Recalling the past di bambi88 (/viewuser.php?uid=11548)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un caffè nero, lungo e amaro ***
Capitolo 2: *** Ricordo di caffè ***
Capitolo 3: *** Foto, Luce e Mogano ***
Capitolo 4: *** Sogno o incubo... ***
Capitolo 5: *** ricordi intrecciati ***
Capitolo 6: *** vento e acquazzone in arrivo! ***
Capitolo 7: *** Inizia a piovere... ***
Capitolo 8: *** dietro quella porta ***
Capitolo 9: *** bambine e donne ***
Capitolo 10: *** ciondolo e falò ***
Capitolo 11: *** menta o liquerizia? ***
Capitolo 12: *** Boston and failure ***
Capitolo 1 *** Un caffè nero, lungo e amaro ***
ino modella 1
Il sole era già alto e penetrava nella stanza dalle grandi vetrate. La
mano scattò verso la sveglia che non accennava a smettere di ronzare
insistentemente. - è presto…- sussurrò la ragazza, immergendo la testa nel
morbido cuscino. la sua stessa voce le rimbombò nelle orecchie. Quel dannato
mal di testa la perseguitava come ogni mattina. Scagliò il cuscino verso la
sveglia che, cadendo a terra, riprese a trillare. - le mie povere orecchie…-
sibilò, tirandosi le coperte a coprire la testa. Dall’enorme letto spuntava
ora solamente qualche ciuffo dorato. Passarono lenti secondi prima che la
ragazza si decidesse ad alzarsi. Sbadigliò rumorosamente, inorridendo del
proprio alito, un misto di alcool e tartine al tartufo. La festa della sera
prima l’aveva davvero resa uno straccio. Vita di stravizi. Posò i piedi a
terra, raccogliendo la sveglia, disattivandola con un gesto
distratto. Barcollò fino alla cucina, ondeggiando sulle gambe abbronzate e
facendo frusciare il corto pigiama di raso. Posò gli occhi sul piccolo
tavolino di vetro dove vi era poggiata ancora la borsa dorata. Si mise seduta
su uno degli sgabelli, fissando la parete bianca davanti a sé. Restò in uno
stato catatonico-comatoso per diversi minuti, prima di avvicinarsi alla credenza
ed afferrare la sua colazione. La sua misera colazione, ammise, guardando la
lista del dietista che la seguiva. Un caffè nero. Bene questo le sarebbe
servito, pensò, specchiando la sua immagine riflessa nella cappa metallica della
cucina. Cento grammi di mela verde. Tutto qui. Fortunatamente non aveva
molta fame,pensò, mentendo a se stessa. Forse era vero quello che le aveva
detto Sakura, doveva smetterla di torturarsi. Parlava bene lei. In fondo non
era altro che un medico. Se fosse apparsa con un chilo in più nessuno le
avrebbe fatto la ramanzina. O meglio. Nessuno l’avrebbe licenziata. Si
sedette sullo sgabello, allontanando distrattamente con il dorso della mano la
piccola borsa, che cadde a terra, in un tonfo soffocato. - cazzo il
cellulare!- urlò, rischiando di soffocare con un pezzo di mela
verde. Raccolse con ansia la borsa che, nel piccolo volo, si era aperta ed
aveva sparso a terra il suo esiguo contenuto, un rossetto, un cellulare (forse
rotto, dannazione!) e dei biglietti da visita spiegazzati. Aprì e chiuse
nervosamente il telefonino che, dopo un tentennamento iniziale, riprese ad
illuminarsi di una pallida luce giallognola. Sospirò di sollievo, riprendendo
a mordere la mala acerba, posando il cellulare sul tavolo. Fu allora che la
sua attenzione fu attirata da quella rivista. La ragazza che ne occupava la
copertina sorrideva meravigliosamente, avvolta in un leggero abito nero,
illuminata dalla cascata di capelli biondi che le ricadevano in fili sottili
sulle spalle e dai grandi occhi lucidi, di uno splendido azzurro. Bella. Non
c’era altro da dire. Eppure Ino Yamanaka, la famosa e ricca modella più in
voga nell’alta moda, in quella foto non si piaceva affatto. Voltò la rivista
con un gesto scocciato, riprendendo a masticare rumorosamente. Scandagliò la
stanza con lo sguardo. Sulla credenza, quasi e perennemente occupata da
barrette dietetiche, frutta sempre troppo acerba e bibite ipocaloriche (l’unico
vizio che le era concesso), vi erano attaccati alcuni post-it
colorati. Indirizzi di fotografi, appuntamenti e messaggi della massima
importanza, come il "ricordati della tua amichetta dalla fronte spaziosa,
maialina!". Sakura. Ino sorrise. Avrebbe dovuto chiamarla. Erano
settimane che non si vedevano, oramai. A dir la verità, erano mesi.
