Guardie e ladri di merryluna (/viewuser.php?uid=13999)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** UNO DI FAMIGLIA ***
Capitolo 2: *** UN TIPO FOTOGENICO ***
Capitolo 3: *** IN...SCONTRO INASPETTATO ***
Capitolo 4: *** DOPPIOGIOCO E DOPPIOGIOCHISTI ***
Capitolo 5: *** IL MIO REGNO PER UNA PENNA ***
Capitolo 6: *** LAVORARE DI NOTTE ***
Capitolo 7: *** IL GEMELLO, IL MISTERIOSO E LA FIDANZATA ***
Capitolo 1 *** UNO DI FAMIGLIA ***
UNO DI FAMIGLIA
-Capitolo 1°-
Notte. A cosa vi fa
pensare questa parola? Al buio. Ad un cielo oscuro rischiarato qua e
là da qualche bottone luminoso. Ed ad una luna rotonda che
domina la città addormentata. Ma non tutti in questa notte
stanno dormendo. I panifici lavorano a pieno ritmo, un ubriaco
farfuglia parole senza senso seduto su una panchina in attesa di un
treno, i gatti ed i barboni rovistano tra i rifiuti di un ristorante,
mentre un topo particolarmente grosso scappa via tra le loro gambe.
Qualcun altro invece, si dedica all’attività
fisica: il fresco della notte dev’esser l’ideale
per farsi una corsetta su un tetto...
“Fermati!
Ormai non hai più via di scampo!” gridò
un uomo dall’aria decisamente affaticata.
Per tutta
risposta, il piccoletto che stava inseguendo, aumentò il
ritmo: da dove accidenti prendeva tutta quella forza? Era poco
più che un ragazzino con sulle spalle un sacco piuttosto
pesante, pieno di gingilli d’oro, e nonostante questo
resisteva a quell’inseguimento che durava da quella che
sembrava un’eternità. Il poliziotto dal canto suo,
benchè si allenasse ogni giorno in vista di situazioni come
quella, iniziava a dare i primi segni di cedimento. Ma forse quella era
la sua notte fortunata: una civetta svolazzò via
improvvisamente da un punto del tetto, lanciando un grido di stizza per
essere stata disturbata e questo prese completamente alla provvista il
bambino, che esitò per un attimo di troppo. Attimo che
permise al poliziotto di avvicinarsi pericolosamente a lui e tirare
fuori la pistola. Poté quasi sentire il sangue nelle vene
del piccolo raggelarsi, al suono inconfondibile del colpo che viene
posizionato in canna.
“Fermo
o sparo” sbiascicò l’uomo. Dopo tutte le
settimane spese a dare la caccia a quel ladro, non si faceva
più lo scrupolo che aveva a che fare con un bambino.
“Ora voltati lentamente e posa il sacco a
terra...cioè, sì...sul tetto”. Ma cosa
diavolo stava dicendo? Quello doveva essere il momento che avrebbe
cambiato la sua vita, che avrebbe potuto dare una svolta alla sua
carriera nella polizia e si era messo a fare battute di spirito?
Sicuramente avrebbe omesso questo particolare dal verbale ufficiale.
Il ragazzino
si voltò e fece come ordinato.
“Togliti
la maschera, adesso: voglio guardarti in faccia prima di
ammanettarti” disse facendo per avvicinarsi ancora di
più. Ma non appena che il bambino ebbe messo una mano sulla
maschera nera che gli copriva gli occhi e gran parte del viso,
soggiunse un elemento inaspettato, che in un istante
cancellò i sogni di gloria del poliziotto: il freddo ferro
della canna di una pistola puntata contro la sua tempia.
“Avevo ragione nel dire che aveva un complice!”
pensò esultante prima di inquadrare bene la situazione.
Santo cielo! Aveva una pistola puntata alla tempia! E le cose, se
possibile, peggiorarono ancora di più quando il complice gli
sfilò la pistola di mano lanciandola al suo compagno. Ora
aveva due pistole puntate contro: la mattina dopo non sarebbe stato
necessario pensare a cosa omettere dal rapporto. Probabilmente, non
avrebbe neanche avuto la scocciatura di doverne scrivere uno.
Respirò
a fondo per ritrovare il suo equilibrio interiore: non doveva
permettersi di perdere la calma. Un dolce profumo di rosa si
insinuò nel suo naso mentre una mano si infilò
lentamente dentro alla sua giacca, in cerca di qualcosa. Il poliziotto
fu scosso da un brivido e non potè fare a meno di pensare a
quanto quella cosa, in un’altra occasione, sarebbe stata
eccitante. Perchè quella alle sue spalle doveva essere una
donna: il profumo della sua pelle, il suo respiro lento e delicato, la
dolcezza del suo corpo poggiato contro di lui...non poteva non
trattarsi di una bella donna. Perchè bella? Stava per
morire, aveva anche il diritto di concedersi qualche pensiero positivo!
A quel punto
la mano fermò il suo vagare, mentre la pistola
finì per lo spingersi ancora di più contro la sua
tempia, e con una velocità quasi impressionante
tirò fuori il suo distintivo dalla tasca interna della
giacca. Ma se era quello che stava cercando, perchè mai
aveva cercato anche sotto la camicia? “È una bella
donna” affermò convinto nella sua mente, prima di
sentir venir meno la spinta della pistola e ritrovarsi completamente
solo sul tetto, la sua pistola a terra accanto a lui e senza distintivo.
“Capo
dove sei?” gracchiò una ricetrasmittente da una
tasca della giacca. “L’hai preso?”
“No.”
ammise tristemente. “È scappato con il suo
complice”
“Complice???
Accidenti, a quanto pare ti devo un doppio cheeseburger!”
esclamò l’uomo dall’altra parte della
comunicazione.
“Pensa
all’agente Diethel che mi deve pagare da bere per un mese
intero, allora!” ridacchiò
senz’allegria: aveva fatto un buco nell’acqua e
questo Yoh Asakura non poteva permetterselo.
“Yoh
Asakura” mormorò una ragazza sfiorando con un dito
la foto di un distintivo.
“Perchè
mai gli hai preso quel coso?” s’informò
un uomo dall’aspetto bizzarro: il corpo era quello di un
bambino, ma la sua voce ed il suo viso appartenevano
senz’altro ad un adulto.
“Per...per
umiliarlo. Perchè sennò?”
“Un
poliziotto che si lascia rubare il distintivo...sì, hai
ragione: è una gran bella umiliazione!” sorrise
soddisfatto. “Ma tu guarda! Abbiamo la stessa
età!”
“Già”
concordò lei osservando la sua data di nascita. “E
fra una settimana è il suo compleanno...”
“Che
c’è, vuoi fargli un regalino?” chiese il
piccoletto scoppiando in una grossa risata. “Ormai sono quasi
sei mesi che si occupa del nostro caso...sta quasi diventando uno di
famiglia!”
“Se
stasera non fossi arrivata in tempo, non ci sarebbe stata
più alcuna famiglia: accidenti a te ed a quella
civetta!”
“Può
succedere a tutti di farsi trovare per un attimo
impreparati...” si scusò quello facendosi piccolo
piccolo. Sempre che gli fosse possibile farsi ancora più
piccolo.
“Non
a noi due” gli ricordò la ragazza. “Non
a noi due...”
Mi avevano avvisato
che era un rischio che avrei potuto correre: iniziare una nuova storia
mentre l’altra è ancora in cantiere...ho cercato
di evitare questa eventualità come la peste, ma a quanto
pare non ci sono riuscita...E così ecco
quest’altra fanfic in cui di nuovo non troverete neanche una
briciola di potere sciamanico (in realtà, ne ho in mente
un’altra in cui ci saranno gli sciamani,
com’è giusto che sia, ma per il momento
è ancora da mettere per iscritto...). Avete capito chi sono
i personaggi, vero? Be’, non è stato
così difficile...
Mi raccomando: fatemi
sapere cosa ve ne pare! Commentate, commentate e commentate!
Un bacione,
Merryluna
|
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Capitolo 2 *** UN TIPO FOTOGENICO ***
UN TIPO FOTOGENICO
-Capitolo 2°-
Yoh
Asakura sbattè con violenza il giornale sul tavolo e
guardò con odio la firma dell’articolo: R.T.
Avrebbe rinunciato volentieri ad un cheeseburger in cambio della
possibilità di assestare un bel pugno sul naso a quel
giornalista da strapazzo, che non faceva altro che dipingerlo come lo
zimbello della polizia di tutto il Paese.
“Ehi
capo, hai letto?” chiese ridendo l’agente Umemiya
entrando nell’ufficio: notando l’espressione
velenosa del superiore seppe immediatamente la risposta.
“Maledetto
bastardo” imprecò quello. “Mi chiedo
come faccia quel cane ad aver accesso a così tante
informazioni riservate...” continuò mentre fingeva
di sistemare alcune carte sulla scrivania.
“Già,
me lo chiedo anch’io” bofonchiò
l’agente Diethel arrivando con un’espressione
decisamente abbacchiata. “Dev’esserci una talpa nel
distretto!” esclamò infine come se avesse
improvvisamente scoperto il moto perpetuo.
Gli
altri due lo guardarono con sufficienza e ritornarono entrambi alle
proprie elucubrazioni.
“Ho
detto qualcosa che non va?” domandò il giovane ed
inesperto Lyserg.
Ryu
aprì la bocca per dire qualcosa ma poi ci ripensò
ed uscì dalla stanza scuotendo la testa: a volte era inutile
ragionare con quel novellino.
“Ehm...Yoh?”
continuò l’Inglese imperterrito.
“Cos’altro
c’è?” chiese l’altro inarcando
un sopracciglio alla vista della foto che andava a completare
l’articolo sul giornale: era veramente orribile! Si dovevano
essere impegnati per prenderlo da un profilo così osceno.
Sicuramente, la foto, l’articolo e l’intera
indagine avrebbero avuto ripercussioni sulle sue possibilità
di approccio future con il gentil sesso.
“La
Bismarch ha detto che dovresti passare da lei più o
meno...subito” annunciò titubante sbirciando
l’orologio. “Per la foto del nuovo
distintivo...”
“Maledizione!”
esclamò l’Asakura scappando come un fulmine: ci
mancava solo che facesse infuriare quella donna ed era fatta. Anche
perchè un conto era una fotografia su un articolo di
giornale, visto che prima o poi quella si dimentica. Ma avere
un’orrenda foto sul distintivo, significava diventare in un
attimo lo zimbello del commissariato. E questo non poteva di certo
permetterselo.
Non
appena varcò la porta dell’ufficio di Kanna, si
chiese stupidamente se per caso fosse appena scoppiato un fumogeno o
qualcosa del genere.
“Sei
arrivato. Hai trenta secondi di ritardo, ne sei consapevole?”
tuonò una voce femminile da un angolo non ben definito della
stanza.
“Chiedo
scusa...” mormorò timidamente il ragazzo
abbozzando un inchino.
“Sbrigati,
mettiti in posa” gli ordinò senza tanti
complimenti.
Yoh
raggiunse docilmente una parete e vi si appoggiò.
“Alza
di più la testa...raddrizza le spalle...fai una faccia
più seria...non così seria...al mio
tre...tre!” ed un rumoretto gli fece capire che ormai era
fatta: chissà cosa ne sarebbe uscito fuori. Accidenti! Lui
adorava la foto del vecchio distintivo. All’epoca ancora
c’era il vecchio Fuji come fotografo ed aveva fatto un lavoro
coi fiocchi, ma da quando Kanna aveva preso il suo posto, era
incredibile con quanta facilità i distintivi sparivano
facilmente dopo pochi giorni che venivano stampati. E ciò
che era ancora più incredibile - e che perciò
doveva dirla lunga - era che la gente preferisse subire
l’onta e le conseguenze dello smarrimento di un distintivo
che andare in giro con una foto scattata in uno dei tanti <
momenti no > della fotografa.
