Twins in love.

di Charlie Hudson
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Meetings. ***
Capitolo 3: *** I'm William! ***
Capitolo 4: *** Rock on! ***
Capitolo 5: *** Nice to meet you! ***
Capitolo 6: *** Trust me! ***
Capitolo 7: *** Axl, you're so sweet! ***
Capitolo 8: *** The sex and the drugs! ***
Capitolo 9: *** Family Affairs! ***
Capitolo 10: *** Love, love, love...sex! ***
Capitolo 11: *** Jeff...i love her! ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Prologo.

Questa storia parla di due gemelle, Annabelle e Elizabeth, unite fin dalla nascita da un legame molto forte, così uguali, ma così diverse, con una sola, travolgente passione, la musica. Originarie della Francia, avevano vissuto felicemente a Parigi con i genitori. Il padre era un amante della musica, infatti sapeva suonare quattro strumenti : chitarra, basso, pianoforte e, per quanto possa sembrare inusuale, il triangolo.
La madre invece era molto severa, un avvocato; lei dava molta importanza allo studio e certe volte disdegnava il carattere un po’ eccentrico del marito, che da giovane, era un hippie con i fiocchi, con tanto di capelli lunghi che sotto ordine della moglie si era fatto tagliare.
Però il padre, che intendeva inculcare l’interesse nella musica alle gemelle, fu molto fortunato: Annabelle dimostrò a 6 anni una chiara dote nel canto; infatti una sera il padre, che stava suonando al piano, vedendo arrivare la bambina si mise a suonare la sua “canzoncina preferita”, come la chiamava Annabelle, e con suo sommo stupore, la piccola si mise a cantare, con la sua vocina.
 Il padre, appena finì di suonare, battè le mani, felice che la sua bambina si era aperta proprio con lui, perché Annabelle era molto timida e non si apriva mai con nessuno se non con sua sorella.
L’altra invece, si era messa in testa a otto anni, che da grande sarebbe diventata una grande bassista come Sid Vicious. Il padre la trovò molte volte nel suo studio, con il suo basso in mano che era più grande di lei con la musica dei Doors o dei Sex Pistols sparata a tutto volume, incurante delle grida della madre, che considerava quella musica improducente e certe volte satanica.
Il padre non se ne curò molto e incominciò a dare lezioni di canto ad Annabelle e di basso ad Elizabeth, che a 10 anni sapeva già fare God Save the Queen e Annabelle sapeva cantare molto bene Bohemian Rhapsody dei Queen. Li adorava ed era innamorata di Brian May che considerava suo fidanzato.
Gli anni scorrevano felici nella loro famiglia , fino a quando, durante il loro quindicesimo compleanno, il padre, mentre stava accendendo le candeline, si mise le mani all’altezza del cuore e svenne a terra. Aveva avuto un infarto.
Rimase in coma per due mesi, tempo in cui le gemelle smisero di suonare, cantare e studiare, troppo preoccupate per il loro amato papà. Ma una notte, il padre morì e quello fu l’inizio della fine.
Le gemelle erano rimaste molto scosse dalla morte non sono nell’animo, ma anche mentalmente e dovettero fare molte sedute dallo psichiatra e prendere, per quanto riguarda Annabelle, sonniferi, perché la notte la povera ragazza aveva dei bruttissimi incubi, che la facevano piangere e gridare.
Elizabeth aveva incominciato ad avere un carattere irrequieto, spesso preda di attacchi d’ira, in cui spaccava tutto quello che si trovava di fronte e dopo aver riconosciuto quello che aveva fatto si puniva, cioè faceva del male a sé stessa.
Per questo il medico le diede dei tranquillanti, ma lei si era stancata di tutte quelle pillole che la facevano sembrare una pazza e decise di provare la cocaina. Sicuramente era meglio di quelle pastiglie e la droga la faceva stare, seppur per poco tempo, in pace con sé stessa.
Dopo un po’ la provò anche Annabelle, ma lei preferiva le canne perché non le piaceva la droga pesante, non faceva per lei. Certo molto spesso sniffava, ma non ne era dipendente come la sorella. Annabelle amava molto anche l’alcool, infatti molte volte sua sorella dovette andare a riprenderla nei locali dove stava facendo baldoria.
Dopo un anno dall’accaduto ripresero  a suonare insieme, in memoria del padre che avrebbe voluto che loro coltivassero la loro passione per la musica.
 A 17 anni si trasferirono a New York con la madre che era cambiata radicalmente: non le importava più di nessuno, nemmeno delle figlie, se ne stava tutto il giorno nel suo studio a lavorare e dormire e così le figlie crebbero sole, contando sempre l’una sull’altra.
Passavano gli anni, le abitudini non cambiavano, ma il loro aspetto sì: Annabelle aveva lunghi capelli biondi che le ricadevano a boccoli sulla schiena, la pelle era bianca come il latte e gli occhi blu come il mare.
Elizabeth aveva sempre capelli biondi solo un po’ più scuri e corti e li portava sempre disordinati sugli occhi e al contrario della sorella erano lisci, la pelle era un po’ più scura e gli occhi erano verdi. Erano molto belle e inseparabili.
A 17 anni Elizabeth lasciò la scuola, dicendo che senza la madre, non aveva motivo di continuare ad andarci, anche perché la scuola non faceva per lei, non la stimolava affatto, mentre Annabelle la volle finire per avere almeno uno straccio di diploma, per un lavoro futuro.
A 20 anni, mosse da sentimento di evadere da quelle quattro mura, se ne andarono di casa, lasciando la madre sola,come lei aveva fatto con loro, e si trasferirono nell’appartamentino che i loro genitori avevano comprato quando si erano appena sposati.
Dopo un po’ di tempo avevano trovato anche un lavoro, Annabelle  commessa in un negozio di musica, mentre Elizabeth barista in un locale vicino al centro di L.A.
Per ora stava andando tutto bene a parte le brutte vecchie abitudini delle quali non era facile liberarsi; ma loro non sapevano che da un momento all’altro, la loro vita avrebbe subito una svolta, ebbene sì!
Una svolta che trasformerà le loro vite in meglio o in peggio? Boh chi lo sa!
Beh vi do solo un indizio: cinque ragazzi scatenati con la musica nel sangue.

Ed eccoci qui con un'altra travolgente storia del tutto diversa dalla prima che ho pubbicato, mi raccomando leggete e recensite! Alla prossima ragazzuoli, il bello sta per arrivare! ;)

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Capitolo 2
*** Meetings. ***


Meetings.

“Beeelle! Dove l’hai messa la maglietta dei Rolling Stones?” gridò Elizabeth dal bagno.
“L’ho portata in lavanderia! Tu non ti decidevi a portarla e così l’ho portata io!” rispose di rimando Annabelle, sbuffando.
“E io ora che mi metto per andare al lavoro?” urlò la gemella, in preda a un attacco isterico, pensando alla sorte della sua maglietta preferita, che si ritrovava tutta sola in lavanderia.
“Lizzie, ma fammi il piacere! Hai milioni di magliette con i loghi delle band! Trovane una e mettitela!”.
Elizabeth sbuffò e si mise a cercare nell’armadio; optò per una maglietta bianca e larga dei Beatles, pantaloncini e converse.
“Hai visto che le hai trovate le cose da mettere, gemella isterica che non sei altra?!” disse Annabelle, vedendola arrivare con il broncio “Oooh, eddai non fare quella faccia! La tua maglietta sopravviverà a un lavaggio e ora muoviti che se no fai tardi!” e la spinse verso la porta.
“Sisi vabbene, vado vado!” disse Elizabeth e aprì la porta, ma la sorella la bloccò.
“Cosa vuoi ancora?” chiese Lizzie esasperata.
“Un bacino alla tua sorellina che ti non ti rivedrà più fino a pomeriggio non si dà?” disse Annabelle, sporgendo la guancia rosea.
Elizabeth sorrise della faccia buffa della sorella e le diede un bacio “Ci vediamo a pomeriggio!” detto questo uscì e chiamò un taxi, per arrivare al locale.
Annabelle rimasta sola a casa, pensò bene di farsi una doccia rinfrescante. Quella notte non aveva avuto gli incubi, per fortuna. Tutto merito delle tre canne che si era fatta con la sorella, si disse. Uscì dalla doccia, si mise la crema e cominciò a scegliere i vestiti: un camicione bianco a pois neri, pinocchetti neri che le arrivavano fino al ginocchio e converse bianche.
Fece un po’ di pulizia e andò al negozio di musica, dove l’aspettava il suo capo Jeremy. Jeremy era un omaccione di 60 anni un po’ burbero, ma dal cuore buono e gentile; infatti la prima volta che vide Annabelle chiedere il posto per quel lavoro con quell’aria così implorante, non potè fare altro che assumerla seduta stante.
“Ehi Jeremy!” salutò Annabelle, sorridendo.
“Ehi bella, come va? E’ da sabato che non ci vediamo!” disse Jeremy, voltandosi verso di lei.
“Si ho avuto un po’ da fare con mia sorella! Volevamo stare un po’ insieme da sole e ce ne siamo andate al mare…facendo autostop, ahah!” spiegò Annabelle.
“Voi due dovete stare attente; di questi tempi girano un sacco di maniaci, e voi siete molto belle quindi prede per questi pazzi che girano!” disse Jeremy, con aria saccente.
“Aaah maddai, un calcio ben assestato nei gioielli di famiglia e non c’è pericolo!” disse Annabelle, citando la frase che diceva ogni volta sua sorella quando si trovavano per strada di notte, osservate dai ragazzi che stavano fuori i locali di L.A.
“Sarà, ma state attente, mi raccomando!”
“Certo, certo!”
La loro chiacchierata fu interrotta dal porta che si apriva. Entrarono due ragazzi: uno altissimo, biondo sicuramente tinto, vista l’evidente ricrescita, con due occhi verdissimi e il sorriso felino, era molto bello, mentre l’altro aveva la carnagione diafana, occhi castani con sfumature di verde e capelli neri e lunghi fino alle spalle. Era bellissimo, con quell’alone di mistero che gli stava attorno.
“Ehilà, ma guarda chi si vede, Duff e Izzy, vecchi caproni! Che vi serve questa volta?” chiese Jeremy sorridendo a quei ragazzi, che molto probabilmente conosceva già.
 Izzy aveva lanciato una fugace occhiata a Annabelle, che non riusciva a distogliere lo sguardo dal moro e lo fissava imbambolata.
“Siamo venuti a prendere delle corde nuove. Quelle nostre ormai sono distrutte!” disse Duff ghignando.
“Ok molto bene! Annabelle! Annabelle! …..ANNABELLE!” gridò Jeremy.
“Eeeh?! Sisi…cosa?” chiese Annabelle imbarazzata, togliendo gli occhi di dosso a Izzy, che la guardava, con aria stupita.
“Vai a prendere delle corde nuove per basso e chitarra. Giusto?” i due annuirono, guardando Annabelle.
“Bene ve le porto subito allora e scusate per prima! Ero soprapensiero!” si scusò la ragazza, guardando Izzy, ma lui non la degnò più di uno sguardo e si girò a guardare le chitarre.
La ragazza andò a prendere le corde, pensando a Izzy * come fa ad essere così bello?! E non mi ha più guardata, uff! Annabelle ma che ti prende?! Sembri una ragazzina; guarda ti sta battendo anche il cuore! Calmati e porta queste benedette corde a testa alta!*
Annabelle ricomparve con le corde e le diede a Jeremy che le imbustò e le diede ai due. Annabelle salutò, mentre loro stavano uscendo e il moro ,quando stava per chiudere la porta, si girò e le sorrise. Annabelle sentì il cuore saltare.
“Eeeeh l’amoreee!” disse Jeremy, con aria sognante.
“Jeremy, ma cosa dici???” disse quella imbarazzatissima e se ne andò nel magazzino a sistemare i nuovi pacchi.
Elizabeth, intanto, aveva raggiunto il locale e si era messa a lavorare. Sembrava una giornata tranquilla, non c’erano molti clienti o almeno non i soliti maniaci che ci provavano sempre con lei.
Mentre pensava a quello che avrebbero dovuto mangiare per cena lei e sua sorella, sentì “Scusa, dolcezza, ma mi stai ascoltando?” chiese una voce roca.
Elizabeth alzò lo sguardo e si ritrovò di fronte due ragazzi. Quello che stava di fianco al ragazzo che aveva parlato aveva i capelli ricci neri che ricadevano selvaggi sulle spalle e sul viso e aveva la carnagione molto scura e sogghignava. L’altro, invece, era bello…bello da star male. Aveva lunghi capelli rossicci, carnagione molto chiara, occhi verdi chiarissimi e la guardava con aria arrogante.
“Allora i nostri caffè!” chiese forse per la terza volta.
“ Sisi arrivano subito!” disse lei andando a preparare due caffè facendo cadere una tazza a terra, mentre il rosso e il riccio guardandola se la ridevano.
Lei sbuffò e s’impose di stare calma e di non sbirciare i movimenti del rosso, che a quanto pareva si chiamava Axl. Che nome strano.
“Ecco i vostri caffè!” e mise le tazze di fronte a loro, che incominciarono a bere come se non avessero mai assaggiato un caffè.
“Però! Sei un po’ imbranata, ma il caffè lo sai fare bene!” disse quello riccio, mentre Axl sogghignava.
“Io non sono imbranata! Ero solo soprapensiero!” disse Elizabeth, stizzita.
“Dai Slash, poverina!” Elizabeth non fu riconoscente al rosso, perché questa sua frase suonava tanto come una presa in giro e mise il broncio.
“Vabbè dai! Noi andiamo. Ci rivedremo presto ehmm, aspetta com’è che ti chiami?”chiese Axl.
“Elizabeth!” disse lei con una nota isterica nella voce.
“Elizabeth!” ripetè Axl, facendole l’occhiolino, mentre lei arrossiva.
“Ci vediamo dolcezza!” salutò Slash e uscirono lasciando Elizabeth irritata, ma allo stesso tempo stupita da quei due strambi ragazzi. Soprattutto da uno.
 

