Be my teenage dream. (KlaineOctoberWeek2012)

di Thebrightsideofthemoon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** You think I'm pretty without any make up on. ***
Capitolo 2: *** Before you met me I was alright but things were kinda heavy, you brought me to life ***
Capitolo 3: *** I’ve finally found you, my missing puzzle piece: I’m complete! ***
Capitolo 4: *** Let’s go all the way tonight: no regrets, just love! ***
Capitolo 5: *** My heart stops when you look at me! ***
Capitolo 6: *** You make me feel like I’m living on teenage dream ***
Capitolo 7: *** Let you put your hands on me, in my skin tight jeans, be your teenage dream tonight! ***



Capitolo 1
*** You think I'm pretty without any make up on. ***


Cooper + Klaine
You think I'm pretty without any makeup on
 
Blaine era palesemente nervoso. Continuava a tamburellare le dita sul bracciolo del divanetto e a toccare insistentemente il papillon a cuoricini che gli aveva regalato Kurt per il suo compleanno, poche settimane prima, e che, in quel momento, sbucava, appariscente, dai risvolti chiari della camicia. Di fronte a lui, adagiato sul tavolino da caffè, un bigliettino spiegazzato recante una frase lapidaria, in corsivo, dallo sviluppo sicuro e fluido.

Alle otto e mezza da mamma e papà, martedì sera. Coop.

Il suo cuore martellava sempre più forte ogni volta che si riproponeva di leggere l’unica riga che il suo unico fratello maggiore si era premurato di comporre per avvisarlo del suo arrivo imminente. Per non parlare del fatto che fossero le sette del suddetto martedì; era come se la tensione si fosse addensata sul suo capo in modo talmente concentrato che era addirittura possibile immaginare di tagliarla con un coltello. Nonostante avessero deciso di mettere da parte gli antichi dissapori, Blaine temeva che potessero sorgere incomprensioni o, peggio, che potesse, nel concreto, non essere cambiato nulla.

“Tutto okay?” – esclamò Kurt, facendo capolino dalla cucina con uno sformato di patate sul vassoio, facendolo sussultare e distrarre, almeno momentaneamente, dai pensieri confusi che gli vorticavano nella mente. Blaine aveva chiesto al suo ragazzo di raggiungerlo a casa non appena aveva ricevuto il fatidico biglietto e aveva espressamente richiesto ai genitori di lasciarli soli, quella sera. Kurt, captando perspicacemente la disperata richiesta di aiuto, lo aveva raggiunto in tutta fretta, senza pensarci troppo. Aveva bisogno di lui e non lo avrebbe lasciato da solo, alla deriva, per nulla al mondo.

Blaine alzò repentinamente lo sguardo, tuffandosi nelle iridi cerulee di Kurt: aveva paura.
“Non devi.” – sentenziò quest’ultimo, posando la pietanza sul ripiano di mogano, elegantemente rivestito da una leggera tovaglia di panno di un giallo tenue, che lui stesso aveva precedentemente scelto. Si avvicinò al ragazzo, poi, sedendosi accanto a lui, gli poggiò il palmo della mano sul ginocchio e lo strinse, ad infondergli coraggio. Aveva capito tutto.
Blaine gli sorrise debolmente. Posò la testa nell’incavo della sua spalla e inspirò a fondo.

“Hai un profumo buonissimo” – aggiunse d’un tratto, realizzando che ogni qualvolta il suo ragazzo era nei dintorni riusciva a sentirsi disteso e sollevato, come se nulla potesse mai intaccare il suo equilibrio interiore – come, a onor del vero, poco prima stavano minacciando di fare i timori sopiti dall’ultimo incontro tra lui e Coop che si accingevano a riaffiorare -.
Kurt gli carezzò dolcemente i soffici ricci bruni, affondandovi le dita sino all’attaccatura dei capelli. La sua mano indugiò sul collo per poi scivolare lungo la linea della sua schiena, insinuandosi tra essa e lo schienale del divano. A sua volta, Blaine, si fece più vicino, sedendosi su di un fianco: il suo respiro, scandito in brevi ma irregolari emissioni di fiato, si infrangeva sul volto di Kurt mentre le sue pupille scure si concentravano sulle labbra sottili del suo ragazzo, leggermente dischiuse in attesa di un bacio. Non intenzionato ad attendere ulteriormente, si sporse verso di lui..
Il campanello. La resa dei conti.


