Guardie e ladri

di merryluna
(/viewuser.php?uid=13999)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** UNO DI FAMIGLIA ***
Capitolo 2: *** UN TIPO FOTOGENICO ***
Capitolo 3: *** IN...SCONTRO INASPETTATO ***
Capitolo 4: *** DOPPIOGIOCO E DOPPIOGIOCHISTI ***
Capitolo 5: *** IL MIO REGNO PER UNA PENNA ***
Capitolo 6: *** LAVORARE DI NOTTE ***
Capitolo 7: *** IL GEMELLO, IL MISTERIOSO E LA FIDANZATA ***



Capitolo 1
*** UNO DI FAMIGLIA ***


UNO DI FAMIGLIA
-Capitolo 1°-


Notte. A cosa vi fa pensare questa parola? Al buio. Ad un cielo oscuro rischiarato qua e là da qualche bottone luminoso. Ed ad una luna rotonda che domina la città addormentata. Ma non tutti in questa notte stanno dormendo. I panifici lavorano a pieno ritmo, un ubriaco farfuglia parole senza senso seduto su una panchina in attesa di un treno, i gatti ed i barboni rovistano tra i rifiuti di un ristorante, mentre un topo particolarmente grosso scappa via tra le loro gambe. Qualcun altro invece, si dedica all’attività fisica: il fresco della notte dev’esser l’ideale per farsi una corsetta su un tetto...

“Fermati! Ormai non hai più via di scampo!” gridò un uomo dall’aria decisamente affaticata.
Per tutta risposta, il piccoletto che stava inseguendo, aumentò il ritmo: da dove accidenti prendeva tutta quella forza? Era poco più che un ragazzino con sulle spalle un sacco piuttosto pesante, pieno di gingilli d’oro, e nonostante questo resisteva a quell’inseguimento che durava da quella che sembrava un’eternità. Il poliziotto dal canto suo, benchè si allenasse ogni giorno in vista di situazioni come quella, iniziava a dare i primi segni di cedimento. Ma forse quella era la sua notte fortunata: una civetta svolazzò via improvvisamente da un punto del tetto, lanciando un grido di stizza per essere stata disturbata e questo prese completamente alla provvista il bambino, che esitò per un attimo di troppo. Attimo che permise al poliziotto di avvicinarsi pericolosamente a lui e tirare fuori la pistola. Poté quasi sentire il sangue nelle vene del piccolo raggelarsi, al suono inconfondibile del colpo che viene posizionato in canna.
“Fermo o sparo” sbiascicò l’uomo. Dopo tutte le settimane spese a dare la caccia a quel ladro, non si faceva più lo scrupolo che aveva a che fare con un bambino. “Ora voltati lentamente e posa il sacco a terra...cioè, sì...sul tetto”. Ma cosa diavolo stava dicendo? Quello doveva essere il momento che avrebbe cambiato la sua vita, che avrebbe potuto dare una svolta alla sua carriera nella polizia e si era messo a fare battute di spirito? Sicuramente avrebbe omesso questo particolare dal verbale ufficiale.
Il ragazzino si voltò e fece come ordinato.
“Togliti la maschera, adesso: voglio guardarti in faccia prima di ammanettarti” disse facendo per avvicinarsi ancora di più. Ma non appena che il bambino ebbe messo una mano sulla maschera nera che gli copriva gli occhi e gran parte del viso, soggiunse un elemento inaspettato, che in un istante cancellò i sogni di gloria del poliziotto: il freddo ferro della canna di una pistola puntata contro la sua tempia. “Avevo ragione nel dire che aveva un complice!” pensò esultante prima di inquadrare bene la situazione. Santo cielo! Aveva una pistola puntata alla tempia! E le cose, se possibile, peggiorarono ancora di più quando il complice gli sfilò la pistola di mano lanciandola al suo compagno. Ora aveva due pistole puntate contro: la mattina dopo non sarebbe stato necessario pensare a cosa omettere dal rapporto. Probabilmente, non avrebbe neanche avuto la scocciatura di doverne scrivere uno.
Respirò a fondo per ritrovare il suo equilibrio interiore: non doveva permettersi di perdere la calma. Un dolce profumo di rosa si insinuò nel suo naso mentre una mano si infilò lentamente dentro alla sua giacca, in cerca di qualcosa. Il poliziotto fu scosso da un brivido e non potè fare a meno di pensare a quanto quella cosa, in un’altra occasione, sarebbe stata eccitante. Perchè quella alle sue spalle doveva essere una donna: il profumo della sua pelle, il suo respiro lento e delicato, la dolcezza del suo corpo poggiato contro di lui...non poteva non trattarsi di una bella donna. Perchè bella? Stava per morire, aveva anche il diritto di concedersi qualche pensiero positivo!
A quel punto la mano fermò il suo vagare, mentre la pistola finì per lo spingersi ancora di più contro la sua tempia, e con una velocità quasi impressionante tirò fuori il suo distintivo dalla tasca interna della giacca. Ma se era quello che stava cercando, perchè mai aveva cercato anche sotto la camicia? “È una bella donna” affermò convinto nella sua mente, prima di sentir venir meno la spinta della pistola e ritrovarsi completamente solo sul tetto, la sua pistola a terra accanto a lui e senza distintivo.
“Capo dove sei?” gracchiò una ricetrasmittente da una tasca della giacca. “L’hai preso?”
“No.” ammise tristemente. “È scappato con il suo complice”
 “Complice??? Accidenti, a quanto pare ti devo un doppio cheeseburger!” esclamò l’uomo dall’altra parte della comunicazione.
“Pensa all’agente Diethel che mi deve pagare da bere per un mese intero, allora!” ridacchiò senz’allegria: aveva fatto un buco nell’acqua e questo Yoh Asakura non poteva permetterselo.

“Yoh Asakura” mormorò una ragazza sfiorando con un dito la foto di un distintivo.
“Perchè mai gli hai preso quel coso?” s’informò un uomo dall’aspetto bizzarro: il corpo era quello di un bambino, ma la sua voce ed il suo viso appartenevano senz’altro ad un adulto.
“Per...per umiliarlo. Perchè sennò?”
“Un poliziotto che si lascia rubare il distintivo...sì, hai ragione: è una gran bella umiliazione!” sorrise soddisfatto. “Ma tu guarda! Abbiamo la stessa età!”
“Già” concordò lei osservando la sua data di nascita. “E fra una settimana è il suo compleanno...”
“Che c’è, vuoi fargli un regalino?” chiese il piccoletto scoppiando in una grossa risata. “Ormai sono quasi sei mesi che si occupa del nostro caso...sta quasi diventando uno di famiglia!”
“Se stasera non fossi arrivata in tempo, non ci sarebbe stata più alcuna famiglia: accidenti a te ed a quella civetta!”
“Può succedere a tutti di farsi trovare per un attimo impreparati...” si scusò quello facendosi piccolo piccolo. Sempre che gli fosse possibile farsi ancora più piccolo.
“Non a noi due” gli ricordò la ragazza. “Non a noi due...”


Mi avevano avvisato che era un rischio che avrei potuto correre: iniziare una nuova storia mentre l’altra è ancora in cantiere...ho cercato di evitare questa eventualità come la peste, ma a quanto pare non ci sono riuscita...E così ecco quest’altra fanfic in cui di nuovo non troverete neanche una briciola di potere sciamanico (in realtà, ne ho in mente un’altra in cui ci saranno gli sciamani, com’è giusto che sia, ma per il momento è ancora da mettere per iscritto...). Avete capito chi sono i personaggi, vero? Be’, non è stato così difficile...
Mi raccomando: fatemi sapere cosa ve ne pare! Commentate, commentate e commentate!
Un bacione,
Merryluna

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** UN TIPO FOTOGENICO ***


UN TIPO FOTOGENICO
-Capitolo 2°-


Yoh Asakura sbattè con violenza il giornale sul tavolo e guardò con odio la firma dell’articolo: R.T. Avrebbe rinunciato volentieri ad un cheeseburger in cambio della possibilità di assestare un bel pugno sul naso a quel giornalista da strapazzo, che non faceva altro che dipingerlo come lo zimbello della polizia di tutto il Paese.
“Ehi capo, hai letto?” chiese ridendo l’agente Umemiya entrando nell’ufficio: notando l’espressione velenosa del superiore seppe immediatamente la risposta.
“Maledetto bastardo” imprecò quello. “Mi chiedo come faccia quel cane ad aver accesso a così tante informazioni riservate...” continuò mentre fingeva di sistemare alcune carte sulla scrivania.
“Già, me lo chiedo anch’io” bofonchiò l’agente Diethel arrivando con un’espressione decisamente abbacchiata. “Dev’esserci una talpa nel distretto!” esclamò infine come se avesse improvvisamente scoperto il moto perpetuo.
Gli altri due lo guardarono con sufficienza e ritornarono entrambi alle proprie elucubrazioni.
“Ho detto qualcosa che non va?” domandò il giovane ed inesperto Lyserg.
Ryu aprì la bocca per dire qualcosa ma poi ci ripensò ed uscì dalla stanza scuotendo la testa: a volte era inutile ragionare con quel novellino.
“Ehm...Yoh?” continuò l’Inglese imperterrito.
“Cos’altro c’è?” chiese l’altro inarcando un sopracciglio alla vista della foto che andava a completare l’articolo sul giornale: era veramente orribile! Si dovevano essere impegnati per prenderlo da un profilo così osceno. Sicuramente, la foto, l’articolo e l’intera indagine avrebbero avuto ripercussioni sulle sue possibilità di approccio future con il gentil sesso.
“La Bismarch ha detto che dovresti passare da lei più o meno...subito” annunciò titubante sbirciando l’orologio. “Per la foto del nuovo distintivo...”
“Maledizione!” esclamò l’Asakura scappando come un fulmine: ci mancava solo che facesse infuriare quella donna ed era fatta. Anche perchè un conto era una fotografia su un articolo di giornale, visto che prima o poi quella si dimentica. Ma avere un’orrenda foto sul distintivo, significava diventare in un attimo lo zimbello del commissariato. E questo non poteva di certo permetterselo.

