Ho paura. Buio.

Il colore dei miei sogni è blu. Oggi si è trasformato in rosso. Non mi piace questa sensazione, a dirla tutta è da un anno a questa parte che non mi trovo a mio agio con le sensazioni che provo. Mi sento sempre più debole e questo mi spinge ad essere sempre più spavalda di fronte ai loro occhi. Il colore dei mie sogni sta tornando blu. Il rosso non mi piace, mi fa paura. Vorrei tornare bambina.

 

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Capitolo 2
*** The universe and you ***


The universe and you


Tu lo sai, sei perfetto per me. Con i tuoi occhi da bambino, sei molto di più di ciò che appari. Tu riesci a guardare nell’infinito dello spazio.  Dai tuoi occhi appaiono I posti in cui sei stato, tutto ciò che hai imparato; questi si fondono in te in modo perfetto. Lo sai non c’è alcun motivo di nascondersi. Lo sai, io dico la verità, e noi, noi  siamo semplicemente la stessa cosa. Posso percepire tutto che fai, posso sentire tutto ciò che dici. Anche quando siamo distanti mille kilometri.
Ogni volta che le palpebre chiudono gli occhi, l’immagine che la mia mente rievoca è sempre la stessa, è strano. Io non ci voglio pensare; provo ogni metodo possibile per eleminarti dai miei pensieri, ma il cervellino non risponde agli input che mando.
Dicono che il tempo guarisca ogni ferita. Che stronzata, non è vero. Il tempo aggrava ogni cosa. Il tempo non disinfetta la cicatrice. Il tempo diventa come un fabbro che deve forgiare la sua spada: prima immerge il suo ferrame nel fuoco a 200° C, poi pian piano con un lavoro minuzioso inizia ogni giorno a battere l’arnese fino a quando non ha preso forma. Ecco cosa fa il tempo, una volta che si è bruciati, batte ogni giorno, ogni ora, fino a quando non lascia dentro di te un solco irreparabile, perenne.
Tutto era perfetto sai, tutto era perfetto. Tu, io, mio fratello, la mia famiglia, i tuoi amici. Ricordi? Ricordi? Tutte le estati, tutte le notti passate ad amarci, senza far mai sospettare nessuno. Ricordi?
I ricordi mi stanno uccidendo Nathan, ormai non sono più un’identità a se stante, come qualche filosofo cerca di propinare da anni, sono un mero fantasma della mia stessa memoria.
Andava tutto così bene, tutto era perfetto. Bastava che nessuno venisse  a conoscenza della situazione, era così semplice. Ci siamo riusciti per quattro anni. Che è successo poi? Cosa è cambiato? Siamo forse cambiati noi? Forse sì, forse siamo cambiati, ma quelle sensazioni, quelle emozioni, Nathan, tutto ciò che faceva parte del nostro mondo, non è mai cambiato. Non può cambiare qualcosa di perfetto, non può cambiare qualcosa che è destinato a durare in eterno.
 Ogni volta che i miei occhi non sono aperti, vedo sempre la stessa immagine. Vedo noi a York, ti ricordi? Vedo noi in quella minuscola camera. Quanti anni avevamo? Quindici? Sì, certo quindici. Ancora bambini per certi aspetti, con la voglia di capire come il corpo umano funzionava. Come mi avevi detto? Ah sì, ora ricordo
<<E’ solo un esperimento. Un qualcosa per avere più esperienza con gli altri, così nessuno dei due sarà mai una frana con qualcuno che gli piace veramente. Non implicherà mai nulla di emotivo. Mai. Nessun sentimento, capito. Io e te siamo solo amici. Poi c’è tuo fratello, non voglio deluderlo, so quanto ci tiene a te.>>
Poi avevi fatto una pausa. Zitto. Mi avevi guardato per mezzo secondo, dritto nell’iride, e avevi abbassato lo sguardo sul lenzuolo, come se fossi alla ricerca di una qualsiasi giustificazione più convincente. Ma cosa ne potevi sapere tu, che io non avevo bisogno di alcuna motivazione. Qualsiasi cosa tu mi avessi chiesta l’avrei fatta, ero il tuo cagnolino, ti bastava esprimere il tuo ordine e il tempo di uno schiocco di dita, era compiuto il desiderio.
<<Poi lui se venisse a conoscenza, sai…ci, mi ammazzerebbe. Sarà un qualcosa solo tra noi, solo tra me e te? Come allenarsi per una corsa. Un allenamento, solo e puro allenamento. Che ne dici, lo stringiamo questo patto Zoe? Lo vuoi anche tu?>>
Che altro avrei potuto risponderti? Che altro avrei potuto dire se non <<sì, lo voglio…>>
Quello fu il nostro primo allenamento. La prima volta che i nostri corpi diventarono un tutt’uno. La prima volta che sentii il nostro profumo. I tuoi occhi, la tua fronte appoggiata alla mia, i capelli sudati, la tua mano sulla mia guancia e l’altra che stringeva con desiderio la mia destra.
Fu la prima volta che capii realmente che non era solo allenamento tra di noi. Non era solo allenamento per te. Ne sono fermamente convinta sai. Non importa cosa la nostra bocca possa dire, non importa quali sono le parole che pronunciamo, se poi i nostri gesti, le nostre azioni ci tradiscono e mostrano tutt’altro che la veridicità di quelle stupide parole professate.
Non mi importa se la tua premessa a quell’atto di puro amore idilliaco, non mi importa di quelle parole dette, tra noi le parole sono sempre state di troppo, sono sempre state le guastatrici dell’eden, peggio di serpenti velenosi si intromettevano nel nostro silenzio puro. Nel silenzio di chi non ha nulla da dover dire perché è un’entità a se stante, un’entità che non brilla di luce riflessa, ma di luce propria. Un’entità formata da due metà che combaciano in una mela aristotelica senza eguali.
Ora dove sei? Non sei lontano vero? Lo posso sentire, non sei distante da me, il mio cuore sta pulsando e una voce mi sta chiamando…sei tu?

