Dagger e Clay

di Hachi The Okami
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dagger ***
Capitolo 2: *** In marcia! ***
Capitolo 3: *** Clay ***
Capitolo 4: *** Verso il fronte ***
Capitolo 5: *** Chi va là? ***
Capitolo 6: *** Questa è la guerra ***
Capitolo 7: *** Vita Militare ***



Capitolo 1
*** Dagger ***


                                                                     1                                                                  

                                                                Dagger

 
Il  fronte. Tanto si era preparato a quel momento. Allenamenti estenuanti, fatica, vittorie, delusioni, tutto con un unico fine. La Guerra. E ora che il giorno della sua prima, vera battaglia si avvicinava, Kuni provava sentimenti molto contrastanti: eccitazione, rabbia, coraggio, timore, incertezza, inadeguatezza. Il suo destino si sarebbe deciso quel giorno e sarebbe stato lui a deciderlo, mediante il proprio valore in battaglia.
Era ormai da ore seduto nell’armeria. Svegliatosi prestissimo rispetto agli altri cadetti, aveva deciso di avvantaggiarsi e di tentare di indossare l’armatura da solo, ma con scarsi risultati. Era riuscito a malapena ad allacciarsi i gambali e a chiudere le cinghie delle manopole, e così, a petto nudo era rimasto a pensare, rigirandosi nervosamente la spada tra le mani.
Kuni era un ragazzo di ventun’anni, anche se ne dimostrava molti di meno. Occhi chiari e capelli biondi, di media lunghezza, che contornavano un viso quasi infantile su un corpo nervoso e scattante da guerriero. Entrato in accademia quasi controvoglia, poiché di indole pacifica, scoprì in sé stesso grandi capacità nell’uso delle armi, divenendo un soldato abile e scaltro. Per la sua statura e velocità era stato soprannominano dagli altri cadetti “Dagger” (pugnale) e quel nome lo faceva sentire forte, quasi invincibile.
<< Chissà se davvero mi meriterò questo soprannome.. >> diceva mentre rinfoderava la spada ad una mano, per poi riporla vicino al suo scudo.
Decise di  ricominciare a prepararsi, quando la pesante porta si aprì e gli altri cadetti entrarono nell’armeria, per prepararsi anch’essi alla battaglia. Ognuno si diresse verso la propria armatura e le proprie armi. Come per Kuni, per molti di loro era il primo scontro ed esitarono ad indossare il proprio equipaggiamento.
Il ragazzo cercava con tutto sé stesso di chiudere le cinghie del pettorale, finendo però per perdere l’equilibrio e cadere, facendo rimbombare l’armeria del suono metallico dell’armatura sulla dura pietra e suscitando le risate dei presenti. Imbarazzato si tirò su, recuperando il pettorale e ritentando l’operazione.
<< Ce la fai ragazzino? >> chiese una voce alle sue spalle.
Kuni voltandosi si ritrovò davanti un ragazzo poco più grande di lui, in tutti i sensi. Era più alto e più muscoloso, anche se di poco, e lo guardava sorridendo dall’alto mentre slegava la lunga chioma nera.
 << S-Si, ce la faccio grazie.. >> rispose Kuni cercando di dimostrarsi sicuro, anche se i tentativi seguenti non furono molto fortuiti.
Stava per rinunciare quando si sentì qualcosa sfiorargli il fianco, poi vide una mano afferrare il pettorale e tirarlo verso di lui, facendolo aderire al suo petto. Era di nuovo il cadetto che gli aveva offerto aiuto che gli stava stringendo i legacci, tirandoli forte per fissare l’armatura.
Si sentiva un bambino incapace e rimase immobile aspettando che avesse finito, imbarazzato e nervoso.
<< G-Grazie … >>                                                   
<< Non c’è di che ragazzino. >> Disse  il cadetto ghignando, voltandosi poi per prendere l’elmo.                                                                                                                               << Non sono un ragazzino! Ho un nome, mi chiamo Kuni. >> ribatté.
Detestava che il suo aspetto infantile venisse sottolineato. Bloccatosi all’istante, il ragazzo si  voltò, colpito da quella risposta. Poi sorridendo gli porse la mano non ancora guantata 
<< Io sono Rohan, piacere di conoscerti Kuni. >>
Un po’ titubante, gli strinse la mano. Era di certo anche più forte di lui, dato il vigore con cui stringeva. Passò poi dal guardare la mano a fissare il volto di Rohan, notando che nonostante il fisico poderoso, possedeva dei lineamenti delicati. Il volto illuminato da un paio di occhi verde bosco e una bocca che mostrava un sorrisetto divertito.
Kuni si rese conto di essere rimasto a fissarlo per troppo tempo e spostò lo sguardo , sperando che non se ne fosse accorto. Indossò il resto dell’armatura, assicurò poi la spada alla cintura , lo scudo al braccio sinistro, agguantò l’elmo e uscì in fretta dall’armeria.
<< Che razza di figura sono davvero un idiota. >>  
Senza accorgersene raggiunse il piazzale, dove il Generale attendeva l’arrivo delle truppe per mettersi in marcia verso il fronte.
<< Ah Dagger, vedo che sei il primo. Molto bene ragazzo. Adesso sull’attenti e attendi il resto dei tuoi compagni. >>                                      
 << Agli ordini Generale! >> obbedì celermente.

