Le cose che non ti ho detto

di Haunter Lady
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte 1 ***
Capitolo 2: *** Parte 2 ***
Capitolo 3: *** Parte 3 ***
Capitolo 4: *** Parte 4 ***
Capitolo 5: *** Parte 5 ***
Capitolo 6: *** Parte 6 ***



Capitolo 1
*** Parte 1 ***


“Nella fantasia, una sedia può diventare un tavolo, uno sgombro può diventare una spigola e una rosa può diventare un lillà.
Ma nella realtà, una sedia non può diventare un tavolo, uno sgombro non può diventare una spigola e una rosa, che sia rossa o bianca, non può diventare un lillà.
È la mente che ci fa elaborare cose immaginarie: sogni e incubi, fate e mostri, pegaso e fantasmi.”
Roderichera un’artista, una vera pittrice. Sapeva suonare solamente la chitarra e componeva con essa delle magnifiche canzoni.
Non le importava del suo nome da ragazzo, l’importante era avere una carriera ed avere un ruolo nel popolo.
Non era proprio in una posizione altissima: l’arciduchessa veniva prima di ogni altra cosa, aristocratici e nobili erano al secondo posto, soldati al terzo, al quarto vi erano artigiani e mercanti e all’ultimo i plebei.
Suo padre, anche essendo un soldato, non guadagnava molto: un fante plebeo al massimo guadagnava 10 scellini, al contrario dei cavalieri nobili che ne guadagnavano ben 50 di scellini.
Sua madre era morta quando aveva appena compiuto 8 anni per una malattia alquanto grave alla spalla.
Aveva 14 anni e doveva badare alla casa quando il padre era in guerra o non c’era.
Il fratello Gilbert, che aveva 26 anni, non poteva stare con lei perché era in Germania dal loro fratello malato di tumore al polmone. Ludwig era un fratellino per Gilbert e un fratellone per Roderich.
Roderich vendeva i suoi quadri in un negozio di antiquariato di cui non era proprietaria, ma diceva sempre di accontentare con ognuno di quei quadri l’ordine del cliente.
Un giorno decise di farsi un accampamento vicino alla villa di un nobile di cui conosceva solamente il cognome: Edelstein.
Espose i cinque quadri in bella mostra, rappresentavano temi diversi: una rosa bianca tra la neve, un ponte sul fiume Reno, un vascello sul mare, un paesaggio di montagna al tramonto e … un pianoforte.
Il signor Edelsteinuscì dalla sua lussuosa villa con una bimba vestita di verde e una signora dai capelli lunghi come quelli di Roderiche vestita di verde anche lei.
Proprio mentre stava esponendo l’ultimo quadro la bimba si avvicinò e con la sua vocina innocente disse in italiano:
“Quanto sono belli! Li hai fatti tu?”.
Il signor Edelsteinrispose in italiano:
“Italia, questa ragazza non capisce l’italiano!”.
La bimba, delusa dall’affermazione del signor Edelstein, si lasciò sfuggire un sospiro e tornò da lui.
“Devi scusarmi,” disse il signor Edelsteinin tedesco. “Italia non parla il tedesco. Ha detto che i tuoi quadri le piacciono molto.”.
“Grazie bimba! E grazie a voi per avermelo tradotto.”.
La signora disse:
“Roderich, guarda questo quadro! Non ti piace?”.
Si avvicinò un po’ per osservare meglio e fece segno al signor Edelstein di guardare.
L’uomo si avvicinò al quadro e rimase meravigliato dalla maestosità del pianoforte.
Si aggiustò gli occhiali.
“Ragazza, veramente li hai fatti tu?” disse il signor Edelsteinrivolgendosi a Roderich.
“Sì, signore. Li ho fatti io.” rispose seria, con voce un po’ maschile, affermando che i quadri erano fatti da lei. “Questo l’ho chiamato “Il pianoforte”, ed è l’ultima opera che ho fatto di recente.”.
“Qual è il tuo nome?” le chiese sorridente.
“Roderich,” rispose. “RoderichSchmidt, figlia del soldato fante Franz Schmidt e sorella di due falconieri alle prime armi.”
Il signor Edelsteinsi stupì e disse balbettando un po’:
“Hai un nome da ragazzo? Conosco tuo padre, è stato a servizio da me qualche anno fa ma poi ha deciso di andarsene perché era morta la moglie, cioè tua madre. Quindi, tu devi essere la sorella del mio rivale Gilbert.”.
Roderich annuì e la signora intervenne:
“Io sono Elizabetae come già sai questa bimba è Italia.”.
Il signor Edelstein continuò presentandosi aggiungendo dei particolari sulle sue passioni e poi, ritornando al quadro:
“Sono disposto a pagartelo anche 100 scellini. Potrò sostituire il quadro che Italia ha rovinato.”.
“Ma 100 scellini sono troppi, al massimo 60 o 50 …”
“No, te lo pagherò 100 e non voglio il resto.” disse Edelsteindando le monete alla ragazza, che gli consegnò il quadro.
“Grazie Roderich.” concluse prendendolo. “Da oggi in poi potremo darci del tu, diventerò un cliente di fiducia!”.
I tre se ne andarono salutando con la mano.
Roderichricambiò il saluto e pensò:
“Questo aristocratico è strano. Di solito gli gli aristocratici non danno retta ai plebei, ma sono contenta che almeno uno di loro mi accetti per quello che sono e non per la mia posizione sociale”.
Così fece un sospiro di sollievo e strinse quegli scellini nella mano.
“Farò molto di più, pur di far felice quell’aristocratico!”.
Intanto si era formata una piccola folla di gente intorno a lei che apprezzò e comprò dei quadri.