L’ultima volta che Sakura era entrata nella sua vita le aveva portato, come
sempre, una ventata di vitalità. Strano da parte dell’"perenne depressa", pensò
Ino, gettando il torsolo di mela nel secchio. Era arrivata carica di bagagli
direttamente dall’aeroporto, in testa l’eterna fascia rossa. Ino non riusciva
nemmeno più a ricordarla senza di quella. - sapere dove abiti è più difficile
che rubare codici missilistici alla CIA, lo sai Ino-pig?- le aveva detto,
sorridendole, davanti la porta. Un ottimo medico. Ecco cosa era diventata la
sua vecchia rivale. La sua vecchia più cara amica. Proprio la Sakura fifona,
che ripeteva incessantemente che aveva paura del sangue. Proprio la Sakura
secchiona con cui lei, la bella e perfetta Ino, adorava litigare. Proprio la
Sakura dalla fronte spaziosa, che le aveva pianto sulle ginocchia dopo la prima
e, più bruciante, delusione d’amore. Ino si versò il caffè caldo nella
tazza. Era un caffè lungo, dal leggero retrogusto di bruciato. Come le
piaceva. Perché era la cosa che più le ricordava il passato. Nonostante
Ino Yamanaka fosse una richiesta e famosa modella, Ino amava ricordare il
passato.
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Capitolo 2 *** Ricordo di caffè ***
ino modella 2
L’odore amaro le colpì le narici e, per un attimo, rabbrividì. Amaro e
nero. Il caffè della scuola era davvero disgustoso. Lo ingoiò, lasciandolo
scivolare lungo la gola, avvertendo un lieve tepore avvolgerla. -
almeno è caldo- mormorò accartocciando il bicchiere vuoto. Strinse il
braccio attorno la pancia nuda, perennemente nuda, (come le sue maglie erano
perennemente troppo corte), nonostante il clima rigido. Faceva freddo in quei
giorni ed il cielo plumbeo di quella mattina l’aveva messa di cattivo
umore. - ehi, bellezza!- l’apostrofò qualcuno, attraversando il
cortile. Lei scosse solo lievemente la testa, ondeggiando i lunghi capelli
biondi, solo in parte celati da uno strano cappello a righe colorate. Strano,
ovvio. Ma era suo. E solo questo lo rendeva speciale. Alzò gli occhi al
cielo, mostrando, nella piega delle labbra, un lieve disappunto. Faceva tutto
parte della sua commedia. E, come sempre, stava funzionando. Quel qualcuno
aggiunse, da lontano, un colorito commento sul suo fondoschiena e lei lo
ondeggiò, distrattamente ( ma dopotutto lei poteva permettersi di essere
distratta), fino alla panchina, al centro del cortile, sulla quale si lasciò
cadere stancamente (non era stanca, naturalmente, ma la recita così funzionava
meglio). Accavallò le lunghe gambe magre, accarezzando le calze pesanti che,
ovvio, le lasciavano scoperta una grande porzione della coscia, sopra il
ginocchio. Sospirò lentamente, allacciando la giacca morbida e sistemando il
cappuccio, scoprendo però il collo latteo. Guardò l’orologio. Le dieci e
cinquanta. Cavolo, era più di mezz’ora che era fuori. Si alzò e due
ragazzine, matricole, pensò, snobbandole, presero a ridacchiare,
arrossendo. Avevano sulla testa, una strano cappello a righe e una lasciava
ondeggiare i capelli biondi. Tinti. - ridicole…- sussurrò, beandosi,
però, dei loro sguardi adoranti.
