E se...

di Moony_911
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ti seguirò nell'oscurità ***
Capitolo 2: *** Deja vù ***
Capitolo 3: *** Gli incubi non mi fanno bene... ***
Capitolo 4: *** una giornata faticosa ***
Capitolo 5: *** come non succedeva da un pò di tempo ***
Capitolo 6: *** Repentini cambi d'umore ***
Capitolo 7: *** Promesse ***
Capitolo 8: *** Adrien ***
Capitolo 9: *** Cena a casa Saint Laurent ***
Capitolo 10: *** Chiacchiere tra amici ***
Capitolo 11: *** Cambiamenti ***
Capitolo 12: *** Convalescenza ***
Capitolo 13: *** Progetti ***
Capitolo 14: *** Giornata in famiglia ***
Capitolo 15: *** Abbi fiducia in te stesso ***
Capitolo 16: *** Passeggiando ***
Capitolo 17: *** Paura di dormire ***
Capitolo 18: *** Nella notte ***
Capitolo 19: *** Tutto questo grazie a lei ***
Capitolo 20: *** Pranzo in famiglia ***
Capitolo 21: *** Conversazioni spiacevoli ***
Capitolo 22: *** Parlami ***
Capitolo 23: *** Confessioni ***
Capitolo 24: *** Un nuovo inizio ***
Capitolo 25: *** Natale allo zenzero ***
Capitolo 26: *** Due parole ***
Capitolo 27: *** Feste in famiglia ***



Capitolo 1
*** Ti seguirò nell'oscurità ***


Fin dal primo istante in cui i loro sguardi si incrociarono, era chiaro che erano come il giorno e la notte anche se  avrebbero impiegato un po’ di tempo per capire che in realtà stavano l’una all’altro come gli elementi di un’equivalenza matematica, e che proprio questo compensarsi a vicenda a lungo andare avrebbe rappresentato il punto di forza della loro coppia.
 
Sapeva che c’era qualcosa che lo tormentava, poteva leggerglielo negli occhi anche se lui riusciva bene a far tacere i propri demoni e nasconderli alla vista di chi lo conosceva superficialmente.
Tutti sapevano che aveva un passato burrascoso, ma lui era uno di poche parole, parlava quando ne aveva voglia, non certo se obbligato, e se proprio lo faceva, non parlava certo della sua vita privata. Unica eccezione, Chloé . Con lei non aveva bisogno di parole, per quanto si sforzasse di tenere per se i suoi pensieri, lei era come un radar, captava tutto e riusciva a trovare i pezzi mancanti del puzzle senza che lui le dicesse niente.
Ed ora eccoli lì. Poco meno di un’ora prima Thomas aveva quasi ucciso a mani nude un uomo, l’uomo che aveva investito sua moglie lasciandola esanime sul ciglio di una strada e se ne era andato senza prestarle soccorso, un uomo che rifiutava di assumersi le proprie responsabilità e si avvaleva dell’immunità diplomatica per poter fare ciò e che si era intrufolato furtivamente in casa sua.
Ci sarebbe quasi riuscito se lei non fosse entrata da quella porta e con un gesto deciso l’avesse fermato.
“Thomas, no...” gli aveva detto “non ne vale la pena”.
Poche parole, ma aveva fatto colpo. Lasciò la presa,l’uomo riprese a respirare, ma rimase fermo, immobile per terra mentre aspettavano l’arrivo dell’ambulanza.
“Sta bene?” gli chiese lei scrutandolo in cerca di qualche segno.
“Si” rispose l’ispettore, ma era palese che stava mentendo.
Aspettarono che i paramedici portassero via l’infortunato, e chiusero la porta di casa alle loro spalle.
Si sedettero sul divano vicino alla finestra, erano vicini ma non così tanto da sfiorarsi e senza bisogno di essere incoraggiato, Thomas le racconta tutto.
Chloé  sapeva com’era andata in generale perché una volta lui glielo aveva accennato senza scendere nei particolari, cosa che fece in quel momento.
Le raccontò tutto e per la prima volta riuscì a condividere con qualcuno quel grosso peso che oramai da tanto tempo gli attanagliava il cuore, un peso fatto di rabbia, frustrazione, solitudine e sensi di colpa.
Lei lo ascoltò senza dire niente, ma fece una cosa che valeva mille volte più delle parole, mise una mano sulla sua, come a dire non si preoccupi, non è più da solo, con me ne può parlare.
Thomas venne letteralmente spiazzato da questo suo gesto, e per la prima volta da che aveva conosciuto quella strana creatura, sentì l’impulso di baciarla, ma si trattenne, erano già abbastanza turbati per quella sera e non c’era bisogno di aggiungere caos a quello già presente.
Si era fatto tardi, le due e trentacinque del mattino o forse qualcosa di più quando Chloé  decise che era l’ora di tornare a casa quando Thomas la interruppe, facendole notare che era un po’ tardi per rientrare a casa a piedi e la pregò di rimanere a dormire lì.
Si giustificò dicendo che era per l’incolumità della ragazza, mentre probabilmente riguardava principalmente la sua, se lei fosse rimasta, non sarebbe rimasto da solo a casa rischiando di essere colto dalla voglia di andare in ospedale e finire quello che aveva iniziato qualche ora prima.
“D’accordo...” rispose lei, pensando che forse non era una cattiva idea non lasciarlo da solo specie dopo quello che era successo quella sera.
Lui le fornisce un paio di pantaloni da ginnastica ed una maglia delle sue per dormire e ben presto si sistemano.
Come un gentiluomo che si rispetti, la invita ad andare a dormire nel suo letto mentre lui si accomoda sul divano e nel giro di una mezz’ora scarsa sono pronti per dormire.
“Buonanotte Thomas...”.
“Buonanotte Chloé ...”

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Capitolo 2
*** Deja vù ***


Urla nella notte. Thomas si sveglia di colpo, pensa che qualcuno si sia intrufolato di nuovo in casa, si alza rapidamente e va a controllare la stanza dove sta dormendo la collega.
Accende la luce sul comodino e la vede seduta sul letto, con gli occhi sgranati, lo sguardo vitreo di chi sta ancora dormendo,madida di sudore sta tremando come una foglia e fa discorsi senza un senso logico compiuto di cui l’unica parola che si riconosce meglio è “Mathieu...”.
Sa che cosa la turba, sta rivivendo la morte del collega e amico di cui lui ha preso il posto e non ha la più pallida idea di come riuscire a calmarla.
Si mette a sedere sul letto, prova a chiamarla, consapevole che sta avendo un incubo e che forse è, seppur lievemente, sonnambula, cerca un modo per calmarla senza svegliarla, cosa che non è esattamente indicata quando si è davanti ad un sonnambulo.
“Chloé ...Chloé , svegliati! E’ solo un brutto sogno!” le dice scuotendola, ma non ottiene alcun risultato se non quello di dover mettere alla prova la rapidità dei suoi riflessi schivando prontamente un pugno.
Decide alla fine di passare all’azione, in qualche modo deve riuscire a calmarla, altrimenti rischia di far del male seriamente, non solo a lui ma anche a se stessa.
Riesce a schivare un altro colpo di Chloé  e decide di abbracciarla per tenerla ferma, e cercare di calmarla ma non è facile e la chiama.
Lei si dimena, sta ancora dormendo e non è lucida, però dopo aver posto un po’ resistenza si calma, apre gli occhi e si trova tra le braccia di Thomas che la guarda con aria preoccupata.
“Stavi urlando nel sonno, sono  venuto a vedere come stavi...” le rispose lui ancor prima che potesse chiederglielo.
“Grazie” rispose Chloé .
Thomas decise che era il momento di tornare a dormire, allentò la presa ma Chloé  lo trattiene per una mano e lo supplica di non lasciarla da sola.
“Ti va di parlarne?” le chiese Rocher gentilmente accomodandosi sul letto vicino a lei.
“Di cosa?”.
“ Nel sonno hai nominato varie volte Mathieu, era di questo che si trattava, vero?”.
Sentendolo nominare il collega, Chloé  scoppiò a piangere perché non l’aveva solo sognato, aveva, per l’ennesima volta in quell’ultimo anno, rivissuto tutta la scena non come osservatore esterno ma proprio come se fosse stata di nuovo lì.
Gli raccontò tutto il sogno singhiozzando, era di nuovo in quel corridoio, e di nuovo aveva visto Louise uscire dal bagno col vestito bianco macchiato di sangue, ed una volta arrivata sulla porta aveva visto Mathieu in un lago di sangue, ormai prossimo ad esalare l’ultimo respiro e senza sapere cosa fare per aiutarlo l’aveva visto spegnersi davanti ai suoi occhi.
Thomas non sapeva che fare, era lì che piangeva tra le sue braccia e non poteva fare altro che tenerla stretta nella speranza che si calmasse.
Non disse niente, non c’era bisogno di parlare, e col passare dei minuti il respiro di Chloé  cominciò a diventare più regolare fino a che  non si rese conto che si era addormentata..le si era addormentata addosso, non poteva svegliarla visto quanto le ci era voluto per riuscire a prendere sonno perciò decise di rimanere lì esattamente dov’era , si mise comodo e cercò di chiudere occhio nonostante la miriade di pensieri per la testa che sembravano non volergli dare pace, soprattutto in quel momento.
Com’era possibile che la presenza di Chloé  lo placasse a quel modo?  Dopo sua moglie, la sua adorata Margot, lei era la prima che riusciva a stargli vicino anche nei momenti in cui era la sua parte oscura ad averla vinta e questo lo turbava e lo rasserenava allo stesso momento.
Indossi una maschera, quella che ti fa dire a tutti che stai bene, stai cercando di cavartela come meglio ti riesce, cercando di pensare a Margot solo il tanto che basta, cercando di essere sereno e di essere quello che eri quando ancora c’era lei insieme a te, se non per te che ti lecchi le ferite ogni sera e ti rigiri nel letto tormentato dai tuoi demoni, per Lucas, perché ora ha solo te ed ecco che una goffa ragazza coi capelli che assomigliano ad una fiammella, entra nella tua vita alla velocità della luce, e cominci a pensare che per quanto possa essere bizzarra, intuitiva, testarda e per quanto puntualmente faccia l’esatto contrario di quello che avete deciso non appena guardi da un’altra parte, è questo ciò di cui hai bisogno, una persona che ti capisca al volo senza che tu debba dirle niente, che conosca le tue ferite senza bisogno che tu gliele mostri e che non ti giudichi per quello che sei, ma che veda il vero te attraverso la maschera che porti per difenderti.
Decide di abbassare il volume dei suoi pensieri quel tanto che basta perché si riducessero ad un brusio che possa farlo dormire, si sistema addosso una coperta con la quale copre anche Chloé  e si addormenta.
Nel cuore della notte Chloé  aprì gli occhi, si svegliò quel tanto che bastava per orientarsi e capire che non era in pericolo e tornò a dormire, rassicurata dall’essere avvolta dalle braccia del collega, che non rendendosene conto, la tenevano ancora più vicina di quanto già non lo fosse, ma poiché si sentiva a proprio agio e al sicuro sentendolo respirare vicino a lei,almeno in quel momento cercò di tornare a dormire, nella speranza che i brutti sogni non tornassero.
 
Erano le sette passate quando Thomas aprì gli occhi perché era l’ora di alzarsi.
Nonostante fossero state poche, discontinue e agitate le sue ore di sonno, quella notte aveva dormito bene.
Si stiracchia un po’, e poi comincia a sentire un forte odore di caffè e si ritrova davanti Chloé   che gli porge una tazza di caffè forte.
“Buongiorno Ispettore, le ho preparato un caffè bello forte”
“Cos’è Chloé , con l’arrivo del giorno siamo tornati a darci del lei?” chiese Thomas accennando un sorriso mentre prendeva la tazza.
“Non lo so...” rispose lei sottovoce.
“Che ne dice se cominciamo a darci del tu d’ora in poi?” chiese infine l’uomo.
“D’accordo ispettore...” rispose lei.
“Non ispettore Chloé , chiamami solamente Thomas, d’accordo?”.
“D’accordo...Thomas” concluse la ragazza alla fine ritirandosi ancora una volta dietro la sua corazza“io devo andare, grazie dell’ospitalità, davvero...”.
Thomas non voleva lasciarla andare, sperava di non averla turbata chiedendole di darsi del tu ma sapeva che non poteva trattenerla.
Chloé  uscì rapidamente da casa Rocher, quella confidenza improvvisa con l’ispettore la turbava e la lusingava allo stesso tempo e lei non c’era abituata.
Urla nella notte. Thomas si sveglia di colpo, pensa che qualcuno si sia intrufolato di nuovo in casa, si alza rapidamente e va a controllare la stanza dove sta dormendo la collega.
Accende la luce sul comodino e la vede seduta sul letto, con gli occhi sgranati, lo sguardo vitreo di chi sta ancora dormendo,madida di sudore sta tremando come una foglia e fa discorsi senza un senso logico compiuto di cui l’unica parola che si riconosce meglio è “Mathieu...”.
Sa che cosa la turba, sta rivivendo la morte del collega e amico di cui lui ha preso il posto e non ha la più pallida idea di come riuscire a calmarla.
Si mette a sedere sul letto, prova a chiamarla, consapevole che sta avendo un incubo e che forse è, seppur lievemente, sonnambula, cerca un modo per calmarla senza svegliarla, cosa che non è esattamente indicata quando si è davanti ad un sonnambulo.
“Chloé ...Chloé , svegliati! E’ solo un brutto sogno!” le dice scuotendola, ma non ottiene alcun risultato se non quello di dover mettere alla prova la rapidità dei suoi riflessi schivando prontamente un pugno.
Decide alla fine di passare all’azione, in qualche modo deve riuscire a calmarla, altrimenti rischia di far del male seriamente, non solo a lui ma anche a se stessa.
Riesce a schivare un altro colpo di Chloé  e decide di abbracciarla per tenerla ferma, e cercare di calmarla ma non è facile e la chiama.
Lei si dimena, sta ancora dormendo e non è lucida, però dopo aver posto un po’ resistenza si calma, apre gli occhi e si trova tra le braccia di Thomas che la guarda con aria preoccupata.
“Stavi urlando nel sonno, sono  venuto a vedere come stavi...” le rispose lui ancor prima che potesse chiederglielo.
“Grazie” rispose Chloé .
Thomas decise che era il momento di tornare a dormire, allentò la presa ma Chloé  lo trattiene per una mano e lo supplica di non lasciarla da sola.
“Ti va di parlarne?” le chiese Rocher gentilmente accomodandosi sul letto vicino a lei.
“Di cosa?”.
“ Nel sonno hai nominato varie volte Mathieu, era di questo che si trattava, vero?”.
Sentendolo nominare il collega, Chloé  scoppiò a piangere perché non l’aveva solo sognato, aveva, per l’ennesima volta in quell’ultimo anno, rivissuto tutta la scena non come osservatore esterno ma proprio come se fosse stata di nuovo lì.
Gli raccontò tutto il sogno singhiozzando, era di nuovo in quel corridoio, e di nuovo aveva visto Louise uscire dal bagno col vestito bianco macchiato di sangue, ed una volta arrivata sulla porta aveva visto Mathieu in un lago di sangue, ormai prossimo ad esalare l’ultimo respiro e senza sapere cosa fare per aiutarlo l’aveva visto spegnersi davanti ai suoi occhi.
Thomas non sapeva che fare, era lì che piangeva tra le sue braccia e non poteva fare altro che tenerla stretta nella speranza che si calmasse.
Non disse niente, non c’era bisogno di parlare, e col passare dei minuti il respiro di Chloé  cominciò a diventare più regolare fino a che  non si rese conto che si era addormentata..le si era addormentata addosso, non poteva svegliarla visto quanto le ci era voluto per riuscire a prendere sonno perciò decise di rimanere lì esattamente dov’era , si mise comodo e cercò di chiudere occhio nonostante la miriade di pensieri per la testa che sembravano non volergli dare pace, soprattutto in quel momento.
Com’era possibile che la presenza di Chloé  lo placasse a quel modo?  Dopo sua moglie, la sua adorata Margot, lei era la prima che riusciva a stargli vicino anche nei momenti in cui era la sua parte oscura ad averla vinta e questo lo turbava e lo rasserenava allo stesso momento.
Indossi una maschera, quella che ti fa dire a tutti che stai bene, stai cercando di cavartela come meglio ti riesce, cercando di pensare a Margot solo il tanto che basta, cercando di essere sereno e di essere quello che eri quando ancora c’era lei insieme a te, se non per te che ti lecchi le ferite ogni sera e ti rigiri nel letto tormentato dai tuoi demoni, per Lucas, perché ora ha solo te ed ecco che una goffa ragazza coi capelli che assomigliano ad una fiammella, entra nella tua vita alla velocità della luce, e cominci a pensare che per quanto possa essere bizzarra, intuitiva, testarda e per quanto puntualmente faccia l’esatto contrario di quello che avete deciso non appena guardi da un’altra parte, è questo ciò di cui hai bisogno, una persona che ti capisca al volo senza che tu debba dirle niente, che conosca le tue ferite senza bisogno che tu gliele mostri e che non ti giudichi per quello che sei, ma che veda il vero te attraverso la maschera che porti per difenderti.
Decide di abbassare il volume dei suoi pensieri quel tanto che basta perché si riducessero ad un brusio che possa farlo dormire, si sistema addosso una coperta con la quale copre anche Chloé  e si addormenta.
Nel cuore della notte Chloé  aprì gli occhi, si svegliò quel tanto che bastava per orientarsi e capire che non era in pericolo e tornò a dormire, rassicurata dall’essere avvolta dalle braccia del collega, che non rendendosene conto, la tenevano ancora più vicina di quanto già non lo fosse, ma poiché si sentiva a proprio agio e al sicuro sentendolo respirare vicino a lei,almeno in quel momento cercò di tornare a dormire, nella speranza che i brutti sogni non tornassero.
 
Erano le sette passate quando Thomas aprì gli occhi perché era l’ora di alzarsi.
Nonostante fossero state poche, discontinue e agitate le sue ore di sonno, quella notte aveva dormito bene.
Si stiracchia un po’, e poi comincia a sentire un forte odore di caffè e si ritrova davanti Chloé   che gli porge una tazza di caffè forte.
“Buongiorno Ispettore, le ho preparato un caffè bello forte”
“Cos’è Chloé , con l’arrivo del giorno siamo tornati a darci del lei?” chiese Thomas accennando un sorriso mentre prendeva la tazza.
“Non lo so...” rispose lei sottovoce.
“Che ne dice se cominciamo a darci del tu d’ora in poi?” chiese infine l’uomo.
“D’accordo ispettore...” rispose lei.
“Non ispettore Chloé , chiamami solamente Thomas, d’accordo?”.
“D’accordo...Thomas” concluse la ragazza alla fine ritirandosi ancora una volta dietro la sua corazza“io devo andare, grazie dell’ospitalità, davvero...”.
Thomas non voleva lasciarla andare, sperava di non averla turbata chiedendole di darsi del tu ma sapeva che non poteva trattenerla.
Chloé  uscì rapidamente da casa Rocher, quella confidenza improvvisa con l’ispettore la turbava e la lusingava allo stesso tempo e lei non c’era abituata.

