City of Devil...

di Frytty
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The Beginning... ***
Capitolo 2: *** I Miss You... ***
Capitolo 3: *** What Have I Done? ***
Capitolo 4: *** It's Time To Retourn From Dead... ***
Capitolo 5: *** Are You Here For Save Me? ***
Capitolo 6: *** Eyes... ***
Capitolo 7: *** Untitled... ***
Capitolo 8: *** I Can't Sleep Alone... ***
Capitolo 9: *** I Don't Know Her At All... ***
Capitolo 10: *** I Don't Wanna Cry... ***
Capitolo 11: *** Just You... ***
Capitolo 12: *** Shout! ***
Capitolo 13: *** So much time ***
Capitolo 14: *** I'm Not Okay! ***
Capitolo 15: *** Never More Fights ***
Capitolo 16: *** Love Show ***
Capitolo 17: *** Beautiful Like a Rose Under the Moonlight ***
Capitolo 18: *** This is not a Fairytale ***
Capitolo 19: *** Are You Kidding Me? ***
Capitolo 20: *** Look Up the Stars ***
Capitolo 21: *** Father ***
Capitolo 22: *** Family ***



Capitolo 1
*** The Beginning... ***


Ecco il mio nuovo lavoro... avevo intenzione di metterlo appena finita l'altra, ma ho cambiato idea, mi sono resa conto che la voglio condividere con voi subito, adesso... perchè è più personale rispetto all'altra.
Non tutto mi riguarda ovviamente...
Che dirvi? Spero vi piaccia...

ENJOY!

† The Beginning

Come mi sento adesso? Bella domanda.
Avrei risposto che si, stavo bene fino a qualche giorno fa, ora, minuto... ma adesso?
La verità è che non lo so nemmeno io come sto.
Avrei voglia di urlare, di piangere, di farmi del male...
si, di ferirmi, ma a cosa servirebbe?
Non ci sarebbe nessuno che verrebbe a cercarmi, non ci sarebbe nessuno a stringermi tra le braccia e a dirmi che va tutto bene, che non c'è bisogno di preoccuparsi.
I rumori della festa al piano di sotto mi giungono attutiti qui, sulla terrazza.
E' notte fonda.
Ho gli occhi arrossati, il trucco sbavato.
E mi sento stretta in questo vestito, mi sento stretta nella mia stessa pelle.
Solo le luci di uno spicchio di città ancora mi guardano...
Cosa avete da guardare?
Vorrei cacciarle via, sono come ospiti indesiderati,
qualcuno che non vorresti mai avere sulla tua porta di casa...
Voglio l'oscurità totale intorno a me, perchè in fondo mi ci trovo bene nelle tenebre, mi ci immedesimo a perfezione.
Mi sento sola.
Anche la luna mi guarda.
Tonda, da qua su sembra perfetta.
Solo che nessuno lo è mai abbastanza per gli altri.
In lontananza il mare.
Calmo, piatto, con le onde che si infrangono leggere sugli scogli e se ascolti bene, riesci a sentirla la sua voce. Un sussurro nell'ombra.
E penso che sarebbe uno spettacolo perfetto se solo non lo guardassi con questi occhi.
Gli occhi di una che ha pianto, gli occhi di una ragazza qualunque che ha sofferto e soffre ancora...
Gli occhi di chi è stata abbandonata.
Mi rannicchio in un angolo, osservo la luna.
< Ah! Sei qui! > Una voce mi costringe a voltarmi.
Per un attimo ho paura.
Billy mi si avvicina, i capelli disordinati sulla fronte, forse un po' troppo lunghi.
< Stai bene? > Mi si inginocchia accanto, posando il suo drink lontano.
Annuisco, ma non lo guardo.
So già che non mi crederebbe.
< Cosa c'è che non va? > Si accuccia accanto a me, mi imita, raccogliendo le ginocchia con le braccia e guardandomi.
Non parlo.
So che se lo facessi il groppo che mi si è formato ora in gola, si trasformerebbe in pianto.
E ho pianto troppe volte.
Non mi va di rifare gli stessi errori.
< Lo sai che con me puoi parlare di tutto... non ci siamo mai nascosti niente e sai che se continui a scuotere la testa come adesso non ti crederò. Perchè una come te non si rannicchierebbe quassù in terrazza mentre gli altri stanno festeggiando proprio lei... > Sorride perchè è vero che sto scuotendo la testa.
Mi dispiace.
Non so nemmeno io perchè lo faccio.
Forse solo per convincermi che va tutto bene, che devo smetterla di essere così fragile, perchè la vita non è sempre a colori ma è anche in bianco e nero.
Mi dispiace.
Non riesco a smettere di farlo.
E vorrei odiarti perchè sai sempre così tanto di me. Ti basta un'occhiata.
Mi ripeti sempre che sono trasparente come acqua ai tuoi occhi, ma per una volta, vorrei non esserlo.
Voglio solo stare da sola.
Forse l'hai capito ma non te ne vai.
Mi conosci troppo bene.
Sai che fra non molto verrò a cercarti di nuovo.
Per rubarti un abbraccio, per sentirmi protetta almeno per una volta.
Perchè nessuno lo hai mai fatto.
O forse non ha mai voluto farlo.
< Perchè no? Anche io sono fragile come tutti... > Rispondo guardando la luna.
< No Mel, tu non sei fragile, nessuno di noi lo è. La tua vera forza è dentro di te e fin quando non riuscirai a cacciarla fuori, a far vedere agli altri che non t'importa, che la vita la vuoi vivere come piace a te, ti nasconderai dietro la barriera della fragilità... >
Come ha ragione!
Ma io non lo ammetterò mai con me stessa.
Continua a guardarmi.
Sa che ha ragione.
E lo legge anche dai miei occhi, ora forse anche più tristi di quando sono salita qui.
Mi riesce facile ora come ora piangere, perchè non servirebbe a niente mentire a questi occhi chiari che mi stanno fissando come in cerca di una traccia, non servirebbe mentire a me stessa.
Ho sempre avuto paura delle mie emozioni.
Forse, non so controllarle appieno.
Se devo gridare mi trattengo.
Se devo piangere faccio finta di niente.
Continuo a sorridere, tanto tutto passa.
Me lo ripeteva sempre la mamma.
" Tutto passa, anche se adesso stai male, anche se sembra che tu sia come un'estranea per gli altri, tutto passa.
Anche se allo specchio la mattina nemmeno tu riesci a riconoscerti..."
Lo diceva sempre.
E la odiavo, perchè non aveva altro modo per consolarmi che questa frase.
Ma nemmeno con lei sono riuscita a esprimere quello che provavo il più delle volte.
A me semplicemente bastava inventarmi una scusa stupida, troppo facile e andava tutto bene. Si risolveva tutto.
Perchè così gira il mondo.
Ma mia madre non se la beveva, perchè mi conosceva troppo bene.
< Vuoi che ti riporti a casa? > Mi chiede Billy mentre mi stringe tra le braccia e mi accarezza la schiena.
Sa sempre cosa fare lui.
A volte lo invidio per la sua sicurezza.
< E gli altri? > Chiedo tra i singhiozzi.
< Fregatene per un attimo di chi ti sta attorno! Pensa per un attimo solo a te! > Mi rimprovera sorridendo.
Per una volta posso anche farlo.
Ma non una di più.
Ho paura di prenderci troppo la mano.
Quando cominci non riesci più a smettere.
E io non voglio diventare egoista.
Vesto i panni di tutti, i miei no.
Li ho abbandonati da tempo.
Nell'armadio, chiusi a chiave, sotto strati di polvere che ti fa starnutire, ti fa lacrimare gli occhi.
< Va bene. > Rispondo asciugandomi gli occhi.
Mi sorride ancora mentre mi aiuta a rialzarmi.
Non posso andare avanti così.
Fa troppo male. Troppo.

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Capitolo 2
*** I Miss You... ***


Grazie mille per tutti i commenti ricevuti, davvero mille grazie e mille scuse se posto così in ritardo...

_CRY_: SOno contenta ti piaccia anche questa... Kisses anche a te!

Olivia_Summer: Grazie mille anche a te! Kisses!

Lady Numb: Addirittura le emozioni escono dallo schermo! Cioè... wow! Grazie mille! Kisses!

Elyrock: Grazie socia! Da te non mi aspettavo altro che una recensione così fantasticosa! Ti amo di bene, lo sai!

Ed ora... Enjoy!

† I Miss You †

< Sicura che non vuoi che rimanga? > Mi chiede Billy apprensivo come sempre.
Sono la sorella che non ha mai avuto, quella che ha tanto desiderato.
< Si, sicura, non preoccuparti... > Rispondo.
Mio padre non c'è come sempre.
Sarà in giro con gli amici.
Sarà in una stanza d'albergo con qualche prostituta.
Da quando la mamma è andata via, ha cominciato ad essere un estraneo per me.
Nient'altro.
< Allora buonanotte principessina... sogni d'oro... > Mi accarezza i capelli, mi bacia sulla fronte e mi sorride.
Il nostro solito rito della buonanotte.
Ma anche se così scontato, così elementare, non ci rinuncerei per niente al mondo.
Perchè non c'è mio padre a chiamarmi principessina.
Ad augurarmi la buonanotte.
A farmi sentire almeno per una volta, protetta e amata.
< Billy? > Lo richiamo indietro.
Anche questo fa parte del rito.
Dico sempre che non ho bisogno che lui sprechi la sua vita per me, che mi stia vicino sempre e comunque, ma alla fine mi tradisco da sola.
Perchè in fondo a me quelle coccole piacciono.
Quelle attenzioni che mi dedica ogni giorno, valgono tanto per me.
Perchè di notte, i fantasmi ritornano ed io non sono abbastanza forte per sconfiggerli da sola.
< Si? > Mi chiede sorridendo.
Sa già che dovrà restare.
< Dormiresti con me? > Anche io sorrido.
Siamo tutti e due complici.
Si fa spazio nel mio letto, accanto a me.
Si ricava un piccolo spazio in quel letto troppo piccolo per tutti e due e troppo grande allo stesso tempo se ti ci addormenti da sola.
< Perchè non mi chiedi di rimanere e basta? > Domanda lui, sorridente.
< Perchè rovinerei il nostro rito... > Rispondo accarezzandogli i capelli sulla fronte.
< Te ne approfitti, dì la verità! > Scherza lui rubandomi un altro abbraccio, stampandomi un bacio sulla guancia.
< Chi? Io? Non lo farei mai! >
E non mi sento mai così tanto a mio agio come quando sto con lui.
Riesco ad essere la vera me stessa.
Quella che tutti vorrebbero vedere,
ma che si rivela solo con il suo migliore amico.
Cosa posso farci?
Sono una ragazza strana.
Ci addormentiamo senz'altro suono che i nostri respiri regolari.
Ci abbandoniamo alle calde braccia di Morfeo.
Come bambini, docili, ubbidienti.
La luce del sole a svegliarci.
Quelle maledette persiane che non stanno mai chiuse!
< Buongiorno... > Billy si stropiccia gli occhi.
Sorrido.
Sembra un bambino piccolo quando lo fa.
< Come va? > Mi chiede.
< Meglio... > Lo bacio su una guancia.
< Tuo padre è tornato? > Mi chiede tenendomi tra le braccia.
< Non lo so e non mi va di saperlo... non lo vedo mai... >
< Non condannarlo. Avrà i suoi motivi. >
Ma come faccio a perdonare una persona così?
Sempre assente.
Non c'era mai quando succedeva qualcosa di speciale, da ricordare.
La mia prima recita? Non era lì con la mamma seduto che mi riprendeva come tutti i papà in sala.
I miei primi giorni di scuola? Non era lì, apprensivo a dirmi che sarebbe stato puntuale all'uscita.
Mi avrebbe aspettato.
Fiero di me.
No, lui non c'era.
E io da parte sua, non ho mai conosciuto l'amore.
Mai una carezza, un bacio, neanche un ti voglio bene.
Semplice da dire, no?
Come faccio a perdonare?
E penso che la mamma abbia fatto bene ad andarsene, solo non capisco perchè non mi abbia voluto con sè.
Sono un peso per tutti, me ne rendo conto, ma forse troppo tardi.
< Ehi, non pensarci adesso! > Mi richiama Billy alla realtà.
Senza di lui non sarei nessuno.
Sorrido.
Un sorriso amaro.
Ma a lui basta anche solo quello.

*

A cosa serve piangere quando ormai è tutto finito?
Ti lecchi le ferite, cerchi di sopravvivere,
ma è quello che vuoi davvero?

Io non sono abbastanza forte per superare tutto da sola,
è più forte di me.
In fondo, mi piace crogiolarmi nel mio dolore,
pensare che nessuno mi capisca.
Ma serve a qualcosa?
E allora ti riprometti di smettere,
eviti di piangerti addosso,
cerchi di dedicare maggiore attenzione a chi ti sta intorno,
per evitare di pensare a cosa sei diventata.
A chi ti ha fatto diventare così.
Sei stata tu?
No,
sono stati gli altri.

E' bastata una sera.
Una maledettissima sera per cancellare i pochi sorrisi che ancora regalavo al mondo, a chi mi voleva bene per davvero.
E soffro ancora.
Il mio cuore versa lacrime di sangue anche a distanza di tempo.
Anche se ormai sono passati tre lunghi anni.
Se l'è portato via quella maledetta macchina.
Dei ragazzi al volante ubriachi, drogati, con l'unico scopo di divertirsi.
Ma come puoi divertirti ad uccidere?
Come puoi farlo a 160 Km/h? Come?
E io non ho potuto fare niente per fermarli.
Non ho potuto fare niente per non vederlo morire sotto i miei stessi occhi.
Se chiudo gli occhi rivedo ancora i suoi occhi chiari guardarmi per l'ultima volta.
Ricordo ancora il suo viso.
I capelli scompigliati sulla fronte come sempre.
Non dimenticherò mai la nottata trascorsa all'ospedale pregando che non mi lasciasse sola.
Perchè era l'unico che riusciva a capirmi.
L'unico con cui potevo parlare apertamente.
Mi sento inutile senza di lui.
Lo so che non serve a niente piangere ma non riesco a fare altrimenti.
E' solo colpa mia.
Se solo non l'avessi costretto ad uscire, tutto questo non sarebbe successo.
E se mi vedesse adesso si vergognerebbe di me.
Perchè lui ha sempre odiato vedermi piangere.
Non lo sopportava.

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Capitolo 3
*** What Have I Done? ***


Ehilà ragazze... rieccomi... lo so, lo so, aggiorno con un mostruoso ritardo ma in questa settimana ho penato davvero a causa di interrogazioni e stress vario, perciò non ho avuto un attimo di tempo, adesso che per me la scuola è finita, ho giusto il tempo di aggiornare...

Ma prima, come di consueto, ringrazio tutte coloro che hanno letto e non recensito e invece tutte coloro che hanno letto e recensito:

the princess: Ehi grazie mille! Sul serio, mi fa piacere che ti piaccia così tanto... Kisses!

Martunza: Ehilà! Mi fa piacere che tu ti ritrova esattamente nella sensazioni descritte, anche se comunque diciamo che non sono affatto sensazioni piacevoli e per quanto riguarda la festa, spero la tua non sia stata disastrosa come la mia descritta... =) Grazie mille comunque... Kisses!

Ika_Lil rebel: Ciao! =). Addirittura commossa? Mi fai sentire in difficoltà adesso! Grazie e kisses

theblackparade: Non voglio assolutamente che piangiate per la mia storia, intesi? =) Insomma, ho già sofferto tanto io, non voglio che soffriate anche voi... sarebbe inutile, quindi su, coraggio! Grazie anche a te per i complimenti e per il commento, ovvio! =) Kisses!

Elyrock: Ah, la mia socia preferita! Come non potevo ringrazirti a dovere per un'altra delle tue recensioni fantastiche?!? Sei formidabile, tutto qui! Ti voglio bene e ovviamente ringrazio tantissimo anche te! Kisses

_CRY_: Cerca di non piangere... ti scongiuro... fa un po' male sapere che ho la capacità di far piangere tutte queste persone... =) Comunque sia grazie di cuore e kisses anche a te!

E adesso... ENJOY! =)

Voglio andare via da qui.
Ogni maledetto gesto, ogni maledetta strada, ogni piccolo vicolo mi ricorda lui e le serate che trascorrevamo insieme.
Tutte le volte in cui mi ha accompagnato a casa,
mi ha rimessa a letto,
mi ha accarezzato i capelli come solo lui sapeva fare,
tutte le volte in cui si è disteso accanto a me,
prendendomi la mano,
guardandomi mentre mi addormentavo,
tutti i suoi abbracci.
E' troppo doloroso da ricordare,
da rivivere,
non ci riesco.
Come non riesco a pensare che non mi regalerà più i suoi sorrisi.
Ha senso vivere?
Una parte di me è volata via troppo in fretta.
Una parte del mio cuore è stata distrutta da quella macchina che correva sulla strada, è stata lacerata da quei fari troppo forti che mi hanno accecata.
Voglio andare via.
Vorrei morire adesso.

A cosa serve piangere quando ormai è tutto finito?

E' scivolato dalla mia vita silenziosamente,
non glie l'ho chiesto io di andarsene,
non questa volta.
Mi manca.
Ma a cosa serve dirlo, pensarlo adesso?
E' troppo lontano,
non può sentirmi
o forse adesso ha le orecchie chiuse perchè sto ancora piangendo.
Mi manchi.
E sembra strano, ma la mia vita senza di te non vale molto.
Questa festa senza di te non è una festa,
perchè qui in mezzo a queste persone mi sento un'estranea,
sono capitata qui a caso,
trascinata dalla folla scalcinante dietro di me.
Cosa c'entro io in tutto questo?

Abbandono il mio drink sul tavolino.
Non l'ho nemmeno toccato.
Scappo in bagno.
Chiudo a chiave.
Nessuno si è accorto che piangevo.
Cosa glie ne importa di me in fondo?
Dopo una valanga di sorrisi finti, di occhi che ti guardano compassionevoli,
non esiste più nulla.
Ma loro non capiscono,
non capiranno mai
quanto sei stato importante per me
e quanto lo sei ancora.
Mi siedo a terra.
Non ho più paura di piangere adesso.
E sembra fin troppo facile adesso pensare di afferrare quella lametta finita lì a terra e provarci a farla finita.
La raccolgo, ci gioco distrattamente,
non ho realmente intenzione di farlo,
ma non riesco a non pensarci.
Cosa importa?
E' poi così difficile?
Il rumore della porta che si apre mi spaventa per un attimo.
Questa volta non posso tornare indietro.
Premo la lametta sulle vene,
fa male, troppo, ma devo resistere.
Mi lascio sfuggire un gemito mentre lascio che il sangue mi sporchi la maglia.
Sono debole, ma devo resistere.
< Ehi, tutto bene lì dentro? >
La voce di un ragazzo.
Avevo dimenticato che qui non ci sono i bagni separati.
Non riesco a rispondere.
Riesco solo a guardarmi le mani, sporche di sangue.
Riesco solo a pensare che è giusto che io l'abbia fatto.
Non ce la facevo più a vivere così.
< Ehi! >
Forse è il ragazzo di prima.
Sta bussando insistente sulla porta,
ma è come se ogni rumore mi arrivi ovattato.
Nemmeno io mi ricordo più di come ha fatto ad entrare.
Lo vedo chino vicino a me.
< Cazzo! Ma che hai combinato? >
Non sa cosa fare.
Ma non posso aiutarlo.
Vedo i suoi occhi verdi osservarmi disperati.
E vorrei dirgli che io non lo conosco nemmeno,
non deve preoccuparsi per me.
Ma non posso.
Non ce la faccio.
Sento la vista venire a mancarmi,
sento il respiro abbandonarmi.
Finalmente lo rivedrò.
E' questo quello che conta.

Chiedo umilmente scusa se vi farrò piangere di nuovo, in anticipo... =)

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Capitolo 4
*** It's Time To Retourn From Dead... ***


Ehilà! Come state? Finalmente la scuola è finita che immenso sollievo per tutti e per me lo è il doppio visto tutte le recensioni che mi avete lasciato! Grazie mille davvero a tutte!
_CRY_: Hai ragione in pieno, che effettaccio che deve averti fatto... in un certo senso mi dispiace... comunque sia, grazie mille per la recensione... kisses!

Elyrock: (faccina pucciosa rosa) davvero socia, io non so mai come ringraziarti abbastanza, riesci a cogliere tutto alla perfezione, davvero. Sei semplicemente unica come solo tu lo sai essere... Grazie mille di tutto, della recensione e non solo... Ti voglio bene sul serio! Kisses!

Lady Numb: Accidentaccio a te! Mi fai davvero commuovere per i complimenti! Non preoccuparti se ti sei persa un capitolo, perdonata! =) Grazie mille anche a te! Kisses!

the princess: in realtà, no, non ho preso spunto dalla tua storia, anche se è davvero bellissima. Mi è nata una sera in testa e ho deciso di scriverla, partendo da quello che ho vissuto io, e comunque tranquilla non l'ho presa come una critica. Grazie per il complimento e la recensione ovviamente... kisses!

thablackparade: Ciao di nuovo anche a te! Magari se vi faccio piangere non dovrei scusarmi, però fate stare male me, anche se da un lato sono contenta che vi susciti così tante emozioni... Grazie mille comunque. Kisses!

Martunza: Ehilà! Ci hai visto giusto eccome! Anche se la storia tra loro due non sarà tanto facile all'inizio... comunque sia, grazie mille e kisses. Spero che anche questo capitolo ti soddisfi! =)

Ika_Lil Rebel: Ehi! Come ho già detto, mi fa piacere che vi susciti sensazioni così forti... e vi ringrazio, però spero che da adesso in poi non ci sia bisogno di piangere... spero, dipende dal punto di vista. Grazie anche a te e kisses!

E dopo tutti i ringraziamenti, è arrivata ora di godervi il capitolo... ENJOY!

Non riesco a sentire nulla,
forse sono svenuta,
eppure c'è una luce fastidiosa che mi sta inondando.
Socchiudo gli occhi,
cercando di abituarmici.
< Cielo! Si è svegliata! > Mi guardo intorno.
Qualcuno ha parlato, o sto ancora sognando?
Quante persone!
Non riesco a focalizzare ancora i loro volti.
< Come ti senti? > Sento chiedermi da un ragazzo seduto vicino a me.
Mi volto per guardarlo.
Ho già visto il suo viso
solo... non ricordo dove.
< Mhmm... >
Mi dispiace non riesco a dire altro.
< Vado a chiamare qualcuno... > Sento dire da qualcun'altro.
Dove sono?
< Dove sono? > Farfuglio alla fine, distrutta.
Un dolore lancinante mi trafigge i polsi, salendo per tutto il braccio.
Non riesco a muoverlo.
< In ospedale. Ti sei tagliata le vene... > Mi risponde il ragazzo più vicino a me.
Cosa ho fatto??
Mi guardo i polsi.
Sono fasciati,
tutti e due,
e non riesco a muovere le braccia.
Sono legate.
Mi sento in trappola.
Sono in ospedale.
Cosa ho fatto??
Ho davvero cercato di uccidermi?
< Non preoccuparti... vedrai che andrà tutto bene... >
Ma la smettete di dirmi bugie?
La smettete di far finta che tutto va bene?
Agito le braccia anche se ogni movimento mi costa tantissima fatica.
Ho cercato di ammazzarmi!
Lo capite?
Ma cosa capite voi...
Niente... assolutamente niente...
< Cerca di stare tranquilla... te le hanno legate per evitare che ti togliessi le bende... > Mi spiegano.
< Smetto di agitarmi.
Scruto gli occhi verdi di fronte a me.
Sono gli stessi di quella sera.
Ma non ho il tempo di fare nulla,
di dire niente.
L'infermiera arriva.
Mi sistema le bende,
ma non accenna a slegarmi i polsi.
Mi fanno ancora male.
< Come si sente? > Mi chiede.
Non rispondo neanche.
Come pensi che si senta una che ha appena cercato di lasciare questo mondo di merda?
Vorrei urlarle contro
ma mi trattengo,
come ho sempre fatto.
Non mi chiede più niente.
Se ne va
svelta,
non dà retta a nessuno
e penso che sia meglio così.

Mi guardo intorno nella stanza.
Ci sono solo io.
Più nessuno.
Apparte loro.
< Chi siete? > Chiedo forse un po' troppo burbera.
Si guardano tra di loro,
forse un po' spaventati.
Mi dispiace.
< Io sono Frank, lui è Gerard, Mickey, Bob e Ray. > Il ragazzo dagli occhi verdi li indica tutti mentre mi insegna i loro nomi.
Mi sorride.
Non ricambio.
Non vi conosco nemmeno,
andate via.
Perchè vi importa tanto di me?
< Magari noi andiamo... sarai stanca... torniamo presto però... > E' Mickey che parla.
E' il ragazzo che mi ha colpito più di tutti appena l'ho visto.
Mi accarezza i capelli,
mi bacia la fronte.
Anche se non lo conosco.
Anche se non so niente di lui.
Quei gesti...
li conosco fin troppo bene.
Mi esce spontaneo un sorriso forse un po' triste.
Ricambia e sparisce oltre la porta.
Non si guarda indietro.
Billy dove sei ora?

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Capitolo 5
*** Are You Here For Save Me? ***


Ciao a tutte ragazze! Scusate se aggiorno soltanto adesso, ma sarà il caldo, non avevo proprio voglia di farlo in questi ultimi giorni, quindi... chiedo umilmente il vostro perdono... =), ma passiamo adesso ai ringraziamenti:

Ika_Lil Rebel: Ehilà! La tua recensione mi ha fatto sorridere... sul serio..."*me cerca di capire cm ci riesci...la sua testolina fonde nell'intento di capire...*" XD, sul serio, troppo divertente! Comunque sia, ti ringrazio per i complimenti e se davvero devo rispondere alla tua domanda, non saprei come farlo, anche perchè non so nemmeno io come faccio, quindi figurati! Grazie e kisses!

Martunza: A quanto pare vedo che quasi tutte sperano in qualcosa tra la "ragassuola" e il mickey, beh... non anticipo nulla, dico solo che si vedrà... Grazie anche a te e kisses!

Elyrock: Ehi! Se è per questo anche le tue recensioni mi fanno totalmente sciogliere (riguardo oggi, sarà complice anche il caldo, non saprei... =)... comunque sia anche io ti adoro... ti voglio un mondo di bene, ma che dico, un universo di bene!!! Kisses e Grazie mille!

the princess: Grazie mille anche a te! Kisses!

Lady Numb: Ehi! Grazie, grazie, grazie, grazie e ancora grazie per i tuoi complimenti, se potessi riempirei tutta la pagina! Grazie ancora e kisses!

Bene e adesso, come sempre, ENJOY!

