A heartbeat longer.

di curlymakesmesmile
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


Capitolo 1.

La campanella dell'ultima ora suonò imponente, frastornando i timpani degli studenti.
Amy si affrettò a raccogliere i suoi libri, indossare il cappotto e uscire da quell'aula priva di luce. Stesso cielo procelloso del giorno precedente, e come quello prima ancora.
“Procella è un sostantivo femminile singolare, declinato al nominativo singolare e significa tempesta”, ancora le parole senza emozioni e atone della professoressa di latino. Amy scese le scale della Warren High School, affrettandosi a camminare, per evitare troppi sguardi su di sé, per evitare anche l'afflusso di gente delle altre classi.
Rallentò il passo appena arrivata sull'uscio dell'istituto, pensando a quanto potesse essere iniziato male quell'anno scolastico. Era solamente ottobre, ma Amy si sentiva terribilmente sola in quel nuovo posto, terribilmente disorientata e ancora mentalmente impreparata per affrontare nuove persone e soprattutto, per ricominciare daccapo la sua vita. Un trasloco vuol dire anche andare incontro a tante impervie, un trasloco significa resettare i propri sedici anni di vita per ricominciare da zero. Nel caso di Amy, da sotto zero.
Da quando era arrivata, sin dal primo giorno, nessuno l'aveva notata. Nessuno aveva pensato:
-Questa ragazza chi è? Da dove viene?- si erano limitati a fissarla con uno sguardo enigmatico, come se avessero avuto dipinto in faccia un punto interrogativo. Amy non capiva se la apprezzassero, dopotutto, o se semplicemente la ignorassero. O peggio ancora, non si accorgessero minimamente della sua esistenza.
Tutte le sue amiche erano come sparite, come se fossero state semplici fantasmi della sua vita, evidentemente nemmeno a loro importava davvero di lei. Come d'altronde il suo ex ragazzo, che ancora prima che lei partisse si dimenticò di lei, alternando il pub a altre ragazze, l'alcool e il fumo, la droga e i tradimenti. Così Amy si ritrovò sola, a varcare il cancello di un liceo prestigioso con tantissimi iscritti, ma fra tutte quelle persone vedeva solo volti diversi l'uno dall'altro e nessuno di davvero importante. Non vedeva persone, ma solo occhi. Occhi ovunque.
Nemmeno i professori ricordavano il suo nome, così doveva sempre sospirare e ripetere a bassa voce: - Amy Argent, Amy Argent. La nuova arrivata, dal Minnesota.-
E così un fragoroso: - Oh, è vero. - del docente riportava la lezione alla sua consueta normalità.
Tutto quello che aveva immaginato durante l'estate e che tanto l'affascinava non si era realizzato.
Nessun ragazzo era lì al momento giusto per raccoglierle i libri a terra, nessun ragazzo era stato carino con lei, nessuno le aveva chiesto il numero di telefono, nessuno l'aveva ascoltata. A nessuno interessavano i suoi discorsi, nessuno si era mai fermato per chiederle: Ma tu, chi sei?-
Forse si erano limitati a pensarlo, ma poi consapevoli che non era nulla di importante, avevano continuato la loro strada. Nessuno aveva mai avuto la voglia di fermarsi davanti a una brioche il mattino per chiederle che tenore di vita tenesse, che cosa avesse fatto fino a quel giorno, nessuno.
A nessuno tanto meno importava se lei avesse avuto amiche o amici lì dentro, forse non era nemmeno conosciuta per l'etichetta di “quella nuova”, nemmeno quello. Perché era invisibile.
E lei faceva del suo meglio per esserlo.
Nelle giornate di sole o più calde, non saltava occasione per non entrare in mensa con tutti gli altri, così si rifugiava nel giardino su una panchina sgangherata, a leggere i compiti assegnatoli per il giorno seguente.

Amy passò il cancello della Warren H.School, coprendosi con il cappuccio la testa, per ripararsi dalla pioggia che batteva ritmicamente sui tetti delle automobili.
Camminò a passo affrettato fino all'incrocio, aspettando ansiosa, battendo i piedi nervosamente, in attesa del semaforo verde. Quando questo scattò, Amy riprese a camminare velocemente attraversando le strisce pedonali.
–    Non hai un ombrello?- una voce maschile si rivolse ad Amy.
“Sarà probabilmente un anziano che non sa cosa fare, nessuno parlerebbe con Amy Argent a Warren.”
- No, non ho nessun ombrello da darti, e se ce l'avessi, lo terrei per me. Non sarei di certo qui a bagnarmi i capelli, il viso e a sbavarmi il trucco se ce l'avessi.- rispose acida.
Si voltò a guardarlo. Il suo respiro mancò di battiti. Un nodo all'altezza della gola le salì, per poi ridiscendere lentamente con un colpo di tosse.
Un ragazzo probabilmente più grande di lei, ma non poi di molto, completamente sommerso di acqua, e forse anche di grandine. Già, stava grandinando.
I suoi capelli forse sarebbero stati pettinati in una specie di ciuffo corvino, ma ora sembravano solamente qualcosa di deforme. Se ne stava lì, tranquillo e non curante, con le braccia aperte come a voler dire: - Che ci posso fare? Boh.-
Come se non fosse stato consapevole di essere su un marciapiede di periferia, nel bel mezzo di una tempesta e di una grandinata d'altri tempi, senza cappuccio e ombrello, con le scarpe completamente fradicie.
–    Nemmeno io ne ho uno.- sorrise ingenuo, senza ribellarsi a quella situazione imbarazzante.
–    E non solo. Non hai neanche un cappuccio.- osservò Amy.
–    A quanto pare. Senti, abiti qui vicino oppure...?- tentò di pronunciare il ragazzo.
–    Si, abito qui vicino e sì, non accetto passaggi da idioti che se ne stanno sotto la grandine.
–    Siamo in due sotto la grandine, quindi siamo due idioti.- puntualizzò il moro.
–    Già, bell'osservazione. Ora se permetti, vorrei arrivare a casa e asciugarmi. Ciao.- rispose secca Amy.

La giornata proseguì nei limiti della solita banalità, tra musica deprimente sull'ipod di Amy e compiti lasciati a metà di fisica. Eppure qualcosa era cambiato, nella solita noia.
I suoi pensieri. Si ritrovò a pensare di tanto in tanto a quel ragazzo, cui si era rivolta sgarbatamente, di cui non sapeva il nome, la provenienza e nemmeno il perché.
Perché aveva rivolto la parole ad Amy? Quell'invisibile ex capo delle cheerleader della sua vecchia cittadina? Perché?
Il suo cellulare squillò rumorosamente, vibrando sul tavolo.
–    Ehy, Amy?- una voce argentina dall'altra parte della cornetta.
–    Oh, ciao, Whitney. - rispose pacata.
–    Senti, potresti dirmi gli esercizi che vi ha dato la professoressa di scienze? Mi servono immediatamente, perché più tardi esco con le altre del nostro corso, andiamo a farci un giro al centro commerciale, sai, non vorrei passare il giorno a fare compiti.
–    Capisco. Comunque ha assegnato solo gli esercizi di pagina 89.
–    Anzi, so che sei altruista, fammeli copiare domattina. Grazie ancora, un bacio!
Whitney terminò la conversazione.
“Grazie dell'invito.”, pensò tra sé e sé Amy.