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Capitolo 3
*** I'm William! ***


I’m William!

Erano arrivate le sei, orario in cui le due gemelle tornavano a casa; Elizabeth, ripensando sempre a quello strano e strafottente ragazzo che non le stava per niente simpatico, prese un taxi che la portò all’appartamento, mentre Annabelle era già ritornata a casa e non vedeva l’ora di dire alla sorella di quel misterioso ragazzo.
Appena Elizabeth entrò a casa salutò la sorella e dissero in contemporanea “Ti devo dire una cosa!.... comincia tu….no tu……nono dai tu!” avrebbero continuato così all’infinito se Annabelle non avesse preso per le spalle la sorella e non le  avesse detto “Basta! Comincio io ok?!”
Si sedettero a tavola con un panino e una birra e Annabelle incominciò a raccontare lo strano incontro di quella mattina, senza tralasciare nessun dettaglio e parlando con voce sognante.
“Era scopabile?” chiese Elizabeth, stupendo la sorella.
“Veramente non l’ho guardato in quel modo! Cioè di sicuro è un bellissimo ragazzo, con un gran bel fisico, ma non m’ispirava sesso, più che altro amore…”
“Ehi Anna scendi dalle nuvole però! E’ stato solo un incontro, chissà se lo rivedrai più.” Disse Elizabeth che era molto realista in certe cose.
“Lo so bene, che credi? Ma fa bene sognare no!? Mi sento così sola” poi guardando la faccia della sorella si corresse “non sola in quel senso, io ho te e non potrei esserne più felice, ma vorrei un ragazzo, Lizzie. Da troppo tempo non ne ho uno; la mia ultima cotta risale a diversi anni fa e sono ancora vergine!” confessò Annabelle alla gemella che le prese la mano.
“Dai sono sicura che presto troverai un ragazzo che ti farà impazzire ne sono sicura! La vita è piena di sorprese Belle, non dimenticarlo!”
“E tu invece che mi dovevi dire?” chiese Annabelle.
Elizabeth le raccontò di quei due ragazzi che quella mattina l’avevano presa in giro e del ragazzo dai capelli rossi, che a quanto pare, si era appena fatto una nuova nemica.
“Capito, capito! Ma ammettilo era bello!” disse Annabelle, guardando la sorella con un sorrisetto  malizioso.
“Niente affatto!” sbottò Liz. La sorella la stava guardando con aria scettica.
“Ok magari era carino… molto carino… e va bene bellissimo, ma ti assicuro che tutta la bellezza di cui è dotato scompare non appena apre bocca!” disse la ragazza, digrignando i denti.
Annabelle sospirò. Quello era sempre stato un difetto della sorella : giudicare senza prima conoscere, ma lei non ci poteva fare niente, in tutti quegli anni non era mai cambiata.
Passarono un po’ di minuti in silenzio, ognuna persa nei propri pensieri, fino a quando Annabelle chiese “Ti va una canna?”
“Come no!” rispose la sorella.
Quando la finirono Elizabeth disse “Dovremmo smetterla con questa roba. Porta solo guai!”
“Lo dici sempre Belle, ma lo sai che senza l’aiuto di qualcuno non riusciremo mai a disfarcene!”
“Non voglio chiudermi di nuovo in una clinica per pazzi! Mi è già bastato da ragazzina!” sbottò lei rabbuiandosi.
Elizabeth sospirò “Belle io vado a letto, sono veramente molto stanca. Se vuoi qualcosa chiamami!” e se ne andò in camera.
Annabelle la salutò e dopo cinque minuti andò anche lei in camera, estraendo da sotto il cuscino una fotografia della sua famiglia. Osservò suo padre, che sorrideva stringendo le due bambine, che ridevano.
Una lacrima le scese sulla guancia, mentre portava la fotografia all’altezza del cuore e la stringeva “Papà mi manchi! Ti voglio bene!” sussurrò.
Si stese nel letto e pianse, pianse così tanto che alla fine non aveva più nemmeno lacrime e si addormentò
Quella notte, però, ebbe gli incubi; sognò suo padre che la chiamava e lei che correva verso di lui, ma più lei si avvicinava più lui si allontanava.
Elizabeth fu svegliata dalle grida della sorella e subito si precipitò in camera sua per svegliarla.
“Belle, Belle, svegliati! Stai solo sognando!”
Annabelle aprì gli occhi e si buttò fra le braccia della sorella, che la strinse stretta “ Posso dormire con te stanotte?” chiese lei, con gli occhi lucidi.
“Ma certo!” andarono nel letto di Lizzie e si addormentarono abbracciate come facevano da bambine.
(…)
La mattina dopo Annabelle fu svegliata dalla sorella che le aveva portato la colazione al letto, con tanto di cornetti caldi.
“Mmmh a cosa devo tutta questa gentilezza stamane? Di solito di mattina sei intrattabile!” disse Annabelle.
“Si è vero. Non so nemmeno io che mi è preso, ma di sicuro non durerà molto quindi approfitta del momento ciccia!”
Annabelle non se lo fece ripetere due volte e si mise a mangiare i cornetti voracemente; quando finì si alzò dal letto, si lavò e si vestì con una camicia larga a maniche corte bluette, jeans e sandali.
Trovò la gemella seduta sul divano già vestita con una minigonna di jeans, maglietta dei Doors e i capelli, se possibile, ancora più scompigliati del solito sugli occhi.
“Io devo andare Belle!”
“Scendo con te Liz!” e scesero insieme dirigendosi ognuna al proprio lavoro.
Appena Elizabeth entrò nel locale notò che un uomo la guardava insistentemente; lei fece finta di niente, in fondo poteva essere anche solo un’impressione, ma quando alzò lo sguardo e ritrovò l’uomo a guardarla con uno strano sorriso sulle labbra incominciò ad avere paura.
L’uomo le si avvicinò mentre lei stava pulendo un tavolo “Ehi dolcezza!” le disse.
“Ciao” rispose lei continuando a pulire e sperando che quell’uomo cercasse magari solo un’informazione per una farmacia. Ovviamente non era così.
“Senti è da un po’ che ti osservo e mi chiedevo se dopo ti andrebbe di….” Lasciò cadere la frase e le toccò il sedere.
Elizabeth si girò e gli tirò uno schiaffo, ma la reazione dell’uomo non si fece attendere: le bloccò i polsi e proprio quando stava per baciarla, qualcuno lo spinse via da lei, liberandola.
La ragazza si girò e si ritrovò di fronte Axl che guardava con disprezzo l’uomo che ora se ne stava uscendo dal bar borbottando cose incomprensibili. I due si guardarono per qualche secondo, poi Annabelle prese la parola e sussurrò “Grazie..” mentre delle lacrime di spavento incominciavano a scenderle sul viso. I maniaci erano sempre stati una sua paura e di sicuro il lavoro in quel locale non aiutava.
Il rosso le si avvicinò e l’abbracciò stretta; la ragazza rimase spiazzata da quel gesto: che fosse davvero nel profondo, buono e gentile? Che sua sorella avesse ragione?
“Chi sei tu veramente?” chiese lei, piano.
“William.” Rispose lui con un sospiro.
“Ma tu non ti chiamavi Axl?” okay, era decisamente confusa.
“Axl è quello stronzo, William è quello dolce.” Rispose lui sorridendo.
“Soffri di sindrome da personalità multipla?” chiese lei ancora.
“Spesso!” ridacchiò lui.
Erano arrivati dei clienti, quindi furono costretti a spezzare quell’abbraccio che li aveva uniti per quei pochi minuti. Elizabeth, nelle sue braccia, si era sentita così protetta, così sicura come non le accadeva da anni.
“Senti che ne dici di venire a sentire il nostro concerto sabato?”
“Tu suoni?” chiese la ragazza stupita.
“No, io canto!” rispose lui semplicemente.
“Va bene, non dovrei avere impegni! Ah porterò mia sorella però!”
“Certo, non c’è problema.” Disse Axl pensando ai suoi amici.
“Okay, allora ci vediamo sabato!”
“Va bene, e Liz..” la guardò con un sorriso sghembo che fece morire Elizabeth “… ci conto!” e se ne andò silenzioso com’era venuto.


