Joy, our Joy

di Distress_And_Coma
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** One day, something happened... ***
Capitolo 2: *** Finally...Joy ***
Capitolo 3: *** New Room ***
Capitolo 4: *** Police ***
Capitolo 5: *** Again to the Police and to the Registry Office ***
Capitolo 6: *** A Ride in the Forest and the Final Truth ***



Capitolo 1
*** One day, something happened... ***


 Mana dormiva sereno accanto a Gackt, nel grande letto matrimoniale di quella villa appena fuori città, vicina ai boschi pieni di farfalle, ma allo stesso tempo vicina alla città. Dopo poco si svegliò, non sapeva che fare. Di colpo gli venne l'insonnia pesante, non voleva girarsi e rigirarsi nel letto: avrebbe svegliato il suo ragazzo, che la sera prima era andato a letto a chissà quale ora per terminare una sonata al pianoforte.
Dato che anche gli altri dormivano, pensò di non svegliare nessuno, ed andò in cucina a prepararsi un panino. Giunto nella stanza, si toccò la pancia, che era vuota. Amava fingersi donna, e Gackt spesso lo chiamava "la mia donna", come a sottolineare un senso di appartenenza. Ma non era giusto, agli occhi di Mana, che proprio Mana fosse un uomo. Gli uomini non potevano partorire, creare una famiglia...Famiglia.
Questo era ciò che con Koji, Yuki e Kami, Gackt e Mana avevano tentato, con successo, di ottenere. Per Mana quella casa voleva dire famiglia.
Si ridestò da questi pensieri e mandò giù un enorme panino alla nutella...Ad una prima occhiata avrebbe detto che fosse grande più o meno quanto Kami e Yuki messi insieme...
Decise di lasciare un biglietto sul letto accanto a Gackt. Lo scrisse in inglese, d'altronde lui e il corvino comunicavano per iscritto quasi sempre in quella lingua...

"My Beloved,
                     I woke up very early, today. I didn't want to wake you, You were sleeping so peacefully.
 I'm leaving home, now, I'll return in a couple of hours. Just to breathe the fresh, sunny air.
Love You,    
                Mana"


Posizionò il foglio ripiegato con cura accanto al corpo di Gackt ed uscì.
Si diresse verso il bosco, voleva respirare l'aria più pura che conoscesse. Quella degli alberi verdi che gli garantivano una tranquilla ombra, l'umidità fresca della pioggia appena caduta all'alba...Quando gli sembrò che le sue orecchie stessero impazzendo.
"Uèèèè-uèè-uèè...", se non si sbagliava era il pianto di un neonato. Lui malsopportava che i bambini piangessero, e in un certo senso, li aveva sempre amati.
Seguì quel pianto, che non sembrava voler cessare in alcun modo, fino a giungere sotto al grande albero secolare che Kami aveva soprannominato "Goshinboku", ovvero "cinque nuovi me". E...Gli sembrò di avere le allucinazioni. Li sotto c'era un cesto di vimini intrecciati, da cui sporgeva un corpicino minuscolo che si dimenava. Il pianto proveniva da lì.
Si avvicinò e si innamorò all'istante di quella bimba. Decise che sarebbe divenuta sua e di Gackt, e solo poi dei Malice Mizer.
Chiamò Kami e se ne infischiò letteralmente se lo svegliava. "Raggiungimi sotto al Goshinboku. Ho bisogno di te."
Kami dovette interrompere il suo sogno per aiutare Mana, c'era una strana nota di venerazione nella sua voce, era roso dalla curiosità: doveva sapere che cosa aveva trasformato fino a quel punto Mana. Il suo subconscio gli disse chissà come di portarsi una macchina fotografica.
 Dopo poco giunse sotto al suddetto albero. Trovò Mana in piedi, che stringeva a se una bambina, ed aveva uno sguardo...Tenero, c'era un'arrendevolezza materna in quello sguardo, che  rasserenava ma allo stesso tempo avrebbe inquietato terribilmente qualunque nemico.
Kami dovette assolutamente scattare una foto... e lo fece, non era solo un modo di dire!!
Si avvicinò al ragazzo che indossava una gonna bianca, lunga fino alla caviglia, ed una camicia, anch'essa bianca, a kimono.
Lo abbracciò...La bambina si era addormentata, dormiva serena, come se fosse in braccio alla sua mamma.
Kami portò con se il cesto di vimini, mentre Mana lo seguiva con la bambina in braccio.

Fatto!! Questo è il primo capitolo, la continuerò poi....Ho in mente un sacco di cose per questa fanfiction. Spero che piaccia!!