Ohw, ciao ragazze.
Come va la vita? Eccomi dopo un pò tanto con una nuova storia decisamente
totalmente diversa. Nuovo stile, nuovi personaggi, trama che non sarà
per nulla scontata. Chi era quel ragazzo?
Sarà solamente il classico tipo con cui si sta insieme?
O nasconderà segreti? Avrà una logica quel personaggio?
sarà una comparsa o il muro portante della storia?
Nel secondo capitolo credo proprio che lo scoprirete.
ps: vi piace Amy come ragazza c:?
Dai recensite ayghjuija.

@_itscalien


 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


Capitolo 2.

Probabilmente se quella giornata fosse migliorata, Amy avrebbe pranzato nel cortile sul retro, dove felici coppiette solitamente si stendevano sull'erba a scambiarsi effusioni d'amore. Tutto, però, le fu avverso: la pioggia scendeva ininterrottamente picchiettando con il solito lento e noioso ritmo sui vetri della classe.
La campanella suonò come al solito, e tutti si avviarono verso la mensa, compresa Amy. Prese posto in un angolo abbastanza remoto, cosa che non avrebbe mai fatto nella sua vecchia scuola. Era sola, completamente sola.
Tutti i tavoli erano occupati e solo qualche posto libero era accanto a lei.
Iniziò a mangiare lentamente il suo panino, guardandosi attorno.
-È occupato?- Amy alzò lo sguardo, scuotendo il capo dopo qualche secondo di sgomento.
Era lui, il tipo del giorno precedente. Si sedette con comodo di fronte a lei, addentando il suo toast. Le sorrise dolcemente, quasi con compassione.
-Ti sei mangiata anche la lingua, oltre che il panino?- sputò ad un tratto il ragazzo.
Era alto, parecchio palestrato, si intravedevano alcuni tatuaggi, ma la cosa che Amy notò a colpo d'occhio furono i suoi capelli corvini acconciati in un ciuffo ricurvo. I suoi occhi scuri penetravano quelli di Amy, erano come trasparenti. Lasciavano trapelare la sua vivacità, la voglia di vivere e la malizia.
Amy lo fissò, poi abbassò lo sguardo.
-No, ho ancora la lingua, per fortuna.- Sorrise sforzandosi.
Forse stava ritrovando quel suo carattere forte, estroverso e deciso che aveva sempre avuto, e in fondo, mai perso.
- Piacere, Zayn.- Le porse la mano, per poi stringerla energicamente e concentrarsi su quel misero pranzo di un lunedì mattina.
- Amy, Amy Argent. Sono nuova, nessuno mi conosce, vengo dal Minnesota.- spiegò velocemente.
- Ora qualcuno sa della tua esistenza. E quella persona sono io. Piacere di averti conosciuta, avrei voluto chiederti il nome ieri, ma eri troppo indaffarata a scappare a casa. Temevi che si rovinassero i tuoi bei capelli?-
Zayn si alzò dal tavolo, sistemando la sedia sotto il tavolo, si incamminò, sorridendo un'ultima volta ad Amy.

-Whitney, ti sto dicendo che si chiama Zayn.-
-Non può essere. Quel Zayn? Ma proprio Zayn Malik? Dio mio, che sappia io, nessun altro si chiama così.- Whitney spostò una ciocca dei suoi capelli rossi dietro le orecchie, pensando a quali altri 'Zayn' ci sarebbero potuti essere.
-Lo capisci, Amy? Sei la ragazza più fortunata del mondo! Chiunque darebbe oro per scambiarci una parola! Ho sempre avuto una cotta segreta per lui. Metà dell'istituto ci sbava, ovvero tutte le alunne femmine. Ed è venuto a parlare proprio con te, la tipa spaesata, appena arrivata e diciamolo, che nessuno calcola.-
La simpatia di Whitney lasciava a desiderare.
-Si è seduto al mio tavolo solamente perchè non c'erano altri posti. Nessuno si siederebbe accanto a me di sua volontà; o almeno, non qui.-
Amy si allontanò da Whitney, incamminandosi verso il cortile. E grazie al cielo, quella dannata pioggia era finita.
La panchina sotto l'albero centrale era ormai di sua proprietà, sotto la quale pensava, scriveva, leggeva; ma non quel giorno.
Quel giorno umido e uggioso la panchina di Amy era occupata da quello che stava diventando un incubo, uno stalker. Zayn Jawaad Malik, che stava fumando proprio sul posto riservato alla Argent.
-Quel posto è il mio.- disse acida.
-Non penso proprio, ai nuovi arrivati non appartiene proprio niente.- le rispose Zayn.
-Questo è il fottuto benvenuto che danno ai nuovi iscritti! Seriamente, ti ho detto di spostarti.-
-C'è un posto accanto a me, non lo vedi?-
Zayn indicò il posto libero vicino a lui, prendendola per un braccio e trascinandola sulla panchina. Aspirò profondamente, per poi rilasciare il fumo addosso a Amy.
-La maleducazione è di casa, insomma. Invece di farmi prendere un tumore ai polmoni, spostati in là e lasciami da sola.-
-Non lo sei già abbastanza?- ribattè freddo Zayn, voltando il capo e guardandola.
Si, era davvero una bella ragazza. I suoi occhi erano verdi smeraldo e i suoi capelli lunghi castani le ricadevano sulla schiena, a volte raccolti in un chignon.
Nonostante quella ragazza lo attraesse, provava un senso di superiorità nei suoi confronti. Era solo una nuova arrivata, più piccola di due anni rispetto a lui, non aveva amici, era una specie di clandestina, e per di più, acida e antipatica.
Amy non gli rispose. Se lui l'avesse conosciuta davvero, avrebbe saputo che l'argomento solitudine era un tasto dolente nella sua vita.
Il trasferimento era dovuto alla separazione dei genitori di Amy, e la cosa l'aveva fatta soffrire abbastanza da farla chiudere in sè stessa. Facendole passare la voglia di fare amicizie nuove, di amare ancora, facendole passare la capacità di fidarsi davvero e ciecamente di qualcuno.
-Ho detto qualcosa di sbagliato?- Zayn si accorse che qualcosa in lei non andava.
-No, mi hai solo sbattuto in faccia la verità. E io sono solo una povera stupida cretina, che si illude di poter vivere bene senza amici, perchè tutti sono a centinaia di kilometri di qui e il mio ragazzo mi ha lasciata per una sgualdrina. Se vogliamo aggiungere che faccio schifo a scuola e che i miei si sono separati, beh, una bella frittata. Non credi? Grazie per avermi aperto gli occhi, ma ora ricominciano le lezioni e non credo di aver bisogno di te. Non potresti mai essere un amico. Nessuno qui lo potrebbe essere. Siete solo un gruppo di schifosi vermi insensibili.
Amy girò i tacchi, camminando frettolosamente verso la classe di fisica.