*


“Bel fiocchetto, Bee, davvero. Sembri quasi uno di quei pacchetti colorati che trovavamo sotto l’albero da bambini..”
E che tu, puntualmente, scartavi al posto mio, concluse mentalmente Blaine, guardando in tralice Kurt che, dal canto suo, aveva rivolto un’occhiata interdetta a Cooper il quale, intanto, si versava beato del vino rosso nel calice.
Fatta eccezione per un altro paio di commenti della stessa risma, durante i quali i due fidanzati si erano cercati con le mani sotto il ripiano del tavolo per trasmettersi la forza necessaria per ignorare le frecciatine dell’altro, la serata trascorse tranquillamente. Cooper, in uno slancio d’entusiasmo, si era addirittura complimentato con Kurt per l’ottima cena servita e il risultato che Blaine poté notare, poiché costantemente rapito dai movimenti del suo ragazzo che si affaccendava affinché tutto risultasse perfetto, fu il progressivo tingersi delle sue gote secondo una vasta gamma di tonalità del rosso, indice del suo imbarazzo e, al contempo, della sua lusinga.

La bomba arrivò a fine serata, nel momento in cui Kurt si fu seduto per assaggiare il dessert.

“Kurt” – si rivolse gentilmente Cooper al ragazzo di suo fratello, catturando la sua attenzione – “sono incredibilmente felice, sai?”
Il giovane lo fissò in volto, scrutandone i minimi cambiamenti d’espressione: non riusciva ad immaginare dove volesse arrivare. Blaine fece altrettanto, temendo che tutte le sue paure fossero sul punto concretizzarsi.
“Sono felice. Felice, davvero felice.”
I due ragazzi si guardarono negli occhi, la medesima espressione di perplessità dipintasi sui loro volti.
Kurt, tu sei la sua benedizione” – riprese Cooper, indicando un Blaine tanto incredulo quanto sorpreso – “Vi vedo e colgo la vera essenza del sentimento che vi lega: un sentimento che va oltre la semplice attrazione fisica o l’innamoramento passeggero. Kurt, Blaine stava aspettandoti da una vita! Io ho fatto di tutto per rendergli la vita impossibile e sono pronto a scommettere che tu sia stato mandato in risposta alle sue preghiere. Spero che possiate esserci l’uno per l’altro il più a lungo possibile e.. “ – le dita di Blaine si erano chiuse attorno a quelle di Kurt, leggermente tremanti dall’emozione – “e di poter avere un’altra fetta di questo dolce, era veramente squisito!”


*


“Grazie della cena, ragazzi, era davvero tutto buonissimo!”
Cooper, sull’uscio della porta, continuava a profondersi in complimenti indirizzati prevalentemente a Kurt e alle sue doti culinarie. Blaine li guardò e, dopo aver trascorso una serata attanagliato da una fastidiosa sensazione di apnea, si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo. Fu allora che il fratello maggiore allargò le braccia, attendendo che lo salutasse a dovere. Non appena si riunirono nell’abbraccio, Cooper gli sussurrò all’orecchio, con tono appena percettibile.
“Non ho mai visto brillare i tuoi occhi in questo modo. E’ lui, quello che aspettavi da sempre.”
Blaine sorrise. Non sapeva quanto fosse vero.