<<Apri gli occhi Zoe, apri gli occhi ti prego…sarò tutto ciò che tu vorrai che io sia, apri gli occhi mia piccola sorellina..>>
Max…piano piano le mie palpebre si schiudono, faticosamente riesco ad aprire gli occhi, ma una luce mi invade e mi penetra la retina, sento un urletto seguita da singulti e vari pianti. Mia madre. Piange per ogni cosa, anche se involontariamente schiaccia una formica, se potesse istuirebbe  i funerali di Stato.
<<Tom, chiama l’infermiera per favore, dì che si è svegliata. Su su muoviti..>>
Sento odore di morte. Sento odore di ospedale.
Tubo sul naso, tubo sul braccio. Mano destra fasciata. Pianti.
Giro bene la testa per vedere le facce che affollano questa stanza. Max, i miei, Caroline, Nicole, Siva, Jay, Kelsey. Tutti, tutti li raccolti al mio capezzale, tutti tranne te. Perché ti sento vicino? Perché cazzo ti sento vicino? Sto impazzendo.
Non ho neanche il tempo di perdermi tra mie mille seghe mentali che vengo assalita, da mio fratello che piangendo mi abbraccia. Non ho mai visto piangere Max prima d’ora, lui è il duro del gruppo. E’ il più grande, quello che ha sempre la situazione sotto controllo, quello che si comporta da papà per tutti. Lui è l’autorità. E’ per questo che tutti hanno paura di deluderti, tutte queste faccette hanno paura del tuo giudizio, tutti, tutti tranne me.
Un rumore di zoccoli interrompe il momento di patos, l’infermiera mi sorride e inizia a scrivere qualcosa sulla sua cartelletta e io vengo travolta dall’irruenza dei miei genitori anche loro grondanti di lacrime.
<<Signori George, fatela respirare. Sembra che non la vediate da mesi…>>
<<Esattamente sono quattordici mesi che non vedo mia figlia…capisca il mio dolore>>
Sento la voce grave di mio padre rispondere all’infermiera, vorrei sorridere, ma queste intubaturenon mi permettono alcun movimento del viso. A quanto pare ci siamo trasformati in una felice famigliola. Mia madre, mio padre, mio fratello, tutti e tre vicini, abbracciati. Quanta ipocrisia.
Ai miei non è mai importato un granché di me o di mio fratello. Loro non ci sono mai stati per noi, e noi gli abbiamo mai teso la mano. In casa non ci si è mai parlati e quando accadeva era solo per litigare. Ora si abbracciano.
Tutti mi fissano con le lacrime agli occhi, io ho la forza di guardare solo Caroline. Mi sento gli occhi lucidi ma non distolgo lo sguardo, e nemmeno lei lo fa. Il tono dei suoi occhi passa dall’essere duro alla tenerezza iperbolica. Le sorrido con lo sguardo. Grazie, ora so di essere a casa. Lei abbassa la testa e schiude la bocca in un leggero sorriso.
<<Ok ok signori, mi dispiace per la vostra storia tristissima, ma ora che la ragazza ha ripreso coscienza ed è fuori pericolo devo chiedervi di lasciare la stanza. Qua dentro possono rimanere solamente i pazienti e voi siete decisamente in troppi, non fate nemmeno circolare l’ossigeno. Potrete tornare a far visita alla ragazza domani mattina dopo le 11. Andiamo su su tutti fuori, muovetevi!>>
Avrei voluto sbattere in faccia ai miei genitori la mia gioia immensa. I miei occhi stanno brillando dalla felicità e come mi aspettavo Max le sta urlando in faccia i peggio insulti, tu non sai chi sono io, non sai che ti combino se non mi lasci restare per la notte con mia sorella, io ti faccio licenziare, faccio chiudere l’ospedale bla bla bla. Che scena, che scena, vorrei potermi fare grasse.
<<Sentimi  bene ragazzino, aguzza bene le tue antenne perché non lo ripeterò due volte. Oggi ho il turno peggiore della settimana, devo rimanere in piedi fino alle 6 del mattino, e sono già stanca morta. Le regole sono uguali per tutti, e anche se fossi dio sceso in terra ti farei uscire da quella porta, quindi muovi le tue chiappette e portati dietro tutta la tua allegra compagnia prima che ti butti io stessa a calci in culo dalla struttura! Mi sono ben spigata?>>
Pronunciando queste ultime parole si è avvicinata a mio fratello, lo ha afferrato per la maglietta e gli ha digrignato il suo ordine a mezzo centimetro dalla faccia.

I miei occhi dipinsero questa semplice donna con i colori di Wonder Woman. In meno di un secondo li fa uscire tutti dalla stanza. Tira fuori una siringa dal camice bianco e mi somministra qualcosa sulle vene del braccio destro. Si avvicina al mio viso e mi fa una carezza sulla fronte, mi sorride dolcemente.
<<Ti ho sbarazzato da quei rompiscatole. Non pensare a loro, pensa a te, è la tua vita…>>
Questa donna è una sorpresa continua. Sembra che i suoi occhi abbiano letto la mia vita. Come ha fatto?
<<Dormi. Riposati un po’, io mi assicurerò che nessuno di loro ti disturbi.>>
Con queste ultime parole profetiche si allontana, carezzandomi ancora una volta i capelli.  

Le palpebre reclamano riposo assoluto ma quella sensazione è dentro di me. Ti sento vicino, e il mio radar cerca Nathan non sbaglia mai. Ti sento accanto a me. Sto delirando. Ci sei davvero? Ci sei o no?
Mi guardo intorno. La stanza è nella penombra, c’è solo un letto, il mio. Una piccola sedia alla sinistra del letto. La macchina che conta il battiti del cuore a sinistra. I miei occhi vogliono scrutare ogni angolo della stanza, sono alla ricerca, il radar è attivo, ma non trova nulla. Ho gli occhi lucidi, mi viene da piangere, mi sembra di non funzionare più come prima.
Sento un rumore di zoccoli avvicinarsi alla porta. Probabilmente sarà Wonder Woman. Giro lo sguardo dalla parte opposta alla porta. Faccio finta di dormire, non voglio essere disturbata da nessuno.  Gli zoccoli sono quasi vicini al mio letto.
Riconosco il profumo. Non è la mia salvatrice. Le lacrime che fino ad adesso sono riuscita a trattenere scendono tutte d’un colpo. Giro la testa, ma gli occhi sono chiusi. Non so se sia realtà o un qualcosa di indefinito creato dal mio cervello. Il suo pollice si posa sulla mia guancia per spazzare via le lacrime. Le sue labbra su posano sugli occhi, questo non fa altro che incrementare la piena d’acqua.
<<Shhh. Non si piange quando si è contenti, quante volte te lo devo dire? Quando si è felici, si sorride. Apri gli occhi e sorridimi con lo sguardo. >>
Ogni tuo desiderio è un ordine.
<<Mi sei mancata…>>
Una volta mi avevi letto una poesia di Cummings mi sembra che facesse più o meno così: “Se ti amo (con consistenza pari ad interi mondi abitati da fate e vagabonde e severe e leggiadre se tu mi ami) la distanza è solo una mente con cura illuminata dagli innumerevoli gnomi d'un mondo perfetto. Se ci amiamo (oh, timidamente) quel che fanno le nuvole o i fiori silenziosi raffigura la bellezza molto meno del nostro respiro”. 





Hola girls. Non so bene che dire, non so parlare di me, le parole mi piacciono di più attribuite ad altri.
Nello scorco capitolo mi sono dimenticata di scrivere qualcosa quindi, bho se volete scrivermi cosa ne pensate, mi fate contenta.
Se volete scrivere una critica, le accetto.
Se non volete scrivere nulla, va bene lo stesso.
Insomma fate un po' quelli che volete.
Sara :)

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Capitolo 3
*** Love will tear us apart, again. ***


Love will tear us apart, again.


