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E si riinizia con una nuova storia! C’è da dirlo? Un’altra Brittana ovviamente! No non c’era bisogno di dirlo… ;-)
Buona lettura!
X-men
Prologo: La nuova arrivata
Allora era quello il posto. Santana
osservò gli eleganti cancelli che si aprivano su uno splendido giardino che
circondava il maestoso ed elegante maniero. La macchina si fermò e lei scese
afferrando la sua sacca,
“Benvenuta!” L’uomo le tese la mano
con un sorriso a trentasei denti, lei guardò la mano dell’uomo poi i suoi
capelli, sì probabilmente sarebbe stato una bella
torcia umana!
“Oh… capisco…” L’uomo ritirò la
mano poi risfoderò il suo sorriso e indicò l’edificio,
“Questa sarà la tua casa, vieni, te
la mostro!” Santana annuì appena seguendolo, l’uomo non smise di chiacchierare
facendole esplorare i luoghi. Doveva ammettere che era
colpita, l’edificio, chiaramente antico, era ripieno di confort e tecnologia.
“E questa
è camera tua, dovrai dirci se ti serve qualcosa di particolare…” Sorrise ancora
poi aggiunse, “Sono sicuro che ti troverai benissimo qui da noi, vedrai!”. La
lasciò con l’ennesimo sorriso e Santana poté finalmente posare la sua sacca e
guardarsi attorno. Non aveva mai avuto una camera simile, era
enorme e così accogliente.
Suonò una campanella e la casa si
riempì di un forte vocio. Santana si affacciò alla grande
finestra osservando il giardino, prima silenzioso, riempirsi di vita. Bambini
dai quattro a dieci anni correvano sul prato rincorrendosi, mentre ragazzi più
grandi si muovevano chiacchierando e ridendo tra loro.
“Ciao” Santana si voltò, sulla
porta c’era una biondina che le sorrideva,
“Ciao…”
“Mi chiamo Quinn,
Schuester mi ha detto che ti ha fatto vedere la casa
e mi ha chiesto di darti una mano ad ambientarti…” lei annuì poi si presentò,
“Santana” La
ragazza sorrise poi si strinse nelle spalle,
“Facciamo un giro?”.
La casa ora era molto diversa,
ovunque c’era chiasso e fermento,
“Ti ci abituerai, i più piccoli
sanno fare molto baccano…” Un urlo precedette l’arrivo di un ragazzo della loro
età, era ricoperto di neve, e malgrado si muovesse con un
agilità sorprendente, quasi non avesse ossa, non riusciva ad evitare la
maggior parte della raffiche di neve che lo inseguivano, l’autore della
tormenta fuori stagione si parò sulla porta con un enorme sorriso sulle labbra.
“Prova ancora a farmi lo sgambetto
e desidererai essere nel Polo Nord!” Urlò la ragazza mentre il ragazzo
implorava a gran voce pietà. Quinn sorrise,
“Beh non solo i piccoli fanno
casino!” Santana osservava affascinata i due giovani che ora erano intenti a
rotolarsi a terra. La ragazza aveva creato una lastra di ghiaccio e il giovane
non riusciva a riprendere l’equilibrio.
“Vieni” Le disse Quinn distogliendola dallo spettacolo, “Schuester
ti avrà già detto un po’ di cose quindi se mi ripeto dimmelo… colazione alle
otto, poi lezioni fino al pranzo alle tredici, al
pomeriggio ci sono attività fisiche o artistiche e ovviamente il tempo libero!”
Sorrise ad un ragazzone con la cresta sulla testa che nel vederla raddoppiò le
proprie dimensioni lanciandole un bacio, poi continuò “Noi grandi diamo una
mano con i più piccoli…” Non ebbe il tempo di finire che una palla lanciata a
tutta velocità le venne addosso, la ragazza modificò il suo aspetto e in un
istante era di diamante, con quella forma afferrò senza difficoltà l’esserino,
“Ah ah,
ti ho presa ancora!” Rise tornando se stessa, così come la ‘palla’
che si rivelò essere una bambina dai capelli biondi e dagli occhi verdi, “Beth, ti presento Santana” La bambina la guardò inclinando
la testa,
“Cosa sai
fare?” Quinn la posò a terra,
“Ne abbiamo
già parlato, è scortese chiedere le mutazioni alle persone…”,
“Va bene mamma” Santana sgranò gli
occhi mentre Quinn accarezzava la testa alla bambina,
“Vai a giocare con gli altri” Beth non se lo fece ripetere e letteralmente rotolò via.
Quinn le
lanciò uno sguardo divertita,
“Frutto di un incidente…” Seguì con
sguardo amorevole la figlia e Santana comprese che era stato un incidente a lieto fine. Continuarono il giro che terminò nella sala da
pranzo. La confusione lì era attenuata solo dal fatto che molti dei presenti
avevano la bocca impegnata. Quinn la fece sedere ad
una tavola, dove erano già accomodati il ragazzone con la cresta e un giovane
ancora più alto che però appariva molto meno minaccioso, accanto a quest’ultimo c’era una ragazza piuttosto bassa e dal naso
che Santana non esitò a definire notevole.
“Puck,
Finn e Rachel” Glieli presentò Quinn i ragazzi le
sorrisero e Rachel agitò anche la mano,
“Lei, ragazzi, è Santana”
“Ciao…” Vide perplessa i ragazzi
rabbrividire,
“Brittany! Devi sempre annunciarti
così?” Rachel rabbrividì vistosamente mentre il
ragazzo che le stava accanto, Finn, la avvolgeva tra le braccia sorridendo.
L’accusata entrò con un ampio sorriso sulle labbra,
“Non so di cosa stiate parlando,
deve essere stato uno spiffero…” Assunse un aria innocente
che fece ridere il suo compagno. Erano i due ragazzi che giocavano quella
mattina.
“Brittany e Mike”
Li presentò, ligia al suo dovere, Quinnmalgrado la smorfia sulle labbra era chiaro il brillio
divertito nei suoi occhi.
“Oh!” Fece la
ragazza nel vederla poi le tese la mano “Piacere!” Santana osservò
quella mano tesa evitando accuratamente di prenderla,
“Santana” Disse solo, notando la
perplessità nello sguardo della ragazza mentre ritraeva la mano.
“Fai attenzione a questi due, hanno
sempre pronto un nuovo scherzo!” Rachel lanciò loro uno
sguardo di biasimo poi tornò a dedicarsi al suo pranzo.
Si sedettero e Santana si ritrovò a
mangiare tra Quinn e Brittany, era nervosa, la
ragazza appena conosciuta si agitava sulla sedia e rischiava di toccarla ad
ogni secondo.
“Allora Santana cosa ci racconti?”
Chiese il giovane con la cresta, la ragazza si strinse nelle spalle,
“Nulla di speciale…”
“Ti ha reclutato Schuester?” Annuì alla domanda di Finn che sorrise,
“Anch’io!”
“Io invece sono destinata a questo
posto dalla nascita, i miei due papà ci hanno studiato, avrai visto le statue
in giardino, un giorno ci sarà anche il mio busto tra i grandi che hanno
studiato qui!” Rachel annuì compiaciuta e Santana guardò gli altri perplessa,
ma nessuno sembrava aver notato quanto fosse
irritabile quella ragazza,
“Per me è stata la
Holiday! E’ entrata volando in casa e ha detto
ai miei che ero speciale e che avrei dovuto stare con
quelli speciali come me!” Brittany sorrise al ricordo,
“Anche io
sono speciale!” Urlò una bambina altrettanto bionda saltandole in braccio.
“Ciao Riccio! Come
è andata la lezione?”
“Benissimissimo!”
La bambina svicolò dalla braccia della ragazza e
fuggì, raggiungendo un tavolo molto più rumoroso.
“Otto anni ed è tutta te!” Fece
notare Quinn con un sorriso, ma la ragazza scosse la
testa,
“No, lei è più intelligente!”
Brittany guardò la bambina con uno sguardo di orgoglio,
“Brittany!” Urlò Rachel lasciando
cadere la forchetta,
“Cosa?” Chiese lei mentre Mike accanto a lei iniziava a ridacchiare,
“Devi farlo ad ogni pranzo?” La
ragazza sorrise,
“Non capisco… lo sai che certe cose
mi sfuggono…” Assunse un aria piuttosto confusa
ricevendo un’occhiataccia da Rachel, “e poi tanto avevi finito!” Aggiunse
Brittany, Santana lanciò un’occhiata al piatto di Rachel che era stato
chiaramente congelato, era ovvio il potere di Brittany ed era evidente il
grande controllo che ne aveva. Santana guardò la ragazza che rideva al suo
fianco, provando un moto di invidia.
Note
Personaggi presentati! Santana è
entrata alla scuola/collegio per mutanti e ha incontrato i suoi studenti.
Abbiamo scoperto un po’ di poteri e
conoscendovi intuiti altri! ;-)
Idee?
Al prossimo capitolo! Grazie a
tutti quelli che leggeranno e a quelli che lasceranno
un commentino! Siete fantastici!!
Si voltò nel letto insofferente,
alla fine cedette e si alzò, non le piaceva l’idea di girare per quella casa
che, malgrado la giornata passata ad esplorare, non
conosceva ancora. Però non riusciva a dormire e poi ne avrebbe
approfittato per visitare il luogo al buio. Sbirciò nel corridoio vuoto e poi
uscì. La casa era stranamente silenziosa ora che tutti dormivano e nonostante
ciò appariva ancora accogliente e rassicurante.
Si diresse a quello che era il
salotto degli studenti e che aveva annessa la cucina.
Un rumore la fece bloccare all’istante e lei si ritrovò combattuta sul tornare
nella sua camera o proseguire, il destino scelse per lei, la luce si accese e
una testa bionda spuntò dalla porta.
“Oh sei tu!” Brittany le sorrise
poi si portò la mano al petto, “Credevo fosse Rachel!” Santana sentì le sue
labbra incurvarsi e si ritrovò a sorridere.
“E sempre così?” Disse facendo
ridere Brittany,
“Oh sì anche peggio! Però in realtà
è simpatica… quando vuole!” Santana che non riusciva ad immaginare come, la
guardò dubbiosa provocando di nuovo la risata della ragazza,
“Non riesci a dormire? Vieni sto
saccheggiando la dispensa!” Santana la raggiunse e in effetti
trovò la ragazza con la testa interamente infilata nel frigo,
“Al volo!” Disse un
istante prima di gettarle una bottiglia di birra,
“Schuester
le nasconde lì, crede ancora che non sappiamo dove sono!” Sorrise e uscì dal
frigo con una seconda birra tra le mani. Solo allora Santana si rese conto che
la ragazza indossava solo una maglietta, le sue lunghe gambe erano nude e lo
stesso valeva per lei, il che implicava che…
“Sei bollente!” Disse la ragazza
allungando la mano verso di lei, Santana fece un salto in dietro,
“Non toccarmi!” Le sfuggì. Un
brivido di paura la percorse, Brittany abbassò la mano perplessa,
“Ok…
Scusa…” Aggiunse, Santana si sentì immediatamente in colpa e scosse la testa,
“No scusa tu… è solo che…” Alzò la
mano che fu avvolta da una fiamma rossa.
“Wow! Grande! Deve essere
comodissimo per cucinare!” Santana si era aspettata paura, tutti avevano paura
di lei, così spalancò la bocca e la ragazza sorrise,
“Il mio già lo sai…” Alzò a sua
volta la mano che fu avvolta rapidamente dal ghiaccio. Rimasero
a guardarsi per alcuni istanti, le due mani alzate, poi Santana abbassò
la sua. Brittany le passò la birra che lei aveva posato sul banco della cucina
e Santana sorrise nel sentirla così fredda contro la sua mano,
“Grazie” Brittany le fece
l’occhiolino,
“Anche io
servo ogni tanto!”. Si sorrisero poi avvertirono un rumore e Brittany spense la
luce per poi indicare alla ragazza di abbassarsi dietro il tavolo e scappare
dall’altra porta della stanza. Corsero per i corridoi con le birre ancora in
mano, le dita premute sulle bocche per evitare che sentissero le loro risa.
