Una volta vinsi una targa, come bevitrice d’assenzio.

di __TheyAreNotYou
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter One ***
Capitolo 2: *** Chapter Two ***
Capitolo 3: *** Chapter Three ***



Capitolo 1
*** Chapter One ***


Saranno state le nove di mattina passate, quando Georgina si svegliò in preda al panico. Si alzò in fretta dal letto, infilandosi la divisa dell’Hanover Accademy e prese a spazzolarsi i capelli con una certa frenesia, quando notò che ora erano.
- Ti vuoi svegliare? Abbiamo già perso le prime due lezioni e se mi azzardo a perdere di nuovo biologia, a detta di quella vecchia sessualmente insoddisfatta della prof., sono fuori e mi boccia a priori. – dicendolo Georgina lanciò una scarpa in direzione di Serena; quest’ultima, infatti, l’aveva totalmente ignorata.
- Cavolo, ma c’è bisogno di farsi venire una crisi di nervi? – sbadigliò e continuò dicendo – e poi io non ho problemi con quella rompi palle di Miss. Dawson, quindi penso che resterò a dormire. – Mentre lo diceva si tirò fin sotto la gola le coperte e sembrò che volesse realmente restare così per tutto il giorno.
- Tra l’altro sei strafatta.. faresti bene a non farti vedere, ma non credo che tu sia disposta a perderti la lezione della quarta ora. – ammiccò Georgina.
A quelle parole, Serena saltò giù dal letto. Georgina rise, godendosi la scena, tentò di ricomporsi e cercando inutilmente di non ridere farneticò – Allora?! Hai capito che è culturalmente utile seguire le stronzate che propina il prof. Donovan? –
- Sta’ zitta! –
- Ma lo sa che è reato? Da Ben Donovan non me lo sarei mai aspettata! – incapace di trattenersi ancora, Georgina scoppiò in una fragorosa risata e dopo le due amiche uscirono, lasciandosi i dormitori alle spalle, per recarsi a lezione. 

- Serena! Serena.. sveglia! –
- Cosa? –
- Stavi dormendo e credo che il prof. Donovan ti abbia visto. Non avrà detto nulla per non imbarazzarti, credo. Cosa avete combinato ieri tu e Georgie? -  
Serena ignorò quella domanda e tentò di recuperare l’attenzione. Per lei riuscire a rimanere attenta rappresentava una sorta di sfida perché la sua capacità di seguire un discorso dall’inizio alla fine era pari a quella di un bambino di due anni e, come se non bastasse, era stanchissima. Cosa normale dopo una notte del genere. Georgina e lei avevano girato di bar in bar e nel loro girovagare, avevano incontrato dei ragazzi, carini forse.. non se lo ricordava. Provò a mettere a fuoco qualcosa della serata appena trascorsa e si ricordò che uno di loro aveva della coca con sé, ricordò di aver cominciato a tirarsi qualche striscia, poi molte strisce. Erano girate anche delle pasticche, da lì i ricordi erano confusi. Considerando che aveva ancora i postumi della sbornia, sarebbe bastato aspettare che svanissero per ricordare. Ormai ci aveva fatto l’abitudine.
Le dispiaceva essersi addormentata proprio durante quella lezione perché adorava il prof. Donovan, anzi aveva una vera e propria cotta per lui. Era ricambiata? Non sapeva dirlo con certezza, ma a causa delle lunghe chiacchierate che facevano, tutti quei caffè presi insieme, il vedersi spesso anche fuori l’orario delle lezioni e i suoi sguardi enigmatici, era piuttosto ottimista. Ben era sempre così gentile, a tratti addirittura dolce, con lei, che nonostante avesse dei brevi filtr con ragazzi del campus, lui occupava sempre un posto di riguardo nel suo cuore.
Persa in congetture e supposizioni, non si accorse della fine della lezione e fu la sua compagna di banco a riportarla alla realtà.
- Van der Woodsen, hai intenzione di marcire qui fino a domani? –
- No. –
L’aula era quasi vuota, fece per andarsene quando una voce che conosceva fin troppo bene, la chiamò. Naturalmente era Ben Donovan.
- Serena, hai un minuto? –
Desiderava così tanto qualche minuto con Ben, che subito colse l’occasione per invitarlo a bere un caffè. Le sue lezioni erano finite e Ben aveva la prossima due ore dopo.
Ben sorseggiò un po’ di caffè, Serena era distratta, così poso lo sguardo su quella ragazza bellissima, che gli stava facendo trasgredire ogni regola. Era totalmente perso in lei e sapeva quanto ciò fosse sbagliato: lei era una studentessa del secondo anno, lui il suo professore. Tra l’altro era minorenne e per questo avrebbe potuto cacciarsi in un brutto guaio, poteva perdere il posto ed essere addirittura sbattuto in galera. Si rassicurò ricordandosi che aveva sempre impedito che tra loro succedesse qualcosa e di fatto non c’era mai stato niente, nemmeno un bacio. Ad ogni modo, prendere un caffè con una studentessa non era di certo reato.
Quando Serena si voltò, distolse lo sguardo e cominciarono a chiacchierare, sorseggiando un caffè macchiato lui e un caffè con leche lei.
- Posso chiederti cosa avevi stamattina? Ti ho vista strana. –
- Sono solo stanca. Ieri ho fatto un po’ tardi ed ecco i risultati. – sfoderò uno dei suoi famosi sorrisi e al povero Ben fu necessario tutto il suo autocontrollo per non strozzarsi con il caffè.
- Mi dispiace d’essermi addormentata. –
- Non fa niente, può capitare. Credi che al liceo non mi sia mai successo? Ricordo che all’epoca non facevo altro che dormire e il professore di fisica si divertì a trascorrere quei cinque anni mandandomi in presidenza, praticamente ogni giorno! –
Risero entrambi. Serena era bellissima e quando rideva, con quella risata da bimba di due anni, lo era ancora di più. Gli occhi azzurri le brillavano come mai e i lunghi capelli biondi e scompigliati le coprivano le spalle, che tremavano assieme al resto del corpo. Quando rideva sembrava in preda a una qualche crisi epilettica perché tremava tutta. Era bellissima comunque.
Continuarono a scherzare e perdersi l’uno nell’altra finché Serena si ricordò di avere un appuntamento con Georgie per pranzo. Circa venti minuti fa.