Non appena la porta si fu richiusa alle spalle del teatrale addio di Coop, diretto verso il taxi che lo avrebbe ricondotto in albergo, Blaine accolse come degna di attenzione un’idea che gli era balenata in testa per caso; cinse la vita di Kurt, il quale era visibilmente euforico per via dell’esito più che positivo della serata, e lo attirò a sé, prorompendo in una risata argentina di cui solo lui conosceva il motivo.

“Dove eravamo rimasti?”


Spazio autrice:
Saaaaaaaalve a tutti! Sento che a breve le mie pupille, iridi e quant'altro, mi abbandoneranno definitivamente, per cui cercherò di essere il più coincisa possibile. E' una settimana che rimando il momento di scrivere sui prompt della Klaine week ma, causa maledetto e stramaledetto studio, mi sono ridotta all'ultimissimo momento e - che dire? - adesso tocca rimediare! Spero che questa prima FF, seppur breve, possa piacervi e vi invito, ancora una volta, a recensire, in modo tale da conoscere i vostri pareri e migliorarmi :)
Ps: il rating è giallo, ma vi avverto che non ho la più pallida idea di quello che potrò scrivere nelle prossime FF, che pubblicherò in linea di massima tra domani e dopodomani, so stay tuned!


*E, per inciso, CRISSCOLFERISON! Grazie concerto di Madonna, sento di amarti!*

Thebrightsideofthemoon.

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Capitolo 2
*** Before you met me I was alright but things were kinda heavy, you brought me to life ***


Roomates!Klaine


Before you met me I was alright but things were kinda heavy, you brought me to life


“Blaine?”

Kurt lasciò cadere le chiavi sul mobile nell’ingresso; si trascinò in avanti fino al tavolo al centro dell’unico ambiente di cui si componeva il suo spazioso monolocale e vi appoggiò con grazia le buste della spesa, per poi guardarsi intorno. L’appartamento sembrava essere deserto: probabilmente sia Rachel che il suo fidanzato erano fuori.

Il ragazzo iniziò a disfare i sacchi delle compere, mettendo al proprio posto ogni cosa, premurandosi, prima di tutto, di conservare in frigo la sua confezione di lattine di Diet Coke da sei. Niente di peggio di una Diet Coke calda, si disse, mentre armeggiava con lo sportello difettoso del frigorifero.

“Non sia mai!”
Kurt sobbalzò, lasciando cadere la sua scorta: la plastica che teneva insieme le lattine si ruppe e una di queste rotolò ai piedi del ragazzo che aveva appena parlato, il quale si chinò per raccoglierla.

“Non c’è nulla di peggio di una Diet Coke calda, sbaglio?” – chiese retoricamente Blaine, porgendogli la bevanda.

“Non sbagli.” – concluse il soprano, strappandogliela quasi di mano.

“Qualcuno ha la luna storta, oggi?”

“L’avresti anche tu se qualcuno ti avesse fatto perdere quindici anni di vita saltando fuori così, senza preavviso.”

“Sono semplicemente uscito dal bagno!”

Kurt sbuffò sonoramente, sistemandosi una ciocca di capelli mentre ricomponeva la confezione nella sua conformazione originaria e riponendola, al sicuro, dentro al frigorifero.
Blaine si avvicinò a lui con passo felpato e lo abbracciò da dietro, cingendogli i fianchi e posando il mento sulla sua spalla. Kurt inarcò la schiena, beandosi del tepore del respiro del suo ragazzo che si infrangeva con regolarità sul suo collo.

“Giornata nera? Posso fare qualcosa per te?” – sussurrò al suo orecchio, strofinando il naso contro la sua pelle diafana.
Kurt sospirò e Blaine tornò all’attacco.

“Scommetto di si..”
Il moro cercò le sue labbra e, una volta catturate in uno dei suoi baci, lo fece voltare, spingendolo contro il piano cottura e assicurandosi sui palmi delle proprie mani, in modo tale che il suo peso non gravasse troppo sulla figura esile e slanciata del suo ragazzo. Kurt fece risalire le dita affusolate lungo il suo torace, fino a circondargli il collo con le braccia e strofinò teneramente il naso contro quello dell’altro.

