As The Color Of The Heart

di xBooBenny
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


As The Color Of The Heart

Chapter 1

« Aaah, finalmente un po’ di pace! » disse Louis, entrando in una delle tante sale nel backstage dello stadio, seguito dagli altri quattro ragazzi della band. Avevano appena finito un concerto a Bristol, ed ora era giunto il momento di rilassarsi prima di ritornare a casa, a Londra, grazie a uno di quei tour-bus speciali che le star utilizzavano per muoversi da un luogo a un altro durante i loro tour. Il castano si stiracchiò e si gettò a capofitto su un divano mentre Zayn faceva una capatina al bagno e Niall si fiondava su un frigorifero. Liam fece passare Harry e poi chiuse la porta, prendendo il suo IPad e sedendosi in poltrona a gambe incrociate.
« Ragazzi, cosa volete? Una coca? Un gelato? Una torta? Biscotti? Qua c’è tutto! » urlò Niall, con ancora la testa nel frigo aperto.
« Acqua, solo acqua Niall! » disse Harry, mentre spostava le gambe di Louis dal divano per sedersi anche lui. Il più grande mugugnò qualcosa molto simile a un lamento soffocato, che non si capì perché aveva la testa affondata in un cuscino, ma lasciò che il riccio lo spostasse per accomodarsi affianco a lui.
« Hai a disposizione tutte queste cose e chiedi solo dell’acqua? Sei strano! » urlò ancora Niall, mentre cacciava un dolce dalla forma e dal colore improbabile.
« Certo, perché è normale fiondarsi su una torta, per lo più di aspetto discutibile, alle… »  guardò l’orologio al polso «… 23.38 di sera » fece Harry, alzando un sopracciglio. «Normalissimo. »
Niall gli fece una linguaccia e chiuse la porta del frigo con un calcio, per poi dirigersi raggiante a un tavolo li vicino.
« Hey, e l’acqua? » chiese il riccio.
« Prenditela da solo! » rise l’irlandese, dando un grosso morso a un’altrettanta grossa fetta di torta.
Harry prese un cuscino li vicino e glielo buttò addosso, ridendo, mentre cercava di alzarsi faticosamente dal divano, perché Louis aveva appoggiato le gambe che il riccio gli aveva precedentemente buttato per aria su di lui.
« Louis, spostati dai, ti prendo un po’ d’acqua. » disse Harry, cercando di alzare una gamba dell’amico.
« Non voglio l’acqua, voglio solo dormire! »  mugugnò Louis, per niente intenzionato ad alzare la testa dal cuscino del divano.
« Andiamo non fare il bambino, ho sete! » fece Harry leggermente arrabbiato, ma un’idea gli venne subito in mente. Ridendo, iniziò a fare il solletico al più grande che sobbalzò e rispose anche lui alle provocazioni iniziando a dargli pizzichi un po’ dappertutto, dando via a una lotta molto strana.
Niall prese a ridere nello stesso momento in cui Zayn uscì dal bagno, sbadigliando.
« Che cavolo avete da urlare? » fece il moro, andandosi a sedere sull’unica poltrona rimasta libera, non prima di aver scompigliato i capelli a un Liam talmente assorto da chissà quale tweet o notizia da non essersi reso conto di quello che stava succedendo. O forse, era talmente abituato a quelle situazioni che ormai non gli prestava tanta attenzione.
« Perché una buona volta non fate come Liam, vi azzeccate a un computer e vi state zitti e muti? » continuò il ragazzo. Harry e Louis si fermarono un momento e si guardarono.
« Naaah. » dissero all’unisono, scoppiando a ridere e riprendendo la lotta.
« Che parlo a fare con voi! » sbuffò divertito Zayn, mentre si lasciava andare sullo schienale.
« Ragazzi » li chiamò Liam, alzando lo sguardo dall’IPad « qualcuno sa a che ora partiamo? »
« Boh, io scapevo a messanotte mieno benti o qualgosa del scenere » disse Niall, con la bocca piena, sputacchiando un po’ di torta davanti a sé.
«Grazie Niall, sei stato molto illuminante» disse Liam,  contrariato e divertito allo stesso tempo. « Qualcuno che parla la nostra lingua? »
« Traduco: ha detto che lui sapeva a mezzanotte meno venti o qualcosa del genere. » disse Zayn, appoggiando la testa su un bracciolo. 
« E ora è mezzanotte meno dieci. Che fine hanno fatto? » fece Harry, interrompendo la lotta con Louis per un attimo.
« Non saprei. Vado a chiedere. » disse Liam, posando l’IPad su un tavolino li vicino e alzandosi.
Mentre si avvicinava alla porta però qualcuno la spalancò. Un uomo alto, vestito in giacca e cravatta, gli spuntò davanti, sorridendo cordiale.
« Signori, volevo avvertirvi che il tour-bus è pronto. Se volete seguirmi. » fece l’uomo.
I ragazzi si scambiarono qualche occhiata – non l’avevano mai visto prima - ma poi si alzarono.
«Grazie mille. » disse Liam, uscendo dalla stanza, seguito dagli altri.
« Le nostre cose? » chiese Zayn, guardando per un attimo all’interno della stanza.
« Verranno raccolte ora, non preoccupatevi. » fece l’uomo, senza perdere il sorriso. Aveva una barba lunga e le labbra screpolate, ed evidenti occhiaie sotto gli occhi e rughe marcate, che gli attribuivano un aspetto rozzo e segnato. Tutto il viso però faceva a cazzotti con l’aspetto elegante e curato dei vestiti.
L’uomo li condusse all’uscita dello stadio attraverso dei corridoi bui e intricati. Passarono addirittura in un lungo condotto grigio bagnato ovunque, con le mura sporche e un odore mischiato tra sudore e spazzatura.
«  Ehm, ma noi non avevamo preso questa strada prima, non è vero? » chiese Niall, guardandosi attorno a avvicinandosi di più alla schiena di Zayn, che gli stava davanti.
« No, infatti. Mi scusi, perché stiamo prendendo un’altra strada? » chiese Louis, che era quello più vicino all’uomo in giacca e cravatta.
« Per la vostra sicurezza. Qui fuori ci sono decine di migliaia di ragazzine urlanti che sbarrano la strada, così abbiamo dovuto trovare in fretta un altro bus su cui caricarvi. Ecco perché abbiamo fatto un po’ tardi. » spiegò l’uomo, continuando a condurli per il condotto sporco.
« Ah, capito. »
Camminarono per altri 5 minuti buoni, fino a quando non sbucarono all’esterno dell’edificio in un grosso spazio desolato e poco illuminato. L’unica cosa presente era un piccolo tour-bus nero e qualche cespuglio sporco e incolto. Vicino il pullman c’era un uomo, anch’esso in giacca e cravatta, ma con un viso molto preoccupato e allarmato che si guardava in giro circospetto, tenendo una mano costantemente in una tasca dei pantaloni eleganti. Anche lui aveva grosse occhiaie che gli circondavano gli occhi dal colore chiaro, e una barba ispida di qualche giorno.
« Ecco il vostro bus. Vi consiglio di salire immediatamente, prima che le fan capiscano il nostro gioco. » disse l’uomo, mentre indicava con un braccio il piccolo mezzo.
« G-grazie. » fecero i ragazzi, un po’ intimoriti. Quella, per loro, era una situazione abbastanza nuova: certo, era già successo molte volte che le fan avessero bloccato le uscite, ma avevano sempre trovato la soluzione più adatta per andare via,  ma mai erano giunti a prendere scorciatoie e stradine puzzolenti per giungere in uno spiazzo isolato e prendere un bus improbabile per scappare.
« Ma dove sono tutti gli altri? » chiese Harry, mentre saliva sul bus.
« Oh, ci raggiungeranno presto. Prenderanno il bus che era destinato a voi. Li aspetteremo in un posto prestabilito. » spiegò l’uomo, continuando imperterrito a sorridere. Quel sorriso aveva davvero qualcosa di inquietante, e lo era anche il fatto che quell’uomo, da quando li aveva incontrati, non aveva smesso un secondo di sorridergli.
L’uomo con la faccia preoccupata non li aveva minimamente degnati di uno sguardo, ma si limitava a guardare male il collega. Quello gli fece un leggero segno con la testa, simile a un cenno di assenso, e l’uomo dagli occhi chiari sorrise mostrando i denti ingialliti - un sorriso molto perfido e così diverso da quello del collega, e andò via, prendendo il posto del conducente.
« Bene, questa è la zona comune e li ci sono i letti. Purtroppo è il massimo che abbiamo trovato. » disse l’uomo quando salirono tutti sul mezzo, indicando una minuscola saletta e dei minuscoli spazietti che dovevano essere le zone letto. I ragazzi si guardavano attorno, chi accigliandosi, chi pensieroso.
« Grazie, signor… ehm… »
« Chiamatemi Sam. »
« Oh, ok, grazie, ehm, Sam. » fece Liam, sorridendo.
« Si figuri. Vi lascio un po’ soli, ci fermeremo tra una mezz’oretta per aspettare gli altri. » detto questo, uscì velocemente.
« Bhé, come si dice, sono gli inconvenienti del mestiere! Rilassiamoci, che è meglio. » fece Louis, sistemando quello che sarebbe dovuto essere il suo letto.
« Uhm, sarà, ma c’è qualcosa che puzza qui. » disse Zayn, portandosi due dita sul mento e guardandosi attorno.
« Non sono stato io! » fece Niall, sedendosi su una poltrona dall’aria fatiscente e incrociando le braccia.
« Non dicevo quello, Niall. Qua c’è qualcosa che non va. » Il moro prese a camminare per la stanza. Harry era immobile, e lo guardava muoversi.
« Secondo me invece non c’è niente da preoccuparsi. Calmati Zay. » disse Louis, totalmente tranquillo, mentre si stendeva sullo pseudo-letto.
« Invece per me hai ragione. » disse Harry, ancora immobile.
« Andiamo ragazzi, è solo un bus “particolare”, non preoccupatevi. » fece Liam, sistemandosi anche lui su uno dei piccoli letti.
« Sarà, ma a me non convince. » disse Zayn, mentre anche lui prendeva posto su un letto.
Harry era ancora pensieroso e non osava muoversi.
« Hazza? » lo chiamò Louis, puntellandosi sui gomiti quel poco per vedere il riccio, che aveva uno sguardo vacuo. « Hazza, vieni qui. »
Harry alzò lo sguardo e si avvicinò cauto all’amico.
« Qual è il problema? » chiese gentilmente il più grande, mentre gli accarezzava un braccio, ancora steso sul letto.
« Ho la sensazione che qualcosa andrà storto. » disse Harry, triste, abbassando lo sguardo. Louis sorrise, comprensivo.
« Non preoccuparti, piccolo, andrà tutto bene. » disse Louis con tono rassicuratore, stringendogli la mano.      « Ti farei stendere vicino a me, ma mi sa che non c’entri. »
Harry rise, un po’ sollevato. « ‘Fa niente, prendo questo qui sotto. » disse, indicando un altro minuscolo letto sotto quello di Tommo. « Sembra comodo. » continuò, con una smorfia.
 