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Capitolo 3
*** Gli incubi non mi fanno bene... ***


Chloé  stava camminando a passo veloce verso casa.
Aveva ancora addosso i residui della notte agitata appena terminata e l’unica cosa che voleva fare era arrivare a casa, farsi una doccia e rendersi presentabile prima di andare in commissariato. E tutto in meno di novanta minuti.
Erano le nove quando mise piede in commissariato. Aveva deciso di mettersi comoda di solito si sarebbe messa qualche vestito di qualche improbabile colore ma non quella mattina, aveva aperto l’armadio in cerca di qualcosa di comodo e presentabile, perciò optò per un paio di jeans grigi e una maglia monospalla bianca, ma soprattutto, decise che assolutamente non si sarebbe messa i tacchi poichè quella era una mattina da scarpe da ginnastica.
Prese la sua tazza gialla preferita dal cassetto e andò in cucina a riempirla con il caffè. Ne aveva bisogno, altrimenti non sarebbe rimasta sveglia molto a lungo.
Era alle prese con il caffè persa nei suoi arzigogolati pensieri, quando Thomas fece capolino in cucina e la salutò con un cenno della testa senza ottenere una risposta.
Ecco il punto, come doveva comportarsi con Thomas? Non lo sapeva e questo la infastidiva particolarmente ma non doveva influire in alcun modo sul loro rapporto professionale questo era sicuro.
 Tornò alla scrivania, decise che avrebbe fatto l’indifferente, non voleva dare adito ad alcun tipo di chiacchiera e si concentrò sul fascicolo che aveva davanti, o almeno ci provava.
“Ah, Saint-Laurent, visto che ci siamo, ha già dato un’occhiata al fascicolo che le ho lasciato sulla scrivania?” le chiese senza far trapelare il minimo interesse.
“Ho iniziato proprio in questo momento...”.
“Bene “ rispose Thomas “tra quarantacinque minuti ci aspetta la scientifica sul posto per i rilievi, viene con me?”.
“Certo!” rispose Chloé  sfogliando le pagine del dossier.
Sybille Molét, era una donna di trentacinque anni, sposata da dodici con François Croix, un lavoro fisso come perito chimico in una casa farmaceutica, due figlie piccole, Lucille e Christine, era in attesa del terzo bambino, precisamente alla diciottesima settimana di gravidanza.
Una persona come tante, se non fosse che quella mattina era stata trovata dal marito al suo rientro a casa dal turno di notte, nella vasca da bagno con il ventre squarciato, ormai completamente dissanguata mentre la figlia più piccola, Christine, era stata trovata in camera sua, priva di coscienza, con il bacino fratturato e una grossa emorragia in corso, ma ancora viva, e trasportata d’urgenza in ospedale, stava lottando tra la vita e la morte.
Chloé  è turbata da quella descrizione preliminare dell’accaduto, ma quello era il suo lavoro, non poteva permettersi di lasciar spazio all’emotività.
Stava riflettendo su quale potesse essere stata la molla che aveva fatto scattare quell’ondata di violenza quando Rocher le fece notare che era ora di andare.
“Arrivo” rispose. Prese la borsa e il giacchetto e raggiunse il collega che intanto era andato a mettere in moto l’auto.
Rue du Jardin non era molto distante dal commissariato, ma considerando il traffico mattutino dell’ora di punto, avevano impiegato quasi un’ora per arrivare.
Erano imbottigliati nel traffico e nessuno dei due aveva detto una parola nell’ultimo quarto d’ora.
Thomas l’aveva osservata attentamente, quella mattina era ancora più strana del solito e decise che era il momento di rompere il silenzio.
“Tutto bene Chloé ?” chiese.
“Eh, come?” rispose lei sovrappensiero “come dice?”.
“Ti ho appena chiesto se stai bene...” proseguì lui.
“Si si...” mentì spudoratamente.
 “Sicura? Non mi raccontare stronzate Chloé  per piacere...”.
“E’ solo un po’ di stanchezza, tutto qui, gli incubi non mi fanno bene, questo è certo” rispose accennando un sorriso.
“Già “ convenne l’ispettore “me ne sono accorto... stamattina sei scappata via e non ho avuto modo di farlo, ma volevo ringraziarti per stanotte, per avermi impedito di torcere il collo a quel figlio di puttana, se non ci fossi stata tu a quest’ora non penso sarebbe ancora vivo, sai?”
“Lo so... ma non c’è bisogno, siamo pari, io ho aiutato te a non fare stronzate, tu hai aiutato me nonostante ti abbia quasi rotto il setto nasale...” concluse lei non accorgendosi che aveva abbattuto l’ostacolo delle gerarchie e di nuovo si stava rivolgendo a Thomas dandogli del tu.
“D’accordo, ma stavo pensando, che ne dici se per sdebitarmi, ti porto a cena fuori stasera, niente di troppo eccessivo o troppo formale, solo una cena tra colleghi...” disse tutto d’un fiato.
Chloé  lo guardò sorpresa, ci pensò un attimo e poi accettò. L’aveva colta alla sprovvista, ma si disse che una serata in compagnia del collega non avrebbe fatto poi così male al loro rapporto.
“Allora va bene, passo a prenderti alle nove a casa?”.
“Andata. Ma non hai Lucas stasera?” chiese lei.
“No, è andato qualche giorno dai nonni, fortuna che non era in casa ieri sera, non sarebbe stato esattamente un bello spettacolo...” rispose adombrandosi pensando a cosa sarebbe potuto succedere se suo figlio fosse stato lì.
“Non devi pensarci adesso, Lucas non c’era, non caricarti di colpe che non hai...” rispose Chloé  posandogli la mano su una spalla.
Thomas svoltò a sinistra e fermò la macchina davanti ad una villetta a schiera davanti alla quale c’era già il furgone della scientifica.
“Siamo arrivati...”le disse spegnendo la macchina.

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Capitolo 4
*** una giornata faticosa ***


Era stata una giornata sfiancante. I tecnici della scientifica avevano fotografato tutto, ma prima di rimuovere il cadavere di Sybille avevano aspettato il loro arrivo così che la criminologa potesse avere chiara la situazione di partenza.
Mentre Rocher parlava con i tecnici per avere dettagli, lei come al solito vagava per la casa alla ricerca di quei dettagli che agli occhi di tanti potevano risultare irrilevanti ma che potevano aiutarla a comprendere meglio le dinamiche comportamentali e famigliari della vittima.
Diede un primo sguardo al bagno, per poi passare alla camera matrimoniale, dove ogni cosa parlava della vittima e del marito, c’erano foto sulle pareti che raccontavano la loro storia e quella delle loro bambine.
E poi passò alla stanza dove era stata trovata la piccola Christine. Non fu facile, non le piaceva quando erano i bambini ad andarci di mezzo, probabilmente perché anni prima era stata proprio lei la bambina che c’era andata di mezzo, ma sapeva di essere dannatamente brava in ciò che faceva e di poter sopportare una cosa del genere.
Avevano impiegato più di tre ore per ispezionare tutta la casa mentre gli addetti della polizia mortuaria rimuovevano il cadavere della vittima per portarlo in obitorio dove il medico legale avrebbe potuto fare il suo lavoro e redigere così un referto autoptico.
Il marito di Sybille era stato messo sotto fermo cautelativo, mentre la figlia più grande era stata affidata alle cure di una zia materna.
Restava la piccola, così mentre tornavano in commissariato Chlöe supplicò il collega di poter fare un salto in ospedale per avere notizie sulla bambina, quando squillò il telefono.
Era Fred, e Chlöe la mise in vivavoce.
“ Novità?” chiese l’ispettore.
“Si. La buona notizia è che Hyppolite ha trovato una falla nell’alibi di Croix...”
“E quella cattiva?” chiese la criminologa sospettando che inevitabilmente ci fosse anche il lato poco piacevole della medaglia.
“Hanno chiamato ora dall’ospedale...” disse Fred “Christine Croix non ce l’ha fatta, è morta dieci minuti fa...”.
Chiusa la conversazione con Fred, erano tutti e due senza parole. La perdita di una vittima scampata ad un massacro ti lascia a prescindere senza parole soprattutto se si tratta di una bambina di appena cinque anni.
Rientrarono in commissariato senza dire una parola durante il viaggio e quando i colleghi li videro entrare, capirono subito che la notizia li aveva provati particolarmente, ma dovevano concentrarsi sulle informazioni reperite da Hyppolite, non solo per Sybille a questo punto, ma anche e soprattutto per prendere quell’essere che aveva ucciso la piccola Christine.
Venne fuori che François Croix era risultato positivo ai test per l’uso di sostanze stupefacenti, e poco dopo si scoprì che non era stato a lavoro quella notte, perché non aveva più un lavoro da diversi mesi. In compenso aveva dei debiti notevoli con degli spacciatori di zona, e quando quella mattina per l’ennesima volta Sybille gli aveva rimproverato di non essere più lo stesso, lui le aveva dato addosso con un coltello da cucina infliggendole un colpo letale all’addome, e squarciandole il ventre successivamente. Tutto questo davanti alla piccola Christine che aveva provato a difendere la madre, e che lui aveva rincorso fino in camera, dove aveva iniziato a colpirla ripetutamente con un bastone di legno.
Arrivarono a fine giornata esausti, Croix era in prigione e potevano ritenersi soddisfatti di questo, anche se il senso di sconfitta dovuto alla morte della bambina si faceva sentire.
Thomas era seduto alla scrivania con la testa fra le mani quando Chlöe  fece capolino sulla porta.
“Sicuro di non voler rimandare?” chiese entrando nella stanza.
“Neanche per idea, è stata una giornata faticosa, un po’ di svago non può che farci bene, no?” rispose lui.
“D’accordo allora, a più tardi...” concluse lei uscendo.

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Capitolo 5
*** come non succedeva da un pò di tempo ***


Erano le nove meno dieci quando suonò il campanello e Chloé  andò ad aprire trovando Thomas dall’altra parte.
“Ciao!” esordì lui
“Prego, entra pure, cinque minuti e sono pronta, tu intanto accomodati” gli disse la padrona di casa prima di tornare in camera.
Era stata di parola, cinque minuti più tardi stava prendendo il cappotto dall’attaccapanni e si preparava ad uscire.
“Dove andiamo?” chiese incuriosita.
“Ho prenotato da Lorenzo è tranquillo e molto accogliente, ti piacerà, vedrai...” rispose Thomas.
Arrivarono al ristorante in meno di quindici minuti e subito Chloé  ebbe come la sensazione che sarebbe stata una piacevole serata diversa dal solito.
Come un uomo vecchio stile Thomas le aprì la porta del ristorante per farla entrare e una volta giunti al tavolo scostò la seggiola per farla accomodare per prima.
Parlarono del più e del meno tralasciando, senza che nessuno dei due l’avesse detto esplicitamente, l’argomento lavoro perché quella sera non erano l’ispettore e la criminologa, quella sera erano solamente un uomo ed una donna a cena insieme, niente di più.
Finita la cena uscirono dal ristorante e Thomas le propose di fare una passeggiata lungo la Senna; lei accettò senza esitazioni,  era maggio, una passeggiata lungo il fiume era l’ideale ora che le temperature cominciavano a farsi più miti e avrebbero potuto continuare la loro conversazione senza interruzioni.
Decise di cogliere la palla al balzo, in fin dei conti non avevano più parlato di quanto successo la sera prima ed era quasi certa che anche Thomas avesse delle domande per lei perciò cosa poteva esserci di meglio di una passeggiata per affrontare l’argomento?
“Io volevo ringraziarti per ieri notte e scusarmi se stamattina sono andata via di corsa...” esordì infine.
Thomas sorrise e cercò di capire che cosa le stesse passando per la testa.
“Non ti preoccupare, non è stata una notte facile per entrambi” rispose “e io voglio chiederti scusa se questa mattina sono stato tutto tranne che cortese...”.
Chloé  accennò un sorriso e riprese a camminare.
“Posso chiederti una cosa?” le chiese l’ispettore.
“Dimmi” rispose lei.
“Cos’è che ti turba e ti fa dormire così male la notte?”.
Lei si bloccò di colpo e fu scossa da un brivido.
“Tutte le volte è la solita immagine, rivedo Mathieu steso sul pavimento in una pozza di sangue, e io me ne sto lì senza poter fare niente, gli tengo la mano, gli dico che andrà tutto bene ma non è così” gli disse con le lacrime che le rigavano il volto “Mi manca, anche se all’inizio non è stato facile era mio amico...”.
Thomas le passò un braccio intorno alla schiena senza dire niente mentre lei continuava il suo racconto.
“Ora capisci perché quando sei venuto a stanarmi non volevo tornare? Mi manca, e non riesco a perdonarmi per quanto è successo, lui continuava a ripetermi che Louise aveva qualcosa che non andava, ma era mia sorella, non avevo mai avuto una sorella e io non volevo ascoltarlo mentre criticava una cosa bella della mia vita, e invece aveva ragione...io non gli ho dato ascolto, e quando ho iniziato a sospettare che avesse ragione, era troppo tardi...”.
Finì il suo racconto tremando per il freddo che sentiva addosso ed era scossa dai singhiozzi quando, senza pensarci troppo, Thomas le posò il suo giacchetto sulle spalle.
“Grazie...” disse lei con un filo di voce.
“Chloé ” le rispose l’ispettore “lo so che ti senti in colpa, lo sapevo quando sono venuto a stanarti dalla casa in Normandia, lo so dopo quanto mi hai raccontato l’altra sera, lo vedo e credimi, ti capisco, però lascia che ti dica una cosa... non conoscevo Pérac, ma vedo quanto a distanza di un anno sia ancora presente nei vostri ricordi e sono sicuro che si arrabbierebbe non poco vedendo che ti colpevolizzi così...”.
Lei lo guardò senza dire niente, probabilmente aveva ragione, Mathieu si sarebbe arrabbiato tantissimo sapendola così triste dopo così tanti mesi.
“Lascia che ti chieda una cosa Thomas, pensi che tua moglie sarebbe felice di vederti così? “gli chiese lei “ L’altra sera hai rischiato di uccidere un uomo, per quanto tu sia bravo a nasconderlo, a distanza di quasi quattro anni sei sempre più ossessionato dalla sua morte che ancora oggi non riesci a capire...”.
“Lo so...” rispose lui “ e credimi, Margot andrebbe su tutte le furie, bastava poco perché si arrabbiasse, ma non posso farci niente, continuo a chiedermi se non fossi andato a prendere Lucas per primo quel giorno, se avessi risposto subito al telefono, magari lei sarebbe ancora qui...”.
“Thomas lo so, per quanto tu cerchi di nasconderlo sotto la tua corazza di duro lo vedo, e se...” rispose dolcemente Chloé   posando una mano sulla sua “non puoi saperlo come sarebbe andata ne tantomeno farti una colpa per questo, non fa bene a te e non fa bene a Lucas...”.
Finalmente erano riusciti ad aprirsi completamente all’altro, si erano raccontati le proprie paure e questo conoscere i lati più nascosti dell’altro non poteva far altro che da collante, rendendoli ancora più uniti.
Thomas la riaccompagnò fino davanti alla porta di casa e si salutano con un lungo abbraccio.
“Allora buonanotte...” gli disse Chloé .
“Buonanotte...” rispose lui sciogliendo l’abbraccio “grazie ancora per la serata, a domani...”.
Chloé  si cambiò per andare a dormire, era stata una bella serata e sentiva di aver fatto un passo avanti nel poter convivere con la morte di Mathieu avendone parlato con Thomas, che nonostante si trincerasse dietro una burbera facciata poco incline ai convenevoli, le aveva mostrato quello che era davvero.
Thomas rientrò a casa poco dopo, si fece una doccia e andò a dormire, sperando che i pensieri che aveva per la testa gli dessero un po’ di tregua ora che ne aveva parlato con la sua collega.
Ripensò a quanto successo negli ultimi giorni, a quanto si erano raccontati e nel giro di poco prese sonno, serenamente, come non succedeva da un po’ di tempo.