Quando aprì la porta dell’aula vide il volto concentrato di Sakura. Aveva
una mano tra i capelli e mordicchiava ininterrottamente il labbro inferiore. Lo
faceva sempre, quando era agitata. - sono lieto che tu ti sia
finalmente degnata di partecipare ad una lezione, Yamanaka- - lieta
anche io di saperla felice della mia presenza prof…ma non è decisamente il mio
tipo…- disse lei, camminando con le lunghe gambe da stambecco per i
banchi. Il professor Asuma si voltò di scatto. Sicuramente si stava
chiedendo di quante sigarette avesse bisogno per rilassarsi, con Ino in
classe. La ragazza, oramai, seduta sul suo banco, aprì un quaderno (quasi
interamente bianco, a dir la verità, fatta eccezione per qualche scarabocchio
confuso ai lati delle pagine) e mise in bocca una delle matite colorate ( ma
questa era particolare, la rosicchiava da tre mesi, da quando aveva smesso di
fumare). Ino fissò Asuma riprendere a scrivere strane formule alla lavagna.
Era fisica, anzi no, era chimica, rifletté, concentrandosi sui numeri e simboli
che il professore spiegava con voce roca. Ma la concentrazione svanì quando
dal banco in prima fila, poco distante dalla cattedra, emerse quel profilo
superbo. I capelli neri ricadevano su una fronte perfetta e gli occhi scuri,
magnificamente scuri, fissavano il nulla oltre la parete. Era
stupendo. Era Sasuke, dopotutto. Ino avvolse una ciocca dei capelli
attorno al dito magro, posando a terra la matita, sempre più
inutilizzabile. C’era qualcun altro che la concentrazione l’aveva
persa. Si voltò verso quella buffa ragazza dai capelli rosa. -
Inutile illuderti- pensò Ino, osservando le guance di Sakura
imporporarsi. Gli occhiali con quella stupida montatura di plastica le
ricadevano sul naso piccolo, mostrando, per contrasto, lo spessore delle lenti e
l'ampiezza della fronte. Talpa. Una talpa rosa. Ino sorrise. Già,
Sakura sapeva essere un ottimo bersaglio da quando si era tremendamente
infatuata del suo Sasuke. Infatuata?...diciamo che come tutte le ragazze
degne di nota di quella scuola, Sakura aveva giurato amore eterno a quel
ragazzo. Che non era solamente l’elemento più brillante nella classe, o il
giocatore di calcio con più talento nella squadra, era anche, e soprattutto,
pensò orgogliosamente Ino, il SUO Sasuke. - bene, Ino, per piacere,
puoi ripetere ciò che ho detto?- la voce di Asuma distolse Ino dai suoi
pensieri. La ragazza sentì che stava impallidendo. Non aveva pura
dei professori, nemmeno dei voti, ma la figura della cretina…questo
mai! Inutile cercare tra gli appunti. O chiedere ai vicini di banco ( uno
mangiava e l’altro dormiva sempre). Inutile cercare aiuto in Sakura che, pensò
con rabbia, si era voltata per assaporare meglio la sua umiliazione. Inutile
cercarlo in Sasuke. Lui non si era voltato affatto. Bene, non le rimaneva che
l’ultima scelta. - non mi sento in vena di gentilezze, prof. Sarà
questo clima uggioso, ma mi sento incredibilmente malinconica…- disse infine,
mostrando i grandi occhioni. Solitamente funzionava. Ino credeva che
fossero le sue lunghe ciglia, o il suo malizioso sorriso, a far desistere Asuma
dal continuare ad infierire. Ma gli altri ( e questo lo venne a sapere solo
dopo) conoscevano quanto Asuma detestasse quelle ciglia e quel
sorriso. Semplicemente, non voleva continuare a vederli.