Ne rimase uno solo.
Nel pomeriggio non venne nessuno tranne un ragazzo che decise di acquistare l’ultima opera: “Una rosa bianca sulla candida neve”.
Era povero e aveva pochissimi scellini.
Roderichgli fece uno sconto e volle solamente 5 scellini.
Valeva molto quel quadro, tanto quanto le aveva dato il signor Edelstein quella mattina.
Era ormai buio ed era arrivato il momento di rientrare, contenta di aver venduto tutti i quadri.
Si incamminò verso casa e una volta arrivata, aprì la porta.
Andò in camera sua e ripose gli scellini in un cassettino, poi prese un foglio e iniziò a scrivere:
Teures Tagebuch...*





*Teures Tagebuch = Caro Diario


Nota...
Saaaalveee! Questa Parte 1 è quella corretta per filo e per segno (Con l'aiuto di mio zio! XD). Cosa ve ne pare??? 
Ci sono problemi? BANG! Si risolvono!
Ci sono punti di troppo?? BANG! Si tolgono!
C'è una virgola una ogni mille anni??? BANG! Si inserisce!
Troppi dialoghi???? BANG! Si aggiusta tutto!
Non recensite????? BANG! Scoppio di rabbia!!! XD *Pessima battuta*
Scherzi a parte... Ora è il momento del Latin Lover Grecia...? (Grazie Phantom per aver notato che Girigiri sta per tirare fuori il lato da Latin Lover! XD)
Beh? Che fate ancora qui??? Su! Muoversi! Al prossimo capitolo!
Osutoria-chan

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Capitolo 2
*** Parte 2 ***


Quella mattina era bella e luminosa, il cielo era sereno e l’aria era fresca e pura.
Roderichaprì la finestra della sua stanza e fece un respiro profondo ammirando il panorama che si vedeva da casa sua, dal cucuzzolo di una collinetta.
La città di Vienna era grandissima: si vedevano campanili, palazzi, case e fontane …
“Oggi è una nuova giornata …!” disse lei sbadigliando e stiracchiandosi.
Si girò verso l’orologio per vedere l’ora: erano le nove e mezza.
“Mio Dio, è tardissimo!” urlò mettendosi le mani tra i capelli.
Cominciò a correre cercando di raggiungere la cucina, ma inciampo sul suo stesso piede.
“Il buongiorno si vede dal mattino …” chiuse gli occhi sospirando.