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Capitolo 2
*** In marcia! ***


Una volta riunito il piccolo esercito, Il Generale diede l’ordine di partire. Con vigore gli uomini si mossero in file ordinate, seguendo i soldati di rango più alto, i quali viaggiavano in groppa ai propri cavalli. Il tutto seguito da tre carri che trasportavano viveri, acqua, effetti, attrezzi e tende.
Kuni si trovava nella terza fila, praticamente circondato dai propri compagni. Con l’elmo in testa era facile distinguerlo, grazie il paio di ali che spuntavano dai lati di esso. Si sentiva leggermente stordito dal clangore delle armature e delle armi, unite al ritmo cadenzato della marcia, ma al momento la sua testa era occupata da ben altri pensieri. Pensava a se sarebbe stato in grado di combattere bene, se avesse avuto il coraggio di uccidere qualcuno oppure avrebbe esitato e soprattutto.. sarebbe stato solo, o qualcuno l’avrebbe aiutato in caso di necessità?
I suoi pensieri vennero interrotti dal suono del corno. L’intero esercito si era fermato sulla soglia di un bosco.
<< Ci fermiamo quì per il momento, raggiungeremo la meta domani! >> esclamò uno dei superiori, intimando così i soldati a riposarsi.
Erano ore che camminavano ed il sole era prossimo a tramontare. Kuni si rese conto di essere stanco, anche se non troppo, così decise di non raggiungere subito il carro per prelevare la propria tenda. Si levò l’elmo, abbandono gli spallacci e i fiancali vicino ad esso e si addentrò nel boschetto.
Non aveva intenzione di allontanarsi troppo, ma preferiva passare un po’ di tempo nella pace e nel silenzio che quel luogo gli offriva. L’odore del legno e del muschio impregnavano l’aria e i fruscii penetravano nelle sue orecchie quasi come fossero terapeutiche per le sue stanche membra. Il silenzio però venne rotto da un rumore sinistro, poco più lontano da lui.
La sua calma divenne tensione, che divenne allerta al rumore successivo, sempre nella stessa direzione. Estrasse la spada e si incamminò verso la fonte del suono, che si susseguì per diverse volte. Più si avvicinava, più Kuni si rendeva conto di cosa fosse in realtà a causare quei suoni. 
Giunse in fine ad una piccola radura, nella quale scorreva un fiume. Sulle sue sponde, parti di armatura posati alla rinfusa intorno ad un enorme spada piantata nel terreno. Appena l’ultimo pezzo di armatura raggiunse gli altri, il ragazzo volse lo sguardo verso la riva, riconoscendo la chioma nera della figura di spalle.
Alla vista di Rohan, si nascose immediatamente dietro il primo tronco utile, cercando di non respirare troppo forte, forse perché era sorpreso di vederlo, o molto più probabilmente perché era completamente nudo.
Con una camminata lenta, il cavaliere si immerse fino al ventre, prendendo poi con i palmi dell’acqua per versarsela sulla testa, rinfrescandosi. L’acqua scivolava sul resto del suo corpo, facendo risaltare ancora di più i muscoli e appiccicando i capelli alle sue spalle. Si sentì decisamente teso a quella vista, una tensione percepibile dai suoi tremori e dal colorito rossastro che stava acquistando. Si accorse della propria eccitazione solo dopo qualche minuto passato a spiare Rohan, muovendo poi senza far rumore di nuovo verso il campo base.
Arrivato a destinazione, si sdraiò sull’erba, senza riuscire a togliersi quell’immagine dalla testa. Non era certo la prima volta che vedeva un proprio compagno nudo, ma quel cavaliere aveva decisamente qualcosa di particolare per imprimersi così bene nella sua mente..
Passata qualche ora, Il Generale passò in rassegna i cadetti, scegliendo Kuni per montare di guardia.
<< Non sarai da solo tranquillo. Ti assegnerò un compagno con cui potrai darti il cambio durante la notte. >>                  
<< Signorsì comandante! >>
<< Molto bene, dirigiti verso il limitare del sentiero e controlla chiunque lo percorra e se è necessario perquisiscilo >>
Detto questo, Kuni venne congedato e, recuperate le armi, si incamminò verso il luogo designato.
La noia. Nient’altro che noia portarono le seguenti ore. Quel sentiero veniva usato per lo più da contadini e mercanti, niente di così sospetto che necessitasse di un controllo. Dopo l’ennesima volta che si diede dello stupido per aver accettato, un fischio alle sue spalle richiamò la sua attenzione.
Voltandosi vide un cadetto che si avvicinava a grandi passi verso di lui, portandosi un enorme spada appesa alla schiena. Rohan si avvicinava sorridendo alla postazione di guardia.
<< Kuni, se non ricordo male, giusto? Sono stato assegnato al turno di guardia insieme a te. A quanto pare passeremo la notte insieme. >> disse continuando a sorridere.
Kuni, rinfoderata la spada, andò verso di lui, stranamente contento di quella notizia, molto probabilmente perché avrebbe potuto accollare a qualcun altro quel noioso compito.
<< Perfetto cominciavo a stancarmi! Ti dispiace darmi subito il cambio? Non ho ancora avuto modo di riposarmi dopo la marcia.. >>  
<< Certo, fai pure, qui ci penserò io, almeno per le prossime tre ore. >>
<< Grazie infinite, Rohan. >> disse sorridendo e battendo la mano sulla sua spalla.
Quando sorrideva il suo aspetto infantile veniva accentuato ancora di più. In un certo senso si sentiva anche più sicuro e protetto in compagnia del cavaliere.
Si stese poggiando la schiena ad un piccolo masso liscio e chiuse gli occhi, rilassando tutto il corpo, sospirando per il sollievo.
<<  Se avevi voglia anche tu di un bagno potevi benissimo unirti a me.  >>    
Kuni sgranò gli occhi.