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Capitolo 6
*** Repentini cambi d'umore ***


Thomas aveva come un sesto senso per queste cose, non aveva impiegato poi molto tempo per capire che Chloé  aveva una storia col giudice Hoffmann ma aveva deciso che non era cosa che lo riguardasse.
Certo, come gli aveva fatto notare il suo amico Guillaume durante gli allenamenti di boxe,negli ultimi tempi era diventato molto più irascibile del solito, bastava veramente poco per farlo andare su tutte le furie.
“Amico sei sicuro che vada tutto bene?” gli chiese una sera Guillaume.
“Si, perché?”.
“Lasciatelo dire, ultimamente sembra che tu sia costantemente seduto su un cactus, basta poco per farti saltare...”.
“Lo so...” rispose Thomas “che ti devo dire? Ultimamente ci sono capitati casi non facili e la stanchezza comincia a farsi sentire...Passerà...”
“E quella tua bizzarra collega come sta?”.
“Chi, Chloé ?? Lei sta bene, perché?”.
“Sicuro che non sia lei la causa di questi tuoi repentini cambi d’umore?”
“E dai Guillaume non sparare stronzate” rispose Thomas “ti sembro il tipo che si fa influenzare da una cosa del genere?”.
“Non lo so, ma ho visto come sei cambiato in questi ultimi tempi e comincio a pensare che potrebbe benissimo essere una delle cause...” concluse Guillaume riponendo i guantoni.
Forse Guillaume aveva ragione, ultimamente bastava veramente poco per perdere la pazienza, sia a casa con Lucas che in commissariato, non solo con Fred o Hyppolite, ma anche e soprattutto con Chloé .
Chloé  che sapeva esattamente come fare per farlo spazientire e che puntualmente ci riusciva perfettamente.
Chloé  e quel damerino di Hoffmann. C’era qualcosa che non quadrava, ma cosa?
Ripensò ad uno degli ultimi casi che avevano risolto e  a come l’aveva trattata male per una cosa dannatamente stupida.
“Stia lontana, per piacere...” gli aveva chiesto mentre stava per prendere a picconate gli scaffali di una libreria della casa, certo che ci fosse una stanza segreta lì dietro. Le aveva dato del lei volutamente, c’erano altre persone insieme a loro e non voleva per alcun motivo alimentare chiacchiericci.
“Cosa vorrebbe fare con quello?” chiese Chloé  sgranando gli occhi.
“Perché?” continuò l’ispettore “è ovvio, voglio sfondare la parete, che altro?”.
“Perché questa è una casa vecchia!!” rispose Chloé  impuntandosi “ il che vuol dire che se c’è una stanza nascosta, di sicuro c’è anche un modo per aprire la porta senza doverla per forza abbattere!”.
“Cos’è, adesso dobbiamo recitare formule magiche per far aprire le porte, qualcosa come apriti sesamo?”.
“Mi dia solo qualche minuto, sono certa che è qui da qualche parte!” rispose lei prontamente spostando qualche libro nella speranza di trovare rapidamente il meccanismo di apertura.
Thomas la guardava incredulo, possibile che dovesse fare sempre il bastian contrario? Si appoggiò al muro mentre la guardava spostare i libri alla ricerca di un qualcosa simile ad una maniglia quando vide la porta aprirsi.
“Ah ah!Che le avevo detto??” disse con tono di sfida guardando la porta che si apriva.
“D’accordo, ma non le sembra di aver esagerato?”.
“Si rilassi prima di tutto, così le sarà più facile ringraziarmi per averle risparmiato il lavoro!” concluse Chloé  con un grande sorriso, irritandolo ancora di più prima di rispondere al telefono.
Mentre rientravano in commissariato era furioso. Ancora una volta era andata contro le sue direttive, eppure era stato dannatamente chiaro: non doveva mettersi in situazioni pericolose se non necessariamente richiesto e lei aveva fatto esattamente l’opposto cercando di far ragionare la persona che si era trovata di fronte ottenendo solamente il calcio della sua pistola in piena fronte con escoriazioni varie annesse nel pacchetto.
“E’ mai possibile che ti riesca così difficile ascoltarmi per una volta?” sbottò infine tenendo le mani strette al volante.
“Che cos’ho fatto stavolta? Non dirmi che ce l’hai ancora con me perché ti ho impedito di buttar giù a picconate quella parete!!!” rispose lei a tono.
“Che cosa? Ovvio che non è per quello! Porca miseria Chloé  ti rendi conto che per l’ennesima volta ti hanno puntato una pistola alla testa o vivi su un altro pianeta?”.
“Di che ti preoccupi, sto bene! Stavo solamente facendo il mio lavoro!!”.
“Il tuo lavoro???” rispose furente Thomas “diamine, ti rendi conto di che cosa hai rischiato? E io che come un imbecille te l’ho lasciato fare...”.
“Thomas, per piacere, non è niente, sto bene” rispose Chloé  infine “non hai motivo di preoccuparti per me...”
-Certo- pensò Thomas – come se potessi lasciarti andare da sola senza avere paura che tu ti cacci come al solito in qualche casino...-.
“Ma c’è dell’altro, ovviamente...che cosa mi nascondi?” chiese infine lei dopo averlo studiato qualche secondo.
“Niente,perché, cosa ti starei nascondendo?”.
“Quello che pensi veramente,” lo incoraggiò “avanti, sputa il rospo...”.
“Niente...”.
“Per piacere...”.
“Vuoi sapere cosa penso veramente?” sbottò infine fregandosene del fatto che le stava urlando contro come forse non doveva fare “Penso che sei avventata, non c’è mai una volta, dico una, in cui tu mi abbia ascoltato, perché ovviamente non pensi mai prima di agire e sai che altro? Considerami pure un rompipalle ma ho più che un motivo per  preoccupami visto che non posso lasciarti andare da sola senza avere costantemente paura che tu ti cacci in qualche casino, e le escoriazioni sulla tua fronte ne sono l’esempio, ecco che cosa penso!”.
Pensò all’espressione sul volto di Chloé  quando avevano avuto quella discussione e capì cos’era che lo aveva reso così irascibile negli ultimi tempi. Non si infuriava con lei perché non l’ascoltava o perché puntualmente faceva di testa propria, ma perché le era affezionato, perché per qualche strano motivo, era stata la prima persona dopo tanto tempo che era riuscita a vedere oltre la sua corazza di duro e la cosa lo faceva stare bene e questo gli faceva ricordare cosa voleva dire avere costantemente paura di perderla.

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Capitolo 7
*** Promesse ***


Chloé  Saint Laurent e Alexandre Hoffman. Non ne capiva il senso, c’era qualcosa che non quadrava, ma lei era felice e questa era la cosa più importante anche se... anche se non era facile convivere con questa situazione perché per qualche motivo che gli sfugge, il giudice non lo convince.
Fa fatica Thomas, si chiede varie volte se il suo pregiudizio nei confronti di quell’uomo non sia dettato dalla gelosia che prova nei suoi confronti o perché teme che possa fare del male a Chloé , ma alla fine si risponde che non si deve impicciare, lei è adulta e sa fare le sue scelte per quanto lui il più delle volte non ne capisca il senso e le trovi fin troppo avventate.
 
Due mesi più tardi, primi giorni di ottobre.
“Kancel dov’è andata Saint Laurent?” chiese l’ispettore a Fred.
“A fare un giro...” rispose la donna.
Ormai aveva imparato a conoscerla, sapeva dove trovarla quando diceva di andare a fare un giro, andava a colpo sicuro.
Era stata una giornata stranamente tranquilla, avevano compilato e consegnato il rapporto finale sull’ultimo caso risolto e rimesso in ordine le cartelle dell’archivio e potevano approfittarne per rilassarsi un po’.
“Ho capito...” rispose Thomas prendendo il cappotto “Kancel, se ha bisogno di me mi chiami al telefono, esco un attimo...”.
Si fermò al chioschetto che vendeva bevande calde, prese due bicchieri di the e si diresse verso il marciapiede in riva al fiume, uno dei posti che Chloé  preferisce quando se ne vuole stare da sola persa nei suoi pensieri, sicuro che l’avrebbe trovata lì.
E infatti fu così e senza dire una parola le si sedette accanto.
“Tieni, ti ho portato un po’ di the caldo...” disse porgendole il bicchiere.
“Grazie...” rispose lei.
 
Thomas rimase turbato dal vederla così, stravolta, scossa ritmicamente dai singhiozzi, con gli occhi arrossati dalle lacrime e si chiese quale fosse stato il motivo.
“Come stai?” chiede pur conoscendo già la risposta.
“Bene grazie!” mentì lei spudoratamente.
“E col giudice?” domandò a bruciapelo.
“Ah,lui...beh, mi son dimenticata di dirti che è finita...”.
“Come mai?”.
“Beh, sai com’è, si era dimenticato di dirmi che era sposato e aveva due figli...”.
Thomas  aveva imparato che forzarla non serviva a niente, più provava a farla parlare più lei si sarebbe sentita in pericolo chiudendosi in se stessa perciò non aggiunse altro, non c’era bisogno di aggiungere parole, restò seduto accanto a lei e posò una mano sopra la sua come aveva fatto lei qualche mese prima.
Passa qualche minuto e Chloé  con gli occhi arrossati e i lineamenti sconvolti di chi ha pianto un bel po’ riesce ad alzare lo sguardo verso il collega e riprese il racconto.
Gli raccontò tutto e sentendo il suo racconto Thomas sente salire la rabbia, aveva voglia di prendere il giudice e fargli del  male fisico per aver ridotto uno straccio la sua collega e amica, che aggiunto a quanto provava nei suoi confronti, non era poi così facile da gestire.
Provava svariati sentimenti: rabbia, nei confronti di quell’uomo, perché le aveva mentito e verso se stesso, per non essere riuscito a capire bene che cos’era che non quadrava, dispiacere, per Chloé  che si era messa veramente in gioco stavolta, pronta anche ad andare oltre le sue stesse paure e che aveva appena scoperto che le aveva raccontato un mare di fandonie.
Ma furono le due parole successive a dare loro il colpo di grazia, due parole che Chloé  non riuscì a dire senza tremare.
“Sono incinta... “ gli disse con un filo di voce “l’ho saputo solo ieri, sei il primo a cui lo dico, non l’ho detto neanche a Gregoire...”.
Thomas impallidì ma cercò di non dare troppo a vedere i suoi sentimenti e si trincerò dietro la sua corazza che lo faceva apparire burbero. Prova ad immaginarla con un bambino, e subito gli torna in mente l’immagine di lei che estrae dalla borsa un vasetto con un cervello umano prestatole dal dipartimento di medicina durante la lezione a scuola di Lucas e un sorriso lieve compare sul suo volto per qualche secondo...certo, ci sarebbe voluto un po’ di tempo perché si adattasse al cambiamento, ma era sicuro sarebbe stata una brava mamma anche se una lezione di anatomia comparata mista ad elementi di criminologia a dei bambini di dieci anni non era stata esattamente il massimo, però doveva ammetterlo, Lucas ne era rimasto entusiasta e così i suoi compagni di classe, così che per una volta non sarebbe stato diverso dagli altri, aveva avuto, seppur per un breve lasso di tempo, di nuovo una mamma.
 
“E il padre lo sa?” chiese subito dopo.
“Non penso glielo dirò, o almeno non per il momento...”rispose lei.
“Chloé ...” disse l’ispettore incredulo scuotendo la testa prima di scorgere il panico misto a gioia ed incertezza sul volto della collega.
“Cosa?” rispose lei infastidita  “mi ha mentito, lo capisci questo? E ora dovrei dirgli questa cosa quando non so neanche se lo terrò o meno perché, parliamoci chiaro Thomas, nessun bambino merita un padre sposato con un’altra donna e una madre emotivamente instabile come la sottoscritta!”.
“Quindi cosa hai intenzione di fare? Perché lascia che te lo dica, sei triste, e si vede e così non puoi andare avanti...”.
“Non lo so...” rispose lei “non ho ancora deciso...”.
Thomas si girò verso di lei e si ritrovò a fare una cosa che mai avrebbe pensato.
“Ascoltami...” le disse posandole entrambe le mani sulle spalle “qualsiasi cosa tu decida di fare puoi contare su di me, io non ti lascio sola, ci siamo capiti?”.
Chloé  non se l’aspettava e sentì le lacrime rigarle il volto.
Con un gesto gentile Thomas le asciugò le lacrime e dopo averla abbracciata le diede un bacio sulla fronte.
“Andrà tutto bene, promesso...” le sussurrò ad un orecchio tenendola stretta cercando di tenere a bada i propri pensieri.

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Capitolo 8
*** Adrien ***


 
Io non ti lascio sola.  Una grande promessa racchiusa in poche parole anche se sapeva che non sarebbe stato facile.
I primi tempi riesce a mascherare le nausee mattutine della collega inventandosi ogni giorno una scusa diversa, fino a quando si era trovato costretto a dirle che stavano giungendo al termine e prima o poi la verità sarebbe venuta fuori.
Ma anche se mascherava veramente bene, Chloé  non aveva cambiato idea.
Si era rivolta al suo ginecologo per l’interruzione e il medico le aveva spiegato la procedura: cinque incontri con uno psicologo (il che le era sembrato alquanto bizzarro, -uno psicologo che vuole psicanalizzare una psicologa, potrebbe essere una buona base per un articolo del giornale della società di psicologia- pensò tra se e se) per capire e valutare le opzioni, una pausa di riflessione di sette giorni dopo di che, se non avesse cambiato idea, sarebbe seguito un ricovero di due giorni per assumere i farmaci e procedere con l’aborto.
Era arrivata al termine dei cinque incontri e ancora nessuno sapeva del suo stato escluso Thomas che in cuor suo continuava a sperare che lei cambiasse idea.
Durante quella settimana che la separava dalla sua decisione Chloé  e la squadra si trovarono a lavorare su un nuovo caso. E neanche a farlo di proposito, era coinvolto un bambino.
L’avevano trovato che dormiva beato nel suo lettino mentre la madre era distesa esanime sul divano.
La vittima si chiamava Adèle Martin, fotografa di 32 anni e il bambino, che avrà avuto a occhio e croce quattro o cinque mesi si chiamava Adrien, come c’era ricamato all’uncinetto sulla sua copertina.
Adèle era una mamma single, il padre di Adrien, Killian era in Honduras coi corpi di pace e al momento stavano cercando di rintracciarlo.
Mentre Fred seguiva i tecnici della scientifica aspettando le valutazioni del medico legale, Chloé  osservava la scena come era solita fare mentre Thomas si soffermò più a lungo accanto al lettino di Adrien cercando di capire cosa doveva fare.
Adrien stava ancora dormendo quando Chloé  entrò in stanza e raggiunse il collega. Guardò l’espressione pacifica sul volto del bambino e si chiese se anche il suo avrebbe fatto così nel caso l’avesse tenuto.
Thomas capì immediatamente a cosa stava pensando, e le disse che è normale sentirsi inadatti all’inizio, specie perché quello del genitore è l’unico mestiere che impari sul campo, per il quale non ci sono manuali o trattati.
Finiti i sopralluoghi Thomas prese il piccolo ancora avvolto nella sua copertina e lo mise nell’ovetto lì vicino per poterlo portare via senza che si svegliasse.
Arrivarono in commissariato e aspettarono di sapere qualcosa di più sui parenti più prossimi.
“Allora...” esordì Hyppolite facendo capolino dalla sua stanza “Killian Bertrand, il padre del bambino, è al momento irreperibile in Honduras, secondo i loro vicini di casa i suoi genitori sono al momento in vacanza in Nuova Zelanda mentre i genitori di Adèle sono morti entrambi. Ho fatto avvisare l’ambasciata ad Auckland così che provvedano ad avvisarli, ma non penso riusciranno ad essere qui prima di domani sera.”
“Hai avvisato i servizi sociali?” chiese Chloé .
“C’ho pensato io” rispose Fred “dicono che nessuno può venire a prendere Adrien prima di domattina, questo vuol dire che...”.
“Questo vuol dire che” concluse Rocher “qualcuno si deve portare il piccolo a casa...”.
Fred rifiutò immediatamente giustificandosi con l’essere poco paziente coi bambini, Hyppolite viveva nel suo mondo, figurarsi se poteva averne cura, e d’un tratto tutti gli sguardi si posarono sulla criminologa.
“Chloé  perché non ci pensa lei?” propose Thomas buttando lì una provocazione.
“Ma...io non...” provò a replicare lei avvicinandosi al bambino, chiedendosi per quale motivo l’avesse proposta sapendo benissimo che era la persona meno adatta.
“Sono sicuro che andrà benissimo, guardi,” osservò l’ispettore “le sta sorridendo...”.
“E va bene...” rispose alla fine “ma solo per stanotte, intesi?”.
“Intesi” rispose lui.
 
-Io mi chiedo che cosa gli sia preso, dev’essere impazzito del tutto per voler affidare a me il bambino- si disse – giuro che se mi dice qualcosa è la volta buona che gliene dico quattro.
Thomas sapeva di aver innescato una bomba ad orologeria, ma non avrebbe corso questo rischio se non ne fosse stato sicuro, e lui era più che sicuro che Chloé  potesse gestire una situazione di quel tipo.
Erano le sei quando entrò nell’ufficio della donna che stava osservando attentamente il bambino.
“Ehi...” gli disse ancora sulla porta “posso entrare?”.
“Certo, entra pure” rispose lei stizzita.
“Ti va se vi riaccompagno a casa?” chiese avvicinandosi all’ovetto del bambino.
“Cos’è, tutto d’un tratto sei diventato gentile?” sbotto Chloé .
“Come scusa??”.
“Sei per caso impazzito del tutto? Affidare a me il bambino, che cosa ti passa per la testa, eh?” proseguì brusca “Perché altrimenti non ho altre spiegazioni per quello che hai detto poco fa...”.
“Frena, frena, frena!!” rispose Thomas posandole le mani sulle spalle dopo essersi avvicinato “non sono impazzito, anzi! Se ti ho proposta per tenere Adrien stanotte è perché sono certo che lo puoi fare...”.
“Ma io...”.
“Ascoltami e fidati di me per una volta se ti dico che andrà tutto bene, te la caverai alla grande,”concluse l’ispettore accennando un sorriso “e poi mica è per sempre, si tratta solo di una notte, puoi almeno provarci?!.”.

 

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Capitolo 9
*** Cena a casa Saint Laurent ***


Chloé  prese la sua borsa e il cappotto mentre Thomas prese l’ovetto dov’era il bambino e uscirono dal commissariato.
Arrivati davanti a casa della donna l’aiuta a scendere e l’accompagna fino alla porta.
“Stavo pensando...” gli disse lei mentre cercava le chiavi di casa in quel caos che era la sua borsa “perché non resti a cena da noi stasera?”.
“Devo andare a prendere Lucas, è dai nonni oggi, però va bene...” rispose Thomas titubante.
“Facciamo le otto e trenta?” concluse Chloé  contenta “Così hai tutto il tempo per andare a prendere Lucas e poi potete tornare qua così ceniamo tutti insieme, non vorrai mica lasciarmi da sola con la prima pappetta di Adrien vero?”.
“Va bene, “rispose Thomas  accennando un sorriso al solo pensiero della collega che preparava il biberon al bambino  “ allora ci vediamo più tardi, sicura che non devo fermarmi a comprare qualcosa?”.
“No, tranquillo, a più tardi...” cinguettò Chloé  prima di chiudere la porta.
 
Rimasta da sola a casa col bambino andò a controllare il frigorifero in cerca di qualcosa con cui preparare la cena e vedendolo vuoto decise di fare una spesa di emergenza.
Guardò nella borsa con le cose del bambino e vi trovò  una fascia porta bambini e dopo averla studiata un po’ se la mise addosso e vi pose dentro Adrien.
“Bene piccolino, andiamo a fare un po’ di spesa che sennò non prepariamo la cena per i nostri ospiti stasera...” disse rivolta al bambino che si beava del contatto ravvicinato con la criminologa e che lentamente si addormentò.
Doveva ammetterlo, avesse guardato prima nella borsa del piccolo avrebbe usato la fascia già da quel pomeriggio invece di quello scomodissimo ovetto e convenne che si, forse non era poi così sgradevole avere un piccolo cucciolo d’uomo per casa.
Fece la spesa rapidamente al minimarket sotto casa e una volta rientrata, dopo aver messo Adrien che dormiva beato nell’ovetto in salotto si mise ai fornelli.
Considerando che c’era anche Lucas non avrebbe fatto cose troppo elaborate, perciò preparò spaghetti al pomodoro, polpettone e patatine fritte e per dessert un budino alla vaniglia.
 