“Ehi!” – esclamò preoccupato Blaine – “qualcosa non va?”
“Nulla.”
“Puoi dirmi tutto, lo sai”

Kurt sospirò nuovamente, rassegnato. Era davvero impossibile nascondergli qualcosa.

“E’ che mi sei mancato. Tanto.”
Blaine sorrise teneramente. Kurt non poteva immaginare neanche lontanamente quanto avesse potuto sentire la sua mancanza, e quanto questo lo avesse ucciso nei mesi precedenti: aveva sbagliato, non c’era alcun dubbio su questo. Ma c'era stato quel filo a legarli; Blaine gli era rimasto devoto, senza alcuna speranza di voltare pagina. Probabilmente avrebbe potuto, ma non l’aveva fatto: Kurt sarebbe stato sempre quella pagina da rileggere ogni volta con rinnovata attenzione, il passo sul quale soffermarsi ogni sera prima di prendere sonno. Kurt era la storia che non avrebbe mai smesso di raccontare.

“Sono qui.”

“Non oggi. O, meglio, non solo oggi.” – riprese con tono mesto il soprano – “Mi sei mancato in questi mesi, dopo quello che è successo. Mi è mancato vederti, toccarti, sentirti vicino nella quotidianità. Ho odiato il fatto di non poter dire di essere fidanzato, di non potermi vantare del fatto che il mio ragazzo fosse il più carino di tutti. Mi sei mancato, Blaine, da morire.”

Blaine non aveva potuto fare a meno di arrossire al complimento. Kurt gli scarmigliò affettuosamente i capelli, stranamente liberi dalla consueta generosa dose di gel che li imprigionava solitamente.



“Ora sono qui. Sono qui per restare.”

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Capitolo 3
*** I’ve finally found you, my missing puzzle piece: I’m complete! ***


Heroes!Klaine


I’ve finally found you, my missing puzzle piece: I’m complete!


(24:00)
Buon ventunesimo compleanno, amore della mia vita!^^

(24:02)
Blaine! E’ tutto il giorno che provo a chiamarti!! Dove sei finito?

(24:05)
La preparazione della tua sorpresa di compleanno è stata più impegnativa di quanto credessi. Ti sei sentito solo?

(24:08)
Terribilmente!

(24:11)
Aw, e così sono una presenza fondamentale nella tua vita..

(24:13)
Beh, non esageriamo adesso.

(24:15)
Kurt Hummel! Come puoi spezzare così il mio cuore?
(24:17)
Kuuuuuuurt?

(24:19)
Ti odio.

(24:21)
Che c’è? Cercavo di ignorarti.

(24:24)
Vedrò di soprassedere, stavolta. Pensa ad esprimere un desiderio, piuttosto. E’ la tua notte.

(24:25)
Fatto.

(24:27)
Non ho speranze di sapere cosa hai chiesto al potere soprannaturale degli orari speculari, vero?

(24:28)
Chi.

(24:29)
?

(24:32)
Chi ho chiesto, non cosa.

(24:34)
Chiunque tu abbia desiderato nella tua vita, è ora del tuo regalo di compleanno.

MMS:

Blaine Anderson!Superhero @McKinleyHighSchool (video)

(24:40)
Tutto questo è per dirti che non mi interessa essere importante per qualsiasi altra persona al mondo: voglio esserlo per te, Kurt. Voglio essere il tuo eroe. Non ho superpoteri per impedire al mondo di ferirti; lo farà comunque, quando ne avrà l’occasione. Lo stesso faranno le persone che lo abitano: saranno invidiose di te, di come, inspiegabilmente, tu riesca a sintetizzare in te stesso tutto quello per cui un uomo può dirsi ammirevole. E, nonostante questo, sembri non accorgertene, e ti aggiri in tutta tranquillità fra noi comuni mortali. Sei speciale, Kurt. Oggettivamente. E’ per questo che io voglio esserlo soltanto per te: un po’ come il tuo angelo custode, il Robin del tuo Batman. Buon Compleanno, amore della mia vita.
(Spero apprezzerai il frutto di 7h no-stop di riprese.)