 

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Capitolo 2
*** Finally...Joy ***


 Mana tornò a casa, preceduto da Kami. Voleva mostrare a tutti quella splendida piccina senza un nome nè una casa. No...Una casa ora ce l'aveva, era la famiglia dei Malice Mizer. Yuki s'era svegliato da poco, uscì dalla sua stanza e sul suo volto si formò un'espressione sbalordita, quasi meravigliata.
Mana era...Era difficile descriverlo.
Era una madre in quel momento? Si.
Era una fonte di protezione in quell'attimo? Si.
In quell'attimo, erano solo lui e quella bambina,la bambina, ancora sconosciuta ai più, che Mana aveva trovato in una serena mattina dopo una lieve pioggia sotto ad un albero.
"Svegliatevi, amici, venite a vedere!", ed alle orecchie di Kami sembrava Gesù che annunciava un qualche miracolo dei suoi, oppure un discepolo che annunciava meravigliato che Gesù era risorto ed aveva le stimmate. 
Così, dopo poco tutti quanti si svegliarono: Koji, Yuki e Gackt.
E Gackt, appena lo vide, lo abbracciò teneramente. Sembravano una coppia con il loro primo figlio.
"Mana, che ti è successo? Ti prego parla, sembri scoinvolto."
E in effetti, Mana, la donna fredda e distaccata dei Malice Mizer, pareva avere un attacco di panico. I suoi occhi erano grandi così, il respiro era affannoso, la pelle era freddissima, coperta da un velo di sudore caldo, i legamenti, le mani e i piedi, erano invece caldissimi e coperti da un velo ghiacciato di sudore. Aveva le palpitazioni, pure quelle aveva. Cazzo. Tutti sapevano che un Mana con le palpitazioni era qualcosa di vicino alla fine del mondo, ma quella figlioletta sconosciuta, era quella la ragione. Era bellissima.
"In...Infatti lo s-sono...E' questa bambina...L'ho trovata sotto al Go-Goshinboku...Era così piccola e sola...Piangeva, poi l'ho presa in braccio e si è calmata. Possiamo tenerla noi e prendercene cura? Posso tenerla io? Vi prego..."
"Se questo è il desiderio di Mana, allora puoi. Siete d'accordo, vero?" chiese Gackt, quasi ad ammonire.
"Certo." disse Koji.
"Assolutamente." disse Yuki.
"Sono d'accordissimo. Vorrà dire che saremo la famiglia di questa bambina. Fare qualcosa che possa nuocere a Mana è l'ultima cosa che vorrei." disse un Kami convintissimo.
"Calmati, ora, Manachan. Nessuno ti toglierà questa creatura. L'hai trovata tu, ed è giusto che tu te ne prenda cura."
"Oh, grazie, grazie davvero, amore mio." fu la risposta commossa del chitarrista, che ancora abbracciato al suo compagno, pareva non voler smettere di guardarlo negli occhi.

Passarono due ore, e Mana decise che Yuki sarebbe rimasto in casa a vegliare sulla creatura, insieme con Koji, mentre lui, Gackt e Kami andarono in città.
"Che vorresti fare in città, Mana?" chiese Gackt. Al che, visibilmente stupito, Mana rispose: "Se non erro oggi è lunedì. E il lunedì il supermercato è aperto. Hai detto tu che posso prendermi cura di questa bimba, ed ho pensato che tu e Kami poteste aiutarmi a portare in casa ciò di cui ho bisogno."
"Ah, giusto." risposta ovvia. Avesse detto no, sarebbe morto lui e quella specie di farfalla gigante chiamata Kami. Il quale Kami li seguiva imperterrito, marciando come un piccolo soldato, come piaceva tanto a Mana.
Entrarono nel supermercato. Due ore dopo ne uscirono con tre gigantesche buste doppie della spesa, le quali (sfortunate buste) contenevano: pannolini, biberon, ciucci, latte in polvere trenta confezioni (!), giochini vari e pupazzini per bambini, oltre a tanto tanto vestiario per bebè.
Quel povero cassiere avrà pensato che questi tre devono aver adottato un'orda di orfani. 
Tra tutto in teoria lasciarono giù a quel tipo circa trecento yen. Perchè l'aveva voluto Mana.
Tornarono impavidi cavalieri a casa, e trovarono Koji che osò cercare di far sorriedere la bambina, con scarsi risultati.
Il risultato fu un Mana visibilmente irato, che tirò un pugno sulla testa del malcapitato.