Non so di preciso dove mi trovo.
E' tutto bianco intorno a me.
E' uno spazio infinito
ma non saprei dirvi come ci sono finita.
E poi... lo vedo...
Billy è lì,
sorridente come sempre,
con la voglia di abbracciarmi
e di farmi stare meglio.
Quante cose ha fatto per me...
l'ho mai ricambiato?
Per lui non ce n'era mai bisogno,
diceva sempre che anche un mio semplice sorriso gli bastava, gli bastava vedermi serena anche solo per un attimo.
Per lui era anche troppo.
Cerco di chiamarlo
ma forse non riesce a sentirmi.
Allora mi avvicino
sempre di più
fino a quando non mi trovo di fronte a lui.
Mi guarda per un attimo
e non ho il coraggio di fare nulla
nemmeno di piangere.
Mi stringe tra le sue braccia,
sollevandomi di poco da terra
come ha sempre fatto.
Mi sembra tutto troppo bello per essere vero.
Eppure avverto il calore del suo abbraccio,
le sue mani che mi accarezzano i capelli
e non posso fare altro che ricambiare la stretta.
Lo stringo sempre più forte
ma non piango
lo so che lo odia
e io non voglio che lui mi odi.
Non adesso che l'ho ritrovato.
Devo essere forte per lui.
Con lui.

Ma non tutto resta sempre come vorresti.
Tutto cambia
prima o poi.
E anche lo spazio intorno a me non è più lo stesso.
Billy non c'è più.
E io sono sola.
Era solo un sogno
eppure per un attimo mi sono quasi illusa nella speranza che stesse accadendo per davvero.
E mi sento quasi delusa.
Sono arrabbiata,
mi sento tradita,
ma forse sbaglio.
Solo... mi manca.

Ho ancora i polsi legati,
le bende ancora sporche di sangue.
Chissà per quanto tempo ho dormito.
< Ehi! Ti sei svegliata! La dottoressa non voleva che entrassimo se prima non ti fossi svegliata... > Ancora lui.
Mickey.
Sorrido.
Entra solo lui.
< Come va oggi? > Mi chiede sedendosi vicino a me.
E forse sto ancora sognando.
Cosa glie ne importa di me?
Non mi conosce per davvero.
Non sa niente di me.
Sento una sorta di calore emanare dai suoi occhi
e per la prima volta dopo tre anni,
sento qualcosa risvegliarsi
dentro di me forse...
non so.
Per la prima volta però sento di poter provare di nuovo un'emozione.

Ha ancora gli occhi semi chiusi.
Si sarà svegliata da poco.
Mi fa tenerezza.
Non so niente di lei.
Eppure... guardando nei suoi occhi, intravedo una tristezza repressa da troppo tempo.
Sembra entrata a far parte di lei ormai.
Ne è come posseduta.
E mi riesce forse fin troppo facile fare il premuroso, il protettivo.
Sembra estremamente fragile.

Continua ad accarezzarmi i capelli e forse,
non sono mai stata così grata a nessuno,
perchè mi fa stare bene questo semplice contatto delle sue mani con i miei capelli.
Fa il protettivo
anche se non mi conosce,
anche se non sa nulla di me.
Sa solo che ho tentato di uccidermi,
di uscire da questo vortice in cui il mondo
prima o poi ci trascina.
Dopo quella che a me è parsa un'eternità,
persa nei suoi occhi scuri,
nel tocco delle sue mani,
entrano anche gli altri.
Non sanno bene cosa dirmi.
Lo capisco dalle loro facce imbarazzate.
< Come stai? > Mi chiede colui che ho imparato a conoscere come Frank.
Sembra imbarazzato, ma mi si avvicina e mi stringe lievemente la mano.
E la sua mano è così calda, così tranquillizzante, che per un attimo, glie la stringo per quanto posso.
Sono ancora debole.
Forse troppo.
Sto solo cercando un appiglio per salvarmi.
Non mi importa chi sia.
Ho un disperato bisogno di buttare via i pensieri tristi, ma non è facile.
E non posso farcela da sola.
E adesso, per me questi ragazzi sono tutto quello che ho.
Perchè mio padre non verrà.
Nessuno si preoccuperà per me.
Se solo ci fosse lui adesso...

Due lacrime le rotolano giù per le guance.
Chissà a cosa sta pensando.
Non mi ha ancora risposto.
Posiziono lo sguardo sulla sua mano che stringe quasi convulsamente la mia.
Cosa le è successo per ridurla in questo stato?
Le asciugo le lacrime con la mano libera.
Apre gli occhi e sembra volermi ringraziare con quello sguardo limpido che ora mi rivolge.
Ritiro la mia mano dalla sua.
Le sorrido.
E sembra davvero voler ricambiare,
ma quello che le esce è soltanto una smorfia stanca e malinconica...

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Capitolo 6
*** Eyes... ***


Ehilà! E' una vita praticamente che non aggiorno, sarà stato forse il fatto che il caldo risucchia praticamente tutte le energie, comunque sia stasera mi sono decisa a farlo. Ringrazio davvero dal più profondo del cuore:
Elyrock: Socia! Non vedo l'ora che tu ritorna, ovviamente perchè non vedo l'ora di leggere un altro dei tuoi meravigliosi capitoli, e poi perchè soprattutto mi manchi e immancabilmente le tue recensioni mi fanno sciogliere come neve al sole. Ti voglio un infinito mondo di bene. *faccina pucciosa rosa*

Martunza: Grazie mille per tutti i complimenti e per il fatto che ti piaccia, ne sono onorata, GRAZIE =)

E ovviamente un GRAZIE anche a chi ha solo letto.

Ed ora, ENJOY!

Le mie bende sono costantemente sporche di sangue,
sembra che il mio corpo ne abbia fin troppo.
Me le cambiano cinque volte al giorno
e non capisco come il mio taglio possa essere stato così profondo,
ma in fondo, non ricordo nulla.
Adesso le braccia non me le legano più.
Ormai hanno capito che non avrei il coraggio di vedere cosa si nasconde sotto quelle bende.
Mi faccio paura da sola.
Comunque sia le braccia non riesco ancora a muoverle.
Sembrano pesanti come macigni.
E fanno un male cane.
A malapena riesco a muovere le dita.
E sono ancora troppo debole per alzarmi.
Non mi ci fanno nemmeno provare.
Mikey viene a trovarmi tutti i giorni.
Secondo lui sono troppo sola,
ho bisogno di un po' compagnia,
altrimenti le giornate qui dentro non passerebbero mai.
Ha ragione.
Anche Frank mi viene a trovare spesso con Gerard.
Ma io non parlo mai.
Gli sorrido.
Ma non ho la forza di rispondere.
Non la forza fisica.
E' la forza psicologica quella che mi manca.
Sto in silenzio
e ascolto quello che hanno da dirmi.
Fanno tutti parte di un gruppo.
I My Chemical Romance.
E mi sembra di averli già sentiti,
ma ora come ora, non mi viene nemmeno in mente.
Forse ad una di quelle feste a cui andavo sempre.
Non di mia spontanea volontà, no.
Io non faccio parte di quell'universo.
Io sono strana.
Io sono una che fa tutto difficile.
Niente è semplice qui.
Venivo costretta da mio padre ad andarci.
Gli dispiaceva sapermi sola a casa ad annoiarmi.
Gli dispiaceva?
Perchè non è rimasto a casa con me ogni tanto?
Sempre troppo impegnato per chiedermi come stavo, se avevo bisogno di qualcosa.
Mi trascinavo dietro anche Billy,
giusto per avere compagnia,
perchè a lui le feste piacevano,
ero io che ero sbagliata.
Lui si divertiva e io me ne stavo buona al bancone, ad osservare la gente che ballava, che sudava, che si baciava.
Ma non m'importava.
Ci sarebbe stato Billy a portarmi via
proprio quando ne avrei avuto bisogno.
E invece adesso...
di lui non ho più niente.
< Ehi! Tutto ok? > Frank mi passa una mano sugli occhi, come per svegliarmi.
Stupidi ricordi.
Lasciatemi sola per un attimo.
Ne ho abbastanza di voi.
Mi state corrodendo l'anima.
Cosa volete ancora?
Lasciatemi in pace.
< S...si, tutto ok... > Riesco a malapena a mormorare.
< Ok... >
All'improvviso nessuno parla più.
Frank così chiacchierone, se ne sta zitto, osservandosi la punta delle scarpe.
Gerard mi osserva.
Lo guardo anch'io.
Solo che il suo sguardo...
non riesco a sostenerlo per molto.
Abbasso lo sguardo sulle mie braccia.
Mi sento tremendamente idiota,
perchè ho appena fatto una figuraccia.
Magari non se ne importano un accidente...
e perchè me ne importo così tanto io?
La testa di Mikey fa capolino dalla porta.
< Ehi! Non sapevo ci foste anche voi... > Dice sorridendo.
Sorride sempre. < Magari aspetto fuori... > E fa per chiudere la porta, ma Gerard lo blocca.
< No, non preoccuparti, stavamo per andarcene... > Anche Gerard sorride e Frank si alza subito in piedi.
< Ciao Mel... mi raccomando, guarisci presto... > Gerard mi stringe leggermente la mano.
Frank mi da un bacio svelto su una guancia.
Sorrido mentre lasciano entrare Mikey che si siede vicino a me, mi accarezza i capelli sulla fronte.
< Come va oggi? > Sempre la stessa domanda.
< Meglio... > Rispondo.
Non ho mai risposto fino ad ora.
Tanto, per quanto intensamente mi guarda negli occhi, direi che capisce benissimo tutto quello che provo.
Restiamo in silenzio.
Osservo la stanza come non ho mai fatto prima.
Tutto pur di non guardare i suoi occhi.
Tutto pur di non sentirmi a disagio.
Eppure è così strano che solo con lui riesco a sentirmi per un attimo diversa.
Non sono più la ragazza che ha cercato di uccidersi,
sono la vera IO.
E sembra strano, perchè nessuno con me ci riesce.
Nessuno riesce a farmi sentire così...
bene.
Nessuno tranne Billy.
Sembriamo due imbranati,
guardiamo in direzioni perfettamente opposte,
non capisco perchè ci sentiamo così in difetto,
non è la prima volta che viene a trovarmi.
< Posso chiederti una cosa? > Le parole mi escono dalle labbra spontanee,
non gli ho chiesto io di uscire.
< Si... ti ascolto... > Torna a guardarmi.
Io invece, testarda come sono,
fisso gli occhi sulle lenzuola.
Ci giocherello con le dita, per quanto me lo permettano.
< Perchè vi importa così tanto di me? > Neanche questo forse avrei mai dovuto chiedere.
Continuo a non guardarlo,
nemmeno quando sospira, quasi si aspettasse la domanda.
< Non lo so... sei così giovane e insomma, non capita tutti i giorni di trovare una ragazza che cerca di uccidersi in silenzio, esclusa dal mondo e credimi, i nostri fan ci dicono in continuazione che gli salviamo la vita, ma tu... non so come dirtelo... insomma sei diversa da tutti loro. Hai una tua storia. I tuoi occhi raccontano una vita intera solo incrociandoli e nessuno, nessuno riesce a dire così tanto con gli occhi... Sei vera. Solo questo. > Lo dice di corsa. Non prende quasi nemmeno tempo per respirare.
E adesso ha il fiatone come se avesse corso.
Caspita. Colpita e affondata.
E io che pensavo lo facessero solo per dovere.
Solo perchè mi avevano trovata mezza morta in un bagno di un locale, e si sentissero in dovere di portarmi qua, di avvisare qualcuno, di tenermi compagnia quando questo qualcuno non si fosse presentato.
Cosa dovrei dire adesso?
Lo guardo negli occhi.
E se è vero che i miei occhi riescono a dire tutto,
capirà anche questa volta.
Ne sono sicura.

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Capitolo 7
*** Untitled... ***


Ciao ragazze, scusate l'assenza prolungata. Sono contenta che questa storia piaccia a così tante persone!

Ma passiamo ai veri ringraziamenti:

Lady Numb: Beh, per quanto riguarda Frank o Mikey, non ho ancora ben chiare le idee nemmeno io, quindi posso dire che lo sapremo entrambe alla fine della storia. Sono contenta dei complimenti e della recensione, ovvio! Kisses.

Elyrock: Ma possibile che le tue recensioni riescano sempre puntualmente a farmi arrossire?! Insomma, grazie mille, come te le devo dire? Sei grande, mi fai venire sempre più voglia extra di scrivere, e tutto solo con i tuoi complimenti! Come sempre hai colto il messaggio del capitolo. E comunque anche tu sei bravissima! Ti adoro, socia! *_*!! Kisses!

Frankie: Ehi! Non piangere per la mia storia, davvero! Comunque grazie, sapete benissimo quanto i vostro commenti mi facciano un immenso piacere. Grazie mille anche a te! Kisses!

Martunza: Ehilà! Beh, ti ringrazio, davvero di tutto, dei complimenti e di tutto il resto. Kisses, spero che ti soddisfi anche questo capitolo!

Ed ora ENKOY!

Oggi finalmente esco di qui.
Non sopportavo tutti quei muri bianchi.
Sto preparando il borsone quando sento la porta che si apre.
Alzo gli occhi ma so già chi è.
In tutto questo tempo trascorso qui,
ho imparato persino a riconoscere il modo come cammina.
Sembra incredibile.
Eppure adesso non ho bisogno del contatto visivo per sapere che si tratta di Mikey.
Gli avevo detto che non c'era bisogno che venisse a prendermi
ma lui è testardo,
non mi da mai ascolto.
< Allora, pronta? > Mi chiede sorridente.
< Ti avevo detto che non c'era bisogno che venissi... > Sorrido anch'io.
In fondo mi fa piacere che sia qui.
< Lo so. Ma in fondo lo so che sei contenta... >
Sa sempre tutto lui.
E fino ad ora ha sempre azzeccato tutto.
Chiudo il borsone.
Una firma e sono libera.
Non vedevo l'ora.

E' così sollevata di uscire da questo posto
che mi meraviglio non si metta a saltellare ovunque appena fuori dall'ospedale.
Ha i polsi fasciati che si intravedono da sotto la manica della felpa.
Continua a nascondere quelle cicatrici
ma penso sappia benissimo che se le porterà dietro per sempre.
Sono il segno indelebile che non riuscirà mai a cancellare, che non riuscirà più a dimenticare.

< Ci vieni allora stasera a vederci? > Mi chiede di fronte la porta di casa.
< Non so... >
< Eddai! I ragazzi sarebbero così contenti! Rimaniamo qui ancora qualche giorno... ci farebbe piacere... che venissi... >
All'improvviso le sue gote si tingono di rosso senza che abbia fatto nulla.
E sembra ancora di più un bambino.
< Allora verrò! > Gli dico sorridendo per il suo dolce imbarazzo.
< Ok... allora a stasera... > Mi bacia delicatamente su una guancia e mi accarezza i capelli.
Mi saluta da lontano con le chiavi della macchina in una mano, prima che lo veda scomparire in fondo alla strada.
Riluttante apro la porta di casa.
< Ciao... > Saluto.
Poso il borsone in terra.
Mio padre è in cucina che legge il giornale come sempre.
Nemmeno una telefonata.
Neanche per sapere dov'ero.
Niente di niente.
Forse è meglio così.
< Dove sei stata? Non ti fai vedere da un po'. > Sorseggia il caffè senza volgermi nemmeno un'occhiata.
Stronzo.
Io mi stavo ammazzando anche per causa tua e tu te ne freghi di me.
Ma adesso non c'è tempo per la rabbia.
< Sono andata da Grace, te l'avevo detto... > Meglio mentire, tanto non saprà mai la verità.
< Ah... > Mi osserva per qualche istante. < Che hai fatto ai polsi? > Domanda indifferente.
< Niente... > Salgo svelta in camera mia.
Mi è mancata così tanto!
Mi siedo sul mio letto, guardandomi un po' giro.
Non ho voglia di pensare a mio padre.
Se n'è sempre fregato di me, come di mia madre.
Ecco perchè se n'è andata.
Mi ha lasciata qui però,
anche se sapeva che era l'ultima cosa che avrei voluto.
E se me ne fossi andata prima non avrei conosciuto Billy,
non avrei sofferto così tanto.
Sfioro una sua foto.
L'unica che non smetto mai da guardare prima di andare a dormire,
quando mi sveglio.
Ce l'ha attaccata lui al muro vicino al mio letto.
Ogni volta che mi giro lo vedo.
Non ricordo nemmeno dove eravamo.
Forse in vacanza.
Si, deve avercela scattata Grace.
Anche lei è sparita.
Non la sento da una vita.
Forse sta soffrendo come me adesso,
non lo so.
Chiudo gli occhi.
Non voglio pensare a nulla.

< Sei sicuro che verrà? > Chiedo insistente a Mikey.
< Si che sono sicuro! Sarà la centesima volta che me lo chiedi, che ti prende? >
< Niente! > Rispondo forse con troppa foga.
Non smetto un attimo di scrutare tra la folla.
Di vedere il suo viso.
Di rivedere i suoi occhi.

Sono appena entrata e già vorrei andarmene.
C'è tanta di quella gente qui,
che non riesci a vedere nemmeno dove metti i piedi.
Mi faccio spazio a gomitate tra gente che non conosco per arrivare in prima fila.
I soliti locali.
Sempre pieni di fumo, di chiacchiere, di troppi drink, di droga.
Fa caldo.
Finalmente cominciano a suonare.
E la loro musica è così coinvolgente,
così dura,
così energica,
così dolce,
così maledettamente vera
che non posso fare a meno di farmi trascinare da ciò che sto provando adesso,
confusa tra la folla.
E per un attimo mi sento maledettamente bene.
Vorrei che non finisse mai.

Non ho il tempo di osservarla.
Sono troppo concentrato sulla mia chitarra per osservare la folla sotto di me.
Non voglio vedere altro adesso.
E incomincio a perdermi nei miei stessi accordi,
nello stesso movimento delle mie mani frenetiche sulla tastiera.
Sto bene.
La raggiungiamo appena dopo esserci fatti una doccia.
E' appoggiata con la schiena al bancone
e ha le braccia conserte.
Le si intravedono le bende.
Sono il primo che le si avvicina
mentre gli altri si sparpagliano per cercare chi un posto dove stare un po' tranquillo e fumarsi una sigaretta, chi come Mikey, a lasciarsi coccolare dalla sua ragazza, chi a cercare da bere.
Io ho solo voglia di vederla di nuovo.
< Ehi... > La saluto.
< Ehi! Siete stati grandi, davvero! > Sorride come non le ho mai visto fare.
E quella che intravedo in fondo ai suoi occhi, sbaglio o è un barlume di serenità?
No, non sbaglio.
Si volta, posando i gomiti sul bancone e osservandomi per qualche attimo.
< Grazie! Come stai? >
Non risponde.
Scrolla semplicemente le spalle.
Immagino sia ritornata a casa.
Ma forse non ha ancora voglia di parlarne.

Il ricordo della conversazione con mio padre questa mattina mi occupa per un attimo la testa. Ma non ho tempo per pensare a lui ora.
Scrollo le spalle perchè allora?
Perchè è da tanto che non sto bene.
E' da troppo tempo che faccio finta che tutto vada per il verso giusto.
E guarda cosa mi è successo.
Mi sento uno schifo, ecco come mi sento.
Ma non lo dico.
Tento di buttare via tutti i miei pensieri.
Sono troppi.
< Io esco, fa troppo caldo qui. > Riesco soltanto a dire a Frank che mi segue con lo sguardo, lo so.
Ho bisogno di aria.

Annuisco mentre la guardo uscire dalla porta posteriore.
Avrei voglia di seguirla.
Avrei voglia di scoprire cosa la turba così tanto.
In fondo sappiamo ancora poco di lei.
Abbandono il drink sul bancone seguendola in silenzio,
osservandola mentre lascia che la porta sbatta dietro di lei.
La riapro piano, quasi intromettendomi forse in qualcosa da cui dovrei starne fuori.
E la vedo lì che piange.
Che tenta di non lasciarsi trasportare via con le sue lacrime.
Non mi ha sentito entrare, o forse sta semplicemente facendo finta di non avermi sentito.
< Ehi! Cosa c'è che non va? > Mi siedo accanto a lei.
E sembra diversa quando alza gli occhi su di me.
Cosa stai provando ora Mel?

Cerco di asciugarmi le lacrime, perchè sto piangendo di nuovo e non mi va.
Cerco di sorridere.
Cerco di cavarmela con un "Niente, sto bene", ma non funziona con lui.
Non avrebbe funzionato con nessuno in fondo.
Lo abbraccio perchè non so cosa fare e non voglio vedere il suo sguardo partecipe del mio dolore.
Non sa nemmeno perchè piango eppure con quei suoi occhi sembra farsi carico di tutto.
Forse ha già capito.
I miei occhi dicono tutto.
O almeno così dice Mikey.
Magari anche per lui che adesso mi accarezza i capelli dolcemente mentre singhiozzo sulla sua spalla vale lo stesso.
Chissà.
< Shh! > Lo sento sussurrarmi.
Proprio come si fa con i bambini piccoli quando si svegliano nel cuore della notte rubandoti ore intere di sonno e tu piano, assonnato vai lì e cerchi di calmarli.
Sta facendo così con me anche adesso.

Mi manchi Billy, lo sai no?
Avrei tanto bisogno di uno dei tuoi abbracci adesso.
Avrei tanto bisogno di uno dei tuoi sorrisi.
Ma sei così lontano...
O forse no?
Mi manchi...

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Capitolo 8
*** I Can't Sleep Alone... ***


Ciao a tutte! Mi spiace se non ho potuto aggiornare per un po' ma ho traslocato e ho avuto internet fuori uso per un po', quindi stasera che mi è venuta la voglia e soprattutto, ho il tempo per farlo, ho deciso di aggiornare.
Inutile dirvi che sono felicissima delle nove recensione che per me è come se fossero un centinaio... davvero grazie a tutte!
_CRY_: Non preoccuparti se mi hai per così dire abbandonata ma sono comunque contenta che tu sia ritornata con i tuoi consueti e forse esagerati (per quanto mi riguarda) complimenti! Grazie di cuore! Kisses!

SadSong: Ciao! Eccoti accontentata! Spero ti soddisfi anche questo capitolo! E comunque sono d'accordo con te! W Frank! =) Kisses!

x_kris: Che bello! Nuova lettrice! Mi fa piacere che ti piaccia così tanto la mia ficcy! Spero non ti deluda nemmeno questo capitolo! Kisses!

demolitionlovers: Ciao anche a te! Sono contenta che la mia ficcy ti faccia venir voglia di continuare la tua, per me è a dir poco un onore, considerato che come dici tu, capita poche volte! XD! Ti ringrazio per tutti i complimenti! *me arrossisce*... ebbene si, anche io me lo immagino bene come omino di supporto Frank ecco perchè gli ho dato questa particina, che non sarà la sola! Spero ti piaccia anche questo capitolo! Kisses!

Martunza: Ehi! Sono contenta ti piaccia! Grazie per i complimenti e per la recensione! Kisses!

Oasis: Altra nuova lettrice! *me contenta*... beh, si, la storia è un po' triste, ma forse nei capitoli prossimi migliorerà... Kisses!

frankielou: Nuova lettrice anche tu! *me saltella sulla seggiola!* mi fa piacere apprezzi così tanto la mia storia, grazie mille! Continua a seguirmi se ti va! Kisses!

Elyrock: Vabbè, te che ti ringrazio a fare... XD! A parte gli scherzi, sono davvero felici di ogni tua singola parola che mi 'dedichi' nelle recensioni, sul serio. Mi credi se ti dico che ogni volta che leggo una tua recensione, sorrido come un ebete? Spero di si, perchè è semplicemente la verità! Miseriaccia! Ti voglio un mondo di bene! *-* *me ti abbraccia calorosamente*. Grazie mille socia!

Detto ciò, ENJOY!

Restiamo così abbracciati per chissà quanto tempo.
< Come va adesso? > Mi chiede sorridendo.
Non mi chiede niente.
Non vuole sapere perchè sto piangendo.
Non vuole sapere perchè singhiozzavo.
Solo una domanda a lui basta.
Ma non riesco a rispondere.
Di nuovo.
Mi asciuga le ultime lacrime con un dito...
Poi ad un tratto la porta si apre quasi di scatto.
La testa di Mikey compare.
Intercetta i nostri sguardi.
Mi sorride appena.
< Frankie! Ci chiedevamo dov'eri finito... >
< Scusa è che... >
Mi guarda per un attimo.
Non sa che dire.
< Noi stavamo per andare... > Lascia in sospeso la frase Mikey, tanto per far intendere che forse visto l'ora tarda dovrei tornare a casa anche io.
Frank mi guarda per un attimo.
Gli sorrido un attimo.
Ci alziamo contemporaneamente.
Voglio andarmene da qui.
Sto meglio a casa, anche se tra oggetti muti che non riescono a dirmi niente.
Anche se c'è mio padre a cui non interessa se io pianga o meno.
Ci immergiamo di nuovo tra la folla, quella da cui prima sono scappata.
E lui con me.
Mikey mi guarda preoccupato.
Ma non è successo niente, davvero.
Capita.
Raggiungiamo gli altri, già fermi sulla porta che ci aspettano.
Mi salutano tutti, sempre sorridendo, calorosi.
Insieme sembrano quasi una famiglia.
Così uniti...
Per un attimo li invidio.
Ma è solo un attimo.
Tutto passa.
Come sempre d'altronde.
Ci incamminiamo fuori per raggiungere il loro bus, io non so dove andrò.
Forse tornerò a casa.
Starò lì da sola ad aspettare che giunga l'alba.
Godendomi la chiacchierata malinconica del silenzio della mia stanza, della mia casa.
Farò così.
Andare a zonzo non serve.
E' troppo tardi.
< Ehi... cosa c'è che non va? > Mikey mi allontana catturandomi il polso con una mano, dagli altri, portandomi vicino ad un albero lì vicino.
< Niente, va tutto bene... > Mento.
< Non è vero... > Mi risponde serio.
Mi trattiene ancora per il polso.
Ma non faccio niente per scansarlo.
Faccio spallucce.
< Uno dei miei tipici momenti no... > Rispondo laconica.
La solita scusa. L'unica per tutti. Quando nella mia vita va tutto a puttane mi giustifico così. Divento almeno per quel momento falsa. Sotto tutti gli aspetti.
Ma non sto bene.
Volgo lo sguardo altrove.
Lontano dai suoi occhi.
< Ehi... lo sai che puoi venire da noi quando qualcosa non va... > Mi fa riportare lo sguardo su di lui. Sui suoi occhi magnetici.
< Lo so. > Rispondo semplicemente abbozzando un sorriso.
< Dove vai adesso? > Mi chiede ancora con lo sguardo preoccupato di qualche attimo fa.
< A casa, dove dovrei andare? >
< Già. Abiti da sola? >
< Praticamente si. Mio padre non c'è mai. > Sono seria. Non triste. Solo seria.
< Se magari ti va un po' di compagnia... > Cosa vuole? Che lo porti a casa con me?
< Grazie, ma davvero non ce n'è bisogno, sto già molto meglio e poi ormai mi ci sono abituata. > Sorrido appena.
Non sto bene per niente però.
< Beh... io non ti lascio da sola! Sembri uno straccio vivente... > Cerca di farmi sorridere e forse ci riesce perchè le mie labbra si stirano in un sorriso indipendente senza che il mio cervello gli abbia trasmesso alcun segnale.
< E gli altri? > Chiedo mentre sento trascinarmi sul marciapiede deserto.
< Non moriranno mica! > Risponde divertito. < Allora, dove abiti? > Mi prende per mano e non so nemmeno io il perchè, ma arrossisco di botto.