Non appena varcò la porta dell’ufficio di Kanna, si chiese stupidamente se per caso fosse appena scoppiato un fumogeno o qualcosa del genere.
“Sei arrivato. Hai trenta secondi di ritardo, ne sei consapevole?” tuonò una voce femminile da un angolo non ben definito della stanza.
“Chiedo scusa...” mormorò timidamente il ragazzo abbozzando un inchino.
“Sbrigati, mettiti in posa” gli ordinò senza tanti complimenti.
Yoh raggiunse docilmente una parete e vi si appoggiò.
“Alza di più la testa...raddrizza le spalle...fai una faccia più seria...non così seria...al mio tre...tre!” ed un rumoretto gli fece capire che ormai era fatta: chissà cosa ne sarebbe uscito fuori. Accidenti! Lui adorava la foto del vecchio distintivo. All’epoca ancora c’era il vecchio Fuji come fotografo ed aveva fatto un lavoro coi fiocchi, ma da quando Kanna aveva preso il suo posto, era incredibile con quanta facilità i distintivi sparivano facilmente dopo pochi giorni che venivano stampati. E ciò che era ancora più incredibile - e che perciò doveva dirla lunga - era che la gente preferisse subire l’onta e le conseguenze dello smarrimento di un distintivo che andare in giro con una foto scattata in uno dei tanti < momenti no > della fotografa.
“Com’è?” si azzardò a chiedere spaventato dalla risposta.
“Non male” rispose Kanna senza togliersi la sigaretta di bocca. In effetti, pensarci bene, da quando l’aveva incontrata per la prima volta, non gli era mai capitato di vederla senza sigaretta. “E di’ a tuo fratello che per stasera va bene”.
Yoh guardò prima il cartello < vietato fumare > che svettava sulla parete dietro alla scrivania e poi guardò lei inebetito. “Prego?”
“Che c’è, sei diventato sordo? Ti ho detto...”
“Ho capito cos’hai detto” la interruppe, “Il problema è che mio fratello è a Kyoto per lavoro...credevo lo sapessi, visto che ormai sono due mesi che è via”
La Bismarch si avvicinò minacciosamente a lui e gli soffiò in faccia una candida nuvoletta carica di monossido di carbonio, catrame ed altri non ben specificati componenti. “Se ti dico di riferirgli questo messaggio, un motivo ci sarà...o preferisci fare un’altro scatto per sicurezza?”
“N-no...meglio di no” balbettò Yoh terrorizzato all’idea. “Ma guarda come si è fatto tardi! Devo proprio andare a...”
“A prendere le impronte digitali a qualche moccioso?” buttò là malignamente la donna.
L’ispettore si rabbuiò, ma decise lo stesso di non dar a vedere di aver incassato il colpo. Increspò le labbra in una smorfia - ossia il sorriso meno forzato che riuscì a tirar fuori - ed uscì alla ricerca di un po’ di aria fresca.

BriipBriip!
“Chi è?”
“Scusa, ma non sai leggere il nome che lampeggia sul display?”
“Hao, non è proprio giornata...” sospirò Yoh più depresso che mai.
“Oh avanti! Quante te ne hanno dette di peggio?”
“No, non è per quello...O meglio, non solo per quello...”
“Che c’è?” s’informò con una nota d’ansia nella voce.
“Ho dovuto fare la foto nuova per il distintivo...” spiegò malinconico.
“Fammi capire: ti preoccupa più la foto del tuo distintivo nuovo che il fatto che un ladro alto meno di un metro e mezzo ti abbia portato via sotto il naso milioni e milioni di yen ed il tuo distintivo vecchio?” chiese esterrefatto.
“Be’...No, che domande!” esclamò senza togliersi dalla testa l’istantanea di Chumory: Frankeistein in confronto poteva fare l’attore dei fotoromanzi.
“Perchè conoscendoti...” continuò il fratello. “Comunque mettiti l’anima in pace: Kanna dovrebbe essere di buon umore visto che l’ho invitata a cena. Anzi, dovrebbe chiamarmi per confermare...”
“Verrà” disse ripensando alle parole della ragazza. “Ma ti credevo a Kyoto...”
“Sono arrivato giusto ora alla stazione...ma toglimi una curiosità: a cosa diavolo stavi pensando quando ti hanno scattato quella foto?” domandò Hao sganasciandosi dalle risate.
Yoh premette il tasto rosso ponendo fine alla telefonata ed imprecò per l’ennesima volta contro R.T., il suo articolo ed il suo maledetto fotografo.
“Ehi, Asakura...”
“Che c’è?” chiese furente al malcapitato che l’aveva chiamato.
“Il commissario vuole parlarti: dice che ha una missione per te...”

“Capo, non può farmi questo!” protestò Yoh piantando le mani sul tavolo. “Per una cosa così stupida non può farmi questo!”
“Asakura, non prenderla come una punizione...si tratta semplicemente di un favore che ti chiedo!” ripetè l’anziano commissario per la decima volta. “La storia del distintivo non ha niente a che vedere con la mia richiesta!”
“Non ci credo: prima di oggi non mi avrebbe mai affidato l’incarico di scortare all’università la figlia del capo della polizia...” piagnucolò quello.
“Se veramente non avessi più fiducia in te, ti affiderei lo stesso la sicurezza di una ragazza che da sola vale il mio ed il tuo posto di lavoro?”
Yoh ci pensò su un attimo e decise di concedersi il beneficio del dubbio.

 
Eccomi qua: non potete capire che soddisfazione quando ho letto le vostre recensioni! Sono contenta che l’idea di questa storia vi sia piaciuta! Ma veniamo a noi: sappiate che ho scritto questo capitolo daccapo almeno tre volte...poi alla fine ho deciso di postarvi questa versione, anche perchè sennò avrei passato i prossimi tre anni sul capitolo 2...Be’, spero che possa essere all’altezza del precedente...Ed imploro pietà per il fatto che ho tardato così tanto nell’aggiornare! Ma ho paura che dobbiate abituarvi con queste attese, visto che sto “scrivendo in tempo reale”, non avendo tempo di preparare capitoli in anticipo. Baci baci,
Merryluna


Lunetta: Eh già, i panni del poliziotto si addicono a Yoh...e presto lo rivedremo in azione, anche se non so dirti di preciso quando...

Lady Antares: Ciao carissima! Mi stai dicendo che ora sono colta anch’io da quella malattia che ti impedisce di rimanere lontana dalla tastiera? Perchè io adoro sentire quel ticchettio che fanno i tasti quando li pigi, ma i miei un po’ meno: come dire, preferirebbero che passassi ore ed ore a sfogliare i libri di testo piuttosto che fannulleggiare (ma esisterà un termine del genere?) così. Bah.
Idee infallibili? Wow, grazie del complimento! E poi sai bene che per me è un onore ricevere complimenti da una maestra come te...Un bacione!

ColdFire: Fan di Lyserg? Ecco, non è esattamente il mio personaggio preferito...diciamo che però, leggendo il manga l’ho molto rivalutato: quando mi guardavo solo l’anime, lo dipingevano come un idiota che non riesce a ragionare di testa sua (senza offese: questo è il mio parere), mentre negli ultimi numeri del manga, è decisamente meglio! Nelle mie storie, invece, mi diverto a strapazzarlo un po’: mi diverte la cosa e spero che non te ne avrai a male! Be’, ora che ho scritto quello che dovrebbe essere il capitolo finale dell’altra fic (ma sono una maga nei ripensamenti, anche perchè quando una cosa non mi sconfinfera più di tanto, passo un’eternità a pensare a qualcosa di migliore. E si dà il caso che il finale in questione mi risulti un po’ incompleto...), dovrei riuscire a districarmi meglio, studio permettendo. Anche se avrei proprio voglia di iniziarne una con gli sciamani in carne ed ossa...ma devo cercare di resistere alla tentazione!

ED: Troppo buona! Guarda che finisce che mi monto la testa! E poi dopo ho l’incubo di combinare disastri con il continuo...Ma se davvero ti piace, puoi anche continuare a dirmi cose così carine: non mi offendo mica! Be’, per il capitolo tre ho già una mezza idea...diciamo tre quarti d’idea. Ed appena l’avrò sistemato come dico io, vedrai che lo posto, sicuramente in tempi più brevi di questo aggiornamento per cui vi ho fatto “tirare il collo”...Un’ultima cosa: sai che il tuo nick mi ricorda molto “Il re leone”? (film che adoro) è una coincidenza od è una cosa voluta? Ma se non vuoi togliermi questa curiosità, stai tranquilla: no problem.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** IN...SCONTRO INASPETTATO ***


IN...SCONTRO INASPETTATO
-Capitolo 3°-
    
“IL BUON SENSO DEI BAMBINI, di R.T.”
Il titolo era tutto un programma...
“Dal momento che il capo della polizia non dà ancora segno di tenere in considerazione le richieste della stragrande maggioranza degli onesti cittadini, che chiedono a gran voce di sostituire la dirigenza di alcuni settori delle forze dell’ordine - uno in particolare -, a quanto pare c’è qualcuno che ha deciso di prendere l’iniziativa. E chi l’avrebbe mai detto che un giorno avremmo dovuto ringraziare Childy? Perchè nell’ultima rapina, quella avvenuta nella notte nell’abitazione di un noto imprenditore della città, il ladro più famoso del momento, non si è accontentato di fare man bassa di preziosi per un valore di trentamilioni di yen (spicciolo più, spicciolo meno), ma ha anche dato prova, ancora una volta, di quanto gli agenti di polizia che gli stanno dando la caccia siano incompetenti. In che modo ha potuto tanto? Appropriandosi del distintivo del responsabile della divisione a cui è stato affidato il caso. Yoh Asakura si è difeso tirando in ballo la presenza di un secondo ladro, sbucato fuori proprio nel momento in cui stava per ammanettare Childy. Chi scrive, sospetta che non sia nient’altro che l’ennesima scusa di un poliziotto che da sei mesi continua a farsi mettere nel sacco da un moccioso alto meno di un metro e mezzo...(continua a pg 3)”
“C’è andato giù pesante...” sospirò una bionda dalla pelle di porcellana sfiorando istintivamente un portafoglio di pelle nera all’interno della sua elegante cartella.
“Ti riferisci ad R.T. od a Childy?” s’informò la ragazza che sedeva di fronte a lei sorseggiando un caffè.
“Non saprei, June...” rispose l’altra con un sorriso. “Però devo dire che questa foto non gli fa onore...” aggiunse indicando uno Yoh Asakura dall’aria piuttosto cattiva.
“Come fai a dirlo? Hai avuto per caso modo di vederlo di persona?”
“No, che domande!” si affrettò a ribattere Anna. “Mi sono arrivate delle voci, tutto qui...Che lezione hai, adesso?” Per il genere: come cambiare discorso con nonchalance.
“Anatomia, e tu?”
“Filosofia” annunciò dando un rapido sguardo all’agenda. Non riusciva a spiegarsi il motivo, ma non era mai riuscita ad impararsi a memoria l’orario. In fin dei conti aveva una doppia identità da gestire e non poteva perdere tempo prezioso con certe bazzecole!
June sorrise pensando al professorino che avrebbe tenuto quella lezione e, per un attimo, si pentì amaramente di aver scelto di intraprendere un corso di laurea in medicina piuttosto che in lettere.
“Sei fidanzata!” le ricordò Anna avendo capito al volo ciò che le passava per la testa.
“Fidanzata...che parolone! Sto frequentando un tizio, niente più...” si giustificò candidamente la Cinese.
“Certo, certo” le rispose l’amica afferrando la borsa e caricandosi un paio di libri sulle braccia prima di lasciare una manciata di monete sul tavolo del bar. “Ci vediamo per pranzo, ok?”
“Ok”