Brittany spalancò la porta della sua camera e vi entrarono di corsa, scoppiando
poi a ridere.
“Brit?”
Chiese una voce assonnata e la ragazza si morse le labbra
combattuta tra una nuova risata e il rispondere,
“Sì, Riccio, dormi piccola…”
Santana vide il piccolo corpo della bambina voltarsi nel letto e tornare a
dormire.
“Forse è meglio che vada… grazie…”
Aggiunse alzando la mano con la birra, Brittany le sorrise e lei lasciò la stanza tornando nella sua. Posò la birra di nuovo
fastidiosamente calda sul comodino e si addormentò in un istante, il corpo che,
rilassato dal sonno, si raffreddava a temperature normali.
“Dormito bene?” Le chiese Quinn avvicinandosi con un sorriso,
“Sì…” E ne fu stupita, niente incubi, niente sogni, solo un tranquillo sonno.
“Ottimo perché oggi inizi a
sgobbare!”
“Hei
San!” Urlò una voce e le due ragazze si voltarono stupite,
Brittany stava arrivando di corsa, indossava un leggero abito estivo, ma sulla
testa aveva un cappello di pelle e aveva sulle labbra un sorriso felice. “Tu
vai Quinn, ci penso io a San!” Quinn
scosse la testa,
“Mi sono persa qualcosa?” Il suo
sguardo passò da Brittany a Santana e fu questa a rispondere,
“No, nulla…” Brittany scoppiò a
ridere facendole l’occhiolino,
“Vieni! Ciao Quinn…”
A Santana non rimase che seguirla.
“Ok,
prima lezione: matematica, faccio pena, poi geografia, pena anche in quello…
ciao Rachel!” Urlò verso la ragazza che oggi indossava un golfino alquanto
improbabile su una camicia e una gonna a pieghette, “Poi…” Guardò l’orario che
la ragazza teneva tra le mani “Oh sì, controllo! Lì sono
forte!” Sorrise, “Vengo con te ok?” Santana si
ritrovò a sorridere e ad annuire. La ragazza le camminava accanto, le loro
braccia erano vicinissime, era sicura che la ragazza percepisse il suo calore
eppure non si scostava.
Come aveva
previsto Brittany si rivelò piuttosto scarsa nelle materie più
prettamente scolastiche, passò il suo tempo a decorare con dei pastelli i suoi
quaderni, oppure a raccontarle tutti gli scherzi che lei e Mike
avevano fatto. Nella maggior parte dei casi parlò di persone che Santana non aveva mai visto, ma era bello sentirla chiacchierare al suo
fianco, senza che le fosse chiesto di intervenire.
La lezione di controllo spaventava
Santana, ma la ragazza era così felice di andarci che fugò parte della sue paure.
“Brittany! Cosa
ci fai qui?” Chiese l’insegnate sorridendole. Santana guardò la donna, aveva i
capelli rossi e gli occhi grandi, sembrava un cerbiatto spaventato più che una
donna adatta ad una lezione che prevedeva la parola controllo.
“Accompagno Santana!” Rispose
Brittany andando a sedersi su uno dei cuscini che formavano un cerchio al
centro della stanza, Santana notò subito che c’erano solo dei bambini piccoli.
“Allora Santana, sei nuova quindi
prima guardi cosa facciamo poi provi, ok?” Santana
annuì e la donna sorrise,
“Bene, Beth
vuoi iniziare tu?” La bambina che Santana aveva conosciuto il giorno prima si alzò in piedi poi scattò, il suo corpo assunse una
forma quasi sferica mentre lei saettava nella stanza.
“Bravissima!” La professoressa
batté le mani compiaciuta poi chiamò un altro bambino
che con una certa difficoltà mimetizzò parte del suo braccio, anche lui
ricevette i complimenti della docente che gli suggerì degli esercizi di
concentrazione.
“Ora… Santana? Vuoi provare?”
Brittany annuì felice al suo fianco e Santana si alzò
in piedi. Alzò la temperatura del suo corpo e la mano prese fuoco, seguita da
un coro di oh dei bambini, Santana sentì le mani di
Brittany battere e alzò anche la seconda mano, sorrise.
E perse il
controllo.
La sua maglietta si accese e fu
seguita dal resto del corpo, era troppo calore e troppo in fretta.
“Va bene Santana… ora basta…
Santana…” La voce della donna era ancora calma, ma Santana vide i bambini
allontanarsi da lei, il calore era eccessivo, uno scoppiò persino a piangere.
Il panico la invase e le fiamme iniziarono a variare di colore, si stava
scaldando ancora. La professoressa agì, creando attorno a lei una palla, l’aria
iniziò a mancarle e lei crollò su un ginocchio.
“Basta! Signorina Pillsbury! Basta!” Brittany aveva appoggiato le mani sullo
scudo e la guardava, gli occhi dilatati. Santana sentì il cervello farsi più
leggero, tenne gli occhi fissi in quelli azzurri di Brittany fino a quando non
fu avvolta dal buio.
“Ciao…” Santana sbatté le palpebre
poi si voltò,
“Vai via” La ragazza non si mosse,
era seduta sul suo letto e non sembrava intenzionata ad andarsene,
“Sai sei più
fredda quando dormi…” Santana si voltò a guardarla,
“Mi hai toccato?” La ragazza scosse veloce la testa,
“No, è che ho capito che non
dormivi più quando ti sei scaldata…” Santana non commentò poi disse,
“Dovrei dormire per sempre allora!”
Brittany sorrise,
“Non si può!” Santana scosse la
testa,
“Dovresti starmi
lontana, non voglio farti del male…”
“Non puoi farmi del male!”
“Brittany! Hai visto cosa ho fatto
nell’aula controllo! Avrei potuto ucciderli tutti! Se la professoressa non mi avesse stesa, lo avrei fatto!” Brittany scosse la testa,
“No, no, ti saresti controllata,
non avresti fatto del male a nessuno!” Santana strinse i denti, perché quella
ragazza non capiva! “Senti San, è per questo che c’è quel corso, tutti abbiamo dovuto imparare a gestire le nostre capacità…”
“Tu non puoi uccidere qualcuno solo
perché sei arrabbiata o semplicemente distratta! Io non posso stringere una
mano perché il proprietario di quella mano potrebbe ritrovarsi con un’ustione
di terzo grado o peggio!” Brittany si alzò raggiungendo la porta. Santana sentì
il suo cuore sprofondare, ecco, ci era riuscita,
l’aveva allontanata. La ragazza si voltò lanciandole contro
una palla di neve, senza pensare Santana avvampò un muro di fiamme. La
neve si sciolse e lei si ritrovò colpita da un getto d’acqua. Le fiamme
sparirono mentre lei guardava scioccata la ragazza
sulla porta, l’acqua che le gocciolava sul volto.
“Ora asciugati”
Santana lo fece come era abituata a fare dopo ogni doccia, una nube di vapore
si alzò da lei lasciandola asciutta. Brittany sorrise,
“Controllo” Disse solo guardandola
teneramente. Santana la fissò in silenzio rimanendo affascinata dai suoi occhi
blu dal taglio così unico.
“Grazie…” Questa volta la ragazza
rise,
“Sei la prima persona che mi
ringrazia perché le getto una palla di neve in faccia! Vieni, ti sei persa il
pranzo e avrai fame…”.
Note
Il fuoco! Sì Santana va
letteralmente a fuoco! ;-)
E se Brittany è un mostro di
controllo Santana lo perde molto facilmente…
Domani avrò un disegno? Mi è stato
annunciato! Giusto Pidocchia? ;-)
Santana si sentiva piuttosto in
tensione ora che era di nuovo tra le persone, avere Brittany
al fianco la calmava, in qualche strano modo, ma restava comunque quella
sgradevole sensazione, quella paura di legarsi. Era stata abbandonata dai
genitori, dalla famiglia, da ogni forma di affetto che avesse mai conosciuto,
aveva imparato a non affezionarsi, a sapere che tutto aveva una fine.
“E’ lei!” Un bambino la indicò e
Santana sentì la paura attorcigliargli il ventre. Cercò di ignorarlima il gruppetto di bambini le si parò
davanti,
“Ciao… puoi far vedere anche a loro
quanto sei forte!” Disse il bambino in testa al gruppo, Santana lo riconobbe
come uno di quelli che era nella classe di controllo con lei, “Perché loro non
ci credono che puoi diventare tuuutta di fiamme!” Il
bambino aprì le braccia gonfiando il petto e alzandosi sulla punta dei piedi.
Santana era sbalordita, non avevano paura di lei, anzi, sembravano eccitati,
nel guardarla i loro occhi brillavano di aspettativa!
“Jhonny
lascia in pace Santana. Voi ragazzi, io c’ero, sì è stata stupendissima!”
Santana sentì le sue guance arrossire, e non era il preannuncio di una crisi,
la sua temperatura era sotto controllo!
I bambini corsero via sorridendo,
“Stupendissima?” Chiese Santana e Brittany le sorrise,
“Vieni mangiamo” Le tese la mano e
lei d’istinto ritrasse la sua, vide un’ombra passare negli occhi della ragazza
che però la nascose in fretta dietro un sorriso.
Mangiarono qualcosa poi Brittany la accompagnò dagli altri. Quinn stava facendo
fare i compiti ad un gruppo di bambini, Finn e Rachel in un'altra stanza stavano dando lezioni di canto.
Santana rimase immobile, la bocca spalancata ad ascoltare la ragazza. Riuscì a
riscuotersi solo quando Rachel smise di cantare, al
suo fianco Brittany era immobilizzata come lei, così
come tutti i bambini nella stanza, l’unico immune sembrava Finn.
“Rachel!”
Santana si riscosse e guardò Brittany, “Quanto ci hai
tenuto qui?” Santana non capiva le sue parole poi notò che la luce all’esterno
si era affievolita,
“Solo due ore…” La donna sorrise
soddisfatta,
“Sirena!” Sbuffò Brittany poi si strinse nelle spalle, “Volevo portarti al
mio corso… Mike si sarà aggiustato senza di me!”.
“E’ una sirena?” Santana si sentiva
ancora piuttosto confusa, come se avesse bevuto troppo,
“Rachel?
Assolutamente, se canta allora è impossibile resisterle…” Le rispose Brittany,
“Finn,
lui non sembrava…”.
“Ubriaco? Già, lui non risuona…
credo sia per questo che si sono messi assieme, è l’unico per cui può cantare
sapendo che non cadrà ai suoi piedi cotto…”. Alla faccia confusa di Satana Brittany si sporse nella sala, “Finn,
facci vedere!” Il volto del ragazzo si aprì il un largo sorriso mentre il suo
corpo diveniva di metallo. “Grazie!”. Finn agitò la
mano mentre ritornava normale e loro si allontanarono.
“Quanti sono i bambini nella
struttura?” Chiese Santana mentre il sole incredibilmente stava tramontando, la
ragazza corrugò la fronte, riflettendo,
“Abbiamo tredici bambini piccoli,
poi undici tra i dieci e i quattordici e noi grandi ci hai conosciuto…”. Erano
sedute sul suo letto a sgranocchiare porcherie, Brittany
gettò a terra il pacchetto di patatine che aveva finito e si stese sul letto,
Santana si tirò un po’ indietro facendo sì che ci fosse uno spazio tra lei e la
ragazza. Notando il movimento Brittany si voltò su un
fianco guardandola.
“Perché?” Chiese solo e poi attese,
Santana scosse la testa,
“Lo sai, non voglio farti male…”
“Ma io voglio toccarti!” Disse la
giovane e Santana arrossì violentemente,
“Brittany…
io…” La ragazza si mise seduta poi alzò la mano tenendola sollevata davanti a
lei,
“Toccami” Non era un desiderio o
una richiesta, nessuna esitazione nella voce della ragazza, solo certezza.