Dopo aver sbattuto la porta di casa violentemente corse verso il mulino a vento, sulla collina vicina.
Arrivò due ore dopo di corsa ed era estremamente esausta.
“Che corsa!” disse con affanno. Alzò lo sguardo: aveva davanti il magnifico mulino a vento, circondato da migliaia di tulipani bianchi, rossi e gialli.
Uno spettacolo troppo bello da immaginare ed è per questo che decise di disegnarlo per il nuovo quadro.
Aggiustò il cavalletto e lo sgabello e si sedette. Prese dalla borsa i pennelli, la tempera e la matita e con quest’ultima iniziò a tracciare delle linee, i contorni delle figure che alla fine doveva spennellare con i colori adatti.
Canticchiava una canzoncina italiana che a lei piaceva molto.
Ad un certo punto si sentì un “Miao!”.
Roderichsi interruppe. Si guardò intorno, ma non c’era nulla. Si alzò: riguardò per bene tutto intorno e appena guardò in basso si accorse di un micetto proprio sotto il cavalletto.
Proprio mentre la ragazza si era messa a coccolare e ad accarezzare il gattino, spuntò un ragazzino di almeno quindici o sedici anni:
“Athìna! Dove sei?”.
Appena pronunciò ‘Athìna’ il gatto corse verso di lui e gli saltò in braccio miagolando.
Il ragazzo sorrise e si avvicinò a Roderich:
“Grazie al cielo era qui! Credo che la tua voce attiri molto Athìna. Infatti si avvicina solamente a persone che hanno talenti naturali e devo dire che ha messo dell’impegno a trovarti. Sei tra le poche persone a cui la mia micetta si avvicina.”
“Grazie!” commentò Roderich“Sei gentile!”.
Il ragazzo le porse una mano presentandosi:
“Mi chiamo Heraclese sono un ragazzo Greco. Qui a Vienna non mi sento a mio agio, ma stare tra queste colline è magnifico!” sorrise.
Roderich strinse la mano e sorrise:
“Il mio nome è Roderich e sono Tedesca. Mi prendo cura della casa da sola a causa della mancanza della mia famiglia e so disegnare. Infatti, la mia bravura ha attirato un aristocratico.”
“Roderich Edelstein?” chiese il greco con aria curiosa.
“Sì, proprio Roderich Edelstein.” rispose.
“Era un mio vecchio amico, tanti anni fa! Mi fa piacere che lo conosca.” guardò il cielo. Si sdraiò a terra e Athìna stava proprio sul suo petto acciambellata.
“Stavi disegnando qualcosa?” chiese Heracles.
“Sì, stavo disegnando questo magnifico mulino circondato dai miei fiori preferiti, i tulipani.” mostrò il paesaggio a braccia aperte ridendo un po’.
“Finisci pure, fai finta che io non ci sia.” Heracles chiuse gli occhi e respirò profondamente.
Roderich sorrise e si risedette, finendo di disegnare con matita i contorni delle figure.
Prese i pennelli e la tempera e iniziò a pitturare il cielo, dopo il piccolo tetto del mulino, poi le pale, dopo ancora tutto il resto dell’edificio a forma di cilindro ed infine i fiori.
Finì dopo molto tempo. Per fare il meglio di sé, Roderich impiegava non più di quattro ore per finire di pitturare e definire i particolari.
Ogni suo disegno doveva essere perfetto e riusciva anche ad andare oltre la perfezione.
“Finito!” disse soddisfatta Roderich sorridendo.
Si girò verso il ragazzo che quasi dormiva e rise un po’, dicendogli:
“Heracles, che ne dici?”.
L’ometto aprì un occhio lentamente ed emise solamente un piccolo ‘Eh?’.
“Il disegno! Che ne pensi?” si spostò dal cavalletto mostrando il disegno ad Heracles.
“Ma …” si interruppe per un attimo “è magnifico!” disse stupito mettendosi a sedere. “Beh, allora Athìna ha ragione, tu hai doti!”
Roderich prese la cornice che aveva portato e mise il disegno nella cornice.
Heracles prese un po’ di scellini dalla tasca.
“Che ne dici di vendermelo a 50 scellini? Oppure a qualche moneta greca?”
Roderich si girò di scatto guardandolo stupita:
“Moneta greca? Ho sempre desiderato sapere qualcosa di più sulla Grecia! Sì, va bene!”.
Fecero scambio, chi con monete e chi con disegno.
Si diressero felici e contenti verso la città per fare un piccolo pranzo ritardato.
Dopodichè ritornarono ognuno nella propria casa, tutti e due un po’ stanchi.

Roderich vide un postino davanti alla porta che bussava invano, tentando di trovare una persona in casa che gli aprisse la porta. Egli si accorse della ragazzina e tutto contento diede la lettera a Roderich.
“Si tratta di un invito: non so nulla ma è stato un aristocratico a chiedermi di consegnarla.”.
Roderich aprì la lettera…
Gentile Roderich,
Sono Edelstein. Roderich Edelstein.
Non ti saresti aspettata una lettera da parte mia, vero?
Tu hai grandi doti, se solo tu potessi passare dalla classe plebea a quella aristocratica … Ti garantisco che, se vuoi, cercherò di realizzare questo mio desiderio.
Ti chiedo umilmente se un giorno di questi potresti venire nella mia dimora. E ci sarà anche Italia, la bambina italiana che ti piaceva tanto.
Che ne dici? Vuoi venire?
                      Roderich Edelstein
Roderich si rivolse al postino:
“Ci sarò!”.

Nota...
Ehilà! Anche questa Parte 2 è corretta, ma con l'aiuto di nessuno.
Presto farò una piccola storiella su Russia e per un po' di tempo lascerò questa storia...
Scusate!!!
Osutoria-chan