-Tesoro, la cena è pronta. Non scendi?- sbraitò la madre di Amy, Beth.
-Arrivo, mamma.- risposte svogliata Amy.
Beth portò in tavola una minestra calda, con il panico negli occhi.
-Mamma, è successo qualcosa?- chiese Amy.
-Oh, devo parlarti riguardo una cosa. Sai benissimo che io e papà abbiamo divorziato, non siamo più sposati. Per questo io e te ci siamo trasferite nell'Ohio.
Papà farà ancora parte della tua vita, sarà sempre tuo padre e mai nessuno lo potrà sostituire, questo è un dato di fatto. Ma a soli 40 anni non si può smettere di vivere, vivendo come un vegetale, come una nonna cui è morto il marito.-
-Stai dicendo che per te papà è come se fosse morto? Come se non esistesse più? Quanto sei idiota, mamma! Papà è ancora qui, ed è solo colpa tua se mi hai portata via da lui, lui mi voleva.-
-Smettila di dire cose senza senso. Cosa credi? Che per me tuo padre Josh non sia stato importante? Non ne sai nulla della nostra relazione, non andavamo più d'accordo. Sai meglio di me che sono rimasta incinta in giovane età ed è un miracolo se siamo riusciti a stare insieme per sedici anni, ma ora la situazione stava degenerando. Volevo solo dirti, Amy, che ho ritrovato il sorriso.-
Beth sorrise pronunciando queste parole, poi guardò l'ora ansiosa.
-Ti sei iscritta a un corso di decoupage? Spero per te sia questo il tuo sorriso. Guardi l'ora perchè sei in ritardo? Vai pure, sparecchio io il tavolo.-
Un sentimenti di rabbia e rancore pervase Amy, temeva il peggio.
-Amy, ma non capisci? Mi sono innamorata.- Beth sorrise di nuovo.
-Di papà? Dimmi di sì.- Gli occhi speranzosi di Amy chiedevano pietà.
-No, mi spiace. Di un altro uomo, è fantastico. Potrai chiamarlo papà, se vorrai. Anche lui ha un figlio che pressapoco ha la tua età, è divorziato pure lui e forse in futuro si trasferirà qui. Con suo figlio credo. Che ne pensi?-
Beth aspettava con ansia una risposta.
Amy scoppiò in un pianto dirotto, ancora prima di arrivare in camera.
Il mondo che si stava ricostruendo pezzo dopo pezzo si stava risfracellando di nuovo. Non bastava ricominciare una vita da zero, anche questo.
Tra singhiozzi e lacrime di rabbia, Amy si addormentò, consapevole che tutto sarebbe stato una sfida da quel giorno in poi.



Buona domenica.
Sono tornata con il secondo capitolo.
È un capitolo di passaggio e di non passaggio.
Nel senso che lega i fatti futuri con quelli precedenti,
ma non solo. Introduce la trama.
Infatti, Amy sarà messa a dura prova!
Chi sarà il nuovo fidanzato della madre di Amy?
e Zayn? Sarà sempre così acido, o se ne pentirà?
Recensite taghjuay.
Ditemi pure se qualcosa non vi piace, tipo la lunghezza del capitolo
se ho sbagliato qualcosa.
un bacione.
@_itscalien

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


Capitolo 3.

- Hei, Argent. Sempre in giro per i corridoi, eh?-
La voce di Zayn risuonò forte e sicura, seguita da più echi.
- Veramente siamo in bagno, non nel corridoio.- sbuffò Amy.
Durante la loro conversazione, il corpo del ragazzo si avvicinò poco a poco verso quello di lei. Amy, avrebbe avuto l'impulso di indietreggiare, ma questo non con lui. Il fatto che lui le fosse così vicino, che la guardasse dall'alto a causa della sua altezza, che i loro occhi si incontrassero così da vicino, senza essere interrotti da qualcosaltro, provocava in lei un senso di piacere.
Il piacere di parlare con una persona, non una di quelle cui rivolgi la parola perchè devi o perchè ti chiedono il risultato dell'espressione algebrica.
Bensì una di quelle persone con cui parleresti ore intere, anche di filosofia, di religione, di politica o semplicemente di cose futili, ma per la sola soddisfazione di sentire la loro voce o vedere il loro sorriso.
E per quello che si sapesse, Zayn Malik era per eccellenza il detentore del sorriso più bello di tutta la Warren High School. E quel suo sorriso, in quel momento, non poteva altro che essere per Amy Argent.
Qualche secondo di imbarazzo e silenzio aleggiò tra i due, che si affacciarono sulla porta dell'antibagno, osservando il corridoio del secondo piano vuoto.
Talmente vuoto da far riecheggiare la voce dei ragazzi.
Probabilmente a tutti interessavano le lezioni proposte dai docenti della Warren, eccetto che per Malik e Amy. O forse l'intero istituto si era accordato per lasciarli soli, giusto qualche minuto per chiarirsi senza interruzioni di campanelle o amici vari.
- E quindi, - disse lui dopo un momento di silenzio - so che non è il posto migliore, so che dietro di noi c'è un water e probabilmente potrei sembrare solo un cretino, ma voglio scusarmi con te. Sai, credo che scusarsi sia la cosa più difficile che possa fare una persona.
Amy non provò nemmeno a rispondergli, fissandolo così da capo a piedi e viceversa, per poi scrollare le spalle come se fosse stata indifferente a quelle parole.
- Beh, credo non ci sia altro da dire, vado.- Zayn attese una risposta di lei, la quale annuì in posizione statuaria senza muovere un solo dito.
Il moro aspettò ancora qualche secondo, ma senza vedere risultati, uscì dal bagno con passo spedito, e a quanto pareva, anche abbastanza su di giri.
Amy lo fissò immobile dallo stipite della porta: dall'entrata in fondo al corridoio entrava una luce abbastanza forte, che illuminava il profilo del ragazzo, circondandolo di un'aurea oro. Zayn camminava, senza mai arrivare fino in fondo, rallentando il passo di tanto in tanto, mantenendo sempre un'aria imbronciata.
Ad un tratto, si fermò.
Si fermò del tutto, non per un attimo. Si accostò a un armadietto - il suo probabilmente - e attese. Ancora; ma Amy non si muoveva, se ne stava sull'uscio dell'antibagno a fissare quel ben di Dio, comunemente chiamato Zayn Malik.
Lui si voltò indietro, con la luce del Sole che penetrava dall'esterno delle sue spalle, illuminandogli il viso. Guardò Amy ancora per un pò, forse per l'ultima volta.
Aprì l'armadietto, ci frugò dentro, prese una sigaretta alla menta e lo richiuse sbattendolo violentemente, facendo rimbombare il tutto nel più casto silenzio.
Quando fu sul punto di svoltare l'angolo, qualcosa risuonò nella mente di Amy.
"-Ogni amore inizia con un ciao e finisce altrettanto nello stesso fottuto modo.-"
Le parole della sua migliore amica, risuonarono nella sua testa.
Se il suo istinto fu quello di ignorare l'ora, lo spazio, il luogo in cui si trovava, le circostanze, la scuola intera, per correre verso un ragazzo con circa due miliardi di ragazze pazze di lui, un motivo evidentemente c'era.
Forse quello che provava nei confronti di Zayn da quando lo aveva incontrato la prima volta, sotto la pioggia, era cambiato.
Per qualche motivo, forse per intuito o sesto senso femminile, Amy iniziò a correre, facendo un evidentente rumore con i suoi stivali, che si espanse in tutto lo spazio lì attorno. Svoltò l'angolo, tentando di non scivolare, per poi riprendere a correre e ritrovarsi senza fiato dietro a Malik.
Lo afferrò con forza dal cappuccio della felpa, lui si voltò con la sigaretta spenta ancora in mano guardandola in cagnesco.
- Cosa vuoi? - pronunciò con tono altezzoso e fermo, senza far notare la delusione che nascondeva dietro quelle parole. Avrebbe voluto una risposta, e invece. Invece lei si era limitata a fare un cenno, come per fargli capire che non poteva essere ancora più disinteressata di così.
- Voglio che tu non te ne vada.- Amy riprese a respirare regolarmente. - Intendo, in classe. -
- Non stavo andando in classe, ma in giardino. Precisamente sulla tua panchina. A fumare. - le rispose Zayn facendo lunghe pause tra una frase e l'altra.
Il moro estrasse dalla tasca posteriore dei suoi jeans un accendino, con il quale accese la sigaretta. Aspettò qualche istante, aspirò facendo entrare il fumo nei suoi polmoni per poi rilasciarlo addosso ad Amy.
- Va bene. - fu tutto quello che riuscì a dire lei.
Avrebbe voluto dirgli molto di più, forse un intero poema. Sarebbe risultato un pò troppo azzardato per uno semi-sconosciuto, ma sentiva di aver bisogno di lui, della sua presenza. Non voleva che lui se ne andasse in classe, anzi non voleva che lui se andasse per sempre dalla sua vita.
Lui mugugnò qualcosa sottovoce, girò i tacchi e si avviò verso l'uscita che dava sul giardino della scuola, lasciando Amy da sola.

