Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Prima di cominciare ci sono un po’ di cose che vorrei dire.
1.Ho
iniziato a pensare a questa fanfic dopo che alcuni tra i miei più fedeli
lettori (che ringrazio per l’incoraggiamento e l’affetto!) mi hanno mandato una
serie di e-mail chiedendomi di scrivere una storia su
misura per la coppia Ron/Hermione sullo stile di quella che ho scritto per
Harry e Hermione (Fighting Darkness).Beh, le cose non possono esattamente
essere uguali, per il semplice motivo che cambia il mio modo di vedere queste
due coppie. Sono al 60% una sostenitrice della coppia Harry/Hermione, ma sono
molto curiosa di vedere se nel quinto libro della serie HP il nostro rosso
preferito sarà in grado di darsi una svegliata; in quel caso bisognerebbe
rivedere un po’ le nostre posizioni in merito… Di conseguenza ho gestito le
cose proprio come piacerebbe a me, con un pizzico di cambiamenti che hanno reso
alcuni personaggi un po’ più travolgenti (almeno ai miei occhi!)
2.Vorrei
sottolineare il rating di questa fanfic. Se è rivolta a un pubblico adulto c’è un buon motivo, e stavolta non è
‘per stare sicuri’ come in Fighting Darkness: i personaggi sono più complessi,
il linguaggio sarà più forte, le situazioni potrebbero essere non adeguate a un
pubblico non adulto…insomma, io vi ho avvertito.
3.Avrete
modo di entrare in contatto con una nuova realtà in questa storia, quella della
War Mage, che in inglese significa Guerra dei Maghi. Non è un mistero che a me piaccia immaginare il nostro mitico trio nei panni di auror
speciali. La novità è rappresentata da questa guerra, che è un argomento molto
usato da buona parte degli autori su Fanfiction.net. In quel sito molti
scrivono servendosi di questo termine, e non so dire con certezza chi lo abbia
inventato, ad ogni modo non ci sono mai state restrizioni e chiunque voglia
scrivere una storia ambientata in questo tipo di contesto
l’ha fatto e lo fa. Ergo, anch’io mi sono permessa di usare questo termine,
anche se in comune con FF.net c’è solo il nome ‘War Mage’ (non
mi piace rielaborare le idee degli altri, ne ho così tante io!)
4.Per
tutti gli amanti della coppia Ron/Hermione: mi auguro che questa storia possa
in qualche modo piacervi, ma non vi aspettate la solita abituale fanfiction
smielata e tranquilla, né dei personaggi simili a quelli della Rowling. Questa è la mia versione dei fatti, e nel mio mondo i migliori
amici di Harry io li vedo insieme così.
Fatemi sapere che ne
pensate, ma se non vi piace da subito aspettate qualche
capitolo prima di dirmi che fa schifo…detto tra noi, neanche a me piace
tantissimo l’inizio ;) Migliora dopo!
BEING
A WAR MAGE
CAPITOLO 1: UN GIORNO COME TANTI
I
was bruised and battered and I couldn’t tell what I felt
I
was unrecognizable to myself
Saw my
reflection in a window I didn’t know
...my own face.
Streets
ofPhiladelphia, Bruce Springsteen
***************
Harry stava sdraiato nel suo letto e guardava fuori dalla finestra il cielo ancora buio. Dando un’occhiata all’orologio sul comodino vide che mancava
ancora un buon quarto d’ora alle cinque, la cosiddetta ora della levataccia. La
sveglia era una delle pochissime cose della War Mage Team a cui né lui né Ron
si erano ancora abituati. Eh si che dopo cinque anni
di allenamenti erano diventati soldati in gamba. Cinque anni… sembravano una
vita fa. Cinque anni prima erano stati scelti per entrare a far parte della War
Mage Team, a distanza di poche ore da quella terribile notte.
La notte dell’attacco dei mangiamorte a Hogwarts.
Per il magnifico trio era cominciato da poco il settimo
anno, quando una notte di Ottobre all’improvviso ci fu
un attacco devastante di oltre un centinaio di mangiamorte di Voldemort,
guidati da un nuovo membro che presto si sarebbe distinto come il braccio destro
del suo signore, Jonah Spencer. Quest’uomo era un vero e proprio mostro
assetato di sangue che aveva risollevato le file dei seguaci del padrone oscuro
per la gloria dei tempi di terrore che vigevano una volta, esattamente come 16
anni prima. Spencer fece uccidere una assai considerevole parte di studenti; i
professori diedero prova di grande coraggio e amore
per i loro ragazzi: la McGranitt, la Cooman, la Sprite e lo stesso Piton
morirono nel tentativo di salvare i loro allievi. Silente affrontò Spencer in
un duello tra maghi che rase quasi al suolo l’intera
Hogwarts, ma alla fine il terribile mangiamorte riuscì ad avere la meglio
perfino sul leggendario preside, anche se Silente riuscì a portargli via la
maggior parte dei suoi malefici poteri magici col suo sacrificio. Da allora in
avanti Spencer non si distinse più per le sue grandi doti magiche, ma rimase il
migliore fra i suoi per la sua furbizia, la sua abilità tattica e la sua
ferocia, ‘virtù’ che gli concessero molte vittorie nel
tempo.
Quella notte lasciò una ferita profonda e sanguinante nel
cuore dei sopravvissuti, quei pochi che ebbero la fortuna di raccontare quello
che era successo, se di fortuna si può parlare. Per Harry, Ron e Hermione non
fuuna buona cosa, non sul momento comunque.
Quando tutta Hogwarts iniziò a tremare,
scossa dagli attacchi devastanti dei soldati dell’oscurità, Harry e Ron erano
nella sala comune di Grifondoro a giocare a scacchi, come ogni sera, mentre
Hermione stava rannicchiata in una poltrona a leggere un libro; alle loro
spalle Dean Thomas e Seamus Finnigan litigavano a proposito dell’ultima partita
di Quidditch che avevano giocato, mentre Neville Paciock continuava a cercare
il suo rospo Oscar sotto i tavoli e le sedie, facendo irritare Calì Patil e
Lavanda Brown che avevano incantato un tubetto di smalto per truccarsi le
unghie senza sbagliare. Era una normale sera, o almeno era nata per
essere tale. Quando i mangiamorte fecero irruzione non
si capì più nulla, tra fumo, grida e mantelli neri. Crollò subito buona parte
dell’edificio, e chi era nei dormitori non ebbe il tempo di sfuggire alle
macerie. Quattro uomini in nero afferrarono Calì e Lavanda e le violentarono
per terra, ma nessuno ebbe la possibilità di correre in loro soccorso, perché
c’era almeno un mangiamorte per ogni ragazzo. Seamus e Dean furono i secondi a
cadere per mano di un Avada Kedavra. Hermione cercò di correre subito da Harry
e Ron, che erano riusciti in qualche modo a sbloccare
un’uscita segreta dietro al caminetto ormai spento e cercavano di far capire a
tutti di fuggire per di là, ma un mangiamorte la afferrò per le braccia e tentò
di strapparle i vestiti di dosso. Harry e Ron gli furono addosso in un secondo,
e lottarono con tanta rabbia e tanta disperazione che riuscirono
perfino a ucciderlo. Ma la cosa non sfuggì agli altri incappucciati, che non
attesero neanche un minuto prima di darsi a torturare
i due coraggiosi ragazzi con maledizioni Cruciatus piuttosto violente. Harry e
Ron pregavano che qualcosa avvenisse, che quei maledetti si fermassero, e una
cosa avvenne. Il rospo di Neville saltò sul viso del mangiamorte che li stava
torturando, e l’Avada Kedavra che era diretto a Harry centrò in
pieno Neville. Pochi istanti dopo, tra le grida disperate di Hermione,
una grossa luce avvolse tutto e la lotta si fermò: il combattimento tra Spencer
e Silente era terminato, ma anche Spencer era rimasto ferito; soddisfatto del
risultato ottenuto, il mangiamorte ordinò di ritirarsi. Poco dopo arrivarono i
soccorsi; gli auror del Ministero, i genitori dei ragazzi e quanti più
medi-maghi possibili. Arthur e Molly Weasley si occuparono subito di Ron e dei
suoi due amici, che sembravano feriti e terribilmente scossi; l’unico conforto
di mamma Weasley fu che Ginny quella notte si trovava in infermeria per un
banale taglio alla mano, e Madama Chips era riuscita a nascondere i suoi
pazienti in una botola sotterranea, cosicchè almeno lei era rimasta in parte fuori da quell’orribile notte.
Nei giorni che seguirono i pochi superstiti furono costretti
a raccontare che cosa avevano visto e subito, e il Ministero si occupò con
frenesia della cosa. Si erano salvati davvero in pochi, ma solo a Harry, Ron e
Hermione fecero quella proposta che avrebbe cambiato
loro la vita per sempre. I tre ragazzi furono convocati da Homer Graam,
generale di una divisione speciale di auror operante
specificamente nel settore di controspionaggio del Ministero. Offrirono a tutti
e tre di combattere contro quelli che avevano rovinato
per sempre la loro giovinezza, di sfogare la frustrazione e la rabbia in un
modo valido e utile,di guardare ai propri traumi come a un punto di partenza
per ricominciare daccapo, di sfruttare le proprie capacità per difendere chi
poteva essere ancora salvato, di essere capaci di dominare i propri sentimenti e
macchiarsi le mani di sangue nemico. Gli si offriva la possibilità di uccidere.
E loro accettarono.
E così cominciarono lunghi mesi di addestramento
in discipline nuove e diverse per tutti e tre: incantesimi e maledizioni
letali, durissimo esercizio fisico e arti oscure, uso delle armi babbane e
studi su veleni e talismani mortali. Sirius Black e Remus Lupin, e, con loro grande sorpresa, Charlie e Bill Weasley, li aiutarono ad
integrarsi, dato che erano già nella squadra da tempo.
Prima che potessero rendersene conto,
Harry e Ron crebbero fisicamente, oltre che psicologicamente. Da
ragazzini pelle e ossa che erano si trasformarono in due uomini dal fisico
atletico ed estremamente tonico; divennero entrambi
parecchio alti, e l’esercizio fisico li aiutò a sviluppare il corpo nel
migliore dei modi. Harry imparò a sviluppare sempre meglio la sua magia, ma col
tempo si sforzò di imparare anche a usarla senza la
sua bacchetta, il che richiedeva parecchia concentrazione. Con gli anni capì
che se avesse continuato a colpevolizzarsi a vita per quello che era successo
non avrebbe ottenuto nulla, e così si rimboccò le
maniche e rafforzò il suo cuore, la sua mente e il suo corpo cercando di
guardare al futuro. Pochi giorni dopo l’attacco si trasferì alla Tana, e da lì
giurò di ricominciare daccapo ancora una volta.
Ron era quello che più era cambiato. In pochissimo tempo
aveva perso il suo atteggiamento da ragazzino impetuoso e generoso e si era
trasformato in un burbero attaccabrighe non particolarmente innamorato del mondo,
chiuso e impulsivo; negli anni si distinse soprattutto nell’esercizio fisico, e
si rivelò presto un demonio nell’uso delle armi. Nessuno avrebbe riconosciuto
in quell’uomo duro e sgorbutico il giovane campione di scacchi di Hogwarts, ma
qualcosa gli era rimasta della sua adolescenza: la sua grande
lealtà e devozione all’amicizia.
Hermione, poi, aveva il merito di essere
l’unica ragazza della War Mage Team. Harry e Ron si erano battuti perché almeno
lei restasse fuori da quella vita, ma non c’era stato
verso di farle cambiare idea. Non le ci volle che poco tempo per abituarsi al
cambiamento, si rivelò una combattente formidabile e
straordinariamente intelligente, nonché un’atleta in gamba. Anche per lei
qualcosa ri era incrinato quella notte; nessuno avrebbe mai creduto che proprio
lei, studentessa modello e tutto, potesse mai
trasformarsi in una Rambo in gonnella.
Niente era rimasto più lo stesso dopo quell’attacco. Molly
Weasley ci mise un bel po’ ad accettare che Harry e tre dei suoi figli uscivano ogni giorno di casa per tornare chissà quando, e
già vederli tornare era già una fortuna. I gemelli Fred e George decisero di
andare ad aprire il loro negozio di scherzi magici a Dublino, lontano il più
possibile da Hogsmeade, così vicina alla loro adorata Hogwarts che ora non
c’era più. Arthur e suo figlio Percy continuarono a
lavorare al Ministero, ma si guadagnarono entrambi una promozione e uno
stipendio più consistente. Ginny crebbe piuttosto in fretta, anche lei scottata
dal dolore di quella notte; per lei era stata una sofferenza diversa: non aveva
visto esattamente cosa era successo, ma lo vedeva riflesso negli occhi di suo
fratello e dei suoi amici, e le faceva paura. Le faceva paura vedere cosa erano
diventati, le faceva orrore immaginare cosa sarebbe successo a lei se si fosse
trovata al posto loro, e come avrebbe reagito.Per questo era diventata molto comprensiva e ancora più dolce, imparò ad ascoltare i loro rari sfoghi, in particolare
quelli di Harry. E a lungo andare lui si scoprì
innamorato di lei. Quattro anni dopo l’attacco si misero
insieme e cominciarono a fare sul serio, finchè non si ritrovarono a vedersi in
segreto tutte le notti. A poco a poco questo lo capirono un po’ tutti, anche se
le cose ben chiare e alla luce del sole non lo erano del tutto. Quasi tutti i Weasley capirono che stavano insieme, anche se dei
loro incontri notturni erano in pochi a saperlo. Chi
invece rimase all’oscuro di tutto fu Ron. Ovviamente anche lui col tempo
capì qualcosa, ma niente di assolutamente preciso perché Ginny e Harry non
manifestavano ancora il loro affetto pubblicamente; avevano deciso che a Ron
avrebbero parlato insieme e con calma, visto che
convinto lui sarebbe stato tutto definitivamente a posto. Ma
la cosa non si presentava semplice, visto il caratteraccio ottuso del giovane
Weasley; conoscendolo non avrebbe accettato subito la novità.
Il suono insistente della sveglia interruppe questo flusso
di ricordi, e Harry si alzò in piedi, stiracchiandosi. “Ehi, Ron.” Fece, rivolto verso l’amico che dormiva nel letto affianco. “Sveglia.”
“Sparisci.” Mormorò ancora mezzo addormentato Ron,
voltandosi dall’altra parte.
“Andiamo, bello addormentato, alzati.”
Ridacchiò Harry, togliendosi il pigiama e infilandosi i pantaloni della tuta
blu scuro che indossava ogni agente alla War Mage
Team. “Forza, non voglio beccarmi altri 20 giri di campo oggi.”
Ron sbuffò e si tirò su nel letto, stropicciandosi gli
occhi. “Che palle.”
Harry finì di allacciarsi le scarpe e si alzò in piedi.
“Datti una mossa, dai.”
Mentre Harry usciva dalla stanza,
Ron si alzò, afferrò pigramente la sua tuta, si vestì e seguì il suo amico. A
quell’ora alla Tana non era sveglio nessuno, ma la signora Weasley lasciava
sempre la colazione già pronta per loro dalla sera prima. Una volta Ginny si
era alzata insieme a loro per vederli uscire di casa
con le tute nuove addosso: li prese un po’ in giro, ma dovette convenire con
sua madre che sembravano davvero due tra i più sexy ventenni di tutta
l’Inghilterra.
Dopo la colazione a razzo entrambi uscirono
fuori nel giardino ancora in penombra, allacciandosi i cinturoni (con le armi
babbane) e trascinandosi sulle spalle le loro sacche.
“E Bill e Charlie?” chiese Harry,
prendendo in mano la passaporta –una caffettiera.
“Figurati, saranno già lì da un pezzo.” Disse Ron in uno
sbadiglio. “Merda, la sveglia è la parte che più odio.”
“Non dirlo a me. Dai, andiamo.” E
così dicendo entrambi toccarono il manico della
passaporta e furono trasportati nella parte antistante il castello dove la War
Mage Team aveva il suo quartier generale.
Appoggiata a un albero stava
Hermione, vestita ed equipaggiata come loro, con le braccia conserte e l’aria
seccata. Anche lei non aveva più il fisico di una
bambina, per di più tutto quell’addestramento le aveva scolpito il corpo molto
bene, e la tuta blu aderente le donava parecchio, anche a detta dei suoi amici.
Aveva i capelli ondulati lunghi fino alle spalle, ma durante gli allenamenti li
teneva sempre raccolti in una coda di cavallo.
“Siete in ritardo, di nuovo.” Fece lei nel vedere arrivare i
suoi amici, allontanandosi dall’albero a cui stava appoggiata e recuperando da
terra la sua sacca.
“Ehi, il mio orologio biologico funziona diversamente, lo
sai.” Le rispose Ron con un sorrisetto.
“Allora dì al tuo simpatico orologio che se ci becchiamo altri giri di corsa se li fa lui al posto mio.”
Ribbattè lei, camminando.
“Uh, buongiorno anche a te, dolcezza.” Fece sarcastico lui.
“Dateci un taglio, tra un paio di minuti abbiamo Sirius e se
ci presentiamo di nuovo in ritardo ci farà fare il giro dell’Inghilterra a
piedi.”Ribadì Harry
avanzando il passo.
Come previsto, Sirius non trovò di suo gradimento i cinque
minuti di ritardo per la terza volta consecutiva nella stessa settimana.
“Sono le 6,05. Allora?” puntualizzò l’uomo, inarcando un
sopracciglio nel vederli arrivare a passo sostenuto.
“Sono solo cinque minuti.” Cercò di minimizzare Ron.
“E lo erano anche ieri, e anche
l’altroieri, vero Ron? Avanti, 25 giri, di corsa.” Fece Sirius, nascondendo un
piccolo sorrisetto. Sapeva perfettamente che non era una grave mancanza, ma
Harry e Ron avevano preso il viziaccio di sottovalutare l’importanza della
precisione, e in una guerra una cosa del genere poteva essere più che dannosa.
Nonstante questo, l’espressione sui loro visi era impagabile.
I tre ragazzi misero giù le borse sbuffando e presero a
correre, e a Ron non sfuggì un’occhiataccia di
Hermione. La corsa prese metà della lezione di esercizio
fisico e lotta a mani nude di cui si occupava Sirius, i restanti minuti li
passarono tra pesi, attrezzi e qualche esercitazione. Allo scadere dell’ora i
tre si diressero nella palestra, dove avrebbero dovuto iniziare la lezione di armi babbane con Liam Nixon, uno dei loro superiori.
“Se Sirius ci vuole morti deve solo
continuare così.” Sbuffò Harry, buttandosi a sedere sulla panca in palestra.
Ron lasciò cadere a terra la sua sacca. “E
si lamenta pure che siamo lenti, l’amico!”
“Tu ad alzarti di sicuro.” Commentò Hermione con un
sorrisetto, mettendo le mani sui fianchi.
“Quanto sei carina stamattina.”
Buttò fuori ironicamente Ron, prendendo dalla sua sacca una bottiglietta
d’acqua e bevendo un po’, senza però smettere di fissarla. “Dio, se ti sta bene
quell’uniforme.” Le disse in tono più serio.
Hermione inarcò le sopracciglia. “Tu hai bisogno di una
donna.”
Harry rise. Poteva anche essere innamorato di Ginny, ma da
maschio in salute doveva riconoscere che la sua migliore amica poteva davvero
far girare la testa a qualcuno. “Non è colpa sua, poveraccio, sei tu che se una
bomba.” Le disse, con un occhiolino.
Lei ridacchiò. “Anche tu, adesso?
Ehi, io in due non vi reggo, eh!”
“Salve gente.”
Proprio in quel momento arrivarono alcuni dei loro compagni
di corso, Ike MacKenzie e Natan Leery. Anche loro
erano parte della squadra, ed erano gli unici 21enni oltre al mitico trio.
“Guarda chi ha buttato giù dal letto il gallo.” Scherzò Harry. “Oh, com’è che vi presentate a quest’ora?”
Ike fece un sorriso a 32 denti. “Avevamo volo con Charlie, e
lui è più clemente di Sirius.”
Natan posò la sua borsa a terra vicino a
Hermione. “Qualcuno è parecchio in forma stamattina.”
Le disse, vedendola alle prese con dell stretching per tenere caldi i muscoli.
“E’ difficile restare indietro con Sirius, lo sai.” Sorrise lei, senza smettere.
“Restare indietro non è una parola del tuo vocabolario,
Hermione.” Fece lui.
“Avete sentito dell’attacco a Durmstrang di ieri notte?”
Harry si raddrizzò sulla panca. “Hanno attaccato
Durmstrang?”
Natan annuì. “Piazza pulita, pare. Bill, Remus e Bernie sono
andati sul posto.”
Istintivamente Ron strinse fra le mani l’elsa del pugnale
che stava nel suo cinturone. “Spencer?”
“Sicuramente.” Rispose amaro Ike.
Proprio in quell’istante la porta della palestra si aprì e ne entrò Liam. Era un uomo piuttosto alto e dalla figura
atletica e ben impostata, nonostante non fosse più un ragazzino. “Buongiorno a
tutti.” Disse, mentre si allacciava il cinturone.
“Hai saputo di Durmstrang?” chiese Hermione.
Lui si mise a posto le armi e alzò lo sguardo. “Si. Quei
bastardi hanno fatto una specie di replica dell’attacco a Beaubaxton di sei
mesi fa.” Da uomo esperto che era, Liam interpretò al
volo gli sguardi dei suoi allievi. “Ragazzi, ok. Questa cosa ha fatto buttare
il veleno per i nervi a tutti da quando l’abbiamo saputo. Capisco
benissimo la vostra rabbia, è anche la mia. Ma ora sforziamoci di
concentrarci sull’allenamento, perché stare fermi a piangerci addosso come dei
bambini non fermerà Voldemort. Va bene? Forza, in
piedi.” Tutti gli obbedirono. “Che abbiamo fatto
l’ultima volta?”
“Bastoni.” Rispose Hermione.
“Ok, allora stamattina vediamo come ve la cavate con la
sciabola. A coppie, come sempre. Facciamo…Hermione e Ike, Ron e Natan e tu,
Harry, vieni con me. Forza, nell’ordine in cui vi ho chiamati.”
Hermione e Ike si diressero verso il centro della palestra,
gli altri, invece, si andarono a sedere sulla panca.
“Controllate che le vostre armi abbiano gli incantesimi di
sicurezza a posto.” Si raccomandò Liam.
“Non preoccuparti, dolcezza, ci vado piano.” Sussurrò Ike con un occhiolino spavaldo. Hermione lo
ignorò.
“Dieci galeoni su di lei.” Fece con un sorrisetto Ron,
incrociando le braccia e appoggiandosi al muro.
“In quanti minuti?” gli chiese Harry.
“Cinque.”
“Avanti, cominciate.”disse Liam a voce piuttosto alta.
Hermione e Ike sfoderarono la spada nello stesso istante, ma
lei fu la prima ad attaccare. Con l’agilità per cui
era famosa saltò ed evitò ogni attacco del suo avversario, rispose con altrettanta
sicurezza di movimenti, finchè dopo qualche minuto chiuse il match puntando la
sciabola alla gola di Ike.
“Molto bene.” Fece soddisfatto Liam, raggiungendo i suoi
allievi al centro della palestra.
“Che tempo ha fatto?” chiese Ron a
Harry.
Lui guardò l’orologio. “Quattro minuti e 40.”
Ron rise e scosse la testa. “Quella donna è una bomba.”
“Ok Hermione, sei stata molto brava. Stai solo attenta a non
lasciare scoperto il fianco sinistro troppo a lungo quando attacchi. Ike, le
gambe: muovile! Hai il tronco troppo rigido.” Commentò
Liam.
Natan porse a Hermione il suo asciugamano mentre lei li
raggiungeva. “Bella prova.” Lei gli
sorrise, senza accorgersi del grugnito di Ron.
“Avanti i prossimi.” Fece Liam.
Ron curvò un lato della bocca in un sorrisetto e si avviò al
centro della sala, sistemandosi il cinturone.
Natan lo seguì sospettoso. “Ehi, hai controllato le tue
armi? Non vorrei finire in infermeria per un allenamento.”
“Non finiresti in infermeria se le mie armi non fossero
sicure.” Ribbattè Ron, crudelmente malizioso.
“Che cos’ha contro Natan?” mormorò
Hermione, sedendosi sulla panca accanto a Harry.
“Credo di avere una mezza idea.” Le rispose l’amico,
guardando verso i due al centro della palestra. “E non mi piace per niente.”
“Di che parli?” gli chiese Hermione, ma lui non le rispose,
approfittando del fatto che Liam aveva appena dato il via al match.
Liam sapeva già che Ron fosse il suo migliore allievo, e
quello che vide non fece che confermare la sua convinzione; Natan estrasse e
attaccò Ron, ma lui rispose con una serie di fendenti veloci e precisi che gli permise, nell’arco di un brevissimo minuto, di far volare la
sciabola di mano al suo avversario e rimanere così l’unico armato.
“Ottimo, Ron. Come sempre.” Fece soddisfatto Liam. “Natan,
tieni gli occhi sulla spada, non sul nemico.”
“Eppure un giorno sono certo che ti batterò.” Fece con aria di sfida Natan.
“Non ci contare troppo.” Gli rispose Ron, rinfoderando la
sciabola e andando a sedersi accanto a Hermione.
“Dai Harry, tocca a te.” Lo invitò
Liam, e il ragazzo lo raggiunse.
“Tutto bene?” sussurrò Hermione a Ron.
“Perché?”
“Non lo so, stamattina mi sembri…teso.”
Lui le sorrise e le fece scivolare
un dito lungo il naso. “Baby, tu pensi troppo.” Le disse col suo tono di voce profondo e sensuale. Hermione si voltò a guardare
Harry duellare. Lui rimase a guardarla ancora un secondo, poi
si voltò, inspirando profondamente.
Harry si mosse a dir poco ottimamente, con rapidità e forza;
e considerando che il suo avversario aveva alle sue spalle 20 anni di esperienza, il reciproco puntarsi le spade alla gola fu
più che soddisfacente.
“Bene, molto bene Harry. Spingi a fondo con quel sinistro,
puoi fare l’impossibile se blocchi con quel braccio e colpisci con l’altro.” Gli disse Liam. “Bene, vi siete destreggiati tutti in modo
più che soddisfacente oggi, può bastare. Riprenderemo domani con le pistole.”
“Liam, vorremmo sapere di Durmstrang.” Disse timidamente
Hermione.
L’uomo annuì. “Aspettate che torni Remus, lui potrà senz’altro
darci notizie. Prendetevi dieci minuti di pausa, tanto abbiamo finito prima del
previsto.” Si salutarono con un cenno della mano e lui
uscì.
“Che cosa ci alleniamo a fare, poi, se arriviamo sempre
dopo, io non lo so.” Commentò aspro Ike, prendendo a
pugni il sacco.
“Non arriviamo sempre in ritardo.” Replicò calma
Hermione.
Ike si fermò. “Proprio tu dovresti sapere che ho ragione,
Hermione.”
“Se ci scoraggiamo avranno vinto
loro.” Si ostinò lei.
“Parole, parole. Sono proprio stanco.” Ike non lasciò a
nessuno il tempo di ribbattere, ed uscì dalla palestra.
“Andava a scuola a Durmstrang, per questo se l’è presa
tanto.” Spiegò Natan.
“Non ha poi tutti i torti.” Commentò Harry, alzandosi in
piedi e attaccandosi a una delle corde penzolanti.
Hermione si alzò e prese a camminare sull’asse di equilibrio, per poi terminarla con una ruota da atleta
perfetta.
“Dimmi una cosa: ma tu mangi mai?” le chiese Natan con un
sorriso. “Sei magra da paura.”
“No, mangio eccome. E’ solo che a casa mia non si mangiano
dolci. Sai, i miei sono dentisti, sono un po’ fissati con lo zucchero.” Gli spiegò lei, mettendo le mani sui fianchi.
“Allora bisogna rimediare. Ti va di venire stasera a casa
mia? Mia madre cucina torte da farsi leccare i baffi.”
Harry notò lo sguardo decisamente
nero di Ron, che incrociò le braccia sul petto.
“Mi piacerebbe, ma stasera sono
invitata a casa di Ron. Facciamo un’altra volta, ok?”
Lui annuì. “L’invito è sempre valido.” Natan diede un’occhiata all’orologio e prese da terra la borsa. “Ci
vediamo a pranzo.” E detto questo se ne uscì dalla
palestra.
“Però, ha preso il palo con molta dignità.”
Osservò Harry con un sorrisetto, e Hermione scosse la testa con un sorriso
autoironico.
“Quello mi piace sempre meno.”
“Ron, a te non piace nessuno.” Fece stancamente Hermione,
appoggiandosi all’asse di equilibrio.
“A te invece piacciono in troppi.”
“Asociale.”
“Ingenua.”
“Che cos’hai detto?” ribbattè
Hermione, i cui occhi erano ridotti a due fessure, facendo un passo in avanti.
“Che non vedi molto più in là del tuo naso.” Le rispose duro Ron, alzandosi in piedi. “Se per te va bene che Natan ti spogli con gli occhi ogni
volta che ti vede, allora d’accordo. Ma poi non venire a piangere da me se te
lo ritrovi nelle mutande, perché lo stai incoraggiando come una perfetta
ingenua.”
Hermione guardò negli occhi Ron, gelida. “Primo, Natan non è
il pervertito che dici tu. Secondo, io non sto
incoraggiando proprio nessuno, sono solo gentile, abitudine che tu hai perso da
anni. E terzo, non verrei a piangere certamente da te, stanne sicuro.” Sibilò astiosa, poi prese la borsa da terra e se ne uscì
dalla stanza senza voltarsi indietro.
“Era proprio necessario?” chiese Harry serio, dopo qualche
secondo di silenzio.
“Scusa?”
“Questa ramanzina, dovevi proprio fargliela? Non ha fatto
niente per meritarsela.”
“Risparmiami il buonismo, non mi vemire a dire che non sai
più guardare negli occhi un uomo e riconoscere se sta desiderando o meno una donna.”
“Di questo puoi stare tranquillo, guardando te l’ho capito
al volo.”Anche la risposta
di Harry aveva poco di dolce e amichevole. “Che
diavolo sta succedendo, Ron?” buttò fuori serio, mettendosi le mani sui
fianchi.
“Che diavolo sta succedendo?” fece
con aria di sfida Ron, smettendo di colpire il sacco.
“Non fare l’idiota con me, non funziona. Ti conosco troppo
bene.” Tagliò corto Harry. “Ti piace Hermione?”
“Non sono affari tuoi.”
“Sono affari miei.” Ringhiò Harry. “E’ la mia
migliore amica.”
“Ti ricordo che è anche la mia migliore amica.”ruggì Ron.
“Sta’ a sentire, toglitela dalla
testa, ok? Se scopro che ci stai provando con lei mi incazzerò
davvero molto.”
“Perché non ti fai i fottuti cazzi
tuoi e pensi a tenerti lontano da mia sorella?!”
“Che cosa c’entra Ginny adesso?”
Harry s’irrigidì.
“Si dà il caso che io non sia cieco!”
“Stai solo cercando di cambiare argomento.”
“Potrei dire la stessa cosa.” Ron incrociò le braccia sul
petto, decisamente nervoso. Lui e Harry erano come fratelli, e la loro amicizia gliela invidiavano
praticamente tutti, ma le loro litigate avevano il potere di scuotere la terra.
Hermione le definiva i discorsi ‘pronto,-qui-testa-di-cazzo,-parla-cervello-di-gallina?’.
“Con quante ragazze sei andato a letto
questo mese, Ron?” chiese esasperato Harry, cercando di chiarire il suo punto.
“E tu, allora?” ribbattè Ron.
“Vinci per almeno 10 a 1., e lo sai anche tu. Col casino che
ci è successo e che ci sta succedendo non abbiamo le
teste a posto. Se ci provassi con lei la faresti solo
soffrire, finiresti col rovinare la vostra amicizia e tutto questo solo per una
scopata?”
Ron fece un passo avanti, deciso. “Ehi, è di Hermione che
stiamo parlando, è chiaro? Non sarebbe mai una scopata, e io non potrei mai
farle del male!”
A Harry sembrò quasi che si fosse alzato un velo davanti
agli occhi. “Sei innamorato di lei?”
Ron voltò il viso dall’altra parte, con le mani sui fianchi.
Harry continuò a studiarlo con attenzione, in attesa
di una risposta che ormai era convinto di conoscere. Non c’era bisogno di
parole, era già un bel po’ di tempo che stava tenendo d’occhio il suo migliore
amico: lo capiva al volo, capiva cosa c’era dietro certi
sguardi, perché era esattamente quello che lui stesso provava per Ginny. Ma le cose stavano diversamente tra Ron e Hermione. Harry
aveva lasciato passare degli anni tra l’incidente di Hogwarts e il primo bacio
che aveva dato a Ginny, ma non perché gli ci fosse voluto tanto tempo per
capire di amarla; semplicemente voleva essere sicuro di non trasmettere a lei
il lato oscuro e negativo che quella orribile notte
aveva creato nel suo cuore. Ma Ron? La sua impulsività una cosa del genere non gliel’avrebbe mai
permessa. Lui non era il tipo da una donna sola. Aveva avuto più amanti lui di
tutta la famiglia Weasley al completo, e non ne aveva
amata mai nessuna. Era ovvio che con Hermione le cose non sarebbero potute
andare allo stesso modo, ma se ne era davvero
innamorato come da un po’ di mesi sembrava, allora doveva essere almeno in
grado di ammetterlo. Dirlo a voce alta, per convincere innanzitutto se stesso.
Non poteva continuare in eterno a vivere come un superuomo sentimentalmente
inattaccabile.
Ma la risposta non arrivò. Pochi
istanti dopo fece capolino dalla porta della palestra Bill Weasley. “Ragazzi,
siete in ritardo a Karate.” Disse; poi, notando l’aria
tesa, li guardò attentamente. “C’è qualcosa che non va?”
“Niente.” Risposero contemporaneamente tutti
e due.
********************
It
takes a lot to know what is love
It’s not
the big things, but the little things
That can
mean enough
A lot of
prayers to get me through
And
there’s never a day that passes by
I don’t
think of you
The
perfect fan, Backstreet Boys
********************
Ginny Weasley stava sdraiata sul letto con lo sguardo perso
nel vuoto. Stava pensando…troppo, come al solito.
Qualcuno bussò alla porta della sua camera, riportandola alla realtà.
“Avanti.”
Dalla porta entrò Hermione, sorridente.
“Ehi, eravamo preoccupatissimi per voi, pensavamo vi
avessero mandato a Durmstrang.” Fece Ginny, mettendosi
seduta e sorridendo largamente alla sua migliore amica. “Come ha sentito la
notizia, mamma si è precipitata da papà per sapere dove eravate voi.”
“La Bulgaria non è di nostra competenza, hanno richiamato alcuni
di noi perché pensavano che potessimo trovare indizi utili per le nostre
ricerche dei mangiamorte.” Le rispose Hermione con
tono casuale, sedendosi sulla sedia della scrivania.
“Giornata dura?”
Hermione alzò spallucce. “Non particolarmente.”
“Allora qual è il problema?”
“Come fai a sapere che c’è un problema?”
“Andiamo, Hermione.” Sorrise Ginny. “ce l’hai
scritto in faccia. Scommetto che è colpa di mio fratello.”
“…in un certo senso, non lo sto più capendo. E oggi lui e
Harry sembravano piuttosto neri. Credo che abbiano
avuto un’altra delle loro brillanti discussioni.”
Ginny sbiancò. “Credi che sappia di noi due?”
“Nah, ho detto che erano nervosi, non assatanati.” Le due ragazze scoppiarono a ridere brevemente. “Comunque dovreste dirglielo. Più tempo passa,
peggio la prenderà.”
Ginny annuì. “Si, lo so…ma è così
difficile parlare con Ron senza doverci litigare.”
“Vedi a chi lo dici.” Sospirò Hermione. “Quanto lo odio
quando mi ci incazzo e lui mi risponde con quella
stradannata voce profonda e mi guarda con quegli accidenti di occhi. Lo fa
apposta a sfoderare il fascino mentre strillo, sa che così può deconcentrarmi,
lo stronzone.”
“Non c’è odio senza amore…” canticchiò Ginny con un odioso
sorrisetto, e Hermione le tirò addosso un cuscino, senza
sopprimere una risatina.
In quel momento dalla porta fece capolino Harry. “Si può?”
“Tu guarda un po’ chi passa da queste parti per caso…”
fece Hermione.
“Ho interrotto qualcosa?” chiese Harry con un sorrisetto, salutando
Ginny con un bacio sulle labbra.
“Una guerra all’ultimo cuscino.” Disse ironica Ginny. “Tu e
Ron avete avuto dei problemi?”
“Non più degli altri giorni.” La rassicurò lui, sedendole
accanto.
“Beh, io vado a vedere se di sotto hanno bisogno di una
mano.” Hermione fece a
entrambi un occhiolino che Ginny ricambiò con un sorriso, poi uscì dalla
stanza.
“Allora, cos’hai fatto di bello oggi?”
le chiese Harry, scansandole un ciuffetto di capelli dagli occhi.
“Intendi a parte andare in panico per voi che dovevate
andare a Durmstrang?” rispose lei, tesa.
“Ma non ci siamo andati.” Lui aveva
fiutato un’aria nervosa.
“Ma questo noi civili lo abbiamo saputo dopo.”
“Gin, che hai?” tagliò corto lui. “Non ti capisco.”
“Non mi capisci, vero Harry?” lei si alzò in piedi
nervosamente. “Lascia che ti dica una cosa. Forse per te è facile uscire di
casa la mattina e chiederti se potrai tornarci, ma per me non lo è per niente.
Ti rendi conto? Come posso vivere serenamente la mia giornata se so che i miei
fratelli, la mia migliore amica e il ragazzo che amo rischiano perennemente la
vita?” concluse esasperata.
Harry si alzò in piedi e la raggiunse, mettendole le mani
sulle spalle. “Ne abbiamo già parlato, no?” le disse
dolcemente. “Tesoro, loro sono pericolosi ma anche noi lo siamo. Ci hanno addestrato bene, non devi aver paura. Sappiamo difenderci, sappiamo attaccare. Tutto quello che
devi fare tu è cercare di non pensare tutto il giorno alla stessa cosa.
Dovresti crearti una specie di distrazione, che ne so…un lavoretto, un
hobby…qualcosa che ti distragga un po’ dalle tue
preoccupazioni.”
Lei scosse la testa. “E’ come quella notte…voi fuori a
rischiare di morire e io nascosta come un topo in trappola…”
“Shh, non dire così…” Harry le stampò un bacio sulla fronte.
“Non ti sei nascosta per vigliaccheria, e non fari una
colpa perché non combatti in prima linea come noi. Il tuo è un coraggio
diverso, ma non meno importante.”
Dopo qualche secondo di silenzio Ginny alzò lo sguardo. “In
una libreria a Hogsmeade cercano una commessa…magari…” disse, con voce incerta.
“Bene.” Le rispose entusiasta lui, sollevandole il mento con
un dito e sorridendole. “Una libreria, eh? Farai la felicità di Hermione.”
Anche lei sorrise, e Harry non fu
più in grado di trattenersi: si chinò su di lei e la baciò, mettendoci tutto
l’amore che poteva. Entrambi avevano bisogno di stare
abbracciati, di stringersi l’uno all’altra, di accarezzarsi e sentire un
contatto fisico che alleviasse un po’ la confusione dell’animo e del cuore.
Presto il bacio non fu più sufficiente per esprimere i loro sentimenti: Ginny
cominciò ad armeggiare con la sua felpa e Harry le sbottonò al volo la camicia.
Erano entrambi troppo presi per rendersi conto del
resto; per questo nessuno dei due si interruppe quando la porta si aprì.
“Gin, sai quando torna mamma? Mi serve di…”
Quella voce fece gelare a entrambi
il sangue nelle vene. Immediatamente si fermarono e si voltarono verso la
sagoma sulla soglia della porta, che rimase con le mani sui fianchi e
un’espressione da tigre.
“Ron, aspetta un attimo, ti posso spiegare tutto.”
“Ma certo che puoi, Harry.” Rispose
calmo lui. “Tu e io. Fuori.”
*****************
Cliccare sul capitolo 2 “Nuove
Realtà”, prego! E recensite dopo!
Ginny fece un balzo indietro, chiudendosi in tutta fretta la
camicia. “Ron, ascolta…”
“Con te facciamo i conti dopo.” Sibilò Ron.
“Ehi, calmati.” Fece altrettanto minaccioso Harry.
“Vuoi spiegarmi, Harry? Andiamo a parlare.” Lo provocò Ron,
girando sui tacchi e avviandosi giù per le scale.
“Oddio…” Ginny si coprì per un attimo il viso con le mani,
poi vide Harry seguire il fratello e si lanciò dietro di lui. “Aspetta!”
Hermione vide Ron scendere le scale torvo come non mai. “Che
è successo, perché quella faccia?” gli chiese, avvicinandosi.