Erano le otto e trentacinque quando i due Rocher  suonarono il campanello di casa Saint Laurent e vennero accolti da una sorridente padrona di casa.
“Prego,accomodatevi” disse loro la donna.
Non appena varcata la soglia di casa, tempo di togliersi il giubbotto e Lucas andò ad abbracciare Chloé  che era tornata in cucina.
Vedere suo figlio che l’abbracciava come se fosse la cosa più naturale del mondo, proprio Lucas che dalla morte della mamma era diventato taciturno e poco incline a dare confidenza alle persone che non conosceva, lasciò Thomas senza parole.
Rimase sulla porta cercando di non dare nell’occhio e li osservò ancora qualche istante, quanto bastava per sentire Chloé  promuovere suo figlio a suo piccolo aiutante di cucina e sorrise.
Sapeva che ce la poteva fare, doveva solo darsi un po’ di tempo per abituarsi all’idea, ma sarebbe stata una madre fantastica, ne era sicuro.
Andò in salotto per controllare il bambino che intanto si era svegliato e lo stava guardando con il suo sorriso sdentato migliore.
“Ciao piccolino!” gli disse mentre lo prendeva in braccio “ ti va di andare a vedere cosa stanno combinando quei due in cucina?”.
Il bambino sorrise e posò le sue manine sul colletto della camicia dell’ispettore che lo teneva stretto mentre raggiungevano gli altri.
Rimase ancora una volta stupito nel vedere con quanta dolcezza la ragazza si rivolgesse a suo figlio e nel mentre è assorto dai suoi pensieri, lei si avvicina sorridente con un fischiotto di pasta in mano che gli porge per avere un parere sul punto di cottura.
“Secondo te è pronta?” chiede porgendogli la pasta.
“Fai sentire...” rispose lui.
 “Allora ispettore,” chiese infine impaziente mentre lui valutava la risposta da darle “il tuo giudizio?”.
“Pronta!” rispose lui accennando un sorriso.
“Fantastico!” esultò lei  che prima di tornare in cucina fece il solletico sul pancino ad Adrien che subito emise dei risolini entusiasti.
Era contento quella sera, il Thomas burbero e irascibile degli ultimi mesi era solo un ricordo e quando Chloé  sorridendo gli chiese di aiutarla a districarsi con le pappette per il bambino accettò di buon grado sfoderando un grande sorriso.
“Allora..tu e Lucas pensate alla cena, che all’ometto qui ci penso io...” disse infine alla collega.
“Va bene, dammelo, così sei più libero!” rispose lei prendendogli il bambino dalle braccia.
 Avevano praticamente finito di apparecchiare, andò a prendere l’ovetto in salotto e lo portò con se in cucina così da poterci mettere il piccolo al momento di dover servire la cena.
“Hai dei biscotti tipo Plasmon o simili per caso?” chiese Thomas ad un certo punto.
“Si, sono nella dispensa, primo ripiano sulla destra, perchè?”rispose incuriosita.
“Perché il nostro amico ha già l’età giusta per mettere un biscotto spezzettato nel biberon...” rispose lui con nonchalance.
“Hai sentito piccolino? Sei pronto per un biscotto spezzettato!” disse Chloé   sorridendo rivolgendosi al bambino.
La cena era quasi pronta e Chloé  ne approfittò per far tenere il bambino a Lucas che era tutto emozionato.
“Pronto?” gli chiese lei prima di consegnarglielo.
“Prontissimo!” rispose il piccolo Rocher tutto contento.
“Perfetto, Lucas ti presento Adrien,” proseguì contenta la ragazza adagiando il bambino sulle gambe di Lucas ”Adrien,questo è Lucas, non fate troppo i monelli insieme, okay?”.
Il biberon di Adrien era quasi pronto, la cena era in tavola, il piccolo venne messo nell’ovetto e sistemato sul lato della tavola rimasto libero.
Era un quadretto famigliare perfetto, se li avessero visti dall’esterno potevano tranquillamente passare per una normale famiglia con due bambini piccoli che si riuniva per la cena e per quanto questo gli facesse sentire ancora di più la nostalgia di sua moglie e della famiglia che erano stati insieme, Thomas fu grato a Chloé  per avergli regalato, forse involontariamente, un momento di quella routine di una famiglia che da un po’ di tempo mancava nella sua vita e in quella del figlio.
La cena è squisita e scorre velocemente tra chiacchiere e risate. Sono le dieci passate quando, dopo aver mangiato il budino, Lucas si addormenta posando la testa sul tavolo.
Così mentre Chloé  tiene tra le braccia il bambino che sta finendo indisturbato il suo biberon, Thomas prende il figlio e su consiglio della collega, lo sistemo sul letto nella camera degli ospiti.
Torna circa dieci minuti più tardi e la vede che sta camminando su e giù per il salotto con in braccio Adrien che si sta lentamente addormentando e li osserva come incantato.
“Si è addormentato finalmente...” commenta alla fine sorridendo notando il collega ancora fermo sulla porta “Lo porto a dormire in camera mia, mi accompagni?”.
“Certo...” rispose lui avvicinandosi.
Tra le cose che avevano preso dalla casa di Adrien quel giorno c’era anche il port-enfant che lei aveva sistemato in camera sua e vi depose il piccolo che dormiva beato.
Controllò che fosse tutto a posto un’ultima volta e poi tornarono in corridoio.
“Lucas?”.
“Dorme come un sasso...” commentò Thomas accennando un sorriso.
“Mi fa piacere!”.
 
Impiegarono quindici minuti scarsi per riassettare la cucina, nonostante le sue proteste Thomas le fece fare poco e nulla.
“Non voglio che ti affatichi troppo, ti sei già sballottata abbastanza per oggi...” le disse in un tono che non ammetteva repliche.
“Ci risiamo? Sono incinta Thomas, aspetto un bambino, mica sono invalida!” rispose lei infastidita.
“Lo so, ma hai fatto la spesa, hai preparato la cena e ti sei presa cura del bambino, “ la incalzò “Chloé  è forse troppo chiederti di stare a sedere mentre riordino la cucina?”.
 “Contento adesso?” chiese sbuffando dopo essersi messa a sedere.
“ Così va già meglio” rispose l’ispettore continuando a caricare la lavastoviglie mentre il bollitore borbottava riscaldando l’acqua per la camomilla.

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Capitolo 10
*** Chiacchiere tra amici ***


Era stata una giornata bizzarra e visto che i bambini dormivano, la cucina era sistemata, la camomilla fumante è già nelle tazze pronta per essere bevuta i due si misero a sedere sul divano, esausti.
“Direi che ce la siamo cavata bene, no?” chiese Thomas sorseggiando la sua camomilla.
“Direi di si...” rispose Chloé  “e a proposito, grazie...”.
“Per cosa?”.
“Per aver creduto in me quando neanche io ci credevo...”.
L’ispettore posò la tazza sul tavolino davanti a se e si gira verso la collega.
“Sai bene che non ti avrei mai spronata così tanto se non fossi stato certo che te la saresti cavata,” rispose sistemandole un ciuffo di capelli fuori posto “dovevi solo darti un po’ di tempo per familiarizzare con la situazione e poi saresti andata con le tue gambe...”.
“Grazie” rispose semplicemente la ragazza accennando un sorriso “sei stato un tesoro Thomas, burbero come sempre ma un tesoro!”.
Thomas la guardò stupito da questo inaspettato complimento e poi si fece serio.
“Parlando di cose serie, cos’hai deciso di fare col bambino?” chiese infine.
“Adrien? Domani mattina viene un addetto dei servizi sociali per prenderlo fino all’arrivo dei nonni”.
“No, non Adrien, intendevo il tuo...”.
“Già... no, non ho cambiato idea riguardo all’aborto e neanche riguardo al non dirlo ad Alexandre...” rispose lei sottovoce.
“D’accordo... “le disse “lo sai che cosa penso al riguardo, rispetto la tua decisione però mi devi permettere di fare una cosa, anzi due a dire il vero...”.
“Che cosa dovrei fare?” chiese lei incuriosita.
“Ricordi cosa ti ho promesso quando mi hai detto di essere incinta?”.
“Che non mi avresti lasciata da sola ma che c’entra questo?”.
“E’ collegato a quanto sto per chiederti...” rispose Thomas “...primo, permettimi di accompagnarti in ospedale  per l’interruzione, secondo, una volta uscita vieni a stare da me e Lucas per i due giorni successivi...”.
“Ma...”.
“Chloé ascoltami,” continuò l’ispettore con gentilezza “non puoi rimanere da sola, soprattutto per le prime settantadue ore, per favore, è tutto ciò che ti chiedo..”.
Lei ci pensò un attimo e poi decise di accettare la proposta del collega perché in un momento delicato qual è l’immediato post operatorio è bene non strapazzarsi.
“D’accordo,” gli disse sorridendo “per entrambe le cose, ma ti avverto, non sono esattamente il massimo della cordialità quando sono sotto antidolorifici, potrei perfino diventare più insopportabile di te quando hai la luna storta, pensa un po’, perciò uomo avvisato mezzo salvato!”.
“Ricevuto, cercherò di ricordarmelo!” rispose Thomas divertito perché lei gli stava facendo notare quanto certe volte fosse dannatamente irascibile senza farglielo pesare eccessivamente ed è sollevato perché ha accettato le sue richieste senza protestare troppo.
Prima di andare a prendere Lucas per portarlo a casa scopre che l’appuntamento dal medico è fissato per le diciassette del giorno successivo, molto prima di quanto pensasse. Poco male, non appena entrerà in commissariato chiederà a Lamark qualche ora di permesso, e considerando che si tratta di Chloé, sa che non gliele negherà.
 
La mattina dopo appena entrato in commissariato Thomas va in ufficio da Lamark.
“Rocher cosa ti porta qui nel mio ufficio a quest’ora?” chiese il commissario.
“Ho bisogno del pomeriggio libero capo, so che il preavviso è poco...”.
“ Va tutto bene?”.
“Si, ho un impegno inderogabile questo pomeriggio e non l’ho saputo che ieri sera...” concluse senza dire niente riguardo a Chloé.
 
Quella mattina dopo aver affidato il piccolo Adrien  all’addetto dei servizi sociali, Chloé raggiunge il collega e gli chiede di andare a prendere un caffè al chioschetto vicino al commissariato.
“Allora, che ti ha detto Lamark?”.
“Pomeriggio libero, non ha fatto troppe domande e neanche troppe storie”.
“Thomas, io devo dirti una cosa a proposito di questo...” continuò la ragazza cercando le parole più giuste  “ho cambiato idea, ho deciso che terrò il bambino...”.
“Davvero?!” chiese Thomas sorpreso.
“Davvero ,”rispose lei “ ed è anche per merito tuo, ti ringrazio!”.
“Di niente, gli amici servono anche a questo, no?”.

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Capitolo 11
*** Cambiamenti ***


Era tutto pronto, Thomas aveva il pomeriggio libero, aveva appena saputo che Chloé avrebbe tenuto il bambino ed era contento.
Erano le due meno venti, erano stati chiamati su un caso e avevano appena finito di fare i sopralluoghi, stanno percorrendo il vialetto che li condurrà alla macchina quando lei si accascia a terra e lancia un grido di dolore.
Thomas si ferma di colpo e la guarda impietrito.
“Froust chiami subito un’ambulanza, presto!” grida all’agente che è lì vicino.
Vede il panico negli occhi della ragazza, nonostante non dica niente, sa esattamente cosa sta succedendo ed è spaventato tanto quanto lei. È un aborto spontaneo, e se i soccorsi non arriveranno presto saranno guai.
Le prende la mano, cerca di tranquillizzarla, e non la lascia un istante, neanche durante il tragitto verso l’ospedale.

Arrivano all’ospedale quindici minuti più tardi e non lo lasciano entrare nella sala visite con lei.
Prova ad opporre resistenza ma l’infermiera del triage gli dice chiaramente che non può entrare, che deve avere pazienza ed aspettare che il medico venga a parlargli al termine della visita.
Guarda la porta scorrevole che separa la sala d’attesa dall’interno del pronto soccorso che si richiude dopo il passaggio della barella dove è distesa Chloé e rimane lì da solo.
Passa più di un’ora e per chi lo vede sembra un animale in gabbia, fa avanti e indietro per la sala d’attesa aspettando che il medico faccia capolino e gli dica ciò che in realtà sa già e che finalmente lo lasci entrare così da poterle stare accanto.
“Il signor Rocher?” chiede il dottore, un uomo sui quarant’anni dall’aria stanca.
“Si, sono io...” risponde Thomas.
“Piacere, dottor Jacques Lupin, prego, mi segua...”.
L’uomo lo fece accomodare nel suo studio per informarlo sulle condizioni di salute di Chloé.
“La signorina Saint-Laurent sta bene adesso, siamo riusciti a stabilizzarla, tra poco potrà vederla...” disse.
“E il bambino?”.
“Purtroppo non c’è stato niente da fare, ha avuto un aborto spontaneo e non abbiamo potuto fare altro che procedere al raschiamento e alla stabilizzazione della paziente. Mi dispiace, era lei il padre?”.
“No, io sono un amico della signorina, ma non il padre del bambino...” rispose Thomas infastidito “fra quanto posso vederla? L’avete già informata?”.
“No, si sta risvegliando adesso dall’anestesia e dobbiamo ancora informarla, se vuole può essere presente quando lo faremo...”.
“Certo che voglio!” concluse. Le aveva fatto una promessa, ed era fermamente intenzionato a rispettarla anche se non pensava che le cose sarebbero andate così.
Un’infermiera si avvicinò e gli chiese di seguirla e l’accompagnò in stanza da Chloé che ancora sonnecchiava.
Passano venti minuti circa prima che lei ritorni ad essere lucida, venti minuti durante i quali Thomas non lascia mai la sua mano, neanche quando il dottor Lupin entra in stanza per darle la notizia.
Poco dopo entra un’infermiera per cambiare la flebo alla ragazza e Thomas decide di telefonare ad Hoffmann per informarlo su quanto successo.
Si trova così a dover gestire la sua incredulità nell’apprendere della gravidanza e dell’aborto e si meraviglia quando lui conclude la telefonata dicendogli che sarà lì il prima possibile.
Rientra in camera di Chloé, le prende la mano e spera sinceramente che non si arrabbi più di tanto quando le dirà che ha chiamato Alexandre e come temeva, lei lo guarda con uno sguardo vuoto e non dice niente.
Mezz’ora scarsa è passata quando Alexandre bussa alla porta ed entra in stanza li trova ancora così, l’ispettore con l’aria stanca seduto su una seggiola accanto al letto che le tiene la mano mentre lei se ne sta ancora rannicchiata su un fianco con lo sguardo perso nel vuoto.
La cosa lo infastidisce perché è chiaro che il loro rapporto va oltre l’essere semplici colleghi e lo mette a disagio dover venire a patti con la realtà, e cioè che ha permesso a Rocher di starle accanto mentre a lui, che tecnicamente era un filo più coinvolto nella storia, ha scelto di non dire niente.
“Vi lascio soli...” dice infine Thomas alzandosi dalla sedia prima di rivolgersi a Chloé “se hai bisogno sono qui fuori...”.
Alexandre prende il posto di Thomas sulla sedia e dopo averle chiesto come sta le chiede perché non ha detto niente riguardo al bambino.
Chloé lo guarda, gli occhi di ghiaccio e senza dargli possibilità di appello lo affronta a muso duro.
“Ormai non è più un discorso che ha senso affrontare...”.
“Ma... “ provò a protestare il giudice.
“ Tra me e te è finita Alexandre, lo capisci?” continua la ragazza con una voce tremante “ So che lo capisci, lo sappiamo entrambi che non avremo mai un futuro insieme...”.
Quando vede la porta aprirsi, Thomas lo vede uscire dalla stanza come un cane bastonato, distrutto ed avvilito e dopo averlo salutato con un cenno della testa, lo guarda allontanarsi.
Rientra in stanza e trova la ragazza in lacrime, si mette a sedere sul bordo del letto e l’abbraccia dandole modo così di sfogarsi.
La tiene ancora stretta a se quando le dice che chiamerà Lamark ed entrambi si prenderanno qualche giorno di permesso.
“Tu perché devi stare a riposo, io perché così posso assicurarmi che tu non faccia di testa tua come sempre!” concluse accennando un sorriso
“No, davvero Thomas non importa, posso fare da me...” provò a protestare lei.
“Non se ne parla neanche, sbaglio o me lo avevi già promesso?”rispose lui non ammettendo repliche “ E poi è la cosa migliore da fare, non puoi restare da sola e sicuramente un po’ di compagnia non può farti che bene!”.
“Va bene...”rispose la ragazza esausta “non sia mai che io cominci a contraddirti proprio ora...”.
Rimangono così ancora un po’ poi Thomas è costretto a lasciarla perché è finito l’orario di visite e si salutano.
“Ti chiamo dopo, okay?” le dice prima di congedarsi.
“D’accordo...”.
Esce dall’ospedale stanchissimo, non vede l’ora di arrivare a casa per buttarsi in doccia e guardare un po’ di televisione con Luca prima di andare a dormire, ma prima deve passare in commissariato dove Gregoire lo sta aspettando.
Entra nell’ufficio del comandante e si mette a sedere.
“Cos’è successo?” gli chiede l’uomo.
“Saint-Laurent ha avuto un aborto spontaneo e ha perso il bambino...”.
“Cosa? Chloé incinta??”.
“Esatto. Era ancora al primo trimestre, non aveva ancora deciso se tenerlo o meno, per questo non ha detto niente...”.
“Eccetto a te...”.
“Esatto. Non voleva si sapesse, non prima che avesse deciso se tenerlo o meno...comunque,non è solo per questo che sono qui...”.
“Dimmi tutto...”.
“Ho bisogno che tu mi dia quattro giorni di permesso, sono tanti, lo so, ma è per un buon motivo....”.
“E quale sarebbe?” chiese il comandante.
“Domani Chloé viene dimessa dall’ospedale e viene a stare da me perciò ho bisogno di qualche giorno per starle dietro...” rispose lui sperando che la sua risposta non venisse travisata.
“Se si tratta di questo certo che non ci sono problemi... lei come sta?”.
“E’ Saint-Laurent, sai bene anche tu che non è facile capire cosa le passa per la testa però sta migliorando....un’ultima cosa, mi ha chiesto di chiederti di non dire niente agli altri per il momento, ci penserà lei al suo rientro, d’accordo?”.
“D’accordo, abbine cura, mi raccomando!” concluse Gregoire congedandolo.