<<Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace per tutto questo fottuto casino. Mi dispiace averti rovinato la vita. Mi dispiace. E’ tutta colpa mia se ora sei qui.>>
Il respiro mi manca. Le mani sudano. Stomaco in subbuglio, gambe tremanti e occhi che finalmente tornato a vedere l’orizzonte di casa.
Sei tu. Unicamente la tua presenza, l’unica che mi faccia appartenere ad un posto al mondo. Casa è dove si trova il tuo cuore. Il mio cuore è tuo Nathan.
<<Smettila di fissarmi. Dimmi qualcosa. Probabilmente questo tuo silenzio mi vuol dire che mi hai dimenticato, e va bene. Va bene, è giusto dimenticarsi degli amori marci. Sono venuto solo per veder se ti eri rimessa in sesto, sai appena…>>
Il mio solito logorroico Sykes.
Ti fermo con un dito sulle labbra. Ti sorrido, ti sorrido e mi mordo il bordo del labbro inferiore. Ora tocca a me parlare.
<<Perché ci hai messo tanto?>>
Non ti ho mai visto piangere, mai in tutta la mia vita.
Mi stringi la mano sinistra. Inizi a singhiozzare forte, le lacrime ti scendono a raffiche come grandine dal cielo. Non posso far altro che avvicinarti a me ed abbracciarti. Vederti e sentirti star male fa penare anche me. Mi fa penare in una maniera che non credevo fosse possibile. Più i tuoi singhiozzi aumentano più lo squarcio dentro di me si fa largo. Le lacrime scendono anche dai miei occhi.
Sai cosa sembriamo? Sembriamo due bambini. Due bambini che hanno perso la mamma e non riescono più a ritrovare la via di casa. Ma Nathan, la strada di casa mia è qualunque strada tu decisa di percorrere, sterrata o asfaltata. Quella, quella Nathan è anche la strada per casa mia.
I nostri sguardi si incrociano, scoppiamo a ridere. Ti stendi al mio fianco, mi baci la fronte e fai intrecciare le nostre mani. Sento qualcosa di metallico sulla pelle. E’ il nostro anello.
<<Allora non lo hai buttato>>            
Un piccolo pegno. Un piccolissimo, minuscolo oggetto metallico. Era un modo per farti pensare sempre a me. Un modo per dirti che quello spazio tra le tue dita doveva sempre avere qualcosa di mio.
Sai amore mio, non ho mai creduto fino in fondo alle tue parole d’amore. Ho sempre pensato che fossi invaghito di me, che avessi una cotta, mai che tu potessi innamorare di me. Ho sempre pensato che tu mi vedessi come un porto sicuro, qualsiasi cosa succedesse alla tua serata, se non riuscivi a trovare un’accompagnatrice, sapevi bene che potevi attraccare sul mio molo. Non ho mai fatto una piega ai tuoi ripetuti tradimenti. Tu sei sempre stato l’unico per me, mentre io non ho mai avuto l’esclusiva. Mi è sempre andato bene perché piuttosto che non averti sono sempre stata disposta a dividerti con le altre.
Tra i due Nathan sono sempre stata io quella innamorata, o almeno così credevo. Quel piccolo pegno, quel piccolissimo pegno, non te l’ho mai visto indossare, ora invece è lì. E’ lì al tuo dito. Che significa questo?
Continuo a torturami il labbro e a struggermi dietro questo pensiero. Tu invece mi accarezzi una guancia con la mano libera. Ti avvicini e strofini il tuo naso contro il mio, non posso far altro che chiudere gli occhi e smetterla di pensare.
Baci la punta del naso e molto lentamente ti sposti sulle palpebre. Adagiatamente poggi le labbra prima su di una palpebra e poi sull’altra. Abbassi la tua mira, e fai sfregare leggermente le nostre guance. Mi sposti un po’ di capelli e inizi a torturare i mie lobi, uno con le labbra e l’altro con la mano. Sto per ansimare ma uso tutta il mio autocontrollo per non farlo. Soffi. Ti avvicini di più con la bocca all’orecchio ed inizi a sussurrare con la tua voce angelica <>>
Ti allontani dal lobo ed inizi a baciare la mascella, con lentezza, come se il tempo del mondo fosse solo a nostra disposizione. Ti avvicini sempre più, sempre più, fino ad arrivare al lembo delle mie labbra. Socchiudi leggermente le tue labbra intorno al lembo.
Fai pressione sulla mia mano ancora intrecciata alla tua. Stringi, stringi, quasi a farmi male.
Sguardo diffidente, come se temessi qualcosa. Non sei più il ragazzo super convinto di sé che conoscevo. Ti avvicini ostentatamente, a piccoli tratti. Sempre più vicino. Sento ormai il tuo respiro sopra il mio, stanno diventano un tutt’uno. Piano. Piano. Primo contatto. Le nostre labbra si incontrano, con leggerezza, nessuna violenza, nessuna fretta. Il tempo si ferma. Il mondo siamo io, te e le nostre labbra. Con dolcezza fai incastrare le labbra. Io seguo i tuoi movimenti. Ti stacco di 3 mm e torni da me, con la calma più assoluta. In questo secondo contatto vuoi spingerti più in là, esiti un po’ ma poi schiudi le tue labbra. Cerchi qualcosa dentro di me e la trovi. Dai il via alle danze, ballano ballano le nostre lingue, l’una alla ricerca dell’altra. Questa volta non ti fermi più continui, assumi sicurezza e la pressione sulla mano aumenta a dismisura.
L’eternità in un bacio. E’ la prima volta. La prima volta  che mi baci in questo modo. Mai in tutti questi anni sei riuscito a regalarmi un momento del genere.
Nathan l’amore ci farà a pezzi, di nuovo.


Spazio "autrice":
Hola girls :) ho visto che ci sono molto visualizzuazioni, e alcune di voi la hanno messa tra i preferiti.
GRAZIE MILLE!!!! 
Sono contenta. Se volete dirmi la vostra recensite. Ditemi qualsiasi cosa, fa sempre piacere sentire il vostro riscontro.
Non so bene che dire altro, spero vi piaccia questo capitolo, il prossimo sarà scoppiettante.
xxx

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Capitolo 4
*** Take her out today ***


Take her out today 


Slowly out of line 
And drifting closer in your sights
So play it out I'm wide awake
It's a scene about me
There's something in your way
And now someone is gonna pay
And if you can't get what you want
Well it's all because of me
 
Se mi dicono di pensare ad un sogno, ad un momento felice o come vorrei che fosse il mio futuro tu ci sei sempre dentro. Associo la felicità e l’idillio alla tua presenza.
La vita reale, quella che ti tiene ancorato con i piedi a terra, è tutt’altro che idillica, fa di tutto per mettere i bastoni tra le ruote, per farti stare oltre che con i piedi con tutto il corpo per terra.

Mi sveglio in mattinata inoltrata. Il tuo corpo attaccato al mio. I respiri che si muovono quasi in sincrono, e un letto troppo piccolo per contenere due persone. Vorrei potermi muovere, camminare un po’ ma sono legata da mille tubi, e dal tuo abbraccio imponente.
Giro la testa in ogni angolo della stanza alla ricerca di un orologio. 11:17.