“Com’è?”
si azzardò a chiedere spaventato dalla risposta.
“Non
male” rispose Kanna senza togliersi la sigaretta di bocca. In
effetti, pensarci bene, da quando l’aveva incontrata per la
prima volta, non gli era mai capitato di vederla senza sigaretta.
“E di’ a tuo fratello che per stasera va
bene”.
Yoh
guardò prima il cartello < vietato fumare >
che svettava sulla parete dietro alla scrivania e poi guardò
lei inebetito. “Prego?”
“Che
c’è, sei diventato sordo? Ti ho detto...”
“Ho
capito cos’hai detto” la interruppe, “Il
problema è che mio fratello è a Kyoto per
lavoro...credevo lo sapessi, visto che ormai sono due mesi che
è via”
La
Bismarch si avvicinò minacciosamente a lui e gli
soffiò in faccia una candida nuvoletta carica di monossido
di carbonio, catrame ed altri non ben specificati componenti.
“Se ti dico di riferirgli questo messaggio, un motivo ci
sarà...o preferisci fare un’altro scatto per
sicurezza?”
“N-no...meglio
di no” balbettò Yoh terrorizzato
all’idea. “Ma guarda come si è fatto
tardi! Devo proprio andare a...”
“A
prendere le impronte digitali a qualche moccioso?”
buttò là malignamente la donna.
L’ispettore
si rabbuiò, ma decise lo stesso di non dar a vedere di aver
incassato il colpo. Increspò le labbra in una smorfia -
ossia il sorriso meno forzato che riuscì a tirar fuori - ed
uscì alla ricerca di un po’ di aria fresca.
BriipBriip!
“Chi
è?”
“Scusa,
ma non sai leggere il nome che lampeggia sul display?”
“Hao,
non è proprio giornata...” sospirò Yoh
più depresso che mai.
“Oh
avanti! Quante te ne hanno dette di peggio?”
“No,
non è per quello...O meglio, non solo per
quello...”
“Che
c’è?” s’informò con
una nota d’ansia nella voce.
“Ho
dovuto fare la foto nuova per il distintivo...”
spiegò malinconico.
“Fammi
capire: ti preoccupa più la foto del tuo distintivo nuovo
che il fatto che un ladro alto meno di un metro e mezzo ti abbia
portato via sotto il naso milioni e milioni di yen ed il tuo distintivo
vecchio?” chiese esterrefatto.
“Be’...No,
che domande!” esclamò senza togliersi dalla testa
l’istantanea di Chumory: Frankeistein in confronto poteva
fare l’attore dei fotoromanzi.
“Perchè
conoscendoti...” continuò il fratello.
“Comunque mettiti l’anima in pace: Kanna dovrebbe
essere di buon umore visto che l’ho invitata a cena. Anzi,
dovrebbe chiamarmi per confermare...”
“Verrà”
disse ripensando alle parole della ragazza. “Ma ti credevo a
Kyoto...”
“Sono
arrivato giusto ora alla stazione...ma toglimi una
curiosità: a cosa diavolo stavi pensando quando ti hanno
scattato quella foto?” domandò Hao sganasciandosi
dalle risate.
Yoh
premette il tasto rosso ponendo fine alla telefonata ed
imprecò per l’ennesima volta contro R.T., il suo
articolo ed il suo maledetto fotografo.
“Ehi,
Asakura...”
“Che
c’è?” chiese furente al malcapitato che
l’aveva chiamato.
“Il
commissario vuole parlarti: dice che ha una missione per
te...”
“Capo,
non può farmi questo!” protestò Yoh
piantando le mani sul tavolo. “Per una cosa così
stupida non può farmi questo!”
“Asakura,
non prenderla come una punizione...si tratta semplicemente di un favore
che ti chiedo!” ripetè l’anziano
commissario per la decima volta. “La storia del distintivo
non ha niente a che vedere con la mia richiesta!”
“Non
ci credo: prima di oggi non mi avrebbe mai affidato
l’incarico di scortare all’università la
figlia del capo della polizia...” piagnucolò
quello.
“Se
veramente non avessi più fiducia in te, ti affiderei lo
stesso la sicurezza di una ragazza che da sola vale il mio ed il tuo
posto di lavoro?”
Yoh
ci pensò su un attimo e decise di concedersi il beneficio
del dubbio.
Eccomi qua: non
potete capire che soddisfazione quando ho letto le vostre recensioni!
Sono contenta che l’idea di questa storia vi sia piaciuta! Ma
veniamo a noi: sappiate che ho scritto questo capitolo daccapo almeno
tre volte...poi alla fine ho deciso di postarvi questa versione, anche
perchè sennò avrei passato i prossimi tre anni
sul capitolo 2...Be’, spero che possa essere
all’altezza del precedente...Ed imploro pietà per
il fatto che ho tardato così tanto
nell’aggiornare! Ma ho paura che dobbiate abituarvi con
queste attese, visto che sto “scrivendo in tempo
reale”, non avendo tempo di preparare capitoli in anticipo.
Baci baci,
Merryluna
Lunetta: Eh
già, i panni del poliziotto si addicono a Yoh...e presto lo
rivedremo in azione, anche se non so dirti di preciso quando...
Lady Antares: Ciao
carissima! Mi stai dicendo che ora sono colta anch’io da
quella malattia che ti impedisce di rimanere lontana dalla tastiera?
Perchè io adoro sentire quel ticchettio che fanno i tasti
quando li pigi, ma i miei un po’ meno: come dire,
preferirebbero che passassi ore ed ore a sfogliare i libri di testo
piuttosto che fannulleggiare (ma esisterà un termine del
genere?) così. Bah.
Idee infallibili?
Wow, grazie del complimento! E poi sai bene che per me è un
onore ricevere complimenti da una maestra come te...Un bacione!
ColdFire: Fan di
Lyserg? Ecco, non è esattamente il mio personaggio
preferito...diciamo che però, leggendo il manga
l’ho molto rivalutato: quando mi guardavo solo
l’anime, lo dipingevano come un idiota che non riesce a
ragionare di testa sua (senza offese: questo è il mio
parere), mentre negli ultimi numeri del manga, è decisamente
meglio! Nelle mie storie, invece, mi diverto a strapazzarlo un
po’: mi diverte la cosa e spero che non te ne avrai a male!
Be’, ora che ho scritto quello che dovrebbe essere il
capitolo finale dell’altra fic (ma sono una maga nei
ripensamenti, anche perchè quando una cosa non mi
sconfinfera più di tanto, passo
un’eternità a pensare a qualcosa di migliore. E si
dà il caso che il finale in questione mi risulti un
po’ incompleto...), dovrei riuscire a districarmi meglio,
studio permettendo. Anche se avrei proprio voglia di iniziarne una con
gli sciamani in carne ed ossa...ma devo cercare di resistere alla
tentazione!
ED: Troppo buona!
Guarda che finisce che mi monto la testa! E poi dopo ho
l’incubo di combinare disastri con il continuo...Ma se
davvero ti piace, puoi anche continuare a dirmi cose così
carine: non mi offendo mica! Be’, per il capitolo tre ho
già una mezza idea...diciamo tre quarti d’idea. Ed
appena l’avrò sistemato come dico io, vedrai che
lo posto, sicuramente in tempi più brevi di questo
aggiornamento per cui vi ho fatto “tirare il
collo”...Un’ultima cosa: sai che il tuo nick mi
ricorda molto “Il re leone”? (film che adoro)
è una coincidenza od è una cosa voluta? Ma se non
vuoi togliermi questa curiosità, stai tranquilla: no problem.
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Capitolo 3 *** IN...SCONTRO INASPETTATO ***
IN...SCONTRO INASPETTATO
-Capitolo 3°-
“IL
BUON SENSO DEI BAMBINI, di R.T.”
Il
titolo era tutto un programma...
“Dal
momento che il capo della polizia non dà ancora segno di
tenere in considerazione le richieste della stragrande maggioranza
degli onesti cittadini, che chiedono a gran voce di sostituire la
dirigenza di alcuni settori delle forze dell’ordine - uno in
particolare -, a quanto pare c’è qualcuno che ha
deciso di prendere l’iniziativa. E chi l’avrebbe
mai detto che un giorno avremmo dovuto ringraziare Childy?
Perchè nell’ultima rapina, quella avvenuta nella
notte nell’abitazione di un noto imprenditore della
città, il ladro più famoso del momento, non si
è accontentato di fare man bassa di preziosi per un valore
di trentamilioni di yen (spicciolo più, spicciolo meno), ma
ha anche dato prova, ancora una volta, di quanto gli agenti di polizia
che gli stanno dando la caccia siano incompetenti. In che modo ha
potuto tanto? Appropriandosi del distintivo del responsabile della
divisione a cui è stato affidato il caso. Yoh Asakura si
è difeso tirando in ballo la presenza di un secondo ladro,
sbucato fuori proprio nel momento in cui stava per ammanettare Childy.
Chi scrive, sospetta che non sia nient’altro che
l’ennesima scusa di un poliziotto che da sei mesi continua a
farsi mettere nel sacco da un moccioso alto meno di un metro e
mezzo...(continua a pg 3)”
“C’è
andato giù pesante...” sospirò una
bionda dalla pelle di porcellana sfiorando istintivamente un
portafoglio di pelle nera all’interno della sua elegante
cartella.
“Ti
riferisci ad R.T. od a Childy?”
s’informò la ragazza che sedeva di fronte a lei
sorseggiando un caffè.
“Non
saprei, June...” rispose l’altra con un sorriso.
“Però devo dire che questa foto non gli fa
onore...” aggiunse indicando uno Yoh Asakura
dall’aria piuttosto cattiva.
“Come
fai a dirlo? Hai avuto per caso modo di vederlo di persona?”
“No,
che domande!” si affrettò a ribattere Anna.
“Mi sono arrivate delle voci, tutto qui...Che lezione hai,
adesso?” Per il genere: come cambiare discorso con
nonchalance.
“Anatomia,
e tu?”
“Filosofia”
annunciò dando un rapido sguardo all’agenda. Non
riusciva a spiegarsi il motivo, ma non era mai riuscita ad impararsi a
memoria l’orario. In fin dei conti aveva una doppia
identità da gestire e non poteva perdere tempo prezioso con
certe bazzecole!
June
sorrise pensando al professorino che avrebbe tenuto quella lezione e,
per un attimo, si pentì amaramente di aver scelto di
intraprendere un corso di laurea in medicina piuttosto che in lettere.
“Sei
fidanzata!” le ricordò Anna avendo capito al volo
ciò che le passava per la testa.
“Fidanzata...che
parolone! Sto frequentando un tizio, niente
più...” si giustificò candidamente la
Cinese.
“Certo,
certo” le rispose l’amica afferrando la borsa e
caricandosi un paio di libri sulle braccia prima di lasciare una
manciata di monete sul tavolo del bar. “Ci vediamo per
pranzo, ok?”
“Ok”
Ma
quella mattina, per qualche strano gioco del destino, Anna Kyoyama non
raggiunse mai l’aula in cui si sarebbe svolta la lezione che
si era prefissata di seguire. O almeno non la raggiunse in orario: fece
appena in tempo a raggiungere la cima di una prima rampa di scale, che
fu investita da una sorta di furia in giacca e cravatta che la fece
ruzzolare giù per tutti gli scalini appena saliti.