Lui l’afferrò duramente per un braccio. “Tu lo sapevi,
vero?”
“Ma sei impazzito?!” ringhiò lei. “Lasciami, mi stai facendo
male, idiota!”
“Perché non mi hai detto niente, razza di ipocrita?!” tuonò
lui, strattonandola.
Harry prese Hermione per l’altro braccio e l’allontanò da
Ron. “Lasciala stare, lei non c’entra! E’ con me che devi prendertela!”
“Non chiedo di meglio.” Ron aprì la porta di casa e tutti e
due se ne uscirono fuori.
Ginny arrivò di corsa giù per le scale. “Hermione, dobbiamo
fermarli! Quelli vogliono picchiarsi sul serio!” fece in totale panico.
“Lasciateli stare.” Risuonò la voce di Bill Weasley dal
piano di sopra.
“Come?!” chiese scioccata Ginny guardando in alto. Bill e
Charlie si stavano affacciando dalla ringhiera delle scale, con l’aria
tranquilla.
“Non ti preoccupare, si devono solo chiarire.” Le spiegò
serenamente il minore dei due. “Se si sfogano adesso passerà tutto in un
baleno, tanto cercare di far ragionare Ron è inutile.”
“Ma…” Ginny si sentì appoggiare una mano sulla spalla.
“Io sono d’accordo. Lasciamo che se si spieghino a modo loro.”
La rassicurò Hermione.
“…spero con tutto il cuore che abbiate ragione voi…” si
arrese alla fine Ginny.
E in effetti Harry e Ron si stavano chiarendo eccome. Se le
stavano suonando di santa ragione, non come due ventenni incazzati neri, ma
come due giovani agenti speciali perfettamente educati alla lotta libera a mani
nude. In altre parole, dopo i primi minuti di ‘chiarimento’ sanguinavano già
tutti e due.
“Avrei dovuto saperlo!!” ringhiò Ron, colpendo Harry in
faccia. “Bastardo, mia sorella è ancora una bambina!!”
Harry respinse Ron con un calcio allo stomaco. “Sei un
fottutissimo ottuso!! Quale bambina, è una donna dulta in piena regola!!”
“Grazie a te, adesso lo è sicuramente!!” Ron rispose con una
gomitata diretta al naso di Harry, e schivata all’ultimo minuto.
“Cazzo, ma che diavolo ho io che non va?!” questa volta fu
Ron a dover evitare un pugno. “Che cos’è che mi manca per stare con tua
sorella, eh??”
“Innanzitutto la sincerità!! Diavolo, Harry, da quant’è che
te la porti a letto alle mie spalle?!”
“Io non me la porto a letto, brutta testa di cazzo!! Io ci
sto insieme, perché ne sono innamorato!!”
“Riposta sbagliata!!” Ron con un calcio atterrò Harry, che
ci mise poco più di un secondo per rimettersi in piedi.
“Tutti i ragazzi di Ginny non ti sono mai piaciuti perché
dicevi che non erano alla sua altezza!! Forse hai ragione, anch’io penso che
lei sia molto meglio di me, ma la amo sul serio, non potrei mai fare niente per
farla soffrire!!”
“Le ultime parole famose! Dì un po’, da quant’è che fai il
galantuomo di notte e il moralista di giorno?!”
“Non puoi farmi una colpa perché sono innamorato di tua
sorella!!”
“No, ma posso spaccarti la faccia!!” un altro colpo di Ron
andò a vuoto, e Harry ne approfittò per centrarlo in pieno stomaco con una
ginocchiata.
“Dannazione, facciamola finita!! Lo sai che sono più veloce
di te!”
“Già, ma io sono più forte!” Harry non ebbe di che
protestare, perché il pugno che gli colpì la mascella gli fece vedere le
stelle.
“Mi spieghi che stiamo facendo?!” riuscì a chiedergli il
ragazzo, quando tutti e due sembrarono fermarsi per un secondo. “Non
risolveremo niente così, possiamo picchiarci anche tutta la giornata!”
“In compenso mi sta facendo sentire molto meglio!” ruggì
Ron,un attimo prima di far cadere a terra Harry con un calcio alle ginocchia.
Harry si riprese rapidamente, e riservò lo stesso
trattamento agli stinchi di Ron, facendo sbattere a terra anche lui. “Perché
sei tutto pazzo!” i due ragazzi rimasero per un attimo fermi, di spalle a
terra, a riprendere fiato. “Possiamo parlare come persone civili adesso?”
“Non ho finito con te.” Fece Ron, ma non si mosse. “Di tutte
le donne che ti stanno dietro, giusto con mia sorella dovevi finire?”
Harry fece una smorfia. “Proprio tu è meglio che non parli
di questo.” Ron colse l’allusione e fece fatica a nascondere un sorrisetto.
Ancora ansimanti, entrambi si misero seduti sull’erba. “Ron, io amo tua sorella
e voglio stare con lei. Sto con lei, e siamo molto felici insieme. Adesso tocca
a te capire che non voglio farla soffrire e mettere da parte tutta questa
rabbia che non c’entra niente, ok?” disse più calmo Harry.
“Mi lasci molta scelta, vedo.” Replicò Ron nel suo solito
tono autoironico che normalmente avrebbe fatto ridere Harry. “Tu e mia
sorella.” Commentò con aria indecisa.
“Non suona poi così male, no?”
“No, in realtà no…suona peggio.” Tutti e due ridacchiarono
un po’. “Credi davvero di avere la testa più a posto della mia?”
“Assolutamente si.” Dopo un ultimo istante di serietà
entrambi scoppiarono a ridere.
“Quanto ti odio.” Fece Ron tra le risate, tenendosi lo
stomaco.
“Sopravviverò.” Gli rispose Harry appena ebbe la possibilità
di prendere fiato, reggendosi una mano sulla mascella dolorante.
“E così…con mia sorella hai intenzione di fare sul serio.”
Ron si fece più sobrio.
Harry annuì. “Posso giurartelo.”
“Mh…quindi dovrei abituarmi a voi due?”
“Se vogliamo stare bene tutti insieme, credo proprio di si.”
Harry attese con ansia la risposta del suo amico.
Ron si pulì con una manica il naso sanguinante. “Ok, va
bene. Vediamo se veramente sarai capace di non farla soffrire. Se mi accorgessi
del contrario, finiremo quello che abbiamo incominciato. Ci stai?”
Harry sorrise e gli porse la mano. “Mi sta bene.”
Anche Ron rise e gliela strinse amichevolmente. “Io però ti
odio sempre.”
“Pazienza.” Ridacchiò harry.
“Quando voi due avete finito di fare i bambini.”
I due ragazzi si voltarono e videro Hermione in piedi con le
braccia conserte e un sorrisetto, e Ginny, accanto a lei, con gli occhi lucidi
e un gran sorriso.
“Per favore, Gin, ora non metterti a piangere, non sei più
una bambina.” Fece Ron.
“Ma guarda che sporco ipocrita.” Commentò Hermione con
un’espressione divertita, mentre una Ginny commossa si lanciava tra le braccia
del fratello.
“Oh, Ron, sei uno sciocco, sei proprio uno sciocco!”
piagnucolò lei mentre lui le scompigliava amorevolmente i capelli.
“E tu resti sempre una zucca vuota.” Sorrise lui. Finalmente
Ginny si staccò dalle sue braccia per andare ad abbracciare Harry.
Hermione sorrise, poi girò sui tacchi, avvinadosi verso la
Tana. A un certo punto si sentì prendere la mano da Ron alle sue spalle.
“Te ne vai già?”
“Non voglio che i miei genitori si preoccupino, si sta
facendo buio.” Disse lei, continuando a camminare.
“Rimani un altro po’, ti riaccompagno io a casa.”
“Faresti proprio una bella impressione a mio padre conciato
così.” Ridacchiò lei, e anche lui rise, vedendosi sporco di terra e con più di
un livido.
Ad un certo punto la fermò. “Te ne stai andando perché ce
l’hai con me?”
Lei alzò spallucce. “Ormai mi sono abituata ai tuoi modi
elegantissimi.”
“Lo so, non avrei dovuto prendermela con te. Anche se tu
sapevi tutto e non mi hai detto niente.”
“Avevo promesso a Ginny che sarebbero stati loro a
parlartene.”
“…se ti chiedo scusa?” chiese lui, cercando il suo sguardo.
“E’ quello che fai sempre.”
Ron la guardò un attimo, poi sorrise. “Allora non lo farò.”
Lei lo guardò con entrambe le sopracciglia inarcate. “Ma se può farti sentire
meglio, mollami un bel ceffone.”
“Ma davvero?” disse lei con un sorrisetto furbesco.
Lui alzò spallucce. “Piove sul bagnato.”
Solo qualche istante dopo Ron si maledì per averle dato il
permesso di rompergli la mascella.
“Cazzo, ho detto una sberla, non un pugno!” nonostante
tutto, a entrambi scappò di ridere.
“Beh, hai ragione tu, ora va molto meglio.” Rise lei. “Ci
vediamo domani, Ron.”
“Ehi, un momento! Mi hai sacramentato e ora mi lasci qui
così?!”
“Buonanotte, Ron.” E ridendo Hermione corse verso la Tana.
Ron rimase a guardarla scuotendo la testa e toccandosi la guancia, poi sorrise
leggermente.
“Faremo a modo tuo ancora per poco, baby…”
********************
I never felt this way
How do
you give me so much pleasure
And
cause me so much pain?
Just
when I think I’ve taken more than would a fool
I start
fallin’ back in love with you
Fallin’, Alicia Keys
********************
Harry, Ron, Hermione e Ginny arrivarono fuori la libreria e
si fermarono un momento.
“Ok, ora vado dentro e mi presento.” Fece Ginny
nervosamente, cercando di mostrarsi il più spavalda possibile.
“E appena ti vedranno capiranno che sei la persona giusta
per quel lavoro.” Sorrise Harry.
“Perciò vai serena e tranquilla, che sei forte.” La
incoraggiò Hermione.
“Ehi, non farti fregare sullo stipendio.” Puntualizzò Ron, e
Hermione scosse la testa esasperata.
Ginny annuì sorridente e fece per entrare nella libreria, ma
si sentì trattenuta da Harry; voltandosi notò che lui, Ron e Hermione si
stavano guardando in giro con un’aria stranamente tesa e preoccupata. Nel giro
di pochi secondi il cielo si fece completamente oscuro, captando l’attenzione
dei cittadini di Hogsmeade, che cominciarono ad uscire dagli edifici guardando
in alto e cercando di capire cosa stesse succedendo.
“Pensate anche voi quello che penso io?” fece Harry teso,
lasciando andare il braccio di Ginny.
“Già.” Rispose brevemente Ron, mentre sfoderava una pietra
rossa che, una volta toccata, gli sostituì automaticamente i vestiti con la
tuta e il cinturone della War Mage Team. La stessa cosa accadde a Hermione e a
Harry, le cui pietre erano rispettivamente rosa e verde.
“Che sta succedendo?” chiese quasi in panico Ginny, mentre
Hermione mormorava qualcosa a bassa voce contro un talismano trasparente.
“Gin, scappa. Vai a nasconderti.” Le disse piano Ron.
“Ma come, cosa…e voi?”
“Vai e non ti muovere dal tuo nascondiglio qualunque cosa
succeda qui fuori, va bene?” fece Harry col tono di chi non ammette repliche.
Ginny li guardò terrorizzata.
“Andrà tutto bene, Ginny. Ora vai.” Le disse con più calma
Hermione.
“…vi supplico, fate attenzione…” e con le lacrime agli
occhi, Ginny scappò infilandosi in uno dei vicoletti di Hogsmeade.
“Avvertiamo gli altri.” Mormorò Ron, prendendo dal cinturone
la bacchetta senza smettere di guardarsi intorno.
“Ci ho già pensato io.” Rispose tesa Hermione.
“Ehi, io credo che stiano arrivando.” Fece Harry, accennando
con la testa a un gruppo di uomini incappucciati che arrivavano giù per la
piazza principale di Hogsmeade a passo deciso. La gente radunatasi per strada
si diede a una istantanea quanto disperata fuga in qualunque direzione, e le
urla degli assalitori in nero si mescolarono a quelle di panico delle donne e
dei bambini che correvano in cerca di un rifugio per salvarsi. La massa di
mangiamorte si muoveva rapidamente e con estrema violenza, ma lameno Harry, Ron
e Hermione ebbero la possibilità di vedere che Spencer non era tra loro.
Non ci fu il tempo di pensare o di angosciarsi. Gli uomini
in nero presero a sparare incantesimi e pallottole babbane sulla folla in fuga,
poi cominciarono ad attaccare singolarmente i cittadini. A quel punto Harry,
Ron e Hermione non si trattennero più e si gettarono coraggiosamente nella
mischia. Harry colpì un mangiamorte con un incantesimo paralizzante e centrò un
altro in pieno petto con un incantesimo alquanto violento per immobilizzarlo,
poi si diresse verso altri due che lanciavano frecce infuocate contro la
vetrina di un negozio. Ron sparò due incantesimi mortali senza alcuna
esitazione contro due uomini che stavano inseguendo due ragazze in fuga, lanciò
un coltello contro un terzo che gli si stava avventando contro, poi sfoderò la
spada e prese a duellare brevemente con un incappucciato particolarmente
animoso. Hermione, dal canto suo, cominciò col servirsi della magia per fermare
un gruppo di mangiamorte che stava infierendo contro la folla in fuga, poi
utilizzò la sua agilità nei movimenti di karate per liberarsi di un altro paio
di nemici; infine anche lei fu costretta a prendere la spada. A un certo punto
si sentì un grosso colpo d’arma da fuoco, e istintivamente sia Harry che Ron si
voltarono cercando con gli occhi Hermione. Non videro lei, ma scorsero
distintamente Sirius, Remus e gli altri arrivare in loro soccorso, armati fino
ai denti. Harry respinse con un pugno un nemico e vide Ron trafiggernene uno
con la sua spada, ma allo stesso tempo notò che alle sue spalle troneggiava un
mangiamorte armato di pugnale.
“Ron!!! Alle tue spalle!!!” gli gridò.
Ron si voltò all’istante, ma si sentì un colpo e il
mangiamorte crollò a terra morto. Harry e Ron guardarono oltre e scorsero
Hermione con la pistola ancora puntata e fumante, che a malapena attese di
ricevere l’occhiolino di Ron per rituffarsi nella mischia. La battaglia andò
avanti senza pietà e Sirius, Remus, Bill, Charlie, Ike e Natan non si risparmiarono
niente, lottando come leoni. Dopo una buona mezzora di combattimeno i
mangiamorte giacevano quasi tutti a terra. Charlie e Josh tenevano le bacchette
puntate contro quello che reputavano l’ultimo nemico rimasto in piedi.
“Arrenditi, è finita.” Sibilò Charlie, che aveva vari lividi
e un labbro sanguinante.
“Scordatelo.” La risposta del mangiamorte fu accompagnata da
uno sputo.
“Stupido figlio di puttana!” Josh lo tramortì con un colpo
secco alla nuca.
Il gruppo della War Mage Team era in piedi in mezzo a una
folla di incappucciati a terra; nessuno di loro era completamente indenne,
anche se non si poteva parlare di ferite gravi.
“Ok, portiamo tutta questa immondizia al quartier generale.”
Fece Remus, e con le bacchette furono legati tutti in un istante.
Un ultimo uomo in nero non fu avvistato dai combattenti,
solo Hermione lo vide troneggiare ridendo davanti a un palazzo a cui stavano
affacciati alle finestre numerosi civili.
“Nooo!!!” gridò lei, vedendo che stava lanciando una specie
di piccola sfera infuocata contro l’edificio. Tutti si voltarono verso di lui,
ma fu ugualmente troppo tardi: la sfera colpì il palazzo, che esplose
immediatamente e si trasformò in un cumulo di ceneri bruciacchiate di lì a
pochi agghiaccianti secondi. Il mangiamorte che aveva lanciato il colpo fece un
salutino beffardo e svanì nel nulla, attorcigliandosi addosso il mantello
mentre Bill e Josh gli si lanciavano addosso. Tutti i maghi presenti in quello
spiazzo si catapultarono fra le macerie alla disperata ricerca di superstiti,
mentre tornava a radunarsi una discreta folla urlante nella strada.
“Merda!!” Ike gettò a terra la propria spada. “Di nuovo!! E
davanti ai nostri cazzo di occhi!!!”
Ron serrò i pugni e le mascelle molto forte, e guardò verso
Sirius e gli altri che continuavano a illudersi di trovare dei sopravvissuti a
quella tremenda esplosione.
Harry rinfoderò con rabbia la spada. Quanti innocenti erano
stati uccisi inutilmente e ingiustamente per una loro disattenzione? In quel
momento tra la folla si fece largo Ginny Weasley, che per un attimo si guardò
intorno per sincerarsi che i suoi cari fossero tutti vivi, poi vide Harry e
corse verso di lui, piangendo. Harry subito l’abbracciò forte.
“Oddio, sei vivo…siete tutti vivi…” gli piagnucolò nel collo,
stringendolo a sé come per non farlo più staccare da lei. “…quando ho sentito
quello scoppio, ho pensato…ho pensato…” singhiozzò.
“Shh” Harry prese ad accarezzarle la testa e la schiena. “E’
finita, noi stiamo tutti bene.”
Hermione continuava a guardare inorridita lo spettacolo
davanti ai suoi occhi. Poche volte nella sua vita si era sentita tanto
impotente; avevano ucciso delle personesenza che lei potesse fare nulla per
fermarli. Di nuovo.
“Ehi, stai bene?” fece Ron preoccupato, guardando accigliato
il taglio che lei aveva riportato su un sopracciglio.
Hermione lo spinse indietro, infuriata. “Dannazione, Ron!!
Non sono più una bambina!! Sono morte decine di persone laggiù, e tu mi chiedi
se sto bene per uno stupido, piccolo, fottutissimo graffio!!” gli gridò contro.
Ron rimase fermo a guardarla, per niente stupito e neppure
arrabbiato. Capiva benissimo quello sfogo di frustrazione, e se gridare era il
suo modo di buttar fuori il dolore, beh, non andava certo rimproverata.
Hermione si mise le mani fra i capelli per un attimo, guardando in tutte le
direzioni meno che negli occhi del suo amico; poi lasciò cadere le braccia e
trovò il coraggio di incrociare il suo sguardo.
“…scusami, io non…ecco…”
Ron non le diede l’opportunità di rispondere, annullò in un
istante la distanza tra i loro due corpi e la prese fra le braccia,
stringendola forte a sé. Hermione gli gettò le braccia al collo e pianse in
silenzio, nascondendo il viso nel suo petto. Non avevano bisogno di parole,
nessuno dei due; erano soddisfatti semplicemente di stare stretti l’uno
all’altra, contenti di quel contatto fisico denso di amore e affetto.
***************
Did you
ever lay your head down
On the
shoulder of a good friend?
And then
have to look away somehow
Had to
hide the way you felt for them?
Did
you ever love somebody, Jessica Simpson
***************
La dottoressa Aki Sorenson, primario fra i medimaghi della
War Mage Team, mise giù la scatola piena di bende e fasciature e si asciugò il
sudore sulla fronte con una manica della maglia; una mano familiare le si posò
sulla spalla, e lei sorrise e si voltò.
“Bill” lo salutò sorridendo, più tranquilla. “Sono stata
tanto in pensiero.”
Lui l’abbracciò. “Grazie al cielo ne siamo usciti quasi
tutti illesi.”
“Ho saputo del palazzo che è saltato in aria.” Disse lei
piano, quando si separarono.
Lui annuì amareggiato, appoggiandosi al tavolo dei
medicinali. “Hai notato? Sembra che quando c’è più bisogno di noi, o arriviamo
tardi o non siamo abbastanza svegli.”
Aki gli accarezzò una guancia. “Capisco cosa stai provando,
ma non sei giusto con te stesso e con gli altri se ti annulli così.”
“Quante persone potevano essere salvate oggi…” mormorò lui,
incrociando le braccia sul petto e guardando verso il basso.
“E quante sarebbero morte se non foste intervenuti voi.”
Fece lei dolcemente. “Te lo sei chiesto questo, Bill? Avete fatto tutto il
possibile. Ti rendi conto che questa guerra è orribile proprio perché si
combatte senza uno straccio di regola? Limitare i danni e le vittime è il
massimo che potete fare per il momento, non è colpa vostra se dei civili
finiscono per essere coinvolti.”
Lui la guardò con un piccolo sorriso. “Dottoressa Sorenson,
a medicina ha seguito anche corsi di saggezza?”
“No, agente Weasley, anche perché altrimenti mi avrebbe
superato di gran lunga Tennesse, con tutti i suoi proverbi vietnamiti.” Tutti e
due scoppiarono a ridere, poi lui l’attirò a sé e la baciò.
“…Bill…non qui…aspetta…” riuscì a malapena a mormorargli lei
quando si staccarono, ansimanti. “Vieni a stare da me stanotte.” Suggerì
dolcemente. “La riunione di domani è stata fissata per le undici, non dovrai
arrivare all’alba come sempre.”
Lui sorridendo le prese il cappotto dall’appendipanni e
glielo mise sulle spalle. “Non perdiamo altro tempo.”
Lei sorrise, e presisi per mano si avviarono all’uscita
dell’infermeria del quartier generale.
***************
Ron stava prendendo a pugni il sacco con maggiore violenza
del solito, tanto che lì nella palestra vuota i colpi rimbombavano forte. Ad un
certo punto la porta si aprì lentamente, e lui al volo afferrò la bacchetta e
si girò verso l’uscita, pronto ad attaccare. Hermione, sulla porta, trasalì:
anche lei istintivamente avrebbe preso un’arma appena sentito il minimo rumore,
ma i riflessi di Ron erano spaventosamente pronti.. Lui rimise la bacchetta con
forza sulla grossa cassettiera di legno che di solito si usava per riporre le
armi malfunzionanti.
“Ma sei impazzita a entrare in quel modo?” fece brusco,
riprendendo a colpire il sacco.
Lei andò a sedersi sulla cassettiera. “Scusa, non volevo
disturbarti.”
“Che cosa ci fai qui a quest’ora? E’ piuttosto tardi, tua
madre sarà in pensiero.” Ron smise di colpire il sacco e si appoggiò con un
gomito alla trave vicina, guardandola.
Lei alzò spallucce. “I miei sono andati al matrimonio di mia
zia, ma a me non andava di vedere gente. A casa tua Ginny e Harry…beh, insomma,
mi rimaneva solo questo posto.” Gli spiegò tranquilla.
Hermione guardando Ron dovette ammettere di provare una
sensazione di piacere e desiderio mai provata prima. In quel momento stava
davanti a sé non più il ragazzino pelle e ossa di anni prima, selvaggiamente
bello. Aveva i capelli inumiditi dal sudore, ogni muscolo del suo corpo
statuario –dai bicipiti ai pettorali, dagli addominali agli adduttori- era teso
e solido come una roccia, indossava dei pantaloni di felpa che non rendevano
abbastanza giustizia al suo perfetto sedere, e la maglietta inzuppata di sudore
lo faceva sembrare ancora più atrocemente sexy. Lei mantenne a fatica il suo
sguardo, quei bellissimi occhi blu che dal giorno dell’attacco a Hogwarts erano
diventati completamente privi di pietà nei confronti del nemico, mentre per lei
avevano sviluppato una carica di passionalità che li rendeva una vera e propria
miscela di esplosivo.
Ron sorrise furbescamente nell’osservare la sua migliore
amica seduta lì davanti a lui. Probabilmente neppure lei stessa immaginava
quanto lo stesse eccitando il vederla lì su quella cassettiera, con quell’aria
innocente e allo stesso tempo furba, il viso incorniciato dai capelli mossi, la
bella pelle liscia e vellutata esposta attraverso un’esile canotta azzurra e i
jeans aderenti, che mettevano in risalto ancora di più la tonicità della sua
figura snella e slanciata. E prima che le parole di Harry potessero tornargli
in mente, Ron si ritrovò a chuedersi come sarebbe stato strapparle i vestiti di
dosso e fare l’amore con lei su quella cassettiera per tutta la notte.
“Avanti, tesoro, sii più onesta con te stessa.” Fece lui in
tono caldo e suadente, lanciandole uno sguardo a cui poche donne avrebbero
saputo resistere. “Tu volevi me.”
Lei sorrise. “Non giocare a Mr. Fascino con me, Ron Weasley,
non funziona.”
“Uh, mi sento colpito.” Rise lui.
La risata di Hermione degenerò in un’espressione di
amarezza. “Ti rendi conto di quante persone sono morte oggi, molte delle quali
uccise da noi?”
Ron la guardò negli occhi. “Quelli che abbiamo ucciso noi
non sono esseri umani, ma assassini della peggior specie che non meritano di
vivere. Gli altri…” e qui tirò un sospiro. “…lo abbiamo sempre saputo. Questa è
la realtà del nostro lavoro, è dura perché è fatta di questo.”
Hermione annuì, ma non alzò lo sguardo. Tanto che non si
accorse che Ron le si era piazzato davanti, con le mani sulla cassettiera ai
lati delle sue gambe e il corpo appoggiato contro il mobile, tra le sue gambe,
con gli occhi allo stesso livello dei suoi. Lei trasalì impercettibilmente
quando vide che lui le stava guardando le labbra, anche se a lui non sfuggì il
leggero rossore che le colorò le guance.
“E’ per questo che Harry e io ti volevamo fuori da questa
storia.” Le mormorò, incrociando il suo sguardo. Anche lei aveva gli occhi
fissi sulla sua bocca.
Hermione sentì un campanello nella sua testa. “E’ tutto ok,
non facciamone una tragedia.” Disse, balzando giù dalla cassettiera e
automaticamente respingendo indietro Ron. “E’ stato solo un attimo.”
Lui annuì, poi gli venne in mente un modo per allentare un
po’ la tensione. “Ti va di allenarti un po’?”
“Ok.” Fece lei, togliendosi le mani dalle tasche dei jeans.
Lui lasciò cadere l’asciugamani che aveva attorno al collo
sulla cassettiera. “Ma guarda che affare hai fatto ad avermi come migliore
amico, ti do persino lezioni private serali.”
“Un po’ pieno di te, non credi?”
“Baby, tu sei in gamba, ma hai davanti a te il migliore.”
Disse lui, con un amabile occhiolino.
“Oh, quale onore, maestro Yoda.” Rise lei. “Allora facciamo
così: se ti atterro io, dovrai metterti in ginocchio e dirmi che sono io la
migliore. Ci stai?” fece, con le mani sui fianchi.
Lui rise. “Ok, Obi-Wan. Mentre se ti atterro io, tu...dovrai
darmi un bacio.”
Lei inarcò un sopracciglio. “E che te ne fai di un bacio
dato a me?”
“In effetti hai ragione, così sembra che tu abbia un premio
anche se perdi.”
“Tu ti fai più strano ogni giorno che passa, lo sai?”
“Beh, allora che fai? Troppa paura di perdere, bellezza?”
Lei sorrise e si mise in posizione. “Fatti avanti,
campione.”
Anche lui si mise in posizione. “Con vero piacere, baby.”
La prima ad attaccare fu Hermione, la cui agilità la mise in
condizione di evitare subito un paio di pugni di Ron, ma anche i suoi attacchi
andarono vanificati, colpendo l’aria o respinti da lui. Ron passò al
contrattacco afferrandole prima un polso, poi l’altro e quindi facendola cadere
a terra con un calcio dietro le gambe, ma lei fu altrattanto veloce a
respingerlo indietro con un calcio. Lui sorrise, aspettandosi una mossa del
genere, e quando Hermione balzò in piedi tentò di farle perdere l’equilibrio,
ma lei fu più veloce e con un balzo all’indietro gli sfuggì. Ron, però, in due
passi e con una finta la costrinse contro il muro, e prima che potesse
rendersene conto, Hermione si ritrovò schiacciata dalla pressione del suo
corpo, con le braccia e le gambe tenute ferme dalle sue mani e dalle sue gambe.
Lui rise al tentativo di lei di dimenarsi, e la spinse
ancora di più contro il muro. “Ho vinto.”
Lei gli diede un altro strattone, sperando con tutto il
cuore che non si accorgesse di quanto la stava facendo sentire in paradiso
tenendola così strettaa sé. “Hai
barato.”
“Eh no, non funziona mica così, dolcezza.” Fece lui. “Hai
perso e devi pagare pegno. E io ho diritto al mio premio.”
“Imbroglione.” Brontolò lei. Devo baciare Ron. Devo
baciare il mio migliore amico Ron. Devo baciare l’uomo più sexy che conosco.
Lui le fece un occhiolino e la lasciò andare.
Lei lo guardò negli occhi. “Vuoi davvero baciarmi?” gli
chiese con un sorriso incredulo.
Lui le rispose con lo stesso sorriso. “Naturale, le donne
impossibili sono la mia passione.” Entrambi risero un po’.
Lui fece un passo verso di lei e si guardarono un attimo
negli occhi; Ron le fece scivolare le braccia attorno alla vita e la attirò a sé.
Hermione, dopo un iniziale momento di sorpresa nel sentirlo così spigliato e
sicuro, si sollevò sulle punte e gli appoggiò le mani sulle spalle. I loro
occhi si incrociarono ancora una volta, quindi lei li chiuse e potè sentire le
labbra di lui sulle sue. Ron sentì il proprio cervello annebbiarsi
completamente, ormai non c’era nient’altro all’infuori di lei: in un istante
con le labbra cercò di rendere il bacio più profondo; quando lei aprì le labbra
sotto le sue lui non perse tempo, e si scatenò una vera e propria battaglia di
lingue. Hermione gli passò le mani dietro alla nuca, il che, combinato alla
sensazione dei loro due corpi schiacciati l’uno contro l’altro, fece sì che Ron
quasi la divorasse con quel bacio, mozzandole il fiato. Quando Hermione sentì
le labbra di lui lasciare le sue non riuscì ad aprire gli occhi, ma si accorse
che lui aveva preso a baciarle il collo, con quelle labbra soffici ed esperte
che solo lui poteva avere.
“Ron…” sussurrò lei con gli occhi chiusi, ma lui le evitò
qualunque protesta baciandola di nuovo, e con ardore ancora maggiore di prima.
Solo ed esclusivamente per evitare di soffocarla, visto che lei sembrava avere
un disperato bisogno di respirare, Ron ruppe il bacio, senza però allentare la
presa sui suoi fianchi. Erano entrambi con l’affanno.
“Hermione, tu mi stai uccidendo.” Mormorò lui, con gli occhi
ancora socchiusi e incupiti dal desiderio.
“…Ron…” provò lei, non sapendo bene cosa dire. Provava un
tale vortice di sensazioni che spiegarle a parole sarebbe stato impossibile.
“E’ tutto ok, amore, non credevo che potessi farmi questo
effetto.” Le disse lui, poi le accarezzò una guancia. Lei rimase a gongolarsi
per un attimo pensando a come l’aveva chiamata.
“Oddio, è tutto così…così strano.” disse, passandosi
nervosamente una mano fra i capelli.
“Si, lo so.” Le rispose lui, serio. “Ma sembra anche troppo
giusto, vero?” le chiese con un piccolo sorriso.
“…si, credo di si…” anche lei sorrise brevemente e gli
accarezzò la mano.
Lui tirò un grosso sospiro. “Ascolta, lo sai che io non ho
molto autocontrollo…Hermione, ti voglio come non ho mai desiderato niente al
mondo…perciò se qui non deve succedere niente, e prima che Harry mi faccia un
buco in fronte, suggerisco di andarcene subito da qua.” Buttò fuori tutto di un
fiato Ron, per niente imbarazzato ma in difficoltà col proprio self-control.
Hermione rimase a fissarlo con la bocca semiaperta, ma la
risposta che gli diede lo lasciò di stucco. “Perché cavolo Harry dovrebbe farti
un buco in fronte?”
Lui la guardò sorpreso, frustrato e confuso. “Ma cosa
diavolo te ne importa in un momento come questo??”
“Pensavo solo che non capisco perché Harry dovrebbe avere
qualcosa a che ridire. Insomma, questi non sono affari suoi, no?” disse lei,
con lo sguardo perso nel vuoto come se stesse immersa in uno dei suoi preziosi
libri.
Ron scosse la testa, quasi inorridito; poi, invece di
perdere altro tempo a parlare, prese Hermione tra le sue braccia forti, con una
mano le afferrò la nuca e l’attirò verso il suo viso, poco lontano dalle sue
labbra. “Tu pensi troppo.” E senza aggiungere altro la trascinò in un bacio
ancora più vorace dei precedenti. Lei rispose con lo stesso impeto, e gli gettò
le braccia al collo, stringendoslo ancora di più a sé, tutti e due persi in un
oceano di turbolenta passione.
***************
Tonight you’re mine completely
You gave
your love so sweetly
Tonight
the light of love is in your eyes
But will
you love me tomorrow?
Is this
a lasting treasure
Or just
a moment’s pleasure?
Can I,
can I believe the magic of your sigh?
Will you
still love me tomorrow?
Tonight
with words unspoken
You say
I’m the only one
But will
my heart be broken, baby,
When the
night meets the morning sun?
Will
you still love me tomorrow, Carole King
********************
Non ci adagiamo sugli allori, sono tutti e due due
personaggi estremamente complicati, non trovate? Perciò tutto può accadere, in
bene e in male…
Restate ancora con me per il prossimo capitolo: “Quando il
gioco si fa duro”
Ron e Hermione rientrarono alla Tana
all’alba, o poco meno. Fecero ben attenzione a non fare il minimo rumore,
camminarono in punta di piedi, ma cominciarono a ridacchiare a voce molto bassa
sulle scale: ogni due gradini lui la tirava indietro per baciarla, e ogni due
gradini per camminare senza guardare rischiavano di cadere tutti e due. Tra
risatine e baci sulle labbra, riuscirono in qualche modo a trascinarsi al piano
di sopra.
“Che storia raccontiamo?”
bisbigliò lei, giocherellando con un dito sul suo naso.
Lui le diede un piccolo bacio.
“Tu non dire niente, infilati nel letto il più silenziosamente possibile.”
Lei rise contro la sua bocca, gli
diede un altro bacio e fece per andarsene, ma lui la trattenne ancora una volta
per baciarla di nuovo, ma stavolta non fu un altro piccolo bacio a timbro.
Mentre si divoravano l’un l’altra una porta si aprì, e sulla soglia Hermione
riuscì a vedere con la coda dell’occhio Ginny (che aveva un sorriso incredulo e
compiaciuto) e Harry (con lo sguardo alquanto corrucciato, appoggiato alla
porta). Accortasene, Hermione cercò di interrompere il bacio ma Ron sembrava
del parere contrario. Si decise a staccarsi da lei solo sentendo Harry che si
schiariva rumorosamente la gola.
“Si?” fece Ron, molto disinvolto.
“Sono le cinque della mattina.”
Gli fece notare Harry, accigliato.
“Appunto, cosa ci fate in piedi a
quest’ora?” insistette sfacciatamente Ron, incrociando le braccia.
Harry fece una smorfia. “Che
faccia tosta.”
“Ci siamo preoccupati.”
S’intromise Ginny.
“Cosa avete detto a tua madre?”
le chiese Hermione, leggermente preoccupata.
“Che siete andati insieme al
matrimonio di tua zia e poi lui è rimasto a dormire da te.”
“Ron, vuoi venire un momento
fuori con me?” Harry sembrava molto serio.
“Sicuro, andiamo.” Gli rispose
tranquillo Ron. I due ragazzi si avviarono giù per le scale. Hermione e Ginny
si guardarono un attimo in faccia, poi scoppiarono a ridere.
Harry e Ron uscirono di casa e si
andarono a sedere sul muretto fuori al giardino della Tana.
“Allora?” fu Ron a rompere il
silenzio.
“Sei rimasto con Hermione tutta
la notte, giusto?”
“Si.”
“Sei andato a letto con lei?”
“Non che questi siano affari
tuoi, ma si.” Gli rispose tranquillamente Ron.
Harry scosse la testa. “Sbaglio o
ne avevamo già parlato di questa cosa?”
Ron, spazientitosi, scese dal
muretto. “Senti, mi hai proprio rotto le palle, sai? Tu ti porti a letto mia
sorella in casa mia e con la benedizione dei miei genitori, mentre io, qui,
sono il lupo cattivo che vive per fare del male agli altri! Chi cazzo sei tu
per farmi la morale, non crederti tanto migliore di me, perché non lo sei!!”
Anche Harry scese dal muretto.
“Io non ho detto che sono meglio di te, voglio solo che Hermione non soffra più
di quanto non lo abbia già fatto!”
“Ma perché dovrebbe?!”
“Perché lei ci ha sempre adorati
fin da piccola, se ora si legasse a te in quel modo e tu la usassi e basta, lei
ci starebbe veramente di merda!”
Ron fece un passo avanti,
furioso. “Ehi, io ci tengo veramente a lei, è chiaro?”
“Ah, non è la solita bella notte
del sabato?” lo stuzzicò Harry.
“No, per niente!!” gli strillò in
faccia Ron.
Harry allentò un attimo la
pressione. “Sei innamorato di lei?” aggiunse, più calmo. “Dimmelo.”
Ron si appoggiò di nuovo al
muretto, con le braccia conserte e lo sguardo fisso verso il boschetto.
“Disperatamente.” Disse piano.
A Harry scappò un sorrisetto.
“Hai un buffo modo di mostrarlo.” Anche Ron rise per un secondo. “Senti, io non
ho niente contro voi due insieme, anzi. E non metterti in testa cazzate come la
gelosia, perché non c’entra niente. Ma siete due fra le persone che amo di più
al mondo, e non voglio vedervi soffrire ancora.”
“Hai preso in considerazione il
fatto che potremmo stare anche bene insieme?”
“Tu sei il suo primo, vero?”
“Si.”
“E lei lo sa di essere…più o meno
la tua centesima?”
Ron si voltò dall’altra parte, e
rispose solo dopo qualche secondo. “E’ convinta del contrario.”
Harry sospirò. “Ecco, appunto.”
“Non è necessrio che lo sappia ancora,
se non lo sa non ne soffrirà.” Ron sembrava parlare di quella come l’unica
soluzione possibile.
“Credi che una relazione nata su
una stronzata abbia un futuro lungo e roseo?” domandò cauto Harry.
“Un giorno affronteremo il
discorso, quando il nostro rapporto sarà più forte.” Disse Ron, un po’ più
sicuro.
“In bocca al lupo, allora.” Mi
auguro con tutto il cuore che tu abbia ragione.
Proprio in quel momento entrambi
sentirono un piccolissimo rumore che alle loro orecchie di auror non sarebbe
mai sfuggito: subito si voltarono e alle loro spalle, in piedi sulla soglia
della porta, stavano Ginny e Hermione. Ginny aveva una mano sulla bocca e uno
sguardo a metà tra l’amareggiato e l’indignato. Hermione stava immobile con le
braccia lungo il corpo, i pugni stretti forte, la mascella serrata e gli occhi
pieni di lacrime che si rifiutavano di uscire. Ron si sentì mozzare il fiato in
gola.
Merda.
“Hermione, aspetta…” lui le fu in un
attimo accanto e cercò di prenderle la mano, ma lei si divincolò con rabbia.
“Stai lontano da me, hai capito??
Non toccarmi!!” e prima che qualcuno potesse vederla piangere, Hermione corse
via verso il bosco.
Merda! Merda! Merda!
Ron strinse i pugni, col viso
contratto dalla rabbia; non perse tempo, e subito le corse dietro.
Harry si passò nervosamente una
mano fra i capelli. “Ecco di cosa avevo paura io.”
Hermione stava correndo veloce,
non voleva restare lì a piagnucolare neanche davanti ai suoi migliori amici, ma
sentiva troppo dolore al cuore per trattenersi. Ron le aveva mentito. Le aveva
mentito in quella notte che fino a pochi minuti prima lei riteneva la più bella
della sua vita. E cosa ancora peggiore, aveva in mente di continuare a
mentirle. No, era solo un brutto incubo, non poteva essere diversamente. Ron
era il suo migliore amico da una vita, non avrebbe mai potuto farle una cosa
simile. Ma allora perché era tutto così dannatamente reale? All’improvviso fu
costretta a fermarsi, trattenuta per un braccio da due mani vigorose che
riconobbe subito.
“Ti prego, ascoltami solo un
momento.”
“Sta’ zitto, non voglio sentire
nemmeno una parola, tanto sono solo bugie!!” gli gridò contro lei.
“Non volevo mentirti, volevo solo
che la nostra prima volta insieme fosse speciale, se te l’avessi detto prima
avrei rovinato tutto!” cercò di spiegarsi lui.
“Avanti, dì la verità per una
volta!! Avevi paura che dicendomi come stavano realmente le cose non avresti
scopato con me!!” ruggì lei.
Ron scosse la testa, infuriato.
“Non metterla in questi termini, Hermione, non è stata solo una scopata tra di
noi, non banalizzare tutto!”