Mezz’ora dopo, i cinque ragazzi vennero svegliati da Sam, che accese tutte le luci e batteva forte le mani.
« Su, ragazzi, svegli, che siamo arrivati! » gridava.  Zayn e Louis si misero un cuscino sulla faccia, mentre Liam si alzava sobbalzando e sbattendo la testa contro la rete del letto sopra di lui, quello su cui continuava a dormire beato Niall. Anche Harry continuava a dormire, tenendo la bocca leggermente dischiusa.
« Cosa c’è da urlare Sam? » chiese Liam, massaggiandosi la fronte dolorante.
« Siamo arrivati. Ora scendiamo e andiamo a ripararci in un edificio qui fuori, dato che piove a dirotto e il bus non è molto sicuro. »  rispose Sam, aprendo una tendina e mostrando ai ragazzi l’esterno. Fuori era buio pesto, l’illuminazione era pari a zero e la pioggia non aiutava. Continuava a battere ferocemente contro le finestre e contro il soffitto del piccolo bus, provocando suoni sordi e netti. Un tuono fece vibrare i vetri, ed Harry si svegliò di soprassalto, sbarrando gli occhi.
« Qui ci sono degli ombrelli. Andiamo ragazzi, più presto fate, prima finirà questa storia. » disse serio Sam, per la prima volta senza sorriso. I ragazzi non se lo fecero ripetere due volte e subito si alzarono; la faccia seria di Sam era addirittura più inquietante del suo sorriso. Zayn andò a svegliare Niall di soppiatto, dato che il biondino ronfava ancora, mentre gli altri tre recuperavano dei cappotti. Alcuni minuti dopo, capitanati da Sam, uscirono dal bus e corsero velocemente verso l’entrata di un grosso edificio pericolante che si trovava in mezzo al nulla. Louis provò a guardarsi attorno, ma la pioggia gli copriva completamente la visuale, in più quella notte la nebbia era più opprimente del solito e il vento era talmente forte che li spingeva nella direzione opposta. Non si vedeva niente al di là del proprio naso.
Finalmente entrarono nell’edificio completamente buio, scrollandosi di dosso i cappotti fradici e gettando di lato gli ombrelli parzialmente piegati per il vento. Sam accese qualche interruttore e subito diverse luci si accesero, scoprendo una piccola stanza rettangolare che dava su un corridoio molto lungo.
« Seguitemi. » fece l’uomo, muovendosi in direzione del corridoio. Completamente ammutoliti, i cinque lo seguirono. Niall prese la mano di Liam e la strinse forte, mentre Harry prese il lembo della camicia di Louis.
« Questa situazione continua a non piacermi » sussurrò in modo impercettibile Zayn, guardandosi attorno.
Ancora una volta, Sam  li fece salire diverse scale e li condusse tramite lunghi corridoi e sale enormi, tutti rigorosamente sporchi e privi di arredamento. Sembrava essere un edificio abbandonato da molti anni, ma nessuno riusciva a capire il suo scopo originale. Le finestre delle sale non avevano vetri, così in qualsiasi luogo si spostassero faceva un freddo glaciale tanto da rabbrividire. La pioggia fuori continuava a battere contro le pareti e addirittura entrava dalle finestre, allagando alcune piccole sale. Harry deglutì – non gli erano mai piaciuti i temporali – e strinse ancora più forte il lembo ormai completamente sgualcito dell’amico.
« Entrate qui dentro, muovetevi. » disse Sam in tono sgarbato, aprendo una porta massiccia di ferro battuto e spingendoli dentro.
« Ma cosa… » tentò di dire Zayn, ma quello lo zittì.
« Muovete il culo ed entrate, e niente domande. » L’aria gentile e cordiale dell’uomo era completamente scomparsa. Spinse in malo modo all’interno Zayn che quasi cadde in avanti.
« Sei completamente impazzito Sam? Cosa sta succedendo? » chiese allarmato Louis. Sam sbatté la porta alle sue spalle, provocando un tonfo sordo che rimbombò per tutta la stanza e si girò a guardarli. Il sorriso era tornato, ma ora mostrava solo una gioia malvagia e assassina.
« Succede, caro ragazzo, che voi siete in trappola e siete completamente nelle mie mani. » fece l’uomo, sfregandosi le mani. Un tuono rimbombò all’esterno. La stanza in cui erano entrati era priva di finestre e buchi di qualsiasi genere, aveva solo qualche divano mezzo sfondato e, in un angolo, delle sedie blu tutte rovinate, prive di gambe, coperte parzialmente da un cumulo di vecchie e sporche coperte.
« C-cosa significa che s-siamo in t-trappola? » chiese intimorito Niall, iniziando a mangiucchiarsi le unghie della mano destra.
« Significa che vi ho rapiti e che nessuno sa dove siete. Siete completamente isolati dal mondo, biondino. » L’uomo scoppiò in una risata molto simile a un latrato, che fece rabbrividire i cinque.
« C-ci hai rapiti? » fece Liam, le mani che tremavano.
« Eh già, vi ho rapiti, e ora siete miei, miei! » scoppiò di nuovo a ridere Sam, una risata malvagia, intensa di rancore e perfidia. « Finalmente sarò ricco! Sapete quanti soldi riceverò dal riscatto? Dopotutto, nessuno vuole che ai piccoli One Direction succeda qualcosa, no? Ahahah! » Sam iniziò a camminare per la stanza, gesticolando, come se si fosse completamente dimenticato dei ragazzi davanti a lui. « Potrei chiedere milioni di sterline. Diventerò ricco, oh si che lo sarò. Vivrò in una bella casa, si, e avrò tutto quello che voglio. Nessuno ci troverà, no, questo posto è dimenticato da tutti, chi si ricorda del vecchio ospedale di Bristol, mai aperto? Nessuno lo conosce, no, nessuno… » Parlava tra sé e sé come un pazzo, gli occhi erano sbarrati e si muovevano veloci, saettando da un lato all’altro. I vestiti ormai eleganti era rovinati: la cravatta e la giacca non c’erano più, la camicia immacolata era ormai sporca in diversi punti e i pantaloni erano completamenti zuppi. All’improvviso si bloccò e li guardò.
« Resterete qui. E non provate a scappare, è tutto inutile. » Cacciò dalla tasca destra una pistola e la puntò contro il gruppo, che trattenne il respiro. Sam sghignazzò. « A presto, One Direction. » Puntò la pistola contro il soffitto e sparò un colpo, scoppiando a ridere e uscendo velocemente dalla stanza. Niall scoppiò a piangere.
« Siamo stati rapiti, non ci credo, ho paura, chi ci aiuterà? » urlava, inginocchiandosi e coprendosi il volto fra le mani. Liam lo raggiunse e gli cinse le spalle con un braccio, asciugandosi velocemente con la manica del maglione alcune lacrime che gli erano scappate, rigando il volto pallido e preoccupato . Zayn iniziò a prendere a pugni un cuscino sfondato di uno dei divani. « Vaffanculo! Cazzo, non è possibile! Lo sapevo, cazzo, lo sapevo che qualcosa non andava! Come abbiamo potuto essere così dannatamente stupidi da non arrivarci? » urlava furioso.
Harry era impietrito, aveva gli occhi sbarrati; sentiva solo diverse lacrime che gli bagnavano il volto mentre il labbro inferiore prese a tremargli. Louis, con gli occhi lucidi, cercava di calmare Zayn, inutilmente, perché quello continuava a sferrare pugni, alzando ogni volta un nuvolone di polvere. Sembrava tutto così surreale.
« Ragazzi, basta così! Dobbiamo trovare una soluzione! » urlò il maggiore, mettendosi fra il divano sfondato e Zayn per cercare di fermare quest’ultimo, ma tutto quello che ottenne fu un pugno dritto dritto nello stomaco. Represse un urlo di dolore e si piegò in avanti, lasciandosi andare sul divano.
« Louis! » urlò Liam, alzandosi e avvicinandosi all’amico sofferente. Zayn si era bloccato, la bocca spalancata dallo stupore. « Che cazzo hai fatto, idiota? Perché ti sei messo in mezzo?! » urlò,  stringendo i pugni.
« D-dovevi fermarti. T-ti stai f-facendo s-solo del m-male… » cercò di dire Louis. Anche Niall e Harry si avvicinarono di qualche passo agli altri tre.
« Perché, rimanere fermo a piangere sarebbe stato meglio per me? » chiese urlando il moro.
Louis abbassò lo sguardo, le braccia ancora attorno alla vita.
« B-basta litigare fra di noi, vi p-prego ragazzi… » disse debolmente Harry, sedendosi su un divano e coprendosi il volto con le mani.
« Ha ragione Harry. E’ meglio se ci c-calmiamo. » fece Liam, sospirando rumorosamente.
Zayn si zittì e si andò a sedere contro una parete, abbassando lo sguardo. Liam lo raggiunse, spingendo la testa del moro sulla sua spalla, e quello non fece resistenza, chiudendo gli occhi. Niall si andò a sedere vicino a Louis, che si era rannicchiato su stesso, nascondendo il viso tra le gambe.
Rimasero in silenzio per minuti interminabili, ogni tanto rotto da qualche singhiozzo di uno dei ragazzi. La pioggia continuava imperterrita a cadere, il freddo continuava a farsi sentire e l’ennesimo tuono spezzò il silenzio. Louis alzò la testa di scatto, guardandosi attorno. Niall, accanto a lui, si era disteso e si  stringeva le braccia al petto, il volto completamente inondato dalle lacrime. Zayn aveva ancora la testa sulla spalla di Liam, che piangeva silenziosamente, mentre con un braccio si sfregava una gamba e con l’altro stringeva Zayn a sé. Anche Harry era rannicchiato su stesso su un altro divano e tremava visibilmente, sia per il freddo che per la paura. Allora Louis si alzò, facendo una smorfia di dolore – stupido Zayn – si avvicinò al mucchio di coperte sporche che si trovavano sopra le sedie rotte e le prese tutte. Ne portò una grande a Zayn e Liam, che lo ringraziò silenziosamente e se la buttò addosso, coprendo anche il moro, ancora con gli occhi chiusi. Poi ne mise una addosso all’irlandese e l’ultima rimasta la portò ad Harry.
« Hey Hazza, prendi questa, così starai meglio. » sussurrò il ragazzo al più piccolo, che alzò un po’ la testa.
« G-grazie. » disse debolmente Harry, facendosi coprire dal maggiore. « E tu? »
« Non preoccuparti per me, sei tu quello che sta tremando. »  fece Louis, cercando di coprire al meglio il riccio.
« Ma hai le mani congelate. »
« Non fa niente, mani fredde, cuore caldo. » Abbozzò un  sorrisino mentre copriva una spalla al più piccolo.
Harry si accigliò.
« Vieni qui sotto con me. » disse, la voce ferma.
« No Harry, non fa nient… »
«  Ho detto, vieni qui sotto con me. Non voglio sentire scuse. » Harry lo trafisse con i suoi occhi verde smeraldo che non permettevano repliche. Louis sbuffò leggermente, sorridendo.
« Agli ordini, signor Styles. » disse, mentre Harry si scrollava di dosso parte della coperta. Il castano si infilò sotto di essa e strinse forte a sé Harry, coprendo poi entrambi con la vecchia coperta. Harry lo abbracciò forte, affondando il viso nel petto del maggiore.
« Grazie, Boo Bear. » sussurrò, prima di chiudere gli occhi.






