A Saucerful of Pompeii

di MoreUmmagumma
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


4 Ottobre 1971

I  caldi raggi del sole mediterraneo picchiavano leggeri sulla meridionale terra italica. Un clima né eccesivamente caldo né già troppo freddo. Sembrava che l’estate non avesse  ancora dato libera entrata all’autunno. E in questa calda giornata d’ottobre, Sofia era intenta a stendere i panni nel cortile del vecchio casale di famiglia. I capelli corvini tenuti  per metà dentro un fazzoletto splendevano alla luce del sole. Sua sorella Adele (nonché sua migliore amica e confidente) la aiutava, sbuffando tra un panno e l’altro. Adele era una sognatrice; aveva sempre desiderato conoscere il principe azzurro che un giorno l’avrebbe portata via da quel posto che lei chiamava casa. Sofia un po’ meno: era abituata a non staccarsi troppo dalla realtà, che il troppo fantasticare l’avrebbe portata prima o poi alla sofferenza. In questo erano molto diverse, ma volersi bene era inevitabile.
Quando l’ultimo panno fu steso, dall’entrata principale del cortile entrò una lussuosissima limousine. Sofia si girò incuriosità ed esclamò: “Ma chi è? O’ Papa?” 
“E’ un'importante rock band inglese.” Rispose Adele con un sorriso “Sono venuti qui a girà nu’ cuncert’. Stamattina ho sentito mamma che ne parlava al telefono con qualcuno. Ma nun sacc’ altro”. Sofia prese la cesta vuota ed entrò dentro casa, seguita da sua sorella. Sua madre, la signora Maria, una donna robusta, sorridente ed estroversa, uscì di corsa per accogliere gli ospiti. Sofia posò la cesta vicino all’entrata, ma non fece in tempo a cambiare stanza che erano già tutti entrati. “Sofì!” la chiamò sua madre “Mostra ai signori le loro stanze, ca’ io aggia aiutà nonnà a preparà la cena
Sofia annuì imbarazzata e tornò verso l’ingresso dove era situata una modesta reception.
“Di quante camere avete bisogno?” chiese nel suo banalissimo inglese
“Sei singole” rispose un uomo alto, robusto e con dei buffi occhiali....probabilmente il loro manager...
“Per quante notti?” chiese la ragazza
“Due”
Sofia annuì, si girò a prendere le chiavi delle stanze e infine esclamò, con un timido sorriso “Prego, seguitemi!” . Li precedette e uscirono nel portico, attraversarono il cortile giungendone all’altro lato dove li aspettava una rampa di scale, in cima alla quale si trovava l’appartamento con le camere per gli ospiti. Aperta la porta Sofia indicò le stanze, aprendone una ad una ed elencandone tutte le comodità. Quando fece per uscire esclamò con un sorriso professionale prima di chiudersi la porta alle spalle “La cena verrà servita alle 8. Buon riposo!”
.....”Carina!” osservò Roger quando la ragazza se ne andò.
Mentre scendeva le scale Sofia vide Adele che sorrideva maliziosamente.
“Hai visto come ti guardava?!”
“Ma chi?!” rispose Sofia dirigendosi in modo imbarazzato verso l’ingresso di casa.
“Quello con i capelli lunghi, biondi...e con gli occhi azzurri...a me sai quale piace? Quello con la barba e i capelli mossi”
“Adè! Ma sai quante donne avranno chisti?! Figurati se stanno a pensà a noi!!”
“Che ne sai? Magari sono davvero dei principi azzurri!”
“Adè! Ppe piacèr’!! tenimm nu' saccò e' cosè ra fa'” le rispose Sofia, e insieme si diressero verso la cucina.


 
 
__________________________________________________________________________________________________________ Ok, premetto che è la prima volta che scrivo un racconto (in genere sono abituata con gli articoli di giornale per il tema in classe). Perciò...siate clementi ç_ç se ci sono errori segnalatemeli pure ;) Ah ovviamente le parti in dialetto sono state cercate su un traduttore xD chiedo scusa ai lettori napoletani, probabilmente sono state scritte in modo sbagliato xD Al prossimo capitolo!!!!!

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***



Quella sera il cortile era addobbato a festa. Ogni volta che venivano ospiti era sempre così. Una lunga tavola attraversava quasi metà cortile e decine di lucine erano state attaccate da una parte all’altra dei muri esterni della casa che lo circondava.
In cucina si respirava aria mediterranea, dominata dal profumo di pomodori, basilico, origano, rosmarino, aglio e altri vari odori. Lì le donne di casa erano intente a cucinare mentre gli uomini si dedicavano chi a sistemare il giardino, chi a preparare la tavola... erano tutti impegnati a cercare di fare una rigorosa figura su degli ospiti arrivati quasi all’improvviso; ospiti che appena scesi dall’aereo si aspettavano di arrivare in un albergo a 5 stelle. 

Steve O’Rourke, il loro manager, si infuriò tantissimo quel giorno: appena arrivati all’albergo vennero informati che non c’erano più camere disponibili e che le loro prenotazioni furono disdette e sostituite per un malinteso.  Fortuna vuole che un agriturismo fuori città aveva delle camere libere ed era un ottimo posto dove avere un po’ di pace e tranquillità sebbene fosse gestita da una famiglia molto numerosa. Accettarono. Tanto sarebbero rimasti solo per tre giorni.