Hermione era furiosa. “E come la
definiresti, una notte d’amore?” fece, sarcastica. “No, caro mio, tu mi hai
mentito su una cosa importantissima, questo non è fare l’amore, perché l’amore
è sincerità!! Porca puttana, Ron, credevo di conoscerti dopo tanti anni!! Non
pensavo che mi avresti usata fino a questo punto!!”
“Ma io non ti ho usata,
dannazione!!!” ribbattè lui, al massimo della frustrazione. “Cazzo, non
capisci, io con te voglio fare sul serio! Tu non hai niente a che vedere con
tutte quelle con cui sono stato finora!”
“Probabilmente mi avrai anche
paragonato a una di loro! Saranno tutte delle gran puttane esperte a letto,
immagino!!” lei era viola in faccia.
“Ma che cosa diavolo c’entra
questo, di loro non mi è mai importato nulla, di te invece mi importa eccome!!”
fece esasperato lui.
“Infatti ho visto!!!” gridò lei.
Ma a quel punto non riuscì più a trattenere le lacrime, che presero a rigarle
il viso stravolto dalla rabbia. “Ma come hai potuto…io mi fidavo di te…ti ho
dato me stessa perché credevo…credevo di essermi innamorata della persona
giusta questa volta…”
Per Ron quelle parole e quelle
lacrime furono una pugnalata al cuore. “Hermione…” cercò di parlarle, mettendole
tutte e due le mani sulle spalle.
“Non voglio sentirti!!” gli gridò
disperata lei, facendo del suo meglio per respingerlo.
A quel punto Ron la spinse contro
un albero, sempre tenendole le mani sulle spalle. “E invece mi ascolterai!!” le
gridò. Lei lo fissò, per un istante spaventata, poi confusa. “Ascolta,” iniziò
lui, cercando di mantenere la calma. “Lo so che ho sbagliato, se potessi fare
qualcosa lo farei, ma non posso mandare indietro il tempo e cancellare il mio
errore. Però…almeno è giusto che tu sappia la verità. Hermione, tu non sei come
tutte le altre, tu per me sei speciale.Quando sono andato a letto con le altre
non ho mai provato nient’altro se non piacere fisico, punto. Con te è stata
un’esplosione di sentimenti, perché…” facendosi coraggio, la guardò negli
occhi. “Dannazione, cerca di capire…quello che sto dicendo è che…credo di
essermi innamorato di te.”
Per un lungo momento si
guardarono negli occhi in silenzio, poi lei scosse la testa, sempre in lacrime.
“Io non ti credo.” Disse piano.
“Cosa?” fece lui, sentendo le
viscere contrarsi.
Hermione approfittò del suo
momento di smarrimento per respingerlo e liberarsi. “Mi hai detto una bugia una
volta, potrai farlo ancora, potrai farlo sempre. Non riuscirò più a guardarti
negli occhi convinta che mi stai dicendo la verità, il mio incubo sarebbe di
entrare un giorno nella tua stanza e trovarti abbracciato ad un’altra…non
funzionerà mai tra di noi.” E tirando su col naso cercò di guardarlo negli
occhi. “Tanto quello che non so non può farmi soffrire, giusto?”
Ron aprì la bocca per
risponderle, ma non riuscì a trovare niente di veramente valido da dirle. Si
era distrutto la propria credibilità con le sue mani, era più che logico che
ora lei non avesse più fiducia in lui. Vedendolo titubare, Hermione fece per
oltrepassarlo e andarsene, ma lui le afferrò un polso e la trattenne. “Dimmi
cosa vuoi che faccia. Io voglio te, solo te, e qualunque cosa tu mi dirai di
fare, io la farò.” Le mormorò il più dolcemente possibile.
Hermione scosse la testa, tra i
singhiozzi. “Lasciami in pace…” ma il suo tono era più quello di una supplica
che di un ordine, tanto che le fu semplice divincolarsi e correre via. Ron,
rimasto solo, serrò gli occhi e i pugni forte e colpì con un pugno il tronco di
un albero.
Dannazione!!!
***************
I
was cryin’ when I met you
Now I’m tryin’ to forget you
Love is sweet misery
I was cryin’ just to get you
Now I’m dyin’ cause I let you
Love is sweet misery…
Cryin’,
Aerosmith
**************
Nello stanzone scuro contro la
parete di pietra stava appoggiato una specie di trono rudimentale, su cui stava
seduto un uomo con un odioso sorrisetto; sul bracciolo della poltrona era
seduta in modo alquanto provocante una donna altrettanto sogghignante. A poca
distanza da loro stava un uomo con le braccia conserte, dall’altro lato un
omuncolo più basso e raggomitolato su se stesso; in fondo alla stanza stavano
una decina di uomini incappucciati in un mantello nero, uno dei quali aveva la
testa scoperta e stava più avanti degli altri.
“E’ così siete stat sconfitti.”
Esordì con una calma implacabile e un irritante ghigno l’uomo sul trono. La
donna aveva anche lei un’aria insolitamente divertita, e giocherellava con un
dito con la piega della gonna piuttosto corta.
“Mio signore, erano in molti e
ben organizzati, e c’era anche Harry Potter con loro.” Fece con estrema
sottomissione l’incappucciato col capo scoperto. L’uomo appoggiato al muro
scosse la testa, disgustato.
L’uomo sul trono persistette nel
suo sorrisetto malizioso. “Ah, adesso è tutto chiaro. C’era Harry Potter,
dunque voi eravate autorizzati a fallire la vostra missione, vero, Lestrange?”
Quello chinò il capo ancora di
più. “Mio signore, padron Voldemort, noi non…”
“E dimmi, Lestrange” continuò l’uomo.
“In quanti erano il caro Potter e i suoi amici?”
“I…inizialmente tre, poi ne sono
arrivati una quindicina.” Rispose timoroso quello.
“Inizialmente tre?”
“Si, mio signore.”
Inaspettatamente Voldemort scoppiò
a ridere, la sua risata rieccheggiò forte tra le mura, e chiunque in quel
momento avesse sentito i brividi lungo la schiena avrebbe avuto ragione ad
avere paura, perché pochi secondi dopo la risata si spense e Voldemort estrasse
velocemente la bacchetta, puntandola su Lestrange.
“Crucio!”
Lestrange prese a rotolare per
terra, gridando a squarciagola il proprio dolore. Qualche minuto dopo la
tortura cessò.
“Sei un maledetto incapace,
Lestrange, e questo è un fatto.” Sibilò Voldemort a denti stretti. “La prossima
volta non sarò altrettanto clemente.”
L’uomo che fino a qualche minuto
prima era rimasto a braccia conserte contro il muro fece qualche passo avanti.
“Mio signore, io credo che a questo punto sia opportuno un cambio di tattica.”
“A cosa ti riferisci, Spencer?”
chiese interessato Voldemort.
“Voglio dire che ormai i War Mage
hanno capito la nostra strategia. Noi attacchiamo i babbani e puf, i grandi
difensori del bene arrivano e trovano il modo di romperci le palle. E’
diventato ripetitivo.” Spiegò l’uomo.
Voldemort parve concentrarsi su
quanto appena detto. “Mh. E tu cosa suggerisci di fare?”
“Io dico” rispose l’uomo, con un
lampo omicida negli occhi. “che contemporaneamente agli attacchi ai babbani ci
dobbiamo concentrare sui War Mage. Sono loro che dobbiamo eliminare adesso.”
“Niente male come idea.” Sorrise
Voldemort, poi si voltò verso la donna seduta sul trono. “Corinne, mia cara, tu
conosci la maggior parte di questi idioti. Perché non condividi con noi quello
che sai su di loro?”
La donna sorrise e guardò in
direzione del suo signore. “Innanzitutto credo sia giusto dire che li stiamo
sottovalutando tutti. Sono ottimi combattenti, sanno usare armi e magie bene
quanto noi, e sono molto svegli.”
“E poi c’è il pericolo Potter,
vero?” chiese Voldemort in un tono piatto.
Lei annuì. “Che può essere
facilmente superato. Prendiamo i suoi amici e avremo risolto. Per loro quello
stupido farebbe qualsiasi cosa.”
Voldemort annuì con un sorriso soddisfatto.
“Molto ingegnoso. E dimmi, chi sono le persone più care a Potter?”
“Il nostro amico adora in
particolare un ragazzo coi capelli rossi e una ragazzina mezzosangue suoi
coetanei. Ma per lui sono molto importanti anche i due amici di Codaliscia.”
Fece lei, con aria eloquente.
“Ah, ma certo. Sirius Black e
Remus Lupin, giusto, Codaliscia?” Voldemort, con voce suadente, si rivolse
verso l’omuncolo raggomitolato su se stesso, che alzò spallucce, mortificato.
“Puntiamo ai mocciosi, allora.”
Concluse sbrigativo l’altro uomo.
“Non essere così superficiale,
Spencer, quei due ragazzi possono farti il culo in due secondi.” Ribbattè aspra
la donna. “Lui è un vero demonio con le armi, e lei è più furba di quanto
immagini, il più delle volte ha salvato la vita a Harry Potter grazie alla sua
dannata intelligenza.”
“Ne ho battuti di molto più forti
ed esperti.” Fece con aria di sufficienza Spencer. “Saranno anche svegli, ma
non mi sembrano questo gran problema.”
“Bene, a questo punto ci
concentreremo sulla guerra e ne intensificheremo i ritmi.” Concluse Voldemort
con un sorriso calmo e rilassato. “Lestrange, confido che la prossima volta
saprai essere in grado di gestire la situazione con maggiore abilità.”
“Sicuramente, mio signore.” Annuì
umilmente quello, ancora in ginocchio.
“Perciò mi dimostrerai la tua
fedeltà attaccando la Londra babbana, questa volta in modo decente.”
“Porterò a termine la mia
missione con successo, mio signore e padrone.” Fece ancora più ossequiosamente
Lestrange.
“Molto bene. Spencer, tu ti
occuperai degli amici del giovane Potter. Voglio un piano preciso ed
efficiente.” L’uomo annuì, sicuro di sé. “Quanto a te, Corinne, come sempre.
Occupati delle informazioni di cui abbiamo bisogno.”
Lei si alzò in piedi. “Fidati di
me, mio signore.”
Voldemort rise. E rise così forte
che le mura sembrarono vibrare sotto il suono crudo delle sue risate.
***************
Ron si avvicinò alla porta della
stanza di Ginny con una insolita insicurezza. Doveva cercare di parlare a Hermione.
Doveva assolutamente spiegarle, lei doveva capire. Da quel terribile
giorno di torture e dolore a Hogwarts non era stato più in grado di esternare i
suoi sentimenti a nessuno, il suo cuore si era indurito; ma se per riavere lei
doveva sforzarsi di aprire il proprio cuore, l’avrebbe fatto anche a costo di
costringere se stesso. La posta in gioco era davvero troppo alta. Tanto che lui
stesso si chiese come mai non se ne fosse mai accorto prima.
“Hermione?” provò, bussando alla
porta. “Lo so che sei là dentro. Per favore, esci. Io e te dobbiamo parlare.”
Nessuna risposta. “Hermione, ti prego, vieni fuori tu o fai entrare me.”
La porta si aprì, ma sulla soglia
c’era una seccata quanto annoiata Ginny Weasley. “Hermione non è qui. E’ andata
al quartier generale con Bill.” Rispose aspra, quasi sbattendo la porta in
faccia al fratello. Ron la fermò prima che potesse buttarlo fuori dalla stanza.
“Che cosa diamine hai, scusa?
Perché quel tono?”
“Perché se fossi stata al posto
di Hermione ti avrei riempito la faccia di sberle.”
“Grazie, sorellina.” Le
rispose con sarcasmo lui.
“Mi dispiace, Ron, ma questa
volta non riesco né a capirti né a giustificarti.” Ginny si mise le mani sui
fianchi. “Tu hai fatto piangere la mia migliore amica. Ti sei comportato da
infame bastardo, esattamente come la maggior parte degli uomini e l’opposto di
come ti credeva Hermione, e onestamente anch’io.”
“Tanto meglio, adesso so cosa
pensi di me.” Ron si voltò e fece per andarsene.
“Che c’è, Ron, la verità fa male
e non riesci a sentirla? Non ce la fai proprio ad assumerti le tue
responsabilità, eh?” lo provocò lei, alzando la voce.
Lui si voltò all’istante. “Cosa
vorresti dire con questo?”
“Semplicemente che non sei
l’egoista indifferente che vuoi sembrare, e che ti comporti di schifo perché
non riesci ad ammettere di avere paura.”
Ron fece una risatina ironica.
“Io paura?!”
Ginny s’infuriò. “Si, grande
eroe, proprio tu! Hai paura di soffrire di nuovo, e perciò ti sei costruito un
muro tutto attorno perché il tuo cuore restasse al sicuro da tutto il resto, ma
a quanto pare quel dannato muro non era poi così resistente, visto che Hermione
l’ha buttato giù con un colpetto, vero?” Ron la guardò allibito, ma prima che
potesse intromettersi Ginny proseguì. “Tu non volevi innamorarti perché sapevi
che così avresti dovuto rimettere la tua felicità nelle mani di qualcun altro,
e quindi hai preferito continuare a fingere per illuderti di essere sempre
l’invulnerabile uomo d’acciaio che sei diventato. Ho ragione?” concluse lei,
aspettando una risposta. Ginny aveva cercato di stare il più possibile vicino a
Harry, Ron e Hermione in tutti quegli anni. Aveva imparato a capirli fino in
fondo, aveva rispetto per il dolore che si portavano dentro, e credeva anche di
capire quel sentimento di vendetta sorda che covavano e che permetteva loro di
uccidere senza pensarci due volte, anche se non lo condivideva. Aveva passato
intere giornate a studiare il loro comportamento semplicemente per capire come
aiutarli, e aveva imparato ad ascoltarli nel modo in cui loro volevano essere
ascoltati. Harry poteva stare in piedi le ore a parlare, parlare e parlare…per
poi nascondere la testa fra le mani e chiedere perdono al mondo per la sua mera
esistenza. Hermione le raccontava tutto della vita da auror evidenzando tutti i
lati che più la facevano sentire gratificata. Ron parlava con orgoglio di
quanti mangiamorte aveva ucciso o sbattuto dentro, e poi cambiava discorso
tutto in una volta, prima di potersi sentir dire qualcosa. Ma forse lei stessa
aveva sbagliato a non dirgli mai nulla. In ogni caso non avrebbe sbagliato
ancora.
“Brava, sono impressionato.” La
schernì il fratello. “Ti piace giocare alla psicologa?”
“Ti stai comportando da bambino,
Ron, e col tuo atteggiamento stai perdendo Hermione. Ti stai rovinando con le
tue mani, e a quanto pare io, purtroppo, non riesco a fare niente per
impedirtelo. Fammi un fischio quando sarai disposto a vivere come un essere
umano anziché come il robot senza sentimenti in cui ti stai trasformando.” E
così dicendo, Ginny rientrò nella sua stanza, chiudendosi sonoramente la porta
dietro le spalle.
Ron passò la successiva mezzora
cercando di scacciare la voce insistente della sua mente che riprendeva le
parole di Ginny per martellargli nella testa un alquanto irritante ‘lo vedi
cos’hai combinato?’
**************
Throw away the chains
Let love fly again
I’ll be okay
Life passes so quickly
You gotta take the time
Or you’ll miss what really matters
I’ve spent my life searching
For what was always there
I’ll
be okay, Amanda Marshall
**************
Hermione continuava a
giocherellare con la penna su un blocco di appunti, col libro aperto davanti a
sè. Aveva lo sguardo perso nel vuoto e l’aria triste. Non riusciva a
concentrarsi sulla sua ricerca, sembrava che la sua mente si fosse arenata
sull’unico argomento che aveva in testa da qualche mese, Ron. Volendo essere
precisi, non sapeva bene nemmeno lei quando aveva smesso di vedere in lui il
fratello maggiore e aveva cominciato a trovarlo l’uomo più affascinante della
terra. Forse dopo l’ennesima litigata causata dalla rottura di lei con il suo
ragazzo, Adam, sei mesi prima. Lui e Harry erano sempre stati leggermente
iperprotettivi nei suoi confronti, ma mai Hermione avrebbe immaginato che Ron
avrebbe preso in disparte il suo ragazzo e lo avrebbe minacciato di bruciarlo
vivo se l’avesse mai fatta soffrire. Ovviamente Adam si volatilizzò in un paio
d’ore, e ne venne fuori una delle litigate per cui lei e Ron erano famosi.
Eppure la rabbia per aver perso Adam lasciò il posto a un senso di calore e
completezza che sul momento le sembrò un attimo di confusione, e che col tempo
si modificò sempre di più, fino a trasformarsi in attrazione fisica e non solo.
Hermione si morse il labbro inferiore. Ron aveva fatto il discorsetto
intimidatorio ‘tu-fai-male-a-lei-io-distruggo-te’ a tutti i ragazzi con cui era
stata, e nessuno le aveva mai fatto male quanto lui. Proprio lui. Il suo
migliore amico.Quasi inconsapevolmente, una lacrima le scivolò lungo la
guancia.
“Ehi, ti hanno affidato un bel
lavoretto, eh?”
Lei riconobbe subito quella voce:
era Julian Gillis, del reparto di ricerca e spionaggio della War Mage Team; un
tipo in gamba, probabilmente il più fascinoso lì al quartier generale, motivo
per cui Hermione si asciugò subito le lacrime e cercò di riconcentrarsi
sull’argomento della sua ricerca. Lui le sedette accanto.
“Oh…ciao, Jiulian.”
“Vedo che ti hanno caricato non
poco.” Fece lui con un sorriso.
“Come?…ah, si…beh…” rispose lei
un po’ impacciata, guardando il suo blocco note. “Homer vuole sapere qualcosa
in più sul Glacialibus e sull’Infernobilia.”
“E hai trovato roba
interessante?” le chiese lui, sporgendosi in avanti per dare un’occhiata ai
suoi appunti.
“Qualcosina, ma credo che dovremo
chiedere l’autorizzazione per consultare gli archivi del ministero se vogliamo
sapere qualcosa in più”
Julian la guardò un attimo. “Hai
l’aria stanca.”
“No, è tutto a posto.” Fece lei,
con un sorriso spossato.
“Perché non fai una pausa? Dai,
ti offro un caffè.”
Lei esitò un momento. “Grazie.”
Chiuse il libro, prese i suoi appunti e seguì Julian al bar del quartier
generale. Dietro il bancone c’era una ragazza sempre sorridente e molto
simpatica, che oltre a dare una mano come bibliotecaria e segretaria faceva
anche da barista.
“Ehi Lysa.” La salutò Julian.
“Ciao ragazzi!” rispose vispa
lei. “Cosa vi preparo?”
“Due caffè andranno benissimo,
grazie.”
“Certo, vi faccio qualcosa di
forte per sopravvivere alla mega riunione.” Lysa con la bacchetta fece
comparire due tazzine di caffè fumanti.
“Grazie.” La salutò con un
sorriso Hermione, mentre lei e Julian prendevano le tazze e si avviavano lungo
il corridoio.
“Ci voleva una pausa, non credi?
Voglio dire, prima della riunione.” Ruppe il ghiaccio lui.
“Già.”
“Ho sentito dello scontro di
ieri. So che siete stati in gamba.”
“Però non siamo riusciti ad
evitare l’esplosione che ha causato tutti quei morti.” Alzò spallucce lei.
“Avete dato il meglio di voi stessi,
non c’è niente che vi si possa rimproverare.” Lei gli rivolse un breve sorriso,
poi abbassò lo sguardo. “Senti, mi sbaglierò, ma…mi sembri molto giù.”
Lei annuì. “Non è stato
esattamente un buon risveglio stamattina.”
“E’ successo qualcosa?”
Hermione distolse lo sguardo,
stringendosi nelle spalle. Aveva tanto bisogno di parlare, e si ritrovò a
concordare con chi le aveva detto che è molto più facile parlare con un
estraneo che con gli amici alle volte. “Mi sento una stupida.”
Lui le mise le mani sulle spalle.
“Ehi, qualunque cosa tu abbia fatto non devi pensare una cosa del genere, tu
non sei stupida.”
“Mi sono comportata da credulona,
mi sono fidata troppo di una persona e ora ne sto pagando le conseguenze.”
Rispose triste lei.
“Non è stupidità fidarsi di
qualcuno, specie poi se è uno a cui vuoi bene.” Cercò di rassicurarla lui. “Tu
sei una persona molto dolce e anche molto passionale, non puoi pretendere di
agire in modo freddo e razionale. Sarebbe come forzare la tua natura, e sarebbe
un vero peccato perché sei una gran bella persona. Non è colpa tua se ti sei
fidata troppo, semmai è colpa di chi ti ha deluso.”
Lei lo guardò nelgi occhi. “Ma fa
male comunque.” Gli sussurrò, con la voce rotta da un pianto represso.
Julian l’abbracciò. “Ascolta, se
ti va di parlarne io sono qui, ok? Dimmi cosa posso fare per aiutarti.”
“Potresti cominciare a toglierle
le mani di dosso, sarebbe già un buon inizio.”
Hermione e Julian si staccarono e
si ritrovarono davanti Ron e Harry. Ron aveva le braccia incrociate sul petto e
le sopracciglia aggrottate, Harry stava con le mani in tasca un passo più
indietro.
“Che cosa vuoi?” sibilò Hermione
a denti stretti.
“Parlarti un momento.” Le rispose Ron. “In
privato.” disse aspro rivolto verso Julian, scandendo ogni sillaba.
“Non c’è tempo, dobbiamo andare
alla riunione.” Ribbattè Hermione.
“Ascoltami un momento, per
favore.” Le chiese più dolcemente Ron, facendo un passo verso di lei.
“No.”
“Non voglio immischiarmi, ma magari
dopo la riunione potrete parlare a mente più chiara e senza fretta.” Disse calmo Julian.
Ahia, pensò Harry.
Ron si voltò verso di lui,
inferocito. “E allora perché non cominci ad andarci tu, Mister Fascino?”
“C’è qualche problema, Ron?” fece
brusco Julian.
“Direi proprio di si.” Il tono di
Ron era provocatorio.
Julian non sembrò intenzionato a
raccogliere, ma Harry scelse di mettersi di mezzo preventivamente. Conosceva lo
sguardo sul viso di Ron: rabbia allo stato puro. “Va bene, io direi che dovremmo
andare tutti, prima che Liam ci venga a ripescare qua.”
Julian scosse la testa. “Lasciamo
perdere. Ci vediamo dopo.” Disse a Hermione prima di allontanarsi.
Hermione lanciò un’occhiataccia a
Ron e fece per andarsene, ma lui l’afferrò per un braccio.
“Che diamine ti viene in testa a
flirtare con quel rinnegato di Gillis?!”
“Io non ci stavo flirtando, e poi
fatti gli affari tuoi!” ruggì lei.
“Sto cominciando a stancarmi di
correrti dietro, lo sai?” ringhiò lui.
Lei si liberò il braccio. “E chi
te lo prega, vai a sbatterti una delle tue amichette!” e se ne andò senza
lasciargli il tempo di replicare.
Ron rimase a guardarla mentre si
allontanava a passo sostenuto. “Dio mio, ma perché…cosa devo fare?…”
Harry gli diede una pacca sulle spalle.
“Dalle un po’ di tempo. Lasciala sbollire, non è roba che si digerisce
facilmente. Non puoi pretendere che lasci cadere la cosa, deve chiarirsi le
idee. E deve farlo da sola.”
Ron annuì, amaramente. “Si. Lo
so.”
**********************
E questo è il quanto per il
capitolo tre…
Ovviamente mi sembra superfluo
aggiungere per ogni capitolo che Harry Potter e i suoi personaggi non
appartengono a me! Miei sono solo i ragazzi della War Mage Team e la storia,
punto.
Presto è in arrivo il capitolo 4,
“Decisioni”
Recensite, ragazzi! Le vostre
recensioni mi hanno aiutato un sacco con l’altra fic!
Nella sala grande del quartier generale della War Mage Team
stavano seduti I membri più adulti della squadra e i giovani che si erano
maggiormente distinti per la loro bravura e le loro capacità. Nella sedia a
capotavola del grosso tavolo al centro della stanza stava seduto Homer Graam,
il più anziano e carismatico del gruppo, nonché il capo dell’intera squadra.
Accanto a lui stavano l’inflessibile Liam e il più bonaccione Ben, quindi
c’erano Sirius, Remus e Bernie Nixon. Immediatamente dopo stava la dottoressa
Aki Fletcher, alla testa dello staff medico della squadra, e la sua assistente
e collega vietnamita Tennessee Mynd.
Il primo a introdurre il discorso fu Homer, che chiuse
solennemente dei fascicoli davanti a lui e posò gli occhiali sul tavolo.
“Allora, signori. Siamo qui per discutere sulla strategia da
adottare in relazione agli attacchi dei mangiamorte di Voldemort, che
ultimamente si sono intensificati e si sono resi sempre più pericolosi.”
“In base alle nostre informazioni” cominciò Ben. “gli
attacchi sono concentrati fondamentalmente sui babbani, dunque ora la nostra
prima preoccupazione sono loro.”
“Si, ma come facciamo a coprire tutti i luoghi babbani d’Inghilterra?
E’ un’impresa a dir poco impossibile.” Osservò Josh Avery, un agente coetaneo
dei Weasley più grandi.
“Non possiamo essere ovunque contemporaneamente. Ci
vorrebbero molti più auror di quanti ne abbia arruolato il Ministero.” Concordò
Charlie.
“Il problema è, possiamo distogliere l’attenzione di
Voldemort dai civili babbani?” chiese Remus.
“C’è una cosa che non mi è ancora chiara.” S’intromise
Sirius. “Perché vuole i babbani se il suo interesse è un altro.”
“Voldemort odia i babbani.” Fece notare Bernie.
“Si, ma è anche vero, come dice Sirius, che il suo
obbiettivo primario è Harry. Se non elimina lui non può costruirsi il regno del
terrore che tanto sogna.” Constatò Liam.
“Perché perde tempo?” insistette Ben. “Perché non si
concentra su di noi, e su Harry?”
Homer, rimasto in silenzio tutto il tempo, alzò gli occhi
dai documenti che aveva in mano. “Un mese fa il Ministero ci ha fatto pervenire
un paio di cadaveri di cui non si riusciva a capire il motivo del trapasso, e
si ipotizzava fosse opera di Voldemort. Aki, hai finito gli esami su quei
corpi?”
Aki si sfilò gli occhiali e aprì una cartellina davanti a
lei. “Si, Homer. Tennessee e io abbiamo fatto delle analisi e, beh…abbiamo
scoperto che si tratta effettivamente di nuove maledizioni, come avevamo
sospettato.”
“Nuove?” chiese Liam.
“Tecnicamente non sono del tutto nuove, abbiamo fatto delle
ricerche e abbiamo scoperto che in realtà sono l’evoluzione di alcuni vecchi
incantesimi che adoperavano gli antichissimi druidi al tempo dei Celti, e a
quel tempo formule simili non erano nemmeno ritenute magia vera e propria. In
ogni caso, appartengono alla stessa famiglia dell’Avada Kedavra e del
Cruciatus.” Spiegò la giovane dottoressa molto professionalmente. “Hanno poteri
devastanti, ma sono anche più difficili da lanciare. Ergo, sappiamo che ad
usarle sono solo i maghi più esperti del nostro tempo, e ovviamente i più
perfidi.”
“Quante e quali sono?” domandò Remus.
“Dunque, grazie alle ricerche approfondite di Hermione,
adesso siamo in grado di dare a ognuna delle tre il proprio nome.” Continuò
Aki. “Il Glacialibus è la prima di queste maledizioni. Questo tipo di
sortilegio agisce sugli organi interni di chi è stato colpito, e li paralizza
tutti a poco a poco. Probabilmente il fatto che per completare la propria opera
di congelamento ci impieghi tra i quindici e i venti minuti dovrebbe farci
sperare di trovare un rimedio da opporvi, ma immaginate anche solo lontanamente
le sofferenze a cui è sottoposto il povero malcapitato i cui organi si congelano
progressivamente. La seconda maledizione, l’Oneropilis, è più o meno uguale al
Glacialibus, ma è più letale: una volta colpiti da questo incantesimo, gli
organi interni si sgretolano in un arco massimo di pochi minuti.”
“Dio mio…” sussurrò inorridito Natan, dando voce così agli
sguardi allibiti di tutti i presenti.
“E non hai ancora sentito cos’è l’Infernobilia, la terza
maledizione.” S’intromise Tennessee. “Questa è di sicuro l’unica a cui non si
potrà mai trovare un controincantesimo. E’ una variante dell’Avada Kedavra,
solo che qui chi viene colpito muore come se fosse stato centrato in pieno da
una scarica elettrica ad altissimo voltaggio.”
Il silenzio che vibrava nella sala era molto più eloquente
di mille parole. “E le hanno usate contro degli innocenti disarmati?” chiese
lentamente Ike, sdegnato e furioso allo stesso tempo.
“Altrochè.” Rispose amareggiata Tennessee.
“A parte la terza, le altre due non hanno…che ne so, un
qualche controincantesimo, un modo per fermarne il corso di distruzione…” provò
Sirius.
Aki si morse il labbro. “Ci stiamo lavorando. Ma…onestamente
non mi sento del tutto ottimista in proposito.”
“Allora è per questo che temporeggiano, per inserire sempre
nuove maledizioni nel repertorio.” Osservò Bill Weasley.
“A questo punto mi viene da pensare che stia cercando quella
giusta per uccidere Harry.” Disse teso Liam.
“E’ molto probabile.” Concordò Remus.
“Allora dobbiamo fermarlo e fregarlo sul tempo.” Fece
nervosamente Sirius.
“Va bene” fece Homer, pronto a concludere il discorso.
“Direi che a questo punto siamo in condizioni di fare sul serio anche noi. Aki,
tu e il tuo staff cercate di sapere quanto più potete su queste nuove
maledizioni, quello che abbiamo non è sufficiente. Hermione, preparati a una
bella ricerca negli archivi del Ministero per domani, parlerò con Montgomery e
gli chiederò di autorizzarti a consultare tutte le sezioni, incluse quelle top
secret. Portati Julian e Lysa, ti daranno una mano.”
Harry, con la coda dell’occhio, vide Ron serrare la mascella
e irrigidirsi.
“Tutti gli incantesimi e i sortilegi che il Ministero ha
dichiarato illegali da 500 anni a questa parte. Sirius, tu e i tuoi ragazzi
stendetemi una lista dei più popolati luoghi babbani inglesi entro domani.
Bill, voglio sapere se entro i prossimi dieci mesi c’è in programma qualche
manifestazione folkloristica o sportiva nel mondo babbano. Voglio dei rapporti
dettagliati entro un paio di giorni, poi organizzeremo i turni di sorveglianza
nei potenziali obbiettivi e nei punti più sensibilmente a rischio di un attacco
di Voldemort. E’ tutto chiaro?” gli altri annuirono vigorosamente. “Benissimo,
signori. Potete andare.”
***************
Quando Harry bussò alla porta della villetta londinese gli
venne ad aprire Jillian Granger, vestita in modo alquanto elegante, che si
stava finendo di preparare evidentemente per uscire a cena fuori, e armeggiava
con la chiusura di un orecchino.
“Salve, signora.” Fece gentilmente lui.
“Oh, ciao
Harry. E’ un piacere vederti.” Fu la cordiale risposta della sorridente
signora.
“Hermione è in casa?” chiese lui, entrando in casa.
“Si, credo sia in giardino.” Gli disse lei, finendo di
mettersi a posto gli orecchini. “L’ho vista molto giù di corda, tu sai per caso
cosa l’è successo?”
Harry alzò
spallucce. “Magari è solo di cattivo umore.”
“Non so che dirti, mi fa tanto preoccupare mia figlia quando
fa così…”
Harry si congedò gentilmente da lei e raggiunse Hermione nel
giardino di villa Granger. La trovò rannicchiata sul dondolo, mentre ogni tanto
intingeva il cucchiaino nel barattolo di gelato che aveva in mano, con aria
assente e lo sguardo perso nel vuoto.
Lui schioccò le dita e fece comparire un cucchiaino, poi le
sedette accanto con un sorriso. “Ehi, non ti hanno insegnato che certe cose si
fanno in compagnia?”
Lei gli rivolse un breve sorriso. “Sei qua per rimediare?”
gli disse, mettendo in mezzo il barattolo.
“Mmh” a Harry quel gelato parve piacere molto. “Non sapevo
che questo fosse anche il tuo rimedio contro la depressione, lo credevo una
prerogativa di Ginny.”
“A furia di stare con lei…”
“Con la differenza che tu non metti un grammo, mentre lei
sta cominciando a ingrossare il sedere.” Commentò Harry ridacchiando.
“Se glielo dici, come minimo ti butta dalla finestra.” Rise
Hermione. “A proposito di Ginny, lei dov’è?”
“E’ andata con la madre a trovare uno zio che abita a
Londra.”
“Ah.”
“Senti, perché non vieni alla Tana con me, stasera?”
“Finirei per litigare di nuovo con Ron, e onestamente sono
stanca, Harry.”
“Ron non c’è.” Lei
si voltò di scatto verso di lui. “Potremmo anche andarcene a mangiare al
Paiolo Magico io, tu e Ginny.”
Hermione gettò un’occhiata all’orologio, poi si appoggiò
sconsolata alla spalliera del dondolo. “Beh, certo. Immagino.”
Harry inarcò le sopracciglia. “Non ti va?”
Hermione tirò un grosso sospiro. “E’ andato a scoparsi una
delle sue puttanelle, vero?”
Harry si sentì stringere lo stomaco in una morsa. Non voleva
tradire Ron, ma nemmeno mentire a Hermione. “Io non credo.”
“Ah, no?” lo guardò scettica lei, con gli occhi tristi.
“Aveva…bisogno di uscire un po’, non è detto che debba
finire a letto con una donna.” Esitò un attimo di troppo lui.
“Voi uomini siete allucinanti quando si parla di sesso.
Smettila di coprirlo, Harry, non ce n’è alcun bisogno. Non sono stupida.”
“Senti, dico davvero.” Fece lui serio, guardandola negli
occhi. “E’ vero che Ron ha una resistenza minima di qualche giorno senza sesso,
ma è anche vero che ci tiene molto a te, e perciò credo che tu dovresti almeno
lasciarlo spiegare.”
“Allora è per questo che sei qui, per convincermi a parlare
con lui.” Notò irritata lei. “Dimmi un po’, ti ha mandato lui o ci sei venuto
tu?”
“Non dire idiozie.” Le rispose duro Harry. “Sono qui per
aiutare la mia migliore amica che è in difficoltà, non c’entra tutto il resto.”
Hermione si raggomitolò ancora di più sul dondolo. “Se per
una volta non ti schierassi dalla sua parte come fai sempre, capiresti che il
mio cuore non è fatto di gomma.” Aggiunse con voce mesta lei.
“Stammi bene a sentire, non io non sono dalla parte di
nessuno.” Le spiegò con calma lui. “Per quanto riguarda il modo di fare di Ron,
che tu ci creda o no, sono d’accordo con te; ma sono altrettanto sicuro che
qualcosa di vero in quello che dice c’è. E se sono qui non è per lui, ma per
te. Credi davvero che non mi sia accorto di quanto ci tieni a lui?”
Lei abbassò lo sguardo. “…non riesco nemmeno a guardarlo
negli occhi.” Sussurrò. “Tu non hai idea di cosa provo io a sapere che è
continuamente fra le braccia di un’altra.” E così dicendo non potè trattenere
una lacrima.
Lui le passò un braccio attorno alle spalle e la strinse a
sé. “Lo so. E’ un idiota, e lo sa anche lui. Ma è un idiota pazzo di te, e
questo te lo posso assicurare.”
“E allora perché va con le altre?”
“Beh, in realtà da quando siete stati insieme non è più
andato con nessuna, questo glielo possiamo riconoscere.”
Hermione si rimise seduta per poterlo guardare negli occhi.
“Oh, Harry…sono così confusa…che devo fare?”
Lui le accarezzò la guancia. “Ascolta le sue spiegazioni.
Senti cos’ha da dirti prima di prendere una decisione. Parlatene insieme,
possibilmente senza scannarvi.” Tutti e due sorrisero.
Lei tirò sul col naso e si asciugò le lacrime col dorso
della manica del felpone che aveva addosso. “E va bene, vedremo cosa vuole
dire…magari, non lo so…però è sempre meglio fare un tentativo che non provare
affatto e arrendersi in anticipo, no?”
“Ora riconosco la mia Hermione.” Fece fiero lui.
“Grazie Harry.” Lo abbracciò lei. “Sei un vero amico.”
In quel momento li raggiunse anche la signora Granger,
completamente vestita e pettinata per uscire. “Tesoro, non vorrei darvi
fastidio, ma sarà meglio che ti vada a preparare, o faremo tardi.”
“No, mamma…stasera non mi va di uscire.” Provò a risponderle
la figlia.
“Ancora? Hermione, è la seconda volta consecutiva che dici
di no alla cena con i colleghi di tuo padre, stasera sarebbe davvero
maleducazione non presentarti. E’ anche il compleanno di Jeff, il figlio del professor
Patrick.”
Harry non soppresse una risatina. “Quel Jeff che conosco
io?”
Hermione alzò gli occhi al cielo. “Si, quell’idiota cosmico
che mi fece la dichiarazione di matrimonio l’anno scorso.” Harry ridacchiò:
l’avevano presa in giro per quella storia per un intero mese.
“Jeff Patrick è un ragazzo molto a modo ed elegante, ed è
anche un professionista.” S’intromise Jillian Granger. “Sono d’accordo con te
che la dichiarazione di matrimonio a 19 anni è una cosa un tantino esagerata…”
“Solo un tantino?” chiese ironica Hermione.
“…ma tu non hai il diritto di ignorarlo e trattarlo come se
fosse uno stupido.” Fece insistente la madre.
“Comunque non mi va di venire.” Cercò di imporsi Hermione.
La signora Granger si mise le mani sui fianchi. “Hermione
Ann Granger, hai un quarto d’ora per salire in camera tua, vestirti, pettinarti
e scendere qui.Chiaro?”
Hermione la guardò storta. “Smettila di parlarmi come se
fossi ancora una bambina.”
“Secondo me la stai facendo troppo difficile.” Subentrò
Harry con un sorrisetto. “Non ti mettere niente di scollato o eccessivamente
aderente, e il pover uomo dovrebbe trattenersi.”
Hermione lo fulminò con lo sguardo, la madre gli rivolse un
gran sorriso. “Ti ringrazio, Harry, meno male che questa squilibrata di mia
figlia ha un amico come te.”
“Oh, meno male.” Sibilò la ragazza.
“Avanti, papà non vuole far tardi.” Ribadì la signora
Granger.
Hermione si alzò e tirò un cuscino in faccia a Harry.
“Verme, questa me la paghi.”
Harry rise. “Aiuto, che paura.”
Lo sguardo truce di Hermione si deformò in una risatina
soppressa, mentre si allontanava verso casa sua. Poi lo vediamo se domani
non te la faccio pagare, piccolo ipocrita.
***************
There’s a boy I know, he’s the one
I dream of
Looks
into my eyes, takes me to the clouds above
Ooh I
loose control, can’t seem to get enough
When I
wake from dreaming, tell me is it real love
How will
I know…
How will
I know if he really wants me
How will
I know…
How
will I know, Whitney Houston
***************
Ron continuava a guardare il livello della birra scendere
nella bottiglia man mano che la beveveva. Stava seduto per conto suo a un
tavolo del Settimo Pentolone, una specie di locale non particolarmente
raccomandabile, pieno di quelli che lui definiva bella gente. Ci veniva
spesso, e qualche volta ci aveva portato anche Harry, ma questo risaliva a un
paio d’anni prima. Ripensando a tutti i no che il suo amico gli aveva detto
nell’ultimo anno, Ron fu felice di rendersi conto che l’aveva fatto perché
teneva solo a Ginny. Ad ogni modo, Harry non reggeva l’alcool proprio bene.
Dopo i primi sei bicchieri era già allegro e canterino; Ron lo reggeva molto
meglio.
Una ragazza bionda con un microscopico vestito beige gli si
avvicinò e gli sedette accanto, con un’aria incredibilmente seduttiva. “Ron,
tesoro, cosa c’è? Sei giù stasera?”
“Puoi ben dirlo.” Le rispose lui, attaccandosi alla
bottiglia e buttando giù un bel sorso di birra.
“Oh, come mi dispiace…” fece quella, giocherellando con un
dito lungo la mano di lui. “Magari posso fare qualcosa per te…” gli sussurrò
seduttivamente all’orecchio, leccandogli il lobo.
“Magari la prossima volta, Cheryl.” Ron abbozzò un
sorrisetto, ma la ignorò del tutto.
La ragazza si rialzò, con aria ferita. “Beh, se cambi idea,
sai dove trovarmi.” E con questo si allontanò sculettando.
“Siamo di malumore stasera.”