(24:45)
Ho chiesto di non doverti mai dire addio.
(Vedi di muoverti, credo di doverti ringraziare a dovere per il regalo)


(24:48)
Il tempo di indossare il mantello. Fa freddino fuori e, contrariamente a quanto si possa credere, anche noi supereroi rischiamo i reumatismi..

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Capitolo 4
*** Let’s go all the way tonight: no regrets, just love! ***


Skank/Nerd!Klaine


Let’s go all the way tonight: no regrets, just love!
 

Stai alla larga da Kurt Hummel, è un ragazzaccio.
Evita Kurt Hummel come la peste: meglio non avere a che fare con tipi come lui.
Tanto bello quanto impossibile: e pure parecchio stronzo, a dirla tutta.
Lui e la sua cricca sono quanto di meno raccomandabile possa esistere in questo buco di cittadina dell’Ohio.
Hummel? Cerchi per caso rogne, amico?


Hummel glielo aveva chiesto, a voler utilizzare un eufemismo. Perché più di avergli proposto di uscire, Kurt, il bullo/bello della scuola, lo aveva scelto. E il tono con cui gli si era rivolto non ammetteva alcun tipo di replica.

“Venerdì sera, Anderson. Passo da te alle otto. Tieni pure gli occhiali, ti rendono incredibilmente sexy. Ah, ti prego: leva quel gel dai capelli, fa così anni ottanta!”

Blaine lo aveva guardato con aria interrogativa. Hummel non aveva mai mostrato interesse nei suoi confronti: se gli capitava di incontrarlo per strada, era solito, piuttosto, scansarlo brutalmente e non riusciva a ricordare che gli avesse mai rivolto parola, nemmeno per salutarlo. Possibile che ce l’avesse con lui? Evidentemente, essendo lui l’unico Anderson nei paraggi. Lo seguì con lo sguardo, mentre proseguiva a passo di carica lungo il corridoio, spintonando a desta e a manca un paio di malcapitati che avevano osato tagliargli la strada: era incredibilmente bello, fasciato nei suoi pantaloni di pelle attillati e nel suo giubbotto abbinato, doveva ammetterlo.

 

*


Ed era davvero passato alle otto di quel venerdì sera, sotto casa sua. Aveva suonato un paio di volte il clacson e aveva atteso, con aria insofferente, Blaine, il quale era sempre più convinto di essersi cacciato in un bel guaio. Il più piccolo si era sporto dal portone di casa, incerto: una volta individuata la lussuosa macchina scura dell’altro, le era andato incontro. Indossava un paio di jeans scuri, arrotolati all’altezza delle caviglie, lasciate scoperte, una camicia bianca e un gilet nero a scacchi. Sul colletto spuntava un papillon a fantasia, sui toni del grigio. Niente gel, come gli era stato ordinato.

“Wo-hoo! Sei uno schianto, Anderson. Seriamente. Senza tutta quello sciroppo d’acero fra i capelli potresti addirittura farmi concorrenza. Sali, bellezza, andiamo a divertirci.” – esclamò Kurt, mentre l’altro apriva con fare dubbioso lo sportello della vettura e prendeva posto sul sedile anteriore accanto al posto di guida.

Blaine era diventato rosso dalla vergogna; si ritrovò a chiedersi se in quell’auto ci fosse ossigeno, perché tutto d’un tratto l’aria pareva essersi rarefatta.

“Il papillon, Anderson”- proruppe Hummel, mentre metteva in moto.
“Cosa?” – fece Blaine, voltandosi di scatto. Doveva essergli accaduto di nuovo: si era, ancora una volta, estraniato dalla realtà che lo circondava. Nerd, si rimproverò mentalmente.
“Levalo, fa troppo gay
Le labbra di Blaine si dischiusero in un sorriso sghembo, mentre le sue dita si davano da fare per sciogliere il cravattino.