Torno a te, ti fisso intensamente. Ogni notte passata assieme in tutti questi anni l’ho passata a fissarti. Io ti guardavo e tu girato di schiena dormivi beato. Quei momenti sembrano così lontani da noi, lontani anni luce da questo momento perfetto. Inconsciamente inizio a sorridere tra me e me. Non posso far altro che riempire la mia testa di pensieri pieni di te.
11.47
 <<La smetti di fissarmi, è da più di mezz’ora che lo fai.>>
Scoppio in una risata sonora e mi mordo il bordo sinistro del labbro inferiore. Non distolgo lo sguardo e aspetto che le tue palpebre si schiudano.
<<Allora la smetti o no? Mi metti in imbarazzo.>>
<<Si lo vedo stai diventando tutto rosso. Piccolino lui…>>
<<Piccolino a me?! Ma come ti permetti, mi costringi ad andare all’attacco.>>
Ti alzi e ti sdrai praticamente sopra di me, iniziando a fare la lotta tra risate e schiamazzi.
Mi stringi leggermente i polsi, mi arruffi i capelli, io lancio urletti da ochetta.
Dalla lotta ai baci il passo è breve, parti dal collo, sali, mascella, sali, mento, sali, bocca. Infinito. Le mani passano dal tenere i polsi al seno, poi tocca ai fianchi, cosce…e poi un po’ più su.

Forse se non avessi fatto tutto quel baccano avremmo sentito i passi. Forse sì, anzi sicuramente sì ma anche in quella circostanza come la situazione avrebbe mai potuto essere migliore? Tu sei qui, e solo questo firma la nostra condanna.
La porta si apre quasi di scatto e i passi felpati di Max e Tom si interrompono quasi di scatto.
Panico. Palpitazioni. Paura.

La storia si ripete. Quattordici mesi fa. Stessa scena. Il vaso di Pandora si ruppe, i segreti vennero tutti a galla. Il colpevole venne ferito e la fanciulla salvata. Quello che si atteggia da mio salvatore non riesce a capire che allontanandomi da questa storia non mi migliora la vita, ma mi fa perdere. Mi fa perdere come Dante, in una selva. E io vago, vago alla ricerca di quella luce, anche se flebile, che solo questo colpevole emette.
Ho dovuto aspettare più di un anno per riprendermi un po’ di felicità fratellino, non mollerò l’osso tanto facilmente questa seconda volta.
Max dopo essere rimasto per un paio di secondi pietrificato, prende quasi la rincorsa verso il letto volendo afferrare Nathan. Tom lo afferra possentemente per gli avambracci , e cerca di allontanarlo da noi. Urla, urla, urla.
<<SEI UN FIGLIO DI PUTTANA. BASTARDO. IO TI AMMAZZO. LASCIAMO STARE TOM, LASCIAAAMI>>
Nathan scende dal letto e cerca di allontanarsi da me, io quasi con la stessa intensità usata da Tom lo blocco, tengo stretta la sua mano con tutta la forza che ho in corpo.
Mio fratello continua dimenarsi, a dare calci ad ogni oggetto che gli capita a tiro, urla tanto da richiamare l’attenzione dei medici e degli infermieri fuori dalla porta.
Un dottore sulla quarantina è il primo ad entrare in stanza. Guarda la scena sbigottito e assieme agli infermieri arrivati pochi momenti dopo lui, cercano di calmare mio fratello.
<<Che cosa le prende, stia calmo. Si calmi signore o saremmo costretti a sbatterla fuori con la forza e a denunciarla per violenza psicologica e danneggiamento di attrezzature mediche. Si calmi, si calmi…>>
Al sentire la parola denuncia Max si riprende leggermente, ma tentare di placare la sua ira è come chiedere ad un leone risparmiare la vita ad una sua preda: inutile.
<<Ecco così. Qualcuno dei presenti avrebbe la cortezza di spiegarci cosa sta succedendo qua dentro?>>
<<E’ TUTTA COLPA DI QUEL BASTARDO. NON SI DEVE TROVARE IN QUESTA CAZZO DI STANZA. BASARDO TRADITORE, TI AMMAZZO>>
Secondo tentativo da parte di Max di buttarsi su Nathan, ma anche questo sviato grazie a tutte le persone presenti.
<<Stia zitto, la prego e non ci costringa  a chiamare immediatamente la polizia. Lei, si lei che tratteneva il ragazzo qui, mi spieghi velocemente la situazione su>>
Il dottore sui quaranta si rivolge a Tom. E Tom un po’ titubante inizia il racconto.
<<Ehm…lei è Zoe la sorella di Max, il ragazzo che urla, e l’altro  è Nathan, una volta un nostro grande amico, che in realtà se la faceva di nascosto con lei, per anni. Poi un annetto circa fa, Max li soprese insieme mentre, mentre, come dire, sì mentre…>>
Guarda per un paio di secondi il dottore e continua.
<<Sì insomma, lo capisce da lei a far cosa. Così da quel momento noi, cioè io, Max e gli altri nostri amici abbiamo allontanato dal gruppo Nathan e da quel momento Zoe è andata via da casa dei suoi andando a vivere da una sua amica, Caroline.
Bho in pratica Max era un anno che non vedeva sua sorella fino a l’altro ieri quando grazie all’aiuto di Caroline è riuscito a incontrarla. Però lei ha avuto un esaurimento nervoso dovuto al mix di droga ed alcool. Ed eccoci qui, loro due ribeccati nella stessa posiz…voglio dire situazione.>>
Il dottore sui quaranta non ha smesso di fissarci per tutto il racconto di Tom. Al termine fa un leggero ghigno e si gira verso gli infermieri.
<<Potete tranquillamente tornare alle vostre mansioni, qui ci penso io. Grazie a tutti signori.>>
Una volta sgomberata la stanza, torna a parlare.
<<Questa storia è assurda. Sono senza parole. Eppure l’amore dovrebbe essere la cosa più semplice e pulita del mondo. Gli uomini continuano a vedere il marco in ogni cosa, non mi dovrei stupire più di nulla.>>
Si avvicina al mio letto e prende la cartella clinica di fronte al letto, ci da una veloce letta, e posa lo sguardo prima sulla mia mano ancora tesa per la forza che cerco di mettere nel tenermi avvinghiato il mio osso e poi sul mio viso, facendomi un leggero sorriso di compatimento.
<<Signorina Zoe George.  Oggi verrà dimessa, la tra due settimane si deve presentare puntuale per un controllo più accurato al sistema nervoso simpatico. Va bene?>>
Faccio piccoli cenni con la testa annuendo e tenendo lo sguardo basso.
<<E per quanto riguarda a lei signor George, per questa volta lascio correre, non la denuncio, ma cerchi di stare attento con il suo carattere così irruento rischia la gabbia. >>
Appoggia la cartella e si dirige verso la porta, ma prima di uscire si rivolge ancora a Max.
<<E si ricordi che il cuore è un muscolo involontario, non è il nostro cervello che comanda i battiti, fa tutto da sé, e se per qualcuno aumenta il ritmo, non possiamo in alcun modo controllarlo con la nostra volontà.>>