- Signorina Argent, può spiegare a tutta la classe qui presente il motivo della sua uscita con ritardo? Ha forse avuto un attacco di diarrea, così che l'ha impegnata a lungo nel bagno? - sbottò l'insegnante sfogliando annoiata il libro di biologia.
Amy sospirò. - Mi scusi, non succederà di nuovo.-
Il posto che le avevano assegnato circa due settimane prima, accanto alla finestra in ultima fila, le piaceva molto; poteva guardare tutto il giardino posteriore durante le lezioni più noiose, nessuno l'avrebbe mai notata.
Posò lo sguardo quindi verso un albero parecchio alto, sotto il quale si trovava la sua panchina. E non solo. Anche Malik in persona.
Quel ragazzo, se fosse stato studiato a fondo da qualche dottore o bravo psichiatra, sarebbe risultato un esemplare umano assai particolare. Una strana forza di attrazione lo avvolgeva, probabilmente. Amy si sentiva attirata da lui, come se fosse stato una specie di frigorifero e lei la calamita. O forse un forno, perchè no.
In ogni caso, Zayn fece l'ultimo tiro, facendo cadere la cenere dalla sua Camel a terra. Gettò tra l'erba la sigaretta, schiacciandola poi con la scarpa.
Si sedette sulla panchina, guardandosi intorno.
Amy ritrasse la testa verso l'interno, per non farsi notare; dopo poco ritornò a dare attenzione verso il cortile. Zayn stava ancora osservando quello che succedeva lì intorno. Improvvisamente, si spostò dal posto sulla destra, su quello della sinistra, che solitamente occupava Amy. Nel farlo, gli scappò un timido sorriso.
- Argent, non ci siamo. Quali sono i motivi dei tuoi stupidi sorrisi idioti? Davvero è così interessante quello che c'è là fuori? -
La docente sbraitò, talmente tanto da far notare le vene adirate sul suo collo bianco. Nonostante fosse stato quasi inverno, gran parte delle finestre dell'intero istituto erano aperte. Zayn sentì le urla della professoressa, prestò quindi attenzione alla classe di Amy, volgendole lo sguardo.
I loro sguardi si incontrarono. Quello di lei, agghiacciante. Si potrebbe quasi dire che avrebbe incendiato Zayn all'istante, se avesse potuto.
Lui, divertito. Scoppiò in una risata ironica e parecchio isterica, seguita da qualche presa in giro verso la ragazza.
La campanella suonò. E per la prima volta Amy ne fu dispiaciuta.
Avrebbe voluto che quell'ora di biologia non fosse mai finita.
Avrebbe voluto guardarlo ancora, forse per un'ora, forse due.
O tutto il giorno. Le sarebbe bastato scambiarsi sguardi fuggenti e ironici, apparentemente arrabbiati. Non fu così.
Amy sistemò la sedia e uscì dalla classe incamminandosi verso l'uscita della scuola.
- Hai sentito che è diventato obbligatorio dormire qui al College con l'arrivo della nuova preside?- Whitney parlava a vanvera, sempre.
Forse non era poi così male, in fondo.
- Si, l'ho sentito. Da domani chiunque deve fare le valigie e trasferirsi praticamente qui. Sarà dura, ma forse neanche poi tanto male. - le rispose atona Amy.
- Siccome mi fai pena sarò la tua coinquilina, o come si dice. Insomma, divideremo la stanza. L'ho già detto alla Richards, ha anche accettato.-
Amy sorrise tra sè e sè, perdonando quella cattiveria che metteva ovunque Whitney, in ogni frase. I suoi pensieri si offuscarono immediatamente, noncurante della situazione delle stanze, del nuovo obbligo imposto dalla scuola, di tutto il resto.
Zayn Malik era ancora sulla panchina riservata ad Amy, accerchiato da quattro suoi amici. - Bello Malik, eh? - Whitney non aveva di certo scoperto il mondo.
- Bello è un insulto. È più che bello, è una specie di dio greco. - Amy lo fissò a lungo con occhi sognanti. Poco dopo, Zayn la chiamò, accerchiato dai suoi amici.
- Argent, vieni qui un attimo. -
Lei guardò con sconforto Whit, la quale le diede una spinta sulla schiena, per avvicinarla ai ragazzi.
- Sei nuova, no? Non ti va di conoscere i miei amici? Loro sono Niall, Liam, Louis e Harry.- li presentò uno ad uno, i quali sorrisero ognuno a modo suo.
- Piacere, Amy.- si limitò a dire, sopraffatta dall'improvvisa timidezza.
- Vuoi fare un tiro?- le chiese Malik.
Lei accettò, lui le si avvicinò e le allungò la camel alla menta, per farla fumare.
Inspirò il fumo, lo mandò dritto nei polmoni. Venne pervasa da un profumo intenso di menta aspra e forte. -Si dice che ogni persona abbia il suo profumo. Se Zayn lo fosse stato, sarebbe stato senza dubbio qualcosa in contrasto con il miele, la vaniglia. Il suo esatto contrario. Forse gocce di pino o muschio bianco, qualcosa di intenso. E fu proprio così: quando riprese la sigaretta, Amy potè avvertirlo.
La sua fragranza era impregnata su ogni indumento, sui suoi capelli, forse anche sulle sue labbra. - ma questo, era tutto da vedere.
Quando gli amici del moro se ne andarono, Zayn riprese a guardarla.
- Vuoi un passaggio a casa? Ho lo scooter, credo sia più veloce delle tue gambe. - sorrise quasi per ridere della sua stessa battuta.
- Se non hai intenzione di uccidermi o di farmi schiantare addosso a qualche palo della luce, perchè no? - Amy sorrise di spontanea volontà.
I due camminarono lentamente verso il parcheggio dove si trovava lo scooter del ragazzo. - Non so nulla di te, eppure mi ritrovo a riaccompagnarti a casa come se tu fossi la mia ragazza. - disse Zayn, guardando la ragazza per poi sorridere divertito.
- Non c'è molto da sapere, se non che i miei hanno divorziato, che vivo con mia madre e che la mia vita è una noia terribile. - si strinse nelle spalle, fingendo di essere indifferente a quella situazione.
- Abbiamo una cosa un comune, credo.- le rispose lui.
- Il punto è che tu abiti qui da sempre, che hai amici e ragazze. Io no. Sono sola, con una futura compagna di stanza isterica la quale dividerà la stanza con me solo perchè le faccio compassione.- Amy parlava spesso delle cose che la turbavano, senza farsi scrupoli.
- Ti sei dimenticata di me. Io ti sto portando a casa, risparmiandoti strada a piedi e non mi consideri nella tua vita?- Zayn amava scherzarci su.
- No, non ti considero affatto nella mia vita. - Amy ridacchiò nervosamente, mangiandosi di tanto in tanto qualche unghia.
- Bene, la strada è quella, buona giornata. - Zayn continuò a camminare a passo sostenuto, lasciando indietro la Argent.
- Per caso il dottore ti ha diagnosticato che sei stronzo? No, perchè in tal caso, è una cosa che si capisce a vista d'occhio.-
Entrambi scoppiarono in una grossa risata.


