RED.

di grofflicious
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Red. ***
Capitolo 2: *** Stay Stay Stay. ***
Capitolo 3: *** Treacherous. ***
Capitolo 4: *** The Lucky One. ***
Capitolo 5: *** I KNEW YOU WERE TROUBLE. ***
Capitolo 6: *** All too well. ***
Capitolo 7: *** Starlight. ***
Capitolo 8: *** The Last Time. ***
Capitolo 9: *** Begin Again. ***



Capitolo 1
*** Red. ***


RED.



 

♬ Loving him is like driving a new Maserati down a dead end street
Faster than the wind
Passionate as sin, ended so suddenly
Loving him is like trying to change your mind
Once you’re already flying through the free fall
Like the colors in autumn
So bright just before they lose it all ♬ 

 

Jesse era solito mandare un sms a Rachel, per avvisarla che era parcheggiato fuori da casa sua. Perciò, quando lo schermo del suo telefono si illuminò, la brunetta fece un grande e luminoso sorriso davanti allo specchio, sistemandosi i capelli, assicurandosi di essere pronta per il suo fidanzato. Prese il telefono e lo infilò in borsetta, correndo giù per le scale e andando ad aprire la porta.
" Buon pomeriggio, bellezza." disse Jesse St.James, sorridendole e guardandola da dietro i suoi ray-ban neri. Se ne stava con il sedere appoggiato allo sportello di una Maserati decapottabile rossa fiammante, con le braccia incrociate al petto.
" Jesse!" esclamò Rachel Berry, sorridente, andandogli incontro. " E' nuova?"
" Nuovissima." disse lui, scostandosi dall'auto e andando cingendola quindi con le braccia attorno alla vita. Le sorrise, facendola più vicina a sé, e la baciò intensamente sulle labbra, trasmettendole quell'ormai familiare miscuglio di sensazioni ed emozioni che erano passionali e rosse.
" Ti va di farci un giro?" le chiese, dopo che le loro bocche si concessero una pausa.
Rachel annuì e sorrise. " Mi porti in un bel posto?" 
" Uno dei miei preferiti." disse Jesse, facendo un sorriso mentre le apriva lo sportello del passeggero.
Mentre si accomodava e ammirava il lusso di quella Maserati, Rachel lo vide prendere posto saltando oltre lo sportello chiuso. Rise sonoramente, alzando poi gli occhi al cielo.
" Jesse St.James, devi sempre fare le cose nel modo più spettacolare possibile, eh?"
" E' più forte di me." disse lui, facendole l'occhiolino.
Mise in moto, e il rombo del motore riecheggiò nella via silenziosa. Partì veloce, sempre più veloce, mentre imboccava una strada che sembrava essere infinita e deserta. Rachel sentì il vento fra i capelli, e l'adrenalina correrle lungo tutto il corpo. 
Si voltò a guardare Jesse che aveva un' aria del tutto libera e felice, e gli poggiò una mano sul ginocchio, stringendoglielo forte, mentre sul viso di lui si aprì un ampio sorriso. 
Erano più veloci del vento, passionali quanto un peccato.

Il posto preferito di Jesse St.James, era uno spettacolare viale alberato, tinto ora di colori autunnali, giallo, rosso, arancio. 
La Maserati era parcheggiata all'inizio di quel viale che ora i due innamorati stavano percorrendo presi per mano. 
" Sembra un dipinto.." mormorò Rachel guardandosi intorno, affascinata.
" Lo penso anch'io." disse Jesse, sorridendo guardandola. 
" Pensi anche che c'è un incredibile senso di pace?" chiese lei, voltandosi a guardarlo. 
Lo vide annuire.
" Balla con me." disse Rachel. " in mezzo a tutte queste foglie, noi due da soli.... E' romantico."
Jesse fece un passo indietro, e tese la mano in avanti, chinandosi leggermente in avanti.
" Mi concede questo ballo, madame?"
Rachel si portò una mano sul petto, con fare teatrale. " Oh, se proprio insiste, messere!" 
Risero entrambi, mentre le loro mani si congiungevano, e i loro corpi cominciavano a ballare un lento improvvisato. Jesse fece fare una giravolta a Rachel, mentre nel silenzio di quel viale alberato, i cui colori scintillavano così forti, riecheggiavano i suoi delle loro risate. 
" Mi ami?" chiese Jesse, stringendola a se, mentre si dondolavano a ritmo di una musica che era solo nelle loro teste.
" Sì." rispose Rachel, guardandolo negli occhi, felice.
" Come?"
" Amarti è come cercare di cambiare idea mentre stai già cadendo in caduta libera." 
Jesse sorrise, dandole un altro di quei baci passionali che sapevano di rosso intenso, di amore puro, di passione incredibile. 
"Ti amo anch'io." le disse.
E mentre ancora danzavano, gli alberi continuavano a perdere le loro foglie.

*

♬ Touching him is like realizing all you ever wanted was right there in front of you
Memorizing him was as easy as knowing all the words to your old favorite song
Fighting with him was like trying to solve a crossword and realizing there’s no right answer
Regretting him was like wishing you never found out love could be that strong.♬ 


Rachel sfiorò le braccia forti di Jesse, che la abbracciavano in una stretta dolce. Erano sul divano, davanti al camino che scoppiettava, le fiamme rosso vivo illuminavano la stanza insieme soltanto alla luce di una lampada sul tavolino accanto al bracciolo del divano. 
Più Rachel toccava Jesse, più si rendeva conto che tutto ciò che aveva sempre voluto era proprio di fronte a lei. Quel sorriso in grado di curare il cancro, quei capelli ricci nei quali amava affondare le dita, così morbidi, così scompigliati, come quelli di un bambino. Quei grandi occhi azzurri, profondi quanto l'oceano. Quelle braccia forti che la stringevano come nessuno aveva mai fatto. 
Rachel memorizzava ogni particolare di Jesse St.James, quasi come se fossero le parole della sua vecchia canzone preferita. Ricordava tutto, tutto era nella sua testa, nel suo cuore.
" Dovrò partire per questo fine settimana, mi hanno chiesto di tenere una lezione di canto coreografato in un'università della California."
Rachel strabuzzò gli occhi. " Questo fine settimana è domani, Jesse."

" Allora?"
" Aspetti ora a dirmelo?" Rachel odiava doversi separare da lui.
Jesse sbuffò. " Qual è il problema? Te lo sto dicendo, ora lo sai."
" che cosa diavolo vuol dire, ' ora lo sai ' ? "
" Non cominciare a fare così, Rachel, sai che non lo sopporto." la ammonì Jesse, slegando l'abbraccio e mettendosi seduto.
" No, tu sai che non sopporto quanto tu fai così." rimbeccò lei, sedendosi a sua volta.
" Che palle."
" E' successo anche la scorsa settimana! Stai sempre via, tutti i weekend, e io sto qui da sola!" proseguì Rachel, guardandolo.
Stavano litigando, e ogni volta che succedeva, Rachel non riusciva a capirlo. Era come cercare di risolvere un cruciverba e realizzare che non c'era una risposta giusta. Sbagliava sempre.
" Sto cercando di costruirmi un futuro, Rachel. Non posso starmene con le mani in mano, tu dovresti capirmi." disse Jesse, sfidandola con il suo sguardo.
" E il tuo futuro te lo costruisci lontano da me?" chiese lei.
" domani mattina parto alle dieci."
" rispondi alla mia domanda!" urlò Rachel, guardandolo. I suoi occhi cominciarono a velarsi di lacrime.
" Non lo so." rispose allora Jesse, guardandola a sua volta.
" Cosa sta succedendo, Jesse?" chiese Rachel, con la voce che era ridotta ad un sussurro. Aveva paura adesso.
Lui si passò una mano fra i capelli, spalancando poi le braccia. " Non lo so."
" Lo hai già detto."
" E lo ripeto, perchè è così. Non lo so. Non lo so, credo solo di aver bisogno di tempo." 
" che cosa vuol dire che hai bisogno di tempo?" singhiozzò Rachel, alzandosi a sua volta e guardandolo. " Mi stai lasciando perchè hai deciso che sono un peso per il tuo futuro?"
" Guarda in faccia la realtà, Rachel. Abbiamo scelto un futuro che è uno dei più complessi al mondo. Non possiamo continuare a fare gli innamoratini felici per sempre." rispose Jesse.
" Non voglio sentirti." disse Rachel, mettendosi le mani sulle orecchie, chiudendo gli occhi e stringendoli forte. Paura, sempre più paura.
Jesse le prese i polsi, allontanandole le mani da lì. 
" In California potrebbe esserci un nuovo inizio per me. Ho bisogno di un nuovo inizio."
" Credevo che mi amassi. Credevo che arrivati a questo punto un nuovo inizio lo avremmo avuto insieme!" urlò Rachel, guardandolo negli occhi, mentre piangeva disperatamente. 
Jesse lasciò i suoi polsi e si allontanò da lei. 
" Perchè mi fai questo, Jesse?" chiese, seguendolo con lo sguardo. Gli occhi rossi, le bruciavano. Un minuto prima erano abbracciati, accoccolati su quel divano. Le stava crollando il mondo addosso. 
E mentre lo guardava andare via, senza ricevere nessuna risposta, desiderò con tutta sé stessa di non aver mai scoperto che l'amore potesse essere così forte. 
Perchè faceva male. 
Malissimo.

*

♬ Remembering him comes in flashbacks and echoes
Tell myself it’s time now, gotta let go
But moving on from him is impossible
When I still see it all in my head.♬ 


Rachel frugò in tutti i cassetti della sua scrivania. Quel maledetto orecchino non riusciva proprio a trovarlo. Dove era andato a finire? Non era lì, non era in bagno, non nei cassetti del comodino, non dentro il portagioie... Che fosse sotto il letto?
Sbuffando, Rachel si avvicinò al suo letto, piegandosi poi per guardarci sotto. Il suo cuore saltò un battito, quasi sembrò fermarsi un attimo prima di cominciare a battere forte, quando là sotto vide quello scatolone. Sapeva che avrebbe fatto tardi a quell'appuntamento di lavoro, ma non poté fare a meno di tirar fuori quello scatolone da là sotto e poggiarlo sul letto, sedendocisi accanto.
Prese un respiro profondo - perchè sapeva a cosa andava incontro - prima di aprirlo. Fotografie, cd, regali, peluche. La loro storia era tanto là dentro, quanto ancora dentro la sua testa, dentro il suo cuore. Là era racchiuso il periodo di vita che aveva trascorso accanto a Jesse St.James. Prima che lui, due mesi prima la lasciasse per rincorrere un futuro che l'avrebbe portato chissà quanto lontano da lei.
Rachel guardò quella fotografia, ancora incorniciata. Jesse le stava dando un bacio sulla guancia, mentre lei guardava l'obiettivo e sorrideva raggiante. Amore. Era tutto ciò che vedeva all'interno di quella foto. Amore puro, rosso, intenso. 
Una lacrima scivolò lungo la guancia di Rachel, e lei si affrettò a raccoglierla con il dorso della mano. 
I flashback della loro storia non tardarono ad arrivare. Il modo in cui Jesse la baciava proprio mentre lei stava parlando, quella volta che al lunapark vinse per lei un coniglietto di peluche tutto rosa e morbido, il giorno in cui le fece fare un giro sulla sua Maserati nuova e la portò in quel viale alberato, e avevano danzato insieme. Il giorno in cui Jesse cucinò per lei, il giorno in cui le sporcò il viso di gelato baciandola poi per ripulirla, mentre lei rideva a crepapelle. Quel giorno in cui fecero l'amore a casa di lui, sotto le coperte, abbracciandosi e baciandosi, desiderando che quei momenti fossero infiniti. E tutti i baci, gli abbracci, le carezze. Tutti i ' ti amo ' e le parole dolci. Tutti dolorosi flashback. 

E Rachel poteva giurare di riuscire ancora a sentire la voce e la risata di Jesse, quasi fossero un eco del loro amore ormai finito.
E Rachel poteva giurare di essersi detta di dover andare avanti, di dover lasciare il passato alle spalle. Ma era tutto troppo difficile, era impossibile voltare pagina mentre lui era ancora nella sua testa.

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♥ Fra's corner.

Ed eccomi qui con questo nuovo esperimento! Dopo una long-fic, ho deciso di provare con una raccolta di one-shoot ispirate interamente al nuovo album della Swift. Non so quanti voi gleeks seguano anche lei, ma io la adoro, e ascoltando gran parte delle canzoni di Red, mi sono ritrovata a pensare ai miei amatissimi St.Berry. Da qui è nata la mia folle idea per questo piccolo esperimento!
Spero vivamente che vi piaccia! :)
A presto, con la prossima :

Stay Stay Stay.

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Capitolo 2
*** Stay Stay Stay. ***


STAY STAY STAY.



 

♪ I'm pretty sure we almost broke up last night, 
I threw my phone across the room at you. 
I was expeting some dramatic turn away, but you stayed. 