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Capitolo 3
*** Parte 3 ***


Era la sera del 14 Settembre 1765. Roderich era fuori a fare una passeggiatina con il suo gattino Loris, che la seguiva miagolando felice.
Aveva voglia di andare a trovare Heracles, ma doveva pensare ad un pensierino da portare al Signor Edelstein il giorno della visita al suo palazzo.
Poteva aiutarla Heracles a scegliere, no? Due teste sono meglio di una, anche perché Rod non aveva molto gusto, a parte nella scelta dei luoghi da rappresentare nei suoi quadri.
La casa di Heracles era vicinissima alla sua, a solamente qualche metro di distanza.
Bussò alla porta. Non venne ad aprire nessuno, forse il proprietario non era in casa. Dopo un po’ decise di ribussare, ma invano.
“Non è in casa…” pensò Roderich voltandosi e riprendendo la strada piastrellata di pietre piatte che la riconducevano a casa.
“Sì?” si aprì la porta.
Roderich voltò un po’ la testa verso la porta e vide un signore alto con una tunica verde scuro, capelli quasi neri, occhi verdi e un bel pizzetto di barba sul mento. Fumava la pipa che teneva tra il secondo e il terzo dito della mano destra.
“C’è Heracles? Ho l’estremo bisogno di parlare con lui.” Disse Roderich voltando del tutto il corpo verso l’uomo.
“Sta dormendo in questo…” si interruppe.
“Ehi! Guarda un po’ chi si vede! Roddy!” disse Heracles accanto al signore con felicità.
“Da dove ha preso quel soprannome?” pensò Roderich imbarazzata.
“Questo è Sadiq, Sadiq Adnan. È turco e conviviamo insieme. Beh, per me è come un padre, ma litighiamo sempre perché uno si crede più importante dell’altro!” continuò Heracles lanciando un’occhiataccia al turco accanto “Ma in fondo in fondo ci vogliamo bene”.
“Ehm…” Roderich incrociò le dita delle mani e facendo girare i pollici guardando verso il basso “Felice di fare la vostra conoscenza!”.
Heracles accolse Roderich dentro casa e Sadiq rimase sulla soglia della porta osservando i due che si sedevano al tavolo del salottino di piccolissime dimensioni.
Dopo qualche secondo, chiuse la porta e si sedette accanto a loro.
“Dimmi,” disse il greco incrociando le dita e appoggiando il mento su di loro, “Di cosa si tratta questa tua visita improvvisa?”.
“Si tratta di un regalo.” disse Roderich portando l’indice della mano sinistra sul mento e guardando il soffitto. “Un regalo da visita…”.
“Da visita?” chiese Heracles incuriosito.
“Sì. Di solito si porta un pensierino quando si viene invitati a casa di qualcuno.” sorrise Roderich.
“Perché non gli porti un fiore o una pianta? Hai un giardino grande dietro casa tua, no?” disse deciso Heracles.
“Sì, ma io non sono portata per il giardinaggio!” disse imbarazzata.
“Ti aiuteremo noi. Non devi preoccuparti, domani ci vediamo davanti casa tua e decidiamo insieme.” rise un po’ Heracles poggiando il palmo della mano destra vicino alla mano di Roderich.

Il giorno seguente, Heracles e Sadiq arrivarono di buon ora a casa di Rod, che stava preparando l’occorrente che aveva in dispensa.
“Perché ti sei ficcato in questo pasticcio?” chiese Sadiq al più piccolo. “Neanche tu sai estirpare e piantare, raccogliere e lavorare. Lasciate fare a me!” sbuffò.
“Non dire stupidaggini, Sadiq!” disse Heracles arrabbiandosi. “Neanche tu sei così bravo in giardinaggio!”.
Roderich li accompagnò nell’enorme giardino, dove regnavano i colori vivaci dei fiori.
“Non so se è meglio una rosa o un fiordaliso, oppure una margherita o magari un girasole…” disse con lo sguardo basso Roderich preoccupandosi.
“Un fiore più semplice?” disse un po’ seccato Sadiq.
“Aspetta… Ci sono!” Heracles disse gioioso. “Una calla. Quello che ci vuole è una calla.”.
“Calla?” dissero i due sorpresi.
Heracles prese tutto ciò che occorreva per l’operazione e cominciò a darsi da fare.
In un battito di ciglia, eccola qui, la calla pronta per la visita.
“E dire che non sai un tubo del giardinaggio …” strizzò gli occhi Sadiq, stupito da quel lavoro.
Heracles chiese il giorno della visita, cosa che prese alla sprovvista Roderich che non ci aveva ancora pensato.
“Non lo so… Ci andrò tra due giorni più o meno. Non ci ho ancora pensato”.

Elizabeta era entusiasta della visita di Roderich a casa sua e del suo ragazzo. Saltellava di gioia e prendeva in braccio Italia urlando di gioia:
“Non sei contenta che viene Roderich?” e Italia rispondeva alzando le mani al cielo “Sì!!!”.
Edelstein in quel momento stava suonando con il suo amato pianoforte ed era solo nella sala. La finestra del balconcino dietro di lui si aprì di botto e si sentì urlare:
“Ehi damerino! Sempre con quel dannato pianoforte, vero?”.
Roderich trattenne l’urlo di paura e disse tremolante:
“Gilbert, lo sai che esiste la porta?”.
“Certo che lo so, ma facendoti tremare dalla paura posso darti più fastidio.” disse Gilbert entrando nella sala e avvicinandosi di più a Roderich, ancora sottoshock.
“Allora? Perché sei qui, Gilbert?” chiese l’austriaco.
“West è quasi guarito e poi con lui c’è mio padre, appena ritornato dal Regno delle Due Sicilie. Ora ritorno a casa!” il prussiano diede una pacca alla spalla dell’austriaco.
“Come mai non mi hai mai detto che tu avessi una sorella minore?” chiese l’austriaco alzandosi, abbastanza arrabbiato.
“Come fa a saperlo? Poi, mi ero dimenticato di lei a casa da sola!” pensò Gilbert stupito.
Gilbert sbottò arrabbiatissimo:
“Non voglio più sentire parlare di lei! Sono stufo!”.
Roderich rimase di sasso, stupito dalla reazione dell’acerrimo rivale.
“E perché?” chiese.
“Perché sono invidioso, ecco perché!” disse il prussiano sempre più arrabbiato.
L’austriaco, sedendosi sullo sgabello, cercò di mantenere la calma:
“Roderich è una bella ragazza, ha molti talenti, sa suonare la chitarra e ha una voce splendida. È di questo che sei invidioso?”.
Gilbert non aveva risposta a quella domanda. Era stato colto di sorpresa, il suo rivale aveva capito perfettamente il suo stato d’animo e il suo problema.
“Potresti dirmi che hai, così ne parlerò io con lei?” disse calmo l’austriaco accavallando le gambe, guardando dritto dritto negli occhi dell’altro, di un colore che si avvicinava moltissimo al rosso fuoco.
“E perché mai dovrei confidarmi con te?” sbottò Gilbert “Io non voglio che le persone sappiano cosa provo, soprattutto TU che sei il mio nemico non dovresti saperlo! Quindi, non ti immischiare negli affari di famiglia e prova solamente ad avvicinarti a noi con un singolo dito e vedrai che finirai in ospedale per tutti i lividi che ti farò!”.
Il ragazzo, furioso, scappò via dalla finestra sbattendo le porte in un modo così brusco, che i vetri riuscirono a spaccarsi.
Roderich rimase incantato sullo sgabello e strizzando gli occhi, cercò di dire qualcosa, ma il fiato gli rimase in gola: era troppo impressionato dalla reazione di Gilbert, non lo aveva mai visto così arrabbiato.