- Le persone educate ringraziano, di solito. -
Malik fermò lo scooter, facendola scendere.
- Ma io non sono una persona educata.- lo punzecchiò lei.
- Non è la novità del giorno. - sospirò rassegnato lui. - In ogni caso, ci si vede domani, Amy.-
Il moro fece per riavvicinarsi allo scooter; si voltò verso di lei per l'ultima volta,
la guardò dritta nelle pupille e nelle iridi verdi, la strinse a sè.
La baciò leggero con un soffio, poi iniziò a premere più forte le sue labbra verso quelle di lei, stringendo fra le mani la sua felpa.
Un altro bacio più intenso li unì, la lingua di Zayn cercò quella di Amy, e viceversa.
Lei arruffò le mani nei capelli scuri di Malik, baciandolo con più foga.




Chiunque in questo capitolo esdftgyhj vorrebbe essere Amy.
Haha. Allora, è abbastanza lungo, stavolta sono soddisfatta di me
ci ho lavorato su un bel pò, sono stanca morta,
ora me ne vado velocemente.
mi aspetto circa lo stesso numero di recensioni come per
i capitoli precedenti c:
siamo al terzo capitolo e solo al secondo già tanta gente
segue o mette nei preferiti questa storia, la cosa mi piace
e mi motiva a continuare!
Ditemi cosa ve ne pare,se secondo voi la storia sta prendendo
una piega sensata oppure no, bho haha.
@_itscalien

(fate conto che d'ora in poi vivranno sempre a scuola,
che poi c'è il fatto della mamma separata e il resto,
mlmlmlml casini.)

ccciao pelle pampine

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Capitolo 4
*** Capitolo 4. ***


Premetto che siccome ho aspettato le 6 recensioni per aggiungere questo capitolo che ho pronto da tipo un mese,
siccome ero ispirata, allora. Siamo arrivati al punto che i due 'sono amici' più o meno. Si inizia ad avere uno sviluppo nella storia. E qui resterete shocckate.
Buona lettura. Metto l'anteprima anzichè la spiegazione dopo il testo. Spero vi piaccia, lasciate delle recensioni c:
se non supero le 5, mi spiace ma non aggiornerò. Ciao, baci.


Capitolo 4

- Sono circa 250 dollari. - uscì del fumo dalla sua bocca, provocato dal freddo.
Annuì, consegnò la droga, fece un cenno col capo e salutò.
Con le mani in tasca, si avviò verso casa, coprendosi bene il capo con il cappuccio della felpa. Sparì nel buio della notte, stringendosi nel suo cappotto.
- Mi piacerebbe sapere dove te ne vai fino a quest'ora ogni volta, solo questo. - disse suo padre scaldandogli una tazza di thè.
- Dai miei amici, a parlare, scherzare. Per stare un pò insieme, cosa vuoi che faccia, papà.- rispose annoiato lui.
Strinse nella mano i soldi, andò verso la sua camera, sbattendo poi con forza la porta. Probabilmente a quell'ora Amy stava dormendo e riposando per l'ultima notte a casa sua, siccome il giorno seguente avrebbe dovuto vivere al college come il resto degli alunni. Lui no. Lui fissava con sguardo assente proiettato nel vuoto il soffitto, alla ricerca di risposte.
Perchè era successo tutto a lui? Perchè sua madre era morta, lasciandolo solo contro tutto il mondo con un padre assente e perennemente diviso fra casa e il lavoro poco redditizio? Sarebbe stato più facile nascere ricco sfondato, senza dover quindi spacciare qualsiasi tipo di sostanze stupefacenti per guadagnarsi qualcosa da vivere. Era così schiacchiato dalla parte più profonda di lui, la parte più emotiva e sensibile, e da quella più feroce e istintiva, che lo portava a essere un fuori legge in piena regola. Lo promise a sè stesso, quella notte. Non avrebbe mai parlato con nessuno del suo ambiguo segreto. Con nessuno. Lo giurò a sua madre, rassicurandola che non stava facendo nulla di sbagliato, stava solo cercando un modo di vivere. Se solo sua madre fosse stata lì.