 

Jesse faceva quasi fatica a starle dietro, mentre Rachel saliva velocemente le scale per arrivare al suo appartamento del tredicesimo piano.
"Avremmo potuto prendere l'ascensore, almeno!" disse Jesse, tanto per sdrammatizzare. 
Ma Rachel era furiosa, fuori di sé.
"E stare in quel cubicolo da sola con te? No, grazie!" esclamò, salendo in fretta le scale, gradino dopo gradino.
" Dai, amore, lo so che ti piace stare da sola con me!" fece il ragazzo riccio, provando ancora a sdrammatizzare.
" Guarda, Jesse, sono già al limite della mia pazienza. Piantala di fare lo spiritoso!" lo ammonì Rachel, arrabbiata, sempre dandogli le spalle. 
Jesse fece un sorriso divertito, mentre finalmente arrivavano al tredicesimo piano. Si fermò qualche passo dietro di lei che frugava dentro la sua borsa nella furiosa ricerca delle chiavi della porta. La sentì imprecare due o tre volte, contro tutto ciò che pescava al posto delle chiavi. Ma alla fine, Rachel riuscì a trovarle e aprì la porta. Prima che potesse chiuderla, sbattendola sonoramente, Jesse riuscì a sgusciare dentro e a chiuderla da solo. 
Rachel poggiò la borsa sul divano, in malo modo, insieme al telefono e alle chiavi di casa. 
"Rachel, tesoro, possiamo almeno parlarne?" chiese Jesse, provando ad avvicinarsi a lei con cautela.
"Eh no, non ti avvicinare!" lo ammonì lei, puntandogli il dito contro. " Ma ti rendi conto di quello che hai fatto stasera?! Ma sei completamente impazzito?" 
" Ma amore..."
" Niente ma amore!" gridò lei, arrabbiata, fulminandolo con lo sguardo. 
Jesse ricacciò indietro una risata. Oh, la trovava così adorabile quando era arrabbiata!
" Senti, Jesse. Sei un ragazzo cresciuto ormai, devi assumerti le responsabilità di ciò che fai!" proseguì allora Rachel.
"Penso che la situazione stia degenerando!" commentò Jesse. " Amore, era una mia ex e l'ho salutata, tutto qui!"
Rachel lo guardò come se avesse appena detto la più grande eresia mai uscita da bocca umana. 
" SOLO salutata!" precisò allora il ragazzo.
" Non ti dovevi neanche avvicinare a lei! Per salutarla mi hai lasciata da sola al bancone del bar!" gli fece notare la ragazza.
"Beh, ma sono stati solo tre minuti..."
Jesse non fece neanche in tempo a finire la frase, che Rachel aveva già afferrato il proprio telefono e glielo aveva lanciato contro. Fortunatamente, Jesse era dotato di ottimi riflessi, quindi era riuscito a chinarsi in tempo prima di ritrovarsi con un bernoccolo a forma di iPhone sulla fronte.
Rachel si coprì all'istante la bocca con entrambe le mani. Dio mio, era così arrabbiata ma...ma ora sapeva di aver esagerato, non voleva fargli male di certo. 
Ma diversamente da quello che si aspettava, Jesse rialzò la testa, la guardò e scoppiò quindi a ridere. Rachel fu sorpresa tanto quanto sconvolta. Rideva? Era ancora lì di fronte a lei? Non se ne andava con un'uscita drammatica, sbattendo la porta? 
No, era rimasto.

♪ This morning I said we should talk about it
Cause I read you should never leave a file unresolved
That's when you came in wearing a football helmet
And said okay let's talk! 

 

Rachel aveva passato la notte insonne. Dopo il furioso litigio della sera precedente, aveva mandato via Jesse in malo modo. Non abitavano insieme... Da quando erano a New York, Rachel aveva preso un appartamento da sola come per voler rimarcare la sua integrità da donna adulta e indipendente, mentre Jesse condivideva una camera nel dormitorio dell'università, con un altro ragazzo, di nome Christopher. 
C'era da dire che, anche se Rachel amava proclamare la sua indipendenza, dipendeva moltissimo da Jesse. Molto spesso lui restava a dormire da lei, ed era quasi come se vivessero insieme. 
Essendo abituata in quel modo, al calore del corpo di Jesse accanto al suo, alle sue braccia che la stringevano, al suo respiro che la rilassava fino ad aiutarla a prendere sonno, quella notte da sola fu terribile. Tutto ciò che sentiva accanto a sé era il freddo delle lenzuola nell'altra parte del letto, e nessuno la stringeva, e nessun respiro le conciliava il sonno. 
L'indomani mattina, aveva un aspetto orribile, ma questo era il suo ultimo pensiero. La prima cosa che fece fu prendere il telefono e mandare un sms a Jesse. Dovevano assolutamente parlare di ciò che era successo la notte precedente. Insomma, si erano lasciati? Erano in una di quelle stupide fasi chiamate ' pause '? Dovevano definire l'accaduto. Rachel sapeva quanto Jesse odiasse lasciare qualcosa in sospeso, e almeno un chiarimento glielo doveva. 
Jesse non aveva risposto al suo sms, perciò Rachel aveva speso le prime ore della mattina a stare in ansia, raggomitolata sul divano, con una tazza di latte di soia e cereali a pentirsi di ciò che aveva fatto. Ma la speranza è l'ultima a morire, e quando sentì il campanello suonare, balzò in piedi e andò ad aprire la porta.
Si dovette mordere un labbro per non scoppiare in una fragorosa risata quando, aperta la porta vide in che modo si era conciato Jesse. 
Indossava un casco da football blu elettrico e grigio argentato. Non riusciva a vedere molto bene oltre la griglia, ma era sicura che le stava sorridendo.
" Okay, parliamo!" disse Jesse. 
" Ma che cosa ti sei messo in testa, Jesse?" chiese Rachel, tenendo aperta la porta e facendolo quindi entrare in casa.
Jesse bussò con le nocche sul casco, e ancora sorrise dietro la griglia. 
" Me l'ha prestato Christopher." le rispose. " Ho pensato di mettere le protezioni, sai com'è, non voglio rovinare il mio bel faccino!" scherzò.
" Oh, Jesse.." fece Rachel, lasciandosi andare ad un sorriso divertito, coprendosi poi il viso con le mani. Era o non era la persona più adorabile del mondo intero?

  And I said...
Stay stay stay i've been loving you for quite some time time time
You think that it's funny when i'm mad mad mad
But I think that it's best if we both stay 


 
Rachel capì che era il suo turno di parlare, doveva chiedergli scusa per avergli lanciato un telefono addosso. Insomma, era molto arrabbiata, ma era un gesto ingiustificabile. 
Ma Jesse la anticipò, prendendole entrambe le mani, e accarezzandole il dorso con i pollici. 
" Mi dispiace per quello che ho fatto la scorsa notte." le disse, con voce vellutata. " Non avrei dovuto. Insomma, volevo solo essere gentile con una vecchia amica, ma lasciarti da sola per tre minuti è una cosa imperdonabile!"
" Okay, ora sento quanto suona ridicolo.." ammise Rachel, ridendo. 
" Vero?" fece Jesse, ridendo insieme a lei.
" riesci sempre a farmi ragionare..." disse Rachel, guardandolo da sotto le lunghe ciglia nere, stringendo forte le sue mani, sentendosi sempre più in colpa. " Jesse, resta."
" Lo farò." disse lui, sorridendo da dietro la griglia.
La brunetta lo abbracciò, stringendo forte, più che poteva, le braccia attorno alla vita del suo fidanzato, affondando il viso contro il suo petto. Chiuse gli occhi e inalò il suo profumo, che era così unico e speciale... Sapeva di casa. E poi ascoltò il suo respiro e il battito del suo cuore, e sorrise. 
" Resta, Jesse, resta, resta..." sussurrò, stringendolo. E le sue parole suonarono tanto una supplica quanto un capriccio. Jesse la trovò adorabile, come sempre. " Ti amerò per un sacco di tempo... Perchè lo so che nessun altro mi amerà anche quando sono arrabbiata e faccio queste scenate da Drama Queen. "
" Ti trovo davvero divertente quando sei arrabbiata! " confessò Jesse, ridacchiando, accarezzandole nel frattempo la schiena in quel modo così dolce che Rachel aveva conosciuto solo grazie a lui. 
La ragazza slegò l'abbraccio, e sorridendo, si mise in punta di piedi e gli tolse il casco da football.
" Non hai bisogno di protezioni ora, Jesse St.James." gli sussurrò, sorridendogli.
" Sicura? Sono al sicuro?" disse lui, fingendosi ancora sulla difensiva.
" A meno che tu non voglia proteggerti da uno dei miei baci..." disse Rachel, avvicinando le labbra alle sue.
" E' come chiedermi se voglio proteggermi da una boccata d'aria fresca, dopo una notte passata al chiuso." disse Jesse, sorridendo e quindi baciandola sulle labbra.
" notte insonne, amore mio?" chiese Rachel, poggiandogli una mano sulla guancia, accarezzandolo dolcemente.
" come tutte le notti senza di te."
" credo che sia meglio per tutti e due se restiamo..." disse Rachel, poggiando la fronte contro la sua, guardandolo con amore.
" resto.." disse Jesse, dandole un bacio sulle labbra. " resto." disse, ed ecco un altro bacio. " resto." e il terzo bacio fu il più lungo ed intenso di tutti quanti.
Rachel sapeva che era la scelta giusta, perchè sapeva quanto fosse raro trovare al mondo quella persona che ti sta accanto anche quando sei arrabbiato e diventi così insopportabile che tu stesso finisci con l'odiarti. Era raro trovare una persona come Jesse St.James che dopo essersi quasi ritrovato un iPhone sulla fronte, rideva di gusto e decideva che sì, valeva comunque la pena restare.

 

Stay and i'll be loving you for quite some time
No one else is gonna love me when I get mad mad mad
So I think that it's best if we both stay stay stay stay 

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 ♥ Fra's corner. 
Eccoci qui con la seconda One shoot della raccolta. Vi ho fatto aspettare troppo? Se è così, è colpa della scuola e mi dispiace c.c 
A parte questo, vi comunico che Stay Stay Stay ( che potete ascoltare cliccandoci sopra! ) è la mia canzone preferita dell'album di Taylor, e penso che si addica perfettamente ai St.Berry dato il modo in cui Rachel Berry è solita lanciare oggetti LOL
A questo proposito, vorrei salutare la MIA Rachel personale, Rachele. ( ciao tesoro! )  Perchè dovete sapere che in un impeto di rabbia ha lanciato al mio Jessie un sacchetto con dentro un rossetto appena acquistato e una mazza da golf! Insomma, ecco da dove ho preso la mia ispirazione xD

Spero che la OS vi sia piaciuta, non mi dilungo oltre! :)
A presto con la prossima :
Treacherous.  

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Capitolo 3
*** Treacherous. ***


TREACHEROUS

 
Put your lips close to mine
As long as they don't touch
Out of focus, eye to eye
Til the gravity's too much.
And I'll do anything you say
If you say it with your hands
And I'd be smart to walk away
But you're quicksand.
 
Si erano incontrati per caso, Jesse e Rachel. A New York, durante una giornata di pioggia, in uno Starbucks qualunque, dieci anni dopo essersi rivisti alle nazionali di Chicago.
Jesse St.James sedeva da solo nel tavolo accanto alla vetrina. Stringeva il caffé, poggiato sul tavolo, fra le mani mentre guardava assorto la pioggia che cadeva fitta, bagnando tutta la città dei suoi sogni.
Rachel Berry entrò nel locale proprio in quel momento. Era completamente bagnata, i capelli gocciolavano e i vestiti fradici le si erano appiccicati addosso. I suoi grandi occhi castani cercarono un posto libero nel locale, ma doveva aspettarselo che non ne avrebbe trovato neanche uno. Molti altri, proprio come lei, infatti, avevano avuto l'idea di rifugiarsi lì per sfuggire alla pioggia e bere qualcosa di caldo per riscaldarsi un poco.
E poi lo vide.
Lì, seduto da solo.
Era proprio come se lo ricordava. Quei capelli ricci, tagliati corti. I grandi occhi azzurri che scrutavano fuori dalla vetrina, le labbra chiuse in una linea dura. Stava pensando, immaginò lei.
Rachel provò a sistemarsi meglio che poteva i capelli bagnati, e con un sorriso si avvicinò a lui.
«Jesse? Jesse St.James, sei proprio tu?» Chiese, attirando quindi la sua attenzione.
Fu quando Jesse alzò lo sguardo su di lei, sorridendole, che Rachel sentì le farfalle nello stomaco. Il che era davvero inappropriato per una donna sposata.
«Sono proprio io, Rachel Berry.» Rispose lui. «Oh, ma sei fradicia!»
Rachel arrossì, pensando che doveva avere proprio un aspetto orribile, impresentabile.
 «Già… Sono uscita di casa senza ombrello.» Spiegò. «Purtroppo la pioggia mi ha sorpreso proprio quando stavo cercando un taxi per rientrare. Questo è stato il primo locale disponibile che ho trovato, per ripararmi.»
«Non ti preoccupare.» Disse Jesse, sorridendole. «Sei bellissima anche così.»
Rachel, guardandolo da vicino ora, si rese conto che si sbagliava. Jesse St.James non era come se lo ricordava, no, era molto meglio. Ora aveva il viso di un uomo, non più di un ragazzino con il sorriso strafottente stampato sulla faccia. Ed era così affascinante…
«Che maleducato!» Fece poi Jesse, alzandosi dalla sedia. «Non ti ho neppure chiesto se ti va di sederti… Sei sola?»
«Oh, io…» Rachel si guardò attorno. «Si, beh, sono sola… E non ho trovato nessun posto libero…» Gli rispose, quindi.
«Qui c'è un posto libero, se ti va.» Disse Jesse, sorridendole, indicandole la sedia vuota.
Rachel si morse il labbro inferiore. Finn si sarebbe arrabbiato se avesse saputo di questo suo incontro? Certo che sì. Proprio come lei si sarebbe arrabbiata sapendolo seduto ad un tavolo con Quinn. Ma… Occhio non vede, cuore non duole, no?
Rachel si accomodò a quel tavolo, allora, e i due rimasero a parlare molto a lungo, anche quando la pioggia fuori era ormai cessata. Si raccontarono come avevano passato quegli ultimi dieci anni, come stavano entrambi lavorando nel campo del teatro, ma ancora non erano riusciti a sfondare a Broadway. Ma era questione di tempo, ormai. Erano sempre più vicini al loro sogno.
Rachel non menzionò mai il suo matrimonio, e Jesse fece finta di non accorgersi della fede che lei portava al dito.
Alla fine, fu Jesse a guardare l'orologio che portava al polso e ad esclamare «Beh, si è fatto tardi! Che ne dici se ti riaccompagno a casa?»
Anche questa era una cattiva idea, e Rachel lo sapeva. Un conto era tenere testa a Jesse St.James in un locale pubblico, un altro conto era farlo una volta soli, nella sua macchina.
Solo che neanche questa volta, Rachel Berry riuscì a tirarsi indietro.
Durante il tragitto in macchina, mentre Rachel dava indicazioni a Jesse su dove andare, trovarono anche il tempo di rivivere i vecchi tempi con un duetto improvvisato. E quando Jesse parcheggiò l'auto di fronte all'appartamento di Rachel, calò il silenzio.
Il ragazzo le poggiò una mano sulla gamba, e si sporse verso di lei. Faccia a faccia, le loro labbra erano estremamente vicine, ma non si toccavano. Rachel sentiva chiaramente il respiro di Jesse sulle sue, e viceversa.
«Sono stato benissimo oggi…» Sussurrò Jesse, guardandola dritta negli occhi color nocciola.
Oh, quella voce… Rachel sapeva che avrebbe fatto qualsiasi cosa Jesse le avesse detto di fare.
«Anche io…» Annaspò lei. Sarebbe voluta essere più intelligente e scappare, proprio in quel momento, uscire da quell'auto in cui la tensione sessuale era alle stelle e correre fino a entrare nel suo appartamento. Ma Jesse St.James era come sabbie mobili, per lei. L'aveva intrappolata, con uno sguardo e un sorriso ammaliatrici. E lei come al solito, c'era cascata.
Il bacio la colse di sorpresa. Erano anni che qualcuno non la baciava in modo così passionale, così intenso. Uno di quei baci che alla fine, ti lasciano ansimante, con il cuore che batte a mille, e il basso ventre in subbuglio.
 