“Scusami,
non ti avevo vista! Ti sei fatta male?” chiese con tono
ansioso il ragazzo che era seduto sopra di lei.
“Stavo
meglio prima...” bofonchiò ancora intontita dalla
caduta. Ma dove aveva già sentito quella voce? “E
starei meglio se potessi toglierti dal mio stomaco...”
tossicchiò cercando di alzarsi.
“Ah,
già!” esclamò il ragazzo spostandosi e
porgendogli la mano. “Ma sei sicura di non avere niente di
rotto?”
“Ci
mancherebbe solo questo” sospirò afferrando la
mano e tirandosi su a fatica, trovandosi naso a naso con
l’ultima persona che avrebbe mai pensato di incontrare in una
situazione del genere: Yoh Asakura.
“Perchè
stai diventando così pallida?” chiese vedendo il
suo colorito roseo farsi sempre più sbiadito.
“È meglio che ti accompagni in
infermeria...è stata una bella caduta!”
“No,
non ce n’è bisogno...”
balbettò la ragazza. “Ora devo andare.”
Si chinò per raccogliere i suoi libri sparsi un
po’ ovunque e di nuovo si trovò faccia a faccia
con il suo peggior nemico.
“Lascia
almeno che ti aiuti...” propose gentile.
“Credo
che tu abbia già fatto fin troppo!”
esclamò June che si era fatta largo tra il capannello di
curiosi che si erano fermati a guardare la scena.
“E
tu chi sei? Il suo avvocato difensore?” domandò
spavaldo.
“Sì,
sono un avvocato!” esclamò con un tono
così sicuro che anche Anna, per qualche decimo di secondo,
credette che fosse vero. “E ti avverto che potresti finire in
guai seri per una cosa del genere! Vuoi che ti citi una qualche legge
in proposito? Non hai che da chiedere...”
“Non
ce n’è bisogno...ehm...avvocato” Yoh
aveva un tono ironico: quella bambola un avvocato? Come no. Proprio
come lui era uno sciamano. “Sono un agente di
polizia...” continuò tastando le tasche interne
della giacca, come in cerca di qualcosa. Poi assunse
un’espressione delusa ed interruppe quell’eventuale
ricerca “...e si dà il caso che conosca
alla perfezione moltissime leggi. Se vuole posso aiutarla ad elencarne
qualcuna...”
“Ed
è questo il suo concetto di < difendere il bene della
popolazione >?” chiese sarcastica la ragazza, ancora
più stizzita dalla situazione.
“June,
la costituzione può attendere: accompagnami a prendere un
bicchiere d’acqua, piuttosto.”
S’intromise la bionda afferrando la mano della presunta
avvocatessa e trascinandosela dietro procedendo a passo malfermo.
“Posso
farmi perdonare invitandoti a pranzo?” urlò
speranzoso rivolto alla bionda, che si fermò ad una decina
di metri di distanza: tutti coloro che si erano radunati per godersi lo
spettacolo trattennero il fiato in attesa del responso.
“Magari
un’altra volta” rispose quella, mentre
l’amica lanciò un pugno in aria in segno di
vittoria.
“Facciamo
domani?” la incalzò lui, infischiandosi del
sorriso soddisfatto della smorfiosa che quella poveraccia aveva accanto.
“Vada
per domani”
Yoh
non era così contento da mesi: l’espressione da
ebete che June - perchè a quanto pareva questo era il suo
nome - aveva assunto, era ancora più esaltante di
un’eventuale cattura di Childy. No, be’: non
così esaltante. “Il tuo nome?”
domandò dopo essersi reso conto di aver dato un appuntamento
ad una ragazza senza neanche conoscere quel particolare che
lì per lì gli era sembrato insignificante.
“Anna”
Che
nome stupendo! Poteva esistere un nome più semplice e
melodioso di...Anna. Suonava in modo meraviglioso. Insolito, ma
meraviglioso. E vederla avanzare verso di lui, con
un’andatura così fluida - sembrava essersi ripresa
dalla caduta visto che zoppicava molto meno di qualche minuto prima -
per un attimo allontanò dalla sua mente il fantasma di R.T.
: nonostante quel bamboccio facesse di tutto per rovinare la sua vita
sentimentale, non aveva ancora perso il suo < tocco magico
> con le donne.
“Io
sono...”
“Non
c’è bisogno” disse Anna trafficando
nella sua cartella e tirandone fuori un giornale. “Lo so
già...” ridacchiò sventolandogli
davanti la prima pagina dell’Eco di Tokyo, dove un
incavolatissimo Yoh Asakura in bianco e nero lanciava uno sguardo
atroce al fotografo di R.T.
Lo
Yoh in carne e ossa si ammutolì, sfoggiando un sorriso di
circostanza e mandando maledizioni silenziose a quel cane di un
giornalista.
“A
domani”
“A
domani” ripetè alla ragazza, fissando i capelli
d’oro che le ondeggiavano sulle spalle ad ogni suo passo,
mentre si disperdeva tra la folla nel corridoio.
“YOH!”
un urlo agghiacciante lo riportò alla realtà,
scansando dalla sua mente l’immagine di Anna avvolta in un
vestito che definire succinto non si avvicinava neppure lontanamente
alla realtà dei fatti. “Hanno mandato te? Non
credevo li avessi fatti arrabbiare fino a questo punto”
Yoh
guardò la studentessa che aveva appena parlato: era rimasto
ben poco della ragazzina bruttina ed impacciata che ricordava. Forse i
capelli. E gli occhi., di quel rosa intenso che la prima volta che
l’aveva vista gli avevano inevitabilmente fatto pensare ad un
coniglio.
“Tamao?”
chiese titubante.
“Cos’è
quella faccia da pesce lesso? Credevo mi stessi aspettando...”
“Sì,
certo ma...stai benissimo! Che fine hanno fatto quei fondi di
bot...ehm, gli occhiali?”
“Lenti
a contatto”
“Ed
i capelli?” chiese prendendole una ciocca tra le dita: un
tempo erano incredibilmente ricci e crespi.
“Esiste
la piastra”.
“Ti
vedo anche dimagrita...”
“Hai
finito di elogiare la mia straordinaria bellezza o ne hai ancora per
molto?”
“Ho
finito”
“Bene,
allora possiamo andare” e s’incamminò
decisa davanti a lui, fermandosi dopo un po’ di punto in
bianco, col risultato che Yoh, che adesso aveva in mente
l’immagine di Tamao con addosso il vestito succinto, le
finì addosso.
La
guardò con un’aria interrogativa.
“Ehm...dov’è
la macchina?” chiese lei arrossendo un pochino.
“Su
una cosa non sei ancora cambiata...” mormorò
scuotendo la testa. “Seguimi, bamboccia!”
“Ehi!
Vacci piano con gli insulti! Cazzo, sono pur sempre una dolce e
delicata fanciulla!” ribattè scocciata.
“Soprattutto
delicata...” commentò sarcastico.
Innanzitutto il
titolo: ne avevo un paio in testa (io era tipo:
“L’avvocato del...ladro”, pensando a June
ed al modo di dire, l’altro giocava con la
“delicatezza” di R.T. e di Tamao), ma alla fine ho
optato per questo che richiama “l’incontro che
avviene grazie allo scontro” di Anna e Yoh. È la
prima volta che spiego un titolo, vi rendete conto? È che
forse quell’IN...non si capiva. Bah.
Cmq avrei voluto
rendere l’incontro tra quei due un po’
più...un po’ più qualcosa (accidenti a
quando non mi vengono le parole!) ma ho deciso di adottare questa come
la versione definitiva. Che ve ne pare? Niente di che, lo so.
Adesso vi saluto:
ringrazio tutti coloro che finora hanno letto, quelli che leggeranno e
soprattutto coloro che recensiscono! Un bacione,
Merryluna
Lucy-92: Grazie per i
complimenti! Troppo gentile! Per l’aggiornamento di questa
fic, come puoi vedere, non è una cosa semplice... spero che
il tempo dell’attesa ne valga la pena... mentre con manga.it
ho qualche problema ad aprire il sito: tra poco con Odio e Amo
sarò a paro anche qui con i capitoli e dovrebbe essere
più semplice seguirla...
_Lunetta_:
Bentrovata! E così non hai dubbi su chi possa essere R.T.?
Be’, è piuttosto semplice da indovinare, hai
ragione. Vedrai che prima o poi lo farò uscire allo
scoperto...
Lady Antares: Cara la
mia Lady: anche per me è un mistero sapere come vengono a te
certe idee...ma ormai penso che sia merito di quella straordinaria dote
chiamata fantasia. O immaginazione, scegli tu. E sono del parere che
senza non si potrebbe vivere: tutti dovrebbero sognare un po’
di più per essere più sereni, non credi? Come
puoi vedere da queste cose senza senso (o dal senso molto profondo,
dipende dal punto di vista), amica mia, è un po’
un periodo strano...fortuna che ci siete voi e le fanfiction con cui
svagarsi un po’!
Non parlarmi di foto
venute male! Stavamo proprio ieri osservando con i miei amici quei
capolavori stile “Urlo” di Munch che compaiono
sulle carte d’identità, patenti ed affini...che
cosa tragica! Pensa che io mi sono fatta l’anno scorso la
carta d’identità nuova perchè la foto
vecchia mi condizionava psicologicamente *__* ma il risultato non
è migliorato di molto: adesso sembro di più io,
ma ho un’espressione talmente arcigna da terrorizzare la
gente che la guarda. Alla mattina alle otto non do il meglio di me
mettendomi in posa...dovrò ricordarmene per il futuro. Per
quanto riguarda le altre foto, ho anch’io il mio libro nero e
calcola che di solito odio essere fotografata (ma adoro fare
fotografie): adesso ringraziando il cielo ho comprato una macchinetta
digitale e posso vedere (e cancellare) subito gli orrori che vengono
fuori.
Ma torniamo alla fic
che è meglio: tutto è possibile! Soprattutto
perchè non ho le idee molto chiare su come farla evolvere in
futuro...devo mettermi al lavoro seriamente!
|
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Capitolo 4 *** DOPPIOGIOCO E DOPPIOGIOCHISTI ***
Visto
che prima o poi qualcuno si sarebbe infine deciso ad inviarmi il conto
dell’oculista, ho pensato fosse arrivato il momento di fare
qualche prova con il programma dell’Html e capire per quale
caspita di motivo o mi mette un carattere di dimensioni ultraridotte o
ad una grandezza tale che può essere visualizzato dalla luna
tipo Grande Muraglia...e così ecco che ce l’ho
fatta. Un giorno che avrò mooolto tempo a disposizione e non
ci sarà mia madre con un fucile in mano a controllare la
durata della mia connessione ad internet, provvederò a
portare in formato decente tutti i capitoli finora pubblicati. Ah! Se
per caso a qualcuno di voi sembrerà di aver letto questa
introduzione due volte, non si starà sbagliando: avendo due
storie in cantiere, mi è sembrato giusto inserirla in
entrambe...Ma passiamo alla fic...
DOPPIOGIOCO
E DOPPIOGIOCHISTI
-Capitolo
4-
“Novità?”
“Nessuna:
ho controllato le riprese delle telecamere fotogramma per fotogramma e
non c’è alcuna traccia.”
“Come
diavolo è possibile?!”
“Non
so che dirti, amico mio. So solo che quel ladro è un
genio” affermò il tecnico lasciando intravedere un
pizzico d’ammirazione. “Riesce a ripulire alla
perfezione tutti i filmati prima che noi ci mettiamo le
mani...”