Kurt lo aveva portato in un gay bar. Si era procurato - non era dato sapere in che modo - due carte di identità false, una per sé e l’altra per Blaine,  in modo tale che attestassero la loro maggiore età. Quando gliela aveva consegnata, l’altro non aveva potuto fare a meno di soffermarsi sulla foto. Il ragazzo immortalato sulla carta fotografica era calvo. A pensarci bene, non era neanche propriamente un ragazzo; sembrava essere un uomo sulla cinquantina, piuttosto. Kurt notò l’aria interrogativa di Blaine.

“Il mio è un ultra sessantenne. Ti è andata bene, smettila di preoccuparti: non le controllano mai.”
Giusto per precauzione, aveva continuato a ripetersi mentalmente. Soprattutto mentre lo sguardo del buttafuori, un omone tatuato dai modi per niente rassicuranti, lo aveva percorso da capo a piedi per una buona manciata di minuti, alla ricerca di una qualche somiglianza con il tipo della foto.
“Facci entrare, Smith. E’ a posto.”

 

*


Al contrario di quanto si era aspettato, Kurt Hummel non lo aveva stuprato. E non lo aveva neanche mangiato, se era per quello. Alle 22.30 di quel venerdì sera, Blaine Anderson era ancora vivo e vegeto, seduto ad un tavolino di un gay bar di periferia davanti ad un bicchiere contenente qualcosa di alcolico e non identificato.  Mezzo vuoto.

“Perché hai accettato?” – chiese ad un certo punto Hummel, ritornando serio dopo aver riso ad una sagace battuta dell’altro.

“Accettato?”

“Di uscire con me”
Il suo tono era stranamente serio. Blaine lo vide abbassare lo sguardo.

“Non che tu me lo abbia propriamente chiesto..” – sorrise, ripensando allo strano invito di pochi giorni addietro.

“Puoi andare”

“Come?”

“Puoi andare, se vuoi.”

“Non voglio.”

“Scherzi? Stai davvero male.” – Kurt Hummel lo fissò esterrefatto, chiedendosi seriamente se il ragazzo fosse così sbronzo da non accorgersi di chi fosse in sua compagnia. Se fosse stato in lui sarebbe scappato immediatamente, cogliendo la palla al balzo. Sapeva bene di non essere benvisto dalla società e, strano a dirsi, ma provava un certo senso di colpa nello sporcare irrimediabilmente l’ottima reputazione di Blaine Anderson, primo della classe in ogni materia insegnata al McKinley nonchè cittadino modello. Dopotutto, era stato l’unico a non fare commenti sulla sua condotta, nonostante la disapprovasse in pieno.

“Perché? Sono in compagnia di un ragazzo bello da mozzare il fiato che ha scelto me come prossima vittima da mietere. Nell’attesa, se permetti, mi godo il panorama.” – rispose Blaine con una sincerità che trovava il coraggio di esprimersi soprattutto grazie ai fumi dell’alcol.

“Sei strano, Anderson.”

“No, solo abbastanza gay da rendermi conto che non posso farmi sfuggire un’occasione del genere.”

“Neanche tu sei niente male, sai?”

I due risero sommessamente, dapprima guardandosi negli occhi, poi fissando lo sguardo altrove, in punti imprecisati della sala.
Blaine gli tese la mano, improvvisamente.
“Andiamo, alzati, Hummel, adoro questa canzone!”

 

*


Kurt spense il motore, una volta giunto all’inizio del vialetto antistante alla casa di Blaine. I fari illuminavano la notte che, ormai inoltrata, li avvolgeva nel suo silenzio. I due rimasero zitti per un po’, finchè Kurt non prese la parola.