- Non ci credo, anche la tua camera è al terzo piano del College? Dio mio, anche la mia! - esclamò sorpreso Zayn.
Un sorriso si dipinse sulla sua faccia.
Non aveva mai riso così tanto come in quei giorni. Dall'arrivo di quella ragazza, la sua vita grigia si era colorata. Quando era con lei, tutti i problemi con suo padre e la sua nuova fidanzata erano come spariti, assenti del tutto.
Ogni cosa, anche la più piccola e stupida, prendeva un colore.
O almeno, fino ad allora.
- Sai, Zayn per me da una parte è un sollievo dormire qui, soprattutto perchè sono a contatto con le persone della mia età. Non sono sola, voglio dire.
Dall'altro lato, però, vorrei poter avere ancora uno spazio solo mio dove piangere e chiudermi in me stessa per qualche minuto. Per riflettere sulla mia vita, perchè ultimamente lascia a desiderare. Se penso che mia madre farà dormire un altro uomo, che non è mio padre, nel mio letto, che lo farà mangiare magari nel mio piatto, sedere sul mio divano, mi sale il nodo alla gola. Ha un altro.-
Zayn deglutì.
- Ti capisco. - si limitò a pronunciare, sottovoce.
- Non puoi capire, invece. Lo dici solo per non farmi sentire l'unica. -
Amy aprì l'armadietto prendendo i libri di antologia.
- Mia madre è morta, mio padre andrà a vivere a casa di un'altra donna. Casa mia è in vendita, se io non vivessi qui sarei costretto ad abitare da questa sconosciuta o sarei uno sfollato. Lei è solo una puttana che tenta di prendere il posto di mia madre.
Lui digrignò i denti mostrando disprezzo.
- Mi spiace. - Amy abbassò lo sguardo. -Credo in questo caso che siamo solo due persone alla ricerca di un posto in questo mondo. Dire che quella donna è una puttana è poco. Nessuno dovrebbe sostituire la tua vera mamma. Vale la stessa cosa per mio padre, quel coglione non farà mai parte della mia vita. Mio padre è ancora vivo, per l'amor del cielo. Se solo potesse essere qui con me.-
La campanella che annunciava l'inizio delle lezioni trillò.
Tutti gli studenti si divisero nelle varie classi.

"siamo solo due persone alla ricerca di un posto in questo mondo"
Zayn non aveva ancora trovato un posto in quel mondo.
Forse non l'avrebbe mai trovato, perchè avrebbe voluto avere un punto fermo di riferimento, ma non andò così. A volte la vita ci mette davanti a scelte difficili da fare, a volte siamo così fragili e volubili che potremmo cadere giù nel giro di poco.
A volte una semplice frase spiegata male può causare malintesi.
Spesso gli amici servono per aiutarci, ma in mancanza di essi, tutto gira attorno al proprio io. Niall, Liam, Louis e Harry non si potevano considerare tali.
Erano solo amici di droga, tanto per dargli un nome.
Erano ragazzi di strada un pò sballati, un pò drogati, un pò fumati.
I più belli e temuti della scuola, anche bulli con i più piccoli.
Nascondevano anche loro dei problemi e il loro 'io' più vero, esattamente come Zayn; ma loro, avevano smesso di dare un senso alla vita e di crederci. Di credere che qualcosa di bello c'è sempre. A differenza di Zayn. Lottava contro il mondo, contro sè stesso per primo, contro suo padre, contro la droga, contro il fumo, odiava ogni ragazza. Odiava quelle ragazze da una botta e via, che lo accontentavano qualche ora, per poi sparire per sempre nelle luci della discoteca.
Forse gli mancava quell'affetto che solo una persona vera può dare, forse gli mancava una figura materna e una famiglia; ma lui non smetteva di combattere, senza mai perdere le ultime speranze. Aveva ancora un briciolo di amore nel cuore.

Amy piangeva. E non riusciva affatto a smettere. Sua madre le aveva telefonato per comunicarle che 'finalmente, Yaser si è trasferito da noi!'.
Qualcuno bussò alla porta.
Potrebbe essere stata Whitney, era uscita a una festa.
E invece no.
- Zayn! Che ci fai qui?- chiese stupita la ragazza.
Cercò di asciugarsi le lacrime, senza ottenere grandi risultati. Gli occhi rossi e l'eyeliner sbavato erano una prova incofutabile.
Il ragazzo chiuse la porta dietro di sè senza scomporsi troppo, restando quasi immobile. Guardò negli occhi Amy, scoppiando in un pianto dirotto.
Si buttò fra le braccia di lei, singhiozzando sulla sua spalla.
Lei strinse con forza la maglia di lui, quasi per sentirsi protetta, aggrappata a qualcuno. Non avrebbe mai voluto essere vista in quelle condizioni pietose, mostrando la sua parte più intima e nascosta.
Zayn Malik in persona stava piangendo, e anche abbastanza forte, tra le braccia di una povera ragazza, nella camera di un college dell'Ohio.
- Mamma... e lui... a casa mia. - riuscì a dire tra un singhiozzo e l'altro Amy.
Si soffiò il naso, lui annuì.
Entrambi capirono.
Erano due persone così diverse, in situazioni così identiche.
Scaraventati in un società che non lascia scampo a nessuno, venuti al mondo per ricercare sè stessi dove tutti portano una maschera.
- Come si chiama lui?- le chiese il moro, dopo essersi calmato e seduto sul letto.
- Yaser.- rispose lei, ancora scossa.
Se i sentimenti di Zayn fossero stati dei suoni o dei rumori, lui sarebbe sicuramente stato, in quel preciso momento, un fuoco d'artificio. Una bomba ad orologeria, una centrale termonucleare scoppiata, un vulcano in eruzione.
All'esterno, seppe solo strabuzzare le pupille, facendole dilatare.
Non ebbe più parole per parlare, per pronunciare una singola lettera, per spiegare.
Il suo mondo crollò, nient'altro ebbe più senso.
E fu proprio allora che lei capì, senza bisogno di spiegazioni o di ulteriori frasi.
Piangere di nuovo non avrebbe avuto senso, poichè le loro lacrime erano finite e i loro sentimenti non erano nient'altro che vuoto, puro vuoto.
Con la mente piena di turbamenti e preoccupazioni, e il cuore spento,
Zayn abbracciò Amy, coprendola con una coperta.
Lei si addormentò con il viso sul petto di lui, facendo scendere l'ultima lacrima salata. - Attaccati l'uno all'altra, senz'altra via d'uscita.