Fu allora che la bimba trasformò quel pianto disperato in una risata cristallina. Voleva ridere, ancora.
Tirarono fuori i pupazzi e iniziarono a turni a giocare con lei. E la fecero ridere, oddio se rideva.
Dopo aver trovato casa tra le braccia di Gackt, la minuscola "Focaccina", come Mana l'aveva soprannominata, pianse.
"Oh, no, tesoro...Perchè piangi, tesoro smettila..." sussurrava Mana. Alla fine la prese in braccio, ma quella tortura peggiorò.
Yuki, che se n'era stato tranquillo in disparte, suggerì: "Forse piange perchè ha fame. Proviamo a darle il latte in polvere." indicando le numerose confezioni che Kami aveva ordinatamente disposto sul tavolo. E in effetti Focaccina si sporgeva dal petto di Mana ad indicare il latte in polvere, che Gackt, nel giro di tre o quattro minuti, preparò.
Mana la nutrì col biberon, e tornò quello sguardo. Ormai Kami lo riconosceva, voleva dire che in quel momento erano solo lui e lei. Nessun'altro. Nessun'altro si sarebbe mai azzardato ad interrompere quell'incanto.
Alla fine Focaccina si addormentò tra le braccia di Mana, che la lasciò riposare nel cesto di vimini.
Solo dopo una buona mezz'ora si decise a parlare: "Gackt, ma che nome le diamo?"
"Nome?!" disse, quasi stranito. "Certo, nome. Dovrà pur averne uno no?" disse Yuki.
"Hm...Non so voi, ma a me da tanta tanta gioia. Il corrispettivo inglese di "gioia" è "Joy". Vorrei che avesse questo nome. Ho sempre desiderato chiamare mia figlia così."
Furono tutti d'accordo e continuarono a vegliare sul sonno di due ore della loro nuova figlia.
Sempre quel giorno andarono tutti e cinque (Joy compresa) a comprare la culla della piccola. Ne scelsero una che sembrava il giaciglio di una principessa, con delle tendine bianche che scendevano dalla testa della culla. Davanti c'era un'altra tenda di mussola, bianca anch'essa, che copriva e circondava completamente la culla e che si fissava con un gancio al soffitto. Anche stavolta, fu Joy a sceglierla, poichè si sporse dal petto di Mana.
Tornarono a casa praticamente a sera, Kami e Yuki si accollarono il compito di montarle la culla nel minor tempo possibile, perchè in fondo, anche se non mostrava mai debolezze, anche Mana si stancava dopo un po'.
Alla fine la misero nella sua nuova culla, e se ne andarono tutti a letto.
 

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Capitolo 3
*** New Room ***


 La mattina dopo fu Gackt il primo a svegliarsi, e ci tenne molto a non disturbare Mana perchè la bambina si era svegliata spesso la notte quindi quel poveretto di un chitarrista doveva aver dormito ben poco. Oh, beh, the troubles of being a parent, nel linguaggio suo e di Mana.
Andò da solo a fare colazione e lasciò sul tavolo al suo ragazzo l'occorrente per prepararsi la sua. Poi  andò a vedere se Joy dormisse ancora.
Eh...si...Dormiva che era un sogno. Beh, qualsiasi cosa che facesse Joy era un sogno, per tutti.
La prese in braccio e la cullò, poi la guardò e notò che i suoi occhi erano aperti. Temette di averla svegliata, ma lei sorrideva serena.
Fece un versetto strano, tipo mmghmaa... Sembrava un rigurgito e le fece fare il ruttino. Sembrava un micio spelacchiato che era caduto per sbaglio in acqua e che non sapeva come uscirne. Lo fece sghignazzare parecchio, eh si.


Mana nel frattempo era entrato in cucina insieme a Koji, stavano facendo colazione.
"Mh, sai Koji, pensavo che le servirà anche un seggiolino, sarà più facile per noi tutti cercare di prenderci cura di lei." disse mentre si ingozzava di cereali, come il suo amico. Poi sentì dei rumori dalla camera di Joy. Si voltò e vide Gackt che cullava quella piccola, si intenerì molto.
"Vieni, amore, vieni dalla mamma, su..." gongolò Mana. E Gackt la lasciò andare tra le braccia di Mana.
Era una bimba piccolina, con sottili e soffici capelli neri e liscissimi, che non erano abbastanza da coprirle tutta la testa. Aveva due occhi grandi come il cielo, e proprio del cielo avevano il colore. Gackt spiegò anche che il colore effettivo dei suddetti organi si notava solo a due mesi. E la bambina ne aveva appena uno, non c'era da stupirsi se ancora poteva solo stare stesa di schiena ed aveva bisogno di aiuto in tutto.
E Manachan, ovviamente, se ne stupì.
Incredibile come una minuscola creaturina indifesa trasformi una squallida vita ordinaria in qualcosa di straordinario.