I can't decide if it's a choice
Getting swept away
I hear the sound of my own voice
Asking you to stay
And all we are is skin and bone trained to get along
Forever going with the flow but you're friction.
 
Rachel si tirò su il lenzuolo, coprendosi i seni prima nudi. Si girò su un fianco, poggiando la testa su gomito, e guardando la schiena di Jesse che si era seduto sul bordo del letto, alla ricerca dei suoi boxer.
La loro storia clandestina durava da almeno due mesi, ormai. Era una storia fatta di passione, giochi erotici, baci intensi, lunghe nottate di sesso, e amore. Anche amore, sì. Perché fin da subito entrambi lo avevano capito che anche questa dettaglio, questo sentimento, sarebbe stato inevitabile. Non riusciva a capire se avesse scelto di intraprendere tutto questo, o se semplicemente si fosse lasciata trascinare. Ma non le importava, perché quando erano così da soli, lei sentiva di essere felice.
Rachel sentì il suo della sua voce irrompere nel silenzio della camera da letto.
«Resta…» Gli chiese.
«Tuo marito?» Chiese Jesse, voltando il viso verso di lei.
Lei gli accarezzò la schiena con la punta delle dita. Su di essa si potevano notare graffi rossi. Sorrise nel pensare che era proprio lei l'artefice.
«Smettila di nominarlo.» Gli chiese.
Jesse sorrise, piegandosi su di lei, dandole un bacio sulle labbra.
«Se ci scopre, potremmo perdere tutto. Ne abbiamo già parlato, lo sai. Abbiamo deciso che così ci va benissimo, ad entrambi.» Le sussurrò.
«Mh, continua a baciarmi e smettila di parlare.» Gli chiese Rachel, avvolgendogli le braccia attorno al collo, trattenendolo così.
«Ritorna stanotte?»
«No. Mi ha mandato un sms, torna domani mattina, il suo volo è stato ritardato.» Gli spiegò lei, fra un bacio e un altro.
«Quando volevi darmela questa bella notizia?» Chiese Jesse, sorridendo contro le sue labbra.
Rachel ridacchiò «Stai perdendo tempo in chiacchiere, St.James. Vuoi utilizzare questo tempo per fare qualcosa di costruttivo o no?»
Jesse sorrise e tirò via il lenzuolo che la copriva, osservando il suo corpo e leccandosi le labbra.
«Hai visto qualcosa di interessante?» Chiese Rachel, sorridendogli maliziosa.
«Oh, eccome…» Mormorò Jesse, sdraiandosi sopra di lei, riprendendo a baciarla sulle labbra, intensamente.
 
Two headlights shine through the sleepless night
And I will get will get you alone
Your name has echoed through my mind
And I just think you should think you should know
Them not being safe is worth the driving I will follow you follow you home
I follow you follow you home.
 
Due lampioni facevano luce, illuminando la panchina del parco nella quale loro due erano seduti, durante quella notte insonne. Una di quelle notti in cui Rachel aveva mentito a suo marito, dicendogli che avrebbe dormito da Kurt. Una di quelle notti in cui in realtà, dormire era l'ultimo dei suoi pensieri, con Jesse affianco a sé.
Rachel poggiò una mano su quella di Jesse, e la testa contro la sua spalla. Era perfetta, sembrava fatta apposta affinché la sua testa e solo la sua, potesse stare comoda poggiata lì.
«Comincia a fare freddo…» Disse Jesse, avvolgendola con un braccio attorno alle spalle. «L'estate sta finendo, dovremmo trovarci un altro posto nel quale passare le serate all'aperto.»
«Non voglio. Mi piace qui.» Disse Rachel, guardando le stelle.
«Ci congeleremo.»
«Ci vestiremo più pesanti.»
«Così avresti troppi vestiti da cui doverti spogliare.» Si lamentò Jesse. Rachel rise.
«Sì, è vero, odi quando sono troppo vestita!»
«Proprio come a te non piace quando sono troppo vestito.» Disse il ragazzo, ridendo.
«Mh, St.James. Tu sei uno di quei ragazzi che dovrebbe girare nudo per allietare le giornate di tutte le donne del mondo.» Mormorò Rachel, dandogli un bacio sul collo.
«Vuoi che mi spogli qui?» Chiese Jesse.
«Non sarebbe la prima volta che lo facciamo in un luogo pubblico.» gli ricordò Rachel, sorridendogli maliziosa.
Jesse rise e le diede un bacio sulle labbra.
Jesse. Jesse. Jesse. Questo era l'eco che producevano i pensieri nella mente di Rachel. Solo ed esclusivamente questo. Tutto il giorno, tutti i giorni. Non poteva farne a meno.
«Jesse…» sussurrò Rachel, tenendo gli occhi chiusi, poggiandogli una mano sulla guancia. «Questo è l'eco dei miei pensieri, penso che tu dovresti saperlo.»
«Il mio nome?» Chiese lui, sorridendole.
«Il tuo nome.»
«Vieni a casa con me…» Sussurrò Jesse, baciandola ancora. Perché sentiva che questa volta, quella notte, ci fosse bisogno di qualcosa di più di una sveltina in un luogo pubblico. Entrambi avevano bisogno di fare l'amore, sotto calde coperte, stringendosi l'uno all'altra, forte.
E Rachel lo seguì a casa.
 
 

This slope is Treacherous
This path reckless
This slope is Treacherous
I I I like it.
 

----------
 
♥ Fra's corner.

 
Well, well, well! Eccomi dopo non so quanto ritardo D: mi dispiace moltissimo, ma con il fatto di non avere il computer, mi viene difficilissimo aggiornare, devo sempre elemosinare quello di mia sorella LOL
Chiusa questa piccola parentesi, questo è il modo in cui ho voluto interpretare Treacherous ( http://www.youtube.com/watch?v=u1RU6a_2WMU ) di Taylor. Ovviamente penso proprio che lei non intendesse un amore clandestino, ma visto il titolo, a me ha fatto venire l'ispirazione per questa OS!
Che ve ne pare? Fin'ora qual è la vostra preferita? :)
A presto care,
Francesca.
Ps: Uff, non sono riuscita a mettere l'allegato meglio di così, scusate, my fault. ç_ç Buona lettura.

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Capitolo 4
*** The Lucky One. ***


The Lucky One. 

 


 ♬ New to town with a made up name in the angel city,
Chasing fortune and fame.
And the camera flashes, make it look like a dream.
You had it figured out since you were in school.
Everybody loves pretty, everybody loves cool.
So overnight you look like a sixties' queen. 

 

1952.

" Sbrigati ragazzo, sei peggio di una lumaca." sbottò la donna che camminava di fretta, uscendo dall'edificio. 
" Sono proprio dietro di lei, signora Prichett!" disse il ragazzo, affannando, cercando di tenere il passo. La sua borsa di finta pelle a tracolla pesava. Era piena di scartoffie. Come se non bastasse, anche la sua nuovissima macchina fotografica con flash era pesante da portare in spalla. 
" Non potevo scegliermi assistente  più imbranato!" sbottò lei, arrivando di fronte alla sua automobile. 
" mi dispiace signora Prichett." disse lui, rammaricato, mentre salivano sull'auto.
" sei arrivato con mezz'ora di ritardo, lei sarà sul red carpet a momenti." disse la donna, mettendo in moto. " per favore, accendimi una sigaretta, sono nervosa." gli disse, indicandogli col mento la borsetta che stava sul cruscotto.
Il ragazzo ci frugò dentro, trovando il portasigarette argentato e l'accendino. Ne accese una per lei e gliela porse.
" sarà meglio per te che non ce la perdiamo. L'hai mai vista?" chiese la donna.
" Ho visto tutti i suoi film, signora Prichett." rispose.
" No, Jesse. Intendevo dire se l'hai mai vista dal vivo. Tutti hanno visto i suoi film." rispose la signora Prichett, dopo aver preso un tiro di sigaretta. 
" No. Non l'ho mai vista dal vivo, signora Prichett." disse allora Jesse.
" Oh." fece la donna. Sembrava divertita. Ma non aggiunse niente. 
Jesse passò tutto il tragitto in macchina a chiedersi come mai, una delle più famose giornaliste di tutta Los Angeles, Maggie Prichett, avesse così tanta fretta di incontrare una star del cinema. O meglio, Jesse sapeva perchè. Maggie Prichett voleva l'esclusiva. La vera domanda che si fece in quel tragitto, fu come mai la volesse. Cos'aveva di tanto speciale lei
Jesse ebbe la sua risposta quando la vide arrivare e sfilare sul red carpet, mentre una folla di fotografi e giornalisti si spintonavano e gridavano il suo nome per attirare la sua attenzione, rubarle uno scatto, un sorriso, una risata.
Con le luci dei flash delle macchine fotografiche, Rachel Berry, sembrò a Jesse come un'apparizione, un sogno. 
Tutti l'amavano. Perché era bellissima, perché andava di moda. Però Jesse la guardò oltre quel sorriso delineato da labbra colorate di rosso. Guardò i suoi grandi occhi castani, e tutto ciò che ci vide fu...smarrimento. Sorrideva, ma non era felice.
" Smettila di fare l'imbambolato, e scatta un'accidenti di foto!" disse la signora Prichett, dandogli uno schiaffo sulla spalla. " Non vorrei che il mio giornale fosse l'unico senza una foto di Miss Rachel Berry."
Era questo? Tutto ciò che la gente voleva da lei era una foto?
Jesse prese la macchina fotografica, e scattò, sentendo il rumore del flash che scoppiettava. 
Rachel Berry sembrava una regina, ai suoi occhi... Capelli castani, tenuti in morbidi boccoli che le ricadevano appena sopra le spalle. Il rossetto rosso, ed un vestito bianco, molto elegante.

" Quello chi è?" chiese Jesse alla Prichett, mentre un uomo in giacca e cravatta si avvicinava a lei  cingendole la vita con un braccio.
" Suo marito, no?" rispose la donna, come se fosse ovvio. 
Almeno non è sola, pensò Jesse. 

 

 it's big black cars, and Riviera views,
And your lover in the foyer doesn't even know you
And your secrets end up splashed on the news front page.

 

Jesse aveva messo la sua giacca migliore, per quell'occasione. Ma nonostante sua madre gli avesse assicurato che fosse il più bel ragazzo che avesse mai visto, continuava a non sentirsi all'altezza. 
Maggie Prichett gli aveva affidato il suo primo compito da solo. Un'intervista. Jesse però avrebbe tanto voluto non doverla fare alla donna più famosa del mondo. 
Miss Rachel Berry. 
Aveva fatto delle ricerche su di lei, e aveva scoperto che erano coetanei. Ventidue anni, e già era la regina del mondo intero. Era proprio fortunata! O almeno così dicevano tutti. Ma come succedeva fin da quando Jesse osava ricordare, anche in quell'occasione lui era l'unico a pensarla in modo differente rispetto al mondo intero. Non era fortuna, era soltanto triste. E tutte quelle persone che dicevano di amarla?  Per carità. Amavano i suoi film, e il suo seno che veniva fuori dai suoi abiti troppo scollati. Gliel'aveva detto anche suo fratello Jason. Era fortunata, sì, ad essere bella.
Jesse aveva comunque trovato altre informazioni su Rachel Berry. In varie interviste aveva dichiarato di aver avuto le idee chiare sul suo futuro fin da quando andava ancora a scuola. Il suo sogno era fare l'attrice, diventare famosa, vivere nella Città Degli Angeli. E a soli ventidue anni, aveva realizzato tutto ciò che desiderava. Oltre questo, era sposata. Con un uomo più grande di lei. Un giocatore di football, di trentadue anni. Dieci anni più grande di lei, che dichiarava di odiare il cinema. E allora, si chiese Jesse, come mai si era sposato con un'attrice? 
Perché era famosa.
Perché era Rachel Berry.
Non importava cosa pensasse, cosa dicesse. Importava come appariva.
Jesse ebbe molto tempo per riflettere mentre aspettava in una poltroncina, nella hall dell'hotel. La signora Berry non era ancora arrivata, come gli aveva detto la receptionist. Per fortuna la signora Prichett lo aveva avvisato di armarsi - oltre che di un bloc notes, di una penna e della sua macchina fotografica - di molta pazienza, perché le star amano farsi aspettare. 
Poi finalmente, lei arrivò. 
Un'auto nera si parcheggiò di fronte all'ingresso principale dell'hotel, e lei scese con eleganza, grandi occhiali neri e un foulard legato sulla testa. 
Jesse la vide attraversare la hall con una guardia del corpo, e si alzò velocemente dalla poltrona, correndo verso di lei.
" Miss Rachel Berry, sono Jesse St.James del Los Angeles Times!" si presentò, mentre cercava di tenere il passo. " Sono qui per conto di Maggie Prichett, avevamo fissato un'intervista!"
Rachel Berry si fermò e con lei anche la sua guardia del corpo.
" Oh, come sei carino." disse guardandolo, togliendosi gli occhiali da sole per osservarlo meglio. Jesse St.James del Los Angeles Times aveva grandi occhi azzurri, e capelli chiari, con la riga da un lato, ben tirati indietro e fissati col gel. Quella era la moda dei ragazzi di quel periodo. 
Jesse sembrò smarrito, senza parole. 
" Anzi, molto più che carino. Sei bellissimo..." continuò l'attrice, allungando una mano verso di lui. " Posso?"
" Oh, sì...tanto piacere!" disse lui, impacciato, stringendole la mano. 
Lei ridacchiò. A Jesse non fu molto chiaro se stesse recitando o meno.
" ti chiedevo se potevo toccarti il viso!" gli spiegò.
" come? oh...oh, ma certo...se...se vuole!" disse allora Jesse.
Rachel gli poggiò una mano sulla guancia. " sembri molto giovane.... Potresti fare l'attore, con un viso così!"
" Ho preferito intraprendere la strada del giornalista.." mormorò Jesse, arrossendo leggermente. La donna più bella del mondo gli stava davvero accarezzando una guancia?
" Miss?" proruppe la guardi del corpo.
" Oh, sì..." fece Rachel, togliendo via la mano e rimettendosi gli occhiali da sole. Sembrava quasi una bambina appena sgridata da un genitore. La guardia del corpo avrebbe forse fatto la spia a suo marito?
" posso...posso comunque intervistarla, vero?" chiese Jesse, guardando prima lei e poi l'uomo alto.
" Sì. Ma la signorina preferisce che le interviste siano fatte nella sua camera." l'uomo parlò per lei.