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Capitolo 2
*** Chapter Two ***


- Guarda chi si vede! Mi ricordi una ragazza, una mia amica, che doveva essere qui a pranzare con me circa venti minuti fa. – sbuffò Georgina, quando arrivò finalmente Serena. In fondo non le dava la colpa perché il secondo nome di Serena van der Woodsen era ‘ritardo’ lo sapevano tutti, così come sapevano che darle un appuntamento con tanto di orario era una missione più che suicida.
- Scusa, scusa, scusa! Ho perso la cognizione del tempo. –
- L’hai mai avuta? – la interruppe Georgina
- Lascia che ti spieghi. Ero a bere un caffè con.. – non fece in tempo a concludere la frase che Georgina la interruppe di nuovo – con Ben. Lo so perché ero venuta a cercarti e ti ho trovato lì con lui, il che era abbastanza vomitevole. Devo riconoscermi gelosa! – rise, per poi continuare – ero intenzionata ad interrompere quell’idilliaco momento.. due cuori e un caffè.. fortuna tua, si trovava a passare di lì Nathan. Mi ha intrattenuta come solo lui sa fare. – quest’ultima frase la pronunciò più a bassa voce e ammiccando. Serena capì che erano andati di nuovo a letto insieme.
- Allora, bravo Nathan! Ora andiamo a mangiare? Sto morendo di fame. –
- Bhe, io non tanto ma ti accompagnerò lo stesso.. –
- Oddio, Georgie! Che schifo! –
- Ei, buddy sei tu a pensar sempre male! –
- Sì, come no. Cammina va’. –
 