ANGOLO DELL'AUTRICE
Heey, mondo di EFP!  La vostra Benny è tornata alla carica con una nuova storia, moooolto diversa da quelle che scrivo normalmente. (NOOOOOOOOOOO nd tutti. Zitti éwé nd me)
Ehm dicevo, e' una Larry principalmente, ma è una storia un po’ forte, diciamo che appartiene al genere “Noir”. Inoltre, c’è un accenno Larry verso la fine, ma sarà più evidente solo più avanti :3

L’idea mi è venuta una notte; non riuscivo a dormire e la storia mi è venuta così, di colpo.
Inizialmente, come è mio solito, avevo pensato di fare una one shot molto lunga, ma alla fine è uscita davvero troppo lunga, e ho dovuto dividerla in tre capitoli. E questo qui è il primo!
Vediamo delle scene divertenti tra i nostri ragazzi, e poi successivamente iniziano i guai: vengono rapiti.
 
In tutta la storia, e quindi anche nei prossimi capitoli, ho provato a descrivere al meglio alcune scene, sforzandomi di essere meno leggera possibile, ma sinceramente non so se ci sono riuscita, dato che è la prima volta che scrivo una FF di questo genere >.<
Piccola cosa, il raiting arancione inizierà dal secondo capitolo!
 
Detto questo, spero vi piaccia, e attenderò le vostre recensioni; se ne riceverò abbastanza, significa che vi piace, e quindi posterò l’altro capitolo! :3
 
Un saluto a tutti,

Benny <3











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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