I quattro ragazzi inglesi, seguiti dal loro manager e dal regista, uscirono dalle loro stanze e rimasero stupefatti da ciò che li circondava: si sentivano le risate dei bambini che si rincorrevano e vocii e schiamazzi di gente allegra. C’era un’aria familiare, calda e accogliente...il tutto mischiato ad una buia luce crepuscolare.
Il capo famiglia, Don Vincenzo, un uomo alto, statuario, sulla cinquantina, si avvicinò a loro e con un grande sorriso li invitò ad accomodarsi a tavola. Non appena presero posto, Sofia e Angela (una delle sue sorelle) uscirono con un’enorme pentola che posarono sulla tavola.
Angela era una ragazzina di 17 anni che aspirava a diventare qualcuno di importante; una volta voleva essere avvocato, un’altra medico...ma l’unica cosa importante per lei era andarsene da lì.  Non era fatta per quella vita di campagna; non era fatta per quella vita da brava donna di casa. Incominciò seccata a riempire i piatti con le fettuccine al sugo di salsiccia quando Sofia la fermò e le disse “Lascia! Faccio io!” .Dopo aver riempito tutti i piatti e dopo che tutti si accomodarono a tavola anche Sofia prese posto...proprio vicino al ragazzo dai lunghi capelli biondi che, a quanto aveva detto Adele, l’aveva fissata da quando erano arrivati.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Verso la mezzanotte la cena era già finita da un pezzo e tutti erano andati a dormire. L’indomani sarebbe stata una giornata faticosa per tutti: gestire quel casale non era semplice e con degli ospiti lo era di meno. Nonostante questo Sofia adorava quell’ora; era l’unico momento della giornata in cui poteva rimanere sola con se stessa ad ascoltare il rumore dei suoi pensieri, seduta sul dondolo sotto al portico. Quella sera aveva portato con sè una vecchia chitarra classica. Non che sapesse suonare ma il suono delle corde la rilassava. Qualche minuto dopo si accorse che non era sola: dall’altra parte del cortile, suduto sui gradini delle scale, a fumare una sigaretta,  c’era quel ragazzo che era stato vicino a lei a tavola. Anche lui si era accorto di lei e si scambiarono una fugace occhiata, al che Sofia distolse lo sguardo imbarazzata. Improvvisamente lui si alzò e si diresse verso di lei...
“Ciao!” le disse con uno smagliante sorriso.
“Ciao” rispose lei timidamente
“Volevo scusarmi con te, siamo stati vicini tutta la serata e non mi sono nemmeno presentato. Sono David!” disse porgendole la mano
“Sofia” rispose lei stringendogli la mano.
Dopo qualche imbarazzante secondo di silenzio David le chiese “posso sedermi?”
“emh...certo”
“Suoni anche tu la chitarra?”
“No, veramente no. Però pizzicare a vuoto le corde mi rilassa. E poi è anche scordata. ......Perché non me la accordi tu?”
“Cosa ti fa pensare che io sappia accordare una chitarra?” chiese lui sorridendo
“Beh, mi hai chiesto se ‘anche io’ sapessi suonare la chitarra...quindi suppongo che tu sia il chitarrista...e se sei un chitarrista allora sei in grado di accordare una chitarra” rispose lei con un furbo sorriso.
David rise e prendendo la chitarra che Sofia gli stava porgendo, iniziò ad accordarla.
“Mamma mia che brutto rumore!” le disse “ questo è un modello vecchio...e anche le corde lo sono. Le hai mai cambiate?”
“Non lo so...non è mia. E’ di mio padre...” e aggiunse “vedi quella finestra laggiù? Quella con il balcone”
“Mh-mh”
“Quando mia madre era giovane quella era la sua stanza...e papà qualche sera andava lì sotto  e le cantava la serenata...con questa chitarra”
“Wow! Un oggetto prezioso allora...”
“Sì”. Sofia portò i piedi sul dondolo e si cinse le gambe con le braccia mentre osservava David che, silenzioso, accordava la chitarra. Dopo qualche minuto egli esclamò “ecco! Ora dovrebbe essere accordata”
“Suona qualcosa!”
“Cosa vuoi che suoni?”
“Non so...scegli tu...purtroppo non conosco le vostre canzoni, non ho molto tempo da dedicare alla musica...” disse un po’ imbarazzata
“D’accordo...allora..” ci pensò su e alla fine disse “questo è un pezzo che abbiamo pubblicato due anni fa. Si chiama ‘Cymbaline’”
Cominciò a suonare. La musica che emetteva quello strumento era pura magia. E la sua voce...!

The path you tread is narrow
and the drop is sheer and very high
the ravens all are watching
from a vantage point nearby
apprehension creeping
like a tube train up your spine
will the tightrope reach the end
will the final couplet rhyme
and it's high time, Cymbaline
high time, Cymbaline
please wake me…


Quando smise di suonare Sofia applaudì sorridendo. “Cantamene un’altra per favore”
“Ok...dunque....questa parla del luogo in cui sono cresciuto...si chiama Grantchester Meadows”
Dio...il modo in cui suonava e cantava le provocava brividi di piacere


Icy wind of night be gone
This is not your domain
In the sky a bird was heard to cry
Misty morning whisperings
and gentle stirring sounds
Belied a deathly silence
That lay all around
Hear the lark and harken
To the barking of the dog fox
Gone to ground
See the splashing
Of the kingfisher flashing to the water
And a river of green is sliding
Unseen beneath the trees
Laughing as it passes
Through the endless summer
Making for the sea…

Sofia lo osservava incantata. Non aveva mai sentito nessuno suonare così bene. Dopo che David ebbe finito Sofia applaudì un’altra volta e aggiunse “Beh...sarà meglio che io vada. Domattina devo alzarmi presto”
“Sì, anche io”
“E’ stato un piacere conoscerti”
“Anche per me”
“Ah...e grazie...per la chitarra”
“Figurati”
Si scambiarono un sorriso e si diressero ognuno verso la propria stanza.
 


