It isn't a love story.

di Davide95
(/viewuser.php?uid=117969)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Se oggi non fosse oggi ma un anno fa o dieci. ***
Capitolo 3: *** Ho pensato che non voglio neanche fare finta che tu non ci sia. ***
Capitolo 4: *** Avrei voluto che fossi tu a venirti a prendere le parole che non ti stavo dicendo direttamente dalla mia bocca. ***
Capitolo 5: *** Certo che ti sento, sei fatto di parole. ***
Capitolo 6: *** Siamo fatti così, io di silenzio, tu di parole, anche se sembra il contrario. ***
Capitolo 7: *** Arrivarti con l’orecchio alle labbra per farmi dire, scema, non mi senti? ***
Capitolo 8: *** Non avevo mai visto degli occhi così blu. ***
Capitolo 9: *** Davanti abbiamo ancora due mesi in cui non mi conosci, mi dici. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Eccoci, sono Davide e questo è il prologo della mia storia. Spero veramente che vi piaccia.
Alcune nozioni tecniche: so di essere piuttosto lento ad aggiornare, per la scuola, sport ed impegni vari, non odiatemi. I primi capitoli saranno più veloci, poi andrò un po' a rilento.
È scontato vero dire che mi piacerebbe moltissimo ricevere delle recensioni?
Spero non ci siano errori di ortografia. (Il prologo è un po' breve, i successivi capitoli saranno più lunghi, promesso.)
Ok questo forse vi deluderà; io non sono un fan dei One Direction, conosco solo alcune canzoni, ma ho scelto di renderli partecipi di questa storia perchè mia sorella ne è appassionata e sapevo le avrebbe fatto piacere che scrivessi anche con loro. (Questa storia l'ho anche pubblicata nella sezione 'Originali' perchè di fatto ho scelto infine i loro nomi, ma anche il loro aspetto e alcune loro caratteristiche e mi pareva carino pubblicarla anche qui.
Spero sia di vostro gradimento, un bacio :)



Cassie

 


Mamma.

Mi ha accompagnato dalla psicologa ogni giovedì alle 16, ed ogni giovedì alle 18 era fuori ad aspettarmi con un fiore in mano; era snervante mamma per quanto mi facesse stare bene. Sarebbe stato ore ed ore a guardarmi mentre ciondolavo a letto, o mentre dormivo, te lo dico perchè un pomeriggio mi sono addormentata mentre stava venendo a casa nostra e poi è stato per non so quanto fermo a guardarmi e a scattarmi foto fino a quando non mi sono svegliata.

Era questo che intendevi mamma? Era questo che intendevi quando dicevi che mi meritavo il meglio? Perchè non so se me lo merito, ho lasciato una scia di cuori spezzati dietro di me e non mi sono mai curata di sanarli. Ed ora, mentre guardo, o credo di vedere, Zayn piangere, mi accorgo che ho appena spezzato anche il suo. Ho distrutto tutto, capisci?

Nessuno mi porterà più un fiore giovedì. Nessuno mi porterà dal divano al letto in braccio per la mia pigrizia. Nessuno mi sussurrerà all'orecchio che sono la più fantastica. Ti starai chiedendo, mamma, come ci sono finita a parlare di lui se stavo parlando di Parigi, no? Mamma, da quando c'è lui, tutto riguarda lui. Tutto vortica attorno a lui. C'è sempre, anche quando sembra non ci sia.

Si arrabbiava quando non mangiavo, lo sai? Certe volte, rivedevo te. Mi vuole bene mamma, mi ama ma mi vuole bene. Credo sia una cosa spettacolare. Ma io, ecco io ho distrutto tutto, ancora.

Ricaddi all'improvviso nel mio solito incubo. I piedi mi pizzicavano, stavo congelando dal freddo ma continuavo imperterrita a camminare nel buio. Il tunnel si stringeva e si allargava, ed io mi sentivo soffocare. Dentro di me pregavo che si accendessero le luci blu come gli occhi di Niall alla fine del tunnel, come ormai succedeva sempre, ma più camminavo più il tunnel sembrava diventare nero. Nessuna luce.

Ero sola, di nuovo. E non ci sarebbe stato nessuno a salvarmi quella volta.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Se oggi non fosse oggi ma un anno fa o dieci. ***



Cassie

Stavo camminando a piedi scalzi, dei piccoli sassolini mi graffiavano la pelle ma non ci facevo caso; le mie mani erano stese in avanti in cerca di qualcosa nel buio. Ero cieca, completamente cieca, non una luce, nemmeno fioca, illuminava il cammino. Mi chiesi dov'ero, e poi la parte più cosciente di me si ricordò che era soltanto un sogno, sempre il solito. Continuavo a camminare, imperterrita, ma a poco a poco i piedi iniziavano a bruciarmi per i piccoli tagli che si allargavano, sentivo scorrere il sangue sulla pelle, a tratti mi faceva anche solletico. Iniziai a spostarmi in diagonale e poi lo sentii, il muro freddo, congelato, sotto il palmo della mia mano e mi ci attaccai spaventata, perchè doveva essere tutto così terribilmente buio? Senza luce, né colore. Vuoto. Ripresi a camminare, questa volta però la mia mano era in continuo contatto con la parete, mentre l'altra era stesa davanti a me per la paura di andare a sbattere. Camminavo senza sosta, con i piedi doloranti e con la stanchezza che mi scorreva nelle vene. Dove stavo andando? Quando sarebbe finito? Poi un luce accecante si accese dietro di me, illuminando per pochi secondi la strada davanti a me; nessuno mi stava aspettando alla fine della strada, presupponendo che ci fosse una fine a quella tortura. E poi la luce si spense e tutto ricadde nel buio. Dovetti stropicciarmi gli occhi per continuare; feci solo qualche passo, perchè venni risucchiata in un vuoto senza fine.
Mi svegliai di soprassalto, di nuovo, come avevo fatto nell'ultima settimana; mi svegliai con la gola secca, respirando affannosamente e il viso madido di sudore. Scrollai le spalle, cercando di allontanare quella solitudine che mi perseguitava da sempre e quella mancanza d'aria che poi era irreale, ma c'era. Dopo l'incidente di mia madre, la settimana prima, la mia notte era costantemente perseguitata da incubi, e quello era quello più devastante e ripetitivo. Il funerale fu una cosa semplice, come era mia madre e com'ero io; c'erano solo tanti fiori, lei li adorava e tanta gente ipocrita, che si era addirittura presentata lì, senza preavviso. Tutto quello che avevo fatto era stato indossare un vestito nero, come gli alberi d'inverno, come gli occhi di mia nonna; avevo posato una rosa bianca sulla bara marrone di mia madre e poi ero scivolata nell'ombra, come facevo sempre. Poi ero tornata a casa ed avevo accuratamente scelto le cose da portare via e le cose da lasciare a marcire nel luogo che una volta era stata la mia dimora; avevo preso libri, penne, vestiti, tutto ciò che era indispensabile per me e me ne ero andata, senza guardarmi indietro, soltanto guardando avanti: è così che si sopravvive. Casa di mia nonna non era particolarmente piccola: aveva dovuto dar da mangiare a quattro figli, uno dei quali era morto da giovane per un incidente e l'altra era morta in un incendio una settimana prima. Non eravamo mai stati una famiglia fortunata.
Mi sistemai nella camera di mia madre, senza poter scegliere se, come e quando; mi andava bene, mi sarei crogiolata per un po' nel dolore ma poi sarebbe passato, come passa tutto. Tutto ciò che dovevo fare era tirare su di me quella barriera che mi aveva protetto per anni, che aveva nascosto la mia fragilità; e quello si che mi riusciva bene. Frugai nei cassetti di mia madre, in cerca di tutto e di niente; in cerca dei suoi capelli incastrati nella spazzola, del suo profumo intrappolato nei suoi vestiti, della sua scrittura precisa incisa da qualche parte, ma mia nonna aveva portato via tutto. Ogni cosa: ogni calzino, ogni canottiera, ogni libro, ogni sua presenza, ogni suo ricordo. Ma questo non faceva che aumentare la distanza che sentivo. Le persone non si dimenticano da un giorno all'altro, le persone non si dimenticano. Nessuna eccezione. Tutto quello che si può fare è non pensarci, cercare di non vedere e sentire il dolore. Ma è impossibile, quasi.

Piccola mia, è pronta la cena.”
Scesi lentamente le scale, come se aspettassi mia madre spuntare dalla cucina, sorridermi dolcemente e abbracciarmi. Ma non successe e sorrisi amaramente. Nonna mi aveva riempito il piatto di carne, verdura, pane, di tutto. D'amore, malinconia, rabbia e dolore.

Erano le cose che piacevano a tua madre.” disse solo, ma bastò a farmi alzare dalla sedia dove mi ero appena seduta, ad urlarle che non doveva parlare di lei ed a scappare in camera, senza piangere, solo con il cuore in pezzi. Questo era, io non riuscivo a piangere. Mia nonna mi seguì, ma sbattei la porta e chiusi a chiave; un giro, due. Mi buttai sul letto e pigiai così forte il viso sul cuscino, urlai senza fiato così tanto, che ad un certo punto iniziai a tremare. Volevo buttarmi dalla finestra, volare aldilà delle montagne, del mare, degli alberi, volevo volare su, verso il cielo, il sole, la luna e non tornare qui. Volevo respirare veramente, volevo scappare e non tornare in quella casa piena di silenzi eloquenti. Mi rigirai nel letto, ancora una volta; sbattei la testa sulla testiera del letto e qualcosa cadde a terra. Rimasi un attimo in silenzio, ma poi mossa dalla curiosità, mi sporsi e vidi un quadernetto, uno di quelli che avevo anche io, ma non ne avevo mai avuto uno blu, blu oceano. Lo raccolsi e prima d'aprirlo feci un respiro profondo. Lo sfogliai: all'inizio c'erano delle citazioni qua e là, autori famosi e no. Poi iniziavano miliardi di parole, come sputate.
L'ho incontrato di nuovo, con il suo sorriso smagliante. Mi ha chiesto di uscire.”
Frasi sdolcinate, una dietro l'altra, mai un nome. E poi eccola la verità.

È entrato a casa, ho capito subito che qualcosa non andava. Aveva un'aria troppo stanca, troppo non sua. “non ti amo più”, queste le uniche parole che ho ricevuto e poi è iniziato tutto a cadere, io sono caduta e non mi sono mai, mai più rialzata.”
Ecco il motivo per cui non avevo mai avuto un ragazzo per più di un mese; troppa paura di soffrire, troppo voglia di stare bene da sola. Troppa rabbia nei confronti di mio padre. Un mese, e poi gli dicevo che non andava, che non funzionava.

Perché avere un ragazzo se tutti quelli attorno a me o scappavano o morivano?