“E
ci sono tracce della complice?” chiese Yoh speranzoso.
Il
biondo che aveva davanti scosse la testa e si sistemò gli
occhiali sul naso, con un gesto che ripeteva frequentemente.
“Capisco”
mormorò l’altro sconsolato.
“In
realtà qualcosa ci sarebbe...”
incominciò timidamente mentre muovendo le dita sulla
tastiera ad una velocità inaudita. “Guarda
qui” e gli indicò un punto preciso in alto sullo
schermo.
Inizialmente
Yoh non vide nulla e poi, un’ombra sottile uscì
scivolò fuori da una finestra, scomparendo misteriosamente
meno di un secondo dopo.
“Cos’è?”
“Inizialmente
pensavo fosse una cosa di poco conto, tipo un pezzo di nastro rovinato
o robe varie. Ma poi, l’ho analizzato meglio ed ho motivo di
ritenere che il buon vecchio Childy abbia commesso un errore. Il primo
errore dopo sei mesi di indagini...”
Magari
era solo un’impressione, ma Yoh avrebbe giurato che Marco
fosse quasi deluso dal fatto che anche Childy potesse sbagliare.
“Ma
se tutta la refurtiva rubata è stata prelevata da questa
stanza a piano terra da Childy...” iniziò Yoh
cerchiando delle zone su una planimetria, “cosa diavolo
c’è entrata a fare lei al terzo piano? E
soprattutto, cos’ha preso se non ne è stato
denunciato il furto?”
Marco
lo fissò negli occhi e Yoh capì che non riusciva
a comprendere dove volesse arrivare.
“Magari
le vittime hanno qualcosa da nasconderci...magari gli è
stato rubato qualcosa che non avrebbe dovuto trovarsi nelle loro
mani...” continuò febbricitante per la
brillantezza della sua deduzione.
“E
se semplicemente fosse stata lei a sabotare le telecamere e si trovava
su quel piano perchè è lì che si trova
il pannello di controllo dell’intero sistema di
allarme?” domandò il biondo con naturalezza.
Fu
come se Yoh avesse ricevuto un cazzotto in pieno stomaco:
allargò la bocca annaspando aria, cercando di dire qualcosa,
mentre il cervello gli si era completamente svuotato dopo
quell’ipotesi azzardata del tecnico video della stazione. Era
una spiegazione così logica! Come accidenti aveva fatto a
non pensarci? Aveva già in mente un intrigo coi fiocchi che
imbrigliava tutti i maggiori ricconi della
città...immaginava già i titoli dei giornali che
lo elogiavano per la genialità della sua deduzione e per
essere riuscito a catturare Childy e svelare il movente delle rapine...
ed ora invece già si figurava la penna irriverente di R.T.
che lo sbeffeggiava per aver commesso l’ennesimo buco
nell’acqua.
“Potrebbe
anche essere...” balbettò malinconico prima di
incamminarsi verso il suo ufficio.
“Chi
è?” chiese stancamente rispondendo al telefono.
Accadeva sempre più spesso che Yoh si interrogasse sul fatto
se per caso non fosse diventato un centralinista piuttosto che un
rispettabile poliziotto qual’era in realtà.
“Ciao
bel poliziotto...” rispose una voce femminile molto
provocante. “Hai impegni per questa sera? Perchè
in caso avrei in mente un bel giochino da fare con quelle tue
manette...”
“Tamao,
che vuoi?” la interruppe il ragazzo annoiato.
“Ehi,
non vale! Come hai fatto a riconoscermi subito?”
“Ho
un telefono che mostra il numero del chiamante...”
spiegò ancora più annoiato.
“Ah”
sospirò la ragazza.
“Tamao,
che vuoi?” ripetè lui.
“Ma
allora perchè mi hai chiesto chi fossi se lo sapevi
già?” domandò ignorandolo.
“Tamao...”
“Volevo
sapere se per caso hai impegni per stasera...”
“Fammi
pensare...sì”
“E
per domani?”
“Sì”
“E
per dopodomani?”
“Sì”
“E...”
“Avrò
impegni per i prossimi cento anni, mi dispiace”
“Perchè
sei così reticente ad uscire con me?”
“Perchè
non può funzionare: tu sei la figlia del mio capo”
“E
con questo?”
“E
con questo se per caso dovesse esserci qualcosa che non ti va a genio,
io mi ritroverei senza lavoro prima di accorgermi di...” non
venendogli in mente un termine di paragone decente, Yoh finse di
tossire.
“Che
c’è, non avevi un paragone decente da
farmi?”
“Non
dire stupidaggini!” esclamò tra un colpo di tosse
finto e l’altro, stupito del fatto di essere stato
smascherato.
“Ti
sto chiedendo di uscire da buoni amici,
nient’altro” continuò la Tamamura
imperterrita.
“Considerando
che non ci vedevamo da anni, come fai a dire che siamo buoni
amici?”
“Be’,
appunto: dobbiamo conoscerci meglio...”
“E
sia” si arrese Yoh non potendo più sopportare la
sua insistenza.
“Passi
a prendermi alle nove?”
“Sei
sicura che questo non cambierà il nostro rapporto
d’amicizia?” Yoh si staccò per un
istante respirando a fatica: erano appena le undici, ma stavano
già avvinghiati l’uno all’altra a
sbaciucchiarsi in un angolo appartato da qualche parte della
città.
“Sicurissima”
mormorò affannata avvicinandosi di nuovo al suo viso.
“Forse
stiamo correndo troppo...” mormorò Yoh slacciando
la camicetta di Tamao senza smettere di divorare le sue labbra.
“Stronzate”
mugugnò la ragazza stringendo ancora di più il
suo corpo contro quello del ragazzo.
“Ma
tu guarda che occhiaie!” esclamò Ryu la mattina
dopo entrando nell’ufficio dell’ispettore.
“Non dirmi che hai passato tutta la notte a riguardarti
quelle scartoffie, come al tuo solito?”
“No,
non esattamente...” rispose vago Yoh. “Che notizie
mi porti?”
L’agente
gli porse un giornale: stavolta, con suo grande sollievo, non
c’era alcuna traccia di R.T.
In
compenso c’era un articolo riguardo ad una mostra di diamanti
che sarebbe stata inaugurata proprio quella sera.
“Non
ti sembra strano?”
“Cosa?”
chiese Ryu sbadigliando.
“Hai
sentito parlare della mostra di diamanti?”
“Dimmi
solo chi non ne ha sentito parlare! Sono stati mobilitati tutti per il
servizio di sicurezza...” disse buttando un occhio
sull’articolo in questione.
“Childy
non ci sarà...” mormorò Yoh con
sicurezza.
“Come
fai a dirlo?”
“Pensa
a tutte le mostre come questa che ci sono state negli ultimi sei mesi.
A tutte le gioiellerie in città. Alle banche. Lui non
l’ha mai sfiorate neanche da lontano: colpisce sempre e solo
case private. E se fossero veramente i soldi quelli a cui tiene, non
credi che sarebbe molto più semplice assaltare una banca od
una gioielleria?”
“Forse...ma
finchè non lo prenderemo, non sapremo mai cosa gli ronza in
quella testa da criminale” sentenziò Ryu ormai
avvezzo a quel discorsetto che Yoh tirava fuori di tanto in tanto.
“Secondo
me c’è dell’altro. E rimango del parere
che i furti di preziosi siano solo un diversivo per distrarci dal suo
vero obiettivo...”
“Non
so cosa dirti amico mio. Però so per certo che oggi hai
invitato una bionda a pranzo...ricordati di non far tardi
all’appuntamento!”
“E
chi se la scorda quella!” esclamò ripensando alla
tipa che aveva rimorchiato la mattina prima.
“Come
come come?” strillò Manta istericamente facendo
finire a terra una pipetta di vetro.
“Guarda
quello che fai!” esclamò Anna sentendo infrangersi
l’attrezzo. “Cosa c’era dentro?”
“Acqua”
rispose il tappetto scordandosi momentaneamente il motivo che
l’aveva tanto turbato. “Ehi! Non cercare di
cambiare discorso!”
“Non
sto cercando di cambiare discorso” disse lei stancamente
afferrando dei vestiti dall’armadio. “Che te ne
pare di questo?”
“Troppo
volgare” commentò Manta. “Ehi! Lo stai
facendo di nuovo!”
“No
Manta, non lo sto facendo.”
“Sì!”
“No”
“Sì”
“No”
“S..”
“Hai
intenzione di continuare ancora a lungo?”
s’informò noncurante.
“Spiegami
solo perchè oggi vai a pranzo con il poliziotto che ci sta
dando la caccia!”: era semplicemente inviperito.
“Non
vado a pranzo con il poliziotto che ci dà la
caccia!” replicò la ragazza posandosi davanti allo
specchio ora un completo nero ora uno grigio. “Vado a pranzo
con il poliziotto che dà la caccia a Childy ed alla sua
presunta complice. È diverso”
“Tu
dici?”
“Sì”
affermò sbarazzandosi del completo nero. “Che ne
pensi?”
“Non
è male” ammise facendo spallucce. “NON
CAMBIARE DISCORSO!”
Anna
sbuffò. “Dimmi”
“Visto
che io sono Childy e tu sei la mia complice, mi spieghi il tuo punto di
vista?”
“Io
sono Anna Kyoyama. E tu sei Manta Oyamada” disse la ragazza
seria.
Manta
la guardò come se fosse impazzita. Correzione: era
impazzita. “Bene, se per caso avessi qualche dubbio sulla mia
identità, ora tu l’hai egregiamente
fugato.”
“Non
essere cretino! Voglio dire che io, in questo momento, sono una ragazza
normale che ha conosciuto un ragazzo normale ed ha accettato un
appuntamento. Non una ladra che sfugge dal suo
inseguitore...” continuò guardandolo dallo
specchio cercando un’acconciatura adatta ai capelli.
“E
perchè tra tutti i ragazzi normali, questa ragazza normale
avrebbe scelto uno che di mestiere fa il poliziotto?”
“Perchè
è l’unico che mi abbia chiesto un appuntamento
dopo tanto tempo” spiegò con semplicità.
“E
Miroku?”
“Ok,
è l’unico carino che mi abbia chiesto un
appuntamento dopo tanto tempo” si corresse prontamente.
“E
Takeo?”
“L’unico
carino e non particolarmente montato che mi abbia chiesto un
appuntamento dopo tanto tempo” si corresse per la seconda
volta.
“E...”
“Basta!”
lo interruppe esausta. “E poi potrebbe tornarci utile, non
c’avevi pensato?”
“Secondo
me questa storia porterà solo rogne. Ricordati che quando ti
metterà le manette intorno ai polsi, non avrà
pietà per te perchè un giorno hai accettato un
suo invito a pranzo...” sentenziò Manta cupo.
“Torna
a preparare quell’acido, chè devo
cambiarmi” disse fingendo di non aver sentito. “E
ricordati di affilare la mia unghia finta”
“Sarà
fatto. Per quanto riguarda i capelli, sono meglio sciolti”
sospirò chiudendo la porta, sapendo già che
avrebbe fatto il contrario di quello che le aveva suggerito.
