Faith.

di Lustfulness
(/viewuser.php?uid=169913)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue. ***
Capitolo 2: *** Unexpected. ***
Capitolo 3: *** She didn't know. ***



Capitolo 1
*** Prologue. ***


Strano, potrei dire precisamente quando hai iniziato a piacermi.

Domenica notte, quando sono andata a letto e non riuscivo a dormire perché continuavo a pensare a quando ridevi.

A quando mi hai stretto la mano presentandosi, con quella strette forti che mi piacciono tanto.

Quando non riuscivo a smettere di sussurrare il tuo nome, ripeterlo senza dargli veramente voce, ma solo per sentire come si muovevano le labbra...

Quando se chiudevo gli occhi vedevo i tuoi, il tuo profilo.

 

E sono terrorizzata, sai?

Non mi sentivo così da tanto, tanto tempo.

Tutti questi castelli in aria e la musica di Taylor Swift come sottofondo.

Il bisogno di scrivere come ora per sfogarmi, perché parlarne con gli altri non è abbastanza... Perché dovrei solo dirlo a te, non ho mai pazienza da niente, mi ci butto a pesce in queste cose, anche se so che ne uscirò tutta rotta e malconcia.

 

Federico, Fede.

La fede che non ho mai avuto in vita mia, sembra uno scherzo che adesso debba volere te così intensamente.

Ti conosco da neanche due settimane, ma Dio solo sa come hai fatto a finire così dentro la mia pancia.

Sì, ancora non me la sento di dire che mi sei finito nel cuore, perché lì ci finiscono le persone che amo... Eppure innegabilmente sei nella mia pancia, altrimenti cos'è quel peso nuovo che ci sento dentro? Cosa sono quelle famose farfalle che mi ero quasi dimenticata esistessero e che provano a soffocarmi ogni volta che ti vedo?

Sarebbe davvero il caso di bere dell'acido e farle fuori tutte, prima che succeda qualcosa di sgradevole come piegarmi a metà per vomitartele tutte davanti.

 

Siamo solo all'inizio e quanto male mi stai già facendo, Fede.

Mi stai costringendo a scrivere per liberarmi di tutto, mi fai perdere il sonno, mi impedisci di vedere tutto quello che ti sta intorno... Sembra tutto sfocato quando ci sei tu, per non parlare della scossa che sento ogni volta che mi tocchi, rischio di rimanerci secca ogni volta.

Come puoi non accorgerti di niente?

Sto esagerando, eccome, posso appena dire che mi piaci e già sono presa male.

Tutti mi ricordano giustamente che devo dare tempo al tempo, ma io sono fatta così... Mille castelli in aria, fin da subito, sempre.

Immagino come sarebbe averti a fianco, come sarebbe andare in moto insieme, come potrei preoccuparmi quando sei in giro a fare volontariato e qualche pazzo potrebbe farti qualcosa.

Ma poi, come si potrebbe toccarti se non per stringerti e non lasciarti andare via?
Come si potrebbe pensare di farti male, quando il solo pensiero di rovinare qualcosa di così bello mi fa girare la testa?

 

Ok, esagero di nuovo.

Ma te l'ho detto (e anche tu me l'hai detto), sono pazza.

Non di te, non ancora.

Di un'idea, di un segnale, di una canzone.

Dell'idea di amore forse, non lo so.

Dell'idea delle tue spalle che mi abbracciano, non lo so...

Non so niente, potresti essere tutto o nulla.

Potresti rimanere quell'alito di voce che mi perseguita la notte e in qualche modo lo spero, perché l'idea di avere qualcosa di più che mi sfuggirà (di nuovo) mi fa venire voglia di urlare.

 

E ora sto per pubblicare tutto questo per tanti sconosciuti che non ti (ci) conoscono, che si faranno due risate pensando alle paranoie e alle illusioni di una ragazzina che non dovrebbe più esserlo, una ragazzina.

Però qualcuno potrebbe riconoscere la sua situazione e sentirsi sollevato per 5 minuti, oppure anche quelle semplici risate faranno bene.

 

Potrebbe essere una storia a cui nessuno si appassionerà o che invece avrà tanti sostenitori... Tranne noi.

Noi, ignari di tutto, non saremo mai i sostenitori di noi stessi.

 

E allora andiamo, Fede.

