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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: La Partenza dei tiranni ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Ritorno nella prigione ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: Incontri ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: La Lettera ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: Remlin ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: Confusione ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7. La Casa ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 prima parte: spiegazioni ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1: La Partenza dei tiranni ***
Premessa 1:
La maggior parte dei personaggi che vengono nominati in questa storia non ci appartengono. Appartengono a JK Rowling.
MOLTO IMPORTANTE
Premessa 2:
Abbiamo riscritto la storia già pubblicata. Perciò questa NON è la medesima storia, anche se alcune parti sono rimaste le medesime e l’ idea generale è più o meno la stessa di prima. Anche i parings sono cambiati.I ragazzi devono frequentare il settimo anno.Ma il sesto non è mai avvenuto come nel libro della Rowling. Speriamo comunque che la storia vi piaccia.
Grazie per l’attenzione
Didi e Lulina92
P.S. Il primo e il secondo capitolo sono un po' noiosi ma vi preghiamo di avere fiducia. La storia comincia a scuotersi soprattuto apartire dal terzo e quinto capitolo.
Capitolo 1.
Era la seconda settimana di giugno. Un’ ondata di afa aveva sommerso Londra. Il sole s’ innalzava alle sei di mattina e tramontava alle nove lasciando dietro di sé il ricordo di temperature da record. Il prato di Hide Park si era tinto di un verde oliva. Una parte degli abitanti si rifugiava in casa, tentando di fuggire al caldo desertico. L’ altra parte partiva alla ricerca di un posto fresco. Le offerte last minute erano ormai rare. La gente voleva andarsene dalla città e la meta non era certo la cosa più importante.
Anche nel quartiere di Little Whinging, come in tutta la città, le strade erano deserte. Solo in una piccola casa di Privet drive si discuteva animatamente se era veramente il caso di lasciare la città.
Vernon Dursley, un omone parecchio robusto, aveva da un po’ assunto un colore rosso pomodoro a forza di sbraitare contro qualsiasi cosa aveva detto la moglie.
– Mi rifiuto! Perché dovrei pagare quella vecchia? Le stiamo facendo solo un favore tenendola indaffarata per un po’ di tempo-
-Preferisci portarlo con noi Vernon? Pensa a cosa dirà la zia! Non deve sapere della sua esistenza. Sarebbe uno scandalo per la famiglia.- intervenne la moglie Petunia.
–Co…COSA! Portarlo???- il viso di zio Vernon assunse un preoccupante color violaceo. -NO!MAI! Questo é ricatto! Il ragazzo non metterà piede fuori di casa. Dovessi rinchiuderlo. Ne ho abbastanza delle sue stranezze o dei suoi stramaledettissimi amici.- pronunciò queste parole con disgusto- Anzi, se osa tornare lo butto fuori!-
-Ma cosa penserà il vicinato? Sai come sono quelli,sempre a spiare ogni mossa del vicino per poi giudicarla. No, non possiamo. Saremmo marchiati come esseri senza cuore. E poi ricorda che ci sono anche i suoi …a...amici- disse zia Petunia con orrore.
-Allora a quanto pare non vi resta altra scelta che continuare a ospitarmi e a lasciarmi qui da solo sperando che non v’incendi la casa.- Un ragazzo dai capelli scuri, molto affascinante, con occhi verde intenso aveva pronunciato questa frase in tono pacato e con un pizzico di sarcasmo. Egli era appoggiato allo stipite della porta della sala con le braccia incrociate sul petto, mentre osservava, con uno sguardo per metà divertito e per metà esasperato la mascella del viso cavallino della zia irrigidirsi e la faccia dello zio diventare se possibile ancora più viola scuro. Alzando un sopraciglio fissò zio Vernon boccheggiare dalla rabbia. Finalmente zia Petunia si scosse dallo stato indefinito in cui si trovava in quel momento e sibilò:
- Vai in camera.-
Lanciando un’ occhiata allo zio, che aveva cominciato a proferire a bassa voce parolacce di ogni genere verso il nipote, il ragazzo si girò e si diresse nel corridoio. Prese il suo grosso baule che aveva lasciato all’ entrata e cominciò a salire le scale. Ora poteva udire distintamente le urla di zio Vernon provenienti dalla sala. Salito l’ultimo scalino si diresse verso la sua vecchia camera. Aprì la porta. Niente era cambiato in quei dieci mesi in cui aveva frequentato Hogwarts, la migliore scuola di magia e stregoneria. Tutto era come l’ estate prima. O almeno quasi tutto. Lasciò il baule in un angolo, chiuse la porta e si distese sul vecchio letto scomodo, chiudendo gli occhi e tentò di ignorare la voce di zio Vernon. Nella sua mente balenò il ricordo dell’ anno appena finito. Molte cose erano cambiate. Nuovi problemi si erano creati. Il Signore Oscuro era stato tranquillo per tutto l’ anno, ma quella tranquillità che egli sembrava avere accordato al mondo magico non era che il respiro prima della battaglia. Harry lo sapeva bene, ma ancora c’ erano persone che si ostinavano a credere che tutto andava nel migliore dei modi, che Voldemort era ancora morto, che il Ministero avesse tutto sotto controllo. Si diresse verso il baule, lo aprì rovistò un poco e poi estrasse un libro; Trasfigurazione avanzata. Doveva distrarsi, se no sarebbe rimasto schiacciato da preoccupazioni. Si sedette alla scrivania, aprì il tomo e cominciò a leggere.
-RAGAZZO!SVEGLIA! Non ho tempo da perdere.-
La voce di zio Vernon lo raggiunse soltanto da lontano. Molto lentamente Harry si mosse, aprì gli occhi per poi trovarsi davanti il faccione paonazzo dello zio.”Devo essermi addormentato”pensò mentre lo zio iniziava una delle sue prediche tu–non-sei-niente-e-devi-ubbidire-a-me. Spostò lo sguardo sul libro; pagina 387, come trasfigurare l’aria in acqua.” Non male, ho studiato parecchio”
-…e per questo non vediamo altra scelta cha lasciarti qua.- improvvisamente Harry iniziò ad ascoltare il discorso tentando di trattenere un ghigno di trionfo- Ti avremmo mandato anche in un centro d’ asilo se avessimo potuto, ma purtroppo le circostanze non lo permettono. Perciò mentre noi siamo da zia Melinda, in Cornovaglia, tu te ne starai buono buono in questa stanza, non toccherai niente che non ti appartiene e non ti farai notare da nessuno. Niente robaccia magica, capito? Sono stato abbastanza chiaro???!- Ora zio Vernon lo scrutava come se tentasse di scorgere qualsiasi espressione ribelle.
- Posso almeno respirare e mangiare?-Un sorrisino sarcastico spuntò sul viso di Harry. - NON SCHERZARE, RAGAZZO!- Zio Vernon passò di nuovo dal colore rosso al viola- Porta rispetto a chi ti ha ospitato, nutrito, vestito e cresciuto per tutti questi anni!-Harry si passò una mano tra i già abbastanza scompigliati capelli neri in modo esasperato. Ormai aveva sentito quella frase almeno un milione di volte.
- E non guardarmi in quel modo ragazzo. Ti lasciamo qui un mese da solo e voglio essere sicuro che tu non farai niente di terribilmente stupido. Ho chiesto alla signora Cannedy se gentilmente sarebbe disponibile a venirti a tener d’ occhio qualche volta. Perciò…- -Vernon! Vieni ad aiutarmi con la valigia. L’ aereo parte domani alle undici. Sono le 23: 35. Dove hai messo le…- Zia Petunia entrò in camera, rimase un attimo ferma e guardò prima in faccia al marito e poi al nipote con un’ espressione affrettata e come se fosse sorpresa di trovarli insieme vivi in una stanza.- Oh… stai parlando con lui. Vieni per favore, Vernon, devi aiutarmi a chiudere la valigia- disse zia Petunia in tono quasi isterico. -Cioè sederti su quella povera valigia- aggiunse Harry guadagnandosi un occhiataccia dallo zio e un: - Sta zitto ragazzo- dalla zia che tentava di spingere fuori della stanza il marito. Finalmente solo Harry si alzò dalla sedia, mise un segnalibro tra le pagine, posò il volume sul comodino accanto al letto, mise il suo vecchio pigiama e si infilò tra le lenzuola.
Il mattino seguente Harry si svegliò al rumore di tonfi provenienti dal corridoio. Mezzo addormentato si mise a sedere e cercò con la mano gli occhiali sul comodino. Li inforcò, spostò lo sguardo fuori dalla finestra, doveva essere già tardi visto che il sole era già alto, poi si alzò a fatica e si diresse verso la porta.
Quando la aprì ed uscì nel corridoio, fu quasi investito dal cugino,che stava trascinando verso le scale una grossa valigia di stoffa bordeaux. Un po’sorpreso di vedere Dudley portare pesi rientrò in camera, si vestì alla bene e meglio, mise un paio di jeans e una maglietta grigia e si apprestò a scendere al piano inferiore.
Da dietro alla porta che conduceva in sala si potevano udire gli zii urlare che dovevano sbrigarsi. Quando entrò nessuno sembrò badare a lui. Con uno sbadiglio si avviò verso la cucina e quando passò vicino a un orologio antico ma perfettamente funzionante notò con la coda nell’ occhio che erano le 10:15 . - Ragazzo vieni subito qui !-Urlò la zia con un tono di voce che un generale usa per richiamare un cadetto. Harry si girò verso la zia con un espressione tra l’ innervosito e il sofferente. Petunia aveva in mano le chiavi di casa -Queste sono le chiavi di casa. Vai a fare la spesa.- disse la zia in modo acido porgendogli riluttante le chiavi. -Possibilmente senza farti notare.- aggiunse minaccioso lo zio. Harry per tutta risposta decise di tornarsene in camera, ignorando gli zii che gli urlavano dietro le ultime raccomandazioni ( niente magia, non spendere troppo, non farti vedere in pubblico,...).
Sdraiato a pancia in su sul letto Harry poteva sentire i parenti che caricavano con molte difficoltà la macchina. Poi uno sbattere di porte,il motore della macchina che si accendeva e un urlo: -COMPORTATI BENE RAGAZZO!-Il rumore della macchina che se ne andava lo raggiunse ovattato…poi il silenzio. Finalmente se ne erano andati.
