Le Strane Relazioni di Miss Ginevra Weasley

di teabox
(/viewuser.php?uid=18213)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dove la storia ha inizio e dove parla Hermione Granger ***
Capitolo 2: *** Dove parla Severus Piton e si decide di fare visita a qualcuno ***
Capitolo 3: *** Dove parla Draco Malfoy e si scopre qualcosa di nuovo ***
Capitolo 4: *** Dove parla Harry Potter e si ascolta una confessione ***
Capitolo 5: *** Dove Hermione Granger parla di nuovo e la storia si avvia verso la fine ***
Capitolo 6: *** Dove la storia finisce e si scopre come andarono i fatti ***



Capitolo 1
*** Dove la storia ha inizio e dove parla Hermione Granger ***


Nota: vi rubo un istante, prima di cominciare.
• Ginny non compare nella lista dei personaggi (avevo già raggiunto quota cinque), ma se dà il nome al racconto, credetemi, un motivo c'è.
• E' una storia a più capitoli (sei, per l'esattezza). A dire il vero, non so bene cosa pensarne. Ma spero sinceramente che vi diverta almeno un poco.
• Dato che è già tutto scritto e non mi piace far aspettare, gli aggiornamenti saranno veloci.
• Che io mi ricordi, fin’ora in Harry Potter gli Auror vengono citati sempre e solo come generici Auror (ma potrei sbagliarmi, dato che la mia memoria non è un granché). A me serviva un capo, quindi mi sono inventata la carica di “Ispettore”.
• Buona lettura, spero!

Disclaimer: prendete la storia che segue. Togliete un po' di questo e un po' di quello. Ciò che rimane è tutto tutto di J. K. Rowling. Io ho solo giocato un po'.

Free Image Hosting at www.ImageShack.us

“Il pericolo non viene da quello che non conosciamo,
ma da quello che crediamo sia vero e invece non lo è”
(Mark Twain)


Le Strane Relazioni di Miss Ginevra Weasley
Un resoconto dei fatti, come capitò che avvennero, per fedele mano
di chi ne fu testimone



 

1. Dove la storia ha inizio e dove parla Hermione Granger


La Tana, Ottery St. Catchpole, Venerdì 12 Novembre

Non poteva vederlo dalla finestra di quella stanza perché gli alberi lo nascondevano, tenendolo al sicuro. Però sapeva che era lì, davanti a lui, in mezzo alla foresta. Il Lot.
Non era mai riuscito a capire perché lo chiamassero così, in fondo era poco più di una radura nel centro di un bosco. Eppure. Ricordava che sua nonna, quand’era piccolo, gli intimava sempre di non avvicinarcisi. “Ci vanno le streghe e gli stregoni”, gli diceva credendo, forse, di spaventarlo. Non sapeva, sua nonna, quanto poco effetto facessero quelle parole su di lui. Non immaginava, probabilmente, che in fondo non si può aver paura di qualcosa che si ha dentro.
«Ispettore?»
La voce di Putnam gli fece staccare gli occhi dalla finestra.
«Il Primo Ministro è qui, Ispettore.» Il giovane Auror si spostò dalla soglia della camera e lasciò entrare un uomo alto, dall’aria terribilmente stanca e con il viso segnato dalla preoccupazione.
«Primo Ministro», lo salutò l’Ispettore Knightley stringendogli la mano.
L’uomo scosse appena la testa. «Mi chiami Arthur, la prego. Non sono fatto per i formalismi.» Si guardò attorno evitando di fermare lo sguardo su qualcosa di preciso, prima di tornare a fissare l’Ispettore. «Lei... la troverà, vero? Ce la riporterà a casa?»
Knightley si mosse appena a disagio, spostando il peso da una gamba all’altra. «Farò del mio meglio, Primo Ministro. Ho già diffuso copie delle deposizioni che lei e sua moglie avete rilasciato e una descrizione di vostra figlia. I nostri uomini migliori sono a vostra disposizione e posso assicurarvi che faremo tutto quello che è in nostro potere per ritrovarla.»
Arthur Weasley sospirò e lasciò correre lo sguardo fuori dalla finestra. Forse sul Lot.
Sua figlia Ginevra era sparita quel pomeriggio.
Dove fosse, era ancora un mistero.

*

Ministero della Magia, Londra, Sabato 13 Novembre

Hermione Granger era arrivata al Ministero della Magia in prima mattinata. Il pallido sole di Novembre era appena visibile attraverso le nuvole che riempivano il cielo di Londra.
Davanti all’ascensore che l’aveva portata al secondo piano dell'edificio aveva trovato ad aspettarla un giovane Auror, che l’aveva condotta fino alla porta di un ufficio. La targhetta d’ottone recava inciso “E. Knightley, Ispettore Capo Auror, Divisione Londra”.
Il mago l’aveva quindi fatta entrare ed era uscito subito dopo, senza una parola, lasciandola sola ad aspettare. Cinque minuti più tardi era entrato l’Ispettore - un uomo dall'aspetto giovanile e piacevole che rendeva difficile dargli un'età precisa - che dopo pochi e veloci convenevoli, aveva subito cominciato a farle domande.
«Ci risulta che lei sia stata l’ultima persona ad aver visto Ginevra Weasley.»
«Non lo sapevo», replicò Hermione con un filo di voce.
«Potrebbe raccontarmi quello che si ricorda del vostro incontro?»
Lei abbassò un istante gli occhi, il tempo di fare ordine tra i pensieri. «Non c’è molto da dire, sinceramente. Ci siamo incontrate a Diagon Alley e siamo andate a prendere un tè insieme. Da Madame Chabotterie, vicino alla gelateria. Intorno alle quattro, credo. Stavamo parlando da un po’, quando disse di avere un appuntamento... doveva andare da qualche parte, credo. Così si alzò e se ne andò.»
L’Ispettore Knightley prese qualche appunto. «Ricorda che ore erano quando la signorina Weasley se ne andò?»
«Un po’ prima delle cinque, credo.»
«Di ieri, venerdì?»
«Ieri. Venerdì», confermò Hermione.
L’uomo picchiettò la superficie di legno della sua scrivania con la punta della piuma ancora sporca d’inchiostro. Sembrava riflettere. «Lei e la signorina Weasley eravate amiche, giusto?»
Hermione parve sorpresa dalla domanda. «Sì. Certo che sì.»
«Ma ultimamente non vi frequentavate molto.»
«Ecco, dopo la Guerra alcune cose sono...» Si guardò attorno, come se cercasse la parola giusta da qualche parte in quella stanza. «Cambiate. Alcune cose sono cambiate.»
«Parla forse della sua relazione con il fratello della signorina Weasley, Ronald?»
Lei spalancò gli occhi per lo stupore e arrossì un po’. «Lei come...? Cosa c’entra questo con Ginny?»
Knightley alzò appena le spalle. «Mi domandavo solo il motivo del suo allontanamento dalla famiglia Weasley. Come ha detto lei, alcune cose sono cambiate dopo la Guerra.»
Hermione non nascose un piccola smorfia indignata. «Se proprio lo deve sapere, allora sì. Fu per quello. Dopo che io e Ron ci siamo lasciati, mi sembrava inopportuno frequentare la casa dei Weasley.»
«Capisco», si limitò a rispondere l’Ispettore. Tornò a picchiettare la scrivania con la punta della piuma. «Lei dice “dopo che ci siamo lasciati”, ma intende “dopo che l’ho lasciato”. Corretto?»
La smorfia d’indignazione tornò, più accentuata, sul viso della ragazza. Ma prima di poter replicare, Knightley la bloccò con un gesto della mano.
«Non importa. Piuttosto, sarei curioso di sapere una cosa. E spero comprenderà che devo fare certe domande, in un caso come questo. Si sa poco, pochissimo, e ogni particolare potrebbe essere vitale. Quindi devo farmi un’idea il più chiara possibile della situazione.»
Hermione non rispose nulla, limitandosi a sostenere lo sguardo dell’Ispettore.
«Lei è mai stata gelosa di Ginevra Weasley?»
«Cosa?!», esclamò sbalordita Hermione. «Perché mai io... Cosa mai... Che motivo avrei...» Fece una pausa, socchiudendo appena gli occhi e ritrovando la calma. «Cosa vorrebbe insinuare, Ispettore?»
Knightley sorrise per la prima volta da quando era iniziato quel confronto. «Insinuare? Assolutamente nulla, signorina Granger. Come le ho già detto, è mio dovere farmi un’idea il più chiara possibile della situazione. Senza trascurare cose o... persone
Hermione fremette appena.
«Così, signorina Granger, riflettevo. Ginevra Weasley, carina, allegra, simpatica, ben voluta. Una ragazza popolare, se vogliamo usare questo concetto. Fidanzata con Harry Potter. Figlia del nuovo Primo Ministro della Magia. Mi perdoni la franchezza, ma mi pare che ci sia materiale più che sufficiente per esserne gelosi.»
«Sbaglia», replicò freddamente Hermione.
«Ai tempi di Hogwarts... lei era molto legata ad Harry Potter, giusto?»
Lei sembrò vacillare per un istante. «Sì, ma-»
«Eravate solo amici?»
«Certo che sì! Lui non-» Hermione si bloccò improvvisamente, senza finire la frase.
Knightley sorrise di nuovo. «“Lui non”. Ma lei
«Io... io non ho mai... mai. Harry e Ginny stavano insieme. Io stavo con Ron.»
L’Ispettore sembrò riflettere un attimo. Scribacchiò un paio di cose sul suo taccuino, quindi tornò a fissare Hermione. «Secondo lei come sono i rapporti tra il signor Potter e la signorina Weasley? Le sembrano una coppia felice?»
Qualcosa di veloce, indefinibile passò sul volto della ragazza. «Credo... credo di sì.»
«Perché crede
Hermione alzò appena le spalle. «Stanno molto insieme, sono molto uniti. Però io... ho sempre avuto la sensazione che qualcosa sia cambiato anche per loro, dopo la fine della Guerra.»
«Cosa glielo fa pensare?», domandò Knightley con interesse.
Lei non rispose subito. «Immagino sappia che Draco Malfoy era a casa dei Weasley in quel periodo.»
«Ne sono al corrente.»
Hermione esitò nuovamente. «Ginny... si dedicava molto a lui. Diceva che lo trovava interessante. Draco Malfoy interessante.» Fece una leggera smorfia. «Diceva che in fondo era come noi, solo meno fortunato, perché non aveva avuto dei genitori, dei fratelli o degli amici che gli avessero fatto vedere la differenza tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.»
«Lei non è di questa opinione?»
Hermione scosse appena le spalle. «Non lo so.»
Knightley rimase per qualche attimo in silenzio, poi si schiarì la voce. «Riguardo ieri, ricorda qualcos’altro? L’impressione che le ha fatto la signorina Weasley o se è successo qualcosa di insolito, magari?»
Lei sembrò sollevata dal cambiamento di soggetto. «Sembrava stanca, un po’ tesa, ma nel complesso la stessa Ginny di sempre. Ricordo che il modo in cui si alzò e se ne andò mi sembrò... improvviso.»
«Ha detto che le disse di avere un appuntamento.»
«Sì, ma... come spiegarlo? E’ stata solo un’impressione e potrebbe essere sbagliata.» Guardò l’Ispettore per un momento e poi sospirò. «Sembrava una scusa.»
Knightley alzò appena un sopracciglio. «Una scusa?»
«Sì. Come, come... non so come. Però l’impressione che ebbi fu quella. Infatti, la seguii con lo sguardo dalla vetrata della caffetteria. Così, per vedere dove andava.»
«E...?»
«E niente. Sparì in uno dei vicoli di Diagon Alley. Quello a pochi passi dalla caffetteria, che fa angolo con la libreria.»
L’Ispettore annotò qualcosa. «Altro?»
Hermione si fermò a riflettere un istante. «No. Non...» Si portò una mano alla tempia e la massaggiò appena. «Non vedo cosa possa avere a che fare con questa situazione, ma glielo dico lo stesso. Un momento dopo, da quello stesso vicolo è uscito un uomo.»
«Un uomo?»
Hermione accennò un sì con la testa. «Non lo vedevo da molto tempo, per questo mi colpì.»
«Lo conosce? Chi era?», domandò Knightley incuriosito.
«Il Professor Piton.»