Nota ------------>
Salve a tutti! Questa è la terza parte di Nero E Bianco!
Austria: Non è venuto bene...
Austrie: Concordo! ^_^
Aggiornerò anche la Parte 4 *Parte la musichetta della Sindrome di Lavandonia: http://www.youtube.com/watch?v=-sOadAaGiq4*
In questo capitolo ci sarà una cosa brutta... BRUTTISSIMA per Prussia... Incontrerà la persona che (Nella storia di Hetalia) l'ha ucciso e tolto dal Mappamondo...
Chi sarà??? Ci siete arrivati? Benissimo. BANG!
Austria: Finiscila e vai al punto...
Austrie: Giusto, giusto... Erhm erhm...
Se volete scoprirlo andate a leggere la Parte 4!
                                                                                   Austrie_Rainbow e il socio Austria

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Capitolo 4
*** Parte 4 ***


Roderich si era messa il vestito più bello che aveva: era bianco, con i pizzetti viola, il bustino dello stesso colore e i guanti neri. Gli stivali erano neri e le calzavano alla perfezione.
“Anche nella miseria, ho vissuto come una regina: mamma mi ha lasciato tutto ciò di quando era una piccola nobile e io  sfrutterò al massimo questi oggetti e questi vestiti!”.
Sembrava una sposa, una piccola dama, proprio come la madre.
Aveva comprato degli occhiali da vista ma non li aveva mai messi: erano uguali uguali a quelli di Roderich Edelstein, solo un po’ più femminili.
Erano meravigliosi. Stava benissimo con gli occhiali e per di più vedeva molto meglio di quanto vedesse prima.
Si pettinò i capelli mori e lisci. E sorrideva.
“Voglio solo fare bella figura” pensò.
Prese la calla che le aveva “confezionato” Heracles e uscì di casa.

Era a metà strada quando una carrozza le passò vicino: l’uomo che era seduto lì dentro la guardò per un attimo.
Poi, la carrozza si fermò.
Il ragazzo aprì lo sportello e scese:
aveva i capelli neri, iridi viola, abbigliamento da nobile blu e spartiti in mano.
“Roderich?” disse lui stupito. “Sei davvero tu?” balbettò.
“Sì. Sono io. Questi sono gli abiti che mia madre portava quando era una damina.” rise Roderich divertita.
“Mi assomigli tantissimo con quegli occhiali, non te li ho mai visti portare!” disse il ragazzo con dolcezza.
“Infatti li ho presi quando mia madre era ancora in vita, a 7 anni.” affermò la ragazza.
“Vuoi venire con me? Ti accompagno a casa mia! La calla che porti con te era il pensiero, vero?” disse il nobile porgendo la mano da vero gentiluomo.
“Ooh, grazie Roderich!” poggiò la mano su quella del ragazzo che la aiutò a salire sulla carrozza.
Salì anche lui, chiuse lo sportello e si avviarono.

“Mi fa una rabbia!” diceva piangendo Heracles abbracciando Sadiq.
“Dai, non essere ridicolo. Roderich è troppo grande per lei!” lo consolava il più grande.
Heracles non smetteva di piangere e quando parlava singhiozzava forte:
“Ma ho visto che Roderich la aiutava a salire sulla carrozza! Li ho visti con i miei occhi! E per giunta l’ha invitata a casa sua!”.
“Ti ripeto che lui è troppo grande! Anche se ha appena compiuto 19 anni, non vuol dire che Roderich si possa fidanzare con lei, anche perché è già fidanzato!” lo accarezzava Sadiq con delicatezza.
“A me piace Roderich! Non voglio che si fidanzi con un altro!” piangeva ancora Heracles.
“Lascia passare un po’ di tempo: Roderich starà un po’ con te, ne sono sicuro. Non devi rivelarle subito che ti piace, prima fate bene amicizia.” Sadiq lo prese dalle spalle lentamente, guardando le iridi verde acqua del più piccolo, ancora lacrimanti.
Heracles fece scendere l’ultima lacrima sulla guancia poi si avviò verso la sua camera da letto e si buttò sul materasso con la faccia sul cuscino e ricominciò a  piangere molto più forte.
“Roderich…” ripeteva singhiozzando.