Ma quella mattina, per qualche strano gioco del destino, Anna Kyoyama non raggiunse mai l’aula in cui si sarebbe svolta la lezione che si era prefissata di seguire. O almeno non la raggiunse in orario: fece appena in tempo a raggiungere la cima di una prima rampa di scale, che fu investita da una sorta di furia in giacca e cravatta che la fece ruzzolare giù per tutti gli scalini appena saliti.
“Scusami, non ti avevo vista! Ti sei fatta male?” chiese con tono ansioso il ragazzo che era seduto sopra di lei.
“Stavo meglio prima...” bofonchiò ancora intontita dalla caduta. Ma dove aveva già sentito quella voce? “E starei meglio se potessi toglierti dal mio stomaco...” tossicchiò cercando di alzarsi.
“Ah, già!” esclamò il ragazzo spostandosi e porgendogli la mano. “Ma sei sicura di non avere niente di rotto?”
“Ci mancherebbe solo questo” sospirò afferrando la mano e tirandosi su a fatica, trovandosi naso a naso con l’ultima persona che avrebbe mai pensato di incontrare in una situazione del genere: Yoh Asakura.
“Perchè stai diventando così pallida?” chiese vedendo il suo colorito roseo farsi sempre più sbiadito. “È meglio che ti accompagni in infermeria...è stata una bella caduta!”
“No, non ce n’è bisogno...” balbettò la ragazza. “Ora devo andare.” Si chinò per raccogliere i suoi libri sparsi un po’ ovunque e di nuovo si trovò faccia a faccia con il suo peggior nemico.
“Lascia almeno che ti aiuti...” propose gentile.
“Credo che tu abbia già fatto fin troppo!” esclamò June che si era fatta largo tra il capannello di curiosi che si erano fermati a guardare la scena.
“E tu chi sei? Il suo avvocato difensore?” domandò spavaldo.
“Sì, sono un avvocato!” esclamò con un tono così sicuro che anche Anna, per qualche decimo di secondo, credette che fosse vero. “E ti avverto che potresti finire in guai seri per una cosa del genere! Vuoi che ti citi una qualche legge in proposito? Non hai che da chiedere...”
“Non ce n’è bisogno...ehm...avvocato” Yoh aveva un tono ironico: quella bambola un avvocato? Come no. Proprio come lui era uno sciamano. “Sono un agente di polizia...” continuò tastando le tasche interne della giacca, come in cerca di qualcosa. Poi assunse un’espressione delusa ed interruppe quell’eventuale ricerca  “...e si dà il caso che conosca alla perfezione moltissime leggi. Se vuole posso aiutarla ad elencarne qualcuna...”
“Ed è questo il suo concetto di < difendere il bene della popolazione >?” chiese sarcastica la ragazza, ancora più stizzita dalla situazione.
“June, la costituzione può attendere: accompagnami a prendere un bicchiere d’acqua, piuttosto.” S’intromise la bionda afferrando la mano della presunta avvocatessa e trascinandosela dietro procedendo a passo malfermo.
“Posso farmi perdonare invitandoti a pranzo?” urlò speranzoso rivolto alla bionda, che si fermò ad una decina di metri di distanza: tutti coloro che si erano radunati per godersi lo spettacolo trattennero il fiato in attesa del responso.
“Magari un’altra volta” rispose quella, mentre l’amica lanciò un pugno in aria in segno di vittoria.
“Facciamo domani?” la incalzò lui, infischiandosi del sorriso soddisfatto della smorfiosa che quella poveraccia aveva accanto.
“Vada per domani”
Yoh non era così contento da mesi: l’espressione da ebete che June - perchè a quanto pareva questo era il suo nome - aveva assunto, era ancora più esaltante di un’eventuale cattura di Childy. No, be’: non così esaltante. “Il tuo nome?” domandò dopo essersi reso conto di aver dato un appuntamento ad una ragazza senza neanche conoscere quel particolare che lì per lì gli era sembrato insignificante.
“Anna”
Che nome stupendo! Poteva esistere un nome più semplice e melodioso di...Anna. Suonava in modo meraviglioso. Insolito, ma meraviglioso. E vederla avanzare verso di lui, con un’andatura così fluida - sembrava essersi ripresa dalla caduta visto che zoppicava molto meno di qualche minuto prima - per un attimo allontanò dalla sua mente il fantasma di R.T. : nonostante quel bamboccio facesse di tutto per rovinare la sua vita sentimentale, non aveva ancora perso il suo < tocco magico > con le donne.
“Io sono...”
“Non c’è bisogno” disse Anna trafficando nella sua cartella e tirandone fuori un giornale. “Lo so già...” ridacchiò sventolandogli davanti la prima pagina dell’Eco di Tokyo, dove un incavolatissimo Yoh Asakura in bianco e nero lanciava uno sguardo atroce al fotografo di R.T.
Lo Yoh in carne e ossa si ammutolì, sfoggiando un sorriso di circostanza e mandando maledizioni silenziose a quel cane di un giornalista.
“A domani”
“A domani” ripetè alla ragazza, fissando i capelli d’oro che le ondeggiavano sulle spalle ad ogni suo passo, mentre si disperdeva tra la folla nel corridoio.

“YOH!” un urlo agghiacciante lo riportò alla realtà, scansando dalla sua mente l’immagine di Anna avvolta in un vestito che definire succinto non si avvicinava neppure lontanamente alla realtà dei fatti. “Hanno mandato te? Non credevo li avessi fatti arrabbiare fino a questo punto”
Yoh guardò la studentessa che aveva appena parlato: era rimasto ben poco della ragazzina bruttina ed impacciata che ricordava. Forse i capelli. E gli occhi., di quel rosa intenso che la prima volta che l’aveva vista gli avevano inevitabilmente fatto pensare ad un coniglio.
“Tamao?” chiese titubante.
“Cos’è quella faccia da pesce lesso? Credevo mi stessi aspettando...”
“Sì, certo ma...stai benissimo! Che fine hanno fatto quei fondi di bot...ehm, gli occhiali?”
“Lenti a contatto”
“Ed i capelli?” chiese prendendole una ciocca tra le dita: un tempo erano incredibilmente ricci e crespi.
“Esiste la piastra”.
“Ti vedo anche dimagrita...”
“Hai finito di elogiare la mia straordinaria bellezza o ne hai ancora per molto?”
“Ho finito”
“Bene, allora possiamo andare” e s’incamminò decisa davanti a lui, fermandosi dopo un po’ di punto in bianco, col risultato che Yoh, che adesso aveva in mente l’immagine di Tamao con addosso il vestito succinto, le finì addosso.
La guardò con un’aria interrogativa.
“Ehm...dov’è la macchina?” chiese lei arrossendo un pochino.
“Su una cosa non sei ancora cambiata...” mormorò scuotendo la testa. “Seguimi, bamboccia!”
“Ehi! Vacci piano con gli insulti! Cazzo, sono pur sempre una dolce e delicata fanciulla!” ribattè scocciata.
“Soprattutto delicata...” commentò sarcastico.




Innanzitutto il titolo: ne avevo un paio in testa (io era tipo: “L’avvocato del...ladro”, pensando a June ed al modo di dire, l’altro giocava con la “delicatezza” di R.T. e di Tamao), ma alla fine ho optato per questo che richiama “l’incontro che avviene grazie allo scontro” di Anna e Yoh. È la prima volta che spiego un titolo, vi rendete conto? È che forse quell’IN...non si capiva. Bah.
Cmq avrei voluto rendere l’incontro tra quei due un po’ più...un po’ più qualcosa (accidenti a quando non mi vengono le parole!) ma ho deciso di adottare questa come la versione definitiva. Che ve ne pare? Niente di che, lo so.
Adesso vi saluto: ringrazio tutti coloro che finora hanno letto, quelli che leggeranno e soprattutto coloro che recensiscono! Un bacione,
Merryluna


Lucy-92: Grazie per i complimenti! Troppo gentile! Per l’aggiornamento di questa fic, come puoi vedere, non è una cosa semplice... spero che il tempo dell’attesa ne valga la pena... mentre con manga.it ho qualche problema ad aprire il sito: tra poco con Odio e Amo sarò a paro anche qui con i capitoli e dovrebbe essere più semplice seguirla...
 
_Lunetta_: Bentrovata! E così non hai dubbi su chi possa essere R.T.? Be’, è piuttosto semplice da indovinare, hai ragione. Vedrai che prima o poi lo farò uscire allo scoperto...

Lady Antares: Cara la mia Lady: anche per me è un mistero sapere come vengono a te certe idee...ma ormai penso che sia merito di quella straordinaria dote chiamata fantasia. O immaginazione, scegli tu. E sono del parere che senza non si potrebbe vivere: tutti dovrebbero sognare un po’ di più per essere più sereni, non credi? Come puoi vedere da queste cose senza senso (o dal senso molto profondo, dipende dal punto di vista), amica mia, è un po’ un periodo strano...fortuna che ci siete voi e le fanfiction con cui svagarsi un po’!
Non parlarmi di foto venute male! Stavamo proprio ieri osservando con i miei amici quei capolavori stile “Urlo” di Munch che compaiono sulle carte d’identità, patenti ed affini...che cosa tragica! Pensa che io mi sono fatta l’anno scorso la carta d’identità nuova perchè la foto vecchia mi condizionava psicologicamente *__* ma il risultato non è migliorato di molto: adesso sembro di più io, ma ho un’espressione talmente arcigna da terrorizzare la gente che la guarda. Alla mattina alle otto non do il meglio di me mettendomi in posa...dovrò ricordarmene per il futuro. Per quanto riguarda le altre foto, ho anch’io il mio libro nero e calcola che di solito odio essere fotografata (ma adoro fare fotografie): adesso ringraziando il cielo ho comprato una macchinetta digitale e posso vedere (e cancellare) subito gli orrori che vengono fuori.
Ma torniamo alla fic che è meglio: tutto è possibile! Soprattutto perchè non ho le idee molto chiare su come farla evolvere in futuro...devo mettermi al lavoro seriamente!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** DOPPIOGIOCO E DOPPIOGIOCHISTI ***


Visto che prima o poi qualcuno si sarebbe infine deciso ad inviarmi il conto dell’oculista, ho pensato fosse arrivato il momento di fare qualche prova con il programma dell’Html e capire per quale caspita di motivo o mi mette un carattere di dimensioni ultraridotte o ad una grandezza tale che può essere visualizzato dalla luna tipo Grande Muraglia...e così ecco che ce l’ho fatta. Un giorno che avrò mooolto tempo a disposizione e non ci sarà mia madre con un fucile in mano a controllare la durata della mia connessione ad internet, provvederò a portare in formato decente tutti i capitoli finora pubblicati. Ah! Se per caso a qualcuno di voi sembrerà di aver letto questa introduzione due volte, non si starà sbagliando: avendo due storie in cantiere, mi è sembrato giusto inserirla in entrambe...Ma passiamo alla fic...