Santana rimase immobile a guardare quelle dita affusolate poi alzò la sua mano,
il suo cuore che batteva troppo veloce. Sfiorò le sue dita e rabbrividì, Brittany sorrise,
“Sono fredda?” No, non lo era, non
era la sua mutazione a farla rabbrividire. Santana avvolse le sue dita con
quelle della ragazza che le strinse immediatamente. Rimasero così, la mani
allacciate davanti ai loro volti, Santana spostò lo sguardo fissandolo in
quello di Brittany che la guardava, un’espressione
indefinibile sul viso. La testa di Brittany si mosse,
avvicinandosi alla sua e lei sentì il suo corpo reagire, il calore aumentò in
fretta e lei tentò di ritirare la mano, ma le dita di Brittany
la tenevano stretta,
“No” Disse la giovane, la mano di
Santana prese fuoco mentre il panico si scatenava in lei, ma non ci furono
urla, nessuna smorfia sul volto di Brittany, la mano
della ragazza era avvolta dalle fiamme, eppure lei non si agitava per nulla.
Allora Santana sentì il battito rallentare e riuscì a riportarsi alla
normalità. Guardò la mano di Brittany, era fredda
contro la sua, intatta.
“Guarda…” Disse la giovane e la sua
mano si avvolse in un sottile strato di ghiaccio, in risposta la mano di
Santana si riscaldò proteggendosi dal freddo. Santana guardò a bocca aperta
quel piccolo miracolo di controllo mentre Brittany
sorrideva.
“D’ora in avanti non hai più scuse,
posso tenerti la mano quando voglio!” Annuì soddisfatta della vittoria. Santana
tornò a guardarla, le loro mani non si erano ancora lasciate e Brittany stava facendo qualcosa con le dita, come una
gentile carezza.
“Brittany?”
La ragazza si voltò verso la porta e Santana le lasciò rapidamente la mano,
“Dimmi Riccio?”
“Non riesco a dormire…”Santana si
voltò stupita notando solo ora che il sole era tramontato da un po’. Brittany andò a prendere in braccio la bambina che si
strinse contro di lei avvolgendo le gambe e le braccia al suo corpo,
“Andiamo a bere un po’ di latte…
vieni con noi?” Santana annuì mentre la ragazza senza fatica trasportava il
corpo della bambina.
La cucina era occupata da Quinn e
Puck che stavano chiacchierando sommessamente e il motivo fu chiaro quando
Santana vide tra di loro il corpo addormentato di Beth.
Brittany
sorrise loro poi indicò a Santana il frigorifero, la ragazza trovò il latte poi
prese il bicchiere tra le mani, alcuni secondi ed era caldo, lo porse alla
bambina che semi addormentata lo bevve in fretta.
“Riccio, cosa si dice?”
“Grazie Santana” Mormorò la piccola
che già chiudeva gli occhi appoggiando la testa alla spalla di Brittany.
“Grazie San” Aggiunse lei, poi le
sorrise, un sorriso dolce, che fece accelerare i battiti alla ragazza.
Lasciò la stanza e Santana pensò di
tornare in camera sua se non per dormire almeno per ripulire il casino che Brittany aveva fatto.
Puck le passò accanto con la
piccola Beth tra le braccia e Quinn le fece cenno di
avvicinarsi.
“Allora? Come va?” Santana si
sedette accanto a lei,
“Bene…” La giovane sorrise,
“Brittany
sa essere estenuante, lo so, non so dove la trovi tutta quella energia!”
Santana sorrise, non l’aveva trovata estenuante, piuttosto il contrario, aveva
passato una giornata difficile, eppure era stata una bella giornata.
“Ho saputo del tuo incidente, devi
stare tranquilla, la Pillsbury ha dovuto contrastare
un sacco di persone da quando sono qui! Per primo Noah!”
Sorrise evidentemente persa nel ricordo,
“Lui è…” Santana arrossì rendendosi
conto di quanto fosse inopportuna la domanda,
“Sì, è lui il padre di Beth… e per quanto lo credessi impossibile è un buon padre”
Sorrise ancora poi le lanciò uno sguardo divertito, “Avanti chiedi pure…”,
Santana arrossì poi chiese,
“Brittany…
voglio dire… con Mike lei…” Quinn rise prima di rispondere,
“Oh no, voglio dire, è libera...”
Santana annuì,
“Finn e Rachel stanno insieme giusto?” A Quinn sfuggì uno sguardo
divertito al tentativo di depistaggio della ragazza ma lo mascherò subito,
“Sì, da parecchio ormai.”
“E… la bambina di Brittany…” Quinn sorrise di nuovo, divertita,
“Vuoi dire il Riccio? Scusa si
chiama Rachel ma visto che ce n’è già una la
chiamiamo tutti Riccio, per via della sua mutazione… comunque è sua sorella”
Santana sorrise e Quinn le lanciò un’occhiata curiosa, nascosta subito come le
altre.
“E’ stato un giorno
impegnativo…vado a dormire, grazie” Santana si alzò e raggiunse la sua stanza.
Non riuscì nemmeno a fare una smorfia nel vedere il numero di pacchetti sparsi
ovunque, riusciva ancora a sentire il lieve profumo di Brittany.
Allora? Che dire, bellissimo no? Un
disegno di Vanessa190!
La mia artista di fiducia! ;-)
Ti ringrazio anche qui!
Note
Piccoli passi! Santana ha appena
scoperto le gioie di stringere una mano… e se si tratta della mano di Brittany allora… Festeggiamo! ;-)
Piccolissimo accenno al doloroso
passato di Santana… cosa nasconderà?
Grazie davvero a tutte! Siete
fantastiche e sono contentissima che la storia vi piaccia e spero che
continuerà a piacervi!
Capitolo dedicato a Vanessa190
perché oggi compie gli anni! Auguri! Questo capitolo calza a pennello, in
maniera assolutamente casuale, perché è il compleanno anche di qualcun altro…
Buona lettura!
Quarto capitolo: Bruciare
“L’edificio
ha un gran numero di accessi, ma anche dei sistemi di allarme alquanto
sofisticati, sono quasi sicura che ci siano dei corridoio segreti e
probabilmente dei livelli sotterranei…”
“Hei
San?” Santana chiuse in fretta il diario che stava scrivendo voltandosi, Brittany lanciò uno sguardo a quello che stava facendo, “Ti
disturbo?” Santana sorrise scuotendo la testa,
“No, certo che no…”. Brittany si illuminò subito,
“Ottimo! Allora vieni devo farti
vedere una cosa!” Santana rimise con cura il diario nella sua piccola scrivania
poi chiuse a chiave il cassetto,
“Sai anche io tenevo un diario a
casa…” Santana in imbarazzo chiese,
“Ora non lo fai più?” La ragazza si
strinse nelle spalle,
“Sono quasi sicura che il mio gatto
lo leggeva… così ho smesso…” Santana sorrise, ormai era abituata a quel genere
di osservazioni, era in quella scuola da un mese e passava la maggior parte del
tempo assieme a lei.
Un mese, quasi incredibile… era
passato così in fretta!
Brittany
le tese la mano e lei prontamente la prese, non andava da nessuna parte ormai
senza tenerla per mano o anche solo per il mignolo. Sembrava aver capito quanto
quel semplice contatto fosse importante per lei.
“Riccio mi ha detto che hai dato
spettacolo nella classe di controllo!” La ragazza non la accompagnava più a
quelle lezioni ma sapeva sempre cosa succedeva,
“Riccio non c’era…” Brittany corrugò la fronte,
“Riccio l’ha saputo da Genny che lo
ha saputo da Beth… o almeno credo…” Santana sorrise
poi annuì,
“Sì, è andata bene…”
“Bene? Sei riuscita a lanciare una
palla di fuoco e senza perdere il controllo!” Santana abbassò la testa in
imbarazzo, “A me sembra grandioso!” Concluse la ragazza che era sempre così
incoraggiante e orgogliosa di ogni suo progresso. La mano di Santana iniziò a
scaldarsi e Brittany sorrise compiaciuta,
“Sai, è forte come riesco a
conoscere i tuoi sentimenti solo tenendoti per mano!” Santana arrossì e lei
rise mentre alzava il braccio per evitare che le fiamme comparse sulla sua mano
le bruciassero la maglietta che indossava.
“Scusa, mi dispiace!” Brittany sorrise scuotendo la testa, mentre la mano di
Santana tornava normale.
“Tutto ok!” Si sorrisero poi la
ragazza la portò fino al giardino e le mostrò quello per cui erano venute, le
piantine di fragole, parte dell’orticello che curava la ragazza, avevano
finalmente dato i loro frutti.
“I bambini ne andranno matti!” Brittany sorrise mentre iniziava a raccoglierne,
mangiandone una ogni tanto. Santana che le era accanto e la aiutava non riuscì
a fare a meno di chiedersi cosa stesse facendo.
Santana si guardò attorno
nervosamente, il marciapiedi era pieno di persone e nessuno sembrava badare a
lei. Controllò ancora una volta Brittany, la ragazza
aveva voluto accompagnarla e lei non era riuscita a dirle di no, ora però era
entrata in un negozio e le aveva chiesto di rimanere fuori, era il momento
migliore.
“Non sei venuta sola!” La voce le
sibilò vicino all’orecchio e lei sobbalzò, “Cosa stai combinando?”
La voce conteneva il solito misto
di rabbia, ironia e sfiducia.
“Ho le informazioni…”, Tese le
ultime pagine del diario che aveva compilato con cura in quel mese e la donna
le artigliò velocemente facendole scomparire in una delle sue tasche.
“Meglio per te che siano migliori
dell’ultima volta! Non vorrei essere delusa da te ancora!”
“Non sarai delusa!” La voce di
Santana tremò, come sempre quando si trovava davanti alla sua padrona,
“Bene, perché sarebbe solo peggio
per te!” La donna si mosse e sparì di nuovo tra la folla.
“Fatto!” Santana sobbalzò nel udire
la voce di Brittany “Ora possiamo andare!” Le prese
la mano poi la guardò perplessa, “Va tutto bene? Sei… fredda…” Santana annuì
distogliendo gli occhi da lei,
“Sai la Pillsbury
mi fa fare degli esercizi… ne stavo provando uno…” La ragazza sorrise,
“Capito… però a me piaci un po’ più
calda!” Sorrise nel sentire la mano della ragazza riscaldarsi all’istante
contro la sua.
“Ti va di tornare alla scuola?” Brittany annuì e Santana si sentì male nel vedere il suo
sguardo tranquillo e fiducioso.
“Mezzo Pesce, non ci provare!”
Santana lanciò un occhiataccia a Rachel che fece una
smorfia a quel soprannome poi calò le carte sul tavolo mostrando una bella
scala,
“Scusa Santana si dice Sirena e
oramai dovresti saperlo che sono la migliore!” Santana fece una smorfia poi
abbassò le sue carte mostrandole una dopo l’altra, fino ad aggiungere il re,
“Scala reale! Fregata Berry!” Puck
batté le mani soddisfatto mentre un’espressione di fastidio si dipingeva sulla
faccia di Rachel,
“Ti è andata bene, non succederà
più!” Santana le lanciò un sorriso soddisfatto e la ragazza sbuffò poi
aggiunse, “Un'altra mano?”
“Oh no! Ora basta!” Brittany scattò su dal divano afferrando Santana per la
mano, “Non ci capisco niente di questo gioco!”
“Brittany,
ti basti sapere che Berry le ha prese di santa ragione dalla tua anima
gemella!” Puck le fece un occhiolino e rise nel vedere Santana arrossire,
“Così spavalda nelle carte ma…”
“Noah,
vai a vedere se Beth non si è svegliata!” Lo
interruppe Quinn lanciandogli un occhiataccia.
“Ecco, senza Puck non potete più
giocare, vieni Santana!” La tirò verso di sé e lei ebbe appena il tempo di
salutare Finn e Rachel che
guardavano sconsolati il gruzzolo di caramelle che la ragazza aveva accumulato
sul tavolo.
“Brit!