In quel momento, con la certezza di non avere gli zii tra i piedi per un mese intero, riuscì finalmente a rilassarsi un po’. Senza accorgersene cominciò a pensare alla profezia, a Sirius, a Silente, ai suoi genitori, ai suoi amici Ron e Hermione. - Devo assolutamente distrarmi- sussurrò. Allungò il braccio fino a prendere il libro interrotto la sera prima e ricominciò a leggere.
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Capitolo 2 *** Capitolo 2: Ritorno nella prigione ***
Capitolo 2.
Appena era ritornato tra quelle mura si era sentito perso. Sapeva che suo padre lo avrebbe da lì a poco chiamato nel suo ufficio e sapeva anche che non sarebbe stato un incontro felice per lui. Suo padre era riuscito a scappare da Akzaban otto mesi prima. Ricordava perfettamente la sensazione di terrore quando, quella maledetta mattina durante la colazione, aveva letto l’articolo sulla Gazzetta del Profeta. Sentiva ancora su di sé gli sguardi pieni di odio e ribrezzo delle altre case e quelli preoccupati dei suoi migliori e unici amici, Blaise e Daphne. Loro sapevano cosa l’ aspettava appena ritornato a casa, non che fosse un segreto, la possibilità di mantenere qualsiasi informazione, importante o meno, lontana da orecchie indiscrete, era a Hogwards minima. E, anche se ora avesse voluto tenere segreta la faccenda, non sarebbe più stato possibile. Ormai egli era conosciuto per essere quello per cui il destino lo aveva prescelto, un figlio di Mangiamorte e tutti si aspettavano che anch’egli diventasse un servitore dell’ oscuro Signore.
Pochi conoscevano la realtà. Forse solo il suo padrino e i suoi amici. Ci avevano impiegato una giornata intera per convincerlo ad andare dal vecchio a chiedere aiuto. Ma si sa, che egli era molto propenso a voler risolvere i suoi grattacapi, se così si possono chiamare, senza aiuto alcuno. Soprattutto se l’ auito dovrebbe venire dal vecchio, il difensore di Potter. Alla fine però, quando il coprifuoco era ormai scattato, e dopo diverse discussioni accese, si erano diretti in punta di piedi verso l’ufficio di Piton. Un ghigno gli spuntò sulle labbra, mentre consegnava il mantello a un elfo domestico piuttosto malandato, al ricordo della faccia sinceramente stupita del padrino.
_Flashback_
-Tuo padre?- mi domandò soltanto quando si fu ricomposto.
-Mio padre.- risposi. Sapevo che aveva capito.
Chiuse la porta dietro di sé e disse:-Seguitemi-
-Come diavolo avete fatto a convincerlo a andare da lui? – S’ informò il professore di pozioni- Non è che gli avete somministrato la Imperio bibit ?- chiese sogghignano, ricordandosi della lezione che aveva impartito privatamente ai suoi prediletti.
-Per favore professore non lo stuzzichi. Non vede che ha già intenzione di tenerci li muso per almeno tre mesi?- Pregò Blaise
- Io non tengo il muso- ringhiai.
Percorremmo un’ infinità di corridoi pieni di quadri con figure sonnecchianti che si svegliavano appena sentivano i nostri bisbigli. Ero già stato tante volte nell’ ufficio di Silente, ma mai avevo preso una strada così lunga. Il perché non lo so veramente in quel momento ho presupposto che non volesse incontrare nessuno. Fatto sta che ci mettemmo circa un quarto d’ora, anche se mi parve che fosse passata più di un ora, fino a che non raggiungemmo il Gargoil che sta di guardia all’ entrata dell’ ufficio. Piton disse la parola d’ordine, Berliner alla marmellata, il mostro di pietra ci fece posto e noi cominciammo a salire le scale a chiocciola. Arrivati davanti alla soglia il mio padrino alzò la mano per bussare quando una voce ovattata che proveniva dalla stanza dietro la porta di legno, ci intimò di entrare.
Aldilà c’era l’ ufficio di Silente in uno stato che mai avrei immaginato. Vecchie e nuove pergamene erano sparpagliate per tutto l’ ufficio e ricoprivano sia la scrivania che il pavimento, libri giganteschi erano ammassati ovunque e le pagine di alcuni si muovevano da sole come se un fantasma invisibile le stesse consultando alla ricerca di qualcosa. Il preside era seduto per terra e teneva in mano una antica pergamena ingiallita e mezza bruciacchiata. Indossava una lunga tunica blu e sulla testa portava uno strano cappello da notte. Mentre mi osservava da dietro i sui occhiali a mezzaluna notai una scintilla di non so cosa, che a me sembrò divertimento, e che mi fece diventare nervoso e mi ricordò all’ istante perché non sarei dovuto andare da lui. Dio, quanto non lo sopportavo.
-È un piacere vederla, anche a questa tarda ora, Signor Malfoy. -sussurrò pacatamente Silente e per poco ebbi quasi l’ impressione che avesse paura di disturbare quel silenzio che poco prima si era creato.
-Albus, sai perché siamo qui vero. - Accennò il direttore della casa di Serpeverde.
Silente sorrise soltanto. Un sorriso misterioso, indecifrabile per chi non avesse la chiave. Poi si girò e appoggiò la pergamena sulla sua scrivania l aggirò e si sedette sulla sua comoda poltrona. Un secondo e il suo sorriso sparì, fece un sospiro profondo e cominciò a recitare. Le sue seguenti parole non le capii in quel momento, ma ero sicuro che prima o poi avrei decifrato il loro significato.
-Fine Flashback-
Con l’ immagine di Silente ancora fissa nella mente Draco si accorse di trovarsi davanti alla porta dell’ ufficio di suo padre. Fece un grosso respiro, scacciò dalla sua mente ogni ricordo che lo avrebbe potuto mettere in grossi guai e infine bussò alla grossa imponente porta di legno scuro.
-Avanti-
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Capitolo 3 *** Capitolo 3: Incontri ***
Capitolo 3.
Era ormai quasi passata una settimana da quando i Dursley gli avevano lasciato la casa e Harry aveva finito le idee sul quel che concerneva la distrazione; aveva fatto tutti i compiti, fatto esercizi extra, ripassato tutto e letto tutti i libri di magia che possedeva. Poi si era buttato nell’ impresa di pulire la casa. Dopo parecchi problemini incontrati durante il percorso( aveva rischiato di inondare la casa quando aveva cercato di lavare i panni) egli era riuscito nel suo intento ed ora si ritrovava disteso sul divano con una bibita fresca in mano ad osservare il risultato dei suoi sforzi; una casa che brillava e splendeva da cima a fondo che avrebbe fatto invidia persino a zia Petunia. Stava ancora riflettendo sul lavoro appena svolto quando sentì un suono famigliare. Qualcuno suonava alla porta d’entrata.
- Buongiorno caro, come stai? Mi perdonerai certo per non esser passata prima a trovarti, ma Ricchy ha preso la febbre ed è dovuto restare a letto per quattro giorni. Ma lo sai che sarebbe potuto morire? Il mio povero cucciolo aveva 38°C di febbre e non l’ ho potuto lasciare da solo.- Una donna sulla sessantina che portava una camicia bianca, un foulard a fiorellini rosso e una gonna blu scura lunga fino a sotto le ginocchia si presentò davanti a Harry quando egli aprì la porta. Appena la vide il moro scacciò subito la sarcastica idea di chiamare quelli della protezione animali per salvare quel pover uomo, infatti solo lei parlava del marito come se fosse stato un gatto, e si stampò in faccia un sorriso smagliante.
-Signora Cannedy!- salutò Harry.- Che piacere vederla! Lo zio mi aveva detto che sarebbe passata. Mi dispiace molto per suo marito. Come sta? Si è rimesso?-
-Non ancora purtroppo. …Forse è meglio che torni da lui. Si, si è sicuramente meglio. Ti saluto caro, tornerò un'altra volta a trovarti quando il mio Ricchy starà bene.- salutò frettolosamente la vecchietta.
“ Era ora” pensò Harry chiudendo dietro di sé la porta. Non fece neanche in tempo a tirare un sospiro di sollievo che sentì il suono di qualcosa che si rompeva, subito seguito da imprecazioni, proveniente dalla cucina.
-Per la maledetta barba di Merlino Potter da dove ti è venuta l’ idea di usare un incantesimo di protezione del genere, merda. Non dirmi che è stato il vecchiaccio a insegnartelo, perché se è così quello ha le ore contate. Io lo scuoio! O forse è quel tuo cervellino marcio che ha concepito una cosa del genere, Sfregiato?- Appena Harry si affacciò alla porta della cucina ricevette l’ occhiata più fulminante che fosse mai stata lanciata, cosa che lo obbligò a trattenere l’ impulso di mettersi a ridere davanti a un Draco Malfoy minacciato da cocci appuntiti. Il bel biondo scorse comunque quella traccia di sorriso, cosa che lo irritò parecchio.
-Allora ti muovi Potter? Sono venuto per discutere non per farti da cavia. Non ho tutto il tempo da sprecare con te!- ringhiò il biondo. Harry si lasciò scappare un sorriso ma prese la bacchetta dai pantaloni e annullò l’ incantesimo ricongiungendo i cocci in piatti. - E provaci ancora una volta a testare su di me i tuoi maledettissimi incantesimi fatti in casa che poi dovrai non solo guardarti da Voldemort ma anche da me. E ti assicuro che anche io me la cavo con le cose fatte in casa. Ancora una volta e ti avveleno!-
Harry fece un gesto con fare annoiato.
-Le hai parlato?- domandò semplicemente dirigendosi verso la sala.
- Si, ha accettato. Ho trovato anche una casa che potrebbe fare a caso nostro. Se hai tempo domani la chiamo e possiamo andare a vederla.- disse Malfoy seguendolo con l’ irritazione ancora visibile- Manderò un gufo anche Blaise, Daphne.-
- E tuo padre?-
-Dovrebbe esser via in missione- Draco fece una smorfia schifata piena d’ odio- perciò non dovrebbe neanche accorgersi della mia assenza. A proposito hai parlato con la Zannuta e Lenticchia?-
-Malffurret evita di provocare. Comunque no, non ancora…-
-Devi farlo la data ormai è vicina. Fra quanto già?-
Harry sospirò. – Se la casa è quella giusta allora manca una settimana.-
-Mhm…- Draco prese la bibita dal tavolo e cominciò a sorseggiarla con fare pensieroso mentre Harry si passava le mani sulla faccia in modo stanco. Da quando il suo rapporto con lo Sfregiato era cambiato così radicalmente, da quando avevano smesso di odiarsi ed avevano cominciato a diventare quasi amici. Forse era stato l’anno che era passato, durante gli allenamenti segreti che Silente aveva imposto a Harry , Blaise, Daphne, Alexis e lui. Si, probabilmente era stato quello ad aver cambiato il loro modo di pensare e il loro rapporto.