Ron non si voltò a guardare a chi appartenesse la provocante
voce femminile alle sue spalle, lo sapeva già.L’aveva sentita arrivare col suo
caratteristico passo felpato, che metteva ancora più in risalto la sua
provocante figura. La donna si sedette al suo tavolo; aveva più o meno l’età di
Bill, e un corpo che avrebbe fatto impazzire qualsiasi maschio ormonalmente
sano tra i 15 e i 70. Non c’era da meravigliarsi che fosse l’unica delle sue
amanti con cui Ron fosse andato a letto più di una volta.
“Guarda chi si vede.” Le disse lui da dietro alla bottiglia.
“La bella e fatale Corinne.”
Lei gli rivolse un sorriso malizioso. “Cosa c’è, grande
eroe? Sei ubriaco?”
“Ci puoi scommettere.” Sorrise lui, soddisfatto.
“Dopo tutto quel moto, immagino sia normale.” Lui la guardò
con un’espressione interrogativa, e lei lasciò scivolare sul tavolo una copia
del Daily Prophet. “Ma tu li leggi mai i giornali?” gli chiese con sarcasmo.
Ron diede un’occhiata all’articolo e alle foto: erano
sull’attacco a Hogsmeade del giorno prima, e nelle foto erano immortalati anche
lui, Harry e Hermione. “Però, non credevo di essere tanto fotogenico.” Commentò
neutralmente.
“Ho avuto la tentazione di uscire fuori e gridare al mondo
intero che grande guerriero sei anche sotto le coperte.” Gli sussurrò lei, con
la sua voce calda e sensuale.
Lui ridacchiò e si riattaccò alla bottiglia.
Corinne lo vide più chiuso del solito, così decise
rapidamente di cambiare strategia. “Dunque, vediamo un po’…” fece con tono
casuale, mentre osservava le foto. “…carino lui…è il leggendario Harry Potter,
giusto?…si, decisamente un gran bel pezzo.”
“Ci sentiamo in vena di caccia stasera?” la prese in giro
lui.
Corinne continuò. “E questa ragazzina? Che fa qua in mezzo?”
“Quella ragazzina è uno degli auror più in gamba che il
Ministero abbia mai avuto.” Le rispose Ron, con un sorriso orgoglioso. “Saranno
almeno dieci anni che continua a salvarmi il culo nel momento del bisogno.”
Lei inarcò un sopracciglio. “E si porta stampata in faccia
sempre questa espressione da non-mi-rompete-i-coglioni?”
“Con quella faccia si può permettere qualunque espressione.”
Rispose secco lui, e prese a fissare un punto indefinito alla sua destra.
Corinne inarcò anche l’altro sopracciglio. “E’ per la
moretta che ti sei sbronzato tanto stasera?”
Ron notò che lei pareva seccata. “E a te cosa importa?”
“E’ strano, sai. Hai ai tuoi piedi l’intera popolazione
femminile di Hogsmeade e dintorni, e ti intestardisci sull’unica piccola stronza
che gioca a fare l’indipendente.” Rispose acida lei.
Lui la fulminò con lo sguardo. “Bada a come parli.” Sibilò.
“Hermione non gioca, è una donna indipendente, e se qui c’è uno stronzo,
quello sono io.”
“Addirittura, ha perfino il potere di farti autocommiserare?”
gli chiese scettica.
Ron scosse la testa. “Tu non sai cosa significhi amare una
persona, vero, bella Corinne? Tutti gli uomini cadono ai tuoi piedi, e per te
sono solo una scopata e via, ma che succederebbe se all’improvviso arrivasse
qualcuno che ti catturasse il cuore, eh? Beh, te lo dico io. Ti accorgeresti di
quanto è vuoto tutto il resto.”
Lei sostenne il suo sguardo per poco, e si fece stranamente
seria. “Non parlare di cose che non conosci, Ron. Tu non sai niente di me.”
“Come tu non sai niente di me.” Le rispose duro lui.
“Adesso so che sei cotto della tua amica.” Fece amara
Corinne. “Scommetto che se potessi, te la scoperesti perfino in mezzo a un
attacco di mangiamorte.” Ron distolse lo sguardo. “Io però credo che tu debba
familiarizzare con un concetto.” Riprese, col suo solito tono sexy. “Lei è a
casa sua a fare la sostenuta, mentre io sono qui. E nessuna donna ti conosce
come ti conosco io, Ron.”
Lui incrociò di nuovo il suo sguardo, e la vide inumidirsi
le labbra con la lingua.
***************
Quando riaprì gli occhi, per prima cosa Corinne notò di
essere da sola nel letto: subito si mise seduta, e vide che Ron si stava
infilando le mutande.
“Dove stai andando così di corsa?” gli chiese, con la voce
ancora un po’ rauca per il sonno.
“Torno alla mia vita.” Le rispose secco lui, infilandosi i
jeans. “Cosa che suppongo farai anche tu.”
“Ho capito. Torni dalla moretta.”
Lui si abbottonò i jeans. “Anche.”
“Hai detto il suo nome stanotte.” Corinne non sembrava
sciolta come al solito. Lui si infilò rapidamente la maglietta e si mise a
cercare le scarpe, ignorandola. “Che diavolo stai facendo, Ron? Ti stai
innamorando di quella ragazzina?” questa volta il suo tono era nervoso.
“No.” Le rispose lui, allacciandosi le scarpe. “Sono già
pazzo di lei.”
Il viso di Corinne si irrigidì. “Ah, certo. E’ così che
funziona, vero? Ami lei e scopi me.”
Ron si sedette sul bordo del letto, accanto a lei. “Corinne,
io non ti amo e tu non ami me.” Le disse, calmo. “Siamo sempre stati attratti
l’uno dall’altra, ma fra noi c’è stato solo sesso, e l’abbiamo sempre saputo.”
Corinne lo guardò negli occhi a lungo, poi si morse le
labbra e distolse lo sguardo. “Ma siamo sempre stati benissimo insieme.”
Lui le fece un piccolo sorriso. “Già. E il bello del nostro
rapporto è che non abbiamo neanche bisogno di dimenticarci l’uno dell’altra,
perché non c’è mai stato un ‘noi’.”
“E’ un addio questo?” gli chiese lei, con la gola secca.
“Non verrai più al Pentolone, non verrai più da me?”
Lui tirò un grosso sospiro. “No. Ci ho pensato molto,
Corinne. Io voglio veramente Hermione. Ma lei merita un ragazzo a posto, e
quindi per lei ho deciso di farla finita con questa vita.”
Lei annuì a labbra strette. “Deve essere davvero speciale la
tua Hermione, se ti ha ridotto a fare il bravo ragazzo.”
Ron sorrise. “Si, lo è.”
“Beh, allora…” Corinne gli avviluppò la nuca con le mani e
lo trascinò in uno dei suoi soliti baci mozzafiato. “Addio, Ron.”
“Addio, Corinne.” Lui le fece un occhiolino, poi si alzò,
prese la sua giacca e uscì dalla stanza.
Corinne rimase per un attimo immobile, poi con le mani
strinse forte le lenzuola fino a lacerarle in alcuni punti con le unghie.
Rimase in quella posizione per un attimo, coi denti affondati nelle labbra
carnose; poi, tutto in una volta, aprì bruscamente il cassetto del comodino
affianco al letto, prese una specie di piccola sfera gialla gelatinosa e la
gettò a terra con rabbia. Nella stanza si fece un po’ di fumo, poi comparve
l’immagine sbiadita del volto di un uomo.
“Corinne?” chiese la voce dell’uomo.
“Lestrange, avete già cominciato con l’attacco?” chiese
nervosa lei.
“Siamo a momenti. Cosa vuoi?”
“Manda alcuni dei tuoi uomini a questo indirizzo.”
“Che cosa hai in mente?”
***************
I am not
afraid of the mystery of tomorrow
I have
found the faith deep within
There’s
a promise I’ve made
There’s
a dream I’m gonna follow
There’s
another chance to begin
And it’s
coming as sure as the heavens
I can
feel it right here in my heart
Love
is on the way, Celine Dion
***************
Ron arrivò di corsa al quartier generale, allacciandosi
ancora il cinturone mentre si faceva le scale correndo. Sulla soglia della
palestra sbattè contro Ike.
“Ehi, ma che ti prende?” gli chiese quello.
“Sai dov’è Hermione?”
“Di sopra a fare la sua ricerca con gli altri. Ma che è
successo?”
Ron non si soffermò a rispondergli, si fiondò in biblioteca
e la trovò seduta assieme a Lysa Bloyd dietro a una scrivania stracarica di
libroni. Il cuore gli si sollevò nel non vederla assieme a Julian Gillis.
“Hermione, posso parlarti un minuto?” le chiese piano,
avvicinandosi alla scrivania. “Per favore, è molto importante. Ti prego.”
Hermione lo guardò negli occhi, poi abbassò lo sguardo. “Va
bene.” Mormorò tesa.
Lysa scoccò un paio di occhiate a tutti e due, poi si alzò
in piedi, prese il blocco note e si congedò in fretta. “Io vado a vedere se
Julian ha trovato qualcosa.” E si allontanò senza cedere alla tentazione di
voltarsi inidetro.
“Cosa vuoi dirmi?” Hermione trovò il coraggio di guardarlo
dritto negli occhi, rendendogli le cose più difficili.
Lui tirò un grosso sospiro. “Ascolta, ho…ho riflettuto molto
stanotte. Su te, su me…su noi. E…beh, credo che tu abbia ragione. E adesso ho
capito come stanno veramente le cose.”
Lei trattenne il fiato, ma cercò di non mostrarsi
impaziente. “E come stanno?”
“Hermione, io…”
In quel preciso istante la porta si aprì con violenza ed
entrò Charlie Weasley, ansimante. “Hanno attaccato Londra!!”
Hermione balzò in piedi come una molla. “Quando?” ruggì Ron
coi pugni serrati, al massimo della frustrazione.
“Un’ora fa, hanno cominciato dal quartiere residenziale!”
Ron vide Hermione sbiancare e coprirsi la bocca con una
mano. Il suo quartiere.
******************************
Ok, terribile punto per lasciare in sospeso le cose, lo so.
Ma cercate anche di capire, come faccio ad appassionare se non creo un po’ di
suspence? ^^
In cambio cercherò di farvi avere prima il 5°capitolo. Ce l’ho
già tutto in mente, per cui…solo che questo weekend festeggio il mio
compleanno, per cui…pazienza!
Prossimo scalino: “Ritornare a volare”.
Fatemi sapere che ne pensate!
P.S.: anche se tutti i personaggi originali di Harry Potter
appartengono alla Rowling, sono felice di poter vantare la paternità di tutti
gli altri, dai ragazzi della War Mage Team agli amici di Voldemort, e anche le
tre nuove maledizioni sono un’idea mia! Yeah!
Time can
break your heart, have you begging please
Beyond
the door there’s peace, I’m sure
And I
know there’ll be no more tears in heavens…
Tears
in Heaven, Eric Clapton
***************
I soldati della War Mage Team correvano per le strade di
Londra inorriditi; man mano che andavano avanti, dovevano balzare tra macerie,
cadaveri e pozze di sangue in cui si poteva tranquillamente annegare. Era uno
spettacolo agghiacciante, sembrava di passare in mezzo a una città appena
bombardata. Bernie, Ben, Charlie e Josh si occuparono della conta e
dell’identificazione dei cadaveri, ma fu necessario chiedere l’aiuto delle
truppe del Ministero, tante erano le vittime della ferocia di Voldemort e dei
suoi mangiamorte.Sirius, Remus, Liam, Harry, Hermione e i ragazzi Weasley si
stavano dirigendo a tutta velocità in direzione del quartiere residenziale,
quello che fino a poche ore prima era il più elegante dei quartieri londinesi,
che ospitava belle villette solari e ora era seppellito sotto un bagno di
sangue. Nessuno degli auror potè fermarsi per verificare le condizioni dei
numerosi corpi a terra, poiché molte case bruciavano ancora; il gruppo dovette
suddividersi in molti sottogruppetti che si distribuirono fra le ville del
quartiere, alla ricerca di qualche sopravvissuto alla tremenda carneficina.
Quando vide casa sua ancora perfettamente intatta, Hermione
sentì lo stomaco chiudersi in una morsa e si lanciò in corsa verso il cancello
spalancato. “Mamma!! Papà!!”
“Hermione, aspetta!!” le gridò dietro Remus, ma Harry e Ron
le stavano già dietro, e in un istante tutta la squadra si ritrovò a correre
verso villa Granger. Una volta dentro, Hermione si lanciò per tutto il pian
terreno chiamando a gran voce i suoi genitori, con Harry e Ron che la seguivano
passo passo.
Liam, visibilmente teso, si voltò verso gli altri. “Sirius,
Remus, voi controllate di sopra. Bill, il giardino. Natan, Ike, voi con me al
piano terra.” Tutti si sparpagliarono per la casa.
“Mamma!! Papà!! Mamma!!” continuava a gridare Hermione
disperata, correndo da una stanza all’altra.
Sirius e Remus entrarono nella stanza da letto dei genitori
di Hermione con le bacchette puntate, ma quando videro a terra i due cadaveri
straziati atrocemente in una pozza enorme di sangue, ebbero bisogno di fare
appello a tutto il loro sangue freddo per avvicinarsi senza vomitare.
“Che luridi porci…” mormorò tra i denti Remus, che si fece
coraggio e si chinò sui due corpi.
“Bastardi assassini!” ruggì Sirius, distogliendo per un
attimo lo sguardo. Proprio in quel momento si sentirono dei passi in corsa, e
sulla soglia della porta comparve Hermione. “No!! Hermione, non guardare!!!”
gridò lui, mentre arrivavano di corsa anche Harry e Ron. Ma fu troppo tardi.
Hermione si sentì gelare il sangue nelle vene. Tutto in una
volta sentì il proprio respiro affannoso, mentre il cuore sembrava a tutti i
costi volerle schizzare fuori dal petto, facendole sentire un dolore che le mozzava
il respiro in gola; ma la cosa strana era che non sentiva niente. Non sentiva
più il suo corpo. Non avvertì di stare scuotendo nevroticamente la testa, non
comprese che il grido che si sentì nella stanza era il suo, né si rese conto di
chi un momento dopo la prese in braccio a forza, portandola via…non sentiva più
assolutamente nulla, solo una specie di vuoto ronzio nella testa e nelle
orecchie…come una sensazione di ovatta tutto intorno…niente rumori…niente
immagini…niente sensazioni…solo bianco…e silenzio…
Ron la mise giù appena scesero le scale e tornarono nella
camera da pranzo, e la prese per gli avambracci, scuotendola vigorosamente.
Harry le passò una mano davanti al viso ripetutamente, ma lei aveva gli occhi
bassi e completamente vuoti, quasi come quando, da bambina, era stata
pietrificata dal Basilisco durante il loro secondo anno a Hogwarts. Il che fece
rabbrividire entrambi.
“Hermione!! Hermione, reagisci!! Forza, parlami!!” Ron le
diede uno scossone più brusco.
“Merda, è in pieno shock!” esclamò Harry, al limite del
panico, mentre anche gli altri si raggruppavano nella stanza. “Liam, presto!!”
Liam fu in baleno sul posto, e intuì al volo cosa potesse
essere successo. Con la stessa rapidità e lucidità afferrò Hermione per le
spalle e la sbattè vigorosamente di spalle contro il muro. “Svegliati,
Hermione!!”
Natan fece un passo avanti, furioso, ma Ike lo trattenne.
“Che cazzo fai, sei pazzo?!”
Hermione sbattè gli occhi un paio di volte e poi alzò la
testa: aveva lo sguardo terrorizzato e sperduto, sembrava quasi non riconoscere
chi le stava attorno.
“Hermione” cercò di calmarla Harry, prendendole una mano fra
le sue. “Stai tranquilla, ci siamo noi qui con te, stai calma.”
“Respira, respira profondamente.” Le sussurrò in tono calmo
e pacato Liam, poi si voltò verso gli altri. “Natan, va’ a chiamare Aki,
presto.” Il ragazzo corse fuori velocemente.
Ron le si avvicinò col cuore che gli batteva forte, e le
passò un braccio attorno alla vita. “Dimmi qualcosa, ti scongiuro.”
Hermione, ancora spaventatissima, si guardò un attimo le
mani, poi le si chiusero gli occhi e crollò fra le braccia di Ron, che subito
la prese in braccio e la stese su uno dei divanetti nella stanza,
inginocchiandosi accanto a lei. Harry si chinò su di lei preoccupatissimo,
mentre Liam le sentì subito il polso. In pochi istanti li raggiunsero Natan e
Aki, che subito si fece largo fra i presenti per prendersi cura di Hermione.
“Indietro, fatela respirare!” fece la giovane dottoressa
freneticamente, cercando subito il battito alla ragazza e controllandole una
pupilla. “Portatemi subito una coperta!” disse rivolta agli altri, poi tornò a
dedicarsi alla sua paziente.
Ron, che le teneva una mano fra le sue, se la strinse forte
al petto; Harry, pallido e sudato, si passò nervosamente una mano fra i
capelli, poi rimase in piedi fermo, a pugni serrati, vicino al divano.
***************
Molly Weasley rientrò nella stanza di sua figlia tenendo in
mano un catino d’acqua fredda. Era agitatissima e preoccupata, evidentemente
scossa dagli eventi della mattina e dallo stato di shock totale in cui era
entrata Hermione; non aveva più ripreso conoscenza dalla mattina e le era
salita una brutta febbre alta, ma i Weasley avevano insistito per poterla
portare a casa loro e prendersi cura di lei amorevolmente lontano da St.Mungo,
ospedale in cui sia lei che Ron che Harry avevano passato fin troppo tempo. E
così era tutto il pomeriggio che Ginny e mamma Weasley si stavano occupando di
Hermione, che stava sdraiata in un letto aggiunto nella stanza di Ginny;
continuava ad agitarsi e a gemere nell’incoscienza, il che preoccupava non poco
le due donne.
Al piano di sotto l’atmosfera non era delle più fauste; Bill
e Charlie erano ancora al quartier generale; a Harry e Ron era stato dato il
permesso di restare a casa accanto alla loro amica; Arthur Weasley stava
preparando un tè caldo, mentre suo figlio Percy teneva fra le mani una copia
del Daily Prophet, le cui prime tre pagine non parlavano d’altro che del
micidiale attacco avvenuto la mattina. La pioggia fuori non dava certo una
mano. Quando Molly scese, con l’aria preoccupata, si avvilì ancora di più
vedendo le facce dei suoi familiari.
Ron si voltò verso la madre. “Come sta?”
“Ha ancora la febbre alta, povera bambina.” Disse lei mesta,
avviandosi verso il mobiletto in cucina.
“Quello che è successo oggi è intollerabile.” Commentò
indignato Percy, scuotendo la testa. “Cinquecento babbani trucidati atrocemente
nell’arco di pochissimi minuti, tutti contemporaneamente. Disgustoso.”
“Ormai sta diventando impossibile.” Fece scuro in volto
Arthur Weasley.
Molly prese dal mobiletto sul lavabo una bottiglietta che
gli altri riconobbero come il rimedio della strega Amelie, con la quale da
bambini si erano curati da febbri e raffreddori. Scoccando un utimo sguardo
cupo al marito, la donna risalì al piano di sopra.
Qualche minuto dopo il signor Weasley raggiunse i ragazzi
nella camera da pranzo e poggiò sul tavolino davanti al caminetto il tè,
sedendosi poi sul divano accanto a Harry. “Coraggio, prendete qualcosa di
caldo. Vi farà bene.”
Ron, seduto a terra, rimase a guardare il fuoco nel
caminetto. Harry chiuse gli occhi per un momento. “Se fossimo arrivati anche
solo cinque dannati minuti prima…”
Arthur scosse la testa. “Non potete farvene una colpa.”
“Tutta quella gente…”
“Non c’era modo che lo sapeste prima, è avvenuto tutto
troppo fulmineamente.” Subentrò Percy.
“Voi non avete visto in che stato erano i genitori di
Hermione.” Sibilò a denti stretti Ron. “Li abbiamo dovuti riconoscere Harry e
io dalla corporatura.” E così dicendo riprese a guardare il fuoco. “E
lei ha dovuto vederli in quelle condizioni.”
“Lo so, Ron.” Fece suo padre. “E’ una cosa orribile. Questa
guerra miete in continuazione vittime su vittime, e tutti innocenti. Voi non
potete fare più di quanto fate già.”
Passò un tempo interminabile di lungo e tesissimo silenzio,
prima che dalla porta facessero capolino Bill e Charlie, anche loro con lo
sguardo cupo e nervoso degli altri.
“Ci sono novità?” chiese loro il padre, mentre i due ragazzi
prendevano posto sul divanetto dove stava seduto Percy.
“Sappiamo come hanno fatto a fotterci sul tempo.” Rispose
Bill. “Stavolta niente armi, hanno usato solo Avada Kedavra quasi
contemporaneamente con tutti i babbani uccisi. Pratico e rapido.”
“Coi genitori di Hermione, invece, se la sono presa comoda.”
Continuò Charlie, schifato. “Li hanno scuoiati vivi, quei bastardi.”
“E’ assurdo.” Percy scosse la testa. “Come sono riusciti a
fare tutto questo in una manciata di minuti?”
Bill sospirò. “Non lo sappiamo ancora con certezza, Perce.
Forse erano un migliaio di loro.”
“Qual’è la posizione ufficiale del Ministro?” chiese il
signor Weasley.
Charlie alzò spallucce. “Montgomery sta cercando di
rassicurare tutti dicendo che ce ne stiamo occupando noi, ma dubito che la
gente si fidi. E hanno anche ragione.”
“Avete dato del vostro meglio e vi state impegnando al
massimo, ora non è il momento di perdere la fiducia in voi stessi.” Li ammonì
paternamente Arthur.
“Hermione come sta?” chiese Bill.
“E’ ancora sotto shock. Ci sono mamma e Ginny con lei.”
“E noi cosa facciamo ora?” chiese Ron con voce dura.
“Quello che facciamo sempre.” Gli rispose stanco Charlie.
“Cerchiamo questi figli di puttana e gliela facciamo pagare con gli interessi.”
Ci fu un lungo silenzio che nessuno osò interrompere.
***************
Welcome
to the jungle
Watch
it brings you to your knees
Welcome
to the jungle
If you
want you’re gonna bleed
But it’s
the price you’re gotta pay
Welcome
to the jungle, Guns N’Roses
***************
Quando aprì gli occhi, Hermione non comprese molto, né
riuscì a distinguere dove si trovava. L’unica cosa chiara fin da subito fu che
non era nella sua stanza. Ci mise poco a capire che era alla Tana, e ancora
meno a distinguere la sagoma di Ginny Weasley accanto al letto in cui stava
sdraiata. Ginny notò il suo movimento e, vedendola sveglia, balzò in piedi.
“Oddio, ti sei svegliata!” esclamò sorridendo, poi si voltò
per un secondo verso la porta. “Mamma!!”
Hermione cercò di mettersi seduta, e lei le diede una mano.
“Come ti senti, Hermione?” le chiese agitata, poi l’abbracciò forte, con le
lacrime agli occhi. “Eravamo così in pena!”
Hermione non capì perché la sua amica fosse così sconvolta,
ma le accarezzò ugualmente la testa. “Sto bene, Ginny…”
In quel momento arrivarono di corsa Harry e Ron, che
vedendola sveglia le fecero un gran sorriso.
“Finalmente in piedi!” le disse Harry.
“Come stai?” fece Ron, un po’ meno solare.
“Ho un gran mal di testa, ma a parte quello…credo che sia
tutto a posto.” Rispose un po’ esitante Hermione.
Molly Weasley entrò nella stanza correndo, si lanciò sul
letto di Hermione e l’abbracciò forte, commossa. “Bambina mia, che spavento che
ci hai fatto prendere!” le mormorò tra i capelli, mentre sulla soglia della
porta comparivano anche il signor Weasley e Percy.
Quando finalmente Hermione si fu staccata dalla signora
Weasley, si guardò un po’ in giro, confusa. “Ma cosa mi è successo? Sono stata
ferita, forse?”
“Non ti ricordi niente degli ultimi giorni?” le chiese un
po’ stupito Harry. Lei lo guardò con uno sguardo interrogativo.
Fu Ginny a risponderle. “Sei rimasta per tre giorni a letto
con la febbre alta, non sapevamo più cosa fare. Non hai mai ripreso
conoscenza.”
Hermione la guardò, incredula. “Tre giorni?”
La signora Weasley le appoggiò il palmo della mano sulla
fronte. “Grazie al cielo la febbre è scesa.” Disse, molto più sollevata.
Hermione prese a fissare accigliata un punto sul suo letto.
“Stavamo correndo…ricordo…si, i mangiamorte…a Londra…” a questo punto sbiancò
paurosamente e sollevò gli occhi, terrorizzata. “…oh no…” mormorò, scuotendo la
testa. “…mamma…papà…non può essere vero…”
Ginny si voltò dall’altra parte, per non mostrarle le
lacrime che già le bagnavano le guance.
Hermione guardò Harry e Ron. “E’ stato solo un incubo,
vero?…loro…loro stanno bene, vero?”
Harry abbassò lo sguardo, Ron cercò di non incontrare i suoi
occhi. Hermione si sentì morire dal dolore, e a malapena percepì le lacrime che
le scorrevano calde sulle guance.
“…per favore…ditemi che non è vero…” si lamentò con voce
strozzata dal pianto, poi si coprì gli occhi con le mani e prese a singhiozzare
atrocemente. La signora Weasley la prese tra le braccia e la strinse
maternamente a sé. “…è tutta colpa mia…” gemette Hermione, senza fiato per le
lacrime.
“Oh no, tesoro, non pensarlo nemmeno.” Le rispose mamma
Weasley, accarezzandole i capelli, anche lei in lacrime. Hermione pianse in un
modo straziante, e quando anche Ginny si chinò ad abbracciarla, Molly strinse a
sé entrambe le ragazze.
Ron serrò forte i pugni, e col viso tiratissimo uscì dalla
stanza, seguito da un Harry altrettanto teso. Il signor Weasley si chiuse la
porta alle spalle e si rivolse al figlio maggiore.
“Percy, vai a preparare un po’ di pozione per il sonno, le
farà bene dormire un po’.” Percy annuì e scese in cucina, mentre suo padre
raggiunse la stanza di Harry e Ron; li trovò che si stavano sistemando le armi
nei cinturoni. “Che state facendo?” chiese piano, anche se aveva già capito
perfettamente.
“Andiamo a prendere i bastardi che hanno fatto questo.”
Rispose secco Ron, mentre controllava il caricatore della sua pistola.
“Voi due soli?”
“Si.” Fece duro Harry, allacciandosi il cinturone.
“Ah.” Il signor Weasley si era aspettato una reazione simile
già giorni prima, e sapeva che l’unico modo per affrontare la cosa era quello
di mantenere i nervi saldi e la calma. “Capisco, certo.”
“Quei figli di puttana pagheranno amaramente per averla
fatta piangere.” Confermò Ron, e suo padre per un attimo ebbe quasi paura della
furia omicida che gli lesse negli occhi.
“Posso chiedervi se vi rendete conto di quanto siete
egoisti?” domandò calmo Arthur.
Tutti e due lo guardarono. “Come?” chiese inferocito Harry.
“Volete uccidere gli assassini dei genitori di Hermione,
cercate vendetta, e avete anche ragione.” Continuò il signor Weasley, con voce
ferma e determinata. “Ma se ve ne andate ora la lascerete sola, e questo è
sbagliatissimo.”
“Ci sono mamma e Ginny con lei.”
“No, Ron,Hermione
vuole voi. Siete i suoi migliori amici, il suo punto di riferimento. E’ a voi
che ha guardato appena sveglia, ed è sicuro che avrà bisogno soprattutto di voi
due in questi giorni.”
“Lo vogliamo fare per lei.” Puntualizzò Harry.
“No, lo volete fare per voi stessi, per sfogare la rabbia
che state provando nel vedere la vostra amica più cara soffrire in quel modo.”
Ribadì più duramente il signor Weasley. “In questo momento dovete essere capaci
di soffocare i vostri sentimenti di odio e vendetta per stare vicino a
Hermione. Dobbiamo aiutarla a superare in fretta questo momento così difficile,
poi quando si sarà ripresa, penserete a prendere quei maledetti assassini.”
I due ragazzi rimasero per un attimo fermi, in totale
silenzio; poi si slacciarono i cinturoni, li buttarono sui letti e uscirono
dalla stanza, lasciando il signor Weasley a tirare un sospiro di sollievo. Dio
solo poteva immaginare cosa avrebbero combinato Harry e Ron se avessero perso
del tutto il controllo.
***************
So
are you turning around your mind?
Do you
think the sun won’t shine this time?
Are you
breathing only half of the air?
Are you
giving only half of the chance?
Don’t
you wanna shake because you loved
Because
you cared
Cause
you got hurt
Because
you lived
Heaven
out of Hell, Elisa
***************
Hermione vide entrare Ginny con il pranzo e un gran sorriso.
“Ecco qua.” Fece dolcemente, appoggiandolo sul letto in cui lei stava,
rannicchiata nella sua camicia da notte, con le ginocchia contro il petto.
“Buon appetito.”
Hermione scosse la testa. “Scusami Ginny, ma non mi va.”
Ginny esitò. “Hermione, devi mangiare.” Le disse
preoccupata. “Ti prego.”
“Per favore.” Le rispose semplicemente lei, voltandosi
dall’altra parte.
Ginny, rassegnata, mise via il vassoio col cibo. “Che cosa
posso fare per aiutarti?” sussurrò.
Hermione non si voltò. “Vorrei ancora quella pozione per
dormire.”
“Ma…te l’ho già data stanotte, non puoi prenderne ancora,
mamma dice che dopo un po’ diventa come la droga…”
Hermione si girò a guardarla, e non aveva un’espressione molto
amichevole. “Ne ho bisogno assolutamente. Volevi aiutarmi, no? E allora
aiutami.”
Ginny s’intimidì. Normalmente avrebbe cercato di far
ragionare la sua amica, ma non se la sentiva proprio di iniziare una
discussione con lei in quello stato. “Ascolta, io lo farei più che volentieri,
ma così no. Non voglio che ti faccia del male da sola.”
“Si può?” nella stanza fecero capolino Harry e Ron,
sorridenti.
“E voi che ci fate qui a quest’ora?” chiese Ginny, stupita
ma anche contenta di vederli a casa così presto. Harry le diede un bacio sulla
guancia e si sedette su una sedia accanto a lei, mentre Ron prese posto sul
letto di Hermione.
“Abbiamo pensato di venire a mangiare a casa, invece di
strangolarci il solito panino alla mensa.” Le rispose Ron. "Mamma ?"
"E’ da Fred e George, voleva assicurarsi che stessero
bene.” I gemelli Weasley gestivano il loro amato negozio di scherzi in un
paesino vicino Dublino. “Papà e Percy sono al lavoro, naturalmente.” Spiegò
Ginny.
“Mmh, che buon odorino…” Harry sollevòil coperchio dal
piatto sul comodino. “Questo sì che ha un’aria appetitosa. Cos’è?”
“Giù le zampe, è il pranzo di Hermione.”Ginny gli diede un
piccolo schiaffetto sulla mano.
“Perché non lo prepari anche per noi? Così mangiamo tutti
insieme qua.” Esclamò Harry.
“Veramente…” rispose titubante Ginny. “…lei non ha fame.”
Harry si voltò verso la sua amica, un po’ più serio. “Forse
vuole qualcosa di diverso…magari è questo che non le va.”
Hermione appoggiò la testa sulla spalla, strofinandosi gli
occhi gonfi. Ron la stava osservando. “Hai l’aria stanca.” Le disse dolcemente.
“Perché non ti fai una dormita?”
“No, non voglio!!” strillò lei. Nessuno si mosse. “Io non
voglio chiudere gli occhi, capito?! Non voglio e non posso!!” e così dicendo,
scese dal letto. “Lasciatemi in pace, voi non volete aiutarmi, andatevene
via!!”
“Come puoi dire una cosa del genere?” fece Ginny, alzandosi
in piedi anche lei ma cercando di mantenere la calma.
“Davvero?! E allora perché non mi hai dato un altro po’ di
quella fottutissima pozione per dormire, eh??”
“Perché ne hai presa fin troppa, e potrebbe farti male!”
“Ma non lo capisci che mi fa più male non averla?!” gridò
esasperata Hermione.
Harry cercò di calmarla; si alzò in piedi e le mise le mani
sulle spalle. “Ascoltami un momento, ti prego. Tesoro, hai ragione a essere
sconvolta, e hai ragione ad aver voglia di rompere il culo al mondo intero, ma
noi vogliamo solo cercare di aiutarti. Quella pozione può crearti dei seri
problemi se ne fai un uso esagerato…”
Hermione lo interruppe, divincolandosi e spingendolo via.
“Ma che cosa ne sai tu di cosa mi fa più male?!?” gridò disperata, mentre le
prime lacrime cominciavano a farsi vedere. “Non sei tu a vedere quello che vedo
io, ogni dannata volta che chiudo gli occhi!! Io li rivedo là a terra, tutti e
due, in quello stato tremendo, e so che non posso fare niente per aiutarli!!”
la voce le si bloccò in gola e lei scivolò sulle ginocchia, scoppiando a
piangere. “Io non ho fatto niente, maledizione…”
In ginocchio a terra, Hermione rimase a piangere tra
strazianti singulti, col viso nascosto tra le mani. Qualche istante dopo si
sentì avviluppare da due braccia forti, e all’improvviso si sentì come non si
sentiva da molto tempo: al sicuro. Aveva riconosciuto quelle braccia: Ron,
inconfondibilmente lui. La teneva stretta a sé, le stava accarezzando i capelli
e di tanto in tanto le baciava una tempia. Hermione nascose la faccia nel suo
petto, e si avvinghiò a lui con tutte le sue forze; Ron la strinse ancora di
più, mozzandole quasi il fiato, ma a lei non poteva che piacere quel calore che
le stava trasmettendo; la faceva sentire meno sola. Quando si fu calmata un
po’, Ron le diede un bacio sulla testa e prese a parlarle piano.
“Stammi a sentire, dolcezza.” Il suo tono di voce era calmo
e profondo, perfino rasserenante. “Hai perfettamente ragione ad avercela col
mondo intero, ed è giusto che tu te la prenda anche con noi, perché è vero: non
ti possiamo capire. Non quanto vorremmo.” Ron le mormorò piano, accarezzandole
ancora i capelli. “Ma nessuno di noi riesce a stare a guardare senza provare a
dare una mano, per quanto goffa possa essere. Questi incubi orrendi, purtroppo
dovevamo aspettarceli. Non ti dirò una bugia, potresti averli per molto, molto
tempo ancora. E non potrai sempre risolvere il problema con una pozione, lo sai
questo, vero?” lei emise un impercettibile gemito, e lui le baciò una tempia.
“Lo so che ora ti sembra disumano, ma l’unica soluzione è imparare a convivere
coi tuoi incubi, e anche se all’inizio ti sembrerà impossibile, poco alla volta
ce la farai. Ce la farai, baby, perché sei speciale, e noi tutti abbiamo una
grandissima fiducia in te.”
Hermione inclinò leggermente il viso, che teneva nascosto
nel suo collo, per farsi sentire. “…io non…non voglio vedere…ho paura…” cercò
di dire, tra i singulti.
Harry s’inginocchiò accanto a loro, accarezzandole la
schiena. “Devi abituarti a capire che quello che vedi è passato e non
ritornerà. I tuoi genitori non soffriranno più, dovunque siano ora hanno smesso
di soffrire.” Le sussurrò molto dolcemente. “E per scacciare quelle immagini,
usa i tuoi ricordi. Quelli belli, quelli allegri, come se volessi creare un
Patronus.”
“E’ vero, i ricordi sono la tua arma migliore.” Aggiunse
Ginny. “Ogni volta che vorrai o che ne avrai bisogno, loro saranno sempre a tua
disposizione.”
Ron avvertì che Hermione si stava rilassando un po’ fra le
sue braccia. “Adesso chiudi gli occhi e cerca di riposare. Io non me ne vado,
resto con te. Ci penso io a svegliarti se mi accorgo che stai facendo un incubo.
Quando ti sveglierai io sarò qui vicino a te, va bene?”
Lei annuì nel suo collo. “Penso io a dirlo a Homer.” Disse
Harry al suo amico, poi lui e Ginny uscirono dalla stanza molto preoccupati e
giù di morale.
Ron prese in braccio Hermione, si alzò e la stese sul suo
letto, rimboccandole le coperte. Poi si prese una sedia, si sedette accanto al
letto e le prese la mano. Lei lo guardò negli occhi il più a lungo che potè.
“Grazie.” Gli sussurrò con un filo di voce.
Lui si portò la sua mano alla bocca e la baciò. “Andrà bene,
baby. Ce la farai.”
Hermione piano piano chiuse gli occhi, e scivolò in un sonno
senza sogni.
***************
I
get frightened in all this darkness
I get
nightmaresI hate to sleep alone
I need
some company a guardian angel
To keep
me warm when the cold winds blow
Take me home tonight, Eddie Money.
***************
Sirius trovò Harry in palestra, che prendeva a calci e pugni
il sacco; lo faceva con rabbia, era inzuppato di sudore, e il sacco stava già
dando I primi segni di cedimento. Harry diede un ultimo e più vigoroso colpo al
sacco e poi si voltò per prendere da terra l’asciugamani, ma vide che glielo
stava porgendo Sirius.
“Sei piuttosto nero oggi, o sbaglio?”
“Già.” Harry si asciugò la faccia con un rapido gesto.
“E Ron?”
“E’ rimasto alla Tana con Hermione. Lei ne aveva bisogno.”
“Come sta?”
“E’ ancora molto scossa.” Fece Harry, triste. “Ha gli incubi, e si rifiuta di mangiare.”
Sirius annuì. “Certo, immagino. Era del tutto prevedibile,
con quello che ha visto.”
Harry si mise l’asciugamani attorno al collo e si sedette su
una panca, abbandonandosi di spalle contro il muro. “Sai, sto cominciando a
rompermi le palle sul serio.”
“Di che cosa?”
“Di aspettare.” La voce di Harry era glaciale. “Se vuole uno
scontro con me, va più che bene. Ma la smetta di rompere i coglioni agli
innocenti, e si faccia direttamente vivo, cazzo.”
Sirius comprese quella rabbia, e si sedette accanto a lui.
“Harry, non è colpa tua.” Gli disse piano. “Tu sei qui ad aspettarlo, non ti
tiri mai inidetro. Ma più di questo non puoi fare.”
Harry fece un sorriso amaro. “Già. Il mio compito è veder
morire la gente.”
“Il tuo compito è cercare di impedire che degli innocenti
vengano uccisi. E tenerti pronto per lo sconro finale.” Il tono di Sirius era
calmo e paterno. “Non perdere la fiducia in te stesso, Harry, non puoi
permettertelo e non sarebbe giusto nei tuoi riguardi. Ti capisco perfettamente,
veder piangere Hermione fa male, e immagino cosa provi. Ma sappiamo per certo
che, purtroppo, anche se fossimo arrivati prima, non avremmo potuto fare
niente.” E così dicendo, gli passò un braccio attorno alle spalle.
“Disgraziatamente, certe cose non possono essere evitate.”
Harry tirò un grosso sospiro. “Quando sarà il momento, giuro
sulla mia stessa vita che la pagherà con gli interessi. Per tutti quelli che ha
dovuto coinvolgere.”
“Verrà quel momento, Harry.” Gli disse piano Sirius.
“Verrà.”
***************
Ron rientrò in casa a notte fonda nel massimo silenzio,
tutto bagnato per il diluvio che si stava abbattendo fuori; aveva in mano una
bottiglia mezza piena di whisky, alla quale si attaccò, appena dentro, per un
grosso sorso. Prima di salire al piano di sopra, però, la sua attenzione fu
richiamata dalla figura in camicia da notte che stava rannicchiata per terra,
accanto a un balcone.
“Non dovresti stare in piedi.” Le mormorò lui piano,
sedendosi a terra di fronte a lei.
“E tu non dovresti rientrare a casa a quest’ora.” Gli
rispose calma Hermione, senza smettere di fissare la pioggia fuori, con la
testa contro il vetro della finestra.
Ron mise giù la bottiglia. “Non riesci a dormire?”
“No.”
“Vuoi che ti accompagni di sopra?”
Lei sospirò. “No.”
“Non credo che passare la notte qui ti farebbe bene.”
Lei lo ignorò, poi vide la bottiglia di whisky e la prese in
mano, osservandola con curiosità. “E tu reggi questa roba?” lui annuì. “Fossi
in te, la farei sparire prima di domani mattina.”
“Si.” Prima che lui potesse impedirglielo, lei si portò la
bottiglia alla bocca e buttò giù un gran sorso di whisky, poi la mise giù e
chiuse forte gli occhi. “Ma che cosa fai?”
“Quello che fai tu sempre.” Gli rispose Hermione, bevendo un
altro sorso piuttosto consistente di alcool. Mentre ancora era attaccata alla
bottiglia, Ron gliela strappò di mano.
“Smettila, non è roba per te questa.” Fece, brusco.