Cosa c’è?” La ragazza la stava praticamente trascinando sulle scale, ignorò la
camera in cui dormiva già da un po’ sua sorella e si fiondò in camera sua,
giunta lì sbuffò esasperata,
“Ho pensato che non finissi più!”
Santana sorrise, era così dolce quando assumeva quell’espressione esasperata.
La ragazza rovistò nelle sue tasche e poi guardò l’orologio,
“Meno tre, due, uno… Auguri!” Ed
estrasse con un enorme sorriso una scatolina dalla tasca.
Era il suo compleanno, come faceva
la ragazza a saperlo? E voleva festeggiarlo… Santana guardò la piccola
scatolina che la ragazza le tendeva impaziente,
“Avanti San aprilo!” Prese la
confezione dalle sue mani ancora titubante, poi visto che la ragazza quasi
saltellava dall’eccitazione la aprì. Era un ciondolo, semplice, in argento,
“Un fiocco di neve!” Disse felice Brittany, poi si portò la mano al collo ed estrasse una
collanina con un piccolo pendente, una fiamma. Santana guardò i due oggetti a
bocca spalancata, gli occhi le bruciavano nel tentativo di non lasciar cadere
una lacrima.
“Stai piangendo?” Chiese Brittany che ora sembrava alquanto triste. Santana alzò lo
sguardo,
“E’ che sono felice…” La attirò
contro di sé con forza, tentando di fissare nella sua mente quella sensazione,
così nuova, stringere qualcuno e al contempo essere stretti. Alla fine la
lasciò andare,
“Grazie…” La ragazza sorrise
soddisfatta poi prese il ciondolo e glielo legò dietro al collo. Santana guardò
la smorfia concentrata sul volto della giovane, così vicino al suo.
“Fatto!” Disse lei, lasciando però
le mani sulle sue spalle.
“Grazie” Ripeté Santana, sentiva il
respiro fresco di Brittany, era un po’ più alta di
lei e la stava guardando negli occhi, poi il suo sguardo si abbassò. Santana
sentì il desiderio irrefrenabile di provare se la sua bocca fosse fresca quanto
il suo respiro.
Arrossì mentre sentiva la pelle
avvampare di calore,
“San…” Disse solo Brittany guardandola, nei sui occhi c’era una richiesta,
era impossibile che non sentisse il calore che la avvolgeva. Santana non riuscì
più a trattenersi e premette le proprie labbra contro quelle della giovane.
Immediatamente si trovò avvolta da un abbraccio mentre Brittany
dischiudeva le labbra accogliendola. Si separarono solo perché mancava loro il
respiro. Un piccolo sbuffò di vapore fuoriuscì dalla sua bocca e lo stesso fu
per quella di Brittany,
“Oh… è come alle persone normali
d’inverno!” la giovane sorrise poi si morse il labbro,
“Ti dispiace se ci riproviamo?”
Santana non si fece pregare, le loro bocche si ritrovarono, questa volta Brittany la spinse gentilmente verso il letto, per poi
adagiarvela, le loro bocche che non si separavano. Santana teneva gli occhi
chiusi, godendosi la sensazione unica della lingua fredda di Brittany nella sua bocca bollente. Il suo corpo era già
caldo ben oltre il normale, ma quando Santana sentì la mano di Brittany scivolarle sotto la maglietta, annaspò.
“Aspetta, aspetta!” La ragazza si
fermò guardandola perplessa,
“Ho fatto qualcosa di sbagliato?”
Chiese quindi guardandola,
“No, no” La ragazza sorrise
abbassandosi di nuovo su di lei, la mano che tornava a salire sulla sua pelle
nuda. Santana fermò quella mano con la propria.
“Brit…
non posso…”
“Perché?” Chiese la giovane e lei
cercò di abbassare il suo ritmo cardiaco grazie agli esercizi di respirazione
suggeritile dalla Pillsbury,
“Perché potrei perdere il
controllo…” Disse piano e sul volto di Brittany si
aprì un sorriso,
“Ma è proprio ciò che voglio!”
Santana arrossì scuotendo la testa,
“Potrei dare fuoco ai vestiti e al
letto e…” Brittany si alzò a sedere guardandola,
“Non ho intenzione di tenere i
vestiti ancora a lungo! E poi queste sono lenzuola igni…
va beh che fanno fuggire il fuoco no?”Santana era arrossita ancora alle sue parole,
“Sì, ma…” La ragazza sorrise,
“Non mi farai mai del male!” Le
accarezzò dolcemente una guancia poi le diede un bacio leggero sulle labbra. La
guardò e attese, Santana fissò quei limpidi occhi azzurri e la attrasse a sé
baciandola con passione. Come aveva preannunciato Brittany
in poco tempo furono nude entrambe.
Il corpo di Brittany
era ricoperto da un velo d’acqua che ricadeva su di lei per poi salire in
volute di vapore acqueo. Ma le due ragazze erano troppo prese per rendersene
conto. Le loro mani percorrevano il corpo della compagna con desiderio e
stupore. I corpi sempre più schiacciati uno contro l’altro nel desiderio di
fondersi. La mano di Brittany scese lungo il fianco
di Santana per poi intrufolarsi tra le loro pance e scendere ancora. Santana
perse il respiro mentre il suo corpo si inarcava ad accogliere le dita della
ragazza e la pelle prendeva ad avvampare. Le fiamme danzavano sul suo corpo
ambrato e Brittany senza smettere di muovere la mano
si separò da lei per poterla osservare, i suoi occhi pieni di stupore e
meraviglia, per quel corpo che ora era suo. Santana però desiderava sentirla
contro di lei, così allungò le braccia avvolgendola di fiamme e tirandola a sé.
Il contatto tra i due corpi provocò un nuovo innalzarsi di vapore. Ma ancora
una volta Santana non se ne accorse, la testa che scattava all’indietro, la
bocca che cercava disperatamente l’ossigeno, mentre il suo corpo fremeva dal
piacere.
Note
Che interruzione malefica! Ma no
dai questa volta non sta succedendo niente di brutto…
Anche se… Santana sta combinando
qualcosa e non sembra essere una bella cosa! A chi ha consegnato informazioni
sulla scuola? Di chi ha così paura?
Brittany
osservò il corpo della ragazza spegnersi pian piano e sorrise, per poi
stringersi a lei posandole dei delicati baci sul collo, la ragazza era ancora
scossa dal piacere e teneva gli occhi chiusi, ma il suo corpo si stava
lentamente rilassando. Alla fine Santana aprì i suoi profondi occhi scuri
guardandola,
“Stai bene?” Chiese per prima cosa
e Brittany la guardò ironica,
“Non sono io quella che ha smesso
di respirare per un bel po’ di tempo!” Sorrise nel vedere la ragazza
imporporarsi, “Sto bene, te l’ho detto, non puoi farmi male!” Santana sorrise
poi si voltò appoggiando la testa su un braccio, osservandola in silenzio, un espressione dolce sul volto.
Brittany
le passò un dito sul fianco lasciando sul suo corpo una scia d’acqua,
“Uffa!” Santana la guardò
perplessa,
“Cosa c’è?”
“Non riesco a lasciare del ghiaccio
su di te!” Santana rise e la ragazza la guardò maliziosa,
“Ridi?” Poi si piegò su di lei
raccogliendo con la lingua l’acqua che aveva lasciato il suo dito. Sentì
Santana sussultare e sorrise contro la sua pancia, poi con il dito tracciò una
serie di curve dirigendosi verso la coscia della ragazza, scie che poi seguiva con le labbra.
“Brit…”
Disse solo Santana mentre capiva dove si dirigesse il dito della giovane.
Brittany
proseguì facendo un sacco di giravolte nell’interno coscia,
e sentendo la ragazza tendersi dal desiderio che alla fine accontentò. Non
appena con la propria lingua sfiorò la sua parte più sensibile la ragazza
avvampò, questa volta le fiamme erano quasi bianche, e Brittany
sorrise nel ricoprirsi di ghiaccio.
Quando risalì il suo corpo scosso
dai sussulti per la seconda volta sorrise,
“Dimmi che respiri!” Sussurrò
all’orecchio della ragazza che rise gli occhi ancora chiusi, “Mi serve dell’acqua,
mi hai disidratato!” Aggiunse Brittany senza però
muoversi dal suo posto sopra di lei.
“Io ti ho
disidratato? Tu mi hai quasi ucciso!” la ragazza sorrise,
“Bene…” Santana aprì gli occhi
guardandola, e Brittany vide qualcosa nei suoi occhi,
qualcosa di selvaggio, di bruciante, di forte, la ragazza le prese il volto tra
le mani attirandola contro la sua bocca e baciandola. Un bacio che non
esprimeva desiderio, ma necessità, una selvaggia e
disperata necessità. Quando si separò da lei Brittany
aveva la bocca secca, e non aveva niente a che fare con il fatto che non avesse
quasi più liquidi nel corpo. Gli occhi della ragazza erano di nuovo i suoi
meravigliosi occhi scuri, la donna sorrise e la attrasse dolcemente a sé. Brittany si accoccolò contro di lei,
“Grazie…” La sentì mormorare un
attimo prima che si addormentasse.
“Ma cos’hai
oggi?” Quinn guardò interrogativa Brittany che si
stava scolando la terza bottiglia d’acqua.
“Niente perché?” Quinn lanciò uno
sguardo eloquente alle tre bottigliette vuote e lei si strinse nelle spalle,
“Ho sete…” La ragazza la guardò
perplessa poi lasciò perdere anche perché Brittany era già corsa via, aveva visto Santana arrivare
dopo la lezione di controllo, l’unica ora che passavano separate.
“San!” Brittany
le corse incontro e Santana si ritrovò a sorridere, un senso di gioia che la
invadeva,
“Ciao Bribri”
La ragazza la strinse tra le braccia poi si separò da lei ancora sorridendo.
“E’ andata bene con la Pillsbury?” Santana scosse la testa ma poi sorrise,
“Non sono riuscita neanche ad
accendere una piccola fiammella… qualcuno mi ha prosciugato ieri sera!”
“Stai scherzando vero?” Si gettò
un’occhiata attorno e poi notando che non c’era nessuno in vista le passò un
solo dito lungo in braccio, la pelle di Santana prese immediatamente a
scottare, quando arrivò al polso la sua mano bruciava, le loro labbra era
incollate e solo nel sentire delle voci le due si separarono.
“Wow…” Disse soltanto Santana senza
fiato, mentre la sua mano si spegneva,
“Questo la Pillsbury
non può farlo!” Disse maliziosa Brittany, poi
aggiunse, “Comunque anche tu mi hai prosciugato, ho già bevuto due litri
d’acqua e ho ancora sete!” Santana la guardò preoccupata,
“Ti ho fatto male?” La ragazza
scosse la testa,
“Quante volte te
lo devo dire? Tu non puoi farmi male!” Le diede un
piccolo colpetto sulla testa, come se cercasse di inculcarle il concetto con la
forza, poi vedendo sopraggiungere Schuester con una
donna, Brittany si separò da lei, tenendole comunque
la mano, e si avviò nella loro direzione, tirandosi dietro Santana.
“Salve
professoressa Holiday!” Santana guardò con
interesse la donna di cui aveva tanto sentito parlare da quando era in quella
scuola, dietro di lei fremevano due meravigliose ali di farfalle.
“Salve a te mio piccolo
ghiacciolo!” Brittany sorrise ancora di più e Santana
sentì un fastidioso morso allo stomaco.
“Tu invece devi essere la ragazza
nuova…” La donna la guardava con un sorriso divertito sulle labbra, come se
avesse pensato a qualcosa di molto divertente che solo lei sapeva,
“Sì, lei è Santana!” La presentò
sempre esuberante Brittany,
“Piacere mio!” La donna le tese la
mano e Santana dopo un attimo di perplessità gliela strinse, così facendo
dovette lasciare quella di Brittany. Fu solo un
istante perché non appena la Holiday
gliel’ebbe lasciata Brittany se ne appropriò di
nuovo. La docente seguì la cosa con l’aria di saperla lunga, mentre il
professor Schuester le guardava sorridente,
apparentemente ignaro,
“Bei ciondoli!” Disse solo la
professoressa poi fece l’occhiolino ad entrambe e se
ne andò sorridente come era arrivata.