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Capitolo 3
*** Clay ***


“Se n’è accorto?! Come ha fatto?” 
<< M-Ma di che stai parlando? >> cercò di fare il vago, sperando di sviare il discorso da quel argomento.
Sorridendo e continuando a scrutare l’orizzonte, Rohan rispose.
<< Stò parlando di un piccolo ragazzino che mi spiava mentre mi rinfrescavo. O forse non hai voluto perché avevi paura di non riuscire a rimetterti l’armatura da solo? In quel caso ti avrei aiutato di nuovo io. >> rivolgendogli uno sguardo bonario.
Kuni avvampò quasi subito ricordando prima la scena del lago e poi quella nell’armeria.
<< Per l’ennesima volta non sono un ragazzino… E poi non volevo fare nessun bagno. Cercavo solo un posto tranquillo dove riposare. >>
<< E per puro caso per rilassarti sei rimasto a spiarmi. >>
Continuò a punzecchiarlo  sull’argomento per qualche minuto e Kuni a momenti scoppiava in una scenata degna di un bambino capriccioso. Alla fine la calma si ristabilì ed entrambi tornarono al proprio dovere tra le risate.
Incuriosito ancora di più dal guerriero, Kuni cominciò a scrutarlo per bene.
La forma e i dettagli della sua armatura erano simili alla sua, ma sembrava più pesante e resistente, gettò poi un sguardo sulla sua arma, che ancora teneva assicurata sulla schiena. Brillava sotto i raggi di luna, mettendo in risalto la stazza di quel arma così grossa. Una parola era scritta in rune sulla base della lama, non riusciva a leggerla.
Rohan non staccava lo sguardo dalla strada, scrutando nel buio ascoltando ogni suono della notte. Accortosi poi che il suo tempo era scaduto, rivolse lo sguardo a Kuni che ancora stava osservando la spada.
<< Bella vero? >> chiese.
Destatosi dall’analisi, il biondino rispose a tratti.
<< Cosa? Oh.. Si certo è.. è splendida.. Ehm.. c-cosa c’è scritto? >>
Contento di quella domanda, andò a sedersi accanto a lui, sguainò la spada e la mise in orizzontale davanti a loro.
<< L’ho forgiata io dopo che mio padre mi insegnò come fare. Era un fabbro e anche il migliore di tutti. Non ho mai usato altra arma in vita mia. La scritta è il mio soprannome Clay. >>
<< C-Clay? >> 
<< Esatto Clay. E’ il diminutivo di Claymore, ovvero il tipo di spada che brandisco! >> Detto questo la pose esattamente tra di loro.
<< Anche tu hai un soprannome, no? Dagger vero? >>
<< E-E tu come lo sai?>> 
<< Ti ricordo che facciamo parte della stessa accademia. Le voci girano e poi é parecchio che ti tengo d’occhio. Mi ha colpito molto il tuo modo di combattere. Sei davvero bravo! >>
Kuni arrossì nel sentirsi dire quelle parole, nemmeno il suo maestro lo aveva elogiato così.