 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


5 Ottobre 1971

La mattina seguente Sofia si alzò presto, come d’abitudine, ma più stanca del solito: quella notte non aveva dormito tantissimo; la sera prima era andata a letto con mille pensieri che le frullavano per la testa; ripensava a quella chiacchierata e a quanto fosse stata bella la compagnia di David, fino a che non si addormentò qualche ora dopo.
Dopo essersi lavata si piazzò davanti all’armadio, si mise un comodo vestito da casa e scese in cucina dove trovò Adele che metteva sul tavolo varie cibarie per la colazione.
“Buongiorno!” la salutò Sofia
“Buongiorno!”
Vuo’ ca’  ti dia na mano a portarle fuori, prima ca’ si sveglino tutti?”
“Sì,Ppe piacèr’ “le rispose la sorella con un sorriso
Appena finirono di apparecchiare la tavola il cortile si riempì. Primo fra tutti Carlo, il fratellino di 10 anni:  appassionato di musica rock inglese (specialmente dei Beatles), Carlo era elettrizzato all’idea che una band che amava fosse venuta a stare a casa sua per qualche giorno...e non vedeva l’ora di andare a scuola per poterlo raccontare a tutti i suoi compagni.  Dopo 5 minuti anche i sei ospiti scesero.
“Buongiorno!” li salutò Sofia, continuando però a guardare David che sembrava ricambiare lusingato i suoi sguardi.
“Buongiorno!” risposero loro.
“Dormito bene?”
“Abbastanza” rispose David sorridendole. Sofia corrispose il sorriso mentre Adele, incuriosita li osservava.
“Dunque, qui avete tutto quello di cui avete bisogno: caffè, latte, crostate, sfogliatelle, bomboloni....tutti i dolci sono rigorosamente fatti in casa” disse Sofia con efficienza. Dopodiché si rivolse alla sorella “Ci pensi tu qui? Io vado ad accompagnare Carlo a prepararsi”
“Ok”
“Dai Carlo sbrigati! Ca’ sinnò  farai tardi per la scuola” detto ciò, fratello e sorella si diressero in casa.

Quando Sofia e Carlo scesero trovarono Steve O’Rourke gridare al telefono: purtroppo le attrezzature per il concerto sarebbero arrivate il giorno dopo, quindi il manager si trovò costretto a posticipare la partenza. Quando Carlo uscì di casa Adele entrò tutta fremente e si rivolse a Sofia sorridendo “cos’era tutta chella confidenza?” Aveva già capito.
“L’ho solo salutato”
“Sì, vabbuò. E i sorrisi? Dai racconta!”
“Ok. Avimm’ chiacchierato ieri sera”
“E ca’ vi site detti?” chiese Adele, impaziente di una risposta.
“Ma niente di che”
Mentiva.
Adele guardò Sofia dritto negli occhi
Vabbuò. Ha accordato la chitarra di papà e mi ha suonato qualcosa”
Adele fece una faccia stupita e chiese “E com’è stato?”
“.....Bello. Molto.” Diede un bacio sulla fronte alla sorella e si diresse verso la ‘reception’ dove Steve la stava aspettando per riferirle che si sarebbero fermati un giorno in più.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Qualche ora dopo, prima di recarsi in cucina per preparare il pranzo, Sofia uscì in cortile e trovò i quattro ragazzi seduti sul dondolo del patio a fumare e a parlare annoiati tra di loro. Li guardò ed esclamò “ci sono un sacco di cose da fare qui per non sentire la noia: potete fare una passeggiata per la campagna, andare a vedere il nostro giardino qui dietro...” fece un attimo di pausa e aggiunse ironicamente “oppure potete aiutarmi a cucinare!”. Stava per rientrare dentro quando sentì un “Ok” da parte di David. Sofia lo guardò sbalordita. Non si aspettava una risposta del genere. “Io ci sto!” aggiunse lui.
“D’accordo! Vieni con me!”
Intanto gli altri decisero di seguire i consigli di Sofia e andarono a fare una passeggiata.
Mentre si dirigevano in cucina Sofia chiese a David, conoscendo di già la risposta alla sua domanda “hai mai cucinato una parmigiana di melanzane?”
“No” rispose lui divertito
“Bene, allora oggi proverai quest’emozione” disse Sofia sarcasticamente.
Quando entrarono in cucina trovarono la nonna di Sofia intenta a lavare le verdure. La signora Michelina era la nonna materna; una donna di quasi ottant’anni, mezza sorda, ma con un gran cuore.
Nonnà. Nun te preoccupar’, ci penso io ca’”
La nonna la guardò in attesa che Sofia ripetesse ciò che aveva detto
ci pensò io ca'. Vatti a ripusà”
La donna fece segno di aver capito con un largo sorriso preceduto da un “AHH” e uscì dalla cucina aggiustandosi gli occhiali e continuando a sorridere a David che la salutò con un cenno del capo.
“Come mai non hai deciso di andare a fare una passeggiata? Fuori si sta meglio che dentro” chiese Sofia dirigendosi verso il piano della cucina.
“Beh” rispose David “...per stare con te”
Altra risposta che Sofia non si aspettava. Sorrise imbarazzata e disse “non pensavo che la mia compagnia fosse così interessante”
“Pensavi male allora” disse lui con un sorriso.
Mentre Sofia cucinava, lei e David continuarono la chiacchierata della sera prima: lui incominciò a parlarle della band, di quanto fosse stato difficile per lui sentirsi il nuovo arrivato che serviva a sostituire il precedente chitarrista e leader Syd Barrett e di come alla fine si fosse fatto l’abitudine a vivere la vita del musicista; le parlò anche del concerto privato che avrebbero tenuto il giorno dopo nell’anfiteatro di Pompei. Ogni tanto passava a Sofia qualche ingrediente sul tavolo, ma senza mai staccarle gli occhi di dosso. Non aveva mai visto una ragazza più bella di lei. In Inghilterra non erano così: erano tutte magre, pallide e anche un po’ facili. Lei era diversa: a parte la bellezza,  la formosità e il sorriso, aveva quel modo di fare che lo attraeva particolarmente.
“È la prima volta che vieni qui in Italia?” chiese Sofia dopo qualche secondo di imbarazzante silenzio.
“Sì. Ma c’è uno sfizio che vorrei levarmi prima di andare via di qui: vorrei assaggiare la famosissima pizza italiana. In Inghilterra non è tutto questo granché”
Sofia lo guardò e disse “Beh, non potevi scegliere posto migliore allora: qui la pizza è il piatto forte” dopodiché aggiunse “conosco un posto carino dove fanno una pizza meravigliosa. Se stasera non hai da fare....”
“È un appuntamento?” le chiese lui con sguardo furbo
“È un invito a conoscere la nostra cultura” rispose lei prontamente.
“D’accordo. E...a  che ora mi farai conoscere la vostra cultura?”
Sofia lo guardò divertita e disse “alle 20?”
“E sia!”
 E continuarono a chiacchierare allegramente fino a che non divenne ora di pranzo.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Il pomeriggio quel giorno passò lento. Sofia non faceva altro che pensare a quanto fosse stata avventata a proporre a David una cosa del genere. Non che non lo volesse, ma non si aspettava nemmeno lei stessa una simile proposta da parte sua; non era preparata. Per fortuna lui aveva accettato senza pensarci due volte. Alla fine si convinse che non c’era niente di male in quello che aveva fatto;  avrebbe passato una serata diversa. Tanto...si trattava solo di una cena, no? Aprì l’armadio in cerca di qualcosa da mettere e rimase sconvolta da quello che vide: improvvisamente tutti i suoi vestiti le parevano stracci. Possibile che non aveva niente di carino da mettere? Uscì dalla camera in cerca di Adele e la trovò in soggiorno intenta a insegnare a stirare a Angela la quale pareva non avere alcuna voglia di farlo.
“Adè! Me devi aiutà
Mo?”
“Sì, è urgent’
Adele si rivolse ad Angela dicendole “Torno subito! Ricord’ chello ca’ t’ho detto”
Angela sbuffò e continuò a stirare. Intanto le due sorelle si recarono verso la stanza di Sofia
Adè! Aggio combinat’ nu macell’....l’aggio invitat’ a cena!”
“Che??” rispose la sorella sbalordita
“Sì! E mo nun tengo niente ‘ra mettere”
Quando entrarono in camera Adele disse “mo te o' truov io quaccosa!....Ecco...chistu m’è sempre piaciuto” tirò fuori un vestito a mezze maniche, lungo fin sopra il ginocchio, con scollatura a V, rosso e ornato di fiorellini bianchi.
“Dici?” chiese Sofia poco convinta
“Ma sì! E’ carino, semplice...mica devi andà a nu matrimonio”
Vabbuò. Ma non è troppo estivo?”
“....Mettici uno scialle sopra.” Adele cercò nell’armadio e trovò uno scialle bianco, con le frange ai bordi.
“Per quanto riguarda le scarpe” aggiunse “se vuoi ti presto un paio di sandali”
“...Grazie” le disse Sofia sorridendole
“E di che?! Sei mia sorella....mo vatti a preparà”. Detto ciò uscì dalla stanza.
Verso le 20 Sofia era già pronta: si era fatta la doccia, si era vestita, si era messa che un po’ di trucco (cosa che non faceva mai) e si era sistemata i lunghi capelli ricci con una mezza coda fermata con un fermaglio rosso. Non appena scese trovò sua madre in piedi davanti alle scale ad aspettarla.
Mammà! M’haje fatt’ paura!”
Statte accuort’ Sofì! nun te innamoràr’ dei forestièri. Ne soffrirai e basta”
Come faceva a saperlo? Sofia guardò sua madre negli occhi. Aveva uno sguardo serio, come di chi sapesse di cosa stesse parlando.
Mammà! E’ solo una cena.” disse Sofia. E si avviò verso il cortile.
Appena uscì trovò David che le disse scherzando “sei in ritardo di 5 minuti!”
“Devo farmi perdonare allora...”
David non disse niente, ma la guardò con sguardo malizioso
“Dai andiamo!” disse lei imbarazzata
“A piedi?”
“Certo! Dai..! che camminare fa bene!”
E si avviarono verso il paese.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