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Dove parla Severus Piton e si decide di fare visita a qualcuno ***


Nota: un grazie di cuore a ginny89potter, Aurora, stellina-malfoy e cl33 per le vostre parole gentili. Grazie, grazie, grazie. E grazie mille anche a tutte le persone che hanno speso un attimo del loro tempo per fermarsi a leggere il primo capitolo.



2. Dove parla Severus Piton e si decide di fare visita a qualcuno


Ministero della Magia, Londra, Sabato 13 Novembre

«Nome?»
«Severus Piton.»
«Professione?»
«Attualmente sono in pensione.»
La piuma volò sul taccuino dell’Ispettore. «Dove si trovava ieri, tra le quattro e le cinque di pomeriggio?»
«Diagon Alley.»
«Motivo?»
«Visite di cortesia.»
Knightley lo guardò divertito. Di certo non sembrava il genere di persona che faceva visite di cortesia. Sorrise appena osservando incuriosito il bastone che l’uomo stringeva con entrambe le mani. Un bel bastone da passeggio, nero, con una lucente impugnatura argentea, di fattura squisita e con tutta l’aria di essere estremamente costoso. Qualcosa che non pensava che un ex insegnante in pensione si potesse permettere. Quindi, o il signor Piton era un ottimo risparmiatore con un gusto per le cose raffinate o...
«E’ un regalo.»
L’Ispettore riportò gli occhi sull’uomo che gli stava seduto di fronte. Gli era comparso un leggero sorriso, quasi un’ombra di divertimento sul viso. «Un regalo importante.»
Piton si limitò ad alzare appena le spalle.
«Ricordo di averne visto uno molto simile una volta», disse Knightley con finta leggerezza. «Lei conosceva Lucius Malfoy, se non sbaglio.»
Severus rimase impassibile. «Non sbaglia.»
«Aveva un bastone come quello, giusto?»
«No», replicò pacatamente Piton. «Aveva questo.»
Un istante di stupore passò sul volto dell’Ispettore. «Intende dire che quel bastone è quello di Lucius Malfoy?»
«Esattamente.»
Knightley strinse un po’ gli occhi. «E’ stato lui a regalarglielo?»
Severus, per la prima volta, sembrò esitare prima di rispondere. «No, la moglie.»
«La vedova Malfoy.»
«E’ quello che ho detto.»
L’Ispettore non fece alcun commento. Osservò ancora per qualche secondo il bastone, poi decise di andare oltre. «Lei conosceva Ginevra Weasley?»
«Sì, se con questo intende che è stata mia allieva ad Hogwarts. Non particolarmente brillante in Pozioni, ma con una discreta inclinazione per Difesa contro le Arti Oscure.»
«Che opinione aveva di lei?»
Piton parve spaesato da quella domanda. «In che senso?»
«Le era simpatica, antipatica, indifferente...», elencò Knightley con un vago cenno della mano nell’aria.
L’uomo parve squadrarlo con una certa sufficienza prima di rispondere. «Ero un professore ed ero ad Hogwarts per insegnare, non per avere simpatie o antipatie nei confronti dei miei alunni.»
«Ma con Harry Potter non è stato così, mi pare.» L’Ispettore alzò immediatamente una mano per fermare la risposta di Severus. «Del resto non siamo qui per parlare di lui, ma della signorina Weasley. Quindi... possiamo dire che Ginevra Weasley le era indifferente.»
«Sì», replicò Piton. Un monosillabo pieno di freddezza.
«Ieri, a Diagon Alley, ha avuto modo di incontrarla?»
Severus lo fissò per un istante. «Avrei dovuto?»
«Abbiamo un testimone che afferma di aver visto la signorina Weasley entrare in un vicolo dal quale, qualche attimo più tardi, sarebbe uscito lei.» Knightley accennò un sorriso. «Il buon senso farebbe pensare che vi siate dovuti incrociare per forza.»
Piton strinse con più forza il bastone. «Il buon senso è sopravvalutato, Ispettore. Specialmente di questi giorni. Comunque, non ricordo di aver incontrato Ginevra Weasley.»
Il sorriso di Knightley si fece appena più accentuato. «Curiosa scelta di parole, signor Piton. Potrebbe voler dire che non l’ha incontrata o», tornò a fare un cenno nell’aria, «che l’ha incontrata ma se ne è dimenticato
Severus non disse nulla, limitandosi a guardarlo con una punta di noia.
L’Ispettore intrecciò le dita delle mani e si appoggiò alla scrivania. «Queste visite di cortesia», disse calcando su quelle tre parole, «a chi le avrebbe fatte?»
«Vecchi conoscenti.»
«Potrebbe farmi qualche nome?»
Piton fece sparire una mano nel soprabito nero che indossava e ne estrasse un piccolo libretto ricoperto da uno spesso strato di cuoio scuro. Sfogliò le pagine velocemente fino a fermarsi su di una in particolare e, dopo una veloce lettura, alzò gli occhi sull’Ispettore. «Draco Malfoy.»
«Il figlio di Lucius Malfoy?»
«Conosce forse altri Draco Malfoy?»
Knightley sorrise freddamente. «No. Non ne conosco altri.»
Severus rimase in silenzio, aspettando la domanda successiva con l’aria di chi sapeva già cosa gli sarebbe stato chiesto.
«Come mai s’incontrò con Draco Malfoy?»
Le labbra di Piton si piegarono in un minuscolo sorriso divertito. «Avevo incontrato sua madre quella mattina e mi aveva pregato di riferirgli delle cose.»
L’Ispettore parve sorpreso e incuriosito. «Non poteva farlo la vedova Malfoy in persona?»
«Non si parlano più... molto.»
«La vedova Malfoy e suo figlio?»
«Sì.»
«Narcissa Malfoy è ricoverata al San Mungo, se non erro.»
«Esatto.»
«E il figlio non la va a trovare?», domandò l’Ispettore con una nota stupita, quasi incredula.
Piton l’osservò come se stesse valutando se fosse degno di una risposta più articolata oppure no. «Mi pare di averle già detto che i due non si parlano più molto.»
Knightley fu sul punto di chiederne il motivo, ma si trattenne. La cosa, in fondo, non era pertinente al caso su cui stava indagando e, comunque, c’erano già fin troppe cose da scoprire e verificare. Non c’era davvero la necessità di aggiungerne altre. «Anche se non ricorda di aver incontrato Ginevra Weasley, rammenta se è successo qualcosa di insolito ieri pomeriggio, nella presunta ora della scomparsa?»
Severus sospirò annoiato. «No, Ispettore. Sono uscito dall'appartamento di Draco Malfoy intorno alle cinque, mi sono fermato al Paiolo magico per circa dieci minuti e subito dopo sono rientrato a casa. E posso affermare con una certa sicurezza che in quell'arco di tempo non è successo niente di insolito. O di abbastanza insolito da catturare la mia attenzione.»
L’Ispettore represse un leggero moto di fastidio chiudendo il taccuino con un gesto secco. «Bene. Credo che sia tutto per ora. Ma la prego di tenersi a disposizione finché il caso non sarà chiuso. Potrei aver bisogno di farle altre domande.»
Severus si alzò con un movimento lento, appoggiandosi al bastone da passeggio con forza. «E se il caso non dovesse chiudersi?»
Knightley si alzò a sua volta e scrutò per l’ennesima volta l’uomo che gli stava davanti. «Non si preoccupi, signor Piton. I casi si chiudono sempre, in un modo o in un altro.»