Bene, eccomi qui: che
settimana stressante, gente! E se penso che da qui in avanti
sarà sempre così...come posso resistere lontana
dalla tastiera? ù__ù È anche per
questo che gli aggiornamenti potrebbero subire ulteriori ritardi: sto
cercando di organizzarmi portandomi dietro un piccolo block-notes per
scrivere nei momenti di pausa, ma almeno questa settimana non mi
è stato possibile...cmq in linea di massima, il
“nostro appuntamento settimanale” dovrebbe essere
il sabato. So bene che oggi è venerdì, ma questo
è un capitoletto che avevo già scritto per buona
parte ed a cui mancava qualche piccola correzione...
Ma ve la volete fare
una risata? Mi sono presa il numero speciale di Shaman King (quando
verrà il giorno in cui potrò finire di leggerlo?
Bah. Sarebbe divertente raccontarvi di come ho sconfitto una rivale
nell’acquisto dell’ultima copia disponibile, ma ve
lo risparmio...) ed ho fatto il test delle ultime pagine: mi
è uscita fuori la personalità
“Manta”. Lì per lì mi sono un
po’ abbacchiata, ma quando ho letto le risposte che avrei
dovuto dare per ottenere un altro tipo di personalità (la
più spassosa quella di Ren, che vede l’incendio di
casa propria come una buona occasione per sterminare tutta la
famiglia!) ed i relativi profili (leggetevi quello di HoroHoro:
c’è davvero da ridere!)...be’, ho tirato
un sospiro di sollievo!
Lady Antares: Ciao
Lady! So cosa intendi col discorso dell’ “essere
cretina”. Io fino all’anno scorso usavo un metodo
anti-depressivo proprio basato sul fare la deficiente per evitare di
pensare alle cose brutte. Funzionava, ma ora non ho più
voglia di impegnarmi a fare l’allegra a tutti i costi quando
non lo sono...
Tranquilla: niente
triangoli e figure geometriche di ogni sorta, stavolta (anche se da
questo capitolo non si direbbe...). Del resto, diventerei
monotona...Per quanto riguarda Tamao, nel manga è poco
più che una bambina e quindi ho pensato di farla crescere un
po’ e liberarla di quella timidezza e goffaggine che la
caratterizza. Ma se devo essere sincera, non so ancora quanta
importanza avrà in futuro il suo personaggio, soprattutto
perchè io e lei non andiamo molto d’accordo...
Adesso che però dovrò passare tutto il giorno
lontano dal computer per via delle lezioni (uscendo di casa alle sette
di mattina e rientrando alle sei di sera), confido nel mio block-notes
“fissa idee”, perchè sennò la
vedo difficile in questo orribile quadrimestre...
Il parrucchiere?
Principalmente lo scelgo in base a due cose: la piega che ti fa e le
conversazioni intelligenti. Il taglio mi interessa relativamente, visto
che non sono una a cui piace variare ed alla fine ho sempre i capelli
un po’ lunghetti e leggermente scalati. L’attuale
parrucchiera riesce a fare una piega leggermente mossa che mi piace un
sacco e, siccome è una a cui piace leggere, discutiamo dei
nostri gusti a riguardo. E se consideri che finora non le ho mai
sentito dire niente sull’argomento reality, per me
è il meglio che potessi trovare.
Che carina! Controlli
ogni giorno se ho aggiornato? Come ho detto prima, dovrei aggiornare
nel fine settimana, ma dipende dagli impegni. Cmq, se vuoi ti mando un
mail così ti avverto in tempo utile se dovessero esserci dei
“cambi di programma”. Fammi sapere, ok? Nel
frattempo, ti schiocco un megabaciotto.
Marylchan: Che bello!
Una new-entry! Scusa, ma trovare nuovi lettori mi fa sempre
quest’effetto...Sono contenta che la storia ti piaccia e che
la trovi divertente...
Kagome92: Grazie per
avermi avvisato del “cambiamento”! Spero che anche
questo capitolo sia stato di tuo gradimento!
ED: Conosco quella
parolaccia...scuola...brrr, ho i brividi solo a pensarci! Scherzi a
parte, se accantoni i prof antipatici, i compiti, le interrogazioni e
compagnia bella, concentrandoti solo sui compagni, non è poi
così male...Eh già, la iena Ed: è
troppo simpatica e secondo me, in quel trio di pazzi, sotto sotto
è la più furbetta. Ma visto che il tuo nick non
ha niente a che vedere con lei, passiamo oltre (a proposito: grazie per
la spiegazione. È che io ho un po’ una fissa sui
motivi che portano la gente a scegliere un nick piuttosto che un
altro...). Grazie per i complimenti!^^ E se in futuro dovessi scorgere
qualche errore che m’è sfuggito, mi raccomando non
esitare a farmelo notare così vi pongo rimedio...Alla prox!
Coldfire: Perdono
accordato...tranquilla! Commenta quando puoi: l’importante
è che leggi...
|
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Capitolo 5 *** IL MIO REGNO PER UNA PENNA ***
IL MIO REGNO PER UNA PENNA
-Capitolo 5°-
“Parlami
di te. Cosa fai nella vita?”
“A
parte accettare inviti a pranzo da perfetti sconosciuti che mi
travolgono mentre corrono sulle scale?” chiese Anna ridendo.
“Sì,
a parte questo” confermò Yoh cercando di rimanere
serio.
“Sono
al terzo anno di lettere”
“Sei
fidanzata?” domandò lui a bruciapelo.
“Se
ti rispondessi di sì, chiederesti subito il conto?”
“Dipende”
rispose soppesando le sue parole.
“Da
cosa?”
“Da
quanto il tuo ragazzo sia geloso” spiegò
afferrando un piatto dal tappeto scorrevole. “Ma da come mi
hai risposto, ne deduco che al momento sei single”
“E
da quel sorriso, ne deduco che tu sei uno che ottiene sempre
ciò che vuole. O almeno ne è sicuro...”
disse lei con un tono malizioso, prendendo a sua volta un piatto di
sushi.
“Non
sei una che le cose te le manda a dire...”
constatò Yoh piacevolmente sorpreso dalla sua grinta.
“E
la cosa ti dà fastidio?”
“Tutt’altro,
Anna. Tutt’altro.”
“E
tu, invece? Cosa fai oltre a dare la caccia ai cattivi?”
“Travolgo
innocenti fanciulle sulle scale
dell’università”
“Attività
interessante”
Con
un gesto automatico Anna si afferrò una ciocca ribelle che
era sfuggita al suo chignon e se la sistemò dietro
all’orecchio. Era veramente carina. Semplice e carina: con
quello smanicato rosa nel tailleur grigio chiaro sembrava quasi dover
partecipare ad un colloquio di lavoro. Ma non era uno di quei tailleur
seri, data la lunghezza della gonna che le arrivava abbondantemente
sopra al ginocchio, lasciando scoperte delle gambe perfette velate da
un paio di calze color carne. Un trucco appena accennato che le metteva
in risalto gli occhi castani ed un filo di rossetto a dare un
irresistibile colore rosato a quelle labbra così intriganti.
Ma in fin dei conti, esisteva qualcosa che non fosse intrigante in
quella ragazza?
Lo
squillo del cellulare ridestò Yoh dai suoi pensieri.
“Scusa” balbettò imbarazzato prima di
spegnerlo.
“Una
donna, vero?”
“No,
figurati!” Era Tamao: eppure i patti con lei erano stati
chiari, perchè diavolo l’aveva chiamato?
“Scusa,
sono affari tuoi. Non avrei dovuto” disse Anna mortificata.
“Non
preoccuparti. Di cosa stavamo parlando?”
“Niente
di particolare.”
“Lavori?”
“Faccio
un paio di lavoretti part-time” gli spiegò
allegra. “Lavoro come segretaria presso uno studio
dentistico, ogni tanto scrivo qualche articolo per un quotidiano
e...”
“E?”
la incalzò lui.
‘E
sono stata assoldata insieme al mio coinquilino per mettere a segno una
serie di furti’
“E
niente” disse alzando le spalle allontanando dalla sua mente
quel pensiero.
“Per
quale quotidiano scrivi?” s’informò
versandosi un po’ di wasabi.
“L’Eco
di Tokyo”
A
quelle parole, l’intero barattoletto di salsa si
svuotò nel piatto del ragazzo.
“Ti
piace mangiare molto piccante o più semplicemente ti
è preso un mezzo infarto?”
“La
seconda” ammise Yoh sconvolto. “Conosci per caso
R.T.? Sai, ho un conto in sospeso con lui...”
“Mi
spiace. Non posso aiutarti. Nessuno lo conosce: si limita ad inviare
gli articoli in giorni ed orari prestabiliti, ed a parte il direttore
che emette l’assegno per il suo stipendio, nessuno ha idea di
chi sia. Però è un mito in redazione: devi
ammettere che ha una tecnica veramente...pungente!”
esclamò Anna ammirata, prima di ricordarsi che ultimamente,
la vittima che R.T. amava punzecchiare era il suo commensale.
“Scusa” mormorò.
“No,
hai ragione: quando l’anno scorso ha portato avanti
l’inchiesta su quella discarica di rifiuti tossici abusiva,
è stato veramente fenomenale...”
confermò tristemente. “Ma ora...”
“Ma
ora sarà necessario prendere un altro piatto di
sushi!” gli suggerì Anna desiderosa di cambiare
discorso. “A meno che tu non voglia stare male per i prossimi
tre mesi...”
“Ho
digerito di peggio, fidati...” spiegò il ragazzo
inorgoglito dal suo stomaco di ferro ed assaporando un pezzo di pesce.
“Squisito!”
La
bionda lo guardò leggermente preoccupata, rabbrividendo solo
a pensare al sapore di quella roba.
“E
dopo pranzo?” la incalzarono Manta e June
all’unisono vedendo la sua esitazione nel continuare il
racconto.
“E
dopo pranzo abbiamo fatto un salto in una cartoleria.”
“Stai
scherzando?” domandarono all’unisono Ryu (dalla
radio) e Lyserg seduto sul sedile accanto al suo.
“No,
abbiamo comprato un paio di block-notes, delle penne colorate,
foglietti auto-adesivi a forma di stella...”
“Stai
scherzando?”
“Affatto:
non mi sono mai divertita tanto. Guardate che bella questa penna gel
glitterata? È proprio ciò di cui avevo
bisogno!” esclamò estasiata fissando maniacalmente
la penna in questione.
“E
cosa te ne fai?” chiese Manta leggermente spaventato.
“Per
ripassare i titoli negli appunti!” spiegò offesa,
visto che l’amico non aveva capito istantaneamente
l’utilità di un oggetto così
indispensabile per ogni studentessa universitaria degna di tale nome.
“Come
hai fatto a non pensarci, eh Manta?” ironizzò June
guadagnandosi uno sguardo pieno di disprezzo da parte di Anna.
“Secondo me, sei pazza...”
“Perchè?”
“Prima
accetti di uscire con un pazzo che per poco non ti fa rompere
l’osso del collo, poi lo trascini in una
cartoleria...appartarsi da qualche parte era troppo normale?”
“O
al limite fare quattro chiacchiere in un bar...”
“Hai
ragione, Ryu: troppo normale. Fanno tutte così...ma lei
è...”
“...diverso”
“Non
devi più vederlo! Quello porterà solo rogne, te
l’ho già detto!”
“Evita
di uscirci in futuro, se è questo l’effetto che ti
fa...” sentenziò Lyserg guardando la sua faccia da
pesce lesso.
“Qualcuno
ha chiesto il tuo parere?” chiese Yoh tentando di rimanere
serio.
“Il
ragazzo ha ragione, amico mio” sospirò Ryu facendo
uscire un brusio dalla radio. “Se è bastato un
pomeriggio per farti friggere il cervello in questo modo, non oso
immaginare cosa possa succedere con una seconda uscita...”