Chiusa la porta, la tensione cresce secondo dopo secondo, sguardi imbarazzati, e di fuoco.
L’arrivo di Caroline riduce la tensione e l’imbarazzo. Entra spavaldo, il primo che nota è Nathan, poi le mani intrecciate ed infine la faccia gonfia di mio fratello.
Mi guarda sorridendomi ed alzando contemporaneamente le sopracciglia.
L’unica vera salvatrice, grazie Caro.
<<Ciao a tutti. Che bella atmosfera qui, pesantezza unica.
Ciao piccola, come stai? L’infermiera mi ha detto che oggi ti dimettono. Menomale, la casa senza te è vuota.>>
La faccia di Max si gonfia ancora più dalla rabbia a sentire queste parole.
<<Come hai detto scusa? Lei viene a casa con me, nella sua vera casa. Ha bisogno di cure che tu non le puoi dare.>>
Ci mancava solo questa, piuttosto che tornare in quella casa mi do fuoco.
<<Non ci ritorni in quella casa, non è casa mia.>>
Caroline guarda prima Max poi si volge verso me.
<<Amore, mi dispiace essere stata un po’ irruenta nel parlare e dirti di tornare a casa con me, ma forse Max questa volta ha ragione. Lo sai io non sono quasi mai in casa durante tutto il giorno. Hai bisogno di una persona che si prenda di cura di te, per almeno queste prime settimane.>>
<<Ti prego non mi abbandonare adesso, non ci posso tornare in quella casa. Ti prego, Caro.>>
Ormai le lacrime sono spuntate, e io non riesco a trattenerle. Lei si avvicina a me e mi bacia la fronte, sussurrandomi piano.
<<E’ solo una sistemazione temporanea, solo finché non fai la prossima visita, poi potrai tornare a casa, te lo prometto.>>
No, no, è una soluzione che non posso accettare.
Mi giro verso Nathan, lo imploro con lo sguardo.
Ti prego, ti prego, portami con te…
Lui abbassa la testa, scuote la testa.
<<Non ho una casa stabile amore, mi dispiace, mi dispiace. Anche se avessi una sistemazione non potrei occuparmi di te, sono in prova al lavoro. Mi dispiace amore.>>
Si avvicina anche lui al mio viso e mi accarezza i capelli. Dal fondo della stanza sento Max ringhiare e dire “ma come si permette di chiamarla amore davanti a me, io lo ammazzo, lo ammazzo”.
Tom che fino a quel momento aveva assistito alla scena, continua a girare la testa da una persona all’altra.
<<La situazione mi sembra piuttosto chiara. Zoe vestiti, muoviamoci a tornare a casa che io ho una ragazza che mi aspetta con addosso solo la mia camicia. Quindi veloci su su.>>
Mi scappa un sorriso.Il solito Tom.
Max mi guarda e digrignando dice.
<<LUI. NON. ENTRERA’. MAI. A. CASA. MIA. MAAI. ZOE. MAI. Ci siamo capiti?>>
Sposto lo sguardo da mio fratello a Nathan. Lo guardo impaurita. Non voglio perdere di nuovo tutto. Lui mi accarezza di nuovo i capelli, capisce.
<<Non ti preoccupare, non sparisco. Non sparisco ok?>>

With a thousand lies
And a good disguise
Hit 'em right between the eyes
Hit 'em right between the eyes
When you walk away
Nothing more to say
See the lightning in your eyes
See 'em running for their lives



Spazio "autrice":
Hola :) Eccoci con il capitolo scoppiettanante.
E' un po' lungo, ma ho spiegato bene la situazione per chi fino a questo punto non l'avesse capita.
Grazie mille a chi l'ha letta, e chi la ha messa tra i preferiti.
Receensiite, fatemi sapere il vostro parere.
ps: particolare ringraziamento alla ma salvatrice, ti voglio bene.
Sara
xxx

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Capitolo 5
*** Brotherhood ***


Brotherhood

La città un film straniero senza sottotitoli 
una pentola che cuoce pezzi di dialoghi 
come stai quanto costa che ore sono 
che succede che si dice chi ci crede 
e allora ci si vede 
ci si sente soli dalla parte del bersaglio 
e diventi un appestato quando fai uno sbaglio 
un cartello di sei metri dice tutto è intorno a te 
ma ti guardi intorno e invece non c'è niente 
un mondo vecchio che sta insieme solo grazie a quelli che 
hanno ancora il coraggio di innamorarsi.


Tom e Max sono amici da ancor prima che i miei ricordi abbiano luogo. A volte mi è capitato di pensare che fossero gemelli allontanati al momento della nascita ma il destino non sopportando la loro lontananza in un modo traverso li ha resi comunque compagni di vita.
Ogni macchina porta l'odore del suo conducente. Ogni macchina ha un suo profumo che lo caratteristica. La macchina di Max ha un odore che nessuna delle persone che ha avuto "l'onore" di entrarci potrà mai dimenticare. Non è del tutto sgradevole, è particolare. Se ci passi troppo tempo dentro una volta scesa inizi a barcollare e ad avere giramenti di testa. Un po' l'effetto che mio fratello fa alle persone. 
Il solo pensiero di dover condividere altri momenti con la mia “famiglia” mi distrugge psicologicamente. Non posso più sopportare l’indifferenza dei miei genitori, il finto buonismo di mio fratello e ancor meno la recita della famigliola felice contenta per il ritorno della figliola prodiga. 
Frizione, giro di chiave, movimento. Si parte verso l’incubo.
Il viaggio dura meno di quello che mi aspettavo. Ormai ho quasi rimosso questo tragitto che una volta era il percorso di sempre, di una vita intera.
Immobile. Non voglio scendere. Questa non è la realtà che voglio vivere. Questa vita non fa per me.
<<Oi, siamo arrivati. Vuoi una mano per entrare? Non riesci a camminare? Se non ci riesci ti posso portare in braccio>>
Max mi tempesta di domande.
<<No tranquillo, non ho due anni. Penso di potermela cavare.>>
Passi lenti. Lentissimi, quasi millimetrici. Un passo, un respiro profondo.  
La bambina che va a casa dell’orco cattivo.