*

Ministero della Magia, Londra, Sabato 13 Novembre

Pochi minuti dopo l'Ispettore Knightley fece chiamare Putnam, il giovane Auror che da qualche tempo era il suo assistente.
«Ispettore?»
Knightley era ancora in piedi, lo sguardo fuori dalla finestra incantata del suo ufficio. «Sappiamo dove abita Draco Malfoy?»
Putnam estrasse un taccuino dalla sua mantella e cercò tra i suoi appunti. «Sì, Ispettore. Diagon Alley.»
Knightley sospirò appena. «Andiamo a fargli una visita, allora», disse girandosi verso il giovane Auror. «Di cortesia, ovviamente.»
Rise leggermente.
E Putnam, perplesso, si domandò il perché.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Dove parla Draco Malfoy e si scopre qualcosa di nuovo ***


Nota: assicuro che i bigliettini avranno un senso, alla fine.
Di nuovo, un grazie di cuore a flori, de_pi, *stellina-malfoy*, Aurora e cl33, tanto gentili da lasciarmi un commento. Mille volte grazie.
E, di nuovo, mille grazie anche a tutte le persone che sono andate avanti con la lettura.




3. Dove parla Draco Malfoy e si scopre qualcosa di nuovo


Diagon Alley, Londra, Sabato 13 Novembre

L’Ispettore Knightley non ne fu particolarmente sorpreso. In fondo, un po’ se lo aspettava.
Lui e Putnam si erano materializzati davanti all’abitazione di Draco Malfoy e Knightley l’aveva notata subito. La libreria che faceva angolo in quella strada. Per curiosità e per scrupolo si era spinto fino all’imbocco del vicolo, che sbucava sulla via principale di Diagon Alley, e lì aveva avuto la conferma di quello che aveva immaginato. Quasi di fronte, a non molti passi da dove si trovava, poteva vedere l’insegna della caffetteria dove Hermione Granger aveva detto di essersi fermata con Ginevra Weasley. Vicina, c’era la gelateria.
Quindi, senza ombra di dubbio, quella era la strada che la ragazza aveva preso venerdì pomeriggio e da cui era uscito Severus Piton.
L’Ispettore si voltò e vide Putnam aspettarlo paziente davanti all’edificio dove sarebbero dovuti entrare. Sospirò appena osservando l’elegante palazzo antico. «A quale piano hai detto che abita?»
«All’ultimo, Ispettore. L’attico.»
«Perché non sono sorpreso», mormorò lui, cercando tra i campanelli quello giusto da suonare.

Quando aveva visto Draco Malfoy per la prima volta, l’Ispettore si era trovato davanti un ragazzo pallido, magro e dall’aria tormentata. Gli era bastato guardarlo per qualche momento per capire che sarebbe stato il genere di persona capace di fare grandi cose o di bruciarsi con le proprie mani. Ed era stato difficile, a quel tempo, comprendere da che parte si stesse dirigendo il ragazzo, cosa nascondesse negli occhi freddi e nell’aspetto esangue.
Ora non rimaneva nulla di quel passato nella persona che gli aveva aperto la porta, se non forse una vaghissima ombra di qualche cosa in fondo allo sguardo.
Si era trovato davanti un giovane uomo dall’aria rilassata e sicura di sé, vestito con semplicità ma accuratezza. Una versione più giovane, più sana di Lucius Malfoy. Aveva stretto la mano a Knightley e al suo assistente e li aveva invitati ad entrare, introducendoli in un’ampia stanza arredata con gusto e ordine. Quello che in fondo ci si poteva aspettare dall’appartamento di un ragazzo cresciuto nel lusso e nella raffinatezza.
Sembravano stonare, in quell’ambiente, solo alcuni scatoloni raccolti in un angolo, alcuni per metà ancora vuoti e altri già pieni di oggetti imballati.
Draco Malfoy doveva aver colto lo sguardo dell’Ispettore perché, sedendosi sul divano che occupava il centro della stanza, aveva sorriso quasi con l’aria di scusarsi. «Sto per trasferirmi.»
L’Ispettore e Putnam si accomodarono di fronte al ragazzo e Knightley lo guardò con aperta curiosità. «In una zona di Londra più tranquilla?»
«A dire il vero lascio l’Inghilterra. Anzi, dico addio a tutto il Vecchio Continente.» Si appoggiò allo schienale morbido della poltrona in una posa rilassata, tranquilla.
«Quindi si trasferisce in America?»
Draco accennò un sì.
«E posso chiederle il motivo?»
Il ragazzo sorrise cordialmente, ma a Knightley non era sfuggita la leggera ombra che gli era passata sul viso. «Ho bisogno di cambiare aria. Prendere le distanze da alcune cose.» Fece una piccola pausa. «Da alcune persone.»
L’Ispettore immaginò si riferisse alla madre, ma non ritenne opportuno indagare oltre. In fondo era lì per ben altre questioni. Ma prima di aver modo di introdurre il motivo della visita, Draco riprese a parlare.
«Non ho mai avuto modo di ringraziarla.»
Knightley lo guardò accennando un sorriso. «Non ce n’è ragione.»
Putnam, seduto accanto all’Ispettore, osservò con curiosità il ragazzo e il suo capo. Non aveva idea di cosa Draco Malfoy dovesse ringraziare l’Ispettore Knightley.
«Invece c’è. Se non fosse stato per lei, probabilmente io non sarei qui, oggi.» Draco alzò le spalle con un gesto quasi rassegnato. «Sarei ad Azkaban ad aspettare di morire... o già morto, magari.»
Knightley scosse appena la testa e Malfoy rise leggermente. «Mi ricordo ancora le sue parole, quando il Wizengamot stava cercando di decidere cosa farne di me. Lei disse che ero solo un ragazzo che si era trovato invischiato in qualcosa di più grande di lui. Troppo grande. Che non sapevo veramente quello che dicevo e facevo. Che non ne avevo idea. Che avevo commesso degli errori, ma non ne ero completamente colpevole.»
«Spero di non essermi sbagliato», replicò pacatamente l’Ispettore.
Draco rise di nuovo e aprì le braccia. «Non sembro forse un bravo ragazzo?»
Knightley sorrise. «Sì, lo sembra
Malfoy colse la sfumatura di quella risposta e ne parve divertito. Quindi appoggiò le braccia sulle gambe e si piegò un po’ verso l’Ispettore e il suo assistente. «Bene. Ma forse ora dovreste dirmi perché siete qui. Ammetto di essere piuttosto curioso.»
«Si tratta di Ginevra Weasley.» Knightley fece una piccola pausa. «Immagino l’abbia saputo. E’ sparita.»
La sorpresa colpì il viso del ragazzo. Sembrò gli ci volle un attimo prima di poter parlare. «Non lo sapevo. Non ho comprato il giornale negli ultimi giorni, quindi... ma quando è successo?»
«Crediamo tra il pomeriggio e la sera di ieri.»
Malfoy si passò una mano tra i capelli spettinandoli, ma senza dare l’impressione di curarsene. «Com’è successo?» domandò con un filo di voce.
Putnam stava per aprire il suo taccuino, probabilmente per fare un resoconto veloce dei fatti, ma la mano di Knightley lo fermò. «Non lo sappiamo ancora di preciso. Per questo siamo qui. Cerchiamo di fare chiarezza, raccogliere informazioni, possibili elementi.»
Draco inspirò profondamente. «Chieda quello che vuole.»
«Prima di tutto vorrei che mi dicesse dov’era ieri pomeriggio, tra le quattro e le cinque.»
«Ero qui a casa mia. E' venuto a trovarmi un mio ex insegnante, ieri. Dato che non c’eravamo messi d’accordo su di un orario preciso, avevo deciso di restare a casa tutto il pomeriggio. Credo proprio che arrivò intorno a quell’ora.»
«Il nome?»
«Piton. Severus Piton.»
Putnam annotò qualcosa sul taccuino e aspettò la domanda successiva dell’Ispettore.
«Lei conosce Ginevra Weasley, se non ricordo male. Dai tempi di Hogwarts.»
Il ragazzo annuì. «Abbiamo frequentato la scuola insieme per qualche anno, ma lei è più piccola di me.»
«Non eravate amici» constatò Knightley.
L’accenno di un sorriso sfiorò le labbra di Draco. «No, non eravamo amici.»
«Però...»
«Però niente, Ispettore», continuò Malfoy con un mezzo sospiro. «Non lo siamo mai stati, neanche dopo. Del resto era un po’ difficile, con le premesse che ci portavamo dietro da anni. Più che altro, forse, abbiamo smesso di essere nemici.»
Knightley sembrò riflettere su quelle parole. «Dopo che il Wizengamot la dichiarò innocente, lei rimase solo, giusto? Con suo padre deceduto e sua madre ricoverata al San Mungo, intendo. Perciò, dato il suo... passato e nonostante fosse maggiorenne, venne messo sotto la tutela dei Weasley, se non ricordo male.»
«Sì. Rimasi da loro per un po’.» Draco era tornato ad appoggiarsi allo schienale della poltrona.
«Fu allora che lei e la signorina Weasley», agitò un po’ una mano nell’aria, «smetteste di essere nemici
«Sì. Ma non dall’inizio. I primi tempi furono...», esitò cercando la parola giusta. «Furono strani, se capisce quello che voglio dire. A quel tempo, poi, anche Potter stava da loro.» Scrollò le spalle. «E’ stato strano.»
«Capisco, capisco.» L’Ispettore lasciò scorrere lo sguardo lungo la stanza per qualche istante, prima di farlo tornare sul ragazzo. «Ha avuto modo di incontrare Ginevra Weasley di recente?»
Malfoy strinse appena gli occhi. «Non esattamente.»
«Può essere più chiaro?»
«Il mio appartamento, come ha visto, è nel centro di Diagon Alley e lei capitava spesso da queste parti. Ci siamo incrociati qualche volta.»
«Vi siete mai fermati a parlare? Le ha mai detto niente o ha notato qualcosa di strano in lei?»
Draco abbassò lo sguardo, riflettendo. «Non abbiamo mai parlato tanto. Saluti, qualche domanda di cortesia, cose così. Però... qualche giorno fa, lunedì credo, è successo qualcosa.» Guardò l’Ispettore, che lo invitò a continuare. «La incontrai fuori dal Ghirigoro, la libreria all’angolo della strada. Piangeva.»
Putnam, che negli ultimi minuti non aveva smesso di prendere appunti, si bloccò all’improvviso. «Piangeva?» domandò sorpreso.
Malfoy spostò lo sguardo sull’Auror. «Sì, piangeva.»
«Ne conosce forse il motivo?» chiese l’Ispettore incuriosito.
«Glielo domandai, ma lei mormorò qualche parola che non capii. Io, del resto, non sono mai stato bravo in queste cose. Però», disse alzandosi dal divano e avvicinandosi ad una libreria ancora piena di volumi, «immaginai che c'entrasse questo.» Prese dal mezzo di una pila di libri una copia della Gazzetta del Profeta e la porse all’Ispettore. Era vecchia di quasi una settimana ed era aperta sulla pagina delle notizie mondane e dei pettegolezzi.
Una foto di Harry Potter spiccava nel centro. Sembrava essere stata scattata in un parco dove, seduto su di una panchina, il ragazzo parlava animatamente e stringeva la mano di una giovane strega dall’aria familiare. Il titolo dell’articolo implicava in modo piuttosto evidente e maligno che ci fosse qualcosa tra i due.
Putnam osservò il viso della ragazza. «Ma non è Hermione Granger?»
«Sembrerebbe proprio di sì», rispose in un sussurro Knightley. Alzò gli occhi su Malfoy. «Perché pensa che questo avesse a che fare con quella situazione?»
Draco alzò appena le spalle. «E’ solo una mia ipotesi. Ginny aveva in mano una copia della Gazzetta, quando la incontrai. E tempo prima, quando stavo ancora dai Weasley, ebbi modo di vedere alcune cose... ho semplicemente fatto due più due.»
«Che genere di cose ha visto?»
Malfoy sembrò riflettere per qualche momento. «Mai niente di eclatante, solo piccole cose. Mi ricordo, però, che una volta sentii per caso una conversazione tra Ginny e sua madre. Le confessò di essere un po’ infastidita dall’atteggiamento della Granger. Diceva che stava sempre attaccata ad Harry e si comportava come se fosse lui il suo ragazzo e non Ron. Effettivamente, da quel che ricordo, era sempre con loro. Poi io mi trasferii dalla casa dei Weasley e venni a stare qui, perciò non so se successe altro dopo. So solo che un paio di settimane più tardi i due si lasciarono.»
«Hermione Granger e Ronald Weasley?»
«Sì, certo. Per quanto ne so Ginny e Potter non avevano alcuna intenzione di lasciarsi. O almeno Potter era di questa idea.»
L’Ispettore alzò un sopracciglio. Riconsegnò il giornale al ragazzo e lo fissò. «La signorina Granger ha negato qualsiasi coinvolgimento, oltre all’amicizia, con Harry Potter.»
Malfoy sorrise ironico. «E lei pensa che se invece fosse vero il contrario, lo direbbe comunque a qualcuno? In fondo Potter è fidanzato con Ginny e nella posizione in cui lui è adesso, questo sarebbe uno scandalo di proporzioni enormi. Se lo immagina? Altro che articoletti da ultima pagina buoni solo per la colonna dei pettegolezzi.»
Knightley annuì. «Certo, capisco quello che vuole dire.» Fece una piccola pausa, ragionando su qualcosa. «Un attimo fa ha detto che Potter non aveva intenzione di lasciare la signorina Weasley. Pensa invece che lei fosse di questa idea?»
Draco rimase in silenzio per qualche istante, quindi sospirò quasi rassegnato. «Quando la incontrai fuori dal Ghirigoro, la portai qui perché non sapevo che altro fare.»
«Questo non ce l’ha detto, prima.»
«Perché non ci siamo arrivati, prima. Sono stato interrotto.» Lanciò un’occhiata veloce a Putnam e riprese a parlare. «Le offrii qualcosa da bere, ma non volle nulla. Sembrava...», parve avere difficoltà a trovare la parola giusta. «Con il cuore spezzato, se mi permette una perifrasi poetica. Pianse un altro po’, mormorando qualche parola. Ma ricordo chiaramente che un paio di volte disse “lo devo lasciare”.»
«Si riferiva a Potter?» chiese Knightley.
Malfoy alzò appena le spalle. «Non lo so, Ispettore. Io non glielo chiesi e poco dopo lei si scusò e se ne andò.»
«Rivide la signorina Weasley dopo quel giorno?»
«No.»
L’Ispettore lasciò vagare per l’ultima volta lo sguardo nella stanza, quindi si alzò stancamente. «Credo che sia tutto per ora. Grazie per il tempo che ci ha concesso.»
«Nessun problema, Ispettore.» Gli strinse la mano e poi quella dell’assistente e li accompagnò entrambi alla porta. «Avete già sentito Potter?»
«Non ancora.» Guardò fuori dal lucernario che si apriva sul soffitto del pianerottolo. Era quasi buio fuori e le prime stelle si affacciavano timide. «Probabilmente domani. Lei quando ha intenzione di partire?»
«Tra tre giorni.»
«La pregherei di rimanere a nostra disposizione finché rimane qui.»
«Capisco», replicò Malfoy serio. Rimase sulla soglia del suo appartamento per qualche istante ma, sul punto di rientrare, fu bloccato dalla voce dell’Ispettore.
«Mi scusi, un’ultima domanda.» Era fermo a metà della rampa di scale che portavano al piano inferiore. «Lei che idea si è fatto di Harry Potter?»
A Draco venne quasi da ridere. «Non credo di essere la persona più adatta a rispondere a questa domanda.»
Knightley sorrise e lo invitò a rispondere comunque.
Malfoy ci pensò. «Potter è... Potter. Ha sconfitto il Signore Oscuro, riportato la pace nel Mondo Magico e salvato tutti noi da un terribile futuro.» Il sarcasmo era evidente nelle sue parole. Scrollò le spalle, quasi si volesse togliere di dosso qualcosa di fastidioso. «Non posso tessere le lodi di Potter, se è questo che mi chiede. A me non piace. Ma, che dire? Forse aveva ragione lui.» Allargò le braccia, come per arrendersi a qualcosa di più grande. «Forse la vita è davvero migliore così. Lo disse alla fine della Guerra, giusto? Da domani tutto sarà diverso.» Sorrise, una nota divertita sulle labbra. «E Potter non è certo tipo da raccontare bugie.»