Stai con me, senti come parlo e scrivo di te, senti come vomito le mie farfalle.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Unexpected. ***


Secondo giorno di università ed è già stressata: alzatacce quando è ancora buio, treni in ritardo, vestiti scelti in fretta e furia ad occhi chiusi... 
Non è roba per lei, per una a cui piace prendersela sempre comoda, fare lunghi tragitti in macchina per cantare a squarciagola mentre la testa ondeggia a tempo.
Non è roba per lei stare stretta come una sardina su un treno sporco e scalcinato, dove la gente urla e ride.
Chi diavolo ha la forza di ridere al freddo delle sette di mattina?

La partecipazione alle prime due giornate di presentazione dei corsi è obbligatoria, come se tutti quegli studenti non sapessero cosa stanno per fare.
E' talmente difficile entrare in quella facoltà che uno ci pensa davvero, davvero bene prima di fare un passo simile: quando arrivano qui i ragazzi sanno già quasi tutto della loro vita e di cosa vogliono fare, conoscono corsi e piattaforme meglio dei professori stessi.
Sanno come compilare piani di studio e richieste per l'esonero dalle tasse, sanno come giostrare l'orario e quali sono le librerie universitarie convenzionate.

E' presto, forse quell'alzataccia non serviva e poteva prendere il treno dopo, ma non voleva davvero rischiare di perdersi qualcosa di importante: non è forse matematico che in quei due minuti si perda l'unica cosa davvero importante della giornata?

Arriva e si appoggia a un muro, svogliata, chiedendosi lei stessa come mai le manchi già la voglia di iniziare a studiare o di stare a sentire qualcuno che spiega.

Uno sguardo fugace alla sigaretta, già quasi finita... Eppure l'ha iniziata un secondo prima, com'è che le sigarette degli altri durano sempre di più?

 

Ehi, Diego!”

Ancora di salvezza, eccolo là: lo aveva conosciuto il giorno prima, insieme a Martina, capitati vicino per qualche strano scherzo del destino.

Ehi, buongiorno. Entriamo insieme?”

Certo. Hai visto Martina?”

No, ma di sicuro la becchiamo dentro.”

La sigarette finisce schiacciata sotto il piede, martoriata in mezzo a tutte le altre povere vittime di quell'attesa mattutina.

Salgono insieme, affiancati, parlando di corsi affini e opzionali; due dialetti tanto diversi, uniti da quella nuova avventura che sta appena iniziando e li coinvolgerà per tre anni.

I posti sono al primo piano in aula magna, già strapiena e capitanata da due professori non troppo ansiosi di iniziare come quei ragazzi che stanno loro di fronte.

Almeno stando là in alto lei e Diego possono illudersi di soverchiarli.

La noia non ci mette molto a sopraffarli, costringendoli e divertirsi con stupidaggini come il furto (subito restituito) di una giacca che lei credeva essere sua... Mentre era semplicemente scivolata alla malcapitata di fronte, ignara di tutto.

Un corso di storia, che lei non farà e Diego sì...

Uno di lingua dei segni che fa luccicare gli occhi di lei, mentre Diego giocherella annoiato col cellulare.

Un corso di letteratura che non interessa a nessuno e che sicuramente rende il confronto dei due dialetti che i due ragazza stanno compiendo molto più interessante.

Guarda che per fare l'interprete devi togliertelo quell'accento palermitano, signorino!”
“Parla lei. Non te ne accorgi perché sei poco lontana da casa, ma hai un modo buffo di parlare.”

Il confronto continua, si costruiscono orari e si parla di casa in affitto.

Lei non la prenderà, abita abbastanza vicino da potersi permettere di venire in treno ogni giorno... Poi presto avrà la macchina, quindi qualche volta ci scapperà un bel concertino privato mentre percorrerà quei 35 km in macchina.

Oddio, grazie al cielo è finita!”

Diego si alza, mentre lei si crede più divertente se scavalca la sedia... In effetti lo è, anche se rischia di rompersi una gamba. O due.

Scendono di sotto insieme, lei ormai convinta che non farà letteratura e lui che disprezza la sua scelta del Russo.

E' assurdo, non ci starai mai dietro se vuoi fare anche giapponese.”

Senti, parla per te: tu e il tuo tedeschino da niente, non ti piacciono le sfide!”