La pizzeria dove Sofia portò David era gestita da Don Antonio, un vecchio amico di famiglia, il quale, non appena i due ragazzi entrarono, li accolse con un caloroso benvenuto: “Signorina Sofia! Che piacere rivederla! A casa ca’ si dice? Tutto bene?”
“Sì, sì! Tutto bene!”
Don Antonio era un uomo di mezza età, quasi calvo e con dei buffi baffi grigi.
 E vedendo che la ragazza era in dolce compagnia esclamò “Venite! teng nu' tavolo ca' fa pe voi!” e li condusse verso la terrazza del secondo piano, dove erano sistemati dei tavoli per due riservati alle coppiette. Si vedeva tutta la città illuminata dai lampioni, e da lontano si riusciva a intravedere anche il Vesuvio. Quando David e Sofia si sedettero, Don Antonio tirò fuori un fiammifero dal grembiule e accese una candela situata al centro della tavola. Dopodiché chiese “intant’ vi porto quaccos’ ra bere?”
Sofia ci pensò un attimo e disse “magar’ quacche vino nostro...scegliete voi!”
“Ve ne porto uno di dieci anni fa?”
“Perfetto!” acconsentì Sofia con un sorriso
Quando Don Antonio se ne andò, Sofia si rivolse a David “Adesso ti farò assaggiare il vino che facemmo dieci anni fa...pensavamo che il raccolto fosse andato male, ma alla fine si rivelò essere la nostra annata migliore”
David non rispose, ma si limitò a sorriderle e ad annuire.
Don Antonio tornò 5 minuti dopo con il vino che versò in ciascuno dei due bicchieri e infine cominciò a prendere le ordinazioni “Allora, che pizza vi porto? Per lei la solita Margherita?” disse rivolgendosi a Sofia, la quale si stupì che egli si ricordasse i suoi gusti. Acconsentì con un “Si, grazie!” e a quel punto Don Antonio si voltò verso David dicendogli “Conosco a Sofia ‘ra quann era peccerella accussì”.
Il ragazzo spostò lo sguardo verso Sofia in attesa di una spiegazione, al che Sofia si rivolse a Don Antonio dicendogli “Don Antò, dovete parlare italiano, che sennò lui non vi capisce”
“Ah, scusate! ...Conosco questa ragazza da quando era una bambina. E adesso...guarda che bella donna che è diventata!”
Sofia spostò lo sguardo imbarazzata e come se niente fosse chiese a David “tu cosa prendi?”
“Emh..la stessa cosa che prendi tu”
“Ok...allora due margherite”
Don Antonio prese le ordinazioni e tornò verso la cucina.
Dopo un istante di imbarazzante silenzio, David chiese “Quindi...è da molto che vieni qui...”
“Sì..da quando sono nata praticamente...lui e mio padre si conoscono da una vita...sono stati partigiani insieme...il nostro casale, durante la fine della guerra, accoglieva i partigiani e le truppe inglesi e americane. Finita la guerra la mia famiglia ha deciso di usarlo come ostello. Avremmo guadagnato molto di più rispetto al solamente vendere i prodotti da noi coltivati...attività che svolgiamo tuttora”
Continuarono così a chiacchierare per tutta la durata della cena. Sofia gli parlò della sua infanzia, del fatto che non aveva pututo continuare gli studi per dare una mano al casale..ma se avesse potuto avrebbe scelto di studiare le lingue straniere, così che forse le avrebbero permesso di viaggiare per il mondo. Non che non le piacesse casa sua, ma vedere dei posti nuovi una volta ogni tanto non le sarebbe dispiaciuto.