La sua faccina invece era tonda tonda, a tratti ricordava una fochetta, ma era il suo profumo ad aver stregato tutti, e soprattutto Mana. E proprio da lui era partita l'idea di soprannominarla Focaccina, perchè profumava di buono.
"Cosa dicevi prima a Koji, amore?" la voce di Gackt lo distolse da quelle riflessioni.
"Hm? Ah, si...Che pensavo ad un seggiolino, per quando sarà un po' più grande e mangerà pappette un po' più solide. E pensavo anche che la sua stanza va tenuta calda ed abbellita."
"Ovviamente avrà tutto questo, se tu vuoi." disse Gackt.
Yuki e Kami si svegliarono per ultimi, e dovettero trangugiare bocconi di cereali a tempo di record, perchè dopo uscirono tutti. Andarono al più grande centro commerciale di Tokyo, insieme con la loro Joy.
La prima cosa che Mana richiese, per non dire pretese, fu uno zaino portabambini, così la poteva portare sulla schiena e nel contempo dirsi ancora capace di suonare la sua amata ESP Customizzata Jeune Fille.
Poi comprarono un passeggino invernale blu ed uno estivo nero, un seggiolino rosso, bavaglini con disegni di animali, e l'equivalente dell'arredamento di una camera da letto per bambini. Tutto insieme.
C'erano portafoto, comodini, due abatjour, tendine deliziosamente arricciate in mussola (e da chi sarebbe partita questa idea? Da Mana, per inciso), un armadio rosa ed una commode, bianca.
Spesero l'equivalente di tre '500, e non se ne pentirono (gli altri se ne pentirono, Mana non se ne pentì affatto, anzi. Era quasi diabolicamente divertito.)
Spesero due ore solo per tornare a casa con tutta quella roba.
Mana, nonostante ora avesse lo zaino, lasciò Joy tranquilla a riposarsi nel cesto di vimini intrecciati. Era silenziosa, certo ogni tanto le buttava un occhio, giusto giusto per vedere se si agitava. Così Mana potè aiutare il resto della sua band ad allestire la camera di sua figlia.
Alla fine la camera era così: molto grande, con il muro bianco ed una grande finestra esattamente opposta alla porta. Queste due spaccavano a metà la stanza, quindi Koji posizionò con l'aiuto di Kami l'armadio a sinistra vicino alla finestra, la commode sempre a sinistra, ma vicina alla porta. Sopra di essa c'erano i portafoto. Ritaraevano Mana "in contemplazione", e Kami stampò le immagini col computer. A destra invece c'era la culla di Joy, con ai lati i comodini con le abatjour. In una camera armadio attigua alla stanzetta c'erano i passeggini, Mana sistemò il seggiolino in sala da pranzo.  
Per il resto alla finestra c'erano le tendine di mussola bianca. Quello era un ambiente perfetto.
Gackt  suonò al pianoforte tanti brani, molti del repertorio dei Malice Mizer, per il piacere della sua anima e di quella di tutti gli altri, e tutti notarono con stupore che Joy reagiva alla musica. Se ad esempio c'erano note basse girava la testolina, ma se erano note alte faceva versetti.

 

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Capitolo 4
*** Police ***


 "Uèèèèèè-Uèèèèèèèèè...gweeeeeeeegweeeeeeeee..."
Questo fu il rumore agghiacciante che svegliò Gackt e Mana per primi.
Era notte fonda intorno a quella grande villa, e senza fare rumore, il vocalist e la sua donna si recarono nella camera della loro figlia.
Trovarono Yuki e Kami attaccati alla culla.
E Yuki non aveva un bello sguardo.
"Che c'è Yuki? Qualcosa non va?" chiese Gackt.
"Scotta." disse lui.
"Che??" era Mana. Spaventato.
"Ho detto che scotta, ha la febbre molto alta."
"Fa' vedere. Oh, è vero! Che dobbiamo fare, Gackt?".
"Dobbiamo tenere la sua temperatura bassa. Kami, va' a prendere uno straccio e una bacinella piena d'acqua fredda".
"Subito." Dopo poco Kami ritornò.
Mana accarezzava quel corpicino scosso dai brividi, che ormai bolliva. E mormorava "Sono qui, piccola Joy, sono qui..."
Kami lo guardò negli occhi mentre tamponava la fronte della bimba nella culla. Dopo un'attesa infinita per ogni genitore, finalmente la febbre calò.
Ma Mana non era calmo. Qualcosa doveva averlo agitato.
"Che c'è, Mana?" chiese Gackt.
"Beh, pensavo che dovremmo portarla dal pediatra. Ma lei non ne ha uno, e se devo essere sincero, non ha neanche una carta d'identità."
"Già, vero. Dovremmo andare al Comune di Tokyo, ma se lo facessimo, lei potrebbe venirci tolta." disse Koji "Potremmo provare ad andare alla Polizia."
"Ok, proviamo. Anche se sarò molto triste, se si trovassero i genitori naturali della bimba." Mana, di nuovo.
"Mana per una bambina sono importanti le figure dei genitori. Devi capire che forse è la cosa migliore che si cerchino i suoi genitori naturali. Anche se dirlo, mi riempie di dolore." Gackt disse ciò ponendo un braccio intorno alle spalle del compagno, tentando di calmarlo.


Quello stesso giorno, poco dopo l'alba, si recarono dalla polizia. Mana aveva Joy in braccio, Koji e Kami gli erano accanto per aiutarlo a tenere sotto controllo la febbre, mentre Gackt e Yuki stavano parlando con un ispettore.
"Cosa posso fare per voi?" chiese affabile l'uomo.
"Siamo i Malice Mizer" disse Yuki, più per spezzare il silenzio creato da Mana, che altro.
"Lo so bene." disse l'uomo sorridendo.
"Ecco...Noi l'altro giorno abbiamo trovato una piccola neonata in un cesto sotto ad un albero della foresta."
"Avete trovato voi quella bimba?!" chiese incredulo l'uomo, che scoprirono chiamarsi Tatsuhiro.
"Si. Mana, vieni, per favore."
"Eccomi." e portò la bimba, che ancora dormiva serena tra le sue braccia, davanti ad un esterrefatto Tatsuhiro.
Tatsuhiro guardò la bimba. Molto attentamente.
"E' molto calda. Ha la febbre?"
Mana annuì.
"Teruko, vieni qui!" chiamò lui.
"Si! Eccomi." disse una giovane donna sbucando dalla porta.
"Questa bambina ha la febbre, fa qualcosa."
"Ok, Tatsuhiro."
Mana seguì Teruko, mentre gli altri stavano ancora vicino al bancone.

