Fiabe senza luce di kutinjiu (/viewuser.php?uid=145023)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Principessa Rossa ***
Capitolo 2: *** La Ragazza Insignificante ***
Capitolo 3: *** Il Regno Promesso ***
Capitolo 4: *** Il Cigno Innamorato ***
Capitolo 1 *** La Principessa Rossa ***
La Principessa di magma
La Principessa Rossa
C'era una volta, dentro un magico vulcano, un popolo di esseri
fatti di magma. I loro corpi nuotavano immersi nella materia
incandescente quasi fossero liquide creature marine. Questo
regno era isolato da quello degli umani, ma da secoli circolavano
storie e leggende sulle meraviglie di quell'inesplorato mondo esterno. Nessuno
però si era mai spinto oltre i confini, sia per
l'impossibilità fisica di risalire il cratere, sia
per le molte bellezze che quel luogo bollente offriva. Prima tra
tutte, vi era
la principessa, l'unico erede della longeva casata reale. I suoi
capelli erano rossi e fluenti, il
suo corpo abbronzato e flessuoso, ma soprattutto i suoi occhi ardevano
come il Sole e parimenti ardevano i cuori degli uomini trafitti da
un suo breve sguardo. Anche le donne non potevano esimersi da una
sincera ammirazione, infatti ella era più vicina ad una dea che
ad una
di loro. Idolatrata e viziata, quella ragazza visse lunghi anni felici.
Col
trascorrere del tempo però, la principessa si stancò
di quel piccolo
mondo che ruotava attorno a lei e si ritrovò spesso a fissare le
scie fumose, invidiandole per la loro capacità di viaggiare
liberamente.
I genitori ebbero paura di queste sue fantasie ed a lungo
cercarono di trovarle un marito. In questo modo speravano che ella
trovasse finalmente la felicità, ma al contempo rimanesse
intrappolata
nella gabbia dorata del vincolo familiare. Prima scoraggiati, poi
oltraggiati, dagli innumerevoli rifiuti della figlia, il re e la regina
organizzarono nella reggia un ricevimento al quale invitarono tutti i
pretendenti del regno. Gli ospiti dovevano
indossare abiti semplici ed era vietato qualsiasi sfoggio di ricchezza
o nobiltà, così che tutti apparissero uguali
davanti a lei. La principessa, tuttavia,
non aveva alcuna intenzione di sposarsi ed aveva già escogitato
uno
stratagemma. Conversò amabilmente con un giovane dall'aria
spavalda e, prima di lasciarlo, gli donò un anello prezioso,
dicendogli di indossarlo. In tal modo, la ragazza avrebbe potuto
in seguito identificarlo come il suo prescelto. L'uomo accettò
trionfante e non resistette alla tentazione di sfoggiare apertamente il
privilegio che pensava di aver ottenuto.
La principessa però, agì nello stesso modo anche con
altri pretendenti, in questo modo ognuno di loro credette di aver
conquistato il suo
cuore indomabile. Ben presto nella reggia si scatenò un tumulto;
infatti gli ospiti accusavano quei pochi
che indossavano un anello di aver infranto le regole.
La principessa negò apertamente le spiegazioni veritiere dei
malcapitati, chiedendo la loro cacciata.
A queste parole, gli invitati si scaldarono sempre più, fino a
quando la loro
furia scatenò una tremenda lotta. Con la scusa del
difendere del proprio onore, essi cercavano di stabilire chi fosse il
migliore.
Le ondate di magma, mosse dai colpi possenti di quegli uomini,
turbarono
lo stato dormiente del vulcano, che infine eruttò con violenza
inaudita.
La ragazza, sfruttando quella forza, potè fuoriuscire dal
cratere, finendo nel mondo
esterno. Assistette alle grandi meraviglie che le vecchie leggende le
avevano promesso: vide anche il momento in cui il Sole tramonta ed il
cielo si tinge di un rosso come quello dei suoi capelli. Presto si
accorse di non potersi più muovere ed inorridì nel capire
cosa le stesse accadendo. Il suo corpo impiegò solo qualche ora
a
solidificarsi completamente e di lei rimase solo una nera statua rozza
e spigolosa, un cupo spettro della carnagione splendida, dei tratti
delicati e delle forme perfette che un tempo aveva incarnato.
Se la bellezza viene strappata dal proprio ambiente, muore in agonia.
