Canzoni dell'anima

di crisbynight
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Rosalie Lamorliere ***
Capitolo 2: *** Victor Clement De Girodelle ***



Capitolo 1
*** Rosalie Lamorliere ***


 
Questa song-fic narra dei pensieri di Rosalie, dopo la morte di sua sorella Charlotte, ed è ispirata dal pezzo di Eros Ramazzotti 'Dolce Barbara' che potete trovare qui:
 
 
ROSALIE LAMORLIERE
 
 
 
Sul davanzale di un tramonto dietro le foschie
si affacciano sporgendosi le mie malinconie
stasera dolce amica mia io sto pensando a te
a te che forse stai sentendo me...”


 
Un altro giorno volge al termine, mentre reprimo i singhiozzi sul cuscino.
Il tramonto annuncia la fine del primo nato senza la tua presenza su questa terra.
La tua assenza, come una fitta nebbia, mi opprime cuore ed anima.
Persa, così come sono, in un dolore che non mi è dato nemmeno di urlare.
Penso a te.
Non ho fatto altro oggi, che ripercorrere i momenti di questa tua vita fin troppo breve, che ci ha visto prima nemiche giurate,
poi timide confidenti ed infine amiche.
Ma mai sorelle!
 
 
Sul davanzale di un tramonto profumano foschie
lo sai che non è facile trovare le parole
trovar la porta giusta per uscire da un dolore
lo sai che umanamente ci si chiede ma perché
è capitato questo proprio a te
che in ogni senso lascia rabbia e vuoti che non so riempire...”
 
 
Il profumo della sera, invade prepotente questa stanza.
Sul letto giacciono, morenti, insieme a tutte le lacrime versate, i pochi ricordi che ho di te.
Fanno compagnia alle mille disperate domande che mai troveranno risposta.
Un vuoto a perdere, che da adesso in poi, non potrò più riempire
Un fato crudele, guidato dalla mano della nostra stessa madre, ha deciso il tuo destino di morte.
Ed miei rimpianti ora, sono come cadaveri agonizzanti, a cui spero di dare pace con l'oblìo del sonno.
 
 
Sul davanzale di un tramonto gridano foschie...
così ti voglio ricordare
così tu vivi dentro me.
Così mi piace immaginare
che tu ci sei, sei sempre qui
perché ci sei
spero che, spero tanto possa essere così
i miei pensieri dicono di sì
i miei pensieri dicono...”
 
 
Forse da lassù almeno riuscirai a sentire le mie urla nel silenzio.
Sono grida di giustizia, per quel tuo volto di bambina di cui non ho memoria.
Per i nostri giochi d'infanzia, negati.
Per quel futuro insieme, mai scritto.
Per quella parola, sorella, strappata dalla mia bocca, prima ancora di poter essere pronunciata.
Era questo che eravamo, mia piccola Charlotte.
Sorelle!
Ed è così che ti voglio ricordare.
Legata a me da un filo indissolubile, rosso sangue.
Quello di nostra madre.
Sangue marcio.
 
 
Lo so che dove sei non hai bisogno più di me
ma sono io che adesso cerco te.
Perché vorrei capire e non ci arrivano le forze mie.
Sul davanzale di un tramonto scendono foschie.”

 
 
Adesso sei felice.
Voglio credere che sia così.
Voglio immaginarti in quel mondo migliore, che come tanti poveri disgraziati, anch'io anelavo di conoscere prima del tempo.
Per spegnere le sofferenze della vita.
Quando a Parigi invocavo il sonno eterno per sfuggire ai morsi della fame e allo squallore di una gioventù bruciata, fin dalla nascita.
Veglia su di me, dolce Charlotte, come Angelo d'amore.
Donami la forza di andare avanti convivendo con uno sconosciuto dolore di cui dovrò portare la croce da sola.
Donami il perdono, per quella donna che il mio cuore si rifiuta adesso di chiamare con quello che dovrebbe essere l'altro nome di Dio,
sulla bocca e nei cuori di noi figli...madre! (cit.)
E dammi il coraggio di affrontare questa notte che sta per abbattersi sulla Francia.
E sulla mia vita...

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Capitolo 2
*** Victor Clement De Girodelle ***


 
Questi sono i pensieri di Girodel dopo l'arrivo della notizia del tradimento di Oscar, schieratasi coi suoi soldati della guardia, dalla parte del popolo.
Pensieri che gli fanno temere il peggio.
Sono ispirati dalla canzone dei Blue “ A chi mi dice” che potete ascoltare qui:
 

 
VICTOR CLEMENT DE GIRODEL

 

 
Sorriderai
E ti rivedo come sei
Incrocerai
Lo sguardo mio per poi dirmi addio
E mentirei
Se ti dicessi 'ora vai'
Oramai? Oramai ...”