DOPPIOGIOCO E DOPPIOGIOCHISTI
-Capitolo 4-

“Novità?”
“Nessuna: ho controllato le riprese delle telecamere fotogramma per fotogramma e non c’è alcuna traccia.”
“Come diavolo è possibile?!”
“Non so che dirti, amico mio. So solo che quel ladro è un genio” affermò il tecnico lasciando intravedere un pizzico d’ammirazione. “Riesce a ripulire alla perfezione tutti i filmati prima che noi ci mettiamo le mani...”
“E ci sono tracce della complice?” chiese Yoh speranzoso.
Il biondo che aveva davanti scosse la testa e si sistemò gli occhiali sul naso, con un gesto che ripeteva frequentemente.
“Capisco” mormorò l’altro sconsolato.
“In realtà qualcosa ci sarebbe...” incominciò timidamente mentre muovendo le dita sulla tastiera ad una velocità inaudita. “Guarda qui” e gli indicò un punto preciso in alto sullo schermo.
Inizialmente Yoh non vide nulla e poi, un’ombra sottile uscì scivolò fuori da una finestra, scomparendo misteriosamente meno di un secondo dopo. “Cos’è?”
“Inizialmente pensavo fosse una cosa di poco conto, tipo un pezzo di nastro rovinato o robe varie. Ma poi, l’ho analizzato meglio ed ho motivo di ritenere che il buon vecchio Childy abbia commesso un errore. Il primo errore dopo sei mesi di indagini...”
Magari era solo un’impressione, ma Yoh avrebbe giurato che Marco fosse quasi deluso dal fatto che anche Childy potesse sbagliare.
“Ma se tutta la refurtiva rubata è stata prelevata da questa stanza a piano terra da Childy...” iniziò Yoh cerchiando delle zone su una planimetria, “cosa diavolo c’è entrata a fare lei al terzo piano? E soprattutto, cos’ha preso se non ne è stato denunciato il furto?”
Marco lo fissò negli occhi e Yoh capì che non riusciva a comprendere dove volesse arrivare.
“Magari le vittime hanno qualcosa da nasconderci...magari gli è stato rubato qualcosa che non avrebbe dovuto trovarsi nelle loro mani...” continuò febbricitante per la brillantezza della sua deduzione.
“E se semplicemente fosse stata lei a sabotare le telecamere e si trovava su quel piano perchè è lì che si trova il pannello di controllo dell’intero sistema di allarme?” domandò il biondo con naturalezza.
Fu come se Yoh avesse ricevuto un cazzotto in pieno stomaco: allargò la bocca annaspando aria, cercando di dire qualcosa, mentre il cervello gli si era completamente svuotato dopo quell’ipotesi azzardata del tecnico video della stazione. Era una spiegazione così logica! Come accidenti aveva fatto a non pensarci? Aveva già in mente un intrigo coi fiocchi che imbrigliava tutti i maggiori ricconi della città...immaginava già i titoli dei giornali che lo elogiavano per la genialità della sua deduzione e per essere riuscito a catturare Childy e svelare il movente delle rapine... ed ora invece già si figurava la penna irriverente di R.T. che lo sbeffeggiava per aver commesso l’ennesimo buco nell’acqua.
“Potrebbe anche essere...” balbettò malinconico prima di incamminarsi verso il suo ufficio.

“Chi è?” chiese stancamente rispondendo al telefono. Accadeva sempre più spesso che Yoh si interrogasse sul fatto se per caso non fosse diventato un centralinista piuttosto che un rispettabile poliziotto qual’era in realtà.
“Ciao bel poliziotto...” rispose una voce femminile molto provocante. “Hai impegni per questa sera? Perchè in caso avrei in mente un bel giochino da fare con quelle tue manette...”
“Tamao, che vuoi?” la interruppe il ragazzo annoiato.
“Ehi, non vale! Come hai fatto a riconoscermi subito?”
“Ho un telefono che mostra il numero del chiamante...” spiegò ancora più annoiato.
“Ah” sospirò la ragazza.
“Tamao, che vuoi?” ripetè lui.
“Ma allora perchè mi hai chiesto chi fossi se lo sapevi già?” domandò ignorandolo.
“Tamao...”
“Volevo sapere se per caso hai impegni per stasera...”
“Fammi pensare...sì”
“E per domani?”
“Sì”
“E per dopodomani?”
“Sì”
“E...”
“Avrò impegni per i prossimi cento anni, mi dispiace”
“Perchè sei così reticente ad uscire con me?”
“Perchè non può funzionare: tu sei la figlia del mio capo”
“E con questo?”
“E con questo se per caso dovesse esserci qualcosa che non ti va a genio, io mi ritroverei senza lavoro prima di accorgermi di...” non venendogli in mente un termine di paragone decente, Yoh finse di tossire.
“Che c’è, non avevi un paragone decente da farmi?”
“Non dire stupidaggini!” esclamò tra un colpo di tosse finto e l’altro, stupito del fatto di essere stato smascherato.
“Ti sto chiedendo di uscire da buoni amici, nient’altro” continuò la Tamamura imperterrita.
“Considerando che non ci vedevamo da anni, come fai a dire che siamo buoni amici?”
“Be’, appunto: dobbiamo conoscerci meglio...”
“E sia” si arrese Yoh non potendo più sopportare la sua insistenza.
“Passi a prendermi alle nove?”

“Sei sicura che questo non cambierà il nostro rapporto d’amicizia?” Yoh si staccò per un istante respirando a fatica: erano appena le undici, ma stavano già avvinghiati l’uno all’altra a sbaciucchiarsi in un angolo appartato da qualche parte della città.
“Sicurissima” mormorò affannata avvicinandosi di nuovo al suo viso.
“Forse stiamo correndo troppo...” mormorò Yoh slacciando la camicetta di Tamao senza smettere di divorare le sue labbra.
“Stronzate” mugugnò la ragazza stringendo ancora di più il suo corpo contro quello del ragazzo.

“Ma tu guarda che occhiaie!” esclamò Ryu la mattina dopo entrando nell’ufficio dell’ispettore. “Non dirmi che hai passato tutta la notte a riguardarti quelle scartoffie, come al tuo solito?”
“No, non esattamente...” rispose vago Yoh. “Che notizie mi porti?”
L’agente gli porse un giornale: stavolta, con suo grande sollievo, non c’era alcuna traccia di R.T.
In compenso c’era un articolo riguardo ad una mostra di diamanti che sarebbe stata inaugurata proprio quella sera.
“Non ti sembra strano?”
“Cosa?” chiese Ryu sbadigliando.
“Hai sentito parlare della mostra di diamanti?”
“Dimmi solo chi non ne ha sentito parlare! Sono stati mobilitati tutti per il servizio di sicurezza...” disse buttando un occhio sull’articolo in questione.
“Childy non ci sarà...” mormorò Yoh con sicurezza.
“Come fai a dirlo?”
“Pensa a tutte le mostre come questa che ci sono state negli ultimi sei mesi. A tutte le gioiellerie in città. Alle banche. Lui non l’ha mai sfiorate neanche da lontano: colpisce sempre e solo case private. E se fossero veramente i soldi quelli a cui tiene, non credi che sarebbe molto più semplice assaltare una banca od una gioielleria?”
“Forse...ma finchè non lo prenderemo, non sapremo mai cosa gli ronza in quella testa da criminale” sentenziò Ryu ormai avvezzo a quel discorsetto che Yoh tirava fuori di tanto in tanto.
“Secondo me c’è dell’altro. E rimango del parere che i furti di preziosi siano solo un diversivo per distrarci dal suo vero obiettivo...”
“Non so cosa dirti amico mio. Però so per certo che oggi hai invitato una bionda a pranzo...ricordati di non far tardi all’appuntamento!”
“E chi se la scorda quella!” esclamò ripensando alla tipa che aveva rimorchiato la mattina prima.

“Come come come?” strillò Manta istericamente facendo finire a terra una pipetta di vetro.
“Guarda quello che fai!” esclamò Anna sentendo infrangersi l’attrezzo. “Cosa c’era dentro?”
“Acqua” rispose il tappetto scordandosi momentaneamente il motivo che l’aveva tanto turbato. “Ehi! Non cercare di cambiare discorso!”
“Non sto cercando di cambiare discorso” disse lei stancamente afferrando dei vestiti dall’armadio. “Che te ne pare di questo?”
“Troppo volgare” commentò Manta. “Ehi! Lo stai facendo di nuovo!”
“No Manta, non lo sto facendo.”
“Sì!”
“No”
“Sì”
“No”
“S..”
“Hai intenzione di continuare ancora a lungo?” s’informò noncurante.
“Spiegami solo perchè oggi vai a pranzo con il poliziotto che ci sta dando la caccia!”: era semplicemente inviperito.
“Non vado a pranzo con il poliziotto che ci dà la caccia!” replicò la ragazza posandosi davanti allo specchio ora un completo nero ora uno grigio. “Vado a pranzo con il poliziotto che dà la caccia a Childy ed alla sua presunta complice. È diverso”
“Tu dici?”
“Sì” affermò sbarazzandosi del completo nero. “Che ne pensi?”
“Non è male” ammise facendo spallucce. “NON CAMBIARE DISCORSO!”
Anna sbuffò. “Dimmi”
“Visto che io sono Childy e tu sei la mia complice, mi spieghi il tuo punto di vista?”
“Io sono Anna Kyoyama. E tu sei Manta Oyamada” disse la ragazza seria.
Manta la guardò come se fosse impazzita. Correzione: era impazzita. “Bene, se per caso avessi qualche dubbio sulla mia identità, ora tu l’hai egregiamente fugato.”
“Non essere cretino! Voglio dire che io, in questo momento, sono una ragazza normale che ha conosciuto un ragazzo normale ed ha accettato un appuntamento. Non una ladra che sfugge dal suo inseguitore...” continuò guardandolo dallo specchio cercando un’acconciatura adatta ai capelli.
“E perchè tra tutti i ragazzi normali, questa ragazza normale avrebbe scelto uno che di mestiere fa il poliziotto?”
“Perchè è l’unico che mi abbia chiesto un appuntamento dopo tanto tempo” spiegò con semplicità.
“E Miroku?”
“Ok, è l’unico carino che mi abbia chiesto un appuntamento dopo tanto tempo” si corresse prontamente.
“E Takeo?”
“L’unico carino e non particolarmente montato che mi abbia chiesto un appuntamento dopo tanto tempo” si corresse per la seconda volta.
“E...”
“Basta!” lo interruppe esausta. “E poi potrebbe tornarci utile, non c’avevi pensato?”
“Secondo me questa storia porterà solo rogne. Ricordati che quando ti metterà le manette intorno ai polsi, non avrà pietà per te perchè un giorno hai accettato un suo invito a pranzo...” sentenziò Manta cupo.
“Torna a preparare quell’acido, chè devo cambiarmi” disse fingendo di non aver sentito. “E ricordati di affilare la mia unghia finta”
“Sarà fatto. Per quanto riguarda i capelli, sono meglio sciolti” sospirò chiudendo la porta, sapendo già che avrebbe fatto il contrario di quello che le aveva suggerito.