“Gli hai dato la mano!” Brittany la guardava stupita,
“Beh… oggi non avrei potuto farle
del male e poi grazie alla Pillsbury sono molto
migliorata…”
“E’ meraviglioso!
Te l’avevo detto! Presto potrai andare in giro ad abbracciare tutti!” Sorrise
divertita, mentre Santana la guardava perplessa,
“Non mi sembra che sia una cosa che
tu dovresti desiderare…” La ragazza piegò la testa di lato con un sorriso sulle
labbra,
“Ho detto abbracciare… solo io
posso farti ardere!” Rise soddisfatta dal rossore che aveva immediatamente
invaso le guance della ragazza.
“Ok…” Disse solo Santana facendo
scoppiare ancora a ridere Brittany.
“Quando?” La donna si voltò a
guardarla, stupita dalla sua domanda, i suoi occhi la legarono, mentre le
frugava la mente con forza. Santana la sentì cercare,
“A chi va la tua fedeltà?”
Le parole erano sussurrate alla sua mente e lei visualizzò la donna che le
stava davanti, le aprì la sua mente, vedendola mentre la tirava fuori dal
cassonetto in cui era stata gettata come spazzatura, mentre le comprava un bel
vestito, mentre le accarezzava la testa come si fa ad
un cane fedele. La sentì ridere a quel pensiero e ritrarsi da lei. Santana
tremò e la donna sbuffò infastidita dalla sua debolezza,
“Bene… sei ancora mia…”Santana
annuì, la testa bassa gli occhi che sfuggivano e la
lingua che non osava chiedere ancora.
“Domani, quei
sottospecie di insegnati saranno al party in città e la scuola sarà sguarnita,
questa è la risposta alla tua domanda”. Santana obbligò il suo corpo a non
muoversi e la sua mente a non pensare, era diventata brava in quello, lo si diventava per forza se si cresceva accanto a quella
donna, capace di strapparti ogni segreto e di cogliere ogni tua debolezza per
sfruttarla e ferirti.
Quando alzò lo sguardo
non c’era più, se ne era andata, Santana riprese a respirare, poi estrasse le
mani dalle tasche, aprì le dita vedendo la ferita che si era procurata nel
palmo, là dove il piccolo fiocco di neve d’argento era penetrato nella carne. Lo
ripulì con dell’acqua e poi se lo legò al collo, ora si sentiva meglio, le era stato d’aiuto, il dolore lo era sempre contro la sua
padrona, così riusciva a nasconderle piccole parti della sua vita. Questa volta
le aveva celato Brittany, il trucco era non tentare
di nascondere nulla, più si nascondeva e più divenivano evidenti alla donna, ma invece occupare la mente con altro, il dolore passava
sempre inosservato, la sua padrona lo considerava una parte normale della sua
presenza.
Domani tutto sarebbe finito.
Note
Ora conosciamo il potere della
padrona di Santana e sappiamo anche che lei le è ancora fedele…
“San, meglio il viola o il blu? Sai
il blu è più consono alla mia mutazione ma… San?” La ragazza si voltò verso Brittany che la guardava preoccupata, aveva due abiti
lunghi tra le mani e Santana immaginò la domanda che non aveva ascoltato,
“Blu, sta bene con i tuoi occhi…” Brittany non sembrò soddisfatta infatti posò gli abiti e la
raggiunse. Le avvolse le braccia attorno al corpo stringendola,
“Va tutto bene?” chiese piano,
Santana vi voltò a guardarla,
“Se… se io facessi una cosa…
brutta… se… tu potresti perdonarmi?” La ragazza la guardò perplessa poi le
depose un bacio sulle labbra,
“Tu non farai nessuna cosa brutta!”
Santana obbligò le sue labbra a sorridere,
“E’ vero…” Brittany
la baciò ancora poi tornò al suo armadio tirando fuori altri abiti e trovando i
lati positivi e negativi di ognuno, per la prima volta Santana non la ascoltò,
il suo sguardo era catturato dai bambini che giocava all’esterno approfittando
del caldo sole.
Lei aveva mai corso su un prato?
Aveva mai giocato con qualcuno?
La sua mano giocherellava con il
piccolo fiocco di neve che aveva al collo, mentre il suo cuore affondava ad
ogni minuto che passava.
“Ragazzi mi raccomando, non fate
troppo tardi!” Schuester indossava un elegante completo,
con tanto di papillon, accanto a lui la Holiday fece l’occhiolino ai ragazzi
più grandi,
“Prima del party mettete a nanna i
più piccoli ok?” Puck annuì,
“Ci conti prof!” Ricevette un colpo
di gomito da Rachel che invece disse,
“Quale party? Noi a differenza di
voi andremo a dormire presto!” La Holiday sorrise,
“Ma certo!” Disse infilandosi
nell’auto, avvolgendo le magnifiche ali per adattarle allo spazio ristretto,
dove la attendevano Schuester e la Pillsbury.
“Sei scemo?!” Rachel
scosse la testa indignata verso Puck che si strinse nelle spalle,
“Tanto lo sa che oggi facciamo
festa!”
“Dai ragazzi, rientriamo, i piccoli
sono da mettere a letto!” Quinn come sempre la più responsabile li trascinò
tutti dentro,
“Santana dov’è?”
“Con Brittany
scommetto!” Puck rabbrividì,
“Andiamo Brittany
non giù per la schiena!” Poi si voltò sorpreso, “Oh ma sei qui?” La ragazza
annuì,
“E non so dov’è San…”. I ragazzi
rientrarono cercando di portare i piccoli nei loro letti.
Santana alzò la mano, rimase
immobile ad osservarla poi chiuse gli occhi e la fece ardere.
“Altra birra!” Puck posò la cassa
che era andato a recuperare dal posto in cui l’aveva nascosta proprio in
previsione di quella serata. L’aprìe si
mise a distribuire le bottiglie ai ragazzi,
“Non credo che dovremmo berne
ancora, abbiamo delle responsabilità dopo tutto e…”
“Che barba! Berry sei una noia
mortale!” La ragazza si sedette un po’ più dritta poi prese una birra e ne
bevve alcune sorsate ottenendo una serie di applausi.
Ridevano tutti, perché nessuno
sapeva cosa stava per succedere,
“Devo andare…” Santana si alzò, poi
corse via, le veniva da vomitare. Raggiunse il suo bagno e si piegò in due
buttando fuori il poco che era riuscita a mangiare a pranzo.
Il rumore di passi rapidi la fece
stare ancora più male, sapeva chi stava per arrivare,
“San? Stai male? Chiamo la
professoressa Pillsbury o Schuester…”
“No… no, sto bene.”
“Non è vero sei pallida e sei
fredda e…” Santana si alzò in piedi,
“Ti ho detto che sto bene!” Brittany fece un passo indietro, le braccia di Santana
erano di fuoco, ma non era quello a spaventarla, era il fuoco che bruciava nei
suoi occhi.
“Ecco vai via!” Brittany
scosse la testa,
“No, mai!” Santana sgranò gli occhi
guardandola sorpresa ancora una volta, “Senti tu!” La ragazza le puntò il dito
contro, era arrabbiata, “Ora ho capito cosa significa ardere d’amore! Pensavo
fosse solo una delle tante frasi che scrivono i poeti e che non hanno senso, ma
non è così, ora lo so, perché, io che sono ghiaccio, posso bruciare per te e
non parlo della tua mutazione, io posso fare qualsiasi cosa perché io ti amo!”
Santana abbassò le braccia e fece un passo indietro, non avrebbe reagito
diversamente se le avesse dato un pugno. Amore, lei non sapeva neppure cosa
fosse, lei non poteva essere amata, non lei, no, era impossibile.
“Ti amo!” Le urlò Brittany e dentro Santana qualcosa si aggiustò, qualcosa
che non sapeva essere rotto e che quei due occhi azzurri pieni di lacrime
avevano trovato.
“E’ tardi, lei sta arrivando, i
bambini…” Un rumore di vetri che si infrangevano la fece sobbalzare, corse da Brittany che si era voltata sorpresa dal rumore,
“Lei vuole prendere i bambini!
Dobbiamo portarli al sicuro! Corri Brit!” La ragazza
era confusa, ma un grido attutito la fece decidere, partì via di corsa. Santana
strinse i denti poi uscì nel corridoio, un bambino si era svegliato e ora
guardava impaurito verso di lei, Santana corse nella camerata,
“Sveglia bambini! Ora facciamo un
gioco!” Alcuni si tirarono su strofinandosi gli occhi perplessi, altri si
voltarono semplicemente dall’altra parte, “Andiamo! Fuori dal letto, c’è la
cioccolata che vi aspetta!” Provò Santana mentre un altro grido la faceva
voltare verso la porta, Brittany sapeva badare a se
stessa, si disse, lei doveva pensare ai piccoli! Erano sei nella camerata e lei
li fece prendere per mano caricandosi tra le braccia la più piccola che aveva
solo quattro anni e che le aveva posato la testa sulla spalla con il pollice in
bocca ed era tornata a dormire. Uscì dalla stanza tirando per la mano il primo
della fila, il corridoio era deserto, ma presto si aprì una porta e ne uscì Rachel con una fila di bambini,
“Seguimi” Per una volta Santana non
mise in discussione la ragazza seguendola per i corridoio e le rampe di scale.
Un forte rumore fece fermare i bambini, uno iniziò a piangere e Rachel lo prese in braccio sussurrandogli di stare bravo.
“Ci siamo quasi…” Santana guardò
perplessa il muro dovela ragazza si
fermò dicendo:
“Eccoci”. Rachel
premette su un panello che si spostò silenziosamente di lato rivelando un
passaggio illuminato dalle luci di emergenza. Santana le passò la bimba che
dormiva,
“Io vado…” Rachel
non disse niente guidando invece i bambini lungo il corridoio e richiudendo il
passaggio dietro di lei.
“San? Non trovo Brittany…”
Santana si voltò trovandosi davanti la sorellina di Brittany,
guardò la parete e vi batté contro cercando di trovare il punto giusto, un rumore
di passi la fece voltare un attimo prima che un gruppo di uomini facesse
irruzione nel corridoio, Santana lanciò loro contro una palla di fuoco poi
afferrò la bimba in braccio e iniziò a scappare. La piccola le si strinse
contro spingendo il volto nel suo collo e avvolgendole le braccia e le gambe
attorno al corpo.
“Dove sono i piccoli mutanti?” Una
voce maschile davanti a lei la fece arrestare di colpo,
“Lì!” Un uomo le si diresse contro
e lei lo colpì con un altra palla di fuoco. La bambina contro di lei la strinse
ancora, Santana sentiva che stava tremando.
Altri uomini sbucarono davanti a
lei e la rabbia la avvolse. Iniziò a scagliare palle di fuoco, il suo corpo che
si scaldava ancora. Poi all’improvviso si rese conto che non poteva lasciarsi
andare, quella bambina sarebbe bruciata se lei avesse perso il controllo. Smise
subito di gettare fuoco e prese a corre lungo le scale. Sentì il petto pungere,
guardò la bambina e vide i piccoli aculei che iniziavano ad uscirle dalla
schiena, immediatamente piccoli aghi le penetrarono nel collo,
“Piccola, Rachel,
stai tranquilla…” La bambina era spaventata, non lasciava la presa e gli aculei
non smettevano di crescere. Sentì un rumore di passi e riprese a correre questa
volta in una direzione ben precisa, era quasi sicura di aver visto il professor
Schuester uscire da un passaggio segreto situato da
quella parte della casa. Il dolore iniziò a farsi acuto, gli aghi si stavano
facendo largo nella sua pelle. Santana strinse i denti, non avrebbe bruciato,
non lo avrebbe fatto, per nessuna ragione! Poi li vide, un gruppo di bambini
stava entrando nel passaggio, Quinn ricoperta di diamante faceva strada, mentre
Mike era in retroguardia, con tre bambini aggrappati addosso.