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Capitolo 12
*** Convalescenza ***


Thomas e Lucas sono già in pigiama,  comodamente sdraiati sul divano e stanno guardando un po’ di televisione quando il primo ne approfitta per informare il figlio su quanto accadrà nei giorni successivi.
Gli spiega che Chloé aspettava un bambino che adesso non c’è più, che per questo motivo è ricoverata in ospedale e che quando verrà dimessa, il pomeriggio successivo, verrà a stare da loro per qualche giorno per potersi riprendere.
“Questo vuol dire che dovrai aiutarmi a far sì che non si strapazzi troppo, mi aiuterai?” gli chiede serio.
“Si papà, ti aiuterò... posso venire con te domani?” chiede Lucas senza tanti giri di parole.
“Certo che si, ora però a letto, forza!”.
Il pomeriggio successivo i due Rocher vanno in clinica a prendere Chloé che è sorpresa di vedere che sono entrambi lì per lei e la portano a casa.
Appena entra in stanza Lucas le corre incontro stando attento a non essere troppo brusco e l’abbraccia.
Thomas li guarda e non dice niente neanche quando il suo sguardo incrocia quello della ragazza, poi approfittando che il bambino era andato un momento nella sua stanza, le si avvicinò e le disse che poteva sistemarsi in quella che era la sua camera.
“ Sei sicuro? Perché  posso benissimo stare sul divano, davvero!” provò a protestare Chloé.
“Non se ne parla neanche, il dottore ti ha detto che devi riposare!”.
“Ma...”.
“Niente ma, io starò nella camera degli ospiti, tu prenditi la mia stanza e non ti preoccupare” concluse Thomas “intesi?”.
“Intesi...” concluse lei e andò ad abbracciarlo “grazie, davvero...”.
Sciolsero l’abbraccio e Chloé andò a sistemarsi.
Per Thomas fu una notte insonne, passata facendo la spola tra la stanza di Lucas e quella dove dormiva la collega per assicurarsi che entrambi stessero dormendo sereni e alla fine si appisolò sul divano quando oramai era quasi giorno.
 
“Papà??”.
Thomas aprì gli occhi e vide il figlio che ancora in pigiama lo guardava cercando di capire che cosa ci facesse lì.
“Lucas cosa ci fai già in piedi?” chiese sbadigliando.
“Hai dormito qui?”.
“Si tesoro, va tutto bene...” rispose, poi guardò l’orologio e realizzò che erano le sette e dieci passate “tu vai a cambiarti, io ti preparo la colazione...”.
Mentre aspettava che Lucas fosse pronto andò a dare un’occhiata alla collega e si sentì sollevato vedendo che ancora dormiva beatamente e che non aveva avuto incubi di alcun tipo.
Le scrisse un bigliettino che le lasciò sul comodino e uscì.
“Vado a portare Lucas a scuola, facciamo colazione insieme più tardi? Thomas”
Portò il bambino a scuola ed essendo di buon umore decise di fermarsi a comprare dei cornetti caldi in pasticceria così da portarli a Chloé per colazione e mentre cerca le chiavi per aprire il portone del palazzo, viene fermato da Alexandre che gli da addosso e gli chiede insistentemente della ragazza.
“Tu non capisci, mi devi dire dov’è, io ci devo parlare hai capito?!?!” gli urlò dietro Alexandre.
Thomas lo guardò con uno sguardo truce e cercò di trattenere la voglia di riempirlo di botte che sentiva farsi sempre più forte.
“Ascoltami bene perché non ho intenzione di ripetertelo ancora una volta,” gli urlò contro “ Chloé ti ha già detto chiaramente che la devi lasciare in pace, a me non interessa come farai basta che tu lo faccia...”.
Il giudice si allontanò con aria affranta e Thomas sorrise pensando alla faccia che avrebbe fatto se avesse saputo che lei stava passando la convalescenza a casa sua e al momento stava dormendo beata nel suo letto.
Entrò in casa, andò a posare la busta coi cornetti in cucina e andò a sbirciare per  vedere se fosse sveglia e la trovò che si stiracchiava nel letto.
“Buongiorno!!” gli disse Chloé “hai fatto presto...”.
“Si, c’era poca gente in giro...ti va di fare colazione?” chiese sorridendo.
“Si, volentieri...”.
“Allora dammi cinque minuti e non ti muovere, d’accordo?”.
“Ma cosa?!?” chiese lei incuriosita.
“Niente ma, tu aspettami qui e non ti muovere!”.
Corse in cucina, prese un vassoio e ci sistemò il sacchetto con le brioches, due tazze, il cartoccio del latte e quello del succo d’arancia, il bricco con il caffè ancora caldo e si diresse verso la camera.
“Eccomi, colazione a letto per la nostra signorina!” le disse entrando e sorrise vedendo la faccia stupita della ragazza.
“Thomas non dovevi...”.
“Chloé non l’avrei fatto se non mi andava...” le disse lui gentilmente “ lasciati coccolare ogni tanto...”.
Si sedettero sul letto e gustarono la colazione in tutta tranquillità e chiacchierano un pò .
Thomas non le dice dell’incontro che ha avuto con Hoffmann  per non turbarla e passano l’intera mattinata a chiacchiera dove Chloé seppur ancora provata dagli ultimi giorni e dalla perdita appena subita, accenna di tanto in tanto un piccolo sorriso.

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Capitolo 13
*** Progetti ***


Quella sera Chloé decise di alzarsi e dopo una cena a base di pizza, patatine e coca cola per la gioia di Lucas,  guardarono un film tutti insieme comodamente seduti sul divano.
Guardarono un cartone animato e arrivati poco dopo la metà il bimbo, stanchissimo, se ne va a dormire lasciando gli adulti da soli.
“Domani ti va se andiamo a fare un giro fuori città??” le chiede mentre continuano a guardare il film.
“Si, perché no, mi farà bene uscire un po’...” rispose lei accoccolandosi a fianco di Thomas che viene preso in contropiede e senza pensarci troppo le cinge la schiena con un braccio.
Arrivano i titoli di coda, Thomas spegne la televisione accorgendosi solo in quel momento che Chloé si è addormentata tanto che si alza cercando di fare il più piano possibile, la prende in braccio e la porta a dormire nel suo letto.
Intanto Chloé che si trova ancora in quella fase in cui il sonno è leggero apre gli occhi giusto in tempo per vedere che è nel suo letto, Thomas le ha appena rimboccato le coperte dopo averle dato un bacio sulla testa e riesce a prendergli la mano giusto in tempo prima che lui si allontani.
“Va tutto bene? Ti serve altro?” le chiede lui dolcemente.
“Rimani qui a dormire per stanotte, ti prego...” rispose lei “non voglio che passi un’altra notte sul divano, il letto è abbastanza grande per entrambi...”.
“Va bene...” rispose infine Thomas togliendosi la felpa rimanendo con la t-shirt “ trenta secondi e arrivo...”.
Si sistemano sotto le coperte, Chloé gli si accoccola accanto e dopo essersi augurati la buonanotte si addormentano.
-È una sensazione strana...- pensa lei tra se rendendosi conto che con Alexandre non era mai successo che potessero stare nello stesso letto senza fare altro se non dormire e che tutte le premure che il collega le aveva riservato da quando aveva perso il bambino senza farle troppe domande o mettendole addosso troppa pressione la facevano sentire meglio – Chloé Saint Laurent – si disse – mica ti starai innamorando seriamente, vero?. –
Decise che avrebbe pensato poi a quale sarebbe stata la risposta più giusta da dare e si addormentò.
Thomas sdraiato lì a fianco invece non riesce a prendere sonno, si interroga su quanto successo negli ultimi giorni e conclude che si, prima o poi le avrebbe detto tutto.
 
Le sette e trenta del mattino e Chloè si è alzata dal letto stando attenta a non svegliare Thomas che nel corso della notte l’aveva abbracciata e facendo meno rumore possibile si mette a trafficare per la cucina per preparare la colazione.
Thomas apre gli occhi, si guarda intorno e non trovandola vicino a se decide di alzarsi.
- Dove diamine è andata adesso?- si chiede uscendo dalla camera.
Poi sente l’aroma di caffè e si avvicinò alla cucina per vedere cosa faceva senza farsi notare ma viene battuto sul tempo da Lucas che corre ad abbracciare la ragazza.
“Buongiorno!” disse infine entrando in cucina stiracchiandosi.
 “Ciao papà!” rispose Lucas che nel frattempo si stava versando i cereali nella tazza.
“Buongiorno!” rispose lei sorridendo.
Finirono di fare colazione poco dopo e mentre si stanno cambiando per andare fuori le dice di portarsi dietro un cambio.
“Come mai?” chiede lei.
“Tu non ti preoccupare, ogni cosa a suo tempo!” rispose lui sornione.
“D’accordo vada per il cambio, vedo che le domande stamani non servono più di tanto...”.
“Esatto, vedo che ci sei arrivata!”.

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Capitolo 14
*** Giornata in famiglia ***


Salirono in macchina e non sapeva ancora dove sarebbero andati quando, arrivati fuori città Thomas svelò finalmente il suo piano.
“Andiamo a fare un giro sulla costa che ne dici? Le Havre per la precisione...”.
“Sicuro che non sia un po’ troppo lontano per un giorno solo?”.
“Ecco perché ti ho detto di portare un cambio, perché rimaniamo fuori per la notte!”.
“Cooosa??! Perché non me lo hai detto prima?”.
“Perché volevo fosse una sorpresa!”.
“Ma...”.
“Niente ma, i miei abitano a Le Havre, li ho già chiamati e ci stanno aspettando, restiamo a dormire lì così possiamo prenderla con calma e così Lucas può stare un po’ coi nonni!”.
“Da quant’è che stavi architettando il tutto?” chiese infine Chloè stupita.
“Ma...da l’altro ieri più o meno, ho pensato che potesse farci bene qualche giorno lontano da Parigi!” rispose lui.
- ovvero da quando ho incontrato il giudice sotto casa- pensò, ma non le disse niente.
Dopo poco più di due ore di viaggio arrivarono a casa dei genitori dell’ispettore che li accolgono a braccia aperte.
Thomas aveva anticipato loro che sarebbero arrivati in tre, che non c’era bisogno di fare troppe supposizioni perché Chloè era un’amica, aveva accennato anche all’aborto per non incappare in situazioni poco piacevoli e confidava nella sensibilità di sua madre perché il loro soggiorno lì fosse il più piacevole possibile.
Vianne Rocher era una simpatica signora di sessantacinque anni, con i capelli grigi e due occhi verdi molto intensi che osservavano attenti ogni movimento mentre il padre di Thomas, Henri era la copia esatta del figlio, solo che invece di trentasette, di anni ne aveva sessantotto.
Lui e il figlio si assomigliavano in maniera veramente sconcertante, se non per i capelli che oramai si erano ingrigiti del tutto e la forma un po’ appesantita, erano praticamente uguali.
I coniugi Rocher subito accolsero Chloè calorosamente facendola sentire parte della famiglia e Thomas ne era contento, sapeva la sua storia, conosceva il suo burrascoso passato familiare e un po’ di quiete non poteva farle che bene.
Così mentre i tre Rocher erano in giardino a  giocare a pallone, Vianne ne approfittò per scambiare quattro chiacchiere con la ragazza.
Aveva capito subito che suo figlio provava qualcosa per lei anche se a loro l’aveva presentata come amica, non solo perché era la prima che aveva portato dalla morte di Margot ma anche perché le aveva permesso di avvicinarsi al figlio e sapendo quanto Thomas fosse poco incline ad aprirsi, quella ragazza doveva significare molto per lui, così mentre preparando la merenda e ne approfittò per conoscerla un po’.

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Capitolo 15
*** Abbi fiducia in te stesso ***


“Mamma...” disse Thomas affacciandosi alla porta della camera dei genitori.
“Thomas, accomodati...” rispose la donna va tutto bene?.”
“Si... ascolta, posso lasciarvi Lucas questa sera? Mi piacerebbe uscire a cena fuori con Chloè e poi fare un giro al molo...”.
“Certo tesoro, non ci sono problemi!” rispose Vianne “ e un’ultima cosa, ricordati che domani a pranzo vengono anche le tue sorelle...”.
“Tutta la truppa al completo?!” chiese lui.
“Esatto. Non ti preoccupare, ho già detto sia ad Adèle che ad Odile di non fare troppe domande riguardo alla tua amica, anche se lo sai anche tu come sono fatte quelle due..”.
“Si lo so...quando partono chi le ferma più?!” rispose Thomas pensando alle sorelle “Léo invece?”.
“Se non ricordo male domani è di riposo, penso ci sarà anche lui...”.
“Proprio tutti eh mamma?!”.
“E dai Thomas, “ rispose di tutto punto Vianne “per una volta che tu e Lucas venite qua da noi senza che ci siano di mezzo le vacanze di Natale, lo sai che le ragazze muoiono dalla voglia di vedere e coccolare un po’ il loro burbero fratellone!!”.
“Lo so, e anche Lucas sarà contento di rivedere le zie ma sputa il rospo invece di cambiare argomento come se niente fosse, cosa volevi chiedere in realtà?”.
“Chi?!!Io?!?”.
“Si proprio tu, è tutto il giorno che ci stai studiando pensando che nessuno ti veda perciò forza, qual è il quesito questa volta?” rispose fingendosi alterato “io e Chloé siamo amici come te lo devo dire mamma, lavoriamo insieme!!”.
“Eppure tesoro, so che non ti piace sentirtelo dire ma in qualche modo sei diverso dall’ultima volta che ci siamo visti, sei proprio sicuro che non ci sia altro?!”.
“Ma...”.
“Lo so che ti senti ancora in colpa per Margot nonostante siano già passati quasi cinque anni però...”.
E fu proprio in quel momento che Thomas crollò. Poggiò la testa sulle mani sconsolato.
Erano poche le persone che riuscivano a toccarlo nel vivo e sua madre era una di quelle.
“Tu credi che sia la persona giusta?”.
“Questo non lo so tesoro, però vedo che sei meno inquieto del solito e anche Lucas è meno chiuso in se stesso...” rispose Vianne dolcemente.
“Le si è affezionato parecchio in effetti” convenne Thomas “ e anche io...”.
“E cosa ti trattiene allora??!”.
“Non è facile mamma, ha appena perso il bambino dopo che con molta fatica aveva deciso di darsi una possibilità come madre e tenerlo, ho rischiato di mettere le mani addosso al suo ex quando me lo sono ritrovato sotto casa che mi urlava contro perché doveva assolutamente parlarle e lei non lo sa ancora,io non so come potrebbe reagire se le dicessi quello che provo e più di ogni cosa ho paura di perderla...”.
Vianne si avvicinò e lo abbracciò come faceva quando era più piccolo.
“Tesoro mio abbi più fiducia in te stesso,” gli disse carezzandogli la testa dolcemente “ci ho parlato un pò prima mentre voi eravate in giardino a giocare e penso che anche lei abbia le tue stesse paure, non lasciare che le cose non dette si frappongano fra di voi, se ti vuole bene come penso che te ne voglia, capirà...”.
“Lo spero” concluse Thomas tenendola stretta “Grazie!”.
 

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Capitolo 16
*** Passeggiando ***


Thomas cominciava a sentire l’agitazione aumentare, gli sembrava di essere un liceale al primo appuntamento e questo non era decisamente da lui.
Chiese a Chloé se le andava di uscire fuori a cena e dopo aver sentito il suo piano per la serata la ragazza accettò entusiasta.
Erano le dieci passate quando uscirono dalla pizzeria, la serata procedeva tranquilla e loro avevano parlato del più e del meno senza toccare argomenti che per entrambi erano troppo spinosi.
“Ti va di fare quattro passi sul molo?” le chiese infine.
“Certo!” rispose lei.
Stavano camminando per arrivare fino al faro, le luci del porto facevano compagnia e creavano un’atmosfera particolare.
Arrivati al faro il vento si è alzato e comincia a farsi più forte e Chloé comincia a sentire freddo nonostante abbia anche un maglioncino abbastanza pesante sotto il giacchetto.
Thomas se ne accorge e le chiede se va tutto bene e quando la sente rispondere battendo i denti,  le prende le mani e ci soffia su dopo averle prese fra le sue per scaldarla un po’.
“Meglio?” le chiese infine.
“Meglio...” rispose lei.
Continuano a camminare vicini e come fosse la cosa più normale del mondo lui non le lascia la mano e l’abbraccia tenendola stretta.
Forse perché presa in contropiede o forse perché sentiva di stare bene in quel momento, senza pensarci troppo Chloè poggia la testa sulla spalla dell’ispettore annullando ancora di più la distanza tra di loro.
“Tutto bene?” le chiede baciandole la punta del naso prima di proseguire e posarle un bacio delicato sulle labbra.
Andò cauto, non sapeva come avrebbe reagito lei e l’ultima cosa che voleva era che pensasse che aveva fatto tutto questo per approfittarsene.
Dopo qualche istante Chloè lo ferma e dopo essersi ricomposta lo guarda stranita vedendo la delusione sul suo volto.
“Scusa io...” provò a dire cercando una giustificazione.
Thomas la abbraccia e tenendola stretta a se le dice che non c’è niente di male, e che anzi, forse era lui a doverle chiedere scusa.
“Già pentito?” chiese infine.
“Niente affatto Chloè” rispose lui parlandole a bassa voce vicino ad un orecchio “e sai perché? Perché era già da molto prima che tu cominciassi ad uscire con Hoffmann che volevo farlo ma non volevo perdere la nostra amicizia...”.
“ Ma non mi avresti persa  Thomas,”concluse lei buttandogli le braccia al collo per giocare con il bavero del suo giaccone anche se era una banale scusa per riavvicinarsi e lo sapevano entrambi “a prescindere da quello che è successo poco fa, io ti voglio bene, è questo che conta!”.
Thomas si sentiva sollevato, non si sarebbe mai aspettato che lei potesse essere così tranquilla dopo tutto quello che aveva passato negli ultimi giorni e aveva un grande sorriso stampato in faccia mentre Chloé nonostante si gustasse lo stretto contatto con lui e il calore che ne derivava, aveva mille domande che le frullavano per la testa e alle quali la sua indole fin troppo razionale per certi versi, doveva per forza trovare un senso logico.

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Capitolo 17
*** Paura di dormire ***


Rientrarono a casa senza accennare parola a quanto successo al molo.
Chloè stava ancora analizzando il tutto cercando di fare un quadro dettagliato della situazione mentre Thomas si stava chiedendo se avesse esagerato e se e quando dirle che Hoffmann si era rifatto vivo.
Per entrambi si sarebbe prospettata una nottata in bianco quando avvenne l’impensabile.
Arrivati davanti alla porta della sua camera la ragazza lo fermò prende dogli una mano.
“Grazie...”gli disse poi abbracciandolo “ davvero, buonanotte, ci vediamo domani...”.
“Buonanotte...” rispose lui spiazzato.
Si trovavano ognuno nelle rispettive camere quando Chloè sentì delle urla provenire dalla stanza a fianco della sua, la stanza di Thomas.
Decise di andare a vedere prima che svegliasse Lucas e i suoi genitori e senza troppi indugi entrò in camera dell’ispettore.
Stavolta era lui ad avere gli incubi, si stava dimenando come un ossesso mentre ancora dormiva e lei doveva assolutamente fare qualcosa per aiutarlo.
Si sedette sul bordo del letto e cominciò a chiamarlo cercando di svegliarlo.
Dopo qualche minuto lui si mise a sedere e lei riuscì a posargli una mano sulla spalla.
“Thomas svegliati...” disse dolcemente “va tutto bene, era solo un brutto sogno!”.
L’uomo si rinvenne realizzando dove si trovava e ch lei gli era accanto.
“Cos’è successo?” chiese.
“Stavi urlando, ti ho sentito e sono venuta a vedere prima che tu svegliassi anche gli altri...” rispose lei “come ti senti?”.
“Io ricordo solo di aver rivisto la scena...”.
“Margot?” chiese lei senza aggiungere altro.
Thomas fu scosso da un brivido e fece cenno di si con la testa.
Chloè gli accarezzò una guancia e poi lo abbracciò tenendolo stretto come a volerlo cullare.
“Va tutto bene, era solo un brutto sogno...”gli disse sottovoce “prova a dormire, vedrai passa tutto...”.
Stava per sciogliere l’abbraccio quando lo sentì dire “ti prego, resta...”.
Non poteva (e non voleva, ma ancora doveva familiarizzare con questa parte del ragionamento) lasciarlo solo.
Vederlo sconvolto in quel modo non era affatto semplice e la faceva soffrire in un modo che non aveva mai provato prima e così, per il bene di entrambi decise di restare lì.
“Ti va se proviamo a dormire?” gli chiese infine.
“Non voglio...” rispose lui “ho paura di dormire...”.