Quando la campanella suonò Ino trasse un respiro di sollievo. Aveva anche
iniziato a piovere e l’aria fredda entrava dalle finestre scardinate. -
posto del cavolo…- pensò, alzandosi per cercare di fermare uno degli
spifferi. - Potresti coprirti di più,invece di vestirti
come un arlecchino a ferragosto, Maialino- Diavolo quanto Sakura
sapesse essere odiosa. Con quella sua stupida aria da
intellettualoide. Una stupida, perdente, intellettualoide. - fatti gli
affari tuoi, fronte spaziosa!- proruppe con voce algida, mostrando però i denti
bianchi. Stavano ringhiando ancora, come sempre, come due cagne sciolte che
si contendevano lo stesso osso. Un osso che però, su due gambe, stava uscendo
dall’aula. - Sasuke…- mormorò Ino, voltandosi verso la porta, che si
chiuse con un tonfo secco. Era sicuramente bellissimo, ma Sasuke aveva un
pessimo carattere. - Ino?- la voce famigliare alle spalle la costrinse
a voltarsi. Il ragazzo che le si presentò di fronte non era esattamente il
tipo con cui una come Ino Yamanaka (anzi, con cui proprio Ino Yamanaka) potesse
uscire. A dir la verità anche parlare. Choiji era grasso. Talmente grasso che
Ino a volte si chiedeva come riuscisse a muovere anche un solo passo con tutta
quell’immensa mole di ciccia che aveva intorno ( ma Ino era fissata per il
peso). - vuoi che ti accompagniamo a casa oggi?- Ma Choiji aveva
un buon carattere. Lo aveva sempre avuto. E Ino, con lui più che con nessun
altro, non poteva smettere di sorridere. - se proprio non ho altra
scelta…- Ovviamente Choiji sorrise. Anche Ino non era davvero
cattiva. - sentito Shika?...Ino è dei nostri…- Una sola
risposta. - che palle, devo allungare il giro. Tempo e benzina buttati
al vento.- Simpatico e solare come sempre. Shikamaru Nara era stato
l’incubo dei suoi pomeriggi interminabili d’infanzia. Quando le loro madri,
ferventi pettegole, si riunivano per prendere un caffè, "la breve pausa", che si
prolungava per lunghissime ore. E mentre loro parlavano, Shikamaru
dormiva. E aveva davvero un sonno robusto. Per questo Ino ciò che temeva
più di tutto era rimanere sola con lui (ma, e questo accadde più tardi, quei
pomeriggi che sapevano di caffè, passati accanto a quel ragazzo, le sarebbero
mancati).
Ino finì di assaporare il caffè, rabbrividendo. Quel sapore e quell’odore
le ricordavano sempre il momento, e la persona, sbagliati. Riuscì ad
alzarsi dalla sedia scomoda ( ma del più chissà cosa, chissà chi, dannata
memoria. Era un arredatore, comunque) dopo qualche altro secondo. Riprese tra
le mani la rivista, che, voltata, giaceva in un angolo del tavolo. Osservò i
suoi lineamenti. Era matura (non è vero, era giovanissima, ma dentro si sentiva
così vecchia) e le prime rughe, lei lo sapeva, le solcavano il viso. Sbuffò
ancora. Aveva avuto fotografi migliori. E giornate più positive. Si
era davvero svegliata di pessimo umore. Erano ancora le dieci e già aveva
iniziato a ricordare. - che palle…- mormorò, camminando verso il
bagno. L’aspettava una doccia. Doveva lavarsi di dosso l’odore di fumo che
le impregnava i capelli dalla sera prima. Lo stesso fumo, amaro e scuro, che
respirava quando iniziava a ricordare. Perché i ricordi erano amari e
scuri. Come il caffè della suola. Come l’odore della suo fumo.
Scusate il ritardo!! Non vi preoccupate...non sarà una storia ambientata nel
periodo adolescenziale...ma dovrete avere la pazienza (e il coraggio) di seguire
i personaggi nel loro flusso di ricordi (che andrà avanti e indietro nel
tempo...). Lo so, forse è demenzialità, ma spero che questo capitolo vi sia
piaciuto e la storia continui ad incuriosirvi. Grazie a tutte coloro che
hanno letto il capitolo e a coloro che lesceranno una recensioncina (anche
piccina piccina)...
Un grazie speciale a:
Lupus: graaaazie! I tuoi commenti mi fanno sempre un anorme piacere! Spero di
non averti deluso troppo...Spero continuerai a seguirmi...baci! ^_^
Erica: grazie! Sei gentilissima. Aspetto un tuo commento per questo
capitolo...fammi sapere cosa ne pensi! baci!
Kaho_chan: Effettivamente quando penso a Ino mi viene subito in mente una
modella..sarà il portamento, o lo stile...bha (o sarà un pò matta io ^_^). Mi fa
piacere che il mi ostile ti piaccia..spero che questo capitolo ti sia
piaciuto...Aspetto un tuo parere. Baci!
solarial: grazie davvero...un tuo commento mi ha davvero stupito..mi fa
piacere che l'introduzione ti abbia attorato. Spero di non averti deluso.