Scusate per l’assenza, ma l’ispirazione in questo periodo era andata a farsi benedire. Comunque le cose stanno incominciando a muoversi, dal prossimo capitolo incominceranno a formarsi le dolci coppiette, ma fra un po’ arriveranno anche i problemini. Quindi recensite in molti, voglio sapere che ne pensate di questa mia follia e arrivederci! Bacioni! :***
 

 
 

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Capitolo 4
*** Rock on! ***


 Rock on!

Annabelle, intanto, era arrivata al lavoro e come tutti i giorni aveva salutato Jeremy e si era messa dietro la cassa. Cercava di comportarsi normalmente, ma non riusciva a celare del tutto l’emozione quando vedeva la porta del negozio aprirsi e la delusione quando non vedeva entrare nessun “ragazzo misterioso” come lo chiamava lei.
Quel giorno non lo vide e nemmeno il giorno dopo.  La ragazza stava incominciando a perdere le speranze *ma che ti aspettavi?! È ovvio che la gente normale non viene ogni giorno a comprare corde nuove! Smettila di farti seghe mentali e pensa a lavorare!* ed eccola qua la sua coscienza che le rompeva le palle anche quella volta.
*Sta zitta tu!* e si rimise a lavorare con un sospiro.
(…)
“Liz, sono a casa!” gridò Annabelle, entrando nel salottino.
“Ooh… ciao..” sussurrò Elizabeth con aria un po’ rimbambita, come se si fosse appena svegliata. Sua sorella notò subito quello strano comportamento e le chiese “Ehi, ma che hai combinato?” ridendo dell’espressione della sorella.
“No, niente.” Silenzio “Oggi ho incontrato Axl, mi salvato da un maniaco, poi mi ha abbracciato perché mi ero messa a piangere come una deficiente, poi mi ha detto che soffre di personalità multipla e poi mi ha invitata al suo concerto.” Annabelle rimase un po’ interdetta: la sorella aveva parlato con voce così atona che l’aveva preoccupata un po’.
“E allora Liz? Dovresti essergli riconoscente, ti ha salvato e poi ti ha invitato anche al suo concerto! E’ stato carino!” esclamò Annabelle sorridendo.
“Dici che ci dovrei andare a quel concerto?”
“Ma certo!”
“Si, ma tu verrai con me!”
Annabelle la guardò “ E perché? Io che c’entro?”
“Ho bisogno di supporto morale, quindi verrai con me!” disse la gemella, convinta.
“Oooh va bene, ma non replico solo perché sono stanca e non mi va di discutere!” cedette Annabelle,sospirando.
“Bene! Il concerto è sabato quindi domani ti prendi la giornata libera e si va a fare shopping mia cara!”
“Non so se Jeremy mi darà la giornata libera..”
“Ooh maddai ti adora, ovvio che te la darà, non fai mai ritardi e non gli chiedi mai niente. Forza chiamalo!” disse Elizabeth, porgendo il telefono alla sorella che digitò il numero.
 Come aveva previsto la sorella Jeremy le diede addirittura tutto il fine settimana libero. Ormai Elizabeth gongolava felice sulla sedia, pensando al bel rosso: era come una specie di Dr Jeckill e Mr Hide. Elizabeth voleva scavare sotto la maschera Mr Hide e scoprire cosa nascondeva il vero Axl Rose, o meglio William.
(…)
Il giorno dopo le gemelle uscirono presto di casa, verso le nove circa e andarono prima di tutto a fare colazione. Mentre stavano mangiando un cornetto per strada Elizabeth vide un negozietto con l’insegna”Rock n’ Roll Style” con a fianco una chitarra.
La ragazza si bloccò e subito trascinò dentro la sorella per dare solo un’occhiata. L’occhiata però le costò un paio di pantaloni in pelle, un corpetto nero che metteva in risalto il seno prosperoso e delle scarpe nere col tacco. Poco dopo sentì sua sorella.
“Liz aiutami!” gridò Annabelle esasperata “Qua ci sono tutti vestiti assurdi!”
“Belle sei tu che non sai scegliere! Aspetta arrivo!”
Elizabeth prese un vestitino da uno scaffale “ Guarda questo. Che te ne pare?” chiese alla sorella che si mise a studiare il vestito: era di jeans abbastanza corto da far vedere le lunghe gambe pallide; non aveva spalline, ma si bloccava all’altezza del cuore con una fascia di pelle. Sì era molto molto carino e poi era anche blu, il suo colore preferito.
“Direi che va benissimo, ma non ho le scarpe da abbinarci.” Disse Annabelle, ma prontamente la sorella le mise sotto gli occhi un paio di stivali neri col tacco, bellissimi.
Annabelle esclamò contenta “Ti amo sorellina!”
“Si lo so, anche io mi amo!” disse con aria di sufficienza Elizabeth, beccandosi uno schiaffetto sul braccio.
Tornarono a casa, prendendo un taxi e appena aprirono la porta Elizabeth cacciò dalla borsa una bustina con un po’ di polvere bianca “Liz, quando cazzo l’hai presa quella roba?” chiese Annabelle stizzita. Non le piaceva che sua sorella prendesse droga, manco un po’.
“Un po’ di giorni fa… Belle non fare quella faccia, lo sai che non posso farne a meno per molto!”
“Non puoi o non vuoi farne a meno?!” chiese Annabelle, digrignando i denti.
“Annabelle mi serve! Punto!” disse Elizabeth, fulminando la sorella che se ne andò in camera sua sbattendo la porta.
Elizabeth sospirò: non poteva farci niente, era più forte di lei. Non riusciva a smettere; la voglia era troppo forte e lei era troppo debole per resistere.
Dopo l’operazione “sniffamento” andò in camera di sua sorella: dormiva profondamente. Elizabeth sorrise e se ne andò in camera, pensando con ansia al concerto del giorno dopo in cui avrebbe visto Axl Rose.
(…)
Era arrivato il giorno del concerto e le due gemelle ovviamente avevano fatto pace ed erano emozionatissime.
Mentre si stavano truccando Elizabeth sussurrò “E se non dovessi piacergli?”
Annabelle la guardò “Liz, sei perfetta! E poi non avevi detto che non ti piaceva affatto?”
“Mmmh dettagli! “ e risero insieme. Si cotonarono i capelli a vicenda e poi si recarono al Rainbow dove si teneva il concerto.
Entrarono nella sala e Elizabeth lo vide: pantaloni in pelle che lasciavano poco spazio all’immaginazione,  petto nudo e muscoloso,  capelli tenuti indietro da una bandana rossa e gli immancabili occhiali da sole che nascondevano i suoi bellissimi occhi: sì era lui!
Le ragazze si misero ad osservare per bene anche il resto della band: c’era il ragazzo riccio che Liz aveva incontrato nel bar, il biondo alto tre kilometri che si era già visto con Belle, un ragazzo dal petto villoso con grandi occhi azzurri e il sorriso fanciullesco e in un angolo poco illuminato se ne stava il ragazzo misterioso con lo sguardo fisso sulla sua chitarra e una sigaretta tra le labbra sottili.
Nel vederlo il cuore di Annabelle perse un colpo.
“Liz Liz! E’ lui, il ragazzo misterioso, quello liscio con la chitarra!” gridò Annabelle per farsi sentire dalla sorella che dovette distogliere a malincuore lo sguardo dal suo Axl che le aveva fatto l’occhiolino.
“Devo dire che non è niente male! Beh allora che stai aspettando, fatti notare no!?”
“Come??” gridò ancora Annabelle.
“Okay, si va a ballare sotto al palco WOOHOO!” e Annabelle venne trascinata in prima fila dalla sorella, ma non fu una buona idea perché mentre la sorella incominciava a ballare, lei si imbambolava a guardare Izzy.
A un certo punto Izzy alzò gli occhi dalla sua chitarra e guardò il pubblico che era letteralmente impazzito.
Poi il suo sguardo cadde su una ragazza, anzi la ragazza che riconobbe come la commessa del negozio di musica, che lo stava guardando come se si fosse incantata.
Lui le fece un sorriso e lei lo salutò con la mano, imbarazzata. Ecco ora l’avrebbe presa per una stupida ragazzina che si era presa una stupida cotta.
La ragazza distolse lo sguardo e lui la guardò ancora come se fosse stato insoddisfatto di quel fugace sguardo, come se ne volesse di più, ma Annabelle non se ne accorse e ritornò a ballare con la sorella provando a fare finta di niente.

Buonasera a tutti, innanzi tutto vorrei ringraziare quelli che hanno messo la mia storia nei preferiti o nelle seguite o che recensiscono! L'ispirazione è venuta ancora a farmi visita, ebbene sì! u.u beh allora alla prossima, baci e recensite :**

 
 
 
 

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Capitolo 5
*** Nice to meet you! ***


Nice to meet you!

