Cacciatori di fuoco

di Trestan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Beh, vorrei dirvi che questa è solo una prova, non so se continuerò la storia sinceramente. Vorrei sapere cosa ne pensate perchè non mi convince molto il tutto, probabilmente perchè non ho ancora un plot ben preciso... Aspetto commenti!!! Ora vi lascio alla lettura:
Simon si svegliò. Qualcuno lo stava chiamando: chinata su di lui c’era la piccola fata Bri tutta sorridente come suo solito.
“Svegliati, pigrone” gli disse dolcemente mentre lo osservava aprire gli occhi.
Il ragazzo sbuffò, stropicciandosi la faccia. Si passò una mano fra i biondi capelli e poi si alzò a sedere. Sbadigliò. Non aveva dormito un granché bene sdraiato per terra: quell’erbetta verde sembrava morbida e soffice, ma la terra era più dura del marmo, infatti, la schiena gli doleva.
Ormai era già giorno e spirava un lieve vento che agitava le foglie degli alberi intorno a loro. Il fuoco acceso la notte prima si era esaurito e non rimanevano soltanto che tristi ceneri e carboni. Tranne Bri, non c’era traccia degli altri.
“Vuoi muoverti? Siamo già pronti per partire” lo esortò la ragazza mentre si alzava “Ti aspettiamo fuori dal bosco, cerca di muoverti!”
“Si si…” Rispose svogliatamente il biondino. La guardò andarsene e sorrise nel vedere il suo accentuato movimento di anche. Che strana ragazza che era. Si ricordava ancora quando aveva trasformato il suo lupo in un semiumano: la ragazza aveva notato l’affetto tra lui e l’animale e per farlo felice aveva deciso di trasformarlo in uomo, ma il risultato non era stato il previsto. La fatina era un po’ imbranata, specie con la magia e l’ibrido che ne era uscito non era né uomo né lupo. Aveva avuto il dono della parola e la facoltà di camminare su due zampe, ma la sua fisionomia era sempre quella del lupo.
Raccolse la sua sacca e la sua spada, che legò alla schiena, e si immerse fra gli alberi. Camminò lungo un sentiero battuto e in pochi minuti fu fuori dal bosco. I suoi compagni lo stavano aspettando lì: Bri, Morpheus, il suo lupo, e Lyle, un elfo un po’ stravagante.
Morpheus era seduto a terra con la schiena appoggiata ad un tronco, col muso canino annusava l’aria. Nonostante la trasformazione alcune abitudini animalesche gli erano rimaste.
La ragazza era già a cavallo, la sua corta gonna svolazzava insieme ai suoi capelli castani. Era eccitata dalla partenza, ma lo era sempre per tutto, e non vedeva l’ora di mettersi in cammino.
“Andiamo, pelandrone! Muoviti!” lo accolse.
“Si si, con calma, non ci scappa niente”
L’elfo era anche lui a cavallo con Bri, ma il suo stile di equitazione era un po’ insolito: infatti, non sedeva rivolto verso il collo del cavallo, ma verso il sedere. Indossava un logoro gilet bordeaux e un paio di pantaloncini color crema, anch’essi in buone condizioni come il giustacuore. In testa portava un larghissimo cappello color arancio sorretto dalle lunghe orecchie verdi.
Il lupo si avvicinò su quattro zampe al suo padrone, che lo accarezzò, e lo seguì nel raggiungere il suo veicolo. La sua moto da corsa grigia lo aspettava lì, sorretta dal cavalletto. Simon le accarezzò il serbatoio come se fosse la sua dolce metà. Era la cosa a cui teneva di più, quella moto l’aveva pagata con i soldi guadagnati col duro lavoro.
La ragazza eccitata intanto continuava ad esortarlo a sbrigarsi, ma il biondino non ci fece caso e salì con calma sulla sua amata. Infilò la chiave con gentilezza e la accese. Il veicolo ruggì, indugiando un paio di volte: il motore era ancora freddo. Diede gas ancora qualche volta. Mentre aspettava che si riscaldasse, conversò un po’ con gli altri:
“Non capisco per quale motivo continuate ad usare un mezzo arcano come il cavallo…” espresse il suo dubbio il ragazzo.