Anche se è buio e solo la luce di qualche lampione ci permette di vedere distintamente a terra, la sento arrossire.
Forse è per la mia mano tra la sua.
Ma non ho secondi fini.
Solo... sto bene con lei.
Ma in un modo diverso da quello che si potrebbe credere.
Ho solo voglia di aiutarla.
Mi porta a casa.
E parliamo di tutto e niente e per un attimo vedo i suoi occhi farsi più sereni mentre mi racconta di quante ne combinava da bambina.
Non so nemmeno io come siamo arrivati all'argomento.
Fatto sta che sembra divertirla sufficientemente per metterla a suo agio, anche se ho ancora la sua mano stretta nella mia.
Mi porta, non so di preciso dove, ma in una piccola e modesta villetta sulla strada, con un prato inglese che circonda l'intera struttura.
Si fruga in tasca in cerca delle chiavi, poi apre, precedendomi all'interno.
Accende qualche luce.
Non c'è nessuno.
Chissà dove sono i suoi.
Ma non credo sia il momento giusto per chiederglielo.
Mi porta in cucina.
E' piuttosto piccola ma accogliente.
< Ti va del caffè? > Mi chiede.
< Perchè no. > Adoro il caffè.
Me ne riempie una tazza mentre si siede sullo sgabello di fronte al mio.
Ce ne stiamo in silenzio per un po'.
< Come mai tuo padre è sempre via? Per lavoro? > Azzardo.
Sono consapevole che con questa domanda i suoi occhi diventeranno di nuovo tristi.
Eppure non succede.
Si irrigidiscono appena e lei diventa seria.
< Beh lui... diciamo che preferisce divertirsi che stare chiuso in casa. > Pronuncia quella parola con così freddezza che non mi è difficile capire a cosa sta alludendo.
< E tua madre? >
< Se ne è andata l'anno scorso. Sparita in Francia con chissà chi. Non importa, sto bene da sola. > Ma non è vero. Lei non sta bene da sola.
Mi sento terribilmente in colpa perchè non so come aiutarla di più.
Mi dispiace.
Abbandona le braccia sul tavolo e ci nasconde la testa dentro.
Mi dispiace.

Sono stanca.
Voglio solo dormire.
Voglio solo non svegliarmi più.
Poi sento la sua mano posarsi dolce sui miei capelli.
Alzo leggera la testa.
< Ehi... sei stanca? > Mi chiede sorridendo dolcemente.
Annuisco sorridendo anch'io.
E' incredibile come mi senta diversa con lui.
< Potrei portarti in camera se solo mi indicassi la strada. > Sorride di nuovo.
Mi lascio prendere in braccio.
Incrocio le braccia dietro il suo collo e abbandono la testa sulla sua spalla.
Sono stanca.
Non sembra aver bisogno di istruzioni per trovare la mia camera.
Spalanca la porta con un piede.
Mi porta verso il mio letto e mi ci adagia sopra.
Ho ancora gli occhi chiusi.
Immagino stia pensando che mi sono addormentata.
< Io vado magari... buonanotte... > Mi bacia sulla fronte.
Ma io non voglio che vada via.

Mi stringe un braccio mentre socchiude gli occhi pieni di sonno.
< Non andare via... ti prego... > Mi dice supplicante.
Mi fermo ad osservarla un attimo, poi non ci riesco a dirle di no.
E lei lo sa, lo capisce.
Si sposta, mi fa spazio.
Mi stendo vicino a lei e lei si accoccola vicino a me.
Le accarezzo i capelli.
Sento ancora il suo sguardo sonnolento su di me.
I suoi occhi ancora socchiusi.
Poi però li richiude in fretta. Non riesce a tenere gli occhi aperti per più di qualche attimo.
E' stanca.
Glie lo si legge sul viso.
Forse non solo in senso fisico.
< E se torna tuo padre? > Chiedo in un sussurro.
Non si è ancora abbandonata alle calde braccia del sonno ristoratore.
< Non importa. Non voglio stare da sola. Non stanotte. > Risponde in un sussurro che riesco a malapena a cogliere.
Sorrido.
< Ok. > Riesco solo a mormorare.
Le cingo la vita con un braccio mentre non smetto nemmeno per un attimo di accarezzarle i capelli.
Sembra riesca a calmarsi solo così.
Chissà che le ricorda.

Mi sento incredibilmente protetta e rilassata tra le sue braccia...
Allungo anche io un braccio a cingergli la vita.
Sto bene.
Mi ricorda tanto lui.
Ma non è per questo.
Non solo almeno.
Mikey non è Billy.
Non voglio pensarci.
Perchè sto vivendo questo momento con lui, non con Billy.
E' lui che conta adesso, qui, non Billy.
Non questa volta.
I ricordi hanno deciso di abbandonarmi per un po'.
E sto bene così.
Grazie Mikey.
Forse è ancora troppo presto per dirlo, ma ti voglio bene.
Anche se ti conosco appena.
Anche se tu mi conosci appena.
Ti voglio bene.

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Capitolo 9
*** I Don't Know Her At All... ***


Ehilà ragazze! Eccomi qui ad aggiornare. Che dire oltre al fatto che come di consueto vi ringrazio tutte? Ringrazio i lettori silenziosi, coloro che hanno inserito la mia fic tra i preferiti e chi ovviamente commenta, specialmente:

Martunza: ehilà! Ti faccio addirittura piangere? Me onorata ovviamente anche se ho specificato più volte che nelle mie storie non voglio che pianga nessuno! Grazie mille per la costante presenza e per la recensione! Un bacio!

x_kris: ciao anche a te! Ti ringrazio per i complimenti e riguardo Mikey l'ho 'dipinto' così perché è così che me lo immagino, quindi sono contenta che lo definisci dolce perchè è quello che voglio trasmettere di lui. Grazie anche a te, un bacione e alla prossima!

SadSong: Ebbene si, credo che tu più o meno sia riuscita a capire il rapporto che lega Mikey e Mel. Mikey è molto protettivo nei suoi confronti anche se in questi capitoli non è stato molto delineato ma nei prossimi penso proprio che si inizierà a capire, proprio perchè considera Mel quasi come una sorellina. Ti ringrazio per la recensione, un bacion!

Elyrock: Beh, il fatto che sembra quasi che io riesca a far concretizzare i ricordi di Mel davanti ai tuoi occhi, mi onora sul serio, dico davvero socia! ne sono profondamente lusingata. Credo che ai tuoi commenti non mi abituerò mai! Ti ringrazio tessoraa! Ti voglio davvero bene! *-*...

Ed ora, come di consueto, ENJOY!

Mi sveglio poco prima che il sole riesca ad affacciarsi dalle persiane semi chiuse.
Sta ancora dormendo e non voglio svegliarla.
La osservo per qualche minuto fin quando anche lei apre gli occhi e si stiracchia brevemente prima di sorridermi appena.
< Buongiorno! > Mi sbadiglia come una bambina.
< Ciao... dormito bene? > Le chiedo.
Annuisce serena.
< Mikey... grazie per essere rimasto con me... > Mi sussurra.
< Figurati. Gli amici servono anche a questo... > Le bacio una guancia.
Mi sorride.
Ci guardiamo un po' negli occhi.
E' così fragile...
Alzo leggermente gli occhi sul muro dietro di lei.
E' tappezzato di foto.
Foto vere, non inutili posters di chissà quale celebrità.
Sembrano quasi le stesse.
C'è sempre un ragazzo dai capelli neri, spettinati.
Al mare, in strada, in qualche locale... sempre lei e lui, costanti.
Sembra intercettare il mio sguardo all'improvviso, così lo abbasso di nuovo su di lei.
Non voglio chiedere niente.
Non me la sento.
Non ora che mi sorride.

Non chiede nulla.
Mi sarei aspettata come minimo una domanda.
Lo ringrazio, non ho voglia di parlarne, non ora almeno.
Fa male anche a me risvegliarmi con quelle foto davanti agli occhi.
Brucia da morire.
Ma non si muoveranno da lì.
Non le butterò nel cestino facendole in mille pezzi.
Billy non mi ha delusa andandosene.
Non sono arrabbiata con lui, ma con me stessa.
Se solo non avessimo litigato...
Ma adesso sto bene con Mikey al mio fianco, che mi abbraccia, non voglio pensarci.
Va bene così.

< Sarà meglio alzarsi... > Mi sussurra.
< Ok... > Riesco solo a dire.
Apro la porta della mia camera in silenzio.
Mio padre non è ancora tornato.
< Gli altri ti crederanno scomparso... > Sorrido.
< Forse si... > Risponde mentre mi prende di nuovo la mano.
Ma questa volta non arrossisco, non è il caso.

Torniamo silenziosi dagli altri.
Le strade sono deserte, completamente vuote.
Il cielo è ancora tinto di arancio e rosa all'orizzonte, dev'essere molto presto.
Percorriamo la strada in silenzio.
Il bus è immerso nella luce del mattino.
Staranno ancora dormendo tutti.
< Ti va di restare? > Le chiedo una volta arrivati di fronte all'entrata.
< Non so, magari disturbo... >
< Ma nemmeno per sogno... dai entra... > La invito trascinandola per i gradini.
Come immaginavo gli altri stanno ancora dormendo.
In fondo sono io quello più mattiniero.
Mel si guarda un po' intorno.
Poi si siede sull'unico letto disponibile: il mio.
Un po' distante da tutti gli altri.
Sono io il più "misterioso" di tutti, o almeno così dicono. Le porgo una tazza di caffè.
Lei la prende riconoscente, ringraziandomi con lo sguardo e un mezzo sorriso prima di avvicinare la tazza alle labbra e iniziare a sorseggiare il liquido scuro ancora bollente.

Restiamo per un po' in silenzio.
E' tutto semplicemente perfetto così.
Mi piacciono i silenzi.
Ti danno la possibilità di ascoltare solo quello che realmente vuoi sentire.
Ti danno la possibilità di riflettere.
Di liberare la mente.
Di buttare via i pensieri scomodi.
E poi all'improvviso, un rumore interrompe il nostro flusso di pensieri.
Frank si è alzato cozzando la testa contro lo spigolo del piccolo armadietto accanto al suo letto.
< Ouch! Ma che caz...! >
Trattengo a stento una risatina nascondendomi dietro la mia tazza rosa.
Ci raggiunge scompigliandosi i capelli, gli occhi ancora semichiusi.
Sembra realizzare solo dopo qualche secondo che ci sono anch'io.
< Ciao... > Mi saluta accettando la tazza che Mikey gli porge, generoso.
< Buongiorno... > Lo saluto io in risposta.
Si siede accanto a me rigirandosi la tazza tra le mani, spostando lo sguardo da Mikey a me.
Chissà a cosa sta pensando.

Devo smetterla di preoccuparmi.
Non la conosco nemmeno.
Non so nulla di lei.
E allora perchè non riesco a non pensare che...
Basta devo smetterla!
Non so nulla di lei.
Non la conosco nemmeno.
Perchè dovrei preoccuparmi?
Cosa mi importa di cosa hanno fatto?
Bevo un altro sorso dalla mia tazza
poi esco sbattendo la tazza sul tavolino vicino alla porta e sedendomi su uno dei gradini del bus.
Ma che diavolo mi prende?
Perchè all'improvviso reagisco così?
No, deve smetterla.
Non la conosco nemmeno.
RECENSITE?? =) Alla prossima! Byez!

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Capitolo 10
*** I Don't Wanna Cry... ***


Salve ragazze! Perdonatemi per la lunga assenza, ma nemmeno è iniziata la scuola che già mi sono trovata costretta a studiare come una matta. D'altronde sono al terzo anno di liceo e come non fanno altro che ripeterci i professori è l'anno più difficile. Ne approfitto per aggiornare oggi visto che sfortunatamente mi ritrovo a casa con l'influenza. Mi dispiace molto per la prolungata assenza, d'ora in poi, cercherò di aggiornare il più presto possibile.
Passiamo adesso ai doverosi ringraziamenti:

Elyrock: Dovrei smentirti come sempre socia! Cavoli! Sei tu che mi fai sciogliere fino a diventare ricotta XD! Mi fa piacere che davvero tutto quello che scrivo traspari in modo così chiaro, riguardo Frank, ti conviene non dire nulla, visto che sai già tutto ormai... lol! Ti voglio un mondo di bene tessora, davvero! Un bacione grande grande per ringraziarti!

Martunza: E dire che di Frank non hai ancora letto niente, perché se nel precedente capitolo Frank è stato strano, devi leggere gli altri... d'accordo non dico niente, mi auto-censuro XD! Ti ringrazio davvero tanto per le tue continue recensioni peraltro bellissime! Un bacione grandissimo!

SadSong: Giuro di essere svenuta dalle risate quando ho avuto l'immenso piacere di leggere la tua recensione e adesso rileggendola, ho la stessa identica sensazione! ' Frank che perde anche gli ultimi neuroni a sbattere la testa!' ma poveeerooo XD! Che gatta ci cova hai ragione, ma non anticipo nulla, rovinerei sola la sorpresa. GRAZIE mille per la tua recensione, un kiss! *__*!

Ovviamente un caloroso abbraccio e un gigantesco GRAZIE anche a coloro che sono troppo pigri per scrivere un commentino (vi capisco! XD!), e a chi ha avuto la bontà di inserire la mia Ff tra i preferiti.

Bene, vi ho annoiati abbastanza, ma adesso:

ENJOY!

Guardo Mikey interrogativa,
in fondo mi sembra di aver fatto qualcosa,
di essere colpevole in fondo.
< Non preoccuparti, sarà solo nervoso per la botta in testa... > Mi rassicura lui continuando a sorseggiare il caffè.
Non credo sia questo il motivo, ma sorrido lo stesso,
è riuscito di nuovo a farmi sorridere...

Sento il portellone del bus aprirsi.
Volto la testa quel tanto che basta per accorgermi che è lei.
Non le basta avermi stravolto già così?
Cosa vuole ancora?
Ma in fondo lei non sa nulla,
come potrei dare la colpa a lei dei miei sentimenti?
< Allora sei qui! > Esclama sedendosi vicino a me.
Mi volto verso di lei.
< Non rispondo.
< Giornate nera, vero? > Continua.
Si può sapere perchè continua a farmi domande?
Non ho voglia di parlare.
Non ora.
Ho bisogno di stare da solo.
< Ma si può sapere che diamine vuoi da me?!? Lasciami in pace! > Le urlo alzandomi e allontanandomi con la testa bassa.
Sono uno stronzo.

Mi bruciano gli occhi ma non piango.
A che serve in fondo?
Piangere non serve a niente.
Forse riesce a liberarti di qualcosa che hai incastrato proprio nello stomaco e non vuole sapere di venire fuori, ma per il resto, il dolore è sempre lì, pronto a trafiggerti come centinaia di coltelli.
No, questa volta non piango.
Ha ragione lui.
Mi alzo tirando su con il naso,
le mani in tasca lo sguardo basso, proprio come lui,
ma camminiamo in due direzioni diverse
non possiamo incontrarci.
Ritorno a casa, aprendo piano la porta.
Mio padre è in cucina, sta leggendo alcuni fogli.
< Vuoi spiegarmi cosa sono questi? > Mi chiede il viso pericolosamente paonazzo.
Prendo i fogli che mi tende con mano tremante.
Dò una leggere occhiata... Merda, mi ero dimenticata che avrebbero spedito le analisi a casa!
Sono nei guai.
< Analisi? > Rispondo tremante.
Non mi è mai piaciuto litigare con mio padre.
A me basta ignorarlo, fare finta che non esista,
e lo so che può sembrare crudele,
ma è esattamente la tecnica che lui adotta con me.
A pensarci bene, non ho mai litigato con mio padre.
Era mia madre che se la prendeva di più.
Lui faceva il disinteressato, fingendo di leggere il giornale.
< Non mentirmi!!! Qui c'è scritto che sei stata ricoverata esattamente per un mese! Eri dalla tua amica, vero? >
Non sopporto le persone che mi urlano contro.
Non faccio nemmeno in tempo a rispondere, che mi ritrovo contro il muro, il fiato di mio padre sul viso.
< E queste cosa sono? Cosa sono?? > Continua ad urlarmi togliendomi le bende con furia.
Guarda le mie cicatrici, indifferente, solo... furioso.
Non si chiede perchè sua figlia abbia fatto qualcosa del genere, non pensa a quanto soffre ancora perchè ha perso la sua unica guida...
non capisce.
< Che cosa hai fatto?!? > Continua ad urlare.
Mi tira uno schiaffo.
Dopo tutto quello che ho sofferto, nemmeno lo sento il bruciore sulla guancia.
< Sei solo una stupida! Stupida! > E vorrei chiedergli di smetterla di urlare, ma non ci riesco.
Mi ritrovo sul divano spintonata.
Cosa vuole ancora?

< Avete visto Mel? > Chiedo agli altri.
Sia lei che Frank sono scomparsi.
< No, anche Frank non c'è... > Mi risponde Gerard.
< Beh, magari si sono imboscati da qualche parte... >
Risponde Bob immergendo una ciambella nel suo latte e caffè e sorridendo.
Sorrido anch'io.
Sono preoccupato.

Sono uno stronzo.
Un imbecille.
Uno stronzo.
Uno stupido.
Uno stronzo.
Perchè aggredirla in quel modo!
Voleva solo sapere come stavo...
Voleva solo parlare un po',
come nel retro di quel locale.
E' così fragile.
Sarà meglio che la vada a cercare
solo per chiederle scusa.
Sono uno stronzo.

"Their tears are filling up their glasses
No expression, no expression
Hide my head I want to drown my sorrow
No tomorrow, no tomorrow..."
"...The dreams in which I'm dying
Are the best I've ever had... "

(Gary Jules- Mad World)

Non devo piangere.
Non devo.
Non serve.
Non devo urlare.
Non serve.
Billy dove sei?

Vi lascio in sospeso di nuovo, mi spiace! Spero non mi fucilerete per questo! Alla prossima! COMMENTATE!

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Capitolo 11
*** Just You... ***


Innanzitutto, so che adesso avete solo voglia di linciarmi. Vi ho lasciate in sospeso e non ci sono scuse che tengano, ma io ve le fornisco lo stesso. La scuola stressa un sacco, sarà perché sono al terzo anno e il lavoro è aumentato, ma non riesco a tenere testa a tutto, le lezioni di chitarra, più due Ff da seguire... le solite scuse, ma che purtroppo sono più che vere, inoltre sento la mancanza del mio vecchio portatile, spero vivamente che lo riescano a sistemare...
Ma adesso bando alle ciance e provvedo a rispondere ai commenti! A Proposito, GRAZIE! >)!

SadSong: Ehi bella! Poveretta si la tipa, e anche io come te la penso al tuo stesso modo, Frank sarà pure un Dio, ma sempre un coglione, soprattutto nella mia Ff. Ma vedrai che si addolcirà con il tempo... non anticipo nulla ovvio! Grazie per la recensione e la costanza, e scusa per il ritardo! Un bacione!

FrankieLou: Addirittura fucilarmi?!? Bella prospettiva... scherzo! Scusami per averti fatta aspettare così tanto, ma sempre meglio tardi che mai, o sbaglio?! Grazie anche a te per la recensione e scusami ancora! Un bacione!

Martunza: Ed eccoti qua anche te! Grazie per la tua costanza nel commentare! *_* non sai quanto piacere mi faccia! Riguardo Frank posso solo dirti che avrà modo di farsi perdonare per essersi comportato così... ma non anticipo, nè svelo nulla! Grazie ancora e un bacione anche a te! *_*!

Ed ora, ENJOY!

Ma come ha potuto farmi una cosa del genere?
Come, dopo tutto quello che ho passato?
Ha avuto persino il coraggio di cacciarmi di casa, dopo aver avuto quello che cercava.
Non gli basta passare tutte le notti in un letto diverso.
Voleva anche me e a quanto pare si è preso tutto senza permesso.
Mi stringo le braccia intorno al corpo per tenermi al caldo.
Scosto con un movimento rapido della testa i capelli che scendono a coprirmi il viso e mi sento terribilmente vulnerabile adesso.
Esco dal cancelletto sbattendolo tanto per dare una dimostrazione a mio padre che so ancora reagire, o forse lo faccio solo per accertarmi che abbia ancora forza in corpo.
Non saprei.
Le lacrime ormai scendono ininterrotte da un'ora.
Un'ora di inferno.
L'ora più terribile che abbia mai passato.
Ma cosa ho fatto per meritarmi tutto questo... cosa?

La cerco ormai da un'ora buona senza risultati, non la trovo da nessuna parte.
Alzo gli occhi verso il cielo.
Forse verrà a piovere e tanto per sembrare ancora più anonimo mi calo il cappuccio della felpa sulla testa.
Non la troverò mai.
Nemmeno mi accorgo di essere andato a sbattere contro qualcosa, o forse qualcuno.
Ero così preso dalla contemplazione delle mie Converse nere...
< Scusa... > Borbotto scontroso. < Non ti avevo vista > Continuo infilando di nuovo le mani in tasca.
Alzo appena lo sguardo e...
Cazzo ma è lei.
Sembra spaventata, forse non mi ha riconosciuto.
Ha il viso bagnato dalle lacrime.
< Non importa... > Risponde.
Continua a camminare e per un secondo non riesco a decidermi sul da fare.
Alla fine la chiamo.
< Mel! Mel! > Due, tre volte.
Sembra quasi non sentirmi.
Corro nella sua direzione e la fermo, bloccandola per un braccio.
Alza un attimo lo sguardo triste su di me poi lo posa sulla stretta della mia mano sul suo braccio e con uno strattone si libera.
Continua a camminare come se niente fosse.
< Ehi! > Le lascio fare qualche metro, poi la raggiungo di nuovo.
< Cosa vuoi? > Mi chiede scontrosa, stanca.
< Io... insomma, volevo chiederti scusa per come ti ho trattata prima... > Dico tutto d'un fiato camminandole a fianco.
< Scuse accettate... qualcos'altro? > Mi lascia un attimo interdetto la sua domanda.
Perché si comporta così?
E' scontrosa, semplicemente diversa.
Le persone possono cambiare così velocemente?
< Io... veramente no... > Ma non sono al cento per cento convinto della mia risposta.
< Bene... > Risponde.
< Cos'hai? > Le chiedo alla fine dopo minuti interminabili di silenzio.
< Prego? > Si volta verso di me realmente sorpresa.
< Cosa c'è che non va? Non ti ho mai sentito parlare così... >
< Beh, le apparenze ingannano... >
< Sul serio, cosa c'è che non va? >

Cerca solo di essere gentile, lo so.
Continuo a parlare con una voce che non mi appartiene, con un tono che non è il mio, che non ho mai usato.
Cosa mi sta succedendo?
Mi sento semplicemente troppo vuota e inutile in questo momento per parlare normalmente.
Vorrei solo rintanarmi in un posto che conosco solo io e urlare fino a farmi bruciare la gola.
Forse mi sentirei meglio.
< Va tutto a meraviglia... > Rispondo con quel tono non mio.
Resta in silenzio per un po'.
< Non è vero. > Per lui è scontato, normale. Ne è convinto.
< Come fai a dirlo? > Lo provoco.
< Basta guardarti. Hai i vestiti strappati, hai pianto, i capelli in disordine e sembri sconvolta. Non può andare tutto bene. > Ancora quella convinzione e non mi ha guardata nemmeno bene o forse mi piace crederlo.
Non mi ero accorta di avere i vestiti strappati.
Di nuovo quella sensazione di fragilità che mi invade, mi sento più vulnerabile che mai e le lacrime che ero finalmente riuscita a trattenere, protestano per fare la loro comparsa.
La loro comparsa però non era prevista nel mio copione.
Stanno mandando lentamente a puttane quello che avevo progettato.
Perché mi ha trovata, perché?
Mi lascio sfuggire un singhiozzo.
Dopo tante proteste le lacrime hanno avuto la loro agognata parte per la centesima volta.
Dannazione!
Si ferma e io di fronte a lui.
Odio farmi vedere mentre piango, ma non c'è niente dove possa nascondermi.
Non un cespuglio, non una cabina del telefono.
Niente di niente.
< Ti fai abbracciare? > Mi chiede con quel tono dolcissimo di un bimbo che ti prega di comprargli il giocattolo che sogna da mesi.
Neanche gli rispondo.
Mi butto letteralmente tra le sue braccia rischiando di farlo cadere all'indietro.
E piango come non ho mai fatto, anzi forse anche di più.

Ma cosa le sarà successo?
Continuo a tenerla stretta, accarezzandole i capelli lentamente mentre caccia via tutto quello che ha dentro.
I suoi vestiti... sembra abbia trascorso una notte in una foresta e se solo non l'avessi vista qualche ora fa, ci avrei anche creduto, mi sarei confortato da questa idea per quanto assurda possa essere, ma adesso non riesco a darmi una spiegazione.
Sembra essersi leggermente calmata.
Singhiozza più sommessamente adesso, tira su con il naso ogni tanto ma non accenna a volersi staccare dal mio abbraccio.
< Vuoi che ti porti da Mickey? A quest'ora sarà preoccupato per te, non l'hai nemmeno salutato... > Le dico sussurrando pur accertandomi che senta.
Scuote forte la testa e per un attimo ho la certezza che stia per rimettersi a piangere, ma non lo fa. Si trattiene.
< Beh... non possiamo stare così tutto il giorno... > Riprendo. Sono piuttosto imbarazzato dalla situazione in realtà.
Si stacca dal mio abbraccio rapidamente come se avesse preso la scossa e per un attimo avverto il senso di gelo che mi ha lasciato l'allontanarsi del suo corpo dal mio.
< Scusa... > Mormora arrossendo.
Si porta una ciocca di capelli dietro l'orecchio e continua a camminare.
Con un mezzo sorrisetto la seguo.
< Sicura di non voler andare da Mickey? > Le chiedo di nuovo.
Sembra rifletterci un attimo su.
Poi quasi impercettibilmente risponde:
< Va bene. >
In fondo io non sono bravo ad ascoltare le persone durante i loro sfoghi.
E' Mickey quello che capisce sempre tutto. Una sorta di psicologo della band.

Forse parlare con Mickey mi farà bene.
Non ho problemi a parlare con lui e mi ricorda così tanto Billy che non potrei chiedere di meglio.
Hanno lo stesso carattere. Così comprensivo, così dolce, sempre pronto a tutto per tutti. Anche una perfetta estranea come me.
Ma mi chiedo ancora come mai Frank sia capitato qui.
< Cosa ci facevi qui? > Gli chiedo osservandolo, anche se ha il cappuccio e quello che riesco a vedere è soltanto un ciuffo di capelli neri che sfugge dalla morsa della stoffa. < Ti cercavo... > Se è arrossito non riesco a vederlo e comunque credo che a lui vada bene anche così.
< Perché? > Beh, mi ha chiesto scusa, il motivo sembra essere più che valido, solo che voglio sentirlo da lui.
< Per chiederti scusa. > Lo stesso tono sicuro di prima e adesso mi lancia un'occhiata anche lui, soffermandosi su uno spacco lacerato della mia maglia che mi lascia scoperta la parte dell'ombelico e so che si sta chiedendo chi possa aver fatto una cosa simile, ma per il momento preferisco parlarne con Mickey.
Rispetto la sua scelta di non farmi domande.
La apprezzo perché ricomincerei a piangere, lo so, anche se una parte delle lacrime le ho ormai esaurite prima, quando gli ho bagnato la felpa.
Distoglie lo sguardo, mentre in lontananza intravediamo il bus.
Ci avviciniamo.
Frank sta per salire quando io, prima che salga l'ultimo gradino, gli tiro una manica.
Si volta verso di me.
< Grazie per essermi venuto a cercare... >
Mi sorride ma sembra triste ugualmente, si vede lontano un miglio che è un sorriso forzato quello che mi sta offrendo.
Lo lascio andare.
Ma il mio ringraziamento è sincero e prima o poi forse lo capirà.