“Te
lo farò sapere, ok?”
Sarò
breve: chiedo scusa se non ho aggiornato per tanto tempo...ma spero che
il capitolo, sia di vostro gradimento....Ah, e so che qui non
c’azzecca niente, ma Schumacher sarà sempre il mio
mito...un bacione,
Merryluna
Lady Antares: Adoro
le tue recensioni! Non puoi capire quanto rido ogni volta che ti
leggo...ma veniamo a noi...Complimenti per il riassunto preciso preciso
del capitolo precedente: personalmente, sono una frana con la
sintesi...Cmq non so perchè, ma ogni volta che mi capita
quel povero Yoh tra le mani gliene combino di tutti i colori... E per
quanto riguarda il tuo blocco della crescita, mi dispiace: ora non
è che perchè io sono un po’ tappetta
posso permettermi di vendicarmi con le mie lettrici...la prossima volta
che ti misuri, avvertimi sul risultato, ok?
Ma lo sai che ai
tempi delle medie volevo farmi le punte rosse (o al limite blu)?
Purtroppo ero piccola ed innocente, e la mia mamma (ed anche le mamme
di tutte le altre bimbe piccole ed innocenti si dovevano essere messe
d’accordo perchè a tutte davano la stessa scusa)
mi disse che le punte tinte scolorivano sulle magliette ed in questo
modo mi dissuase...pensa quant’ero cretina per credere a
queste panzane!
Meglio salutarti,
prima di divagare oltre...Un baciottone.
Kagome92: Ed ora che
sono usciti insieme, cosa ne pensi?
Marylchan: Prego, ma
sono io a dover ringraziarti! Ed eccoti il continuo...
|
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Capitolo 6 *** LAVORARE DI NOTTE ***
LAVORARE DI NOTTE
-Capitolo 6°-
“Ottanta
centimetri? Stai scherzando, spero!” Yoh era semplicemente
sconvolto. “Insomma, si vede benissimo che è
basso...ma non avrei mai pensato che fosse così
basso!”
“Inizialmente
ho pensato di aver sbagliato qualche calcolo, ma siccome dopo che ho
controllato varie volte il risultato è rimasto
invariato...” anche Marco aveva l’aria di uno che
doveva ancora riprendersi da uno shock. Prima di quel giorno non
avevano avuto un’immagine abbastanza nitida da poter usare
con quel programma di ultima generazione per poter ottenere una sorta
di identikit di Childy, ma ora che l’aveva ottenuta grazie ad
una foto amatoriale, non riusciva a capacitarsi della sua scoperta.
“A
quante persone l’hai detto?”
s’informò cauto.
“Finora
solo a te” rispose non capendo il senso di quella domanda.
“La
cosa deve rimanere riservata: non parlarne con nessun altro. Voglio
evitare la solita fuga di notizie...” spiegò con
un solo pensiero in testa. Be’, certo: anche il fatto che lo
stesso Childy avrebbe potuto scoprire con facilità il
procedere delle indagini sarebbe stato un danno. Ma le parole che
potevano uscire da una certa penna lo preoccupavano di più.
Uscì
in corridoio più pensieroso del solito, urtando contro un
agente arrivato lì da meno di una settimana.
“Scusi,
signore!” esclamò quello scattando
sull’attenti.
“Ah,
l’entusiasmo dei primi giorni...” pensò
mentre l’immagine di un giovane ribelle con un paio di cuffie
arancioni tornò nella sua testa.
“Di
niente, Datoki. Vai pure” gli sorrise
d’incoraggiamento.
Il ragazzo
simulò una sorta di inchino per ringraziarlo e riprese a
correre gridando: “Takeo! Ottanta centimetri scarsi! Ma ti
rendi conto quant’è piccolo quel tipo!”
Ed in quello
stesso istante, Yoh ebbe la consapevolezza che di lì a due
minuti avrebbe chiesto il trasferimento di un particolare nuovo
acquisto ad uno dei distretti più sperduti
dell’isola di Hokkaido.
“Ripetimi
il piano”
“Tutti
sono impegnati con il servizio di sorveglianza per la mostra di
diamanti e quindi noi possiamo agire indisturbati” disse Anna
con la stessa cantilena con cui i bambini recitano le poesie alle
elementari.
“Questo
non è il piano: questa è
l’introduzione!” esclamò Manta irritato:
perchè mai quella benedetta ragazza non prendeva mai le cose
sul serio?
“Scusa”
alzò la testa dal libro che stava leggendo e si
stiracchiò, prima di ricominciare la cantilena.
“Tu sistemi la sorveglianza, il sistema di telecamere e
l’allarme...scusa! Fa lo stesso se non dico i tuoi compiti in
ordine?” s’informò fingendosi
preoccupata.
“Vai
avanti o stasera finisce male...” biascicò il
tappetto ormai a corto di pazienza.
“Entri
e vai al secondo piano dov’è custodita la
cassaforte principale con tutti i preziosi ed arraffi qualcosa. Nel
frattempo io con la mia grazia scivolo nel piano interrato, sfondo un
caveau segreto e blindato, prendo il foglio che ci interessa e poi
riesco dal caveau segreto e blindato, riemergo in superficie e vado a
farmi una passeggiata al parco...”
“PASSEGGIATA
AL PARCO?” urlò Manta come se fosse stato
indemoniato.
“Sto
scherzando, tranquillo! Se continui di questo passo ti verrà
un attacco di cuore...”
“Sei
tu che mi farai venire un attacco di cuore, un giorno o
l’altro...” rispose versandosi una generosa tazza
di camomilla. “Ci vediamo al punto di incontro fra ventisei
minuti e trenta secondi a partire da...adesso!” e fatto
scattare un cronometro, uscì di casa.
Anna
fissò il quadrante del costoso ed ultrapreciso orologio che
portava al polso, spostando poi lo sguardo sulle unghie finte che si
era applicata da meno di dieci minuti. Per quanto avrebbero continuato
quella vita? Lei e Manta si conoscevano da sempre ed erano sempre stati
una squadra. Ben presto, a causa delle condizioni disagiate in cui
erano incappati, avevano iniziato a dilettarsi in dei piccoli furti per
poter tirare avanti e non morire di fame. E per anni avevano vissuto in
quel modo: non era una vita facile, ma almeno era una vita. Poi era
arrivato lui...e tutto era cambiato. In fin dei conti era bastato poco.
“Ma
guarda cos’abbiamo qua...” disse una voce melliflua
alle sue spalle: Anna si voltò con una mossa repentina,
pronta a dare sfoggio a ciò che aveva imparato a quel corso
di autodifesa ma dovette fermarsi, lasciando la gamba tesa a
mezz’aria.
“È
stato sfortunato, sai?” continuò l’uomo.
“Mi ero dimenticato di prendere una cosa dallo studio e
l’ho trovato lì che smanettava al pc per
disattivare tutti gli allarmi. Fortuna che porto sempre con me una
pistola caricata con tranquillanti...” e buttò il
corpo di Manta a terra, mentre una freccia narcotizzata svettava
visibile in mezzo alle sue piccole spalle.
Anna rimase in
silenzio, limitandosi a guardarlo in faccia per cercare di capire le
sue intenzioni.
“Non
vi denuncerò” disse infine. “Sarebbe un
tale peccato...nessuno prima di voi è riuscito ad entrare in
questa casa, lo sapevi?”
La ragazza
annuì.
“Ma
non vi permetterò nemmeno di andarvene con tanta
facilità. Mi siete...come dire?...debitori, ecco. Dovrete
guadagnarvi la vostra libertà, e così saremo
pari” terminò infine il dr Faust VIII.
Un anno: tanto
era passato da allora. Sei mesi passati a prepararsi, a perfezionare ed
ad imparare tecniche, in attesa del loro primo colpo importante.
Perchè a parte l’assalto alla villa del direttore
della clinica più lussuosa (e che a loro spese scoprirono
anche più controllata) della città, nessuno dei
colpi che avevano messo a segno finora poteva venir definito tale.
Ma la cosa
più assurda, era il bottino che avrebbero dovuto arraffare:
vecchi fogli gialli ammuffiti. Questi erano i patti: potevano tenersi
tutto ciò che volevano, ma quei fogli dovevano finire nelle
sue mani. Ad ogni costo. E soprattutto, nessuna domanda sul loro
contenuto.
Ma
ciò che più aveva insospettito Anna, era il fatto
che nessuno fra tutti quelli che finora avevano rapinato, ne aveva
denunciato il furto.
Ormai ne
mancavano appena quattro da recuperare. Ancora quattro colpi e
sarebbero stati liberi, con così tanti soldi che avrebbero
anche potuto chiudere per sempre con quella vita. E sarebbero potuti
tornare alla vita normale che non avevano mai avuto.
Noioso.
Decisamente noioso. Decisamente tanto noioso. Questo era
l’unico modo in cui Yoh avrebbe potuto definire il lavoro di
vigilanza che lo stava aspettando. Otto ore ininterrotte,
un’intera nottata a fare la guardia ad una delle collezioni
di diamanti più famose e preziose del mondo. Se fosse
esistito un pazzo col desiderio di tentare di rubare anche solo
l’estintore della sala in cui era custodita, sarebbe finito
in meno di trenta secondi dietro le sbarre. Non c’erano
pecche nel sistema di sorveglianza e forse neppure Childy avrebbe
potuto tanto. Ma il suo sesto senso l’aveva convinto che
Childy non era interessato a quei diamanti.
Preso
com’era da questi pensieri, si accorse troppo tardi di aver
mancato l’uscita della tangenziale che avrebbe dovuto
prendere ed imprecò pensando alla strada alternativa che
adesso lo aspettava, col rischio di rimanere bloccato in uno degli
immancabili ingorghi verso il km25.
“Ryu”
bofonchiò accendendo la radio.
“Sì,
capo?”
“Cercami
una scorciatoia per il museo” mormorò sconsolato
iniziando ad intravedere delle auto in coda.
“Non
potevi uscire allo svincolo precedente?”
“Trovami
quella scorciatoia e falla finita” disse con tono autoritario.
“Ok,
ok...”
Uno scalpiccio
di tasti e poi: “Prendi la prossima...praticamente
questa!” urlò vedendo sullo schermo del computer
l’icona dell’auto di Yoh che si sovrapponeva
all’incrocio.
Yoh
sterzò di botto, si beccò qualche suonata di
clacson per la sua guida non proprio civile, rischiò di
tamponare la macchina che aveva davanti ma riuscì lo stesso
ad imboccare la strada giusta.
“Sei
ancora tutto intero?” s’informò
timidamente Ryu.
“Non
ti rispondo perchè sono un signore...”
ruggì l’altro più scocciato che mai.
“Adesso
segui attentamente le mie istruzioni ed in meno di cinque minuti sarai
a destinazione...”
“Hai
presente che ho una macchina e non un aeroplano, vero?”
chiese l’ispettore Asakura preoccupato dal tono troppo
allegro del collega: se avevano rimosso l’amico dal reparto
motorizzato, un motivo c’era stato. E siccome Yoh ricordava
benissimo lo stile tutto particolare che Ryu adottava sia in sella ad
una moto che comodamente seduto in un’automobile, un brivido
di pura paura lo percorse in tutto il corpo, pronto alle più
pericolose manovre al limite della legalità che lo stavano
aspettando.
Anna scese
dall’autobus numero settantasette ed aprì la
cartina che Manta si era premurato di sistemarle nella borsetta. Si
spostò sotto la luce di un lampione e prese a studiarla
attentamente.