*

Diagon Alley, Londra, Sabato 13 Novembre

Quella sera lungo Diagon Alley, scansando distrattamente i maghi e le streghe che affollavano ancora la strada, l’Ispettore Knightley sembrava più taciturno del solito. Non aveva detto una parola da quando avevano lasciato l’appartamento di Draco Malfoy e Putnam continuava a lanciargli occhiate perplesse e incuriosite.
L’assistente era un bravo Auror. Sapeva di avere ancora molte cose da imparare, ma se la cavava discretamente lo stesso. Soprattutto, era una delle poche persone che sapevano quando potevano parlare e quando, invece, era meglio stare zitti. Tuttavia, pur sapendo che quello era uno di quei momenti in cui bisognava solo tacere - l’Ispettore, infatti, sembrava profondamente immerso nelle sue riflessioni - Putnam non riuscì comunque a trattenere una domanda. «Ispettore?»
Knightley rispose con un mugugno.
«Non crede che avremmo dovuto chiedere a Draco Malfoy di rimandare il suo viaggio?»
L’Ispettore non rispose subito e quando lo fece, lo fece con una domanda. «Perché?»
«Beh, il caso è stato appena aperto e sono ancora tutti potenziali sospetti, no? In fondo, non sappiamo ancora nulla di preciso...»
Knightley sorrise al suo assistente. «Ecco il nodo nel problema, Putnam. Sono tutti potenziali sospetti, ma non abbiamo nulla contro nessuno di loro, per il momento. Nulla contro Hermione Granger o Severus Piton o Draco Malfoy o... Harry Potter, per quel che ne sappiamo.»
L’Auror sembrò quasi indignato da quella possibilità. «Lo so che dovremmo giudicare tutti allo stesso modo, Ispettore, ma francamente ho difficoltà ad immaginare Harry Potter fare qualcosa di criminoso, contro la sua fidanzata per giunta. Merlino, lui ci ha salvati tutti!»
Knightley sospirò. «Già, ci ha salvati tutti.»
«Draco Malfoy, invece...»
L’Ispettore lanciò all’assistente un’occhiata ammonitrice. «Non facciamo l’errore di farci guidare dai pregiudizi, Putnam. Per quanto ne sappiamo, Draco Malfoy è solo un ragazzo che è stato per qualche tempo ospite dei Weasley e che conosceva la loro figlia solo superficialmente. Quindi su quali basi dovremmo fermarlo? Perché i due si sono incrociati qualche volta qui a Diagon Alley? O perché lui ha provato a consolarla quando l’ha trovata in lacrime?» Sospirò. «O forse c’è stato qualcosa in quello che ha detto che ti è parso strano?»
«No, Ispettore», rispose Putnam scrollando le spalle infastidito. Era insoddisfatto. E deluso, in qualche misura. Perché sapeva che c’era stata una parte, dentro di lui, che aveva sperato ardentemente di trovare un collegamento concreto tra Malfoy e il caso. Uno qualsiasi. Tanto per avere una scusa qualunque per spedirlo ad Azkaban.
E invece l’Ispettore sarebbe andato ad interrogare Harry Potter, il giorno seguente.
In che razza di mondo vivevano.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Dove parla Harry Potter e si ascolta una confessione ***


Nota: contenta che i bigliettini vi divertano.
Torno a ringraziare di cuore, di cuore, di cuore Aurora, GiO91, de_pi, *stellina-malfoy*, _kiaretta_ (le frasette sono una specie di gioco che avrà senso alla fine), Pallina (certo che voglio la tua opinione! Speravo che qualcuno si lanciasse in un'ipotesi e tu l'hai fatto! Grazie!) e PlatinumDragon. Le vostre parole mi hanno regalato enormi sorrisi. Mille grazie per il tempo che avete speso per lasciarmi la vostra opinione.
E ancora davvero grazie mille anche a tutte le persone che si sono fermate a leggere il terzo capitolo.