Passarono poi la notte a chiacchierare delle rispettive vite. Delle avventure che Rohan aveva passato prima di arruolarsi, alla passione di Kuni per i cuccioli. Alla fine finirono per diventare molto confidenti e avrebbero continuato  fino all’alba, se Kuni non si fosse addormentato sulla spalla di Rohan.

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Capitolo 4
*** Verso il fronte ***


Finito il turno di guardia, entrambi si mossero verso l’accampamento, poco prima che il sole sorgesse. A dirla tutta l’unico che si mosse fu Rohan, che si era caricato sulla schiena Kuni, ancora profondamente addormentato. Cercò di svegliarlo più dolcemente possibile durante il tragitto, scuotendolo leggermente e chiamando il suo nome.
Kuni si destò a quasi tre minuti dal campo, sorretto ad un metro e mezzo da terra. Non collegò subito, ma resosi conto della situazione, ringraziò il ragazzo con un abbraccio attorno al collo prima di scendere e proseguire anche lui a piedi.
L’esercito non tardò a partire al sorgere del sole. Le alette di Kuni spuntavano come sempre da convoglio, ma questa volta erano affiancate da un paio di corna di drago nere.
<< Ti dispiace se viaggiamo insieme? Nel gruppo di coda é una noia mortale. Non fanno altro che parlare di come e quante persone vogliono uccidere. >> Rohan lo aveva raggiunto durante la marcia.
<< Oh c-certo, anche io mi stavo annoiando a dir la verità! >>
I discorsi ripresero da dove si erano interrotti la sera prima, ai quali si aggiunse un improvviso sfogo da parte di Kuni, sulle proprie preoccupazioni per la sua prima battaglia.
 << Da come combatti , non sembra che tu possa avere problemi. >> 
<< Questo lo so’ ma… Ho come l’impressione che  debba aspettarmi qualsiasi cosa e poi.. in realtà c’è un'altra cosa che mi preoccupa Clay.. >>   
<< E di che si tratta? >>  
<< Tu hai mai… insomma, hai mai ucciso qualcuno? >>
Rohan per un attimo sembrò incupirsi, prima di rispondere.
<< Purtroppo sì e non ne vado fiero. Ma devi capire che in determinati casi, si tratta di uccidere o essere ucciso. Esattamente come nella battaglia che stiamo per affrontare. >>  
<< Credo in fondo di non avere il coraggio di farlo e continuo a pensare alle conseguenze se esitassi a farlo.. ho paura. >>
La mano di Rohan andò ad afferrare salda quella di Kuni, il quale quasi si spaventò al quel inaspettato gesto.
<< Allora sappi che ci sarò io guardarti le spalle durante gli scontri, ok? >> disse rivolgendo il solito sorriso al ragazzo.
Kuni, rassicurato e addirittura esaltato da quelle parole, ricambiò il sorriso e strinse anche lui la presa.
<< E’ una promessa? >>
La stretta di mani divenne poi un abbraccio, poiché Rohan andò a cingere le spalle di Kuni con il braccio destro, attirandolo a se.
<< Sì, te lo prometto Dagger! >> 
<< Grazie infinite.. Clay. >>