Tom mi precede e apre la porta per me.
<<SOOOORPRESAAA!!!!>>
Una massa enorme di persone è tutta raggruppata nel salotto dei miei, reggendo  uno stupido cartello con su scritto “bentornata a casa” , urlando e sorridendo nella mia direzione.
La mia faccia apatica, spegne leggermente gli animi. Sento gli occhi di tutti addosso. Mi stanno fissando, aspettano che io dica qualcosa.
<<. Che cosa vi aspettavate? Sono mesi che non vi preoccupate di me, se fossi o meno viva, e ora tutti felici e contenti venite qui a fare la commedia, tutti quanti contenti di vedermi? Ipocriti. >>
<<Zoe! Cosa stai dicendo tesoro? Tutti i tuoi amici sono qui, per te. Probabilmente questo tuo comportamento è dovuto ancora alla botta. Scusatela, è ancora sotto shock.>>
Ovviamente la mia cara mammina è più preoccupata che nessuno dei suoi ospiti si offenda dalle mie accuse. Non mi chiede neanche come sto. Si gira subito verso quelle persone per difendere la sua buona reputazione. Questo mi porta il nervosismo alle stelle. Vorrei dar fuoco a questo edificio e vederlo scomparire dalla faccia della terra.
<<Nessuna di queste persone è mia amica. La mia unica amica non è qui. Non ho nulla da spartire con nessuno di voi. Potete anche tornare alle vostre case.>>
Mia madre inizia a sorridere nervosamente, a sfregarsi le mani e cerca delle giustificazioni plausibili alla mia presunta pazzia.
Ho la nausea. Tutta questa gente in un spazio così piccolo non permette un’adeguata circolazione di ossigeno.

Non mi curo più di nessuno, e trascino il mio corpo flaccido verso il giardino. Cielo tendente al grigio, nuvole grigie, i colori gialli che tendono all’arancio, il vento che soffia piano e fa cadere le foglie proprio davanti ai miei piedi, nell’aria quell’odore di bruciato quasi dolciastro. Ecco, questo è l’odore d'autunno tipico in questa casa.
Fuori non ci siamo più io, Max e Tom bambini a giocare a saltare sulle foglie. Niente più nascondino, niente più altalena, ormai quei momenti di gioia passata hanno assunto il grigiastro del cielo.
Se chiudo gli occhi, posso ancora sentire le nostre risate. L’odore del sudore sulla fronte,  l’odore della torta di mele che ci preparava mia nonna. Posso sentire i cardini arrugginiti della vecchia altalena, i tonfi delle nostre cadute sulla pila di foglie.  Posso sentire i rimproveri di mio nonno, che nonostante fossimo ancora alle elementari ci ammoniva continuamente dicendo “Studiate, sennò non sarete mai nessuno nella vita.”
Gli unici momenti di felicità passati in questa casa. La purezza di tre bambini. Bastava così poco per essere felici.

Sento dei passi alle mie spalle che mi riportano alla realtà. La scia di vento porta alle mie narici l’odore del profumo di Max. I miei occhi sono ancora chiusi. Non voglio affrontare nessuno.  Sento che si avvicina sempre più. Scocca un bacio sulla mia guancia. Nonostante tutto la perseveranza di mio fratello mi fa lusinga. Tra tutti sembra essere l’unico a tenerci veramente. L’unico che in questi mesi ha provato a contattarmi. L’unico.
<>>
Guarda davanti a sé, ride e tira fuori le sue amate sigarette.
<<Perché sono qui?>>
Un tiro, due, tre.
<<Perché quando eravamo saltavamo ancora sulle foglie ti avevo promesso che mi sarei sempre preso cura di te.>>
Restiamo per un po’ in silenzio.
<<Spero che stasera inizi a piovere, così potremmo sentire l’odore di pioggia dalla tua stanza sorellina, come una volta.>>

Una musica che pompa sangue nelle vene 
e che fa venire voglia di svegliarsi e di alzarsi 
smettere di lamentarsi 
che l'unico pericolo che senti veramente 
è quello di non riuscire più a sentire niente 
di non riuscire più a sentire niente 
il battito di un cuore dentro al petto 
la passione che fa crescere un progetto 
l'appetito la sete l'evoluzione in atto 
l'energia che si scatena in un contatto.

 



Spazio "autrice":
Sera gente :)
Inizio con il rigraziare tantissimo le persone che hanno messo tra i "preferiti" questa storia, grazie mille!!
Questo capitolo è un po' così, oggi mi sentivo molto nostalgica. Il prossimo è in work in progress, succederanno tanti tanti fatti a Zoe.
Se vi va recensite.
Stay tuned.
Sara :)

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Capitolo 6
*** Hallelujah ***


hallelujah

Well your faith was strong but you needed proof 
You saw her bathing on the roof 
Her beauty and the moonlight overthrew you 
She tied you to her kitchen chair 
She broke your throne and she cut your hair 
And from your lips she drew the hallelujah 

<<Non dovrei essere qui lo sai? Se Max lo scopre ci ucciderà>>
Ti guardo accarezzandoti una guancia. Intanto Jeff Buckley inonda la mia ex cameretta ritrovata. Il tempo viene sospeso. Lenzuola bianche,  noi due, teneri amanti e la musica che vuole suggerirci qualcosa, tutto questo non è soltanto un’illusione. Sguardi complici tra  noi,  effusioni, e sorrisi fatti con il cuore.
Ti avvicini, occhi ben piantati sui miei e a fior di labbra inizi a cantare.
<<Baby i've been here beforeI've seen this room and i've walked this floor. I used to live alone before i knew you. I've seen your flag on the marble arch but love is not a victory march. It's a cold and it's a broken hallelujah.>>
Non posso far altro che mordermi le labbra e avvicinarti a me.
<<Sai unbacio colpisce come un fulmine, l'amore passa come un temporale, poi la vita torna a calmarsi come il cielo e ricomincia come prima. Si può ricordare una nuvola?>>
Scoppi in una leggera risata, mi accarezzi con delicatezza i capelli. E improvvisamente diventi serio. Abbassi lo sguardo.
<<Non voglio essere una nuvola passeggiera. Non voglio essere una nuvola. Punto.>>
Mi rattristisco anche io dietro te.
<<Scusami. Volevo solo dire che in quel bacio, in ogni bacio c’era tutto l’amore che ho da dare, immortalava l’infinito in un secondo, in uno schiocco di labbra. Un fulmine che è dentro me, sei tu, sei tu quel fulmine.>>
Alzi la testa piano, ancora titubante.
<<Vorrei sentirti parlare di noi, per ore ed ore.
Vorrei stare sul tuo divano, con una tua camicia larga indosso, del cibo cinese fra le mani e sentirti parlare.
Vederti gesticolare, arrossire e poi dirti che sei la cosa più bella che mi sia mai capitata.

..quelle due parole, con te, non bastano.>>
E questo piccolo spazio non basta per descrivere tutte le emozioni che  in questa notte si sono consumate. Avrei voluto bloccare tutto quello che c'è intorno e godermi quell'attimo per ore ed ore, ma il sole sorge e tu devi andar via. Un ultimo momento di tenerezza.  Sei già alla finestra, ti giri, mi sorridi con gli occhi e dopo un lungo respiro sparisci dalla finestra.
Rimango da sola. E’ ancora presto. Guardo queste piccole quattro mura che mi circondano e penso che vorrei aprire la porta e trovare davanti a me un campo pieno di fragole. Fuori una bellissima alba, del vento che crea melodie dolci per le mie orecchie.Resto immobile nel  letto, cerco di aspirare tutto il respiro che hai lasciato qui. Oggi sarà più facile affrontare il mondo.
6:37 chiudo gli occhi.
 