- Di pure ad Alex, Blaise e Daphne di trovarsi davanti al Paiolo magico dalla parte babbana domani mattina alle sette e mezza. Prima ci muoviamo meglio é. Stasera tenterò di contattare Ron ed Hermione. Probabilmente mi inviteranno al matrimonio di Bill e perciò vedrò forse anche Luna e Neville.- La voce di Harry irruppe nei pensieri di Malfoy facendolo tornare bruscamente alla realtà.
- Meglio, così la lista di persone da cercare si ristringe, chi manca ancora?-
-Bhe, a parte Ron, Herm, Luna, Gin e Neville sulla lista ci sarebbero anche Hanna Abbot, Anthony Goldstein, un certo Sypher Gordon e una Kerry Maior. Gli ultimi due non li conosco. È stato Silente a darmi quei nomi.-
- C’è poco da fidarsi di quel vecchiaccio.-
Harry evitò di commentare
-Alex non dovrebbe avere dei problemi ad uscire,no? I suoi non sospettano quello che vogliamo fare vero?-
-I suoi sono troppo impegnati a programmarle il matrimonio con un mangiamorte e a servire quel bastardo di Voldemort per accorgersi di cosa sta facendo la loro figlia.- lo tranquillizzò un po’ il biondo- E poi basta che gli si dice che esce con un altro figlio di Mangiamorte e loro sono subito tranquilli.-
-Mhmhm…- fece poco convinto Potter- Non mi hai detto come è andata con tuo padre.- Non era una domanda ma una semplice affermazione.
-Non è difficile immaginare quello che è successo.- affermò sospirando Malfferret.
-Avete parlato?-
-Poco. Finito l’interrogatorio Sfregiato?.- Soffio lui con fare molto irritato. Harry non rispose. Sapeva ormai che quando cominciava a sembrare il vecchio Malfoy era meglio lasciarlo in pace e cambiare argomento.
-Bene allora ci vediamo domani. E ricorda di contattare gli altri!-
-E tu Sfregiato ricordati di parlare con il re e con la mezzosangue!- Poi si smaterializzò e Harry si ritrovò finalmente di nuovo solo. Non che non amasse stare in compagnia, ma da un po’ di tempo aveva scoperto di sentire li bisogno di pensare tranquillamente in solitudine. Ed in quel momento ne aveva più bisogno che mai. Erano mesi ormai che lui e i Serpeverde avevano preso quella decisione speciale, erano anche più mesi che si allenava con loro duramente per essere all’ altezza di questa guerra e erano circa due settimane che lui e Alexis avevano deciso di sposarsi prematuramente per salvarla dalla sua famiglia e dal suo destino. Ora il problema era che per tutti questi mesi aveva tenuto nascosto ogni cosa ai suoi due migliori amici e a tutto il resto della scuola. E in questo momento doveva trovare le parole giuste per primo sondare il terreno e secondo per spiegare nel migliore dei modi la situazione ai suoi amici. Harry era cosciente che comunque, anche nel migliore dei casi sia Ron che Hermione non avrebbero preso bene la notizia. Certo avrebbero urlato, sbattuto porte, anche insultato e forse si sarebbe giocato la loro amicizia. Harry si alzò pigramente dal divano, prese il bicchiere ormai vuoto e lo portò in cucina e poi si diresse in camera sua e cominciò a scrivere la lettera.
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Capitolo 4 *** Capitolo 4: La Lettera ***
Capitolo 4.
“Caro Ron,
Come vanno le vacanze? Immagino che Herm sia già arrivata alla Tana. Lei come sta? Spero che vi divertiate! Io qui sto benissimo. Infatti i Dursley sono andati in Cornovaglia da un certa zia Melinda ( una ricca parente dalla parte di mia mamma ).
Dovevi vederli quando sono tornato. Zio Vernon che litigava con zia Petunia perché non mi voleva più in casa e lei che affermava convinta che il vicinato avrebbe potuto pensare male di loro (come se non pensassero male di loro già adesso) se lo avessero fatto. Un vero spasso! Bhè comunque è ormai una settimana che mi lasciano in pace. Pensate che non mi hanno ancora telefonato per controllare se avessi organizzato un festino con i miei amici in casa loro!
A proposito come stanno tutti da voi? Tua madre , tuo padre, Ginny, Charly, Fred e George saranno felici per il matrimonio di Bill. Quando è che si celebra? Spero presto. Anche presto…”
-…spero di rivedervi entrambi. Ho tante cose che voglio raccontarvi ma che preferisco dirvi di persona. Con la speranza di rivederti presto tanti saluti Harry.-
-Beh sembra che forse questa volta riceveremo delle spiegazioni che potranno soddisfarci. Tu che dici Herm?-
-Non lo so. Sembra una lettera normale.- Disse con una voce pensierosa una bella ragazza dagli occhi dorati e i capelli marroni che le scendevano a boccoli fino a metà schiena mentre rileggeva la lettera mandata da uno dei sui migliori amici. –Non accenna quasi a voler darci delle risposte, se non nella penultima frase. Ho tante cose da raccontarvi… Probabilmente le cose che ci tiene nascoste non sono né poche né di microscopica rilevanza.- Fece con un sospiro Hermione appoggiando la lettera sull’ letto di Ron su cui era seduta.
- Pensi veramente che lui abbia segreti così gravi da fargli credere che noi non lo sosterremmo? Insomma abbiamo sempre fatto tutto assieme e di segreti non ne abbiamo quasi mai avuti.- affermò Ronald Weasley come se si volesse aggrappare a un’ ultima speranza. Ormai era chiaro da tempo ad entrambi che il loro migliore amico gli nascondesse qualcosa, ma Ron faceva ancora fatica a crederci. Il penultimo dei Weasley, un giovane molto alto dai capelli rossi abbastanza affascinante, volse lo sguardo verso l’ amica che lo osservava quasi incredula.
-Oh, andiamo Ron, non dirmi che non ti sei accorto che ci teneva nascoste delle cose. Le sue sparizioni continue, quando lo beccavamo nei corridoi a parlare civilmente con Malfoy o Zabini ,con la Greengass oppure con quella ragazza il cui nome non lo conosce nessuno sono prove che lui ha segreti e anche grossi se è come immagino.-
- Ma…-
- Insomma Ronald non è possibile che tu ti appigli ancora al vecchi Harry. Non noti come nell’ ultimo anno sia cambiato?- Chiese Hermione esasperata.
- Herm, è il mio migliore amico. Non pretendere che da un giorno all’ altro non lo veda più come l’ho sempre visto. Insomma perché non capisci?-Ora aveva alzato la voce e aveva iniziato a camminare su e giù per la piccola stanza della Tana.
- Io non pretendo niente. Ti chiedo solo di aprire gli occhi e di vedere la situazione così com’ è e non attraverso i tuoi sentimenti di amicizia. Harry è anche mio amico, Ron. Non credere che non stia male, perché ci nasconde qualcosa, dato che non è così.È come se non si fidasse di noi.- La voce della ragazza suonava controllata quasi fredda, ma Ron sapeva benissimo che dentro di lei ella non era per niente tranquilla, anzi. – Spero solo che Harry abbia delle motivazioni più che valide per averci tenuto all’ oscuro di tutto.-
- Si, scusami,in effetti hai ragione. Avrà avuto le sue ragioni per non dirci niente.- rispose sospirando e trattenendo la delusione il rosso uscendo dalla camera.
Il mattino dopo Harry si svegliò abbastanza presto. Il sole non era ancora visibile, anche se il cielo era di un chiaro color rosato. Il moro si alzò a fatica dal letto e si diresse in bagno per farsi una doccia. Sembrava uno Zombi appena risvegliato. Dopo essersi svegliato completamente, grazie all’ acqua gelata della doccia, ed aver mangiato qualcosa si diresse di nuovo in camera sua per preparare un incantesimo di protezione per la casa.
”Maledizione! Non è possibile sono uscito di casa alle sei e mezza, ora sono le sette e venti e questo maledetto bus è ancora davanti a quel maledettissimo semaforo e non si smuove di un centimetro. Dai che è la prossima fermata… Dio adesso chi lo sente Malfoy,se arrivo in ritardo quello mi fa le penne! Oh grazie dio sapevo che mi vuoi bene” Il Bus babbano si fermò finalmente alla fermata tanto agognata da Harry. Il conduttore non fece neanche in tempo ad aprire del tutto le porte che Harry scattò fuori come un missile dirigendosi a tutta velocità verso il paiolo magico.
- Tredici secondi.-
- Come?-
- Sei in ritardo di tredici secondi Harry.- Una ragazza dalla statura non troppo alta e coperta da un mantello da mago blu scuro uscì dall’ ombra di una stradina.
- Alex, per favore , già mi aspettavo Draco con le sue solite prediche non prendere anche tu quel brutto vizio dell’ iperpuntualità.- disse Harry ghignando e tentando di riprendere fiato.
- Non è mia intenzione. Era solo una richiesta sua che non gli ho potuto negare- Ammise lei con noncuranza sogghignando anch’essa.
- Che tu sia maledetto furetto dei miei stivali! Dov’ è ora ?-ringhiò Potter. Se c’era una cosa che lo irritava davvero era quando Malfoy lo faceva tenere d’ occhio. Gli sembrava sempre che lo ritenesse un incapace e un bambino che bisogna controllare se no faceva disastri.
-Lui, Blaise e Daphne arriveranno un po’ in ritardo. Questa mattina mi hanno mandato un gufo per avvisarmi. Problemi di genitori.- Spiegò tranquillamente lei ignorando la sua irritazione.
Improvvisamente da un cunicolo cominciarono a sentire delle voci ben conosciute da entrambi.