“Quinn!” Riuscì a dire, la ragazza
si voltò e la raggiunse poi notando la bambina ricoperta di aculei iniziò a
parlarle,
“Riccio! Che fai? Sono Quinn,
ritira i tuoi bei aculei, se no buchi la palla, e come facciamo a giocare?” Il
suo tono era giocosa, quasi divertito, Santana gemette quando la bambina girò
il viso per guardare Quinn, poi sentì che li ritraeva appena e correva in
braccio alla donna, che grazie alla sua corazza di diamante la strinse
incurante degli aculei che non potevano ferirla. Mike che aveva depositato i
bambini si avvicinò a lei per aiutarla ad entrare nel passaggio,
“No, devo andare a prendere Brit…”
“Tu non vai da nessuno parte, non
conciata così…” Quinn cercò di afferrarla ma lei si stava già muovendo.
Santana si portò la mano al collo
ritirandola sporca di sangue, lo sentiva correre lungo il suo corpo, ma non era
troppo grave, poteva camminare… sentì un altro forte rumore e si diresse verso
quella direzione, le mani che si scaldavano, era pronta.
No, non lo era, quello che le si
presentò agli occhi era il suo peggiore incubo.
Note
Ah!!! Cosa sta succedendo? Cosa ha
visto Santana?
Lo sapremo domani… per ora le
certezze, Santana ha deciso di ribellarsi, di proteggere la sua nuova famiglia
a discapito della sua padrona. Riuscirà questo a fermare l’attacco?
Scusate il ritardo, colpa dell’assenza
di corrente! ;-)
Buona lettura!
Settimo capitolo: Scontro
Finn era
ricoperto di metallo e stringeva con forza due assalitori ma non si muoveva,
come Santana fissava la scena al centro della stanza. Brittany
era immobile, gli occhi azzurri sgranati, fissi in quelli di lei.
“No!” Urlò Santana gettandosi
contro la donna che fino a pochi minuti prima aveva considerato la sua padrona,
fino a quando Brittany non le aveva detto che
l’amava.
La donna allungò il braccio
bloccandola, afferrandola con una forza superiore a quella fisica.
“Santana, Santana, mi hai deluso
profondamente…” La ragazza sgranò gli occhi quando la donna con un sorriso
le fece sentire la paura di Brittany. Lei conosceva
quella paura, Sue Sylvester poteva accedere alla parte del tuo cervello che controllava
la tua mutazione, se lei lo desiderava poteva togliertela o aumentarla. Così
aveva fatto con Santana, per anni l’aveva accesa e spenta, premiandola o punendola.
Piangeva,
perché la sua mamma non la voleva più? Lei non aveva voluto farle del male!
Due
occhi azzurri si fissarono nei suoi, con un sorriso sulle labbra la donna che
la guardava dall’alto disse,
“Sei
potente…” La bambina sentì la sua mente sfiorata, “Sono come te…” mormorò una voce, carezzevole,
rassicurante. Santana alzò le manine verso di lei, la donna la raccolse
estraendola da quel posto pieno di rifiuti, “Sei mia ora” Sussurrò alla sua mente.
“Lasciala!” Riuscì a dire e la
donna tornò a guardarla rilasciando in parte la presa su Brittany.
Santana sentì il dolore, così forte che dovette urlare, ma dentro sorrideva,
meglio lei che Brit, mille volte meglio lei.
“Fallo!”
Urlò la donna e Santana obbedì, pochi minuti dopo l’edificio bruciava. “Brava”
Santana sorrise mentre la donna le accarezzava la testa, “Sei stata brava…” sussurrò ancora nella sua mente facendola
inorgoglire.
“Chi sei tu?” Chiese la
donna guardandola con fastidio, poi si voltò verso Brittany,
“Megliotu dilei?” Chiese come se il concetto le fosse
incomprensibile,
“No!” Disse Santana, la voce roca,
si chiese per quanto tempo avesse urlato se la sua voce era già così. La donna
inclinò la testa e Brittany irrigidì il corpo,
“Ora
uccidilo” Santana sgranò gli occhi, osservando il piccolo cucciolo che la donna
le aveva regalato tre settimane prima, “Avanti!” Le impose lei con la mente. Santana osservò il cucciolo che se ne
stava tranquillo ai suoi piedi,
“No”
Disse solo e il dolore la avvolse.
“No!” Urlò ancora Santana e poi
perse il controllo, la parte di sé che aveva dentro, quella parte che inconsciamente
non lasciava mai uscire, balzò fuori e si avventò con rabbia contro la sua
torturatrice.
Tutto il corpo di Santana avvampò,
ma la donna non era sopravvissuta a tanti scontri perché si lasciava
sorprendere, lasciò andare Brittany e si schermò
contro di lei. Santana cercò di gettarvisi contro ancora ma la donna era troppo
forte,
“Santana! E così mordi la mano
del padrone è?” La sua attenzione si spostò altrove, il suo sguardo si fece
perso per un istante e quando tornò a guardarla vi era una rabbia più profonda.
“Entrerai
nella scuola, sarai una di loro, potrai scoprire come si difendono e quanti
sono”
“Perché
volete allontanarmi da voi?” Chiese piano, sentì la donna sorridere,
“Santana,
tu entrerai e quando sarà il momento farai entrare anche me, allora prenderò i
loro alunni più piccoli, creerò un esercito obbediente e fedele…” La mente
della donna entrò nella sua, “Come te…”
mormorò.
“Li hai avvisati! Li hai fatti
nascondere! Non ricordi chi ti ha cresciuto? Chi ti ha accolto a braccia aperte
quando la tua stessa madre ti aveva gettato via?” La rabbia era palpabile e
sferzava Santana con violenza, ogni parola riverberava nella sua mente dieci
volte più intensa. Santana tremava, era cresciuta e era vissuta solo per l’approvazione
di quella donna e ora soffriva nel non riceverla, eppure in pochi mesi aveva
capito cosa fosse l’amore, cosa significasse dare senza voler nulla in cambio.
E aveva trovato una famiglia, quei ragazzi, quei bambini e persino gli
insegnati l’avevano accettata e incoraggiata. Brittany
l’amava! Ricordò, un sorriso che si formava sulle sue labbra mentre la sua
mente inviava quel semplice e perfetto concetto. Mentre lei permetteva alla
donna di vedere il calore che quel concetto accendeva in lei.
“Credi che ti saranno grati? Dopo
che sapranno che hai mentito loro per tutto questo tempo? Credi che non ti
odieranno? Lei ti odierà!” Si voltò e con un ghigno malefico riprese la mente
di Brittany.
Brittany
era corsa di sotto, scendendo aveva incontrato Puck che saliva a vedere cosa
aveva provocato quel rumore, gli aveva detto di correre, che volevano prendere
i bambini, Puck non aveva pensato ad uno scherzo, neppure per un minuto, il
senso di urgenza di Brittany, il fatto che avesse le
mani già ricoperte di ghiaccio, lei che era così brava nel controllo, non gli
aveva lasciato dubbi. Lui era sparito e lei era scesa ad avvisare gli altri,
quel piccolo preavviso era stato sufficiente. Quando si era trovata davanti un
uomo in divisa mimetica lo aveva fatto cadere su una lastra di ghiaccio, come
era abituata a fare con Mike, poi per sua fortuna era entrato Finn, il ragazzo dolce e impacciato ora era furioso,
sfruttando la sua invulnerabilità e la sua mole non faticava a gettare a terra
gli uomini che lo assalivano, aiutato da Brittany che
faceva del suo meglio, all’esterno sentiva Puck gridare le sue sfide.
Poi era entrata lei, quella donna,
l’aveva presa in un modo che non aveva mai provato, aveva frugato nella sua
mente, violando i suoi ricordi, facendole male. Lei aveva tentato di usare il
ghiaccio e aveva scoperto di non poterlo fare, allora era stata terrorizzata.
Quando Santana era arrivata e la donna si era avventata contro la ragazza, la
sua paura era al massimo, ma l’attenzione della donna su di lei era scemata per
concentrarsi su Santana, l’aveva vista urlare, le sue orecchie erano state
assordate per lunghi minuti dalle urla di dolore della ragazza che amava e lei
non aveva potuto fare niente. Niente.
Poi la donna aveva smesso qualsiasi
cosa stesse facendo a Santana e l’aveva guardata perplessa, interrogativa per
poi infliggerle dolore, Brittany si era irrigidita e
aveva visto Santana esplodere, letteralmente. Le fiamme che la avvolgevano
erano bianche, così intense che anche nell’angolo in cui era finita dopo che la
donna l’aveva lasciata, la bruciavano, con un senso di sollievo aveva ricoperto
se stessa con il ghiaccio, quasi piangendo dalla gioia di poterlo fare ancora.
Nessuno poteva resistere ad un simile attacco, ma quando aveva alzato gli occhi
aveva visto Santana di nuovo in potere della donna che aveva parlato, per la
prima volta, a voce alta. Poi si era voltata a guardarla e l’aveva afferrata. Obbligandola
a vedere. Vedere Santana, vederla mentre consegnava informazioni a quella
donna, mentre spiegava come entrare, mentre riferiva quanti erano i bambini e
le loro mutazioni, mentre, solo poche ore prima, disattivava con il proprio
potere il sistema di sicurezza. E non erano menzogne, no, perché provenivano
dalla mente di Santana, tutto quello che stava vedendo la donna lo strappava
dalla ragazza che stava di nuovo urlando a pochi metri da lei.
“Smettila!” Riuscì a dire Santana
opponendosi con tutte le sue forze, inutilmente, la donna era un’artista nel
suo genere, non solo aveva mostrato a Brittany il suo
tradimento, ora faceva sentire a lei i sentimenti che quel tradimento stava
provocando in Brittany, l’incredulità, la delusione e
il dolore, dolore così profondo e dal quale lei non riusciva a difendersi.
“Non lottare…” Una voce
debole nel suo cervello, così fragile che pensò di esserselo sognato, ma che
rimase ancorata alla piccola parte di lucidità che possedeva ancora, non
lottare? Era vero, era sempre stata la sua tecnica, così si arrese, la sua
mente si aprì e lasciò che Brittany vedesse tutto,
non le importava che lo vedesse anche quella donna.
La sua infanzia, piena di
sofferenza e di solitudine, quella mano che l’aveva raccolta e che malgrado non
le avesse mai dato molto più che una casa e dei vestiti, lei aveva amato. Le
torture che aveva subito, i premi, le umiliazioni e i riconoscimenti, tutti
derivati dalla stessa persona. E poi lei, Brittany,
la gioia che provava nel vederla, la semplice felicità nel tenerle la mano,
l’amore, l’amore che aveva scoperto di poter provare, solo qualche minuto prima,
ma che era celato in lei da tempo, da quando Brittany
non aveva avuto paura di stingerle la mano.
“Sue!” L’urlo provenne dalla porta
che gli assalitori avevano buttato giù, Santana non lo sentì aveva aperto una
diga ed ora non riusciva più ad arrestarsi, poi non la sentì più, c’era solo
lei e l’ombra oscura che si era scatenata contro la donna.
La ragazza non più sorretta dal
potere cadde a terra, i rumori si fecero ovattati mentre il buio la avvolgeva.
Note
Lo scontro epico tra Sue e Santana,
è avvenuto e ha visto Brittany nel ruolo di
spettatore e purtroppo vittima.
Abbiamo anche fatto un po’ di luce
sul passato di Santana…
E ora? Santana è svenuta,
sopraffatta dalla lotta mentale e fisica e Sue? Ma quello che più importa, Brittany? Dopo che ha scoperto la verità cu Santana come
reagirà?
“Attenzione!
Sedatela, presto prima che bruci di nuovo!” Santana si agitò
poi sentì una voce nella sua testa e si ritrasse terrorizzata. Fu di
nuovo sommersa dal buio.