“E perché tu si e io no? Cos’è, sei regredito ai tempi
dell’asilo, i maschietti si e le femminucce no?” lo provocò lei.
Lui sospirò, cercando di restare paziente. “Io reggo
l’alcool, tu non hai mai bevuto in vita tua. Rischi di ubriacarti al primo
bicchiere.”
“Tanto meglio così.” Hermione riprese a guardare fuori dalla
finestra.
Ron rimase per un momento in silenzio. “Ascolta, non ti sei
ancora perfettamente ripresa. Dovresti essere a letto in questo momento. Ti ci
accompagno, se vuoi.”
Lei lo ignorò completamente, sembrando piuttosto interessata
allo spettacolo al di fuori del balcone: guardò fuori accigliata per un
momento, poi scoppiò a ridere.
“…perché ridi?”
“C’è uno gnomo là fuori.” Disse lei tra le risate.
“E che c’è di tanto divertente?”
“Ha la faccia di Percy.” Continuò sempre più divertita lei..
“Ho capito.”
“Cosa?”
“Che sei ubriaca.”
Lei rise. “Tu dici? Nah…sono solo un po’ allegra, che c’è di
male?” disse, con un sorriso idiota stampato sulla faccia. “Dici sempre che
sono musona, e ora che rido non va bene? Sei proprio un ipocrita, amico mio.”
“Ok, ok. Ridi quanto ti pare, io vado a farti un paio di
caffè. Prima che mamma ti trovi in queste condizioni e mi cacci di casa a
calci.” Lui fece per alzarsi, ma lei lo trattenne.
“Dove credi di andare, bellezza?”
“Visto che hai avuto la brillante idea di scolarti mezza
bottiglia di whisky in due dannati secondi, almeno uno di noi dovrà usare il
cervello finchè funziona ancora, no?” le rispose pazientemente lui, come se si
stesse rivolgendo a una bambina piccola.
Hermione gattonò seduttivamente fino a sedersi sulle
ginocchia di Ron. “Quanto sei sexy tutto bagnato…” gli sussurrò con voce calda.
Ron la fissò con tutte e due le sopracciglia inarcate.
Lei gli cinse il collo con le braccia, provvedendo ad
annullare la distanza tra i loro due corpi. “…tu…mi trovi un po’ bella?…”
Istintivamente lui le portò le mani sui fianchi. “Buon Dio,
Hermione, tu sei molto più che bella.”
Lei gli sorrise e chinò le labbra sulle sue. Dopo un momento
iniziale di sorpresa, Ron le mise le mani sulle spalle e la spinse dolcemente
indietro. “Hermione, no.”
Lei lo fissò con un’espressione offesa. “Perché?”
“Sei ubriaca e sconvolta.” Le mormorò lui, cercando di
mantenere il controllo. “Non posso approfittare di te.”
Hermione gli prese la nuca con la mano e lo baciò di nuovo.
“Sto benissimo.”
Ron fece appello a tutto il suo autocontrollo per resistere.
“Tesoro, domani potresti pentirtene.”
Ma lei non lo ascoltò oltre, e cominciò a baciargli il collo
e la gola, mentre con le dita sottili gli sbottonava la camicia e ci infilava
dentro le mani, accarezzandolo in modo stimolante. Ron chiuse gli occhi,
respirando profondamente. Per un momento anche lui si abbandonò al desiderio, e
nascose il viso nel collo di lei mentre con le mani le accarezzava la pelle
nuda della schiena da sotto alla camicia da notte.
Che cazzo stai combinando?! Stai approfittando di
lei!!
Con uno sforzo estremo di
buona volontà, lui la respinse. “No, non posso.” Le disse, scuotendo la testa.
“Tu sei confusa, lo stai facendo perché sei ubriaca, non possiamo.”
Hermione lo guardò negli occhi con uno sguardo implorante.
“Fai l’amore con me, Ron. Ti prego.”
Quelle poche parole appena sussurrate furono una bomba
nucleare per le difese di Ron. Forse lei non aveva idea di quanto lui
desiderasse strapparle la canotta di dosso e fare l’amore con lei tutta la
notte, ma non avrebbe sopportato di sentirsi dire la mattina dopo che era stato
un errore. Ma ora non riusciva più a ragionare né a connettere. Erano mesi che
sognava di sentirglielo chiedere così, con quella voce soffice e quei
bellissimi occhi imploranti; e ora che il suo sogno si era realizzato, non lo
spaventava più nemmeno l’idea di sentirsi definire un errore. Perciò non glielo
lasciò chiedere una seconda volta: la prese per le spalle, la attirò a sé e la
baciò come aveva sempre fatto, lasciandola senza fiato. Si guardarono per un
attimo negli occhi, ansimando, poi ripresero a baciarsi, mentre lui la spingeva
dolcemente fino a stendersi a terra, sbottonandole la camicia da notte e
facendola scivolare via sul pavimento.
***************
Girl,
I gotta say we’re partners in this crime
You got
that certain something
What you
give to me takes my breath away
Is the
devil in your kiss
If our
love goes up in flames
It’s a
fire I can’t resist
Cryin’,
Aerosmith
************************
Scusate il ritardo…tremendamente impegnata e col pc in panne
fino a due giorni fa! Benedetti computer…
Comunque, ecco qui come stanno procedendo le cose…ma non sta
a me rivelare cosa succederà in futuro, né dare anticipazioni…anche se poi mi
trovo la casella di posta elettronica intasata di domande! Yup, mi piace tanto
rispondervi, ragazzi!
Un grazie speciale a Sara Lee per l’ispirazione di alcune
scene di questo capitolo…
Restate sintonizzati per il capitolo 6: “Ghiaccio e
fuoco”.Il titolo vi dice qualcosa?
Hermione aprì gli occhi e la prima cosa che la destò fu un
gran mal di testa e un moderato mal di schiena. Si rese conto che non era
nemmeno l’alba, che era sdraiata a terra nuda sul pavimento della camera da
pranzo della Tana, coperta con un plaid. E rendendosi conto che il braccio che
aveva attorno alla vita era di Ron, che dormiva abbracciato a lei, si ricordò
di tutto: della sua sbornia, e…della notte con lui. Senza fare movimenti
bruschi, si mise seduta coprendosi dal seno in giù col plaid, e tenendosi la
testa tra le mani.
Che cosa ho fatto?
In quel momento avvertì che
una mano le stava accarezzando le spalle, e vide che anche Ron si era messo
seduto. “Tutto bene?” le chiese piano lui.
Lei chiuse gli occhi. “Ron,
io…” tentò di guardarlo in faccia. “…io non credo che…non penso…oddio…”
Vedendola così nervosa, Ron
cercò di venirle incontro. Si aspettava questa reazione. “Ehi” le disse
dolcemente, voltandole il viso verso di lui. “E’ tutto a posto, amore,
tranquilla.”
“E’ che io non…non pensavo
di…” singultò lei. “Merda, non ci capisco più niente! Non doveva succedere
quello che è successo stanotte, io non volevo farti soffrire, non so come…”
fece esasperata Hermione.
Ron l’abbracciò e la tenne
stretta a sé. “E’ tutto ok. Avevi bisogno…di un contatto fisico, diciamo. Sta’
tranquilla, non è successo niente, va bene?” le disse dolcemente, baciandole
una tempia.
Lei annuì contro il suo
petto. “Si.” Seguì una pausa di silenzio, poi lei si staccò da lui e
nervosamente s’infilò le mutande e la camicia da notte. “Perdonami.” Gli
sussurrò un’ultima volta, poi corse via.
Ron rimase a guardarla
mentre saliva le scale di corsa a piedi nudi, poi chiuse gli occhi e rimase a
pensare. Le aveva mentito di nuovo. Non era affatto tutto a posto, e
sicuramente era una balla che la notte prima non aveva avuto un significato.
Avevano fatto l’amore con passione ancora maggiore della prima volta, ci
avevano messo l’anima tutti e due. E non era un sogno, Hermione l’aveva fatto
con amore, era riuscito a capirlo dai loro baci, dal modo frenetico di cercarsi
l’un l’altra, e dal modo in cui i loro cuori battevano in sincronia mentre
stavano stretti…no, non era stato un errore. Anche lei lo sapeva bene, ma era
troppo confusa e spaventata per ammetterlo. Ron avrebbe voluto stringerla a sé
e spiegarle quanto sarebbero stati felici insieme se avessero messo da parte le
loro paure, ma si rese conto che non era il momento giusto: lei stava ancora
lottando per uscire dal trauma dei suoi genitori, e lui sapeva di doverle stare
vicino come amico, prima ancora che come innamorato. Ma si trattava solo di
aspettare un po’, presto sarebbe tornato alla carica: Hermione era sua come lui
era suo, si appartenevano l’un l’altra, e presto si sarebbero trovati di nuovo
insieme. Presto.
***************
You’re
far away, baby
From me,
my love
And just
as sure my baby
As the
stars are above
I wanna
say
Someday
we’ll be together
Someday,
some sweet day
We’ll be
together
Someday we’ll be together, Diana
Ross
***************
3
mesi più tardi…
In palestra Hermione si
stava letteralmente scatenando contro il sacco che Ike le reggeva: calci,
pugni, sberle, tutti colpi messi a segno con grande forza e precisione. Harry,
Ron e Charlie si erano fermati un attimo a guardarla; Harry stava saltando la
corda, Ron faceva sollevamento pesi e Charlie si esercitava con gli addominali.
Ron non era concentrato su di sé, stava guardando Hermione muoversi con
agilità, rapidità e potenza, ma quello che lo preoccupava era il suo sguardo:
rabbia pura.
“Accidenti, è migliorata molto in questi ultimi mesi.”
Osservò Charlie, tra un addominale e l’altro.
Ron scosse la testa, continuando coi pesi. “Si è inferocita,
è incazzata nera.”
“Sta di fatto che sta raggiungendo livelli elevatissimi.”
Replicò Charlie. “E in battaglia sarà certamente un elemento molto prezioso.” E
così dicendo smise i suoi esercizi e si alzò in piedi. “Dobbiamo essere tutti
più feroci, quando abbiamo a che fare con quei bastardi. Non meritano pietà.”
Ron mise giù i pesi e si sedette a terra, mentre Harry si
prendeva il suo asciugamani e gli tirava al volo il suo. “Forse sarebbe più
prudente non mandarla in missione per un po’.”
Charlie raccolse il suo asciugamani. “Vuoi trattenerla? No,
dammi retta, Harry, non penso che sia una buona idea. E’ meglio che si sfoghi,
e poi noi siamo una squadra, non sarà mai da sola. Non ti devi preoccupare.” E
fatto un sorriso d’incoraggiamento a entrambi, il giovane rosso abbandonò la
palestra.
Hermione sferrò un ultimo potente calcio al sacco, poi si
fermò a prendere fiato con le mani sui fianchi, ringraziando con un cenno della
testa Ike, che la salutò e uscì dalla palestra.
“Quel sacco t’ha fatto arrabbiare sul serio, eh?” le disse
con un sorrisetto Harry, passandole il suo asciugamani.
Hermione lo prese e si sedette per terra, appoggiandosi di
spalle al muro e asciugandosi il viso. “Che ore sono?” chiese, mentre
riprendeva fiato.
Ron gettò un occhio all’orologio sulla parete. “Mezzogiorno,
a quanto sembra.”
“Torniamo a casa a mangiare?” propose Harry.
Lei annuì. “Ok, una pausa ci vuole.”
“Sono d’accordo, e poi non abbiamo lezione fino alle
quattro.” Annuì Ron, alzandosi.
“Che abbiamo alle quattro?”
“Liam. Bastoni oggi, mi sembra.”
Hermione si rimise in piedi. “Si, oggi è bastoni.”
In quel momento dalla porta aperta entrò Bill, bianco come
un cencio e con la bacchetta stretta tra le mani. “Abbiamo localizzato
Lestrange e un gruppo piuttosto grosso di mangiamorte a Nord dell’Alaska!”
***************
Il gruppo di War Mage inviato in Alaska era piuttosto
numeroso, e molto bene armato. Oltre a un centinaio di soldati erano presenti
Sirius, Remus, Bernie, Liam, Charlie, Bill, Natan, Ike, Harry, Ron e Hermione.
Erano arrivati in pochi minuti nel punto in cui avevano localizzato i
mangiamorte, ma attorno a loro c’era solo neve e un gelido silenzio.
L’atmosfera era tesissima, tutti erano in ascolto con le orecchie tese a
sentire qualsiasi rumore, e le bacchette erano tenute molto saldamente in mano.
“Ma dove diavolo sono?!” sibilò a denti stretti un Ike
particolarmente nervoso.
“E’ possibile che ci abbiano dato informazioni sbagliate?”
mormorò Bernie, guardandosi attorno.
“No, io dico che sono qui.” Fece teso Harry. “E sto
cominciando a pensare che sia tutta una trappola.”
“Anch’io.” Rispose piano Liam, serrando la mascella.
All’improvviso presero a cadere da tutte le parti alberi
colmi di neve tra i rami, sparpagliando gli auror e creando una confusione
incredibile. Nello stesso momento, dal suolo nevoso si sollevarono un centinaio
di incappucciati che iniziarono subito l’attacco a suon di magia e armi
babbane. Non tutti gli auror si ripresero subito dall’attacco sorpresa e molti
agenti rimasero uccisi, ma i migliori furono in grado di opporsi a loro volta,
senza fare prigionieri. Sirius e Lestrange si diedero a un furioso corpo a
corpo; Harry rimase ferito a un braccio; Bill aveva la testa sanguinante; Liam
inchiodò contro la roccia tre teste incappucciate; Ron si alternava rapidamente
tra bacchetta e pistola; Hermione uccise cinque mangiamorte con un colpo di
bacchetta.
La battaglia infuriava sotto gli occhi di Corinne e Spencer,
in piedi su un picco di roccia al di sopra del campo di battaglia.
“Non sono poi così stupidi, hanno già superato la fase della
sorpresa.” Osservò Spencer con un mezzo sorrisetto beffardo.
“Te l’avevo detto.” Rispose secca Corinne, tenendo gli occhi
fissi su Ron.
“E’ lei l’amica di Potter?” fece lui, accennando con la
testa a Hermione, impegnata a eliminare due incappucciati.
“Si.” La ragazza di cui è innamorato Ron.
La bocca di Spencer si curvò
in un sorriso malizioso e crudele. “Niente male, gran bel corpo.”
“E’ solo una mocciosa convinta di essere chissàchi.”
Ribbattè sprezzante lei.
E’ comunque un peccato doverla fare fuori. E il ragazzo,
l’altro amico, chi è?”
Corinne esitò. “Non riesco a vederli in faccia, non posso
dirlo da qui.”
“Non importa, per il momento basterà la ragazza.” E così
dicendo, fra le sue mani si materializzò una piccola sfera rosso fuoco che, una
volta ingrandita, si lanciò a razzo verso il campo di battaglia.
Hermione trafisse un mangiamorte con la spada, poi sentì uno
strano fischio arrivare e avvicinarsi sempre di più; si voltò di scatto, ma non
fece in tempo ad inquadrare la velocissima sfera, che la centrò in pieno
stomaco. Lei sentì un forte dolore e gridò d’istinto, ma la sfera invece di
trapassarle il corpo la spinse con violenza in direzione del dirupo. Il suo
grido richiamò subito l’attenzione di Harry e Ron, che erano lì a pochi passi.
Ron diede un calcio al mangiamorte con cui stava lottando e si lanciò a tutta
velocità verso lo strapiombo dove lei stava precipitando; fu abbastanza veloce
da gettarsi a terra e riuscire ad afferrarle la mano, ma la sferetta spinse
Hermione con una violenza tale da farli precipitare entrambi nel precipizio.
L’ultima cosa che Ron sentì fu la voce disperata di Harry
che gridava i loro nomi, e poi più niente.
***************
Ron socchiuse brevemente gli occhi; una sensazione di freddo
pungente, e il dolore alla testa e alla schiena gli fecero aprire gli occhi.
Dopo qualche secondo la vista smise di fargli flip flop e comprese di trovarsi
steso a terra nella neve; il dolore alla testa si fece un po’ meno acuto, ma il
freddo si intensificò: era piuttosto chiaro che fosse nel bel mezzo di una
tempesta di neve, visto che i fiocchi cadevano giù con una certa violenza. Con
uno sforzo si mise seduto e si guardò intorno, scrollandosi un po’ di neve di
dosso, poi un pensiero lo fece trasalire.
Hermione!!!
Subito Ron balzò in piedi,
ignorando il dolore alla tempia e il giramento di testa, e cercò freneticamente
intorno un segno di lei. Non ebbe bisogno di andare molto lontano per trovarla,
ma quello che vide gli fece gelare ancora di più il sangue nelle vene: Hermione
era praticamente sepolta dalla neve, e di lei si vedeva solo una mano sotto una
gran quantità di bianco. Lui le corse subito accanto e la prese fra le braccia,
ma inorridì nel sentire che era completamente congelata; aveva la faccia di un
bianco spettrale e le labbra erano blu.
“Hermione!!” provò a scuoterla, ma non ottenne il minimo
movimento. Terrorizzato, le cercò il battito nel polso sinistro. Era lento e
debolissimo, ma almeno c’era.
Dio, ti ringrazio.
Senza perdere altro tempo,
Ron la prese in braccio e si alzò in piedi, cercando con lo sguardo la
direzione da prendere, ma le cose sembravano davvero messe male. Il freddo si
faceva ogni secondo di più insidioso e pungente, la visibilità era ridotta al
minimo, e cosa ancora peggiore, Hermione respirava a malapena. E ovunque c’era
solo neve. Con un’espressione di disperazione dipinta sul volto, Ron cominciò a
vagare nella tempesta alla ricerca di un qualsiasi riparo per entrambi, ma
sembrava un’impresa impossibile, e lui stesso per un istante si fermò,
distrutto, dolorante e profondamente avvilito; improvvisamente la fortuna
sembrò schierarsi per una volta dalla loro parte: poco distante, nella neve,
c’era una specie di casolare disastrato e con molta probabilità abbandonato.
Ron vi si diresse il più velocemente possibile, e una volta sul posto provò ad
aprire la porta, ma non trovò una maniglia, così la buttò giù con due calci ben
assestati. Dentro c’era una sola stanza piuttosto grande, assai fredda, in cui
stavano un letto senza coperte, un camino vuoto, un tavolo rotto e una sedia
traballante. Senza esitare, Ron stese Hermione sul letto, poi si frugò il
cinturone alla ricerca della bacchetta, e tirò un sospiro di sollievo nel
trovarla. La estrasse e incantò il letto, creando cuscini e coperte, poi
risitemò la porta e creò un fuoco scoppiettante nel camino; quindi rivolse un
incantesimo contro i vestiti suoi e di Hermione perché si asciugassero. Sentiva
ancora un gran freddo, ma almeno la stanza cominciava a riscaldarsi un po’. Si
sedette accanto a Hermione, ma la sentì ancora congelata.
Merda!!
Per un attimo si sentì
sconfortato e si maledisse per non aver mai seguito i corsi sull’uso della
magia curativa, ma poi si fece subito coraggio e reagì alla paura. Le sfilò la
tuta e se la tolse anche lui, poi si infilò nel letto insieme a lei e la tenne
fra le sue braccia il più stretto possibile, strofinandole la schiena e
cercando di trasmetterle tutto il suo calore corporeo.
Ti prego…ti prego, apri
gli occhi…
Il panico cominciò a
coglierlo quando non la sentì reagire. La strinse a sé ancora di più. E se il
problema non fosse stato solo il freddo? E se cadendo avesse battuto la testa?
No, no, no!!!
“Hermione, svegliati, ti
prego!” le mormorò piano, mentre continuava a farle vigorosi massaggi. “Basta
dormire, ti devi svegliare!”
Diomio, no!! Io non posso perderla così!!
“Dai, svegliati…apri gli
occhi, per favore, aprili adesso…”
In quel momento Ron sentì un
piccolo gemito e avvertì qualcosa di freddo e sottile scivolargli lungo lo
stomaco e il petto fino alla nuca: era la mano di Hermione, che stava
socchiudendo gli occhi. Ron soppresse un grido di gioia. “Hermione, mi senti?
Riesci a sentirmi, baby?”
Lei riuscì ad aprire gli
occhi, e ci mise un attimo a mettere a fuoco il viso sorridente di lui. “…Ron…”
mormorò ancora debolmente.
Lui l’abbracciò forte. “Mio
Dio, sei viva…”
Lei sentì le costole
scricchiolarle nella sua stretta, ma non le dispiacque. Non le diede nemmeno
fastidio che fossero tutti e due seminudi in un letto chissàdove. Lo sentiva
tremare spaventato, cosa che non le era capitata mai di vedere in tanti anni.
Qualunque cosa fosse successa, certamente lei doveva essere stata in pericolo
davanti ai suoi occhi; poi ricordò la battaglia nella neve, la sfera rossa
fuoco spuntata dal nulla e la caduta nello strapiombo, e potè immaginare il
seguito.
“Va tutto bene…” gli
sussurrò all’orecchio, accarezzandogli la nuca e stringendolo di più a sé. “Va
tutto bene…”
“Credevo di averti persa.”
Le mormorò lui con una voce strozzata, col viso nei suoi capelli.
“Shh,” lei lo allontanò un
po’ e gli prese il viso tra le mani. “Sono qui con te, è tutto finito, stai
tranquillo.” Gli disse con un sorriso.
Lui scosse un attimo la
testa, poi senza esitare la baciò. Hermione non riuscì a rispondergli subito,
perché lui la stava letteralmente divorando; non era mai stata baciata in quel
modo così travolgente, le mancava perfino l’aria. Non riusciva quasi a
respirare, sentiva le sue mani ovunque su di lei, e i loro corpi erano
schiacciati l’uno contro l’altro. In quel bacio lui stava mettendo tutto se
stesso: il suo amore, la sua paura, il suo coraggio, la sua impulsività…e lei
gli rispose allo stesso modo, con la stessa passione. Si separarono dopo quella
che sembrò un’infinità, tutti e due ansimanti.
“Se te ne fossi andata senza
sapere la verità…” provò lui, ancora visibilmente teso.
Lei gli mise due dita sulle
labbra per non fargli dire altro, poi lo attirò a sé per la nuca e lo baciò con
la stessa intensità travolgente di un momento prima; lui le rispose
immediatamente, stringendola di nuovo fra le braccia.
Presto nessuno dei due ebbe
più freddo.
***************
Close your eyes
Just feel and realize
It is real and not a dream
I’m in you and you’re in me
It is time to breake the chains of life
If you follow you will see
What’s beyond reality
Beyond
the invisible, Enigma
***************
Il freddo pungente era
rimasto lo stesso anche la mattina successiva, ma almeno aveva smesso di
nevicare. Poteva perfino sembrare gradevole il paesaggio dalla finestrella
appannata del casolare abbandonato, ma non era quello che Ron stava guardando.
Stava sdraiato su un fianco, con la testa appoggiata al braccio sinistro,
mentre con la mano destra accarezzava il braccio sinistro di Hermione, che
dormiva profondamente, rannicchiata contro il suo petto. Guardarla mentre si
accoccolava nel sonno sotto di lui era lo spettacolo più bello a cui lui avesse
assistito, e non potè fare a meno di sorridere, orgoglioso, tra l’altro, di
come aveva superato in fretta la crisi di ipotermia. Altrochè se l’avevano
superata insieme. La mia ragazza, la donna più forte che c’è in
circolazione. Non passò molto tempo prima che lei si stiracchiasse e
aprisse gli occhi.
“Ehi.” Le sorrise lui.
“Ehi.” Gli rispose lei,
sorridendo a occhi chiusi. Se li stropicciò per bene e poi li aprì.
“Dormito bene?”
“Si.” Gli rispose lei,
prendendo a giocherellare coi suoi capelli. “E tu?”
Ron fece un sorrisetto
malizioso, godendosi fino in fondo la sensazione delle dita della sua ragazza
fra i capelli. “Anche il risveglio promette bene, direi.”
Lei gli sorrise, poi si mise
seduta. “Dovremmo parlare, Ron.”
Lui annuì e si mise a sua
volta seduto di spalle alla spalliera del letto; lei gli sedette fra le gambe,
rannicchiandosi contro il suo petto, mentre lui copriva entrambi con la
coperta. Per qualche interminabile minuto rimasero così, abbracciati l’uno
all’altra, soddisfatti della nuova e ben trovata intimità.
“Chi comincia?” chiese piano
Ron.
Hermione tirò un
sospiro.”Cercherò di farlo io.”
“Ok, baby. Ti ascolto.”
Avanti, devi dirgli
quello che provi!
“Ron, io…non so esattamente
come siamo arrivati a questo punto. Voglio dire, dai tempi della scuola tu sei
sempre stato il mio migliore amico, ma poi…col tempo, io…beh, non lo capivo
all’inizio, ma ho cominciato a sentirmi attratta da te. Lo capivo da come mi
sentivo quando te ne andavi in giro con le altre ragazze, soprattutto
all’inizio dell’addestramento.” Gli disse a bassa voce, arrossendo un po’. “In
un primo momento credevo fosse solo attrazione fisica, ma poi, dopo…quando
siamo stati insieme per la prima volta, ho capito che non era solo una cotta.
Per questo il solo pensiero di te con delle altre donne mi ha fatto ribbollire
il sangue. Perché vedi…” e così dicendo si mise seduta, per poterlo guardare
negli occhi. “Lo so che sei un burbero, che sei impetuoso e impulsivo, e che a
volte non sai proprio trattenerti. Però a me piaci esattamente così come sei.”
Poi si fece coraggio e lo guardò negli occhi. “Ti amo per quello che sei.”
Lui le sorrise, poi la
baciò. Fu un bacio più dolce e più breve del solito, ma ugualmente carico di
sentimento.
“Ron,” riprese seria
Hermione. “Io non ce la faccio più a soffrire ancora, non voglio…”
Lui le accarezzò una guancià
e lasciò che si accoccolasse di nuovo tra le sue braccia. “Mi dispiace
tantissimo di averti fatto del male in passato, credimi, sono passati quei
tempi.” Ron tirò un sospiro, deciso a dirle tutta la verità. “E’ già molto
tempo che mi sono reso conto di essere innamorato di te, ma…non so spiegarlo
bene, credo di aver avuto paura. Lo sai, è molto più semplice lasciarsi andare
a una notte di sesso senza futuro che non imbarcarti in una relazione seria.”
“E’ anche più vuoto.”
Sussurrò lei contro il suo petto.
Lui annuì. “Lo so. Me l’hai
insegnato tu. Non potrei mai tornare a essere quel genere di persona, non ora
che so cosa significa stare con te.”
Hermione prese ad
accarezzargli dolcemente il braccio che le teneva attorno alle spalle. “Di cosa
avevi paura?”
“Di rovinare tutto, la
nostra amicizia, il nostro amore prima ancora che nascesse…non volevo far del
male a te, e non volevo soffrire io.”
Lei annuì, comprendendolo.
“Hai ancora paura?”
“No. Ora so di amarti tanto
che fa perfino male, non potrei sopportare il pensiero di perderti ancora.” Ron
le sollevò il mento con un dito e fece in modo che i loro sguardi
s’incrociassero. “Ti amo, e voglio stare insieme a te.”
Anche lei sorrise, e gli
circondò la nuca con le braccia. “Ma tu riesci a immaginarteli due come noi
insieme per davvero?”
“Ah, certo.” Le rispose lui,
con un sorrisetto furbo e alquanto divertito. “Litigate continue e tanto, tanto
sesso.”
Lei gli diede uno
scappellotto dietro la nuca, ma tutti e due scoppiarono a ridere.
“Lo sai che mi piace questo
posto?” fece Hermione, guardandosi attorno.
“Non fa un po’ troppo ‘due
cuori e una capanna’?” ridacchiò Ron. “A pensarci bene potremmo farne la nostra
casa in montagna. Pensa a quanti soldi risparmieremmo, e in più avremmo una
casetta tutta nostra.”
“Non male come idea.” Annuì
lei.
“Magari l’unico problemino è
che è distante diciamo una decina di chilometri dal più vicino centro abitato,
ma questi sono dettagli da nulla.” Disse lui, cercando di mostrarsi serio fino
all’ultimo.
“Già, ma valuta i pregi di
questa situazione: se veniamo a litigare qui, non dovremo preoccuparci di
creare problemi al vicinato.” Continuò lei, con la stessa espressione divertita
di prima.
Lui annuì. “Ottima idea.
Facciamo la guerra, e poi la pace…” aggiunse con un occhiolino, facendole
scorrere una mano lungo la schiena. “…e anche per la pace, non ci saranno
orecchie indiscrete, perciò posso farti gridare a pieni polmoni…”
Lei sorrise e gli diede un
piccolo morso all’orecchio. “…e io posso farti supplicare a gran voce…”
Tutti e due risero, e
presero a rotolarsi tra le coperte finchè non si ritrovarono al punto di
partenza, con lui sdraiato sopra di lei. “Comincia a scegliere l’arredamento.”
Hermione rise. “Nel
frattempo, però, dovremmo andare a cercare gli altri, prima che ci diano per
dispersi e facciano venire un infarto a tua madre.”
Ron annuì, sebbene
malvolentieri, ed entrambi si alzarono per cercare le tute, sparpagliate per
terra. Quando furono tutti vestiti e si furono sistemati i cinturoni, si
prapararono ad uscire.
“Tu come credi che sia
andata a finire la battaglia?” chiese più timidamente Hermione, mentre lui
l’aiutava a far uscire i capelli dal colletto della tuta.
“Uno a zero per noi.” Le
rispose sicuro Ron. “Allora, sei pronta?”
Lei tirò un grosso sospiro,
si guardò ancora una volta in giro e poi annuì. “Ok, andiamo.”
“Torniamo a casa.” E presisi
per mano, aprirono la porta.
***************
Una quantità numerosa di
auror stava frugando nella neve alla ricerca di Ron e Hermione. Harry, Charlie
e Bill si stavano dando da fare più degli altri.
“Signore” uno dei soldati si
avvicinò a Charlie. “Non c’è traccia di esseri umani neanche qui, abbiamo
trovato solo i cadaveri della battaglia di ieri. Forse dovremmo sosperndere
per…”
“Continuate a cercare.” Fece
brusco Charlie.
“Con tutto il rispetto,
signore, ma fa un freddo tremendo qui, e loro ci hanno passato la notte, non so
quante possibilità abbiamo di…”
Bill non lo lasciò finire,
afferrò il giovane ufficiale per il colletto e lo strattonò. “Ehi, mio fratello
è qua fuori da qualche parte ed è ancora vivo, chiaro?! Noi dobbiamo solo
trovarlo!!”
Bernie s’intromise a placare
gli animi. “Bill, Bill
calmati. Capitano, ordini ai suoi uomini di continuare le ricerche fino
a nuovo ordine.” L’uomo annuì una volta e si allontanò. “Coraggio, nervi a posto.”
Bernie diede una pacca sulle spalle a Bill e si allontanò verso un altro
gruppetto di soldati.
Harry stava in piedi poco
lontano e continuava a guardarsi intorno, concentratissimo. Nella sua mente
passavano mille pensieri. Aveva visto con precisione il punto in cui Ron e
Hermione erano caduti: non era uno strapiombo particolarmente profondo, ma la
neve lo era eccome, e certamente caduti lì dentro le probabilità di morire
assiderati erano piuttosto elevate. Stringendo i pugni, continuò a guardarsi attorno
sempre più freneticamente, finchè a un certo punto si fermò un attimo: in
lontanaza gli sembrò di scorgere due sagome ma istintivamente pensò di aver
avuto un’allucinazione; si stropicciò gli occhi e guardò di nuovo: le sagome
c’erano ancora. Fece due passi in avanti, per vedere meglio, e scorse ancora
più distintamente le due ombre, una vicina all’altra.
“Cos’hai visto, Harry?” gli
chiese Ben, seguendo la direzione del suo sguardo. Harry non gli rispose, ma
fece un sorriso enorme e si lanciò di corsa verso i due che si stavano
avvicinando un po’ a fatica nella neve alta.
Erano proprio Ron e
Hermione.
Avevano i visi pallidi e le
labbra poco colorite per il freddo, ma si reggevano bene in piedi tutti e due;
si stavano tenendo per mano, e Ron stava aiutando Hermione che appariva un po’
più affaticata. Quando videro Harry che gli veniva incontro di corsa, anche
loro sorrisero. Hermione gli gettò le braccia al collo, mentre con Ron si
scambiarono una pacca sulle spalle.
“Mi avete fatto morire dallo
spavento, voi due.” Disse Harry, visibilmente più sollevato, mentre si toglieva
il giaccone e lo metteva addosso a Hermione.
“Si, beh, io vivo per tenere
sulle spine gli amici. Ti fa fare le entrate trionfali dopo.” Fece Ron con un
sorrisetto e Harry fu ben felice di poter ridere di nuovo con lui, mentre
arrivavano di corsa anche Bill, Charlie e gli altri.
“Come state, va tutto bene?”
chiese frenetico Charlie al fratello.
“Si, siamo come nuovi.”
Rispose tranquillamente Ron, mentre Bill gli passava la sua giacca. “La
signorina, qui, ha superato brillantemente una crisi d’ipotermia, e ora siamo
di nuovo qui. Vacanza finita.”
“Come ti senti adesso,
Hermione?” le chiese gentilmente Bernie, appoggiandole una mano sulla spalla.
“Sto bene, sono solo un po’
stanca.” Lo rassicurò lei.
“Avete avuto una fortuna
sfacciata, o siete più in gamba di quanto pensassimo.” Disse con un piccolo
sorriso Ben. “Avanti, torniamo tutti al quartier generale prima di trasformarci
in un set di gelati. E voi due, fatevi dare un’occhiata da Aki appena
arriviamo.”
Mentre Bernie richiamava gli
altri auror, Harry si avvicinò a Ron perché gli altri non li sentissero. “Ho
una vaga idea di come avete fatto a resistere al freddo…”
Ron ridacchiò e gli diede
una pacca sulla spalla. “Bravo agente Potter, dopo tutti questi anni di
addestramento stai cominciando ad acquisire il sesto senso.” E tutti e due si
fecero una risata.
***************
qualche giorno più tardi
Hermione stava china su un
librone in biblioteca molto concentrata. Di lì a pochi minuti sarebbe stata
convocata una delle più importanti riunioni mai tenute dal generale Graam a
proposito dell’argomento Voldemort. C’era aria di grandi rivelazioni, e
l’atmosfera era tesa più che mai. I suoi pensieri furono interrotti da due labbra
sulla sua nuca; Hermione sapeva chi fosse prima ancora di voltarsi, e sorrise.
“Ti ho interrotta?”
“Se dico si, cambia
qualcosa?”
Lui ridacchiò. “No, in
effetti non cambia nulla.” E così dicendo si sedette nella sedia ccanto alla
sua. “Hai cinque minuti per me prima della riunione?”
“Veramente dovrei ancora
finire di…” le parole le rimasero in gola, bloccate dalle labbra di Ron sulle
sue. Lei sorrise contro la sua bocca e si voltò verso di lui, per dedicarsi a
baciarlo con tutta l’attenzione che meritava.
“Wow, questo sì che è un
bacio!”
Interrotti da una serie di
fischi e grida di incoraggiamento, i due si separarono e videro sulla soglia
della porta Bill, Charlie, Aki, Tennessee, Josh, Natan, Ike e Harry. A parte
Natan ridevano tutti, le ragazze con maggiore discrezione, i ragazzi come se
stessero assistendo a una partita di quidditch. Hermione, imbarazzata e rossa
come un peperone, si coprì il viso con le mani, mentre Ron, molto più
disinvolto, scoppiò a ridere.
“Ok Charlie, paga.” Fece
fiera Tennessee.
“Eh no, io avevo detto che
sarebbe successo prima dei 25 anni, quindi ho ragione.”precisò Charlie.
“Già, ma io avevo detto che
sarebbe successo in un momento di grave pericolo, sono stata più specifica e
quindi ho vinto io.” Replicò ostinata la ragazza.
“Avete scommesso su noi
due?!” chiese incredula Hermione.
“L’ha fatto mezza squadra
più la famiglia Weasley al completo, tesoro.” Rise Aki.
“Ok, allora io voglio il
50%.” Disse Ron, e tutti risero.
“Non ti preoccupare,
Hermione.” Le disse amichevolmente Aki, appoggiandole una mano sulla spalla.
“L’hanno fatto anche con me e Bill a suo tempo, vedrai che tra un po’
troveranno qualcos’altro di cui sparlare.” Hermione le rivolse un sorriso
riconoscente. Il gruppetto rimase ancora un po’ in biblioteca, poi furono
richiamati tutti nella sala grande, questa volta alla presenza anche dei
soldati semplici. In pratica c’era tutta la War Mage team, e questo preoccupò
non poco gli animi: doveva essere davvero qualcosa di grave per richiedere la
presenza di tutti.
Homer Graam si sedette al
tavolo grande in mezzo alla sala, dove stavano seduti gli auror più anziani e
con maggiore esperienza, tirò un grosso sospiro e iniziò a parlare.
“Il motivo per cui siamo
tutti qui riuniti oggi, come potete immaginarvi, è più grave che mai.
Probabilmente la decisione che prenderemo sarà determinante, sia per il nostro
mondo che per quello dei babbani.” E qui si schiarì la voce. “Siamo in gradi di
dire con assoluta certezza e precisione dove si nasconde il covo di Voldemort e
dei suoi mangiamorte.”
“Cosa?” chiese un incredulo
Josh.
Ben annuì. “Si trovano in un
enorme castello nell’estremo Nord dell’Islanda, in una landa gelida e desolata;
è una delle proprietà di quel bastardo di Spencer, a quanto pare.”
“E’ proprio lì che sta
Voldemort?” chiese Charlie.
“Ne siamo completamente
sicuri.” Rispose Homer.
“E quindi il punto è: ora
che sappiamo dove sono quei figli di puttana, li lasciamo lì o andiamo a
prenderci i loro scalpi?” fece serio Liam.
Nella sala si sollevò un
mormorio generale.
“Silenzio, dobbiamo ancora
valutare il da farsi!” fece ad alta voce Sirius.
“Aki, come siamo messi con
le nuove maledizioni?” chiese Homer, senza scomporsi.
“Ecco, Tennessee e io
abbiamo da offrire due possibilità, ma purtroppo non posso essere certa che
funzionino.” Rispose la giovane dottoressa.
Tennessee si alzò in piedi e
mostrò a tutti una specie di canotta blu che si allacciava dietro. “Questa è
quella che noi definiamo la soluzione alternativa. Indossando questa canotta
gli effetti delle maledizioni dovrebbero essere ridotti del 10%, perché questa
stoffa è intrisa di una pozione che dovrebbe assorbire parte del colpo. Per
farla breve, riusciremmo a guadagnare un po’ di tempo per soccorrere i feriti.”
“E il controincantesimo?”
chiese Remus.
Aki titubò. “Beh…io ho un
possibile controincantesimo, ma non l’ho mai provato nella pratica, cioè mi
auguro che funzioni, però…”
Homer pose fine alle sue
incertezze. “Ci fidiamo tutti di voi e del vostro lavoro, Aki.”
Bernie abbozzò a un sorrisetto
sarcastico. “Siamo pieni di rabbia e buona volontà, ma non abbiamo difese
sicure. Perciò? Che si fa?”
“Prima di prendere una
qualunque decisione,” s’intromise Homer. “è meglio che sia chiara a tutti una
cosa. Se facciamo sul serio, stavolta possiamo anche lasciarci la pelle.”
Nella sala calò un silenzio
di tomba.
“Facciamolo.” Sibilò a denti
stretti Hermione. “Andiamo a rompere il culo a quei bastardi.”
Aki la guardò a occhi
sbarrati.
“Mettiamo fine a questa
storia.” Fece sicuro Harry.
“Facciamoli neri.” Aggiunse
duro Ron.
Bill si alzò in piedi.
“Siamo tutti d’accordo a eliminare quelle carogne dalla faccia della Terra?”
Tutta la sala rispose con un
potente “SI!”.
Homer sorrise a labbra
strette, soddisfatto. “Benissimo, signori. Ora prepareremo un piano di
battaglia il più possibile perfetto. Si finisce stavolta.” Poi si voltò
verso Harry. “Harry, noi ti staremo vicini tutto il tempo e cercheremo di
aiutarti il più possibile, ma lo sai anche tu che sostanzialmente verrà il
momento in cui sarete soli tu e Voldemort.”
Harry annuì. “Sono pronto.
Sono anni che lo aspetto.”
“Bene.” Poi Homer si alzò in
piedi. “Ce la faremo, ragazzi.”
******************
Si, lo so…un’eternità
dopo…ho avuto un po’ da fare!
Comunque, state sintonizzati
per il prossimo capitolo: “Non mi fa paura”
Hermione mise anche l’ultimo bastoncino con la salsiccia
accanto al fuoco, poi andò a sedersi tra le gambe di Ron, che la strinse a sè.
Di fronte a loro Ginny si accoccolò di più sotto la spalla di Harry, che
l’accarezzò.