 

 

Ero rimasta seduta sul sedile della macchina non so per quanto tempo; avevo paura di uscire e di cadere a terra, senza riuscire più a salvarmi. Mi chiesi se i due ragazzi che mi stavano fissando, sarebbero venuti in mio soccorso o sarebbero rimasti lì a guardarmi morire. Erano decisamente troppo belli per un paesino di campagna come questo, per una scuola così piccola e per la realtà. Dovevano appartenere ad un film che stavano girando qui nei dintorni, erano attori ecco. Avevano un sacco di trucco in faccia e un personal trainer e anche uno stilista che li vestiva la mattina, perché non avevo mai visto un cappotto di panno come quello che indossava il moro. Mi destai dai miei pensieri e presi le mie cose, uno sguardo veloce all'attore e poi di corsa verso l'entrata e pregai pregai di non cadere mentre mi resi conto di star scivolando sul quel maledetto ghiaccio. Sentivo gli sguardi di tutti sul mio viso, sul mio corpo, sui miei capelli, sui miei occhi, sulle mie labbra, sul mio cuore; indagatori, curiosi, inconsapevoli del fatto che mai avrebbero saputo niente su di me se non i vestiti che avrei portato e le poche parole che avrei detto. La mensa era così grande eppure così piccola per tutti i ragazzi seduti ai tavoli, così piccola per le anime che l'abitavano. I miei occhi vagarono da un tavolo all'altro, da un ragazzo all'altro, cercando un posticino per me, giusto per sedermi e mangiare una mela, l'unico cibo digeribile per me negli ultimi giorni. E fu in quel momento, quando mi sedetti su un tavolo praticamente vuoto che lo notai, ancora. L'attore aveva gli occhi marroni, a tratti verdi, che mi scrutavano, ma non erano indagatori, mi stava semplicemente guardando, cosa che da tempo tutti avevano smesso di fare. Cercai di sorridere, ma quel mio gesto morì subito dopo. Erano tutti seduti ai tavoli, tutti seduti affianco a qualcuno ed io ero l'unica da sola e pensai che sarebbe stato un anno difficile, forse effettivamente non molto diverso dai precedenti. La mela rossa era sul tavolo e sembrava dire 'mangiami, mangiami' ma io non avevo nemmeno la forza di alzare il braccio e prenderla, figurarsi di mangiarla. Probabilmente se avessi saputo ch'era avvelenata, l'avrei addentata subito. Sentivo gli occhi di tutti addosso, mi spingevano verso il basso ed io piano mi sentivo spingere verso il basso; ero certa che se fosse stato possibile, sarei sprofondata giù e sarei morta soffocata. L'aria iniziò a mancarmi ed io sentii il bisogno di scappare, ancora. Mi alzai velocemente e mi allontanai altrettanto velocemente, sentendo gli sguardi di tutti puntati sulla schiena, quasi volessero lacerarmi la pelle.

____________________________________________________________________________________________________________________________________

Eccoci, questo capitolo non è molto lungo lo so, ma presto la
storia inizierà a svilupparsi.
Spero vi piaccia, aspetto con ansia delle recensioni per capire se gradite il racconto.
Un bacio :)

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Ho pensato che non voglio neanche fare finta che tu non ci sia. ***


Eilà, sono già qui. Mi dispiace molto che nessuno abbia deciso di recensire, ma sono contento che qualcuno stia leggendo, quindi grazie:)
A presto.



Zayn

Mi legai più stretta la sciarpa al collo. Così andavano le cose, ero abituato a soffrire. Così era, così sarebbe rimasto. Avevo solo diciotto anni, non sarei dovuto rimanere con lei per tutta la vita.
Ethan mi batté la mano sulla spalla, come faceva sempre per chiedermi se lo accompagnavo a fumare; uscimmo, con la neve che ci bagnava le scarpe e il naso congelato. Fu mentre Ethan mi diceva che ci sarebbe stata una festa a casa della sua nuova ragazza che la vidi seduta in macchina; era la nuova, quella a cui era morta la madre e il cui padre era scappato. Parlavano tutti di lei. Era immobile, le mani strette sul volante della sua auto come se fosse l'unico appiglio per non cadere e non riuscire più a risalire; gli occhi erano fissi sulla porta d'entrata, sembrava spaventata.

È lei.”disse il mio amico, dopo aver seguito il mio sguardo. Annuii.
Credi dovremmo andare a.. “ pensò a qualcosa da dire, ma non gli venne nulla.
Poi lei si risvegliò, scese dalla macchina, prese dal sedile posteriore una borsa e ci rivolse uno sguardo innocuo, senza curiosità e si voltò subito, quasi correndo verso l'ingresso. Le sue gambe lunghe, proporzionate al suo corpo, racchiuse in quei jeans blu terribilmente belli, scivolarono forse su del ghiaccio e quasi cadde a terra; appena riacquistò l'equilibrio, sbirciò nella mia direzione e mi guardò per un secondo che sembrò interminabile.

Che tipa strana.” disse Ethan.
Tornammo dentro e pensai tutto il tempo a quella ragazza fragile, con le guance arrossate, con le mani bianche strette sul volante; al suo sguardo.
La professoressa di matematica mi richiamò due volte e alla terza mi assegnò dei compiti aggiuntivi, tutto ciò solo perché non ero particolarmente attento e preferivo guardare il paesaggio dalla finestra piuttosto che la lavagna. Gli alberi una volta verdi erano ricoperti di soffice neve che riusciva a rendere quel sempre grigio parco della scuola, semplicemente un luogo dove avevi voglia di stare a giocare.

Amore, ho sentito che avrai da fare compiti questo pomeriggio. Hai espresso qualche commento malizioso su di me?”
La voce della mia stupida ragazza mi fece venire i brividi, ma non di piacere bensì di ribrezzo. Quanto odiavo la sua superficialità.
Andammo a pranzo, mano nella mano, come due veri fidanzati. Avrei dovuto rompere con lei, già avrei dovuto, ma come potevo? Ero pur sempre un ragazzo, mollare la ragazza più carina della scuola sarebbe stato un suicidio e lei non me l'avrebbe mai perdonato.
Poi beh, poi era arrivata quella ragazza dai capelli rossi e dagli occhi di ghiaccio.
Ci sedemmo al solito tavolo, con i soliti amici, con la solita faccia. Mi trattenni dall'urlare di rabbia quando Sheila si gettò sulle mie gambe come se non fossi una persona e fu lì che la vedi, indecisa su che fare, che guardava a destra a sinistra, fino al momento in cui incontrò i miei occhi e fu una scarica elettrica. Cassie, si chiamava Cassie, me l'aveva detto Ethan che a sua volta l'aveva sentito da Sheila, che era nota a tutti come la più pettegola della scuola. Nessuno si chiamava Cassie nella nostra scuola, ne ero sicuro.
Feci alzare la mia ragazza dalle mie gambe e me ne andai fuori, a prendere un po' d'aria.
C'era silenzio, ogni cosa stava ferma al suo posto senza desiderio di muoversi, ogni cosa era terribilmente bianca.

Smettila, sto bene. Lasciami stare!”
Mi girai verso quella voce e la vidi, appoggiata al muro con il telefono in mano, tremante per il freddo. Le sue guance rosse e la sua felpa aperta. Buttò il telefono nella borsa e rimase immobile a fissare il nulla; i suoi occhi erano vuoti. Non mosse né un dito né il piede, niente: mi chiesi come riusciva a rimanere così ferma. Fece scivolare la sua mano poi sulla neve e ne prese un po' in mano senza cambiare espressione, come se la neve non le stesse gelando la pelle. Ero lì, incapace di muovermi che mi limitavo a guardarla, in piedi di fronte a lei, osservandola. Si accorse di me, di me in piedi immobile come lei. I suoi occhi incontrarono i miei e ci fu un momento in cui pensai che non sarei stato capace di distogliere il mio sguardo dal suo. Io non volevo distoglierlo, perché sapevo che se avessi potuto sarei rimasto a guardarla per tutta la vita. Si alzò con passo leggero, distolse lo sguardo dal mio con tanta facilità che ne rimasi ferito e poi passandomi accanto, nella sua veloce occhiata, non vi lessi nulla se non dolore.

 

Era scappata di nuovo, senza lasciare traccia di sé. Sheila mi raccontò che aveva conosciuto la 'nuova', che le pareva piuttosto strana, che era silenziosa, che l'aveva invitata alla festa della morosa di Ethan, Debby. Venni a sapere dal mio migliore amico che forse si, sarebbe venuta. E un'improvvisa gioia mi colpì il cuore. Gioia improvvisa, non voluta, ma gratificante; pensai che era da tanto che qualcuno non mi rendeva felice nel modo in cui volevo io. Scossi la testa e mandai via quei pensieri. Che stavo facendo?
Presi la borsa nera dall'armadio e ci buttai dentro l'accappatoio, il costume, lo shampoo, occhialini, cuffia; amore, stanchezza e solitudine. Chiusi casa a chiave e attivai anche l'allarme, solitamente non lo facevo mai, ma quando ero a casa da solo e i miei partivano per i loro viaggi di lavoro, mi sentivo più sicuro. Sistemai la borsa a mo' di zaino e misi il casco; poi accesi la moto e partii velocemente.
Adoravo nuotare e mi riusciva piuttosto bene; una bracciata dopo l'altra, una, due, tre, respiro. Troppo poco tempo per pensare. Riuscivo solo ad ascoltare i battiti del mio cuore mentre scivolavo nell'acqua. E aumentarono quando sentii una voce simile a quella di Cassie. Mi bloccai e alzai la testa, ma non c'era nessuno. Rabbrividii e continuai a nuotare.

Stiamo chiudendo, dovrebbe andarsene.”
Un uomo sulla cinquantina mi stava sovrastando in tutta la sua grossezza; aveva la barba troppo lunga per i miei gusti e troppa pancia. Mi chiesi se anche io sarei finito a fare le pulizie in una piscina con un aspetto a dir poco sgradevole. Mi dissi che no, non sarei finito così; avere due genitori medici aveva pur sempre un suo beneficio.
Non mi feci nemmeno la doccia, mi asciugai solamente i capelli e mi vestii velocemente, uscii senza salutare la giovane donna seduta sulla sedia girevole dietro il bancone. L'aria fredda mi colpì in pieno viso e mi fece sentire il mio stesso odore di cloro; mi salì su per la schiena in un brivido che mi fece venire la pelle d'oca. Il cielo bianco era vuoto.
Presi il cellulare e composi il numero, poi aspettai che Ethan rispondesse.

Hawcke.”disse col fiatone.
Ho interrotto qualcosa?”chiesi ridendo. Sentii Debby ridere di sottofondo.
Che vuoi?” chiese impaziente.
Sono libero ora per le spese.”dissi, mentre quello incazzato sbuffava.
Che palle che sei. Venti minuti e sono al supermercato, il solito.”
Chiusi la chiamata e risi; mi misi il casco e partii. Andai più veloce del solito, avevo voglia di correre. Sabato ci sarebbe stata la festa e Debby ci aveva incaricato qualche giorno prima di fare la spesa, perciò saremmo andati nel più grande supermercato della zona. Arrivai che lui era già arrivato, stava prendendo tutto quello che gli capitava sotto mano: patatine, snack, birra, birra, birra. Decisi di prendere anche qualche super-alcolico, magari qualcuno avrebbe gradito e lo misi nel carrello che stava tenendo lui.