Ridono, lei ride con ancora più gusto... Senza sapere.

Senza sapere che solo una rampa di scale la separa dal momento.

 

Arrivano giù, lei crede che accendersi un'altra sigaretta sia il meritato premio per aver sopportato due ore di tale scocciatura; nel pomeriggio le cose avrebbero dovuto farsi più interessanti, se non altro.

Eccola, è Martina! Martina!”

Diego le tocca la spalla leggermente e li raggiunge.

Ragazzi, ciao! Non vi ho visti prima, dove vi eravate cacciati?”

Un tiro ed è lei a rispondere: “Eravamo su, siamo arrivati tardi. Che si fa, si pranza?”

Martina annuisce, entusiasta: è davvero carina, con quelle lentiggini e i capelli tanto scuri che si abbinano agli occhi, quasi fossero della stessa tonalità.

Sì, datemi un secondo che aspetto un ragazzo che ho conosciuto prima...”

Lei annuisce, felice di fare nuove conoscenze: sa che le serviranno, eccome.

Ma come si chiama ques...”

Oh, eccolo, andiamo! E' lui.”

 

Bam.

Un singolo, unico colpo al cuore.

Eccolo lì, bello, alto, con le spalle tanto grandi da poter abbracciare il mondo se solo lo volesse.

Ciao, scusate... Ero dentro a cercare la professoressa di cinese. Voglio fare cinese! Andiamo in segreteria a vedere se c'è?”

Lei, travolta da quelle parole, lascia cadere la sigaretta e la schiaccia a colpo sicuro, senza togliere gli occhi da lui; Martina e Diego si guardano, come per cercare conferma (negli occhi di lei non possono sperare in quel momento, proprio no).

Rispondono insieme, in una cacofonia di: “Andiamo, sì, certo, poi ci mangiamo qualcosa...”

Si ricorda anche lei che deve parlare, sì.

Parlare senza vivisezionarlo con lo sguardo, scorrendo sul suo addome ben scolpito che intravede lì, dove lo zaino con le sue cinghie tira la t-shirt e la fa aderire al corpo.

Sì, ci sta. Ci facciamo un giro in segreteria e poi si mangia!”

Anche troppo entusiasta, si avvia, con gli altri al seguito.

Sente la presenza di lui, che in qualche modo avvolge e sovrasta quella di Diego e Martina.

Lui la affianca, le chiede di dov'è.

Io? Ah, ehm... Qui vicino, 10 minuti di treno. Faccio su e giù.”

Anche io sono di qua vicino! Però ho preso casa qui, mi evito scocciature... Dall'accento mi pareva non fossi troppo lontana.”

Anche il tuo mi suonava familiare, buono a sapersi!”

Sai che il tuo paese lo conosco? Ci vengo sempre in bici...”

In bici fino là?!”

Faccio ciclismo eh.”

Ah, ok, si spiega tutto. Nel tuo paese invece ci abita una ragazza di cui ero amica, si è trasferita... E' tipo una mezz'oretta da me, no?”

Credo di sì, non tanto.”
Si sorridono e lei ancora non sa, non sa, non sa.

 

Salgono le scale di quella pittoresca facoltà, chiacchierando tutti del più e del meno, l'argomento dei dialetti pare fare molto scalpore e li tiene più uniti che mai.

La segreteria però e chiusa, pausa pranzo per tutti.

Lui sbuffa e lei lo guarda dispiaciuta, cercando di dargli una mano:

Magari apre dopo, quella di cinese ci sarà...”

No, macché, dice che è chiuso tutt'oggi! Diobò!”

Ridono, complici in quel dialetto che li unisce, dato che le loro case distano solo mezz'oretta di macchina.

Ragazzi, venite a vedere le graduatorie! Guardate quanti eravamo!”

Martina è incredula, a nessuno di loro sembra vero di avercela fatta; scorrono le graduatorie con le dita cercando i loro nomi e le loro posizioni... Ed è lì che viene loro in mente che non si sono presentati col nuovo arrivato. Che maleducati.

E' lei a prendere la parola, porgendogli la mano.

Che idiota, anche con Diego e Martina ho fatto così... Prima ci siamo messi a parlare, poi ci siamo presentati. Sono Cecilia.”

Federico.”