Non appena la cena finì, Sofia portò David a fare una passeggiata per le vie del paese, continuando a chiacchierare continuamente e anche lui le parlò della sua infanzia e adolescenza:
“Ho imparato a suonare la chitarra al liceo, durante la pausa pranzo e entrai nella mia prima band a 17 anni, ma non durammo tantissimo: ci sciogliemmo solo tre anni dopo. E in quello stesso anno lasciai l’Inghilterra e viaggiai con degli amici in Spagna e in Francia per suonare nelle strade.”
“Un po’ ti invidio, lo sai?”
 “Anche se ti dicessi che non avevamo un soldo bucato, neanche per mangiare?  tant’è che sono stato ricoverato in un ospedale per malnutrizione”
“Un po’...sai io non..non ho mai visitato posti nuovi...sono sempre stata qui...”
La loro conversazione fu interrotta da una musica che si udiva poco lontano. Proveniva da una piccola piazza, dove c’erano persone che cantavano e ballavano la tarantella al suono di fisarmoniche e tamburelli. Mentre si avvicinarono alla piazzetta Sofia chiese a David “hai mai visto ballare la tarantella?”
“No!”
“Bene! Allora adesso la vedrai...”
Sofia si unì al piccolo gruppo di danzatori mentre David la osservava incantato battendo le mani al ritmo di musica.  Quando la danza finì, Sofia salutò il suo ‘cavaliere’ e raggiunse David che si congratulò prontamente con lei. La canzone che seguì la tarantella fu un lento; stavano per andarsene quando David le prese la mano e le chiese “vuoi ballare questa con me?”
Sofia lo guardò per qualche secondo e alla fine rispose “...certo!”
Portò un braccio attorno alle larghe spalle di David, mentre l’altra mano continuava a tenere la sua, e lentamente si fecero cullare dal dolce suono del mandolino. Sofia affondò il viso nell’incavo tra il collo e la spalla di David, sperando che quel momento non finisse mai.
Quando la musica finì, Sofia rialzò la testa: i loro visi si trovarono a pochi centimetri l’uno dall’altro e lentamente le loro labbra si sfiorarono, in un bacio che sembrò durare secoli. In quel momento mille pensieri e dubbi  le affiorarono alla mente, il cuore cominciò a batterle all’impazzata e si chiedeva se fosse stata la cosa giusta o no...ma alla fine si rese conto che di tutti quei dubbi non le importava più di tanto: ora  c’erano solo loro due e quel bacio. Quando infine le loro labbra si allontanarono, Sofia disse nervosamente “sarà...sarà meglio che torniamo a casa”.




__________________________________________________________________________________________________________ Bene...dico subito che è la prima volta in vita mia che descrivo un bacio D: pensavo fosse una sciocchezza, invece si è rivelato essere piuttosto complicato...

vabbè...bando alle ciance..al prossimo capitolo!!!!

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Durante il tragitto verso casa tra David e Sofia calò un imbarazzante silenzio: nessuno dei due sapeva cosa dire. Ma forse era meglio così...qualsiasi cosa avessero detto non sarebbe servita a cancellare ciò che era successo. Camminavano fianco a fianco e ogniqualvolta David le sfiorava la mano, Sofia la ritraeva imbarazzata. Ma alla fine cedette.
Di punto in bianco David, per rompere il silenzio, le chiese “se domani non hai da fare...ti va di venire a sentirci suonare?”
Sofia ci pensò un attimo...”forse”
“Mi farebbe molto piacere” le rispose lui
Sofia non disse niente ma il suo silenzio bastò a fargli capire che quel bacio l’aveva un po’ turbata.
Quando arrivarono al casale, Sofia si voltò verso David dicendogli “beh...domani sarà una giornata importante...meglio salutarci qui”
“Buonanotte!” rispose David annuendo
“Buonanotte...”
D’un tratto David la prese per una mano e tirandola verso di sé, la baciò ancora. Un bacio che Sofia corrispose di tutta risposta, gettandogli le braccia al collo.