4. Dove parla Harry Potter e si ascolta una confessione


La Tana, Ottery St. Catchpole, Domenica 14 Novembre

La cucina dei Weasley era abbastanza grande da contenere almeno dieci persone, ma in quel momento erano solo due ad occuparla. Forse era per quello che sembrava vuota in maniera così desolante.
L’Ispettore Knightley osservò il ragazzo che gli stava seduto di fronte. Era la terza volta nella sua vita che aveva modo di parlare con Harry Potter. Il ragazzo a cui molti dovevano la propria vita. Knightley compreso.
«Qualche novità, Ispettore?»
«Non esattamente, signor Potter. Ronald Weasley ha confermato che eravate qui insieme, venerdì pomeriggio, ma su questo non c’erano dubbi. Abbiamo dovuto controllare perché così vuole la procedura, come sa. Tuttavia, avrei bisogno di chiarire alcune cose con lei.»
Harry parve sorpreso da quell’affermazione. «Mi dica.»
«Sarò franco, signor Potter. Sono emersi degli elementi potenzialmente interessanti e ho bisogno del suo aiuto per far luce su alcuni punti. Prima di tutto sulla sua relazione con la signorina Weasley.»
La sorpresa aumentò sul viso del ragazzo. «Siamo fidanzati, ma questo lo sa. Vogliamo sposarci.»
«Certo, ma quello che vorrei che mi dicesse è come andavano le cose tra di voi.»
Harry parve perplesso. Intrecciò le dita delle mani e le appoggiò in grembo. «Eravamo... siamo felici insieme.»
Knightley estrasse dal suo mantello il taccuino e una piccola piuma. «Ci sono mai stati diverbi o qualche litigio fra di voi?»
«No, non... non proprio. Ovviamente tutte le coppie devono affrontare qualche difficoltà, di tanto in tanto, no? Ma sono momenti che abbiamo sempre superato.»
Knightley aggrottò appena la fronte e giocherellò per un istante con la piuma. «La signorina Weasley è mai stata gelosa?» L’Ispettore vide Potter completamente spiazzato dalla domanda. «Beh, lo si potrebbe comprendere, non crede? In fondo lei è Harry Potter. Con il suo nome e nella sua posizione, riceverà di sicuro molte attenzioni da maghi... e da giovani streghe attraenti, immagino.»
«Ginny si fida di me», replicò lui con un tono asciutto, freddo.
Knightley accennò un leggero sorriso. «Questa non è esattamente una risposta alla mia domanda.»
Harry alzò gli occhi e li fissò in quelli dell’Ispettore. Sembrò cercarvi qualcosa o forse tentare di capire dove volesse arrivare. Esitò. Poi si arrese. «Sì. C’è stato un periodo in cui è stata gelosa.»
«E aveva motivo di esserlo?»
Lui abbassò lo sguardo, appoggiandolo sulle sue mani intrecciate. «Sì. Ne aveva motivo.»
L’Ispettore tornò a cercare qualcosa nel mantello e ne estrasse una copia della Gazzetta del Profeta. La mostrò al ragazzo, che reagì irrigidendosi appena. «E’ stato difficile procurarselo. A quanto pare questo numero è andato a ruba.»
«E’ solo spazzatura», replicò Harry irritato. Evitò con accuratezza di posare lo sguardo sulla foto che lo ritraeva in compagnia di Hermione Granger e spinse il giornale lontano da sé.
«Pare che la signorina Weasley non la pensasse così», disse pacatamente Knightley.
Il ragazzo sembrò imbarazzato. «Non ne parlai subito con Ginny, sottovalutando la questione. Fu un errore.»
«Cosa fu un errore? L’aver sottovalutato la questione o», fece un vago cenno con la mano, «la questione di per sé?»
Harry guardò l’Ispettore con disarmante tristezza. «Entrambe le cose, immagino.»
Lui gli sorrise con comprensione e gentilezza. «Forse farebbe meglio a raccontarmi tutto fin dall’inizio, signor Potter.»
Harry sospirò ancora una volta. Si prese un istante. Quindi, cominciò a parlare. «Successe non molto dopo la fine della Guerra. Per me... per tutti non fu facile tornare alla vita normale. Sembrava impossibile credere che tutto fosse realmente finito.» Knightley annuì. «Io stavo qui alla Tana, in quel periodo. Ron era da poco uscito dal San Mungo ed era stato portato qui per finire la convalescenza. Hermione era con lui. Malfoy era ospite dei Weasley già da qualche tempo, credo. Ginny era l’unica, a parte forse il signor Weasley, a parlare con lui, ogni tanto. Ricordo che diceva che, secondo lei, Malfoy era un po’ come un orologio rotto. Bastava trovare l’ingranaggio bloccato e poi sarebbe tornato a funzionare normalmente. Per questo gli parlava o, quanto meno, ci provava. Ginny, lei... è così. Non è il genere di ragazza che si arrende alla prima difficoltà o perde la voglia di tentare.» Harry scosse appena la testa. «A quel tempo io... ero ancora ossessionato dalla guerra, dalla paura, dal ricordo di quello che avevamo dovuto superare. E lei era sempre al mio fianco, sorridente, allegra. Cercava in tutti i modi di distrarmi, di aiutarmi. Era così... viva. » Spostò lo sguardo di lato, imbarazzato e colpevole. «Non lo sopportavo. O, meglio, provavo fastidio. Ero infastidito dal modo in cui lei sembrava aver già superato tutto, la Guerra, i morti, le scelte. Lei aveva già ritrovato la sua felicità, mentre io ero stato lasciato indietro, a vedermela ancora con il passato.» Guardò l’Ispettore. «Ero solo invidioso. E stupido. Non avevo capito che lei lo faceva per me. Che si faceva vedere forte e allegra per me, perché mi potessi appoggiare a lei fin quando ne avessi avuto bisogno.» Alzò una mano e si scostò dei capelli dalla fronte, scoprendo involontariamente la cicatrice. «Una sera ne parlai con Hermione. Lei mi capì. Provava le stesse cose, mi disse, quello stesso fastidio ogni volta che vedeva qualcuno sorridere o ridere. Non ero io che sbagliavo, ripeteva, ma erano gli altri che non capivano. Io... mi sentii sollevato. Non ero l’unico, capisce? Non ero solo. E lei sembrava l’unica a comprendere. Così... così...»
Knightley sospirò appena. «Quanto durò la sua relazione con la signorina Granger?»
Harry sembrò essere colpito da un pugno. Trattenne il fiato e un leggero brivido gli scosse il corpo. «Poco. Due settimane, circa», rispose in un sussurro. «Sapevo fin dall’inizio che era sbagliato. Dopo i primi giorni volevo già darci un taglio, ma non ne fui capace. Poi Ginny cominciò a sospettare qualcosa e io mi decisi a chiudere la cosa.»
L’Ispettore prese qualche appunto, prima di tornare a parlare. «La signorina Granger come prese la sua decisione?»
Harry allargò un po’ le braccia. «Non bene all’inizio, ma alla fine comprese. Però, credo una settimana più tardi, lasciò Ron.»
«E le cose tra lei e Hermione Granger tornarono come prima?»
«Più o meno. C’era dell’imbarazzo all’inizio, ma lo superammo con il tempo.» Harry tamburellò nervosamente le dita sul tavolo per qualche momento, prima di interrompersi improvvisamente. «Ispettore, lei non crede che Hermione possa aver fatto qualcosa...»
Knightley strinse un po’ gli occhi. «Al momento non credo ancora nulla, signor Potter. Ma lei lo ritiene possibile?»
«No, certo che no!» esclamò lui quasi scandalizzato.
L’Ispettore sorrise e un istante più tardi picchiettò con un dito sulla copia della Gazzetta ancora aperta tra loro due. «Cosa mi dice di questo?»
Harry si tolse gli occhiali appoggiandoli sul tavolo e si massaggiò la radice del naso. «Hermione mi contattò poco meno di due settimane fa. Disse che voleva parlarmi di persona. Sembrava nervosa. Fissammo di incontrarci ad un parco di Primrose Hill la domenica successiva, ma non dissi niente a Ginny. Dopo i sospetti che aveva avuto quell’estate, le cose tra noi due erano diventate un po’... delicate. Proprio allora stavano tornando alla normalità e temevo che se le avessi detto che dovevo incontrarmi con Hermione, lei avrebbe voluto venire con me o avrebbe chiesto spiegazioni. E a quel punto non avrei potuto fare altro che raccontarle la verità. E io... non volevo perderla.» Riprese gli occhiali e li indossò nuovamente. «Le raccontai che andavo a trovare un amico. Lei mi credette. E lunedì uscì quell’articolo. Con quella foto.»
«Poteva dire alla signorina Weasley che aveva incontrato Hermione Granger per caso», gli fece notare Knightley.
«Ci provai», rispose lui con un mormorio sommesso. «Vidi Ginny quella sera stessa, ma lei non mi volle ascoltare. Disse di sapere tutto e che era stanca di essere presa in giro. Disse che non aveva mai creduto che potessi essere capace di certe cose. Disse che l’avevo ferita e umiliata. Voleva lasciarmi.» Strinse con più forza le mani intrecciate e le nocche delle dita sbiancarono. «Cercai di farle cambiare idea, le parlai e la pregai e alla fine lei mi disse di aver bisogno di un po’ di tempo per riflettere.» Un piccolo sorriso amaro gli comparve sulle labbra. «Quando la nave affonda ci si attacca anche all’ancora, giusto?»
«Poi cosa successe?», domandò l’Ispettore prendendo appunti.
«Non la sentii per un paio di giorni. Riuscii a parlarle giovedì sera e mi disse di dover andare a Diagon Alley il giorno successivo.»
«Le disse il motivo?»
Harry sembrava esausto. «Disse solo che si doveva incontrare con qualcuno», rispose quasi in un sussurro. «Se solo avessi chiesto di più, se solo non avessi commesso quell’errore, tutto questo... tutto questo non...» Si prese la testa tra le mani, incapace di finire la frase.
Knightley si sporse in avanti e appoggiò una mano sulla spalla del ragazzo, rimanendo in silenzio. Restarono così per una manciata di secondi e quando Harry sembrò riprendersi, l’Ispettore si alzò lentamente dal tavolo. «Per adesso può bastare, signor Potter. Comprendo la sua difficoltà, ma cerchi di farsi forza. E se le venisse in mente qualcos’altro, non esiti a mettersi in contatto con me.»
Lui annuì.
Knightley esitò un istante. «Mi tolga ancora una curiosità, signor Potter. Di cosa parlò con la signorina Granger quando v’incontraste?»
Harry, a disagio, spostò lo sguardo lungo la cucina dei Weasley. «Disse di essere incinta. E di non essere sicura di chi fosse il padre.»