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** She didn't know. ***


 

Una giornata che trascorse tranquilla, in un nulla di fatto.

Ok, lei lo trovava carino, ma nulla di più: trovava carino anche Adam Levine, ma non per questo stava fantasticarci troppo sopra...

Che ne dite, si va a fare un giro in piazza?”

La proposta veniva da lui, da Federico.

Va bene, va bene.

E' carino, lei di certo non sta a fantasticarci sopra, ma non si rifiuta la proposta di un ragazzo carino.

La pausa pranzo è breve, per cui camminano veloci con una piadina in mano; Federico ne ha due.

Lei lo guarda e ride.

Che vuoi, finché non ingrasso. Tu non mangi?”

No, non ho fame.”

Più che altro lo stomaco le sembrava essersi ridotto alle dimensioni di una monetina, ma non ci faceva molto caso.

Diego e Martina sembravano non finire mai le domande da fare e da farsi, a cui gli altri due rispondevano, ansiosi di sapere qualcosa dei loro nuovi compagni e forse anche di loro stessi.

Come dice mia madre, per me tutte le corriere sono buone!”

Cecilia alza gli occhi al cielo, ricordando il modo tanto carino di sua madre di sottolineare che lei avrebbe fatto qualunque cosa pur di stare in giro...

Allora vieni a fare volontariato come me. Al pronto soccorso.”

Lo stomaco si restringe un po' di più, come se il cuore stesse cercando di scivolarci dentro senza riuscirci, per tornare dolorosamente alla sua posizione iniziale.

Tu scherzi, ma volevo farlo davvero...”

Fu lì, fu quella la prima volta in cui lo sentì... Il suono della sua risata.

Non un modo di ridacchiare sottovoce per scherzo, ma una vera risata.

Lo guarda come se non avesse mai sentito ridere nessuno in vita sua.

Però Bologna è un po' lontana.”

Beh, sono sicuro che c'è anche nella tua città. No?”

Che commento stupido. Che idiota che è stata. Credere che davvero la stesse invitando con lui.

Annuisce speranzosa, per un attimo, come in cerca di recuperare quei punti che ormai ha perso.

Cambiano felici argomento, senza pensarci più (e lei tira un sospiro di sollievo.)

 

Altro argomento gettonato, dopo i dialetti?

La scelta della seconda lingua.

Diego sceglie spagnolo, Martina non vuole abbandonare l'inglese... Cecilia ha già cambiato idea venti volte, ma ha deciso per il Russo.

Non sa cosa sia, una cosa di pancia, ma quella lingua l'attrae troppo.

Russo, decisamente russo. Lo adorerò, lo so.”

Oddio, bello Russo...”

Gli occhi di lei si spalancano ed incontrano quelli di lui, quasi timidamente, senza sapere che imparerà a farlo sempre più spesso e più spavaldamente.

Tu non volevi fare cinese?”

Eh, ma non lo so... Non lo so... Tu sei sicura? 100% russo?”

Sì, mi piacciono le sfide.”

Ride fra sé lui, come se lei avesse detto la cosa più divertente del mondo... Non se ne capacita lei, cosa ha detto di buffo?

Ma decide di tornare alla terra, in mezzo anche agli altri due e alle discussioni che si stanno aprendo su hobby calcistici e motociclistici... Manco a dirlo Federico ama le moto, argomento di cui lei non sa nulla.

Non capisce ancora perché le dia così fastidio e perché senta l'immediato bisogno di informarsi su tutte le moto esistenti al mondo, fino a riconoscerle dal solo rombo.

Ancora non lo sa.

Ed è così che siedono tutti vicini, quel pomeriggio, per seguire le ultime lezioni; scherzano insieme, cercano di costruire i loro orari e capire quali classi hanno in comune.

Si sbirciano ridendo quando la prof dice qualche cavolata e sorridono, come se fosse un segreto racchiuso fra loro 4.

Poi di nuovo l'aria, la fretta di Cecilia che ha un treno da prendere e la calma degli altri che possono andare a casa insieme.

Ragazzi, io vado! Ci vediamo domani, c'è linguistica direi...”

A domani!”

Le rispondono in coro, mentre lei già sta scappando via.

Le hanno sorriso tutti, ma lei ancora non lo sa...

Non sa che un sorriso le è rimasto più impresso degli altri.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1312879