“Grazie”
“Grazie a te”

Blaine aprì lo sportello e fece per scendere dall’auto.
“Aspetta, Anderson!”

“Dimmi, Hummel”

Kurt.” – si presentò, porgendogli il cravattino che aveva dimenticato sul sedile. Le loro dita si sfiorarono per un istante, mentre l’altro rientrava in possesso dell’amato accessorio.

Blaine.

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Capitolo 5
*** My heart stops when you look at me! ***


Photographer/Model!Klaine

My heart stops when you look at me!

[2x15 "Sexy"]


Kurt,

ho rimesso al suo posto la Nikon non appena ti sei addormentato. La schedina SD è dentro, non l’ho rimossa. Non ho cancellato nessuna foto; dovresti ammetterlo, alcune erano davvero da esposizione. Il mio talento è indiscusso – altra cosa che dovresti avere il buon gusto di riconoscere -. Le tue facce da cucciolo di pinguino sono spettacolari, credimi. Certo, non saranno il massimo in quanto a sex-appeal ma sono adorabili al punto tale da supplire a questa mancanza.

Volevo scusarmi per oggi pomeriggio, per la storia dei film e quella roba lì: non ho alcun diritto di intromettermi nella tua vita nè tu devi fare nulla che non ti senta in cuore di fare. Non sono davvero nessuno per dirti di cambiare il tuo modo di approcciarti al mondo, di vedere tutto quel che ti circonda. Ti ammiro, sai? Sei la persona migliore che io conosca. E’ per questo che ho paura: ho paura che il mondo possa ferirti senza che tu voglia difenderti in previsione dei suoi attacchi a sorpresa. Ma non sono io a doverti convincere a farlo. Vorrei solo, se sarai tu a permettermelo, essere il tuo scudo, fintanto che ci sarò io accanto a te. Gli amici servono a questo, o no?

Sono desolato: non volevo ferirti, nè fare la parte di chi la sa lunga. Non piangere mai più, ti prego. Temo di non poterlo sopportare.
A domani.

Ps: Devo essere sincero, sei un modello niente male! In caso dovessi aver bisogno di un restyling delle mie espressioni so a chi rivolgermi (per l’outfit nulla da fare, sarò devoto a vita al “monotono e triste” blazer della Dalton, ogni tuo tentativo di farmi indossare quei dannati papillon che ti ostini a farmi provare – alcuni sono davvero improponibili, lasciamelo dire – è vano. Odio i papillon.)

                                                                                                                                           B.

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Capitolo 6
*** You make me feel like I’m living on teenage dream ***


Dalton!Klaine


You make me feel like I’m living on teenage dream

(Blaine POV)


"I Warblers sono qualcosa come delle star. Delle star di classe. Scommetto che chiunque sarebbe disposto ad uccidere per un nostro blazer. Ci guardano come se fossimo irraggiungibili. Riesco a scorgere, nei loro occhi, l’ammirazione di cui in nessun altro luogo sono stato oggetto. Mi credono un dio. Ma sono un semplice e più che comune mortale.

Canto. Teenage Dream, Katy Perry. I Warbler mi sostengono con le loro armonizzazioni in sottofondo. Mi muovo con precisione, seguendo i passi della coreografia che abbiamo precedentemente stabilito. Sento occhi puntati dappertutto, quasi fanno male, bruciano. I loro sguardi filtrano i miei abiti, le mie ossa. Sono Blaine. Blaine Devon Anderson, non più Blaine Warbler. Blaine e le sue debolezze: volete che ve le presenti? Blaine e le sue ossa rotte, i suoi lividi e le sue cicatrici mal rimarginate. Blaine e le sue paure. Non sapete nulla di me.

I suoi sono gli unici occhi che non feriscono con lo sguardo. Ci vedo il mare dentro, quasi mi ci tuffo. Non riesco a capacitarmi di come non abbiano il timore di dischiudersi al mondo, che non ha remore a colpire, ad abbattere, a radere al suolo. Lo ha fatto con me. Le ossa rotte. I lividi gonfi. Le cicatrici che mai si risaneranno. Chissà se le vede.