Ancora dolore, anche se meno
intenso, aprì gli occhi guardandosi attorno, non riusciva a capire, non vedeva
bene, le pareti erano chiare e c’erano delle ombre, un movimento catturò la sua
attenzione e lei lo seguì, la paura che l’attanagliava.
“Santana?” Era una voce che
conosceva? Non ne era sicura, tentò di alzare la
braccia e si rese conto di essere legata, il panico la sommerse e lei sentì che
attorno a sé si creava una certa agitazione poi ripiombò nel buio.
C’era un buon profumo, voltò la
testa notando una piccola montagna di lamponi, la stanza era vuota e lei si
tranquillizzò, si guardò attorno, era stesa in un letto, la camera era
luminosa, le pareti di un neutro color crema. Si sentiva abbastanza bene, portò
la mano al collo trovandovi un grosso cerotto, si passò la mano sotto la
maglietta accarezzando una serie di bande.
Si stese nel letto, ricordava cosa
era successo. Un rumore la fece sobbalzare e guardò con apprensione la porta
che si apriva,
“Ciao” Quinn rimase sulla porta, un
sorriso interrogativo sulle labbra, “Posso entrare?” Santana annuì, però poi
fuggì il suo sguardo in imbarazzo.
“Come ti senti?”.
“Meglio…”
Quinn sospirò,
“Sono contenta che sei tornata…” Questa volta Santana si voltò a guardarla
interrogativa,
“Tornata?”, Quinn la guardò in
silenzio poi si spiegò,
“Non eri veramente in te… non lo sei stata per tutta la settimana, avevamo paura che non
tornassi più…” Santana guardò in quei chiari occhi verdi leggendovi l’effettiva
preoccupazione, “Il professor Schuester potrà
spiegartelo meglio, ma a noi ha detto che per combattere la Sylvester hai
liberato una parte di te che era sempre rimasta nascosta, conosci la storia di
Fenice? Beh qualcosa di simile…” Santana ricordava di essere
stata soprafatta da qualcosa dentro di sé, “Comunque non ti devi preoccupare,
ti aiuteremo a venirne a capo!”
“Perché?” Santana la guardò
scuotendo la testa, “Non merito le vostre attenzioni!” Quinn sospirò,
“Santana, ci hai salvato tutti, se
non ci avessi avvisati e se non avessi combattuto la
Sylvester allora saremmo stati spacciati…”
“Non sareste stati in pericolo se
io non avessi fornito tutte le informazioni e disattivato gli allarmi!” Quinn
si strinse nelle spalle,
“Senti, tutti noi abbiamo fatto
degli errori, forse il tuo è stato un po’ più grave dei nostri, ma alla fine
hai scelto noi, ci hai salvato e protetto, questo posto da a
tutti una seconda opportunità.” Santana rimase in silenzio le parole di Quinn
erano troppo belle perché lei potesse crederci, non era così che funzionava nel
suo mondo, nel mondo in cui era cresciuta.
“La Sylvester?”
Chiese mentre le si formava un nodo di paura nel centro del petto,
“E’ scappata…” Santana dovette
prendere numerosi respiri prima di poter guardare di nuovo Quinn, sentiva una
forza dentro di lei spingere per uscire, ma non glielo permise. “Non ti farà
più del male…” Aggiunse Quinn,
“Tu non la conosci!” Si sentì dire
Santana, con una voce estranea, respirò profondamente chiudendo gli occhi,
“No, non la conosco, ma non ha più
i suoi poteri…” Santana spalancò gli occhi sconvolta e incredula, “Si è…
bruciata… Santana, io non so come funziona… ogni mutazione è così differente
dalle altre, ma Schuester dice che la tua ribellione
a lei è stato troppo, nel tentare di arginarti è andata troppo oltre… è
riuscita a fuggire, ma la sua mente era sorda a quelle delle altre, Schuester ha un potere simile, lui lo sa.” Santana rimase
immobile assimilando quella nuova informazione, ce l’aveva
fatta, non le avrebbe mai più fatto del male!
Quinn spostò l’argomento su temi
più tranquilli, chiacchierò un po’ con lei poi vedendo che non riusciva più a
tenere gli occhi aperti la lasciò riposare.
Il giorno dopo venne Rachel e poi Finn e Mike, Puck le portò una
birra che lei accettò con un sorriso per poi metterla via, tutti loro
sembravano davvero in apprensione per lei e nel vederla stare ogni giorno meglio apparivano contenti, nessuno di loro sembrava provare
il minimo risentimento verso di lei, ed era assurdo. Venne anche il professor Schuester cercando di spiegarle cosa le fosse successo e cercando
di aiutarla a trovare un equilibrio con la se stessa che aveva chiuso dentro di
sé, ma ogni volta che tentava di sondare la sua mente,
la ragazza entrava nel panico e il professore doveva ritirarsi, Santana aveva
scoperto che era stato lui a suggerirle come battere la Sylvester, ed era lui
che aveva tentato di entrare nella sua mente durante la convalescenza. Santana
che per anni aveva avuto la mente violata ora aveva eretto un muro e se il
gentile professore si avvicinava allora la bestia nascosta dentro di lei saltava fuori.
La Holiday la intrattenne con le sue chiacchiere divertenti e
spiritose fino a quando non partì alla ricerca di nuovi talenti, il suo
passatempo preferito. Persino la Pillsbury passò a
trovarla più volte cercando di aiutarla nel controllo della cosa dentro di lei. L’unica che non venne mai, in tutta la settimana che
lei rimase a letto fu Brittany. Ogni volta che la
porta si apriva Santana sussultava indecisa tra il timore e il desiderio di
vederla. Per poi, nello scorgere uno dei ragazzi o dei professori, respirare di
nuovo liberamente e al contempo sentire la delusione che le bruciava nel petto.
Il profumo di lamponi la svegliò
dal suo sonno, aprì gli occhi riconoscendo immediatamente i capelli biondi e il
profilo di Brittany,
“Brittany…”
Mentre pronunciava il nome si rese conto dell’errore,
la bambina si voltòa guardarla gli
occhi spalancati, “Oh, ciao Riccio…”.
“Ciao San” Disse la piccola,
facendola sussultare all’uso del diminutivo,
“Sei tu che mi porti sempre i
lamponi?” La bambina sorrise,
“Sì! E non
ne devo mangiare neanche uno!” Annuì compiaciuta e Santana la guardò sorridendo,
“Sei molto gentile, mi piacciono tantissimo! Cosa ne dici se li
mangiamo assieme oggi?” La bambina annuì felice salendo rapida sul suo letto.
“Volevo dirti che
mi dispiace tantissimissimo di averti fatto tanto
male! Brit ha detto che eri come la bella addormentata e che avresti dormito
molto tempo e che non dovevo mai svegliarti quando ti portavo i lamponi!” La
bambina mangiava un lampone dietro l’altro mentre le spiegava tutte quelle cose.
Santana rimase in silenzio, il suo cuore aveva sussultato quando aveva sentito
il nome della ragazza che amava, nessuno lo aveva più pronunciato in sua
presenza, come se fosse stato una specie di tabù.
“Non è stato
colpa tua sai… avevi paura, e poi non mi hai fatto tanto male, ho dormito così
tanto perché mi piacevano troppo i lamponi che mi portavi!” La bambina rise di
gusto poi scosse la testa,
“Brit lo
sapeva che ti piacevano!” Rise ancora mentre continuava a mangiare i piccoli
frutti. Brit, allora non si era dimenticata di lei,
era lei a raccogliere i lamponi per poi farglieli portare? Alzò la mano al
collo, la catenina non c’era più, rimaneva solo il ciondolo, che era stato
fissato alla sua pelle nel momento in cui aveva preso il sopravvento la cosa
dentro di lei, non sapevano come, ma il ciondolo ancora perfettamente intatto
era lì quando lei si era spenta svenendo, come se quella cosa che era dentro si
lei l’avesse voluto legare a sé in maniera indissolubile.
Schuester
le aveva detto che aspettavano che stesse meglio per toglierlo, ma lei si era
rifiutata.
“Come sta tua sorella?” Chiese titubante, la bambina fece una smorfia, gli occhi che
esprimevano preoccupazione,
“Non esce mai dalla stanza, solo
quando deve raccogliere i lamponi… e poi non gioca più con me…” La bambina si
strinse nelle spalle poi disse piano, “Piange, lei pensa che io non la sento perché è notte, ma io la sento e piange
sempre…” Santana sentì un nodo formarsi nella sua gola, era colpa sua, lo
sapeva. “Dice che non vuole baciarti per farti svegliare… ma credo che ti abbia
baciata no? Ora sei sveglia!” La bambina sorrise poi
scese dal letto, le dita tutte ricoperte dal succo dei lamponi, “Ora vado, ciao San!” La bambina scappò via lasciandola sola
nella stanza. Cosa voleva di più? Non veniva a
trovarla, non voleva vederla, nessuno pronunciava il suo nome davanti a lei,
era ovvio che non volesse baciarla!
Osservò il piatto che aveva
contenuto i piccoli frutti, però le mandava dei lamponi. Scostò le lenzuola e
mise i piedi a terra. La testa le girò un pochino e lei attese di stare meglio,
poi si alzò in piedi. Il mondo rimase al suo posto e lei fece alcuni passi,
indossava solo una maglietta sopra la biancheria intima, ma non le importava,
non era certo una che aveva mai patito il freddo!
Uscì all’esterno dovendo
socchiudere gli occhi alla luce troppo intensa del sole. Avrebbe solo dovuto
attraversare il cortile interno per raggiungere l’ala che ospitava le camere.
Non c’era nessuno in vista così si mosse. Fu una fatica e quando arrivò dall’altra parte la testa le girava vorticosamente.
Si sedette un attimo cercando di ritrovare l’equilibrio. Guardò la scala
davanti a lei prendendo il respiro per affrontarla.
Note
Santana si è svegliata e sembra
essere stata perdonata dai suoi nuovi amici, Brittany
però non c’è… o almeno non vuole vederla…
Santana andrà fino in fondo alla sua
decisione di vederla? C’è forse qualcosa sul passato di Brittany
che non sappiamo ancora? Vedremo nel prossimo nonché
ultimo capitolo!
“Ciao Santana” La ragazza dopo
essersi ripresa dallo spavento si voltò a guardare la persona che l’aveva
salutata,
“Ciao Puck…”, il giovane le lanciò
un occhiata si apprezzamento,
“Belle gambe! Se non temessi di
ritrovarmi congelato penso che ci proverei con te!” Santana sorrise, sapeva che
il ragazzo stava scherzando.
Puck le si sedette accanto,
“Stai andando da lei” Disse
rimarcando un’evidenza, Santana si voltò a guardarlo e lui si strinse nelle
spalle, “Visto il tuo abbigliamento una passeggiata era da escludere…”.
Rimasero ancora in silenzio, Santana sentiva che il coraggio iniziava ad
abbandonarla, forse avrebbe dovuto farsi riaccompagnare nell’infermeria, al suo
letto.
“Qualche anno fa c’era un ragazzo, Artie, lo chiamavamo X, perché era su una sedia a rotelle,
sai come il professor X, il fondatore della scuola… comunque Artie si era preso una cotta per Brittany…”
Si interruppe e le gettò un occhiata perplesso, “Credevo che ti saresti
scaldata… letteralmente… invece rabbrividisci…” Si tolse la camicia che
indossava sopra la maglietta e gliela drappeggiò sulle spalle. Era vero,
Santana sentiva freddo, l’idea di Brittany con un
altro… non la faceva arrabbiare, la… spegneva.