 

*


Fu quando entrarono in stanza che il telefono squillò. Rachel, togliendosi il foulard dalla testa corse a prendere la cornetta, mentre la guardia del corpo perlustrava la stanza. 
Jesse rimase imbambolato, all'ingresso di quella che era una suite vera e propria. Non aveva mai visto in vita sua tanto lusso. 
" No? neanche oggi?" 
Riusciva a sentire la voce di Rachel, da lì. Non era educato ascoltare le conversazioni altrui, ma era inevitabile, essendo che erano pressoché vicini. 
" Me l'avevi promesso..." mormorò lei, stringendo la cornetta del telefono con entrambe le mani. " Mi hai fatto spedire un regalo? dov'è? Dave! Dave! cerca il mio regalo!" 
Dave doveva essere la guardia del corpo, pensò Jesse, perché infatti poco dopo Dave arrivò con in mano un grande vaso di rose rosse. Dovevano essere almeno una cinquantina.
" Odio le rose rosse." disse Rachel. " Non mi conosci per niente!
Jesse, sentì un rumore forte. Probabilmente Rachel aveva sbattuto forte la cornetta del telefono, chiudendo così la conversazione. 
Fantastico, pensò. Adesso probabilmente l'avrebbe mandato via, e Maggie Prichett gli avrebbe fatto una strigliata inimmaginabile. 
" Puoi farlo, lo sai?" disse Rachel, presentandosi davanti a lui e guardandolo. " Puoi sbatterlo in prima pagina questo che è appena successo..." disse. " tanto succede sempre così."
Jesse la guardò, mentre Dave riportava il vaso nell'altra stanza.
" Non sono qui per rubarle uno scoop. Vorrei solo farle un'intervista. E una foto, se permette." 


 

And they tell you that you're lucky.
But you're so confused,
Cause you don't feel pretty, you just feel used.
And all the young things line up to take your place. 


Rachel Berry concesse l'intervista a Jesse St.James. 
Si sedettero lei sul divano e lui sulla poltrona di fronte, nel salottino della suite. Rachel mandò Dave a fare qualche commissione, così che potessero restare soli. 
" ti dispiace se fumo?" chiese a Jesse, mentre prendeva una sigaretta dal suo portasigarette dorato. 
" No, faccia pure..." rispose il ragazzo.
" Non darmi del lei, mi fai sentire vecchia.." disse Rachel, mettendo un broncio, mentre accendeva la sigaretta.
" Scusa." disse allora Jesse, sorridendole.
" così è molto meglio!" disse lei, facendo un sorriso, tutta contenta.
Jesse si perse a guardare quel sorriso. Poco prima era furiosa con - ipotizzò - suo marito che aveva sbagliato a regalarle quelle rose, e ora sorrideva, sembrando felice. Era un continuo recitare? 
Non si stancava di portare questa maschera?
" Allora?" chiese Rachel, dopo aver preso un tiro di sigaretta. " comincia pure con le domande!"
" Oh, già, sì... Me le sono scritto qui..." disse Jesse, impacciato, sfogliando il bloc notes. " Sì, ecco, ora ci sono. " disse. " Miss Rachel Berry..."
La sentì ridacchiare, così alzò lo sguardo.
" Sei buffo!" spiegò lei, sorridendogli. " Un buffo tenero, però!"
" ehm...grazie." disse Jesse, facendo un sorriso timido. " ...credo."
" Sì, era un complimento." assicurò Rachel, sorridendo. Di nuovo fumò.
" Miss Rachel Berry.." ricominciò allora Jesse. " tutti parlano di quanto lei sia fortunata e..."
" Sono confusa." lo interruppe lei, inclinando la testa da un lato, guardandolo. 
" P-perchè?" Jesse sentiva che stava andando male. 
" io non mi sento fortunata per niente..." mormorò Rachel, con sguardo triste. " Neanche bella, come tutti mi definiscono. Sai come mi sento Jesse? Usata..."
Jesse quasi sussultò, a quelle poche parole.
Questo sì che sarebbe potuto essere uno scoop. Sì, se solo lui l'avesse scritto e pubblicato. 
" Loro non sanno niente di me... Pensano di saperlo, solo perché hanno letto qualche mia intervista su qualche importante rivista, o hanno visto tutti i miei film..." proseguì Rachel, tenendo la sigaretta fra due dita. " Ma la verità è che.... Guardami, Jesse. "
Jesse mantenne il contatto visivo.
" Sono sola."
" Mi dispiace tanto." 
" puoi stringermi fra le tue braccia?" chiese Rachel. " Mio marito non fa altro che cingermi la vita con un braccio... Ma io vorrei soltanto che lui mi abbracciasse."
Jesse capì in quell'istante che non esisteva persona più sola al mondo di Rachel Berry. Ed era strano, perché lei era sempre circondata da un sacco di gente.
" Sì, okay..."
Rachel batté la mano sul posto vuoto accanto a sé, incitandolo a raggiungerla sul divano. Quando Jesse si sedette lì, lei rimase immobile.
" Stringimi." gli disse.
E il ragazzo lo fece. Fu un abbraccio piuttosto impacciato, inizialmente. Ma lei sembrò trovarsi bene. Poggiò la guancia contro il suo petto, e respirò a fondo. 
" Grazie..." gli sussurrò.  


1954.

♬  It was a few years later, I showed up here.
And they still tell the legend of how you disappeared,
How you took the money and your dignity, and got the hell out.
♬ 

 

Rachel Berry morì un anno dopo quell'abbraccio. E ad un anno di distanza dalla sua morte, tutti ancora parlavano di come fosse potuto accadere. 
Jesse lesse la prima pagina del Los Angeles Times. Non era un suo lavoro. Non avrebbe mai potuto scrivere un articolo del genere. Non avrebbe mai potuto speculare sulla sua morte, come invece stavano facendo tutti gli altri, come aveva fatto l'autrice di quell'articolo, Maggie Prichett.
Jesse non aveva mai raccontato a nessuno ciò che era accaduto in quella suite, e forse era per questo che la Prichett non gli aveva mai dato quella promozione. Perché lui non aveva mai portato al giornale nessuno scoop. 
Idiota, gli aveva detto suo fratello Jason. A questo punto saresti potuto essere ricco, gli aveva detto. Ti sei bruciato un'opportunità, gli aveva detto.
Ma a Jesse non importava. Rachel Berry meritava di avere almeno una persona al mondo a non averla mai delusa. Jesse avrebbe per sempre custodito quel piccolo segreto. 
" Come ti sembra?" disse Maggie, sedendosi alla sua scrivania.
Jesse si strinse nelle spalle, poggiando il giornale sulla scrivania.
" Non fare quella faccia." disse il suo capo.
" non faccio nessuna faccia, signora Prichett."
" Odi parlare di lei." disse la donna.
" Questo è vero."
" Capisco che tu te ne sia innamorato come tutti gli altri giovani, ma..." 
" No." la interruppe Jesse, guardandola. " Nessuno era innamorato di lei. Tutti la osannavano, dicevano di amarla. Ma nessuno la amava sul serio. O altrimenti non sarebbe finita così." 
" Così come?" chiese la Prichett. " suicida?"
" A distanza di un anno ancora non avete rispetto per lei. Neanche da morta riesce a trovare pace." disse Jesse, sprezzante.
" Ho capito qual è il punto..." disse la donna, accendendosi una sigaretta. " Tu hai un animo da poeta, Jesse St.James! Pensi che avresti potuto salvarla, come il principe che nelle favole salva la principessa... Ma smettila di struggerti."
Jesse la guardò duramente. Parlava di lei  con troppa leggerezza, non gli piaceva.
" non puoi darti la colpa per quello che le è successo." concluse la Prichett, mentre fumava.
" Infatti non mi do la colpa." 
Maggie lo guardò.
" La do a tutti voi." disse Jesse, alzandosi dalla sedia. " In bocca al lupo per suo articolo, signora Prichett. Spero riesca a dormire sogni tranquilli."
E così, Jesse St.James uscì da quell'ufficio, consapevole che no, quel giornale, quell'ambiente, non facevano per lui. 

----------

 ♥Fra's corner.

Okay, one shot davvero lunghissima, ma se siete arrivati a leggere tutto fino a qui, siete dei miti :D 
The Lucky One di Taylor, mi ha dato l'ispirazione per fare qualcosa un po' alla Marilyn Monroe... Spero che vi sia piaciuta come idea, un'AU nel passato, con due St.Berry visti non come coppia, ma come qualcosa di diverso, questa volta. 
Per me è stato un'esperimento, e ho voluto proporvelo :)
Spero tanto che vi sia piaciuto!
A presto,
Francesca. 

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Capitolo 5
*** I KNEW YOU WERE TROUBLE. ***


I KNEW YOU WERE TROUBLE.
 

 

 


Once upon a time,
a few mistakes ago,
I was in your sights,
you got me alone,
you found me
you found me
you found me.

 

 


Rachel si stava annoiando a morte. Non solo, si sentiva anche a disagio, completamente. Seduta in quella poltrona, nel salotto, con in mano un bicchiere di carta rosso che conteneva solo coca cola, mentre tutti gli altri attorno a lei si scatenavano a ritmo della musica alta, si divertivano, pomiciavano, ballavano, bevevano... 
E lei? Lei stava odiando la sua migliore amica come non aveva mai fatto prima d'ora. Janet Harris ha la casa libera, le aveva detto. Sarà una festa magnifica, le aveva detto. 
Come no! Una festa decisamente magnifica. Per gli altri, forse, ma non per Rachel. Marie aveva esagerato, questa volta gliel'avrebbe pagata cara. L'aveva lasciata sola per andare a rinchiudersi in chissà quale camera al piano di sopra con il suo nuovo fidanzato. Ecco la vera ragione per la quale Marie era andata a quella festa. Jason. Non di certo Rachel o il fatto che quel party sarebbe stato magnifico. 
Sbuffando, Rachel si rese conto che la sua coca cola era finita e che, anche se non aveva particolarmente sete, per ingannare il tempo, sarebbe potuta andare a prenderne dell'altra dal tavolo delle bibite che si trovava in cucina. 
Era lì, a versarsi quindi un bicchiere di coca cola fresca quando sentì un gran baccano provenire dall'ingresso. Silenziosamente, fece capolino con la testa oltre la porta, per vedere cosa stesse succedendo.
Capelli ricci, giacca in pelle, occhi blu oceano, sorriso mozzafiato. 
Jesse St.James era arrivato alla festa, ecco cos'era successo. 
Rachel lo guardò, ammaliata. Quei lineamenti del viso così perfetti, il modo in cui dava pacche sulle spalle ai suoi amici e poi rideva e tutti ridevano con lui. Era dannatamente affascinante. Di più. Jesse St.James era ipnotico. 
Ma ovviamente, aveva una reputazione di merda. 
Jesse St.James era un cliché. Uno dei più affascinanti e spietati cliché : era un cattivo ragazzo. 
Andava in giro a spezzare cuori a giovani fanciulle indifese, e andandosene calpestava ogni minuscolo pezzettino, facendo rumore, facendo male. Jesse St.James era un guaio, e Rachel sapeva di dovergli stare alla larga, ma...
Oddio.. L'aveva vista! Le stava sorridendo. Oh no!
Rachel si spostò velocemente dalla soglia della porta e si rifugiò in cucina, guardandosi intorno, mentre il cuore le batteva all'impazzata. Oh, Dio... Le aveva sorriso. L'aveva guardata negli occhi e poi aveva fatto un sorriso sghembo, mozzafiato. 
No, non doveva farsi trovare. Tutti lo sapevano che se Jesse St.James ti trova, non hai scampo. Era un cacciatore infallibile. Una volta catturata la sua preda le strappava il cuore dal petto e se lo teneva come trofeo. Se vogliamo parlare metaforicamente. 
Così, Rachel sperò che nascosta dietro quel mobile della cucina, in piedi, con le spalle contro il muro, lui non la trovasse. Sperò che la lasciasse in pace, che pensasse a qualcun'altra. Sperò... al diavolo, non era vero! Tutte sperano che Jesse St.James le trovi, anche se sono a conoscenza delle terribili conseguenze.
" Buh." mormorò Jesse, comparendo di fronte a lei. " trovata."
Rachel restò pietrificata sotto quello sguardo di ghiaccio.

 


I guess you didn't care,
and I guess I liked that;
But when a fell hard, 
You took a step back,
Without me
Without me
Without me.