Il concerto si concluse e le ragazze si recarono al bancone per prendere qualcosa da bere. Si erano divertite molto e quei ragazzi avevano dato prova di essere molto bravi, una forza della natura. A un certo punto Elizabeth sentì qualcuno che la chiamava, picchiettandole il dito sulla spalla. La bionda si girò e si ritrovò davanti Axl e il bassista ossigenato.
“Ciao!” salutò lei sorridendo “Siete stati fantastici questa sera, complimenti!”
“Grazie Liz! Ah questa pertica stinta è il signor Duff McKagan, nonché bassista della band.” Disse Axl indicando il ragazzo biondo che gli tirò uno schiaffo sulla nuca.
“Piacere dolcezza! E perfavore, non fare caso alle stronzate che dice pel di carota!” proprio in quel momento Elizabeth chiamò Annabelle, che si girò con i due bicchieri di Jack Daniel’s. Axl e Duff strabuzzarono gli occhi.
“Mi sa che ho bevuto un po’ troppo man!” disse Duff al rosso, sbarrando gli occhi.
“Elizabeth vedo due te!” continuò Axl con la stessa reazione dell’amico.
“Ahahah ma no scemi! E’ mia sorella…gemella! Duff Annabelle, Axl Annabelle!” fece le presentazioni Elizabeth.
Annabelle li salutò e andarono tutti insieme nel back stage; alla ragazza batteva forte il cuore: sapeva che lì dentro ci sarebbe stato anche Izzy e questo la metteva molto in imbarazzo. Con lui aveva fatto solo figure di merda e si era comportata come una bambina, come poteva lui, chitarrista abbastanza famoso e bellissimo, interessarsi a una come lei? Mentre si faceva quelle domande non si accorse che si era fermata sulla soglia della porta della stanzetta e che i ragazzi e sua sorella la stavano sollecitando da un po’ ad entrare. Lei chiese scusa ed entrò.
“Ragazzi, abbiamo visite!” gridò Duff agli altri che appena videro le gemelle ebbero la stessa reazione dei primi due.
“Sono gemelle!” si affrettò a dire Axl proprio quando il chitarrista riccio stava per aprire bocca.
“Allora loro sono Annabelle e Elizabeth! Annabelle, Elizabeth loro sono Slash l’uomo pecora, Steven la moquette, e Izzy il..ehm non ho molti aggettivi per lui” Duff lo squadrò meglio, sotto lo sguardo contrariato del chitarrista “Il daltonico!” esclamò il biondo beccandosi un vaffanculo da tutti e tre.
Axl a quel punto fece segno a Elizabeth di sedersi accanto a lui; ovviamente la bionda non se lo fece ripetere due volte. Annabelle invece dovette sedersi nell’unico posto libero rimasto: quello tra Izzy e Slash. *Bene!* pensò lei.
Appena si sedette incominciò a parlare con uno Slash molto interessato, stranamente, alla sua vita. Le parve di vedere Izzy scoccare un’occhiataccia al riccio, ma forse era stata solo un’impressione con tutto quell’alcool che aveva in corpo.
A un certo punto Izzy disse a tutti che usciva fuori a fumare una sigaretta; non l’aveva guardata manco una volta, niente! Annabelle sentì l’affanno, in quella stanza troppo piccola non riusciva più a respirare bene, visto che c’era più fumo che ossigeno. Elizabeth la guardò prontamente: aveva sentito che qualcosa non andava e seppur a malincuore si allontanò da Axl per andare dalla sorella.
“Cosa c’è Belle?” chiese Liz dolcemente.
“ Non riesco a respirare!”
“Esci fuori allora.. prendi una boccata d’aria.”
“Ma fuori c’è Izzy!” disse Annabelle istericamente.
“E allora? Non lo calcolare no? Non mi puoi soffocare per colpa sua Anna!”
“Si è vero, hai ragione. Esco un attimo allora.” Detto questo se ne uscì dal locale, appoggiandosi a un muretto e inspirando l’aria fresca della notte. Si sentì subito meglio.
“Ehi dolcezza!” la chiamò uno, mentre si avvicinava.
*Oh no, ci voleva anche questo!* pensò la ragazza scocciata.
“Lo sai che sei proprio carina?” continuò lui, bloccandola con le braccia e alitandole sopra. Bleah, puzzava di alcool e fumo.
“Stammi lontano!” disse lei, cercando di far risultare la sua voce più minacciosa, ma quello che ne uscì fu solo un rauco sussurro.
“Non devi avere paura di me, vedrai che ci divertiremo” e proprio quando stava per mettere la sua bocca sul collo di lei un pugno lo stese a terra.
Annabelle fece appena in tempo a sussurrare il nome del suo salvatore che svenne a terra, priva di sensi.
(…)
Si svegliò in un letto, coperta da un plaid, in una stanza che non conosceva. Si mise a sedere, ma un violento capogiro la fece cadere di nuovo sul cuscino e si coprì con la coperta. Faceva proprio freddo!
A un certo punto sentì dei passi e fece finta di dormire: una mano le toccò la fronte e le scostò i capelli dal viso.
Aprì piano gli occhi e vide niente meno che Izzy che le stava mettendo sul comodino una tazza di tè fumante a giudicare dall’odore “Izzy..” sussurrò lei. Gli occhi del ragazzo incontrarono i suoi.
“Annabelle, ti sei svegliata, finalmente. Sai stavo incominciando a preoccuparmi!” disse lui sorridendo. Che sorriso bellissimo che aveva, si ritrovò a pensare la ragazza.
Annabelle si mise su un fianco “Quanto tempo ho dormito?”
“Beh, tutta la notte, ormai è mattina!” rispose lui, facendo spalluce.
“Tutta la notteee?! Oddio, devo avvertire mia sorella!” gridò lei, facendo per alzarsi, ma Izzy la mise giù delicatamente.
“Tua sorella ha già chiamato, sa che sei a casa mia” disse accennando a un sorriso.
“Oh, okay…” rispose lei, più tranquillizzata. Stettero per un po’ di tempo in silenzio e Annabelle ripensò alla sera prima, allo sguardo famelico dell’uomo che la stava per molestare. Senza volerlo, rabbrividì e il moro se ne accorse.
“Sei spaventata?” le chiese Izzy dolcemente.
“Un po’, ma ora passa. Sta tranquillo.”
“Stai calma, ci sono io qui e niente potrà farti del male” sussurrò, accarezzandole quasi impercettibilmente la guancia. Il cuore di Annabelle stava battendo forte. Poi si allontanò silenzioso com’era arrivato.
Annabelle spiazzata dal quel contatto, prese la tazza di tè e la portò alle labbra assaggiando quel liquido caldo che subito la fece sentire meglio.
Si alzò e cercò la cucina, anzi, quella sottospecie di cucinino che molto probabilmente non veniva usato da mesi, e ritrovò Izzy affaccendato ai fornelli, mentre stava cercando di cucinare delle presunte frittelle, con scarsi risultati però: infatti dalla padella si stava alzando una coltre di fumo che avrebbe fatto invidia allo smog di Los Angeles.
La ragazza si schiarì la voce per manifestare la sua presenza, ridacchiando. Izzy si girò, si guardarono per pochi secondi, poi Annabelle decise di rompere finalmente il ghiaccio.
“Che stai cercando di fare?” chiese lei.
“Ehm, diciamo che volevo preparare delle frittelle, ma la missione non è andata a buon fine..” disse lui, imbarazzato, mettendosi una mano dietro la nuca.
“Lascia fare a me..” Annabelle si avvicinò e scostò Izzy delicatamente, cominciando ad armeggiare con gli ingredienti.
Izzy la osservò: era proprio bella ed era sicuro che non fosse di quelle parti. Aveva tratti somatici troppo delicati. Quelle labbra sottili, ma sensuali, quei capelli biondi, e quel corpo divino. Dio, per quanto ancora avrebbe resistito?
“Ecco qua, pronte! Assaggia, dai dai!” esclamò lei sorridendo, facendo ridestare Izzy dai suoi pensieri.
“Mmmh passabile..” disse il moro, facendo un’espressione di sufficienza.
“Passabile?! Ma se sono la cosa che so fare meglio! E vabbene, vuol dire che me le mangerò tutte io!” e si girò, dando le spalle a Izzy, mettendo il broncio.
“Dai, guarda che scherzavo e poi..” fece girare Annabelle”.. sei sporca qua..” e con le labbra si avvicinò all’angolo della bocca, leccando dove si era sporcata.
Da quando era così audace?
“Mmmh la crema, devo ammetterlo, ti è uscita bene!” disse lui sorridendo e prendendo il piatto con le frittelle. Annabelle era pietrificata.
“Io…credo di dover prendere un po’ d’aria..” sussurrò la ragazza scappando in camera, dove aprì la finestra e si buttò sul letto, rimanendo in canottiera, facendo profondi respiri.
Dopo un po’ Izzy bussò alla porta “Posso entrare?” chiese lui.
“Sisi entra.” Il moro si sedette sul letto.
“Scusami Annabelle, io veramente non vole…” non riuscì a finire la frase che si ritrovò le labbra della ragazza sulle sue, fameliche.
Izzy rispose al bacio e prendendola per i glutei la fece sedere su di lui; le loro lingue incominciarono a intrecciarsi bramose di approfondire ancora di più quel contatto.
Annabelle si dovette staccare da lui per riprendere fiato e si mise a guardarlo “Sei bellissimo..” sussurrò abbassando lo sguardo.
Il moro poggiò la testa sul petto di lei: poteva sentire il suo cuore battere sempre più “Tu lo sei di più..” disse, accarezzandole la schiena.
Allora la prese in braccio e la mise sotto le coperte, in fondo erano ancora le nove, potevano dormire un altro po’. Poi si posizionò di fianco a lei.
La ragazza posò la testa sul petto muscoloso di lui, mentre Izzy le accarezzava i capelli.
A un certo punto Izzy incominciò a cantare una melodia che assomigliava tanto a una dolce ninna nanna. Annabelle si beò di quella voce calda e dolce, fino a quando l’oscurità non si chiuse su di lei.

Buongiorno! Sono tornataaaa! xD Okay, basta! Sto sclerando!
Capitolo incentrato soprattutto su Annabelle e Izzy, che finalmente si stanno dando una mossa! Ehm che posso dire altro, ringrazio tutti quelli hanno messo la mia storia nelle seguite e che recensiscono! Ci sentiamo, alla prossima Gunners! ;)

 

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Capitolo 6
*** Trust me! ***


Trust me!