Commentate?!? Bacioni alla prossima!

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Capitolo 12
*** Shout! ***


Ehilà ragazze! Ritardo madornale, come al solito! Mi inginocchio per chiedere il vostro perdono! Spero di riuscire a farmi perdonare... ma passiamo ai ringraziamenti:

FrankieLou: Chi non lo vorrebbe?!? ^^! Grazie mille per il commento e scusami per il ritardo. Un kiss!

Martunza: La scuola rompe un sacco... già! Per non parlare del dopo-vacanze traumatico!!! Comunque grazie mille per la tua costanza nel commentare e per tutti i complimenti! Un bacione!

SadSong: Spero mi perdonerai anche questa volta ç__ç anche se so di essere imperdonabile... grazie mille per il supporto! Un bacione!

Un Grazie devoto anche a coloro che rimangono silenziosi, e che sono sempre in tanti!

Ed ora, ENJOY!

Sono tutti lì, che parlano, bloccandosi poi all'improvviso quando ci vedono entrare.
< L'avevo detto io che si erano andati ad imboscare da qualche parte... > Per un attimo non capisco cosa voglia dire Bob rivolto a Mickey, ma comunque sia adesso non ho tempo per pensarci.
Devo svuotarmi di questo peso e lo devo fare il più in fretta possibile.
Frank si cala il cappuccio sulle spalle e sparisce al piano superiore, senza dare retta a nessuno.
Non ho tempo nemmeno di pensare a lui adesso.
Mi guardano tutti in silenzio, senza dire niente.
Mi fissano, poi distolgono lo sguardo fissandosi a vicenda e poi ritornano su di me.
Io invece guardo insistentemente Mickey.
Spero che con un semplice sguardo riesca a capire, come ha sempre fatto.
< Va bene, abbiamo capito, vi lasciamo soli... > Gerard mi fa l'occhiolino uscendo dal bus e trascinandosi dietro anche gli altri.
Grazie.

< Dove sei stata? Ero preoccupato per te... > Voglio sembrare almeno un po' scortese, duro, assumere un tono da padre che rimprovera la figlia perchè è tornata a casa troppo tardi, ma non ci riesco.
Sento farsi spazio sulle mie labbra un sorriso, piccolo ma pur sempre un sorriso mentre poggio la mia terza tazza di caffè nel lavandino già pieno.
< A casa... > Mi risponde triste, sedendosi sul divanetto.
Restiamo di nuovo in silenzio, il suono della chitarra di Frank che proviene da sopra.
Sembra suonarla con rabbia.
< Mio padre mi ha picchiata... > Riprende lei con lo sguardo fisso a terra.
Per un attimo credo di lasciare che la mia bocca si apra per darmi quell'espressione di stupore adatta al momento.
Automaticamente e rapidamente, mi vado a sedere vicino a lei, osservandola, ma lei non accenna ad alzare lo sguardo, così la abbraccio.
E lei mi stringe con forza.
< Mi dispiace... > Le sussurro in un orecchio, perché è la verità.
Potrebbero suonare come parole dettate dalle circostanze, ma non è così.
Lei sa che sono sincero.
Si stacca da me.
Non piange.
Inizia a raccontarmi di quello che ha passato, di quella terribile notte in cui ha sentito suo padre picchiare la madre, della mamma che improvvisamente ha lasciato che continuasse a vivere con il padre, fregandosene di lei, evitando persino di telefonarla, di come ha conosciuto Billy e di come la facesse sentire maledettamente a proprio agio, di quella sera quando hanno litigato e della sua morte.
Si interrompe improvvisamente, sospirando, cercando di non farsi prendere in giro dalle sue stesse lacrime, e vorrei tanto dirle che non si deve fare problemi e che le lacrime servono a liberarsi di quello che si prova, ma non ci riesco.
La osservo in silenzio calmarsi.
Non faccio un solo gesto.
L'ascolto e basta.
Di come si è tagliata la vene, di come Frank l'abbia trovata nel bagno, quasi svenuta.
Ha passato l'inferno da quando è morto il suo migliore amico e non ha mai detto niente a nessuno, ha cercato di resistere per come poteva.
Suo padre che l'ha picchiata, l'ha sbattuta fuori di casa, di come ha incontrato Frank per strada mentre girovagava senza meta.
Fa un ultimo sospiro, poi l'abbraccio di nuovo, le note malinconiche della chitarra di Frank sempre come sottofondo solo che adesso a completarle c'è anche lo stereo, messo basso per riuscire a suonarci assieme.

Non ho pianto.
Sono fiera di me stessa, per una volta.
Avevo bisogno di togliermi tutta questa roba dalle spalle, perché cominciava a pesare e io sono troppo debole per portarla tutta.
Non l'ho mai detto a nessuno in fondo.
E se non l'ho fatto, le mie ragioni le avrò anche avute, o no?
Si, le ho avute.
Mickey non mi ha interrotto una volta, è stato ad ascoltarmi, paziente anche quando ho rischiato di far prendere di nuovo il sopravvento alle lacrime, ancora.
Mi ha osservato serio.
Nè compassionevole, nè triste per me.
Abbiamo portato per qualche ora il fardello della mia vita assieme.
Senza commiserarci.
Senza che lui commiserasse me soprattutto.
E lo ringrazio.
Frank ha continuato a suonare per tutto il tempo, magari seduto sul suo letto, con la sua Pansy tra le braccia.
Me lo figuro in mente e so di dovermi chiarire anche con lui prima o poi.
Per cosa, non so.
Per tutto quello che è successo in questo mese.
< Come hai fatto a portarti dietro questo peso per tutto questo tempo? > Mi chiede Mickey comprensivo.
Scrollo le spalle.
< Sono stata abituata a trascinarmelo dietro ovunque andassi, tutto qui... > Rispondo cercando anche di fare un mezzo sorriso.
< Non l'hai detto mai a nessuno? >
< No... > Confesso.
< Perché io? >
< Perché tu cosa? > Rispondo con un'altra domanda ridendo quasi per la situazione pseudo assurda che si sta venendo a creare.
< Perché l'hai detto proprio a me... >
< Perché sto bene con te, posso parlare di tutto e sei dolce, paziente, comprensivo, mi ricordi Billy. > Rispondo io sincera, tutto d'un fiato.
< E non ti fa male ricordarlo con le vesti di un'altra persona? >
Ci penso un po' su.
< No. > Rispondo convinta.
Mi sorride e io ricambio.
Va bene così.

< Allora verrai con noi. > Decido all'improvviso alzandomi in piedi.
Non ha dove andare. E per i ragazzi non ci saranno problemi, ne sono sicuro.
< Con voi dove? > Mi segue in cucina.
< Con noi. Verrai in tour con noi. > Sono sempre più convinto.
< Non se ne parla proprio! > Ribatte lei.
< Si invece. >
< Perché? >
< Semplice. Non hai dove andare e devi cercare di dimenticarti per un po' questo posto. > Rispondo tranquillo.
Non ha altre obiezioni da fare.
< Beh, posso stare tranquillamente in un albergo per un po' e poi potrei rintracciare un'amica e andare da lei... > Ok, forse mi sbagliavo.
< Assolutamente no. Ho deciso così e basta. E poi se non ho capito male la tua amica non la senti da oltre tre mesi, no? > Contrattacco.
< Si ma... >
< Niente ma. Stasera ne parlo con Gerard. Vedrai che non ci saranno problemi. >
< Ma voi avrete un sacco di impegni, di interviste, concerti, servizi fotografici... >
< Già, e verrai con noi. > Le poggio le mani sulle spalle, sorridendo. < Non preoccuparti, non disturbi se è questo quello che temi. > Riprendo.
< No, solo che... e va bene! > Si rassegna andandosi a sedere sul divano, le braccia incrociate al petto come una bambina che fa i capricci.
La osservo divertita per un attimo mentre decido di uscire per andare a comunicare la notizia agli altri.
Non ci saranno problemi ne sono sicuro.

Magari non è una buona idea salire da lui e parlargli adesso, ma mi sono appena liberata di un peso enorme e voglio risolvere anche con lui, per avere la coscienza completamente a posto o forse solo perché in fondo mi dispiace e se dovremmo convivere assieme per un po', non voglio farmi già da adesso nemici.
Salgo piano le scale mentre il suono della sua chitarra si fa sempre più vicino.
Lo ammetto, mi sento in imbarazzo.
Mi fermo un secondo sulla porta e la scena era proprio come l'ero immaginata prima: Frank seduto sul suo letto presumibilmente con la sua Pansy tra le braccia e lo sguardo concentrato.
Lo stereo smette di cantare e lui alza lo sguardo, mi osserva un attimo, poi poggia la chitarra sul letto con estrema cura come se si potesse rompere da un momento all'altro.
< Cosa vuoi? > Mi chiede brusco.
Si alza, toglie il cd dallo stereo, lo ripone nella custodia e torna a sedersi sul letto.
Io sono ancora sulla porta, ad aspettare non so nemmeno io cosa e per di più, non rispondo.
< Ehy! Ho parlato con te! > Sbotta lui alla fine.
< Niente, solo vedere cosa facevi... > Che balla enorme!
< Bene, adesso che hai visto puoi anche andartene. > Ribatte duro.
< In realtà, mi dispiace per prima, per come ti ho trattato intendo... > Prendo coraggio e vado a sedermi vicino a lui. < Ma non hai fatto nulla! > Non so se sta cercando di farmi stare meglio, ma io so di aver fatto qualcosa dal suo sguardo, appena entrato nel bus.
E non riesco a togliermi dalla testa il modo rabbioso con cui ha salito le scale.
< Si invece. Ho preferito Mikey a te. Per confidarmi intendo. >
< Beh, non mi importa poi tanto. Sono scelte che fai tu, io non c'entro nulla. > Risponde scrollando le spalle.
< Si che ti importa. Non avresti avuto quello sguardo prima di salire nel bus, non saresti venuto quassù ad escluderti dal mondo se non fossi stato, almeno in parte, arrabbiato con me. > Credo sia la verità in fondo.
< Ma che cazzo ne sai tu di quello che ho pensato! > Quasi urla alzandosi in piedi.
< Potrei anche sbagliarmi, ma è quello che ho letto nel tuo sguardo poco fa e non puoi mentire anche a te stesso. > Rimane per un attimo interdetto dalle mie parole.
< Ma a me cosa importa di te e Mikey! Non mi importa proprio nulla! Non sono vostro padre, non posso dirvi cosa fare e cosa non fare. NON MI IMPORTA! > Urla.
Forse non sarà facile la cosa.

COMMENTATE??

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Capitolo 13
*** So much time ***


Chiedo perdono a tutti per l'immenso ritardo. La solita scusa della scuola, può essere vecchia e falsa, ma credetemi mi ha portato via un sacco di tempo in quest'ultimo periodo soprattutto perché ho avuto un sacco di compiti in classe e di interrogazioni e la sera in tutta onestà dopo aver studiato non avevo proprio più voglia di pubblicare, perciò mi dispiace davvero tantissimo! Chiedo umilmente scusa! ^^
Ma passiamo a cose serie adesso: i ringraziamenti doverosi a:

Martunza: Eheh! Fosse semplice sapere come va a finire... non lo so nemmeno io, e in ogni caso è un segreto, quindi shhh! Ho buttato più di un occhio sulla tua ficci e inutile dire che mi piace molto come scrivi. Mi dispiace di non aver lasciato nemmeno un commentino... spero mi perdonerai... grazie per aver commentato! Un bacione e un abbraccio!

vampireknight: Mi dispiace di averti fatto aspettare così tanto! Grazie per i complimenti e chi non vorrebbe un amico come Mikey! ^^ Bacio!

Mcr_girl: Eh si, gelosogeloso! Grazie per la recensione! Un bacio! ^^

MikeyWay4Ever: Grazie anche a te per la recensione! Spero di non averti fatta aspettare invano! Un bacio! ^^

SadSong: Eh si, finalmente è riuscita a scacciare un po' dei suoi fantasmi! Mi spiace averti fatta aspettare così tanto! Un bacione! ^^

Ed ora ENJOY!

I ragazzi sono contenti di avere Melanie con noi per il tour.
Non hanno fatto storie, ma d'altronde sapevo che non ci sarebbero stati problemi per nessuno, eccetto forse per Frank.
Pare abbiano litigato quando io sono uscito e adesso si lanciano occhiate in cagnesco ogni qual volta si incrociano.
Stanno lontani l'uno dall'altro il più possibile.
Sopportiamo la tensione che si crea nella stanza quando ci sono entrambi facendo finta di niente, dedicandoci alle nostre cose, però forse la situazione sta degenerando e sarebbe inutile litigare quando sanno che dovranno convivere per un po'.
Mel d'altronde non mi ha raccontato nulla.
E' solo furiosa.
Con Frank o forse ancora con se stessa.

Ma cosa ne capisce una come lei?
Io, geloso di Mikey?!?
Ma per favore!
Certo, magari mi sono sentito un po' offeso quando ha detto di voler parlare con Mikey a tutti i costi anche se c'ero io, però d'altronde l'ho ammesso io stesso che non sono affatto portato per ascoltare gli altri.
E' Mikey lo psicologo del gruppo, non io.
E ha anche il coraggio di venire ad accusarmi di essere geloso, roba da matti.
Per me possono anche far fatto sesso quella notte che sono scappati per tornare solo la mattina dopo, non mi interessa.
E allora perché non riesco a togliermela dalla testa?

Mikey mi raggiunge mentre seduta sui gradini del bus ormai fermo disegno.
Mi è sempre piaciuto disegnare, solo che non l'ho mai fatto sul serio.
Disegno solo quando sono giù, ma adesso non sono giù, solo arrabbiata.
E mi è venuta voglia di disegnare.
Non sarò mai brava quanto Gerard. Ho visto i suoi schizzi ieri mattina, li aveva lasciati sul tavolo e non ho potuto fare a meno di curiosare nella sua cartelletta.
Sono davvero fantastici, ma forse anche questo aggettivo è troppo riduttivo.
< Allora, come va? > Mi chiede Mikey sedendosi vicino a me.
Scrollo le spalle < Normale, come vuoi che vada? > Forse sono troppo scontrosa.
< Successo qualcosa con l'individuo che sta fumando a pochi metri da noi? > Guardo un attimo lui che sorride comprensivo, poi volgo uno sguardo a Frank che ha appena gettato la sigaretta a terra e adesso la sta spegnendo con la punta del piede, esattamente a qualche metro da noi.
Riabbasso gli occhi sul foglio continuando a disegnare.
< No... cioè... si > Sorrido anche io osservando l'espressione strana di Mikey a metà tra il sarcastico e il sorpreso.
< Ti va di parlarne? >
< Niente di che, insomma le solite cose... non lo so, è geloso di te... >
< Geloso di me?!? > Mikey mi guarda sorpreso.
< Si, insomma, lui quella mattina è venuto a cercarmi per chiedermi scusa e io ho preferito parlare di tutta la storia a te anziché a lui... >
< Sicura sia solo per questo? > Mi chiede inquisitorio.
< Si, credo di si... > Scrollo di nuovo le spalle.
< Forse dovreste cercare di chiarirvi... sembrate due bambini... > Osservo Mikey sorridere scuotendo leggermente la testa.
< Ehi! Mi dai dell'infantile? > Smetto di disegnare, fermando di botto la matita sul foglio. In realtà sorrido, so perfettamente che non vuole prendermi in giro.
Ride, osservando la mia espressione contrariata.
< In senso stretto... si... >
< Va bene, d'accordo... > Continuo a sorridere, mentre riprendo a disegnare.
< Solo... vedila dal suo punto vista... > Si alza sorridendomi ancora per un attimo, poi sparisce nel bus.
Scuoto la testa.

Le ho solo detto la verità in fondo.
Così facendo, le cose non si sistemeranno.
Sono entrambi molto orgogliosi e noi non possiamo continuare a far finta che non stia succedendo niente tra di loro.
Mi verso una tazza di caffè, poi mi volto, posando il palmo della mano sul bordo del lavandino mentre con l'altra reggo la mia tazza, e mi volto di nuovo ad osservare Mel che disegna.
In realtà adesso sta più scarabocchiando che disegnando.
Sembra annoiata.
Dopo avermi raccontato tutto, quella sera, sembra più serena, si è liberata di un fardello troppo pesante per lei, lo capisco, ma non le è ancora passata del tutto.
Sorride di più, ma il più delle volte, credo sia un sorriso di cortesia, nient'altro.
Non voglio ritornare sull'argomento, so che non servirebbe se non a peggiorare la situazione.
Forse è il momento che assimili quello che ha passato, da sola.

Alzo gli occhi verso il cielo.
Grigio e nuvoloso.
Perfetto, proprio come mi sento adesso.
Le mani in tasca, girovago senza meta per questa sorta di paesello che non ho mai visto.
E penso a lei.
Ma cosa mi sta succedendo?
Possibile che neanche la conosco e già sia diventata così importante per me?
No, tutto questo non ha senso.
Lei è solo una arrogante, presuntuosa ragazzina.
Crede di riuscire a capire quello che provo.
Beh, si sbaglia, non è così.
Non dopo quello che è successo.
Non riesco a togliermi dalla testa l'immagine di quello specchio rotto, il sangue sul muro.
Il mio sangue.
Perché diamine l'ho fatto poi?
Non la so trovare una risposta, o forse, più semplicemente non c'è.
Non esiste una risposta.
Rivedere lei in quel bagno, semi svenuta, mi ha riportato alla mente tutto, troppo velocemente.
Avrei solo avuto voglia di vomitare quella sera.
E avrei voluto urlarle contro che aveva fatto una cazzata, che i tuoi problemi, non si risolvono così, cercando di uccidersi, ma alla fine non ce l'ho fatta.
Se ne è accorta anche lei, da sola, che aveva sbagliato.
E io non sono riuscita ad odiarla.
In fondo, non molto tempo fa, la pensavo come lei.
Credo.

Non riesco a dormire.
Sarà che ero abituata a dormire da sola, sarà che la luce della luna mi sbatte dritta in faccia, non riesco a dormire.
Gli altri dormono tutti della grossa, io no.
Mi rigiro sbuffando per la centesima volta.
Odio non riuscire a dormire.
Divento irrequieta, nervosa.
Non mi fa bene.
E poi lo vedo entrare.
Frank.
Trattengo il respiro, come se avessi paura che riesca a sentirmi.
Lo osservo mentre attraversa la stanza cercando di non far rumore, mentre si toglie i vestiti, buttandoli a terra alla rinfusa.
Chissà dove è stato.
Sono le quattro del mattino.
Vorrei alzarmi e scendere giù, bere qualcosa di caldo e poi magari riuscirò anche a dormire, ma non ci riesco, sono immobile.
Se ne accorgerebbe.
Così resto sveglia, guardandomi intorno, finché non sono assolutamente certa che sta dormendo anche lui.
Scosto piano le coperte, e mi alzo, aprendo piano la porta, cercando di non farla cigolare.
Mi infilo in cucina dopo aver sceso le scale.
Riempio una tazza di caffè caldo fino all'orlo.
Ringraziando Mikey, qui il caffè non manca mai.
Prendo posto vicino al finestrino.
Mi piace il silenzio.
Guardo il cielo.
La luna mi osserva, sembra curiosa.
Ma forse, lo penso solo io.
Acchiappo distrattamente una matita e un foglio, sicuramente di Gerard e inizio a disegnare.
Non so nemmeno io cosa.
Disegno e basta.
Dopo circa mezz'ora, il risultato, sorprende anche me.
Non pensavo di ricordarmela ancora.
La vecchia casa in campagna dei nonni.
Chissà dove è rimasta nascosta tutto questo tempo nella mia testa.
Non ci vado più che saranno secoli.
Da quando la mamma è andata via, o forse anche di più.
Ricordo che prima ci andavamo spesso, anche dopo la scomparsa dei nonni.
Aiutavo mia madre a raccogliere le ciliegie, le mele.
Quanto tempo ormai...

< Hey! > Non pensavo fosse qui.
Avevo notato il suo letto vuoto.
Ho cercato di addormentarmi ma con scarso successo.
Il mal di testa non mi da tregua, addizionando anche il fatto che forse ho bevuto un po' troppo.
Dicono che si beve per dimenticare, ma io non ho nulla da dimenticare, o forse si e non mi va di ammetterlo.
Sussulta.
Devo averla spaventata.
< Tranquilla, sono io. > Rispondo brusco.
Tira un sospiro di sollievo.
< Mi hai spaventata > Risponde.
< Scusa, non volevo. Come mai qui? >
< Potrei chiederti la stessa cosa. > Come faccia a controllare la voce anche se dal suo sguardo capisco lontano un miglio che è ancora arrabbiata con me, non l'ho ancora capito.
Non sono bravo nemmeno in questo io.
< Non riuscivo a dormire. > Rispondo sedendomi di fronte a lei, ma cercando di non incrociare i suoi occhi.
< Idem. > Risponde continuando a bere caffè dalla sua tazza.
Restiamo in silenzio.
E lo riconosco che non è quel silenzio tranquillo, come dopo una violenta tempesta, quando tutto si calma e sei grato a Dio per la tranquillità che raggiunge le tue orecchie, no.
E' un silenzio diverso, strano.
Pesante, imbarazzato, stanco.
Me lo sento pesare addosso e forse anche lei.
Distolgo lo sguardo dal paesaggio fuori e lo fisso su di lei.
Lei continua a guardare la luna.
Incrocio con lo sguardo il foglio che ha davanti, sembra un disegno.
Una casa forse.
Punto di nuovo gli occhi su di lei.
Questa volta si volta, regge il mio sguardo.
Ma io non reggo il suo.
Cosa mi succede?

Me lo lasciate un commentino?!

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Capitolo 14
*** I'm Not Okay! ***


Da quanto tempo mie care ragazze che ogni volta che non vedete un mio aggiornamento bestemmiate tutti i Santi e i santini... (inutile che ti illudi! ND.Tutti!) XD! Questa volta non ho davvero scusanti ma io ci provo lo stesso: allora questa volta ci si è messo di mezzo un ban qui su Epf per falsa dichiarazione di maggiore età (ok le regole sono regole ma in tutta franchezza qui c'è gente di 9 anni che posta le storie... muah! ), insomma, durata del ban una settimana e proprio quando pensavo di poter aggiornare non mi hanno sbloccato in tempo il nick che io sono partita in viaggio-studio per Cannes (Francia) (non siamo ignoranti! Nd.Tutti- XD! Nd.Io) della durata di una settimana, tra parentesi semi-orribile, ma questa è un'altra storia direi... sono tornata ieri e oggi dopo aver saltato l'ennesima lezione di chitarra per colpa di Boccaccio e di Faustus, mi dedico all'aggiornamento!
Mi prosto ai vostri piedi per chiedervi perdono ovviamente, sarei disposta persino ad inginocchiarmi sui ceci, sul serio!
Ma passiamo a cose più serie, come ad esempio i ringraziamenti:

SadSong: Mi dispiace averti fatta aspettare così a lungo, davvero! Ti ringrazio vivamente per tutti i tuoi numerosi complimenti e ti dico che purtroppo almeno per il momento non posso rispondere alla tua domanda, la risposta arriverà tra un po' di capitoli, in ogni caso, è sempre Frank che parla nei suoi pensieri, ma tutto ti sarà più chiaro quando leggerai il capitolo spero a breve! Un bacione e spero che anche questo capitolo ti soddisfi.

vampireknight: Grazie anche a te vampire e mi inginocchio per il ritardo. Eh si, Frank è bello cotto, ma non ti svelo nulla, leggi leggi! XD! Un bacione, spero che anche questo capitolo sia di tuo gradimento.

mcr_girl: Grazie anche a te per i complimenti e scusa anche a te per il ritardo. Mi fa piacere che ti piaccia Frank quando pensa! LOL XD! Spero che anche questo capitolo sia di tuo gradimento! Un bacione!

Ed ora ENJOY!

Abbassa lo sguardo.
La sua voce è dura nei miei confronti ma c'è qualcosa di diverso in lui.
Non so dire cosa, ma non riesce a reggere il mio sguardo.
Forse sono stata troppo dura nei suoi confronti, in fondo non avevo nessun diritto di andare da lui e accusarlo di essere geloso di Mikey.
Per quanto ne so, potrei anche sbagliarmi.
< Qualcosa non va? > Gli chiedo, leggermente preoccupata.
Mi stupisco di come la mia voce rimanga sotto controllo nonostante non abbia ancora voglia di dargliela vinta.
Sarò stata anche troppo dura, ma non voglio piegarmi per prima.
Lui scuote la testa senza alzare lo sguardo.
Dovrei credergli?
Osservo di nuovo il disegno che ho davanti.
< Cos'è? > Mi domanda.
Alzo gli occhi verso di lui.
< La casa dei miei nonni. Pensavo di averla dimenticata, non vado lì da chissà quanto tempo, invece proprio adesso mi sono accorta che mi sbagliavo. > Rispondo osservando nuovamente il disegno, immaginando di dargli dei colori, rivivendo quello che ho trascorso lì.
Ero felice allora.
Sento il suo sguardo su di me, eppure non alzo gli occhi.
Sono sicura che questa volta sarei io a non reggere.

< Chissà a cosa pensa.
Sembra avere un'aria malinconica, di quando si ricordano i periodi d'infanzia.
Continuo a fissarla.
Mi sento così improvvisamente stupido!
E non è solo l'alcool.
Non ha sortito su di me nessun effetto.
Dovrei chiederle scusa.
In fondo, sono io che le ho urlato in faccia.
Eppure, non mi va di farlo.
Dannato orgoglio del cazzo!
Mi sto comportando come uno sciocco ragazzino, lo ammetto.
E forse, ho paura che sia lei a farmi questo effetto.
Perché io non ci ero abituato.
Almeno non da quando l'abbiamo incontrata.

< Senti, mi dispiace per quello che ti ho detto. Non avevo nessun diritto di accusarti. > Non alzo lo sguardo dal mio disegno ma so che mi sta fissando.
Alla fine mi sono piegata per prima.
Non avevo intenzione di farlo, eppure sono stata costretta.
Costretta dal silenzio che era piombato su di noi.
Non sopporto i silenzi opprimenti, che sembra che te li debba portare per sempre dietro.
< No, scusami tu. Non avrei mai dovuto reagire in quel modo.
< Mi dispiace... >
Alla fine si è piegato anche lui.
Ma nessuno dei due sembra aver voglia di far incrociare i nostri sguardi, giusto per dimostrarci a vicenda che siamo sinceri.
Guarda fuori dalla finestra.
Ormai è l'alba e la luce delle stelle pian piano si offusca e il cielo diventa rosa all'orizzonte.
Non ho voglia di rimanere qui.
Poso la matita sul tavolo, alzandomi, portandomi dietro la tazza di caffè ormai vuota.
Mi segue con lo sguardo, ma non mi volto indietro.
Questa volta non voglio cedere.
Riempio la tazza di altro caffè ed esco fuori, nello spiazzo dove il bus ha parcheggiato.
Guardo distratta l'inizio di un nuovo giorno, ancora lontana da casa, mentre bevo lentamente.