“Non mi piacciono quelle diavolerie elettroniche e non sarei in grado di usarle” disse la ragazza.
“Chi lascia la vecchia via per la nuova, sa quello che lascia ma non sa quello che trova” commentò l’elfo con una delle sue perle di saggezza.
“Sarà…” il ragazzo non era affatto convinto da quelle motivazioni, ma preferì non portare avanti la discussione “Andiamo”
“Evvai! Era l’ora!” gioì la ragazza mentre dava di speroni. Il suo cavallo partì al galoppo
Simon inserì la prima e lasciò andare la frizione. La moto balzò in avanti come una pantere che si getta sulla preda. Morpheus gli correva accanto. Continuarono alcuni minuti a cavalcare in silenzio, poi alla giovane balzò alla mente un’idea eccellente, almeno a suo parere:
“Chi arriva ultimo è un pirla” e spronò il suo cavallo ad aumentare l’andatura.
Simon cambiò marcia e accelerò inseguendo il cavallo di Bri e Lyle, mentre Morpheus cercava di superarlo. Tutti sorridevano, quella gara li stava entusiasmando, tutti tranne Lyle, naturalmente, lui stava giocherellando con le sue dita, senza particolare interesse verso la corsa.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Venti anni fa accadde qualcosa che nessuno si sarebbe mai aspettato: l’uomo venne privato dell’accensione dei fuoco. Molti provarono in qualsiasi maniera possibile, ma nessuno ebbe dei risultati, nemmeno una scintilla, niente di niente. Alcuni dissero che era opera degli Dei e probabilmente era davvero così, pian piano questa notizia, diceria o no, si diffuse in tutto il mondo e venne ritenuta da tutti come vera. Ma gli uomini non potevano fare a meno dell’elemento rosso, una volta che si è abituati a qualcosa è difficile separarsene, così vennero istituite delle agenzie che si sarebbero occupate di recuperare del fuoco nelle sue manifestazioni naturali, l’unico possibilità di vedere le fiamme accese. Da quel momento cacciatori di fuoco, perché si vollero fare chiamare così, si gettavano negli incendi, nei temporali sperando di poter raccogliere il loro pane quotidiano. I paesi avevano bisogno di roghi, che a volte cercavano di tenere accesi addirittura per anni, anche se a volte la natura ci metteva lo zampino, confermando la teoria secondo cui erano stati gli Dei a privare del fuoco l’umanità; quindi si rivolgevano ai cacciatori di fuoco per averne, arricchendoli fuori misura. Presto quel lavoro diventò molto in voga e si crearono altre agenzie di ricerca.


Proprio durante quella maledizione di venti anni fa nacque Simon…

“Ho vinto io!” gioì la giovane ragazza appena varcò il portale della città, non sapeva che sia il ragazzo che il meta-lupo lo avevano lasciata vincere di proposito per renderla felice.
“Brava, brava, ma vediamo così ti darà Dante per aver distrutto il carro…” la derise Simon, immaginandosi già la faccia tutta rossa del loro capo.
“Ma non è stata colpa mia!!” cercò di scusarsi la ragazza.
“Beh, se tu non avessi organizzato quella gara, non saresti sicuramente finita in quel crepaccio con il carro, non credi?”
“Ma non l’ho fatto apposta, uffa!!!” Sbuffò e si giro dall’altra parte, mettendogli il broncio. Il ragazzo sorrise: era troppo buffa quando assumeva quel comportamento infantile.
“Muoviamoci” ruggì la ragazza e spronò il suo cavallo. In pochi minuti furono davanti al quartier generale della loro agenzia: una piccola porta di vetro che non veniva pulita da chissà quanti secoli li divideva dall’interno. Bri e Simon scesero dai loro mezzi, Morpheus li seguiva, mentre Lyle rimase in sella al cavallo.