Annabelle si svegliò e tastò il materasso di fianco a lei, ma di Izzy manco l’ombra. In compenso c’era un bigliettino “Sono uscito a fare due passi, se vuoi fare una doccia nel cassetto dell’unico mobile del bagno troverai un bagnoschiuma e qualche asciugamano. Torno presto, tranquilla.”
Il cuore di Annabelle si calmò, leggendo quelle poche righe. Si alzò e si guardò allo specchio: aveva un aspetto a dir poco orribile. Decise di seguire il consiglio del moro e di andarsi a fare una doccia: non doveva mica farsi vedere sporca e puzzolente!
Appena il getto dell’acqua calda la colpì in volto si sentì rinata e cercò di riordinare i pensieri.
Izzy, il ragazzo per cui subito aveva perso la testa, per giorni non si era fatto vivo. Al concerto aveva fatto come se non esistesse e poi, giusto per complicare ancora di più le cose, l’aveva salvata da un maniaco e l’aveva baciata. Okay, tutto questo non aveva alcun senso.
Ma in quel momento, per la felicità, appena uscì dalla doccia si mise a urlare “MA CHI SE NE FREGA! HO BACIATO IL RAGAZZO PIU’ BELLO E DOLCE DEL MONDO! ED E’ SOLO MIOOO!”
Si mise una maglietta dei Pink Floyd di Izzy, molto larga, e dei pantaloncini di tuta che aveva trovato sul pavimento della stanza in cui aveva dormito, visto che si ricordò di non avere vestiti.
Decise di chiamare sua sorella per vedere se stesse bene.
“Pronto?” la voce di Elizabeth era impastata e assonnata, eppure erano le undici e mezzo di mattina.
“Liz, sono io!” subito la voce di Elizabeth si ravvivò.
“Belle! Ero così in pensiero. Come stai?”
 Annabelle fece una faccia scettica: sapeva bene che sua sorella non era per niente in pensiero per lei! Figurarsi, era in compagnia di Axl, quindi…
“Tranquilla sorella! Sto più bene, Izzy è stato molto…gentile.”
“Attenta a quello che fai, mi raccomando!” la ammonì Elizabeth.
“Veramente non sono io quella che fa quelle cose, sai?! Piuttosto attenta tu!”
“Ooh stai tranquillissima! Qui la situazione è molto, molto piacevole!”
“Lo immaginavo, scommetto che ora ti trovi nel letto con il tuo bel rosso focoso, vero?” chiese Annabelle sorniona.
“Ehm, sì! Belle tu non puoi immaginare! E’ una bomba a letto. E poi quando è con me lo stronzo che è in lui è come se si placasse..” finì la frase sospirando.
A quel punto la porta di casa si aprì.
“Liz è tornato Izzy, devo chiudere! Ciao ciao ciao!” e riattaccò il telefono senza lasciare il tempo alla sorella di dire niente.
Izzy entrò proprio in quel momento nel cucinino con due buste piene di roba da mangiare.
Appena vide Annabelle le chiese “Ehi buongiorno! Dormito bene?”
“Benissimo direi!” esclamò la ragazza, aiutandolo con le buste.
“Ma, se non mi sbaglio, quelli sono i miei vestiti..” disse Izzy, indicando la maglietta, mentre Annabelle abbassava lo sguardo e arrossiva.
“Ehm si, non avevo vestiti e non potevo rimettermi quel vestito striminzito. E’ scomodo sai?! E poi non potevo rimanere in biancheria intima, quindi mi sono messa questa maglietta che ho trovato nella tua stanza, pensavo che non ci fossero problemi e mi dispiace se…” Izzy la guardò, sgranando gli occhi. Non pensava che quella ragazza potesse essere così logorroica. Ma tutta quella situazione lo fece ridere.
“Ahahaha, ehi ehi calma! Guarda che non mi dispiace affatto, anzi! Te li posso anche regalare se ti fa piacere. Io voglio solo che tu stia bene.” Detto questo Annabelle si avvicinò a lui e lo abbracciò stretto.
“Perché ti sto tanto a cuore? Pochi giorni fa neanche mi consideravi! A cosa devo questo cambiamento?” chiese lei.
“Semplicemente non ce la facevo più a resisterti. Mi dispiace, ma non ce la faccio a stare senza di te; io non so che mi prende e solo che io voglio proteggerti Annabelle, dal nostro mondo, fatto di droga e sesso. Se non dovessi farcela a proteggerti, io non so cosa farei..”si liberò delicatamente dall’abbraccio, si sedette su una sedia malconcia e si prese la testa fra le mani.
Stava soffrendo, era chiaro.
Annabelle gli si avvicinò, prendendogli con le mani candide il viso e guardandolo fisso negli occhi: verde- castano contro azzurro mare. Gli sorrise dolcemente.
“Guarda che a me non importa. Non m’interessa se sei un tossico, io voglio solo stare con te e basta. Mi dispiace, ma nemmeno io voglio starti lontano” e si avvicinò con una lentezza snervante al suo viso e posò le sue labbra su quelle del ragazzo che prontamente mise le mani dietro la nuca della bionda per approfondire quel contatto.
Izzy la prese per le coscie e la portò in camera da letto, sempre dandole dei baci sul collo e la stese sul letto. Quando Izzy stava per mettere le mani nella maglietta di lei, la ragazza lo dovette fermare “Aspetta, aspetta Izzy… prima devo dirti una cosa”
“Non ti senti ancora pronta?” chiese lui dolcemente.
“Nono, non è questo! E’ solo che io sono ancora vergine..” Izzy strabuzzò gli occhi. Oddio, era vergine! Non l’avrebbe mai creduto, se lui l’avesse conosciuta un po’ di tempo fa, di certo non se la sarebbe fatta scappare… in quel senso.
Il moro si ricompose “Tranquilla, lascia fare a me. Ti prometto che non ti farò male.”
Così dicendo tornò a baciarla e a spogliarla, mentre Annabelle gli toglieva la maglietta e contemplava quel torace pallido e perfetto. In men che non si dica si ritrovarono nudi sul letto, bramosi l’uno dell’altra.
“Sei bellissima!” disse Izzy, baciandole il collo e scendendo sempre più giù, sfiorando i seni e torturandole l’ombelico. Annabelle gemeva di piacere.
“Stringiti a me ora..” le sussurrò Izzy all’orecchio. La ragazza obbedì e allacciò gambe e braccia al corpo del ragazzo che la penetrò piano.
La bionda gemette per il dolore, ma non durò a lungo. Il piacere la stava facendo impazzire e lei gemeva sempre più forte, affondando le unghe nella schiena di Izzy.
Vennero insieme e si stesero l’uno di fianco all’altro, stremati e sudati.
“Izzy è stato bellissimo davvero…”sussurrò Annabelle accoccolandosi sul suo petto, baciandogli la spalla.
“Ti ho fatto molto male?” chiese Izzy, accarezzandole i capelli biondi.
“No per niente. Veramente pensavo facesse più male.” Disse Annabelle sorridendo.
“Mi fa piacere che ti sia piaciuto “ disse il moro alzandole il mento e baciandola.
“Ti amo..” sussurrò la bionda. Annabelle sapeva che era presto, sapeva che era molto immaturo, ma era questo che provava e non volevo nasconderlo al ragazzo che l’aveva fatta sentire bellissima e veramente felice per la prima volta.
A quelle parole il cuore di Izzy sussultò e si riempì di gioia. Le sue labbra si stesero nel più smagliante dei sorrisi e disse “Anche io ti amo mia Bella!” 
Si baciarono ancora e si ritrovarono di nuovo a fare l’amore per due, tre volte fino a quando non si addormentarono stanchi, ma felici, abbracciati, l’uno di fianco all’altro.

Buon pomeriggio a tutti! :* Come state? Io benissimissimo perché ho quasi finito tutte le interrogazioni e fra poco tenpo mi potrò dedicare pienamente alla fan fiction! Beh che posso dire altro, ringrazio Foxygiu, Alex Rose McKagan, Roxanne Rock e My Michelle che hanno messo la mia storia nelle seguite e recensiscono! Ovviamente ringrazio anche tutti gli altri che hanno messo la mia storia nelle seguite! Vi ringrazio tanto! Bacioni alla prossima gente! ;)

 

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Capitolo 7
*** Axl, you're so sweet! ***


Axl you’re so sweet!

Elizabeth
 

Intanto Elizabeth si trovava nel garage di Axl e Izzy: il rosso la sera prima l’aveva invitata a “casa” sua, visto che sarebbe stata deserta sicuramente.
Axl fu svegliato dal raggio di sole che entrava dalla finestrella con il vetro spaccato *dovremmo aggiustare quella cazzo di finestra* pensò. Provò a muoversi, ma un peso sullo stomaco gli stava bloccando ogni movimento.
Il rosso girò la testa e trovò Elizabeth accoccolata sul suo petto che gli stava cingendo il busto con le gambe e le braccia come se avesse paura che lui potesse in qualche modo scappare. Il ragazzo sorrise e incominciò ad accarezzarle i capelli e le braccia morbide e calde. Elizabeth mugugnò.
“Mmh buongiorno..” disse lei stiracchiandosi e dando un bacio ad Axl.
“Giorno principessa” disse lui rispondendo al bacio con dolcezza.
“Come hai dormito?” chiese lei.
“Diciamo che avevo un peso sullo stomaco che mi stava quasi facendo soffocare.. ma per il resto bene!” rispose lui, facendo un sorriso sghembo.
“Oddio scusami!” esclamò la ragazza, scostandosi dal petto pallido e perfetto del ragazzo che ridacchiò.
“Maddai, stavo scherzando!” e la riportò su di sé “ e poi sei morbida!”
“Si lo so, ma sto rimediando sai?! Un’ora di corsa ogni giorno sì!” annuì lei, convinta.
“Ma tu sei tutta scema!” esclamò Axl ridendo e portando le sue labbra su quelle di lei che si schiusero subito per assaporare di nuovo l’anima di quel ragazzo.
Per quanto riguarda Axl non si sentiva così sereno da un po’ di tempo; si mise a guardarla e incominciò a baciarla prima dolcemente, come se avesse paura di romperla, poi con più foga.
Si ritrovarono a fare l’amore per una, due, tre volte amandosi alla follia. Sì perché loro stavano facendo l’amore, non sesso.
A un certo punto però il telefono di Elizabeth squillò: era Annabelle. La bionda dovette alzarsi dal letto per rispondere, ma non fu facile liberarsi dalla presa di Axl che non voleva lasciarla andare.
“Dai Axl, è Annabelle! Devo vedere se sta bene!”
“E’ con Izzy, starà più che bene..” disse il rosso, sorridendo malizioso.
“Si immagino, ma ora devo rispondere rosso!”  si liberò dalla stretta di Axl e rispose.
(…)
“ Allora come sta?” chiese Axl, dopo che Elizabeth ebbe chiuso la chiamata.
“Benissimo! Dice che si sta trovando bene con Izzy” disse la ragazza, sorridendo.
“Quella checca di Izzy! E’ da una settimana che mi tormenta con la storia di tua sorella, ma si ostinava a non cercarla!” escalmò Axl “Ma parlami un po’ di te, ora”
“Beh non c’è molto da dire!” disse Elizabeth, sedendosi di fianco a Axl sul letto “sono cresciuta in Francia fino a quando mio padre è morto. Poi ci siamo trasferite con mia madre a New York, ma lei ormai era assente, non esisteva quasi più. Pensava solo al lavoro, quindi io e Annabelle siamo cresciute contando sempre l’una sull’altra. L’anno scorso ci siamo trasferite per cambiare aria e ora siamo qua! Tu invece?”
“La mia non è una bella storia…” disse Axl, facendo un sorriso amaro.
“Raccontala comunque.. perfavore” controbbattè lei, prendendo la mano di Axl e stringendogliela.
“Va bene… io vengo da Lafayette, un paesino che si trova in Indiana; con i miei genitori se così possono essere definiti, avevo un rapporto molto particolare: mio padre mi picchiava anche quando non avevo fatto niente e mia madre non mi proteggeva mai.. Guarda qui “ si girò e indico un punto sulla sua schiena: era più rosso della normale carnagione, era come una specie di cicatrice. La ragazza la accarezzò.
“Quello me l’ha fatto mio padre un giorno in cui stava particolarmente violento. Poi conobbi Jeff, cioè Izzy e con lui, quando ci fummo diplomati, partimmo per venire qua. E beh, il resto lo sai”
La ragazza era sbiancata: ecco spiegato il comportamento di Axl!
“Axl mi dispiace tanto davvero.. io non pensavo che tu…” venne interrotta dal ragazzo che l’abbracciò stretta.
“E’ passato ormai, ora ho la musica, i miei amici e ho te… non potrei chiedere di meglio” stettero abbracciati per un po’, poi lo sguardo di Elizabeth cadde sull’orologio che segnava le dodici e un quarto.
“Axl, ma tu sai che ore sono, per caso?”
“No, ma penso sia ancora presto” guardò l’orologio “ eh si, io a quest’ora sto ancora dormendo!” esclamò sorridendo. Elizabeth era sbalordita.
“Mio dio, io a quest’ora sto già lavorando da un pezzo!”
“Beh oggi niente lavoro! Si va a fare un picnic al parco mia bella! Forza vestiti, ti aspetto!” e andò nel cucinino prima che la ragazza potesse replicare. Elizabeth si mise una maglietta dei Ramones di Axl e i pantaloncini di pelle nera della sera scorsa e poi si andò a lavare.
(…)
Arrivarono al parco con la macchina del rosso. Quel parchetto era molto grazioso e quel giorno era particolarmente pullulante di coppiette innamorate e bambini.
Axl cacciò dal cofano una tovaglia a quadri rossa e una cesta con dentro 4 panini e due birre.
“E tu quando le hai preparate queste cose?” chiese Elizabeth, stupita.
“Quando ti stavi cambiando” disse lui, semplicemente.
Si sedettero sulla tovaglia e incominciarono a mangiare sorridendosi a vicenda. A un certo punto Axl sentì una mano toccargli la spalla: si girò e si trovò davanti una bambina con grandi occhi neri e capelli biondi raccolti in due trecce con una bandana rossa che teneva fermi indietro delle ciocche di capelli usciti dalla treccia.
“Tu..tu sei Axl Rose?” chiese lei arrossendo.
“Si piccolina, ma tu come fai a conoscermi?” le chiese Axl di rimando dolcemente. Elizabeth era sbalordita: Axl con quella bambina aveva cambiato atteggiamento in maniera radicale, sembrava un fratello apprensivo.
“Mio papà mi ha portato a vedervi l’altra sera al Trobaldour. Vorrei diventare una cantante brava come te!” sospirò “Mi puoi fare un autografo, perfavore?” chiese lei abbassando lo sguardo.
“Ma certo! Come ti chiami piccolina?”
“Hayley!” esclamò lei sorridendo, porgendogli un fogliettino.
“Che bel nome, allora “Alla piccola Hayley, con affetto Axl”
La bambina guardò quel foglietto come se fosse la cosa più preziosa al mondo e,facendo comparire sul suo viso un sorriso con tanto di fossette, ringraziò Axl che le chiese di non dire a nessuno che lui si trovava lì.
Hayley annuì e scappò via dai suoi genitori. Il rosso si girò verso Elizabeth che aveva gli occhi sgranati “Axl.. sei stato..dolcissimo…” sussurrò lei.
“Credo che i bambini come le donne debbano essere trattati con il massimo rispetto” disse il rosso, accarezzando la guancia di Liz, che sorrise.
“A un certo punto sono stata quasi gelosa di quella bambina!” ridacchiò lei.
Axl si unì alla risata e trascorsero così il resto del mattino che, probabilmente fu il più bello che Elizabeth aveva trascorso da quando era arrivata a Los Angeles.