-Sai dove gliele metto io quelle sue idee malate, Blaise?-
- Calmati Draco. Ti fa male alla pressione arrabbiarti così.- Cinguettò Blaise uscendo dal vicolo e salutando con la mano Harry e Alexis.
-Fammi un piacere Blaise va a…-
- Non è che voi due potreste fare un piacere a me e starvene zitti per almeno due minuti. Farebbe decisamente da toccasana ai miei nervi che stamattina hanno già subito un attacco diretto.- Una bellissima ragazza bionda spuntò alle spalle di Malfoy massaggiandosi le tempie con fare irritato. Si poteva dire molto di Daphne Greengass; che era una delle più belle ragazze della scuola e che con quel corpo da modella attirasse una grandissima parte di ragazzi, poco conosciuta era però per le sue doti scolastiche, anche se lei assieme a Draco e Blaise era la migliore di Serpeverde, e naturalmente in pochissimi conoscevano la sua dote di Veggente tempus. Anche di Blaise Zaini si conosceva poco. Certo la sua bellezza esteriore veniva ammirata da tutti, ma il bel ragazzo dai capelli così neri da avere dei riflessi bluastri e dai penetranti occhi blu scuro veniva reputato come il Casanova. E parlando di Clichée non si può tralasciare il fatto che la scuola lo venerava per la sua bellezza e lo considerava un ignorante, cosa del tutto infondata visto i suoi voti. Infatti anch’ egli eccelleva in quasi tutte le materie, soprattutto pozioni, erbologia e incantesimi. Solo i suoi amici e Potter sapevano che lui seguiva un corso extrascolastico per approfondire le sue conoscenze nel campo della medicina magica e babbana. Campo che lo affascinava parecchio. Certo neanche Draco Malfoy aveva una buona reputazione. Il genio di pozioni era ormai visto da chiunque come mangiamorte, seppur non esistevano prove concrete a provare quella supposizione.
- E da quando ti do ascolto Daphne ?- Sibilò il biondo.
- Draco hai la passaporta? Se avete finito è meglio andare via da qui. Stiamo già attirando troppa attenzione. Di quello che vi è successo possiamo anche discuterne altrove.- Propose tranquillamente Alexis scrutando però i passanti da sotto il cappuccio del mantello.
Draco tirò un forte respiro per calmarsi e frugò nelle tasche del mantello per poi tirarne fuori un vecchio orologio da taschino.
- Si dovrebbe attivare fra due minuti- Li informò.
Poi tutti si misero in cerchio e toccarono con una mano l’ antico orologio. Un attimo dopo erano spariti.
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Cari Lettori, grazie per aver letto la nostra storia. Ci piacerebbe sapere le vostre opinioni sulla nostra fanfic. Se vi piace o meno, oppure se avete dei consigli o delle propste. Noi accettiamo tutto volentieri. Per questo vi preghiamo di recensire e di lasciare un commento al più presto. Grazie mille
Tanti Saluti
Didi e Lulina92
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Capitolo 5 *** Capitolo 5: Remlin ***
Ciao a tutti,
Speriamo che il quinto capitolo vi piaccia e aspettiamo trepidazione i vostri commenti.
Tanti Salutoni
Lulina92 e Didi
Capitolo 5
Quando Alexis schiuse gli occhi si ritrovò sdraiata su un bel prato verde estremamente curato. Facendo forza sulle braccia si mise a sedere mentre il cappuccio del mantello le scivolava sulle spalle lasciando liberi i suoi capelli marrone scuro un poco mossi. Davanti a lei si estendeva il bel tappeto erboso che era decorato da tanti fiori. In mezzo al prato vi era una vecchia villetta che aveva al massimo tre piani. Il tutto sembrava un oasi nella boscaglia, perché infatti a tutti i margini del prato si vedeva la foresta. Solo alla sua destra non era così. Un piccolo laghetto ( che poi tanto piccolo non era) dava un accento romantico a quel luogo, che sembrava trovarsi in un altro mondo visto la sua tranquillità. La ragazza ne era rimasta affascinata e per un po’ rimase li seduta a osservare il paesaggio. Poi lasciò vagare il suo sguardo alla ricerca dei suoi compagni. Anch’essi erano distesi sull’ erba e sembrava che dormissero. Gl’ occhi azzurri di Alexis li osservarono attenti ma indecisi se svegliali o no fino a che non notarono qualcosa di anormale.
Con uno scatto si alzò e corse da Harry che si trovava circa a dieci metri di distanza e lo cominciò a scuotere con preoccupazione e chiamandolo ad alta voce, intimandoli di svegliarsi. La sua voce risvegliò anche gli altri che si avvicinarono in fretta no capendo cosa stesse succedendo.
- Cosa cavolo c’è da urlare Alex. Mi sembra di avere una sirena in testa… Merda!- Blaise si interruppe di colpo capendo cosa aveva l’ amica. La cicatrice del bambino sopravissuto aveva cominciato a sanguinare e lui sembrava soffrire. All’ improvviso poi Harry spalancò gli occhi con il terrore nel sangue e il respiro mozzato e si aggrappò forte a Alexis. I ragazzi si guardarono preoccupati, volgendo poi la loro attenzione verso Potter che stava cercando di calmarsi tra le braccia della sua ragazza.
- Che hai visto Potter?- Domandò infine Draco dopo cinque minuti di silenzio.
- Non…Non lo so con certezza…c’ era lui,…poi quella senzazione… Non mi ricordo. So solo che era qualcosa di orribile.- Tentò di spiegare Harry che nel frattempo era riuscito più o menò a calmarsi, dopo essersi staccato da Alex.
-Ma come può essere…cioè tu non sei un veggente, e ormai sei bravo nell’ occlumanzia. Pensi che sia stato lui ad entrarti nella mente?-Chiese Daphne pensierosa. Calò il silenzio.
- È quella casa.- la voce di Alexis li fece trasalire tanto ognuno di loro era sprofondato nei propri pensieri.
-Non sono sicura ma credo che quella casa sia piena di magia. Tanta che potrebbe aver distrutto tutte le nostre barriere magiche, come l’occulmanzia, per quel momento che eravamo svenuti. Probabilmente a ristabilito per un momento i tuoi legami con Voldemort, Harry.-
-Possibile. Ma se la tua teoria è giusta quella casa dovrebbe per lo meno contenere il triplo di magia e legamenti magici di Hogwarts.- Harry guardò incredulo la sua ragazza annuire.
- Drey,chi è che hai detto viveva qui?- si informò Blaise per tutti.
- Non l’ ho mai menzionato.-
Blaise lo guardò strto- Allora chi ci viveva in quella villa?-
-Veramente nessuno sa chi era solo che si faceva chiamare Signor Remlin. È morto venticinque anni fa e non ha lasciato eredi. Perciò tutto è andato al ministero della magia che ha cercato di vendere la casa. Non ci è mai riuscito. Il motivo è sconosciuto. Una cosa però è certa; il Ministro non vede l’ora di sbarazzarsene.- spiegò Malfoy.
-Cosa te lo fa pensare?- Chiese Zabini mentre cominciavano ad avvicinarsi all’ immobile.
- Il fatto che sia disposto a venderla a chiunque, anche a un minorenne, per pochissimi soldi-
Più si avvicinavano più si notava che la casa era curata e meravigliosa. Non era una di quelle Ville tutte sfarzose piene di statue di angioletti e creature mistiche. Al contrario essa era piuttosto semplice, quasi naturale, e s’ integrava perfettamente nel paesaggio. L’ immobile era fatto di pietra. La porta di entrata era molto semplice di un legno scuro e decorata con diverse rune. Alla sinistra della porta c’ era un porticato con della vite e sotto di esso un grande tavolo e due panche di granito. Invece alla sua destra sul muro adiacente c’ era una finestra, attraverso la cui si poteva vedere la grande cucina. Tutto intorno alla cucina c’ era poi un altro pergolato, che però era più stretto ( circa la larghezza di due persone), con dell’ edera e del glicine che crescevano assieme “mescolandosi”.
- Però! Non si trattava male sto Remlin.- Fischiò Blaise guardando attraverso una delle due finestre che da sotto il porticato di vite davano una perfetta veduta nella sala da pranzo e la sala, che erano aperte e perciò formavano una stanza sola.
- Da come lo avevi descritto tu, Draco, questo Signore doveva essere ricco sfondato, ma questa casa secondo me riflette solo semplicità.- aggiunse Daphne osservando la cucina da fuori.
- Non ho mai detto che fosse ricco.-
- Perché non lo era?-Fece la bionda sollevando un sopracciglio.
- Non ho mai avuto la possibilità di chiederglielo.-
- È tutto troppo strano- commentò Harry aprendo la bocca dopo tanto silenzio.- Il Ministro non riesce a vendere una casa così bella, la nostra passaporta non ci porta all’ interno della casa come avrebbe dovuto,o sbaglio Draco?- Il principe di serpeverde negò- In più non sappiamo niente ne dell’ uomo che vissuto qua prima ne di questa potente energia magica che viene sprigionata dalla casa.-
- E poi , Draco, sei sicuro che qui non ci vive nessuno? No, perché sia il giardino che la casa sono curati alla perfezione, non si vede neanche un po’ di polvere sui mobili.- aggiunse Daphne tentando di trovare un angolazione migliore per vedere all’ interno della villa visto che il sole la disturbava.
- Per quello è responsabile un incantesimo di pulizia durativo.- spiegò Alexis che nel frattempo si era seduta sul tavolo ed osservava il bosco.
- Ci sono delle voci che ho sentito che dicono che la casa non è mai stata venduta perché è lei a non volerlo. Si dice che la casa stessa decide chi fare entrare e chi non può avvicinarsi, e che lei stia aspettando i padroni per lei perfetti.- raccontò Malfoy.
-E questa da dove l’ hai pescata scusa?-domandò Blaise all’ amico.
- Mhmm, la segretaria del ministero era piuttosto sorpresa che io volessi vedere questa casa e ha tentato in tutti i modi di convincermi a non venire.-Fece il biondino con un alzata di spalle accendendosi una sigaretta.
- E grazie per avermelo detto subito, amico.-
- Cos’ è, hai paura?-
- No,Draco. È solo che vorrei sapere se vado da qualche parte se è pericoloso.-
- Qui non è pericoloso. È solo che noi siamo i primi ad avvicinarci alla casa per più di cinque chilometri da circa venticinque anni.- disse tranquillissimo Malfrret.