 
Bene, eccomi qui: che settimana stressante, gente! E se penso che da qui in avanti sarà sempre così...come posso resistere lontana dalla tastiera? ù__ù È anche per questo che gli aggiornamenti potrebbero subire ulteriori ritardi: sto cercando di organizzarmi portandomi dietro un piccolo block-notes per scrivere nei momenti di pausa, ma almeno questa settimana non mi è stato possibile...cmq in linea di massima, il “nostro appuntamento settimanale” dovrebbe essere il sabato. So bene che oggi è venerdì, ma questo è un capitoletto che avevo già scritto per buona parte ed a cui mancava qualche piccola correzione...
Ma ve la volete fare una risata? Mi sono presa il numero speciale di Shaman King (quando verrà il giorno in cui potrò finire di leggerlo? Bah. Sarebbe divertente raccontarvi di come ho sconfitto una rivale nell’acquisto dell’ultima copia disponibile, ma ve lo risparmio...) ed ho fatto il test delle ultime pagine: mi è uscita fuori la personalità “Manta”. Lì per lì mi sono un po’ abbacchiata, ma quando ho letto le risposte che avrei dovuto dare per ottenere un altro tipo di personalità (la più spassosa quella di Ren, che vede l’incendio di casa propria come una buona occasione per sterminare tutta la famiglia!) ed i relativi profili (leggetevi quello di HoroHoro: c’è davvero da ridere!)...be’, ho tirato un sospiro di sollievo!



Lady Antares: Ciao Lady! So cosa intendi col discorso dell’ “essere cretina”. Io fino all’anno scorso usavo un metodo anti-depressivo proprio basato sul fare la deficiente per evitare di pensare alle cose brutte. Funzionava, ma ora non ho più voglia di impegnarmi a fare l’allegra a tutti i costi quando non lo sono...
Tranquilla: niente triangoli e figure geometriche di ogni sorta, stavolta (anche se da questo capitolo non si direbbe...). Del resto, diventerei monotona...Per quanto riguarda Tamao, nel manga è poco più che una bambina e quindi ho pensato di farla crescere un po’ e liberarla di quella timidezza e goffaggine che la caratterizza. Ma se devo essere sincera, non so ancora quanta importanza avrà in futuro il suo personaggio, soprattutto perchè io e lei non andiamo molto d’accordo... Adesso che però dovrò passare tutto il giorno lontano dal computer per via delle lezioni (uscendo di casa alle sette di mattina e rientrando alle sei di sera), confido nel mio block-notes “fissa idee”, perchè sennò la vedo difficile in questo orribile quadrimestre...
Il parrucchiere? Principalmente lo scelgo in base a due cose: la piega che ti fa e le conversazioni intelligenti. Il taglio mi interessa relativamente, visto che non sono una a cui piace variare ed alla fine ho sempre i capelli un po’ lunghetti e leggermente scalati. L’attuale parrucchiera riesce a fare una piega leggermente mossa che mi piace un sacco e, siccome è una a cui piace leggere, discutiamo dei nostri gusti a riguardo. E se consideri che finora non le ho mai sentito dire niente sull’argomento reality, per me è il meglio che potessi trovare.
Che carina! Controlli ogni giorno se ho aggiornato? Come ho detto prima, dovrei aggiornare nel fine settimana, ma dipende dagli impegni. Cmq, se vuoi ti mando un mail così ti avverto in tempo utile se dovessero esserci dei “cambi di programma”. Fammi sapere, ok? Nel frattempo, ti schiocco un megabaciotto.

Marylchan: Che bello! Una new-entry! Scusa, ma trovare nuovi lettori mi fa sempre quest’effetto...Sono contenta che la storia ti piaccia e che la trovi divertente...

Kagome92: Grazie per avermi avvisato del “cambiamento”! Spero che anche questo capitolo sia stato di tuo gradimento!

ED: Conosco quella parolaccia...scuola...brrr, ho i brividi solo a pensarci! Scherzi a parte, se accantoni i prof antipatici, i compiti, le interrogazioni e compagnia bella, concentrandoti solo sui compagni, non è poi così male...Eh già, la iena Ed: è troppo simpatica e secondo me, in quel trio di pazzi, sotto sotto è la più furbetta. Ma visto che il tuo nick non ha niente a che vedere con lei, passiamo oltre (a proposito: grazie per la spiegazione. È che io ho un po’ una fissa sui motivi che portano la gente a scegliere un nick piuttosto che un altro...). Grazie per i complimenti!^^ E se in futuro dovessi scorgere qualche errore che m’è sfuggito, mi raccomando non esitare a farmelo notare così vi pongo rimedio...Alla prox!

Coldfire: Perdono accordato...tranquilla! Commenta quando puoi: l’importante è che leggi...

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** IL MIO REGNO PER UNA PENNA ***


IL MIO REGNO PER UNA PENNA
-Capitolo 5°-

“Parlami di te. Cosa fai nella vita?”
“A parte accettare inviti a pranzo da perfetti sconosciuti che mi travolgono mentre corrono sulle scale?” chiese Anna ridendo.
“Sì, a parte questo” confermò Yoh cercando di rimanere serio.
“Sono al terzo anno di lettere”
“Sei fidanzata?” domandò lui a bruciapelo.
“Se ti rispondessi di sì, chiederesti subito il conto?”
“Dipende” rispose soppesando le sue parole.
“Da cosa?”
“Da quanto il tuo ragazzo sia geloso” spiegò afferrando un piatto dal tappeto scorrevole. “Ma da come mi hai risposto, ne deduco che al momento sei single”
“E da quel sorriso, ne deduco che tu sei uno che ottiene sempre ciò che vuole. O almeno ne è sicuro...” disse lei con un tono malizioso, prendendo a sua volta un piatto di sushi.
“Non sei una che le cose te le manda a dire...” constatò Yoh piacevolmente sorpreso dalla sua grinta.
“E la cosa ti dà fastidio?”
“Tutt’altro, Anna. Tutt’altro.”
“E tu, invece? Cosa fai oltre a dare la caccia ai cattivi?”
“Travolgo innocenti fanciulle sulle scale dell’università”
“Attività interessante”
Con un gesto automatico Anna si afferrò una ciocca ribelle che era sfuggita al suo chignon e se la sistemò dietro all’orecchio. Era veramente carina. Semplice e carina: con quello smanicato rosa nel tailleur grigio chiaro sembrava quasi dover partecipare ad un colloquio di lavoro. Ma non era uno di quei tailleur seri, data la lunghezza della gonna che le arrivava abbondantemente sopra al ginocchio, lasciando scoperte delle gambe perfette velate da un paio di calze color carne. Un trucco appena accennato che le metteva in risalto gli occhi castani ed un filo di rossetto a dare un irresistibile colore rosato a quelle labbra così intriganti. Ma in fin dei conti, esisteva qualcosa che non fosse intrigante in quella ragazza?
Lo squillo del cellulare ridestò Yoh dai suoi pensieri. “Scusa” balbettò imbarazzato prima di spegnerlo.
“Una donna, vero?”
“No, figurati!” Era Tamao: eppure i patti con lei erano stati chiari, perchè diavolo l’aveva chiamato?
“Scusa, sono affari tuoi. Non avrei dovuto” disse Anna mortificata.
“Non preoccuparti. Di cosa stavamo parlando?”
“Niente di particolare.”
“Lavori?”
“Faccio un paio di lavoretti part-time” gli spiegò allegra. “Lavoro come segretaria presso uno studio dentistico, ogni tanto scrivo qualche articolo per un quotidiano e...”
“E?” la incalzò lui.
‘E sono stata assoldata insieme al mio coinquilino per mettere a segno una serie di furti’
“E niente” disse alzando le spalle allontanando dalla sua mente quel pensiero.
“Per quale quotidiano scrivi?” s’informò versandosi un po’ di wasabi.
“L’Eco di Tokyo”
A quelle parole, l’intero barattoletto di salsa si svuotò nel piatto del ragazzo.
“Ti piace mangiare molto piccante o più semplicemente ti è preso un mezzo infarto?”
“La seconda” ammise Yoh sconvolto. “Conosci per caso R.T.? Sai, ho un conto in sospeso con lui...”
“Mi spiace. Non posso aiutarti. Nessuno lo conosce: si limita ad inviare gli articoli in giorni ed orari prestabiliti, ed a parte il direttore che emette l’assegno per il suo stipendio, nessuno ha idea di chi sia. Però è un mito in redazione: devi ammettere che ha una tecnica veramente...pungente!” esclamò Anna ammirata, prima di ricordarsi che ultimamente, la vittima che R.T. amava punzecchiare era il suo commensale. “Scusa” mormorò.
“No, hai ragione: quando l’anno scorso ha portato avanti l’inchiesta su quella discarica di rifiuti tossici abusiva, è stato veramente fenomenale...” confermò tristemente. “Ma ora...”
“Ma ora sarà necessario prendere un altro piatto di sushi!” gli suggerì Anna desiderosa di cambiare discorso. “A meno che tu non voglia stare male per i prossimi tre mesi...”
“Ho digerito di peggio, fidati...” spiegò il ragazzo inorgoglito dal suo stomaco di ferro ed assaporando un pezzo di pesce. “Squisito!”
La bionda lo guardò leggermente preoccupata, rabbrividendo solo a pensare al sapore di quella roba.


“E dopo pranzo?” la incalzarono Manta e June all’unisono vedendo la sua esitazione nel continuare il racconto.


“E dopo pranzo abbiamo fatto un salto in una cartoleria.”
“Stai scherzando?” domandarono all’unisono Ryu (dalla radio) e Lyserg seduto sul sedile accanto al suo.
“No, abbiamo comprato un paio di block-notes, delle penne colorate, foglietti auto-adesivi a forma di stella...”


“Stai scherzando?”
“Affatto: non mi sono mai divertita tanto. Guardate che bella questa penna gel glitterata? È proprio ciò di cui avevo bisogno!” esclamò estasiata fissando maniacalmente la penna in questione.
“E cosa te ne fai?” chiese Manta leggermente spaventato.
“Per ripassare i titoli negli appunti!” spiegò offesa, visto che l’amico non aveva capito istantaneamente l’utilità di un oggetto così indispensabile per ogni studentessa universitaria degna di tale nome.
“Come hai fatto a non pensarci, eh Manta?” ironizzò June guadagnandosi uno sguardo pieno di disprezzo da parte di Anna. “Secondo me, sei pazza...”
“Perchè?”
“Prima accetti di uscire con un pazzo che per poco non ti fa rompere l’osso del collo, poi lo trascini in una cartoleria...appartarsi da qualche parte era troppo normale?”
“O al limite fare quattro chiacchiere in un bar...”


“Hai ragione, Ryu: troppo normale. Fanno tutte così...ma lei è...”


“...diverso”
“Non devi più vederlo! Quello porterà solo rogne, te l’ho già detto!”


“Evita di uscirci in futuro, se è questo l’effetto che ti fa...” sentenziò Lyserg guardando la sua faccia da pesce lesso.
“Qualcuno ha chiesto il tuo parere?” chiese Yoh tentando di rimanere serio.
“Il ragazzo ha ragione, amico mio” sospirò Ryu facendo uscire un brusio dalla radio. “Se è bastato un pomeriggio per farti friggere il cervello in questo modo, non oso immaginare cosa possa succedere con una seconda uscita...”
“Te lo farò sapere, ok?”