Ciao a tutti, scusate per l’assenza, ma sono stata rapita dagli alieni! :D No scherzo, sono andata a mare per una settimana con i miei che non mi hanno nemmeno fatto finire il capitolo per tempo, quindi vi chiedo umilmente perdono! ^^ Come sempre, ringrazio tutti coloro che hanno messo la mia storia tra le preferite, seguite e che recensiscono, grazie mille e mi raccomando, non dimenticatevi di recensire! Alla prossima Gunners! Baci :**
 

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Capitolo 8
*** The sex and the drugs! ***


The sex and the drugs!
 

Annabelle

Passarono i giorni e Annabelle si era, praticamente, trasferita a casa di Izzy come la sorella, del resto, che passava la maggior parte del suo tempo con Axl.
Le due sorelle, però, non potevano fare a meno di vedersi almeno tre, quattro volte a settimana, perciò, mentre i ragazzi provavano le nuove canzoni da esibire per l’imminente concerto al Troubaldour, loro spettegolavano sui loro ragazzi.
Una mattina Izzy, non trovando Annabelle di fianco a lui, si alzò dal letto e l’andò a cercare. A un certo punto passando per il cucinino, sentì una voce intonare Stairway to Heaven dei Led Zeppelin. Era una voce calda, dolce, bellissima; si affacciò allo stipite della porta e trovò Annabelle che, con un cucchiaio di legno come microfono, si dilettava nel cantare quella canzone.
Il moro rimase là fermo sulla porta, chiudendo gli occhi e ascoltando quella voce soave e melodiosa. A un certo punto Annabelle si girò e,vedendo Izzy, cacciò un urlo e fece cadere il mestolo a terra.
“Izzy!” esclamò.
“Buongiorno, scusa non ti volevo spaventare”
“Ooh non fa niente, solo che non ti avevo sentito arrivare” disse Annabelle.
“Perché ti sei fermata?” chiese lui, incuriosito.
“Veramente è una cosa un po’ particolare per me. Vedi io ho sempre cantato solo e soltanto davanti a mia sorella e a..mio padre e basta. Non ho mai ho cantato davanti ad altre persone, e poi non è che io sia così brava” disse lei, in un soffio.
“Non sei brava?!” il moro ridacchiò e scosse la testa “Se tu non sei brava, io non ho mai preso in mano una chitarra in vita mia. Hai una voce così….dolce..” e,avvicinandosi, la prese per la vita e la baciò delicatamente.
“Canta per me” sussurrò Izzy all’orecchio della bionda che sospirò.
“Quando sarò pronta sarai il primo…te lo prometto” e lo abbracciò, baciandolo di nuovo, affondando le sue mani nei capelli corvini del moro.
Lui le fece dischiudere le labbra con la lingua  e s’insinuò nella sua bocca con foga premendo le mani contro la nuca di lei. La fece appoggiare delicatamente al muro e la bloccò con le braccia, facendo scontrare i loro corpi, ormai accaldati e eccitati.
Izzy le tastò i glutei con forza, facendola gemere, la sollevò e la portò in camera, portando le mani nella leggera maglietta di lei toccandole il seno sodo.
Annabelle dal canto suo tolse la maglia e i pantaloni al moro e Izzy fece lo stesso. Molto presto si ritrovarono nudi sul letto a baciarsi con passione.
La bionda allacciò le braccia e le gambe al corpo del moro che la penetrò dolcemente come era solito fare. Per lui Annabelle era un diamante, un diamante fresco e puro che non doveva essere scalfito da niente, men che meno da lui.
Quando vennero insieme, Izzy si accasciò di fianco a lei, poggiando la sua testa nell’incavo del collo di lei e cingendole il busto con le braccia.
Dopo un po’ di attimi di silenzio il moro sussurrò “Annabelle come hai fatto?”
“A fare cosa?” chiese lei.
“A farmi innamorare” rispose lui, accarezzandole la pancia.
Annabelle rimase in silenzio; dopo un po’ prese il viso di Izzy e seguì il contorno della bocca, del naso e degli occhi, accarezzandogli i capelli e disse “Non ne ho idea”. Il moro ridacchiò.
Dopo circa cinque minuti squillò il telefono e Izzy dovette alzarsi controvoglia e rispondere, sotto incitamento di Annabelle.
“Pronto” disse Izzy.
“Izzy… Slash…mio dio..Izzy! Devi venire subito!” era Duff e la sua voce non prometteva niente di buono.
“Duff, che cazzo è successo?”
“Slash è andato in overdose. Vieni subito al St Louis Hospital, sbrigati!”
Izzy sbarrò gli occhi “Arrivo!” e chiuse la chiamata.
Dopo aver spiegato ad Annabelle ciò che era successo, tutti e due, tenendosi per mano, entrarono nell’ospedale.
Avevano tutti un’aria tetra e vide sua sorella consolare Axl che aveva gli occhi vitrei e sbarrati circondati da vistose occhiaie.
Poi in un angolo della sala, una ragazza mora con grandi occhi castani e carnagione scura se ne stava seduta a piangere sommessamente. Nessuno la stava calcolando. Annabelle decise di avvicinarsi.
“Ehi” la chiamò delicatamente, mettendole una mano sulla spalla. La mora alzò la testa.
“Cosa ti è successo?” chiese Annabelle.
“Io ho trovato il vostro amico in una viuzza malfamata, ho visto la siringa e i suoi occhi vitrei e ho capito subito cos’era successo. Anche i miei genitori sono morti così, quindi ho chiamato subito l’ambulanza. Non volevo che quella merda riuscisse ad uccidere altre persone…. Speriamo che si salvi”disse lei. Come poteva avere così a cuore un ragazzo che non conosceva nemmeno da un’ora? Strano, ma forse era per tutto quello che aveva passato che si comportava così.
Un dottore uscì dalla stanza dove si trovava Slash. Molti sguardi si rianimarono; Duff fu il primo ad alzarsi in piedi e a seguire il dottore, imitato da tutti gli altri, compresa la ragazza che aveva detto di chiamarsi Perla.
“Dottore come sta?”
“Possiamo entrare a vederlo?”
“E’ sveglio?”
“Si riprenderà?”
Al dottore, nel sentire tutte queste domande di affetto e amicizia, scappò un sorriso e rispose “Ehi uno alla volta, allora: il paziente non è più in pericolo di vita, sì è sveglio e potete entrare a vederlo tre alla volta, non di più” e se ne andò.
Le prime tre ad entrare furono Elizabeth e Annabelle che si portò dietro anche Perla, per farla conoscere a Slash.
“Slaaash” chiamò Elizabeth appena entrò nella stanza.
“Ehi ragazze” disse flebilmente il riccio.
“Ti abbiamo portato la ragazza che ti salvato la pellaccia!” esclamò Annabelle che mandò Perla avanti.
Perla sorrise timidamente e gli porse la mano “Piacere, Perla”
Slash sembrava essere caduto in uno stato di trance. Elizabeth si schiarì la voce per richiamare l’attenzione del riccio.
“Pi…piacere Slash”disse, tendendo la mano, tremante *che cazzo fai, balbetti pure?!* pensò.
Perla si avvicinò al lettino e Slash parlò ancora “Ti devo molto”.
“Non mi devi niente, mi basta che tu sia ancora qua. Questo sarà il tuo..ringraziamento” i due si guardarono e si persero ognuno negli occhi dell’altro senza nemmeno accorgersi che le due gemelle erano uscite dalla stanza.