-Cosa significa?- chiese Alexis. Il commento di Malfoy aveva incuriosito tutti e ora lo guardavano tutti un po’ sorpresi e un po’ curiosi. Il biondo soffiò del fumo in aria formando una nuvoletta senza forma e poi affermò:
- Significa quello che ho detto. Da quando Remlin è morto tutti quelli che tentavano di raggiungere la villa furono bloccati da qualcosa che non li faceva andare avanti. Questa barriera invisibile si estende per un area di un cerchio con il raggio di cinque chilometri. Noi siamo i primi ad aver superato la barriera.-
- Un momento.- Lo fermò Harry- Tu vuoi dirmi che quando sei venuto da me non sapevi neanche se ce l’ avremmo fatta ad arrivare fino alla casa?-
- Diciamo che confidavo nella tua forza di Grifondoro e di Salvatore, Sfregiato.- Chiarì Malfoy con un ghigno.
- Basta io ci rinuncio!- Fece Harry esasperato per l’ ennesima provocazione.
- Ecco bravo rinunciaci. Era più divertente fare a botte con te, Potter. Ti sei rammollito. E adesso che ne dite di provare ad entrare già che siamo qui? Lui dovrebbe tornare dalla sua missione fra poco perciò non ho molto tempo.- Propose prima che Harry potesse attaccarsi al suo collo e strangolarlo per dimostrargli che lui non si era rammollito. Poi spense e lanciò per terra il mozzicone di sigaretta, che scomparse all’ istante, e si diresse alla porta per aprirla.
Quando entrarono si trovarono direttamente nella sala da pranzo. Un grande tavolo di legno scuro che aveva intorno quattordici sedie si trovava a centro della sala. Il pavimento di parquet chiaro era coperto da tappeti persiani. Dopo il tavolo c’ era la sala che anch’ essa molto grande( di un po’ più grande della sala da pranzo anche se erano praticamente una stanza sola ) ospitava un grande camino in pietra due divani e due poltrone e un tavolino. Nella sala poi c’ erano anche un paio di librerie con libri ai ragazzi sconosciuti. Le pareti erano ricoperte di legno fino a un terzo e il resto era di un bianco crema. Il soffitto invece era pieno di rappresentazioni di animali mistici come fenici, unicorni, draghi, fate, etc. Di quadri non ve ne erano molti. Uno però li troneggiava. Era quello che si trovava direttamente sopra il camino. Rappresentava un vecchio ( simile a Silente) con una lunga barba bianca e vestito tutto in bordeaux. Egli era seduto su una poltrona e li osservava con fare divertito.
- Era ora! Sapete, ormai no ci speravo più di incontrarvi miei cari ragazzi.- Li salutò tranquillo il vecchio.- Benvenuti nella mia vecchia casa e nella futura vostra.- disse sorridendo come un nonno davanti ai suoi nipoti.
- Voi sapevate che noi saremmo arrivati?- Chiese Harry sorpreso dimenticandosi completamente di salutare e qualsiasi altra regola che il galateo menzionava su come comportarsi quando si incontra qualcuno di nuovo.
- Ma certo Harry. Anche se non l’ ho mai sopportata quella vecchia megera sbaglia raramente le sue previsioni.-
- Intende dire che è stato avvisato del nostro arrivo da una veggente?-
- Da qualche ne so io se non si è un veggente o si possiede una dote speciale non si può sapere quello che succederà. Perciò a ragion di logica visto che io non sono un veggente, si un uccellino mi ha avvisato che cinque ragazzi sarebbero arrivati nella mia casa dopo la mia morte per trasformarla in un quartier generale di un nuovo Ordine. O sbaglio forse?- disse il vecchio con un sorriso furbo mentre osservava ogni loro mossa.
- E avete intenzione di lasciarci fare Remlin?- Domandò Malfoy sedendosi con fare altezzoso sul divano proprio di fronte all’ dipinto.
- Non credi nella mia buona fede eh,Draco?- Remlin sorrise ancora di più.- Bhe lo farei anch’io se fossi al vostro posto. Ma l’ unica cosa che posso fare è darvi tempo per pensare se volete credermi oppure no ragazzi miei.-
- Si peccato che di tempo non ne abbiamo…- sussurro Daphne.
-Facciamo così, io vi aspetterò, tanto cosa altro posso fare, e voi farete tutte le ricerche sul mio conto finchè non sarete sicuri di potervi fidare di me. D’ accordo?- propose il dipinto con un sospiro.
I ragazzi si guardarono ed infine Harry dichiarò: - D’ accordo.-
Erano appena tornati a Privet Drive quando improvvisamente incominciò a piovere. Così si rifugiarono velocemente nel numero 4 dove Harry invitò tutti a bere una tazza di tè. Infatti in quel momento si trovavano tutti e cinque in cucina a discutere sull’ accaduto.
- Non mi fido.- annunciò semplicemente Malfoy.
- Per questo nemmeno io Malfrret, ma quello che intendo dire è che ci farebbe comodo avere una casa di quella portata.- puntualizzò Harry finendo di asciugarsi i capelli con un asciugamano.
- Si certo con uno che potrebbe farci da spia dentro. Proprio intelligente Sfregiato.- soffiò di rimando il biondo.
- Smettetela di rompere. Entrambi avete ragione. L’ unica cosa da fare è tentare di scoprire chi era, cosa faceva e soprattutto da che parte stava questo tizio.- Si intromise Blaise.
- Credi veramente che io non abbia già cercato delle informazioni su di lui, Blaise?-
- Forse non hai cercato nel posto giusto.- azzardò Daphne.
- Ho ripassato tutta la biblioteca di Malfoy Manor , quella di Hogwarts e le due del Ministero, dimmi tu dove devo andare a cercare.-
- In quelle babbane.- Tutti si girarono di colpo verso Alexis che sorseggiava tranquilla il suo tè.
- Come prego?- domandò Draco sperando di aver sentito male.
- Hai capito benissimo.-
-Tesoro scusa ma perché in quelle babbane?- domandò Harry per Draco, visto che il principino stava cominciando a surriscaldarsi.
- Pensateci bene: Quel mago, e questo è ormai chiaro a tutti, si tiene lontano dalla popolazione magica ed in più non è conosciuto da nessun mago. Una persona come quella, altrettanto vale per la casa, è difficile tenerla nascosta. Per questo immagino che se non è conosciuta nel mondo magico allora forse lo è nel mondo babbano. Dopotutto la maggior parte dei maghi potenti che vogliono restare alla larga dal Ministero della Magia si rifugia presso i babbani e di norma diventano anche famosi tra i senza magia per le loro arti curative, di qualcosa dovranno pur vivere no?-
- Ah.-
- Risposta molto intelligente tesoro- fece lei sogghignando.
- Ok. Allora siamo d’ accordo io riporto a casa Alex e Daphne, Potter tu rimani qua ed eviti di cacciarti nei guai e…- annunciò Blaise alzandosi e facendo alzare le dame- Drey tu vai in biblioteca a ricercare. Benissimo allora ci sentiamo!- Cinguettò prima di sparire con le ragazze dopo un sonoro CRACK e senza lasciare il tempo a Draco di reagire.
Con un diavolo per capello Draco Lucius Malfoy si aggirava per le strade bagnate e piene di gente della Londra babbana. Ad ogni passo malediceva Blaise, Potter o la pioggia,che aveva fatto uscire di casa anche i pochi cittadini che erano rimasti in città. Finalmente arrivato alla biblioteca aveva esaurito le persone o cose da maledire e così entrò di malavoglia.
Era lì da ormai un ora e mezza ed aveva cercato in tutti i libri di medicina che esistessero in quella biblioteca in più ora, ma mentre stava cercando nel reparto di “magia” aveva l’ impressione che non avrebbe comunque cavato un ragno dal buco. Prese l’ ennesimo libro dallo scaffale quando improvvisamente qualcuno lo urtò.
-Scusa, mi dispiace non stavo guardando e… normalmente non c’è nessuno qui a quest’ ora,… scus…-
-Granger, la prossima volta che vai in giro tieni gli occhi sulla strada e non in un libro così eviti di far troppi danni.-
La ragazza che si era chinata all’ istante per raccogliere i libri che erano caduti non aveva neanche guardato in faccia alla persona contro la cui aveva sbattuto. Appena però aveva sentito e riconosciuto la sua voce era scattata in piedi e lasciato perdere i libri. Ora lo stava guardando con gli occhi fuori dalle orbite.
- Ma…Malfoy!-
- Si so ancora quale è il mio cognome,grazie-
-Malfoy!-
Il giovane arcuò le sopracciglia e la guardò come se lei fosse matta -Ti deve ripetere che so…-
- No, ho capito. Voglio dire, cioè no sapere, no….oh insomma cosa ci fai qua Malfoy?- domandò lei tentando di ricomporsi.
- Mah. Questa è una biblioteca ed immagino che io sia qua per leggere, no Mezzosangue?- aveva appena usato un tono che si usa di norma con Potter, cosa che la fece imbestialire.
- Non intendo qua nella biblioteca, anche se non pensavo che il tuo repertorio includesse una parola del genere, pensare poi il significato ed il trovarti in essa. Io intendevo cosa ci fai nella Londra babbana.-
Intanto Malfoy si era chinato a raccogliere i libri e rimise in ordine il suo. Poi osservò quelli della ragazza senza degnarla di una risposta.
- Che c’è Malfoy il furetto ti ha morso la lingua?-domandò lei sprezzante.
Lui si avvicinò a lei e Hermione tremò e chiuse gli occhi pensando che lui volesse picchiarla, ma l’ unica cosa che senti fu lui che le sussurrò in un orecchio :
- Ti dona il verde, Mezzosangue.-
Lei spalancò gli occhi dorati giusto per vederlo andare via con i suoi libri in mano.
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Capitolo 6 *** Capitolo 6: Confusione ***
Capitolo 6.