L’aria era impregnata di polvere e sudore, armi sparse e ordinate un po’ ovunque, tende di varia grandezza, alcune pulite, altre luride. È proprio in una di quelle che venne sistemato Kuni, fortunatamente da solo. Avrebbe avuto tutto il tempo di pensare e prepararsi alla battaglia dell’indomani mattina.
Toltosi l’armatura, la gettò insieme alle armi in un angolo senza neanche curarsi del manichino, predisposto a sorreggerla. Si sdraiò sul letto, stanco e assonnato per il viaggio.
Stranamente i suoi pensieri non si focalizzarono sull’imminente battaglia, bensì sul compagno d’armi Rohan. Si era dimostrato così amichevole, simpatico e rassicurante e anche.. carino. Avrebbe voluto avere ancora la possibilità di parlare con lui, di passare del tempo insieme e magari anche di combattere insieme..
<< Riposate soldati. Domani vi aspetta la gloria o la morte, ma sarete voi a decidere il vostro fato! >>
La voce del Generale rimbombava nel campo, mentre le truppe già impegnate negli scontri facevano ritorno. Il rumore di armature in movimento lo tenne sveglio per un ora, assopendosi però pian piano.

 

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Capitolo 5
*** Chi va là? ***


Una strana figura si aggira nell’oscurità tra le tende. Le supera una dopo l’altra con una leggerezza ed una silenziosità tali da sembrare sovrumani. Raggiunse presto una tenda in particolare, mal montata e sporca. Svelto e silenzioso penetrò dentro di essa, volgendo lo sguardo verso gli angoli.
Si diresse lentamente verso il letto, avvicinandosi con cautela. Rimase sorpreso vedendolo vuoto. In meno di un secondo la figura nera venne sbilanciata da uno sgambetto, finendo per terra e con una lama puntata alla gola.
 Kuni lo aveva messo in trappola senza nemmeno troppa fatica. Gli ci volle un po’ prima di mettere a fuoco il viso dell’intruso.
Fu sorpreso non poco di vedere le fattezze di Rohan che andavano delineandosi nell’oscurità.
<< E tu che ci fai qui? >> disse palesemente incuriosito.
<< Bel modo di accogliere gli ospiti! Ero solo venuto a trovarti per fare due chiacchiere prima della battaglia.. adesso ti dispiacerebbe..? >>
<< Oh certo..scusa! >> Lo aiutò a sollevarsi e si sedettero entrambi sul letto.
Kuni, per quanto arrabbiato per non esser stato avvertito, era decisamente contento della sua presenza. Parlare, in un certo senso, stava attenuando leggermente le ansie del giovane guerriero.
<< Tu come ti senti? >> disse incuriosito.
<< Decisamente poco convinto di questa guerra insulsa e sul perché noi dobbiamo sacrificarci per una causa non nostra. E tu invece? Hai ancora dubbi su cosa farai? >>
<< A dir la verità, in questo momento ho paura, più il tempo diminuisce, più il mio timore aumenta. E’ normale che sia così..? >>
<< Credo di sì, Kuni, ma non puoi fare altro che aspettare ormai. >>
Quasi di slancio, il biondo afferrò il braccio di Rohan, appoggiandovi  la guancia. << Non voglio rimanere solo… >>
Rohan, con il suo solito sorriso lo abbracciò con entrambi gli arti, stringendolo a se.
<< Allora stasera rimarrò con te e sarò al tuo fianco anche domattina sul campo. >>
A quelle parole, Kuni sollevò lo sguardo, incrociando quello del cavaliere. Sentiva ormai di essere troppo legato a lui, da permettergli di allontanarsi.
Liberatosi dalla stretta, avvolse il suo collo con le braccia lentamente mentre il viso seguiva il resto del corpo in avanti. Sentì il petto del moro sfiorare il proprio, come quel delicato momento in cui le sue labbra percepirono quelle del compagno, subito prima di posarle con forza ad esse. Il contrasto tra quei due momenti, prima lievi, quasi intimiditi e poi forti, impazienti sembravano come il cambio completo di una persona.
Rohan, di risposta, pose la mano destra dietro la nuca dell’altro, tirandolo a se. Con la mano sinistra accarezzava la sua schiena, coperta solo dalla camicia da notte, che poco dopo si apprestò a sollevare, per poter stare a contatto diretto con la sua pelle.
Kuni aumentò la propria pressione sul corpo di Rohan, facendolo finire sdraiato sulla brandina, senza staccarsi da quel bacio. Smise soltanto quando sentì la necessità di levarsi la camicia.. e di conseguenza levarla a lui, con tutto il resto. E tra gli ansimi di paura e disperazione di quella notte nell’accampamento, si andarono ad amalgamare anche gemiti di piacere e desiderio.