Sei lento Zayn!” disse provocandomi, ma io non risposi.
La cassiera mi fece l'occhiolino quando pagai, ma non la badai più di tanto; uscimmo dal supermercato pieni di borse stracolme di cibo-spazzatura e ridendo come non mai. Io e Ethan c'eravamo incontrati alle scuole medie e da lì non c'eravamo mai più separati; c'erano stati parecchi scontri, soprattutto per alcune ragazze che piacevano sia ad uno che all altro, ma infine tutto si era risolto al meglio. Eravamo sempre stati così noi, tutti ci conoscevano come il duo perfetto, poiché ci aiutavamo in tutto. Se uno di noi era colpevole per qualcosa, lo eravamo entrambi. Eravamo come fratelli e mai, mai nessuno ci avrebbe diviso. Fu quando feci quella considerazione che vidi Debby parlare con la cassiera mentre indossava un abito niente male, che stava benissimo con i suoi capelli castani. Probabilmente ci avrei provato se Ethan non mi avesse avvertito che gli piaceva un sacco. Debby ci salutò con la mano e ci invitò ad entrare. Sapevo che avremmo dovuto raggiungerla al negozio di vestiti preferito delle ragazze, Vickie's.
Sheila era accanto a lei, con addosso un vestito provocante nero, volgare. Le sue curve erano ben fasciate da quella stoffa nera e di certo se fossi stato un ragazzo qualunque e non il suo, mi sarei girato a guardarla e avrei desiderato toccarla, ma in quel momento non la desideravo affatto. Si avvicinò a me e mi baciò le labbra con foga e sentii le sue amichette ridere, mentre Debby mi guardava sconsolata. Quando si staccò, mi sentii le labbra appiccicose di lucidalabbra e mi pulii velocemente con un fazzoletto, pregando con gli occhi Ethan di andare via; ma lui era troppo preso a baciare la sua ragazza, e così mi lasciai cadere su un divanetto aspettando che qualcuno arrivasse e mi salvasse. Ma nessuno arrivò, solo Sheila che però di certo non era il salvatore che avevo chiesto col pensiero; dopo che ebbe pagato, mi chiese se potessimo andare a casa sua che doveva mostrarmi una cosa. Ovviamente capii solo in seguito che quello che doveva mostrarmi era solamente il suo nuovo completino intimo, che ovviamente poi sparì dal suo corpo. Ogni tanto pensavo che noi ragazzi eravamo così facilmente corruttibili; bastava una donna poco vestita e non vedevamo nient altro. Feci sesso con Sheila perché non avevo niente di meglio da fare, ma sapevo che se avessi potuto decidere tra Sheila nuda e Cassie vestita, anche con una tuta da sci addosso, avrei scelto sicuramente Cassie. Mi rivestii velocemente senza guardare Sheila che era distesa sul suo letto; era bella camera sua, piccola ma bella ed aveva un letto comodissimo. Una sera avevo anche dormito con lei, nel primo periodo della nostra storia insomma, ed era stato bello si, eravamo stati abbracciati tutta la sera dopo averlo fatto e poi avevamo preso sonno; ovviamente io mi ero svegliato tardi e lei si era già alzata, truccata e vestita bene. Non l'avevo mai vista senza trucco perché lei non voleva; diceva di essere brutta senza, anche se pensavo che una come Sheila non poteva mai essere brutta. Poi era arrivata Cassie e Sheila era diventata brutta anche con il trucco.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Avrei voluto che fossi tu a venirti a prendere le parole che non ti stavo dicendo direttamente dalla mia bocca. ***


Zayn

 

 

Ero di nuovo in ritardo, questa volta il professore di chimica mi avrebbe mandato in presidenza, ne ero sicuro. Camminai velocemente per il corridoio trascinando la cartella dietro di me, sperando che il professore non fosse ancora arrivato in classe.

 

Zayn!”

Ethan sono in ritardissimo, non posso ora veramente.”continuai a camminare senza rivolgergli un solo sguardo.

Debby, ha ragione, sono in ritardo anche io, devo andare, veramente.”

Mi bloccai all'istante. Non avevo mai sentito una voce cristallina come quella e mi girai senza pensare e la guardai. Aveva dei pantaloni neri stretti con una felpa più grande di qualche taglia e le scarpe distrutte di qualche giorno prima ed era semplicemente bellissima; i suoi ricci erano raccolti in una coda disordinata ed i suoi occhi splendenti brillavano.

Lui è Zayn.”

Sorrisi, cercando di sembrare il più normale possibile e le porsi una mano. Si presentò e mi strinse la mano in una presa gelida, che mi fece venire i brividi; la sua pelle oltre ad essere fredda, era morbida e liscia, le sue dita affusolate. La sentivo lontana, ancora, come se stesse aspettando il momento più adatto per girarsi e scappare via. La sua mano si allontanò dalla mia e si andò a rifugiare nelle tasche di quella felpa che forse sarebbe andata bene a me. Forse era la maglia del suo ragazzo? Una morsa mi strinse lo stomaco. Non avevo mai pensato a questo; magari aveva un ragazzo molto geloso ed era per questo che era sempre così sfuggente.

Zayn non eri di fretta?” mi chiese Ethan guardandomi sorridente.

Merda.” dissi, ma non feci un passo. Debby ed Ethan mi guardarono sottecchi e si girarono verso le loro classi e si incamminarono.

Che lezione hai ora?” chiesi, e il suo viso si alzò verso il mio e pensai che non avevo mai visto nulla di così bello. La sua pelle perfetta e bianca facevano spiccare i suoi occhi celesti, leggermente cerchiati da una linea sottile di trucco nero. Mi guardò un attimo poi cercò qualcosa dentro la sua borsa e tirò fuori un pezzo di carta e me lo passò.

È tutta ieri che cerco di capire come leggerlo.” si scusò, mentre un velo di rossore si posava sulle sue guance. Il suo rossore faceva un baffo ai colori del tramonto in spiaggia. Lo presi, sfiorando le sue dita che subito si ritirarono e lo lessi. Martedì, prima ora, chimica.

Devo andare anche io a chimica.”

Le restituii il programma sorridendole e ci avviammo per il corridoio in silenzio. Avrei voluto dire qualsiasi cosa ma non riuscii ad aprire bocca; era un silenzio che non pesava. Le nostre mani non si sfiorarono più; teneva una certa distanza come se io con un solo tocco avrei potuto ferirla. Era strano camminare di fianco a lei, aveva un passo veloce ma non perché era in ritardo, avrei giurato che fosse il suo passo abituale; era come se avesse paura di non arrivare in tempo a qualcosa, qualcosa di più importante di una semplice lezione. Le aprii la porta, ma lei non mi ringraziò; mi dispiacque solo non poter sentire la sua voce.

Eccola Signor Hawcke, pensavo non arrivasse più.”

Un risolino si alzò dalla classe, mentre io sbuffai; quel professore mi avrebbe odiato per sempre solo perché non adoravo la sua materia.

Non la mando in presidenza solamente perché da gentiluomo ha accompagnato qui la signorina..?”

White.”

Bianco, bianca come la sua pelle, la neve, bianca perché era candida, chissà se innocente, bella. Era lei la mia salvatrice.

Presi appunti per tutta la lezione, ogni singola parola scritta bene, perché speravo che Cassie mi chiedesse gli appunti perché quel giorno non li aveva presi e mi chiesi perché non l'avesse fatto; ovviamente il professore, che si sapeva avesse un debole per le belle ragazze, non le disse nulla.

Perché non prendi appunti?” le bisbigliai. Mi rispose continuando a guardare il professore.

Sono una specie di secchiona, queste cose le ho studiate per conto mio.”

Rimasi basito, come si faceva a studiare quelle robe a tempo perso? E come faceva una ragazza bella come lei ad avere tempo di perdere tempo su cose come la chimica? La guardai, ma lei non si scompose, rimase immobile per tutta la lezione. Aveva un'espressione dura dipinta in faccia, come se fosse arrabbiata con qualcuno. Poi pensai che aveva tutto il diritto d'avercela con il mondo, che le aveva portato via tutto e tutti. Mi chiesi com'era trovarsi nella sua situazione, e pensai che infine la mia non era tanto diversa dalla sua; i miei genitori non erano mai a casa ed io facevo i conti con me stesso ogni giorno. Dovevo prepararmi i pranzi, le cene, anche se ammisi a me stesso che spesso mi appoggiavo a mia nonna; dovevo lavarmi i vestiti, stirarli, cosa che non facevo quasi mai e pulire casa. Inizialmente era stato divertente, poi però era diventato stancante, soprattutto nei periodi pieni di verifiche. A volte, non avevo nemmeno il tempo di mangiare. Ethan veniva spesso da me, a volte restava anche a dormire e qualche domenica veniva a darmi una mano con le lavatrici e il resto; dopo molti vestiti che non erano più colorati come quando li avevo comprati e dopo molti pasti bruciati, avevo imparato. La differenza era che se io avevo bisogno di appoggio da qualcuno, i miei genitori c'erano, anche se lontani, lei non aveva nessuno se non la nonna.

Sentii bussare alla porta e subito dopo vidi un bidello entrare: presi l'occasione al volo e mi girai verso la mia compagna di banco, ma non riuscii a spiaccicare una sola parola quando la vidi guardare fuori dalla finestre mentre si stava tirando su i capelli con un aggeggio strano; la maglia si era leggermente alzata e sul fianco intravidi una macchiolina più scura e non so perché lo feci, ma non riuscii a trattenermi dal sfiorare la sua pelle fredda con le dita. Lei si irrigidì all'istante e girandosi mi guardò con astio.

Oddio scusa, io ho visto la macchia sul fianco e non..”non riuscivo a trovare una scusa, perché non ce n'era una valida. Mi vergognai da morire fino a quando la vidi aprirsi in un sorriso per ritornare poi subito alla solita espressione insofferente.

Sei il primo che si scusa dopo avermi toccato.”disse piano, in un bisbiglio.

Era così enigmatica e strana; la conoscevo dalla mattina e l'avevo vista per la prima volta solo qualche giorno prima, eppure aveva un non so che cosa che mi intrigava. I suoi capelli ora erano raccolti, ma qualche debole riccio ricadeva ancora sulle sue spalle; i suoi capelli erano di un colore strano, sembravano tinti ma lei non era il tipo secondo me che perdeva tempo dalla parrucchiera, eppure non avevo mai visto capelli di quel colore in 19 anni. E non avevo nemmeno mai visto degli occhi così azzurri, tanto che sembravano ghiaccio; normalmente avrei pensato che un accostamento così strano, rosso e azzurro, fosse terribile, troppo contrastante, ma dopo aver visto lei pensai che non c'era cosa più bella. Un suo ginocchio venne a sbattere contro il mio, ad un certo punto, e la vidi irrigidirsi all'istante come se il contatto con me l'avesse pietrificata. Mormorò uno 'scusa' e poi la osservai mentre incrociava le gambe sulla sedia e cercava di non sfiorarmi. La sua schiena era dritta, totalmente appoggiata allo schienale della sedia: forse faceva danza, come Sheila, pensai. E glielo chiesi, mentre il professore si girava per spiegare qualcosa di incomprensibile alla lavagna.