“Accidenti
a Manta!” imprecò furiosa. “Mi ha
ripetuto il piano fino alla nausea ma non si è minimamente
degnato di spiegarmi la strada per la villa...”
Chiuse gli
occhi, inspirò profondamente e recitò velocemente
una preghiera, con la speranza che il suo senso
d’orientamento che fino ad ora non l’aveva mai
abbandonata, non scegliesse proprio quella sera per farlo.
Attraversò la strada e si inerpicò su per una
viuzza deserta, costeggiata da due file di ciliegi. E dopo una curva,
fu abbagliata dalla luce di due fari che le diedero
l’impressione stessero finendo direttamente contro di lei.
Meno di un decimo di secondo dopo, ebbe la certezza che quei fari
stessero effettivamente finendo contro di lei.
“Ryu!
Perchè c’era quel segnale di divieto di
accesso?” chiese Yoh conoscendo già la risposta.
“Perchè
stai andando contromano...ma tranquillo, è una strada poco
trafficata...” si giustificò l’altro
allontanandosi preventivamente la cuffia dalle orecchie.
“COSAAAA?
Sei forse impazzito?” urlò muovendo in modo brusco
lo sterzo avvicinandosi in modo pericoloso ad uno dei ciliegi che
correvano lungo la strada. Pigiò con forza il pedale del
freno causando l’orribile sfrigolio della gomma che si
disintegra sull’asfalto, per poi fermarsi a meno di cinque
centimetri dal corpo di una donna pietrificata dalla paura.
“Yoh?”
fece Ryu leggermente preoccupato da tutto quel trambusto che gli era
arrivato dalla radio.
Yoh chiuse gli
occhi terrorizzato e, una volta riaperti, della donna nessuna traccia.
“Yoh?”
“Sì?”
balbettò il ragazzo ancora sconvolto.
“Cos’è
successo?”
“Stavo
per mettere sotto una...”
“Chi?”
“Non
lo so. Non c’è più...”
“Chi
non c’è più?”
“Una
ragazza...”
“Yoh?”
“L’HO
MESSA SOTTO! Ryu, l’ho messa sotto!”
esclamò orripilato di fronte a quella scoperta.
“Cosa
stai blaterando?”
“Ho
visto una donna, poi non l’ho vista più: devo
averla messa sotto!”
“Non
hai investito nessuno...” cercò di
tranquillizzarlo.
“Ma
ho sentito un botto sul tetto!” strillò sempre
più agitato.
“Un
botto sul tetto?”
“Ho
appena ucciso una ragazza!”
“Avanti,
non è successo niente...”
“Tu
non sei qui! Cosa puoi saperne?”
“Scommettiamo?”
“COME
PUOI PENSARE A SCOMMETTERE SU UNA COSA DEL GENERE?”
urlò, ora infuriato.
“Ok,
calmati...scendi e controlla...”
Yoh
aprì la sportello e scese dall’auto con passo
malfermo. Fece quei quattro passi che lo separavano dalla parte
anteriore della macchina e notò, tirando un sospiro di
sollievo, che non c’era alcun cadavere. Nessun segno di
incidente e nessun cadavere. Si lasciò cadere sul cofano e
rimase immobile per un minuto buono, ad occhi chiusi e con una mano
poggiata sul petto, all’altezza del cuore. Non si
curò dei rumori intorno a lui, del fruscio delle foglie dei
ciliegi nonostante la quasi totale mancanza di vento, e nemmeno dello
sguardo incerto dell’automobilista che passò di
lì a poco, in quella stradina dimenticata dal mondo. Poi
risalì in auto.
“Be’?
Hai per caso già occultato il cadavere?” si
sincerò Ryu con una battuta che, data l’occasione,
si rivelò piuttosto macabra.
“Dici
che riesco ancora a non arrivare in ritardo?” chiese il
ragazzo, tornato alla normalità.
“Ingrana
la prima, capo! Vedrai che siamo ancora in tempo!”
esclamò l’altro raggiante come non mai.
Anna
guardò incredula l’auto sotto di lei: da
quell’altezza poteva godere di una visuale perfetta e Yoh
sembrava troppo sconvolto per poter capirci qualcosa. E lei non
è che si trovasse in condizioni migliori. Aveva un vago
ricordo: i fari, un balzo felino e poi si era ritrovata appesa al ramo
di ciliegio su cui poi si era issata. E su cui al momento stava seduta.
Si era ripresa dallo spavento prima di Yoh, ed ora continuava a
scrutarlo con curiosità, anche perchè non poteva
abbandonare quel rifugio sicuro senza rischiare di venir scoperta. O
forse, come suggerì una vocina dentro di lei, non voleva
abbandonare quel rifugio sicuro, anche se c’era il rischio
che un comportamento del genere mettesse a rischio l’intera
missione di quella notte. Ma non se ne preoccupava tanto, estraniata
dal tempo e dallo spazio com’era in quel momento. Creatura
della notte che vedeva ma che sapeva di non esser vista. La notte da
sempre era il suo elemento. La tranquillità che provava al
calar delle tenebre...niente e nessuno la faceva sentire in quel
modo...particolare, ecco. L’unica volta che aveva provato un
qualcosa di simile, era forse stata con quello stesso ragazzo che meno
di due minuti prima stava per investirla, seduta sullo sgabello di un
sushi bar.
Sorrise
deliziata pensando alla faccia che Manta avrebbe fatto: “Da
quando perdi tempo a fissare un poliziotto?” Già
se lo immaginava, piccolo ed infuriato come al solito. Quante gliene
aveva fatte passare! Ma sotto sotto, ci prendeva gusto a vederlo
sgambettare ed urlare al pari di un forsennato.
Poi, a rompere
l’incantesimo che solo per lei aveva bloccato il tempo, ci
pensò Yoh, ridestandosi dallo stadio di pace nel quale era
piombato e risalendo in macchina, sgusciando via sgassando e dando di
matto.
“Ci
vuole poco a rovinare tutto...” mormorò saltando
giù dal ciliegio. Poi raccolse la cartina che era rimasta
spiegazzata in mezzo alla strada e prese a correre per non arrivare in
ritardo al punto d’incontro stabilito da Manta.
“Dieci
secondi di ritardo!” bisbigliò furente il
piccoletto.
“Sappiamo
benissimo entrambi che siamo in anticipo lo stesso...”
“È
vero, ma non cambia il fatto che tu sia in ritardo di ben dieci
secondi!” continuò quell’altro
imperterrito. In fin dei conti, con il lavoro che facevano, anche dieci
secondi erano importanti.
“Ti
spiego dopo, ok?” tagliò corto prendendosi un paio
di chewing gum ed infilandosi un paio d’occhiali scuri.
“Dimmi piuttosto come si accendono questi cosi...”
Manta
pigiò un punto nei pressi di un’asticella della
montatura ed Anna iniziò a vedere il mondo sotto un altro
punto di vista.
“Una
volta, rivelatore di calore. Due volte, raggi infrarossi”
spiegò mettendosi un cappuccio. “In azione fra
cinque, quattro, tre, due...Ora!” e si dileguarono nel parco
della villa che avrebbero svaligiato quella notte.
Anna
volteggiò come solo lei sapeva fare, mettendo a cuccia tre
cani da guardia dall’aspetto per niente amichevole ed
arrampicandosi rapida su un muro, ringraziando in cuor suo il gusto del
manager Hirojito che lo aveva fatto optare per un rivestimento a sassi
per la sua dimora. Rivestimento che le lasciava così tanti
appigli su cui far leva.
Giunta alla
terza finestra a sinistra del terzo piano, azionò il
rivelatore di calore e controllò l’eventuale
presenza di qualche < intruso > nella stanza ma, a parte
il condizionatore acceso, tutto appariva di un bel colore bluastro.
Pigiò di nuovo l’asticella degli occhiali, e gli
infrarossi le indicarono una serie di raggi che si concentravano nei
pressi di una penosa imitazione di un quadro di Van Gogh. Con cautela,
si sfilò con l’aiuto dei denti uno dei guanti neri
che le coprivano le mani, e poggiò un’unghia
contro il vetro della finestra, producendo un impercettibile
ticchettio. Poi, ripetendo un gesto che ormai governava con maestria,
creò un cerchio, al centro del quale appiccicò la
sua gomma masticata, che usò a mo’ di ventosa e
tolse con facilità il vetro tagliato.
“Et
voilà!” esclamò mentalmente aprendo la
finestra ed entrando all’interno.
“Appena
in tempo” sospirò Yoh sistemandosi al posto che
gli era stato assegnato.
“Già”
concordò Ryu mentre gli si sedeva accanto.
“Tu
qui? Credevo che fossi in commissariato!” esclamò
stupito.
“Ed
invece ero qui...”
“Ma
come hai fatto con il com...”
“Con
il computer?” lo precedette quello.
Yoh fece un
cenno d’assenso.
“Esistono
i portatili...ed il collegamento wireless. Utile, non trovi?”
L’altro
non si degnò neanche di rispondergli.
“Tieni,
ho portato da leggere” disse lanciandogli una rivista
d’automobili. “Secondo le tue previsioni, passeremo
una serata tranquilla, no?”
“Spiritoso...”
biascicò guardandolo in cagnesco. “Proprio a
questo piano dovevi essere assegnato?”
“E
che ci vuoi fare: gli amici te li puoi scegliere, i colleghi
no” fece Ryu alzando le spalle.
“Ma
non erano i parenti?” chiese l’amico leggermente
confuso.
....Ma ciao! Vi prego
di non uccidermi! Così tanto senza aggiornare...vi dico solo
che quando ho aperto questo capitolo, nascosto nei meandri
più bui e desolati dell’hard disk del pc, ed ho
visto che l’ultima modifica risaliva al due novembre, ci sono
rimasta male anche io! Due mesi senza lavorare più a questa
storia...mi chiedo solo cosa ho fatto in tutto questo tempo...bah.
Lasciamo stare. Allora? Piaciuto il capitolo? Sinceramente ci sono
delle parti che ancora non mi convincono (primo fra tutti Faust: voi
che ne pensate? E poi anche il titolo: semplicemente osceno!) e forse
avrei dovuto aspettare qualche altra illuminazione prima di terminarlo
e postarlo...ma poi mi sono detta che era passato troppo tempo e che
sarà il caso che mi dedichi anche al seguito di questa
fanfic...ed eccomi qui. Consideratelo il mio regalo per la Befana...e
Buon anno nuovo, seppure in ritardo!
Un’ultima
cosa: la trovata dell’unghia, non è completamente
farina del mio sacco: una volta, guardando Detective Conan,
c’era una tizia che aveva usato un’unghia finta per
sgozzare una sua amica...ho rielaborato la cosa, ma lo spunto
l’ho preso da lì: volevo solo metterlo in chiaro,
perchè non mi piace barare...
Vabbe’.
Saluto tutti coloro che, nonostante l’incostanza
dell’autrice, hanno continuato a leggere (e magari
commentare) e vi do appuntamento a non so quando: sicuramente prima di
Pasqua, non disperate!
Un bacione,
Merryluna
Ps.
L’altezza di Manta è quella ufficialmente
dichiarata in uno dei due numeri speciali di S.K...scioccante, non
trovate?
Kagome 92: pardon
moi! Decisamente non ho accolto la tua richiesta...
Kikka: Tamao? Che ti
ha fatto povera piccola? Non che io la ami particolarmente...diciamo
che il sentimento che più mi ispira è
l’indifferenza...ma qui sto tentando di
trasformarla(“togli pure il tentare”...) in una
sorta di “donna scarlatta” e nei prossimi capitoli
dovrei farla entrare nuovamente in azione. Sopportala ancora un
po’...Per il fatto del capitolo “solo Yoh ed
Anna” devi attendere ancora qualche tempo, ma ho
già un’ideuzza...