Ciaao a tutti! Volevo ringraziare ancora tutti quelli che recensiscono e che seguono la mia storia e ringraziare Smurf_, che ha recensito l’altro capitolo per la prima volta! Beh devo scappare, vi saluto, un bacio e recensite, mi raccomando! ;) per le gemelle, ho cercato di farle somigliare il più possibile, spero non vi deludano!
Charlie :*

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Capitolo 9
*** Family Affairs! ***


Family Affairs!

Elizabeth uscì fuori dalla stanza di Slash con la sorella. Cercò Axl, ma vide che stava parlando abbastanza seriamente con Izzy e decise di uscire fuori a fumare una sigaretta. Era stata una giornata molto intensa e stressante.
Appena fuori vide Duff, appoggiato alla ringhiera che separava il marciapiede dalla strada: aveva un espressione corrucciata e la bocca, mentre fumava anche lui una sigaretta, era contratta.
“Duff..” lo chiamò Elizabeth “Che fai qua fuori solo?” il biondo non rispose e Elizabeth lo studiò meglio: era davvero bello, ma non si sentiva legata a lui da quel tipo di legame, era un legame più che altro fraterno. Certe volte lo capiva con uno sguardo.
“Sei ancora preoccupato per Slash?”
“Si… ha rischiato grosso e se io non l’avessi trovato nella cucina, privo di sensi e non avessi chiamato l’ambulanza a quest’ora sarebbe morto” aveva gli occhi lucidi.
“Dai, dai il dottore ha detto che è fuori pericolo, no? E’ passato tutto” disse Elizabeth, accarezzandogli il braccio.
Il biondo si girò e le diede un buffetto sulla guancia e, inaspettatamente, sorrise. Elizabeth a quel contatto rabbrividì.
“Hai freddo?” chiese il bassista.
“No” mentì spudoratamente la bionda.
“Mi dispiace, ma non mi riesci ad incantare, dolcezza” e le mise sulle spalle la sua giacca di jeans.
“Grazie…” disse lei, arrossendo.
“Di niente anzi, grazie a te” e si sorrisero.
Proprio in quel momento una voce li interruppe “Che succede qua?” era Axl.
“Niente, avevo freddo e Duff mi ha dato la sua giacca” rispose la ragazza semplicemente.
“Oh, ma che premuroso”
“Smettila Axl, non è successo niente e tu lo sai!” sbottò Duff: Elizabeth ancora non era venuta a conoscenza della gelosia di Axl nei suoi confronti, ma Duff sì. Elizabeth era di Axl e chiunque fosse stato intenzionato a portargliela via avrebbe dovuto fare i conti con lui.
“Liz, vai dentro. Si vede che hai freddo” disse il rosso, in un tono che non ammetteva repliche.
La bionda guardò i due con stupore, ma poi se ne andò davvero dentro: in effetti, era veramente freddo.
“Duff, Elizabeth è mia!” disse Axl, guardandolo truce.
“Lo so, e non intendo portartela via. Il mio era un semplice gesto di cortesia” disse lui, calmo.
“Lo spero!” e tornò dentro con Elizabeth, lasciando Duff ai suoi pensieri.
(…)
Erano passati quattro giorni e Slash era finalmente tornato a casa, accolto da tutti felicemente.
“Ehi Slasher, come va?” chiese Steven, dandogli una pacca sulla spalla.
“Mai stato meglio!” disse lui, sorridendo e voltandosi verso Perla che gli sorrise a sua volta.
La sera dopo ci sarebbe stato il concerto al Troubadour e i ragazzi non stavano più nella pelle: provavano e riprovavano e costringevano le ragazze ad assistere alle prove. I loro poveri timpani stavano per scoppiare.
Dopo un po’ Elizabeth non ce la fece più e disse “Ma che ne dite di uscire a bere qualcosa?”
“Dico che è un ottima idea, non ce la faccio più!” disse Slash, stravaccandosi sul divano scucito.
“Bene, allora noi ci andiamo a cambiare e voi per favore fatevi una doccia che il sudore fra un po’ vi esce anche dalle orecchie” disse Perla, scatenando le risate delle ragazze.
“Ehi così ci offendi, questa è essenza mascolina allo stato puro” disse Slash.
“Beh, credo che ne farò a meno allora” rispose Perla di rimando, lasciando Slash basito e uscendo con le ragazze.
“Ammazza, è tosta quella! Slash è riuscita a tenerti testa, cazzo!” esclamò Axl, ridendo.
“Axl vaffanculo! Quella ragazza cadrà ai miei piedi in un modo o nell’altro!” disse il riccio, mettendo il broncio.
“Buona fortuna allora!” disse Duff, chiudendosi in bagno.
Dopo circa un’ora si ritrovarono tutti al Wiskey a go go, beh non c’era posto migliore per bere.
Appena si ritrovarono Annabelle abbracciò Izzy, mentre Perla cercava di non cedere alle avance di Slash, ma non sapeva che non sarebbe riuscita a resistere ancora per molto. Era molto attratta da lui.
Elizabeth cercò Axl, ma di lui manco l’ombra. Dov’era finito? Proprio quella sera che avevano progettato appositamente per Slash.
“Duff, dov’è Axl?” il biondo alzò lo sguardo e la vide, bellissima, come sempre, ma sapeva che il suo cuore era di un altro ormai.
Sospirò “Non ne ho idea, quando sono uscito dal bagno già non c’era e sinceramente pensavo ci avrebbe raggiunto”
“Va bene, grazie lo stesso” disse Elizabeth e si allontanò.
Izzy osservò la scena, lui sapeva perché Axl non si era fatto vedere: i suoi “genitori” gli avevano fatto una telefonata proprio un’oretta fa e, ovviamente, non era andata bene. Axl era convinto che Stephen stesse violentando la sorella come aveva fatto con lui. Ora che lui non c’era più, il patrigno non se la poteva prendere altri che con lei e questo lo faceva impazzire.
A vederlo non sembrava, ma Axl era molto più sensibile e delicato di quanto dava a vedere e questo Elizabeth stava incominciando a capirlo.
Forse l’unico che sapeva qualcosa di Axl era Izzy, in fondo erano cresciuti insieme, pensò Elizabeth. Piano si avvicinò a lui.
“Izzy, posso parlarti un momento?” chiese lei, titubante. Il moro sapeva già cosa doveva chiedergli.
“Certo, dimmi”
“Dov’è Axl? So che lo sai!” disse con occhi seri e determinati.
Il moro sospirò, sapeva che glielo doveva dire, lei non avrebbe ceduto così facilmente” Fai come se io non ti avessi detto niente ok?” la bionda annuì.
“Ha ricevuto una chiamata dal suo patrigno e sua madre e ci ha litigato. Loro gli hanno chiesto di tornare, ma lui, ovviamente, non vuole, ma non è questo che lo preoccupa. E’ Amy, sua sorella: lui pensa che Stephen stia picchiando anche lei, come ha fatto con lui e questo pensiero lo tormenta da molti, troppi anni. Per questo oggi se n’è scappato da casa e credo di sapere anche dove sia andato” concluse Izzy.
Elizabeth era spaventata, ma voleva vederlo, doveva salvarlo da quella situazione.
“Dov’è questo posto Izzy?”
“Al vecchio faro, è qui vicino. Sta attenta, lui ha uno sbalzo d’umore in queste situazioni incredibile perciò noi lo lasciamo solo. Diventa violento, ha crisi e aggredisce. Di solito solamente io riesco a calmarlo. Quindi se incomincia a urlare vattene subito; se ti dovesse fare del male, so che se ne pentirebbe per tutta la vita” disse Izzy, guardandola: poteva vedere sia lo spavento che la determinazione in quegli occhi.
“Va bene e grazie Iz! Starò attenta!” e si mise a correre verso il faro, ansiosa di vedere il ragazzo del quale si era innamorata.

Ciaaaao a tutti! Scusate per il ritardo, ma visto che sono andata al Gods of Metal per i Guns con la cara Alex Rose McKagan non ho potuto aggiornare e per un po’ di giorni sono stata ancora con la mente là! xD mi scuso e spero vi piaccia questo capitolo. L’ho scritto in fretta e furia! Ovviamente ringrazio tutti quelli che leggono, seguono e recensiscono! Grazie di cuore, baaci! :**

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Capitolo 10
*** Love, love, love...sex! ***


Love, love, love…sex!