Era notte, la luna piena e il fuoco scoppiettante facevano
loro luce sulla spiaggia mentre, complice il freschetto della sera, stavano
abbracciati aspettando che la cena si cuocesse, col solo sottofondo del rumore
delle onde del mare.
“Ho una fame pazzesca.” Fece Harry.
“Devi avere ancora un po’ di pazienza.” Gli disse Hermione,
rannicchiandosi nel suo maglione bianco e blu.
Ron le stampò un bacio tra il collo e la spalla, scostandole
lo scollo del maglione giù, lungo la spalla. “Andavi spesso in campeggio?”
“Si, quasi tutte le estati. Ci andavamo con gli amici di
papà, è da loro che ho imparato a cucinare all’aperto.”
“Quando andavo io in campeggio era un disastro.” Ridacchiò
Harry. “L’unica cosa che ricordo bene è la puzza dei piedi di Dudley in una microtenda
color vomito.”
I quattro ragazzi si fecero una risata.
“Mi piace stare qui, è così romantico.” Disse Ginny, con
aria sognante.
“Eccola che gronda miele.” La prese in giro Ron, e Hermione
gli diede uno schiaffetto sul braccio che le teneva attorno allo stomaco.
“Non ci trovo niente di male a comportarsi da essere umano
dotato di sentimenti, signor cuore-di-ghiaccio.” Ribbattè la sorella.
“Sai cosa facevo io davanti a un bel falò sulla spiaggia con
i miei amici?” disse Hermione. “Quando eravamo bambini sognavamo cosa saremmo
diventati da grandi.”
“Tu come ti vedevi?” le chiese Ron.
“Ero indecisa tra la maestra di scuola e l’astronauta.”
Sorrise lei.
“Losai che ti
immagino in uno di quei tutoni giganteschi a zompettare sulla luna?” rise Harry.
“Sentiamo, grande eroe, tu cosa volevi fare da grande?”
disse Hermione.
“L’aviatore.” Rispose con un gran sorriso Harry.
“Beh, non voli su un jet, ma una scopa va bene lo stesso,
no?” s’intromise Ron.
“Puoi scommetterci. Anzi, è mille volte meglio.”
“E tu?” chiese Hermione a Ron, accarezzandogli la mano.
“Beh, io sono nato e cresciuto in una famiglia di maghi.
Perciò ho sempre voluto fare l’auror.”
“Io invece” subentrò Ginny. “ho sempre sognato di fare la
mamma.”
“La mamma?” disse Hermione con un sorriso un po’ incredulo.
“Si, con tanti bambini e un marito innamorato.”
“Prendi nota, Harry.” Ridacchiò Ron.
“Bene, però aspettiamo ancora un po’, eh?” fece Harry,
fingendosi spaventato, e tutti risero di nuovo.
Ginny si accoccolò ancora di più vicino a Harry. “E’ proprio
una notte stupenda…sapete cosa vorrei fare? Vorrei andare a Parigi per le
vacanze di Natale.”
“Hai ragione, Parigi è la città più romantica del mondo.”
Convenne Hermione.
“E poi c’è Disneyworld.” Fece Harry.
“Sarebbe una gran bella vacanza.” Annuì Ron.
“E allora perché non andiamo a prenotare l’albergo? Potremmo
andare in uno di quei posti babbani così carini, anzi, ancora meglio: potremmo
viaggiare come dei babbani, sarebbe ancora più divertente!” squittì Ginny
euforica, balzando in ginocchio. “Dai, facciamolo!”
Hermione guardò Ron con gli occhi da cucciolo desideroso, e
lui sorrise e le stampò un bacio sulle labbra. “Ok, noi siamo della squadra.”
“Tutti a Parigi, allora.” Fece Harry con un sorriso,
accarezzando con un dito il naso di Ginny.
“Bene!” esclamò entusiasta lei. “Hermione, mi accompagni tu
in agenzia domani?”
“Domani?” piano piano il sorriso svanì dal viso di Hermione,
e Ginny notò che l’atmosfera si era incupita tutta in una volta.
“Che c’è? Che ho detto?”
Harry lanciò un veloce sguardo a Ron, poi si fece più serio.
“Gin, noi abbiamo qualcosa da dirti.”
“E’ successo qualcosa di grave?” chiese lei, allarmata.
Harry le prese la mano. “Abbiamo scoperto dove si nascondono
Voldemort e il suo esercito. E…beh, noi domani andiamo ad attaccarli.”
Ginny rimase per un attimo allibita, poi impallidì. “A casa
loro?” chiese inorridita, poi si voltò verso Ron e Hermione. “Volete attaccarli
là dove sono più forti?!”
“Non abbiamo scelta, Gin.” Le mormorò piano Harry.
“E’ una follia!!” strillò lei, isterica.
“Non te l’abbiamo detto perché morissi di paura, pensavamo
che almeno tu dovessi saperlo. Non abbiamo potuto allarmare mamma e papà.”
Provò a fermarla Ron.
“Ma vi uccideranno!!”
“Non è detto, sai.” Cercò di tranquillizzarla Harry,
accarezzandole il viso. “Siamo molto forti anche noi, abbiamo un buon piano
d’attacco.”
Ginny scosse la testa e non riuscì a trattenere oltre le
lacrime. “Dovrete affrontare Spencer. E…Voldemort.”
Harry l’abbracciò per un momento. “E’ per questo che ci
siamo sempre allenati.”
“Io non voglio perdervi…” piagnucolò lei.
Hermione camminò carponi fino a raggiungerla e l’abbracciò.
“Ascoltami per un momento, Ginny.” Le disse piano, accarezzandole i capelli.
“Da quando Voldemort è tornato la vita non è più la stessa. Abbiamo vissuto
tanti brutti momenti, abbiamo perso i nostri amici a Hogwarts, i nostri
professori, Silente, io ho perso i miei genitori, e tante persone innocenti
sono morte in una guerra crudele e spietata a cui non avevano alcun motivo di
partecipare. Scegliendo di combattere Voldemort e la sua banda di assassini
abbiamo accettato di rischiare, ma di lottare per difendere i più deboli e gli
innocenti che, anche se non lo sanno, hanno solo noi come difesa. Se lo
lasciamo fare, quel mostro continuerà indisturbato la sua opera di
carneficina…e noi questo non possiamo permetterlo. Lo dobbiamo fermare, o tutto
quanto di bello abbiamo ce lo porterà via.” Le disse piano, guardandola negli
occhi. “Lo capisci questo, vero?”
“Ma…non hai paura?” le chiese in un soffio Ginny.
“…no.” Le rispose decisa Hermione. “No, perché li odio con
tutto il mio cuore, e so che anche tutti gli altri provano la stessa cosa.
Hanno ucciso i nostri amici, i nostri genitori e milioni di
innocenti…combatteremo al massimo e li faremo neri, dovranno soffrire cento
volte di più di quanto hanno fatto soffrire noi.” I suoi occhi erano colmi di
determinazione mentre parlava. “Mi hai chiesto se ho paura. Beh, ne ho molta di
più al pensiero di lasciarli liberi. E domani gliela faccio pagare con gli
interessi.”
Ron la guardò con uno sguardo misto di amore e ammirazione.
“La mia ragazza, l’unico auror in gonnella che vale più di dieci di noi altri.”
Disse orgoglioso, sorridendo.
“Oh, Hermione” disse commossa Ginny. “vorrei avere anche
solo metà del tuo coraggio.”
Hermione sorrise dolcemente. “Non è coraggioso solo chi si
batte sul campo di battaglia. Anche aspettare a casa e pregare perché le cose
vadano bene, senza terrorizzare chi è attorno, è una dimostrazione di
coraggio.”
Harry passò un braccio attorno alle spalle di Ginny.
“Sappiamo che sei in gamba, per questo meritavi di sapere la verità.”
Ginny si rilassò un po’ nel suo abbraccio. “Non tradirò la
vostra fiducia, non preoccupatevi, manterrò il segreto…voglio fare anch’io la
mia parte. E’ l’aiuto che spero di darvi nel mio piccolo.”
“E’ già molto, sai.” Le disse sereno Ron.
“Ehi, perché non ci vai domani in agenzia?” propose Harry.
“Organizza tu la vacanza babbana a Parigi. Facci una bella sorpresa.”
“E sta’ attenta a non farti tirare bidoni.” Aggiunse Ron con
un sorrisetto.
Ginny ingoiò un groppo di lacrime. “Badate però che chiederò
dei biglietti non rimborsabili, perciò farete bene a riportare i vostri musi a
casa entro domani sera, capito?”
“Ti faccio una promessa, Ginny.” Le disse Hermione,
sorridendo dolcemente e stendendo la mano. “Domani sera torniamo qui a
festeggiare la nostra vittoria, e tu ci racconterai tutto della nostra vacanza,
ok?”
Harry le fece un occhiolino e Ron le rivolse un brillante
sorriso, così Ginny si sentì incoraggiata e prese la mano della sua amica. “Mi
fido di voi.”
“Bene.” Fece Hermione soddisfatta.
Ron si avvicinò a Hermione con una luce furbesca negli
occhi. “La mia donna è un guerriero molto coraggioso…ma scommettiamo che riesco
a farla strillare di paura?” e prima di darle il tempo di replicare se la
caricò su una spalla e si avviò di corsa verso la riva.
“No!!! Ron!!!” strillò Hermione, mentre Ron se la rideva di
gusto e la gettava in acqua. Hermione si rimise in piedi, inzuppata fradicia.
“Questa me la paghi, Ron Weasley!!” ruggì, lo afferrò per la felpa e lo
trascinò in acqua insieme a lei, ridendo.
A Harry scappò una risata e anche Ginny sorrise nel vedere
lo spettacolo. “Ci facciamo un bagnetto anche noi?” le chiese lui.
Lei si asciugò le lacrime con la manica del maglione. “Si.”
Harry si alzò in piedi, le porse una mano e l’aiutò ad alzarsi, quindi anche
loro corsero verso l’acqua ridendo mentre Hermione e Ron si affogavano
reciprocamente.
***************
Missing
you is just a part of living
Missing
you feels like a way of life
I’m
leaving out the life that I’ve been given
But baby
I still wish you were only mine
And I
cannot help but smile
At any
news of you at all
And I
guess I always will
Missing you, Ace of Base
***************
Corinne sorseggiava un bicchiere di vino con aria persa nel
vuoto, seduta sul bracciolo della poltrona faraonica su cui stava seduto
Voldemort, che tamburellava coi piedi per terra. Alla loro attenzione si
presentò Codaliscia, che subito s’inginocchiò alla presenza del demone.
“Mio signore, è stato fatto tutto come avete ordinato.”
“Gli avete fornito una pista valida?” chiese Voldemort, con
aria piuttosto interessata.
“Si, mio signore.”
“Dov’è Spencer?”
“Sono qui, mio signore.” Si udì una voce poco distante, e in
pochi passi il mangiamorte comparve davanti agli altri.
“Come procede il nostro piano?”
“Se non li abbiamo sopravvalutati, al più tardi domani
mattina saranno qui.”
Voldemort ghignò crudelmente. “E noi siamo pronti a riceverli?”
“Altrochè, mio signore.” Rispose Spencer, altrettanto
soddisfatto di sé.
“Bene.” Voldemort sembrava già pregustare la vittoria.
“Domani finalmente Potter sarà nelle mie mani…quanto ho aspettato questo
momento…” sibilò.
“Pensi di ucciderlo subito?” gli chiese Corinne.
“Oh no.” Mormorò lui, con una voce più che mai spettrale.
“Lo torturerò nel modo più atroce possibile. Lo definiscono tutti il mago più
coraggioso in circolazione, vero? Beh, ti farò vedere io come implorerà pietà
strisciando.” Poi si rivolse a Spencer. “Cattura i suoi amici, i due mocciosi.
Li tortureremo davanti ai suoi occhi.”
A Spencer l’idea parve piacere molto. “Volentieri.” Corinne
serrò un po’ il bicchiere tra le mani.
“Agli altri penserà Lestrange, tu ti concentrerai sugli
amici di Potter. E avverti Lestrange di fare le cose come si conviene
stavolta.” Proseguì Voldemort.
“Sarà fatto, o eccelso signore delle tenebre.” Spencer chinò
la testa.
“Ti stai muovendo decisamente bene, mio fedele Spencer.”
Aggiunse l’altro. “Meriti una lauta ricompensa per il tuo operato sempre così
efficiente.”
“Il mio signore mi onora troppo.” Replicò quello, più che
entusiasta.
“Al momento opportuno, sappi che saprò premiarti per la tua
fedeltà.”
Spencer fece un altro inchino e uscì.
“Il tuo piano è diabolico.” Fece seduttivamente Corinne. “E
io desidero farne parte.”
“Sta’ pure sicura che la tua presenza qui è insostituibile,
mia cara.” Le rispose con un ghigno Voldemort, accarezzandole una gamba.
***************
Hermione non riusciva proprio ad infilarsi la canotta
speciale per via delle cuciture inallacciabili. O forse perché le tremavano
leggermente le mani. Mentre tentava ancora di allacciarsi l’indumento
protettivo dietro alle spalle, sentì un paio di mani più grandi scansare le sue
e sistemarle a dovere la canotta. Lei non disse nulla, e quando ebbe finito
s’infilò anche la maglia blu della tuta e si sistemò il cinturone in vita;
quindi si voltò, e vide che anche Ron era pronto. Era lì, davanti a lei,
bellissimo in tutta la sua figura atletica e slanciata, coi suoi profondi e
unici occhi blu che in silenzio le stavano dicendo tutto. Quante cose avrebbe
voluto dirgli…ma in quel momento solo due parole le sembrarono sensate.
“Ti amo.” Gli sussurrò.
“Ti amo.” Le rispose lui, con un tono che le fece sentire le
gambe di gelatina. E un istante dopo erano uno fra le braccia dell’altra, a
baciarsi disperatamente come se non avessero avuto un domani, cosa non del
tutto impossibile, come purtroppo entrambi sapevano fin troppo bene. Motivo per
cui quando sentirono le costole doloranti per l’impeto del loro abbraccio non
pensarono neanche lontanamente ad allentare la presa. Lui aveva una mano sulla
schiena di lei, l’altra immersa nei suoi capelli castani mossi, lei invece
aveva tutt’e due le braccia attorno al collo di lui, avvinghiandosi con una
mano alla sua nuca. Smisero solo quando erano ormai senza fiato, e solo per
esigenze fisiche, ma rimasero abbracciati, Ron con la fronte appoggiata su
quella di Hermione, intento a guardarla fisso negli occhi.
“Andrà bene.” Le disse alla fine lui, con uno sguardo così
intenso che era difficile da sostenere.
“Si. E andremo a Parigi questo Natale.” Disse lei, con un
tono piuttosto instabile: era evidente che stava cercando di convincere per
prima se stessa.
Lui chiuse gli occhi e le sfiorò le labbra con le sue. “E
faremo l’amore nel posto più romantico che c’è.”
Anche lei gli restituì il bacio. “Andiamo a rompere il culo
a quei bastardi.”
“Ci puoi scommettere, amore.” Fece lui, per un momento fiero
del cambiamento che aveva trasformato Hermione da saccentona cervellotica a
combattente forte e non più così schizzinosa.
Uscendo dalla stanza videro Ginny –in lacrime- e Harry
baciarsi pressappoco come avevano fatto loro fino a un momento prima, e
scelsero di lasciarli insieme da soli ancora per un po’, anche se ormai si
trattava di minuti. Scesero giù in giardino che era ancora notte fonda e ci
trovarono Bill e Charlie già pronti e con la passaporta in mano.
“Siamo pronti?” fece impazientene Charlie.
“Quasi.” Gli rispose Hermione. “Harry sta arrivando.”
“Ok.” Annuì
teso Bill. Harry scese un secondo dopo, col volto teso come tutti gli
altri. Nessuno disse una parola, si limitarono solo ad afferrare la passaporta
in tempo per svanire dal girdino della Tana.
***************
un’ora dopo, al maniero Spencer
Sei mangiamorte stavano
accanto ai muri laterali dell’ingresso principale, e avevano le bacchette nel
fodero sul fianco del mantello. Gli auror speciali erano appostati tutti dietro
i colonnati, pronti a intervenire.
“Ok, Hermione.” Fece
sottovoce Homer. “Tocca a te, sai cosa fare.”
Lei annuì ed uscì dal suo
nascondiglio, in modo che i mangiamorte la vedessero bene. “Ehi, ragazzi…”
sculettò con fare sensuale, facendo un cenno con la mano agli uomini di
avvicinarsi.
“E tu chi sei? Da dove
sbuchi?” le chiese uno di quelli, più contento che sospettoso.
“Indovina.” Ribbattè
Hermione, sfilandosi la pistola di dosso e centrando due mangiamorte. Gli altri
non riuscirono a mettere mano alle armi, giacchè alle spalle della ragazza era
comparsa l’intera War Mage Team, e presto nell’aria sibilarono altri quattro
colpi mortali.
“Il meno è fatto.” Fece
Natan, saltando uno dei cadaveri.
“Va bene, allora.” Homer
prese subito le redini della situazione. “Sirius, Remus, Bernie, Ben e Liam:
voi andrete con Harry, Ron, Hermione, Natan e Ike in direzione di quelle scale
a destra laggiù. Aki, Tennessee, voi rimarrete qui assieme a una ventina di
uomini, sarete il nostro punto di riferimento e il nostro ospedale mobile. Tutti
gli altri verranno con me. Cerchaimo di arrivare in fretta da Voldemort. In
bocca al lupo a tutti.”
Il gruppo si divise e ognuno
proseguì per la propria strada. Il gruppo di Harry percorse le scale e si
ritrovò in una stanza in cui stavano tre mangiamorte mezzi addormentati, che
furono abilmente superati in pochi istanti. Si ritrovarono quindi in un
lunghissimo corridoio buio, dove procedettero più piano per evitare assalti a
sorpresa. Quindi si ritrovarono in uno stanzone enorme, completamente vuoto.
“E ora?” chiese Natan.
Avevano tutti le bacchette tese fra le mani, pronti all’azione.
“Ci stanno preparando il
comitato di benvenuto, o dormono beatamente.” Fece Ron, guardandosi intorno.
In quel preciso istante
sibilarono due colpi di pistola, che centrarono la spalla destra di Ike e il
braccio di Bernie.
“Attenzione!!” gridò Liam, e
gli auror si nascosero immediatamente contro i muri.
“Tutto bene?” chiese Remus a
Ike, mentre la stanza cominciava a riempirsi di almeno un centinaio di figure
in nero.
“Niente che non si possa
sopportare.” rispose Ike, con una breve smorfia di dolore.
“All’attacco!!!” gridò Ben,
e gli auror si gettarono contro i mangiamorte.
Hermione fece anche lei per
lanciarsi nella mischia, ma prima che potesse farlo dal muro alle sue spalle
uscirono due braccia, uno che le cinse la vita, l’altro che le chiuse la bocca,
e fu trascinata al di là della parete. Il grido soffocato che aveva lanciato,
però, non rimase inascoltato: Harry e Ron si accorsero di quello che stava
succedendo e si gettarono subito al suo inseguimento oltre il muro.
“No!!!” Sirius vide la
scena, colpì con un colpo di bacchetta il mangiamorte con cui stava lottando e
fece per andare dietro ai ragazzi, ma si ritrovò a dare spallate al muro.
Harry e Ron, oltrepassato il
muro, sbucarono in una sala buia e videro subito Hermione divincolarsi nella
stretta di Spencer, che la teneva immobilizzata con un braccio intorno alla
gola, mentre il suo cinturone stava a terra.
“Toglile subito le mani di
dosso, Spencer!!” gli strillò Ron, furioso, con la bacchetta puntata assieme a
quella di Harry.
Sul viso del mangiamorte
comparve un ghigno. “Al vostro posto io metterei giù la bacchetta, ragazzi.
Sarebbe un peccato sfigurare questo bel faccino.” Aggiunse Spencer, sfiorando
la tempia di Hermione con la sua bacchetta.
Harry e Ron malvolentieri le
lasciarono cadere a terra, mentre un gruppo di incappucciati bene armati li
circondava.
“Giù i cinturoni.” Continuò
Spencer. I ragazzi furono costretti ad obbedirgli. “Bene, vedo che siete
ragionevoli, è un sollievo. Codaliscia, prendi le loro armi.” Disse, lasciando
andare Hermione.
Il viscido ometto fece
quanto gli era stato ordinato senza però alzare gli occhi, evitando così lo
sguardo di puro disgusto dipinto sulle facce di Harry e Ron.
Una gelida risata
rieccheggiò nella stanza. Harry, Ron e Hermione si voltarono alle loro spalle e
intravidero in una zona d’ombra una specie di grossa poltrona. La figura che ci
stava seduta sopra schioccò le dita e si fece luce: era Voldemort, e seduta su
un bracciolo della grossa sedia, con le gambe accavallate, stava Corinne. Nel
vederla Ron rimase per un attimo senza fiato, con la bocca socchiusa e le
sopracciglia corrugate. Corinne lo guardò con un sopracciglio inarcato e
un’espressione divertita, quasi come se ci godesse a vedere la sua reazione di
stupore.
“Guarda guarda chi è venuto
a farci visita.” Fece un ghignante Voldemort, comodamente stravaccato nella sua
poltrona. “Il nostro caro amico Harry Potter.”
Harry lo fissava coi
lineamenti del viso sconvolti dalla rabbia.
Voldemort si alzò in piedi e
lo raggiunse faccia a faccia. “Finalmente ti sei degnato di venire. Lo sai, ho
immaginato che te ne fossi rimasto al buio perché stavolta non ci sono folli
genitori né stupidi presidi a morire per te.”
“Se volevi incontrarmi di
persona potevi anche dirlo da subito.” Ringhiò Harry a denti stretti. “Non
c’era alcun bisogno di uccidere tante persone innocenti.”
Voldemort assunse
un’espressione quasi esterrefatta. “Persone? Io ho ucciso dei babbani.
Poco più che spazzatura.”
“Sei il più grosso figlio di
puttana che abbia mai incontrato.” Replicò astioso Harry, scuotendo la testa.
“Vedi cosa voglio dire,
Potter? Sono le tue emozioni a rendere te debole, e me forte.” E così dicendo,
Voldemort lo oltrepassò e si diresse verso Ron e Hermione, che stavano in piedi
immobili, sorvegliati a vista. Harry si voltò per seguire le sue intenzioni. “E
che cosa abbiamo qui? …mh…due giovani auror pieni di ardore…i tuoi amici,
ragazzo? E scommetto che sono anche pronti a rischiare la vita per te, non è
vero?”
“Ci puoi contare.” Sibilò
Ron a denti stretti.
“Oh, su questo non avevo
dubbi. Ma quanto è pronto il coraggioso Potter a rischiare la vita dei suoi
amici?” chiese Voldemort, voltandosi a braccia conserte. Harry strinse forte i
pugni, all’apice della tensione. “Vogliamo scommettere che il grande eroe dalla
famosa cicatrice si butterebbe in ginocchio pur di salvarli?”
“Lasciali stare,
Voldemort!!” gridò Harry. “E’ tra noi due, loro non c’entrano affatto!!”
“Sei così vulnerabile, Harry
Potter.” Replicò calmo Voldemort, poi si voltò verso Hermione e le puntò contro
la bacchetta. “Crucio.”
Le grida strazianti di
dolore della ragazza rimbombarono tra le pareti di pietra, e furono necessari
ben due mangiamorte a testa per trattenere Harry e Ron. Un minuto dopo Hermione
cadde a terra, gemendo, affannando e tenendosi con le mani lo stomaco.
“Infame bastardo!!” ruggì
furioso Ron.
“Sei un maledetto
vigliacco!! Battiti con me se hai il coraggio!!” tuonò Ron, dimenandosi.
“Ho una proposta da farti.”
Voldemort aveva un sorrisetto malizioso sul viso. “Tu ti arrendi e mi giuri
fedeltà eterna, e io lascerò andare i tuoi amici sani e salvi, non verrà torto
loro nemmeno un capello. Che mi dici?”
Harry serrò la mascella e strinse
forte i pugni.
“Non ascoltarlo, Harry!!”
gridò Ron.
Voldemort si girò verso di
lui e dal suo palmo aperto partì un getto violento d’aria che centrò in pieno
Ron, mandandolo a sbattere di testa contro il muro alle sue spalle.
“Ron!!!” strillò Harry.
Ron si rimise in piedi
barcollando, massaggiandosi lanuca.
“Fa’ la tua scelta,
Harry!!!” gli intimò Voldemort.
Harry guardò Ron e Hermione,
che si stavano rimettendo in piedi con qualche difficoltà, e sentì la gola
otturata da un groppo enorme. Tirò un grosso sospiro, strinse i pugni e guardò
Voldemort con decisione. “Mi deludi profondamente, Voldemort. Credi davvero che
potrei mai accettare un compromesso con te? Pensi che sia così idiota da
fidarmi dell’essere più vile e bastardo della terra? Sei solo un povero
imbecille se credi che scenderò a patti con te.” Perdonatemi, Ron, Hermione…
Sia Ron che Hermione
annuirono con decisione verso il loro migliore amico, pronti a combattere fino
alla fine.
Voldemort inarcò le
sopracciglia. “Dici davvero?” poi cominciò a camminare in circolo intorno a
Hermione. “Spencer?”
“Mio signore?” fece quello,
che era rimasto sempre in silenzio ad assistere.
“Ti avevo promesso un
premio, giusto?” e poi diede una brusca spinta a Hermione, che finì tra le
braccia del mangiamorte. “Prenditi pure questa bella ragazza.”
“Lasciami andare, verme
schifoso!!!” gridò Hermione, che si dibbatteva come un’anguilla, ma Spencer le
aveva piantato le unghie negli avambracci.
Per tenere a freno Ron fu
necessario un terzo incappucciato. “Brutto figlio di puttana, mettila giù o ti
strappo il cuore a morsi!!!”
Spencer fece un sorrisetto e
lasciò che fossero due guardie a prendere Hermione, che si avviarono verso la
porta trascinandola con la forza, dato che lei continuava a lottare come una
pazza.
“Hermione!!!” gridò Ron.
“Harry, non arrenderti!!
Continua a lottare, puoi farcela!!!” riuscì a strillare Hermione un attimo
prima di essere portata fuori dalla stanza. Spencer fece un inchino
riconoscente al suo signore e uscì a sua volta.
Harry si voltò di scatto
verso Voldemort, con gli occhi iniettati di sangue. “Te lo giuro, Voldemort: se
le torci anche solo un capello, io…”
“Tu che cosa, giovane
Potter?” lo interruppe baldanzoso il suo nemico. “Sii coerente con le tue
decisioni, ragazzo mio.” Poi si volse verso Ron, che sembrava a un passo dal
mangiarselo vivo. “Come siamo arrabbiati. Corinne, perché non accompagni tu il
nostro amico, qui? Sono convinto che il suo umore migliorerà moltissimo dopo
una visitina alle prigioni.”
Corinne scivolò giù con un
sorriso radioso. “Certamente.” E fece un cenno con la testa ai mangiamorte che
trattenevano Ron di seguirla.
“Ron!!!” Harry fu trattenuto
da due mangiamorte.
“Rompigli il culo, Harry!!!”
urlò Ron, trascinato a forza fuori dalla stanza.
Soddisfatto, Voldemort fece
cenno ai due incappucciati di lasciare Harry.
“Ora basta.” Fece Harry, con
lo sguardo stracarico di odio. “Finiamola qui.”
Ogni sorrisetto irritante
sparì dal viso di Voldemort, che divenne quasi spaventoso nella serietà della sua
espressione crudele. “Come vuoi tu.”
***************
It may sound absurd…but don’t be naïve
Even heroes have the right to bleed
I may be disturbed…but won’t you concede
Even heroes have the right to dream
It’s not easy to be…me.
Superman,
Five for Fighting
**************************
Ormai siamo nel vivo
dell’azione…wow! Si, lo so che questo è un punto terribile per lasciare le cose
in sospeso, ma devo pure interrompere il capitolo in qualche punto, no?
Tenetevi pronti per il
prossimo capitolo: “Parola d’ordine: resistere”
P.S.: grazie a tutti quelli
che stanno recensendo la mia storia (continuate a farlo, per favore) e auguri a
tutti!
Hermione stava in piedi immobile, con un’espressione di puro
disgusto sul viso. Spencer le girava intorno lentamente, come fa una tigre
quando ha fiutato la sua preda; poi finalmente le si fermò davanti, con uno
sguardo mellifluo e lussurioso.
“Ma che splendida creatura.” Le sussurrò, facendole sentire
il fiato caldo sul collo. “E che coraggiosa guerriera.” Continuò, sollevandole
il mento con un dito, ma lei distolse il viso, rabbiosa. “Ma dobbiamo fare
qualcosa per questo tuo bel caratterino.”
“Sei solo un verme schifoso, mi ripugni.” Sibilò lei a denti
stretti.
Lui fece un sorrisetto crudele, poi l’afferrò per la nuca e
tentò di baciarla, ma lei fu più veloce e sollevò il ginocchio per colpirlo;
Spencer schivò il colpo, ma non riuscì a evitare il pugno con cui riuscì a
centrarlo Hermione. L’uomo si ritrovò a dover respingere una vera guerriera
agile e potente, e anche molto determinata. Ma Spencer si rivelò di forza assai
superiore, e con un calcio ben assestato la fece sbattere contro il muro,
bloccandole i polsi con la mano e le gambe con le sue, mentre con l’altra mano
la costringeva a guardarlo in faccia.
“Una volta domata, sarai perfetta.” Le mormorò con gli occhi
incupiti dal desiderio. Senza perdere altro tempo, sbattè le proprie labbra
sulle sue con prepotenza, ma Hermione gliele morse fino a fargliele sanguinare.
Lui si ritirò indietro, sempre tenendola strettamente per i
polsi. “Piccola puttana, adesso ti insegno io a rispettare chi ha il potere!!”
e così dicendo con la mano libera si sfilò dalla tasca la bacchetta e gliela
puntò addosso, ma prima che potesse pronunciare un incantesimo la porta si
spalancò e ne entrò Codaliscia, ansimante e bianco come un cencio.
L’ometto sbiancò ancora di più. “Chiedo perdono, ma è
veramente urgente! Vengo dal campo di battaglia, le nostre difese stanno
cedendo!”
Hermione fece un gran sorriso soddisfatto.
“Dov’è quell’imbecille di Lestrange?!”
“E’ morto, signore.”
Spencer sbuffò e alzò gli occhi al cielo. “Che brutto
incapace.” Disse, poi aggiunse in tono più risoluto. “Va bene, ora vado a
sistemare le cose. Sono certo che Nagini sarà di gran lunga migliore di
quell’inetto.”
“Non ti basterà un pitone per fermare i War Mage.” Fece
fiera Hermione.
“Credi?” le chiese Spencer con un mezzo sorrisetto e un
sopracciglio inarcato. Poi si rivolse a due guardie e fece loro cenno di
prendere Hermione, cosa che fecero entrambi prontamente.
“Me la pagherai cara, Spencer!!” ringhiò lei, dimenandosi
con forza.
Spencer continuò a guardarla sempre col suo solito ghigno
stampato in faccia. “Codaliscia.” Disse, senza voltarsi. “Porta questa
fanciulla da Corinne. La voglio sotto una potente maledizione Imperius, una di
quelle che conosce bene lei.”
Hermione spalancò gli occhi, poi cercò di liberarsi con
maggiore impeto.
Spencer rise. “Sarà una mangiamorte perfetta, la mia.”
“Puoi scordartelo, bastardo!!” gridò lei, furiosa. Questo,
però, non fece altro che alimentare di più le risate di Spencer, mentre i due
mangiamorte la trascinavano fuori a fatica, seguiti da Codaliscia.
***************
Ron stava incatenato al muro mani e piedi, nella piccola
cella in cui era stato imprigionato. Stare lì fermo lo rendeva ancora più
nervoso, gli faceva provare una profonda preoccupazione per Hermione, per
Harry…e per la prima volta dopo tanto tempo si sentì di nuovo inutile.
Proprio come quella terribile notte.
Quanto tempo era passato, cinque, sei anni? Avevano appena
sedici anni quella notte, quando assieme a Hogwarts era stata distrutta anche
la loro fanciullezza e la loro spensieratezza. A volte gli tornavano ancora in
mente quelle tremende immagini, i volti straziati dei cadaveri dei suoi amici,
dei suoi professori…a volte nei suoi incubi vedeva ancora le bacchette dei
mangiamorte puntate addosso a lui e a Harry per torturarli, e sentiva ancora le
parole di Spencer che ordinava ai suoi di abbandonare da vincitori quella che
una volta era stata la loro amata scuola, e le urla dei genitori che avevano
trovato i loro figli morti…
No, no, no!!! Non andrà come l’ultima volta!!
Ron serrò forte gli occhi,
cercando di pensare positivo. Spencer non avrebbe fatto niente a Hermione,
Harry avrebbe eliminato Voldemort, e tutto sarebbe andato per il meglio. E
Natale nella Parigi babbana sarebbe stata una fantastica esperienza.
In quel momento si aprì la porta della stanza ed entrò
Corinne, sinuosa e sensuale come al solito. Ron si guardò bene dall’assumere
qualsiasi espressione.
“Bene bene.” Mormorò lei, sculettando come al solito. “E
così il grande guerriero è caduto in trappola. Sorpreso?”
Ron fece un odioso sorrisetto. “Non quanto vorresti tu.”
“Ma nemmeno ti aspettavi che io ti stessi cercando di
cavarti informazioni sui tuoi amici, mentre…” gli sussurrò, avvicinandosi di
più e tracciandogli l’ombelico con un dito.
“Beh, non hai fatto questo gran lavoro. Non ti ho mai detto
molto.”
Lei fece un sorriso crudele. “Questo lo pensi tu, tesoro. Io
so un sacco di cose su di te. So che sei il migliore amico di Harry Potter, e
che gli sei leale fino alla morte; so che lui sta con la tua sorellina, e che
la cosa ti ha irritato non poco quando l’hai scoperto; so che che sei uno dei
migliori auror mai arruolati dal Ministero della Magia; so che nessuno di voi
War Mage scherza; e poi…so che sei innamorato della tua migliore amica, quella
insopportabile sfacciata moretta.” E l’ultima parte del discorso fu pronunciato
con tono acido.
Lui serrò la mascella. “Hai dimenticato la mia totale
incapacità di usare il cervello davanti alle belle donne come te.”
“Beh, forse con me non hai usato il cervello, ma…” e gli si
avvicinò con le labbra all’orecchio destro, leccandoglielo. “…quello che hai
usato lo hai usato benissimo.”
“Ma come puoi vendere te stessa alla feccia del genere umano
ed esserne fiera?” Ron la guardò disgustato.
“Io seguo un’unica causa, la mia.” Gli rispose asciutta lei.
“E questo non ha niente a che vedere con quegli invasati là fuori.”
“E allora cosa diavolo vuoi?”
“Te.” Corinne lo guardò negli occhi. “Ora che ti ho trovato
non ho intenzione di perderti.”
Lui le fece una risata in faccia. “Una come te non è capace
di provare amore.”
“Ma come ti permetti di parlare senza sapere cosa c’è
veramente nel mio cuore!!”
“E come mai sei qui a parlarmi di sentimenti, se ti hanno
mandata a torturarmi?!”
“Perché loro non lo sanno che sono qui per farti scappare.”
Lui inarcò entrambe le sopracciglia, con aria di sfida. “Oh, non illuderti. Non
andrai dai tuoi amici. Fuggiremo insieme, noi due.”
“Noi due?” fece scettico lui.
“Si.” Replicò seria lei. “Io e te. Io e l’uomo che amo.”
Ron la guardò con un’espressione piatta. “Risparmiami questa
sviolinata.”
“Mi dici chi ti dà il permesso di parlare con questo
cinismo, senza nemmeno credermi?!” ribbattè nervosa lei, con una mano su un
fianco.
“Amore vuol dire rispetto, fiducia, stima…tutte cose che io
non provo per te.” Le rispose calmo lui.
“Mentre le provi per la ragazzina là fuori, vero? Per la
bella Hermione, giusto?” disse acida lei.
“Appunto.” Ron lo disse chiaramente, col tono di chi
considera chiusa una questione.
“Lo avevo immaginato che convincerti non sarebbe stato
facile.”
“Fa’ quello che devi fare, Corinne, e poi vattene.” Replicò
brusco Ron.
“Bene.” Fece lei, per nulla sconfortata. “Comunque, ora ce
ne andremo via entrambi.”
“Ancora?” lui era davvero spazientito.
“Per forza.” Sorrise malignamente lei. “Se non vuoi che
regali la piccola Hermione alle guardie.”
Ron la guardò negli occhi, furioso. “Che cosa hai detto?!”
“Hai capito benissimo, dolcezza.” Gli rispose lei,
passandogli la mano dietro alla nuca. “La tua ragazza è molto bella, farei
davvero la felicità di molti dei miei uomini, se se la consegnassi a loro in
catene.” Disse, con un tono mellifluo.
Ron tremava di rabbia, e aveva i pugni serrati. “Se le torci
anche solo un capello, te ne farò pentire amaramente!!” tuonò.
“Non sei nella condizione d’intimorirmi, Ron.” Replicò tranquillamente
lei. “E se Hermione continuerà a vivere o no, dipende da te.”
Lui la guardò con gli occhi ridotti a due fessure. “Non
osare farle del male.” Sibilò fra i denti.
Corinne fece un sorriso compiaciuto, poi lo attirò a sé per
baciarlo, ma lui la evitò voltando la faccia. “La sua vita è nelle tue mani,
tienilo a mente.”
Ron la guardò astioso, ma quando lei ripartì all’attacco fu
costretto a lasciarsi baciare, e a rispondere al bacio.
In quel preciso istante si aprì la porta, e sulla soglia
comparvero Codaliscia e Hermione, trattenuta da due mangiamorte. Corinne
interruppe il bacio e si voltò di scatto.
“Che cosa vuoi, idiota?!” gridò inviperita.
“…ehm…” esitò Codaliscia. “Spencer ha mandato la ragazza da
te perché le facessi un potente Imperius, signora.”
Corinne guardò Hermione. Aveva la bocca aperta e fissava
inorridita Ron. Con la coda dell’occhio notò che lui le stava mormorando
qualcosa con le labbra e scuoteva la testa violentemente. Le piacque quello
spettacolo, anche se il suo piano era stato bruscamente interrotto.
“Puoi andare, Codaliscia.” Lo congedò la donna, e il viscido
ometto fece un inchino e uscì. Poi si avvicinò alla prigioniera, che la
guardava in cagnesco. “Dunque tu sei Hermione. Onestamente mi aspettavo
qualcosa di meglio. Come mai sei l’unica donna tra i War Mage? Devo dedurre che
hai dei problemi con la tua femminilità, mia cara.” Fece, in tono aspro.
“Almeno io non faccio la puttana del capo per sentirmi
donna.” Ribbattè assai acida Hermione.
Corinne s’infuriò pesantemente e fece un passo avanti con la
mano alzata, pronta a schiaffeggiare sonoramente la ragazza.
“Lasciala stare!!” urlò Ron, fermandola.
“Tu sta’ zitto!!” gli urlò dietro Hermione, sorprendendo
tutti i presenti.
“Cosa?!?” replicò lui, incredulo.
“Non voglio sentire una sola parola da te, sporco bastardo
traditore!!”
“Dico, sei pazza?!”
“Ah, io sarei pazza?!” la litigata infuriava sempre più
sotto gli occhi quasi divertiti di Corinne e dei due mangiamorte. “Ma io non
vado in giro a baciare altri uomini, però!!”
“Aspetta, lascia che ti spieghi!”
“Non c’è niente da spiegare, brutto…”
“Mi ha obbligato, porco cazzo!!”
“Sicuro, e tu, povera anima innocente, hai subito la sua
violenza!!”
“Esattamente!!”
“Beh, a me non sembrava proprio!!” qui Corinne scoppiò a
ridere.
“Hermione, devi credermi, è la verità!!”
“C’è una sola verità qui, Ron, ed è che mi sono stancata!
Adesso la facciamo finita!”
Avvenne tutto talmente rapidamente che fu difficile capirci
qualcosa. Hermione, facendo leva sulle braccia dei due mangiamorte, fece un
salto e centrò coi piedi i piedi dei due incappucciati, pestandoglieli
pesantemente. D’istinto tutti e due la lasciarono per prendersi in mano i piedi
doloranti, e lei gli afferrò le teste e gliele fece sbattere fra loro,
lasciandoli a terra tramortiti, e sfilando dal cinturone di uno dei due una
pistola, che puntò contro Corinne nello stesso momento in cui lei le puntò
contro la bacchetta. Ron assistette alla scena col fiato mozzo in gola, diviso
tra il timore per la salvezza della sua ragazza e l’ammirazione per la sua
velocità, la sua prontezza e la sua sconfinata intelligenza.
“Metti giù la pistola.” Sibilò lentamente Corinne.
“Butta la bacchetta, o ti faccio un buco in fronte.”
Hermione, furiosa, sembrava non avere la minima paura.