“Lyle, fai la guardia alle nostre cose, mi raccomando” gli disse il biondino. L’elfo rispose alzando il braccio sinistro, ma riprese subito a giocherellare con qualcosa che il ragazzo non riuscì a vedere, non molto interessato al suo compito di vigilanza. Non troppo rassicurato il ragazzo aprì la porta ed entrò, gli altri lo seguirono. La stanza aveva la stessa condizione igienica del vetro, il pavimento era un insieme di piastrelle di documenti cartacei, il muro sembrava essere stato scambiato per un block notes ed era coperto di scritte di ogni tipo e colore. La scrivania era anch’essa coperta di fogli di vario genere e sembrava voler cadere da un momento all’altro. Un uomo grassottello e pelato stava seduto su una comoda poltrona, l’unica cosa risalente al secolo corrente, con i piedi appoggiati sull’unico spazio libero dello scrittoio.
“Oh, chi non muore si rivede, eh?” li accolse l’uomo, appoggiando le gambe al terreno.
“A quanto pare…” gli rispose il ragazzo sulla stessa scia ironica usata dall’altro.
“Siete pronti per il prossimo lavoro?”
“Psicologicamente si, ma tecnicamente non proprio” intervenne il meta-lupo.
“E perché di grazia?” chiese l’uomo perplesso, non riuscendo a capire quella che sembrava un’allusione. Simon spinse in avanti la fata che se ne stava dietro di loro, nascondendosi dalla vista di Dante. La ragazza era un po’ nervosa e la sua voce titubava ad uscire, poi trovò il coraggio:
“Beh, vedi, il carro ha avuto un piccolo incidente…”
“Quale piccolo incidente?” l’uomo iniziava a scaldarsi e ad arrossire in volto. Simon guardava la scena divertito.
“D-diciamo che è finito in un dirupo…” la sua voce era quasi un sussurro, ma quelle parole non scapparono all’uomo.
“Diciamo? Come ha fatto a finire in un dirupo?!? Ma lo sapete che è il quarto carro che distruggete in tre mesi? Come è possibile?” Il viso dell’uomo stava assumendo un colore violaceo e alcune piccole vene stavo affiorando sulla sua fronte.
“Dovresti calmarti altrimenti ti verrà un travaso di bile” lo schernì il ragazzo, ma l’uomo troppo infervorato non colse l’ironia.
“Ma che travaso e travaso! Io dovrei licenziarvi tutti!!!” Ma non lo avrebbe mai fatto, concluse il biondino nella sua mente, in fondo la loro era una delle migliori squadre che l’uomo possedeva, non poteva privarsene.
Dante si fermò un attimo, il suo viso si scolorì pian piano, poi apparentemente più calmo, riprese:
“Vi darò un’ultima possibilità, ma questa volta davvero l’ultima”
Questa frase l’aveva ripetuta ogni volta, ma loro facevano sempre parte dell’agenzia.
“Ma, vi avverto, se distruggerete un altro carro, vi buttero tutti e quattro in mezzo alla strada, intesi?”
“Si, capo” risposero i tre all’unisono.
“Bene…” Iniziò a rovistare sulla scrivania, alzando in aria foglie, penne e tantissima polvere. Ci mise un paio di minuti a trovare ciò che cercava, ma i nostri furono allietati dalla lunga sequenza si improperi lanciati dall’uomo.
“Oh, eccolo qua! Il villaggio di Murge ha richiesto un nostro intervento. Sapete cosa fare, no?”
“Certamente”
“Bene, andate in magazzino a prendervi un carro e mettetevi al lavoro”
Mentre uscivano, Dante si accese una sigaretta per calmarsi, riassumendo la sua posizione iniziale.
I nostri amici si ritrovarono per strada. Lyle era sempre sul cavallo a giocherellare, nemmeno notò la loro presenza. I tre fecero un centinaio di metri a piedi e si fermarono davanti ad un grande capannone, un immenso portone blu ne sigillava l’entrata. Una piccola scatola con un fessura albergava sull’entrata. Simon si avvicinò e vi introdusse una piccola tessera magnetica. La porta si aprì di colpo cigolando un po’.
A passo sicuro entrarono magazzino. La maggior parte dello spazio era vuoto, ma verso il fondo vi erano cinque carri e tre moto, proprio come quella di Simon. Il ragazzo e Morpheus inclinarono un carro e iniziarono a tirarlo. Quando furono fuori, il biondo gettò la tessera a Bri che si preoccupò di chiudere la porta. Ritornarono davanti all’agenzia, dove avevano lasciato le loro cose. Legarono il carro al cavallo e ripartirono di nuovo. Ha inizio una nuova missione.

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