Sarò breve: chiedo scusa se non ho aggiornato per tanto tempo...ma spero che il capitolo, sia di vostro gradimento....Ah, e so che qui non c’azzecca niente, ma Schumacher sarà sempre il mio mito...un bacione,
Merryluna

Lady Antares: Adoro le tue recensioni! Non puoi capire quanto rido ogni volta che ti leggo...ma veniamo a noi...Complimenti per il riassunto preciso preciso del capitolo precedente: personalmente, sono una frana con la sintesi...Cmq non so perchè, ma ogni volta che mi capita quel povero Yoh tra le mani gliene combino di tutti i colori... E per quanto riguarda il tuo blocco della crescita, mi dispiace: ora non è che perchè io sono un po’ tappetta posso permettermi di vendicarmi con le mie lettrici...la prossima volta che ti misuri, avvertimi sul risultato, ok?
Ma lo sai che ai tempi delle medie volevo farmi le punte rosse (o al limite blu)? Purtroppo ero piccola ed innocente, e la mia mamma (ed anche le mamme di tutte le altre bimbe piccole ed innocenti si dovevano essere messe d’accordo perchè a tutte davano la stessa scusa) mi disse che le punte tinte scolorivano sulle magliette ed in questo modo mi dissuase...pensa quant’ero cretina per credere a queste panzane!
Meglio salutarti, prima di divagare oltre...Un baciottone.

Kagome92: Ed ora che sono usciti insieme, cosa ne pensi?

Marylchan: Prego, ma sono io a dover ringraziarti! Ed eccoti il continuo...

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** LAVORARE DI NOTTE ***


LAVORARE DI NOTTE
-Capitolo 6°-


“Ottanta centimetri? Stai scherzando, spero!” Yoh era semplicemente sconvolto. “Insomma, si vede benissimo che è basso...ma non avrei mai pensato che fosse così basso!”
“Inizialmente ho pensato di aver sbagliato qualche calcolo, ma siccome dopo che ho controllato varie volte il risultato è rimasto invariato...” anche Marco aveva l’aria di uno che doveva ancora riprendersi da uno shock. Prima di quel giorno non avevano avuto un’immagine abbastanza nitida da poter usare con quel programma di ultima generazione per poter ottenere una sorta di identikit di Childy, ma ora che l’aveva ottenuta grazie ad una foto amatoriale, non riusciva a capacitarsi della sua scoperta.
“A quante persone l’hai detto?” s’informò cauto.
“Finora solo a te” rispose non capendo il senso di quella domanda.
“La cosa deve rimanere riservata: non parlarne con nessun altro. Voglio evitare la solita fuga di notizie...” spiegò con un solo pensiero in testa. Be’, certo: anche il fatto che lo stesso Childy avrebbe potuto scoprire con facilità il procedere delle indagini sarebbe stato un danno. Ma le parole che potevano uscire da una certa penna lo preoccupavano di più.
Uscì in corridoio più pensieroso del solito, urtando contro un agente arrivato lì da meno di una settimana.
“Scusi, signore!” esclamò quello scattando sull’attenti.
“Ah, l’entusiasmo dei primi giorni...” pensò mentre l’immagine di un giovane ribelle con un paio di cuffie arancioni tornò nella sua testa.
“Di niente, Datoki. Vai pure” gli sorrise d’incoraggiamento.
Il ragazzo simulò una sorta di inchino per ringraziarlo e riprese a correre gridando: “Takeo! Ottanta centimetri scarsi! Ma ti rendi conto quant’è piccolo quel tipo!”
Ed in quello stesso istante, Yoh ebbe la consapevolezza che di lì a due minuti avrebbe chiesto il trasferimento di un particolare nuovo acquisto ad uno dei distretti più sperduti dell’isola di Hokkaido.

“Ripetimi il piano”
“Tutti sono impegnati con il servizio di sorveglianza per la mostra di diamanti e quindi noi possiamo agire indisturbati” disse Anna con la stessa cantilena con cui i bambini recitano le poesie alle elementari.
“Questo non è il piano: questa è l’introduzione!” esclamò Manta irritato: perchè mai quella benedetta ragazza non prendeva mai le cose sul serio?
“Scusa” alzò la testa dal libro che stava leggendo e si stiracchiò, prima di ricominciare la cantilena. “Tu sistemi la sorveglianza, il sistema di telecamere e l’allarme...scusa! Fa lo stesso se non dico i tuoi compiti in ordine?” s’informò fingendosi preoccupata.
“Vai avanti o stasera finisce male...” biascicò il tappetto ormai a corto di pazienza.
“Entri e vai al secondo piano dov’è custodita la cassaforte principale con tutti i preziosi ed arraffi qualcosa. Nel frattempo io con la mia grazia scivolo nel piano interrato, sfondo un caveau segreto e blindato, prendo il foglio che ci interessa e poi riesco dal caveau segreto e blindato, riemergo in superficie e vado a farmi una passeggiata al parco...”
“PASSEGGIATA AL PARCO?” urlò Manta come se fosse stato indemoniato.
“Sto scherzando, tranquillo! Se continui di questo passo ti verrà un attacco di cuore...”
“Sei tu che mi farai venire un attacco di cuore, un giorno o l’altro...” rispose versandosi una generosa tazza di camomilla. “Ci vediamo al punto di incontro fra ventisei minuti e trenta secondi a partire da...adesso!” e fatto scattare un cronometro, uscì di casa.
Anna fissò il quadrante del costoso ed ultrapreciso orologio che portava al polso, spostando poi lo sguardo sulle unghie finte che si era applicata da meno di dieci minuti. Per quanto avrebbero continuato quella vita? Lei e Manta si conoscevano da sempre ed erano sempre stati una squadra. Ben presto, a causa delle condizioni disagiate in cui erano incappati, avevano iniziato a dilettarsi in dei piccoli furti per poter tirare avanti e non morire di fame. E per anni avevano vissuto in quel modo: non era una vita facile, ma almeno era una vita. Poi era arrivato lui...e tutto era cambiato. In fin dei conti era bastato poco.

“Ma guarda cos’abbiamo qua...” disse una voce melliflua alle sue spalle: Anna si voltò con una mossa repentina, pronta a dare sfoggio a ciò che aveva imparato a quel corso di autodifesa ma dovette fermarsi, lasciando la gamba tesa a mezz’aria.
“È stato sfortunato, sai?” continuò l’uomo. “Mi ero dimenticato di prendere una cosa dallo studio e l’ho trovato lì che smanettava al pc per disattivare tutti gli allarmi. Fortuna che porto sempre con me una pistola caricata con tranquillanti...” e buttò il corpo di Manta a terra, mentre una freccia narcotizzata svettava visibile in mezzo alle sue piccole spalle.
Anna rimase in silenzio, limitandosi a guardarlo in faccia per cercare di capire le sue intenzioni.
“Non vi denuncerò” disse infine. “Sarebbe un tale peccato...nessuno prima di voi è riuscito ad entrare in questa casa, lo sapevi?”
La ragazza annuì.
“Ma non vi permetterò nemmeno di andarvene con tanta facilità. Mi siete...come dire?...debitori, ecco. Dovrete guadagnarvi la vostra libertà, e così saremo pari” terminò infine il dr Faust VIII.

Un anno: tanto era passato da allora. Sei mesi passati a prepararsi, a perfezionare ed ad imparare tecniche, in attesa del loro primo colpo importante. Perchè a parte l’assalto alla villa del direttore della clinica più lussuosa (e che a loro spese scoprirono anche più controllata) della città, nessuno dei colpi che avevano messo a segno finora poteva venir definito tale.
Ma la cosa più assurda, era il bottino che avrebbero dovuto arraffare: vecchi fogli gialli ammuffiti. Questi erano i patti: potevano tenersi tutto ciò che volevano, ma quei fogli dovevano finire nelle sue mani. Ad ogni costo. E soprattutto, nessuna domanda sul loro contenuto.
Ma ciò che più aveva insospettito Anna, era il fatto che nessuno fra tutti quelli che finora avevano rapinato, ne aveva denunciato il furto.
Ormai ne mancavano appena quattro da recuperare. Ancora quattro colpi e sarebbero stati liberi, con così tanti soldi che avrebbero anche potuto chiudere per sempre con quella vita. E sarebbero potuti tornare alla vita normale che non avevano mai avuto.

Noioso. Decisamente noioso. Decisamente tanto noioso. Questo era l’unico modo in cui Yoh avrebbe potuto definire il lavoro di vigilanza che lo stava aspettando. Otto ore ininterrotte, un’intera nottata a fare la guardia ad una delle collezioni di diamanti più famose e preziose del mondo. Se fosse esistito un pazzo col desiderio di tentare di rubare anche solo l’estintore della sala in cui era custodita, sarebbe finito in meno di trenta secondi dietro le sbarre. Non c’erano pecche nel sistema di sorveglianza e forse neppure Childy avrebbe potuto tanto. Ma il suo sesto senso l’aveva convinto che Childy non era interessato a quei diamanti.
Preso com’era da questi pensieri, si accorse troppo tardi di aver mancato l’uscita della tangenziale che avrebbe dovuto prendere ed imprecò pensando alla strada alternativa che adesso lo aspettava, col rischio di rimanere bloccato in uno degli immancabili ingorghi verso il km25.
“Ryu” bofonchiò accendendo la radio.
“Sì, capo?”
“Cercami una scorciatoia per il museo” mormorò sconsolato iniziando ad intravedere delle auto in coda.
“Non potevi uscire allo svincolo precedente?”
“Trovami quella scorciatoia e falla finita” disse con tono autoritario.
“Ok, ok...”
Uno scalpiccio di tasti e poi: “Prendi la prossima...praticamente questa!” urlò vedendo sullo schermo del computer l’icona dell’auto di Yoh che si sovrapponeva all’incrocio.
Yoh sterzò di botto, si beccò qualche suonata di clacson per la sua guida non proprio civile, rischiò di tamponare la macchina che aveva davanti ma riuscì lo stesso ad imboccare la strada giusta.
“Sei ancora tutto intero?” s’informò timidamente Ryu.
“Non ti rispondo perchè sono un signore...” ruggì l’altro più scocciato che mai.
“Adesso segui attentamente le mie istruzioni ed in meno di cinque minuti sarai a destinazione...”
“Hai presente che ho una macchina e non un aeroplano, vero?” chiese l’ispettore Asakura preoccupato dal tono troppo allegro del collega: se avevano rimosso l’amico dal reparto motorizzato, un motivo c’era stato. E siccome Yoh ricordava benissimo lo stile tutto particolare che Ryu adottava sia in sella ad una moto che comodamente seduto in un’automobile, un brivido di pura paura lo percorse in tutto il corpo, pronto alle più pericolose manovre al limite della legalità che lo stavano aspettando.