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Capitolo 18
*** Nella notte ***


Sentendo la sua risposta Chloè gli prese il volto tra le mani e si sistemò in ginocchio davanti a lui così che potessero guardarsi negli occhi.
“Ascoltami te lo giuro, andrà tutto bene, ci sono io con te, no ti lascio solo...” gli disse non rendendosi conto di aver usato le stesse parole che aveva usato lui a suo tempo.
Poi, come se la sua razionalità fosse andata a farsi benedire tutta d’un botto andò a posare un bacio sulle labbra di Thomas che fu preso letteralmente in contropiede.
All’inizio fu un bacio strano per entrambi che lentamente presero confidenza e cominciarono ad osare un po’ di più.
Ben presto si trovarono sdraiati sul letto ma senza dirsi niente non andarono oltre baci, coccole e carezze.
Entrambi sapevano che non era quello il momento giusto, erano troppo sconvolti e rischiavano di rovinare quello che c’era stato e quello che magari doveva ancora venire.
Rimasero così, abbracciati e vicini per un bel po’, sdraiati su un fianco uno di fronte all’altro.
Chloè aveva la testa poggiata su una mano mentre l’altra era posata all’incirca sulla tempia di Thomas e andava  con le dita a descrivere ritmicamente piccoli cerchi tra i suoi capelli.
Lui invece la teneva stretta a se e con una mano le accarezzava un fianco.
Passarono diversi minuti durante i quali nessuno dei due parlò fino a quando fu lei a prendere parola.
“Ne vuoi parlare?” chiese.
Per tutta risposta Thomas le diede un altro bacio.
“Non mi riferivo a questo...” rispose lei accennando un sorriso “ lo so che le riesce bene a non provi a cambiare argomento ispettore, perché non attacca!”.
“Beh...perlomeno ci ho provato!” le disse Thomas  con aria innocente.
“Vabbè, per quello ci sarà tempo...” gli disse spostando la mano sulla guancia “non mi hai ancora risposto...”.
Thomas si fece serio, le prese la mano che aveva appena spostato e la strinse forte.
“Ho rivisto la scena” disse “ quando ho trovato Margot sul luogo dell’incidente e  colleghi della stradale non volevano farmi passare...”.
Così le raccontò tutta la storia per intero, per la prima volta da che si erano conosciuti.
Prima di allora le aveva raccontato i fatti a grandi linee ignorando che lei avesse sbirciato nel suo fascicolo e aveva letto i rapporti sull’accaduto.
Thomas si sentì sollevato, non erano molte le persone con le quali aveva vuotato completamente il sacco ma proprio perché il loro rapporto avrebbe potuto prendere una piega più seria di quanto non lo fosse stato fino a quel momento, aveva deciso di essere sincero e non nasconderle niente (o quasi).
Chloè al sentire il racconto venne scossa da un brivido, al che Thomas la coprì con la coperta per farla stare più calda e la tenne più vicina a se.
Chiacchierarono, di tanto in tanto si baciarono, fino a che Morfeo non li colse impreparati e li avvolse nel suo abbraccio.

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Capitolo 19
*** Tutto questo grazie a lei ***


Quella mattina Chloè si svegliò presto, voleva alzarsi e rientrare nella sua stanza prima di potersi ritrovare in una qualsiasi situazione strana, ma Thomas la teneva così stretta che le fu praticamente impossibile muoversi.
Lo osservò qualche istante prima di svegliarlo rimanendo come ipnotizzata.
Era sereno, rilassato e potendolo osservare indisturbata così da vicino notò una piccola cicatrice sul labbro superiore e si ritrovò a immaginare come se la potesse essere fatta.
Andò a posare un piccolo bacio sulla bocca dell’uomo e poi con la punta del naso rigorosamente gelato andò a sfiorargli il collo fino ad arrivare all’orecchio.
“Thomas sveglia...” gli disse ottenendo come risposta solo un grugnito “devo rientrare in camera prima che si sveglino tutti!!”.
Un altro grugnito e poi anche lui cominciò ad orientarsi.
“Che ore sono?” chiese trattenendo a stento uno sbadiglio.
“Quasi le sette... buongiorno dormiglione!” gli disse accennando un sorriso e scompigliandogli i capelli.
Thomas non aggiunse altro ma le diede un bacio a fior di labbra.
“Buongiorno anche a te...” le disse subito dopo.
“Meglio se vado...” concluse lei spiazzata, non perché le dispiacesse ma perché con lui non voleva partire a mille subito come aveva fatto con Alexandre. No, con lui, anche se non sapeva ancora definire quello che c’era, voleva andare con calma e fare ogni cosa a suo tempo “ ci vediamo dopo...”.
Thomas la guardò alzarsi dal letto e uscire dalla sua stanza senza dire niente.
Non sapeva cosa pensare, i segnali che lei inviavano erano decisamente in contrasto tra loro, il che poteva definirsi la normalità quando si trattava di Chloè.
Per ammazzare il tempo andò a farsi una doccia per riprendersi dalla notte appena passata e schiarirsi le idee.
Tornò in camera che era già ora di andare a fare colazione dando così inizio a quella lunga giornata. Si preparò alla raffica di domande che le sorelle avrebbero fatto e confidò nella presenza di suo fratello Lèo che condividesse con lui gli sguardi indagatori delle ragazze.
Doveva essere impassibile e non far trapelare niente ma non appena Vianne lo vide entrare in cucina si accorse subito che c’era qualcosa di diverso in lui e quando Chloè entrò in cucina tenuta per mano da Lucas, vedendo una luce diversa negli occhi del figlio ne ebbe la conferma ed era entusiasta.
Thomas stava uscendo dal suo guscio per la prima volta dalla morte di Margot, lentamente stava ritrovando un po’ di quella serenità che da troppo tempo aveva perso e lentamente stava ritornando quello che era un tempo.
E tutto questo grazie a lei, che era riuscita in qualche modo a scalfire la sua corazza di duro  riuscendo a vedere il vero Thomas tenuto insieme a stento da dei pezzi di cerotto laceri che si nascondeva lì dentro cercando di dare un senso al suo dolore.

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Capitolo 20
*** Pranzo in famiglia ***


Lucas andò a salutare il padre e poi cominciò a fare colazione mentre Thomas, seduto accanto a Chloè, beveva il suo caffè perso nei suoi pensieri.
Ben presto casa Rocher si riempì di voci e schiamazzi e venne investita dall’allegria, la giornata con tutta la famiglia era appena cominciata.
La prima ad arrivare fu Odile, la più piccola delle sue sorelle.
Odile Rocher, trentaquattro anni ancora da compiere, il trentun dicembre per l’esattezza era una brillante anatomo patologa in forza al dipartimento di medicina legale che molto spesso collaborava con il dipartimento della polizia giudiziaria della città.
Era una ragazza dai lineamenti fini, con due grandi occhi verdi come quelli della madre incorniciati da un cesto di riccioli castani.
Sposata da qualche anno con Julien, suo amico d’infanzia, avevano due bambini di tre anni, Camille e Thèo.
“Mamma!!! Papà!!! Siamo arrivati!!!” disse Odile aprendo la porta di casa.
“Tesoro vieni, siamo in cucina!!” rispose Vianne.
La ragazza, che teneva per mano la piccola Camille si fermò sulla porta della cucina.
“Non ci credo!!” disse lasciando la mano della piccola che sentendosi libera si era avvicinata alla nonna “lo straniero più burbero che conosca che ritorna a casa... tato!!!!”.
Odile che aveva sempre straveduto per il fratello corse verso di lui e lo abbracciò.
“Ciao pulce!” rispose lui tenendola stretta “allora come stai? Fatti vedere!!”.
Dopo qualche minuto si staccarono e Thomas salutò la nipote che lo guardava sospettosa mentre Odile venne letteralmente placcata da Lucas felice di rivederla.
“Amore!” disse lei stringendolo a se “come stai?”.
Passò qualche minuto e poi Camille si avvicinò a loro, prese la mano di Lucas e lo condusse dal padre e dal fratello.

Chloè intanto osservava la scena, era una novità per lei vedere Thomas e il figlio così tranquilli e sorridenti ed era felice di aver avuto la possibilità di vederli in un contesto sereno com’era quello familiare.
Poi Odile andò a salutare i genitori e senza farsi notare troppo Thomas si trovò a scrutare il volto di Chloè cercando di capire cosa le passasse per la testa.
“Dove sei?” le chiese avvicinandosi vedendola persa tra i suoi pensieri.
“Cosa?” chiese lei.
“Ti ho appena chiesto dove sei, sei persa nei tuoi pensieri!”.
“Oh... scusami...” rispose lei arrossendo “non me ne ero accorta, dicevamo?”.
“Lo vedo... Cos’è che ha rapito il tuo interesse stavolta?”.
Chloè non fece in tempo a rispondere che Adèle, l’altra sorella, fece capolino in cucina.

“Ciao a tutti!!” esordì e poi rivolta al fratello “ Ciao anche a te fratellone!”.
“Ciao anche a te ranocchietta...” rispose lui abbracciandola “come stai?”.
“Bene!” rispose lei.
“E la piccola come sta?”.
“Agitata, secondo me da grande sarà una contorsionista, non fa altro che rigirarsi in continuazione...”.
Allora Thomas si inginocchiò davanti al pancione della sorella e cominciò a parlargli.
“Ciao piccola, è lo zio Thomas che ti parla, mi raccomando, non fare troppo la dispettosa con la mamma, per quello avrai tantissimo tempo, te lo assicuro!”.
“Ehi...” rispose la sorella scompigliandogli i capelli “visto che è cosi, ricordati che ti chiamo se mi fa dannare eh, sei avvertito fratellone!!”.
Adèle Rocher aveva trentasette anni, un anno meno di Thomas ed era in attesa del quarto figlio.
Come la sorella, anche lei aveva due grandi occhi verdi come quelli di Vianne e un sorriso contagioso.
“E il resto della truppa dove l’hai messa?” le chiese proprio Odile.
“Mathieu è di turno in radiologia fino alle quattordici, Benjamin e Gäel sono in giardino con Lucas e tuo marito e il troppo silenzio mi dice che le bimbe stanno smontando il salotto” rispose Adèle.
Sentendo quest’ultima affermazione della figlia, Henri, che stava leggendo il giornale, si alzò deciso ad andare a supervisionare i giochi delle nipoti.
Odile lanciò uno sguardo alla sorella e Vianne, costantemente con le antenne alzate, ne approfittò per presentare Chloè alle sue figlie.
“Lei è Chloè” disse avvicinandosi alla ragazza “è un’amica nonché collega di vostro fratello...” anche se il sottotesto era “tenetevi le vostre congetture per voi, questo non è il momento!”.

Le due si presentarono e poco dopo Thomas chiese alla ragazza se aveva voglia di conoscere i nipoti.
Non solo per toglierla dallo sguardo indagatore delle sorelle ma anche perché, conoscendola, voleva che la conoscenza della sua grande quanto chiassosa e stupenda famiglia avvenisse per gradi.
“Allora,” chiese incuriosito “si può sapere cosa stavi osservando così assorta prima?”.
“Stavo osservando le tue reazioni a dire la verità!” rispose lei.
“Ah si?!?” proseguì Thomas “e cosa ha notato signorina?”.
“Avevi un espressione totalmente beata mentre abbracciavi le tue sorelle, e non so se te ne sei reso conto ma è da quando siamo arrivati che non sei il solito brontolone che conosco, sei meno musone e visto che siamo in vena di confessioni, mi piaci di più quando sorridi!” concluse lei chiedendosi come le fosse venuta in mente l’ultima parte del discorso.
Thomas non disse niente ma le prese la mano e la strinse forte.
“So che non è facile” le disse “ma grazie per quello che fai per noi, sia per me che per Lucas...”.
“Di niente...”.
“E grazie per ieri sera, davvero...”.
“Ehi... non dirlo neanche, siamo una squadra, no?!” rispose lei.
“Esatto e a proposito di questo...” indugiò un attimo e poi proseguì “so che ti ho detto che avrei dovuto farlo a suo tempo prima che tu cominciassi a frequentarlo ma visto che ci siamo, te lo dico adesso...”.
Chloè lo guardava preoccupata, poi lo vide fare una pausa, prendere fiato e finire il discorso.
“Chloè io...” le disse infine “ penso proprio di essermi innamorato di te...”.
Lei non fece in tempo ad aggiungere altro che vennero richiamati in sala dall’arrivo di Lèo con la moglie Elise e la loro bimba di appena sei mesi, la piccola Mathilde.

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Capitolo 21
*** Conversazioni spiacevoli ***


Thomas si ritrovò così a salutare il fratello perdendo di vista Chloè.
Forse aveva sbagliato a dirle cosa provava così presto ma sentiva che era quello il momento, se non l’avesse fatto in quel momento probabilmente l’avrebbe rimpianto e non poco.
Chloè era ancora dove l’aveva lasciata, gli occhi sgranati, non riusciva a credere a cosa aveva sentito.
Non perché le dispiacesse, anzi, probabilmente Thomas l’aveva preceduta giusto di qualche giorno, una settimana al massimo, ovvero il tempo che le sarebbe servito per dare fiducia e prendere confidenza con l’idea che per lei Thomas Rocher era molto più che un amico e collega e che forse poteva davvero riuscire ad intraprendere una relazione sentimentale con lui.
Il cervello le andava a mille, componeva e scomponeva i suoi pensieri ossessivamente quando sentì la testa girare e andò nella camera dove avrebbe dovuto dormire quella notte e si sdraiò.
“Okay Chloè, calmati...” disse ad alta voce chiacchierando con se stessa “ non c’è niente di strano in quello che ha detto, in fin dei conti è anche quello che provi anche tu, no? E poi Thomas non è Alexandre, ti conosce, ti vuole bene, se così non fosse non sarebbe certo stato al tuo fianco in ospedale e neanche ti avrebbe praticamente imposto di passare la convalescenza a casa sua...e allora cos’è che ti turba? Lo ami? Probabile.
E forse è proprio questo che ti preoccupa di più...ti ha appena detto che si è innamorato di te e non da poco, visto che hai frequentato Alexandre qualche mese...”.
Si bloccò un attimo e poi cominciò a muovere freneticamente le mani.
“Glielo devo dire, e glielo devo dire subito...” concluse.
Improvvisamente si sentì meglio, o meglio, il giramento di testa aveva lasciato spazio ad un magone alla bocca dello stomaco.
Stava per uscire dalla sua camera quando il telefono prese a squillare e lei senza neanche guardare lo schermo, rispose.
“Chloè Saint-Laurent...”.
“Chloè sono io...”disse la voce dall’altro capo del telefono e dopo averla riconosciuta, Chloè capì che non sarebbe stata una conversazione piacevole.
 
“Che cosa vuoi ancora Alexandre?”.
“Voglio parlarti, ho bisogno di vederti Chloè, io non ce la faccio più!”.
“Te l’ho già detto” rispose lei cominciando ad alterarsi “è finita, non voglio più vederti ne sentirti se non per fatti strettamente attinenti al lavoro.”.
“Cos’è, te la fai con Rocher adesso? Dopo neanche una settimana che hai perso nostro figlio, sei incredibile!”.
“Che cosa??”.
“Vi ho visti Chloè, come vi girate intorno, come ti  guarda e come ti protegge, quasi fossi una sua proprietà!”.
“Ma di che diamine parli, per caso ti sei bevuto il cervello tutto in una volta sola? E poi anche se fosse, quello che faccio o non faccio non ti riguarda più!!”.
“ E allora  perché riguarda Rocher?!”.
Chloè ignorò volutamente di rispondere a quella domanda e riprese il suo discorso.
“E poi, giusto per essere chiari non hai nessun diritto di parlare di mio figlio visto che non hai neanche avuto il coraggio o la decenza di dirmi che eri sposato né tantomeno il diritto di parlar male di Thomas, io e te non stiamo più insieme!!” gli urlò contro furiosa.
“Certo che ne ho diritto, era anche mio figlio, così come ho diritto di sapere dove vivi e come stai senza che quello stupido del tuo collega mi metta le mani addosso urlandomi contro di starti lontano senza averne affatto il diritto!”.
Chloè rimase spiazzata dalle affermazioni del suo interlocutore riguardo a Thomas e decise che avrebbe chiesto direttamente a lui.
“ Cos’è? Non ti aspettavi che il tuo ispettore potesse fere una cosa del genere, eh Chloè? Beh, ti sbagli...” sbottò il giudice “non è certo lo stinco di santo che vuole farti credere!”.
“Sai che c'è? Che mi sono proprio stufata, se stavi cercando di farti perdonare sappi che stai fallendo su tutta la linea” rispose lei furente “vai al diavolo Alexandre Hoffmann e vedi di non farti più sentire!”.
Concluse la telefonata e lanciò il telefono sul letto come se scottasse.
La telefonata appena conclusa l’aveva turbata non poco, soprattutto perché volontariamente o meno, Alexandre aveva toccato dei tasti che per lei erano dannatamente delicati: il bambino che aveva appena perso e Thomas.
Come poteva anche solo pensare che fosse così insensibile da non essere distrutta dalla perdita del bambino?
E come poteva anche solo pensare di poter aver voce in capitolo quando gli aveva chiaramente detto che tra loro era tutto finito.
Uscì dalla camera e si diresse in bagno e davanti alla sua immagine riflessa allo specchio scoppiò a piangere dando sfogo a tutte quelle emozioni che aveva tentato di tenere dentro di sé durante la telefonata.
Un grazie a chi legge, e un grazie a chi lascia commenti, siano essi positivi o negativi sono sempre uno spunto per migliorare. Lisa

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Capitolo 22
*** Parlami ***


Nel frattempo Thomas era in sala da pranzo con la sua famiglia e aveva appena terminato di salutare il fratello, sua cognata e la nipote.
Aveva appena riconsegnato la piccola Mathilde nelle braccia della madre quando Vianne invitò i suoi figli e le loro famiglie, a mettersi a sedere perché il pranzo era pronto per essere servito e lui si vedendo che Chloè mancava all’appello decise di andarla a cercare.
Stava percorrendo il corridoio della zona notte quando se la trovò davanti e le andò a sbattere contro.
“Ehi, sei qui...” le disse scusandosi “ ti ho cercata per tutta la casa!”.
“Si, avevo dimenticato una cosa in camera...” rispose lei vaga senza alzare lo sguardo da terra e Thomas capì subito che c’era qualcosa che non andava.
“Va tutto bene?”le chiese.
“Si certo...”rispose lei senza guardarlo. Sapeva che s l’avesse fatto non sarebbe riuscita a non dirgli niente e non voleva che lui la vedesse piangere di nuovo.
“Ehi...” le disse posandole un dito sotto il mento per costringerla ad alzare lo sguardo “lo so che c’è qualcosa che non va, ti prego, guardami, sono qui, parlami, non tenere tutto per te!”.
Chloè rimase rapita dai suoi profondi occhi color nocciola, non riuscì a trattenere le lacrime e singhiozzando cercò rifugio tra le sue braccia.
“Ehi...” le disse tenendola stretta cercando di farla calmare “va tutto bene, mi dici cos’è successo?”.
Lei gli raccontò a grandi linee che cosa era successo omettendo alcuni dettagli che avrebbe approfondito in altra sede.
Thomas la tenne ancora un po’ stretta a se e poi la accompagnò fino alla porta del bagno così che potesse darsi una sciacquata e ricomporsi un po’.
“Ti va se dopo andiamo a fare quattro passi da soli, io e te, così mi racconti tutto?” le chiese dopo ottenendo come unica risposta un cenno affermativo con la testa.
“Bene...” concluse lui infine “andiamo di là prima che tutta la truppa ci venga a cercare e si faccia chissà quali strane idee!”.