 

 


Jesse le poggiò un dito sulle labbra, facendole cenno di stare in silenzio. Dopodiché, la prese per mano e la trascinò fuori, nel giardino sul retro. Dove era buio. Dove non c'era nessuno. Dove faceva freddo. Ma soprattutto dove Rachel non sarebbe potuta scappare.
" una strega..." mormorò Jesse, girando attorno a lei che se ne stava pietrificata ma con le gambe che le tremavano. " nuova."
" non ho paura di te."
" non mi importa." replicò il cacciatore, continuando a girare in cerchio, con calma assoluta. " sapevi chi ero, per questo ti sei nascosta, non è così?"
Dannazione, sapeva ogni cosa. Le leggende che circolavano su di lui, erano tutte vere. Jesse St.James, il miglior cacciatore di streghe mai esistito. Giovane, bello, esperto. Non falliva mai. Geniale da parte di sua madre trasferirsi nella città in cui abitava lui.
Ora erano in pericolo tutte quante. 
" Lo so che cosa fai..." disse Rachel, guardandolo.
" Oh, illuminami!" disse Jesse, fermandosi di fronte a lei, battendo le mani. Una strana luce brillò nei suoi occhi. Sembrava eccitato.
" tutti sanno che... che tu fai un incantesimo alle tue vittime." proseguì allora Rachel. Non ci teneva a spiegare a voce alta la sua fine, ma beh... Aveva altra scelta? 
" vittime! suona così bene, non trovi?" chiese il cacciatore, sorridendole. " ti prego, continua..."
" Le ipnotizzi. Le fai innamorare di te e poi... E poi spezzi il loro cuore e te ne impossessi. " disse Rachel. E non sapeva se provava più ribrezzo o paura, in quel momento. " Tu li collezioni. I loro cuori. "
Jesse non sembrava soddisfatto della sua spiegazione, inclinò la testa da un lato. " Beh, hai raccontato tutto molto brevemente... Non l'hai resa entusiasmante!" 
" Non c'è niente di entusiasmante in questo!" disse Rachel, guardandolo. 
Il cacciatore la guardò contrariato. 
" E' crudele! E' spietato! Tu le fai innamorare e poi fai un passo indietro, senza di loro." proseguì la strega. " Non è giusto! Perché lo fai?"
" Mh, beh, sai..." fece Jesse, stringendosi nelle spalle. Le sue parole non lo avevano minimamente scalfito. " mi piace."

 


 And the saddest fear comes creeping in
that you never loved me, or her
or anyone, or anything.

 

 


Rachel chiuse gli occhi, sospirando. Sentì il rumore dei suoi passi, lui si stava avvicinando, stava per succedere. In lontananza, la musica alta che proveniva dalla casa. Tutti facevano festa, nessuno sarebbe andato a salvarla. E poi, l'indomani mattina l'avrebbero trovata lì, senza vita. Arresto cardiaco, avrebbe decretato poi il medico, come per tutte le altre ragazze uccise da Jesse St.James.
" sento l'odore della tua paura..." 
La voce del cacciatore le fece spalancare gli occhi. Come un fulmine a ciel sereno, Rachel aveva capito il suo segreto. La lettura del pensiero non era uno dei suoi poteri da strega, ma il super udito sì. Poteva sentire un fiocco di neve cadere, poteva sentire la voce di Jason che nella camera del secondo piano diceva a Marie che l'amava. Di solito sentiva anche i battiti cardiaci delle persone che le stavano attorno ma...
Jesse St.James non aveva battito cardiaco. 
Non aveva un cuore. 
" So il tuo segreto." disse Rachel, facendo qualche passo indietro, guardandolo. " Non lo fai perché ti piace, lo fai perché ti serve. "
Jesse la guardò accigliata. " di che cosa stai parlando, streghetta?"
" tu vuoi un cuore."
" sì, il tuo."
" No." disse Rachel, facendo un altro passo indietro, mentre lui avanzava. " Tu non puoi amare. Non puoi amare niente e nessuno, perché non hai un cuore."
Jesse si fermò, fissandola dritta negli occhi. " ora devo ucciderti per forza."
" Non ti servirà il mio cuore!" disse Rachel, le sue mani le tremavano. " ma posso aiutarti ad averne uno tutto tuo. Sono una strega, lo sai che posso!"
" Nessuno può." disse Jesse, guardandola. " Non pensi che in duecentoventitré anni, io possa aver già pensato a questa opzione? Oh, sì... Chiediamo ad una strega, supplichiamola di darmi un cuore che mi faccia provare dei veri sentimenti, che mi faccia amare. " 
Rachel deglutì, lui si stava avvicinando di nuovo. Le prese il viso con una mano. Faceva male.
" Sai che cosa mi rispose quella vecchia strega? No, mi disse, sei un essere malvagio." proseguì il cacciatore. " E devo proprio esserlo, dal momento che riesco a fare cose orribili pur non avendo un cuore." sorrise e a Rachel vennero i brividi. Come poteva essere così bello, avere un viso così puro, ma essere così cattivo? 
" Chi te l'ha preso?" la domanda scappò dalla bocca di Rachel, ancora prima che lei stesse potesse rendersene conto.
" Non ti riguarda." disse Jesse, esaminando il suo viso. " Quello che devi sapere, è che è colpa della tua specie se ora vi sto uccidendo ad una ad una..."
" Scommetto che anche lei era una strega." proseguì Rachel.
" smettila."
" scommetto che eravate giovani e innamorati." 
" smettila, ho detto!" ringhiò Jesse, dandole una spinta e facendola cadere a terra.
Rachel fece una smorfia di dolore, cercando di rimettersi in piedi. Il cacciatore era forte.
" Scommetto che tu le hai dato il tuo cuore."
" stai per morire, sono davvero queste le tue ultime parole?" ringhiò Jesse.
" scommetto che poi lei ti ha lasciato, e si è portata via il tuo cuore." Rachel lo guardò, restando con il fiato sospeso.
" Complimenti, Rachel Berry, hai indovinato. " disse il cacciatore, e con un balzo arrivò di fronte a lei. " Peccato che tu non vivrai abbastanza a lungo da raccontare questa storia."
E poi Jesse St.James baciò Rachel Berry sulle labbra. Era quello l'incantesimo. Era così che succedeva. 
Un bacio ed eri morta.
Un bacio e lui ti rubava il cuore.

 

 Now I'm lying on the cold hard ground.

 

----- 
Fra's corner.
Ciao fanciulli! 
Ho fatto un ritardo imperdonabile, ma ahimé mi manca il tempo materiale per scrivere e non riesco mai a portarmi avanti con il lavoro come invece vorrei! Btw, eccovi qui I Knew You Were Trouble. Ho un paio di cosine da dirvi e poi vi lascio in pace, giuro :D
E' un esperimento! Non ho mai scritto niente del genere prima d'ora e non so quanto vi possa essere piaciuto... Però mi ritengo abbastanza soddisfatta perché sento di aver fatto qualcosa di originale! Puntavo a questo. Avrei potuto fare IKYWT con Jesse bad boy e Rachel verginella, ma mi sembrava troppo scontato... E così, mentre ascoltavo la canzone, mi sono detta che Jesse poteva essere " bad " ma in un modo molto diverso, per questa volta. 
Fatemi sapere cosa ne pensate, se siete delusi o altro :) 
Per ora vi saluto,
un bacione,
Francesca.  

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Capitolo 6
*** All too well. ***


ALL TOO WELL.

 


♫ I walked through the door with you
It was cold, but something 'bout it felt like home somehow and I
Left my scarf there at your sister's house
And you still got it in your drawer even now. 

 


" E' un invito ufficiale?" chiese Rachel, facendogli un sorriso radioso. Era così felice! Se Jesse l'aveva invitata a casa sua, per passare il Giorno del Ringraziamento con la sua famiglia, voleva dire che la loro storia era ormai seria. Non erano più i due ragazzini che avevano fatto tanti errori ai tempi del liceo, no. Ora erano Rachel e Jesse, i due ragazzi più adulti che si erano incontrati per caso un giorno, allo stesso spettacolo di Wicked, a Broadway. Era il primo anno di Rachel, lì a New York. Alla NYADA non stava andando molto bene, e si sentiva così sola e sperduta, tanto lontana da casa. Trovare un viso conosciuto in quel grande teatro, l'aveva rincuorata. E poi... Beh, si sa come vanno le cose. Avevano preso un caffè insieme, e poi si erano ripromessi di rivedersi. Al terzo appuntamento erano finiti a letto insieme, perché Rachel non era riuscita a dire di no a Jesse St.James, perché lo desiderava e soprattutto perché non voleva sprecare un'altra opportunità come aveva fatto quella volta al liceo. Rifiutarlo? Uno dei più grandi errori della sua vita. Quel ragazzo era un Dio del sesso! 
Ben presto poi si erano resi conto che l'amore fra loro due non si era mai esaurito, e che si amavano. E dopo otto mesi, Jesse la stava invitando a casa St.James.
" Non puoi dire di no!" rispose Jesse, sorridendole a sua volta. " E' un invito ufficiale, sì. I miei sono impazienti di conoscerti."
" Non ti dirò di no." disse Rachel, dandogli un bacio sulle labbra, stringendogli poi forte la mano sopra il tavolo del ristorante, nel quale lui l'aveva portata per una cenetta romantica. 
*
Faceva freddo fuori. Rachel aveva dimenticato la sua sciarpa a casa della sorella di Jesse, quando il giorno prima erano andati a trovarla. Il ragazzo infatti aveva tenuto opportuno far conoscere a Rachel i componenti della sua famiglia a piccole dosi, prima di gettarla direttamente nella bolgia del Giorno del Ringraziamento. Così, nel tempo di una settimana, Rachel aveva fatto la conoscenza della sorella maggiore Allison, e del fratello più grande di nome Gale. Entrambi simpaticissimi, per fortuna. Allison non somigliava a nessuno dei suoi due fratelli, mentre era quasi impressionante la somiglianza che c'era fra Gale e Jesse. Solo che Gale aveva gli occhi castani.
Precedentemente, inoltre, Rachel aveva conosciuto la nonna di Jesse, Meredith. Lei viveva a New York, perciò una volta erano andati a trovarla. 
Ma ora erano a Lima, e il Giorno del Ringraziamento era arrivato. Rachel strinse forte la mano di Jesse, mentre lui suonava il campanello.
" Jesse, e se non gli piaccio?" chiese Rachel, guardandolo.
" Piacerai a tutti, amore." rispose il ragazzo, sorridendole.
" Ho dimenticato la sciarpa a casa di tua sorella..." mormorò lei, cercando di temporeggiare.
" Ci penserò io." disse Jesse, dandole un bacio sulla fronte. " ora stai calma, rilassati, e vedrai che andrà tutto bene!"
" Vedremo poi come starai calmo e rilassato tu, quando passeremo il Natale con i miei!" borbottò Rachel.
" Passeremo il Natale con i tuoi?" chiese lui, sorpreso. Era la prima volta che sentiva una cosa simile.
" Certo che sì! O pensi che solo a me spetti conoscere i parenti, eh?" 
" Oh, è una vendetta!" esclamò Jesse, ridendo.
La porta si aprì proprio in quel momento, e una donna - ecco a chi assomigliava Allison! - bionda e snella, sorrise ai due. 
" mamma, ciao!" salutò Jesse, abbracciandola.
" ciao caro, quanto mi sei mancato!" disse la donna, stringendolo forte a se. Poi lo allontanò e lo squadrò dalla testa ai piedi. " fatti guardare. Quanto sei bello!"
" anche tu mamma, sei bellissima." disse il ragazzo, sorridendole. 
La donna gli diede due baci sulle guance, prima di spostare la sua attenzione su Rachel.
" E tu devi essere Rachel." disse.
" tanto piacere, signora St.James." disse Rachel, timida, restando al fianco del suo fidanzato.
" Oh, chiamami pure Kristen. " chiese la donna bionda. Quindi le sorrise. " Sono così contenta di conoscerti! Jesse me l'aveva detto che eri bella, ma non immaginavo così tanto..."
Rachel si era sempre immaginata la madre di Jesse come una donna in carriera, che andava in giro in tailleur anche quando dormiva, rigida e seria. E invece si ritrovò davanti a sé una donna così bella e dal sorriso gentile, che addirittura per salutarla la abbracciò. 
In qualche modo, in quel momento, Rachel si sentì a casa. In qualche modo, quella era la sua nuova famiglia, giusto?
" venite! Aaron e gli altri ci stanno aspettando!" disse Kristen, facendoli entrare.

 


♫ Photo album on my counter
Your cheeks were turning red
You used to be a little kid with glasses in a twin size bed
And your mother's telling stories 'bout you on the t-ball team
You tell me about your past thinking your future was me. 