9:57
<<Buongiorno sorellina. Ti ho preparato la colazione.>>
Max irrompe nella mia stanza con un vassoio in mano. La appoggia sul comodino accanto al letto e mi da un bacio sulla fronte. Resta impalato per qualche istante a guardarmi.
<<Oggi ti sei svegliata bene vedo.>>
<<Oggi sarà più facile affrontare il mondo.>>
Oggi i ritmi sembrano essere tutti sospesi, ogni momento mi appare eterno. Mi sento un po’ più vicina a mio fratello, e questa casa un po’ meno fredda per me. So che non camminerò mai più da sola.
<<Di sotto ci sono Tom, Jay, Siva, Caroline e gli altri. Sono venuti a salutarti, se vuoi però li posso mandar via.>>
Mi sento quasi umana. Ti sorrido, ti accarezzo una guancia e istintivamente mi stringi a te.
Forse i giorni bui sono finiti per me,  fratellone.

Well, maybe there's a god above 
But all i've ever learned from love 
Was how to shoot somebody who outdrew you 
It's not a cry that you hear at night 
It's not somebody who's seen the light 
It's a cold and it's a broken hallelujah 

Spazio “autrice”:
Graaazie mille a tutte voi che avete messo la storia tra i preferiti e ricordati.
Grazieee mille!!
Spero questo capitolo vi piaccia quanto piace a me. L’idea originale era diversa ma una volta che ho iniziato mi sono persa tra le parole ed è uscito qualcosa di veramente inaspettato anche per me.
Sara :)

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Capitolo 7
*** Place your past into a book ***


Place your past into a book



Send a hope upon a wave
A dying wish before the grave
Send a hope upon a wave
For all this souls you failed to save


Scendo a tentoni le scale, piano piano. Non riesco a capire se l'immobilità delle gambe sia causata dal ricovero in ospedale o dal terrore di vedere quelli che un tempo riempivano le mie giornate. 
Li vedo tutti difronte a me. Rimangono impalati come mummie.
Il primo ad avvicinarsi  è Tom. Senza esitazione alcuna. Mi abbraccia alzando mi dal pavimento di almeno dieci centimetri. 
<<Bentornata a casa sorellina. Anche se sembri il mostro di lochness così. Potevi cambiarti prima di scendere eh!>>
<<Grazie Tom. Mi era proprio mancato il tuo tatto da elefante.>>
Sento risate generali. Il ghiaccio inizia a rompersi e l'allegria riempie questa casa. Ad uno ad uno tutti vengono ad abbracciarmi. Siva, Kumar, la mia piccola Caroline ed per ultimo di un elenco non indifferente, Jay. 
L'abbraccio di Jay è completamente differente da tutti gli altri. Mi stringe a sé quasi volesse sentire la mia anima. Sento il suo respiro sul collo. E un rigagnolo d'acqua scende dai suoi occhi mi bagna la guancia.
Perché Jay? Perché questo abbraccio? 
Mi sento completamente disorientata.  I brividi mi attraversano la spina dorsale e non riesco a distaccarmi da questo contatto. Non mi ero mai accorta di Jay. Tutto d’un tratto qualcosa accade. Un fulmine? Rimango folgorata quando mi sorridi staccandoti da quel abbraccio infinito.
Mi riempi di attenzioni tutto il resto della giornata. Ti fermi anche quando tutti gli altri vanno via. Nessuno mai ha avuto tanti riguardi nei miei confronti, anche perché se qualcuno li avesse avuti non mi ritroverei certamente in questa situazione.
I tuoi sorrisi sono così belli che sanno spezzare il suono del tempo. Mi congelo a guardarti e i tuoi sorrisi, spezzano frammento di tempo facendomi vivere una giornata eterna.
Spesso resto in silenzio al suono della tua voce, ti ascolto parlare, parlare e parlare, dimenticandomi che il tempo scorre troppo veloce per tutto quello che vorremmo dirci e vorremo fare.
Per la prima volta dopo tanto tempo passo una giornata senza concentrare ogni mio pensiero e forza su Nathan. Per la prima volta dopo tanto tempo il fulcro di del momento sono io, le attenzioni sono rivolte a me, le energie di una persona sono per me.
Con Nathan ho sempre dato per scontato ad essere io quella che doveva tutto, quella che doveva rendere ogni momento indimenticabile per la paura di essere dimenticata.
Mi sembra quasi di aprire gli occhi, forse questo amore è cancerogeno, forse Nathan non è l’unico ragazzo al mondo.
Continuo a rimuginare su questi pensieri nel mio letto ritrovato, e mi sembra quasi di esser infedele a Nathan. Mi sento sporca e una voragine mi attanaglia lo stomaco.
Scoccata la mezzanotte il mio principe nero si presenta alla mia finestra per infilarsi nel mio letto.
Tutte le insicurezze provate fino a tre secondi prima affondano nei suoi occhi.
<<Ho pensato una cosa.>>
Mi accarezzi i capelli tenendo gli occhi fissi sui mie. Sai di avere un potere ipnotizzante su di me.
<<Cosa?>>
Continui ad accarezzarmi, occhi sempre fissi.
<<Ti prego, partiamo.
Molliamo tutto.
Molliamo quello che ci tiene incollati qui. Incollati a qualcosa che in realtà non esiste.
Molliamo questa finta vita che ci risucchia ogni minuto che passa. Ogni ticchettio dei secondi, mi ricorda quanto tempo in realtà, stiamo sprecando qui.
Costretti a credere in un futuro che in realtà, non avremo mai.
Costretti a sentire e vivere momenti che in realtà, non vogliamo vivere.
Molliamo l'ansia, molliamo la paura. Molliamo le nostre case.
Molliamo il cellulare, buttiamolo dalla finestra. Buttiamo l'orologio.
Prendiamo le valige e partiamo per il nostro vero sogno, la nostra vera vita.
Partiamo solo io e te, mano nella mano.
>>
 Per un millisecondo credo alle tue parole. Ci credo. Ma poi il tuo sguardo mi riporta alla realtà. Sono le solite parole di cui mi imbastisci l’organismo. Le solite parole a cui non credi neanche per un momento, ma sai che riempiono la mia anima fragile e la mia stupida autostima che mi fa credere che il tuo sia veramente amore.
La porta di questo mondo fatato, riempito solo da te, si è aperta. Non vedo solo grigio attorno  a me, esistono i colori nel mondo vero.
 