La raggiungo con le mani in tasca.
L'aria è fresca, frizzantina.
Sta arrivando inevitabilmente l'inverno.
Alza gli occhi su di me mentre continua a sorseggiare dalla sua tazza.
Alla fine non ce l'ho fatta a chiederle scusa per primo.
Pazienza.
< E' bello qui... >
Idiota.
< Mmh... > Non ne sembra convinta e non lo sono nemmeno io.
Ho detto la cosa meno intelligente che il mio cervello potesse partorire in questo momento.
Dentro di me so che è la sua presenza che mi causa questo irrimediabile comportamento.
E' come una pillola con annesse contro indicazioni.
Se ne assumi troppe, ti ritrovi a dover combattere con gli effetti collaterali.
Nonostante non ci conosciamo abbastanza, il solo vederla mi manda in tilt.
Peccato che il mio cervello rifiuti di accettare la diagnosi del resto del corpo.
E' ancora troppo sconvolto per lasciarsi andare così.
E mi viene quasi da pensare che potrei raccontarle tutto, vuotare il sacco con lei, perché non ho mai raccontato la verità a nessuno.
Apro la bocca per parlare ma alla fine la richiudo.
Non è ancora il momento.
E' strano che capiti proprio adesso, qui, davanti a lei, ma sento gli occhi farsi lucidi.
< Qualcosa non va? > E' la seconda volta che me lo chiede, quasi con quel tono preoccupato, di chi sta seriamente pensando di aiutarti.
Per la seconda volta scuoto la testa.
Non è niente.

Potrei giurare su qualunque cosa che ha gli occhi di chi sta per scoppiare a piangere.
Ovviamente il suo orgoglio gli impedisce di farlo di fronte a me.
Ok, sono cattiva.
Non dovrei dire questo dopo che sono stata io ad attaccarlo con quella storia della gelosia, inventando cento e più ragioni per convincermi che era così, che non c'erano altre soluzioni.
< Ehi... > Con la mano libera dalla tazza, lo costringo a voltarsi.
Ha uno sguardo così ferito, così dispiaciuto... uno sguardo così misto di emozioni che mi è difficile capirle tutte.
Al solo guardarlo sento una fitta all'altezza dello stomaco quasi insopportabile.
Si scosta dolcemente ma con decisione dalla mia stretta.
< Mi dispiace... n-non posso... > Si porta una mano tra i capelli.
Ha la voce spezzata.
< Non puoi cosa? > Gli chiedo guardandolo senza riuscire a capire.
< N-non posso... n-non posso... > Continua a ripetere.
< Cosa? Cosa non puoi? > Ripeto allora io.
Si volta di nuovo verso di me.
Si avvicina.
E' troppo vicino e non riesco ad impedire ai miei piedi di indietreggiare di qualche centimetro.
Ha ancora lo sguardo come pochi istanti fa, ma adesso i suoi occhi sembrano improvvisamente più caldi.
Mentre continua ad avvicinarsi.
E non riesco a muovermi.
Che ha intenzione di fare?
Ormai i nostri nasi quasi si sfiorano, mentre i nostri occhi si studiano a vicenda.
Porta una mano ad accarezzarmi i capelli, poi quasi con violenza annulla la distanza tra di noi.
Ho ancora gli occhi aperti, non me l'aspettavo.
Ma le sue labbra non hanno pretese, sono dolci, sanno appena di alcool.
Non so nemmeno io cosa mi prende, lascio cadere la tazza per terra, sento il fracasso della porcellana che si spezza, portando le mani tra i capelli in disordine di lui, approfondendo il bacio.
Ma ho come la sensazione che ci sia qualcosa che non va.
Si stacca da me all'improvviso, spingendomi via.
< Cazzo! > Sembra quasi urlare, o forse lo sento come un urlo solo nella mia testa.
Mi volta le spalle, le mani tra i capelli, corre quasi verso il bus.
Mi lascia sola di nuovo.
Ancora una volta arrabbiato.

Come mi è saltato in mente?
Come ho potuto fare una cazzata del genere?
Vorrei solo urlare, vorrei prendere a calci tutto quello che c'è qui dentro, farmi del male, ma so già che non servirebbe a niente.
Come una furia salgo le scale per il piano superiore.
Non voglio pensare.
Idiota che non sono altro!
Incrocio Mikey, mattutino come sempre.
< Buon giorno! > Mi saluta.
< Vaffanculo! > Lo spingo.
Voglio stare solo.
Ma cosa sto facendo?
Vorrei tanto tornare indietro nel tempo.
Sono confuso.
Non capisco più nulla.
Sto male.
E mi dispiace per Mikey perché non c'entra niente con quello che provo io adesso.
Vorrei urlare.
La testa mi scoppia.
Non ci capisco più niente.
Mi abbandono sul letto e forse piango.
Non ne sono sicuro.
Voglio dimenticarmi di tutti.

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Capitolo 15
*** Never More Fights ***


Ehilà ragazze, eccomi qui ad aggiornare anche prima del previsto! Che dire?! Finalmente la scuola è quasi finita e non vedo l'ora di respirare un po' di sana aria di libertà! In attesa, passiamo ai vostri ringraziamenti:

mcr_girl: Mia fedele commentatrice! Eh, lo so, sono stata crudele a lasciarvi in quel modo, ma comunque, il nuovo capitolo è qui, fresco fresco, quindi, non ti resta che leggere! Un bacione e un abbraccio! *_*! ^^!

vampireknight: Grazie per i complimenti! E riguardo allo psichiatra, beh... potrei farci un pensierino! Devo suggerirlo a Frank (Nd. Frank Non ci pensare nemmeno! ) XD! Grazie ancora e aspetto un tuo commento anche a questo capitolo! Baci e abbracci! *_*! ^^!

Ed ora, ENJOY!

Ma che diamine gli è preso?
Non ho mai visto una tale furia nei suoi occhi.
Hanno litigato di nuovo?
Non è in cucina, ma la porta del bus è aperta.
Deve essere uscita.
Mi ci affaccio, il mio sguardo scruta lo spazio intorno a me, fin quando la vedo appoggiata ad una ringhiera poco distante che osserva il cielo.
Scendo piano i gradini, avvicinandomi.
I capelli le scivolano liberi sulla felpa e davanti agli occhi, mentre lei con le dita cerca di rimetterli in ordine.
L'aria intorno a lei sembra gelida, o forse è solo una mia impressione.
< Ehi... > La saluto piano, accarezzandole appena la testa.
Si volta verso di me e i suoi occhi sanno di lacrime.
Ancora.
Rimango spiazzato o forse solo pietrificato dal suo sguardo.
Poi si getta tra le mie braccia, incominciando a singhiozzare.
< Ehi, cosa c'è? > Le accarezzo i capelli cercando di confortarla.
< Mikey... non ce la faccio più... > Mi sussurra.
< Cosa è successo? > Le chiedo baciandole i capelli Non risponde, mentre sembra calmarsi appena, anche se i singhiozzi continuano a scuotere il suo corpo.
< Non ce la faccio... > Ripete piano, che faccio fatica a sentirla quasi.
< Si che ce la fai... >
< No, non è vero... > Sussurra.
La tengo ancora stretta tra le mie braccia, accarezzandole i capelli, cercando di riordinarli mentre la brezza li scuote.
Quando anche i singhiozzi sono solo un ricordo, dopo quelli che mi sono parsi minuti interminabili, la scosto dal mio abbraccio, asciugandole le ultime lacrime che le rigano il viso.
< Mi spieghi con calma cosa è successo, adesso? > Le sorrido, scompigliandole i capelli.
Fa segno di no con la testa, mentre le lacrime minacciano di travolgerla di nuovo.
E' di nuovo per lui, me lo sento.
La stringo di nuovo a me.
< Non posso. > Mi dice tentando di calmarsi, aggrappandosi con le mani alla mia felpa.
Non voglio forzarla.
Quando vorrà me ne parlerà.

Mi sento terribilmente stupida a tenermi tutto dentro, ma davvero non riesco ancora a parlarne.
Sembra strano anche per me ammetterlo, ma mi ha fatto male il suo gesto.
Il mio cuore è stato stravolto di nuovo.
Come quelle barche in mezzo ad una tempesta in pieno oceano, con quell'unico marinaio che cerca invano di recuperare qualcosa, di tenersi stretta la sua barchetta perché senza di lei è perso, non è più nulla.
E' la sua vita.
Il mio cuore si sente così.
Stravolto da una tempesta, ed io, il marinaio, non ho potuto fare nulla per salvarlo.
Non questa volta.
Non sono riuscita a salvare nulla del mio cuore.
Mi sento vuota, in tutti i sensi.
Non provavo una sensazione simile dalla morte di Billy.
E ormai il mio cuore è un relitto, non si regge più in piedi, trasuda acqua da tutte le parti.
Mi aggrappo alla felpa di Mikey con più convinzione.
Sembra essere sempre lui la mia ancora di salvataggio.
Glie ne sono immensamente grata.
< E' per lui, vero? > Mi chiede quasi con discrezione.
Mi scosto da lui e il contrasto tra il suo corpo caldo e la brezza invernale che ci travolge, mi fa rabbrividire.
Annuisco piano.
Non vuole chiedere nient'altro.
Sa bene che ho i miei tempi per digerire le cose.
Mi sento fragile, come se potessi crollare da un momento all'altro.

Mi sveglio all'improvviso, ma vorrei non averlo fatto mai.
I ricordi di poche ore fa, mi travolgono.
E al solo pensiero mi sento di nuovo male.
Mi sento irrimediabilmente un idiota.
Per lei e per Mikey.

Il mal di testa non accenna a diminuire.
Avrei bisogno di dormire un po', ma mi sento fin troppo debole per salire le scale e stendermi di nuovo nel letto.
Prendo posto di fianco a Gerard.
< Ehi! > Mi saluta sorridendomi.
< Ehi... > Rispondo con un filo di voce.
Mi accorgo di risultare patetica.
Lo osservo disegnare per un po', mentre gli altri fanno colazione.
Poco dopo Mikey ci raggiunge, sedendosi di fronte a me.
Gli sorrido per quanto posso ma mi rendo conto che il mio tentativo è piuttosto vano.
Vorrei solo scappare.

Quel bagno.
Quella musica assordante.
E quella ragazza...

NO!
E' troppo difficile perdersi nei ricordi adesso.
Con uno scatto mi siedo sul letto.
Poi la porta che si apre.
Alzo appena lo sguardo.
E' lei.
Ha gli occhi rossi e gonfi, il trucco sbavato, sta tremando...
Tira su col naso, mentre trascina a fatica i piedi fino al suo letto.
Mi rivolge uno sguardo che non riesco a decifrare mentre la osservo.
Si infila sotto le coperte, raggomitolata strizza gli occhi.
Fa male vederla così.
Lo ammetto.
Forse sono uno stronzo, forse ho solo tanta paura di farle del male, forse ho solo bisogno per una volta, di rischiare.
Mi alzo, avvicinandomi al suo letto.
Mi siedo sul bordo e allungo una mano, scostandole i capelli che le hanno ricoperto il viso.
Sussulta appena aprendo gli occhi.
< Shh! > Le faccio un mezzo sorriso quando mi accorgo che vorrebbe dirmi qualcosa, posandole l'indice sulle labbra.
Quella labbra che forse sanno ancora di me.
< Ehi... ehm... senti, mi dispiace. Io non so davvero cosa mi sia preso, solo... non lo so... > Porto una mano a spettinarmi i capelli, sospirando.
< Non voglio farti del male, non voglio farti soffrire... > Non ho smesso di accarezzarle i capelli.
Mi ascolta rapita, come una bambina a cui stanno raccontando una storia d'orrore la notte di Halloween: sembra spaventata ma curiosa.
< Perché? > Mi chiede soltanto.
Sta tremando ancora.
< Perché cosa? > Le sorrido.
Mi fa tanta tenerezza adesso... sembra indifesa come quando l'ho incontrata.
< Perché mi hai baciata? >
Bella domanda.
< Non lo so... > Ammetto.
E so di essere sincero.
Sorrido ancora anche se forse sarebbe il caso che tornassi serio.
Sorride anche lei anche se non riesco a capirne il motivo.
Mi ha appena fatto una domanda... una domanda... beh, una domanda degna di una risposta adeguata perché non è un gioco e me ne rendo conto anche io e lei, cosa fa? Ride?
Forse sto sognando.
< Cosa c'è? > Le chiedo. E per un attimo viene anche a me voglia di unirmi a lei e al suo sorriso.
Alza le spalle.
< Sei strano... > Allunga una mano e mi spettina i capelli.
Credo di avere un'espressione perplessa perché adesso è lei che mi chiede cosa succede.
Non saprei dirlo.
Siamo di nuovo incredibilmente vicini e in realtà non mi sono nemmeno reso conto del mio spostamento.
< E... vorresti essere baciata di nuovo da questo tipo strano? > Le chiedo sussurrando.
Mi sento perforare dal suo sguardo.
< Scapperai di nuovo? > Mi chiede seria.
Faccio segno di no con la testa.
< In questo caso... > Mi attira a se con una mano e le nostre labbra si assaggiano di nuovo, lentamente.
No, questa volta non vado via.
COMMENTATE?? ^^!

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Capitolo 16
*** Love Show ***


Ciao ragazze! Che dire? Finalmente la scuola è finita e oggi avevo voglia di festeggiare pubblicando questo capitolo. Ancora non ci credo che non rivedrò i miei prof per tre mesi interi! Comunque, bando alle ciance, ringrazio come ogni volta, tutte le persone che seguono la mia storia, che leggono, che fanno lo sforzo di commentare e che la inseriscono ( o che l'hanno già fatto ) tra i preferiti. Lo ripeterò per sempre, senza di voi, non sarei mai andata avanti! Un Grazie speciale a:

vampireknight: Ciao dear! Beh, hai pienamente ragione, Mikey santo subito, concordo, e accendo un lumino perché la mia proposta venga accolta! XD! A parte gli scherzi, ti ringrazio e per quanto riguarda la ragazza misteriosa che Frank ricorda ogni tanto, abbi fiducia, lo scoprirai abbastanza presto. Un bacione, spero che anche questo capitolo ti piaccia!

SadSong: Non preoccuparti, succede di non riuscire a commentare! XD! Beh, si in realtà per la storia della fuga credo anche io che si sia comportato abbastanza male, fossi stata in Mel l'avrei ucciso ( Kill XD! ), però come hai detto anche tu, trova il modo di farsi perdonare... spero che anche questo capitolo, ti soddisfi! Bacioni! P.S. Grazie per la recensione! ;)

mcr_girl: Ciao anche a te, dear! Ma dico, vi state innamorando di Mikey, tutte quante?! No, perché già mi immagino una fila di spasimanti ( vabbè che quelle le ha già... me compresa XD)... oggi sono particolarmente in vena di scherzare, devi scusarmi, in ogni caso mi fa piacere ti sia piaciuto e spero ti piaccia anche questo! Grazie per tutti i complimenti e la costanza! Bacioni!

Ed ora, ENJOY!

Apro gli occhi quasi all'improvviso, come se qualcuno mi avesse appena spintonata giù dal letto.
Il cielo è ancora relativamente chiaro, anche se l'oscurità avanza e le prime stelle iniziano ad intravedersi.
Il vento però c'è ancora.
Lo sento mentre agita come impazzito le tende che coprono le finestre.
Raggiungo con una mano il cellulare abbandonato sul comodino: le sei e un quarto.
Mi volto verso di lui, ancora addormentato.
Sembra un bambino, con il braccio che mi circonda la vita, un'espressione serena che gli dipinge il viso e la testa sprofondata nel cuscino.
Ci siamo addormentati vicino senza nemmeno accorgercene.
Gli accarezzo i capelli, baciandolo poi su una guancia.
Si muove appena.
Strizza gli occhi e mugola qualcosa che non riesco a cogliere ma che mi fa sorridere.
< Ciao... > Lo saluto scompigliandogli di nuovo i capelli.
Mi sorride, reprimendo a malapena uno sbadiglio.
< Ciao... > Mi risponde abbracciandomi e nascondendo il viso nel mio collo.
< Che ore sono? > Mi chiede.
< Le sei e un quarto. > Rispondo riprendendo a giocare con i suoi capelli.
< Dormirei un'altra settimana... > Bofonchia.
< Una settimana? Non ti sembra un po' troppo? > Rido.
< Assolutamente no... >
Il silenzio ci ricopre per un tempo infinito e me lo voglio godere perché io adoro i silenzi.
< Senti... me lo spieghi adesso perché sei scappato in quel modo? > Gli chiedo quasi timorosa.
Ho paura della sua risposta ma allo stesso tempo, sono curiosa di scoprire qualcosa di più su di lui che sembra essere entrato a far parte della mia vita così bruscamente.
E nei suoi occhi magnetici eppure così enigmatici si nasconde sempre quel velo di malinconia e tristezza o forse più semplicemente paura che vorrei cancellare.
Alza il viso dal mio collo e mi guarda per un attimo stranito.
Non se lo aspettava.
Sembra quasi... sorpreso, ma in un modo tutto suo.
< Io... io non lo so in verità. Mi sembrava tutto tremendamente sbagliato perché in realtà io ti conosco appena, ci conosciamo appena e non sembrava che tu avessi legato poi tanto con me. Era da Mikey che ti rifugiavi in continuazione. Non ho avuto modo di conoscerti a fondo. L'unica cosa che so in verità di te è che hai tentato di morire. Non so nient'altro. Sono scappato... > Sembra quasi si stia spiegando a se stesso.
< Neanche io so tanto di te... > Gli dico.
< No... è vero... > Sorride.

Mi piace la serenità di questo momento.
Ammetto che la sua domanda mi abbia colto alla sprovvista ma sto cercando di dirle la verità.
Mentire non servirebbe.
Mi osserva silenziosa negli occhi con quel sorriso che da poche ore fa non è andato più via.
Sembra quasi voglia leggermi dentro e mi piacerebbe permetterglielo... vorrei davvero che entrasse nella mia testa perché quello che ci vortica adesso è troppo confuso per poterlo semplicemente esporre.
Sono brutti ricordi, quelli che vorresti buttare via, far finta che non siano mai esistiti.
E per me non è semplice.
< Abbiamo tempo per conoscerci... > Mi sussurra attenta a non perdere il contatto visivo con i miei occhi.
Mi chino su di lei permettendo alle nostre labbra di scontrarsi.
Non vorrei fare altro in realtà.
Baciarla per sempre.

< E' il caso di andare a vedere quello che succede lì dentro? > Mi chiede accigliato Gerard indicando il piano superiore.
Faccio spallucce.
Se litigavano le urla di Frank sarebbero arrivate fino a noi, magari stanno solo dormendo.
Magari stanno cercando di capirsi.
< Non si stanno uccidendo... > Aggiunge Bob.
< Sembrerebbe di no. > Annuisco.
< Beh, allora magari non è il caso di intervenire. Staranno dormendo... > Continua lui.
Annuisco.
Per fortuna qualcuno la pensa come me.
Gerard fa spallucce e continua a disegnare.
Poi tutt'un tratto Frank fa capolino dalle scale sorridendo.
Alziamo gli occhi su di lui mentre prende posto di fronte alla tv.
< Che c'è? > Ci chiede guardandosi attorno, quasi avesse paura di essersi seduto tra gli alieni.
Non rispondiamo e riprendiamo a fare quello che stavamo facendo prima del suo arrivo.
O meglio gli altri... io mi avvicino.
< Cosa è successo? > Chiedo indifferente osservandolo.
Punta gli occhi nei miei lasciando perdere il telecomando.
< Cosa? > Chiede con l'aria da innocente.
Fai anche il finto tonto?!
< Frank! Poche ore fa mi hai mandato a quel paese e adesso te ne vieni qui, tranquillo, tutto sorridente... hai visto la Madonna? > Gli chiedo guardandolo come se la cosa fosse ovvia.
< Niente e non ho visto la Madonna se ci tieni a saperlo... ti conviene andare di sopra, non sono bravo in queste cose, lo sai... > Risponde riprendendo a fare zapping.
< In quali cose? >
< Oh, lo sai! Spiegare le cose alle persone... >
Ok, che Frank è strano l'ho sempre saputo... ma adesso sta un tantino esagerando.
Lo osservo ancora per un attimo, poi decido di fare come ha detto lui.
Salgo al piano superiore.
Mel è in bagno.
Sento il rumore della doccia.
Mi siedo sul suo letto.

Esco dalla doccia frizionandomi i capelli con un asciugamano.
Mi avvolgo nell'accappatoio ed entro nella stanza.
< Ehi! Che ci fai qui? > Chiedo ad un Mikey che mi da la schiena e osserva la porta.
< Beh, Frank non ha voluto "confidarsi" e mi ha detto di venire da te per sapere cosa è successo. > Sorride.
< Niente di che in verità. Ci siamo solo spiegati, abbiamo cercato di comprenderci a vicenda, tutto qui. >
< Tutto qui?!' > Mi chiede spaesato.
< D'accordo... ci siamo baciati di nuovo. > Dico rassegnata sedendomi vicino a lui.
< E...? >
< Ehi! Ci conosciamo appena! Devo iniziare a pensare male di te?! > Gli dico sorridendo mentre gli assesto una pacca sul braccio.
Arrossisce di colpo.
Ho fatto centro...
Ci studiamo in silenzio.
Non sto nascondendo nulla però. Non questa volta.
< Quindi niente più sguardi di fuoco? Niente Frank isterico? > Mi domanda alzandosi e girovagando per la stanza.
< Credo proprio di no. > Rispondo scuotendo anche la testa in senso di diniego.
< Bene... Allora... io torno giù... ci vediamo dopo. > Mi da un bacio veloce sulla guancia e torna dagli altri.
Penso ancora che Frank sia strano dopo tutto.
C'è qualcosa che nasconde.
Qualcosa di cui preferisce non parlare, qualcosa che vuole tenere solo per sé.
Spero solo che prima o poi riesca a liberarsene.

< Ehi! > La raggiungo fuori.
Fa maledettamente freddo e lei se ne sta tranquilla a guardare l'alba.
Dico, non sta gelando?
La abbraccio da dietro, dandole un piccolo bacio dietro l'orecchio.
Si volta sorridente.
< Ciao! > Mi saluta, voltandosi e baciandomi.
Dio! Se sapesse il rumore che fa il mio cuore in questo momento...
< Dormito bene? > Le chiedo.
Ci siamo addormentati abbracciati sul suo letto.
Nessuno ha fatto domande.
O per lo meno, nessuno ha tentato di svegliarci.
< Benissimo! Tu? >
Annuisco, baciandola di nuovo a prendendola per mano.
Che città strana New York.
Riesce a farti venire i brividi con quest'alba mozzafiato che si staglia tra i grattacieli che la popolano.
La adoro.
Credo sia la mia città preferita in assoluto.
< A cosa pensi? > Mi chiede guardandomi curiosa mentre decidiamo di sederci su un muretto basso vicino al bus. Faccio spallucce.
< Che è bellissimo qui, quando la città dorme ancora... > Rispondo osservando le sfumature azzurro-arancio che stanno dipingendo il cielo.
< E' vero... > Annuisce.

Non vedo l'ora di riprendere in mano la mia chitarra.
Di riprendere in mano la mia chitarra di fronte ad un pubblico.
Sembra quasi che suonare per te stesso, non sia soddisfacente quanto farlo di fronte ad un consistente numero di persone.
Le scariche di adrenalina aumentano, le gocce di sudore ti inzuppano la maglietta, facendoti correre dei brividi lungo la schiena in contrasto con l'aria fresca che produci mentre sei impegnato a correre per il palco.
I neon creano quell'atmosfera che riesci a cogliere solo in parte, concentrato come sei sul movimento delle tue dita.
E' una sensazione davvero fantastica.
< Cavolo è grandissimo qui! > Sento dire da Mel alla mia destra, le nostre mani intrecciate. E' quasi normale adesso vederci come una coppia, immaginare le nostre dita intrecciate, che non possono fare a meno l'una dell'altra.
Mi volto, rivolgendole un sorrisetto.
< Già, è davvero enorme! > Rispondo continuando a tirarmela dietro fino a raggiungere il mio camerino.
E' anche più grande di quello che mi aspettavo.

Mi trascina nel suo camerino prima ancora che sia riuscita a chiudere la bocca spalancatasi contemporaneamente al nostro accesso nel locale.
E' immenso, qui!
E il suo camerino non è da meno. A dir la verità me li sono sempre immaginati piccoli.
In fondo, sono dei semplici spazi in cui ricavarti un po' di privacy prima e dopo lo show.
Un qualcosa di intimo, in cui sistemi le poche cose che ti porti meccanicamente dietro ovunque vai, sempre le stesse.
Sai già che prima o poi faranno ritorno nel tuo borsone insieme ai tuoi vestiti.
Mi siedo sul piccolo divanetto di pelle bianca della stanzetta, poggiando i palmi delle mani sui cuscini e guardandomi ancora un po' intorno.
< Allora, che ne pensi? > Mi domanda.
< Wow. Non chiedermi altro. Non saprei dire di più... > Rispondo.
Sorride, sedendosi vicino a me e trascinandomi per la maglia su di lui.
Mi scompiglia i capelli, baciandomi la punta del naso. E' così dolce... riesce a farmi stare davvero bene. E non mi succedeva da tanto, troppo tempo.
Una mano poggiata sul suo petto, lo osservo giocare attento con una ciocca dei miei capelli.

< Qualcosa non va? > Mi domanda osservandomi curiosa.
< No... solo mi chiedevo se fosse il caso... >
Mi interrompo appena sento la porta aprirsi. Ne sbuca Mikey.
< Frank, tra cinque minuti in scena... > Rivolge un sorriso a Mel e scompare di nuovo.
Non so se avrò il coraggio di riprendere il discorso, dopo.
< Devi andare... > Sembra quasi supplicarmi di non lasciarla con quei suoi occhioni da cucciolo e l'espressione buffa di una bambina che fa i capricci anche se sa già che devo farlo.
< Torno presto... > Sorrido, baciandole di nuovo la punta del naso ghiacciata.
< Va bene... > Si scosta da me, permettendomi di alzarmi.
Afferro la chitarra e sono già pronto ad uscire, quando mi blocca parandosi di fronte a me.
< Dimentichi niente? > Mi domanda.
La guardo accigliato e sto quasi per rispondere, quando mi bacia, accarezzandomi le labbra con le sue.
< Buona fortuna! > Mi sussurra in un orecchio prima di precedermi fuori.
Non vuole essere una privilegiata lei, preferisce godersi lo spettacolo tra i fans.

COMMENTATE?

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Capitolo 17
*** Beautiful Like a Rose Under the Moonlight ***


Ciao a tutte ragazze! Avevo promesso a qualcuna di voi (se non sbaglio XD! La mia memoria in questo periodo è più arrugginita del solito a quanto pare!) che avrei aggiornato tra martedì e mercoledì al massimo, tuttavia ho avuto svariati problemini (dovuti alla mancanza di voglia nel postare in particolare XD!), però lo faccio adesso, iniziando prima di tutto a rispondere alle mie tre lettrici assidue che continuano a sostenermi (poche ma buone! come si suol dire! *_*!), non finirò mai di ringraziarvi ragazze! *_*!

vampireknight: Hai ragione, sisi, siamo vicini alla verità ma non sarà questo il capitolo che la svelerà... *me si sente vagamente crudele*, in ogni caso che ti dico a fare GRAZIE?!? E non ti preoccupare per la 'scarsità' che poi scarsità non è della tua recensione, il solo sapere che c'è qualcuno che spende due minuti del suo tempo per farmi sapere che ne pensa di quello che scrivo, mi fa un immenso piacere, non potrei davvero essere più contenta! Un bacione e spero che anche questo capitolo ti soddisfi! *_*!