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Capitolo 23
*** Confessioni ***



Il pranzo passò veloce e anche se cercava di non darlo a vedere, Vianne si accorse subito che Chloè era stravolta, avrebbe voluto dirle qualcosa ma Thomas le fece capire che non era il caso di preoccuparsi.
Così, mentre il resto della famiglia si sistemava in salotto coi bambini per guardare un cartone animato in dvd, lui la trascinò fuori casa.
Era una giornata grigia come l’umore della ragazza, ma non pioveva, il che permise loro di andare a fare quattro passi nel parco lì vicino.
Camminavano e Thomas attese qualche minuto prima di mettersi davanti a lei con le braccia incrociate.
“Allora, mi dici cos’è successo??”.
Lei non rispose e continuò a camminare ignorandolo volutamente così Thomas la seguì e la fermò.
“Ascolta, mi dici che hai? Perché è ovvio che c’è qualcosa che non vuoi dirmi...” le disse.
“Ecco... in realtà sono due le cose che devo dirti, però devi promettermi fin da ora che non ti arrabbierai o farai di testa tua” gli disse tutto d’un fiato.
Thomas si avvicinò e la abbracciò cercando di infonderle un po’ di coraggio.
“Allora...” iniziò la ragazza “la prima cosa è che anche io penso di essermi innamorata di te anche se c’è voluto un po’ di tempo prima che lo capissi...”.
Thomas sentendo la sua bizzarra dichiarazione della ragazza e non resistette alla tentazione di avvicinarsi per baciarla ma lei lo fermò. Non perché non volesse, ma perché sapeva che se si fosse lasciata andar avrebbe perso la concentrazione necessaria per riuscire a finire il discorso.
“Aspetta...”gli disse vedendo l’aria confusa sul suo volto “non voglio che ti distrai troppo, tutto qui...”.
“Cos’è successo?” gli rispose lui assumendo un tono vagamente professionale.
“Prima quando sei venuto a cercarmi c’era un motivo se mi hai visto in quello stato...ero andata un attimo a stendermi, dopo che mi avevi detto cosa sentivi, mi girava la testa...”.
“E perché non me lo hai detto invece di sparire?”.
“Non è questo il punto, o perlomeno non adesso, il fatto è che mentre ero lì ho ricevuto una telefonata di Alexandre...”.
“Hoffmann?” chiese lui quasi infastidito “cosa vuole ancora?”.
Così Chloè gli raccontò tutto dopo essersi seduti su una panchina gesticolando incessantemente con le mani gli raccontava di come lui le avesse dato dell’insensibile riguardo alla perdita del bambino mentre la mano di Thomas le accarezzava gentilmente la schiena.
“Perché non mi hai detto che lo hai incontrato sotto casa tua nei giorni scorsi?”
- Ci siamo...colpito e affondato...- pensò Thomas – non ti resta che dirle tutto!-.
“Io non ho detto niente per non turbarti” rispose infine “ma vedo che ho fallito su tutta la linea...”.
“Non è vero” gli disse lei “ solo potevi parlarmene invece di tenerti tutto per te come sempre...”.
“Lo so...” cercò di giustificarsi lui “ e ti chiedo scusa per tutto quello che hai dovuto sentire, ma è vero, gli ho urlato contro e mi son dovuto trattenere parecchio per non appiccicarlo al muro e riempirlo di botte...”.
“Quando è successo?”.
“La mattina che sono andato a portare Lucas a scuola e poi abbiamo fatto colazione coi cornetti appena sfornati... l’ho trovato che gironzolava vicino casa e come mi ha visto ha iniziato ad urlarmi contro dicendo che doveva parlarti...” rispose lui  rendendola poi partecipe del loro scambio di battute che venne ascoltato da Chloè senza proferire parola.
“Non gli hai detto che in questi giorni stai da me, vero?” le chiese infine.
“No, certo che no! Per cosa, per vedere se la prossima volta me lo ritrovo sul divano in casa o se ti malmena non appena ti incontra? No di certo!!” rispose lei.
“Di questo non ti devi preoccupare okay?” le disse Thomas poi cambiò argomento “sbaglio o avevamo un altro discorso rimasto in sospeso?”.
Chloè aveva una vaga idea di dove voleva arrivare ma fece la vaga.
“Del tipo???”.
“Sbaglio o mi hai appena detto che anche tu..”.
Chloè non gli diede il tempo di finire la frase che lo attirò a se e lo baciò.
“Mi pare che questa sia una buona risposta...” le disse Thomas poco dopo.
“Tu dici eh?!” rispose lei scherzando “certo che lo è!”.
“Bene signorina,” concluse lui con un grande sorriso “questo vuol dire che da ora in poi può ritenersi impegnata!”.





un grazie a chi legge e un grazie a chi lascia commenti, siano essi positivi o negativi, sono sempre uno stimolo costante a migliorarsi! Lisa

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Capitolo 24
*** Un nuovo inizio ***


Rientrarono tenendosi per mano e ridendo come due ragazzini fino sulla porta di casa dove si ricomposero prima di raggiungere gli altri.
Dopo cena caricarono tutte le loro cose in macchina e dopo aver salutato tutti quanti, si misero in viaggio per rientrare a Parigi.
Lucas si era addormentato sul sedile posteriore e Chloè l’aveva coperto con il giacchetto di Thomas così che stesse al caldo e loro erano persi ognuno nei propri pensieri.
“Che ti ha detto mia madre prima di andare via?” chiese infine Thomas incuriosito.
“Tu che dici?!”.
“Non lo so, altrimenti non te lo starei domandando!”.
“Mi ha chiesto di avere cura di voi due...” rispose lei arrossendo “mi sa che l’aveva capito ancor prima di noi...”.
“Già...” concluse lui grattandosi la testa “probabilmente da quando l’ho chiamata per dirle che eravamo in tre...”.
 
Quella mattina Chloè stava sorseggiando la sua tazza di caffè come ogni mattina  ma con la mente era da tutt’altra parte.
Era passato quasi un mese da quando erano tornati da Le Havre, ovvero da quando le cose con Thomas avevano preso una piega inattesa.
Ripensò a quella sera, quando appena rientrati in casa, avevano messo a letto Lucas che dormiva pesantemente e anche loro, distrutti, erano andati a dormire.
Thomas chiuse la porta della camera del figlio e la raggiunse in camera.
La vide già rintanata sotto le coperte che lo aspettava sorridendo e rimase un secondo a gustarsi la scena, poi la raggiunse e l’abbracciò.
Fecero le tre del mattino parlando di quello che sarebbe successo nei giorni successivi.
Lui cercò di convincerla a prendersi ancora qualche giorno di riposo ma lei era decisa, il giorno dopo sarebbe rientrata e  non sarebbe in alcun modo riuscito a farle cambiare idea.
Parlarono, si baciarono, risero e Chloè gli chiese di andare piano, un passo alla volta.
Thomas capì a cosa si riferiva e la rassicurò, non avrebbero corso, avrebbero fatto ogni cosa a suo tempo quando lei si fosse sentita pronta e sicura e poi si addormentarono.
Ripensò al giorno successivo, quando Thomas la riaccompagnò a casa prima di tornare in commissariato.
“Sicura che non vuoi che ti aspetti, così andiamo insieme?” le chiese.
“No, davvero, devo prendere delle cose, mi faccio una doccia e vi raggiungo...”rispose lei “ci vediamo dopo!”.
“Come vuoi!” concluse lui dandole un bacio a fior di labbra prima di lasciarla scendere “a più tardi!”.
Aveva bisogno di un po’ di tempo per prepararsi a parlare con la squadra riguardo alla gravidanza e al bambino e Thomas era fermamente intenzionato a rispettare i suoi spazi e i suoi tempi e non si meravigliò affatto quando lei arrivò in commissariato in ritardo come al solito trovando gli altri che la aspettavano nel salottino al piano superiore.
Spiegò loro tutto quanto senza che fosse interrotta e subito si sentì meglio.
Thomas di tanto in tanto la guardava sorridendo e lei cercava di non farci troppo caso per non distrarsi perché non era ancora il caso di rendere pubblica la cosa, lo avevano deciso proprio quella notte, avrebbero aspettato ancora un po’.
 
“Chloè?Chloè!!!!”.
La voce di Hyppolite  la richiamò alla realtà.
“Come?” chiese lei.
“Ti stavo chiedendo, vieni anche tu alla festa di Natale da Lamark?” rispose l’informatico.
“Si, penso di si... è stasera vero?”.
“Si, stasera ore 20.30 a casa del commissario, ti prego, non mi lasciare da solo!”.
“Ma come da solo Hyppolite, non viene anche Fréd?”.
“Appunto.... con Montìgny, quello stoccafisso della Finanza!” rispose lui.
Chloè lo guardò attentamente e impiegò un nano secondo a capire cosa passasse per la testa dell’amico, che aveva preso una bella sbandata per la collega.
“Tu e Fréd eh? Come ho fatto a non accorgermene prima?!” disse poi riflettendo.
“Forse perché eri presa giusto un tantino da qualcuno che conosciamo?” rispose il ragazzo sibillino.
Chloè lo guardò stranita. Era davvero così evidente che tra lei e Thomas ci fosse più che una semplice amicizia?
“Esatto,” continuò lui “tu e Rocher eh? Come ho fatto a non pensarci prima!”.
“E chi altro lo sa?” chiese Chloè preoccupata.
“Beh penso che anche Lamark e Fred si siano accorti di qualcosa... siete bravi a nasconderlo” concluse Hyppolite accennando un sorriso “ ma non poi così tanto!”.
Stava per ribattere quando vide entrare gli altri e decise di lasciar perdere il discorso.
“Ne riparliamo più tardi, d’accordo?” disse Chloè al collega.
“Come vuoi...” rispose lui.
 
Avevano appena chiuso un caso e Chloè stava togliendo tutte le foto dalla lavagna prima di cancellare tutto ciò che c’era scritto quando entrarono Thomas e Fréd e si andarono a sedere ognuno alle rispettive scrivanie.
“Tutto bene?” chiese Hyppolite.
“Si, tutto bene...” rispose Frèd “non ci resta che scrivere il rapporto finale e poi anche questo è chiuso no ispettore?”.
“Esatto Kancel” rispose Thomas “direi che possiamo considerarlo un regalo di Natale in anticipo, perciò una volta finito possiamo anche andare a casa!”.
In poco tempo scrissero il rapporto, allegarono i vari documenti che riguardavano il caso, lo misero sulla scrivania del Commissario così che potesse procedere con la burocrazia e andarono a casa.
Dopo aver salutato tutti Chloè raggiunse l’uscita e si avviò verso casa quando squillò il telefono.
Aprì la borsa gialla per cercarlo ma poi si accorse che l’aveva in tasca e si affrettò a rispondere.
“Thomas dimmi...” disse con un gran sorriso.
“Perché sei scappata? Ti avrei riaccompagnata a casa!”.
“Stavi finendo di sistemare quella marea di scartoffie sulle tua scrivania e non volevo disturbarti...” cercò di giustificarsi, anche se in realtà aveva bisogno di fare quattro passi per metabolizzare la conversazione con Hyppolite e per prepararsi alla serata che li aspettava.
“Piccola tu non mi disturbi mai, quante volte devo ripetertelo?” rispose Thomas dall’altra parte  intuendo che c’era anche dell’altro “Sicura che sia solo questo?”.
“Sicura...” rispose lei cercando di essere il più convincente possibile “ci vediamo dopo?”.
“Certo che si” concluse lui “per le otto e dieci sono da te...”.
“Perfetto, vedrò di farmi trovare pronta! Salutami Lucas!” rispose lei prima di riattaccare.
 
Così Thomas finì in pochissimo tempo di sistemare le scartoffie ammucchiate sulla sua scrivania, lasciando quelle meno urgenti al giorno successivo e andò a casa a prepararsi.
Lucas, che era già in vacanza da qualche giorno sarebbe rimasto a dormire dai nonni quella sera, non sapendo se e quando avrebbero chiuso l’inchiesta aveva chiesto a Charles e Marie, i genitori di sua moglie, di tenerlo fino al pomeriggio successivo sapendo che ne sarebbero stati felici.
Aprì la porta di casa e un po’ gli dispiaceva trovarla tutta buia però sapeva che era stata una buona idea quella di mandare il bambino dai nonni così da poter stare tranquillo se avesse sforato con gli orari.
Si fece una doccia, si rese presentabile e per una volta decise di cambiare.
Non avrebbe certo rinunciato ai jeans, ma per una volta,  vista l’occasione, decise di mettersi la cravatta anche se sapeva che sicuramente sarebbe stata una decisione che avrebbe rimpianto nel corso della serata.
Aprì il cassetto e scelse una cravatta rossa a tema natalizio, prese una camicia e l’immancabile maglioncino grigio e cominciò a cambiarsi.
Guardò l’orologio, erano a malapena le otto quando uscì di casa per andare a prendere Chloè e dieci minuti dopo, puntuale come sempre suonò al campanello di casa sua.
Quando se la ritrovò davanti in accappatoio e con un grande asciugamano a tamponare i capelli, rimase senza parole e per qualche secondo non riuscì a dire niente.
“Ciao!” gli disse la ragazza sorridendo “accomodati, cinque minuti sono pronta, promesso!”.
“Certo, scusami!” rispose lui mettendosi a sedere sul divano.
Chloè si rintanò in camera sua e cominciò a cambiarsi.
Anche lei per quella sera aveva deciso di cambiare un po’ rispetto al suo solito modo di vestire.
Niente cose troppo appariscenti o dai colori troppo sgargianti, ci teneva  a fare bella figura con Gregoire e Christiane ma soprattutto a lasciare Thomas senza fiato.
Indossò un abito di lana bordeaux molto semplice,con le maniche lunghe, la gonna morbida che arrivava all’altezza del ginocchio e il corpetto intrecciato sul seno come se avesse un bolero a coprirle le spalle.
Non aveva voglia di mettere i tacchi  vertiginosi come al solito, perciò andò a riprendere un paio di stivali stile western con un po’ di tacco.
Si sistemò i capelli con una  bacchetta lasciando qualche ciuffo libero, un filo di trucco ed era pronta.
“Pronta!”  disse infine entrando in salotto “andiamo?!”.
Thomas vedendola rimase a bocca aperta, si alzò e andò a salutarla.
“Wow, sei uno splendore!” le disse facendogli fare un giro su se stessa.
“Beh, anche tu non sei così male!” rispose lei buttandogli le braccia al collo prima di baciarlo “bella cravatta!”.
“Sai com’è!” rispose lui ridendo subito dopo porgendole il braccio “se vuole seguirmi signorina!”.
Chloè scoppiò a ridere mentre uscivano di casa ed era felice.
 
Arrivarono alla festa che erano quasi le nove ma nessuno ci fece caso.
Entrarono a casa Lamark tenendosi per mano, ne avevano parlato durante il tragitto in macchina e avevano deciso che per una sera se ne sarebbero fregati, tanto oramai tutta la squadra se ne era accorta e a loro non restava che essere spontanei.
Quando lei gli aveva riferito della conversazione con Hyppolite, Thomas non riuscì a trattenere un sorriso, e fermamente convinto di quanto stava per dirle le propose di non fingere, almeno per quella sera.
“Sicuro che poi non ci faranno storie perché lavoriamo insieme?” chiese lei un po’ preoccupata.
“E perché mai?” rispose lui “E poi questa cosa non riguarda il commissariato, riguarda solo noi, me e te... e non vorrei peccare di presunzione, ma ho l’impressione che Gregoire sia dalla nostra parte!”.
“Se lo dice lei ispettore!” gli disse Chloè con uno scherzoso tono di sfida.
“Ah ah ah...che fa Saint-Laurent, sfotte?” ribattè Thomas canzonandola.
Arrivarono davanti alla porta di casa Lamark tesi e prima che lui potesse suonare il campanello, Chloè lo fermò.
“Aspetta, hai il nodo della cravatta tutto torto!” gli disse avvicinandosi per sistemarglielo a dovere.
“Lo so,” si giustificò Thomas  “ l’ultima volta che l’ho dovuto fare è stato per il matrimonio di Odile!”.
“Non ti preoccupare,” rispose lei sorridendo “ecco, ho fatto, sei pronto!”.
Thomas la ringraziò, le diede un piccolo bacio,  prese la sua mano e poi suonò il campanello.
 
Fu una serata piacevole, passata tra chiacchiere e risate  e piacevoli sorprese.
Alla fine Fréd non venne accompagnata dallo stoccafisso della Finanza e dopo un primo timido tentativo, Hyppolite si decise a fare  il primo passo.
Chloè guardava la scena da lontano e fu contenta nel vedere quei due, che per tanto tempo si erano rincorsi e punzecchiati.
“A cosa pensi?” chiese Thomas abbracciandola da dietro.
“Stavo semplicemente osservando la scena nel suo insieme!” rispose lei, sicura che lui non avrebbe capito a cosa si stava riferendo.
“E ha notato qualcosa di strano signorina?”.
“Guarda davanti a te e dimmi se non è uno spettacolo meraviglioso!” gli disse riferendosi ai due ragazzi che stavano brindando con un calice di spumante.
Thomas aguzzò la vista e rimase colpito da quello che vide e un grande sorriso andò a formarsi sul suo volto.