Place your past into a book
Put in everything you ever took
Place your past into a book
Burn the pages let them cook


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Ciao chicas :)
Ringrazio come sempre tutte quelle che hanno messo tra i preferiti-ricordati etc la storia e che hanno recensito. Mille grazie :)
La storia si sta sempre più sviluppando. Spero vi piaccia. Se volete recensite. Grazie :)

Sara

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Capitolo 8
*** No matter how long ***


No matter how long

Time is gonna take my mind 
and carry it far away where I can fly 
The depth of life will dim the temptation to live for you 
If I were to be alone silence would rock my tears 
'cause it's all about love and I know better 
How life is a waving feather


Una leggera brezza di vento gelato mi sveglia la mattina. Sento i brividi nella schiena, tasto il letto alla ricerca del mio principe nero, ma non sento nulla, solo le coperte soffici. Apro svogliatamente gli occhi e vedo la finestra spalancata, probabilmente uscendo Nathan se la è dimenticata aperta. 
Mi sveglio con l'amaro in bocca, ancora turbata da quel vortice di emozioni provate il giorno prima. 
Sorrido al pensiero di rivedere Jay, finalmente. 
Il rumore di passi sulle scale mi riporta sulla Terra.
Chiudo istintivamente gli occhi, non voglio essere disturbata da nessuno, voglio rimanere rinchiusa nel mio mondo ancora per qualche ora. 
Qualcuno entra, in punta di piedi, come a voler trovare piano piano il suo posto all'interno della mia fortezza. Un'altra brezza arriva dalla finestra ancora aperta. Il vento leggero porta alle mie narici una scia di profumo. Lo riconosco. È lo stesso odore ipnotizzante che avevo sentito il giorno prima mentre abbracciavo Jay. Sorrido. Apro lentamente le palpebre e volto la testa verso la porta, mi ritrovo lo spettacolo sperato difronte a me, Jay.
<<Scusami tantissimo, non ti volevo svegliare. Perdonami.>>
Si scusa tutto impacciato. Cerco di trattenere le mie risa per non offenderlo.
<<No, tranquillo, non mi hai svegliata. Ero già sveglia.>> 
Con una goffaggine assurda si avvicina al mio letto e si siede delicatamente su di un lembo minuscolo, quasi avesse paura di invadere il mio spazio vitale. 
Lo guardo e vorrei buttarmi tra le sue braccia, accarezzargli la folta barba. Ma mi limito a parlargli. 
<<Come mai in camera mia a quest'ora del mattino?>>
Tiene lo sguardo basso, imbarazzato, le guance si sono arrossate, balbetta.
<<Mmmax aaveva un impegno e di lavoro e, e, e mi mi ha chiesto se se potevo ecco, se potevo farti compagnia oggi, e poi..>>
Sorrido tra me e me.
<<E poi?>>
Sempre più in difficoltà vedo che si strofina le mani in segno di nervosismo.
<<bhe, poi volevo, bhe volevo solamente vedere come dormivi, tutto qua. Ma non come un maniaco, non fraintendermi, è solo che tu..>> 
Mi alzo leggermente, mi siedo e focalizzo tutta la mia attenzione su di lui.
<< Solo che io?>>
È sempre più in difficoltà. Si sta distruggendo le mani a forza di strofinarle tra di loro. Gliele stacco e inizio ad accarezzarle delicatamente incitandolo a continuare.
<<Solo, solo che tu, tu mi piace.>>
Alza lo sguardo su di me, gli occhi gli brillano ma sono forti, spavaldi, sicuri.
<<Mi piaci da una vita intera. Mi piaci da quando non sapevamo nemmeno camminare. Ho sempre aspettato in disparte, ti ho sempre lasciata fare tutti gli sbagli che volevi convito che un giorno ti avrebbero portato dritto a me, convinto che l'unico che veramente ti potrà mai amare in modo totalizzante possa essere io. Ho lasciato fare al fato il proprio corso credendo che ti avrebbe portato a me, ma forse questo fato maligno non esiste, o se esiste ti sta portando nella direzione sbagliata. 
Tutto questo dolore, tutto questo dolore se fossi con me non esisterebbe, non esisterebbe minimamente Zoe. Io ti tratt
..>>
Non ti do nemmeno il tempo di finire che mi fiondo sulle tue labbra. Mi stringi a te con una naturalezza che quasi mi spaventa. Mi stringi a te come se quello fosse il posto che da sempre mi spetta. 
Le nostre labbra si incontrano, si cercano, si inseguono e partono per un viaggio infinito. Nessun confine più tra noi, nessuna dimensione può contenere questa esplosione di sentimenti. 
Una terza brezza entra dalla finestra, ritraggo leggermente le spalle e un brivido di terrore mi pervade la schiena non appena apro gli occhi e vedo alla finestra Nathan. Il suo sguardo mi Gela le ossa, rimango pietrificata, sbatte l'anta e in un nano secondo sparisce dalla mia visuale. 
Jay scioglie l'abbraccio e si gira allarmato dal rumore. Rigagnoli iniziamo a bagnarmi la faccia. Jay mi riprende tra le sue braccia baciandomi la testa e accarezzando mi i capelli.
<<Tranquilla piccola, era solo il vento, stai tranquilla. Perché piangi?>>
Mi infosso ancora di più in lui, senza pronunciare alcuna parola. Rimaniamo così abbracciati l'uno nell'altra, senza proferire alcuna parola, per il resto della giornata.
 
19:07. Spalanco le palpebre, mi ritrovo sdraiata sul letto, la mano stretta a quella di Jay, mi giro e lo vedo che mi fissa, sorride.  Si avvicina schioccandomi un bacio sulla fronte.
<<Hey, buonasera principessa>>
Sorrido di rimando poggiando la testa sul suo petto. Ho ancora davanti a me gli occhi di ghiaccio di Nathan. Mi stringo di più a Jay come se mi potesse proteggere da tutte le avversità della vita.
<<Allora?>>
Mi alzo leggermente per guardarlo negli occhi.
<<Allora cosa?>>
<<Perché sei scoppiata a piangere? Pensavo stessero andando alla grande le cose, o mi sbaglio? Voglio dire,  tu potresti avere chiunque tu voglia al mondo perché sei meravigliosa, lo sei davvero, lo sei, io invece, bhè io, invece sono solamente un fascio di insicurezze che…>>
Ti fermo di nuovo buttandomi nuovamente sulle tue labbra.
Ci sono baci che non si scordano mai, quelli che chiamiamo “perfetti”, quelli che non hanno né inizio né fine, quelli che ti mozzano il fiato con il cuore che ancora batte a mille, quelli che sembrano baciare direttamente il cuore, quelli che vorresti durassero per sempre, di quelli che solo tu mi hai dato.
<<Vorrei vivere tutti i giorni con te e baciarti ogni giorno della mia vita così potrai dirmi qualcosa anche solamente con un bacio, proprio come hai fatto oggi>>

My eyes are on you they're on you 
And you see that I can't stop shaking 
No, I won't step back but I'll look down to hide from your eyes 
'cause what I feel is so sweet and I'm scared that even my own breath 
Oh could burst it if it were a bubble 
And I'd better dream if I have to struggle 

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Grazie mille per le recensioni. Grazie davvero.
Ci ho messo un po' a pubbliciare, ma tra la scuola e altri vari impegni non sono riuscita.
ps: su twitter sono @bethewildyouth visto che la scorsa volta una ragazza me lo aveva chiesto.

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