Mi guardò scettica, quasi schifata dalla mia domanda.

Odio ballare.” disse solo, per poi tornare a scarabocchiare il suo quaderno. Ebbi l'impulso quasi di dovermi giustificare e le dissi che glielo avevo chiesto perché aveva una buona postura e che non intendevo offenderla.

Lo so.” disse dura.

Iniziai a pensare che avesse qualcosa contro di me, eppure avevo cercato di esserle amico e di conoscerla, non le ero stato addosso o altro. Me ne stetti zitto fino a quando percepii un lieve movimento accanto a me.

Ho fatto pallavolo, per un sacco di anni.”

L'aveva detto con un tono di voce più dolce, ma sembrava forzato, come se dovesse sforzarsi d'essere amichevole. Le sorrisi ma lei non ricambiò, tornò al suo quaderno. La campanella suonò ed ella prese velocemente le sue cose e se ne andò senza salutarmi, cosa che mi risultò assai strana; sembrava che Cassie odiasse il mondo. Aveva un 'vaffanculo' lampeggiante scritto in faccia.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Certo che ti sento, sei fatto di parole. ***



Cassie.

 

Odiavo quella scuola; c'era decisamente troppa gente. Vidi Debby ed Ethan, mentre mano nella mano, entravano al bar della scuola all'intervallo e cercai di non farmi vedere camminando veloce verso l'uscita, ma fu inutile perché Debby stava cercando proprio me.
Cassie.”mi disse, mentre mi veniva incontro e lasciava Ethan da solo in coda. Cercai di sorridere, dopotutto era una ragazza dolce, ma non avevo sorriso per così tanto tempo che ora, anche se ne avevo voglia, non ci riuscivo.
Allora, come ti pare? Con il programma come ti sei trovata?”chiese sorridendomi. Notai che era una bella ragazza quando si sistemò dietro le orecchie un ciuffo dei suoi capelli biondo-cenere e notai che il suo ragazzo era un bel ragazzo quando camminando verso di noi mi sorrise. I suoi occhi verdi brillavano mentre si affiancava a Debby. Pensai che non ci sarebbe mai stato un ragazzo i cui occhi avrebbero brillato per me.
Hei, ci prenderanno il posto!” si lamentò Debby, riferendosi alla coda al bar.
Amore c'era troppa coda, ci vorrebbero ogni volta dieci intervalli per prendersi la merenda qui, lo sai.” disse sconsolato, accarezzandole una spalla.
La psicologa aveva detto:”sforzati di essere gentile, non sei costretta a rimanere sempre da sola. Fai amicizia!”
Presi la mia borsa e tirai fuori un contenitore viola, lo aprii e lo diedi a Debby.

È al cocco, l'ha fatta mia nonna.”dissi.
Il viso di Ethan si illuminò alla vista dell'enorme fetta di torta che stavo loro porgendo e non tardò ad allungare le mani verso di essa, già con l'acquolina in bocca ma Debby lo bloccò. La guardai interrogativa.

E tu cosa mangerai?” mi chiese, squadrando le mie gambe esili. Sapevo di essere dimagrita abbastanza, ma non avevo appetito. Mai.
Io ho già mangiato.” mentii sorridendo. Ella sorrise e lasciò che Ethan prendesse il dolce. Mi ringraziò con così tanta enfasi che ebbi l'impulso di scappare.
Se non riesci ad avvicinarti alle persone, lascia che siano loro a farlo.”
Odiavo quando le sue parole mi rimbombavano in testa come se fossero la mia coscienza, ma sapevo che avevano ragione.
Un ragazzo mi si avvicinò, ed io pregai con tutto il cuore che si fermasse o che cambiasse direzione, e con mia grande fortuna lo fece e andò da Debby.

Campionessa, devi fare l'iscrizione dopo!” disse, battendole il cinque.
Si ma tu tieni le mani a posto, grazie.” disse acido Ethan. Sorrisi quando Debby si avvicinò di più allo sconosciuto per dare noia al suo ragazzo, che la guardò male; per ripicca, credo, Ethan si avvicinò a me e mi mise il braccio sulle spalle, guardando con aria di sfida la sua ragazza. Mi irrigidii all'istante e mi ritrovai in una situazione di tale disagio che mi sentii quasi sollevata quando il ragazzo venne verso di me, facendo allontanare Ethan.
Sono Niall!”mi sorrise. Esitai un secondo prima di stringergli la mano e dire il mio nome. Mi rilassai.
La famosa Cassie.” disse un altro che era appena arrivato.
A quanto pare.” dissi, sorridendo stringendogli la mano. Stava diventando facile stringere la mano, troppo a mio parere.
Mi ritrovai in un momento nel bel mezzo di una conversazione, a cui ovviamente non partecipai ma che ascoltai con interesse; politica, argomento che non mi piaceva affatto, soprattutto perché non capivo e non conoscevo. Anche Debby come me se ne stava zitta accanto ad Ethan.

Hai già fatto l'iscrizione?” chiese Niall a Debby. Era la prima volta che riuscivo a ricordarmi il nome di qualcuno al primo colpo. Mi domandai di che diavolo stessero parlando.
Potrebbe iscriversi anche Cassie, no?”
Mentre io mi girai verso il ragazzo che aveva parlato, tutti si voltarono verso di me. Era Zayn, quello che mi aveva accompagnato in classe. L'attore.

"Ha fatto pallavolo per anni.” si giustificò. Lo guardai con uno sguardo che se fosse stato possibile lo avrebbe fulminato, e lui mi sorrise. Gli sguardi dei presenti si mossero da me a lui, e poi di nuovo a me.
Certo, è una bellissima idea! Dopo ti porto il modulo!” disse Debby contenta, saltellando verso Zayn. Gli saltò praticamente in braccio ed io mi stupii nel vedere Ethan ridere. Cos'era, un triangolo forse? Qualunque cosa fosse, non era affar mio, perciò non ci pensai.
Non credo sia una buona idea.” dissi guardando la ragazza che intanto aveva appena sussurrato qualcosa all'orecchio dell'attore.
No è una buona idea invece, ci serve una brava in campo.”dissi ed io pensai che era un tantino esaltata.
Ok.” dissi senza interesse, mentre i ragazzi si avviarono per il corridoio dopo che Ethan ebbe salutato Debby con un bacio casto. Zayn mi guardò intensamente prima di girarsi e andare con loro; mi chiesi perché quel ragazzo cercava di rapportarsi con me.

La mia nuova 'amica' mi prese sottobraccio, cosa che non apprezzai ma che cercai di sopportare, e iniziò a camminare ed io la seguii, guardandomi intorno e scoprendo che in quella scuola c'era realmente tantissima gente.
Sono simpatici i tuoi amici.” dissi, cercando di essere il più cordiale possibile.
Zayn ti guarda in modo strano. Avete fatto conoscenza?”chiese guardandomi sottecchi.
Se così si può dire.”risposi, sistemando meglio la cartella sulla spalla. Annuì.
È un bel ragazzo, inizialmente ne ero affascinata. Poi però non era il mio tipo, quindi..” disse sorridendo. Mi chiesi per quale motivo me lo stava dicendo.
Io non sono il tipo da ragazzi.” dissi acida.
Già, l'avevo notato.”


 

Più passavano i giorni più mi rendevo conto che sorridere, non era poi così difficile; la psicologa continuava a dirmi che stavo andando bene, che presto non ci sarebbe stato più bisogno di vederci. E non sapevo se la cosa mi rendesse felice o meno. Mi piaceva dopotutto parlare con lei, anche se a volte la trovavo troppo invadente e spesso me ne stavo zitta o ascoltavo la musica.
Buttai la pasta nell'acqua che bolliva e qualche schizzo mi bruciò la pelle; mia nonna cercava di rapportarsi con me ogni giorno, ma c'era qualcosa che mi impediva di parlarle senza risponderle male, senza ferirla ogni volta. Ad ogni parola che pronunciava sentivo la mia barriera avvolgermi completamente, nessun piccolo foro mi permetteva di approcciarmi a lei senza parolacce, senza rispondere acidamente. Eppure le volevo bene, era l'unica o quasi persona che mi era rimasta. Riuscivo bene o male ad intrattenere una conversazione con tutti, ma appena varcavo la porta di casa divenivo intrattabile, acida e cattiva. Si, diventavo cattiva. Mi scusavo preparando la cena, facendo le faccende di casa ed ero riuscita anche a trovare un lavoro, per aiutare mia nonna con le spese, non volevo infatti pesarle. Volevo essere autonoma e libera d'uscire quando volevo. I genitori di Debby infatti mi avevano assunto nella loro biblioteca e libreria contenti di conoscermi ed andavo lì ogni giorno o quasi; mi ero offerta di andare anche al sabato ma me l'avevano vietato con una frase del tipo 'una ragazza della tua età deve uscire al sabato, non lavorare'. Erano due persone cordiali, giovanili. La madre assomigliava molto alla figlia, anche se i capelli logicamente erano più smunti e più bianchi, il padre invece era più vecchiotto, all'apparenza sembrava burbero ma poi si vedeva che aveva un cuore d'oro.
'Debby segui l'esempio di Cassie' avevano detto ed io mi ero beccata un'occhiataccia simpatica dalla mia amica.
Mi piaceva stare lì; era un luogo silenzioso, calmo e nessuno era costretto a rivolgermi la parola, anzi era quasi vietato parlare. Il mio luogo ideale. Mia nonna non era troppo contenta, diceva che non era responsabilità mia prendersi cura di lei e della casa e delle spese, ma non avevo desistito. Lo facevo volentieri.
Mi sedetti al banco, osservandomi intorno. Alcuni ragazzi erano seduti ad un tavolo, intenti a scrivere e a leggere, probabilmente stavano studiando qualche noiosissima materia di scuola. Un ragazzo seduto di spalle stava battendo leggermente il piede, cosa che col passare del tempo iniziava a darmi sui nervi. Potevo intravedere la pelle ambrata del suo collo e i capelli neri arrabbiati che lo solleticavano. Aveva le spalle larghe e pensai che anche se non ero il tipo da ragazzi, quello forse, ma forse, mi sarebbe potuto piacere. Ovviamente sarebbe durato forse un mese e poi l'avrei lasciato, però doveva essere carino si. Mi ero ripromessa niente ragazzi dopo quello stronzo di Jess che mi aveva tradito con la troia di turno, ma solo del sano sesso appagante. Sesso che però doveva essere fatto con lo stesso ragazzo per non più di un mese, poi sapevo che inevitabilmente ci sarebbe stato un coinvolgimento sentimentale, da parte sua ovvia, mia no di certo. Se ne valeva la pena, avrei potuto magari anche allungare a due mesi, ma solo se era veramente bravo. Avevo detto no ai ragazzi, così alla mia sofferenza si sarebbe aggiunto un fattore in meno. Ovviamente poi avevo detto no anche agli amici perché erano possibili cercatori di una storia e infine alle amiche, perché le mie erano veramente ipocrite. E mi ero riscoperta così nuova, così estremamente pura che avevo deciso che sarei stata bene anche da sola. Ma in quel momento pensai che magari le amiche potevano non essere tutte ipocrite, che magari gli amici potevano rimanere solo amici. I ragazzi, in quanto fidanzati, ovviamente non li avevo rivalutati.
Il ragazzo dalla pelle ambrata si alzò dal tavolo, e andò verso l'uscita ed io così non riuscii a vedere il suo viso. Avevo una strana sensazione, come se lo conoscessi di già. 'Fa niente' pensai, tanto che importanza aveva?