*

Bloomsbury, Londra, Domenica 14 Novembre

Più tardi, quando finalmente fece ritorno al suo appartamento, l’Ispettore Knightley aveva un forte mal di testa. Si tolse il mantello e lo buttò sul divano con noncuranza. Ne uscì il taccuino pieno degli appunti che aveva preso negli ultimi giorni.
Tante informazioni, pensò, e siamo ancora in un vicolo cieco.
Il mal di testa sembrò aumentare e, inaspettate, gli tornarono alla mente le parole di Draco Malfoy.
Potter non è certo tipo da raccontare bugie.
Evidentemente lo conoscevano tutti molto poco.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Dove Hermione Granger parla di nuovo e la storia si avvia verso la fine ***


Nota: mille e ancora mille grazie a de_pi, ginny89potter, Aurora (ottima intuizione sui bigliettini), Rox4nne (complimenti a te per l'illuminazione) e PlatinumDragon (non impazzire, per carità, non ne vale la pena). Profondamente grazie per le parole lasciate e per il tempo speso per lasciarle.
E nuovamente grazie di cuore anche alle persone che hanno letto la quarta parte.
Ci siamo quasi, penultimo capitolo.




5. Dove Hermione Granger parla di nuovo e la storia si avvia verso la fine


Ministero della Magia, Londra, Lunedì 15 Novembre

Quando Hermione tornò al Ministero della Magia, non trovò nessuno ad attenderla fuori dall’ascensore. Per un istante fu tentata di girarsi ed andarsene, ma sapeva fin troppo bene che non sarebbe servito a nulla.
Percorse velocemente il corridoio che si allungava davanti a lei e si fermò di fronte all’ufficio dell’Ispettore Knightley, bussando e aspettando di essere invitata ad entrare.
Pochi minuti più tardi, seduta davanti all’Ispettore, si chiedeva ancora se non fosse stato un errore.
«Confesso di essermi un po’ meravigliato quando ho ricevuto il suo messaggio, signorina Granger», le disse Knightley sorridendole affabilmente.
Hermione non replicò, ma si mosse un po’ a disagio sulla sedia che aveva occupato.
«Di cosa voleva parlami?», chiese l’Ispettore osservandola. Ma, dato la ragazza rimaneva in silenzio, riprese a parlare. «Forse le è venuto in mente qualcosa? O magari vuole rettificare qualcosa della sua precedente deposizione?»
Hermione appoggiò lo sguardo sulla scrivania di Knightley senza, tuttavia, alzarlo fino al viso dell’uomo. «Sì. Qualcosa del genere.»
«Forse riguarda la natura dei suoi rapporti con il signor Potter?»
Lei alzò finalmente gli occhi. Stupore, una nota di vergogna, un po’ d’imbarazzo. «Sì.»
L’Ispettore sospirò. «Voi due siete stati amanti.»
«...sì.»
«Poi il signor Potter ha deciso di chiudere la storia.»
«Sì.»
Knightley prese un numero della Gazzetta del Profeta e lo appoggiò di fronte ad Hermione. «Poi scoprì di essere incinta.»
Lei tremò. «Come...?»
«Me lo ha riferito il signor Potter ieri sera.»
Hermione si morse un labbro, trattenendo a fatica le lacrime.
«Non era... non è sicura di chi è il padre», aggiunse l’Ispettore con un tono tranquillo, pacato. La vide scuotere lentamente la testa. «Signorina Granger, le farò di nuovo una domanda che già le feci quando parlammo per la prima volta.» Appoggiò le braccia sulla scrivania e si sporse un po’ in avanti. «E’ mai stata gelosa di Ginevra Weasley?»
Lei prese fiato, esitando un momento prima di rispondere. «Sì, un po’, tempo fa... dopo la Guerra. Lei ed Harry stavano insieme, ma Ginny non lo capiva. Non sapeva quello di cui Harry aveva bisogno. Io sì. Io l’ho sempre saputo. E poi tutta quella disponibilità nei confronti di Malfoy. Era assurda. Lui era stato sul punto di rovinare tutte le nostre vite e lei... lei...» Strinse i pugni e i lineamenti del viso s’indurirono. «Lo trattava come un amico. Non era di nessun aiuto ad Harry, ma trattava Malfoy come un amico.» Tremò appena. Poi, però, sembrò scuotersi al suono delle sue stesse parole. «Ma Ispettore io non... non...»
Knightley la fermò con un gesto della mano. «Stia tranquilla, signorina Granger. Per il momento non abbiamo ancora intenzione di prendere provvedimenti contro di lei o chiunque altro.»
Hermione sembrò rilassarsi leggermente. Si passò una mano sul viso, poi tra i capelli e infine l’appoggiò sulla scrivania. «Quel venerdì... mi chiese lei d’incontrarci.»
«Come?»
«Mi aveva mandato un gufo due giorni prima, chiedendomi se potevamo vederci a Diagon Alley. Disse che voleva parlami di qualcosa.»
L’Ispettore sembrò vagamente seccato. «Questo non me l’aveva detto.»
«Pensavo non fosse rilevante.»
«Lasci decidere a me cos’è rilevante e cosa non lo è, signorina Granger.»
Hermione abbassò gli occhi solo per un attimo, prima di riportarli su Knightley. Era chiaramente infastidita da quel rimprovero.
«Di cosa parlaste?»
Lei lasciò cadere lo sguardo sulla foto della Gazzetta in cui era stata ritratta insieme ad Harry. «Parlammo di quest’articolo e dei... sospetti che Ginny aveva.» Tamburellò piano le dita sulla scrivania, quasi senza fare rumore. «Mi disse che sapeva quello che era successo. Io cercai di negare, le dissi che aveva frainteso il rapporto tra me ed Harry, ma lei mi fermò. Mi disse di non prenderla per un’ingenua e che era stanca di fare la parte della stupida. Disse che sapeva che tra me ed Harry c’era stato qualcosa e immaginava anche cosa. Poi... mi chiese se ero incinta.»
Knightley fu sorpreso da quelle parole. «Come faceva a saperlo?»
Hermione scrollò appena le spalle. «Me lo domandai anch’io dopo, ma sul momento non glielo chiesi. Ero troppo stupita da quella domanda, credo.»
«Lei cosa rispose?»
«Le dissi di sì, che ero incinta, ma che il padre era Ron. Non potevo certo dirle che...» Non finì la frase, lasciandola sospesa nel silenzio della stanza.
«Poi cosa successe?» domandò l’Ispettore annotando alcune cose sul suo taccuino.
Lei sospirò. «Rimase per qualche istante in silenzio. Aveva il viso pallido, cinereo. Gli occhi, cielo... gli occhi parevano enormi.» Scosse la testa al ricordo. «Dopo un attimo mormorò qualcosa come “aveva ragione” e disse di dover andare. Non so dove, non lo disse... io pensai fosse solo una scusa per allontanarsi, perché semplicemente si alzò e lasciò la caffetteria, senza aggiungere altro.»
«Ma disse “aveva ragione”?»
Hermione accennò un sì. «Penso volesse dire che l’articolo aveva ragione. Quello che c’era scritto.»
Knightley rifletté per un istante. Appuntò qualcosa. «Quindi imboccò la strada di fronte alla caffetteria e lei non la vide più.»
«Sì», mormorò Hermione sommessamente. «Non la vidi più.»

*

Ministero della Magia, Londra, Lunedì 15 Novembre

Quella sera, prima di lasciare il suo ufficio al Ministero della Magia, l’Ispettore osservò con frustrazione un foglio di pergamena con un elenco di nomi. La calligrafia di Putnam, che aveva redatto la lista, era precisa e lineare.

“Venerdì 12 Novembre

Hermione Granger - mattina presso Ufficio per la Cooperazione Internazionale Magica (confermato); pomeriggio, incontro con Ginevra Weasley (confermato), commissioni a Diagon Alley (confermato) e rientro a casa (confermato)

Severus Piton - mattina presso San Mungo, visita a Narcissa Malfoy (confermato); pomeriggio, incontro con Draco Malfoy (confermato), sosta al Paiolo magico (confermato) e rientro a casa (confermato)

Draco Malfoy - mattina, commissioni a Diagon Alley (confermato); pomeriggio e sera presso abitazione (confermato)

Harry Potter - mattina con il Primo Ministro (confermato); pomeriggio con Ronald Weasley, figlio del P. M., presso l’abitazione dei Weasley (confermato); sera, rientro a casa (confermato)

Nessun altro (parenti o amici) sembra aver visto o incontrato la signorina Weasley venerdì 12 Novembre, tra le quattro e le cinque del pomeriggio.”

*

Londra, tempo dopo

Le ricerche di Ginevra Weasley continuarono per qualche altro mese.
Poi, verso l’inizio della primavera, la figlia del Primo Ministro della Magia fu dichiarata “non rintracciabile”. Un modo come un altro, concordavano i più, per non dire che era scomparsa e che, probabilmente, nessuno l’avrebbe più rivista. Sparita, diceva qualcuno. Morta, diceva qualcun’altro.
La notizia continuò ad apparire sulla Gazzetta del Profeta per un po’ di tempo, scivolando lentamente dalla prima pagina del giornale all’ultima, finché non sparì del tutto. Ma nei salotti e negli angoli delle strade, un folto numero di streghe più o meno giovani amavano ancora scambiarsi false indiscrezioni, mezze bugie, una schiera di “ho sentito dire” e “sarebbe un segreto, ma”. E, nonostante le numerose versioni della faccenda che erano in circolazione, su di un punto tutte sembravano concordare. Era successo qualcosa tra la “povera Ginevra Weasley” ed Harry Potter. Qualcosa di così terribile che aveva indotto la “povera Ginevra Weasley” a togliersi la vita. In qualche angolo nascosto di Knockturn Alley, magari, dove tutto quello che vi succedeva rimaneva sempre segreto.
Irrimediabilmente, quando questo concetto veniva espresso, tutte le streghe annuivano e sospiravano appena, profondamente affrante per almeno cinque secondi, fino a quando una di loro non offriva “un altro po’ di tè o magari una fetta di torta, cara?”
Così la conversazione si spostava sul tempo o su come fosse difficile trovare ancora un buon elfo domestico, mentre la “povera Ginevra Weasley” veniva dimenticata. Almeno fino all’incontro successivo.