Il palazzo di Roderich era incantevole, indescrivibile.
Avevano visitato tutte le stanze, anche la camera da letto, e i due Roderich salutarono Elizabeta e Italia.
“Questa è la sala degli ospiti, dove di solito suono il pianoforte.” Roderich mostrò alla ragazza l’ultima sala.
“Quale pianoforte?” si guardava intorno lei.
Roderich le prese con una mano il mento e girò il viso verso i pianoforte.
“Vuoi che ti suoni una dolce melodia?” chiese sempre cortese.
“Certo!” disse sedendosi in una poltroncina.
Roderich si aggiustò bene e si sedette sullo sgabello. Dopo essersi messo in posizione inizio a suonare.
La melodia, dolce e rilassante, sembrava non finire mai.
Ad un certo punto, però, Roderich spalancò gli occhi…
Flashback
“Non voglio più sentir parlare di lei! Sono stufo!”
“E perché?”
“Perché sono invidioso, ecco perché!”
Fine Flashback
Il giovane pianista stonò le note e gemette forte, curvando la schiena verso avanti e coprendo la pancia con le braccia, come se avesse mal di stomaco. Era tutta una finzione: faceva in quel modo per allontanare quel pensiero o per attirare l’attenzione?
“Cosa ti succede?”urlò Roderich al ragazzo.
Quest’ultimo non rispose: cadde a terra, la guardò e gemette più forte. Fece finta di svenire dopo un un paio di secondi.
“Elizabeta! Aiuto!” urlava la ragazza.
Elizabeta si trovò lì pochi minuti dopo e aiutò la ragazza tedesca a portare il ragazzo nella camera da letto.
“Cosa è successo?” chiese Elizabeta.
“Vedi, stava suonando il pianoforte poi ha iniziato a urlare di dolore ed è svenuto.” alzò le spalle Roderich. “Beh, se lui sta male, tolgo il disturbo…”.
“No…” alzò la mano lentamente il finto malato con voce un po’ rauca “Ti prego, resta…”.

Gilbert entrò in casa.
“C’è nessuno?” chiese guardandosi intorno.
Silenzio. C’era solo silenzio.
All’improvviso si sentì un tamburellare di dita e Gilbert era alquanto spaventato.
“Chi c’è?” balbettò lui.
Raggiunse a passi veloci la cucina e vide un uomo seduto con una mano che tamburellava sul tavolo.
Gli lanciò un’occhiataccia e disse malvagio:
“Ciao! Mi riconosci?”.

Nota ------------->
Austria: La Sindrome di Lavandonia è finita?
Austrie: Sì, almeno credo... -_-
Austria: Meno male! Mi stava venendo la voglia di suicidarmi!
Austrie: Buon per te, uno in meno... Poveretto, sto scherzando!
Eccoci qui... La Parte 4 è uno schifo assoluto e vorrei chiedere il parere di Austria...
Austria: Due paroline semplici semplici... FA. SCHIFO.
Austrie:...
Austria:...
Austrie:... *Fa partire la Sindrome di Lavandonia*
Austria: No! Quella no! *scappa, inciampa sul filo della TV e cade con la faccia a terra*
Austrie: Ora sta' zitto...
La prossima parte sarà piena di fatti sconvolgenti... Parlerà solo di Prussia.
E credo che la fine sarà inaspettata... Il malvagio seduto chi è? Il Signor Brag.?
                                                                 Austrie_Rainbow e il suo socio (Quasi morto! XD) Austria

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Capitolo 5
*** Parte 5 ***


Roderich si era incamminata verso casa sua dopo le 17 del pomeriggio, proprio qualcuno urlò:
“Rossella! Rossella!”
Roderich si spaventò e si chiese da dove potesse venire quell’urlo.
“Rossella, aiuto!”
Roderich riconobbe quella voce e subito corse verso la porta di casa sua, aprendola con molta violenza.
“Bruder*!” si stupì Roderich: Gilbert era tornato e non le aveva detto niente.
“Rossella, allontana quest’uomo da me!” urlò Gilbert.
“Rossella?” pensò “Perché mi chiama Rossella? Io sono Roderich Schmidt”
Scosse la testa, cercando di scacciare quei pensieri, e prese la sua fidata pala e urlò:
“Sta’ lontano da mio fratello!”
L’uomo si girò e sorrise malvagio.
“Tu vorresti colpirmi con quella pala? Tsk, una femminuccia come te non può sbaragliarmi così facilmente!”
Roderich si infuriò, tale da far roteare la pala e sbattergliela in testa.
“Femminuccia a chi!?” lo menava con la pala fino a quando non cadde a terra, sporcandosi un po’ di sangue.
“Non volevo sporcare le mie mani di chitarrista con il sangue, ma quando ci vuole, ci vuole!”
“Cavolo, devo dire che sei forte… Travestirmi da Ivan non è servito a nulla…” mugugnò l’uomo.
“Cosa? Tu non sei Ivan Braginski?” si stupì Gilbert che era stato mollato dalla presa.
“Certo che no…” rispose l’uomo perdendo i sensi.