Antineasan: Mi ero
divertita molto a scrivere quella parte...come questa in cui si vedono
loro due nello stesso momento, ma che fanno cose completamente
differenti...che ne pensi? Cmq sai che capita spesso anche a me di
impappinarmi per scrivere (o dire) certe parole un po’
lunghette?
Crikke: sono contenta
che ti piaccia! Ma dopo tutto questo tempo, sei ancora dello stesso
parere?
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Capitolo 7 *** IL GEMELLO, IL MISTERIOSO E LA FIDANZATA ***
cap
IL GEMELLO, IL
MISTERIOSO E LA FIDANZATA
-Capitolo 7°-
“...ed
invece di preoccuparsi di bloccare il fantomatico Childy, le nostre
forze di polizia vengono tenute impegnate in degli inutili servizi di
vigilanza nelle mostre di gioielli ad appannaggio di ben pochi
facoltosi in città.”
“Almeno
concordiamo
su qualcosa...” borbottò Yoh l’indomani
rigirandosi
tra le mani un quotidiano. Alzò gli occhi verso la vetrata
del
suo ufficio ed incrociò lo sguardo di un ragazzo dai
lineamenti
stranieri. Forse cinesi. Ma furono i suoi occhi a colpirlo in modo
particolare: occhi d’ambra profondi, tenebrosi, che
nascondevano
un certo fascino. E poi un ghigno non proprio rassicurante. Di sfida,
forse? Impossibile: perchè mai un perfetto sconosciuto
doveva
sfidarlo? In cosa, poi? Yoh si limitò a sostenere il suo
sguardo
ed a sorridere di rimando. Poi, quello strano tipo rigirò
sui
tacchi ed uscì dalla sua visuale.
Rimase un
attimo interdetto. “Lyserg!”
Si
dà il caso che il
poveretto in questione in quel momento fosse impegnato nel trasporto di
una decina di fascicoli di un’altezza considerevole e,
sentendo
quell’urlo inquietante, sussultò facendo finire
gran parte
dei fogli in terra. Imprecò silenziosamente e corse
nell’ufficio dell’ispettore Asakura.
“Sì?”
chiese leggermente spaventato.
“Portami
un caffè. Lungo e molto dolce, mi raccomando”
ordinò l’altro bruscamente.
Lyserg
abbassò il capo e si diresse verso la macchinetta del
caffè.
“Molto
dolce, mi
raccomando” lo scimmieggiò facendo una boccaccia.
“Ma mi ha preso per la sua servetta? Non capisco
perchè
ogni volta che è arrabbiato se la prende con me...Ma tu
guarda
questo!”
“Qualche
problema?” intervenne qualcuno alle sue spalle.
L’inglese
girò un po’ la testa ed il cuore gli si
bloccò in
mezzo al petto: Yoh lo stava guardando con un sorriso sornione, un
berretto da baseball a nascondergli i capelli ed un pacchetto di
sigarette in mano.
“N-no.
Stavo solo pensando ad alta voce...” balbettò
incerto porgendogli il caffè.
Yoh fece una
faccia
stupita, poi lo ringraziò e bevve un sorso di
caffè che,
con orrore di Lyserg, risputò subito nel bicchiere con
un’espressione schifata.
“È
poco
dolce?” s’informò ripensando ai tre
cucchiaini e
mezzo di zucchero che vi aveva messo dentro.
“Tutt’altro!
È dolcissimo! Fa schifo! Puoi farmene uno corto ed amaro?
Mezzo
cucchiaino di zucchero scarso...” e se ne andò
diretto
verso l’ufficio di Kanna.
Il ragazzo
rimase attonito
di fronte a quella richiesta: corto ed amaro? Da quando? Ma in fin dei
conti non c’era da stupirsi di fronte alle richieste bizzarre
di
Yoh. Soprattutto durante una giornata «no» come
quella.
Preparò un altro caffè e si apprestò a
portarglielo.
“Ma
dico, sei forse impazzito?” urlò sputacchiando qua
e là il caffè.
“È
ancora troppo dolce?” chiese incredulo.
“Troppo
dolce? È amarissimo!”
“Ma
prima...”
tentò di scusarsi prima che la porta si aprisse rivelando lo
Yoh
sorridente con il berretto da baseball. Un momento: Lyserg
guardò ora dietro la scrivania, ora in direzione della
porta.
Cosa stava succedendo? Due Yoh? Qualcosa non quadrava.
“Qualcosa
mi
suggerisce che hai dato il mio caffè a lui...”
disse il
ragazzo ridendo di cuore. “E mi suggerisce anche che non
sapevi
che Yoh avesse un fratello gemello...”
Ora si
spiegava tutto! Non
c’era di mezzo lo zampino di un duplicatore di corpi con
annesso
sdoppiatore di personalità particolarmente efficace, come
Lyserg
aveva ipotizzato in un primo momento.
“Come
mai da queste parti?”
“Kanna
aveva
dimenticato una cosa nella mia macchina, e così con questa
scusa
ho pensato di passare a farti un saluto” spiegò
Hao
accomodandosi su una delle due sedie girevoli che stavano nella stanza.
“Capisco”
fece il fratello annuendo con la testa. “Lyserg, puoi andare
ora”
Il ragazzo non
se lo fece
ripetere due volte e scattò fuori da quella camera
infernale:
preferiva di gran lunga sistemare scartoffie che combattere con quel
pazzo che si ritrovava come capo.
“Allora?”
“Allora
cosa?”
domandò Yoh di rimando, scocciato come più che
mai.
“Il giornale parla chiaro!”
“Certo,
ma volevo sentirlo da te...” sorrise l’altro
tranquillamente.
“Cosa
volevi sentire?” lo aggredì duramente.
“Come
ti butta...” si scusò alzando le spalle e
porgendogli un sacchetto di carta.
Yoh rimase un
po’
interdetto, afferrò il sacchetto e riconobbe al tatto il
profilo
di un cheeseburger. “Grazie” balbettò
ritrovando la
calma.
“È
assurdo che
il mio fratellino preferito sia sempre così agitato...un
tempo
eri così noiosamente, perennemente pacato...Lavori troppo
caro
mio, lasciatelo dire!” concluse guardandolo mentre mangiava
di
gusto.
“I
tem..i
ca..iano” farfugliò quello senza minimamente
aspettare di
inghiottire quel pezzo di carne che gli si rigirava nella bocca.
“Ho
notato...Lei chi è?”
“Prego?”
tossicchiò rischiando di soffocarsi con un pezzo di panino.
“Sulla
tua scrivania
c’è poggiata quella boccetta di profumo che ti ha
regalato
mamma e che usi con il contagocce...Ci dev’essere per forza
una
donna dietro...” spiegò con semplicità.
“Accidenti!
L’ho lasciato qui!” esclamò terrorizzato
all’idea che qualche malintenzionato potesse rubargliene un
po’. Primo fra tutti, proprio suo fratello.
“Allora?”
“No
è che l’altro giorno non potevo tornare a casa a
cambiarmi...”
“Yoh!”
“Ok,
ok. Niente di che. Ci sono uscito una volta sola e...”
SLAM
Due braccia
stavano
già circondando il suo collo, mentre una cascata di capelli
rosa
si agitavano, testimoni di una corsa indemoniata per i corridoi del
commissariato.
Hao sorrise di
nuovo, mentre il gemello tentava inutilmente di divincolarsi da
quell’abbraccio stritolante.
“Ma
che cattivone,
quell’R.T.!” trillò la ragazza con una
voce in
falsetto. “Ma quante cose cattive che ti ha detto!”
“Tam-ao”
ansimò quello debolmente, preso da una carenza di ossigeno.
“Lasciami, ti prego!”
“Scusa!
Non era mia
intenzione accopparti!” disse lei facendosi da parte e
scrutandolo con i suoi occhioni da coniglio.
“Non
ci presenti?” risuonò una voce da dietro alle sue
spalle.
“Certo.
Tamao, questo è il mio simpatico
fratellino...ed Hao, lei è Tamao, la...”
spostò il suo sguardo su di lei lasciando la frase in
sospeso.
“...la
figlia
appiccicosa del suo capo. E per tua informazione, fratello gemello di
Yoh, non sono la sua ragazza. Sono già felicemente impegnata
da
quasi sei mesi!” annunciò pimpante.
“C-cosa?
Sei fidanzata?” balbettò come un deficiente.
“Sì,
perchè?”
“No,
è che credevo che...” cominciò
interrompendosi nuovamente.
Tamao
sospirò e tornò a posare la sua attenzione su Hao.
“Tuo
fratello
è veramente troppo perbenista, non trovi? Ora mi
farà la
predica perchè ho tradito con lui il mio fidanzato...ma una
volta ogni tanto bisogna anche divertirsi, tu non pensi?”
chiese
con una semplicità che lasciò di sasso
l’Asakura
poliziotto.
“Mi
piacciono queste ragazze di larghe vedute...”
commentò Hao maliziosamente.
“Mi
piacciono i parenti dei subordinati di mio padre...” rispose
quella a tono, facendoglisi più vicina.
“Scusate
se la mia
presenza possa recarvi disturbo!” s’intromise Yoh,
ormai
ripreso dallo shock. Possibile che quella ragazza flirtasse con tutti
quelli che gli capitavano a tiro?
“Ma
figurati!”
esclamò Hao dandogli una pacca sulla schiena e ridendo come
un
matto. “Veramente pensavi che ci stessi provando con questa
ragazzina?”
Tamao lo
fulminò con lo sguardo. “Ragazzina?”
ripetè alzando un sopracciglio.
“Già,
mi
spiace deluderti cara ma preferisco le donna più...mature,
rispetto a te” spiegò, pensando alla sua attuale
ragazza.
“Cosa?”
“E
poi, al contrario
di te, sono una persona fedele, IO!” esclamò
uscendo
fischiettando dall’ufficio, dopo aver salutato allegramente
il
fratello.
“Cosa
diavolo gli
hanno fatto per farlo parlare così? Da quando Hao
è
fedele?” domandò la Tamamura in preda al suo
più
grande shock dopo la scoperta che, effettivamente, Babbo Natale non
vivesse esattamente al Polo Nord con una schiera di folletti al seguito.
“Ha
trovato chi ha saputo mettergli la testa a posto. Ma credevo che voi
due non vi conosceste...”
“È
vero, ma lo conosco di fama...o meglio, conoscevo la sua
fama...”
Yoh
annuì pensando
al burrascoso passato sentimentale del fratello, prendendo in mano la
sua bottiglietta di profumo. Poi, con una semplice domanda, Tamao
riuscì a sconvolgerlo.
“Cosa
ci faceva qui il tuo amico giornalista?”
“Chi?”
“Come
chi? R.T.!”
Un fracasso di
vetri che si infrangevano a terra ed un delizioso profumo da uomo che
prese a diffondersi per l’ufficio.
“Qualcosa
mi dice che tu non lo conosci dal vivo, vero?” chiese la
ragazza con un sorrisetto malefico.
Pensavate che
l’avessi
abbandonata? Sebbene non sembrerebbe, non è
così...diciamo che mi prendo questi periodi di calma...molta
calma. E se mai qualcuno di voi è ancora interessato alla
storia, fatemi sapere.
Ringrazio Antineasan,
Anna91 e Crikke90 per aver commentato il capitolo precedente...
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