SadSong: Mi spiace deluderti come ho già detto non sarà questo il capitolo della verità, sorry! In ogni caso grazie per tutti i complimenti che mi fai capitolo per capitolo! Un bacio, spero nonostante tutto che questo capitolo ti soddisfi ugualmente! Un bacio!

mcr_girl: Frank, ebbene si, nasconde qualcosa, ma ormai lo avrete capito tutte, o no?? Vabbè, in ogni caso, grazie anche a te per i tuoi commenti sempre presenti, mi fanno un immenso piacere, davvero! Un bacio, spero che anche questo capitolo ti piaccia! *_*!

Un GRAZIE enorme ovviamente anche a chi legge soltanto e a quelle generose persone che hanno inserito la mia fic tra i preferiti! *_*... voglio bene a tutti!

Ed ora, ENJOY!

Riuscite a figurarvi due innamorati? Due persone perfettamente normali, che magari passeggiano per la strada mano nella mano, imbarazzati dal loro scontro di sguardi? Mantengono lo sguardo fisso in terra, oppure si guardano intorno e quando finalmente uno dei due decide di sollevare lo sguardo sull'altro, quello sguardo è così carino di sensazioni che forse non basterebbe un'intera giornata a contemplarlo per carpirne ogni minima sfumatura.
Ci credereste mai se vi dicessi che a volte anche queste storie finiscono?
Probabilmente no. Continuereste a chiedervi come sia possibile, magari non ci dormite la notte pur di trovare una risposta sensata, ma queste sono solo mie fantasie di scrittrice.
Magari non vi interessa.
Quante volte vi sarà capitato di sentirne di queste storie?
La mia non è una favola.
Ma si sa, a volte nemmeno le favole hanno il tanto agognato e sperato lieto fine.

Ho sempre sognato di andare a una festa del dopo-concerto di qualche artista famoso.
Sei stanca morta ma hai comunque voglia di festeggiare.
Frank invece, non sembra pensarla come me.
< Dai! Possibile che tu debba startene lì seduto, impalato a vederci divertire? >
< Certo che è possibile! > Ribatte lui, tenendomi la mano e continuando a sorseggiare una birra.
< Non esiste! Tu adesso vieni con me! > Cerco di strattonarlo per quanto posso tentando di farlo schiodare dalla panca su cui sta seduto da un'ora buona.
< E perché invece non vieni tu con me? > Mi rivolta la domanda, strattonandomi verso di lui. Inutile dire che praticamente gli rovino addosso.
< E dove mi porteresti? > Incrocio le braccia al petto mettendo il muso. Non è un mio atteggiamente tipico. Ma da quando sto con lui, davvero non so dire cosa ancora sia rimasto della vecchia me stessa.
< In un bel posto... > Sussurra, giocherellando con una ciocca dei miei capelli.
< D'accordo. > Rispondo anche io sussurrando per poi baciargli una guancia.
Mi prende per mano e cerca di condurmi verso l'uscita, facendosi strada tra le miriade di persone che ballano.
Per un attimo incrocio lo sguardo di Mikey, appoggiato ad un tavolo, che sorseggia il suo drink.
Mi rivolge un'occhiata curiosa e non so far altro che fare spallucce e lasciarmi tirare verso l'uscita.
Ci fermiamo nel parcheggio del locale.
< Uhm... bel posto davvero questo... > Gli rivolgo un'aria pensierosa guardandomi intorno e annuendo.
< Ma smettila! Non era qui che volevo portarti, mi pare ovvio. > Sorride avvicinandosi e stringendomi i fianchi.
Mi abbraccia, accarezzandomi i capelli.
Lo stringo a me anche io, inspirando il suo profumo di pulito.
< Credo di essermi innamorato di te. > Mi sussurra all'orecchio.
Rimango per un attimo sbalordita, era chiaro che il nostro rapporto andasse oltre l'amicizia, il voler bene ad un amico, ma fino ad ora nessuno dei due si era sbilanciato più di tanto.
Sentire quella frase, così semplice, così sincera, uscire dalle sue labbra, scatena in me una serie di emozioni, alle quali non so dare un nome. La metà di queste non le conosco, nessuno si è preso la briga di insegnarmele.
In realtà non so bene cosa rispondere.
< Ti amo anch'io Frankie... > E' la verità.
< Lo so... > Mi sussurra in risposta.

Chiudo gli occhi per un momento, mentre mi godo la sensazione del venticello fresco che mi accarezza il viso, i suoi capelli estremamente morbidi sotto le mie dita e il cullare rilassante dei nostri respiri.
Si stacca da me con dolcezza, sorridendo come una bambina troppo emozionata.
< Allora, dov'è che dovevi portarmi? > Mi chiede, curiosa.
< Vieni. > La prendo per mano e la guido verso la parte posteriore del locale all'aperto dove stiamo festeggiando.
La zona segreta, per così dire.
La musica ci raggiunge ovattata.
Il parco non è illuminato, solo qualche lampione lungo il sentiero di ghiaia.
< Caspita, che bello! > La sento sussurrare mentre ancora la strattono per farla camminare più velocemente.
Mi blocco all'improvviso dopo qualche metro, prendendole anche l'altra mano.
< Chiudi gli occhi. > Le dico sorridendo.
< Cosa?!? Non ci penso nemmeno! > Rispose guardandomi come se fossi impazzito.
< Eddai! Ti rovini la sorpresa! >
< Non hai intenzione di farmi uno dei tuoi scherzetti, vero?! > Mi guarda con un mezzo sorrisetto divertito.
< Lo giuro! > Prometto, lasciandole le mani e portandomele al cuore.
La guido fino alle altalene, di fianco alla fontana che zampilla acqua.
< E' acqua quella che sento? >
< Si. > Rispondo.
< Non mi sento per niente meglio. >
< Non ti fidi?!? >
< Ehm... mi avvalgo della facoltà di non rispondere. >
< Sei cattiva! Uffa! >
Incrocio le braccia come un bimbo capriccioso anche se lei non può vedermi.
< Posso aprire gli occhi, adesso? >
< Solo un secondo... > Non le rovinerei comunque la sorpresa.

Appena mi da il via, apro gli occhi.
E'... meraviglioso, Dio!
Sto seduta su un'altalena e... mio Dio!
Mi porto le mani alla bocca ormai spalancata, guardandomi intorno spaesata.
La luna che timida sbuca da qualche nuvola, illumina il verde intorno a me, gli zampilli della fontana al mio fianco, i fiori da tappeto sotto i miei piedi, di mille colori.
< Allora? > Mi chiede.
< Frank... io... non so che dire... >
< Lo sapevo che ti sarebbe piaciuto. > Si allontana verso qualcosa che riconosco come un cespuglio di fiori che da qui, risultano indistinti ai miei occhi.
Ritorna nascondendosi le mani dietro la schiena.
< Chiudi gli occhi. Per l'ultima volta, prometto. >
Non faccio fatica ad assecondarlo.
Quando li riapro è dietro di me con una rosa in mano.
Rossa.
Bellissima alla luce della luna.
Arrossisco come una stupida.
< Grazie... > Sussurro baciandolo su una guancia e facendogli posto perché si sieda sull'altalena con me.
Esita un momento, guardandomi negli occhi, poi cattura le mie labbra con le sue.
Il tempo non può smettere di scorrere, adesso, qui?

Facciamo ritorno alla festa dopo quelle che mi sono sembrate ore.
Stringe la mia mano, mentre nell'altra ha ancora la mia rosa.
Rossa.
Bellissima alla luce della luna.

Quasi mi sembra irreale tornare ad immergermi di nuovo nella confusione della festa.
Cerchiamo di farci largo tra gli invitati che continuano a ballare.
< Frank! > Ci voltiamo entrambi.
Una ragazza dai capelli scuri ci si avvicina, agitando la mano.
< Alex! Che ci fai qui? > Frank la abbraccia.
< Invito di Gerard. E' un sacco che non ti vedo! >
< Già... ah... Alex lei è la mia ragazza Mel, Mel lei è Alex, un'amica di Gerard. >
Le stringo la mano e le sorrido.
Ricambia, strizzando l'occhio a Frank.
< Ritorno a ballare... a dopo! > Ci saluta dileguandosi tra la folla.
Frank mi prende di nuovo la mano.
Mi porta lontano dalla confusione.
< Sei stanca? > Mi chiede.
< Un po'. > Ammetto, riluttante.
< Beh... possiamo sempre scappare da qui. > Mi abbraccia, stringendomi i fianchi.
Sarebbe una buona idea.

COMMENTATE??

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Capitolo 18
*** This is not a Fairytale ***


Salve ragazze! Lo so, come sempre sono in ritardo con gli aggiornamenti e dire che non posso più nemmeno dare la colpa alla scuola, ma solo ad un'innata pigrizia della scrittrice che più non fa niente e più non vuole fare niente, quindi perdonatela, se potete (ma naturalmente io spero di si!) :). Bando alle ciance, passiamo alle cose serie, e cioè, i ringraziamenti sempre doverosi e che mi fanno arrossire dalla punta dei piedi fino alla radice dei capelli: *_*:
SadSong: beh, naturalmente sapevo che avrei scatenato un po' vampireknight: purtroppo mi dispiace di non aver esaudito i tuoi desideri e di aver pubblicato solo ora, *me implora perdono* in ogni caso per quanto riguarda Alex non devi preoccuparti, non è una portatrice sana di guai, vedrai, diciamo che è interessata a qualcuno che non è di certo un ragazzo moro dagli occhi verdi di nostra conoscenza XD! Un bacione e un enorme grazie anche a te per la costanza, spero che con questo capitolo riuscirò a farmi perdonare per la lunga assenza.

mcr_girl: come già precisato Alex non c'entra nulla con Frank apparte il fatto che sono amici e beh, quello che nasconde Frank lo trovi proprio scorrendo la pagina, perché finalmente è arrivato il capitolo delle rivelazioni XD! Imploro anche te per il perdono al mio imperdonabile ritardo e spero che anche questo capitolo ti piaccia! Un bacione e grazie!

Elyrock: tesora! *_* è bellissimo ritrovarti di nuovo qui a commentare! Grazie per tutti i complimenti, lo scorso era il capitolo in cui credevo di meno e con i vostri commenti positivi diciamo che mi sono risollevata! Un bacione! *_* e sono ancora in attesa di continuare la nostra bellissima avventura a 4 mani, eh! *_* ti voglio bene!

Come sempre, un immenso GRAZIE anche a coloro che leggono soltanto e che inseriscono la storia tra i preferiti, mi riempite sempre di gioia! *.*

Che dire di questo capitolo?!? E' uno dei miei preferiti di quelli che ho scritto fino ad ora ed è stato un parto che è durato non giorni ma settimane alla ricerca delle parole giuste, spero abbia lo stesso effetto che ha avuto su di me mentre lo scrivevo.

Ed ora, ENJOY!

Non ha retto un minuto di più.
Si è addormentata tra le mie braccia.
Tenera.
Una bambina quasi.
Salgo piano le scalette del bus, attento a non svegliarla.
Non c'è ancora nessuno.
Li abbiamo abbandonati alla festa.
Scortese forse.
Le stanze sono buie.
Mi guardo intorno.
E' così strano.
Prendo in giro me stesso, quando in realtà non serve.
Solo che i pensieri brutti, quelli che vorresti solo accantonare in un angolo, o ancora meglio, appallottolare come carta e tentare di fare centro nel cestino, ti tormentano quando meno te lo aspetti.
Ripenso al letto macchiato di sangue, al freddo che sentivo dentro, ai suoi capelli sparpagliati sul cuscino, al suo respiro affannato di chi sa già di dover morire e ha paura...
I suoi occhi...
< Frank... > Appena la sento sussurrare il mio nome, sorrido.
La vedo stropicciarsi gli occhi come una bimba in braccio alla madre, appena sveglia.
< Shh! Sono qui... > Le sussurro anch'io baciandole la fronte.
Sorride, si aggrappa alla mia maglia e chiude di nuovo gli occhi.
La osservo ancora un minuto, sorridendo, poi la poggio sul letto freddo.
La copro con il lenzuolo.
< Non andartene... > Ha gli occhi ancora chiusi.
< Non vado via, tranquilla... > Mi stendo al suo fianco, abbracciandola.
Si volta verso di me, gli occhi adesso semi chiusi.
Sorride.
Sorride sempre.
< A cosa pensi? > Mi chiede.
Un sussurro.
< A nulla. > Sorrido anch'io.
< Bugia. >
Il suo sguardo mi trafigge.
< Sei bellissima. > Mi lascio sfuggire.
< Uhm... non è a questo che pensavi. > Ha la voce da inquisitrice, eppure è come una carezza. Non mi sta accusando di niente.
< Sei stanca. Dormi. >
< Non dormo se non mi dici a cosa pensavi. >
Testarda.
< E' una storia lunga. >
< Mi piacciono le storie, prima di addormentarmi. >
Sciocca.
< Ma questa non è una favola. >
< Non importa. >
Non è una favola.

Ho sonno, ma non dormo.
Sono stanca, ma resto sveglia.
Non è una favola, lo so.
Lo vedo dai suoi occhi appena lucidi.
Ha voglia di piangere, ma non lo fa.
Resiste.
Resta sempre il più forte, per ora.
Mi racconta dei suoi capelli dorati.
La principessa.
Mi racconti dei suoi occhi blu.
La principessa.
Mi racconta del sangue che macchiava il lenzuolo incontaminato.
Il pugnale.
Mi racconta di lui.
Il principe.
Mi racconta di come l'ha trovata in un bagno.
Una stazione di servizio.
La stanza.
Erano troppo lontani dalla città, dall'ospedale.
Non è stata fortunata come me.
Mi racconta di come le ha stretto la mano.
Mi racconta di come si è sporcato del suo sangue.
Non avrebbe voluto.
Mi racconta delle sue lacrime.
Le lacrime di una principessa.
Piangeva.
E lui, il principe, non la conosceva nemmeno.
Piangeva.
Le sussurrava che ce l'avrebbe fatta.
Piangeva.
Mi racconta dei suoi occhi chiusi.
Piangeva.
Mi racconta del suo sorriso.
Debole.
Lei sapeva già.
Non c'era altra via di scampo.
Lei sapeva.
Mi racconta del suo ultimo respiro.
Piange.

Come si dice, piangere aiuta.
Posso dire, finalmente, che chi lo ha detto ha pienamente ragione.
Mi sento sollevato.
Mi sono liberato di un sacco troppo pesante e ingombrante sulla schiena.
Mi sento sollevato.
E piango.
Lei che cerca di consolarmi.
Non sta tentando di farmi smettere di piangere, lo so.
Lei capisce meglio di chiunque altro quello che provo, lo so.
Sa bene quanto le lacrime aiutino.
Ne ha passate più di me.
Eppure è così protettiva nei confronti di tutti.
Mai banale.
Vuole solo aiutare, lei, ma non essere aiutata.
Se può preferisce cavarsela da sola ma se non ci fossimo stati noi quella sera avrei visto un'altra ragazza morire davanti ai miei occhi...
forse no.
Semplicemente sarebbe stata un'altra notizia su un giornale sporco, gettato in un cestino della spazzatura.
Forse l'avremmo visto quel giornale, forse no.
Avremmo visto la sua foto sorridente, fornita dalla famiglia.
Forse no.
E non ce ne sarebbe importato più di tanto.
Avremmo continuato a vivere, a fare concerti, a scrivere canzoni, a stare chiusi nel nostro mondo.
Eppure l'abbiamo salvata.
Non ho sopportato la sua vista in quel bagno troppo stretto, il sangue dappertutto, le sue converse rosa che piano si impregnavano di quel sapore ferroso.
Sarei scappato.
Non riuscivo a muovermi però.
Rivedevo così tanto di quella ragazza in lei.
Avrei voluto piangere, ma dovevo fare in fretta.
Ha abbandonato la testa sulla mia spalla, quando ha chiuso gli occhi, quando forse ha creduto di aver chiuso per sempre con la vita.
Ma respirava ancora nell'ambulanza, mentre le tenevo la mano, respirava.
Non poteva vedermi, ma respirava.
Non ha mollato un secondo.
Nemmeno il suo cuore ha mollato.
Mi ha fatto compagnia il bip della macchinetta dell'elettrocardiogramma quella notte, nella sua stanza, osservando le sue bende sporche, macchiare il lenzuolo.
Le ho tenuto la mano.
Ma lei non lo sa.
Forse non glie lo dirò mai.
Ora mi abbraccia, mi accarezza i capelli, mi culla, mi sento un bambino in un abbraccio troppo grande.

L'ombra degli ultimi singhiozzi sembra risuonare nella stanza vuota.
La storia di quella ragazza così simile alla mia...
Adesso mi sembra di capire chi fosse quel ragazzo che ricordavo aver visto prima di chiudere gli occhi quella sera...
< Grazie. > Gli sussurro, mentre mi guarda con gli occhi scintillanti di chi ha appena finito di piangere.
< Di cosa? > Mi chiede.
< Di avermi salvata quella sera. >
< C-come fai a sapere c-che... > Gli muoiono le parole in gola.
< E' stupido lo so. Mi ricordavo di aver visto degli occhi simili ai tuoi prima di chiudere i miei. Pensavo fosse Mikey all'inizio. Ma i suoi occhi non corrispondevano a quelli che cercavo. Avevi gli stessi occhi di adesso... > Rispondo sorridendo.
Quasi mi vergogno.
< Tu... ricordi? >
< No. Ma i tuoi occhi sono stati la prima cosa vera che ho visto dopo molto tempo. >
< Non so cosa dire... >
< Non devi dire niente. Sono io che ti ho detto grazie. >
Mi sorride.
< Sarebbe ora di dormire. E' tardissimo. > Mi bacia la fronte.
< Sicuro di star bene? >
< Sto bene. > Mi bacia una guancia.
< Non mi lasci dormire da sola, vero? >
< No, non ti lascio dormire da sola. > Raggiunge le mie labbra e le fa sue.
< Buonanotte. > Sussurro.
< 'Notte. > Mi risponde.
Mi abbraccia e mi stringe la mano.
Rispondo alla stretta.
Non ho intenzione di mollarla.

COMMENTATE??? *.*

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Capitolo 19
*** Are You Kidding Me? ***


Ehilà a tutti! Come procedono le vacanze? Spero bene, io a parte il fatto che sono sommersa di libri per le vacanze, il resto direi bene anche se sto iniziando ad annoiarmi.
Ma passiamo a cose serie, come i ringraziamenti! ^^:

SadSong: In effetti sono davvero parecchio orgogliosa del capitolo scorso, quindi mi fa piacere che tu abbia apprezzato il rapporto che ho cercato in tutti i modi di descrivere come qualcosa che va oltre l'amicizia e l'amore allo stesso tempo. Grazie ^^ Un bacione!

Elyrock: Non sai davvero come ho sorriso, stile ebete, appena ho letto il tuo commento! Come sempre sei riuscita ad entrare nel capitolo, capendo davvero tutto quello che ho voluto descrivere e che spero di aver fatto nel miglior modo possibile *_* non so nemmeno io come mi sia uscita quella sorta di favola fin troppo reale che va a mischiarsi ad un ricordo ma ne sono piuttosto soddisfatta, e ripeto, sono davvero contenta di riuscire a trasmettere al meglio quello che provo anche io mentre scrivo, non c'è davvero niente che mi renda più felice! ^^! Addirittura i lucciconi *_* ma qua sono io che devo commuovermi! *_* *_* Ti voglio bene, socia <3 Un bacione!

vampireknight: Almeno mi sono fatta perdonare! xD! Grazie per i complimenti, spero che anche questo sia di tuo gradimento! Un bacione!

mcr_girl: In realtà è il fatto che i capitoli li ho pronti ma sono una pigrona in quanto a voglia di aggiornare... xD mi scuso ancora per il ritardo di questa ennesima volta... Grazie per i complimenti, mi fa piacere che apprezzi la storia e i capitoli! Un bacione! *_*

echelon1985: Grazie! Un bacione anche a te! Spero anche questo sia di tuo gradimento!

Ed ora, ENJOY!

La luce del sole mi riscalda la schiena.
Mi stropiccio appena gli occhi, giusto quel tanto per svegliarmi.
Sorrido quando volgo la testa verso di lei che dorme al mio fianco.
Le nostre mani sono ancora unite.
Come se non si fossero mai divise.
Come se questa non fosse la prima volta che vivono in simbiosi.
Le accarezzo con un dito il viso liscio, bianco, perfetto.
Mugugna qualcosa ma sembra non volersi svegliare.
La capisco.
Ieri notte era tardissimo.
Sono contento di esser riuscito a raccontarle tutto.
Adesso non nascondo davvero più niente.
Continuo ad accarezzarle il viso.
Si sveglia, socchiudendo gli occhi, sbadigliando e alla cieca individuando il mio petto, adagiandovi la testa sopra.
Si aggrappa alla mia maglia.
< Buongiorno. > Le sussurro baciandole i capelli chiari, resi quasi biondi dalla luce forte del sole.
< 'giorno. > Sbadiglia riuscendo a produrre come suono solo la metà di quello che probabilmente vorrebbe.
Sorride.
< Che ne dici se andiamo a fare colazione? > Le domando.
< Ma io ho sonno! > Protesta come una bambina accoccolandosi ancora di più vicino a me.
< Non possiamo dormire tutto il giorno. > Rido.
< Beh... lo farei volentieri. Sono esausta. > Apre gli occhi, se li stropiccia e tenta di abituarsi alla luce improvvisa.
< Dove sono gli altri? > Domanda poi.
< Non saprei, magari sono crollati alla festa. > Rispondo.
< Allora abbiamo il bus tutto per noi... > Ammicca.
Si puntella sui gomiti, sovrastandomi.
Mi guarda un attimo negli occhi, poi mi bacia.
E mi ci perdo nel suo bacio, nel suo profumo, nel suo sapore di frutta.
Gioca con i miei capelli, scendendo a baciarmi il collo.
Faccio lo stesso con lei.

Le sue labbra...
Starei ore a baciarle soltanto, a guardarle, ad accarezzarle con le dita, tanto sono invitanti.
< Forse dovremmo davvero scendere a fare colazione. >
Il suo tono non è molto convinto mentre mi bacia per l'ennesima volta.
< Mmm... credo di si. > Rispondo di rimando.
Succede tutto in fretta.
Si alza prendendomi in braccio e si mette a correre giù per le scale.
< Ehi! Che fai?! Mettimi giù! > Protesto ma in realtà sorrido.
E' estremamente dolce.
Appoggio la testa sulla sua spalla e lo osservo, felice come un bimbo.
Mi poggia sul divanetto di pelle nera di fronte alla tv.
< Cosa hai intenzione di fare? > Gli chiedo sospettosa.
< Preparo da mangiare! >
< E cosa avresti intenzione di preparare, di grazia? > Mi rialzo in piedi con le mani ai fianchi.
< Le frittelle! >
< Non dici sul serio, vero? >

Un quarto d'ora dopo e credo dovremmo chiamare un'impresa di pulizie specializzata in disastri, perché è esattamente quello che abbiamo combinato.
Siamo sporchi di farina dalla testa ai piedi e imbrattati di crema e panna su tutta la faccia.
Abbiamo giocato come bambini.
E ancora ridiamo.
Almeno abbiamo preparato la colazione per tutti.
Mi avvicino a lei, accasciata per terra, che sorride, mi ci siedo accanto.
< Ci uccideranno appena tornano. > Dice indicando i mobili sporchi di farina, la cucina un disastro.
< Si addolciranno appena vedranno qualcosa da mangiare. > Le garantisco.
Le pulisco la punta del naso ancora sporca di crema.
Poi la bacio.
Ancora.
Le sue labbra sanno di cioccolata.
< Ti amo, Frankie. > Mi sussurra in un orecchio, abbracciandomi.
< Ti amo anch'io... > Le sussurro di rimando.
E lo sento che sorride.

< Santo cielo, cos'avete combinato?!? > Esordisco appena metto piede nel bus.
In realtà, non so perché né come, ma ho un certo sesto senso riguardo ai disastri, me lo sentivo che stavano combinando qualcosa quei due.
Mel è praticamente una pazza accostata vicino ad un essere potenzialmente pericoloso come Frank!
< Abbiamo preparato la colazione per tutti. > Frank mi fa gli occhioni dolci e sorride a trentadue denti.
< Colazione?! > Si informa Bob.
< Si, esatto. Frittelle con la crema e cappuccino. >
< Mmm... sembra buono. >
< Bob! Ma non capisco. Troviamo un disastro e tu che fai?! Ti metti a mangiare?! > Gli chiedo esasperato mentre si sta già servendo comodamente seduto.
< Beh? E' da ieri sera che non tocco cibo... >
< Dai Mikes! Prendila con filosofia. > Ray mi da una pacca sulla spalla e si accomoda vicino a Bob.
E' che non sopporto il disordine.
Sono un maniaco di queste cose, lo ammetto e se non vedo tutto perfettamente a posto, impazzisco.
< Puliamo noi dopo. Promesso! > Aggiunge Mel, supplicandomi con lo sguardo.
Sospiro e mi metto a sedere anch'io.
< Gerard? > Mi chiede Frank.
< Da qualche parte con Alexandra. > Rispondo.
Buone queste frittelle.

Sono morta.
Questa volta definitivamente.
Due ore intere a pulire il nostro disastro.
Non mi sento più le braccia.
Mi abbandono su un gradino di ingresso del bus con l'I-Pod nelle orecchie.
Chiudo gli occhi per un minuto, finché non sento qualcuno sedermisi di fianco.
Riapro gli occhi.
E' Alex.
Le sorrido e lei fa lo stesso.
< Come va? > Mi chiede.
< Sono distrutta. Io e Frank abbiamo combinato un disastro stamattina per preparare la colazione. >
< Già. Mikes ancora si lamenta. E' un tipo scrupoloso non ci fare caso, sta attento a tutto. Troppo attento, oserei dire. > Sorride.
< Già, me ne sono accorta. > Replico e sorrido anch'io.
Mikey è un perfezionista.
< Li conosci da tanto? > Mi chiede, osservandomi.
< In realtà no. Cinque mesi credo. Tu? >
< Io conosco Gerard da una vita. Eravamo compagni di scuola a New York. >
< Disegni anche tu? > Le chiedo.
< Continuamente e dappertutto. E' il mio modo di esprimere quello che provo. >
La brezza della sera ci schiaffeggia il viso.

Ennesimo concerto andato.
La chitarra ancora in mano, mi faccio largo nel back-stage ed incontro i suoi occhi.
E' strano come ci si possa innamorare così follemente di una persona.
Si, follemente.
E' proprio quello che è successo a me.
Non ci avrei mai sperato.
Non l'avrei mai immaginato.
La raggiungo e le bacio una guancia.
Il mio cuore accelera i battiti, appena, ma io lo sento che batte più forte per la sua pelle calda, appena arrossata per l'imbarazzo.
< Sei tutto sudato... > Mi mormora in un orecchio mentre mi abbraccia.
< Lo so... > Rispondo completamente perso nel suo profumo.
Mi bacia una guancia e cerca di sistemarmi i capelli, modellati dal sudore.
Sorride.
< Vado a farmi una doccia, ok? > Le scompiglio i capelli.
Annuisce sempre sorridendo.
Non vorrei abbandonare la sua mano.