Entrarono nella stanza di David continuando a baciarsi con passione, il viso di lei tra le sue mani.
Sofia infilò le mani nella sua maglietta e gliela sfilò lentamente, si stesero sul letto avvinghiati l’uno all’altra. David fece scivolare una mano sotto il vestito di Sofia e piano piano, ma deciso, cominciò a levarle gli slip e a toccarla mentre con la bocca le stampava dei baci sul collo. Sofia riusciva a percepire l’eccitazione di lui attraverso i pantaloni ma ben presto anche il resto dei vestiti fu tolto, lasciando che i loro corpi nudi e bollenti di passione diventassero una cosa sola. Sofia fece passare le sue dita tra i lunghi capelli di David, le cui mani cominciarono a toccare e a esplorare avidamente ogni singola parte del suo corpo, fino a che non scivolò lentamente sopra di lui, continuando a baciarlo sulla bocca per poi passare al collo, al petto, al ventre e di nuovo sulla bocca ....assaporando così ogni centimetro della sua pelle. Proprio come il fuoco arde nel camino, così ardevano loro, alimentati da una dolce e sconvolgente passione.
David si alzò di scatto avvolgendola tra le sue braccia, mentre con le labbra le baciava il seno tra i gemiti di lei, che gettò la testa all’indietro mentre respirava affannosamente. Dopo qualche minuto, sempre tenendola fra le braccia, David la fece scivolare sotto di sé e lentamente cominciò a penetrarla...riuscì a percepire un grido soffocato di Sofia, che gli affondò le unghie nella schiena, e il viso sulla spalla. David iniziò a spingere, dapprima lentamente, poi sempre più in profondità; Sofia si lasciò guidare da lui in quel turbine di piacere,ansimando, completamente disorientata e priva di ogni pensiero, ma felicemente satura di ogni emozione,  fino a quando entrambi non vennero travolti da un ardente orgasmo che li lasciò sfiniti ma appagati. In un primo momento David nascose il viso nel petto di Sofia, la quale gli accarezzò i capelli, silenziosa, dopodiché si sdraiò accanto a lei lasciandole la possibilità di accoccolarglisi accanto. Infine, senza dirsi niente, si addormentarono, abbracciati l’uno all’altra.

 

__________________________________________________________________________________________________________ Scrivere questo capitolo è stato un parto, ma alla fine ce l’ho fatta! *w*
Che dire? Mi scuso per il ritardo, ma spero ne valga la pena  ^^
Al prossimo capitolooooooo

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


6 Ottobre 1971
 
Un rumore di passi svegliò David dal sonno. Il sole stava per sorgere e Sofia era già in piedi, in procinto di vestirsi.
“Già mi lasci?” le chiese con sguardo marpione.
“Non posso farmi trovare qui” rispose lei dispiaciuta. E aggiunse “Comunque ho preso una decisione per oggi...su ciò che mi hai proposto ieri: mi prendo un giorno di pausa. Vengo a sentirvi volentieri.”
David fece un largo e lusinghiero sorriso “Allora a più tardi!”
“...a più tardi!”. Sofia gli si avvicinò, gli stampò un bacio sulle labbra e uscì dalla stanza. Rimasto solo, David si accasciò sul letto con un sospiro, ripensando  a ciò che era successo quella notte.


Sofia sgattaiolò furtiva dentro casa e, in punta di piedi, si diresse verso camera sua. Per fortuna nessun altro, a parte lei, si era già svegliato e la casa sembrava vuota. Non appena entrò in camera da letto si rifugiò in bagno, si spogliò e si fece una lunga doccia...e riflettè. Riflettè su quanto era accaduto, se fosse stato giusto o no, se avesse fatto bene ad accettare di andare a sentire quel concerto, aumentando così il desiderio di averlo accanto a sé il più possibile, invece di rimanere a casa e cercare di dimenticare tutto.
Ma qualsiasi cosa avesse deciso di fare non sarebbe servita a lenire il dolore che le attanagliava il cuore, al solo pensiero che quei giorni sarebbero presto finiti. Così, decise che sarebbe andata. Tanto, ormai, gli aveva detto di sì. Uscì dalla doccia, si asciugò, si mise un vestito nero a pois bianchi, si legò i capelli in una treccia e scese di sotto. Erano già tutti in piedi. Uscì in cortile per fare colazione e lui era lì, seduto al tavolo, che la guardava. Sofia distolse lo sguardo: non voleva far capire a nessuno che tra di loro era successo qualcosa quella notte.
Dopo qualche minuto, suo padre uscì di casa in tutta fretta, e andò verso Salvatore, il maggiore dei suoi fratelli, un ragazzo alto, forte e fisicamente prestante, che era seduto accanto a lei.
Salvatò! Aggio avut’ nu contrattempo. Li puo' accompagnar’ tu aglì scavì o' posto mio?”
Prima che suo fratello ebbe modo di rispondere, Sofia esclamò “Vado io!!”
Suo padre e Salvatore la fissarono per qualche secondo e infine Don Vincenzo disse “Vabbuò! Jate insieme!” Suo fratello continuò a fissarla. Aveva intuito che c’era qualcosa che non andava.
Comm maje tutta chesta smania e' veni?” le chiese.
Nun pòzzo sentì nu' pò' ‘e museca dal vivo? E poi nun son’ affari tuoi!!!”
Si alzò di scatto da tavola e si diresse in cucina, dove avrebbe preso qualche panino con cui pranzare durante quella giornata.
 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Durante il tragitto in limousine per arrivare agli scavi di Pompei ci furono momenti di tensione: Sofia continuava a tenere lo sguardo fisso verso fuori, per evitare di incrociare le occhiate di David, e suo fratello ogni tanto la osservava cercando di capire cosa stesse succedendo. Per fortuna quei momenti imbarazzanti non durarono tanto e in 20 minuti erano già arrivati. L’antica città era immersa nel silenzio. Quel giorno sarebbe stata chiusa ai visitatori. Era tutto così inquietante ma al tempo stesso affascinante. Una vera e propria città morta il cui anfiteatro sarebbe tornato alla vita con la musica che quei quattro ragazzi portarono dall’Inghilterra.
Metà delle attrezzature erano già all’interno dell’anfiteatro, ma ci sarebbe stato comunque bisogno di una mano in più, nonostante fossero venute dall’Inghilterra persone specializzate nel campo. Anche Sofia avrebbe voluto dare una mano, ma le fu detto di sedersi e di non preoccuparsi. Così si mise seduta su un grosso masso e continuò a pensare, a pensare, a pensare...fino a che il flusso dei suoi pensieri non venne interrotto da Salvatore che le disse “Io aggio finito. Vieni via cu me?”
No, io...io resto ca!’”
Salvatore la guardò per qualche secondo, annuì e se ne andò.