As The Color Of Heart

Chapter 2

« State dormendo eh, stupidi canterini? Bhé, la nanna è finita, svegliatevi piccoli idioti! » Le urla agghiaccianti di Sam fecero sobbalzare i cinque ragazzi, che si erano addormentati per le troppe emozioni e la stanchezza. Non sembrava però essere passato molto tempo da quando Sam li aveva lasciati da soli.
« In piedi signorine, voglio divertirmi! » rise l’uomo, sparando un altro colpo di pistola verso il mucchio di sedie. I cinque balzarono in pedi e si avvicinarono l’uno all’altro. « Bene, bene. In quest’ora avete dormito eh? Le star si sono riposate? Spero che la stanza vi sia andata a genio e che avesse tutti i confort possibili!» ridacchiò ancora. I ragazzi gli mandavano delle occhiate disprezzate.
« Hey, che c’è? Cosa ho detto di male? Vi ho forse mancato di rispetto? Oh, scusatemi tanto signori! »  disse fintamente dispiaciuto Sam, facendo un inchino grottesco davanti ai ragazzi e scoppiando per l’ennesima volta a ridere.
« Brutto figlio di puttana. » sibilò Zayn, stringendo i pugni. Niall gli diede una leggera gomitata nel fianco.
« Che cosa hai detto, carino?» chiese Sam, avvicinandosi pericolosamente al gruppo e in particolare al viso di Zayn. Il moro poteva sentire il suo fiato freddo e puzzolente sfiorargli il viso. Arricciò il naso impercettibilmente: riconobbe l’inconfondibile tanfo di fumo e alcool.
« Allontanati da me, barbone. » sussurrò il ragazzo. Sam prese a ridere.
« Barbone? Ahahah! » e gli diede un pugno in faccia, talmente forte che il moro cadde all’indietro.
« Zayn! » urlarono in coro gli altri quattro, mentre Zayn si tastava il naso. Un fiume di sangue che gli sgorgava dal naso e dal labbro spaccato gli copriva il volto, le mani ormai erano tinte del rosso del suo sangue, in ugual modo la camicia e i pantaloni. Liam si protese per aiutarlo, ma l’ennesimo colpo di pistola lo fece fermare.
« Nessuno lo deve aiutare! » urlò arrabbiato l’uomo. Si avvicinò al corpo di Zayn, puntando la pistola contro gli altri, e gli diede un forte calcio nel fianco. Zayn urlò.
« Urla, urla, ragazzino, urla! Non ti hanno insegnato le buone maniere? Non sai che non si insultano gli adulti? La tua mammina non te le ha dette queste cose? » gli sbraitava contro divertito, continuando a prenderlo a calci. Zayn seguitava a urlare di dolore e a piangere, il sangue continuava a scorrere imperterrito.
« Basta, la prego, basta! » urlò Liam, in preda ai singhiozzi. Sam si bloccò, guardandolo.
« Vuoi che continui con te, ragazzino? » sputò l’uomo, avvicinandosi a Liam e puntandogli la pistola alla gola. « Perché se hai tanta fretta di morire, mi basta premere questo grilletto, e tutto finirà. »  Sam si passò la lingua sulle labbra, ghignando, e Liam, pietrificato dalla paura, trattenne il respiro e puntò i suoi occhi cioccolato ormai umidi nei pozzi neri privi di luce del rapitore, senza riuscire a staccarsi, mentre lacrime copiose iniziavano a sgorgare e rigargli il volto pallido.
« N-no, l-l-lascialo s-stare… » cercava di dire Zayn, provando ad alzarsi, ma fitte allucinanti lo costrinsero a rimanere per terra.
« Oh, l’ultima richiesta? O è un ordine? » disse Sam, allontanandosi leggermente da Liam, che riprese a respirare molto velocemente. Diede un altro calcio violento al povero Zayn, colpendogli lo stomaco, e il moro tossì, sputando sangue. L’uomo ghignò ancora e si riavvicinò a Liam, spingendolo violentemente verso il divano, ma Liam cadde prima e sbatté la testa contro la seduta del divano, immobilizzandosi.
« L-Liam? » chiese debolmente Harry, rimanendo immobile.
Il ragazzo si mosse leggermente, aprendo gli occhi e portandosi una mano dietro la testa con una smorfia di dolore ma poi sorrise in modo lieve, quanto bastava per far capire agli amici che stava bene. Louis tirò un sospiro di sollievo senza farsi vedere.
« Bene, vediamo un po’… adesso a chi tocca? » fece Sam, avvicinandosi agli altri tre, che si strinsero più vicini. L’uomo li raggiunse, puntandogli la pistola contro, all’altezza del cuore.
« Il biondino… » disse, strofinando la pistola sulla gola di Niall, che chiuse gli occhi. «… o il riccioluto… » Passò ad Harry, ripetendo lo stesso gesto con l’arma. Il ragazzo cercò di sostenere il suo sguardo duro, provando a fermare le lacrime. « … o questo qui con le bretelle? » disse ancora, rivolgendosi a Louis, che lo guardava senza trapelare nessuna emozione. Sam rifece lo stesso gesto con la pistola sulle gole dei ragazzi per altre volte; la tensione era palpabile, nessuno osava muoversi o respirare troppo velocemente. Zayn e Liam erano pietrificati nelle loro posizioni, senza azzardarsi di muovere nemmeno un muscolo, troppo impauriti di poter commettere un errore fatale; gli altri tre erano immobili, e seguivano con lo sguardo i movimenti dell’uomo. Quest’ultimo, dopo alcuni minuti che sembrarono interminabili, si bloccò di colpo e sogghignò soddisfatto.
« Ho deciso. » affermò, colpendo con la pistola la gola di Niall, facendolo cadere per terra, e prendendo per un braccio Harry, che sbarrò gli occhi spaventato.
« No, Harry no! » urlò Louis, frapponendosi tra il riccio e il rapitore.
« Cosa? » ridacchiò Sam, tenendo ancora per il braccio il più piccolo.
« Prendi me. Lascialo stare. Prendi me. » ripeteva il ragazzo, mentre con un braccio spingeva Harry dietro di lui.
« L-lou no… » sussurrava, ma il più grande lo zittiva ogni volta. Sam sembrò pensarci su.
« E così ti offri volontario al posto suo, eh? Lo sai che non potresti uscirne vivo? » ridacchiò Sam, lasciando il braccio di Harry.
« Non importa. » Louis aveva un’espressione terribilmente seria e dura, continuava a fissare l’uomo barbuto senza timore.
« Hai fegato, ragazzo. E va bene, voglio accontentarti. » Sam tirò Louis con una bretella lontano da Harry e cacciò un paio di manette, che usò per bloccare i polsi del castano, che non fece alcuna resistenza.
« Ora usciamo di qui, che dici? » sussurrò al suo orecchio, spingendolo verso la porta.
« No, Louis! » urlò Harry, correndo verso di loro, ma Sam lo vide e puntò veloce la pistola alla tempia di Louis.
« Fermo li, ragazzino, o il tuo amichetto fa una brutta fine! » urlò, premendo ancora più forte l’arma contro la pelle del giovane. Harry si paralizzò.
« Harry, stai fermo li, non muoverti! » gridò Louis.
« Ma, Louis…» Le lacrime ricominciarono a scendere.
« Non preoccuparti, Hazza. Te l’ho detto, andrà tutto bene. » Louis gli inviò uno sei suoi stupendi sorrisi, uno di quelli che regalava solo a lui, solo ad Harry, e che nessun altro aveva mai avuto l’onore di ricevere.
 « Ecco, bravo così. Fermo. Ci vediamo dopo. »  disse Sam, aprendo la porta e spingendo fuori Louis con un calcio, facendolo cadere. Sputò dentro la stanza e fece un gesto a mo’ di saluto, chiudendo la porta.
Harry si mosse subito in direzione della porta, cercando di aprirla e colpendola con tutta la forza che aveva.
« Louis! Louis! Cazzo, Louis, mi senti? Aprite questa porta! » sbraitava, continuando a colpirla invano.
« E’ i-inutile Harry, non ti a-aprirà mai…» balbettò Niall, alzandosi a fatica e avvicinandosi a Zayn, immobile e immerso in un piccolo lago di sangue. Ma Harry non ascoltava: aveva ancora impressa la scena di Louis che si offriva come vittima di chissà quale sopruso al posto suo, Louis che, nonostante fosse consapevole di quello a cui stava andando incontro, sorrideva, Louis che lo calmava, a lui, il vigliacco che aveva permesso che quel bastardo portasse via il suo migliore amico, il suo Boo, e che gli facesse del male. Come aveva potuto essere così codardo? Harry non si dava pace. Continuava a dare pugni alla porta, mentre altre lacrime gli bagnavano le guance arrossate per lo sforzo.
« C-calmati Harry, vieni… » fece Liam, che si era alzato. Con una mano sulla spalla, lo costrinse a fermarsi e lo accompagnò al divano. Harry si sedette, senza smettere di piangere.
« Come ho potuto lasciarlo andare al posto mio? » sussurrava tra sé e sé, mentre gli altri due prestavano quanto soccorso possibile riuscivano a dare a Zayn. Niall e Liam lo presero e lo fecero stendere sul divano libero, facendo la massima attenzione, ma ad ogni momento, se pur impercettibile, il viso del moro si piegava in una smorfia di dolore.
« Mi sa che ha qualche costola rotta… » disse Liam, tirando su col naso, togliendosi il maglione e strappando un lembo della sua camicia per usarlo come tampone. Niall glielo prese dalle mani e iniziò a tamponare le ferite sul viso.
« Zay, hey Zay, mi senti? » mormorava l’irlandese, pulendogli il viso sporco, mentre Liam gli apriva la camicia e valutava la gravità delle ferite. « Zay, rispondimi… » continuava, gli occhi ancora lucidi. Il moro mugugnò qualcosa.
Niall sorrise. « Oh, sei vivo. Meglio di niente. »
Le labbra di Zayn si piegarono a formare un sorrisetto. Anche Liam sorrise.
« Riposati un po’. » disse, strappando un altro pezzo di camicia e tamponando le ferite sul suo petto, mentre Niall prese ad accarezzare i capelli sudati del moro.
 