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Capitolo 6
*** Questa è la guerra ***


Svegliatosi presto, Rohan doveva abbandonare la tenda dell’amico in fretta, per avere il tempo di indossare l’armatura e prepararsi alla prima carica. Al suo fianco, Kuni ancora dormiva beato, con la testa appoggiata sul suo petto. Decise che era il caso di svegliarlo, anche solo per augurargli buona fortuna,così lo scosse leggermente. Il biondo mosse gli occhi un paio di volte prima di spalancarli e ritrovarsi il volto di Rohan davanti a se, con il solito sorriso stampato in faccia.
<< Buongiorno Clay……che ci fai già in piedi?>>
<< Che razza di soldato sei? E’ arrivato finalmente il giorno per cui ci siamo preparati. Oggi è il giorno della tua prima, vera battaglia Dagger. Forza tirati sù!! >>
A sentire quelle parole, quasi tutto il benessere che aveva provato la notte prima e durante il sonno svanì quasi del tutto
<<  C-cosa?? ………Quindi è probabile che non ci rivedremo?  >> Disse mettendosi seduto facendo scivolare su di sé il lenzuolo della brandina,scoprendo i graffi lasciati dal compagno ore prima.
Rohan si avvicinò a lui per mettergli una mano sulla testa e arruffargli i capelli
<< Ma che discorsi sono? Ci vuole ben altro che un manicolo di idioti in armatura per mettermi fuori gioco >>
<< La stessa cosa non vale per me però >> disse abbassando lo sguardo. Non riusciva a non pensare all’eventualità di cadere alla prima carica, anche sotto il colpo di una freccia vagante. Senza onore e senza aver provato a se stesso di essere un bravo guerriero.
<< Allora non mi ascolti quando parlo. Ti ho promesso che ti avrei guardato le spalle sul campo e così farò >>. Detto questo gli stampò un bacio sul naso e si diresse verso l’uscita. Kuni rimase sul letto, ormai abbastanza convinto dalle parole del compagno, si alzò in direzione dell’armatura.
<< Come faccio a trovarti?? >> Esclamò guardando l’uscio
<< Tu non preoccuparti, sarò io a trovare tè >> rispose Rohan, ormai fuori dal campo visivo. Rimase da solo nella sua tenda, fissando l’armatura che di li a poche ore l’avrebbe protetto in battaglia. Non perdendo ulteriore tempo, la indossò. Assicurata poi la spada alla cintura, prese scudo e elmo e si diresse fuori.
 