Sorride. Le vede, ne sono certo. E anche tutto il resto. Ho l’impressione che sarà inutile tentare di nascondergli il mio passato; continua a riaffiorare sulla mia pelle, oltre che nella mia mente. E se un paio di occhi azzurri bastassero? Se riuscissi ad abbandonare la mia vista e prendere in prestito il suo, di sguardo, così intriso di fiducia, di speranza?

Dimmi che mi aiuterai a ritrovare me stesso, ragazzo dagli occhi più belli che io abbia mai incontrato. Dimmi che la stretta di mano e la corsa a perdifiato lungo i corridoi della scuola hanno suggellato il nostro patto; che mi libererai dalle zavorre di questo dolore che mi porto cucito addosso. Dimmelo, Kurt."

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Capitolo 7
*** Let you put your hands on me, in my skin tight jeans, be your teenage dream tonight! ***



Winter in NY!Klaine


Let you put your hands on me, in my skin tight jeans, be your teenage dream tonight!


La pioggia lavava via il passato dalle strade di New York. Sapeva di nuovo, di inaspettato. Inattesa, quanto l’arrivo di Blaine. Quanto quel pomeriggio trascorso sotto le lenzuola, al riparo da ogni ingiustizia del mondo. Protetti, dagli occhi indiscreti della Grande Mela, appena da un paio di cortine di panno leggero. L’infrangersi delle gocce sui vetri: pura poesia. La perfezione di un pomeriggio al di fuori di una routine inclemente. Si erano persi, complici la distanza e i chilometri, e poi ritrovati, l’uno nelle braccia dell’altro. E, tutto sommato, andava bene così. Kurt non aveva mai creduto in Dio, nella sua esistenza in generale, come entità soprannaturale: eppure, in quello specifico caso, amava pensare che qualcuno, nel suo ufficio celeste, si fosse appuntato i loro nomi. Entrambi, su di un post it. Questi due sono fatti apposta per stare insieme, doveva aver constatato, appiccicandolo chissà dove. Poi lo aveva smarrito, nel caos delle scartoffie e dei documenti ammucchiati senza una logica sul ripiano della scrivania. E ritrovato, miracolosamente. Quando lo aveva stretto nuovamente fra le sue dita aveva sospirato di sollievo, pensando che per quel giorno, almeno, la sua buona azione quotidiana fosse andata a buon fine.

Blaine si mosse da sotto al plaid, avvinghiandosi in un abbraccio disperato al torso nudo di Kurt. Avrebbe potuto contarne i respiri, se avesse voluto. E i battiti. Ma si limitò a cercare la sua mano e ad intrecciare le dita alle sue; d’altronde, tutto, fuorché il contatto, pareva essergli astratto, privo di fondamento reale. Quelle dita lo stavano salvando di nuovo, si incastravano ancora, nonostante tutto, perfettamente alle sue: erano la sua ancora alla realtà.
Eppure non riusciva ancora a svegliarsi: non poteva trattarsi d’altro, se non di un sogno.
Kurt era il suo sogno.

Il suo sogno adolescenziale.



Spazio autrice:

E con questo brevissimo capitolo di raccordo, HO FINITOOOOOOOOOOO! *w* Ci ho messo un mese, ma ce l'ho fatta! Adesso tocca seriamente andare a studiare, non ho più scuse!! Ringrazio anticipatamente tutti coloro che avranno il fegato di leggere questa diabetica raccolta di FF, chi avrà il coraggio e la pazienza di recensire e approfitto per mandare virtualmente cuoricini e arcobaleni a tutti quelli che continuano a leggerla, fedelissimi, sin dal primo giorno (e anche chi ha iniziato per caso ed è rimasto fino alla fine, no alla discriminazione! :D). Siete l'amore! *w* 

Thebrightsideofthemoon.

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