Un altro calcio. Ancora un altro. Ormai Louis aveva perso il conto. Ecco il divertimento di Sam: fargli del male, sentire le sue urla disperate, i suoi gemiti di dolore, le suppliche per farlo fermare, il suo sangue che colorava i pavimenti grigi di quell’edificio che era diventato ormai un inferno, un luogo di violenze dove l’unico colore predominante era il rosso vivo delle sue ferite. Era questo che voleva Sam – peccato che l’unica cosa che aveva ottenuto era solo il suo sangue.
 Louis aveva capito i suoi desideri e mai – mai – li avrebbe esauditi. Sam lo aveva preso a pugni, a calci, lo aveva spintonato contro i muri, ma lui non aveva mai cacciato un urlo, mai un lamento, mai niente. Sorrideva solamente, e questo non faceva altro che imbestialire il suo violentatore.
Un altro calcio. Louis sentiva ormai il sapore del sangue in bocca. Steso per terra, le sue labbra andavano a contatto con il freddo pavimento sporco di polvere di una delle tante stanze che avevano percorso durante quel tragitto che chissà dove portava. Sam aveva avuto quella malsana idea di torturarlo in diverse parti, quasi come se volesse dare colore a quelle tristi stanze, dargli un tocco - personale? Pittoresco? Macabro? – del suo passaggio.
Non aveva cacciato neanche una lacrima. Il dolore era forte, certo, ma lui si era trattenuto. E vedere che Sam stava impazzendo perché lui non reagiva, lo divertiva. Era possibile divertirsi in una situazione del genere? Forse una botta troppo forte alla testa lo aveva fatto uscire di senno. Bhè, meglio così, si disse, almeno prima di passare a miglior vita si sarebbe preso una bella soddisfazione.
Sam lo prese per il colletto della camicia ormai sporca del suo sangue e fradicia di sudore e pioggia, e lo fece alzare. A quel punto il suo bel completo per il concerto era ridotto quasi in brandelli, una bretella l’aveva ormai persa in una delle tante stanze di tortura; gliene era rimasta solo una, che ora penzolava giù sui pantaloni strappati. L’unica cosa intatta erano i suoi occhi azzurri, che risplendevano ancora di più sul suo viso ormai nero per lo sporco.
« Ti diverti eh, moccioso? » disse l’uomo, digrignando. Louis allargò il suo sorriso.
« Non sai quanto. » fece, ricevendo un pugno in piena faccia. Poi Sam lo scaraventò per terra, in una pozzanghera di acqua piovana, sparandogli contro e mancandolo per poco. Il suo sguardo era impazzito: aveva gli occhi sbarrati e la bocca storta in una smorfia.
« Perché non urli? Perché non ti lamenti? » sbraitò l’uomo, iniziando a gesticolare pericolosamente. Louis si alzò a fatica a causa dei polsi bloccati, mettendosi in ginocchio e sghignazzando. Sam diede un urlo terrificante e gli corse incontro, dandogli un calcio nello stomaco che fece piegare in due il giovane che sputò sangue, il quale si mischiò con l’acqua della pozza in cui si trovava, colorandola di un rosso sbiadito. Sam rise, convinto che quella volta Louis non poteva non lamentarsi, ma il sorriso gli morì sulle labbra quando il ragazzo alzò il viso sorridente e lo guardò. Rivoli di sangue continuavano a cadergli dalle labbra e dalla bocca, ma lui sembrava non accorgersene.
« Com’è possibile? » abbaiò Sam, riprendendo a dargli calci. « Urla, cazzo, urla! Devi soffrire! Devi lamentarti! Implora la mia clemenza, pregami di fermarmi! » continuava, senza fermarsi. Ma Louis niente.
L’uomo si allontanò e gli puntò la pistola contro.
« Pregami, implorami, altrimenti ti uccido. » sputò, la mano leggermente tremolante. « Supplicami! »
« Mai! » urlò con tutte le sue forze Louis, di colpo serio. « Non mi piegherò mai al tuo volere, non sentirai mai una mia supplica, un mio lamento, mai! Non ti pregherò mai di fermarti, preferisco morire! » Il ragazzo prese ad ansimare, continuando a fissarlo. Era stato difficile recuperare tutto quel fiato, ma la rabbia che sentiva dentro era troppo forte e lo aveva spinto a reagire.
Improvvisamente, un colpo di pistola lacerò l’aria.













ANGOLO DELL’AUTRICE – II CAPITOLO
Ma ciaaaao!
Ed ecco a voi il secondo e penultimo capitolo a distanza di una settimana precisa. Visto come sono brava?  u.u 
Questo è ovviamente più forte rispetto al primo, e non so se sono riuscita a descrivere bene tutte le situazioni.
 
Dunque,  questo capitolo è cortuccio ma ho dovuto fare per forza così perché l’ultimo non potevo dividerlo!
Cosa abbiamo qui? Violenze deliberatamente gratuite contro i poveri Zayn e Louis ç_________ç
Non pensate assolutamente che mi piaccia descrivere scene violente, soprattutto quando c’è almeno un componente dei One Direction in mezzo è.è Ho sofferto con loro ç_ç
Non picchiatemi se ho finito il capitolo così, ho dovuto per forza! °A°
 
Se odi Sam grido OOH! (?)
Ok, sto sclerando.

Voglio ringraziare ENORMEMENTE le 9 persone che seguono questa storia, l'unica che la tiene tra le ricordate, le 4 che la tengono nelle preferite e le 3 adorabili personcine che si sono prese la briga di recensire questa cosa obrobiosa *__* A MASSIVE THANK YOU! Cit.
 
Vi lascio, in attesa delle vostre recensioni che spero siano di più, così mi spingete a postare l'ultimo capitolo presto u.u :3 Uh, un'ultima cosa: oggi è uscita quella meraviglia di Little Things hoghpowhnoefhèqe è meravigliosa quella canzone. Voi che ne pensate? E per quanto riguarda le date italiane? Io sono di Napoli purtroppo e mi sa che non potrò andarci ç________ç

Se volete seguirmi su Twittah, sono @xpuffskein , ricambio subito e regalo ornitorinchi (?)
 
Ciaaaaao!

*scappa perché vede da lontano gente indignata per questa FF con forconi in mano*