 


La cena andò magnificamente. Il cibo era squisito perché, come ci teneva a sottolineare Gale, non era stata Kristen a cucinarlo, o altrimenti avrebbero tutti avuto il voltastomaco. Aaron, il padre di Jesse - uguale ai due figli maschi, con due grandi occhi celesti - era un uomo molto affascinante. Era composto e a prima vista sembrava serio, ma anche lui in quel giorno di festa si era lasciato andare. 
Rachel si era trovata benissimo. Com'era da tradizione, prima di mangiare ognuno di loro aveva colto l'occasione per dire per cosa fosse grato.
Gale e la sua neomoglie che gli sedeva accanto, Alex, erano grati per il loro primo bambino che era in arrivo.
Kristen e Aaron erano grati per la loro bellissima famiglia.
Allison scherzò sul fatto che poteva ringraziare solo il suo gatto Bacon, con cui conviveva l'appartamento, e tutti risero divertiti. Ma poi anche lei ringraziò di avere una famiglia su cui poter sempre contare, che non la facesse mai sentire sola.
" E' già il mio turno?" chiese Jesse, sorridendo. " sono grato per la mia famiglia, che mi ha permesso di diventare ciò che sono oggi. Per mio padre che mi ha prestato il suo DNA per diventare un ragazzo affascinante, per mia madre che mi ha dato le basi per diventare un pianista pieno di talento. Per Dio che mi ha dato una voce pazzesca..."
" E la modestia." aggiunse Gale, facendo ridere tutti quanti.
Ma quando le risate si esaurirono, Jesse prese la mano di Rachel e le sorrise teneramente.
" Scherzi a parte, sono grato per tante cose. Ma soprattutto, per avere Rachel. L'unica ragazza in grado di rubarmi il cuore. Ti amo, piccola.." 
Rachel gli sorrise, stringendogli forte la mano, guardandolo commossa. " ti amo anch'io.." gli sussurrò.
" Oh, sto per piangere, sto per piangere..." mormorò Kristen, asciugandosi gli occhi con il rosso fazzoletto di stoffa. 
" Se l'è studiata, è un attore!" scherzò Allison. 
" E tu per cosa sei grata, Rachel?" chiese Alex, sorridendole, poggiandosi una mano sul pancione.
" Sono grata perché il ragazzo che amo ha una famiglia che non mi odia!" e di nuovo la stanza si riempì delle risate dei St.James. " vi sono davvero grata per avermi accolta come se fossi una di voi. Grazie, dal più profondo del mio cuore." sorrise.
Alla fine dei ringraziamenti, ci pensò Gale a proporre un nuovo passatempo : mostrare a Rachel le foto di quando Jesse era bambino.
Si erano tutti seduti in salotto, e non appena Kristen aveva aperto la prima pagina dell'album in cui c'era la foto di un bambino sorridente, con degli occhiali da vista, Jesse diventò tutto rossi in viso.
" che imbarazzo." aveva borbottato.
" Oh, eri così carino!" aveva invece esclamato Rachel, passando un dito sulla fotografia, sorridendo intenerita. 
" sai, Rachel? Jesse faceva parte di baseball quando era più piccolo!" cominciò a raccontare Kristen.
" Mamma, ti prego, no...." la supplicò Jesse, passandoci una mano fra i ricci.
" Per favore, amore, voglio sentire!" disse Rachel, stringendogli la mano, dandogli un bacio sulla guancia per convincerlo a lasciar parlare sua madre.
" Era anche parecchio bravo, ma a quanto pare l'unica cosa che voleva fare su quel campo era cantare l'inno americano." disse Kristen. 
Gale e Allison stavano già ridacchiando, loro conoscevano già la storia.
" suo padre però gli aveva detto che l'inno nazionale si poteva cantare solo prima di una partita molto importante, e così lui aveva aspettato pazientemente..." continuò la donna. " fino al giorno dell'ultima partita di campionato. Siccome gli era stato detto che era quella decisiva per il primo posto, lui aveva capito che era il momento di agire. Prima del fischio dell'arbitro, era andato al centro del campo e aveva cominciato a cantare."
Tutta la famiglia, compresa Rachel, ma tranne Jesse, era scoppiata a ridere.
" ci risiamo... Avevo solo sei anni, e guardavo molti musical!" si difese il ragazzo.
" Oh, questa storia la potrai raccontare ai tuoi figli, su!" disse Aaron, dandogli una pacca sulla spalla, divertito. 
" non mi renderò ridicolo davanti ai miei figli. " borbottò Jesse. 
Rachel lo guardò, sorridendole. " quindi avrai dei figli? non gli escludi, bad boy?" 
Jesse le sorrise. " Avremo dei figli. " la corresse.

 

♫ Time won't fly it's like I'm paralyzed by it
I´d like to be my old self again
But I'm still trying to find it
After plaid shirt days and nights when you made me your own
Now you mail back my things and I walk home alone
But you keep my old scarf from that very first week
Cause it reminds you of innocence and it smells like me
You can't get rid of it, cause you remember it all too well yeah 

" Rachel?" 
Quella voce la distolse da tutti quei meravigliosi flashback. Fino a quel momento, era come se il tempo non volesse passare e lei fosse rimasta paralizzata, imprigionata nel passato. 
Si asciugò le lacrime con le maniche del maglione e si voltò, tirando un sorriso per Kurt.
" non ti aspettavo così presto..." disse al suo amico.
" Tesoro! ma cos'è successo?" chiese Kurt, andandole incontro, abbracciandola e dandole poi un bacio sulla testa.
" Jesse..." rispose Rachel accennando con la testa alla scatola che era sul tavolo.
" che cos'è?" 
" mi ha spedito le mie cose." spiegò allora la ragazza. " E'....è tutto finito, Kurt...." 
Il ragazzo la strinse forte a sé, accarezzandole dolcemente la schiena.
" Eravamo così felici..." mormorò Rachel, cominciando a singhiozzare. " Mi....mi aveva detto che avremo avuto dei bambini...mi aveva detto che mi amava.... " 
" va tutto bene..."
" No, non va tutto bene! Perché lui non è qui. " esclamò Rachel, guardandolo con gli occhi pieni di lacrime. " E non riesco neanche ad odiarlo per questo, perché lo amo.  Lo amo tanto, ancora adesso. Anche se mi ha spedito le mie cose, anche se mi ha lasciata senza troppi perché... Nessuno mi aveva mai amata come aveva fatto lui. Mi aveva fatta sua, ed era così bello, Kurt, così speciale..."
" mi dispiace tanto, tesoro..." disse Kurt, guardandola impotente. Vedere un'amica che soffre, con la consapevolezza di non poter aiutarla in nessun modo, è doloroso. 
Rachel si sedette, facendo un sospiro stanco. Era faticoso portarsi dietro un cuore  infranto, era faticoso piangere tutti i giorni per qualcuno che non ti ama più, per una storia finita. Era estenuante, e anche se lo sentiva battere nel suo petto, Rachel era certa che Jesse si fosse portato via il suo cuore, perché apparteneva a lui, e così sarebbe stato per sempre.
" Manca la mia sciarpa..." mormorò.
" come, scusa?" chiese Kurt, sedendosi accanto a lei.
" La mia sciarpa, quella che avevo dimenticato a casa di sua sorella, la prima settimana che siamo tornati a Lima, insieme. " spiegò allora Rachel. " Non c'è. L'ha tenuta lui. Non è nella scatola. "
" Oh...."
" Sai, Kurt... Mi piace pensare che lui l'abbia tenuta perché gli ricorda me..." disse Rachel, facendo un sorriso così colmo di malinconia da diventare pesante ed esaurirsi troppo presto. Non c'era spazio per i sorrisi, non ancora, non senza Jesse. " Mi piace pensare che lui l'abbia tenuta perché ha ancora il mio profumo... E ogni tanto lui la stringe a sé, perché anche lui come me ricorda tutto troppo bene..."
Kurt le fece una carezza sul viso, mentre questo si bagnava di lacrime calde. 
" io....io...Mi piace pensare queste cose perché fa meno male. " singhiozzò Rachel. " perché non voglio che lui si dimentichi di me."
" Lo so, Rachel, lo so..."
" Non voglio, Kurt... non voglio...." 
" vieni qui..." disse il ragazzo, stringendola ancora in un altro abbraccio.
" io mi ricorderò tutto quanto, per sempre. Io non mi dimenticherò mai di lui..." 
E queste parole erano arrivate alla bocca di Rachel, direttamente dal più profondo del suo cuore.
Ricordava tutto troppo bene, dimenticare era impossibile.

-------
Fra's corner.


E i nostri Jesse e Rachel sono tornati ad essere quelli originali per questa OS, dopo tanti OOC e AU! One shot molto triste, e anche se mi si spezza il cuore a fare finali tristi quando si tratta dei miei amati St.Berry, con una canzone come All too Well, non potevo fare diversamente. 
Piaciuta? Avete pianto? xD
Ci vediamo alla prossima, ragazze :3
A presto,
Francesca.  

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Capitolo 7
*** Starlight. ***


STARLIGHT.

 

 I met Bobby Jesse on the boardwalk, summer of '45.
Pucks me up late one night, out the window
we were 17 and crazy running wild, wild. 

 

Faceva molto caldo quel pomeriggio d'estate. Era il 1945 e  come ogni anno i suoi genitori lo avevano costretto ad una vacanza familiare a Monte Carlo. Niente di più snob. Ed era così ogni anno fin da quando Jesse riusciva a ricordare. Avevano lo yacht di famiglia, facevano parte dello yacht club, erano ricchi e tutti bellissimi. Sua madre, Amanda, si vantava della sua famiglia, soprattutto dei suoi figli, come se fossero dei trofei. Bobby, il maggiore dei due fratelli St.James, diceva che era come se andasse in giro a dire " questo è il risultato delle scopate con mio marito! visto quanto ci siamo impegnati?".
Jesse rideva sempre a quella battuta. Anche in quel momento, mentre se ne stava sdraiato sotto il sole francese, ripensandoci, sorrise divertito. Poi ad un tratto, si alzò. Si stava annoiando a morte. Bobby, suo fratello, l'aveva lasciato solo per andare a corteggiare una bella ragazza dai capelli rossicci. A quanto pare era irlandese.. Jesse sapeva solo questo. 
Così, annoiato com'era, cominciò a camminare in riva al mare. 
Fu così che Jesse St.James incontrò Rachel Berry. Lei aveva perso il suo cappello di  paglia, adornato da un grazioso fiocco rosa, e lo stava rincorrendo mentre rotolava fra le onde sulla battigia. 
" Fermalo, fermalo, per favore!" gli gridò, mentre il cappello di fermava contro le caviglie del ragazzo riccioluto.
Jesse si chinò e lo raccolse, porgendolo alla ragazza ansimante per la lunga corsa.
" grazie!" gli sorrise, prendendo il capello, facendo dei respiri profondi per recuperare fiato. " Una folata di vento me lo ha fatto volare via dalla testa!"
" magari usa il fiocco per allacciartelo sotto il collo... Hai presente? come va di moda ora!" disse Jesse.
Rachel lo guardò, divertita. " Beh, grazie per il consiglio.....?" lasciò cadere la frase, come a chiedergli il suo nome.
" Jesse!" rispose il ragazzo, sorridendole.
" Io mi chiamo Rachel Berry! Grazie per aver aver salvato il mio cappello!" 
" Prego, Miss Berry." disse Jesse, facendole l'occhiolino. " sempre al vostro servizio!"

Fu l'inizio di un'estate più gradevole delle precedenti. La migliore estate della vita di Jesse. Ora aveva Rachel con la quale poter passare le sue giornate estive. Niente più ragazzine sedicenni con le tette rifatte, figlie degli altri membri dello yacht club. No, Rachel era speciale, migliore di tutte loro. E Jesse se ne innamorò in modo veloce, veloce come la folata di vento che aveva fatto volare via il cappello di Rachel il giorno del loro primo incontro. 
Ma non glielo disse mai. Continuò ad aspettare e aspettare, senza mai trovare il coraggio di rivelare il suo amore. 
Ogni notte Jesse andava a prenderla. La aiutava ad uscire dalla finestra di camera sua, che per fortuna si trovava al primo piano di una graziosa villetta a schiera che la famiglia Berry aveva affittato per le vacanze estive. 
E poi correvano, correvano più veloci del vento, verso la piccola baia a guardare la luna che si rifletteva sull'acqua, a raccontarsi i loro segreti, a fare il bagno di notte,  a vivere l'estate dei loro diciassette anni. 

 Can't remember what song it was playing 
when we walked in
the night we snuck into a yacht club party
pretending to be a duchess and a prince. 

 

Una notte di metà agosto, Jesse si presentò sotto la finestra di Rachel vestito con smoking e papillon neri. Era bello da mozzare il fiato alla fioca luce dei lampioni che arrivava da in fondo alla strada. 
" scommetto che quello che non ti serve per fare il bagno, Jesse!" disse Rachel, guardandolo. Era così affascinante. Sembrava più adulto, meno pazzo e selvaggio come amava descriverlo lei. Per la prima volta da quando si erano incontrati si ritrovò a desiderarlo. Fino ad allora, aveva guardato Jesse sotto una luce ben diversa. Lo reputava soltanto un amico. Un amico fantastico, il migliore che avesse mai avuto fino ad allora. Fino ad allora, quando le loro mani si stringevano poco prima di saltare giù dalla scogliera insieme per tuffarsi in acqua, Rachel non pensava a niente di malizioso. Fino ad allora, quando guardava Jesse bagnato nel suo costume da bagno blu come i suoi occhi, non desiderava di strapparglielo via. 
Ma quella notte, mentre le stelle brillavano alte in cielo, quando l'estate era ormai agli sgoccioli, Rachel si rese conto che tutto era cambiato. Ora desiderava Jesse. Desiderava che le stringesse la mano non solo poco prima di tuffarsi, ma per sempre. Desiderava che si togliesse quello smoking e tornasse ad indossare il suo costume blu dentro al quale era così sexy. Desiderava che non fosse solo un amico fantastico. Desiderava che fosse suo. 
Ma ovviamente, tacque. Perché certe cose sono troppo difficili da rivelare, e l'ultima cosa che Rachel desiderava era spezzare la magia di quell'estate.
Così, quando Jesse le disse di mettere un abito elegante perché si sarebbero imbucati ad una festa allo yacht club, lei non batté ciglio e si preparò.
Arrivarono al molo, e già da lontano potevano sentire la musica che proveniva dal grande yacht attraccato lì. 
Un uomo della sicurezza vigilava l'entrata, con tanto di pistola legata alla cintura dei pantaloni. 
" come facciamo?" bisbigliò Rachel, guardando Jesse.
Riconobbe che stava escogitando qualcosa dalla fossetta che si era formata in mezzo alle sue sopracciglia.
" dobbiamo fingere di essere due persone importanti." disse, infine.
" che genio, grazie per averlo detto!" fece Rachel sarcastica. " puoi dirmi qualcosa di più preciso?"
" Sì." rispose Jesse, sorridendole. " facciamo che tu sei una duchessa, e io un principe."
Rachel si tappò la bocca con una mano, soffocando una risata per non farsi sentire dall'uomo, mentre stavano nascosti dietro un gruppo di barili che contenevano chissà cosa. 
" Dai, Jesse, non ci crederanno  mai!" gli disse.
" oh, hai ragione..." fece lui, ridendo. " Beh, allora per entrare diremo il mio nome vero. Di sicuro conosce i miei genitori, loro dovrebbero essere degli invitati. Però promettimi che con gli invitati faremo finta di essere una duchessa e un principe!"
Rachel sorrise, prendendogli la mano. " okay, stramboide, affare fatto!" 

♫ I said " oh my, what a marvelous tune,
It was the best night never would forget how we moved"
The whole place was dressed to the nines 
and we were dancing, dancing
like we're made of Starlight.  