Stava piovendo da settimane. Solo qualche volta quella pioggia si trasformava in neve. Certo era strano. Mai le era capitato di veder calare le temperature così velocemente. In piena estate poi. Appoggiò la testa al vetro e sbuffò. Stava morendo di noia. Quando era bello poteva allenarsi, fare sport e sfogarsi, ma con quel tempaccio era obbligata a star rinchiusa in quel castello. Prese una delle sue liscissime ciocche more e cominciò ad arrotolarla attorno a un dito. Non che quel castello fosse brutto, anzi era stupendo, ma le ricordava molto una bella gabbia d’orata. Fece l’ ennesimo sospiro e lasciò vagare i suoi occhi verdi sul paesaggio.
-Non dirmi che ti sei innamorata Maior. No, perché se è così devo avvisare quel poveretto di non avvicinarsi più.- Fece una voce alle sue spalle. Un bel ragazzo biondo scuro era appena entrato e osservava la mora, che era rannicchiata su un cassettone davanti ad una finestra, con i suoi occhi marroni- verdi. Appena lei sentì la sua voce si girò di scatto con l’ espressione del viso, prima annoiata, trasfigurata in una maschera di sopportazione e disprezzo.
-Gordon non è che per caso hai qualcos’ altro da fare che obbligare me a sorbire la tua voce odiosa e tutte le cavolate che dici?- soffio la ragazza alzandosi.
- Mmmh, fammi pensare…-
- Cosa?! Tu sai pesare?-
- Strano ma vero Tesoro.-
- Non osare chiamarmi tesoro, hai capito Gordon?- Gli ringhiò lei a pochi centimetri di distanza dal suo viso.
- Sai vero che questo è un invito bello e buono a…- disse lui malizioso prima di essere interrotto.
- A sigillarti la bocca con la cera- sibilò Kerry Maior allontanandosi da lui e dirigendosi verso la porta.
- Beh, io pensavo a qualcosa di meglio della cera.-
- Per favore evita di illuminarmi con le tue idee da maniaco. E poi mi domando perché non hai ancora trovato una donna da torturare al posto mio!-
- Se ti torturassi non sarebbe di certo qua, ma in camera mia, credimi tesoro.- Commentò Sypher Gordon.
- Fai schifo! Lascia che te lo dica.- affermò lei esasperata tentando di accelerare il passo per sfuggirgli.- Ma non hai di meglio da fare scusa?- ripetè la domanda sperando nel miracolo che lui le dicesse di si.
- No!- Cinguettò infatti il biondo castano.
- Signorina Kerry Maior e Signorino Sypher Gordon.- Li chiamò una vocina di un elfo domestico interrompendo il loro litigio.
- Dimmi Bobbi.- Lo incoraggiò la ragazza.
- Ci sono visite signori. Vi aspettano nella sala azzurra.-
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Era appena ritornata alla Tana ed era fradicia come un pulcino. Fece gocciolare ancora i capelli nel lavandino. La pioggia l’ aveva sorpresa mente stava tornando a casa. Il fatto era che, talmente persa a rimuginare nei suoi pensieri Hermione non si era nemmeno accorta che si stava bagnando tutta. Solo ormai arrivata alla Tana si era ricordata la funzione di un ombrello e visto che tanto era già inzuppata non aveva tentato neanche ad aprirlo.
- Tieni.- Hermione si girò trovandosi la sua migliore amica davanti che le porgeva un asciugamano.
- Grazie-
-Dovresti cambiarti o ti beccherai un raffreddore.- Neanche la frase era finita che la mora aveva già starnutito.
- Mi sa che il raffreddore ce lo già- disse Hermione con un sorriso
- Allora fila di sopra cambiati e mettiti a letto che io ti porto una cioccolata calda. Poi mi puoi raccontare tutto!- fece Ginny Weasley con fare tipico di Molly ma con un sorriso sulle labbra. Hermione ripose a Ginny con un sorriso stanco e pieno di gratitudine e seguì il suo consiglio evitando accuratamente di pensare a cosa intendeva la rossa con quel “raccontare tutto”.
Salì le scale ed entrò nella camera che lei e Ginny si dividevano. Si tolse velocemente il vestito bagnato lasciandolo per terra e indossò una maglietta larga e dei pantaloni di un trainning. Poi si girò per mettere a posto il vestito verde che fino a poco prima aveva portato. “Ti dona il verde, Mezzosangue” improvvisamente le parole di Malfoy le ritornarono in mente e lei si perse di nuovo a cercare una ragione per la quale proprio lui le aveva detto una cosa del genere, perché le aveva fatto un complimento.
Quando Ginny entrò fu così che la vide; incantata,con la mente chissà dove ad osservare il vestito verde che gocciolava tra le sue mani.
- Dieci galeoni per i tuoi pensieri.- propose la piccola di casa Weasley.
-Eh?-
- Ti eri incantata davanti al vestito Herm.-
-Ah si… ho bagnato tutto il pavimento, scusa.- Tornò in sé la ragazza prendendo l’ asciugamano dei capelli e cominciando ad asciugare il legno.
- Hei calmati, non è mica la fine del mondo.- tentò di tranquillizzarla la rossa vedendo come puliva l’ acqua in modo nervoso.
-Sto bene Gin, non preoccuparti.- fece lei andando in bagno per stender le cose bagnate. Quando tornò, trovò Ginny seduta sul suo letto, con davanti un vassoio con due tazze di cioccolata, che le faceva segno di sedersi vicino a lei. Hermione ubbidì, prese la sua tazza e cominciò a godersi il gusto dolce e tiepido che la bevanda le procurava. Dopo un po’ di tempo Ginevra ruppe il silenzio:
- Hai intenzione di raccontarmi cosa è successo?- La mora non si mosse e non rispose per un po’, tanto che Ginny cominciò a pensare che non le avrebbe risposto affatto. Stava per alzarsi e tornare in cucina quando Hermione disse:
- Ho incontrato Malfoy.-
- Dove?- Chiese la rossa curiosa rimettendosi comoda sul letto.
- In biblioteca.-
- Sei stata a Diagonalley?- Non capì Ginny. Herm le aveva detto che sarebbe andata nella Londra babbana.
- No.- Ginny spalancò gli occhi per la sorpresa.
- Intendi dire che hai incontrato Malfoy in una biblioteca babbana?- Hermione annuì e cominciò a raccontare l’ accaduto all’ amica.
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Erano mezzanotte passata ed era ancora li ad osservare la stessa immagine che aveva intravisto quando quel libro era caduto. Appena l’ aveva notata qualcosa era scattato. Un ricordo. Soltanto che l’ ipotesi da lui fatta era praticamente impossibile. Con stanchezza si passò una mano tra i suoi biondissimi capelli e chiuse gli occhi per cinque secondi, fino a quando nella sua mente balenò l’ immagine di Hermione Granger. Spalancò gli occhi e scosse la testa come se volesse scacciare quell’ immagine dalla sua mente.
Riprese il libro in mano dopo essersi acceso un sigaretta. “La vita di Merlino”, così si intitolava il libro. Riosservò l’ immagine e sorrise incredulo scuotendo la testa.
- Non è possibile.- sussurrò. Si alzò di scatto e spense la lampada della scrivania, lasciando che le tenebre s’ impossessassero della sua stanza.
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Ciao a tutti, grazie mille a ginny16 di averci mandato una recenzione e speriamo che continuerai a mandarcene. Allora questo è un capitolo un po’ di passaggio visto che non è che succede molto. Speriamo comunque che non vi annoiate.
Tanti Saluti
Lulina92 e Didi
A ginny16: Come già detto prima grazie mille per la tua recenzione. Aspettavamo da tanto qualcuno che ci dicesse quello che pensava e tu sei stata la prima. Grazie!
Comunque siamo felici che la storia ti piaccia e speriamo di non deludere le tue aspettative.
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Capitolo 7 *** Capitolo 7. La Casa ***
Per favore leggere:
Ciao a tutti !
È un po’ che non aggiorniamo più. Purtroppo sia io che Lulina abbiamo avuto un lungo periodo di “ mancanza di ispirazione”. Ora abbiamo riiniziato a scrivere. Per ora siamo occupate a scrivere l’ ottavo capitolo, cosa non semplice visto che le idee sono tante e diverse tra loro.
Allora,… vi vorrei ringraziare per aver letto la nostra storia. E vi ringraziamo anche per i commenti da voi lasciateci non vediamo mai l’ ora di leggerli!
Purtroppo l’ ultimo commento lasciato da un lettore non ci ha rallegrato. Devo dire che ci ha fatto un po’ arrabbiare. Il lettore ci scrisse questa recenzione: “ No comment ”.
Ora, noi siamo felici di accettare TUTTE le critiche che siano COSTRUTTIVE. Se non vi piace la storia, va bene. Scrivetecelo. Diteci cosa non vi piace, cosa cambiereste. Noi aspettiamo soltanto i vostri consigli e le vostre impressioni. Ma un commento del genere non dice niente, se non che la persona non ha avuto piacere a leggere la storia ( si nota solo dalla faccina). Non credo che tutti gli scrittori tra di voi avrebbero piacere a ricevere una recenzione del genere, come non ha fatto piacere a noi.
Sia io che Lulina92 vorremmo comunque invitarvi a continuare a recensire. È bello quando si guarda e si trova un commento. Fa piacere e ti da la voglia di continuare a scrivere.
Grazie per la vostra attenzione e buona lettura
Didi
Capitolo 7.
Vi è mai capitato di essere svegliati, mentre stavate avendo un incubo? Certo ma sicuramente mai come capitò quella notte a Harry James Potter. Per non poco non morì d’infarto, quando il rumore di una materializzazione irruppe nella sua camera e per pochi secondi gli fece credere che il suo incubo fosse diventato realtà.
- Merda!- inveì- Malfret non puoi svegliare la gente come ogni persona civile?-
La persona appena apparsa ghignò.
-Volevi forse il bacetto del buongiorno Potter?- Il biondo si avvicinò alla lampada che si trovava sul comodino e illuminò la camera. Un Potter piuttosto spettinato e con il viso insanguinato lo stava guardando in modo truce. Per un attimo Draco rimase ad osservarlo poi disse:- Da quand’è che va avanti?-
L’ espressione di Harry mutò dallo scocciato al confuso. Evidentemente non capiva a cosa l’ erede di casa Malfoy si stesse rivolgendo. Dopo poco però sembrò illuminarsi e con uno scatto portò una mano sul viso. Quando la ritrasse era completamente sporca di sangue. Inveì di nuovo, mentre si alzava e con pochi passi raggiungeva la porta. Draco lo osservò uscire e con un sospiro profondo si sedette sulla sedia della scrivania. Erano ormai mesi che tutto sembrava andare nel verso sbagliato.