Schierati in fila lungo il confine dell’accampamento, i soldati erano pronti alla carica. Un paio di ali facevano capolino in mezzo alle griglie minacciose degli elmi. Con lo scudo di fronte a se, Kuni teneva la mano serrata sul manico della spada, pronto ad estrarla al segnale. Stranamente adesso era lucido, concentrato, sicuro di se e di cosa stava per fare. Il suono del corno riecheggiò per l’itero campo e un unico urlo si levò dalla fila che cominciò il suo slancio verso i nemici, che si apprestavano a fare lo stesso istanti prima. Anche Dagger urlò insieme ai propri compagni ed estraendo la spada cominciò una corsa sfrenata verso le lame avversarie. Tenendo sempre lo scudo avanti riuscì ad evitare i primi fendenti che si infransero su di esso. Susseguirono diverse parate e affondi, senza nemmeno accorgersene aveva abbattuto due cavalieri e adesso si trovava nel bel mezzo della mischia. Altri si fecero avanti contro di lui. Non ebbero nemmeno loro speranza, non tanto per l’invidiabile difesa, quanto per la destrezza e la velocità con le quali maneggiava la spada e scartava ogni loro affondo. In quel momento si sentì davvero invincibile, capace di sconfiggere qualsiasi avversario. Questo stato mentale non durò molto. Riverso sul terreno c’era un corpo. Non aveva un braccio e presentava una profonda ferita sul petto. Kuni lo riconobbe anche se il viso era sfigurato da un espressione di dolore. Era il suo vecchio compagno di stanza all’accademia. Non lo conosceva molto bene, ma il vederlo in quelle condizioni smosse in lui qualcosa,si rese conto di come la guerra avesse spento e reso quasi inesistenti gli anni vissuti da quel ragazzo, il loro tempo passato assieme ad addestrarsi , la mensa e le punizioni.Tutto svanito in meno di un istante. Pensò che anche lui sarebbe finito così, ucciso e dimenticato e tutto questo rese la sua mano tremolante, tanto che la parata successiva gli causò la perdita della spada e dell’equilibrio. Adesso indietreggiava spaventato reggendo sempre lo scudo davanti a sé che veniva ripetutamente percosso dal guerriero avversario. Come temeva, sarebbe morto lì, sotto i colpi di uno sconosciuto che non avrebbe nemmeno saputo il nome di chi aveva ucciso. All’improvviso una grossa lama si abbattè contro il suo nemico, tranciandolo di netto. La figura imponente che la brandiva mosse riprese la posizione di guardia, sistemandosi poi l’elmo cornuto che si era spostato nell’impeto del colpo. Rohan si ergeva davanti a lui dandogli le spalle
<< Si può sapere che aspetti?? Rimettiti in piedi e recupera la tua spada. Non vorrai certo che mi prenda la tua gloria >>
<< A-ah?? S-si subito >> rispose Kuni, abbastanza sorpreso ma rincuorato dalla sua presenza. Freneticamente raggiunse carponi la sua spada e ritornò in posizione eretta, spalla a spalla con il suo salvatore. Mentre Clay teneva lontano gli avversari con ampi fendenti a semicerchio, Dagger intercettava , oltre alle offese contro se stesso, anche quelle dirette alle spalle del compagno. Sotto la possenza dei colpi di Rohan cadevano più guerrieri in un sol colpo, poiché colti dal tondo disegnato dall’enorme lama, allo stesso tempo Kuni colpiva di punta e in modo fulmineo chiunque entrasse ne suo raggio d’azione. Andarono avanti così finchè il corno avversario non suonò la ritirata e i nemici abbandonarono il campo di battaglia in fretta e furia. Esausto, Kuni lasciò cadere le armi sul terreno e cadde in ginocchio. Aveva il fiatone, era sporco di terra e di sangue, ma nonostante tutto era felice di essere vivo. Rohan dopo essersi risistemato la spada sulla schiena, si voltò verso di lui. Sorridendo, lo abbracciò da dietro dandogli un bacio sulla nuca e strofinando il il muso tra i suoi capelli.
<< Visto? Non è andata tanto male dopo tutto…. >>
Kuni, arrossì a quell’abbraccio ma sorrise divertito a quelle parole. Adorava il modo in cui Rohan facesse sembrare tutto quasi un gioco. Girò leggermente la testa per guardarlo negli occhi.
<< … Stupido >> e lo baciò lasciandosi totalmente tra le braccia che quel giorno gli avevano salvato la vita.