Hei, bibliotecaria!” esclamò Debby dopo poco, entrando. Gli sguardi di tutti si alzarono verso di lei, come per ammonirla per il suo tono di voce alto, e poi ritornarono ognuno sui loro libri. Mimai una risata mentre quella rivolgeva ad ognuno di loro invece un'occhiata di disgusto. Mi chiese come stavo e se avevo mangiato; aveva notato che non mangiavo a pranzo e probabilmente mia nonna l'aveva avvertita di controllarmi.
Sto bene.” dissi decisa, convincendola.
Allora, quanto ti stai annoiando?” mi chiese ridendo sottovoce. I suoi occhi blu brillavano.
Mi piace qui. Regna il silenzio. Hai tempo per pensare.” dissi, ma subito dopo mi vergognai di quella confidenza.
Hai ragione sai? Forse potrei venirti a fare compagnia qualche volta.”
Annuii, felice. Aspetta, felice?
Un ragazzo si avvicinò e mi passò un libro, mentre mi salutava. Cordiale lo salutai anche io, mentre Debby mi guardava passare il codice a barre e comunicare il prezzo. Il ragazzo mi sorrise e mi porse una banconota da 20 euro un po' spiegazzata. Ad un certo punto allungò sul tavolo un biglietto con scritto qualcosa ed io interrogativa alzai subito lo sguardo verso di lui. Mi sorrise e notai che non era affatto male; i suoi occhi erano azzurri, simili a quelli di Debby e i suoi capelli erano chiari alzati da una piccola cresta.

Questo è il mio numero, Cassie.”
Appena pronunciò il mio nome mi irrigidii. Mi sorrise ancora una volta.

Grazie Debby, a presto.”disse prima di girarsi ed uscire.
Mi girai verso Debby con uno sguardo omicida.

È mio cugino!” disse contenta.
Per quale oscuro motivo sapeva il mio nome?” chiesi acida, prendendo il bigliettino tra le dita.
Ha detto che eri tremendamente bella e..”
Accartocciai il bigliettino e feci canestro nel cestino.

Hei! Almeno conoscilo!” protestò.
Scusa.” dissi e presi il cappotto, dopo essermi accertata che il mio turno fosse finito. Lo misi e me ne andai, sentendo lo sguardo di Debby puntato su di me.
L'aria fredda mi colpì in pieno viso ed io mi strinsi di più dentro il mio cappotto marrone. Il sole era già calato da un pezzo ed io camminai fin casa con passo lento, non avevo voglia di entrare. Ma dovetti farlo. Trovai mia nonna che armeggiava in cucina e la salutai.

Allora, come è andata a lavoro?” mi chiese, allegra e impaziente di sapere. Me lo chiedeva ogni volta che ci andavo.
Normale.” dissi.
Senti, mi chiedevo.. potresti invitare la tua amica qui domani. Io sono da Genna, quella di cui ti raccontavo poco tempo fa. Così non dovrai stare da sola!”
Io sto bene da sola.” dissi acida, mentre preparavo la tavola e accendevo la TV, facendo finire la conversazione. La sentii borbottare e poi la feci sedere, mentre io scolavo la pasta e la mettevo nei piatti. Quella con l'uovo sbattuto e la pancetta per lei, una sorta di carbonara mentre per me, che non digerivo le uova, misi solo un po' di olio e gliela servii. Mandavano il telegiornale, erano le 8,30 e ascoltammo, io con finto interessamento.
Hai fatto qualche amicizia Cassie oltre a quella ragazza?” chiese mia nonna piano, come se avesse paura che io scattassi in uno dei miei momenti di rabbia. Annuii curvando un poco il labbro in un sorriso per rassicurarla.
La mamma di Debby, giusto? Mi ha detto che sabato sera andranno a casa sua un po' di amici della figlia e mi chiedevo se per caso avesse invitato anche te.”
Si mi aveva accennato.” dissi vaga, cercando di ricordare cosa aveva detto esattamente Debby; l'avevo ascoltata distrattamente perché me l'aveva accennato in classe e non volevo risultare alla nuova prof come una chiacchierona.
Ovviamente puoi andare, lo sai.” mi disse alzandosi dalla sedia. Annuii.
Hai diciotto anni Cassie, lo sai che non devi avere problemi a chiedermi di uscire.” disse ancora.
Forse andrò.” dissi, mentre la vedevo aprirsi in un sorriso speranzoso. Pensai che mi voleva veramente bene.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Siamo fatti così, io di silenzio, tu di parole, anche se sembra il contrario. ***


Mi fa piacere constatare che qualcuno sta seguendo la mia storia,grazie :)
Ecco il nuovo capitolo, mi farebbe piacere se qualcuno mi dicesse cosa ne pensa. Accetto volentieri le critiche, quando sono costruttive.
Il capitolo è piuttosto breve, scusate.
A presto.


Zayn

Ero di nuovo in ritardo, perciò aumentai la velocità. Non faceva particolarmente freddo, c'era il sole almeno. Parcheggiai l'auto al solito posto e sorrisi quando vidi Cassie scendere di corsa anch'ella dalla macchina e correre verso l'entrata; indossava dei pantaloni della tuta con il cavallo basso, grigi e un cappotto nero, il solito. Mi bloccai quando mise il piede a terra male e cadde a terra sbattendo il sedere e finendo seduta; mi avvicinai a lei velocemente ma quando incontrò il mio sguardo e arrossì, non potei fare a meno che sghignazzare. Mi fulminò con i suoi occhi color ghiaccio e si alzò, massaggiandosi la coscia, ravviandosi i capelli dietro le orecchie. Mi passò accanto senza salutarmi ed io non fiatai, continuando a ridere sottovoce mentre quella mi chiudeva la porta in faccia.
Finirà per piacermi pensai, ma scacciai subito quel pensiero.
L'ora della professoressa Cromwell passò in fretta, tra un testo e l'altro, mentre io pensavo a cosa avrei fatto sabato sera: sarei andato con Sheila al cinema oppure sarei andato a casa di Debby? Fidanzata e amici. Mi ero ritrovato a dover scegliere più volte ed avevo sempre scelto gli amici perché Sheila era quel tipo di ragazza a cui non importava se non uscivo con lei, le bastava mantenere una certa fama e poi il resto chi se ne frega. Però le cose con lei si stavano spegnendo, anche il sesso ormai non mi interessava più di tanto, non con lei ecco. Ethan mi tirò una pacca sulla spalla.
“Porta da bere sabato sera, i suoi di Debby vanno via due giorni. Ci divertiremo!” esclamò, quasi leggendomi nella mente.
“Non so Ethan se verrò. Lo sai come stanno le cose con Sheila.”sbuffai, mentre tutti uscivano dalle loro classi.
“Oh andiamo Zayn! Non puoi tirarci pacco!” esclamò deluso, con una faccia da cane bastonato. In quel momento arrivò la sua ragazza, che mi chiese per l'appunto se sarei andato.
"Andiamo, verrà anche Cassie!” disse sorridendo maliziosa. Cercai di dimostrarmi indifferente, anche se mi risultò parecchio difficile non urlare che allora sarei sicuramente andato perché avevo così tanta voglia di vederla fuori scuola, avevo voglia di vedere come interagiva con le persone, se gesticolava, se ti guardava negli occhi mentre parlavi o se invece teneva lo sguardo basso e ti evitava.
In quel momento la vidi, affianco a Niall, stava realmente sorridendo? Il ragazzo le stava parlando con enfasi e poi ad un certo punto Niall smise di parlare e le sorrise e lei scoppiò in una risata cristallina. Anche gli altri si erano girati a guardarla, mentre si teneva la pancia con una mano da quanto stava ridendo. Niall sembrava soddisfatto di se stesso, mentre incrociammo gli sguardi io e lui. Era sempre stato così Niall; non sapevo se era la sua espressione dolce e il suo viso incorniciato da capelli biondissimi e i suoi occhi azzurri, eppure aveva qualcosa che attirava inesorabilmente le ragazze. Dava molta sicurezza, ma non aveva mai avuto una ragazza perchè stava aspettando quella giusta, o almeno questo diceva lui.
Era il tipico 'migliore amico' delle ragazze; dolce, attento, pronto a dare consigli. E si, era parecchio bello anche se era caratterizzato da lineamenti quasi femminili, anzi piuttosto infantili, anche se era alto quanto me e aveva un fisico di cui non si poteva certo dir male. Questa volta era a lei a parlare, si erano fermati al centro del corridoio ed ogni tanto Niall guardava dalla nostra parte, temendo che qualcuno sarebbe potuto andare a disturbarli. Mi misi le cuffiette e mi appoggiai al muro, fissandoli. Cassie non gesticolava mentre parlava, al contrario stava ferma guardando dritto negli occhi Niall, che nel frattempo stava sorridendo cordiale; se a Cassie piaceva Niall, significava che io non ero di certo il suo tipo. Io avevo gli occhi neri, i capelli neri e la pelle ambrata e non ero di certo come il suo 'nuovo amico'.
Mi stupii di quanto stesse parlando Cassie, mi era sembrata una piuttosto riservata e chiusa, molto più di me. Ed io ero considerato l'associale del gruppo, lei sembrava avermi superato ed invece me ne stavo fermo stupito a guardarla fino a quando la sua testa si voltò e incrociò i miei occhi. Subito si girò e disse qualcosa a Niall che rise. Mi chiesi se stessero parlando di me. Presi il mio zaino da terra e mi avviai fuori, con una voglia irrefrenabile di parlare con lei.
Sheila mi affiancò poco dopo palpandomi il sedere e dandomi un bacio sulle labbra che di casto aveva ben poco.
“Sabato sera sono con i miei amici, è un problema?” chiesi indifferente, mentre quella intrecciava la sua mano alla mia.
“Io andrò in discoteca con le mie amiche.” disse sorridendo. Sapeva che non mi era mai andato giù il fatto che andasse da sola in discoteca, soprattutto per il fatto che avrebbe bevuto e sarebbe andata ubriaca quasi sicuramente. Mi limitai ad alzare le spalle, tanto qualunque cosa avrei detto sarebbe stata inutile.
“Ci sarà anche quella nuova?” chiese stringendomi un po' la mano. Annuii e mi chiese che cosa le passasse per la testa.
“È molto bella non credi?”mi disse cercando di scrutare nei miei occhi un qualcosa.
“Si direi di si.”
Notai che si morse il labbro e mi venne da ridere constatando che era gelosa e preoccupata. Mi accesi una sigaretta e aspirai, sentendo il fumo andarmi in gola fino a quando deglutii e quello mi uscì dal naso. Avevo iniziato a fumare qualche mese prima, in un periodo dove ero molto stressato perchè Sheila mi stava addosso e a scuola non riuscivo a tirare su i voti. Poi quando avevo sistemato tutto mi ero accorto che mi piaceva e non ero più riuscito a smettere. Mi rilassava in un certo senso.
Dopo che Sheila se ne andò, mi sedetti e buttai via la sigaretta mentre tiravo fuori un libro di Giorgio Faletti che stavo leggendo. Iniziai a battere con ritmo un piede sulla neve mentre iniziavo a leggere le prime righe del quarto capitolo; ad un certo punto iniziai a sentirmi osservato e non appena alzai lo sguardo vidi Cassie fissarmi con un espressione sorpresa e incredula. Mi guardai attorno e mi chiesi perchè mi stava guardando in quel modo, ma non trovai nulla di strano e poi quando tornai a guardarla, era sparita. Aveva un non so che quella ragazza che mi attirava tremendamente in ogni istante in cui la vedevo e quando non c'era, in qualche modo mi mancava. Non la conoscevo neppure, ma c'era qualcosa che mi diceva che lei era diversa, che era giusta. A quei pensieri mi facevo paura da solo, perchè sapevo che se avessi iniziato a desiderarla sarebbe stato un problema.
“Quindi verrai sabato?” mi chiese Ethan, apparendo all'improvviso.
Scrollai le spalle e annuii fingendomi disinteressato; mi rivolse un sorriso quasi tenero, un sorriso che sembrava dire 'ti capisco, amico'. No al momento nessuno mi capiva.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Arrivarti con l’orecchio alle labbra per farmi dire, scema, non mi senti? ***