La raggiungo mentre scruta il cielo pieno di stelle, seduta sulle scalette del nostro tour-bus.
< Ehi! > Le sorrido e prendo posto accanto a lei.
< Ehi! > Sorride anche lei.
< E' così bello qui... > Continua.
< Già... > Rispondo seguendo il suo sguardo.
< Siete stati grandi stasera! Adoro le vostre canzoni! > Sembra imbarazzata mentre lo dice, e mi sembra di rivedere quegli stessi occhi di quelle settimane in ospedale.
No. Forse no.
Sono cambiati.
Lei è cambiata.
E' più serena adesso, i suoi occhi hanno riacquistato colore, dolcezza.
< Grazie! E dire che non ci conoscevi! > Rido.
< Vivevo nel mio mondo, non facevo troppo caso a quello che succedeva intorno a me. > Risponde, quasi malinconica.
< Cosa avresti fatto senza di noi?! > Scherzo, solo per farla sorridere di nuovo.
E ci riesco.
< Sarei stata persa, mi sembra ovvio. Ti voglio bene Mikey... > Mi abbraccia.
Le accarezzo i capelli, mentre sembra volersi appendere alle mie spalle, quasi dipendesse da me.
< Ti voglio bene anch'io, Mel. > Sussurro.

< Te la rubo tre secondi, ok? > Frank arriva di soppiatto non so nemmeno da dove, tanto che appena lo vedo emetto qualcosa tipo un gridolino strozzato per lo spavento.
Guardo Mikey.
Sorride e annuisce ad un Frank con gli occhioni dolci.
Mi prende per mano e letteralmente mi trascina via.
< Si può sapere dove mi stai portando? > Chiedo, esasperata.
Odio camminare troppo a lungo.
< Un attimo di pazienza e lo vedrai. >

COMMENTATE??!?

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Capitolo 20
*** Look Up the Stars ***


Ciao a tutte! Come sempre l'attesa è stata troppo lunga, me ne rendo conto, ma sembra strano dirlo visto che è estate, in questo periodo ho avuto un mucchio di cose da fare (vedi compiti per le vacanze ç_ç) e anche se il capitolo era già bello e pronto che attendeva solo la pubblicazione, la voglia andava e veniva, ma siccome adesso rientro dopo una doccia ristoratrice, mi sento particolarmente attiva e quindi aggiorno XD!
Come sempre, un ringraziamento doveroso a tutti coloro che assiduamente leggono, recensiscono o semplicemente passano di qua e in particolar modo a:

mcr_girl: Sono contenta ti sia piaciuto lo scorso capitolo e spero ti piaccia altrettanto questo che è, tra l'altro, uno dei miei preferiti (che modestia! XD!). Un grazie enorme e un abbraccio!

Elyrock: *me letteralmente sciolta sulla sedia alla rilettura della tua recensione* *.*! Socia! Non sai quanto io sia contenta che tu sia tornata a recensire la mia Ff e non sai quanto mi mancava quella strana sensazione allo stomaco quando leggevo le tue recensioni e che adesso, fortunatamente sto riacquistando lol XD! Mi fa piacere tu abbia "visto" la scena, come sai sono contenta che delle mie parole riescano a produrre tutto questo. E... beh, ti do ragione, Mikey ha un sesto senso piuttosto sviluppato, in particolar modo per, come specificato, per i disastri. Mi rendo anche perfettamente conto che il finale sia stato parecchio sadico, ma l'attesa è finita. Grazie infinite socia! *.* non c'è bisogno di ricordarti che ti voglio un mondo di bene! Un bacione e un abbraccio!

Come ho già accennato prima, questo è uno dei miei capitoli preferiti, dove verranno svelate una serie di cose, percui, ENJOY!

< Un altro giardino? > Chiedo speranzosa.
L'ultima volta non mi sono pentita di aver chiuso gli occhi quando me l'ha chiesto.
< Ti sembro una persona così banale? > Mi chiede girandosi a guardarmi con un sorrisetto strano in volto.
< Ehm... cioè... no. > Rispondo abbassando la testa e arrossendo, senza capirne davvero il motivo.
Rialzo lo sguardo quando sento il cigolio di una porta.
Mi lascia la mano quei pochi minuti che gli occorrono per forzarla un po' e aprirla, poi la stringe di nuovo tra le sue.
Saliamo delle scale e non so dire quante ne siano, perché se alzo gli occhi sembrano non esaurirsi mai.
Quando arriviamo in cima, rimango per la seconda volta a bocca aperta.
La stanza in cui ci troviamo ha tutte le caratteristiche per essere un osservatorio: il telescopio, un tavolo con delle cartine, foto di costellazioni dappertutto, una vecchia brandina.
La grande cupola trasparente, mostra la luna in tutto il suo splendore.
< Caspita! E' fantastico! > Sorrido mentre prendo posto sullo sgabello dietro il telescopio.
< Ehi! Quanta fretta! > Frank mi si avvicina.
La luna occupa per un attimo la mia vista e quasi mi spavento.
Non l'avevo mai vista così da vicino.
Mi ritraggo di qualche centimetro.
< Hai visto un U.F.O? > Frank mi scompiglia i capelli e ride.
< No... e se anche fosse non mi crederesti. > Rispondo facendogli una linguaccia.
< Vero! >
Mi riavvicino lentamente al telescopio.
Adesso la luna non sembra fare più così paura.
Rimango a contemplarla.
E' semplicemente bellissima.

< Cosa guardi? > Le chiedo, spingendola appena per riuscire a vedere qualcosa anch'io.
< Ehi! C'ero io! > Protesta quando quasi la faccio cadere pur di riuscire ad avvicinare l'occhio all'obiettivo.
Sorrido.
La luna mi guarda in tutta la sua lucentezza.
E' bellissima.
Mi volto verso di lei.
Ha le braccia conserte, qualche ciocca di capelli le ricade sul viso e lei cerca di allontanarla con un soffio, un adorabile broncio le deforma le labbra.
Sembra una bimba che fa i capricci.
< Dai, vieni qui! > La incito indicandomi con le mani le gambe.
In risposta sposta il viso dall'altra parte.
< E va bene... > Mi alzo, avvicinandomi.
La abbraccio.
Inizia a divincolarsi ed io per tutta risposta le scoppio a ridere in faccia.
Lo sa anche lei che sono il più forte e dopo un po' nemmeno lei riesce più a trattenersi.
< Sei un imbroglione! Non vale! > Protesta mentre tenta di fermarmi le mani che corrono dappertutto sotto la sua maglietta, che la solleticano.
Mi spinge via e mi coglie impreparato perché non faccio nulla per impedirlo.
Si sistema dopodiché prende posto sulla sedia girevole dietro la scrivania, continuando a guardarmi.
< Non hai più voglia di guardare la luna? > Le chiedo avvicinandomi.
Sembra pensarci un po' su.
< No... > Mi risponde anche se sembra ancora titubante.
< E cosa ti va di fare? >
Alza le spalle.
< Come li scovi questi posti? > Mi domanda, guardando per un attimo le stelle esattamente sopra di noi.

< Sinceramente non ne ho idea. Forse sono loro che trovano me. > Mi guarda in leggero imbarazzo spettinandosi i capelli.
E' bellissimo qui.
Forse non è il massimo è vero, ma io lo adoro.
Adoro le stelle sopra di noi, adoro la loro luce.
E adoro lui perché mi fa sentire incredibilmente importante, speciale... amata.
Mi alzo e mi avvicino.
Sorrido e mi sento una bambina che sta andando a reclamare il suo premio dopo aver aiutato la mamma a fare le pulizie di casa.
Mi fermo esattamente di fronte a lui e punto gli occhi nei suoi.
Non so cosa fare in effetti, ma non ho mai amato le cose premeditate.
Ho imparato a seguire il cuore e l'istinto.
Lo abbraccio, avvolgendo le braccia intorno al suo collo e lui ricambia.
Strano come nella mia mente siano rimasti impressi i suoi occhi.
< Grazie... > Sussurro.
< E di che? > Sussurra di rimando.
Faccio spallucce.
< Di tutto. > Rispondo.
< E' un piacere principessa. > Afferra le mie mani slacciando l'abbraccio.
Sorride e abbassa gli occhi.
< Che c'è? > Sorrido anch'io.
< Niente. >
Le sue labbra premono sulle mie.
Il mio cuore accelera imprevedibilmente, potrebbe scoppiare da un momento all'altro, lo so, mentre approfondisco il bacio.
Gli accarezzo i capelli e niente sembra davvero importare adesso, qui, sotto le stelle.

La guido, docile, all'indietro verso la brandina, nell'angolo più lontano della stanza.
Sorride sulle mie labbra mentre cadiamo su questa specie di letto improvvisato, forse troppo pesantemente.
Non riesco a staccare le mie labbra dalle sue.
Le sue mani cercano le mie, impegnate a liberarla dalla camicetta leggera che indossa.
Mi accarezza i capelli, guardandomi negli occhi: rischio quasi di affogare quando incrocio quel terra così intenso e il mio cuore salta un battito, o forse due.
Le bacio il collo, lentamente, cercando di imprimere nella mente il profumo della sua pelle.
Sospira appena.
Mi aiuta frenetica a sfilare la T-shirt, sorridendo poi, toccandomi giocosamente la punta del naso con un dito. < Sei bellissima... > Le sussurro in un orecchio, facendo mie per l'ennesima volta le sue labbra.
Chiude gli occhi e mi stringe la mano quando finalmente la nostra pelle entra in contatto, si conosce sempre un po' di più.
Le stelle, mute spettatrici del nostro amore forse troppo rumoroso, che riempie la stanza dei battiti dei nostri cuori, dei nostri gemiti e dei nostri sospiri forse ancora un po' imbarazzati, ci osservano.
E, pensare che la voglia che ho di lei forse non smetterà mai di crescere ma mi accompagnerà per sempre, pensare che adesso è mia, mi fa quasi sorridere.
Strane le parole dell'appartenenza.
Quante volte le utilizziamo, senza rendercene conto?
Ne siamo realmente consapevoli mentre da bambini, pretendiamo un giocattolo che magari non è nostro, ma sembra assomigliare incredibilmente a quello dimenticato nella nostra cameretta?
Io credo di no.
Forse se ne diviene consapevoli solo in questi momenti.
Quando la ragazza che ami ti osserva curiosa, mentre la frangetta chiara le ricade sul viso.
Glie la sposto con una mano, accarezzandole il viso con un dito.
Giurerei di aver imparato ogni più piccolo dettaglio del suo corpo.
E la amo.

Sorrido mentre mi stringo più a lui, ricercando il calore di qualche minuto fa.
Mi accarezza appena la testa, stringendomi.
< Frank? >
< Dimmi. > Abbassa gli occhi nei miei, che già lo stavano osservando.
< Ti amo. > Sussurro quasi.
Sorride e mi bacia i capelli.
< Anch'io ti amo, Mel. >

< Chi è Billy? > La domanda sfugge quasi al mio controllo.
Il mio sguardo non riesce quasi a guardarla e fruga innocente il cielo stellato sopra di noi.
La sento irrigidirsi appena e so di aver fatto la domanda sbagliata.
< Come fai a sapere il suo nome? > Mi sussurra scostandosi da me ma rimanendo abbastanza vicina, tanto che le nostre dita si sfiorano.
Mi osserva, gli occhi luccicanti.
< Ho fatto la domanda sbagliata... lo so... mi dispiac... > Non faccio in tempo a finire la mia frase imbarazzata e balbettante che scuote la testa e mi posa l'indice sulle labbra prima di baciarmele dolcemente.
< Nessuna domanda sbagliata. Ti ho tenuto fuori da questa storia troppo a lungo. E' giusto che tu sappia. > Mi sussurra.
Annuisco sorpreso.
E' incredibile quanto sia cambiata in questi mesi.
Ed è strano, perché sembra che tutti non facciano altro che dire la stessa cosa, eppure, è vero.
Tremendamente vero.
Adesso è dannatamente forte, affronta il mondo con gli occhi lucidi ma non piange, affronta il mondo con determinazione e serenità, ma non piange.
Non più ormai.
Restiamo in silenzio per qualche minuto, la osservo mentre forse sta raccogliendo le idee per raccontarmi la sua storia.
< Mel, davvero, non c'è bisogno che tu mi racconti tutto. Se non ti va, ti capisco... > Le accarezzo i capelli con una mano.
Chiude gli occhi, sospirando appena.
Ferma la mia mano con la sua e riapre gli occhi.
A rallentatore, come in quei vecchi film western quando arriva il cattivo a cavallo e una pistola in più del necessario.
O forse lo sto solo immaginando.
< No, sono io che voglio farlo. > Risponde, sorridendomi appena.
E' così tenera che avrei voglia di stringerla tra le mie braccia per sempre.
E la stringo baciandole una guancia lievemente.
Le scosto i capelli che le ricadono sulla fronte, rispondendo al suo sorriso stanco.

E' giusto che lui sappia.
E' così.
E' difficile, forse più di quello che si può immaginare, ma è giusto così.
Lui mi ha raccontato la sua storia, adesso è arrivato il mio turno.
Billy è stata la persona più importante della mia vita, e forse lo è tuttora.
Se cadevo giù mi sollevava e mi teneva stretta tra le sue braccia.
Se la vita era troppo crudele con me, mi faceva sorridere.
Mi mostrava le stelle, mi faceva alzare il dito verso il cielo ed io ci credevo, ci credevo di poter toccare davvero quel manto blu scuro puntellato di diamanti.
Se sorridevo, lui sorrideva con me, per me.
Era un buon amico.
Ed è stata tutta colpa mia.
Forse uccidermi non avrebbe risolto i miei problemi, non avrebbe attenuato il senso di colpa che ancora adesso mi attanaglia lo stomaco con fitte insopportabili se solo ci ripenso, ma avrebbe alleviato il mio dolore, la mia solitudine, avrebbe smesso di farmi sentire abbandonata e non capita.
Il calore delle sue braccia mi mancherà per sempre, mi mancherà la sua buonanotte prima di dormire, mi mancheranno le litigate con lui, le risate, le serate trascorse davanti alla tv e un sacchetto di pop-corn a farci compagnia.
Mi mancherà l'aria quando sentirò pronunciare di nuovo il suo nome.
Lo so io e forse lo sa anche Frank.
Ma è giusto che sappia.

La tengo accoccolata tra le mie braccia, mentre tenta di mantenere la voce ferma.
Di non piangere.
Rispetto le sue pause, i suoi silenzi che durano qualche minuto mentre cerca di ricacciare indietro quelle gocce salate, mentre la gola le brucia, lo so.
Mi racconta di tutto ciò che le è successo.
Sembra incredibile che possa aver superato tutte queste difficoltà combinate.
Ha imparato a cavarsela da sola, dopo la morte dell'unica persona che era riuscita a donarle quella pace e quella sicurezza di cui aveva bisogno, ha bisogno.

Fa male riportare alla mente quella maledetta sera.
Fa terribilmente male, come una lama che ti si conficca nel cuore inaspettatamente e troppo lentamente.
Senti la punta della spada perforare ogni singola fibra del tuo essere, disintegrare il tutto, strappare anche quel poco che ti resta.
Frank mi stringe tra le sue braccia con occhi vacui.
Forse quella scena se la immagina anche lui.
Ce l'ha davanti agli occhi.
Come io ho davanti agli occhi il viso di Billy ormai freddo, in quella camera asettica dell'ospedale.
Sono morta quella sera con lui, sono morta quella sera quando l'ho visto disteso su quel tavolo di metallo coperto solo da un lenzuolo bianco.
I suoi occhi erano spenti, chiusi e non c'era la sua voce a dirmi che sarebbe andato tutto bene, non c'era e non ci sarebbe mai più stata.
Mi sono accasciata contro la parete.
Le lacrime mi offuscavano la vista.
Ho passato tutta la notte lì, a piangere rintanata nel guscio che mi ero creata con il mio corpo, raggomitolata su me stessa, con la forza necessaria forse solo perché qualcuno entrasse e mi uccidesse.
Ero così sicura che non avrei opposto resistenza.
Sarei stata felice allora.
Sarebbe stato tutto migliore.
Invece la stanza era silenziosa e fredda e fuori pioveva.
Le gocce facevano rumore quando sbattevano sulla finestra aperta e poi sul davanzale di marmo lavorato.
Fissavo il viso di Billy impassibile.
La mia mano tremava così tanto che mi chiedo come feci ad accarezzarlo.
Era così freddo... e il sangue ormai si era rappreso sul lenzuolo immacolato.

Quando finisce di raccontare, scoppia a piangere.
Un pianto liberatorio.
Nasconde il viso nell'incavo del mio collo ed io le accarezzo i capelli, tento di farla calmare, ma non serve.
Doveva liberarsi.
I singhiozzi le scuotono le spalle mentre tira su con il naso, la testa poggiata sul mio petto.
< Shhh... va tutto bene, adesso... > Le sussurro.
Continuo ad accarezzarle i capelli perché sembra davvero l'unica cosa che riesca a tranquillizzarla.
Dopo quella che a me è parsa un'eternità, alza la testa ed incrocia i miei occhi.
Le asciugo con il pollice le ultime lacrime che le rigano le guance, poi le sorrido.
< Come stai? >
Scrolla le spalle, ma risponde al mio sorriso.
Questa volta lo so che è sincera.

< A cosa pensi? > Gli domando dopo un po'.
< A niente... > Risponde vago.
< Non sai dirle le bugie, Frankie. Rinunciaci. > Sorrido, guardandolo.
Ride.
< Hai ragione. > Risponde. < Pensavo che... beh, che vorrei avere anch'io un potere come quello di Billy. Di farti stare bene quando serve, di asciugare le tue lacrime, di esserti vicino per sempre. > Continua.
< Billy non aveva nessun potere speciale. > Rispondo. < Siete due persone diverse. Ma io ti amo Frank e... beh, non credo di aver provato mai una sensazione simile prima. Volevo bene a Billy ma tu sei semplicemente... Frank e sei riuscito a farmi dimenticare tutto per un po' e sei riuscito a farmi ritornare a vivere, sei riuscito a farmi innamorare di te. > Continuo ed è la verità.
Quando incrocio i suoi occhi nelle orecchie sento rimbombare ogni organo in contemporanea, quasi avessi un collegamento diretto con ognuno di essi ed è semplicemente bellissimo.
Mi sorride, baciandomi la punta del naso in modo scherzoso per poi raggiungere le mie labbra e farle sue.
Gli circondo il collo con le braccia e mi perdo nel suo profumo.
< Ti amo... > Mi sussurra sulle labbra prima di baciarmi di nuovo.
Sorrido.

Ci rivestiamo in silenzio scambiandoci occhiate imbarazzate e felici.
Sembriamo due ragazzini alla loro prima cotta.
Quando arriviamo nel bus tutte le luci sono spente: dormono tutti.
Non ci va di salire sopra, così ci sediamo sui sedili inferiori.
Mel praticamente mi strattona per farmi sedere vicino a lei.
Poggia la testa sulla mia spalla e chiude gli occhi.
< Sei stanca? > Le chiedo in un sussurro.
Annuisce piano mentre sorride.
Le accarezzo appena i capelli e le bacio la testa.
< Buonanotte. >
Stringe le sue braccia intorno a me.
< Grazie. > Sussurra di rimando prima di abbandonarsi alle docili cure di Morfeo.

Commentate? ^^

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Capitolo 21
*** Father ***


Salve a tutte! Mi dispiace, come al solito, per il ritardo ma l'ispirazione per terminare questo capitolo, proprio non ne voleva sapere di farsi avanti, perciò ho penato un po' per finirlo, quindi, vi prego, non ammazzatemi XD. Ovviamente, ringrazio tutti coloro che leggono, quelli che hanno inserito la mia ff tra i preferiti e ovviamente le mie due lettrici accanite XD:

mcr_girl: Grazie mille per i complimenti, che non sono ancora convinta di meritarmi appieno e grazie per le tue recensioni sempre presenti, spero che questo capitolo non ti deluda, un bacio! ^^

Elyrock: Ma sei tu che mi porti alle lacrime, socia! ç.ç sono sempre più scioccata del fatto che tu riesca in modo magistrale ad afferrare tutto quello che voglio dire, o far provare, perché alla fine, non mi sembra di riuscire a descrivere le sensazioni così bene. Più che altro mi affido alla mia memoria visiva. Scrivo avendo delle immagini in testa, tipo un film, le butto giù al computer e per me è sufficiente. Il mio intento è vero, è quello di far provare emozioni a chi legge, come quasi ogni scrittore credo, ma più che altro, tengo in particolar modo a far ripercorrere la storia che metto in atto attraverso delle immagini e mi sorprende sempre vedere che riesco a farlo con qualcuno che le mie parole non si limitino in quello spazio bianco. Ok, sto tergiversando XD stavo dicendo, cavolo! Mi fai davvero sciogliere come un budino al sole *.* e poi io addovvo le tue recensioni *.* ti voglio un mondo di bene socia, tienilo a mente! Grazie mille, un bacio e un abbraccio *.*! ^^

Ed ora, eccovi a voi il 21° capitolo

Imbraccio piano la mia chitarra bianca.
Non voglio svegliarla.
Inizio a suonare qualche nota.
Sembra strano come ogni volta che prendo in mano la chitarra mi sembra come se non la toccassi da una vita.
Le mie mani sembrano acquistare quella vecchia familiarità solo dopo qualche minuto.
Eppure adoro la sensazione delle corde sotto le dita.
Scivolare piano da un tasto all'altro, producendo quel suono che non è una vera e propria nota, né una melodia.
Eppure mi fa stare incredibilmente bene.
Buffo.

Socchiudo gli occhi quel tanto che basta per inquadrare e mettere a fuoco gli oggetti che mi circondano.
Sorrido quando incrociano il viso di Frank concentrato sulla sua chitarra.
Mi stropiccio piano gli occhi con il dorso di una mano.
Adoro osservarlo di nascosto, senza che lui mi noti e vorrei farlo anche adesso se solo uno sbadiglio non mi tradisse.
Si volta verso di me di scatto, come se l'avessi in qualche modo spaventato.
< Scusa, non avrei voluto svegliarti. > Sussurra sorridendo.
< Non preoccuparti. > Gli avvolgo le braccia intorno al collo, abbracciandolo brevemente per poi baciarlo dolce su una guancia.
< Colazione? > Mi chiede, mettendo da parte lo strumento e alzandosi prendendomi per mano.
< Colazione. > Approvo lasciandomi aiutare.

< Cosa credete di fare, voi due? > Per poco non lancio un urlo quando la voce di Mikey mi raggiunge le orecchie appena entriamo nell'angolo cottura del nostro tour-bus.
< Cavolo Mikey! Vuoi farci morire?? > Mi porto la mano all'altezza del cuore.
Lascio la mano di Mel che sorride per poi raggiungere Mikey e dargli il buongiorno con un sonoro bacio sulla guancia, mentre io mi avvicino alla macchinetta di caffé, riempiendo la mia tazza circa a metà di quello strano liquido ambrato.
< No, voglio solo impedirvi di demolire la cucina! > Scherza lui mentre Mel praticamente gli toglie dalla mani la sua tazza di caffè e latte.
Mi sento stranamente in imbarazzo con Mikey.
E non era mai successo prima.
Voglio dire, non siamo mai stati grandi confidenti ma siamo amici e come spesso accade tra di noi condividiamo tutto.
Mi sento stranamente un terzo incomodo.
Sono incredibilmente intimi tra di loro.
E non mi riferisco al significato della parola in senso stretto, no.
Sanno comunicare con un semplice sguardo, non hanno bisogno di parole.
Sorridono, si guardano, si studiano a vicenda per un po' e ciascuno dei due è perfettamente consapevole di ciò che l'altro ha in mente.
Lo so, è sempre stato così, fin dal primo istante e non ne sono geloso.
Non più ormai.
Ma fa comunque uno strano effetto.
Sorrido dal bordo della mia tazza rossa mentre li vedo scherzare e chiacchierare.
Sono come avvolto in una bolla, osservo la scena da lontano ma non per questo me ne sento escluso.

Aspettando che i ragazzi inizino a provare, prendo posto su un amplificatore accanto alla batteria, di quelli grandi, neri e posizionati lateralmente.
Mi ci isso su con la forza delle braccia e inizio a dondolare i piedi, i palmi appoggiati sulla superficie già calda dell'amplificatore, guardandomi intorno.
I tecnici lavorano quasi febbrilmente, sistemando i cavi, provando i microfoni, ritoccando anche i dettagli sfuggenti.
Quando ti rechi ad uno show, non immagineresti mai il lavoro che sta dietro il prepararlo, facendo in modo che tutto sia come la band ha richiesto e come il pubblico si aspetta.
Sembrano quasi scontati quei ringraziamenti che i musicisti fanno alla fine di uno show, rivolti ai tecnici, ai truccatori, ai parrucchieri, ma bisognerebbe stare seduti come me su quest'amplificatore e guardare loro che lavorano per rendersi conto che non è così.
< Ehi! Ti godi il dietro le quinte, eh? > Alex mi affianca, sedendosi sull'amplificatore di fianco al mio e osservando come me il via vai frenetico delle persone che ci passano davanti come se fossimo invisibili.
La osservo per un breve momento e sorrido.
< Si. Non ci si capisce molto ma è rilassante. > Rispondo continuando la mia perlustrazione con lo sguardo.
< E' vero, ne sono convinta anche io. >
< Allora, che mi dici di bello? > Le chiedo, voltandomi verso di lei senza abbandonare la mia posizione.
< Solite cose... > Risponde vaga, cercando di farmi desistere. Ma io sono brava a scovare le bugie.
< E... Gerard? > Le suggerisco quasi involontariamente.
Arrossisce. Bingo!
Abbassa lo sguardo cercando di nascondere quell'innaturale rossore che le colora le guance.
< Al solito. > Risponde alla fine.
< Come sarebbe a dire al solito? >
< Proprio quello che ho detto. Al solito. >
< Cioè vuoi dire che tra voi non è ancora successo nulla? > Le chiedo sorpresa.
< E come potrebbe essere altrimenti? Mi vede ancora come la sua compagna di banco, a scuola, quella con cui riesce a parlare di tutto e niente, quella con cui può rimanere in silenzio ore sapendo che saprò in ogni caso cosa pensa... insomma, quasi una sorella per farla breve. >
< E tu non hai mai provato a dirglielo, quello che provi per lui? >
< Oh, dannazione! Si vede così tanto? >
Annuisco, comprensiva.
Si porta una mano alla fronte per poi portarsi indietro i capelli, poi sospira piano.
< In verità no. >
Non mi è mai capitato di trovarmi in una situazione simile prima d'ora, perciò non saprei davvero cosa dirle.
Rimango in silenzio perdendomi nella confusione del backstage.
< Voglio dire, tu e Frank siete semplicemente perfetti. >
Rido.
< Grazie, ma non credo sia così, insomma siamo umani, anche noi litighiamo, anche noi non andiamo d'accordo alle volte, sbagliamo ma sappiamo riconoscere i nostri errori. Non credo siamo perfetti in ogni caso. >
< Dico davvero! Lui ti ama, come vi guardate... Dio! vorrei essere come voi, sul serio! > Spalanca gli occhi nella speranza di farmi ricredere sulle sue parole.
< Devi solo provare a mostrargli ciò che provi. Magari all'inizio sarà difficile, ma vedrai che alla fine vi capirete. >
< Non sono mai stata una persona coraggiosa. > Abbassa lo sguardo, osservandosi i piedi che dondolano leggeri.
< Se vuoi vado a dirglielo io! > Scherzo spingendola di lato.
Sorride.
< Grazie. > Mi dice dopo qualche istante di silenzio.
< Di che? Avanti! Potrebbe essere la tua serata questa! > La aiuto a scendere dall'amplificatore, abbracciandola poi.