Potter tornò asciugandosi ancora il viso dopo pochi minuti. Un silenzio s’instaurò tra i due, mentre Harry si cambiava la maglietta e si sedeva sul letto tentando di trovare un modo per non dover parlare dell’accaduto. Così per evitare che Draco lo anticipasse ruppe il silenzio.
-Perché sei venu…-
-Ce l’avresti mai detto se non lo avessi scoperto?- Non lo lasciò finire il biondo osservandolo con sguardo severo. Harry sospirò. Lo sapeva. Tra tutti, Draco e Alex erano le ultime persone che avrebbe voluto che ne fossero venute al corrente. Ma ormai era in trappola. Tanto valeva provare a limitare i danni.
-Forse- rispose.
- E da cosa dipende la tua decisione di tenerci all’oscuro, Potter?- Ecco ora stava innervosendosi.
-Non è mai stato più di un mal di testa e alcune volte la cicatrice ha sanguinato. Niente di più. Non volevo aggiungere problemi a quelli che già avevamo.- Non era vero. Non era mai stato solo un mal di testa o un po’ di sangue. Sempre più spesso si svegliava nel pieno della notte in preda al dolore lacerante che soltanto quel tipo di tortura poteva provocare. Ogni volta rischiava tanto, mentre si ribellava. Infatti, ogni volta che succedeva restava il resto della notte inerme sul suo letto ad osservare il soffitto scuro della sua camera. Come un corpo senza vita. Quasi troppo debole per respirare teneva tutte le barriere alzate, anche se questo lo prosciugava ancora di più le poche energie rimaste. Era ormai difficile resistere agli attacchi dell’Oscuro Signore, anche se le sue barriere erano molto potenti, ogni volta che gli attacchi di Voldemort finivano ringraziava Dio o chiunque ci fosse lassù perché esse non fossero crollate. Quella notte Draco lo aveva salvato da ore di agonia.
Il biondo lo squadrò.
-Non prendermi per un imbecille Sfregiato, pensi che io non sappia cosa ti stia succedendo?- Il suo tono era meno duro ma comunque serio. - Da quando va avanti?- ripeté. Harry ormai non aveva chances.
- Da gennaio.- fece aspettandosi una scenata o almeno un insulto. Draco rimase però tranquillo.
- Sei un imbecille, lo sai vero? Saresti potuto crepare durante la notte e nessuno avrebbe potuto aiutarti.-
- Lo so, ma non avevo scelta. Non potevo dirlo né a Blaise né a Daphne visto che ve l’ avrebbero detto. Alex aveva già problemi con suo padre, e tu avevi ed hai Voldemort e tuo padre che ti soffiavano sul collo. Non potevo incasinarvi più di quello che già eravate.-
-E così saresti crepato per fare il Grifondoro. Cribbio Potter, non imparerai mai a pensare a te stesso, vero? Cosa cavolo avrebbe fatto Alex se ti avesse trovato morto insanguinato nel letto?-
- Mi avrebbe fatto risuscitare, avrebbe preteso una spiegazione e poi mi avrebbe ammazzato lei.- rispose Harry come se fosse normale. Un sorriso spuntò sulle labbra di entrambi al pensiero di quanto quel commento ironico fosse vicino a quello che probabilmente Alexis avrebbe fatto in una situazione del genere.
-L’ altro giorno, alla casa del vecchio…-
-Tranquillo Voldemort non si è nemmeno accorto che le mie barriere si erano abbassate. Solo che quel piccolo contatto con la sua mente mi a causato dolore.-
-C’è altro che ci tieni nascosto Sfregiato?- Harry sospirò
-Niente che per ora mi fa rischiare la vita.-
-Mh…- Fece poco convinto Malfoy. Silenzio.
-Perché sei venuto?- Cambiò argomento il moro.
-Ah, ecco guarda.- Il biondo tirò fuori un libro e gli mostrò la pagina che tanto aveva occupato i suoi pensieri.
- Non stai pensando veramente quello che sto pensando io vero? Cioè non è possibile…-disse Harry guardando stupito Draco.
-È quello che ho pensato anch’ io quando ho visto quella foto.-
- Dici che ci possiamo fidare?- Il biondo sbuffò come per dire che non aveva la minima idea.
-“L’ultimo dell’antica casata di Merlino scomparve all’incirca 200 anni fa. Si dice che Jason Drew Merlin fosse un mago dai poteri sconfinati e che si curasse di proteggere ed aiutare i più deboli e chiunque gli chiedesse aiuto. Leggende parlano di un lago nelle terre del Nord, l’ultimo posto dove l’erede di Merlino fu visto vivo, impossibile da ritrovare. Un posto inaccessibile per tutti i mortali. Là, raccontano le storie, vi è il suo spirito che ancora potente protegge tutti i bisognosi…” L’ultima frase sembra una cavolata unica, ma il resto… Potrebbe essere che sia lui… cioè la somiglianza è impossibile da non notare.-
-Mhm…- fece Malfoy con fare disinteressato accendendosi una sigaretta.- Hai intenzione di fidarti vero Potter?-
-Non so.-
-Ti vuoi fidare.-
-Non ho detto che mi voglio fidare ho detto…-
-...che ti vuoi fidare. Andiamo Potter tutti conosciamo i Grifondoro, e tu sei il Grifondoro per eccellenza.-
- Se fossi veramente come dici allora noi non saremmo qui a parlare o a tentare di fondare un nuovo Ordine. E sicuramente non ti permetterei di fare da testimone al mio matrimonio.-
Draco ghignò.
-Voglio vedere che faccia faranno la Zannuta, Weasel e la rossa quando lo verranno a sapere. Gli hai già scritto?-
-Aspetto da un momento all’altro una loro risposta.-
-Lo sai vero che forse non avrai il lusso di poter aspettare un invito.-
-Lo so. Adesso però dobbiamo trovare una casa. Sia per l’Ordine che per noi. Spero solo che Ron e Herm capiscano. Sicuramente non faranno salti di gioia.- ammise pensieroso.
Draco sogghignò soltanto. Si alzò e aspettò che anche Harry facesse altrettanto. Poi si smaterializzarono.
Pioveva. Erano ore che pioveva ininterrottamente come a voler indicare lo stato d’animo in cui si trovava la figura bagnata come un pulcino, che, con un gigantesco baule, all’alba delle sette si trovava davanti al numero 4 di Privet Drive. Alexis spostò una ciocca di capelli castani dal viso bagnato. Ce l’aveva fatta, era scappata. La sera prima c’era stato un litigio gigantesco tra sua madre e suo padre. Lui aveva anticipato le nozze per quella settimana. Sua madre,contro tutte le sue aspettative si era ribellata e aveva tentato di convincere il marito annullare il matrimonio. Ma lui non si era mosso dal suo punto di vista, affermando che per Alex dovesse essere un onore sposare un mangiamorte di così alto livello come Nott. Allora la madre aveva fatto l’ultima cosa che Alexis, che nascosta dietro un quadro in un passaggio segreto aveva osservato tutta la scena, si sarebbe mai aspettata. Elena White aveva tirato fuori la bacchetta e aveva affermato che avrebbe preferito morire che vedere sua figlia sposata con un uomo che non amava, con un mangiamorte. La reazione del padre non fu benevola. Dopo un duello parecchio duro Markus White era riuscito ad avere la meglio sulla moglie e dopo averla torturata con diversi Crucio l’ aveva rinchiusa nella torre più alta del Maniero. La nessuno poteva più fare niente per lei. E fu così che Alex decise di scappare.
Ma ora si trovava più in pericolo che mai. Fece un grosso respiro tentando di sciogliere quel nodo sconosciuto che sentiva in gola e poi si diresse verso l’entrata della casa del suo ragazzo. Aprì la porta e notò da sotto la porta della cucina provenire della luce. Si avvicinò e quando aprì la porta vide Draco e Harry che bevevano caffé sommersi in scartoffie.
I due appena sentirono la porta aprirsi si girarono di scatto e vedendola lì, bagnata a quell’ora si spaventarono. Alex si avvicinò soltanto al suo ragazzo e lo abbracciò, ignorando gli sguardi sorpresi e preoccupati dei ragazzi.
- Che è successo Al?- Chiese il più dolcemente possibile Harry, che piuttosto ansioso, tentò di scostarla abbastanza da vederla in viso.
- Ce l’ho fatta.- disse soltanto lei sedendosi su una sedia e rubando la tazza di caffé dalle mani del biondo.
–Mio padre ha anticipato le nozze a dopodomani. Mamma mi ha difeso. Lui la torturata e rinchiusa nella torre. Poi io sono scappata.- Poi prese un grosso sorso di caffé.
-Merda- Esclamarono entrambi i ragazzi all’unisono. Poi si guardarono e capirono entrambi cosa dovevano fare.
-Vado da Daphne e Blaise. Non c’ è più tempo da perdere. Appena tuo padre scopre che sei scappata smuoverà mari e monti per ritrovarti. La vergogna di una figlia scappata da un matrimonio lo porterà a torturare chiunque fino alla morte per sapere dove ti trovi. Ed inizierà dai tuoi amici. Qui non sei al sicuro. Dobbiamo trasferirci all’istante alla Casa.-
-La Casa?- Domandò Alexis.
- Ti spiego io dopo. Malfoy! Ci troviamo fra un ora al massimo alla Casa se non arrivate vi vengo a cercare io capito?!- Fece con tono autoritario Harry.
-Potter tenta tu di arrivare in tempo.- Poi si smaterializzò
Appena Malfoy era sparito Harry cominciò ad raccogliere velocemente tutti i fogli che si trovavano sul tavolo.
- Harry cos’è la Casa?- ripose la domanda la ragazza cominciando ad aiutare il moro.
-Ti ricordi la villa che abbiamo vesto l’ altro giorno?- Lei ammiccò- Quella è la Casa. Appartiene a noi ora.-
-Cosa?! L’avete comperata?-
-Mhmhm.- affermò positivamente lui per poi dirigersi verso il piano superiore seguito da Alex.