Cassie

 

 

Stavo cercando di convincermi che in realtà non avevo pensato che Zayn fosse il mio tipo, anche se lo ammisi a me stessa, non era affatto male.
Stava sempre per i fatti suoi, si metteva le cuffiette ed osservava gli altri parlare e ridere ed avevo notato anche il modo i n cui Ethan si era stupito quando aveva capito che mi aveva parlato e si era occupato di me il primo giorno di scuola. In un certo senso rividi me stessa in lui, anche se quello era stato il primo stadio di chiusura, poi ero andata degenerando velocemente. Era anche terribilmente lunatico, un giorno era come me appunto e stava zitto odiando silenziosamente il mondo, un altro giorno invece parlava, sempre con riguardo, e rivolgeva battutine provocatorie a tutti, pure a me. Era strano pensare che uno come lui, simile a me, potesse stare con una come Sheila, che di certo non aveva niente da condividere con me o con Zayn. Era strano anche il modo in cui lei guardava lui e lui guardava lei; da esterna alle loro vite, avrei detto che fosse solo un rapporto di sesso e si, forse in quel caso avrei potuto capire lei, perchè Zayn era veramente un bel ragazzo e avrei capito anche Zayn, forse un po' meno però, perchè senza dubbio Sheila aveva un corpo invidiabile, ma quelle come lei io non ero mai riuscita ad invidiarle e tanto meno a sopportarle.
Debby era Debby, non avrei saputo descriverla: talvolta era amorevole e dolce tanto da risultare un po' invadente, talvolta sembrava nervosa e schizzata tanto da farmi allontanare da lei. Però mi trovavo bene con lei, era piuttosto simile a me e non era affatto nel gruppo di Sheila come avevo pensato all'inizio; al contrario come me non riusciva a sopportarle.
Ethan non lo capivo; sapevo per certo che era innamoratissimo di Debby e molto amico di Zayn, ma era strano. Era sempre allegro, sembrava sempre felice ma a volte anche lui aveva delle giornate talmente nere che litigava con tutti.
Infine c'era Niall, quello che forse ero riuscita a conoscere meglio. Era estremamente dolce e simpatico, sembrava preoccuparsi per me ogni singolo momento e forse a volte era fin troppo ingenuo, ma era questo che mi piaceva di lui: era semplice e guardava le cose come stavano senza pensare con malizia o altro, aveva l'innocenza di un bambino, anche se di bambino aveva ben poco perchè le sue spalle muscolose e i suoi occhi così profondi talvolta lo facevano sembrare più grande. Era il tipico bravo ragazzo, che poi lo fosse veramente lo conoscevo troppo poco per dirlo, però mi piaceva, forse ci sarei potuta diventare tanto amica. Di certo sapevo che eravamo tanto diversi ma questo non mi spaventava, anzi al contrario la vedevo come una cosa positiva, Niall riusciva a farmi parlare, ma soprattutto a farmi ridere, cosa che stava iniziando a diventare quasi naturale per me.
La mattina si era offerto di venirmi a prendere in auto, perchè non abitava distante da me e mi risultò così semplice accettare che lui ne era sembrato quasi compiaciuto.
Finii di lavarmi i denti e feci una smorfia allo specchio per controllare se fossero del tutto puliti, al mio gesto sorrisi e pensai che era da una vita che guardandomi allo specchio non sorridevo al mio riflesso.

Il tuo amico è qui!” urlò mia nonna dal piano di sotto, ed io velocemente mi misi un filo di mascara sulle ciglia e mi passai un lucida-labbra sulla bocca. Avevo sempre odiato i lucida-labbra, mi facevano sentire le labbra incollate tra di loro, ma quella mattina ero così tanto di buon umore che non avevo resistito a metterlo. Quella mattina ero così tanto di buon umore, nonostante il tempo grigio, che scendendo le scale prima di uscire dalla porta diedi un lieve bacio sulla guancia rugosa di mia nonna. E mentre mi giravo verso l'uscita potevo immaginarla sorridere contenta e stupita dal mio gesto.
Un giorno me lo presenterai questo Niall!” disse piano, ridendo ed alludendo a qualcosa che non c'era.
Non farti idee strane.” dissi sorridendo. Uscii dopo aver preso il piccolo ombrello in entrata e chiusi la porta. Scesi saltellando la piccola gradinata, corsi per la stradina di sassi che precedeva il cancelletto rendendomi conto di essere in ritardo. Salii in macchina e mi accomodai sul sedile.
Non mi dire che sei di buon umore che non ti credo.” mi disse sconcertato il mio amico squadrandomi.
Goditi la giornata perchè non capiterà più.” dissi ridendo.
Allora dovrò invitarti a casa mia a studiare chimica!” disse partendo.
Mi irrigidii e mi chiesi da dove aveva avuto quella terribile idea; lo guardai spaventata. Ma quando quello si girò verso di me con un sorriso rassicurante in faccia e con gli occhi che mi scrutavano silenziosamente, dopo averlo osservato a lungo, capii che Niall non ci stava e non ci avrebbe provato con me. Niall non era come gli altri, lui voleva essere mio amico e nient altro.

Non credo ci saranno problemi.”gli dissi, ricevendo in risposta un sorriso e un gridolino d'approvazione. Stare con lui mi avrebbe fatto bene.
Ci sarai anche tu vero sabato?”chiesi sperando in una risposta affermativa; Niall mi dava sicurezza e sapere che ci sarebbe stato anche lui mi avrebbe calmato. Annuì sorridendo mentre guardava la strada. Accesi la radio e mi rilassai sul sedile; forse le cose non sarebbero andate poi così male come avevo pensato, forse sarei veramente stata in grado d'avere degli amici.
Che ora hai?”mi chiese Niall dopo aver fatto manovra e aver parcheggiato. Frugai nella cartella e trovai l'orario, martedì prima ora, matematica. Sbuffai.
Ho la Coop.”
Niall alzò gli occhi al cielo mimando con la bocca un'imprecazione, era risaputo che odiasse quella prof.

Ci vediamo a mensa allora.” disse prima di sfiorarmi la spalla con una mano e scappare via raggiungendo qualche suo amico.
Rimasi sola e per qualche secondo mi sentii fuori luogo, a disagio, ma questa sensazione durò solo poco, poi iniziai a camminare e tornò tutto a posto. Per i corridoi non incontrai nessuno dei miei nuovi amici, in compenso la mattina passò velocemente e presi un nove nella prova d'ingresso di italiano che avevo fatto la settimana prima. I ragazzi continuavano a guardarmi in malo modo, continuando a giudicarmi e quasi ogni giorno qualcuno prendeva coraggio e veniva a salutarmi; qualcuno si era anche preso la briga di chiedermi di uscire ogni tanto, invito che, ovviamente, avevo poco gentilmente rifiutato. Mi venne in mente perchè sapevo che ce ne sarebbe stato di lì a poco un altro, da parte di un altro ragazzo. Questo infatti stava venendo verso di me sorridendo, con una camminata sicura e decisa. Pregai Dio che deviasse, cambiasse strada ma non accadde ed io mi ritrovai a maledire il giorno in cui mia mamma mi aveva partorito.

Cassie.”
Mi girai verso quella voce calda, che prima d'allora non avevo sentito mai; il ragazzo non era male, ma cacchio perchè ci tenevano tanto a parlare con me? Lo guardai con uno sguardo che non aveva niente d'amichevole, sperando che quello desistesse dalle sue intenzioni. Intanto la mensa iniziava a riempirsi e ricevetti qualche spinta dai ragazzi che si affollavano dentro la stanza. Il ragazzo mi porse la mano che io evitai di stringere fingendomi interessata a qualcuno che evidentemente non era lui. Quando quello si volse verso ciò che in realtà non stavo guardando, tornai con l'attenzione su di lui.

Mi chiedevo se magari volessi un giorno uscire con me.” mi guardò sorridendo e pensai che una ragazza qualunque avrebbe detto di si a quegli occhi verdi così belli, ma non io, non Cassie.
Temporeggiai non sapendo come rispondere e lo notai in quel momento: Zayn era appoggiato come sempre al muro che mi fissava con un espressione preoccupata dipinta sul viso. Indossava dei pantaloni color panna e un golfino niente male, perchè doveva essere così terribilmente misterioso? Zayn era strano, sembrava diverso da come in realtà lo faceva apparire Sheila quando stavano assieme, sembrava più tranquillo e semplice. Ad un certo punto trovai quasi difficile spostare il mio sguardo da lui e riportarlo sul mio interlocutore, ma ci riuscii quando lo vidi tirare fuori il cellulare e iniziare a schiacciare qualche tasto. Deglutii.