“Credi davvero di potermi battere?”
“No.” Hermione fu velocissima: tirò la pistola contro
Corinne, che per schivarla non si accorse del calcio che le rifilò tra le gambe
e che la fece cadere. La giovane auror fu altrettanto veloce nel prendere la
bacchetta caduta a terra, puntarla contro Corinne e farle un incantesimo che la
fece ritrovare legata saldamente a terra. “Ne sono sicura.” Fece la ragazza,
con un sorrisetto.
Corinne emise un gemito di frustrazione. “Piccola sporca
sgualdrinella mezzosangue!!”
Hermione si chinò alla stessa altezza della donna, con la
bacchetta puntata. “Chiudi il becco, brutta vacca. Non un fiato, o ti spezzo
tutte le ossa, una dopo l’altra.” E, senza darle il tempo di replicare, con un
altro incantesimo la imbavagliò. Corinne continuò a dimenarsi, rabbiosa.
Hermione si rialzò e si voltò verso Ron.
“Dio, quanto ti amo.” Fece lui, sorridendo. Lei lo liberò
dalle catene con la bacchetta. “Gran bel lavoro, baby.” Le disse,
massaggiandosi i polsi. Hermione, per tutta risposta, gli mollò un ceffone.
“Oh!! E questo perché?” le chiese stupito e dolorante lui.
“Per aver baciato un’altra.” Gli disse lei, con un
sopracciglio inarcato e una mano su un fianco.
Ron fece un sorrisetto, poi l’afferrò per la vita, la
strinse a sé e la baciò, travolgendola letteralmente e lasciandole a malapena
la possibilità di respirare. Quando si staccarono, Hermione rimase per un
attimo senza fiato, con uno sguardo interrogativo.
“Per avermi salvato la vita.” Le rispose lui con un sorriso
furbo e fiero.
Anche lei gli sorrise, ma poi entrambi si concentrarono
sulla fuga. Ron sfilò due sciabole dai cinturoni dei due mangiamorte a terra e
ne passò una a Hermione.
“Sbrighiamoci, dobbiamo trovare Harry.” Fece lui, senza
nemmeno curarsi di sentire i gemiti nevrotici di Corinne.
“Ok, andiamo.” Rispose pronta lei.
Ron mise una mano sulla maniglia della grossa porta per
aprirla, ma qualcuno da fuori fu più veloce e l’aprì con una tale violenza da
fargliela sbattere contro la faccia, tanto forte che gli fece fare un volo
all’indietro.
“Ron!!” gridò Hermione.
Il giovane auror ebbe qualche difficoltà a vedere e a
sentire cosa succedesse attorno a sé, tale era il dolore al naso molto
probabilmente rotto, ma riuscì nitidamente a sentire un’altra voce tuonare; “Glacialibus!”,
e poi si udì un tonfo sordo. D’istinto si fece forza per rialzarsi in piedi, ma
quello che vide gli trafisse il cuore più di un pugnale appuntito.
Sulla porta stava Spencer, con la bacchetta in mano e un
sorriso crudele sulle labbra, mentre ai suoi piedi, a terra, stava Hermione.
Senza un goccio di saliva in gola, Ron le corse accanto,
s’inginocchiò per terra e la prese tra le braccia, ignorando completamente
tutto ciò che c’era intorno a loro. Hermione aveva gli occhi incupiti dal
dolore, la bocca spalancata in un lamento muto di puro dolore, e appena lo vide
gli si avvinghiò addosso, gemendo e tremando. Lui non riusciva nemmeno a
respirare: la teneva stretta a sé forte, e le stringeva la mano.
“No!” le sussurrò angosciato, quando le vide gli occhi
socchiudersi. “No, ti supplico…Hermione, non lasciarmi….ti prego, no…” forse
nemmeno lui si accorse delle lacrime che gli si stavano formando negli occhi,
mentre appoggiava la propria fronte contro la sua più fredda, come se in quel
modo potesse darle la sua stessa vita. “No, no, no…” Hermione si afflosciò tra
le sue braccia, la testa le ricadde di lato e Ron potè sentire la vita
scivolarle via dal corpo. Con un gemito di orrore le accarezzò il viso e la
sentì gelida. Scuotendo la testa e affannando le sentì il battito.
Niente.
“…no, no…” le gridò disperato. “Non farlo, no, ti prego!
Hermione!! HERMIONE!!” ma nemmeno scuoterla servì a qualcosa, e Ron se ne rese
dolorosamente conto. Si sentì il cuore come oppresso da un macigno, e il
respiro gli si fece doppiamente affannoso, mentre cercava disperatamente di non
perdere l’ultimo strato di coscienza rimastogli nel cervello. Chiuse forte gli
occhi, baciando dolcemente la fronte di Hermione.
Dio, perché lei?!? … PERCHE’!!!!!!!!!
“Ma che quadretto commuovente.”
Quella voce riportò Ron nella situazione in cui era. Ancora
nella prigione, col naso rotto e col nemico, bene armato, alle sue spalle.
Il nemico che aveva colpito Hermione. Spencer.
E fu quello il momento in
cui la belva assassina che viveva dentro di lui si risvegliò completamente. Il
dolore e la voglia di piangere lasciarono il posto a una rabbia spaventosa.
Senza aggiungere altro, Ron si mise sulle ginocchia e stese Hermione per terra
con una dolcezza infinita; le accarezzò la fronte e i capelli e le baciò
un’ultima volta le labbra, poi si alzò in piedi e si voltò.
Corinne, che stava in piedi accanto a Spencer, fece un passo
indietro, spaventata. Non aveva mai visto Ron così furioso, e le faceva paura.
Aveva il viso contratto in una maschera di odio, digrignava i denti tanto da
rischiare di spezzarseli, coi pugni stretti come due macigni. Tremava di
rabbia, né si preoccupava di asciugarsi il sangue che gli colava dal naso. Ma
quello che più la terrorizzava era il lampo omicida nei suoi occhi.
Spencer, invece, si limitò ad inarcare un sopracciglio. “Ti
era molto cara, a quanto vedo. Sarebbe stata trattata come una regina, se solo
avesse usato il cervello.”
Ron aveva gli occhi di una tigre. “Io ti ucciderò.” Disse
lentamente, con la voce più dura e profonda che aveva. “Ti ridurrò in ginocchio
e poi ti strapperò il cuore lentamente, assaporando ogni istante della tua
tortura, e poi te lo squarcerò. Come tu hai appena fatto a me.” E così dicendo
raccolse da terra la sua sciabola.
Spencer rinfoderò la bacchetta e prese anche lui la sua
sciabola. “Parole coraggiose. Ma anche se ci riuscissi, questo non te la
ridarebbe indietro.”
Per il suo bene, Ron si sforzò di non riflettere sul fatto
che quel dannato assassino aveva ragione, e che effettivamente non avrebbe più
potuto stringere a sé l’unica donna per cui avesse mai perso la testa. No,
doveva concentrarsi sulla battaglia. Hermione lo aveva fatto, gli aveva salvato
la vita grazie ai suoi nervi saldi. Ora toccava a lui.
“Non illuderti, non vivrai abbastanza da sincerartene.”
Sibilò a denti stretti, facendo roteare la sciabola in mano.
“Forse neanche tu.”
Corinne arretrò finchè non fu di spalle al muro. Quello che
stava per aver luogo sarebbe stato un combattimento sicuramente più unico che
raro.
***************
Bye bye
love, bye bye happiness
Hello
loneliness, I thinkl I’m gonna cry
Bye bye
love, bye bye sweet caress
Hello
emptyness, I feel like I could die
Bye
Bye Love, Everly Brothers
***************
Harry, in ginocchio a terra, respirava affannosamente. Si
rialzò con un po’ di difficoltà e si asciugò il sangue che gli colava dal naso
e dalla tempia. In tanti anni di War Mage training aveva imparato a resistere
alla maledizione Cruciatus, ma quella con cui lo aveva colpito ripetutamente
Voldemort doveva essere una versione riveduta e corretta, perché molto più
dolorosa. Gli risultò difficile resistere al dolore fisico, aggiunto a quello
psicologico. Dolore per aver dovuto mettere in pericolo le vite dei suoi amici
più cari, dolore per non averli aiutati e anzi, per aver firmato la loro
condanna a morte per uno stupido atto di coraggio che non avrebbe dovuto
assolutamente permettersi. Non a rischio di due tra gli affetti più cari che
avesse mai avuto. Conosceva i mangiamorte e la loro crudeltà, Dio solo sapeva
cosa avrebbe fatto Spencer a Hermione prima di ucciderla; non avrebbe certo
tenuto le mani a posto, e forse non sarebbe stato il solo. Poteva solo
immaginare cosa avrebbero fatto a Ron. Forse il dolore di tanti anni prima,
quando entrambi erano stati sotto tortura, non sarebbe stato nulla in
confronto. E cosa sarebbe successo poi, anche se alla fine ne fosse uscito
vincitore? Avrebbe sentito le loro grida nei suoi incubi, come sentiva quelle
dei suoi genitori?
E questa volta è davvero colpa mia.
“Quanto sarebbe più semplice
se ti prostrassi davanti a me e mi giurassi obbedienza.” Fece con aria di
sufficienza Voldemort.
“Te lo puoi scordare.” Biascicò Harry.
“Sei un pazzo idiota che si atteggia a grande eroe, Potter.”
Ribbattè sprezzante il demone. “Giochi con la vita con la convinzione di essere
invincibile, ma non è così. E i primi a farne le spese sono stati proprio i
tuoi amici.”
Harry barcollò per un istante. Che abbia ragione lui?
E poi li sentì, proprio come li aveva sentiti parlare prima…
Harry, non arrenderti!! Continua a lottare, puoi farcela!!
Rompigli il culo, Harry!!
…Hermione…Ron…
Mi fido di voi, allora.
…Ginny…
Harry di colpo capì cosa doveva fare. Si alzò in piedi con
forza e mise su la faccia più forte che aveva. “Avanti, brutto figlio di
puttana.” Ringhiò. “Dammi la mia bacchetta e battiti con me. Né io né i miei
amici cederemo mai, piuttosto moriremo combattendo.” E un lampo di sicurezza
gli balenò negli occhi. “Ma questo non succederà. Adesso io e te ci batteremo,
e questa storia finirà una volta e per tutte. Tu morirai stanotte, Voldemort.
La pagherai per i miei genitori e per tutti gli innocenti a cui hai fatto del
male. Combattiamo, pezzo di merda, che stavolta ti faccio secco.” Concluse il
giovane auror, a testa alta.
“Ma che prova di maturità, complimenti Harry.” Rise
Voldemort, poi fece un cenno a uno dei suoi soldati, che passò a Harry la sua
bacchetta. “Vuoi combattere? Molto bene. Ti sei scavato la fossa con le tue
stesse mani.”
Harry prese la bacchetta e per un attimo i due rimasero a
guardarsi in cagnesco negli occhi, poi, senza che potessero prevenirsi l’un
l’altro, si sentirono contemporaneamente due urli.
“Stupeficium!!”
“Infernobilia!!”
Tra le due bacchette si creò un campo d’energia spaventoso,
e i due duellanti dovettero reggerle saldamente fra le mani, cercando di
resistere agli incantesimi che si erano andati a scontrare a mezzaria, formando
un’enorme sfera d’energia. Pochi secondi dopo la sfera esplose, accecando i
presenti con una luce incredibile. Quando riaprì gli occhi, Harry si rese conto
che l’onda d’urto lo aveva fatto sbattere di spalle al muro; risultato: una
tempia sanguinante. Rimettendosi in piedi, vide che anche il suo nemico non era
rimasto illeso, e anzi, pareva molto stupito di vedersi sanguinare.
E questo è solo l’inizio, gran figlio di puttana.
***************
Ron e Spencer stavano combattendo come due tigri inferocite.
Corinne conosceva la crudeltà e la ferocia di Spencer perché l’aveva visto
lottare più volte: spietato, veloce, potente, fortissimo, dannatamente preciso.
Non le era mai capitato di vedere Ron su un campo di battaglia, e anche se lo
avesse già visto, sicuramente non lo avrebbe riconosciuto nel guerriero
incredibile che aveva davanti agli occhi. Rabbia, odio,sete di vendetta… erano
tutte mescolate nei suoi occhi, che da blu mare ora sembravano ghiaccio allo
stato puro.
Spencer provò a scagliare la sua sciabolata dall’alto, ma
Ron gli oppose la sua stessa spada, e le due lame quasi fecero scintille per la
pressione con cui i due uomini si davano battaglia. Alla fine si allontanarono
l’uno dall’altro per riprendere a far vibrare le lame con rapidità, forza e
precisione. A un certo punto Ron riuscì a costringere la spada di Spencer
contro il muro con una spinta decisa, vigliaccamente quello estrasse un pugnale
per colpirlo, ma Ron riuscì ad afferrargli il polso e dopo qualche secondo di
difficoltà lo respinse indietro.
I due avversari rimasero per un attimo fermi, l’uno di
fronte all’altro, guardandosi con odio e riprendendo fiato.
“Non te la cavi male.” Fece Spencer con un sorrisetto
beffardo e crudele.
Ron serrò bene in mano la sua spada. “Da te invece mi
aspettavo di meglio.”
Spencer inarcò per un momento un sopracciglio, poi il
combattimento riprese più violento di prima. A un certo punto riuscì a
costringere Ron in un angolo, ma il ragazzo non gli permise di affondare,
colpendolo con un calcio allo stomaco e due pugni in faccia che fecero
trasalire Corinne per la violenza con cui erano stati dati. Spencer barcollò
all’indietro senza perdere la spada, ma naso e bocca presero a sanguinargli
comunque; a quel punto, decisamente infuriato, si scagliò contro il suo nemico
con la spada puntata, ma Ron lo prevenne. Andarono avanti così per un bel po’,
mentre il ritmo della lotta s’intensificava progressivamente; a un certo punto,
però, Spencer riuscì in qualche modo a far cadere a terra Ron, riuscendo così a
trafiggergli una spalla. Il ragazzo non riuscì a sopprimere un ruggito misto di
rabbia e dolore.
“Non fai più tanto lo spavaldo adesso, eh?” esclamò
crudelmente compiaciuto Spencer.
Con grande determinazione, Ron si rimise in piedi. Sembrava
dolorante, sanguinava, ma il suo viso era una maschera di odio. “Fatti avanti,
sporco bastardo. Non vorrai far tardi al tuo appuntamento all’altro mondo.”
“Non vuoi proprio arrenderti, eh?!” ruggì il mangiamorte, e
la lotta riprese ferocemente.
Corinne li fissava a bocca aperta. La ferita di Ron non era
certamente mortale, ma sicuramente doveva fargli un male cane, ma lui non aveva
smesso di combattere, e anche se i suoi colpi col braccio destro sembravano
meno potenti, erano ugualmente veloci e precisi. Le sembrava impossibile di
vederlo tanto furioso, e stava cominciando perfino a provare paura per se
stessa. Chi l’avrebbe salvata da quella furia distruttrice se Spencer fosse
stato sconfitto? D’altra parte… non aveva idea di come sarebbe stato perdere
l’uomo di cui era innamorata.
Spencer colpì Ron con un calcio sulla ferita, facendolo
cadere di spalle a terra, poi alzò la spada per trafiggerlo ma ricevette un
calcio nelle palle che lo fece arretrare dolorosamente; Ron ebbe tutto il tempo
di rotolare e riprendersi la spada in mano, appena in tempo per arrestare
l’attacco di un frustratissimo Spencer, che fu colpito in pieno viso da un
sonoro gancio sinistro. Il mangiamorte si lanciò all’assalto col fuoco negli
occhi: la sua furia fu travolgente al punto da permettergli di disarmare Ron e
costringerlo spalle al muro, con la spada puntata alla gola.
Spencer, affannando, impugnò più saldamente l’elsa della sua
sciabola, con un piccolo sorriso febbrilmente eccitato. “Visto dove ti ha
portato la tua ostinazione, giovane pazzo? Ora raggiungerai la tua amica
all’inferno!!”
Spencer fece per colpirlo, ma Ron si chinò un secondo prima
sulle ginocchia e quando si rialzò lo colpì al mento con un pugno, spedendolo a
terra e facendogli volare in aria la spada. Nella frazione di secondo che
seguì, il giovane auror afferrò al volo la sciabola e, con tutte le forze
rimastegli, trafisse lo stomaco di Spencer.
Corinne trattenne a malapena un grido mentre il mangiamorte
faceva un passo indietro, col viso contorto in un’espressione incredula e
sconvolta.
“Non avresti dovuto attaccare la mia scuola.” Sibilò Ron tra
i denti serrati forte, senza togliere le mani dall’impugnatura della spada che
era affondata nello stomaco dell’uomo. “Non avresti dovuto uccidere Silente.”
Fece, scansandosi dalla fronte un ciuffo di capelli sudati con uno sbuffo. “E
soprattutto,” aggiunse, con un cenno del capo verso Hermione. “Non avresti mai
dovuto far del male a lei.” E con un’ultima spinta lasciò andare la
spada. Spencer fece un passo indietro, poi crollò a terra supino, morto.
Il silenzio che seguì, rotto solo dal fiato ancora ansimante
di Ron, era terrificante. Corinne fece difficoltà a immaginare e a capire cosa
stesse per succedere. Ron si avvicinò al corpo di Spencer con aria di disgusto,
estrasse la lama dal suo corpo senza tante cerimonie, poi si voltò verso di
lei, con l’aria visibilmente stanca di chi però non ha ancora completato ciò
che deve fare.
Corinne fece un passo indietro. “Vuoi uccidere anche me?”
Ron non disse niente, ma roteò la sciabola nella mano e ne impugnòpiù saldamente l’elsa. Lei la prese come una
risposta e annuì piano, mordendosi un labbro. “Hai le tue ragioni…anche se io
non volevo necessariamente ucciderla.”
Lui fece una specie di smorfia ironica.
“Puoi anche non crederci.” Ribadì a sangue freddo lei. “La
volevo solo fuori dai piedi, perché non si mettesse fra me e te.”
“Ti puzza davvero di campare, eh Corinne?” sibilò lui con
una voce così bassa da far paura, facendo un passo avanti.
Lei scosse la testa. “Presto tu e io saremo di nuovo una
cosa sola. Te lo prometto, Ron.” Corinne afferrò i lembi del suo mantello e vi
si avvolse dentro, e magicamente svanì nel nulla. Ron fece un paio di rapidi
passi avanti, ma non si attardò oltre sulla fuga della donna; lasciò cadere a
terra la spada e si tastò la ferita con una mano: per fortuna faceva molto più
male di quanto non sanguinasse.
Stancamente si trascinò fin dove stava Hermione, si sedette
a terra accanto a lei e la prese fra le braccia. Era fredda gelata, aveva le
labbra blu e il viso bianco, e sembrava una bambola rotta nel suo abbraccio.
Lui serrò forte gli occhi e le baciò dolcemente le labbra e la fronte, poi
nascose il viso nel suo collo e lì rimase, quasi come se cercasse di
nascondersi dal proprio dolore, stringendola forte a sé.
***************
I
remember the smell of your skin
I
remember everything
I
remember all your moves
I
remember you, yeah
I
remember the nights
You know
I still do
So if
you’re feeling lonely don’t,
You’re
the only one I’ll ever want
Please
Forgive Me, Bryan Adams
***********************
Scusate il ritardo, ma con
le feste e tutto il resto, chi ha avuto il tempo di scrivere qualcosa!
Innanzitutto vorrei dare un bacio speciale alla grande Sara
Lee, che mi ha dato un paio di suggerimenti speciali che ho apprezzato davvero!
Vorrei anche ringraziare tutti quelli che hanno recensito
questa storia, sono davvero in tanti e ci tengo a far sapere a tutti che siete
davvero speciali quando lo fate! In particolare, un grazie enorme a ‘Ron
Weasley’, che mi ha scritto delle cose davvero molto belle nella sua
recensione: grazie, Ron! Spero davvero che anche il resto della storia non
deluda le tue aspettative! ^^
Una piccola nota dell’autrice: in molti si chiederanno come
mai il duello tra Ron e Spencer si è svolto a colpi di sciabole e non con due
bacchette magiche. Ci ho pensato bene prima di scrivere questo capitolo: Ron
(almeno la mia versione) è un personaggio molto vigoroso e materiale, un leone
che se viene stuzzicato reagisce ferocemente, dando tutto se stesso; è
impulsivo, e preferisce l’approccio…duro. E pugni consistenti e colpi di spade
mi sembravano molto più appropriati a esprimere la rabbia che sta provando in
questo momento, visto che non necessitano di quel minimo di fredda razionalità
che invece serve per usare la bacchetta. La magia la lasciamo a Harry, che sta
ancora combattendo contro il suo nemico numero uno…
Ok, per il resto…si, lo so, il capitolo si è interrotto in
un punto un po’ critico…ma non posso fare altrimenti, cercate anche di capire!
Ad ogni modo, cercherò di mettere il prossimo on-line il più in fretta
possibile, va bene? Comunque, per chi proprio non riesce a resistere e vuole
sapere qualche anticipo, o qualsiasi altra cosa che non riuscite ad aspettare
per sapere riguardo a quello che può succedere a Hermione, Harry, Ron e tutti
gli altri, beh…ecco il mio nuovo indirizzo di posta elettronica: checkmated@virgilio.itAnch’io sono una curiosona, perciò so bene
cosa si prova a stare sulle spine per troppo tempo!
Prossimo capitolo: “Dopo la tempesta”
Recensite! Così vado più svelta! ^^ (che ricattatrice…)
Ancora una volta Harry trovò la forza di riprendere in mano
la bacchetta e rialzarsi. Gli colava sangue dalle tempie, dal naso, dalla
bocca, da un taglio su una spalla e da una brutta ferita al fianco destro.Ma doveva
trovare il coraggio e l’ostinazione per rimettersi in piedi, perché anche
Voldemort stava finalmente sanguinando, e anche di brutto.
“Che c’è, Voldemort?” gli disse con aria di sfida. “Non sei
più così sicuro, come mai?”
L’uomo, di nuovo in piedi, gli puntò contro la bacchetta.
“Tu sei morto, Potter!! Artirapticus!!”
Il colpo partito all’improvviso centrò il braccio destro di
Harry; il giovane mago arretrò di qualche passo, stringendosi forte il braccio:
in pochi terribili secondi si accorse di non sentirlo più, tanto che la
bacchetta gli scivolò di mano prima che potesse reagire.
Voldemort ghignò. “Ti farò perdere l’uso del tuo corpo pezzo
dopo pezzo, piccolo bastardo.” Sibilò crudelmente, alzando di nuovo la
bacchetta.
Harry afferrò al volo la sua, ma non potè alzarsi da terra,
o sarebbe stato centrato ancora dall’incantesimo nemico. Si rialzò
immediatamente dopo che il fascio di luce gli era passato sulla testa, e gridò
“Expelliarmus!!”
“Crucio!!” urlò contemporaneamente Voldemort.
Ancora una volta i due incantesimi si scontrarono a
mezzaria, ma questa volta a cedere fu quello di Harry, che si ritrovò a terra a
rotolare dal dolore. Voldemort gli si mise davanti, in piedi, con tutte e due
le bacchette in mano.
“Morirai come tuo padre.” fece con un sorriso soddisfatto e
crudele, gettando via la bacchetta del ragazzo. “Ai miei piedi.”
Harry sentì una rabbia dentro annebbiargli la vista, e a
quel punto capì che anche in quelle condizioni non avrebbe mai mollato, non con
chi gli aveva infelicitato una vita intera uccidendo mezzo mondo, a cominciare
dalla sua famiglia. No, non poteva morire ora, proprio ora che Ginny lo
aspettava a casa. Le aveva fatto una promessa, e mai e poi mai l’avrebbe
infranta. No, non può e non deve finire così!
“Avada Kedavra!!”
***************
Aki strappò la manica della tuta di Bill freneticamente e
prese a tamponargli la ferita. Tutto attorno nella sala d’ingresso del maniero
c’erano auror feriti più o meno gravemente, alcuni dei quali appena curati
correvano di nuovo verso il campo di battaglia, tutti guariti il più
rapidamente possibile da Aki, Tennessee e dallo staff medico della War Mage
Team.
Bill serrò un attimo gli occhi quando Aki gli fasciò
saldamente il braccio sanguinante. “Meglio?” gli chiese tesissima lei,
togliendosi dal viso una ciocca di capelli sudati con un gesto nervoso della
mano.
Lui annuì. “Sto bene, ora torno dagli altri.”
Lei lo trattenne. “Aspetta, non puoi tornare subito a
combattere, l’incantesimo ci metterà ancora qualche minuto per agire!”
“C’è bisogno anche di me lì, io…”
“Aki!!!”
I due si voltarono alle loro spalle e videro Ron,
sanguinante e pallido, che li raggiungeva a passo svelto con Hermione, svenuta,
tra le braccia. Bill si alzò per dare una mano al fratello, ma Ron riuscì ad
avvicinarsi a loro senza bisogno di aiuti, stendendo Hermione a terra. Aki le
fu in un attimo accanto.
“Che cosa le è successo?” chiese ansioso Bill, mentre
s’inginocchiava vicino alla compagna.
“E’ stata colpita da un Glacialibus.” Disse in fretta Ron,
cercando di interpretare lo sguardo di panico sul viso della dottoressa.
Aki scosse la testa, terrorizzata. “No, no…è tutto inutile
ormai…”
Ron la guardò con uno sguardo di rabbia allo stato puro.
“Che cosa?!”
“Non c’è più niente che io possa fare!! E’ troppo tardi!!”
“Ma come fai a dirlo se nemmeno provi a fare qualcosa?!”
“Non respira e non c’è più battito, Ron!” ribbattè lei,
sconvolta. “Le si sono già congelati cuore e polmoni, non posso più aiutarla!!”
Ron scosse la testa. “Tu hai parlato di un incantesimo, hai
detto che avevi trovato un controincantesimo…”
“L’ho usato, con quattro uomini!!” lo interruppe urlando
lei, indicando in un angolo quattro corpi coperti con dei teli bianchi sporchi
di sangue. “Ho fallito, è inutile riprovare!!”
“Senti, Hermione ha sempre combattuto da quando aveva undici
anni, e non si è mai, mai arresa!” tuonò Ron. “Ora è lei ad aver bisogno
d’aiuto, non possiamo abbandonarla!!”
Aki si mise le mani fra i capelli. “Io vorrei tanto poterla
salvare, ma non c’è modo!…”
Bill le appoggiò le mani sulle spalle. “Provaci, Aki! Fai un
tentativo! Tu sei l’unica che possa aiutarla, e io ho fiducia in te! Ce la puoi
fare, prova!”
Aki guardò prima Bill e poi Ron. Serrò forte gli occhi, poi
annuì e li riaprì, decisa. “Va bene.” Disse, cercando di recuperare il suo
sangue freddo di medico. “Ci provo.”
Notando a malapena lo sguardo implorante di Ron, Aki stese
le mani sull’addome di Hermione, chiuse gli occhi e prese a mormorare una
formula in latino antico, col sottofondo fastidioso di esplosioni e urla dalla
battaglia. A un certo punto un alone azzurro tenue circondò le mani della
giovane dottoressa, ma in pochi istanti svanì e lei riaprì gli occhi.
“Controllala!” disse impetuosamente a Ron. Lui si chinò su
Hermione, ma rialzandosi scosse la testa. Aki si morse le labbra, ma impose di
nuovo le mani, pronunciando la formula nevroticamente. La luce azzurra svanì
ancora prima della volta precedente. “Controlla di nuovo!” Ron tastò il collo a
Hermione, e guardò Aki con un’espressione di terrore e frustrazione.
“Maledizione!!” strillò la donna. “Non ci riesco, è tutto
inutile!! Fallirò come ho fallito prima!!”
“Concentrati, Aki!” le disse Bill. “Se ti concentri bene
puoi fare tutto!! Avanti, devi farcela! Credi in te stessa!”
Aki inspirò profondamente due volte, poi chiuse gli occhi e
stese le mani, ma prese a pronunciare la formula con maggiore chiarezza,
scandendo ogni singola parola. In pochi istanti ricomparve la luce azzurra
attorno alle sue mani, ma l’alone si diffuse anche sul corpo di Hermione, senza
svanire subito. Quando scomparve, Aki aprì gli occhi e si appoggiò di spalle a
Bill, stremata. Ron si chinò subito su Hermione e qualche istante dopo rialzò
lo sguardo con un sorriso da un orecchio all’altro. “E’ viva!!”
Aki si coprì la bocca con una mano, commossa. Bill
l’abbracciò forte. “Ce l’hai fatta, Aki! Lo sapevo che ci saresti riuscita!”
Lei gli gettò le braccia al collo e scoppiò a piangere.
***************
Harry aprì gli occhi quando la luce verde del suo incantesimo
si era già dissolta; aveva ancora la mano aperta, rivolta verso il suo nemico:
dopo tanti anni di allenamenti c’era finalmente riuscito, aveva lanciato
l’Avada Kedavra senza bacchetta. Ora si sentiva svuotato d’energia, ma trovò la
forza per rialzarsi in piedi un’ultima volta. Barcollando tra il proprio sangue
che gli colava dalle ferite, reggendosi il braccio destro inerte, raccolse la
sua bacchetta da terra e si avvicinò al corpo di Voldemort, che stava rigido e
immobile a terra. Sul viso aveva ancora un’espressione di incredulità e
terrore, gli occhi e la bocca spalancati nascondevano un grido muto di rabbia e
odio smisurato.
E’ finita, pensò Harry con un sospiro di sollievo. Per
sempre.
Ignorando il più possibile
il dolore diffuso, il giovane mago si trascinò fuori da quella orribile stanza
e in qualche modo raggiunse una specie di corridoio, al termine del quale entrò
in un grosso salone murato che aveva fatto da campo di battaglia (sicchè
c’erano non pochi cadaveri), dove i mangiamorte si stavano progressivamente
arrendendo, consegnando le armi agli auror. Appena lo vide entrare, Sirius
lasciò perdere tutto e gli corse incontro.
“Buon Dio, Harry!!” senza dargli il tempo di replicare, lo
abbracciò e poi lo respinse indietro per poterlo guardare in faccia. “Vi
avevamo perso completamente! Che cosa ti è successo?”
“Ho combattuto contro Voldemort…” disse debolmente Harry,
mentre arrivavano al suo fianco anche Bill e Remus. “…l’ho eliminato, quel
bastardo.”
I tre sorrisero largamente, e Remus corse a gridarlo a tutta
la sala, che un istante dopo proruppe in grida e urla di gioia degli auror.
“Dobbiamo portarti subito dai medimaghi.” Fece Sirius, ma
Harry lo respinse, scuotendo la testa.
“Sirius, hanno preso Ron e Hermione! Dobbiamo trovarli…”
“Sono tutti e due con Aki, malridotti ma vivi.” Lo
interruppe Bill, rassicurandolo.
“Pensaci tu a lui.” Disse Sirius a Bill. “Io resto a dare
una mano qui.”
Bill annuì e si passò un braccio di Harry attorno al collo,
aiutandolo a sorreggersi; il giovane auror ne fu contento, perché da solo non
sarebbe riuscito a tornare all’ingresso del castello, non con la vista che gli
faceva flip-flop. Finalmente i due arrivarono in quello che era stato adibito a
ospedale da campo, pieno di auror feriti più o meno seriamente e medimaghi che
scattavano da un ferito all’altro febbrilmente. Bill aiutò Harry a sedersi di
spalle contro una colonna della grande stanza. “Aspettami qui, vado a cercare
Aki.” E subito si rialzò in cerca della dottoressa. Harry annuì, poi si guardò
attorno con attenzione, in cerca dei suoi amici.
Finalmente intravide un ciuffo di capelli rossi dall’altra
parte della stanza, così raccolse le ultime energie e si alzò per raggiungerli.
Ma vederli come li vide lo fece assalire da un enorme senso di colpa.
Ron aveva un cerottone sul naso –chiaramente rotto- e due
strati di fasciature attorno alle tempie e alla fronte; non aveva la maglia
dell’uniforme, perché al suo posto lo copriva una grossa fasciatura lungo tutto
il torace, più una medicazione al braccio. Teneva le ginocchia semi-incrociate
in modo che Hermione, che stava fra le sue braccia, stesse comoda. Lei sembrava
messa ancora peggio: non aveva bende né cerotti, ma era priva di sensi e Ron le
teneva sulla bocca una mascherina per l’ossigeno; a giudicare dal suo pallore e
da come il suo amico la guardava apprensivo, doveva essere ferita gravemente.
Ed è tutta colpa mia…
Harry si inginocchiò accanto
a loro e appoggiò una mano sulla caviglia di Hermione, guardandola angosciato.
Ron alzò gli occhi e incrociò quelli del suo migliore amico.
“Ce la farà.” Lo rassicurò. “Quel bastardo di Spencer le ha
fatto un Glacialibus.”
Per quanto debole si sentisse, Harry provò una gran rabbia.
“Dov’è ora quel figlio di puttana?”
“Non farà più del male a nessuno, ormai.” Fece Ron, con
un’espressione di amara soddisfazione. Harry annuì, col groppo in gola. “E’
finita?”
“Si.” Sospirò lui. “Si, è finita.”
Aki arrivò proprio in quell’istante, sporca di sangue dei
suoi pazienti e spettinata, e diede subito una veloce occhiata alle ferite di
Harry. “Harry, grazie al cielo! Cominciavamo a preoccuparci sul serio!”
Lui scosse la testa. “Io sto bene, pensa a Hermione! Lei ha
molto più bisogno di me!”
Aki non perse tempo a dire a Harry che aveva detto già la
stessa cosa anche a Ron. “Abbiamo già fatto tutto il possibile per lei, deve
riprendersi da sola adesso. Non serve a niente che tu muoia dissanguato
nell’attesa, dai, vieni con me.”
Malvolentieri, il ragazzo si alzò e la seguì.
“Ehi Harry.” Lo chiamò piano Ron. Harry si voltò insicuro.
Ron gli fece un piccolo sorriso. “Siamo vivi e abbiamo vinto. E’ finita
davvero.”
Harry gli rivolse un sorriso grato e poi raggiunse Aki, che
lo fece sedere di spalle al muro. Mentre la dottoressa si dava da fare per
curarlo, lui appoggiò la testa al muro. Sentiva il dolore crescere
progressivamente, la testa gli faceva davvero male mentre la vista gli si
appannava sempre di più. Si, era davvero finita. Ma a quale prezzo? Quanti
avevano pagato con la loro vita, proprio come Cedric Diggory tanti anni prima,
per una battaglia che lui avrebbe dovuto combattere da solo fin dal primo
momento. Con questo pensiero orribile il dolore alla testa si moltiplicò, e
presto Harry non vide e non sentì più nulla.
***************
Quando riaprì gli occhi, il giovane mago ebbe difficoltà a
mettere a fuoco le immagini. Quello che vide subito chiaramente fu il viso
commosso e sorridente di Ginny, che gli stava accarezzando amorevolmente il
viso.
“Ehi, supereroe.” Gli disse dolcemente Ginny, baciandogli le
labbra.
Harry le fece un sorriso, poi diede un’occhiata in giro e
riconobbe la stanza in cui si trovava: era una delle camerette dell’infermeria
al quartier generale della War Mage Team. Aveva la maggior parte del corpo
fasciato, e si sentiva tutto dolorante e indolenzito.
“Non dirmelo.” Disse a Ginny, con la voce ancora un po’
rauca. “Sono morto e mi avete mummificato.”
Lei sorrise e si asciugò le lacrime. “Non proprio, ma ci
siete andati tutti molto vicino stavolta.”
“Come stanno gli altri?”
“Bill e Charlie hanno qualche graffio e un paio di ustioni,
ma stanno bene.” Sospirò lei. “Ron è più o meno nelle tue condizioni. Hermione
si sta riprendendo un po’ più lentamente, lei era davvero molto grave, a quanto
ci hanno detto.”
“…quanto ho dormito?”
Lei fece un sorriso stanco. “Dieci ore, più o meno.”
Lui si morse un labbro e le strinse la mano. “Ti ho fatto
preoccupare.”
“No, mi hai fatto morire.”
“Siamo tornati, però.” Le disse, tentando di sorriderle. “Li
hai fatti quei biglietti per Parigi?”
Lei annuì. “Mi hanno fatto lo sconto quando hanno sentito il
tuo nome.”
“Il mio nome.” Harry le lasciò la mano e si mise seduto in
mezzo al letto, coi goniti sulle ginocchia. “Se sapessero cosa significa
portare questo dannato nome, reagirebbero diversamente.”
Ginny si sedette sul letto accanto a lui, e gli appoggiò la
testa su una spalla. “Lo so.” Gli sussurrò dolcemente, accarezzandogli la nuca.
Lui scosse la testa. “Quanti sono rimasti uccisi durante
questa maledetta guerra. Quanti potevano essere salvati se io avessi affrontato
prima Voldemort.”
Lei gli baciò una tempia sulla benda che aveva attorno alla
fronte. “Voi avete fatto tutto il possibile, e tu ci hai liberati dall’incubo
di quel mostro. Tutto il resto non dipendeva da te, Harry.”
Lui tirò un grosso sospiro. “Non la penserai così quando
saprai cos’ho fatto.”
“Cos’hai fatto?” chiese calma lei.
“…quando ci hanno preso, Voldemort mi ha offerto la salvezza
per Ron e Hermione se io mi fossi arreso.” E qui chiuse per un attimo gli
occhi. “Io non ho accettato.”
Ginny annuì in silenzio, stringendogli la mano.
Harry raccolse fiato e proseguì. “Se tuo fratello è stato
torturato di nuovo, è colpa mia. Se Hermione ha rischiato di morire, è colpa
mia.”
Lei gli prese il viso tra le mani e lo voltò verso di sé.
“Lo sai cosa sarebbe successo se avessi detto di si? Li avresti traditi.
Avresti tradito i tuoi e i loro ideali. Avresti gettato via tutto quello per
cui siete diventati quello che siete, per cui avete combattuto e avete vinto.”
Lui la guardò negli occhi. “Ron e Hermione sarebbero morti prima di cedere a un
compromesso simile, e tu lo sai.” Gli disse solennemente.
Harry rimase per un attimo in silenzio, quindi le accarezzò
la guancia col dorso della mano. “Ti amo.” Le disse piano. “Ti amo perché qualunque
cosa succeda, tu sei e resterai sempre il mio raggio di sole.”
“Ti amo tanto anch’io.” Gli sorrise lei, e nessuno dei due
perse più tempo a parlare: a volte le parole sono sprecate, se un bacio può
esprimere meglio ciò che si prova fino in fondo all’anima.
***************
And
through it all she offers me protection
A lot of
love and affection
Wether
I’m right or wrong
And down
the waterfall, wherever it may take me
I know
that life won’t break me
When I
come to call she won’t forsake me
I’m
lovin’ angels instead
Angels,
Robbie Williams
***************
Fu un dolore lungo l’addome a spingere Hermione ad aprire
gli occhi. La vista era ancora un po’ annebbiata, si sentiva debole e
dolorante, e non riusciva a ricordare bene cosa fosse accaduto. Certo quella
stanza non faceva parte del maniero di Spencer…e dov’erano finiti tutti gli
altri? Quando cominciò a vederci meglio riconobbe una serie di macchinari
collegati al suo corpo che emettevano un BIP regolarmente ogni due o tre
secondi; ci mise un attimo anche a capire che aveva la vista disturbata dalla
mascherina che aveva sul viso. Fece per togliersela con la mano sinistra, ma si
accorse che non poteva muoverla: girando impercettibilmente la testa vide che
c’era Ron, profondamente addormentato su una sedia accanto al suo letto, che le
teneva la mano. Anche lui era pieno di fasciature e cerotti, aveva addosso un
pantalone, ma dalla camicia completamente sbottonata sporgeva una vistosa
fasciatura lungo tutto il torace. Hermione sorrise già per il solo fatto di
vederlo vivo accanto a lei, e gli strinse la mano. Lui subito si scosse e si
svegliò; nel vederla con gli occhi aperti, Ron sorrise e le accarezzò la
fronte.
“Ehi, bella addormentata.” Hermione tentò di sfilarsi la
mascherina dal viso, ma lui le prese la mano fra le sue. “Ci hai fatti
preoccupare un bel po’, lo sai?”
“…che è successo?…” sospirò debolmente lei.
“Abbiamo stravinto.” Le sorrise lui. “Harry ha eliminato
Voldemort, e i mangiamorte si sono arresi.”
“Spencer?” lui curvò le labbra in un sorrisetto sicuro e lei
capì. “…è…davvero finita?”
Lui annuì. “Si, amore. E’ finita sul serio.”
I loro sguardi rimasero incatenati, e Hermione sollevò
debolmente una mano per accarezzargli il viso e lui si voltò per baciarle il
palmo.
“Toglimi questa cosa…” sussurrò lei, cercando di nuovo di
sfilarsi la mascherina. “…voglio che mi baci…”
“Non mi tentare, baby…” disse lui, con la sua voce profonda.