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Capitolo 7
*** Vita Militare ***


Dopo la prima battaglia, le paure di Kuni si erano via via fatte più rare. Sentire la presenza di Rohan in campo, e la maggior parte delle volte, a pochi metri da lui a dargli man forte, lo faceva sentire sicuro, deciso e determinato nello scontro. Il loro arrivo, segnò anche un punto di svolta della guerra. Il loro esercitò conseguì una vittoria dopo l’altra. Era spesso Rohan infatti a guidare alcuni battaglioni, decidendone sul momento le strategie vincenti. Kuni invece si rivelava un incursore straordinario. Le sue doti atletiche e la statura gli permettevano di infiltrarsi e colpire senza alcun preavviso nei campi nemici, per poi sparire allo stesso modo.
Missioni di questo genere gli vennero affidate spesso, e tutto ciò provocava non poca preoccupazione  in Clay. Anche se impegnato con l’elaborazione delle strategie, la sua mente era sempre occupata dalle mille domande sul proprio compagno. Era un sollievo vederlo tornare sano e salvo, dopo magari un paio di giorni di assenza. E così i giorni al campo passavano inesorabili: Rohan che pian piano faceva carriera, conquistando il grado di capitano dopo nemmeno un mese, e Kuni che mostrava sia agli altri che a se stesso quanto valeva, divenendo in seguito il miglior elemento dell’esercito. E tutto questo per poi ritrovarsi la notte,insieme, nella stessa tenda e soprattutto nello stesso letto a riposarsi dalle fatiche della giornata. Avvinghiati l’uno all’altro, contavano le cicatrici sui propri corpi, facendo anche un po’ a gara a che ne avesse di più e al modo più eroico in cui se la fossero procurata. Nulla poi, leniva lo stress di tutto quel combattere come fare l’amore insieme, specialmente dopo le snervanti attese di Rohan,il quale contento di rivederlo , lo sfiniva ancora più di quanto la missione stessa avesse fatto. Ma ciò era più che accettato da Kuni, sapendo che avrebbe potuto comunque dormire tra le sue braccia alla fine, al sicuro da tutto il male , la morte e la sofferenza che li circondava.
Una sera, entrambi si trovavano in branda assieme. A Kuni balenò in testa un pensiero.
<< Clay, quando questa guerra sarà finita, hai già pensato a cosa farai? >>
Rhoan, venne colto un po’ alla sprovvista da quella domanda
<< B-bhe, a dire il vero non ci avevo pensato. Combattere è ciò che mi riesce meglio. Molto probabilmente continuerei la carriera militare. Tu invece? Hai già Qualche idea? >>
<< Pensavo di abbandonare le armi , almeno per un po’, e di vivere la mia vita senza che nessuno mi dica cosa fare. Senza l’insistenza di mio padre nel dovermi addestrare alle armi, oppure le richieste di mia madre di trovarmi una donna >>
<< Pensì che andrei a genio a tua madre? >> Scherzò imitando le movenze di una donna vanitosa.
Kuni non potè che ridere e sferrare un pugno nelle costole del compagno.
<< Oh si, mi ha sempre raccomandato di trovare una donna abbastanza forte da occuparsi della vita di entrambi >>
<< Cosa faresti una volta libero? >>
<< Quasi sicuramente, ruberei una parte delle ricchezze di mio padre e andrei in giro per il mondo. E se mai avessi la fortuna di trovare un posto che davvero mi aggraderà, mi stabilirò per sempre lì >>
<< Ci stabiliremo lì, vorrai dire >>
<<  C-Cosa??  >>
<<  Hey che ti aspettavi ? Non puoi certo lasciarmi qui a marcire impugnando una spada. Altrimenti non mi sarei preso la briga di salvarti quel giorno non credi?? >>
<<  Ma …Ma la carriera, l’esercito?  >>
Rohan allungo la mano destra fino alla nuca del compagno per tirarlo leggermente reso il proprio volto
<< Mi hai dato un alternativa più allettante >>  e lo bacio profondamente, e Kuni fece lo stesso avvolgendo il suo collo con le braccia. Adesso sperava sempre di più che la guerra finisse il prima possibile.

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