 

Alla festa riuscirono ad imbucarsi. Jesse aveva ragione, i suoi genitori erano fra gli invitati e quando l'uomo della sicurezza aveva sentito " St.James " li aveva fatti entrare pur senza chiedere loro i biglietti. 
" oh mio dio, che meraviglia..." disse Rachel, guardandosi attorno. Mai in vita sua aveva visto niente di così lussuoso. Era impensabile per lei credere che tutta quelle festa, le persone vestite tutte in tiro, i lampadari fatti da piccoli diamanti luccicanti, i camerieri, la musica, il cibo, la pista da ballo, fosse tutto dentro una nave. Era maestoso, più che incredibile.
" vieni, balliamo!" disse Jesse, sorridendole, prendendole la mano, cogliendola di sorpresa, e tirandola verso la pista da ballo. 
Ballarono in modo scoordinato, mentre la maggior parte degli invitati snob ridevano di loro. Ballarono per un sacco di tempo, senza seguire il ritmo della musica. I loro corpi si scontrarono in più di un'occasione, e poi si strusciarono, quasi si volessero provocare a vicenda. Dopotutto, ora entrambi si desideravano. A fare leva sulla loro già naturale follia, si aggiunse l'alcol. Jesse passò a Rachel un bicchiere di champagne in più di un'occasione, ma chi bevve di più, fu proprio lui. 
" E' buono!" disse, gridando nell'orecchio a Rachel.
" è vero.." disse lei, ridendo. 
" ma tu stai bevendo poco." notò lui.
" non sono assetata quanto te." scherzò Rachel.
Jesse sorrise, ma poi la sua espressione si tramutò, quando il dj cambiò genere musicale. Improvvisamente, l'atmosfera della pista da ballo divenne più intima, romantica, e le coppie cominciarono a ballare un lento, stringendosi forte.
" questa musica mi fa venire voglia di piangere." 
" non dire scemenze!" disse Rachel, ridendo. " forza, balla con me, Jesse St.James!"
Si strinse a lui, poggiando la testa contro il suo petto, cominciando a dondolarsi seguendo la dolce melodia della canzone. 
Jesse la avvolse in un goffo abbraccio, cominciando anche lui a dondolarsi leggermente sul posto. 
" non mi dimenticherò mai di questa nottata!" 
" forse sì, domani mattina non ricorderai molto." ridacchiò Rachel, restando in quella posizione.
" non sono così ubriaco." garantì Jesse, sorridendole. La scostò da se delicatamente, e le prese una mano. " andiamo a ballare fuori, vieni con me!"
Si fecero largo fra la folla, fino ad uscire fuori, alla luce delle stelle, sulla prua della nave. 

♫ oh, oh, he's talking crazy
oh, oh, dancing with me
oh, oh, we could get married
have ten kids and teach them how to dream. 

 


Jesse coinvolse Rachel in un lento, cercando di seguire il ritmo della musica che ormai sentivano solo in lontananza. C'era una leggera brezza, ma era una bellissima serata.
D'un tratto, il ragazzo cominciò a parlare, rompendo il silenzio, attirando l'attenzione di Rachel, mentre ballavano insieme.
" Sai, Rachel, potremmo sposarci!" 
Rachel lo fissò per qualche momento, prima di sorridere divertita. " ubriaco!" lo canzonò. 
" no, dico sul serio! Potremmo sposarci e avere moltissimi bambini!" 
" molti quanti?"
" dieci!"
Rachel scoppiò a ridere, nascondendo poi il viso contro il suo petto. " No, dieci sono troppi."
" Rachel, i bambini non sono mai troppi!" disse Jesse. " e potremmo insegnare loro come sognare... Come abbiamo fatto noi quest'estate!"
" E' un progetto carino, Jesse. Ma tu sei ubriaco, e queste sono cose troppo importanti. Non si possono discutere in questo modo." gli disse la ragazza, poggiandogli una mano sulla guancia, sorridendogli dolcemente.
" Come ti ho detto, non sono così ubriaco!" sostenne lui.
" oh, si che lo sei."
" ma ti amo." 
Rachel sgranò gli occhi. D'un tratto sentì il suo cuore battere a mille e le sue guance bruciare. " Jesse...sei..."
" ubriaco." annuì lui." ma domani mattina non lo sarò più, eppure continuerò ad amarti."
Con cautela, quasi avesse paura, Jesse avvicinò il suo viso a quello di Rachel e premette le labbra contro le sue. 
" è da tanto che volevo farlo..." le confessò, sussurrando contro le sue labbra.
" grazie per averlo fatto...lo volevo..." confessò anche Rachel, sorridendo, infilando una mano fra i ricci di lui.
" sul serio?"
Rachel annuì, mordendosi un labbro, sempre col sorriso. " e c'è anche un'altra cosa che voglio fare."
Sesso, ti prego, fa che sia sesso, pensò Jesse.
" cosa?"
Rachel avvicinò le labbra al suo orecchio, sussurrando " sesso."
" evvai!" esultò Jesse, facendola ridere.
" sei sempre così entusiasta quando si tratta di quest'argomento?"
" oh, andiamo... Aspettavo questo momento da due mesi! Non dovrei forse festeggiare?" 
" noto con piacere che sei tornato lucido!" ridacchiò Rachel.
" te l'avevo detto che non ero così ubriaco!" gli ricordò Jesse, sorridendole. " ma..."
" Non ci sono ma." disse la ragazza, capendo al volo. " perché ti amo anch'io."
Magari ci aveva messo un po' di più rispetto a Jesse, per realizzarlo, ma l'importante era averlo fatto, no?
E le follie che Jesse propose a Rachel si avverarono.
Si sposarono.
Ebbero dei bambini. Beh, non dieci, soltanto due. Ma badarono bene di raccontare loro la magia di quell'estate che nei loro ricordi brillava come la luce delle stelle. 


 

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♕ Fra's corner.
Mi piace questo simbolo con la coroncina :3
Vabbè, parlando di cose attinenti alla OS! Come scritto sopra, si ispira alla canzone di Taylor " Starlight " ( cliccateci sopra per ascoltarla :D ) e direi che ci stava bene un lieto fine dopo la tristezza della scorsa one shoot, che dite? 
Oh, e vorrei dedicarla tutta a Rachele, che come al solito legge in anteprima i miei lavori e mi da buoni consigli  A quanto pare questa è una delle sue preferite!
Okay, detto questo, ringrazio tutte voi che leggete e recensite ogni volta!
Scusate se vi ho fatte aspettare troppo :)
A presto,
Francesca. 

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Capitolo 8
*** The Last Time. ***


THE LAST TIME.

 

Found my self at your door
Just like all those times before 
I'm not sure how I got there
All roads they lead me here.

 

Avevano litigato. Ancora una volta. Ultimamente succedeva molto spesso. All'inizio avevano cominciato con litigi che scaturivano per stupide ragioni, e si esaurivano presto; per esempio, litigavano per decidere dove andare a cena, per scegliere quale musical vedere insieme mentre mangiavano della pizza, per andare o no a pattinare al Rockfeller Center. 
Ma poi erano iniziati i litigi seri, quelli che fanno male. Quelli che non si concludevano con un " va bene amore, andiamo a cena dove vuoi tu, ma non litighiamo per una cosa così, ti amo." 
No. Questi litigi erano più pesanti, duravano più a lungo di qualche ora. Duravano giorni. Giorni che sembravano settimane, quasi mesi. Giorni in cui le lacrime che venivano versate erano talmente tante. Giorni in cui la paura di perdersi era paralizzante, e il dolore al petto estenuante. 
Quello a cui Jesse voleva porre fine, era uno di quei litigi. 
Come tutte le volte precedenti, il ragazzo era andato a casa sua. Non sapeva come, ma aveva camminato, vagato a piedi per tutta la città, ed era come se tutte le strade lo avessero condotto direttamente lì. Lui amava definirlo destino, quando si sentiva romantico. Altre volte, diceva semplicemente che la vera spiegazione era che prima di uscire di casa il suo subconscio sapeva già che lo avrebbe portato a casa di Rachel. 
Ancora una volta di fronte a quella porta. L'ironia voleva che sul legno di mogano della porta d'ingresso di casa Berry ci fosse un otto color oro. Otto che rovesciato si trasforma nel simbolo dell'infinito. Buffo, no? Loro che si promettevano di stare insieme per sempre si ritrovavano puntualmente a litigare sulla soglia di una porta contrassegnata dall'infinito. 
Ma Jesse, in quel momento, non stava sorridendo. Neanche un po'.

 

I imagine you at home
In your room, all alone,
And you open your eyes into mine
And everything feels better.

 

Rachel era a casa da sola, quel giorno. Nella sua stanza, sedeva silenziosa su una poltrona comoda e stringeva fra le mani un libro. Non ascoltava musica, le ricordava Jesse. Le ricordava la sua voce maledettamente perfetta. I loro sogni di gloria a Broadway, i loro duetti, le serate al karaoke, le mille cose che avevano in comune. La musica erano loro. Loro erano nelle note romantiche, per tutti i momenti d'amore che avevano trascorso insieme. Loro erano nelle strofe che parlano di cuori spezzati, per tutte le volte in cui avevano litigato. Loro erano ovunque, nella musica. Per questo, quando era triste, Rachel paradossalmente, non l'ascoltava. 
Cercava di concentrarsi sulle pagine di quel libro, ma non ci riusciva. La sua mente volava lontano, ricordando i momenti in cui non stava così male. Respirò profondamente, cercando di risentire il profumo del mazzo di fiori che Jesse le aveva regalato il giorno del loro primo appuntamento. Ma quel profumo esisteva ormai solo nei suoi ricordi, era inutile che ci provasse, non l'avrebbe risentito. 
Fu interrotta dal suono del campanello, e svogliatamente, chiuse il libro, alzandosi dalla poltrona e poggiandolo al suo posto. Credeva che fossero i suoi genitori. Aveva rinunciato a pensare che fosse Jesse, visto che era ormai una settimana e mezzo che non si faceva più sentire. Non una chiamata, non un sms, non un'e-mail. Niente di niente.
E invece era lui.
E quando aprì la porta, e lo guardò negli occhi, perdendosi in quell'oceano blu colmo di tristezza e scuse e voglia di essere perdonato... Rachel si sentì meglio. 
Si gettò fra le sue braccia, stringendosi a lui e piangendo, bagnando il suo cappotto.
" credevo non saresti venuto questa volta." gli disse, fra i singhiozzi. 
" ma sono qui, adesso." sussurrò Jesse, stringendola a se, accarezzandole dolcemente i capelli.
" Oh, Jesse, ho avuto così tanta paura..." 
" Mi dispiace..." 
" Ti odio." mormorò Rachel.
" lo so."
" ma ti amo."
" so anche questo." le disse, mentre la scostava delicatamente da sé per poterla guardare di nuovo negli occhi gonfi di lacrime. 
La baciò delicatamente sulle labbra, e la guarì da tutte le ferite che lui stesso le aveva inferto. 
" ti amo anch'io." le sussurrò poi, risanandola del tutto.

 

 You find your self at my door
Just like all those times before
You wear your best apologizes 
But I was there to watch you leave.

 

Il litigio successivo non tardò ad arrivare. Ormai diventavano sempre più frequenti. E se prima le ragioni erano serie, ora essi erano scatenati dalle cose più minime. Il fatto era che sia Jesse che Rachel erano esausti. Stanchi di litigare e di soffrire.
Litigare.
Soffrire.
Due verbi che ormai facevano parte della loro quotidianità. 
Rachel trovò Jesse alla sua porta, per l'ennesima volta, come tutte le volte. Quella volta però, non gli andò incontro, non corse fra le sue braccia. Nessun abbraccio, nessun bacio. Entrambi sapevano che questa volta....era l'ultima volta.
Jesse indossava le sue migliori scuse. Disse a Rachel che era consapevole di aver sbagliato, consapevole che fosse colpa sua. Le disse che era dispiaciuto, che non avrebbe mai voluto ferirla ancora, ma che le circostanze lo avevano condotto a farlo. Disse anche qualcosa di poetico, a proposito del loro amore e del fatto che sulla sua porta ci fosse il simbolo dell'infinito. 
Ma quella volta Rachel non cedette. No, quella volta lei era sulla soglia della porta solo per guardarlo andare via.

 

This is the last time 
I won't hurt you anymore.

 

Jesse sospirò, guardandola. Le sue scuse non avevano funzionato e fu mentre la guardava stare immobile sulla soglia dell'infinito che capì che l'unico modo per rimettere a posto le cose era essere sincero, ma soprattutto lasciarla andare.
" Sembra che io e te abbiamo fatto un casino, Rachel." disse, guardandola. Scosse poi la testa, facendole un sorriso che sapeva di malinconia. 
" ma ti ricordi com'eravamo all'inizio?" le chiese. " com'eravamo spensierati e innamorati! Ricordo come mi guardavi... oh, se me lo ricordo. Era bello, confortante, uno sguardo così pieno d'amore, così diverso da quello con cui mi guardi ora. 
Io e te avevamo tanti buoni propositi, Rachel, te lo ricordi? Broadway insieme. Re e Regina dei musical, vincitori di chissà quanti Tony Awards. Io e te che diventavamo delle leggende, sempre insieme, sempre uniti. Oh, sarebbe stato così bello..." 
Le lacrime sul viso di Rachel lo costrinsero a fermarsi. Dio, quanto odiava vederla in quello stato. E lei lo sapeva bene, per questo si affrettò ad asciugarsele con la manica del maglione, permettendogli di continuare il suo discorso.
" Sai, io ci credo ancora. Credo ancora che io e te potremmo un giorno diventare Re e Regina di Broadway e vincere dei Tony Awards. Perché siamo bravi, avanti! questo è innegabile, ce li meritiamo. Ma non insieme... No. Ci speravo. Speravamo che l'infinito della nostra storia non fosse solo quello affisso sulla tua porta ma quello scritto sulle nostre anime. Ma a quanto pare, non è il nostro destino. Guarda come siamo ridotti, Rachel. " disse Jesse. 
Calò il silenzio. 
Ecco com'erano ridotti. Al silenzio. Non avevano più nulla da dirsi, nulla da condividere. I litigi, le grida, le promesse infrante, li avevano logorati interiormente.
Jesse si avvicinò a lei, prendendole il viso fra le mani, dandole un leggero bacio sulla fronte. 
" Non voglio più farti del male, Rachel." le sussurrò, mentre lei piangeva perché sapeva. Sapeva cosa avrebbe detto dopo. Era un addio.
" La cosa più giusta che io possa fare in questo momento è lasciarti andare. Una parte di me ti amerà per sempre, ed è proprio per questo motivo che ora devo dirti addio. Ti sto consumando. Ci stiamo consumando a vicenda, e non è giusto. Ti amo, e so che tu meriti un amore diverso dal nostro... così tormentato e sofferto." 
" m-mi...dispiace..." singhiozzò Rachel. " m-mi..."
" non c'è bisogno che tu dica niente, piccola." disse Jesse, asciugandole le lacrime con le dita. " io e te non abbiamo mai avuto bisogno di tante parole per capirci. So che anche tu pensi che sia la cosa giusta, così come tu sai che anche a me dispiace."
Rachel strinse gli occhi chiusi e poi li riaprì, guardandolo. Anche lui stava piangendo mentre pronunciava quelle ultime parole.
" non dimenticarmi, perché io non lo farò."
E dopo un ultimo casto bacio sulle labbra, Jesse andò via e Rachel chiuse la porta, lasciando che l'infinito li dividesse. 
Perché entrambi sapevano che se non potevano amarsi fra di loro, non avrebbero comunque mai potuto amare nessun altro.