Quando la band iniziò a suonare la prima canzone* tutte le preoccupazioni, i dubbi e la tristezza che la tormentavano sembravano dissolversi piano piano. Era come se il tempo si fosse fermato e l’unica cosa necessaria da fare era chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare da quella musica magica. Così fece Sofia, dopo averli osservati ,in silenzio, mentre si preparavano, accordando gli strumenti e parlottando tra di loro.
Ma quella musica...! Mai aveva sentito una musica del genere...una canzone senza testo, ma che racchiudeva tutte le parole del mondo. E tutte le sensazioni del mondo. Quella canzone le evocava brividi, piacere, pace, estasi...sensazioni indescrivibili a parole: sensazioni ‘senza testo’ come la musica stessa.
E con il procedere delle canzoni, quelle sensazioni non cambiavano, anzi...non facevano altro che aumentare ciò che provava per lui. Quasi a peggiorare la situazione in cui si era cacciata.


Durante il corso della mattinata ebbero modo di stare insieme, da soli. Fecero una passeggiata per gli scavi, rimanendo sempre nelle vicinanze dell’anfiteatro: dopo pranzo avrebbero suonato la seconda canzone.
Camminavano una a fianco all’altro, in silenzio, pensierosi. Sofia teneva le braccia conserte e guardava fisso davanti a sé. David aveva capito che c’era qualcosa che non andava e le domandò “Riguarda quello che è successo stanotte?”
Sofia annuì. “Non pensare male. E’ stata la notte più bella della mia vita. Ma abbiamo sbagliato. E lo sapevamo...sapevamo dall’inizio che questa storia non avrebbe avuto futuro.”
David riflesse per qualche secondo. “Vieni via con me!” le propose.
“Cosa?!”
“Vieni in Inghilterra con me”
“In Inghilterra?!.....E che faccio in Inghilterra?”
Non ci fu risposta. Sofia tirò un lungo sospiro e gli chiese “David ma tu cosa provi per me?”
“Se ti dicessi che ti amo? Mi seguiresti?”
Le lacrime cominciarono a rigarle le guance. David le prese il viso fra le mani, le asciugò le lacrime con le dita e la baciò dolcemente. Di tutta risposta, Sofia allacciò le braccia al collo del chitarrista e affondò le dita tra i suoi capelli, mentre lui spostava le sue mani sui fianchi della ragazza, stringendola a sé. Si abbracciarono. E David le disse “non devi rispondere subito”
Sofia non disse niente ma continuò a rimanere fra le sue braccia. Dopo qualche minuto si discostarono e tornarono mano per mano verso l’anfiteatro.


Mentre i Pink Floyd suonavano la seconda canzone** due ragazzini irruppero nell’anfiteatro: erano suo fratello Carlo e Marco, il suo migliore amico.
Carlett’! ca' ci facite ‘cca? E la scuola?”
“Non ci siamo andati!” rispose il fratello con nonchalance “e poi Marco non ci credeva che loro stanno da noi. Hai visto?” disse rivolgendosi all’amico “Ca’ t’avevo dett’?”
“Wow! Ma secondo te glielo posso chiedere un autografo?”
“Certo! Io gliel’aggio chiest’ ieri, e me l’hanno fatto”
Nun dovevat marinar’ a’ scuola. Potevàt venire into pomeriggio” li rimproverò Sofia.
“Sì, ma certe cose” rispose Marco “non ricapitano più nella vita”
“Già...” annuì Sofia “non ricapitano più...” abbassò lo sguardo e tornò a guardare la band che suonava, mentre i due bambini andarono a sedersi al lato a fianco per godersi il concerto.


Suonarono l’ultima canzone di sera. Il sole era già tramontato da un pezzo ed era calata la temperatura. Quel pomeriggio andarono a girare qualche scena alla Solfatara di Pozzuoli: tirava un vento fortissimo, e giacché Sofia non aveva niente con cui ripararsi dal freddo, David le prestò la sua giacca, colma del suo odore. Sofia la tenne stretta a sé per tutta la sera come se volesse imprimere il profumo di David sulla sua pelle.
Quando il concerto finì tornarono tutti al casale. I due ragazzini tempestarono il gruppo di domande, alle quali i quattro ragazzi, risposero in modo cordiale. Sofia ogni tanto li osservava, ma non poteva fare a meno di pensare a quanto le aveva proposto David: era una scelta difficilissima e non sapeva che fare.
Arrivati al casale, quando tutti gli altri si erano ritirati nelle loro camere, David si rivolse a Sofia “allora...hai deciso che fare?”
“David, io...io non lo so”
Lui annuì, un po’ deluso e le disse “va bene...hai tutta la notte per pensarci” e prima di congedarsi le stampò un bacio sulla fronte seguito da un lungo abbraccio. Dopodiché ognuno dei due si diresse verso la propria stanza.
 