-Remlin?-
-È dalla nostra parte. Era l’ ultimo antenato di Merlino. Uno scienziato geniale. Devi solo sfogliare uno dei suoi libri Al.- Le raccontò Harry entusiasta dimenticando per un po’ il pericolo che si stava avvicinando. Poi si rimisero al lavoro. Dopo neanche mezzora avevano finito di impacchettare tutte le cose che appartenevano ad Harry. La casa era pulita e Harry aveva preparato una lettera per la signora Cannedy ed una per gli zii in cui gli riferiva che sarebbe partito e loro non dovevano preoccuparsi, cosa che non avrebbero fatto comunque. In quel momento si sedettero sul divano abbracciati e per un po’ si godettero la pace che da li a poco sarebbe finita.
-È strano pensare che non tornerò mai più qua.- ruppe il silenzio Harry. Alex si girò e lo baciò sulle labbra.
-Non ti mancherà.- affermò sicura. Lui le sorrise.
-No. Non mi mancherà.-
Mezzora più tardi i due ragazzi si trovavano nella loro nuova casa, ormai battezzata La Casa. Erano seduti al grande tavolo in cucina mentre nervosi guardavano ora l’orologio a pendola vicino alla porta, ora fuori dalla finestra. Ne Draco ne gli altri si erano fatti vivi e l’ ora prestabilita era scaduta.
- Arriveranno.- Tentò di rassicurarli Remlin.
La prima cosa che avevano notato quando avevano fatto un primo giro di perlustrazione della casa era che in ogni camera vi era un dipinto vuoto che poteva ospitarlo. Solo nei bagni non vi erano dipinti. Quando avevano visitato la Casa erano rimasti impressionati da quanto più grande era in confronto a quello che avevano immaginato e dalla bellezza che essa emanava. Una bellezza semplice. La grandissima biblioteca al pianoterra, il laboratorio per pozioni nello scantinato, l’ infermeria atrezzatissima al primo piano, le tre serre sul retro della ville e la grande stanza da ballo, che stranamente si trovava al terzo piano e che era stata trasformata in una stanza per allenamenti, facevano della Casa il luogo perfetto per fondare un nuovo Ordine all’ alba di una guerra. Oltre queste stanze la Casa ospitava anche 16 bellissime camere da letto, 19 bagni e alcuni salottini(uno su ogni piano). Beh, si poteva dire che Remlin si era trattato bene.
- Certo che arriviamo. Mica ci facciamo ammazzare così.- cinguettò Blaise entrando in cucina seguito da Daphne e Draco.
- Avete avuto problemi a venire qui?-
- Questo imbecille non finiva di fare le valigie.- Fece la bella bionda scocciata indicando Blaise.
-Iooo???-Lei lo ignorò e si sedette sulla panca accanto ad Alexis.
- Noi di problemi non ne abbiamo avuti, ma altri.- Draco posò la Gazzetta del Profeta sul tavolo e si accese con noncuranza una sigaretta ignorando bellamente Blaise che gli intimava di spegnerla perché il fumo fa male.
Sulla prima pagina vi era il titolo: “FINE DELLA PACE - COLUI-CHE-NON-DEVE-ESSERE-NOMINATO ATTACCA OSPEDALE BABBANO“.
“Questa mattina è scattato verso le 7.30 l’ allarme al ministero. Dieci squadre di Auror si sono precipite nel quartiere babbano di…. per trovare un edificio della sanità in fiamme circondato da mangiamorte. Dopo uno scontro all’ultimo sangue i seguaci di Colui che non dev’ essere nominato si sono dispersi nel nulla. Gl’ Auror hanno domato le fiamme e si sono messi alla ricerca di persone ancora vive. “Purtroppo nessuno è sopravissuto all’ incendio.” Ci riferisce il capo degl’ Auror Nathan Nour “ Le persone che erano riuscite a uscire dall’ edificio ancora vive, sono state uccise direttamente dai mangiamorte. Come ho detto è stata una strage.” Il fatto che il Ministero della Magia non fosse pronto a simili eventi ci …”
- Hanno fatto un po’ di fumo su un nido di formiche e poi hanno aspettato che uscissero per calpestarle.- Alexis sospirò.
- Abbiamo avuto fortuna. Nessun mangiamorte era in casa. Anche se ormai a quest’ ora si dovrebbero essere accorti della nostra mancanza.- Blaise ammiccò. Si avvicinò al tavolo e prese la tazza di tè che Harry gli porgeva. Poi una volta che anche gl’ altri si erano seduti disse:
- Non possiamo più aspettare. Ne per l’Ordine ne per il matrimonio.-
- Hai già parlato con Weasley e la Granger.- domandò Blaise.
- Gli ha soltanto riferito che doveva dirgli qualcosa di molto importante.- rispose per Harry il biondo.
-Credo che andrò domani a prenderli.- Disse Harry sospirando passandosi stancamente una mano sul viso. Ecco, era cominciata. La guerra.
- Li vuoi portare qui?- lo guardarono sorpresi Daphne, Blaise e Alexis. Draco ghignò e commentò:
- Weasel e la Granger avranno un attacco cardiaco.-
-Credo che sia saggio non portare solo loro qui ma anche Ginny, Neville, Luna, Anthony e Hanna. L’ unica cosa che vorrei chiedervi è di poter parlare prima da solo con loro. Poi potremmo discuterne assieme. Ma la spiegazione spetta a me.- Il silenzio calò e tutti annuirono soltanto.
-Bene visto che tutto sembra chiarito, vorrei pregarvi di mettere il sigillo alla Casa.- Disse Remlin- Così nessuno che voi non voliate che entri e/o che abbia cattive intenzioni verso di voi non potrà avvicinarsi più di 5km alla casa ne materializzarsi.-
-Ma non c’è già una barriera scusa?-
- Si, Blaise, ma con il sigillo moltiplicherà la sua efficacia.- Blaise fischiò
-E già prima ci sembrava la più potente che noi avessimo mai visto.-
-Andiamo- Disse Harry dirigendosi verso l’ entrata.
Non era stata un inizio di giornata tranquillo per la famiglia Weasley. Alla mattina presto i genitori e i fratelli maggiori erano stati chiamati dall’ Ordine della fenice a lasciare la Tana per un emergenza. La signora Paciock era stata chiamata a fare la babysitter a Ginny, Ron Hermione, suo nipote e ad Hanna Abbot e la sua sorellina e i due gemelli di poco meno 3 anni, i cui genitori facevano parte dell’ Ordine. In quel momento erano tutti a fare colazione, a rimpinzarsi di ciambelle, salcicce, uova strapazzate e pane e marmellata. L’ atmosfera era felice seppur si pensava all’ emergenza che aveva costretto una così grande parte della famiglia a uscire. Dopo la colazione i più grandi si rinchiusero nella camera di Ron.
- Qualcuno di voi sa cosa è successo sta mattina?- Chiese Neville
Hanna scosse la testa.
- No, i miei sono corsi in camera mia e dei miei fratelli e ci hanno obbligato a fare le valige in fretta poi ci hanno portato qui senza darci una spiegazione. Non li avevo mai visti così.-
- Anche la nonna era parecchio nervosa.-
-Hai dovuto fare anche tu le valige Neville?-
- Si, lei mi ha solo detto di prendere tutto quello a cui tengo perché forse non saremmo più tornati a casa.-
- È strano anche a noi la signora Weasley ci ha obbligato a farle.-
- Stamattina mamma sembrava avere il diavolo dietro di lei con la forca.- Tutti guardarono Ron.
- Pensate che ci sia stato un attacco?- azzardò Ginny.
-Forse. Ma se fosse stato così allora quelli dell’ ordine non sarebbero andati a prendere Harry?-
- Beh…si.- Fece Hermione
Non fecero in tempo a discutere più nulla che un forte suono di materializzazione proruppe nella casa. Tutti e cinque corsero giù in cucina.
Gli infermieri del San Mungo non avevano più avuto tanti Auror allo stesso tempo dal tempo della vecchia guerra. Per questo avevano dovuto improvvisare e ora si trovavano sotto pressione come poche volte era successo negli ultimi diciassette anni. Ed esattamente questa era l’ impressione che davano a tutti i visitatori e ai pazienti che si trovavano nel ospedale magico. Tanti dottori in camici bianchi, infermieri stressati facevano avanti e indietro per le stanze e i corridoi con passo veloce, quasi correndo e ignorando le domande che i visitatori gli facevano riguardo i loro cari. Fu questa la scena che si parò davanti a Ron, Hermione, Ginny, Neville e Hanna quando entrarono seguendo Silente al San Mungo. Seguendo il preside per i corridoi tutti pensavano a quando entrati in cucina al posto di trovarsi davanti i genitori e i fratelli si erano trovati un Albus Silente molto serio. Quando il preside gli aveva riferito che sarebbero dovuti andare a Grimmaul Place perché i loro genitori erano rimasti feriti nello scontro con i mangiamorte ognuno di loro si era sentito morire. Così avevano seguito le indicazioni del preside e avevano portato tutto quello che possedevano a Grimmaul Place. Poi si erano diretti all’ ospedale per andare a trovare i feriti. Intanto Erano appena entrati in una saletta in cui seduti su delle diverse poltrone di pelle nere vi erano Fred e George Weasley, Nymphadora Tonks, Malocchio Moody e una piangente Fleur.
- Ci sono novità?- s’ informò il preside. Tonks scosse la testa con le lacrime agl’ occhi e allo stesso tempo i singhiozzi della bella mezza Veela che le sedeva accanto aumentarono appena sentì la domanda. In quel istante una porta si aprì e un uomo in camice bianco dietro di lui due ragazzi vennero spintonati dentro da un infermiera paffutella che ininterrottamente mormorava – forza, avanti, muovetevi. Non ho certo tempo da perdere io.- Poi appena i ragazzi avevano fatto due passi nella stanza chiuse la porta con un botto.
Ron e gl’altri riconobbero all’istante i due ragazzi; Anthony Goldstein del loro stesso anno di Corvonero e la sua compagna di casa Luna Lovegood, che però era un anno più giovane.
-Albus Silente? I famigliari dei feriti immagino…- gli scrutò il medico con un sorriso consolante- allora la situazione è la seguente…-
Si trovavano da mezzora sdraiati in salotto esausti. L’ attivazione del sigillo aveva costato a tutti loro sacco di energia. Blaise schiuse gl’ occhi per poi richiuderli infastidito dalla luce.
- Dra.- nessuna risposta.
-Dra!- niente
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