Elizabeth correva veloce. In poco tempo arrivò alla piccola spiaggia vicino al faro dove molto probabilmente si trovava Axl. Il luogo era tetro e triste, illuminato solo dalla luce fioca della luna. Elizabeth entrò nel faro e cominciò a gridare, anche se una grande paura si stava impossessando di lei “Axl! Axl!” nessuna risposta.
Allora decise di salire le scale: il piano di sopra era se possibile ancora più malmesso del piano di sotto, sembrava stesse per crollare da un momento all’altro.
“Axl!” chiamò ancora. Niente.
Proprio quando stava per perdere le speranze vide una figura rannicchiata su se stessa, con le gambe vicino al petto. La bionda gli si avvicinò con cautela, ricordando le parole di Izzy
“Axl” sussurrò.
Il rosso non si girò.
“Axl” riprovò di nuovo.
Lui girò il viso e ad Elizabeth quasi non venne un colpo: aveva gli occhi infossati, rossi e pieni di lacrime. Le labbra erano secche e il viso contratto.
“Cosa vuoi?” chiese lui, con voce flebile e arrochita.
“Ero venuta per vedere se stavi bene”
“Sto bene, ora puoi anche andartene”
“Ma Axl, ti prego….lascia che ti aiuti” disse la bionda implorante.
“Nessuno può aiutarmi, nessuno mi capisce, nessuno sa quello che sto passando e quello che provo! Vattene, stupida! Come potresti aiutarmi?! Pensi di sapere tutto degli altri, ma in realtà non sai niente! Va via, ritorna nel tuo mondo felice e senza problemi!” gridò, mentre copiose lacrime gli cadevano sul viso pallido.
“C..cosa?” il cuore di Elizabeth si fermò: lui, il ragazzo che le aveva fatto perdere la testa, le aveva detto che era una stupida viziata. Non voleva dirle quello che provava, non si fidava di lei. Oltre al dolore, nell’animo di Elizabeth si stava sprigionando anche rabbia.
Ormai le parole di Izzy erano un vano ricordo.
“Si, è vero! Non so perché stai così, mi dispiace, ma ancora non ho il dono di leggere nel pensiero! Come faccio a capirti, se tu non me lo permetti!? Ero solo preoccupata, perché sono innamorata di te e vorrei che tu stessi sempre bene! Ma sai che ti dico, basta! Non me ne fotte un cazzo di te, sei solo uno stupido egoista!” e scappò via, lasciando il rosso da solo.
Axl si prese la testa fra le mani, cosa aveva fatto? Aveva mandato via la persona che l’aveva fatto sentire veramente bene, per la prima volta nella vita. Elizabeth aveva ragione, era solo uno stupido egoista, doveva condividere con lei quello che provava. Lei l’avrebbe aiutato.
Con le poche forze rimaste si alzò in piedi e corse nella direzione presa da Elizabeth, voleva farsi perdonare, voleva stare con lei perché anche lui si era innamorato.
Fortunatamente la bionda non era andata molto lontano. Axl aumentò il passo e la raggiunse, prendendola per il polso. Lei si girò: aveva tutto il mascara colato, il viso contratto in una smorfia di dolore e si portava una mano sul petto come se fosse stata appena ferita.
“Lasciami” sibilò lei.
“No” rispose Axl, attirandola a sé e abbracciandola con tutta la dolcezza di cui era capace.
Elizabeth fece un po’ di resistenza, cominciando a piangere e a tirargli deboli pugni per la frustrazione, ma Axl non mollava, anzi la strinse ancora più forte.
Dopo un po’ le braccia della ragazza andarono a cingergli il busto, sempre più forte, fino a quando le nocche delle mani non divennero bianche e poggiò il viso coperto di lacrime sul petto nudo di Axl: le aveva fatto male, si. Ma aveva capito che in quel momento non era in lui e poi la bionda era troppo debole per vivere senza di lui, ormai.
“Sc..scusami” disse Axl, alzandole il viso e dandole un lieve e dolce bacio sulle labbra.
“Non importa, voleva dire che ancora tu non provi un sentimento abbastanza forte da dirmi quello che ti turba, ma tranquillo, io aspetterò” detto questo, Elizabeth si sciolse dall’abbraccio e voltò le spalle al rosso che la guardava terrorizzato. Si, terrorizzato all’idea di perderla.
“Aspetta Elizabeth, aspetta!” gridò Axl “Non puoi lasciarmi qui! Io sono innamorato di te, io ti amo!”
La bionda sgranò gli occhi e si fermò. Si girò in direzione del rosso e mossi da un fortissimo desiderio, corsero l’uno incontro all’altro.
Elizabeth saltò letteralmente addosso ad Axl e immerse il volto nell’incavo del collo di lui che la sollevo da terra e l’abbraccio, prendendola in braccio.
Dopo un lungo e passionale bacio, la bionda disse “Anche io ti amo, Axl William Rose”.
Sul viso del giovane si dipinse un grande sorriso.
Andarono, tenendosi per mano, sulla spiaggia, dove Axl fece adagiare Elizabeth. Si mise sopra di lei e incominciò a baciarla, insinuando le sue mani sotto la maglietta di lei e cominciando a torturarle il seno.
Elizabeth gli tolse la maglietta e ammirò quel petto pallido e perfetto, cominciando a torturare Axl, mordendogli l’orecchino al capezzolo. Axl gemeva.
In poco tempo di liberarono della biancheria intima; Axl stava per scostarle le gambe quando Elizabeth lo fermò “Aspetta Axl, voglio fare una cosa” si alzò e andò dietro ad Axl.
Gli accarezzò dolcemente la schiena e la vide: la cicatrice, lunga e profonda, rossa che brillava alla luce della luce. Appena la sfiorò Axl s’irrigidì, ma la bionda non se ne preoccupò: voleva far capire ad Axl che di lei si poteva fidare, che lei non aveva paura del suo passato, che avrebbe volentieri condiviso con lui il suo dolore.
La baciò, accarezzandola dopo ogni bacio. Axl sospirava ogni volta che le labbra di lei si posavano sulla ferita.
Dopo un po’ Axl riportò Liz sotto di lui e con una lentezza esasperante la penetrò, mentre la bionda gemeva per il piacere.
Quando raggiunsero insieme l’orgasmo, il rosso si stese di fianco a lei ancora ansimante, la prese e la fece attaccare al suo corpo come se avesse paura che potesse scomparire da un momento all’altro.
Axl prese il suo giaccone rosso e li coprì entrambi. Dopo un po’ caddero tutti e due, stanchi, ma felici nelle braccia di Morfeo.

Scusate per il ritardo, ma fra mare e passeggiate e uscite, proprio non ho avuto modo di aggiornare! Devo dire che questo capitolo non mi soddisfa tanto. E' inutile, la dolcezza non fa per me! xD Beh, ringrazio tutti quelli che leggono, seguono e recensiscono. Vorrei ringraziare Smurf_ e Alex Rose McKagan, sempre fedelissime, ma anche Foxygiu! Mi raccomando quando finite di leggere, recensite! Bacioni! Ah vorrei pubblicizzare una mia nuova storia "When the past comes knockin' at your door" recensite anche quella, ahahahah! Bacioni, ciaooo!
Charlie :**

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Capitolo 11
*** Jeff...i love her! ***


Jeff… i love her!
Era arrivato il fatidico giorno del concerto: i ragazzi si erano trovati a casa di Izzy e Axl per provare già dalla prima mattina che per loro significava verso le undici.
Izzy aveva lasciato un bigliettino vicino al cuscino di Annabelle in cui le diceva che era alle prove e che l’amava, mentre Slash, che aveva passato la notte con Perla, la quale non ce la faceva più a resistergli, fu letteralmente cacciato di casa con un solo bacio consolatore.
“Dopo facciamo i conti!” esclamò il riccio con aria sia minacciosa che maliziosa.
“Non vedo l’ora!” rispose di rimando Perla, chiudendogli la porta in faccia.
Axl invece si svegliò nelle braccia di Elizabeth: la sera prima si erano addormentati sulla spiaggia e il rosso dovette trasportare la sua dolce, piccola bambina a casa, addormentata tra le sue braccia.
Appena arrivati a casa Axl si era steso nel letto con lei e aveva fatto in modo che la ragazza lo abbracciasse: si sentiva così protetto tra quelle braccia.
Lui, Axl Rose, si era finalmente innamorato, ma non era l’amore che l’aveva legato ad Erin, quella era più che altro ossessione.
Invece quello che univa Axl ed Elizabeth era speciale, unico..quasi magico. Il rosso non aveva mai provato niente di simile in vita sua. Era felice, forse per la prima volta.
A un certo punto la ragazza si mosse, stiracchiandosi e togliendosi i capelli dagli occhi, facendo delle facce buffe che fecero sorridere Axl.
*Com’è bella* pensò lui, incantato.
“Mmmh buongiorno!” sussurrò con voce impastata lei.
“Giorno SweetHeart” disse lui, baciandola.
“Come mi hai chiamata?” chiese lei, ricordando che quello era il nome di una loro canzone.
“Dolcecuore” disse lui, accarezzandole una guancia.
“Mi piace!” esclamò sorridendo Liz, come una bambina. Axl rise.
Il rosso l’abbracciò dolcemente.
“Dov’è finito lo stronzo Axl?” chiese lei, dando dei piccoli bacetti sul petto del ragazzo.
“Boh, starà dormendo! William ora è più che sveglio!” disse ridendo, ricordando la loro prima conversazione dove lei gli aveva chiesto se lui soffriva di “disturbi da personalità multipla”.
L’occhio della ragazza cadde sull’orologio appeso alla parete: le undici! Era nella merda! Aveva l’appuntamento con le altre alle undici e un quarto per andare a fare shopping.
Di scatto si alzò, si mise la biancheria candida e cominciò a cercare i jeans e una maglietta.
Axl la guardava stranito e divertito: era davvero buffa.
“Potresti smetterla di guardarmi?! Sai anche tu alle undici e mezzo hai un appuntamento e indovina dove? Proprio qui!”
“E allora? Gli altri sono abituati al casino e poi mica si scandalizzano a vedermi in mutande!” disse lui, con calma.
“Si, il problema è che non ce le hai, le mutande” Elizabeth lo guardò, con un sorrisetto sardonico.
“Oh si, giusto, hai ragione” rispose lui, alzandosi e prendendo da terra i suoi boxer neri e mettendoseli.
“Ora va meglio, miss perfettina?” le chiese lui. Amava stuzzicarla.
“Primo, non sono una miss perfettina e secondo, si ora va molto meglio” e lo baciò dolcemente, come solo lei sapeva fare.
Axl sentì il cuore esplodergli nel petto tanto era l’amore che sprigionava quando si trovava con lei.
Si staccarono piano, si salutarono ed Elizabeth uscì, lasciando il rosso da solo.
Dopo circa dieci minuti suonò il campanello: era Izzy.
“Ciao Izzy!”
“Buongiorno cazzone, sei solo? O c’è anche la tua amata?”
“No, è uscita con Annabelle e Perla, credo”
“Ah si, Annabelle me l’aveva detto”
“Bene…”
Il moro sospirò..
“Che c’è Jeff? Sei venuto prima degli altri, di cosa vuoi parlare?” chiese Axl che ormai conosceva bene il comportamento del suo migliore amico.
“Voglio solo sapere cosa vuoi fare con Elizabeth”
“In che senso?” Axl si accigliò.
“Nel senso che lei è veramente innamorata di te, si vede…..ed ha già subito abbastanza nella vita, non voglio che succeda di nuovo” disse Izzy, serio, guardandolo negli occhi.
“ E tu da quando ti preoccupi per lei, Jeff?”
“Da quando sua sorella mi ha raccontato tutta la storia…della loro vita” disse Izzy, sospirando.
“Sta tranquillo..lei è diversa”
“Lo era anche Erin”
“Jeff, io la amo!” esclamò il rosso e in quel momento Izzy non riuscì a scorgere nemmeno un briciolo di menzogna negli occhi verdi dell’amico.
“Va bene…ti credo” gli disse, sorridendo.
(…)
Ben 6 ore più tardi i ragazzi avevano finito le prove.
Erano carichi, erano pieni di energia e quella sera al Troubaldour avrebbero fatto scintille, ne erano certi.
Intanto, le ragazze avevano fatto shopping proprio per quella sera: Perla si era comprata dei pantaloncini di Jeans neri borchiati, canottiera aderente senza spalle in pelle rossa e dei vertiginosi stivali con il tacco a spillo.
Annabelle aveva scelto un vestito in pelle nera che si fermava a metà coscia, mentre Elizabeth aveva optato per una minigonna viola di pelle e un corpetto nero che si stringeva dietro la schiena con dei lacci.
Insomma erano tutte molto belle.
(…)
Mancava solo un’ora al concerto e sia i ragazzi che le ragazze si stavano preparando.
Appena finirono, entrambi i gruppi presero un taxi e si diressero al famoso Troubadour.

 
Charlie’s Corner
Okay, non linciatemi, vi preeeego. Si, sono tornata più in forma che mai, miei cari. E’ da un po’ che non scrivo e spero che questo capitolo sia di vostro gradimento, confido nelle vostre bellissime recensioni che mi mancano tanto.
Spero di essere più presente d’ora in poi.
Un bacione grande così *mima con le braccia la grandezza del bacio cadendo dalla sedia XD*.
Ci sentiamo Gunners, rock on!

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