"Where did I go wrong? I lost a friend
Somewhere along in the bitterness
And I would have stayed up with you all night
Had I known how to save a life "
                                * * *
"Dove ho sbagliato? Ho perso un amico
Da qualche parte lungo un amaro sentiero
E sarei rimasto in piedi con te tutta la notte
Se avessi saputo come salvare una vita "

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Capitolo 5
*** Capitolo 5. ***


Capitolo 5

Spesso viviamo accecati dalla quotidianità senza renderci conto di ciò che ci circonda, delle persone che ci guardano con malinconia da un balcone, pensando 'ahimè, se potessi tornare indietro', delle persone che ci fissano durante le lezioni di storia senza essere ricambiate. Conduciamo la nostra vita nella piena tristezza, in un ripetersi di azioni costantemente programmate.
Ci servirebbe una scossa, un fulmine a ciel sereno per cambiarci l'esistenza.
Zayn ne sapeva qualcosa, eppure non aveva la minima idea di come muoversi. Non ricordava come si amasse, come ci si dovesse comportare, cosa si dovesse fare.
Se nella vostra vita arrivasse una persona, così importante da cambiarvi tutte le  abitudini, cosa fareste? Probabilmente vivreste alla giornata, con la paura di perderla, di fare passi sbagliati. La vita intera di Zayn Jawaad Malik lo era.
Era stato tutto un errore ammassato su un altro, un intruglio di avvenimenti negativi e un turbinio di emozioni, seguito poi dalla noia quotidiana.
Erano ancora abbracciati nel letto, quella domenica mattina.
Nessuno dei due si preoccupò dell'ora, della coinquilina della ragazza o di cosa stesse accadendo fuori da quella camera.
Zayn si svegliò, soffiando flebilmente sul viso di Amy, la quale si stropicciò gli occhi.
Tutti i problemi delle loro vite erano passati, perchè erano insieme, abbracciati e sapevano di poter contare l'uno sull'altra. Si sentivano protetti, amati, importanti e utili nella vita di qualcun altro all'infuori di sè stessi.

Era un mattino gelido di gennaio, fuori la neve si stava sciogliendo e pioveva da un bel pò. Zayn si svegliò eccitato all'idea di trovare i suoi regali di compleanno. Da mesi aspettava quella pista telecomandata e dopo averla ricevuta, potrebbe essersi vantato di averla avuta con gli altri bambini. Scese le scale velocemente, saltando qualche gradino per arrivare più in fretta in cucina, dove lo attendevano come sempre i suoi genitori ogni anno. Nessuna luce era accesa, nemmeno la stufa bruciava; le imposte delle finestre erano serrate e pareva fossero ancora tutti a letto.
Si erano davvero dimenticati del suo compleanno?
- Mamma? Mamma? Dove sei, mamma?- urlò Zayn passando da una stanza all'altra. Nessuno gli rispose.
Il campanellò della porta d'entrata trillò, il bambino aprì speranzoso girando frettolosamente la chiave.
- Oh, nonna.- pronunciò sgomento, deluso.
- Tesoro, la mamma stanotte è stata male e il papà l'ha accompagnata all'ospedale. Stai tranquillo, aveva fatto solo un brutto sogno, ma non è successo niente di che. Tornerà presto. Fidati di me. Lo vuoi il tuo regalo?- la donna finse un sorriso.
Il bambino annuì, dimenticandosi di sua madre per un attimo, concentrato a scartare quel pacco per poi esultare alla vista della sua pista.
La notizia arrivò pochi giorni dopo.
- Zayn, la mamma è andata lassù in cielo. In alto. Con gli angeli. Non con i diavoli, ma con gli angeli. Sai, quelli con le ali che ti proteggono? Ecco, proprio così. Perchè lei non era cattiva, era solo troppo debole per restare qui. Capito? -
- Ma... papà, io voglio la mamma. Mi porti da lei?-
- Oh, non ci sono strade che portano fino là. Solo chi se lo merita ci può andare. Un giorno sono sicuro che la raggiungerai, ma solo se ti comporterai bene. Promettimi una cosa, Zayn. Se vuoi rivedere la mamma, giurami che mai mai mai per nessun motivo berrai la birra, il vino, qualsiasi bevanda su cui vi sia scritto che contiene alcool. Ok? Me lo prometti? Chi beve alcol non va con la sua mamma. -
L'uomo guardò il bambino negli occhi, consapevole di aver mentito a suo figlio, ma ancor di più a sè stesso. Se davvero non si arrivava tra gli angeli con l'alcol, perchè aveva appena detto al suo bimbo che sua moglie era con loro? Proprio lei, che era così debole e alcol-dipendente, così incompresa. Così sbagliata.
Davvero quel bambino non lo avrebbe mai deluso?


Zayn era consapevole di essere un errore. Tutto lo era. E non solo. Quello che faceva probabilmente ancora di più. La droga, l'alcol delle feste e il fumo lo avrebbero solo portato ancora più lontano da sua madre. Eppure era sicuro che quella fosse la strada giusta, per morire nello stesso modo di lei, per raggiungerla.
E non separarsi mai più, per poter giocare ancora insieme a quella pista che lei non vide mai. Davvero Malik voleva questo? Non ne era più sicuro.
Dopo l'arrivo di Amy, qualcosa si era mosso in lui.
La scintilla, la voglia di vivere si era animata di nuovo, qualcuno lo teneva ancorato a quella vita così in bilico, che a volte sembrava essere davvero finita, tra una vomitata e l'altra, qualche ricovero all'ospedale. Poi tornava tutto uguale, la scuola, la droga, gli amici, le ragazze, le feste.