Il fascicolo che raccoglieva il materiale del suo caso fu chiuso, sigillato, siglato e depositato in un archivio un po’ polveroso ma ben ordinato del Ministero della Magia. Il cartello di quella sezione recava la scritta “Casi Insoluti”.
L’Ispettore Knightley aveva sospirato accostando la porta dell’archivio e lasciandoselo alle spalle.
Come aveva detto a Severus Piton all’inizio di quelle indagini, tutti i casi si chiudono, in un modo o in un altro.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Dove la storia finisce e si scopre come andarono i fatti ***


Nota: voilà, ci siamo.
I ringraziamenti sono alla fine, questa volta.




6. Dove la storia finisce e si scopre come andarono i fatti


Spinner’s End, Inghilterra, un giorno, due anni più tardi

Spinner’s End era l’infezione dentro un taglio. Tutta la città era una brutta cicatrice che spiccava nella altrimenti verde campagna inglese, ma Spinner’s End... era il buco nero. Nessuno ci si avvicinava, se non costretto. Nessuno ci abitava più.
Solo il vecchio Firey si rifiutava ancora di lasciare la sua catapecchia in quella strada; ma, del resto, tutti in città sapevano che quell’uomo era sempre stato un po’ matto.
Tuttavia, a chi aveva voglia di ascoltarlo, Firey finiva sempre e comunque per dire che non era l’unico matto, lui, ad essere rimasto ancora lì, a Spinner’s End.
C’era una casa, in fondo alla strada, a qualche centinaio di metri da quella del vecchio Firey. Una casa malandata, da cui non usciva mai nessuno e da cui si poteva sentire qualche rumore solo di notte. Topi, dicevano al vecchio Firey, o qualche volpe, magari.
Ma il vecchio Firey sapeva che non era così.
Era arrivata una lettera, tempo prima. Il postino l’aveva lasciata sulla soglia della porta, non osando bussare, ed era scappato. Era rimasta lì per tutto il giorno. Poi era arrivata la notte e quindi di nuovo la mattina. La lettera era sparita.
E i topi e le volpi non sanno leggere, no?

*

Spinner’s End, Inghilterra, un giorno, due anni più tardi

Severus Piton, alla debole luce del caminetto acceso e di una lampada ad olio, si passava tra le mani una lettera che aveva aspettato per un po’ di tempo. Nonostante l’indirizzo fosse stato scritto a macchina e non ci fosse nessun mittente sul retro della busta, sapeva con certezza chi gliela aveva mandata.
Strappò senza impazienza la carta e ne estrasse qualche foglio sottile, ripiegati con cura l’uno nell’altro. Apparentemente sembravano normalissimi fogli bianchi, come se qualcuno si fosse stupidamente divertito a spedire delle pagine vuote. Ma dopo un istante, senza stupore, Piton vide le parole cominciare ad apparire, riempiendo fittamente le carte che teneva in mano.

*

Professor Piton,

le scrivo questa lettera per darle la spiegazione che le promisi anni fa.
Partirò dall’inizio, sperando così di darle un quadro il più preciso possibile di quello che avvenne e del perché avvenne.
Cominciò l’estate che seguì la fine della Guerra. Come sa, il Wizengamot mi affidò ai Weasley per un periodo “rieducativo”, come venne definito. Le prime settimane furono come me le ero immaginate. Avevo deciso di collaborare, per quanto mi fosse stato possibile, nella speranza di potermene andare via di lì velocemente, ma in sostanza io ignoravo loro e loro ignoravano me. Non c’eravamo messi d’accordo, ma immagino che a tutti sembrasse l’unica soluzione accettabile in una situazione tanto assurda. A tutti tranne che, a dire il vero, a Ginny. Ginevra Weasley. Sembrava l’unica, in casa Weasley, a considerare la mia presenza lì, nella sua famiglia, come un fatto reale e non un’allucinazione passeggera o una strana illusione ottica. Era l’unica a guardarmi in faccia quando, durante i pranzi e le cene, ci riunivamo nella cucina dei Weasley. Lei mi passava le cose, quando gli altri si limitavano a spingerle verso di me. Lei mi chiedeva se volevo qualcosa, invece di lasciare i piatti in mezzo alla tavola perché mi servissi in silenzio. Se in quel periodo non mi convinsi di essere diventato invisibile, fu soprattutto grazie a lei.
Non saprei dire quando Ginny iniziò a venire da me, perché quando mi accorsi che per lei era diventata un’abitudine, succedeva già da qualche tempo. Bussava alla porta, entrava, si sedeva vicino alla finestra e cominciava a parlare. Non ci furono mai grandi discorsi fra di noi, piuttosto era lei che sosteneva gran parte della conversazione chiacchierando di tutto quello che le passava per la testa. Non mi fraintenda, Professore. Non provavo niente per lei, a quel tempo. Anzi, la trovavo decisamente fastidiosa. Io cercavo di dare una logica a quella situazione e lei, invece, finiva solo per toglierla, la logica, ridicolizzarla. M’irritava il solo vederla. E sentirmi irritato da lei, mi faceva arrabbiare ancora di più. Se bastava una qualsiasi Ginevra Weasley, mi dicevo, per togliere senso ai miei valori, allora ero ben poca cosa. Allora davvero non valevo niente, come mi avevano detto altri, prima.
La verità, Professore, è che quando il mondo intorno a te crolla, è fin troppo facile e ovvio aggrapparsi all’unica persona che si dimostra un po’ gentile. L’unica persona che ti fa ancora sentire un essere umano e non una specie di mostro o di fantasma.
Arrivò poi un pomeriggio in cui Ginny mi chiese di accompagnarla in un posto. Nel mezzo del bosco vicino a casa dei Weasley si trova una piccola radura, un cerchio delle streghe (o “il Lot”, come lo chiamano ad Ottery St. Catchpole). Ginevra mi spiegò che lo usavano le streghe soprattutto per celebrare il ciclo delle stagioni, i riti di continua morte e rinascita della terra. Mi spinse nel mezzo del cerchio e mi disse di ascoltare, di sentire. Disse che anch’io ero morto, in qualche modo, e stavo giusto incominciando a rinascere. Ricordo che rise dicendomi di cercare di rinascere meglio di quello che ero stato. Ginevra divenne “Ginny” per me, quel giorno. Ovviamente solo nella mia testa. Nelle parole (quelle poche che dicevo) non usavo mai nomi e non mi riferivo mai a nessuno in particolare.
Poi successe. Una sera vidi Potter ed Hermione Granger baciarsi. Provai un moto di rabbia improvviso e fui sul punto di andare da Ginny e dirle tutto. Invece aspettai qualche giorno, cercando di avere un’idea più chiara di quello che stava succedendo. E alla fine, invece di parlare con Ginny, decisi di andarmene. Arthur Weasley mi diede il permesso quasi con sollievo, senza farmi domande. Io, del resto, non avrei neanche saputo cosa dirgli. Perché vede, Professore, se me ne andavo era soprattutto perché non sopportavo più quella situazione. Ero terrorizzato da quello che sapevo che stavo iniziando a provare per Ginny. Non volevo niente del genere, per nessun motivo. Così pensai che la soluzione ideale fosse andarmene, staccarmi da lei con la speranza che sarebbe bastato quello a dare un taglio a sentimenti scomodi.
Non fu così semplice. La incontravo spesso a Diagon Alley, troppo spesso per riuscire in quello che volevo fare. Iniziai ad informarmi discretamente su di lei e sulla sua vita. Mi dicevo che finché mi tenevo a distanza, nell’ombra, ero al sicuro dal resto. Potevo permettermi di assicurarmi che fosse felice e serena, se non andavo oltre a quello. Poi capitò l’incidente dell’articolo sulla Gazzetta del Profeta. Credo che sappia a quale mi riferisco. Trovai Ginny fuori dal Ghirigoro, quel giorno. Era in lacrime. La portai a casa mia e lasciai che si sfogasse. Poi, prima di riuscire a fermare le parole, le confessai quello che sapevo. Quello che avevo visto quella sera d’estate a casa dei Weasley e quello di cui ero stato informato da poco. Hermione Granger era incinta e forse il padre era Potter. Lei sembrò crollare. Cadde sulle ginocchia e mi guardò incredula, come se fossi un pazzo. Cercai di convincerla che le stavo dicendo la verità, ma lei si allontanò da me infuriata. Lasciò il mio appartamento e io credetti che non l’avrei rivista mai più. Mi sbagliavo, Professore.
Tornò da me, la notte del giorno dopo. Una figuretta pallida e tremante. Disse che aveva litigato con Potter la sera prima e che non sapeva cosa fare. A chi chiedere consiglio. A chi credere. Le dissi di mandare un gufo ad Hermione Granger, il giorno successivo, e di parlare con lei. Capivo che non potesse avere fiducia in me, le dissi, e quindi che verificasse da sola. Tutto quello che doveva fare era chiedere alla Granger se era incinta e sentire la sua risposta. Cercai di metterla in guardia, però. Non credere che non ti mentirebbe, le dissi. In fondo ha già tradito la tua fiducia una volta. Ginny sembrava titubante e io provai ad insistere. Le dissi che forse, in fondo, era inutile, perché sicuramente la Granger le avrebbe risposto che sì, era incinta, ma che il figlio era di Ron Weasley e che lei e Potter erano solo amici ed era Ginny che si stava immaginando tutto. Lei sembrò scossa da quelle parole. Ricordo il suo sguardo fisso su di me, in bilico tra l’incredulità e il dolore e la rabbia. Se ne andò. E io iniziai a mettere in moto tutto.
Poco più tardi contattai lei, Professore, e le feci quella richiesta che la sorprese tanto. Ricorda? Le chiesi di procurarmi due biglietti aerei per New York e di andare da mia madre, al San Mungo, e prenderle l’anello della famiglia Malfoy che era stato di mio padre. Quello che lei conservava come una reliquia, ma che a me serviva per reclamare la mia eredità. Ginny mercoledì mandò un gufo ad Hermione Granger e venerdì s’incontrarono. Lei, Professore, venne da me quello stesso giorno per portarmi quello che le avevo chiesto e fu allora che le promisi che prima o poi le avrei spiegato tutto.
Si ricorda come titolava la Gazzetta il giorno dopo? “Scomparsa la figlia del Primo Ministro della Magia”. Mi venne quasi da ridere quando lessi quell’articolo. Soprattutto perché a me bastava allungare una mano per sfiorare Ginny. Ma questa è un’altra parte della storia che lei non conosce, Professore.
Intorno alle cinque di quel venerdì, Ginny arrivò da me. Era sconvolta. Mi disse che avevo ragione, che la Granger aveva negato tutto, a partire dalla relazione con Potter fino alla possibilità che lui fosse il padre del bambino che aspettava. Scoppiò a piangere tremando in maniera incontrollabile. Io feci l’unica cosa che potevo fare in quel momento. L’abbracciai. Lei pianse ancora più forte, poi sembrò placarsi lentamente.
Professore, lei mi conosce, sa che genere di persona sono. Di grandi sentimenti non ne ho mai veramente avuti. Ma in quel momento, Professore, anche se non avevo mai saputo cosa fossero l’altezza e la profondità del sentire, ero felice di una felicità che anch’io potevo comprendere.
Il mio piano, a quel punto, imboccava la curva più pericolosa. Nei miei progetti tutto quello che dovevo e potevo fare era chiedere a Ginny di lasciare tutto e venire via con me. Quello a cui mi aggrappavo era la speranza di un impossibile sì. Ma Ginny si scostò da me e mi sorprese. Mi fissò negli occhi (e ancora adesso li ricordo incredibilmente grandi) e cominciò a parlare. Mi disse che sapeva che non eravamo amici, sapeva che era ancora troppo presto, ma mi pregava lo stesso, sperando che volessi darle una mano comunque. Voglio dimenticare, disse. Cancella tutto.
Sulle prime credetti di aver capito male. La fissai e mi sembrò disperatamente lucida, se esiste qualcosa del genere. Poi lo ripeté, mi afferrò per le braccia e lo ripeté. E io non le dissi di no. Cancellai. E, Professore, cancellai con gioia.
Non esisteva più Potter, per lei, e nemmeno io. Le lasciai giusto il ricordo di alcune lunghe chiacchierate appoggiata ad una finestra piena di sole e di una camminata in un bosco, sempre in compagnia della vaga figura di un ragazzo dai capelli chiari. Potevo farle credere quello che volevo e fu quello che feci.
Il sabato dopo la “sparizione” di Ginny l’Ispettore Knightley venne da me a chiedere informazioni, come lei, Professore, mi aveva avvisato che avrebbe probabilmente fatto. Chiacchierai tranquillamente con lui e il suo assistente, fingendo di non sapere nulla. Feci cadere nella conversazione qualche riferimento alla relazione tra la Granger e Potter e l’Ispettore sembrò interessato a scoprirne di più. Di certo non poteva immaginare che per tutto il tempo che si era trattenuto nel mio appartamento, Ginny dormiva tranquilla nella camera da letto, a due passi da dove stavamo noi.
Le avevo dato una pozione per farla riposare e lei l’aveva presa volentieri. Era dal giorno prima, da quando le avevo fatto l’incantesimo, che si sentiva stanca e confusa. Le avevo raccontato che aveva avuto un incidente ed era stata da poco dimessa dal San Mungo perché potessi prendermi cura io di lei, durante la convalescenza. Mi guardava spaesata e un po’ a disagio, sforzandosi di ricordare qualcosa di quello che le avevo detto, qualsiasi cosa. Però lo capivo, Professore, che in qualche modo sentiva di conoscermi. Che sapeva che il ragazzo dai capelli chiari che compariva nei suoi pochi ricordi ero io. Che sentiva che c’era stato un legame tra noi due, da qualche parte nel suo passato, solo non riusciva a definire di che natura. Ma non le dissi mai “sono il tuo ragazzo” o “stiamo insieme”. Quella fu la naturale deduzione di Ginny di fronte alla realtà in cui si era trovata. E fu lei a decidere che era possibile, credibile. Fu lei ad accettarmi.
Domenica e lunedì li spesi negli ultimi preparativi prima della partenza. Convinsi Ginny che era troppo stanca per uscire, che avrebbe fatto meglio a stare a casa e conservare le forze per il lungo viaggio che ci aspettava. Partimmo martedì molto presto. Lasciammo il mio appartamento quando il sole non era ancora spuntato. Avvolti da abiti scuri fu facile passare inosservati tra le poche persone che giravano per Diagon Alley a quell’ora. Quando ci ritrovammo su Charing Cross Road, prendemmo un taxi e andammo all’aeroporto di Heathrow, dove c’imbarcammo sul nostro volo per New York. Arrivati, ci spostammo subito altrove. Volevo ridurre al minimo le possibilità di rintracciarci. Continuammo a visitare il paese per qualche tempo, senza fermarci mai troppo in un posto solo. Poi arrivammo nel luogo dove abitiamo adesso e a Ginny piacque così tanto che non me la sentii di dirle di no, quando mi chiese se potevamo rimanere qui.
Professore, io non so se quello che ho fatto è giusto o è sbagliato. Neanche m’interessa scoprirlo, francamente. Mi basta sapere che è quello che volevo fare e che siamo felici. Forse avrei dovuto rifiutarmi, quando Ginny mi chiese di cancellarle i ricordi. Forse avrei dovuto dirle che non era la risposta ai suoi problemi. Ma vede Professore, come diceva lei, non per tutti i problemi esiste una sola soluzione corretta. Ginny voleva dimenticare, io volevo stare al suo fianco. Questa era una delle possibili soluzioni.
Dunque, ecco la spiegazione che le promisi. Mi scusi se l’ho fatta attendere tanto e la prego di bruciare questa lettera, dopo che avrà finito di leggerla. Me lo insegnò lei che la prudenza non è tutto, ma è molto.