 
Il tuo sorriso.
Questa è l'immagine che mi ha torturato dolcemente stanotte, insieme all'arrivo della notizia del tuo tradimento.
Un pallido sole combatte l'oscurità della mia stanza, filtrando il mattino attraverso la pesante stoffa della tenda e
annunciando l'arrivo di questa nuova alba di metà luglio.
Di sorrisi vacui, inutili, stupidi o di circostanza, Versailles ne è sempre stata piena.
Ma il tuo di sorriso, era sconosciuto ai più.
Sentirti ridere infatti, era un privilegio per pochi, ed io ho avuto la fortuna di essere fra questi.
Così scoprii ben presto che c'era qualcosa di prezioso e raro in esso.
Come quando, a primavera, madrenatura si risveglia e reclama per se l'amore di tutte le creature viventi.
La tua immagine mi appare, ora come allora, quando violavo la tua intimità, spiando nella riservatezza della tua esistenza,
con la segreta speranza di trovare un segno che mi indicasse la via del tuo cuore.
La tua bellezza, sbocciava ai miei occhi fra le brutture della vita militare, mentre ti muovevi leggiadra ed eterea fra i soldati,
insinuandoti inconsapevolmente, nella mia vita.
Proprio allora, il mio sguardo incrociò il tuo e la mia mente rimase sbalordita da quella purezza oscena che vi trovò.
Cosa che rese inconfessabile ogni mio pensiero.
Rosa bianca, tu.
Il colore a cui di solito si associa la castità, l'integrità, la limpidezza.
Tutti pregi che avevi, ma che per me, smisero di essere simbolo di candore per divenire quanto di più desiderassi possedere.
E ammetto, senza vergogna, che la mia bramosia sconfinò nella follia, in un'impudicizia che si trasformava pericolosamente
in depravazione, durante i miei sogni notturni.
La mia passione, aveva smesso di portare le tinte forti del rosso e dello scarlatto e si era vestita di bianco.
Bianco... come il peccato...come le rose...come te!
Mi dicesti addio, tempo dopo, donandomi la tua spada del comando e trafiggendo, senza saperlo, quest'uomo indegno,
che maledisse tutti i giorni a venire, succube dell'incantesimo con cui lo avevi avviluppato.
Orfano della tua bellezza, mia Dea, scrutavo le stelle alla ricerca dei tuoi occhi e accecavo i miei, fissando il sole, nel ricordo
delle trame d'oro con cui aveva sapientemente tessuto i tuoi capelli.
Ti lasciai andare via, insieme alla mia supplica e quello fu il primo dei nostri addii.

 
...A chi mi dice
Che tornerai
Non credo oramai
Oh... a chi ti dice
Che sto male pensandoti
Tu sorridi voltandoti
Verso lui...”


 
A chi mi diceva che saresti ritornata, che nei soldati della guardia non c'era posto per te, io mi aggrappavo disperatamente,
assaporando il fiele di quella che già sapevo essere una bugia.
Mi domandavo perchè fossi andata via, quando la verità, perennemente inscritta nel tuo sorriso, lo svelava, come le lucciole
che in un bosco illuminano il cammino ad un viandante solitario, perso nella notte.
Quello stesso sorriso infatti, mi trapassava come un fantasma, per posarsi, un passo indietro, verso lui, la tua ombra,
il tuo inaccessibile passato remoto, l'uomo a cui il destino aveva affidato il compito di proteggerti, anche quando il tuo
sguardo sembrava rivolto verso un altro futuro.
Ero geloso, ma evitavo di ammetterlo.
Si può essere, nella mia posizione, gelosi di un servo?
Eppure avrei barattato tutto il mio oro, le mie ricchezze e il mio titolo, per avere un solo minuto di quella vita che lui passava al tuo fianco.
Si dedicava a te come avrei voluto fare io.
Ti serviva e Dio solo sa quanto sarei stato felice io, di essere il tuo schiavo, per una notte d'amore.
Stavo male, ma tu non mi vedevi, eri troppo occupata inconsapevolmente, a donargli quel sorriso, che allora maledicevo.
Perchè guardavi lui, come non avresti mai guardato me.

 
...Indosserai
Sorrisi, allegria ma senza magia
Non piangerai
Perche' tu non riesci a perdere mai
Ma lo sai... (ma lo sai)
Ho perso tutto e tu non perdi mai
Oramai... oramai...”