Erano da poco passate le undici e mezza e Giorgina e Serena si stavano preparando per uscire, ma Serena ripensando alla conversazione avuta quella stessa mattina con Ben, avrebbe quasi deciso di desistere e rimanere al collegio. Fu del tutto inutile cercare di convincere Georgina, che alla fine la convinse. Come sempre.
- Sei pronta Georgie? –
- Dammi il tempo di prendere la neeeeeveee! Questa me l’ha venduta stamattina Orlando. Mi ha fatto anche un prezzo di favore e sai come mai? –
- Gli hai promesso un festino folle con te? –
- No, con te! –
- Cosa hai fatto?! –
- Non gli ho mica detto che adesso ti può scopare! Rilassati. –
Georgina rise fino a star male ma vedendo che Serena non si divertiva affatto, tornò seria e continuò dicendo – gli ho solo promesso qualche drink, tutto qui. Non sarebbe la prima volta che esci con qualcuno a cui non sei davvero interessata, dai! –
- Non fare la moralista e comunque non sono arrabbiata, sono solo seccata. –
- No, tu sei fregata! – più rideva e più Serena si infastidiva, ma conosceva Georgina e sapeva che era fatta così. Con il tempo aveva imparato a tollerare la sua immaturità e il suo essere così fastidiosa e le voleva bene lo stesso.
- Georgie, mi hai fregato tu quindi.. –
- O no! No ti ho mai dato il permesso di innamorarti di quel viscido di Donovan. –
Serena non replicò, si limitò  a specchiarsi dandosi un ultimo sguardo all’acconciatura, e uscì. Poco dopo, la seguì anche Giorgina ma fu sorpresa da una voce alle spalle che le sembrò non poco intimidatoria. 
- Signorina Sparks, in presidenza. Subito! –
- Ma che cazzo..?! – era sbalordita perché non capiva chi l’avesse ripresa in quel modo. Molto probabilmente era già fatta perché altrimenti non ci avrebbe messo tutto quel tempo a capire che si trattava di Serena, che incapace di continuare oltre, scoppiò a ridere.
- Sei una stronza! –
- Dovevi vedere la tua faccia! Diavolo, avrei voluto scattarti un’istantanea tanto che era bella..! –
- Quindi era tutta una tattica quella di ‘stasera ho la luna storta’.. Guarda questa bastardella cosa combina alle mie spalle! –
Finì col ridere anche Georgina, che presa sottobraccio l’amica, si avviò con lei oltre la linea del campus. 

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Capitolo 3
*** Chapter Three ***


Quella mattina Serena si svegliò in anticipo a causa di un raggio di sole, che trapelò dalla finestra. Pensò di staccare la sveglia o posticiparla. Era mercoledì e la prima lezione di Georgina era biologia: sarebbe stato davvero divertente guardala durante una delle sue famose crisi di nervi. Si alzò per spostare la sveglia di dieci minuti avanti, ma poi fu catturata da qualcosa fuori la finestra e lasciò perdere. Erano ancora le sette ma decise di scendere giù in mensa lo stesso. Ormai mancavano pochi giorni alle vacanze di primavera e il nervosismo conseguente al suo imminente ritorno a casa non le permetteva più di dormire sogni tranquilli.
L’Upper East Side era l’ultimo posto che avrebbe considerato come casa e non aveva alcuna voglia di tornarci. L’ultima volta che ci era stata erano successe troppe cose: Nate, Georgina, Pete, tutta la cocaina che era girata e tutti i casini legati a quel maledetto matrimonio. Troppe cose erano rimaste in sospeso, appese a un filo, e se non fosse stato per Eric non sarebbe mai tornata nella gabbia dei leoni. Aveva sempre voluto rimettere le cose a posto, specialmente con Blair, ma non così presto. Sarebbe dovuta essere lei a decidere di tornare a casa.
 
Il prof. Donovan sbucò all’improvviso in mensa e la distrasse dai suoi turbamenti.
- Ciao, Serena. Come mai già alzata? –
- Le va un caffè? Così le spiego tutto. –
- In realtà andrei un po’ di fretta, ho una riunione con il consiglio d’istituto prima dell’inizio delle lezioni. Che ne dici di pranzare insieme? –
Serena avrebbe voluto urlare senza contegno - Sì, sì, sì! Certo che voglio pranzare con te, Ben! Che domande fai? Ti direi di sì a tutto. Mi piaci– e poi l’avrebbe baciato. Era da tanto che attendeva una sorta di ‘appuntamento ufficiale’ e questo aveva tutta l’aria di esserlo. Trattenne il respiro, ancora con la farfalle allo stomaco, poi con tutto il contegno che aveva rispose con quel poco di calma apparente che le era rimasta – Ok. Da Paco’s alle due?
- Perfetto. – ribatté Ben, che intanto sfoderò uno dei suoi sorrisi a trentadue denti. Uno di quelli che Serena amava tanto e che le facevano perdere la testa.
Ma attenta S, perché qui non si rischia di perdere solo la testa ma anche qualcosa di molto più prezioso.. il tuo cuore.  

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