Sperando di poterla rivedere, un giorno.

DM

*

Severus Piton osservò i fogli che teneva in mano. Rilesse alcuni passaggi, li confrontò con quello che sapeva e quello che ricordava. Poi, lentamente, fece cadere nelle fiamme morenti del caminetto tutte le pagine della lettera, una pagina per volta. Il fuoco si riprese un po’, brillando per qualche istante con più forza. Allora Severus si appoggiò allo schienale della poltrona e osservò il focolare, tornando a riflettere su quello che aveva appena letto. Sospirò.
Ancora una volta la vita gli dimostrava come ben poche cose erano facilmente classificabili tra bene o male. Tra bianco o nero. Solo gli sciocchi credevano il contrario, senza rendersi conto della realtà, dove la maggior parte delle persone si contendono, piuttosto, uno spazio in un’ampia zona grigia dai contorni imprecisi. Dove giusto e sbagliato sono solo questione di scelte. E di fortuna.

Fin.




Ma come, tutto qui? Sì, tutto qui. Tanto rumore per nulla, direbbe Shakespeare, dato che la soluzione del "mistero" della scomparsa di Ginny è così... così. A me piaceva quest'idea semplice, ma capisco che voi potevate aspettarvi qualcosa di più. Spero di non avervi deluso troppo.

• La frase qui sopra fa parte di un componimento più ampio di cui, secondo alcuni, sarebbe autore Pablo Neruda. Bugia!, dice la Fondazione Pablo Neruda, che ha più volte negato la cosa. Quindi l'autore rimane anonimo. Ma ciò non toglie che sia una bella frase. E che riassume, poi, quello che volevo raccontarvi io.
Complimenti a quanti hanno capito il "gioco" dei bigliettini e l'hanno riconosciuta!

• Ringrazio di cuore, per la gentilezza dimostrata e l’allegria che mi hanno trasmesso, de_pi (sperando che non se la prenda perché ho aggiornato), PlatinumDragon (che spero non sia deluso dal finale), Aurora (sperando che la soluzione a cui sei arrivata tu fosse quella giusta), Hysteria (grazie mille per aver trovato il tempo), agatha (applausi a te perché, come avrai notato, hai visto giusto), fiubi (grazie mille per aver letto e complimenti per aver scovato la frase), lasagne80 (e io credo che tu abbia ragione sui bigliettini e su Ginny), ginny89potter (sperando di non averti rattristato troppo) e cl33 (non proprio i Tropici, ma comunque loro due insieme).
Un grazie di cuore anche a tutte le persone che si sono fermate con pazienza su questa storia, togliendo un po’ del loro tempo ad altre cose.
Grazie a tutti, davvero.

Ultima cosa, per me importante, sono i perché di questa storia, che sono soprattutto tre.
• Prima di tutto, sono sempre stata una fan di Cluedo (il gioco dello "scopri chi ha fatto cosa a chi, dove e come e possibilmente prima di tutti").
• Secondo, mi era capitato sotto gli occhi un articolo che parlava di una persona scomparsa che era stata ritrovata, dopo qualche tempo, vicino alla sua abitazione. La cosa incredibile era che per tutto il periodo della sua sparizione, era stata nascosta a qualche centinaio di metri da casa sua. Pensai che se non si sa dove cercare, è difficile trovare qualcuno. Ed è facile sparire.
• In ultimo, il più importante, parlavo con un’amica, un po’ di tempo fa, e il discorso cadde su quali fossero gli incantesimi più utili, tra quelli citati in Harry Potter. Lei disse che, senza ombra di dubbio, l’incantesimo di memoria (Oblivion) si piazzava tra i primi tre. Disse (e cito), «Pensa, vai da una tua amica e le dici “quel cretino del mio ex ed io ci siamo lasciati. Per favore, eliminalo dalla mia testa.”»
Io risi.
Poi mi venne in mente questa storia.

Di nuovo, grazie a tutti.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=130608