Heracles stava dormendo. Sognava Roderich insieme a lui in un campo di spighe di grano al tramonto, che parlavano, si abbracciavano e…
“HERACLES!!!” urlò Sadiq a squarcia gola.
Heracles, impaurito, si svegliò di botto.
“Dobbiamo vedere cosa sta succedendo a casa di Roderich ho sentito delle grida” affermò Sadiq.
“Cosa?!” si alzò Heracles “Allora facciamo presto!”

Roderich aveva medicato i graffi di suo fratello e stava per andare a preparare della zuppa, ma Gilbert la fermò:
“Aspetta, devo dirti una cosa…”
“Che cosa, fratellone?” si sedette Rod accanto a lui.
“Il tuo nome non è Roderich…” chiuse gli occhi Gilbert.
“Cosa vuoi dire? Non capisco, da quando ero piccola mi hai sempre chiamato Roderich!” si preoccupò la ragazza.
“Sì, ma avevamo fatto un patto, prima che tu nascessi…” continuò Gilbert.
Roderich non disse niente, ma si alzò per andare ad aprire la finestra della stanza del fratello.
“Nostra madre aveva due nomi: Daphne Rossella Edelstein” disse Gilbert.
“Edelstein hai detto?” disse stupita Rod.
“Sì, proprio Edelstein. Il padre di Roderich era il fratello maggiore di nostra madre. E avevamo fatto un accordo: tu avresti avuto il nome di Roderich fino a quando non fosse morta nostra madre. Il tuo vero nome è Rossella, il nome della mamma”.
Per Roderich era un pugno nello stomaco, una coltellata al cuore, una corda stretta al collo. Sua madre era morta tre anni prima e nessuno glielo aveva mai detto.
“Perché allora non me l’avete detto? Nostra madre è morta ben tre anni fa!” urlò arrabbiata Roderich.
“Non volevo…”  si interruppe Gilbert.
“Vuol dire che noi siamo i cugini di Roderich? E lui lo sa?”
“No, nemmeno lui lo sa. Non te l’ho detto perché non volevo che tu avessi rapporti con lui, né di amicizia né di parentela, perché io e lui non andavamo d’accordo…”
Con le lacrime agli occhi, Roderich disse:
“Roderich è una brava persona… Non ti ha fatto nulla di male!”
“Quando sono stato da lui qualche giorno fa, mi ha chiesto di te, ma io ero stufo di sentir chiamarti Roderich: volevo che ti chiamassero Rossella, con il tuo vero nome!” si mise a sedere con fatica.
Roderich si diresse verso la sua camera e disfò tutte le sue cose, mettendole in valigie di varie dimensioni, piangendo a dirotto. Quando finì raggiunse il fratello:
“Andrò a Venezia, non cercare di seguirmi.”
Portò con sé tutti i bagagli e aprì la porta, trovandosi davanti Heracles e Sadiq, che stavano aprendo la porta.
“Roderich…” disse Heracles vedendola piangere, dispiaciuto.
“Non chiamarmi con quel nome!” lo guardò in faccia la ragazza, a un centimetro di distanza.
Heracles si stupì. Non l’aveva mai vista così infuriata: era abituato alla dolce Roderich, quella che era indecisa, naturale e schietta.
“Ho scoperto che non mi chiamo così. Il mio nome è Rossella, e Roderich è mio cugino” affermò “Perciò me ne sto andando via, dalla mia amata Vienna…”
“Voglio venire con te, non te la caverai tanto facilmente da sola…” disse Heracles abbracciando Rossella.
“Ho badato alla casa per due anni da sola, perciò, me la caverò anche da sola!” si divincolò dall’abbraccio.
“Heracles ha ragione. Non puoi andare da sola in un posto così lontano, è troppo rischioso per una ragazza innocente come te, potrebbero rapirti, oppure di peggio…” disse Sadiq facendola riflettere sul suo comportamento.
Rossella abbassò lo sguardo: stava facendo la cosa giusta?
“Va bene,” sorrise “Potete venire con me. Fate i bagagli, partiremo domani”.
“E Roderich?” chiese Heracles.
Rossella sospirò. Guardò all’orizzonte e al sole che tramontava. “Andremo domani mattina, non posso ritornare a casa sua, sono appena tornata!”
“Allora andiamo a fare i bagagli, domani si va a Venezia!” disse contento Heracles. 


Bruder: Fratello

 
Note...
Accetto i pomodori di Antonio per questo capitolo di *Acero*! ^_^

Ci sono troppi dialoghi! >_<
Uff... >_< Sto capitolo non è convincente, vero Phan? ^_^
Kaito, Meiko, Miku, Rin e Len: Per noi è carina, ma come hai detto ci sono tantissimi dialoghi! ^_^
I miei assistenti: Idem! ^_^
Grazie tesori!!! *Sbaciucchia tutti*
P.S.: Questo è il tema della canzone (Sta ragazza è bravissima! O_O) =
http://www.youtube.com/watch?v=Pmt1Tl79pvI
FreezyKaito 

 
 