"Non mi risulta che ci siano state denunce di sparizione, ultimamente. Controllerò nei nostri computers." Koji vide l'uomo affaccendarsi per cercare tra i vari dati.
"Come si chiama la bambina?"
"Joy. Siamo stati noi a chiamarla così. Ma Mana mi ha dato un biglietto, eccolo." disse Gackt estraendo un fogliettino dalla sua tasca.
Gli altri lo guardarono piuttosto male. "Non voleva dirvelo perchè aveva paura" speigò quindi il vokaru.
"Faremo delle foto alla bimba quando uscirà. Le posteremo sulla rete, e se qualcuno verrà a prendere la bambina sostenendo che è sua figlia, beh..."
"Allora dovremmo abbandonarla. Capisco, signore, capisco." disse Gackt. E sospirò, appoggiandosi a Kami.
In quel momento Teruko uscì dalla stanza, seguita da un Mana visibilmente stanco. Joy dormiva.
Venne messa sul tavolo e le vennero scattate cinque foto, da angolazioni diverse.
"Se ci sono novità, allora vi chiamerò. Un recapito?"
"81 3 6734-8901"
"Grazie. Arrivederci, e buona fortuna."
"La ringraziamo noi, signor Tatsuhiro."
Così uscirono. E sperarono.

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Capitolo 5
*** Again to the Police and to the Registry Office ***


I giorni passavano, la piccola Joy cresceva sana e felice di stare con Mana e con gli altri.
"Voi pensate che ci chiamerà la polizia?" chiese poi Mana, che colto da una delle sue crisi di pianto, si era appena calmato.
"Mana, ascoltami. Te l'ho già ripetuto parecchio questa notte: tutti noi siamo affezionati a questa bimba, credo che nessuno di noi abbia veramente dormito"
"Già. Comunque personalmente spero che ci chiamino, così potremmo risolvere questo indippo giudiziario" disse Yuki.
"Esatto. Ma...Ehi, Yuki, è di Joy che stiamo parlando, non di un indippo qualsiasi!"
"Va bene Kami, scusatemi tanto!"
Koji entrò con il telefono in mano, teneva il volume basso. "Credo che ciò che chiediamo si sia avverato" poi alzò il volume "Va bene, signore, stiamo arrivando. Grazie"
"Cosa? Dobbiamo davvero andare lì?" chiese Gackt, che fino ad allora era rimasto in silenzio, guardando fuori dalla finestra.
"Certo. E', come dire...Una questione delicata. Quindi vogliono che andiamo lì per assicurarsi di fare tutto al meglio..."
"Per il fatto che si tratta di una minorenne?".
"No, Mana, per il fatto che non è una situazione abituale. Al telefono mi ha solo detto che è una situazione non abituale, quindi io, se me lo permetti di dirlo, ne so quanto te. Nè più, nè meno."
Così tutti e cinque non ebbero altra scelta, se non quella di recarsi dalla polizia con la bambina. Che evidentemente aveva scambiato tutto per un gioco, infatti stava in braccio a Kami chiamandolo papa. Balbettava ed era così dolce e carina, che a Mana scese una lacrima. Iniziò solo a lacrimare, perchè non trovava giusto che "sua figlia", come ormai era solito chiamarla, potesse essergli sottratta. Gackt se ne accorse, e gli strinse una mano.
Così quando entrarono dalla polizia, per loro era giunto il momento di mettersi faccia a faccia con la dura realtà.

Riusciremmo mai a vivere senza questa piccola bambina che abbiamo chiamato Joy?

Era questa la domanda che si facevano tutti e cinque. E che trovò presto una risposta.
"I Malice Mizer e... La piccola Joy. Direi che può mantenere questo nome e assumere il cognome della persona che gli fa da padre." disse Tatsuhiro.
"Perchè?" dissero tutti e cinque con il volto illuminato.
"Abbiamo fatto delle ricerche. Sono state molto approfondite. Un bambino così piccolo può essere abbandonato solo e disperato soltanto da un genitore senza scrupoli, o da una persona completamente andata. Purtroppo però il suo dna è stato comparato con tutti quelli dei criminali, in galera e in circolazione per tutto il  Giappone. E' risultato che la vostra Joy è figlia biologica di un uomo affiliato alla Yakuza, che ora è in carcere e di sua moglie, una donna completamente andata dopo che l'uomo in questione è stato arrestato. Ora vive prigioniera di un ospedale psichiatrico fuori Tokyo, a Kanagawa."
"Oh, mamma, non vorrei finirci manco morto..." disse Kami.
"Capisco, signore. La ringrazio di aver svolto per noi queste ricerche." disse Koji.
Apparve Teruko "Ammetto che abbiamo parlato con i nostri psicologi, ma anche da soli avremmo capito che una donna completamente pazza non avrebbe mai potuto essere definita una buona madre. Compilate questi documenti qui" disse estraendo delle cartelle da un cassetto.
"E' il consenso della paternità. Certo, subito" disse Gackt sorridendo.
"E questi, sono quelli relativi a tutti noi. Con molto piacere." disse Yuki.
"Poi andate all'Ufficio Anagrafe, in Prefettura. Vi stanno aspettando" aggiunse Teruko.
"Finito. Arrivederci, e grazie di tutto." salutarono loro con un sorriso.