 
L'invidia e la gelosia, erano serpi che si cibavano lentamente della mia anima giorno dopo giorno,
gettandomi in un mio personale inferno.
E così una sera, quando il delirio si fece più aspro, montai a cavallo e corsi da tuo padre.
Dovevi essere mia, a qualunque costo!
Ne andava della mia sanità mentale, della mia felicità, della mia integrità.
Mi rifiutavo di combattere solo, contro quei diavoli che coi loro forconi dannati, ferivano il mio cuore,
insuando il dubbio: che tu appartenessi già ad un altro e che quest'altro
avesse tinto anch'egli la sua vita di bianco, cogliendo la rosa prima di me.
Accampavo diritti, come uno stolto, su qualcosa che non avevo mai posseduto!
Ammirai nuovamente quel sorriso, per una volta rivolto a me, al tuo arrivo, e toccai finalmente il paradiso.
Ma gli angeli del tuo cuore mi scacciarono, poco dopo aver udito le mie intenzioni.
I tuoi occhi si spensero e l'allegria cedette il passo alla deusione.
Indossasti un tono di circostanza perchè il tuo orgoglio ti impedì di piangere.
Il tuo incantevole volto si storpiò fino ad assomigliare ad una di quelle maschere veneziane, dalle orbite vuote
e dal ghigno malefico che fa rabbrividere.
Ed io capii che non ci sarebbe mai più stata nella mia vita, quella magia, che per una frazione di secondo,
mi ero illuso di poter vivere accanto a te, se ti avessi presa con la forza.
Costretta da un ordine di tuo padre.
Avresti forse obbedito come un soldato al suo generale, ma saresti stata appunto solo un soldato e mai la mia donna!
Ammisi la sconfitta.
Avevo perso tutto, ed in fondo, con te, ci ero abituato.
Dal nostro primo incontro, all'ultimo addio, dinanzi alle sale dell'assemblea costituente, avevi sempre vinto tu!
Quel giorno mi chiedesti se sarei stato capace di affrontarti e farti del male.
Mille altre volte avevi dimostrato il tuo coraggio e il tuo valore, ma in quella circostanza, mio comandante,
stavi sfacciatamente barando, poichè conoscevi già la risposta!
Il fato si diverte alle nostre spalle, pensai, inventando strani giochetti.
La nostra amicizia era iniziata con un duello...e sarebbe finita con un duello...
Ma non avrei mai potuto dannare la mia anima sul serio, macchiando questo mio disperato amore, col tuo sangue.
 
...Sorriderai
Nulla ha più senso, ora no
E girerò le città
Ma non ti scorderò
Oh ahhh
Come mai (oh no non mi odierai)
Io sto male pensandoti
Tu sorridi voltandoti
Verso lui
Oh... a chi mi dice
Che tornerai
Non credo oramai yeah
Oh... a chi ti dice (ormai)
Che sto male pensandoti
Tu sorridi voltandoti
Verso lui
Verso lui”
 
Mi rigiro in questo letto, con la speranza che il sonno arrivi e mi trasporti nell'obliò senza dolore,
di un mondo fatato dove ti reincontrerò di nuovo, sorridente.
Perchè adesso uno strano terrore mi attanaglia, gelandomi le membra, nonostante il sole sia già alto,
facendomi temere il peggio.
Una sottile sensazione...l'istinto del soldato... Lo chiamano.
E' l'ombra della morte che cala la sua falce oscura su di te.
Sobbalzo ed allontano questo oscuro presagio: se tu non esisti più, non ha più senso la mia di esistenza!
Ho potuto sopportare che lui ti strappasse a me, ma non potrò vivere sapendo che il tuo sorriso non renderà
mai più, questa terra, un posto migliore.
E' un'eventualità a cui non sono preparato.
A cosa servirà allora fuggire, passando da città a città, per questo mondo, sfuggendo forse agli orrori dell' imminente
rivoluzione che travolgerà le nostre vite, se tu vivrai per sempre dentro me, solo come il peggiore dei mali ?
A chi mi dice, di non preoccuparmi, che ti salverai, che tornerai ad essere quella di un tempo, non riesco più a credere, oramai.
A tutto c' è un limite, persino alle bugie che ci raccontiamo.
Penserai a me quando arriverà la tua ora?
O ti volterai ancora una volta verso lui, che magari già ti aspetta dall'altra parte?
Saprai mai quanto dolore la tua vita e la tua morte mi hanno arrecato?
Certo che no.
Sorriderai...
E te ne andrai in punta di piedi, nell'esatto momento in cui il sole brucerà l'ingiustizia umana,
perchè una signora sa sempre quando è il momento giusto di andare, e tu, nonostante questo corpo avvolto dalla dura stoffa scelta per te,
dalla squallida follia di un padre, SEI UNA VERA SIGNORA!
Ti sembrerà strano adesso, ma il fatto che probabilmente raggiungerai le sue braccia in quel momento, mi consola.
Una legge della natura è una legge della natura, ed io misero uomo non avrei mai potuto sovvertirla.
Una luce non può avere due ombre!
Non avresti mai potuta essere mia...Ma io continuerò ad essere tuo.
La carne mi duole adesso, delle tue numerose ferite.
Non temere nulla, sosterrò il peso della tua paura.
Ed ora va, mia amata immortale...
Spegni la luce e voltati verso lui.
Lascia me, fare i conti con la morte.

 

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