Se viene confrontata con altre bellezze, deperisce e scompare,
perchè è la sua unicità ciò che le
dà significato.
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Capitolo 2 *** La Ragazza Insignificante ***
La Ragazza Insignificante
La Ragazza Insignificante
C'era una volta una ragazza che era talmente piccina e
timida, che nessuno si accorgeva di lei. Perfino i suoi genitori
l'avevano dimenticata durante uno dei loro viaggi e da allora era
vissuta da sola nella foresta. Quella vita non le dispiaceva,
però si chiedeva come mai le persone che vedeva in città
fossero sempre sorridenti e divertite mentre lei non provava alcuna
emozione particolare. Allora si mise a cercare un lavoro e dare una
svolta alla propria esistenza. Per prima cosa, si recò
dall'azzeccagarbugli del paese che tuttavia non udì nemmeno la
sua richiesta, abituato com'era ai gran discorsi espressi nel tribunale
cittadino. Allora provò ad imparare i segreti della pesca, ma
poco ci mancava che la scambiassero per un'esca e l'infilzassero
sull'amo. Dovette ritornarsene a casa mesta e delusa. Ad un tratto,
percepì un'acre odore di fumo e si rese conto che la sua dimora
bruciava assieme a buona parte della foresta. Dopo essersi riscossa dal
panico, corse verso un ruscello lì vicino ed attinse dell'acqua
nella vana speranza di contrastare l'incendio. Purtroppo, la folla
degli improvvisati soccorritori non le prestò attenzione nella
confusione e gli spintoni finirono col farle rovesciare il prezioso
liquido che portava con sè. Atterrita, fuggì da tutto e
da tutti, inoltrandosi nel profondo della foresta fino a quando le
gambe non le cedettero. Il Sole del mattino le donò un dolce
risveglio, guardandosi attorno la ragazza notò di essere sulla
riva di un modesto lago. Una figura sedeva pacifica sull'altra sponda e
sembrava che la stesse invitando con lo sguado a farle compagnia.
Quando lei ci si avvicinò, quella persona si presentò
come la fata della Generosità e iniziò a raccontarle la
sua storia. "Ogni giorno il mondo sprofonda sempre più
nell'abisso della malvagità. Gli esseri umani ormai si sono
dimenticati dell'esistenza della magia buona e da lungo tempo nessuno
si è presentato a chiedermi aiuto. Così ho cominciato a
recarmi in questa foresta a versare le mie amare lacrime. Codesto lago
non esisteva in passato, ma è il frutto della mia tristezza".
Dopo una lunga pausa, la donna riprese a parlare: "So quanto tu abbia
dovuto sopportare nella tua breve esistenza ed ho deciso di offrirti la
possibilità di ottenere ciò che desideri. Potrai cambiare
la vita di una singola persona, a patto che tu riesca a capire chi essa
sia". La gentil fata non si fermò nemmeno a riscuotere qualche
parola di gratitudine, poichè scomparì in un lampo. La
ragazza allora intraprese un viaggio alla ricerca dell'improbabile,
cercando di fare la differenza nella vita delle persone senza
però mai essere notata. Pensando più agli altri che a
sè stessa, finì per ammalarsi: le sue condizioni
peggioravano in continuazione e dovette trovare rifugio in una caverna
poco ospitale, sapendo che quella sarebbe stata la sua ultima dimora.
Si rese conto di quanto fosse stata inutile la sua ricerca, in quanto
era lei stessa la persona alla quale poteva cambiare la vita, ma ormai
era troppo tardi per rimediare. Di lei non rimase nemmeno il ricordo.
A dare tutto agli altri, si rimane senza nulla.
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Capitolo 3 *** Il Regno Promesso ***
Il Regno Promesso
Il Regno Promesso
C'era una volta, nel lontano Oriente, un misero
contadino tormentato dalla
fame e dal dolore. Egli tirava avanti soltanto grazie alla speranza:
un tempo una Majyo, una strega malfamata, gli aveva predetto che
sarebbe divenuto sovrano.