Dopo alcune ore Joy aveva una nuova identità, e così potè tornare in casa con la sua mamma e il suo papà. E con tutti i suoi "Tiiii".

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Capitolo 6
*** A Ride in the Forest and the Final Truth ***


Gackt e Mana si continuavano diligentemente ad occupare di Joy.
Dopo aver scoperto che reagiva alla musica, decisero di suonare due ore al giorno tutti i giorni per abituarla, giusto quelle due ore in cui lei non dormiva, magari mentre Mana le dava da mangiare, o dopo aver fatto il ruttino.
E se Gackt si stancava, il che, per volere di tutti i Kami, accadeva spesso, c'erano quella farfalla, quel conte vampiro (perchè, sia chiaro, di conte vampiro ce n'era solo e solo uno, ed era di proprietà dei Malice Mizer) e quel Pierrot.
Solo due volte capitò che, per puro caso, la bimba, che era stesa sul fasciatoio, pisciò in faccia al Pierrot che le stava cambiando il pannolino, scatenando le risate incontrollate di tutti.
Per il resto Joy divenne una splendida creatura, era La Figlia del Sole e della Luna.
Quando aveva sei anni, come da legge in Giappone e nel resto del mondo tranne che in Italia, i Malice Mizer iniziarono ad impartirle lezioni tra le mura domestiche.  
 Tra i tre e i sei anni, come da legge, non studiava ancora, l'unica cosa che in quei tre anni imparò erano i Katakana, gli Hiragana e i piccoli Furigana.
Dai sei anni riceveva lezioni di giapponese, matematica (solo le quattro operazioni con il metodo di Kanon), musica (contrappunto e armonia per comporre, ed esecuzione di brani classici. Adorava il Canone di Pachelbel e "An die Freude"), storia dell' arte e immagine, economia domestica ed educazione civica.

"Noi ti adoriamo, piccola Joy." disse Mana, rapito dalla perfezione del Canone eseguito da quelle piccole mani.
"Grazie, Mamma." fu la sua pronta risposta.
"Ma di nulla. Sei una creatura meravigliosa." disse Mana con un sorriso.
"Ho finito di suonare, Mamma. Vorrei andare a cavalcare con Papà e tutti gli altri. Posso, Mamma?" chiese speranzosa.
Mana si premurò di richiamare Koji e Kami, ma Gackt e Yuki erano usciti.
Quindi li chiamò sul cellulare.
"Joy vorrebbe cavalcare, potreste tornare per favore?"
E Gackt rispose di si, tempo cinque minuti, ed era tornato. Nello zaino suo, come in quello di Yuki, c'erano erbe officinali.
Eh, si...Mana non si fidava molto delle farmacie.
Cioè, se ne fidava, ma se c'erano situazioni tipo una piccola ferita, un'escoriazione, o una scottatura o una slogatura o dell'ansia, allora i Malice Mizer si curavano con le erbe officinali.
Gackt mostrò a Joy i vari tipi di erba officinale, e le sistemò ad essiccare sul tavolo.
Poi tutti quanti scesero nelle scuderie di quella villa, per fare uscire i cavalli. Per salire Joy si fece aiutare da Yuki, che le fece montare un cavallo bianco con una imbraccatura d'oro e gioielli d'argento incastonati nella sella.
Il cavallo di Gackt era nero, con una imbraccatura d'oro e rubini rossi, quello di Mana bianco con imbraccature blu, l'esemplare di Yuki era marrone con imbraccature dorate, quello di Kami le aveva rosa e quello di Koji rosse.
Cavalcarono a lungo, solo per la gioia della piccola Joy, fino a che giunsero ad una radura con un lago.

Era tutto lontano dalla città, così splendente di sole e incontaminato dal potere dell'uomo, Joy amava quel posto.