Benny <3
Q

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


As The Color Of The Heart
 

Chapter 3



Harry camminava avanti e indietro per la stanza. Zayn stava riposando sul divano, le cure di Liam e Niall, per quanto improvvisate, erano bastate per calmare un po’ i dolori. I due ora stavano parlando concitatamente.
« Quello è un pazzo. Non sappiamo cosa possa fare a Louis. » diceva Niall, tamburellandosi le dita sul labbro inferiore.
« Si, ma è anche vero che vuole soldi, e nessuno glieli può assicurare se uccide uno dei componenti della band. » ribatteva Liam, seduto con la testa di Zayn sulle gambe, mentre gli accarezzava i capelli scombinati.
« Però sa che comunque pagheranno per avere gli altri quattro. E’ furbo, si è visto da come ha organizzato tutto. »
Harry li ascoltava solo con un orecchio. Stava pensando a un modo per uscire da li e andare a cercare Louis, perché quell’attesa lo stava facendo impazzire quasi come il senso di colpa che gli attanagliava lo stomaco. Sentiva che era colpa sua, e nessuno gli avrebbe fatto cambiare idea.
All’improvviso sentirono dei colpi alla porta che venivano dall’esterno e i tre si congelarono all’istante. Zayn spalancò gli occhi, svegliandosi.
La porta si aprì ed entrò un uomo con gli occhi chiari e una barba ispida.
« Ma è quello del bus! » esclamò senza pensarci Niall, portando subito una mano a coprire la bocca. L’uomo aveva un ghigno malvagio e  un aria assassina che al confronto l’espressione di Sam era amichevole. Entrò puntando una grossa pistola sul gruppo, senza neanche premurarsi di chiudere la porta.
« Eccoli qui i mocciosi canterini. Vi piace qui? » disse l’uomo, guardandosi attorno, senza perdere quel sorriso malvagio. « Un hotel degno di voi, senza dubbio. » Scostò lo sguardo sui quattro, che lo guardavano spaventati e tesi. Alzò un sopracciglio, in preda a un dubbio improvviso, e prese a contare silenziosamente. « Ma guarda, solo quattro testoline. Qui manca qualcuno. Chi è scappato? »
« Non è scappato nessuno. E’ stato il tuo amico a portarlo via, e ora lo sta uccidendo, o chissà, forse lo ha già ucciso! » urlò Harry, reprimendo un singhiozzo e stringendo i pugni. Il solo pensiero di cosa poteva essere successo al suo Boo gli fece venire il voltastomaco. Chiuse gli occhi e inspirò profondamente, cercando di scacciare quell’orribile pensiero.
L’uomo lo guardò, sorpreso.
« Come ucciderlo? Non deve uccidere nessuno! Ci servono tutti e cinque i ragazzi, altrimenti niente riscatto! Quell’idiota! » sbraitò, percorrendo la stanza a grandi passi. Cacciò una serie di insulti e offese, senza minimamente accorgersi dei movimenti furtivi di uno dei ragazzi. Harry si stava avvicinando il più silenziosamente possibile al mucchio di sedie rotte in un angolo. Era stata un’idea di Liam, la più veloce e brillante – a suo parere – che avesse mai avuto: aveva attirato l’attenzione del più piccolo insieme a Niall, e con un movimento del capo aveva indicato le sedie rotte. Zayn, disteso, aveva contemporaneamente mimato qualcosa di strano con le braccia, nel massimo possibile concesso dalle sue ossa doloranti. Ma era bastato, perché Harry aveva capito.
Avanzava di spalle, tenendo gli occhi fissi sul rapitore impazzito che non gli era molto distante, e cercò a tentoni una sedia, afferrandola per la testata ammaccata. Aspettò il momento giusto e proprio quando il pazzo gli passò accanto, urlò, gettandogli la sedia sulla testa con tutte le forze che aveva in corpo. Il rapitore aveva appena avuto il tempo di accorgersi che uno dei ragazzi aveva urlato, che si era ritrovato per terra, svenuto. Harry ansimò, ancora con la sedia fra le mani, mentre dai tre amici arrivavano urla di giubilo. Ma non c’era tempo di esultare: doveva trovare Louis, così buttò via la sedia, prese la pistola da mano all’uomo svenuto e uscì correndo da quella stanza infernale.
 
Sam lo aveva trascinato per altri corridoi infiniti, ma lui quasi non se ne era accorto. Aveva gli occhi aperti solo a metà, le palpebre erano tremendamente pesanti e reclamavano di chiudersi. Louis ci metteva tutta la forza e la volontà possibile, continuando a ripetersi che ne andava della sua vita. Sam lo aveva sparato al braccio, fortunatamente pensò, dato che aveva puntato al cuore ma un tuono lo aveva spaventato tanto da farlo sparare a casaccio. Il colpo però non era da ignorare, e anche se l’intensità di dolore che provava era pari a quelle del resto delle ferite che aveva sparse per il corpo, Louis aveva perso molto altro sangue. Il liquido denso e rosso scivolava giù dalla ferita, creando un fiume di sangue che andava a mano a mano sempre più giù, attraversando l’avambraccio e il polso, fino ad arrivare alla punta della falange del dito medio, gocciolando poi verso il pavimento.
Non voleva ammetterlo, ma Louis ormai si sentiva stanco e debole, non aveva più la forza di rimanere in piedi ed era sicuro che sarebbe crollato da un momento all’altro, ma una piccola scintilla di vitalità era sempre presente, e gli dava la forza di andare avanti e di tenere duro. Sarebbe andata bene, lo aveva promesso a Harry. Già, Harry.  Per quanto forte poteva essere, non sarebbe mai riuscito a sopportare tutto quello. Sorrise mentalmente al pensiero della sua azione. Lo aveva protetto, e questo gli bastava.
A un certo punto, si fermarono. Sam aprì una grossa porta e subito vento e acqua li investirono: fuori la pioggia continuava a cadere, e non sembrava per niente intenzionata a fermarsi. L’uomo spinse Louis fuori, facendolo scendere per una rampa di scale di ferro e il ragazzo, barcollando, prese a scenderle lentamente, appoggiandosi al muro e scivolando su di esso a causa dei polsi ancora legati.
« Muoviti. » disse Sam, spingendolo, rompendo l’equilibrio precario di Louis e facendolo cadere giù per le scale. Il ragazzo poté giurare di aver sentito rompersi l’ennesima costola.
Erano giunti all’esterno dell’edificio, in uno spazio angusto e piccolo probabilmente destinato a essere un cortile, delimitato da grosse e imponenti mura. La vegetazione si basava solo su piccoli ciuffetti d’erba ingiallita e in un angolo c’era un grosso bidone della spazzatura; nient’altro. La pioggia cadeva fitta, e provocava piccoli rumori metallici ogni volta che toccava il bidone.
Louis, senza forze, non si mosse dalla sua posizione, aspettando che Sam lo girasse o lo spostasse, cosa che fece alcuni secondi dopo, facendolo rotolare contro una parete; poi lo alzò e lo sistemò con la schiena appoggiata al muro, facendolo rimanere seduto. A quel punto, Sam si allontanò da lui indietreggiando, puntandogli per l’ennesima volta la pistola e fissandolo, caricando l’arma.
 