L'uomo volle crederci e ci credette, appoggiandosi a quel pensiero
glorioso nei periodi neri. Visto che la miseria lo calzava stretto come
un'abito inferiore di qualche taglia, decise di tentare la fortuna ed
intraprendere un viaggio. Sperava di trovare un paese dove poter essere
felice, non gli sembrava di chiedere molto. Quel che aveva sopportato
durante i lunghi anni precedenti probabilmente gli aveva maturato
una dose sufficiente di buona sorte, dato che riuscì a
procurarsi un pezzo di terra che fruttava tre volte tanto ciò
che il venditore aveva creduto. I suoi ultimi risparmi che erano volati
via in quell'investimento, tornarono indietro in compagnia di altri
amici argentei e sonanti. Il duro lavoro aveva temprato l'uomo, che,
dopo essersi ripulito dalla terra del suo campo, risultava di
bell'aspetto, dati i muscoli scolpiti, la pelle abbronzata e gli occhi
imperscrutabili. Gli riuscì dunque facile accasarsi, e fu
graziato anche dalla benedizione di un primogenito maschio che
diventò presto il suo orgoglio. Molti anni dopo il suo arrivo,
ebbe l'occasione di scoprire chi regnasse quel luogo prospero: infatti
la regina era salita al trono in circostanze confuse e non si era mai
fatta vedere. Ella si mostrò pubblicamente quando
annunciò di voler trovarsi un marito, dato che desiderava un
erede. L'uomo riconobbe la figura femminile avvolta in solenni vesti
nere: era la Majyo che gli aveva predetto la sua ascesa al trono.
Ricordandosi dunque la profezia, non riuscì più a trovare
pace e decise di prendere il potere con la forza. Lui ormai era
troppo
vecchio per affrontare quella potente strega, ma il figlio era nel
fiore della gioventù. Tuttavia, è risaputo che per
sconfiggere la magia occorre una lama incantata, così l'uomo
partì alla ricerca della leggendaria Muramasa. Questa era una
spada forgiata nel fuoco infernale e temprata col sangue di innocenti
vittime, pochi avevano la determinazione e la purezza d'animo necessari
a controllarla. Il contandino era fiducioso nel suo destino, dunque
purchè esso si avverasse non esitò a sfidare le tenebre.
Non si può dire molto del suo tremendo viaggio, se non che fu
costretto ad estrarre la lama dal proprio corpo sanguinante e
sopravvisse solo grazie ad un feroce istinto animale, lascito dei
primordi della razza umana. Tornato a casa, consegnò Murasame al
figlio, ordinandogli di fingersi un pretendente ed uccidere la regina
strega. I suoi occhi di brace non lasciarono spazio a repliche ed il
giovane ubbidiente partì verso il castello della Majyo. Ella,
come ogni fattucchiera malvagia che si rispetti, era intenta a
progettare misfatti per gettare nel caos quel regno prospero che
già accusava i primi segni di decadenza. Il suo nuovo piano per
maledire tutti i giovani del regno era stata un lampo di genio, essi
tornavano a casa uguali nell'apparenza, ma un suo incantesimo li
vincolava a compiere atrocità. Quando il figlio del contadino
giunse a palazzo, la regina lesse nella sua mano l'identità del
padre e ricordò il cattivo scherzo fatto anni addietro ad un
misero pezzente che lavorava il suo campo. Basta poco per accendere
l'animo di chi vuole credere che la speranza esiste. La Majyo sedusse
il giovane inesperto che rinunciò ai suoi intenti sanguinosi e
si abbandonò al desiderio. La regina dunque invitò il
padre, fingendo di voler organizzare le nozze. L'uomo manifestò
il suo disappunto per la condotta del figlio e decise di regolare i
conti quella notte stessa. Murasame, che era rimasta impolverata nel
magazzino della reggia, lo chiamò e gli annebbiò la
mente, lasciandogli solo il pensiero di uccidere. L'uomo irruppe
così nella camera da letto della Majyo ed affondò con
furore la spada. Non si rese conto di aver trafitto il figlio fino a
quando non udì la risata di scherno della strega, che
abbandonò il palazzo per sempre: quell'uomo dannato sarebbe
stato un re ben peggiore di lei. Mentre viaggiava in cerca di un'altra
terra da rovinare, si fermò brevemente a predire il futuro ad un
passante.
Se ci si sofferma troppo a guardare il Sole, si rischia di accecarsi e di non notare il buco in mezzo alla via.
Dal profondo del buco il Sole continua a brillare con pari
intensità e non ci si accorge delle tenebre fino a quando non
è notte, quando è troppo tardi ed il buio ci ha
già inghiottito.