Aveva un sacchetto di marijuana nelle tasche, ma questo non lo sapeva neanche lui.
Forse era crack, cocaina o qualcos'altro.
- Zayn, spiegami cosa significava quel bacio.-
Amy si strinse ancora un pò di più a Zayn.
- Un bacio è un bacio. Ci sono baci che hanno senso, altri servono solo per fare qualcosa. Per provare piacere. Il nostro penso abbia senso. Non sarei qui, sennò.-
- E noi, Zayn, ti prego dimmelo. Abbiamo un senso?-
- Forse questa vita no, ma noi sì. Se siamo nati abbiamo un senso. Sbagliato o giusto che sia.- Zayn pensò a sua madre. Poi a suo padre con un'altra donna.
- Quindi il fatto che mia madre e tuo padre siano insieme è sensato?- chiese Amy.
- Evidentemente sì. E credo che dopotutto il destino non esista. Ma se tutto ciò è successo, è sicuramente perchè qualcosa ci ha fatti stare insieme. Non sono coincidenze, cazzo. Il caso non esiste.
- A volte mi chiedo se il nostro stare insieme, il vederci io e te sia un errore.-
- Siamo entrambi due errori. Se due cose perfette sono la perfezione due errori fanno un errore. Ma ci sono errori positivi, non credi?-
Amy annuì, avvicinandosi a lui, baciandolo lentamente.
Entrambi si amavano, sicuramente. Nessuno dei due aveva il coraggio di dirlo, per paura di non essere davvero ricambiato. Per paura di non sentirsi dire un 'anch'io' ma un 'wow, bene, ne sono felice'.
La ragazza strinse il viso di Zayn tra le sue mani fredde, leccandogli le labbra e baciandolo, mordicchiandolo di tanto in tanto.
Iniziò a sbottonarsi la camicia a quadri, restando a petto nudo.
Era mattino, ma le tapparelle della finestra erano chiuse così che ci tutto fosse completamente buio. Zayn in quel periodo aveva passato molto tempo in palestra, e i risultati si erano visti. Nessuno avrebbe resistito davanti a quei due. Erano entrambi bellissimi, con dei fisici perfetti, dei visi stupendi. Eppure così complicati.
Amy scese con le mani lungo i fianchi di Malik, leccandogli dall'alto verso il basso gli addominali scolpiti, per poi risalire con dei baci umidi.
- Cos'hai intenzione di fare, Amy? Sono serio. - pronunciò Zayn.
- Quello che hai intenzione di fare anche tu.
Il ragazzo iniziò a slacciare i jeans della ragazza, la quale li gettò con voracità a terra. Venuti alla camicia di jeans scuro, Zayn iniziò ad aprirla dal basso, trovando difficoltà con alcuni bottoni. Arrivato all'altezza del seno, proseguì imperterrito concentrandosi. Per quel poco che avesse potuto avere la ragazza, massimo una seconda scarsa, Zayn non si illuse, ma non venne nemmeno deluso.
Amy sorrise slacciandosi il reggiseno, buttandosi a capofitto sul corpo del ragazzo.
I loro corpi premevano l'uno sull'altro, facendo pressione.
'Ci sono due diversi tipi di errore, anzi tre. L'errore assoluto, quello relativo e quello percentuale. Il primo si calcola effettuando la sottrazione tra il valore massimo e quello minimo poi dividendo per due, quello relativo dividendo l'incertezza per la media e quello percentuale per cento'
Le parole della professoressa di fisica rimbombavano nella testa della giovane, come un continuo battito di cuore. Tumtumtum.
Quello che batteva non era l'errore percentuale, ma il cuore accelerato di Zayn.
E così era sicura di non essere nessun tipo di errore fisico, nè morale, nè umano.
Perchè loro due sul quel letto di un'istituto scolastico erano perfetti, nulla che riportasse alla sembianze di un qualsiasi errore.
- Zayn, ho bisogno di te. - Amy riprese lentamente a respirare regolarmente. - E non lo dico solo perchè sono una tossica o qualcosa del genere, perchè devo attaccarmi a qualcuno. Ho davvero bisogno del tuo profumo di sigarette alla menta. Giuro. Giuro su noi due. Ma non solo. Ho necessità di toccare il tuo ciuffo, di perdermi nel tuo sguardo penetrante, nelle tue labbra e nella tua voce calda.
Te lo giuro, non sto scherzando. Sono seria.
- Amy, ti giuro che non sei una di quelle che passano in una notte e poi se ne vanno. Ti giuro che emani amore da tutti i pori, te lo giuro. Vedi? Ora ti sto toccando e sento amore. Il tuo amore. Tu senti il mio?-
- Sì. -
La ragazza prese tra le sue mani il capo di Zayn stringendolo, per poi sprofondare tra le sue labbra con calma, poi con più foga.
Inaspettatamente Zayn si rizzò in ginocchio sul letto capovolgendo Amy, in modo tale che ora fosse lui sopra di lei, a comandare il gioco, come un leone.
Cominciò dall'incavo tra la testa e l'orecchio, baciandolo leggermente, per poi scendere verso il collo e risucchiarle la pelle, in modo da provocarle una macchia violastra. Continuò a fare pressione sulla pancia di Amy, senza schiacciarla, posando le sue mani gelide sul seno della ragazza, la quale sussultò.
Zayn rise compiaciuto.
Spostò la sua inquadratura sulle labbra di Amy, e iniziò a leccarle lentamente, per poi proseguire baciandola un istante lasciando come uno stampo, ripetutamente.
Amy rabbrividì, provocandosi la pelle d'oca.
- Per così poco?- Zayn sorrise malizioso.
- Ho solo freddo, tesoro, quindi taci e baciami.- ordinò Amy.
Zayn continuò il suo operato, scendendo con una mano sul corpo dell'adolescente, baciandola con la lingua voracemente.
- Se pensi che continueremo solo con i baci, beh ti sbagli ragazza mia. Non siamo nudi in un letto per niente, capito?-

Flashback.
'Just ride, just ride.'
Corri, perchè tutto ciò che puoi fare è scappare da qui, Amy.
Da qui. Bere tutto il giorno, un pò di sesso con il tuo ragazzo,
e poi a sera mi abbandoni. Sai amore, mi son sempre ripetuta che la mia vita non era quella che conducevo con te, agli occhi di tutti eravamo solo due bravi ragazzi,
ma in fondo, tu sapevi ciò che eravamo. Ci stavamo uccidendo, mordendo, sbranando e brandellando a vicenda, l'uno all'altro.
Eravamo due pazzi che correvano per le vie del Minnesota incuranti della pioggia, del freddo, e non ci importava se avevamo una canotta e un paio di shorts, se eravamo in costume o senza mutande, non importava perchè eravamo io e te.
Ma poi mi hai abbandonata, e sono sola.
Amy, ce la puoi fare.

Amy non voleva più sentirsi così male. Non voleva fare l'amore - perchè quello con Zayn non era semplice e sano sesso- e poi restare sola la sera, anzichè trovarsi in camera con lui a guardare un film. Non voleva risprofondare nella via dell'alcool e mascherarsi davanti alla brava ragazza con la camicia ben chiusa e i jeans skinny.
Riponeva in Zayn tutte le sue speranze, così, si lasciò andare.
Lasciò che lui facesse quello che doveva fare, lasciò che lui la toccasse, la sfiorasse e la baciasse. Rimase immobile.

Scusate per i perenni ritardi, per come sono stupida sbavata ritardataria incasinata ma come vedete ripropongo nelle mie stesse ff il mio disordine mentale. spero qualcuno si ricordi ancora la trama e che qualcuno apprezzi questo capitolo, la sua lunghezza per la quale ho lavorato a lungo e soprattutto il dramma e l'afflizione personale che ingloba Amy.
Un bacione,
Cla.

@_itscalien

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