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Capitolo 25
*** Natale allo zenzero ***


Arrivarono così  alla sera della vigilia che avevano deciso di passare tutti e tre insieme mentre il giorno dopo sarebbero andati da Adèle che aveva appena avuto la bambina.
Avevano deciso che avrebbero parlato a Lucas di loro quella sera, sperando che il bambino ne fosse contento e non la prendesse come un mero tentativo di sostituzione della madre.
Chlòè si era presa la giornata libera e ne aveva approfittato per andare a fare la spesa con lui che fin dall’inizio si mostrò entusiasta all’idea di poterla aiutare.
Stavano preparando la tavola mentre il pasticcio di riso cuoceva in forno quando si aprì il portone.
“Ehilà!” disse Thomas entrando “sono a casa!!”.
Lucas posò immediatamente quello che aveva in mano e corse ad abbracciare il padre.
“Ciao papà!” gli disse tutto contento.
“Ciao tesoro!” rispose lui.
Si staccarono e raggiunsero Chloè che aveva gustato tutta la scena con un grande sorriso.
“Ciao!” le disse dandole un bacio sulla guancia “che profumino, ho una fame!”.
“Tutto bene in commissariato?”.
“Tutto bene, gli altri ti salutano...”.
“Che cosa c’è di buono stasera?” chiese cambiando argomento.
“Sorpresa!”rispose Lucas porgendogli i piatti di plastica rigida rossi con il bordo oro che avevano comprato quella mattina “però puoi aiutarmi con la tavola se ti va...”.
“Ottimo lavoro” disse Chloè dieci minuti più tardi guardando l’apparecchiatura “ a lavarsi le mani, forza!”.
“Agli ordini!!” risposero i due Rocher ridendo andando verso il bagno.
 
Si sedettero a tavola e una volta finito di mangiare, tempo di sgomberare la tavola e Thomas propose di fare i biscotti allo zenzero da portare a casa della sorella il giorno successivo.
Quando ne aveva parlato con Chloè, prima che andasse a fare la spesa, lei si era dimostrata più che favorevole a rispettare questa tradizione che aveva “inventato” Margot, convinta che per il bambino potesse essere una cosa positiva per ricordare la madre e lo mise in guardia riguardo al fatto che lei era una frana nel preparare i biscotti.
“Non ti preoccupare” le disse per rassicurarla “Lucas sarà così contento che non ci farà neanche caso!”.
Così passarono le successive due ore immersi tra farina, carta da forno e stampini.
Alla fine, dopo aver  tolto anche l’ultima teglia dal forno, Lucas guardò il padre con una voglia matta di assaggiare i biscotti appena sfornati.
“Signori” disse Thomas “che dite, facciamo un controllo qualità?”.
Il bimbo non disse niente ma cominciò a saltellare per tutta la stanza.
“Forza allora, vatti a lavare le mani io intanto li preparo!” gli disse ridendo.
Prese una bella manciata di biscotti e li mise in un piatto, lo mise su un vassoio insieme a tre bicchieri con un po’ di latte freddo e li posò sul tavolino in salotto accomodandosi con Chloè sul divano aspettando che il bambino tornasse.
Mangiarono i biscotti allo zenzero ancora caldi inzuppandoli nel latte, poi Lucas si mise a sedere sulle ginocchia del padre stendendo le gambe su quelle di Chloè che aveva appoggiato la testa sulla spalla di Thomas il quale le aveva passato un braccio dietro la schiena.
“Papà?!” chiese il bambino strusciando il naso sulla guancia di Thomas, una cosa che aveva sempre fatto fin da piccolino.
Gli piaceva un sacco quel contatto con suo padre,  soprattutto quando aveva la barba incolta di un giorno come quella sera e Thomas sapeva che quando faceva così era perché voleva un po’ di coccole.
“Dimmi...” rispose lui tenendolo stretto “va tutto bene?”.
Lucas non disse niente per qualche istante e poi si fece serio.
“Chloè puoi essere la mia nuova mamma?” chiese infine.
“Ecco...” rispose lui in difficoltà cercando le parole giuste ma fu lei a rispondere per entrambi.
“Lucas nessuno potrà mai sostituire la tua mamma perché lei sarà sempre con te,” rispose lei cercando le parole più giuste “però voglio che tu sappia che puoi contare su di me per qualsiasi cosa e in ogni momento...”.
Thomas era perplesso, Lucas li aveva letteralmente battuti sul tempo e non sapeva come si sarebbe evoluta la cosa.
“Non ti preoccupare papà,” disse poi il bambino come se avesse captato i pensieri del padre “lo so che ti manca la mamma, ma quando c’è Chloè ridi di più e sei meno triste, e a me piace!”.
La ragazza sentì Thomas irrigidirsi mentre il bambino parlava, provò a cercare di capire cosa gli passasse per la testa ma lui era imperscrutabile.
“Quindi non ti dispiace se io e Chloè stiamo insieme?” chiese infine.
“No papà,” rispose  il bambino “ io sono contento anche se mi manca la mamma...”.
“Lo so tesoro, anche a me manca...” concluse l’ispettore cercando di rassicurarlo.
“Mi vado a mettere il pigiama, okay?” gli rispose lui prima di sparire in camera lasciando i due adulti da soli.
 
Thomas era perso nei suoi pensieri e lei non gli disse niente, si rannicchiò un po’ più vicino nella speranza che la rendesse partecipe di quello che gli passava per la testa.
“Direi che è andata bene, no?”le disse infine.
“Direi di si, tu che ne pensi?”.
“Che quel bambino mi stupisce ogni giorno di più...”.
“E’ un bambino meraviglioso Thomas” gli rispose lei abbracciandolo “ e tu ne devi essere orgoglioso!”.
Stavano ancora parlando quando Lucas fece la sua comparsa in salotto e si fiondò su di loro per abbracciarli dicendo che voleva bene ad entrambi,  diede loro un bacio sulla guancia, e disse che sarebbe andato a letto, così che Pére Noèl potesse entrare in casa loro.
 
Così rimasero loro due sul divano e dopo un po’ di resistenza iniziale, lo convinse ad accoccolarsi tanto che per una volta fu lui, il burbero ispettore, a lasciarsi cullare.
“Niente ma...” gli disse “lasciati coccolare per una volta, d’accordo?”.
“Ai suoi ordini signorina” rispose lui prendendole una mano tra le sue.
Restarono più o meno un’ora sul divano a gustarsi la quiete della casa, prima di mettere i regali sotto l’albero così che la mattina dopo Lucas li potesse trovare.
“Ho una cosa per te...” disse Thomas alzandosi dal divano per andare a prendere un pacchetto nella tasca del giacchetto “spero che ti piaccia...”.
Anche Chloè gli aveva qualcosa per lui,certo,  non sapeva bene se gli potesse piacere o meno, ma lo sperava vivamente visto che aveva impiegato diverso tempo per realizzarlo.
 Si scambiarono i regali, lui le aveva preso una collanina con un ciondolo in argento, come quelli che tante volte le aveva visto indosso, contornato da piccole pietruzze blu come i suoi occhi, lei gli aveva fatto a mano una sciarpa come quelle che usava sempre quando usciva, nera con dei particolari bianchi.
Quando aprì il pacchetto e vide il ciondolo, i suoi occhi divennero lucidi, mai nessuno le aveva fatto un regalo del genere e una lacrima di contentezza fece capolino quando lo vide mettersi intorno al collo la sua sciarpa.
“Ti piace?” dissero in contemporanea prima di scoppiare a ridere per la simultaneità.
“Moltissimo, grazie!” le disse lui.
“E’ bellissimo Thomas,” rispose lei “mi aiuti a metterlo?”.
 
Thomas le spostò i capelli lasciando scoperta la base della nuca così da poter agganciare facilmente la collanina e visto che ne aveva la possibilità, cominciò a darle tanti piccoli baci partendo per poi arrivare al collo.
Chloè rimase immobile poi, dopo un primo momento di esitazione decise di buttarsi e prese a baciarlo con più trasporto.
Si trovarono sdraiati sul divano in un battibaleno e non riuscivano a fermarsi fino a che cercando di alzarsi capitombolarono  per terra e si misero a ridere.
“Ops!” disse Chloè ridendo.
“Già...” ribattè lui con un sorriso stampato sulle labbra “ops!”.
La aiutò ad alzarsi, ripresero a baciarsi e senza lasciarsi un istante, stando attenti a non fare troppo baccano per non svegliare Lucas, arrivarono fino alla camera da letto e chiusero la porta alle loro spalle.

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Capitolo 26
*** Due parole ***


La luce del giorno li trovò ancora nudi, abbracciati e felici sotto le coperte.
Chloè era sveglia già da una decina di minuti ma teneva gli occhi ancora chiusi quando lo sentì avvicinarsi al suo orecchio e dirle qualcosa che non si sarebbe mai aspettata.
Ti amo. Due parole. Solamente due parole che bastarono per darle il colpo di grazia, per farle andare il battito cardiaco a mille, di nuovo.
 Quando si dice che il cuore mette le ali rosse dell’amore... finalmente riusciva a capire a cosa si riferissero con quell’affermazione.
Cominciò a stiracchiarsi proprio come se si stesse svegliando per davvero, aprì gli occhi e senza dire niente andò a dargli un bacio sul collo per poi risalire fino all’angolo della bocca.
“Buongiorno!” gli disse infine mettendosi a sedere spostando le coperte come per alzarsi.
“Si può sapere dove stai andando?” le chiese lui mettendosi a sedere per riuscire a cingerle la vita con le braccia e riportarla sotto le coperte.
“Non vado da nessuna parte...” rispose lei arrossendo lasciandosi riportare dove era prima.
“Così va molto meglio...” convenne lui tenendola fra le sue braccia.
“Beh...direi proprio di si... tu che dici?” scherzò Chloè prima di baciarlo.
Ripresero il discorso da dove lo avevano lasciato prima di dormire e si fusero di nuovo diventando una cosa sola.
 
Stavano riprendendo fiato quando lo sguardo di Chloè cadde sull’orologio.
“Che c’è?” chiese Thomas vedendola persa nei suoi pensieri.
“Niente...guardavo che ore sono, non perché debba andare da qualche parte” lo anticipò lei “solo non vorrei che Lucas entrasse per vedere se sei sveglio trovandoci così, penso che già ieri sera sia stato un enorme passo avanti, non vorrei turbarlo più del previsto!”.
Thomas capì perché era così preoccupata, forse ne aveva motivo, forse no, in fin dei conti era stato proprio il bimbo a batterli sul tempo, però aveva ragione, era meglio che si ricomponessero un minimo, nel caso fosse entrato in camera... d’accordo che li trovasse insieme nello stesso letto, ma magari con indosso il pigiama e non nudi come erano in quel momento!
“Vado a farmi una doccia, okay?” gli disse prima di alzarsi.
“Sicura che non ti serva una mano?” rispose lui con un sguardo birichino facendola arrossire di colpo.
“Veda di tenere  a bada gli ormoni ispettore!” lo canzonò lei.
“Ai suoi ordini signorina!” rispose Thomas cominciando a cercare i boxer che erano spersi da qualche parte in quella stanza la sera prima.
Si alzò, si rivestì mettendo i pantaloni della tuta e una t-shirt e andò a controllare se il figlio stesse dormendo ancora; doveva ammetterlo, lei non aveva tutti i torti riguardo al fatto di ricomporsi perché era certo che come si fosse svegliato, Lucas avrebbe fatto capolino in camera sua per dargli il buongiorno o in quel caso, visto che era la mattina di Natale, svegliarlo per trascinarlo in salotto per poter aprire i regali.
Erano le nove, loro erano rintanati sotto le coperte, debitamente vestiti stavolta, quando Lucas entrò in camera per vedere se fossero già svegli e una volta ricevuto il permesso, si lanciò letteralmente nel letto per andare ad occupare il posto in mezzo tra il padre e la ragazza.
Chloè si era spostata a bordo letto vedendo che i due uomini di casa avevano preso a fare la lotta sul letto facendosi il solletico fino a quando, di comune accordo, si allearono e la puntarono trascinandola di nuovo in mezzo a loro.
Piccolo particolare: Chloè soffriva il solletico in un solo punto, sulla pianta dei piedi. E Thomas, conoscendo il suo punto debole, non esitò a sfruttarlo tanto che lei prese a ridere e non la smetteva più.
“Ah si eh? Volete la guerra??” rispose lei mentre ancora rideva “Attenti a voi!”.
Riuscì a liberarsi dalla stretta di Thomas, si alzò in piedi sul letto, cominciò a saltellare per poi buttarsi a pesce sopra su di lui trascinando con se il bambino e cominciando a fare il solletico ad entrambi.
Alla fine si ritrovarono tutti e tre sdraiati, che cercavano di riprendere fiato mentre ancora ridevano.
“Che dite? Andiamo ad aprire i regali?” chiese infine l’ispettore mentre riprendeva fiato.

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Capitolo 27
*** Feste in famiglia ***


Il giorno di Natale passò tranquillo, andarono a pranzo a casa di Adèle che aveva appena avuto la bambina dove trovarono tutta la famiglia Rocher al completo ad accoglierli e stavolta Chloè si sentiva meno un pesce fuor d’acqua.
Sarebbero rimasti a Le Havre anche il giorno successivo, il giorno di Santo Stefano per il quale avevano deciso che  tutti insieme, anche Adèle che avrebbe affidato la piccola alle cure dei nonni per qualche ora, avrebbero portato i bambini a pattinare sul ghiaccio.
Passarono il pomeriggio di Natale a giocare a tombola tutti insieme, inclusi i bambini, cosa che si rivelò ancora più chiassosa di quanto non fosse già di per se. Ma il chiasso che li circondava era allegria, allegria allo stato puro e loro erano stati contagiati.
Arrivarono così al pomeriggio successivo quando, tutti insieme erano arrivati alla pista di pattinaggio.
Dopo aver aiutato Lucas con i pattini, Thomas si piega sulle ginocchia davanti ad una Chloè decisamente titubante e la incoraggia a fare lo stesso.
“Davvero Thomas non importa, vai tu, io vi guardo da qui!” cercò di convincerlo lei.
“Non se ne parla neanche! Avanti!”.
“Ma io non so pattinare!!!”.
“E qual è il problema?!” la rassicurò lui  “Ci sono io con te, puoi stare tranquilla...”.
Chloè lo guardò un attimo preoccupata e poi si sciolse in un sorriso decidendo di avere fiducia nel suo uomo.
 “Al massimo andrai giù per terra, e che sarà mai!!” le disse aiutandola poi con i pattini.
“La fai facile tu, eh?!” rispose lei dandogli un bacio leggero sulle labbra.
“Diciamo che me la cavo sempre...” ammise lui abbracciandola.
 
Nonostante facesse decisamente freddo  quel pomeriggio, si divertirono un sacco.
Lucas pattinava in compagnia dei cugini mentre Thomas teneva per mano Chloè che gli stava letteralmente appiccicata per paura di cadere.
Dopo un primo imbarazzo generale Chloè si lasciò guidare e cominciò a prendere confidenza col ghiaccio.
Thomas non la lasciò un attimo e le fece fare diversi giri in mezzo alla pista mentre ridevano come dei ragazzini.
Uscirono dalla pista tutti un po’ infreddoliti e una volta cambiati, Odile propose di andare a casa sua per bere una cioccolata calda tutti insieme.
Così una volta rientrati a casa di Odile, i bambini andarono nella stanza dei giochi e i grandi si sistemarono in salotto davanti al camino seduti sul divano mentre la cioccolata calda era sul fuoco.
Stavano seduti vicini  mentre sorseggiavano la cioccolata quando il telefono di Thomas cominciò a squillare.
“Scusatemi...” disse alzandosi per andare in cucina a rispondere.
“Ahia...” disse Odile che nel frattempo aveva fatto un salto in cucina a prendere i tovaglioli “qualcosa mi dice che è una telefonata di lavoro, tato ha una faccia!!”.
Chloè stava per alzarsi per vedere di cosa si trattasse quando Thomas fece rientro in salotto.
“Chi era?” gli chiese avvicinandosi parlando sottovoce.
“Hyppolite...” rispose  “ci vogliono a Parigi il prima possibile, abbiamo un caso...”.
“E Lucas?” chiese lei cercando una risposta ma fu Odile che con il su solito tempismo presentò loro una soluzione.
“Tato devi rientrare non è così?” chiese la ragazza.
“Purtroppo si pulce,” rispose lui un po’ affranto “era il commissariato, dobbiamo rientrare a Parigi il prima possibile...”.
“Senti perché non lasci Lucas qui da noi per qualche altro giorno?!”intervenne allora Adèle “Si sta divertendo con i bambini e penso gli farebbe piacere restare un po’ qui!”.
“Davvero Thomas, poi te lo riportiamo noi fra qualche giorno,”proseguì Odile cercando di rendersi convincente “tanto avevamo già in programma di venire a Parigi per andare a trovare i genitori di Julien!”.
“D’accordo, d’accordo, d’accordo!” rispose infine Thomas “Se a Lucas va bene per me non ci sono problemi ragazze, anzi, vi ringrazio davvero!”.
 
All’idea di rimanere con le zie e soprattutto con i cuginetti qualche altro giorno Lucas non stava nella pelle e accettò senza problemi.
Certo, gli dispiaceva che il padre dovesse andare via e non potessero restare ancora insieme, ma sapeva che si trattava di lavoro e che poteva essere richiamato in ogni momento.
Chloè e Thomas lo abbracciarono, e lo salutarono con la promessa di chiamarsi in ogni momento disponibile.
Salutarono anche i bambini e gli altri e poi si avviarono all’uscita.
Erano in macchina già da un pò quando Chloè gli chiese di che cosa si trattasse.
“Non lo so tesoro, Hyppolite non è stato dettagliato come al solito...so solo che hanno trovato un corpo e vogliono che tu lo veda prima che lo spostino...” rispose lui.
“Mi dispiace che siamo dovuti venire per questo...”.
“Non ti devi preoccupare, non è colpa tua! E per quanto riguarda Lucas non ti preoccupare, non può che fargli bene qualche altro giorno in compagnia dei nonni e delle zie!!”.
“Parlando di altro per un istante...” continuò lei “che facciamo l’ultimo dell’anno??”.
“Che ne dici se organizzassimo una cena a casa mia?Potremmo sentire Odile e Julien se sono a Parigi e anche Fred ed Hyppolite, che ne pensi?!”.
“Penso che mi sono innamorata di un uomo burbero ma geniale!” rispose lei alla fine dandogli un bacio sulla guancia.

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