< Siete dei nostri, allora? > Ci chiede Mikey diffondendo nei dintorni una sostanza che avrebbe voluto essere un profumo.
Guardo Mel al mio fianco, che sorride.
Sembra non riuscire a fare altro in questi giorni.
E la sua allegria e la sua ritrovata spontaneità sembra dare a tutti una marcia in più.
< Ok. > Rispondo anche per lei.
Le strade di Toronto sono fredde eppure bellissime.
Le prendo la mano, facendo intrecciare le nostre dita e lei si stringe appena di più a me.
Le sorrido mentre ci perdiamo nei colori e nelle luci delle vetrine dei negozi del viale, già addobbate per le feste natalizie ormai prossime.
Quasi non ci accorgiamo di esserci distanziati dagli altri.
Mel si ferma ad ogni vetrina, sbirciando all'interno dei piccoli caffé rustici, caldi e accoglienti, sorridendo come una bimba ed io la assecondo.
Sembra divertente scrutare le persone da fuori, separato da un vetro su cui lasci l'alone del tuo respiro e le impronte delle tue dita fredde.
< Dovremmo aspettare gli altri. > Dice ad un tratto, guardandomi e prendendomi per un braccio.
< Già. > Rispondo, avvicinandomi e accarezzandole le poche ciocche di capelli che sfuggono al controllo del berretto di lana grigio e rosa.
Le accarezzo la punta del naso, rosso e gelido a causa del freddo, sorridendo divertito, rendendomi poi subito conto che potrei trovarmi anch'io nella sua stessa condizione: con un naso da pagliaccio freddo.
La bacio, circondandola in un abbraccio.
< Ti amo. > Mi sussurra in un orecchio quando poggia la testa sulla mia spalla, ricambiando la stretta e baciandomi l'attimo dopo una guancia.
< Anch'io. Tanto. > Le rispondo, allontanandola appena da me.

Quando gli altri ci raggiungono io sono completamente persa nella contemplazione di questo grazioso caffè.
Spio tutto dal vetro con il nome del locale impresso sopra, di color verde muschio.
Le pareti sono in legno scuro e i tavolini di pietra lavorata sembrano donare al tutto un aspetto quasi antico.
< Sembri una barbona, lo sai Mel? > Mi spavento al suono della voce di Mikey e mi scosto dal vetro trattenendo appena il respiro, le mani ancora incollate al vetro e l'alone del mio respiro che piano piano svanisce.
< E' più divertente così. > Rispondo sorridendogli e affondando l'attimo dopo le mani nelle tasche del mio cappotto pesante.
< Che ne dite di una cioccolata calda? > Propone a tutti, alzando appena la voce.
Annuiscono tutti entusiasti ed io non faccio altro che precederli in questo caffè dall'aspetto rustico e simpatico.
Non sembra essere un posto molto frequentato.
I tavolini sono quasi tutti vuoti, fatta eccezione per una coppia che sembra divertirsi di fronte alla loro tazza di cioccolata fumante e una mamma con la sua bambina in braccio che sorseggia un caffè e nel contempo cerca di far addormentare la piccola.
Due uomini danno le spalle ai tavoli, seduti al bancone, chiacchierando allegramente.
Il barista, un bel ragazzo biondo, sembra assorto, assorbito dalla loro conversazione.
Prendiamo posto in un tavolo in fondo, l'unico abbastanza spazioso per farci accomodare tutti e sospiriamo di sollievo al caldo dell'ambiente mentre ci liberiamo degli indumenti pesanti.
Dopo qualche minuto la cameriera ci raggiunge con il classico blocchetto delle ordinazioni in mano e una penna, rigorosamente blu.
< Cosa vi porto, ragazzi? > Sorride. Mastica una caramella a molla.
< Cioccolata calda per tutti, grazie. > Risponde Gerard, seduto accanto ad Alex che sorride.
Intercetto appena il suo sguardo e le faccio l'occhiolino.
La cameriera si allontana a passi lenti e cadenzati mentre gli altri riprendono a parlare.
Abbandono la schiena sulla spalliera della sedia, guardandomi intorno ancora un po'.
E' come se fosse un posto che avessi già visto, da qualche parte, come quelle foto in bianco e nero che nonostante abbiano il doppio dei tuoi anni, sembra sempre che ti rimandino a qualcos'altro ed è quello che sta succedendo a me ora.
Frank la testa poggiata sulle braccia incrociate sul tavolo, mi osserva.
< Cosa c'è? > Gli sussurro, avvicinandomi per scompigliargli i capelli.
Scrolla le spalle in un movimento che nella posizione in cui si trova, risulta alquanto buffo, e sorride.
< Voglio tornare al bus. Sono stanco morto. > Sussurra dopo un momento, così piano che devo avvicinarmi ancora per sentirlo.
Chiude appena gli occhi e le vedo le sue palpebre farsi pesanti.
< Hai tutto il tempo per dormire. > Lo prendo in giro, scuotendolo per svegliarlo, nonostante sono consapevole che non sta dormendo sul serio.
Eppure non ha intenzione di aprire gli occhi, così lo scuoto più forte.
Certo, il tepore del locale non gioca a suo favore, soprattutto dopo aver trascorso un'oretta al freddo esterno a passeggiare.
Gli bacio una guancia, nel momento esatto in cui la cameriera ritorna con le nostre sette cioccolate calde, ancora fumanti.
Afferro la mia tazza con entrambe le mani non appena mi viene messa davanti, soffiandoci sopra per farla appena raffreddare.
Frank si stiracchia mentre lo osservo di sottecchi portare in alto le braccia e sbadigliare come se si fosse appena svegliato.
Giocherella svogliatamente con il cucchiaino all'interno della sua tazza di cioccolato caldo, per poi prenderla tra le mani e iniziare a sorseggiarla.
< Il richiamo degli zuccheri... > Lo canzono, sorridendo dal bordo della mia tazza giallo limone.
In risposta mi fa una linguaccia, avvicinandosi nuovamente al bordo della sua tazza.
Sorrido, volgendo lo sguardo ancora intorno nel locale.
Sono ancora le stesse persone di quando siamo entrati, ma stranamente non mi sento annoiata nell'osservarli.
Adoro osservare le persone intorno a me.
Mi piace pensare di poter essere in grado di ascoltare i loro pensieri, che vorticano nella loro mente, frenetici.
Mi piace osservare i loro occhi, perché gli occhi, ho sempre pensato potessero raccontarti tutto di una persona.
E quelli che incontro ora, sono così simili ai miei che rimango incantata a scrutarli, gli occhi vacui.
< Ehi! Cosa c'è che non va? > Mi chiede Frank, ma la sua voce è troppo lontana.

< Voglio uscire. > Mi dice in preda al panico.
Mi guardo intorno come se non sapessi bene cosa fare, e so che dovrei solo prenderla per mano e portarla via proprio come mi ha chiesto, anche se indirettamente, ma stranamente non ci riesco.
< Perché? > Le chiedo invece come un perfetto idiota.
E' solo che non mi sembra ci sia niente di strano qui.
< Voglio solo uscire. > Continua a supplicarmi con lo sguardo ed è proprio per i suoi occhi, che minacciano di soffocare di lacrime da un momento all'altro, che mi alzo prendendola per mano e portandola via.
Sento gli sguardi degli altri perforarmi la schiena.
Ci fermiamo qualche negozio più avanti.
Lei appoggia la schiena contro il muro e respira forte come se avesse corso.
< Mi dici che succede? > Le chiedo costringendola a guardarmi negli occhi.
< Era mio padre. >
< Chi? > Chiedo guardandomi intorno anche se non c'è nessuno.
< Nella caffetteria, seduto al bancone. > Continua.
< Sei sicura? > Le chiedo accigliandomi.
Annuisce piano.
< Mi ha guardata. >
< Credi ti abbia riconosciuta? >
< Non lo so, insomma, è passato così tanto tempo! Quasi non me lo ricordavo nemmeno io! > Sbotta, un misto tra rabbia, delusione e tristezza.
Mi avvicino e la abbraccio accarezzandole i capelli.
< Andrà tutto bene. > Le sussurro. Lo so che sembra stupido.
Mi sento quasi uno di quegli eroi improvvisati dei film d'azione, quello che alla fine anche se non ci sta capendo niente e anche se non ha un vero piano in mente, abbraccia la controparte femminile e le sussurra che andrà tutto bene, quando non ne è sicuro neanche lui.
Si aggrappa alla mia felpa ma non piange.
< Cosa pensi di fare? >
< Voglio andare via. > Mi sussurra tanto che faccio fatica a capirla.

COMMENTATE?!? ^^

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Capitolo 22
*** Family ***


Dio ragazze! Sono davvero una frana! Non aggiorno da non so quanto ( e francamente, mi vergogno di vedere la data del mio ultimo aggiornamento, perché so che ne morirei )! Il capitolo, e voglio essere sincera, è stato un vero e proprio parto cesareo, cancellato, riscritto, cancellato una seconda volta fin quando esattamente 5 minuti fa, non ho finito di scriverlo più o meno soddisfatta. Senza contare la scuola che mi ha preso un sacco in questo periodo, tra interrogazioni-incubo e compiti in classe, non vedo davvero l'ora che arrivino le vacanze di Natale per poter rilassarmi almeno un minimo!

Passiamo ai ringraziamenti:

mcr_girl: Ciao! Mi dispiace tu abbia dovuto aspettare così tanto anche questa volta! Grazie per tutti i complimenti, sei, come sempre, troppo gentile! Per Gerard e Alex, da brava scrittrice, non posso anticiparti nulla, nonostante abbia qualche vaga idea sul loro possibile sviluppo di una relazione. Grazie ancora e scusami! *_*

Elyrock: Come sempre, ormai mi pare futile continuare a ripeterlo anche se nel contempo non posso farne a meno, sei riuscita ad entrare nel capitolo fino all'ultima parola e la cosa non può ovviamente, che farmi piacere! *.* fino ad ora rimani la mia recensitrice preferita XD! Mi dispiace per averti fatto attendere così tanto e spero almeno, che ne sia valsa un po' la pena. Un bacione! *_* ti voglio bene, socia!

Ed ora, ENJOY!

E' notte fonda quando sentii bussare alla porta del tour-bus.
Strano. Non mancava nessuno all'appello. Mi dò un'occhiata in giro ma i letti erano tutti occupati.
Mel sussultò appena, svegliandosi come se fosse stata scossa violentemente.
< Shh! Va tutto bene. > Le sussurro accarezzandole i capelli e stringendola un po' più forte.
I colpi si ripetono.
Nel silenzio generale è più che facile udirli.
Forse sarei dovuto andare ad aprire. La realtà é che non voglio lasciare sola Mel.
< Pensi... pensi possa essere lui? > Mi chiede con una voce che a stento riconosco, marchiata dalle troppe lacrime che avevano preso il sopravvento in quelle ultime ore.
< Non ne ho idea. Forse dovrei andare a controllare. >
< No... > Scuote la testa, stringendo i pugni intorno alla mia maglietta.
< Magari vuole solo vederti. E' comunque tuo padre. Non ti farebbe più del male. > Ma non ne sono convinto nemmeno io e non so se sarei in grado di proteggerla.
Continua a scuotere la testa, gli occhi rossi e gonfi che minacciano di piangere ancora.
La stringo al petto accarezzandole i capelli e baciandole la fronte l'attimo dopo.
Ancora due colpi alla porta.
< Vedrai che non succederà niente, te lo prometto. > Le sussurro.
< Non voglio rimanere da sola. > Singhiozza.
< Non voglio portarti da lui. Non così. Posso svegliare Mikey se vuoi. >
E' indecisa, lo leggo nei suoi occhi chiari.

Forse svegliare Mikey sarebbe una buona idea. In fin dei conti, non mi va di rimanere da sola né tanto meno affrontare mio padre. Non così. Non vorrei nemmeno che lo facesse Frank per me.
< Non ci metterò molto, vedrai. > Me lo sussurra mentre si alza, mentre mi accarezza il viso con il dorso della mano, leggero, come il vento quando ti scompiglia i capelli, ma non ne è convinto neanche lui.
Odio essere pessimista.
Scuote piano Mikey che borbotta l'attimo dopo, sbadigliando.
Gli sussurra qualcosa ma sono troppo concentrata sui colpi alla porta per leggere anche solo il labiale di Frank.
Lo sguardo di Mikey però, prepotente, me lo sento addosso nel momento esatto in cui Frank mi lancia un'ultima occhiata prima di scendere al piano di sotto.
Mi ricorda tanto uno di quei momenti drammatici dei film, quando il fidanzato della protagonista parte per la guerra e lei si dispera pensando che forse non tornerà più da lei, approfittando di ogni suo piccolo sguardo, dettaglio, ogni minima carezza.
Mi viene quasi da ridere perché Frank non è andato da nessuna parte, non è andato a combattere. O si? < Come va? > Mi chiede Mikey prendendo il posto di Frank, abbracciandomi.
Faccio spallucce.
Cosa dovrei rispondere?
Ho paura, ovvio. Tanta paura. Anche se forse non ce ne sarebbe affatto bisogno.

Nasconde tutto come al solito.
Pensavo avrebbe imparato in fretta dopo tutto quello che le è successo, che a volte non è cattiva cosa lasciar scorrere via le emozioni, abbandonarsi ad esse, lasciarsi andare, piangere, urlare, qualsiasi cosa, ma forse sbagliavo.
< Credi voglia riportarmi a casa? > Si volta verso di me, producendo un fruscio fresco, di lenzuola che si spostano.
< Magari vuole solo vederti, sapere che stai bene. Torneresti con lui? >
In fondo magari il padre non l'avrebbe costretta a seguirlo.
Forse avrebbe solo dovuto prendere la sua decisione da sola.
< Non lo so. Non mi va di abbandonarvi. >
< Non ti va di lasciare Frank. > Quasi la correggo.
< Si e anche te. > Sorride accarezzandomi i capelli.
< Ti seguirebbe fino in capo al mondo forse lo sai meglio di me. >
< Forse è questo che mi frena, voglio dire che non voglio che sacrifichi il suo sogno per me, non voglio che si faccia del male per colpa mia. >
< Sembra quasi che tu abbia già scelto. > Constato.
Sorride e abbassa lo sguardo sulle sue mani strette intorno al lenzuolo.
< I miei rapporti con mio padre non sono mai stati granché. Per la maggior parte preferiva ignorarmi e a me andava anche bene, la comunicazione tra di noi non ha mai funzionato e se prima avevo quel qualcuno che riusciva a tirarmi su, a dirmi di farmi forza, che non pioverà per sempre, da quando se ne è andato per sempre, i rapporti con lui sono peggiorati. E' difficile. Mi ha fatto troppo male continuare a soffrire ma è come se non potessi ignorare la sua figura, la sua presenza costante nella mia testa, bene o male che sia. E Frank... beh... è un universo a parte... >
Non mi guarda negli occhi ma posso capire quello che prova per Frank, l'ho visto ogni singolo giorno da quando la loro situazione si è stabilizzata.
Lo ama, troppo forse e sarebbe uno strazio lasciarlo andare, lo so.
Ma dovrà saper scegliere.

< Si? > Chiedo mentre spalanco la porta. Indosserei una maschera se potessi in questo momento. Almeno conterebbe solo la mia parte esteriore e cosa più importante, mi nasconderebbe il viso. Mi sento spezzato in due: il cuore mi batte troppo violentemente all'interno della cassa toracica, la voce mi trema appena ma so che se mi guardassi allo specchio, i miei occhi rispecchierebbero esattamente lo stato d'animo che vorrei mantenere: freddezza e decisione.
< Salve! Forse non è il momento opportuno, me ne rendo perfettamente conto, ma tra poche ore prenderò il primo volo per Los Angeles e mi piacerebbe poter salutare mia figlia, prima. > L'uomo che mi sta di fronte potrebbe essere qualsiasi cosa eccetto una specie di maniaco. Mi riesce difficile credere che abbia potuto picchiare Mel, eppure è quello che è successo.
Mi sorride quasi rassegnato come se gli avessi appena detto che sua figlia non ha alcuna intenzione di vederlo né tanto meno di salutarlo e, in un certo senso, è proprio quello che vorrei dire. Che se ne andasse! Mel non ha bisogno di lui! Ma d'altra parte so di commettere un errore. Non ho nessuna giurisdizione su Mel e lei deve essere libera di fare le sue scelte.
< Scusi? > Chiedo.
< Mia figlia, Melanie. Vorrei vederla. > Continua a sorridere.
< E lei come ha scoperto che è qui? >
< Vi ho visti fuori del bar prima e... beh, l'opzione più plausibile era che foste dei musicisti, insomma, non so, il modo di vestire, i vostri volti... insomma, mi sono permesso di seguirvi e quando ho visto una ragazza con voi, beh, non ho avuto dubbi sul fatto che fosse Melanie. E' il genere di ragazza che vive per la musica. > Si scompiglia i capelli in un gesto fin troppo infantile per un uomo di mezz'età come lui.
< Potrebbe essere chiunque, potrebbe essere la fidanzata di uno di noi, la nostra manager... come fa ad esserne così sicuro? >
Forse sono troppo scortese, ma insomma, uno sconosciuto bussa alla tua porta e pretende di voler vedere sua figlia; d'accordo, non è proprio uno sconosciuto ma non ci si può fidare così, ad occhi chiusi, giusto?
< E' mia figlia, la conosco. > Lo guardo sospettoso, affilando lo sguardo. Forse è meglio chiamare Mel.
< Se aspetta magari glie la chiamo, che ne dice? > Troppo brusco.
< Non... potrei entrare? Si gela qua fuori. >
Alzo gli occhi al cielo.
< D'accordo. > Mi faccio da parte per lasciarlo passare e dopo essersi concesso un'occhiata per guardarsi intorno, si libera del cappotto e della sciarpa e si accomoda dietro il tavolino dove di solito ci riuniamo per fare colazione.
< Torno subito. > Dichiaro prima di correre quasi verso il piano superiore.

Mi alzo di scatto dal letto quando sento i passi di Frank riecheggiare sulle scale che conducono qui, al piano superiore, e Mikey mi segue.
Si ferma appena sulla soglia, forse sorpreso di trovarci sull'attenti.
< Allora? > Chiede impaziente Mikey.
< E' tuo padre e vuole vederti. Dice che tra poche ore prenderà il volo per Los Angeles e vorrebbe salutarti prima di partire. > Sospira.
< E tu cosa gli hai detto? >
< L'ho fatto entrare. Non volevo ma insomma, aveva ragione, si muore di freddo fuori e non potevo lasciarlo lì. > Risponde in un sussurro dopo che Gerard si mosse infastidito nel suo letto.
< Immagino che devo parlarci. > Sussurro anch'io in una sorta di conferma.
< Se vuoi. Non sei obbligata a fare nulla, lo sai. > Mikey mi si avvicina, mi abbraccia e mi bacia una tempia.
< No, voglio farlo. > Dico.
< Sei sicura? > Mi chiede piano Frank. < Hai sofferto troppo per causa sua, forse sarebbe meglio lasciar perdere. > Scuoto la testa. Ho sofferto e non posso negarlo ma voglio sapere cosa ha da dirmi. Non accetterò le sue scuse perché non lo merita, ma voglio lasciarlo parlare.
Voglio che sappia quanto ho sofferto anche per causa sua.
< Se è questo che vuoi... > Frank mi abbraccia stretta, baciandomi i capelli.

< Vuoi andarci da sola? > Le chiedo, liberandola dal mio abbraccio.
Ci pensa un attimo su.
< Vorrei scendeste anche voi, vi va? >
Non che ci fosse bisogno di chiederlo. Io e Mikey annuiamo all'unisono.
La prendo per mano e cominciamo a scendere le scale argentate.
Appena nella piccola saletta, l'uomo si volta verso di noi, sorridendo appena incontra il volto freddo e quasi indifferente di Mel. Sembra una contraddizione, uno scherzo: lei così scostante e lui così felice.
< Mel! > Si alza in piedi e le si avvicina a braccia aperte.
Mel non si sottrae all'abbraccio appena libero la mia mano dalla sua.
< Papà. > Risponde apatica. < Lui è Frank e lui Mikey. > Ci presenta quasi dovessimo mantenere rispetto ed educazione anche in una situazione del genere, come se fossimo ad una cena tra colleghi importanti.
L'uomo ci stringe la mano ma non riesco a mantenere il suo stesso entusiasmo.
Fossi stato in lui sarei già crollato di fronte all'espressione esattamente priva di espressione di Melanie.
Ne morirei.
< Mi spiace essere piombato qui all'improvviso, senza nemmeno avvisarti, ma d'altronde anche tu sei scomparsa senza lasciare traccia. > Sorride appena adesso mentre si siede. Mel fa lo stesso prendendo posto di fronte a lui.
Mikey si rifugia in cucina. Io rimango in piedi, le mani nelle tasche.
< Avevo i miei buoni motivi, non credi? Mi hai picchiata, papà, fatto del male, cosa avrei dovuto fare? Ringraziarti? >
Sussulto. Non mi sarei mai aspettato un attacco così diretto da parte di Melanie.
L'uomo abbassa il capo, torturandosi le mani.
< Mi dispiace. Ho perso il controllo e mi dispiace. Ti ho fatto del male. > Soppesa le parole, le butta fuori lentamente, indugiando dal guardarla negli occhi. Mel non avrebbe problemi a sostenere il suo sguardo.
E' arrabbiata e forse è meglio così.
< Non mi interessano le tue scuse. Quel che è fatto è fatto. Voglio solo che tu capisca. >
< Ma io ho già capito. >
< Ne sei davvero così convinto? >
< Si, lo sono. > Alza lo sguardo e sembra riesca a sostenere lo sguardo di sua figlia, ancora disgustato, sprezzante.
E' Mel che abbassa gli occhi.
Forse sono di troppo e dovrei fare come Mikey, rifugiarmi in cucina con lui e pensare che qui stia andando tutto bene, ma non riesco a muovermi. Sono come una statua, fredda e isolata dal resto del mondo che la circonda. Non riesco a muovermi nemmeno per sedermi da qualche parte, nemmeno per prendere parte alla loro discussione.
Come se ne avessi il diritto, poi.
< Io non credo. > Sussurra Melanie e suo padre sussulta appena, sgrana gli occhi, così simili ai suoi.
< Non credo proprio. > Riprende. < Non lo hai mai fatto in fondo. Non ci hai nemmeno mai provato. Troppo comodo pensare che ci avrebbe pensato mamma, perché in fondo è quello che ha fatto fino a quando non ha deciso di mollarci entrambi. Aveva capito molto prima di me forse. Sarei voluta scappare con lei, sai? Ma non mi ha voluta, non mi ha cercata mai più dopo allora e tu hai continuato a far finta di nulla come sempre. A leggere il tuo giornale a colazione, a lavorare fino a tardi. E da quando è morto Billy le cose non hanno fatto altro che peggiorare. Ti sei mai chiesto come mi sentissi? Come riuscissi ad affrontare il dolore? No. Non l'hai mai fatto. Hai fatto finta che andasse tutto bene, che io fossi la stessa. Ti sei chiesto dove fossi finita quella settimana? Magari l'hai fatto ma non hai provato a cercarmi, quando io rischiavo di morire. Ed io, come una stupida che ti ho mentito. Avrei potuto dire la verità. Magari ti saresti arrabbiato per non averti avvisato, avresti mostrato un po' d'affetto nei miei confronti, ma forse sbaglio. Hai urlato quando hai visto le mie analisi e cosa ne ho ricavato? Altro dolore da sommare al resto. Mi hai picchiata, papà. Non credo tu abbia capito. Non ancora. >
Il silenzio che segue le sue parole è denso e teso. L'aria è fredda.
L'uomo annuisce appena mentre le parole di Melanie sembrano rimbalzare sulle pareti in tutta la loro forza.
< Ho sbagliato, è vero. Lo so. So di essere stato un cattivo padre, da sempre. Un cattivo marito forse. Non ti ho voluto bene come avrei dovuto, non ti sono stato vicino quando ne avevi bisogno. Mi sono tirato sempre indietro. Hai ragione, non posso dire di no. Sai, lo si impara sempre troppo tardi, suppongo. Gli sbagli si pagano all'istante ma la ragione perviene più in là quando il tempo è volato troppo in fretta e le cicatrici sono troppo profonde per poter scomparire. E' passato troppo tempo, non è così? Non posso biasimarti della tua furia, me l'aspettavo. Sapevo che non sarebbe stato facile ma volevo provare. Forse non ho bisogno di una seconda possibilità. Me ne hai concesse già troppe. Non ho possibilità di espiazione e lo vedo nei tuoi occhi. >
Si alza lentamente, afferra il cappotto, lo infila, poi si annoda la sciarpa chiara intorno al collo, assicurandosi che lo tenga al caldo quanto basta per non farlo ammalare, poi percorre i pochi passi fino alla porta.
< Parto per Los Angeles tra meno di un'ora. Non ho intenzione di chiederti di seguirmi. Non ero venuto qui per questo. Forse hai trovato il tuo posto, quello che ti è sempre mancato, quello che non hai mai avuto. > Afferra la maniglia, la gira lentamente mentre il venticello freddo scuote appena i capelli di Mel.
So che non lo fermerà. Non hai mai avuto l'intenzione di farlo suppongo.
Si volta ancora verso di lei, poi incrocia il mio sguardo e sorride triste per poi sparire.

E' finita. Davvero finita. Dovrei esserne contenta. Non avrei sopportato di vivere nel continuo terrore che potesse trovarmi, portarmi via con la forza, allontanarmi da quella che è diventata la mia nuova famiglia.
Eppure sapevo che in ogni caso sarebbe stato lì, nel bene o nel male.
Mi sento vuota, spaesata. Forse mi sono liberata di un peso troppo ingombrante per essere trascinato ancora eppure è come se all'improvviso mi mancasse.
Sprofondo la testa tra le braccia conserte sul tavolino. Non ho intenzione di piangere. E' tempo anche per le lacrime di arrendersi finalmente alla mia volontà.
< Mel? > Sento Frank sedersi vicino a me, passarmi un braccio intorno alla spalle, scuotendomi appena.
Volto la testa nella sua direzione e sorrido appena.
< Stai bene? >
< Non lo so. > Sussurro. < Mi sembra di si. > Riesco a farfugliare.
< Sei sicura di volere che sparisca così? > Ci penso un po' su. Non avrei mai detto di doverci riflettere.
< Si, sono sicura. >

P.S: Ho aperto un piccolo blog dove mantengo l'aggiornamente corredato di elenco di tutte le mie Ffs, se vi va, fateci un salto e lasciate un commento, firmandovi cortesemente: www.makingamemory.splinder.com
P.P.S: COMMENTATE? XD

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