Allora?” mi chiese Andrew, credevo. Non avevo prestato attenzione alla sua presentazione. Sbuffai, mentre prendevo il vassoio e facevo la coda per il pranzo e speravo che quello non sentendomi rispondere se ne andasse.
Non dovresti mangiare solo un frutto Cassie.” disse all'improvviso Niall alle mie spalle facendomi tremare dalla paura, cosa che scatenò in lui una risata.
E tu non dovresti capitare così senza preavviso.” dissi acida al biondino, ringraziandolo mentalmente per avermi salvata da quella situazione imbarazzante.
Quindi, che succede?” chiese curioso guardando prima me e poi il biondino e poi Zayn che ci guardava con astio dall'altra parte del salone, ma che quando vide Niall si calmò un poco.
Oh, no niente.” si affrettò a dire il ragazzo per poi rivolgermi uno sguardo casto.
Cassie vieni?” mi chiese complice, guardandomi sorridendo. Io annuii e dopo aver salutato il ragazzo scappai via con il mio amico.
Grazie.” dissi piano, vergognandomi un po'.
Diavolo, siamo a quota? Tre in una settimana?” chiese ridendo sguaiatamente. Gli feci il cenno di tacere quando ci sedemmo al tavolo sotto lo sguardo dei nostri amici.
Anche Andrew?” chiese Debby non appena Zayn si fu accomodato di fronte a me; lo vidi irrigidirsi a quella domanda e guardarmi con uno sguardo a dir poco incazzato. Alzai le spalle annoiata mentre Debby scoppiò a ridere.
Scrutai l'espressione di Zayn che si stava facendo sempre più dura, la sua fronte era corrugata mentre spostava con la forchetta la bistecca da una parte all'altra del suo piatto.

La sua fama non è delle migliori, ma è veramente carino e..”
Possiamo piantarla?”chiese scontroso Zayn alzando la voce e sbattendo un pugno sul tavolo, tanto da farlo tremare e da far tremare me per il suo cambiamento repentino d'umore. Il suo sguardo era impenetrabile e i suoi occhi neri come la pece erano puntati su Debby. Ok, lei stava di nuovo blaterando su quanto un certo ragazzo era carino, ma non era ancora arrivata a dar fastidio a me, quindi non capivo che gli era preso, ma il modo in cui si rivolse alla mia amica non mi era piaciuto soprattutto perchè Debby aveva abbassato lo sguardo immediatamente, quasi spaventata dalla reazione del suo amico. Del nostro amico. Niall continuava a mangiare in silenzio, mandando di tanto in tanto delle occhiate a Zayn, come se stesse cercando di tenerlo buono, ma nessuno stava cercando di tenere d'occhio me, che stavo ribollendo di rabbia per il suo comportamento. Ethan non c'era ancora, probabilmente lui avrebbe saputo gestire la situazione e mi chiedevo anche come avrebbe reagito se fosse stato lì nel momento in cui Zayn aveva aggredito verbalmente la sua ragazza, ma non c'era.
Qual è il tuo problema?” chiesi sfacciata, sfidandolo con lo sguardo. Quello dopo un attimo di esitazione prese a fissare me; la sua espressione si era quasi addolcita incontrando i miei occhi, la mia invece si era indurita. Era incredibilmente difficile sostenere il suo sguardo, perchè faceva veramente quasi paura. Eppure non mi rispose, nonostante io l'avessi provocato per bene; spostò il suo sguardo sul suo cibo e iniziò a mangiare qualcosa. Stavo per riaprire bocca ma Niall mi guardò male e mi intimò di non farlo, facendo segno che mi avrebbe spiegato dopo.
Che si farà sabato?” chiese dolcemente Niall alla mia amica, che intanto aveva ripreso a mangiare.
Non so, ci sarà della musica.”disse piano, come se avesse paura di scatenare ancora l'ira di Zayn. Io addentai la mia mela e gustai il suo succo, più dolce del solito.
Tutto ok?” ci chiese Ethan sedendosi accanto a Debby e lasciandole un dolce bacio sul naso; mi vennero i brividi guardandoli.
Ci fu uno sguardo tra lui e Zayn e sospettai fossero telepatici perchè Ethan mi guardò di nascosto, che poi appunto di nascosto non era perchè lo guardai con un sopracciglio alzato.

Vieni da me oggi?” chiese Debby rivolgendosi a me. Scossi la testa, non trovavo necessario dire il perchè ma Niall evidentemente lo trovò perchè informò tutti, facendomi sentire un po' a disagio quando tutti gli sguardi si posarono stupiti su di me, mentre lo sguardo di Zayn rimase basso, solo dopo lo alzò per guardare con sospetto Niall.
Credo uscirò con Andrew.” dissi noncurante della reazione di Zayn di prima e curiosa di sapere cosa avrebbero detto tutti. Mi chiesi come mai quel giorno ero così vogliosa di litigare con qualcuno e così audace nel parlare. Non era da me.
Gli sguardi di Niall e Ethan si incrociarono preoccupati, mentre quello di Debby si scontrò con i miei capelli, stava cercando di incontrare i miei occhi per capire che diavolo stavo facendo, cosa che non sapevo nemmeno io esattamente, ma i miei occhi stavano aspettando quelli neri e arrabbiati di Zayn, curiosi e impazienti di vederlo ancora arrabbiato. Ma i suoi rimasero nei miei solo per qualche secondo, non appena sentì infatti quello che avevo detto la sua testa era scattata nella mia direzione per guardarmi, poi lentamente era tornata insieme al suo sguardo a fissare il cibo ancora nel piatto. Sentii la mano di Niall stringermi il ginocchio, cercando di dirmi di piantarla di provare a farlo incazzare.

Insomma, cosa ha di male?” chiesi ancora, iniziando quasi a divertirmi.
Questa volta Zayn scattò in piedi, mi guardò con un espressione indescrivibile e poi se ne andò con passo veloce fuori dalla porta, lasciandomi a bocca asciutta. Sospirai.

Tu sei pazza ad esasperarlo così.” mi disse Debby che ora era più rilassata. Alzai le spalle impassibile.
Cassie ti avevo detto che ti avrei spiegato dopo, che motivo c'era di comportarsi così?” mi chiese scocciato Niall.

Ragazzi non poteva sapere!” disse Ethan.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Non avevo mai visto degli occhi così blu. ***


Cassie

 

 

 

Guardai tutti e tre con un espressione curiosa e impaziente di sapere.
Quando era più piccolo Zayn è stato espulso da scuola per due volte.” spiegò Niall.
Quindi?”
Per bullismo.”
Guardai tutti e tre e scoppiai a ridere di gusto; Zayn era un bullo? Uno di quelli che si sentono degli dei in terra e che fanno gli sbruffoni con tutti? Questo era veramente divertente, anche se in effetti aveva un po' la faccia da un duro e aveva fatto tremare anche me prima.

Non capisco però cosa c'entri Andrew!” dissi, ricordandomi del motivo della sua ira.
Andrew l'anno scorso si è portato a letto Sheila, che logicamente era ubriaca e Zayn gli ha dato così tante botte che l'ha mandato all'ospedale ed ha rischiato l'espulsione da scuola, ancora.” mi spiegò Debby.
Cazzo.” dissi, impressionata. Quel Zayn mi piaceva sempre di più.

 

Varcai la soglia della casa di Niall lentamente, quasi spaventata di entrare nel suo mondo; la casa sembrava accogliente, calda. Una grossa libreria era piazzata su quello che doveva essere il salotto e una TV a schermo piatto troneggiava su un tavolino basso color caffè. I muri erano sull'arancio, ti mettevano allegria, pensai che era quello il motivo per cui Niall era sempre allegro anche di prima mattina. Superai l'entrata, incuriosita da una strana luce proveniente da una finestra a me invisibile e mi avvicinai di più al divano bianco di pelle e mi accorsi di una grande vetrata che dava sul giardino, dove c'erano due porte da calcio e una piccola altalena. Mi sentii male a tanta bellezza: l'erba era perfettamente verde, la si poteva scorgere anche se a tratti era ricoperta da della soffice neve. Niall rise appena mi vide incantata a guardare fuori ed io mi sentii avvampare; una bimba con i capelli biondissimi, più chiari di quelli di Niall, gli corse incontro ma si bloccò all'improvviso quando mi vide immobile sopra il tappetto.
E tu chi sei?” chiese con voce acuta squadrandomi e poi guardando curiosa Niall, che mi stava gentilmente prendendo il cappotto.
Mamma siamo a casa -disse ad alta voce e poi continuò più dolcemente- lei è una nuova amica, Vera.”
Il modo in cui pronunciò il nome della piccola mi fece quasi venire il diabete; dei passi leggeri fecero capolino sulle scale facendo comparire una donna minuta, vestita elegantemente che appena mi vide si allargò in un sorriso mozzafiato. Niall aveva preso i suoi occhi azzurri e il sorriso da sua madre, perchè entrambi quando sorridevano parevano illuminare la stanza.
La donna s'avvicinò con uno sguardo felice e mi porse la mano continuando a guardarmi negli occhi e ci presentammo.

Ho preparato dei biscotti ragazzi!”
Vera fece un urletto felice e subito corse verso di me e dopo avermi preso la mano in una stretta assai decisa mi portò in cucina, dove venni inondata da un terribile buon profumo di dolci e mi venne l'acquolina in bocca ricordando il gusto di quelli che faceva una volta mia nonna.

Vera lascia stare Cassie, su.”
Disse Niall guardandomi come per capire cosa stessi provando in quel momento ma quando gli sorrisi si rilassò.

Hai un bel nome!” mi disse la piccola, ed io istintivamente le risposi che anche il suo lo era.
Niall fece scorta di biscotti e dopo avermi chiesto se mi piacesse il latte ne prese un cartone dal frigo e mi disse di seguirlo su per le scale, verso quella che doveva essere la sua camera. Una grande finestra fatta ad oblò che illuminava la stanza era posizionata sopra il grande letto, ma troppo basso per i miei gusti che stava accanto ad una libreria dalla forma strana ben fornita di libri. Dall'altra parte della stanza c'era un aggeggio attaccato alla parete in cui erano stati messi una quantità enorme di cd; accanto ad esso c'era una scrivania in perfetto ordine, non una cosa fuori posto e l'armadio verde poco distante da me a parer mio stonava non poco con la tranquillità che ispirava quel posto. Niall era proprio come quel posto, era calmo, pacifico e mi ero chiesta più volte se mai l'avrei visto incazzato o nervoso per qualcosa. Si buttò sul letto dopo aver appoggiato il latte sul tavolino vicino e mi invitò ad imitarlo; non ero mai stata così vicino ad un ragazzo in un letto da amica. Ogni volta, prima, che mi ritrovavo per una serie di cose distesa accanto ad un ragazzo nel letto finivamo per fare sesso e ciò non significa che ero una poco di buono, ma che semplicemente avevo smesso di rispettare me stessa, non m'importava. L'ho già detto, avevo vissuto per tanto tempo senza amore e solo con il sesso, non so nemmeno perchè poi, avrei potuto benissimo fare a meno anche di quello, e mi era andato bene così fino a quando non mi avevano dato della poco di buono. A quel punto avevo smesso, mi ero rinchiusa ancora di più in me stessa e poi mia madre era morta ed ero finita qui. Ma guardai Niall che un biscotto dopo l'altro si stava ingozzando e pensai che mi fidavo di lui e quindi si, lo raggiunsi nel suo letto, piano, soppesando ogni mio passo e chiedendomi dove saremmo andati a finire. Ma poi arrivai accanto a lui ed appoggiai la testa sulla testiera del letto e capii che non ci sarebbe stato niente, Niall era così puro e trasparente che si capiva dai suoi occhi che non aveva intenzioni ambigue.