“Vai avanti…” Disse al ragazzo che
annuì,
“Bene, questo è il punto, lui è
morto, il suo potere era strano, incontrollabile… lui ne ha perso il controllo
e si è ucciso.” Santana guardava il giovane sconvolta,
“Perché non me l’ha mai detto
nessuno?” Il ragazzo si strinse nelle spalle,
“Non è esattamente una cosa che
amiamo ricordare, è stato duro per tutti, ma per lei in particolare” Santana
ripensò all’incoraggiamento che le dava in continuazione, la sua sicurezza che
ce l’avrebbe fatta, quanto doveva essere stata forte per amarla sapendo che era
così instabile, sapendo che avrebbe potuto uccidersi? Non era stato, come
pensava lei, ottimismo e ignoranza, lei aveva provato sulla sua pelle cosa
avrebbe potuto succedere.
“Pensavo che dovessi saperlo prima
di vederla… lei ora… credo che vederti perdere il controllo, vedere che non
tornavi in te… la prima settimana quando non eri sedata ardevi come un falò,
solo lei riusciva ad avvicinarsi tanto da darti le dosi di sedativo… beh credo
che sia stato troppo.”
“Troppo?” Ricordò le parole del
Riccio, la sorellina di Brittany, le aveva detto che
non voleva più baciarla, credeva fosse ferita per il suo tradimento, ma forse
non era così, forse aveva ancora una possibilità. “Devo andare da lei!” Si alzò
in fretta e Puck la afferrò al volo impedendole di cadere,
“Hei,
ragazza! Piano, così non arrivi neppure al primo scalino!” Santana sorrise,
“Portami!” Il ragazzo scosse la
testa poi con estrema facilità la prese tra le braccia,
“Un desiderio che si realizza,
porto verso le stanze una ragazza mezza nuda!” Santana gli lanciò un’occhiataccia,
“Non deve saperlo nessuno!” Puck
rise,
“Ok bellezza! Non dirò che hai
avuto bisogno di un forte e muscoloso uomo per andare a riprenderti la tua
principessa!”.
Salì gli scalini con facilità per
poi deporla a terra e fargli un occhiolino,
“Benvenuta al suo piano signorina!”
Santana gli lanciò in faccia la camicia che le aveva prestato poi gli sorrise,
“Grazie Puck, di tutto!” Il ragazzo
sorrise poi assunse il suo sguardo da seduttore,
“Ricordati di me quando voi due
avrete finito le idee su come divertirvi!” Santana gli voltò la schiena non
dandogli la soddisfazione di una risposta e lo sentì ridere. Percorse il
corridoio fino alla stanza di Brittany. Bussò, non
aveva paura, beh forse un pochino.
“Quinn, ti ho già detto che non ho
voglia di uscire!” Santana aprì la porta e la ragazza sgranò gli occhi nel
vederla. Fece un passò nella stanza e Brittany
abbassò lo sguardo, un muro di ghiaccio si alzò rapido nella stanza
frapponendosi tra loro due.
“Brit…”
Provò la ragazza avvicinandosi al muro, poteva ancora vedere l’ombra della
ragazza dietro il muro, ma da lei non provenne nessuna risposta.
“Brit,
per favore!”
“Vai via San!” Santana sorrise,
aveva detto il suo nome, l’aveva persino accorciato, era stata la prima a
farlo, la prima in tutta la sua vita, era stata la prima in così tante cose che
Santana ormai non le contava più. Alzò la mano appoggiandola al muro che subito
iniziò a sciogliersi. Brittany se ne accorse e posò a
sua volta la mano sul muro. Ora erano vicine, le loro mani separate solo dal centimetro
di ghiaccio che la ragazza continuava a rafforzare.
“Perdonami…” Sentì la ragazza
sbuffare,
“Non devo perdonarti!” Santana
sentì il cuore sollevarsi, “Hai salvato mia sorella!”
“L’ho messa anche in pericolo…”
Silenzio, Santana aumentò un po’ il calore, ma il muro non cedette, la ragazza
lo rinforzava ancora.
“Bribri?”
Chiese, anche se sapeva che la ragazza era ancora lì, vedeva la sua ombra,
sentiva la sua mano così vicina.
“Vai via!”
“No, mai” Sentì la giovane
trattenere il respiro e lo disse: “Ti amo Brit. Come
non ho mai amato nessun’altro. E non ti permetto di lasciarmi…”. Brittany non rispose, a lungo ci fu solo il silenzio, poi
la ragazza disse,
“Ho paura” Santana accese la sua
mano spingendola nel ghiaccio, con decisione questa volta, fino a quando non si
ritrovò a stringere la mano della ragazza, con forza.
“Anche io, ma se sei con me allora
non potrà succedermi nulla!” Posò l’altra mano sul ghiaccio che rapidamente si
sciolse finendo a terra e riempiendo il pavimento di acqua. Finalmente Santana
poté guardarla negli occhi che erano pieni di lacrime,
“E’ vero?” Chiese Brittany, un piccolo sorriso che nasceva sulle sue labbra,
“Cosa? Che ti amo? O che andrà
tutto bene?” Il sorriso di Brittany si ampliò e
Santana disse ancora,
“Ti amo, ti amo, ti amo!” La
ragazza la attrasse a sé baciandola con passione,
“Anche io ti amo San!”. Si
sorrisero poi Santana si rese conto dell’acqua a terra, rise e disse,
“Lo so perché mi ami…” Si chinò
sull’acqua che evaporò rapidamente sotto le sue dita, “Perché posso risolvere i
tuoi casini!” La ragazza rise poi notò qualcosa e il suo volto si fece di nuovo
serio. Alzò la mano passandola sul fiocco di neve ormai fissato alla sua carne,
“Ti fa male?” Santana scosse la
testa,
“No, è parte di me ora…” Sorrise
mentre la ragazza accarezzava il piccolo oggetto d’argento, “Sai non ha mai
fatto male… credo che l’altra parte di me… quella nascosta… l’ha voluto fissare
a sé…”, la ragazza rimase immobile contro di lei mentre rifletteva,
“L’ho conosciuta…” Santana deglutì
di nuovo tesa,
“Puck mi ha detto che eri l’unica
che riusciva ad arrivarmi vicina a sufficienza per sedarmi… mi dispiace se lei
ha fatto qualcosa per ferirti o…” Brittany scosse la
testa,
“No, io avevo paura che vi
uccideste, che non tornassi più da me… lei era così spaventata…” Santana la
guardò perplessa, non provava paura o rabbia per quella cosa, ma compassione!
“Comunque io l’avevo già vista prima… quando siamo state insieme la prima
volta… voglio dire quando abbiamo…” Santana arrossì,
“Sì ho capito…” Brittany
sorrise poi scosse la testa riprendendo il filo del suo discorso,
“Quella volta c’è stato un attimo
in cui l’ho vista nei tuoi occhi e… so che non mi farebbe mai del male”.
Santana rimase ancora più stupita nel sentirla dire una cosa simile,
“Vuoi dire che lei… era lì?”
“San, credo che lei, sia tu! Solo
che magari un po’ più selvaggia…” Santana le prese il volto tra le mani e la
baciò, sentendo che la ragazza le avvolgeva le mani attorno al corpo
stringendola a sé. Le sue gambe si misero a tremare e Brittany
la trattenne per non lasciarla cadere.
“San! Stai bene?” Santana sorrise,
“Sì… solo che dovremmo rimandare… a
quando starò un po’ meglio…” Brittany la guardò
dolcemente scostandole i capelli dalla fronte, poi la sollevò tra le braccia
sistemandola sul suo letto,
“Va bene, ma non sei troppo stanca
per questo vero?” Si abbassò su di lei baciandola.
“Mai…” Sussurrò Santana contro le
sue labbra.
Note
Avrei potuto farle soffrire di più?
Sì, ma non ci riesco! ;-)
Santana ha avuto il coraggio di
affrontare Brittany e grazie a Puck anche di capire
meglio la ragazza e la sua paura.
Brittany
aveva già conosciuto la sua parte nascosta e visto che nella sua ingenuità sa
essere molto profonda è riuscita anche a capirla e ad accettarla.
Oltre a consegnarvi un epilogo
minuscolo sono anche in ritardo! Scusate! Lo sapete che mi piace essere
puntuale ma oggi proprio non ce l’ho fatta a fare prima!!
Buona lettura!
Epilogo: Snix
“No! Non ci credo! Non riesco a
capire come tu possa riuscire sempre a battermi!” Santana guardò la ragazza con
aria di superiorità,
“Io ti batto Nana, perché sei una
perdente!” Rachel fece una smorfia,
“Non lo dicevi ieri quando
cantavo!” Santana la guardò minacciosa,
“Hai cantato per me?!” Si era
alzata e la fissava con rabbia, lo scherzo era finito ora, sentì una mano
fredda sfiorarle il braccio,
“Piccola, così dai fuoco al
tavolo…” Santana si girò a guardarla, gli occhi che bruciavano dall’interno,
“San?” Chiamò Brittany e ci fu solo più Santana. “Rachel, dovresti evitare di insinuare che puoi controllarle
la mente senza che lei lo sappia!” Fece notare Brittany
e la ragazza si strinse nelle spalle,
“E lei dovrebbe evitare di battermi
sempre a carte!”
“Cosa ho fatto?” Chiese Santana
guardando le due ragazze, ricordava di aver vinto a carte, ma non di essersi
alzata,
“Niente, ci ha fatto visita Snix, ma Rachel ha capito che stava
sbagliando!”
“Io, non stavo…” Finn le passò la mano attorno alla vita e la ragazza rimase
in silenzio.
Santana guardò Rachel
e con una smorfia le carte che erano bruciate sul tavolo, Snix,
questo il nome che Brittany aveva dato all’altra lei,
era apparsa. Brittany le prese la mano stringendola,
“Dì a Snix
che la ringrazio”
“Perché?” Chiese Rachel con una smorfia, “Io già non sopporto Santana,
figurarsi Snix! Ieri ha colpito Finn!”
Il ragazzo nel vedere l’espressione dispiaciuta di Santana intervenne,
“Non era proprio un colpo… e poi io
ero di metallo quindi, non mi ha fatto male…”. Brittany
ignorò Finn rispondendo a Rachel,
“A me piace! E la ringrazio perché
così ora che ha bruciato le carte non giocherete per un po’ e io non dovrò
annoiarmi nel guardarvi!” Santana pensò che era proprio ridicolo essere gelose
di una parte di se stessa, eppure mentre guardava Brittany
sentì quella parte, Snix, crogiolarsi felice. Era
normale no? Ogni parte di lei amava quella ragazza. La prese per mano e la tirò
su per le scale, ignorando le proteste di Rachel che
chiedeva chi avrebbe pulito.
La spinse nella sua camera
baciandola.
“Hei
San!” Le disse la ragazza ridendo, per poi liberarsi in fretta degli abiti, il
calore che sprigionava la ragazza non lasciava dubbi su quello che stava per
succedere. Si fiondò di nuovo sulle sue labbra, mentre Santana veniva avvolta
dal fuoco, carbonizzando un completo alquanto carino. Mentre la spingeva sul
letto Brittany ebbe il tempo di notare le numerosi
bottiglie di acqua che erano appoggiate sul comodino, rise attirando poi lo
sguardo della ragazza che era intenta a esplorare il suo corpo, come se ormai
non lo conoscesse a memoria. Guardò nei suoi occhi trovandoli pieni di passione
e di amore, gli scuri occhi di Santana, ma dietro vi era anche dell’altro, era
lì, lo erano entrambe. Ansimò sotto le mani della donna, non lo aveva detto a
Santana, ma lei lo sapeva, presto sarebbero state solo una.
Santana sentiva Snix
dentro di lei, accanto a lei, poi non c’era più, o meglio erano la stessa cosa,
sorrise mentre Brittany ansimava sotto il suo tocco,
quella ragazza, lei era la sua cura.
Note
Finisce così la storia… e di nuovo
potrei promettervi un seguito ma per ora non lo farò anche se non lo escludo
visto i buchi e le lacune contenute in questa breve fanfiction!
Vi ringrazio moltissimo per averla
seguita ancora una volta e per essere state così gentili dal commentarla!
Davvero, lo ripeterò fino alla nausea ma avere un commento è sempre molto bello
e fa un sacco piacere! ;-)