Anna scese dall’autobus numero settantasette ed aprì la cartina che Manta si era premurato di sistemarle nella borsetta. Si spostò sotto la luce di un lampione e prese a studiarla attentamente.
“Accidenti a Manta!” imprecò furiosa. “Mi ha ripetuto il piano fino alla nausea ma non si è minimamente degnato di spiegarmi la strada per la villa...”
Chiuse gli occhi, inspirò profondamente e recitò velocemente una preghiera, con la speranza che il suo senso d’orientamento che fino ad ora non l’aveva mai abbandonata, non scegliesse proprio quella sera per farlo. Attraversò la strada e si inerpicò su per una viuzza deserta, costeggiata da due file di ciliegi. E dopo una curva, fu abbagliata dalla luce di due fari che le diedero l’impressione stessero finendo direttamente contro di lei. Meno di un decimo di secondo dopo, ebbe la certezza che quei fari stessero effettivamente finendo contro di lei.

“Ryu! Perchè c’era quel segnale di divieto di accesso?” chiese Yoh conoscendo già la risposta.
“Perchè stai andando contromano...ma tranquillo, è una strada poco trafficata...” si giustificò l’altro allontanandosi preventivamente la cuffia dalle orecchie.
“COSAAAA? Sei forse impazzito?” urlò muovendo in modo brusco lo sterzo avvicinandosi in modo pericoloso ad uno dei ciliegi che correvano lungo la strada. Pigiò con forza il pedale del freno causando l’orribile sfrigolio della gomma che si disintegra sull’asfalto, per poi fermarsi a meno di cinque centimetri dal corpo di una donna pietrificata dalla paura.
“Yoh?” fece Ryu leggermente preoccupato da tutto quel trambusto che gli era arrivato dalla radio.
Yoh chiuse gli occhi terrorizzato e, una volta riaperti, della donna nessuna traccia.
“Yoh?”
“Sì?” balbettò il ragazzo ancora sconvolto.
“Cos’è successo?”
“Stavo per mettere sotto una...”
“Chi?”
“Non lo so. Non c’è più...”
“Chi non c’è più?”
“Una ragazza...”
“Yoh?”
“L’HO MESSA SOTTO!  Ryu, l’ho messa sotto!” esclamò orripilato di fronte a quella scoperta.
“Cosa stai blaterando?”
“Ho visto una donna, poi non l’ho vista più: devo averla messa sotto!”
“Non hai investito nessuno...” cercò di tranquillizzarlo.
“Ma ho sentito un botto sul tetto!” strillò sempre più agitato.
“Un botto sul tetto?”
“Ho appena ucciso una ragazza!”
“Avanti, non è successo niente...”
“Tu non sei qui! Cosa puoi saperne?”
“Scommettiamo?”
“COME PUOI PENSARE A SCOMMETTERE SU UNA COSA DEL GENERE?” urlò, ora infuriato.
“Ok, calmati...scendi e controlla...”
Yoh aprì la sportello e scese dall’auto con passo malfermo. Fece quei quattro passi che lo separavano dalla parte anteriore della macchina e notò, tirando un sospiro di sollievo, che non c’era alcun cadavere. Nessun segno di incidente e nessun cadavere. Si lasciò cadere sul cofano e rimase immobile per un minuto buono, ad occhi chiusi e con una mano poggiata sul petto, all’altezza del cuore. Non si curò dei rumori intorno a lui, del fruscio delle foglie dei ciliegi nonostante la quasi totale mancanza di vento, e nemmeno dello sguardo incerto dell’automobilista che passò di lì a poco, in quella stradina dimenticata dal mondo. Poi risalì in auto.
“Be’? Hai per caso già occultato il cadavere?” si sincerò Ryu con una battuta che, data l’occasione, si rivelò piuttosto macabra.
“Dici che riesco ancora a non arrivare in ritardo?” chiese il ragazzo, tornato alla normalità.
“Ingrana la prima, capo! Vedrai che siamo ancora in tempo!” esclamò l’altro raggiante come non mai.

Anna guardò incredula l’auto sotto di lei: da quell’altezza poteva godere di una visuale perfetta e Yoh sembrava troppo sconvolto per poter capirci qualcosa. E lei non è che si trovasse in condizioni migliori. Aveva un vago ricordo: i fari, un balzo felino e poi si era ritrovata appesa al ramo di ciliegio su cui poi si era issata. E su cui al momento stava seduta. Si era ripresa dallo spavento prima di Yoh, ed ora continuava a scrutarlo con curiosità, anche perchè non poteva abbandonare quel rifugio sicuro senza rischiare di venir scoperta. O forse, come suggerì una vocina dentro di lei, non voleva abbandonare quel rifugio sicuro, anche se c’era il rischio che un comportamento del genere mettesse a rischio l’intera missione di quella notte. Ma non se ne preoccupava tanto, estraniata dal tempo e dallo spazio com’era in quel momento. Creatura della notte che vedeva ma che sapeva di non esser vista. La notte da sempre era il suo elemento. La tranquillità che provava al calar delle tenebre...niente e nessuno la faceva sentire in quel modo...particolare, ecco. L’unica volta che aveva provato un qualcosa di simile, era forse stata con quello stesso ragazzo che meno di due minuti prima stava per investirla, seduta sullo sgabello di un sushi bar.
Sorrise deliziata pensando alla faccia che Manta avrebbe fatto: “Da quando perdi tempo a fissare un poliziotto?” Già se lo immaginava, piccolo ed infuriato come al solito. Quante gliene aveva fatte passare! Ma sotto sotto, ci prendeva gusto a vederlo sgambettare ed urlare al pari di un forsennato.  
Poi, a rompere l’incantesimo che solo per lei aveva bloccato il tempo, ci pensò Yoh, ridestandosi dallo stadio di pace nel quale era piombato e risalendo in macchina, sgusciando via sgassando e dando di matto.
“Ci vuole poco a rovinare tutto...” mormorò saltando giù dal ciliegio. Poi raccolse la cartina che era rimasta spiegazzata in mezzo alla strada e prese a correre per non arrivare in ritardo al punto d’incontro stabilito da Manta.

“Dieci secondi di ritardo!” bisbigliò furente il piccoletto.
“Sappiamo benissimo entrambi che siamo in anticipo lo stesso...”
“È vero, ma non cambia il fatto che tu sia in ritardo di ben dieci secondi!” continuò quell’altro imperterrito. In fin dei conti, con il lavoro che facevano, anche dieci secondi erano importanti.
“Ti spiego dopo, ok?” tagliò corto prendendosi un paio di chewing gum ed infilandosi un paio d’occhiali scuri. “Dimmi piuttosto come si accendono questi cosi...”
Manta pigiò un punto nei pressi di un’asticella della montatura ed Anna iniziò a vedere il mondo sotto un altro punto di vista.
“Una volta, rivelatore di calore. Due volte, raggi infrarossi” spiegò mettendosi un cappuccio. “In azione fra cinque, quattro, tre, due...Ora!” e si dileguarono nel parco della villa che avrebbero svaligiato quella notte.

Anna volteggiò come solo lei sapeva fare, mettendo a cuccia tre cani da guardia dall’aspetto per niente amichevole ed arrampicandosi rapida su un muro, ringraziando in cuor suo il gusto del manager Hirojito che lo aveva fatto optare per un rivestimento a sassi per la sua dimora. Rivestimento che le lasciava così tanti appigli su cui far leva.
Giunta alla terza finestra a sinistra del terzo piano, azionò il rivelatore di calore e controllò l’eventuale presenza di qualche < intruso > nella stanza ma, a parte il condizionatore acceso, tutto appariva di un bel colore bluastro. Pigiò di nuovo l’asticella degli occhiali, e gli infrarossi le indicarono una serie di raggi che si concentravano nei pressi di una penosa imitazione di un quadro di Van Gogh. Con cautela, si sfilò con l’aiuto dei denti uno dei guanti neri che le coprivano le mani, e poggiò un’unghia contro il vetro della finestra, producendo un impercettibile ticchettio. Poi, ripetendo un gesto che ormai governava con maestria, creò un cerchio, al centro del quale appiccicò la sua gomma masticata, che usò a mo’ di ventosa e tolse con facilità il vetro tagliato.
“Et voilà!” esclamò mentalmente aprendo la finestra ed entrando all’interno.

“Appena in tempo” sospirò Yoh sistemandosi al posto che gli era stato assegnato.
“Già” concordò Ryu mentre gli si sedeva accanto.
“Tu qui? Credevo che fossi in commissariato!” esclamò stupito.
“Ed invece ero qui...”
“Ma come hai fatto con il com...”
“Con il computer?” lo precedette quello.
Yoh fece un cenno d’assenso.
“Esistono i portatili...ed il collegamento wireless. Utile, non trovi?”
L’altro non si degnò neanche di rispondergli.
“Tieni, ho portato da leggere” disse lanciandogli una rivista d’automobili. “Secondo le tue previsioni, passeremo una serata tranquilla, no?”
“Spiritoso...” biascicò guardandolo in cagnesco. “Proprio a questo piano dovevi essere assegnato?”
“E che ci vuoi fare: gli amici te li puoi scegliere, i colleghi no” fece Ryu alzando le spalle.
“Ma non erano i parenti?” chiese l’amico leggermente confuso.

 


....Ma ciao! Vi prego di non uccidermi! Così tanto senza aggiornare...vi dico solo che quando ho aperto questo capitolo, nascosto nei meandri più bui e desolati dell’hard disk del pc, ed ho visto che l’ultima modifica risaliva al due novembre, ci sono rimasta male anche io! Due mesi senza lavorare più a questa storia...mi chiedo solo cosa ho fatto in tutto questo tempo...bah. Lasciamo stare. Allora? Piaciuto il capitolo? Sinceramente ci sono delle parti che ancora non mi convincono (primo fra tutti Faust: voi che ne pensate? E poi anche il titolo: semplicemente osceno!) e forse avrei dovuto aspettare qualche altra illuminazione prima di terminarlo e postarlo...ma poi mi sono detta che era passato troppo tempo e che sarà il caso che mi dedichi anche al seguito di questa fanfic...ed eccomi qui. Consideratelo il mio regalo per la Befana...e Buon anno nuovo, seppure in ritardo!
Un’ultima cosa: la trovata dell’unghia, non è completamente farina del mio sacco: una volta, guardando Detective Conan, c’era una tizia che aveva usato un’unghia finta per sgozzare una sua amica...ho rielaborato la cosa, ma lo spunto l’ho preso da lì: volevo solo metterlo in chiaro, perchè non mi piace barare...
Vabbe’. Saluto tutti coloro che, nonostante l’incostanza dell’autrice, hanno continuato a leggere (e magari commentare) e vi do appuntamento a non so quando: sicuramente prima di Pasqua, non disperate!
Un bacione,
Merryluna

Ps. L’altezza di Manta è quella ufficialmente dichiarata in uno dei due numeri speciali di S.K...scioccante, non trovate?



Kagome 92: pardon moi! Decisamente non ho accolto la tua richiesta...