Lasciarono tutti e sei i cavalli a riposare all'ombra e si avviarono fino al luogo in cui i Malice Mizer raccoglievano le erbe.
La bambina era curiosa e voleva conoscerle.
E loro, gliele fecero conoscere.
Fino a che a sera, stanchi, tornarono a casa.
Eppure Mana appariva preoccupato.
"Ma cos'hai, amore? Ti vedo preoccupato." disse Gackt.
"Hm...Si. Puoi...Puoi venire di la un secondo?" e Mana indicò il corridoio.
Joy non capiva, era seduta tra le braccia di Koji, ma si era inquietata molto.
"Koji è per caso successo qualcosa? Ho mancato di rispetto alla Mamma?" chiese innocentemente.
"No, piccola. Che io sappia non è affatto colpa tua." rispose Koji, calmandola almeno temporaneamente.
Mana chiuse la porta della sala da pranzo, cosicchè Joy non potesse vedere.
Poi si buttò piangente tra le braccia di Gackt, il quale si era spaventato molto.
"Ma Mana, cosa c'è? Cosa hai?"
"Ecco, Ga-Gackt, amo-amore...Joy n-non...Non è nostra figlia, lo sai. Ma sai, mi sono chiesto come l'avrebbe presa se l'avesse saputo. E' così buona e calma, ho paura di ferirla se glielo dico..."
"Hm...lo so. Ma farla aspettare, soprattutto davanti a quella che può essere una verità dolorosa, non è bello. Potrebbe seriamente restarne danneggiata per tutto il resto della vita."
"Ma-Ma i-io n-non v-voglio che...che alla mia piccola succeda del male...Oh...Oh Gackt amo-amore, aiutami, per-favore..."
"Se vuoi toglierti ogni dubbio, Mana, devi farlo. L'unico modo per sapere come la prenderà è dirglielo. So che può essere molto brutto, ma è l'unico modo."
"Ed è anche giusto nei suoi confronti. Lo so, ma ora non riesco a dirglielo. Forse ci riuscirò domani, ma ti prego stammi vicino."
"Ma certo, Mana. Amore mio io ti sarò sempre vicino, soprattutto ora. Lei si fida molto di noi, e quindi può reagire prendendo la situazione a male o a bene.
Nella seconda possibilità non ci sarebbero problemi, ma nella prima possibilità...Beh, potenzialmente potrebbe essere un disastro."
"Ecco, vedi!! Ti ci metti anche tu adesso!! Beh, però in fondo, hai ragione.
Ora andiamo a letto, non-non me la sento di salutarla questa notte, anche se è ingiusto." concluse Mana.

Mana si lasciò aiutare ad alzarsi, si erano seduti, lui e Gackt, sul divanetto persiano bianco. E Mana quella notte, dormì un sonno molto inquieto.
Pensava e ripensava a come avrebbe potuto dirglielo, e così decise insieme a Gackt che domani l'avrebbero portata allo studio di registrazione per mostrarle quale lavoro facevano "Mamma e Papà".

Infine Joy venne messa a letto da Kami, ma si ritrovò a pensare se mai in quegli anni avesse fatto qualcosa che avesse fatto male, offeso o ferito Mana oppure Kami o uno degli altri Malice Mizer.

Ci pensò
e ci pensò
e ci pensò,
e non arrivò a niente.

E così si addormentò.


Dormiva inquieta, finchè quella mattina, verso le quattro, si svegliò con un urlo.
"Aaaaaaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhhhhrrrrrrrrrggggggggg!!!!!!!!!!!!!" era aggiacciante, terribile.
Appena si accorse di essere nel letto, saltò giù, e si recò nella camera di Kami.
E Kami si era svegliato in seguito proprio all'urlo di Joy. Se la trovò davanti, pallida, con occhi grandi così.
Era terrorizzata, quando Kami la strinse, lei sussultò.
Nel frattempo Mana e Gackt, spaventati, così come Yuki e Koji, giunsero nella camera di Kami.
"Zi-Zi-ziio-K-Kami...V-v-voi s-state bene?? Ho sognato che morivateeeee!!! E' stato terribileeeee!!!"
"Certo Joy, certo piccola, che sto bene....Shht-Shht...Su, è stato solo un terribile incubo...Calmati ora..." disse Kami.
"Ok...ok...ok. Or-ra c-ci provo..."
Joy si premurò di spiegare che la sera prima, quando aveva sentito Mana piangere, si inquietò molto, sebbene Koji avesse cercato di calmarla.
Sebbene Mana la consolasse in ogni modo, che lei col pianto di Mana non c'entrava nulla, però, lei non si calmava.
E così dopo ore ed ore di tentativi, sebbene Kami cercasse di calmarla in ogni modo, non si calmò.
Riuscì a calmarsi solo quando sentì che tutti loro la stringevano, la coccolavano, le dicevano che Kami era vivo e stava bene.
E Kami le mostrò che respirava.
Quindi, solo allora, lei si calmò.
Finalmente.
Così potè tornare a dormire, tra le braccia di Kami, dello zio Kami...
Quando il giorno dopo si svegliò, era tra le braccia di Kami, la stava cullando.
"Hmm...Buon giorno Zio. Giorno Mamma e Papà." disse stiracchiandosi.
"Buon giorno, amore." dissero Mana e Gackt in coro, con voce tenera.
"Mami posso vedere come fate il vostro lavoro? Mi piace tanto...E sembra che voi non facciate fatica..."
"Ma certo che puoi, amore mio. Ti volevamo portare con noi..."
E così andarono tutti in macchina, che in realtà era una Limousine.
Appena si sedette in macchina, chiese una cosa che li lasciò spiazzati: "Ma scusate, gli strumenti non li caricate?? Caricate me e non gli strumenti??"
Porca, era sveglia, e se era sveglia!!
Yuki rispose: "Sai nipotina, abbiamo tante copie dei nostri strumenti, il basso che ho in casa non è l'unico che ho. E questo vale per tutti noi. Abbiamo gli altri strumenti già nella sala di registrazione. E' dall'altro lato della città."
Dieci minuti dopo, scesero. E Joy restò stupita davanti alla sala di registrazione. Era grande, c'era una sala di controllo con il computer più grande che avesse mai visto.
E poi, c'era quella vetrata, era enorme, per lei che era bassina, in vetro, cristallo e carbonio, le spiegò Kami, in risposta ad una domanda silenziosa.
Dall'altro lato della vetrata, c'era una grande stanza, coperta di quello che sembrava...Velluto? Si, era più o meno sicura che fosse velluto blu.
Mana accese quel computer enorme, e Gackt la posizionò su una sedia, dicendole di stare tranquilla e seduta lì, fino a che non sarebbero usciti dalla "stanza di cristallo".
E loro iniziarono una canzone.
Lei la conosceva, quella canzone.
Era Madrigal. Un Madirgale, che non era un inno alla Madre, ma un canto per un piccolo coro, da tre a sei voci.
L'aveva già sentita suonata al pianoforte, da suo padre.
Alla fine della canzone, la bambina applaudì molto forte, con una faccia sbalordita molto in positivo.
Quando i Malice Mizer uscirono dalla stanza blu, rimasero sulla porta, e le fecero cenno di avvicinarsi.
Mana se la sollevò in braccio, oltre alla sua dolce Jeune Fille. La fece toccare alla bambina, che era felicissima.
Poi, addirittura, la fece entrare nella stanza blu oltre il vetro.
Ebbe il privilegio di stare seduta in mezzo a Mana e Gackt e ai suoi zietti, mentre registravano un nuovo singolo.
Una nuova versione di "Ma Chèrie".
Solo dopo cinque minuti, che a lei parvero una eternità intera, uscirono tutti quanti dalla stanza oltre il cristallo, come Joy soprannominò la sala di registrazione.