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Capitolo 6
*** Parte 6 ***


Heracles stava mettendo a posto le sue cose nell’enorme valigia di cuoio che aveva con sé. Rossella invece era seduta sul piccolo sgabello di legno della cucina a parlare con l’amico Sadiq, che le faceva tante domande. La cosa bella è che lui non rispondeva alle domande di lei; è come se non avesse dato importanza alla voce sprecata di Rossella.
“Secondo te, com’è la Repubblica di Venezia?” le chiedeva Sadiq guardando il camino di pietra, dove si spegneva la fiamma del fuoco.
“Bella, maestosa, regale…” diceva Rossella appoggiando il gomito sul davanzale della finestra.
Pioveva. Aveva iniziato a piovere da poco e faceva molto freddo.
“Non ti togli quel magnifico vestito?” chiese Sadiq alla ragazza, intenta a guardare la parte che si vedeva della città.
“Sì. Adesso vado a mettere la vesta da notte, ormai s’è fatto tardi… Penso di rimanere qui, stanotte” ha detto, alzandosi con fatica.
Si diresse verso la stanza dove Heracles stava preparando i bagagli per la partenza del mattino seguente.
Il ragazzo la notò e le chiese:
“Dove vai?”.
“Vado a cambiarmi d’abito, metterò la vesta da notte. Dormirò qui, oggi” affermò la ragazza, aprendo la valigia e prendendo l’abitino blu oceano, che le ricordava la giacca del cugino Roderich.
“Ah! Non lo sapevo!” si stupì Heracles chiudendo il valigione con fatica.

“Non ti sforzare, caro” diceva Elizaveta al suo amato.
Roderich blaterava qualcosa, che somigliava a “Dov’è?”
“Oh, se n’è andata” disse la signorina bagnando la pezza mettendola sulla fronte del nobile per l’ennesima volta.
“Cosa?” disse “Perché l’hai mandata via?”.
“Non l’ho mandata via: se n’è andata per impegni, così ha detto” si preoccupò Eliza.

Era notte fonda e Rossella non dormiva o, meglio, non riusciva a dormire. Heracles riposava beato: respirava lento, acciambellato su sé stesso…
Ad un certo punto aprì gli occhi.
“Non dormi?” le chiese.
“No” rispose secca Rossella.
Heracles aveva trovato il momento giusto per dirle cosa provava per lei. Allora si avvicinò un po’ a lei, visto che dormivano nello stesso letto, e le prese le mani.
“Rossella…” balbettava.
“Dimmi, Heracles” arrossì lei.
“Voi cosa fate per esprimere ad una persona il vostro amore?”
Rossella si stupì: non era mai capitata in una situazione del genere e non sapeva a che Santo votarsi.
“Beh… In genere le baciamo…” rispose lei un po’ a disagio.
Egli allora le prese il viso con delicatezza e la baciò. Rossella si sentiva un pesce intrappolato in una rete. Non poteva fare nulla.
“Io…” si ritrasse Heracles, imbarazzato “Scusami…”. Si voltò dall’altra parte per nascondere il rossore in viso.
Anche Rossella fece lo stesso, ma si girò di nuovo e lo abbracciò.
“Anch’io provo quello che provi tu, Heracles” disse lei sottovoce “Quindi, non tirarti indietro: se vuoi dirmi cosa provi, baciami di nuovo”.
Heracles si girò verso di lei, un po’ imbarazzato:
“Davvero?”.
Rossella annuì e il ragazzo obbedì: chiuse gli occhi, si avvicinò alle sue labbra e la baciò per un secondo, solo per un secondo.
“Questo è il mio primo bacio,” affermò Rossella “Non me lo sarei mai aspettato da te, che ci conosciamo da poco”
Heracles l’abbracciò e si mise a dormire, mentre Rossella chiudeva gli occhi tentando di prendere fiacca e prima di farlo, pensò:
“Heracles… Giuro che starò con te fino alla fine dei tuoi giorni”.

Il mattino dopo, Sadiq entrò nella loro camera:
“Buon…” si interruppe: li vide abbracciati con i volti vicinissimi e gli prese un accidente.
“Ma che cosa hanno fatto la scorsa notte?”
Li guardò attentamente: erano vestiti, niente capelli scompigliati, niente di quello che stava pensando Sadiq, che ad un certo punto rise di sé stesso.
“Perché penso queste cose? Sono solo dei ragazzini che si piacciono l’un l’altra!”
Allora Sadiq uscì dalla stanza e disse:
“Anrdò a preparargli la colazione, tra qualche ora il calesse con Toris e Feliks ci verrà a prendere!”

----------------------------------------> Noticine!
Germaniaaaa!!!
Lud: Sì?
Sparami!
Lud: *Punta la pistola*
Non dicevo sul serio! O_O
Seri... Accetto critiche, ma solamente per questa volta! XD
Scherzo, ovviamente! L'unica cosa che dico è che fa andare in bagno a vomitare, anche perchè io non sono brava a descrivere i momenti romantici... *Si pulisce la bocca (Perchè, intrerpretando Rossella, ha baciato Heracles)*
Heracles: Perchè, io non ti piaccio?
E perchè dovresti? XD
Alla prossima, da FreezyKaito *Eeeeetciùùùù!!!*
 

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