Un’improvvisa energia e determinazione gli pervadeva il corpo ormai stanco. Le gambe sembravano muoversi da sole tanto erano veloci e scattanti e nessuno, vedendolo, avrebbe detto che fino a qualche minuto prima era in lacrime pensando al suo amico nelle mani di un pazzo. Eppure Harry correva, correva, con un solo obiettivo nella testa: trovare e salvare Louis. Era sceso per diverse scale, aveva spalancato mille porte, era passato per diecimila corridoi e sbucato in altrettante sale vuote e l’unica cosa che aveva trovato era una bretella e tanto, troppo, sangue. Poteva non essere il suo, si diceva, ma le prove andavano sempre contro di lui, perché il sangue era fresco e l’odore gli riempiva i polmoni.
Un tuono rimbombò per la sala in cui era appena passato e il ragazzo si bloccò, ansimando. Le luci tremolarono, spegnendosi per due secondi. Harry  si piegò in avanti, inspirando ed espirando lentamente per recuperare il respiro, stringendo forte la bretella che aveva trovato. La guardò: era sporca di sangue, come tutto il resto d'altronde. Sentì stringersi il cuore.
« Boo… » sussurrò, poi agganciò la bretella ai pantaloni, indossandola. In quel gesto, sfiorò la tasca dei suoi pantaloni sporchi, percependo chiaramente la forma della pistola sottratta al rapitore. Deglutì rumorosamente chiedendosi perché mai l’avesse presa, ma poi il suo sguardo venne attirato da una strana scia a gocce proprio al centro della sala, che continuava per il corridoio. Inspirò forte e prese a correre seguendo la scia, perché era certo che era una traccia lasciata da Louis e che percorrendola lo avrebbe trovato.
Aveva ripreso a correre più veloce di prima e, continuando a seguire la traccia, era sbucato in un corridoio buio. Rallentò, notando che alla fine del condotto c’era una porta spalancata che dava all’esterno. Si avvicinò al muro del corridoio e iniziò a camminare lentamente strisciando vicino a esso, cercando di regolare il respiro, ma il cuore gli martellava talmente forte vicino la gabbia toracica che produceva un rumore tale che chiunque lo avrebbe sentito.
A piccoli passi, arrivò alla fine del corridoio e deglutì, facendosi coraggio e cacciando la testa fuori quel poco che bastava per vedere due persone sotto la pioggia, una per terra con la schiena appoggiata contro un grosso muro e l’altra in piedi, con una pistola puntata verso il primo.
Harry spalancò la bocca, ritirando subito la testa. Il cuore batteva all’impazzata, senza controllo. E ora?
« Siamo giunti alla fine del percorso, Louis Tomlinson. » ringhiò con una nota di soddisfazione Sam. La sua voce giungeva chiarissima alle orecchie di Harry, tanto che sembrava gli stesse parlando a due passi di distanza. Il riccio deglutì e, racimolando tutto il coraggio che aveva, cacciò un po’ la testa, portando una mano in una tasca.
« Non pensavo sapessi il mio nome. Che onore. » ghignò Louis divertito. Anche Sam rise.
« Si, un vero onore. Come essere ucciso da questo gioiellino. » disse, indicando con la mano libera l’arma. « Non è cosa da tutti i giorni morire per mano di questa. »
« Lo racconterò in giro. » fece Louis, mostrando i denti in un grosso sorriso.
« Oh no, mi sa che non ne avrai mai la possibilità. » sentenziò l’uomo, saldando la presa. Louis rise.
« Sai, pensavo fossi un uomo intelligente. Invece, mi stai deludendo. »
Sam si accigliò. «Vedi »  continuò «  hai organizzato un gran bel piano di rapimento. Ci fai fatto credere che lavorassi per noi, hai anche noleggiato un tour-bus, hai trovato questo edificio abbandonato… Ti sei dato da fare. E invece ora stai facendo un errore madornale. »
« Ovvero? » chiese l’uomo, mantenendo la sua espressione accigliata.
« Stai per uccidere uno dei One Direction, che automaticamente non saranno più tali. Chi pagherà il riscatto pretende cinque ragazzi, no quattro. »
Sam sogghignò. « Non mi interessa più niente ormai. Avrò i soldi per quattro ragazzi. Ora l’unica cosa che voglio è ucciderti. »
« Accomodati pure allora. »
La sfacciataggine di Louis preoccupava Harry. Lo stava deliberatamente provocando, e non andava bene. Stava giocando con il fuoco. Involontariamente, il riccio strinse la presa attorno alla pistola.
« Con molto piacere. Ma prima, dato che sono un gentiluomo, ti do la possibilità di fare un ultimo discorso prima di andare all’altro mondo. Peccato che solo io potrò sentirti, ma se vuoi posso registrarti. » rise Sam, seguito da Louis.
« E va bene. Ho deciso di raccontarti il mio più grande segreto. Nessuno al mondo ne è a conoscenza. » sorrise sornione. « Chi l’avrebbe mai detto che l’unico a saperlo sarebbe stato solo un pazzo armato di pistola.»
« Sono molto curioso. » disse l’uomo, scherzando.
Harry iniziò a pensare a quale potesse mai essere questo grande segreto di cui nessuno sapeva l’esistenza. Era qualcosa che forse aveva detto solo ai ragazzi? O forse solo a lui? Magari stava solo bluffando. Eppure scrutando la sua espressione non sembrava affatto, anzi, era talmente serio che quasi lo spaventava.
Il castano prese un lungo doloroso respiro, a causa delle diverse ferite e lesioni.
« Sono innamorato. »
Sam prese a ridere convulsamente, mentre Harry sbuffava silenziosamente.
Il solito Louis. Solo lui poteva dichiarare prima di morire il suo amore per Eleanor, la sua adorata fidanzata, cosa che per giunta sapeva tutto il mondo. Il riccio si diede mentalmente dell’idiota per aver pensato solo per un secondo che Louis potesse dire qualcosa di veramente importante e segreto.
« Solo questo? E sarebbe una cosa segreta? » chiese divertito Sam.
« Si, perché non sono innamorato di una donna. » Sam si zittì. Harry spalancò la bocca, coprendola con la mano per evitare di urlare dalla sorpresa. Il suo cuore prese di nuovo a martellare, felice, quasi speranzoso. Cosa gli stava prendendo?
« Che cosa? Mi stai dicendo che sei gay? » domandò sorpreso Sam.
« Esattamente. Ma c’è di più. » Louis era davvero sicuro di sé, nessuna emozione trapelava dal suo viso, nessun imbarazzo, niente di niente. Sam lo fissò senza parlare, come per incitarlo a continuare, sinceramente curioso.
« Amo Harry Styles, il mio migliore amico. »
Improvvisamente, Harry si sentì morire: le gambe gli si ammollarono di colpo, il cuore gli batté all’impazzata, le guance si tinsero dello stesso colore del sangue che aveva sporcato la bretella che indossava, nello stomaco sentì qualcosa di fastidioso, ma contemporaneamente così piacevole…
La risata simile a un ululato di Sam lo fece risvegliare dai suoi pensieri.
« Ti sei innamorato del riccio? Questa è bella! Ecco perché ti sei offerto tu volontario di questa tortura. »
« L’amore è una cosa grandiosa, Sam, mi dispiace che tu non abbia mai provato niente di simile. »
« E questo chi lo dice? Tu che ne sai? » gli gridò, di nuovo furioso.
« Lo so e basta. »
Sam digrignò i denti, rinsaldando la presa.
« Perfetto, signorino, hai parlato abbastanza. Sappi però che quando morirai, mi premurerò personalmente di far sapere questo grande scoop al mondo intero. La tua reputazione sarà macchiata a vita. »
« Sarò morto, Sam, nessuno mi potrà fare del male. »
Sam sorrise.
« Addio. » Louis chiuse gli occhi, il sorriso ancora dipinto sul volto stanco e ammaccato, Sam stava per premere il grilletto…
« Nooo! » In un attimo, Harry cacciò la pistola, sbucò fuori dal suo nascondiglio e sparò, colpendo Sam in piena schiena. L’uomo sbarrò gli occhi, si girò a guardare Harry, che tremava con ancora la pistola tra le mani. Iniziò a sudare freddo, la vista gli si annebbiò, le gambe non riuscivano più a reggerlo e un secondo dopo cadde in avanti con un tonfo sordo, la mano destra ancora chiusa attorno all’impugnatura della pistola, attorno a sé solo un lago di sangue e acqua.
Un silenzio rotto solo dal rumore della pioggia cadde sulla scena per la durata di qualche secondo. Louis osservava Harry a bocca aperta, mentre il più piccolo rimaneva fermo nella sua posizione, fissando il corpo del rapitore e boccheggiando. Ma poi, quasi come se qualcosa lo avesse punto, lasciò cadere la pistola, che ruzzolò giù per qualche scalino, e si precipitò verso il suo amico, gettandosi per terra.
« Louis, Louis! » ripeteva, mentre lacrime di gioia gli sgorgavano dagli occhi e abbracciando il ragazzo.
« Ahi, Harry, mi fai male! » fece il castano, ridendo piano.
« Oddio, scusami! » urlò quasi il riccio, staccandosi leggermente. Louis gli sorrise.
« Hey, chi ti ha detto di fermarti? » Harry scoppiò a ridere tra le lacrime, riabbracciandolo forte, chiudendo gli occhi.
« Non azzardarti mai più a fare una cosa del genere, eroe dei miei stivali! » lo ammonì poi. « Mi hai fatto prendere un colpo! Sei un cazzone! »
« Scusami, ma proprio non potevo sopportare l’idea che quel matto ti facesse del male. »
Harry si staccò da lui, continuando a tenere le mani sulle sue spalle. Lo guardò negli occhi, verde nell’azzurro, e poi lo baciò per un secondo, senza pensarci, giusto il tempo di sentire il sapore del sangue di Louis sulle labbra. Rimasero a guardarsi.
« Cosa significa? »  chiese Louis, abbastanza sorpreso. Harry abbassò lo sguardo, avvampando di nuovo. Neanche la pioggia che continuava a battere imperterrita e a bagnare i visi dei due riusciva a raffreddare il calore delle sue guance.
« Significa che… » rialzò lo sguardo, titubante, anche se sapeva che era completamente inutile una reazione del genere «… che anche io sono innamorato del mio migliore amico, del mio Boo, di te, Louis William Tomlinson. » L’ennesimo sorriso, il più sincero e felice di tutta quella lunga giornata, apparve sul volto di Louis.
«Se avessi le mani libere, ti prenderei il viso e ti bacerei, come nessuno ti ha mai baciato prima. » disse, con tono malizioso.
« Fallo allora. Solo che mi muovo io per te. » Detto questo, gli prese il viso con le mani bagnate e lo avvicinò alle sue labbra. Fu un bacio lungo, appassionato, pieno d’amore e di gioia, di paura e di sollievo, che sapeva di sangue, di polvere, di sofferenza, di lacrime amare e pioggia piovana.
« Il bacio più strano della mia vita. » sussurrò Harry, fermandosi un secondo e ricominciando con più passione, leccandogli le labbra rotte.
« Il bacio più bello della mia vita. » gli rispose Louis, mordicchiandolo dolcemente.
Un colpo di tosse però li fece fermare ed Harry si voltò e cadde seduto affianco a Louis, spalancando la bocca, terrorizzato.
Sam si stava rialzando, facendosi forza con un braccio mentre con l’altro alzava la pistola, pronto a sparare.
« A-addio, p-piccoli b-b-bastardi… »
Successe tutto in un attimo. Sam aveva premuto il grilletto, e Louis, con le ultime forze, si era buttato con un urlo davanti a Harry per fargli da scudo, e un proiettile lo aveva colpito affianco al cuore. Ma subito dopo c’era stato un altro colpo, e Sam era caduto di nuovo per terra, questa volta morto.
Niall era sulle scale, tremante, con ancora la pistola fumante alzata,  e Liam gli era dietro, sorreggendo Zayn per la spalla, entrambi confusi e sorpresi per quella scena. Ma Harry aveva dedicato loro e al corpo freddato di Sam solo un attimo perché Louis gli era caduto fra le braccia, il petto completamente ricoperto di sangue.
« Louis! » iniziò ad urlare, scuotendolo lievemente per le spalle. Louis aprì gli occhi, lentamente, abbozzando un sorrisetto.
« H-Harry… » sussurrò impercettibilmente. Le lacrime del riccio gli cadevano sul viso e creavano dei piccoli rivoli che, scorrendo, portavano via quel che restava della polvere che la pioggia stava già cancellando.
« L-Lou… L-Lou…N-non lasciarmi… » singhiozzava Harry, senza riuscire a fermarsi. Niall, che aveva buttato via la pistola, Liam e Zayn si avvicinarono a loro, piangendo.
«A-ascoltami, a-amore… » bisbigliò il castano «… n-non sai q-quanto mi d-dispiace di n-non averti d-detto p-prima quanto ti a-amo… » Si fermò e tossì. «S-saremo potuti e-essere felici… S-sai, a v-volte fantasticavo s-su di n-noi, s-sulla v-vita che avremmo p-potuto avere…» Un altro colpo di tosse lo costrinse a fermarsi.
«Lou, z-zitto, r-risparmia le energie… R-ragazzi, c-chiamate qualcuno, chiedete aiuto!» urlò Harry, ma gli altri tre sembravano non sentirlo. Niall si era abbassato sulle ginocchia e piangeva rumorosamente, mentre Liam e Zayn si erano seduti vicino loro due, continuando a piangere e stringendo un braccio del loro amico morente.
Louis richiamò l’attenzione di Harry e «H-hazza… » disse «d-devi p-promettermi che andrai a-avanti, a-anche s-senza di m-me… D-devi v-vivere per e-entrambi, h-hai c-capito? P-promettimelo, H-Harry, ti s-scongiuro… » Dagli occhi cielo di Louis iniziarono a scorrere alcune lacrime leggere, che si mischiavano a quelle dell’amato e alle gocce di pioggia, che ora cadeva ancora più violenta di prima.
« B-Boo, B-Boo t-ti p-prego, n-non a-arrenderti… »
« P-prometti, H-Harry… » Lo sguardo del castano era diventato implorante ed era così spaventosamente luminoso e lucido a causa delle lacrime.
« T-tu n-non morirai, Boo, n-non ora, n-non ora che ci s-siamo dichiarati! D-dobbiamo v-vivere i-insieme, d-dobbiamo a-amarci f-fino alla f-fine… M-moriremo da v-vecchi, insieme, s-solo i-io e t-te… Boo, t-ti prego… » Harry piangeva forte, stringendo con una mano la camicia insanguinata del ragazzo e con l’altra sorreggendogli la testa.
« L-Louis… >> sussurrò Zayn, le lacrime che scorrevano veloci. 
« R-ragazzi, vi v-voglio b-bene… H-Hazza, p-piccolo m-mio, t-ti h-ho amato, t-ti amo e ti a-amerò s-sempre… N-non d-dimenticarti m-mai di m-me, p-per f-favore… » sussurrò, poi sorrise e chiuse gli occhi, esalando il suo ultimo respiro.
Harry s’irrigidì. Il respiro gli mancò improvvisamente, le mani presero a tremare.
« Lou… » diceva, ma il ragazzo non si muoveva, il sorriso congelato sulle labbra che stavano perdendo colore. « Lou…»
Niall urlò, buttandosi su Liam e nascondendo il viso nel suo petto, e quest’ultimo lo abbracciò, chiudendo gli occhi e iniziando a singhiozzare,  mentre Zayn si inginocchiava sul corpo inerme dell’amico. Harry era pietrificato, le mani tremavano convulsamente.
« NOOO! » urlò con tutta la forza, con tutto l’ossigeno che aveva in corpo. Accasciò la testa nel petto di Louis, urlando, scosso dai singhiozzi. Era l’unica cosa che riusciva a fare in quel momento: urlare, piangere, disperarsi. Aveva perso tutto. Il suo mondo si era fermato, il castello di carte della sua vita era crollato in un attimo, in un solo colpo. Finalmente aveva capito l’amore che provava per Louis, ma era troppo tardi, troppo tardi per amarlo, per sentirlo completamente suo, per vivere insieme il loro amore. Troppo tardi per tutto. Era la fine, per lui. Harry Styles era ufficialmente morto. D’altronde, non aveva senza per lui vivere senza l’altra metà di se stesso.
Harry pianse, pianse anche l’anima, pianse per un tempo indefinito.
« Harry, a-andiamo… » La voce di uno dei ragazzi gli arrivò ovattata dopo chissà quanto tempo, quasi non la sentì. Qualcuno provò a scrollarlo via dal petto di Louis, ma lui faceva resistenza, non voleva separarsi da quel corpo, quel corpo che non avrebbe mai più avuto la possibilità di toccare e sentirne il profumo.
« N-no… » diceva, mentre inspirava quel poco che rimaneva del profumo di Louis.
« H-Harry…»
Devi vivere anche per me. Promettimelo, Harry.
La voce di Louis gli rimbombò nella testa. Quella frase, una delle sue ultime parole, una delle sue ultime volontà.
Vivi anche per me.
Harry alzò il capo. La voce nella sua testa era così forte che sembrava che Louis gli stesse parlando li vicino.
Come avrebbe potuto farlo? Chi gli avrebbe dato la forza per vivere non solo per lui, ma anche per Louis?
Promettimelo, Harry.
La risposta era ovvia. Lui gliela avrebbe data. Louis non l’avrebbe mai lasciato. Sarebbe stato con lui, sempre. Sarebbe stato il suo angelo custode.
Promettimelo.
« Te lo p-prometto… » sussurrò Harry, accarezzando i capelli fradici di Louis. Guardò il suo sorriso, così dolce e sincero. Anche se era in punto di morte, Louis era riuscito a produrre uno sei suoi sorrisi più belli, tutto per Harry. Il riccio avvicinò le sue labbra a quelle fredde del castano per l’ultima volta, e sorrise.
« Ti amo Boo, non ti dimenticherò. Te lo prometto. »