__________________________________________________________________________________________________________ *A Saucerful of secrets
**Echoes
***One of these days

La storia dei bambini che si intrufolano nell’anfiteatro è vera! Lo afferma il regista Adrian Maben  in un’ intervista presente nel DVD del Director’s Cut. xD
Mi scuso per il ritardo, ma ho avuto il cosiddetto ‘blocco dello scrittore’ D:
Vabbè…spero che il capitolo vi piaccia ^^

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


7 Ottobre 1971


Era la seconda notte di seguito in cui Sofia non riuscì a prendere sonno. Continuava a rigirarsi nel letto, piangendo e tremando;  ‘perché? Perché doveva succedere proprio ciò che non doveva succedere?’
Solo qualche volta riuscì ad entrare nel dormiveglia durante i quali sognava tutto ciò che sarebbe potuto accadere se avesse scelto sia l’una che l’altra cosa. L’indecisione , il dover prendere per forza una scelta la stava distruggendo. Qualsiasi cosa avesse scelto avrebbe ferito qualcuno, compresa una parte di se stessa. Iniziò a elencare mentalmente i pro e i contro di ciascuna delle due scelte, ma non arrivò a una vera e propria conclusione e ciò le rese tutto ancora più difficile. Prima dell’alba si risvegliò bruscamente, ansimando, sudata e prima di alzarsi riuscì a prendere l’ultima e definitiva decisione.

Prima di scendere in cortile, Sofia diede un’occhiata malinconica fuori dalla finestra: erano tutti in piedi e la band si stava preparando per la partenza. Quando scese al piano terra il loro manager stava già pagando il conto delle tre notti passate lì. A minuti sarebbero andati via. Sofia uscì in cortile. David stava mettendò la sua valigia nel portabagagli quando si girò verso di lei. Si guardarono negli occhi per qualche secondo, poi Sofia gli fece cenno di seguirlo nel giardino sul retro.Quando furono soli David le chiese tentennando un po’ “...Allora?”
Sofia tirò un forte sospiro e con lo sguardo rivolto verso il basso rispose con un secco “mi dispiace, non posso...”
Rimasero in silenzio, senza guardarsi. “Sei sicura?” le richiese. Sofia annuì, tenendo lo sguardo abbassato, con gli occhi lucidi a causa delle lacrime. David le sollevò il viso dal mento e vide che le lacrime cominciavano a rigarle il viso. “Ti prego...” singhiozzò lei “non pensare che non sia stata bene con te in questi giorni...sono stati i tre giorni più belli della mia vita e non li dimenticherò mai. Ma io e te conduciamo due vite diverse e questo non lo possiamo cambiare. La mia vita è qui e la tua è in giro per il mondo a portare ovunque la tua musica. Non odiarmi, ti prego...”
“No, che non ti odio” la strinse a sé in un forte abbraccio.
“Non dimenticarmi..” sussurrò lei.
“Non lo farò”
Non appena si sciolsero da quell’abbraccio si diedero un ultimo e fugace bacio. Dopodiché David si allontanò, guardandola tristemente negli occhi, salì in macchina e partì mentre lei, da lontano, con le lacrime agli occhi vide la macchina allontanarsi sempre di più, divenire sfocata per poi scomparire per sempre dalla sua vita.


__________________________________________________________________________________________________________ Bene, bene, bene...siamo arrivati alla fine della storia. Anche se questo non è l’ultimo capitolo (beh in teoria sì, visto che il prossimo sarà l’epilogo). Coooooomunque, mi scuso ancora per il ritardo e per la brevità di questo capitolo. Spero che il prossimo venga più lungo, concludendo così in bellezza questa storia. Alla prossimaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa

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Capitolo 12
*** Epilogo ***


2012
 
Un mese dopo uscì un loro album*. Lo comprò Carlo appena uscito da scuola e lo sentì ininterrottamente per tutto il pomeriggio. Ogni singola nota di ogni singola canzone faceva rivivere le immagini di quel concerto e di quel breve ma intenso amore che vissi in quell’ottobre del 1971.
Ogni tanto, quando mio fratello non c’era, o quando non origliavo dalle pareti della mia stanza, entravo in camera sua ad ascoltare tra le lacrime e i ricordi i loro album, fino a quando non cominciai a comprarli anche io, uno ad uno, ogni anno.
Quello stesso mese scoprii che David si era fidanzato con una bella bionda americana. Lo lessi su uno dei giornali che usava comprare mia sorella Adele. Una freccia dritta al cuore. Ma nonostante ciò ero consapevole del fatto di non essere stata solo un’avventura per lui, come lui non lo è stato per me. Non so se la sua famiglia ha mai saputo di me. Ovviamente mio marito non ha mai saputo niente, e così nemmeno i miei figli, nei quali, con il tempo, sono riuscita a infondere un po’ di quell’amore e quelle sensazioni che provo ogni volta che ascolto la musica dei Pink Floyd.
Varie volte nella mia vita sono stata tentata di andarmene, di mollare tutto e tornare da lui. Ma non l’ho mai fatto. Ed ora mi ritrovo qui, a quarantun’anni di distanza, seduta su quello stesso masso; e vedo frotte di turisti che ridono, parlano, si scattano fotografie... E al contempo vedo anche loro, al centro dell’anfiteatro, che suonano. Chiudo gli occhi. Riesco a sentire la musica. E quella dolce sensazione di piacere che provai allora. E in tutto questo riesco a percepire la sua mano che sfiora la mia. E insieme ci alziamo, incamminandoci da soli verso il tramonto.


__________________________________________________________________________________________________________ *Meddle
Ehhhh non ve l’aspettavate che in realtà tutta la storia è stata raccontata da lei in terza persona u.u (spero.) Diciamo che questo epilogo è servito un po’ a ‘giustificare’ il fatto che sia stato analizzato solo il punto di vista della protagonista.
[Sì, purtroppo ho dovuto inserire anche quella strappona di Ginger (Dio solo sa quanto la odio!)]
Che dire? Siamo arrivati alla fine ç_ç un po’ mi dispiace, mi ero affezionata a questa storia.
Un grazie speciale a tutti quelli che mi hanno seguito. Spero che la storia vi sia piaciuta e chissà, magari ne scriverò delle altre... D:
Un altro grazie a chi ha recensito e a chi lo farà :3
Un bacione a tutti!!!

ps: il capitolo è CORTISSIMO, ne sono consapevole (D:) ma probabilmente se avessi inserito qualcos’altro avrei finito per rovinarlo

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