Kikka: Tamao? Che ti ha fatto povera piccola? Non che io la ami particolarmente...diciamo che il sentimento che più mi ispira è l’indifferenza...ma qui sto tentando di trasformarla(“togli pure il tentare”...) in una sorta di “donna scarlatta” e nei prossimi capitoli dovrei farla entrare nuovamente in azione. Sopportala ancora un po’...Per il fatto del capitolo “solo Yoh ed Anna” devi attendere ancora qualche tempo, ma ho già un’ideuzza...

Antineasan: Mi ero divertita molto a scrivere quella parte...come questa in cui si vedono loro due nello stesso momento, ma che fanno cose completamente differenti...che ne pensi? Cmq sai che capita spesso anche a me di impappinarmi per scrivere (o dire) certe parole un po’ lunghette?

Crikke: sono contenta che ti piaccia! Ma dopo tutto questo tempo, sei ancora dello stesso parere?


 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** IL GEMELLO, IL MISTERIOSO E LA FIDANZATA ***


cap
IL GEMELLO, IL MISTERIOSO E LA FIDANZATA

-Capitolo 7°-


“...ed invece di preoccuparsi di bloccare il fantomatico Childy, le nostre forze di polizia vengono tenute impegnate in degli inutili servizi di vigilanza nelle mostre di gioielli ad appannaggio di ben pochi facoltosi in città.”
“Almeno concordiamo su qualcosa...” borbottò Yoh l’indomani rigirandosi tra le mani un quotidiano. Alzò gli occhi verso la vetrata del suo ufficio ed incrociò lo sguardo di un ragazzo dai lineamenti stranieri. Forse cinesi. Ma furono i suoi occhi a colpirlo in modo particolare: occhi d’ambra profondi, tenebrosi, che nascondevano un certo fascino. E poi un ghigno non proprio rassicurante. Di sfida, forse? Impossibile: perchè mai un perfetto sconosciuto doveva sfidarlo? In cosa, poi? Yoh si limitò a sostenere il suo sguardo ed a sorridere di rimando. Poi, quello strano tipo rigirò sui tacchi ed uscì dalla sua visuale.
Rimase un attimo interdetto. “Lyserg!”

Si dà il caso che il poveretto in questione in quel momento fosse impegnato nel trasporto di una decina di fascicoli di un’altezza considerevole e, sentendo quell’urlo inquietante, sussultò facendo finire gran parte dei fogli in terra. Imprecò silenziosamente e corse nell’ufficio dell’ispettore Asakura.
“Sì?” chiese leggermente spaventato.
“Portami un caffè. Lungo e molto dolce, mi raccomando” ordinò l’altro bruscamente.
Lyserg abbassò il capo e si diresse verso la macchinetta del caffè.
“Molto dolce, mi raccomando” lo scimmieggiò facendo una boccaccia. “Ma mi ha preso per la sua servetta? Non capisco perchè ogni volta che è arrabbiato se la prende con me...Ma tu guarda questo!”
“Qualche problema?” intervenne qualcuno alle sue spalle. L’inglese girò un po’ la testa ed il cuore gli si bloccò in mezzo al petto: Yoh lo stava guardando con un sorriso sornione, un berretto da baseball a nascondergli i capelli ed un pacchetto di sigarette in mano.
“N-no. Stavo solo pensando ad alta voce...” balbettò incerto porgendogli il caffè.
Yoh fece una faccia stupita, poi lo ringraziò e bevve un sorso di caffè che, con orrore di Lyserg, risputò subito nel bicchiere con un’espressione schifata.
“È poco dolce?” s’informò ripensando ai tre cucchiaini e mezzo di zucchero che vi aveva messo dentro.
“Tutt’altro! È dolcissimo! Fa schifo! Puoi farmene uno corto ed amaro? Mezzo cucchiaino di zucchero scarso...” e se ne andò diretto verso l’ufficio di Kanna.
Il ragazzo rimase attonito di fronte a quella richiesta: corto ed amaro? Da quando? Ma in fin dei conti non c’era da stupirsi di fronte alle richieste bizzarre di Yoh. Soprattutto durante una giornata «no» come quella. Preparò un altro caffè e si apprestò a portarglielo.

“Ma dico, sei forse impazzito?” urlò sputacchiando qua e là il caffè.
“È ancora troppo dolce?” chiese incredulo.
“Troppo dolce? È amarissimo!”
“Ma prima...” tentò di scusarsi prima che la porta si aprisse rivelando lo Yoh sorridente con il berretto da baseball. Un momento: Lyserg guardò ora dietro la scrivania, ora in direzione della porta. Cosa stava succedendo? Due Yoh? Qualcosa non quadrava.
“Qualcosa mi suggerisce che hai dato il mio caffè a lui...” disse il ragazzo ridendo di cuore. “E mi suggerisce anche che non sapevi che Yoh avesse un fratello gemello...”
Ora si spiegava tutto! Non c’era di mezzo lo zampino di un duplicatore di corpi con annesso sdoppiatore di personalità particolarmente efficace, come Lyserg aveva ipotizzato in un primo momento.
“Come mai da queste parti?”
“Kanna aveva dimenticato una cosa nella mia macchina, e così con questa scusa ho pensato di passare a farti un saluto” spiegò Hao accomodandosi su una delle due sedie girevoli che stavano nella stanza.
“Capisco” fece il fratello annuendo con la testa. “Lyserg, puoi andare ora”
Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte e scattò fuori da quella camera infernale: preferiva di gran lunga sistemare scartoffie che combattere con quel pazzo che si ritrovava come capo.
“Allora?”
“Allora cosa?” domandò Yoh di rimando, scocciato come più che mai. “Il giornale parla chiaro!”
“Certo, ma volevo sentirlo da te...” sorrise l’altro tranquillamente.
“Cosa volevi sentire?” lo aggredì duramente.
“Come ti butta...” si scusò alzando le spalle e porgendogli un sacchetto di carta.
Yoh rimase un po’ interdetto, afferrò il sacchetto e riconobbe al tatto il profilo di un cheeseburger. “Grazie” balbettò ritrovando la calma.
“È assurdo che il mio fratellino preferito sia sempre così agitato...un tempo eri così noiosamente, perennemente pacato...Lavori troppo caro mio, lasciatelo dire!” concluse guardandolo mentre mangiava di gusto.
“I tem..i ca..iano” farfugliò quello senza minimamente aspettare di inghiottire quel pezzo di carne che gli si rigirava nella bocca.
“Ho notato...Lei chi è?”
“Prego?” tossicchiò rischiando di soffocarsi con un pezzo di panino.
“Sulla tua scrivania c’è poggiata quella boccetta di profumo che ti ha regalato mamma e che usi con il contagocce...Ci dev’essere per forza una donna dietro...” spiegò con semplicità.
“Accidenti! L’ho lasciato qui!” esclamò terrorizzato all’idea che qualche malintenzionato potesse rubargliene un po’. Primo fra tutti, proprio suo fratello.
“Allora?”
“No è che l’altro giorno non potevo tornare a casa a cambiarmi...”
“Yoh!”
“Ok, ok. Niente di che. Ci sono uscito una volta sola e...”
SLAM
Due braccia stavano già circondando il suo collo, mentre una cascata di capelli rosa si agitavano, testimoni di una corsa indemoniata per i corridoi del commissariato.
Hao sorrise di nuovo, mentre il gemello tentava inutilmente di divincolarsi da quell’abbraccio stritolante.
“Ma che cattivone, quell’R.T.!” trillò la ragazza con una voce in falsetto. “Ma quante cose cattive che ti ha detto!”
“Tam-ao” ansimò quello debolmente, preso da una carenza di ossigeno. “Lasciami, ti prego!”
“Scusa! Non era mia intenzione accopparti!” disse lei facendosi da parte e scrutandolo con i suoi occhioni da coniglio.
“Non ci presenti?” risuonò una voce da dietro alle sue spalle.
“Certo. Tamao, questo è il mio simpatico fratellino...ed Hao, lei è Tamao, la...” spostò il suo sguardo su di lei lasciando la frase in sospeso.
“...la figlia appiccicosa del suo capo. E per tua informazione, fratello gemello di Yoh, non sono la sua ragazza. Sono già felicemente impegnata da quasi sei mesi!” annunciò pimpante.
“C-cosa? Sei fidanzata?” balbettò come un deficiente.
“Sì, perchè?”
“No, è che credevo che...” cominciò interrompendosi nuovamente.
Tamao sospirò e tornò a posare la sua attenzione su Hao.
“Tuo fratello è veramente troppo perbenista, non trovi? Ora mi farà la predica perchè ho tradito con lui il mio fidanzato...ma una volta ogni tanto bisogna anche divertirsi, tu non pensi?” chiese con una semplicità che lasciò di sasso l’Asakura poliziotto.
“Mi piacciono queste ragazze di larghe vedute...” commentò Hao maliziosamente.
“Mi piacciono i parenti dei subordinati di mio padre...” rispose quella a tono, facendoglisi più vicina.
“Scusate se la mia presenza possa recarvi disturbo!” s’intromise Yoh, ormai ripreso dallo shock. Possibile che quella ragazza flirtasse con tutti quelli che gli capitavano a tiro?
“Ma figurati!” esclamò Hao dandogli una pacca sulla schiena e ridendo come un matto. “Veramente pensavi che ci stessi provando con questa ragazzina?”
Tamao lo fulminò con lo sguardo. “Ragazzina?” ripetè alzando un sopracciglio.
“Già, mi spiace deluderti cara ma preferisco le donna più...mature, rispetto a te” spiegò, pensando alla sua attuale ragazza.
“Cosa?”
“E poi, al contrario di te, sono una persona fedele, IO!” esclamò uscendo fischiettando dall’ufficio, dopo aver salutato allegramente il fratello.
“Cosa diavolo gli hanno fatto per farlo parlare così? Da quando Hao è fedele?” domandò la Tamamura in preda al suo più grande shock dopo la scoperta che, effettivamente, Babbo Natale non vivesse esattamente al Polo Nord con una schiera di folletti al seguito.
“Ha trovato chi ha saputo mettergli la testa a posto. Ma credevo che voi due non vi conosceste...”
“È vero, ma lo conosco di fama...o meglio, conoscevo la sua fama...”
Yoh annuì pensando al burrascoso passato sentimentale del fratello, prendendo in mano la sua bottiglietta di profumo. Poi, con una semplice domanda, Tamao riuscì a sconvolgerlo.
“Cosa ci faceva qui il tuo amico giornalista?”
“Chi?”
“Come chi? R.T.!”
Un fracasso di vetri che si infrangevano a terra ed un delizioso profumo da uomo che prese a diffondersi per l’ufficio.
“Qualcosa mi dice che tu non lo conosci dal vivo, vero?” chiese la ragazza con un sorrisetto malefico.
 




Pensavate che l’avessi abbandonata? Sebbene non sembrerebbe, non è così...diciamo che mi prendo questi periodi di calma...molta calma. E se mai qualcuno di voi è ancora interessato alla storia, fatemi sapere.
Ringrazio Antineasan, Anna91 e Crikke90 per aver commentato il capitolo precedente...

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=93684