E finalmente Mana parlò: "Hm...Amore, vieni qui."
E così Gackt si avvicinò e gli strinse la mano.
E poi parlò, di nuovo: "Ascoltami bene piccola, c'è una cosa che devo dirti. Io ti...Ti ho trovata piangente sotto al Goshinboku quando eri ancora molto piccola, avevi appena un mese. Così ho deciso di prendermi io personalmente cura di te. Eri così piccola e indifesa...Perdonami, per favore perdonami..."

Stava piangendo, ancora stava piangendo.
E Joy capiva. Capiva ogni parola, per quanto fosse una debole bambina di sei anni, che non riusciva più a pensare a niente.
Aveva una tale confusione in testa.

E Mana la guardava. La guardava con occhi enormi, perchè voleva sapere come l'aveva presa, piccola come era.
I suoi lunghi capelli neri e liscissimi oscillavano, come mossi dal vento, solo che di vento, lì, non ce n'era neanche un po'.

"Hm. Non mi importa se voi siete i miei veri genitori o no, anzi, non mi importa neanche di cercare i miei veri genitori.
Perchè se hanno abbandonato una bimba di appena un mese, voleva dire che non avevano i soldi o l'amore necessario per prendersi cura di me.
Invece, io, in voi, Mana, e in voi Malice Mizer, ho trovato un amore sconfinato.
Possiamo restare uniti per sempre?" chiese lei.
Mana rispose: "Tu sai che la felicità di una persona non si compra con i soldi, così come la vita. Se ti avessi abbandonata sotto quell'albero, dopo la pioggia, me ne sarei pentito per sempre...Certo che puoi, piccola Joy, certo.
Certo.
Per sempre."

E così i Malice Mizer, con la loro figlia, giunsero verso nuovi, sconfinati giorni...

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Riguardo il "nel resto del mondo tranne che in Italia" vorrei precisare questo: in tutto il mondo, i bambini prima di entrare alle scuole primarie, devono essere in grado di fare cose come allacciarsi le scarpe, correre ad una certa velocità.
Per minimo un anno, massimo tre, allo scopo di sapere se il bambino è più lento, se è dislessico, si frequenta l'asilo. Il compito della maestra è insegnare al bambino come tenere i bicchieri a tavola, come mangiare e come stare seduti composti, analizzare la sua vista ("metti la pallina verde nella scatola verde e quella rossa nella scatola rossa") ed informare i genitori se qualcosa nel bambino è anomalo.
In tutto il mondo l'età in cui si entra alla scuola primaria è fissata a sei anni, che devono essere già compiuti.
Così se il bambino nasce tra settembre e dicembre, entrerà a scuola un anno dopo, quando avrà compiuto sei anni, e non prima come accade in Italia. Io sono nata in dicembre, ma sono entrata alla scuola primaria a settembre, a cinque anni e nove mesi. Avevo un sacco di problemi di coordinazione, velocità, ero più lenta, quindi mi veniva dato della stupida, e non parliamo della matematica.
Perchè in Italia non esiste questa legge sull'età?
Se qualcuno mi sa rispondere, gliene sarò grata.

Riguardo la nuva versione di Ma chèrie, non esiste, l'ho solo messa nel contesto perchè mi sembrava adatta.
  

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