“…o ti strappo tutta questa roba di dosso e ti violento qui…” entrambi
sorrisero, e lui le scansò i capelli dalla fronte. “Ti amo, Hermione.” Le disse
lui, serio. “E quando ho visto quello che quel bastardo ti aveva fatto, non
sapevo nemmeno io cosa fare per farti tornare da me.”
Hermione lo guardò negli occhi, e fu grata più che mai al
fatto di essere ancora a letto, o le gambe non l’avrebbero sorretta. A volte
fissare Ron negli occhi significava perdersi in quel blu profondo e
spumeggiante, era difficile sostenere un suo sguardo ben piantato. Ron le baciò
di nuovo la mano, e in quel momento entrò Aki, che nel vederli svegli entrambi
sorrise largamente.
“Hermione! Come ti senti?” le chises, controllandole una
pupilla e il battito, mentre Ron si scansava per farle posto.
“…fa male tutto…” fece stancamente lei.
“Tesoro, ringrazia il cielo di avercelo ancora un tutto,
anche se fa male.” Sorrise lei, e con un colpo di bacchetta fece sparire i
macchinari e la mascherina.
“…quando potrò…alzarmi da qua?”
“Non c’è niente da fare, voi tre non ci riuscite proprio a
stare buoni e tranquilli, eh?” rise Aki. “C’è Harry che sta vagando come
un’anima in pena da stamattina.”
“Sta bene?” le domandò Ron.
Lei annuì. “Tua sorella lo sta curando molto meglio di me.”
I tre sorrisero. “Beh, Hermione, io sono di là se hai bisogno di me, ok?”
“Si, grazie.” Le rispose debolmente lei. Aki annuì e uscì
dalla stanza.
“Dove eravamo?” le disse Ron, accarezzandole il naso.
Hermione si aggrappò ai bordi della sua camicia per
attirarlo giù, a pochi millimetri da lei. “Baciami, Ron. Ti prego.”
Lui non se lo fece ripetere due volte, le passò una mano
dietro alla schiena e con l’altra le accarezzò una guancia, mentre si chinò giù
per baciarla. All’inizio nacque come un bacio dolce, poi progredì; lui la
strinse troppo a sé, e nel vederle serrare forte gli occhi capì di averle fatto
male, e subito si staccò da lei.
“Oddio, scusami, ti ho fatto male?” le chiese preoccupato.
Lei scosse la testa e gli prese una mano tra le sue. “Non
m’importa niente, voglio solo che tu mi tenga stretta a te.” Dopo tutto quello
che era successo, ora il contatto fisico era diventato necessario a farla
sentire sicura che non si sarebbero più perduti. Ron non esitò ad abbracciarla
di nuovo, e anche quando la baciò lo fece come lo aveva sempre fatto, senza
trattenere niente.
***************
We
were strangers starting out on a journey
Never
dreaming what we’d have to go through
Now here
we are, I’m suddenly standing at the beginning with you
No one
told me I was going to find you
Unexpected
what you did to my heart
When I
lost hope you were there to remind me this is the start.
At The Beginning,
D.Lewis and R.Marx
***************
…3
mesi più tardi…
Ginny aveva un sorriso
stampato in faccia che andava da un orecchio all’altro. Era una spelndida
giornata di sole non particolarmente fredda, e assistere alla cerimonia di
premiazione dei ragazzi della War Mage Team era ancora più piacevole.
Il Ministero della Magia aveva organizzato una giornata in
onore del Dipartimento di Controspionaggio che aveva finalmente messo fine alla
guerra dei maghi: ognuno degli auror speciali avrebbe ricevuto una medaglia al
valore durante la cerimonia nell’enorme giardino del palazzo del ministero, e
la sera ci sarebbe stato un ballo a cui sarebbe stato invitato tutto il bel
mondo magico.
Harry, Ron e Hermione, assieme a Bill e Charlie, stavano in
piedi accanto a tutti gli altri membri al completo della War Mage Team; erano
tutti in alta uniforme: pantalone e giacca verde scuro, e mantello verde
leggermente più chiaro. Il Ministro, Ersilius Montgomery, il fondatore della
War Mage Team, si profuse in un lungo discorso in cui ringraziava gli auror
speciali per l’operato svolto e assicurava che anche se terminare la cattura
dei mangiamorte rimasti in circolazione sarebbe stata una cosa estremamente semplice,
il Dipartimento di Controspionaggio avrebbe continuato il suo lavoro
estendendosi a Controspionaggio Nazionale. Una sorta di promozione per tutti,
che la signora Weasley accolse con poco entusiasmo (sperava che finita la
guerra li avrebbero congedati tutti con onore). Dopo il discorso seguì
l’assegnazione della medaglia e la stretta di mano a ogni membro della War Mage
Team, accolto con scroscianti applausi da parte dei presenti, quindi la
cerimonia si dilungò in fotografie e aperitivi.
“Mh, lo sai Harry, dovrei essere molto arrabbiata con te.”
Disse Ginny, mettendo giù sul tavolo il suo bicchiere di champagne.
“E perché?” le chiese incuriosito lui.
“E me lo chiedi? Avevi questa uniforme che ispira sesso
sfrenato e selvaggio, e la tenevi chiusa in fondo all’armadio?” gli disse a
bassa voce lei, facendogli un occhiolino. Lui le fece un gran sorriso
malizioso.
“Harry, tesoro, sei davvero bellissimo.” Fece molto
orgogliosa la signora Weasley, avvicinandosi a braccetto con Sirius.
“Visto com’è bello il mio ragazzo?” disse fiera Ginny.
“Beh, affascinante maschione.” Lo prese in giro Sirius. “Non
dovevate essere a Parigi voi?”
“Abbiamo rimandato la partenza di qualche ora, partiamo
domani mattina presto.” Spiegò Harry.
“E abbiamo già le valigie pronte.” Continuò Ginny.
“Bravi, pensate solo a rilassarvi e a godervi il Natale.”
Fece paternamente Sirius, dando un’amorevole pacca sulle spalle del suo
pupillo.
“E soprattutto godetevi le attrazioni che offre il mondo
babbano, dicono che i negozi di Parigi siano belli da fare invidia.” Aggiunse
la signora Weasley con un gran sorriso.
“Si, ho intenzione di fare un sacco di shopping.” Esclamò
contenta Ginny.
“Mh, la vedo bene.” Scherzò Harry, strappando agli altri una
risata.
“Signori, permettete?” s’intromise un uomo con una macchina
fotografica.
“Ah, ma certo.” Sorrise cordialmente Sirius, mettendosi
accanto a Harry e a Molly Weasley, mentre Ginny passò un braccio intorno a
quello che le offriva il suo ragazzo, e fecero tutti un gran sorriso verso l’obbiettivo.
Arthur Weasley sembrava parecchio preso in una conversazione
col MinistroMontgomery, e Bill e Aki
lo notarono. “Con un po’ di fortuna, mio padre avrà un’altra promozione nel
giro di sei mesi.” Le disse con un sorriso lui.
“Montgomery stasera sta festeggiando la riuscita del suo
esperimento, potrebbe perfino ricordarsi il nome di tuo fratello Percy.” Disse
lei con un sorriso.
Bill scoppiò a ridere. “Povero Perce, è una maledizione!
Nessuno si ricorda mai di come si chiama!”
Aki sorrise, poi lo prese per mano e gli fece un cenno del
capo verso due persone poco lontano. “Vieni, voglio presentarti i miei
genitori.”
Lui buttò giù un altro sorso di vodka, poi mise giù il
bicchiere e la seguì allegro. “Andiamo.”
Hermione si congedò con un sorriso da Homer e sua moglie,
con cui aveva parlato fino a un minuto prima, e mentre s’incamminava verso il
tavolo del buffet si sentì afferrare alle spalle da un braccio attorno alla
vita.
“Sei atrocemente irresistibile con questa uniforme.” Le
mormorò Ron con la sua solita voce sexy e profonda.
Hermione sorrise. “Neanche tu stai male.”
Anche lui rise e la voltò verso di sé. “Io sono
semplicemente bellissimo.”
Hermione inarcò le sopracciglia. “E anche molto modesto.”
Ron si chinò per baciarla ma si fermò qualche centimetro
prima. “Barrichiamoci sotto il tavolo, mi hai fatto venire in mente un milione
di fantasie sessuali.”
Lei inarcò un sopracciglio con un’espressione furbesca. “Uh,
lo sento.” Sussurrò, avvicinandosi un po’ di più a lui. “Ma sei sicuro che si
può fare qui, con tutto il Ministero qua fuori?…”
“Non me ne frega un accidente.” Fece lui, dandole un bacio
sul collo. “Anzi, è ancora più eccitante…”
“Stai pericolosamente rischiando di convincermi…”
“Uuh, prendetevi una stanza, voi due!”
“Davvero, Ron, sei disgustoso! Stai cercando di corrompere
anche la piccola Hermione!”
Ron alzò gli occhi al cielo e tirò un sospiro, mentre
Hermione sorrise nel vedere i due gemelli Weasley, allegri come sempre.
“Guarda chi si vede, il terrore dell’Irlanda.” Scherzò Ron.
“Hermione, dolcezza, sei assolutamente uno schianto.” Fece
Fred, porgendole una mano e attirandola più vicino.
“Vero, ispiri sesso da tutti i pori.” Concordò George.
“Appunto, perciò giù le mani.” Disse Ron, con un sorrisetto
stampato sulla faccia.
“Quanto sei possessivo, Ron, parola mia.” Fece George.
“Volevamo solo porgere a questa bellissima donna un omaggio
floreale.” Disse Fred, offrendole un fiore dalla forma piuttosto strana.
“E ti aspetti che io lo prenda? Chissà cosa avete fatto a questo
povero fiore!” gli rispose Hermione.
“Sempre sospettosa, eh?” sorrise Fred.
“Ehi, mi sento offeso! La moglie di Montgomery l’ha
accettato!” squittì George.
I ragazzi si voltarono per guardare nella sua direzione:
Mrs. Montgomery sembrava in difficoltà con lo stelo del fiore che si era
allungato e le stava attorno al collo come una sciarpa, e con la corolla, che
ora si era trasformata in due labbra giganti in cerca di un bacio. Quando il
fiore si fece più insistente, fu necessario l’intervento di un paio di maghi
perché venisse trasfigurato prima che portasse via la faccia alla signora;
Arthur Weasley incrociò lo sguardo dei gemelli con occhi inferociti, il che
fece scoppiare a ridere i quattro ragazzi.
“Il fotografo si avvicinò con un cordiale sorriso. “Foto,
signori?”
“Ah, sicuro.” Disse Ron. “Un attimo che mi metto in posa.” E
dicendo così voltò Hermione per la vita, le passò una mano dietro la nuca e la
baciò col suo solito modo di fare impulsivo e passionale. Superato il primo
istante di sorpresa, lei gli rispose subito passandogli le braccia attorno al
collo. Il fotografo scattò la foto mentre Fred e George continuavano ad
applaudire e ad incitare i due ragazzi.
Tennessee prese un bicchiere dal tavolo del buffet e si
ritrovò faccia a faccia con un sorridente Charlie Weasley.
“Sei la cosa più simile a una bella donna che vedo da due
secondi a questa parte.”
“E tu potresti quasi passare per un vero essere umano oggi.”
I due si fecero uan ricca risata, e Charlie le fece cin-cin
col bicchiere. “Dì, stasera ci vieni al ballo?”
“Penso che delizierò questo mondo di altolocati, si.”
“Non mi dire, sarà la prima volta che ti vedrò con qualcosa
di femminile addosso, allora.” Rise lui.
“Il che mi ricorda, affascinante soldato dalla chioma di
fuoco,” fece lei, con un ironico sguardo languido, sbattendo le ciglia. “Che
non mi hai ancora ringraziato per averti medicato la gamba durante la
battaglia.”
“Accidenti, hai ragione.” Charlie sfoderò il suo fascinoso
sorriso. “Che ne dici se mi conservo un ballo per te, stasera?”
“Il sogno della mia vita che si realizza.” Scherzò
Tennessee, e tutti e due scoppiarono a ridere forte.
“Una foto ricordo, signori?” chiese il fotografo,
avvicinandosi.
“Sicuro, come no.” Charlie, ancora ridendo, passò un braccio
attorno alle spalle di Tennessee e tutti e due fecero un gran sorriso
all’obbiettivo.
***************
And
life is a road and I wanna keep going
Love is
a river and I wanna keep flowing
Life is
a road, now and forever, wonderful journey
I’ll be
there when the world stops turning
I’ll be
there when the storm is through
In the
end I want to be standing at the beginning with you
At The Beginning, D.Lewis and R.Marx
*******************************
Beh, sono stata abbastanza veloce, no? Considerando che
qualche volta mi ricordo di avere anche una vita mia… ^^
Ok, spazio per i soliti ringraziamenti: grazie a tutti i
fantastici lettori che mi hanno mandato mail in questi giorni, grazie per gli
incoraggiamenti e un saluto speciale a ‘Ron’, che recensisce sempre anche ogni
capitolo nuovo, e per questo merita un bell’angolo speciale nell’area degli
‘special thanks to’.
Prima di avvertirvi che il prossimo capitolo (“Benvenuta
serenità”) che verrà sarà l’ultimo di questa storia (sigh!), sorpresa! Credo
proprio che in un futuro molto prossimo troverete Being A War Mage II, il
seguito… wow! Mi prenderò un po’ di tempo per affinare l’ispirazione e vedere
un po’ come mandare avanti le cose…e poi tornerò on-line con uan nuova
avventura e nuovi personaggi…o anche vecchi, chi può dirlo ^^
Ok, adesso devo proprio andare…ma prima, Sara Lee, la mia
beta lettrice in gamba, ha fatto una cosa molto simpatica: se cliccate su
questi links qui sotto vi ritroverete a vedere i nostri quattro protagonisti
preferiti esattamente come li vedo io ogni volta che ne parlo! Lei ha creato
due belle immagini di coppia:
Oh, e gli attori sono Ben Affleck (Harry), Claire Danes
(Ginny), Paul Walker (Ron) e Natalie Portman (Hermione). Ecco, se mai riuscissi
a fare un film di questa storia (cosa totalmente impossibile) questo sarebbe il
mio cast ideale! ^^
Hermione e Ron camminavano a passo deciso verso Villa
Granger. Si tenevano per mano, e continuavano a procedere in silenzio.
“Sei sicura di volerlo fare?” le chiese piano Ron quando
raggiunsero il cancello della casa. “Se non te la senti, non sei obbligata.”
Lei rimase per un attimo in silenzio, a guardare quella che
per anni era stata casa sua. “…no, voglio…voglio rivedere casa mia.” Fin
dall’omicidio dei suoi genitori non c’era mai tornata prima. “E poi…” aggiunse,
sforzandosi di sorridere. “Voglio uno dei vestiti di mamma per stasera.”
Lui annuì. Era lì per farle coraggio, e lo avrebbe fatto
fino in fondo. “Ok, allora.”
La casa era rimasta sempre chiusa e nessuno ci aveva più
messo piede fin dal giorno del terribile attacco; camminando fra le stanze,
Hermione si guardava attorno con la mascella serrata e il viso tirato. Dopo
qualche istante di esitazione trovò il coraggio di salire al piano di sopra,
nella stanza dei genitori, e lì si fermò sulla soglia della porta: ai piedi del
letto c’era ancora una grossa macchia scura di sangue, e il parquet era ancora
tutto pieno di graffi e segni. Ron guardò per un attimo la sua ragazza e le
appoggiò una mano sulla spalla; Hermione tirò un gorsso sospiro ed entrò,
sfiorando con la punta delle dita le lenzuola del letto, il comodino e infine
la cassettiera, poi la sua attenzione fu catturata dalla cornice d’argento in
cui stava la foto dei suoi genitori nel giorno del loro matrimonio:
istintivamente sorrise dolcemente e la prese fra le mani, e si ritrovò il viso
inumidito dalle lacrime prima ancora di potersene accorgere. Ron, alle sue
spalle, le passò le braccia intorno alla vita, stringendola forte a sé, e le
stampò un bacio sul collo.
“…non ho avuto il tempo di dire a mamma e papà di noi…” sussurrò
lei, in una vocina piccola e rotta dalle lacrime.
Ron le baciò una guancia. “Diglielo adesso.”
Hermione fece un piccolo sorriso triste. “Credi che mi
sentiranno?”
“Mia madre dice sempre che i nostri cari continuano a
guardarci anche dal cielo.”
Lei emise un piccolo gemito e si abbandonò contro il suo
petto, nascondendo il viso nel suo collo. Lui la strinse di più a sé, cercando
di infonderle quanta più forza possibile, poi prese in mano la foto dei
genitori e la sollevò un po’, schiarendosi la gola.
“Signor Granger, signora Granger, c’è una cosa che devo
dirvi, e spero che vi faccia piacere.” Disse, con tono serio e allo stesso
tempo confidenziale. Hermione sorrise nel suo collo e glielo baciò. “Sono
pazzamente, disperatamente, inequivocabilmente e irrevocabilmente innamorato di
vostra figlia.” Continuò con un sorriso. “Vorrei anche dirvi di non
preoccuparvi di nulla, perché mi occuperò io di Hermione adesso. E vi prometto
che farò il possibile per renderla felice.”
Hermione lo guardò nello specchio che avevano di fronte. “Ti
ricordi quando l’anno scorso siamo andati alla festa di Josh e tu mi hai
riaccompagnato a casa?”
Lui annuì. “Erano le tre passate, e tu avevi paura che
presentandoti a casa da sola a quell’ora i tuoi ti avrebbero fulminata.”
“Mamma mi fece una partaccia perché era tardissimo, e perché
le brave ragazze non vanno in giro di notte da sole.” E così dicendo tirò su
col naso e si asciugò gli occhi con una mano. “Papà invece non era affatto
preoccupato, e sai che cosa disse a mamma?”
“Cosa?”
“Le disse che non aveva ragione di agitarsi, perché ero con
te.”
Lui sorrise. “Davvero?”
“Papà ti stimava moltissimo. Pensava che tu fossi un tipo in
gamba, anche se un po’ troppo impulsivo e incline alla violenza. Ma sapeva che
mi avresti sempre protetto nel momento del bisogno.”
“Non me l’avevi mai detto.” Le disse piano lui.
Lei alzò spallucce. “Chissà se per mamma va tutto bene,
però.”
“Ehi, come sarebbe?!” chiese con un sorrisetto lui, e riuscì
a strapparle un’espressione divertita.
“Lei ti trovava un po’ troppo pieno di vita…pensava che
fosse più rassicurante la presenza di Harry.”
“Solo perché ha l’aria del santo incensurato.” E qui tutti e
due ridacchiarono.
Hermione si asciugò del tutto gli occhi e rimise a posto la
foto. “Dovunque siano, mi auguro che stiano bene.”
Ron le sistemò un ciuffo di capelli dietro l’orecchio.
“Questo è poco ma sicuro.” Le diede un bacio sulle labbra, poi le fece un
occhiolino. “Ehi, siamo qui per un motivo o sbaglio?”
Lei sorrise e annuì. “Già.”
Lui le fece un gran sorriso e si diresse verso un grande
armadio a muro; c’erano molti bellissimi vestiti eleganti, tutti della madre di
Hermione. “Bisogna dire che tua madre aveva davvero molto gusto.” Osservò
compiaciuto lui.
Lei si sedette sul lettone a gambe incrociate. “Si, era un
tipo molto femminile, al contrario di me. D’altronde, questa era una delle cose
che papà amava di più di lei.”
“Baby, portati a casa questi vestiti e ti sposo domani.”
Rise lui.
Lei scosse la testa, e lo guardò scettica. “Il signor
‘sono-così-affascinante-che-mi-amo-alla-follia’ che si sposa? Nah…”
Ron le fece una linguaccia e prese a guardare nell’armadio;
il primo vestito che estrasse era color pesca, col mezzo collo e senza maniche,
lungo fino ai piedi. “Questo?”
Lei scosse la testa. “Mmm…no.”
Lui lo rimise a posto e ne prese un altro color grigio
perla, corto, a bretelline. “E questo?”
Hermione fece una smorfia. “Non è appropriato.”
Ron inarcò le sopracciglia. “Però è molto bello.”
“Ce ne sono altri, no?”
“Voi donne la fate sempre difficile in fatto di vestiti.”
Messolo a posto, ne prese un altro beige, a tre quarti, con uno scollo
generoso. “Mmh…questo lo indosserai quando andremo a cena fuori io e te soli.”
Lei ridacchiò. “E perché?”
“Tesoro, questo vestito non lascia molto all’immaginazione.
Non vorrei dover rompere il muso a qualche guardone, stasera.”
Hermione rise. “Ci saranno donne molto più belle e più
eleganti di me, Ron. Donne che passano intere giornate nei saloni di bellezza,
per essere perfette. Io sono un maschiaccio al confronto.”
“Amore, io sono un maschio. Lo accetti il mio parere, vero?
Beh, lascia che ti spieghi una piccola cosa di noi uomini: tanta perfezione
stufa, specie se è solo bellezza fisica e niente di più. Il tuo fascino non
viene solo da fuori, tu sei bellissima anche dentro, sei completa. Sei una
bomba sexy.”
Lei si sollevò sulle ginocchia per dargli un bacio sulle
labbra. “Grazie.”
Lui le fece un occhiolino. “E adesso troviamo qualcosa di
scandalosamente sexy per questo splendido maschiaccio.” Detto questo prese un
altro vestito dall’armadio, questa volta bianco e lungo fino ai piedi, molto
ampio. “Elegante abbastanza?”
Lei scosse la testa. “Troppo.”
“Ma che significa troppo? E’ bello, distinto, di gran
classe, per niente appariscente…”
“…e l’ultima volta che l’avevo addosso, Jeff Patrick mi ha
chiesto di sposarlo.”
Ron lo rimise subito nell’armadio, con un’aria disgustata
sul viso. “Ok, ho capito, adesso basta. Decido io.” Risoluto, guardò un attimo
fra i vestiti e alla fine fece un gran sorriso e tirò fuori un abito azzurro
lungo, che si allacciava dietro al collo e lasciava gran parte della schiena
scoperta. “Wow…questo è perfetto!”
“…lo sai, mi sa che hai proprio ragione.” Gli rispose lei,
alzandosi e prendendo il vestito, provando a vedere se era della lunghezza
giusta.
“Sarai decisamente uno schianto.” Sorrise lui. “Cavolo,
grazie signora Granger, per aver comprato tutta questa bella roba!” esclamò al
cielo, e anche Hermione non potè fare a meno di sorridere e dargli un altro bacio.
***************
“Merda, questo coso mi sta facendo soffocare.” Ron cercò
disperatamente di allargarsi il papillon dello smoking davanti allo specchio
nel suo armadio.
“Pensa che dobbiamo passarci tutta la sera dentro questo
affare infernale.” Fece sconsolato Harry, infilandosi la giacca del suo
smoking.
Il cravattino di Ron si sciolse di nuovo, e il suo riflesso
nello specchio prese a ridere follemente, additandolo. “Vuoi farlo tu, se ne
sei capace?!” ruggì Ron spazientito, e a Harry scappò da ridere.
“Allora, come vanno i preparativi?” la signora Weasley fece
capolino dalla porta, vestita e pettinata in modo molto elegante e sobrio, e
con un’espressione sorridente e appagata.
“Va che questo coso non si annoda, e tra un secondo mi
straccio tutto di dosso e vengo nudo!” sbottò il figlio.
Molly raggiunse i due ragazzi e prese a sistemare il
papillon di Ron. “Tesoro, immagino che sarebbe uno spettacolo imperdibile, ma è
meglio rimandare il tuo spogliarello a quando non saranno presenti i colleghi
di tuo padre e tuo fratello.”
“Forse sarebbe meglio rimandarlo a tempo indeterminato.”
Ridacchiò Harry.
Ron si finse offeso. “Oh, come sarebbe? Non mi trovi
attraente?” sia i ragazzi che mamma Weasley risero di gusto.
Molly finì di aggiustare il cravattino al figlio e fece un
passo indietro, guardando i due ragazzi con un sorriso tutto miele. “I miei
giovanotti sono diventati due uomini bellissimi!” disse commossa. “Siete così
cresciuti, bambini miei, sono così fiera di voi!”
I due ragazzi le rivolsero un brillante sorriso. “A che
punto sono le ragazze?” le chiese Harry.
“Oh, stanno finendo di truccarsi.” Rispose lei, tutta
trionfante. “Le ho pettinate tutte e due io, sono più belle che mai.”
“Bene, ne va della nostra immagine.” Ridacchiò Ron, e lui e
Harry uscirono dalla stanza in smoking, e si diressero verso l’ingresso mentre
la signora Weasley tornava di sopra.
“Che eleganza!” Esclamò allegramente Arthur Weasley, mentre
si abbottonava una manica della giacca.
“Già, e non vedo l’ora di tornare a casa per levarmi questa
roba.” Commentò Harry, allargandosi il nodo del papillon dal collo.
Papà
Weasley rise. “Non c’è niente da fare, voi due potrete anche essere
cresciuti, ma resterete sempre i ragazzini che sono inorriditi al solo pensiero
di andare a un ballo vestiti da sera.”
“C’è di buono che almeno stavolta sono vestito in modo
decente.” Fece Ron.
In quel momento scese di nuovo Molly Weasley, e dietro di
lei comparvero Hermione e Ginny, che stavano parlando mentre scendevano le
scale. Harry e Ron rimasero a bocca spalancata.
Ginny aveva un abito rosa pallido a bretelline, corto fino
alle ginocchia, molto elegante; per l’occasione si era fatta fare dalla madre i
boccoli ai suoi capelli abitudinariamente lisci, ed il trucco era leggero ma
perfetto. Hermione aveva il vestito turchese che aveva scelto Ron: lungo, con
l’allacciatura dietro al collo e le spalle scoperte; teneva i capelli raccolti
in un elegante chignòn, da cui scendevano piccole ciocche di capelli mossi, e
anche il suo trucco, per quanto leggero, era decisamente molto gradevole.
“Porco cazzo…” mormorò a bassa voce Harry, mentre lui e Ron
non riuscivano a staccare lo sguardo dalle due ragazze. Il signor Weasley rise
e diede a entrambi una pacca sulle spalle.
“Allora? Siamo tutti pronti?” fece squillante Molly.
Ginny e Hermione raggiunsero gli altri, e anche loro si
soffermarono quando videro Harry e Ron tirati a lucido.
“Accidenti!” esclamò sorridente Ginny.
Hermione annuì. “Decisamente affascinanti.”
“Dovrebbero farli molto più spesso questi balli di società.”
Fece Harry, squadrando Ginny dalla testa ai piedi.
Ron passò un braccio attorno ai fianchi di Hermione, poi si
voltò verso i suoi genitori. “Mamma, Hermione e io possiamo raggiungerti
tra…diciamo una mezzoretta?” tutti ridacchiarono.
Mamma Weasley mise le mani sui fianchi. “Ronald Weasley!”
disse, in tono di rimprovero.
Ron scrollò le spalle. “Peccato, io ci ho provato.”
Il signor
Weasley rise. “Coraggio, andiamo. Non vorrei far tardi.”
***************
Il salone delle feste era addobbato in modo a dir poco
fastoso: c’erano luci soffuse e candele fluttuanti ovunque, i tavoli erano
stracolmi di ottimo cibo, e la pista da ballo era occupata dalla folla di
eleganti coppie di membri del Ministero, primo fra tutti il Ministro Montgomery,
che stava ballando con sua moglie. Al tavolo dove stavano seduti, i signori
Weasley si stavano godendo il ricevimento, guardando i figli: Ginny stava
ballando con Sirius, Hermione con Natan, Bill con Aki, Fred e George con le
loro rispettive compagne, Angelina e Eve, mentre Percy e Penelope parlavano con
aria tranquilla accanto al tavolo del buffet.
Harry e Ron, tutti e due con un bicchiere di champagne in
mano, raggiunsero il tavolo Weasley, sedendosi su due sedie libere.
“E voi due cosa fate qui? Dovreste essere a ballare.” Disse
sorpresa la signora Weasley.
“Le signorine sono impegnate.” Fece con un sorriso Harry,
indicando Ginny e Hermione con un cenno della testa.
“E una pausa ci vuole.” Annuì Ron, bevendo un goccio dal suo
champagne.
Anche Charlie e Josh li raggiunsero al tavolo. “Ragazzi,
avete visto la moglie di Liam?” mormorò Josh, indicando una donna che stava
ballando col loro istruttore di armi babbane. Aveva i capelli lunghi castani,
gli occhi azzurri e un corpo mozzafiato, ed era parecchio più giovane di lui,
con un corpo decisamente da trentenne.
“Porca…” mormorò sottovoce Harry.
Ron aveva gli occhi spalancati. “Ma dove l’ha trovata
quella?”
Il signor Weasley la guardò attentamente. “Effettivamente è
proprio una gran bella donna…”
La moglie gli diede uno schiaffetto sul braccio. “Arthur!”
Charlie rise. “Già, è precisamente quello che pensa tutto il
settore maschile presente in sala.”
“Quasi quasi…” rise Harry.
“Mi sa che è decisamente mio dovere invitare la signora del
mio caro istruttore a ballare.” Fece Ron, con un odioso sorrisetto.
Josh ridacchiò. “Oh, sono sicuro che Liam lo apprezzerà
molto. Solo, posso consigliarti di dormire con un occhio aperto stanotte?” Ron,
Harry, Charlie e il signor Weasley risero, mentre la signora Weasley scosse la
testa.
La musica terminò, e Sirius riaccompagnò Ginny al tavolo.
“Grazie per avermi fatto l’onore di ballare con questa bella signorina.” Disse
con un sorriso a Harry.
Ginny si sedette accanto al suo ragazzo. “Balla molto bene
il tuo padrino.” Gli disse.
Harry rise.
“Bene, va’ avanti e balla con lui anche tutta la serata, per me va
bene.”
Sirius prese posto accanto ad Arthur Weasley. “Sono un po’
troppo vecchio per queste cose.”
Il signor Weasley gli diede una pacca sulle spalle. “Sirius,
vecchio mio, se la metti così allora io sono proprio un nonnetto.”
Charlie ridacchiò. “Sai, papà, ho idea che sarai presto
nonno.” Disse, indicando con la testa Bill e Aki, che ballavano abbracciati.
Tutti al tavolo sorrisero, in particolar modo mamma Weasley.
Ron posò il suo bicchiere sul tavolo. “Beh, io vado a riprendermi la mia
ragazza.” Fece, alzandosi in piedi.
“Io amo mio fratello perché non è assolutamente materiale.”
Commentò Ginny, sforzandosi di restare seria, ma alla fine rise con gli altri.
Ron, ridacchiando, raggiunse Natan e Hermione, e si fece
notare immediatamente da entrambi. “Posso?”
Natan scoccò un sorriso a Hermione e un occhiolino a Ron.
“E’ tutta tua.” Disse, defilandosi.
Ron mise le mani sui fianchi di Hermione e lei gli passò le
braccia attorno al collo, con un gran sorriso. “Mi stavo proprio chiedendo che
fine avessi fatto.”
Lui scrollò le spalle. “Mi stavo prendendo una pausa.” Le
disse, mentre con la coda dell’occhio notava Ginny e Harry, che avevano appena
raggiunto la pista da ballo. “Tu, piuttosto. Poco fa ho visto che ballavi con
Montgomery.”
Lei annuì. “Sono riuscita a esporgli un’idea che avevo in
testa già da un po’.”
“E quale?”
“Ricostruire Hogwarts.”
“Come?”
Hermione sorrise brevemente. “Mi è molto caro quel posto. Ho
pensato che fosse giusto nei confronti di Silente e di tutti gli altri
professori far riaprire la scuola. Finora era pericoloso, ma ora che la guerra
è finita, credo che tutti i bambini meritino di ricevere un’educazione
scolastica adeguata come l’abbiamo ricevuta noi.”
Ron sorrise e scosse la testa. “Tu resti sempre la più
intelligente fra tutti noi, Hermione. E che ti ha detto Montgomery?”
“Che domani darà ordine ai migliori architetti del paese di
iniziare i lavori per la ricostruzione di Hogwarts.” Rispose lei, con un
sorriso soddisfatto.
“E tu dovresti essere citata fra i fondatori della scuola,
se non ci avessi pensato tu non se ne sarebbe curato nessuno.” Fece fiero lui.
Lei rise. “Andiamo, io ho solo chiesto di ricostruirla, a
fondarla ci hanno già pensato altri maghi ben più potenti di me.”
“Già, ma se non altro ti sei meritata una citazione nella
nuova versione di Storia di Hogwarts.” Replicò Ron, ridacchiando.
Hermione rise, e mentre continuavano a ballare appoggiò la
testa sulla sua spalla. “Speriamo solo che riescano a farla esattamente com’era
prima. Sai, non vorrei che ne facessero un edificio moderno, Hogwarts
rappresenta secoli di storia per noi.”
Lui ridacchiò. “Non dirmi che gli hai anche chiesto di
assumere gli elfi domestici a pagamento.”
“Glielo chiederò quando sarà il momento.”
“Lo sapevo.”
“Come pensi che faranno coi quadri?”
“Probabilmente prenderanno delle copie dal museo.”
Hermione riflettè per un attimo. “Secondo te chi sarà il
nuovo preside?”
Ron scrollò le spalle. “Non ne ho idea. Anni fa avrei
scommesso su Remus, ma visto che ora è già impegnato…mi auguro solo che stiano
bene attenti a non scegliere Percy, per il bene degli studenti.”
Lei rise, mentre la canzone in sottofondo sfumava. “Sarebbe
divertente se fosse scelto uno tra Fred e George.”
Anche lui rise, e a canzone finita si fermarono. Quasi
subito cominciò un altro lento, e Harry si avvicinò con un gran sorriso. “Ehi,
è il mio turno adesso.”
Ron gli diede una pacca sulle spalle. “Sono lusingato, ma
devo declinare l’invito. Va bene lo stesso se ti presto lei?” disse, indicando
Hermione.
Harry si finse serio. “Ah beh, se non posso ballare con te,
questa volta mi adatterò con lei.”
Hermione scosse la testa e prese la mano che Harry le
porgeva. “Ma guarda cosa mi tocca sentire.” Harry ridacchiò, e messisi in
posizione iniziarono a ballare.
Ron raggiunse Ginny, che stava per sedersi, e le porse la
mano con uno dei suoi brillanti sorrisi. “Mi concede questo ballo, signorina?”
Lei rise e mise la mano in quella del fratello. “Con gran
piacere, signore.”
Tennessee, accanto al tavolo del buffet, mise giù il suo
piatto con cura, ma una voce alle sue spalle attirò la sua completa attenzione.
“Questa sì che è una sorpresa, non sapevo che avessi delle
gambe.”
La ragazza si voltò già con un sorrisetto piantato sul viso.
Charlie fece un passo avanti verso di lei, con la sua espressione più sicura.
“E che gambe.” Continuò, a voce più bassa.
“Detto da te, lo prendo come un complimento.” Rispose lei,
inarcando un sopracciglio.
Charlie la guardò. “Devi stare attenta, vestita così
potresti perfino sembrare una donna.”
“Io sono una donna.”
“Si, ma così finisce che uno se ne accorge.” Ridacchiò lui.
Anche lei rise. “Quando capirò cosa sei tu, ricambierò il
complimento.”
“Pensi che bellissimo, tremendamente attraente e
irresistibilmente audace sarebbe sufficiente?”
“Grazie, ma non amo le definizioni preconfezionate.”
Ribbattè lei, con un’espressione beffarda.
Lui annuì. “Forse ballare con me ti aiuterebbe a trovare la
descrizione giusta?”
Lei fece un sorrisetto. “Si può provare.”
Lui le rivolse un sorriso fiero e vispo, e le porse il
braccio. “Le faccio volentieri questo onore, madame.”
Lei gli prese il braccio e sorrise. “L’onore è tutto suo,
messieur.”
***************
The world is not enough
But it
is such a perfect place to start my love
And if
you’re strong enough
Together
we can take the world apart my love
People
like us know how to survive
There’s
no point in living
If you
can’t feel alive
The
world is not enough, Garbage
***************
Il sole era sorto appena da poco, quando alla Tana si aprì
la porta di casa. Faceva fresco, l’aria della mattina era piuttosto pungente.
Arthur Weasley uscì nel vialetto d’ingresso, seguito da sua moglie, e diede
un’occhiata all’orologio.
“Su, ragazzi! Farete tardi!”
Qualche minuto dopo Harry, Ginny, Ron e Hermione li
raggiunsero: erano vestiti con abiti sportivi babbani, e tenevano sulle spalle
uno zaino a testa – Ron e Harry avevano da portare anche due borsoni piuttosto
grossi.
“Io vorrei proprio sapere come ti è saltato in mente di
portare tutta questa roba!” brontolò Harry, uscendo di casa.
“E secondo te dovevo indossare sempre gli stessi vestiti per
due settimane di seguito?” replicò Ginny.
“Non c’era bisogno di portarsi dietro tutto l’armadio!”
ribbattè Ron.
“Come se dovessi portare le borse a spalla per tutto il
tempo!” fece Hermione.
Papà Weasley aiutò i due ragazzi a caricare i borsoni e gli
zaini nella macchina. “Mi raccomando,” fece Molly, abbracciandoli uno alla
volta tutti e quattro. “Andate piano, siate prudenti e cercate di comportarvi
da babbani, va bene?”
Ginny annuì. “Vi porteremo dei bei regali.”
“La vostra serenità è il miglior regalo, pensate a godervi
la vacanza.” Disse Arthur, abbracciandoli a sua volta.
“Dai, ragazzi, facciamo tardi.” Fece Harry, e tutti e
quattro salirono a bordo della macchina, con Ron alla guida.
“Au revoir, signori!” li salutò Ron, e quando la macchina
partì quattro mani sbucarono dai finestrini per salutare ancora. I signori
Weasley continuarono a salutarli finchè l’automobile non si fu alzata in volo,
azionando il Turbo Invisibile.
Molly tirò un grosso sospiro; per un momento, vedendoli
uscire di casa assonnati e battibbeccando, li aveva rivisti esattamente come
durante l’estate in cui si erano alzati presto per andare a vedere la coppa del
mondo di Quidditch, ancora tredicenni: Ron, uno spilungone con le lentiggini;
Harry, pelle e ossa e coi capelli tutti arruffati; Hermione, coi capelli crespi
e l’aria saccente; Ginny, con le treccine, timida e ingenua.
“E’ bello vedere che sotto sotto sono rimasti i bambini di
una volta.” Disse commossa, con un sospiro.
“Già.” Annuì con un sorriso suo marito, passandole un
braccio attorno alle spalle. “Mi piace sapere che dentro i loro cuori c’è
ancora una parte nascosta che non crescerà mai.”
***************
It’s a beautiful mornin’, I think
I’ll go outside a while
And just
smile
Just
take in some fresh air, boy
Ain’t no
sense in stayin’ inside
If the
weather’s fine and you got the time
It’s
your choice to wake up and plan another brand day
A
Beautiful Morning, Rascals
***************
***THE END ***
Incredibile, ma vero…è proprio finita! Ok, niente lacrime né
commozioni, la bella sorpresa per chi si è appassionato a questa storia la
conoscete già: ho deciso che ci sarà un seguito! Yeah! Ho avuto l’ispirazione,
e ho già in mente cosa succederà, ma non vi prometto che vedrete on-line il
primo capitolo per almeno un mese, se non di più. Innanzitutto devo dedicarmi
ad altre cose oltre che al mio hobby preferito, per cui la mia attenzione sarà
altrove per un po’, e seconda cosa voglio che il seguito mi piaccia quanto
questa storia. E lo volete anche voi, vero? Che sia una cosa fatta per benino e
non di fretta e furia, no? In ogni caso…prometto di fare il possibile per darmi
una mossa! ^^
Ok, essendo l’ultimo capitolo un po’ più breve, mi riservo
questo spazio per saluti e ringraziamenti: un bacio a Keijei, giuggy e Ginny
(che avevo dimenticato di ringraziare nello scorso capitolo, anche voi siete
davvero fedeli lettori ^^) e il solito mega bacio a Sara Lee.
Alice, mi hai chiesto se la musica mi ha mai aiutato a
scrivere. Oh, praticamente sempre! L’altra storia che ho scritto, ‘Non te ne
andare’, è venuta fuori così. Per non parlare di questo capitolo: l’ho scritto
in un’ora, ascoltando e riascoltando sempre la stessa canzone: You sang to me,
di Marc Anthony (se hai visto ‘Se scappi ti sposo’, è la canzone dei titoli di
coda, quando ripresenta tutti gli attori), che è assolutamente bellissima, e se
questa mia storia fosse stata un film, l’avrei pretesa come canzone finale! ^^
Ok, a questo punto, credo che sia ora di salutare
tutti…prometto che ci rivedremo presto, e se vedo che le cose tardano troppo,
beh…chi può dirlo, magari un’altra canzone m’ispira per un’altra storia da un
solo capitolo. La vita è bella perché è piena di sorprese! ^^ Ciao ciao, un
bacione mega a tutti e grazie,