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 ♚ Fra's corner.
Ogni tanto cambio simboletto qui nelle note, giusto per sperimentare LOL
Okay, one shoot davvero, davvero triste. Penso che sia la più triste che io abbia scritto per questa raccolta. Partendo dal presupposto che amo The Last Time come canzone, non potevo non inserirla fra queste mie OS. Non so a voi, ma anche se è tristissima, penso che sia bello il fatto che Rachel e Jesse siano consapevoli che il loro amore, anche se finito, sia speciale. 
Spero di non avervi fatte piangere troppo, mie care!
Vi mando un bacione a tutte,
Francesca.

P.s questa è la penultima OS, a presto con l'ultima : Begin Again.  

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Capitolo 9
*** Begin Again. ***


BEGIN AGAIN.

 

Took a deep breath in the mirror
He didn't like when I wore high heels
but I do.
Turn the lock and put my headphones on
He always said he didn't get this song
But I do.

 

Sono passati mesi da quando io e lui ci siamo lasciati. Il mio migliore amico Kurt, dice che è meglio così. Dice che lui mi stava consumando, mi stava facendo del male. Dice che il fatto che lui mi abbia lasciato sia stata una benedizione.
Io non ero del suo stesso parere. Ho passato gli ultimi otto mesi come se fossi in coma. Sono stata male, ho sofferto, ho pianto. Fino al momento in cui Kurt ha deciso di trasformarsi nel mio salvatore.
E' lui che ha organizzato quest'appuntamento. Al momento, lo odio da morire. Cosa me ne faccio di un appuntamento? Non voglio ricominciare tutto da capo. Tanto lo so come andrà a finire. Questo ragazzo misterioso di cui Kurt mi ha detto soltanto il nome e l'età, che ha conosciuto ad uno dei suoi corsi di cucina, mi spezzerà il cuore. 
Ci ho messo un'eternità a dimenticarmi del mio ex, per quale assurdo motivo dovrei impegnarmi per costruire un'altra storia che mi farà stare male? 
Questa orribile sensazione di pessimismo, mi uccideva. Io che ero sempre stata un'inguaribile romantica, mi ero ridotta in questo modo. Odiavo il mio ex. Odiavo il fatto che andandosene avesse portato via con se tutto ciò che di buono c'era in me. La speranza, la spensieratezza, i miei sogni.

 

Feci un profondo respiro mentre mi guardavo allo specchio. Era mercoledì.
L'appuntamento con quel tale, Jesse St.James, era già stato concordato, ci saremmo dovuti vedere in un Cafe in centro. Mi dispiaceva dargli buca, e visto che non avevo niente di meglio da fare, avevo deciso di andarci, nonostante fossi ancora restia e intenzionata ad ammazzare Kurt. Doveva proprio fare il Cupido della situazione? 
Mi ero messa un vestito color lilla pallido, che mi arrivava fino al ginocchio. Niente scollatura, niente pizzi. Era un vestito semplice. Ma avevo messo i tacchi. Guardando nel riflesso dello specchio le mie scarpe, feci un sorriso amaro. Lui odiava quando indossavo i tacchi. Non gli avevo mai chiesto il perché, però. Il fatto era che ero talmente ciecamente innamorata di lui che qualsiasi cosa mi dicesse, io la facevo. Obbedivo come un soldato al suo superiore. 
Scacciai quei brutti pensieri dalla mia testa, allontanandomi dallo specchio e andando a prendere la giacca e la borsetta che avevo precedentemente poggiato sul letto. 
Ero pronta.
Beh, si fa per dire. Erano secoli che non uscivo con un ragazzo e mi sentivo come se mi fossi dimenticata come ci si comportava in certe occasioni. Che fastidiosa sensazione! Forse la musica mi avrebbe potuta aiutare, come faceva sempre. Quindi, uscendo di casa, mentre camminavo diretta alla mia auto, misi le cuffie nelle orecchie e premetti play sul mio iPod.
Ancora una volta, feci un sorriso amaro. Lui odiava questa canzone.

 

Walked in expecting you'd be late
But you got here early 
And you stand and wave 
I walk to you 
You pull my chair out and help me in
And you don't know how nice that is
But I do.
 

Mi fermai sul marciapiede che stava di fronte a guardare l'insegna del Cafe. Era in stile parigino, con quel nome francese e quella calligrafia in corsivo, color pastello. Ne avevo già sentito parlare di quel posto, si diceva che facessero i macarons più buoni di tutta la città. 
Ancora una volta ebbi l'istinto di fare dietro-front e tornare a casa. Mi sarei fatta male di nuovo, lo sapevo. 
Ma poi pensai a quanto Kurt si sarebbe offeso. A tutte le cose che mi avrebbe detto come " Rachel, devi andare avanti!" o " E' tempo che tu trovi qualcun'altro!" o " poteva essere l'amore della tua vita, ma tu gli hai dato buca!" e così via. 
Quindi semplicemente lo feci. Mi misi una ciocca di capelli dietro l'orecchio destro e attraversai per arrivare all'entrata del Cafe. 
Avrei scommesso la cosa più preziosa che possedevo, che Jesse St.James sarebbe arrivato in ritardo. Perché ero abituata così. Lui arrivava sempre in ritardo, quindi perché mai Jesse St.James non avrebbe dovuto fare lo stesso? I ragazzi erano tutti uguali. 
Ma invece...
Invece Jesse St.James era già lì. Era arrivato in anticipo, prima di me. Kurt mi aveva fatto un'accurata descrizione affinché lo riconoscessi. Aveva detto cappelli ricci, leggermente modellati dal gel, grandi occhi azzurri come il cielo sereno, carnagione chiara. E quella descrizione si rispecchiava nel ragazzo seduto nel tavolo per due, nell'angolo destro del locale. 
Per qualche secondo restai imbambolata, visto che il suo essere già lì mi aveva decisamente colta di sorpresa. Fu lui a vedermi e a farmi il sorriso più bello che io avessi mai visto. 
Si alzò, facendomi cenno di avvicinarmi.
" Sei Rachel? Rachel Berry?" mi chiese, sorridente, quando arrivai da lui.
" sì, sono io.." mormorai, timidamente.
" Io sono Jesse St.James." si presentò, stringendomi la mano. " Kurt me l'aveva detto che eri carina, ma dal vivo sei...beh, ancora più bella."
Non potei fare a meno di arrossire. Da quanto un ragazzo non mi faceva un complimento? Con questo modo così gentile e affabile, inoltre. Non era uno squallido approccio per rimorchiare, lo potevo capire dal suo tono di voce, dal suo sorriso. Era semplicemente sincero. 
" grazie, Jesse." gli rivolsi un sorriso.
E poi lui si mosse per spostarmi la sedia e permettermi di sedermi. A quel punto rimasi definitivamente scioccata; O Kurt aveva trovato l'ultimo cavaliere esistente al mondo, o stavo sognando. Era un gesto così carino! Ma Jesse lo aveva fatto con una tale naturalezza che ero sicura non si rendesse conto di quanto lo avevo apprezzato. 
Lo ringraziai ancora una volta, sedendomi al tavolo con lui.
E subito la conversazione cominciò.

 

And you throw your head back laughing 
like a little kid.
I think it's strange that you think I'm funny
'cause he never did.

 

Parlare con lui si rivelò essere la cosa più semplice e piacevole del mondo. Jesse era estremamente affascinante e riuscì da subito a coinvolgermi nei suoi racconti. Scoprii che studiava all'università e che aveva conosciuto Kurt al corso di cucina al quale si era iscritto perché aveva bisogno urgente di imparare a cucinare. Infatti, da poco si era comprato un piccolo appartamento in centro, e viveva da solo. 
" non ce la faccio più ad andare avanti a cibo riscaldato al microonde, o pizza!" mi aveva confessato. 
Mi raccontò che il suo unico coinquilino era un cane, Freddie. Un cane grasso che non faceva altro che dormire e russare. Avevo riso. Avevo riso come non ridevo da mesi mentre lui mi raccontava piccoli aneddoti della sua vita quotidiana. 
" ha anche il coraggio di arrabbiarsi quando lo caccio via dal letto, durante la notte!" mi aveva raccontato. " per vendicarsi pensa bene di mangiarmi tutte le scarpe!"
Poi era arrivata la domanda fatidica.
" E tu? cosa mi racconti di te, Rachel?" mi aveva domandato, sorridendomi. 
Sembra stupido, ma quella domanda mi mise in difficoltà. Jesse era stato così carismatico, e divertente e spiritoso nel raccontarmi di sé. Cosa sarebbe successo se io non lo fossi stata? Se fossi risultata noiosa, piatta, poco interessante?
Cominciai con le cose basilari. La mia età, cosa studiavo all'università, la mia città d'origine. E poi provai con qualcosa di spiritoso. 
" condivido l'appartamento in cui vivo con Kurt, anche lui russa, ma ancora non ha mai provato a mangiarmi le scarpe quando gliel'ho fatto notare!"
Ancora una volta, Jesse St.James mi stupì. Gettò la testa all'indietro, ridendo e la sua risata era così genuina e sincera e musicale... Sembrava un ragazzino, ed era bellissimo.
Lui non mi aveva mai trovata divertente.
" oh, Rachel!" fece poi, portandosi una mano fra i capelli, scuotendo la testa, sorridendo ancora divertito. " a quanto pare il tuo coinquilino è meglio del mio!"
" non saprei, almeno Freddie non canta sotto la doccia Wannabe delle Spice Girls." feci, lasciandomi andare ad una risata, mentre lo sentivo ridere ancora una volta.

 

And we walked down the block
to my car
And I almost brought him up
but you started to talk 
about the movies that
your family watches every single Christmas
And I want to talk about that 
for the first time
what's past is past.

 

Da bravo cavaliere quale si era rivelato essere per tutto l'appuntamento, pagò lui il conto. Avevamo parlato così tanto e con così tanto trasporto e affinità, che mi ero quasi dimenticata di assaggiare i famosi macarons e il caffé. Ma dopo aver passato ore a chiacchierare e mangiare, si era fatto tardi e quindi avevamo deciso di andare via.
Jesse decise di accompagnarmi alla macchina, mentre finivamo una nostra chiacchierata riguardo a sua sorella maggiore che si sarebbe dovuta sposare entro pochi mesi. 
Quel discorso mi fece ripensare a come anch'io mi sarei voluta sposare con il mio ex. Avere dei bambini, costruirmi un futuro, una famiglia. Avere una casa con un bel giardino, e un bel cane. Proprio come si vede nei film. Ma poi lui mi aveva lasciata, e tutto era andato in fumo. 
Mi resi conto in quel momento che Jesse si era fermato per dare qualche soldo in beneficenza a uno di quei Babbi Natale che si sistemavano fuori dai negozi in periodo natalizio. 
Poi semplicemente riprese a camminare e a parlare di nuovo con me.
" quell'uomo mi ha fatto ricordare dei film natalizi che mia madre ci fa guardare ogni singolo Natale!" disse, scuotendo la testa, ridendo fra se e se.
Mi bastò guardarlo per dimenticarmi del mio ex, di quanto male mi aveva fatto. Non avevo più voglia di parlare di lui, ora volevo parlare con Jesse dei film natalizi, della sua famiglia e di qualsiasi altra cosa bella. 
" raccontami, per favore!" gli chiesi, sorridendogli. 
Gli presi la mano, e lui intrecciò le dita con le mie, rivolgendomi uno dei suoi dolci sorrisi.
Per tutto questo tempo, ero stata in coma. Ero stata cieca. Io, Rachel Berry, la più passionale fra le ragazze romantiche, mi ero crogiolata nella convinzione che le uniche cose che l'amore potesse mai fare fossero spezzarti il cuore, bruciare e finire. 
Ma la verità è che quel mercoledì di Dicembre, con Jesse St.James, io vidi l'amore ricominciare di nuovo.

I've been spending the last 8 months 
Thinking all love ever does 
Is break and burn and end 
But on a Wednesday in a cafe 
I watched it begin again .

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Carissime, siamo arrivate alla fine! Anch'io come Taylor Swift ho voluto chiudere la mia raccolta con una OS ispirata alla canzone Begin Again. Quindi, non è un caso. Mi sarebbe piaciuto che Rachel nel telefilm vedesse l'amore ricominciare con Jesse. Ma dal momento che a quanto pare i RIB ci remano contro, questo loro nuovo inizio me lo sono inventata io :)
Spero che vi sia piaciuta, e ancora una volta colgo l'occasione per ringraziarvi. Voi che fedelissime continuate a seguire e a recensire ogni volta che posto qualcosa di nuovo. Mi fate davvero contenta :3  

Vi abbraccio tutte forte forte,
Francesca.

P.s Tornerò mai su efp?


*pausa ad effetto*




SI! prestissimo vi farò una sorpresa :D  

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