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Capitolo 4 *** Il Cigno Innamorato ***
Il Cigno Innamorato
Il Cigno Innamorato
C'era una volta, in uno stagno talmente grande da
essere quasi un laghetto, una colonia di molti superbi cigni. La dame
di corte visitavano spesso quel luogo poichè era uno spettacolo
toccante osservare il volo delle coppie di quegli animali. Le donne si
sedevano sulla riva, sospirando dolcemente ed appagavano i proprio
sogni romantici. L'unica pecca di quella visione era un povero cigno
solitario. L'unica compagnia di cui godeva era quella del proprio mesto
riflesso sull'acqua verdina. A lungo le dame avevano provato ad
alleviare le sue sofferenze, ma nulla era servito. Quel cigno non era
come gli altri: lui non desiderava una compagna qualsiasi, bensì
la compagna della sua vita, ed era disposto ad attendere in eterno. Se
le donne avessero saputo ciò, si sarebbero sentiti molti
più sospiri struggenti sulle rive del bel laghetto. Comunque,
non tutti i loro tentativi furono vani; infatti un giorno incaricarono
un cavaliere di trovare una femmina di cigno così bella da poter
irretire il rassegnato animale e porre fine alla sua solitudine. L'uomo
cercò in lungo ed in largo ma non trovò nessuna possibile
compagna. Mentre attraversava una foresta, sulla via di casa,
calò una nebbia densa che gli fece perdere l'orientamento.
All'improvviso sentì uno strano canto e decise di seguirne la
direzione: era pur sempre un punto di riferimento. Quando fu vicino
alla fonte di quel suono, all'improvviso la nebbia si diradò,
rivelando una gabbia con dentro uno stupendo cigno. Finalmente la sua
ricerca era conclusa. Gli occhi dell'animale lo osservarono profondamente, il cavaliere si sentì spezzare il cuore. Subito
liberò il povero animale e lo portò nel laghetto, tra la
meraviglia delle dame. Il cigno solitario, alla vista del nuovo ospite,
capì di essere giunto al termine della sua attesa e di
appartenere solo a lei. Si aggirava attorno alla sua amata e cercava di
attirarne l'attenzione, tuttavia ella lo ignorava completamente. A dire
il vero, ignorava chiunque; così la piccola speranza
dell'innamorato infelice non si era spenta. Ad ogni modo, ora gli
esseri solitari di quel laghetto erano due. Intanto, il cavaliere non
era riuscito a dimenticare gli occhi meravigliosi dell'animale ed aveva
deciso di tornare a farle visita. Quando il cigno vide il suo
salvatore, si diresse verso di lui e lo guardò come aveva fatto
la prima volta. Allora l'uomo provò ancora quella profonda
tristezza e versò una lacrima. basta questo per annullare
l'incantesimo della strega. Davanti a lui, l'animale si
trasformò in una giovane fanciulla dai capelli color miele che
gli sorrise timidamente. In quel giorno, la coppia si promise amore
eterno e partì verso la felicità. Il cigno innamorato
sprofondò invece nel suo dolore. Qualche settimana più
tardi una vecchia maga passava di là e notò il dolore
dell'animale. Gli offrì l'opportunità di diventare un
essere umano e seguire il suo cuore, tuttavia lo ammonì
severamente: l'incantesimo era irreversibile. Lui accettò, in
realtà non aveva alcuna possibilità di scelta. Con
l'aspetto di un uomo, vagò per il mondo in cerca della sua
compagna, come prima aveva fatto il cavaliere. Paradossalmente, il
destino gli fece incontrare lui e non l'amata. Lo trovò in una
taverna, dimesso ed ubriaco: sconvolto, udì la sua storia. La
fanciulla lo aveva abbandonato dopo pochi mesi: aveva preferito la
compagnia del principe di quel regno e presto ci sarebbero state le
nozze. Colui che un tempo era un cigno, finalmente si rese conto di
cosa fosse diventato. Non era colpa di nessuno se l'amore è
cieco e la furbizia ha dieci occhi, non era colpa di nessuno se
disprezzava la sua metamorfosi. Versò delle lacrime, ma non
questa volta non c'era nessun incantesimo da sciogliere: solo il
rimorso, che si paga vivendo e si cancella morendo.
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