ANGOLO DELL’AUTRICE 
 
*sob sob sob sob sob*
DOVE SONO I FAZZOLETTI? DATEMI DEI FAZZOLETTI!
 
Possibile che sia così autolesionista? Sto piangendo ç_______ç
 
Il terzo e ultimo capitolo di questa FF è arrivato, con lacrime e piagnistei vari. Sob ç___________ç
Alla fine, Larry è apparsa in uno scenario abbastanza romantico dai, d’altronde tutti vorrebbero un bacio sotto la pioggia, anche se ehm non proprio nelle stesse circostanze di questa storia °A°
 
Non posso ancora credere di aver ucciso volontariamente il mio adorato Lou, e lo so che ora mi odierete tutte, soprattutto chi sperava in un lieto fino, ma che volete farci, quando l’ho scritta mi sentivo depressa ç_________ç  Perciò avevo addirittura pensato di scrivere un finale alternativo ma non sono riuscita a cavarne un bel niente, quindi ho pensato che il “finale alternativo” si fermasse al bacio Larry ç____ç Oppure non so, ditemi voi così provvedo a scrivere qualcosa ç_________ç
 
Ovviamente, riparto con il coretto che è diventato una specie di logo:  Se odi Sam grida OOH!
Che volete farci, se l’altra volta stavo sclerando per qualcosa di non particolare, ora sclero per il finale di questa storia ç_ç ODIO Sam, eh si, ho creato io bla bla bla, ma lo odio èwwé
 
Dato che siamo giunti alla fine  di questa, se pur di 3 capitoli, storia vi prego di recensire e di farmi sapere le vostre opinioni, che io considero molto e che adoro leggere perché SIETE STUPENDE DAVVERO <3 E per questo ne approfitto per ringraziare chi ha partecipato con me (?) a questa avventura (???) , ovvero le 10 adorabili personcine che hanno recensito i precedenti capitoli, le 6 che la tengono nei preferiti, le 2 nelle seguite e le 15 che la seguono hifhoehpeoafhòahoòdz
Davvero ragazzi, GRAZIE davvero perché è solo per voi che ho continuato <3
 
 
Un bacio a tutti voi, e a presto!  *SI SALVI CHI PUO’!*
 
Benny <3
 
P.s. Dato che non l’ho mai detto in questi capitoli,
LARRY IS ON, BITCH <3








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