Tieni mangia. Se mettessi su qualche kg diverresti ancora più bella!” esclamò sorridendo e passandomi il contenitore di biscotti. Sorrisi imbarazzata e accettai volentieri uno di quei biscotti dall'aria deliziosa, da quanto non ne mangiavo uno; affondai i denti dentro la pasta frolla morbida e quello si sgretolò all'interno della mia bocca, i miei denti masticarono piano quelle piccole gocce di cioccolato e socchiusi un po' gli occhi per gustarmi completamente quei biscotti.
Ti piacciono?”
Sono fantastici!” esclamai, prendendone un altro.
Niall bevve un altro sorso di latte e poi si distese meglio sul letto, portando le braccia incrociate dietro la testa e incrociando le gambe una sopra l'altra.

Quindi, sei fidanzata?” mi chiese ancora con la bocca piena, e sorridendomi innocuo. Scossi velocemente la testa e mi chiesi il perchè di quella strana domanda.
Ok, lo sei stata immagino.”
Si e giuro che non commetterò mai più lo sbaglio di fidanzarmi.” dissi, ingurgitando un altro biscotto e sistemandomi accanto a lui a gambe incrociate per guardarlo meglio. Alla mia affermazione sorrise quasi volesse dirmi che mi capiva.
Peccato - disse con un espressione maliziosa che scomparì non appena notò che mi ero irrigidita – tranquilla sto scherzando! Sono già occupato io!” disse con un espressione così dolce e imbarazzata che mi venne il voltastomaco, e subito sopo le due guance diventarono rosse, mentre con lo sguardo girovagava per la stanza.
Sei fidanzato?”chiesi sorpresa, pensando che non l'avevo mai visto con nessuna ragazza perchè praticamente mi era sempre stato vicino negli ultimi giorni, cosa che non mi era di certo dispiaciuta. Alla mia domanda quasi si strozzò.
No! No! Il mio -esitò un attimo- il mio cuore è già occupato.”
Lo guardai confusa.

Mi piace una tipa. -disse convinto- da parecchio. Credo di esserne innamorato..” lasciò la frase in sospeso ed io lo invitai a continuare.
Ma credo di non essere il suo tipo.”
Da cosa lo deduci?” chiesi mentre osservavo come si stesse torturando le mani per l'imbarazzo.
Non saprei. È una del terzo anno.”
Quindi?”
Cassie insomma, non ci ho mai provato.” disse diventando paonazzo in viso, mentre io alzavo le mani in segno di resa.
Scusa è che non l'ho mai detto a nessuno e parlarne con te è strano.”
Per quale oscura ragione?” chiesi guardandolo e sorridendo.
Perché sei strana tu.” disse alzando lo sguardo per guardarmi con occhi da cerbiatto.
Sbuffai.

È bellissima. Ha gli occhi marroni ed i capelli ricci e bruni, è in carne ma adoro ogni singola sua forma.” disse con aria sognante.
Ed io risi, da quanto non vedevo un amore così genuino? Mi beccai un'occhiataccia.

Ne sei proprio innamorato, non è vero?”
Annuì, mentre io gli sfiorai la mano che aveva intanto disteso accanto al suo profilo.

Se vuoi posso darti una mano, magari sabato può venire anche lei.”
Con quale scusa?” disse tirandosi su, agitato.
Con la scusa che tu sei interessato a lei.” dissi alzando le spalle, come se fosse una cosa ovvia.
Scordatelo!” quasi urlò.
Niall sei un ragazzo fantastico, non hai nulla da perdere.”
Borbottò qualcosa e poi si ributtò sul letto sconfitto.

Ok, non ho nulla da perdere, hai ragione.” disse, cercando di convincere se stesso.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Davanti abbiamo ancora due mesi in cui non mi conosci, mi dici. ***


Zayn

Incontrando i suoi occhi non avevo avuto la forza di mantenere la faccia da incazzato; era così bella che non avevo nemmeno avuto la forza di contrastarla, avevo solamente abbassato la testa. Mi aveva provocato, l'unica che aveva avuto il coraggio di farlo, perchè solitamente tutti erano intimoriti dal mio aspetto da cattivo ragazzo, cosa che infine non ero affatto, a patto che non venissero toccate le mie cose. Appena avevo visto Andrew provarci con Cassie, non ci avevo visto più; sapevo che se mi fossi avvicinato anche di un solo metro a lui avrei iniziato ad insultarlo, non per la storia passata con Sheila, me perchè stava facendo il carino con Cassie, e

Cassie era mia. Era un pensiero assurdo, era vero, probabilmente se lei fosse venuta a sapere di questo mio pensiero si sarebbe messa a ridere o peggio si sarebbe spaventata, eppure non riuscivo a pensarla insieme a qualcuno. Lo sapevo come sarebbe andata se fossi andato io lì e avevo preferito evitare, per questo avevo subito inviato un messaggio a Niall di andare a tirarla via, ma poi quando

Debby aveva iniziato a parlare di lui, mi erano tremate le mani per la rabbia. E peggio, quando lei aveva detto che ci sarebbe uscita; non ero riuscito a dire niente perchè il suo sorriso da sfida mi aveva bloccato il respiro e mi ero dimenticato di tutto ed ero scappato via, perchè avevo provato paura di lei.

Dovevo iniziare ad imparare a trattenere la rabbia, non potevo aggredire così le persone come avevo fatto poco prima con Debby; dovevo assolutamente chiederle scusa. E poi Niall, aveva uno sguardo da angelo eppure intanto aveva già invitato a casa sua Cassie che con mi sorpresa aveva accettato; però Niall non aveva lo sguardo cattivo, credevo veramente che volesse essere solo che suo amico anche se qualcosa ugualmente s'era mosso nel mio stomaco. Ne stavo diventando quasi ossessionato, per questo ogni volta mi sforzavo di non pensarla, di non guardarla, ma mi riusciva così difficile non farlo; i suoi capelli si muovevano sul suo capo come se all'interno di essi vi fosse vita, mentre Cassie si alzava dalla sedia e si accingeva a riporre il vassoio del cibo che quasi non aveva toccato. Presi uno spavento quando Niall aprì la porta velocemente, fronteggiandomi con i suoi occhi azzurri puntati sui miei.

Che stai combinando?” mi chiese, guardandomi attentamente. Strinsi i denti, tirando il muscolo della mascella involontariamente. Alzai le spalle.

Non creare casini con Andrew, è una storia chiusa; Sheila è tua e Cassie non centra niente.”

Cassie è mia.”pensai, ma rimasi zitto.

Se non tu non fossi con la ragazza più carina della scuola – si soffermò a pensare qualche secondo sulla frase che aveva appena detto- penserei che sei innamorato di Cassie.” disse piano, ed io sentivo il suo sguardo fisso sulle spalle.

Dovevo stare attento, non volevo che nessuno sapesse di quello che mi stava succedendo; simulai una risata, ma non riuscii bene nel mio intento. Niall si allontanò con un espressione strana dipinta sul viso; con la mano si tirò su leggermente i pantaloni che gli stavano scivolando dalla vita e raggiunse Cassie che era comparsa infondo al corridoio. Mi squadrò letteralmente ma rimase impassibile quando mi guardò per un attimo negli occhi.

 

Davvero ti piace una ragazza Niall?” chiesi per la terza volta senza riuscire a togliermi di dosso l'espressione sconvolta che avevo da qualche minuto. Il mio amico guardò Cassie con un espressione scocciata.

Oh andiamo lascialo stare.” disse lei guardandomi, mentre cercava di trattenere un sorriso.

No Niall, io sono contento per te, ma cacchio, ti piace una!”

È una cosa così strana?” mi chiese Cassie.

A Niall non piace una dalla..terza elementare?” dissi poi scoppiando a ridere. Il mio amico diede un pugno sul tavolo incazzato.

Meglio che farsele tutte.” disse Cassie, trapassandomi con lo sguardo quasi volesse incenerirmi. Touchè.

Ragazzi state calmi, non serve discutere ad ogni pranzo. Insomma, Niall -disse Ethan voltandosi verso di lui- chi è la fortunata?”

La vedrete sabato.” disse cercando di non mostrare a nessuno il suo sorriso ebete, doveva piacergli veramente tanto.

L'hai invitata? Davvero?” chiesi incredulo, Niall era tremendamente timido e mi pareva strano l'avesse subito invitata.

A dire la verità la conoscevo già io, quindi ho pensato di aiutare Niall.” intervenne Debby appena si sedette al tavolo, subito dopo si mise a scambiarsi effusioni con il suo ragazzo. Cassie affianco a me si irrigidì, stavo per chiederle che succedeva quando mi accorsi che un Andrew pieno di sé si stava avvicinando al tavolo. Mi irrigidii anche io. Non capivo perchè solo il vedere la sua faccia presuntuosa mi faceva saltare i nervi. Strinsi i muscoli della mascella e mi imposi di rimanere calmo, mentre quello mi passava accanto e si fermava esattamente dietro di me; Ethan scattò in piedi e mi mise una mano sulla spalla per tenermi calmo, ma io ero già in piedi, che lo fissavo mentre quello rivolgeva un sorriso languido a Cassie, che intanto si era girata verso di me con un sorriso sornione dipinto in viso.

Se non vuoi finire all'ospedale, ancora, ti conviene girare al largo.” dissi duro, mentre Ethan mi occupava la visuale mettendosi davanti a me.

Non è colpa mia se devo parlare con Cassie e tu le giri sempre attorno.” disse lui, guardandomi con sguardo da finto dispiaciuto. Il mio pugno si strinse subito e la voglia di colpirlo aumentò ancora.

Cassie mi fissava curiosa, mentre Andrew cercava di attirare la sua attenzione inutilmente.

Amico ti conviene andare. Mi pare di capire che Cassie non è interessata e – Niall si interruppè un attimo per guardarmi – e ti conviene andare.”

Andrew alzò le mani in segno di resa e dopo un secondo se ne stava andando a passo svelto nella direzione opposta alla mia.

Gli metti proprio paura.” disse Cassie, con un sorrisetto.

Ci vediamo alla festa.” dissi solamente, prima di prendere le mie cose e scappare da quegli occhi magnetici che sentii incollati al mio corpo fino a quando non uscii.


 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1308575