Cercherò di non cadere nella banalità (anche se da questo capitolo, forse, si
deduce il contrario ^_^). Aspetto un tuo parere. Baci!
Lyla: ^///^...scusa sto ancora arrossendo per il sapiente!!^_^...grazie per
il commento...spero che ti sia piaciuto anche questo chappy!! A presto! Baci
Suzako: O___O...è bellissimo ricevere un commento da una delle mie autrici
preferite!! E sapere che il mio lavoro ti ha interessato poi...^____^ grazie
grazie grazie! Cercherò di rendere questa ficcy interessante...Aspetto un tuo
parere (per me preziosissimo). Baci
una bacio a tutte!!
Roberta
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Capitolo 3 *** Foto, Luce e Mogano ***
ino modella 3
- allacciati la cintura…- la voce di lui era stanca. Come sempre,
dopotutto. - è inutile, vai lentissimo!- proruppe Ino, aprendo il
finestrino. - Stupido catorcio…- brontolò, sporgendo al mano, che
accarezzava l’aria. - Puoi anche andartene sui tuoi adorati piedini-
disse lui, spostando una mano sul cambio. La ragazza sibilò un insulto,
spostandosi una ciocca di capelli dalle fronte, osservando la linea del rossetto
in uno piccolo specchio. Specchio che fini a terra (fortunatamente non si
ruppe, Ino era superstiziosa.) dopo la brusca frenata del ragazzo. -
SHIKAMARU! ma sei cretino?.- sbottò lei, serrando le mani a pugno. Lui non
rispose, indicando con un cenno il semaforo rosso davanti a loro. Portò una
mano in una delle tasche del suo inseparabile giubbotto verde, estraendo quella
che sembrava una sigaretta. Ino lo fissò passarsela sulle labbra. -
ne vuoi una?- le chiese, afferrando un accendino dallo sportello davanti le
sue gambe - no, fanno venire i denti gialli e seccano la pelle…-
rispose lei, agitando nervosamente le mani. In realtà ne avrebbe volentieri
assaporata una. Erano settimane che torturava una stupida matita. -
sei la prima che non mi risponde che fa male…- disse Shikamaru, formando
con le labbra una piccola nuvola bianca. - Io sono diversa dalle
altre…- rispose lei, negli occhi il solito sguardo da diva. - Me ne
sono accorto…- la voce di Shikamaru era sempre così tranquilla. Possibile che
non si arrabbiasse mai? Ma la rabbia è un sentimento che tutti condividono.
Anche Shikamaru Nara. Ed Ino l’avrebbe imparato. Molto presto. Ma per ora,
per Ino, c’era solo una stupido catorcio che puzzava di fumo e un ragazzo che le
dava ai nervi. E il suo futuro era ancora così distante.
Ino uscì dalla vasca con passi lenti. Afferrò uno degli asciugamani
(necessariamente candidi) e lo avvolse attorno il corpo sottile. Si osservò
riflessa al grande specchio, concentrandosi sulle linee del proprio corpo,
sempre troppo poco snello, sempre troppo poco perfetto. Eppure.. lei era
perfetta. Davvero perfetta. Come l’ultima sigaretta. Come il primo
bacio. Perfetta, insomma. Come il primo amore. Scacciò quel pensiero
dalla mente, sciogliendo i capelli dalla coda alta. Da lontano il telefono
squillava già da qualche minuto. Un lungo fischio l’avvisò della
segreteria. Lavoro, pensò, raccogliendo il pantalone del pigiama, lanciato
nel lavandino. Sbuffò, allontanandosi una ciocca dalla
fronte. Sorrise. Un po’ di lavoro le avrebbe fatto sicuramente
bene.
Ancora avvolta nel corto asciugamano percorse i pochi metri che la separavano
dal corridoio. Minuscole impronte di piedi bagnati si disegnavano sul parquet
lucido, fino al telefono, sovrastato da un’immensa gigantografia della
giovane. Il pulsante sulla segreteria lampeggiava pallido. Ino lo
premette, ascoltando la voce perennemente allegra (ed incredibilmente acuta)
della sua manager. Tsunade. - Ino, c’è un party per una specie di…bha non
so, ma pagano bene. Ti vogliono come ospite. Dopo ci sarà un convegno sulle
tecnologie della costruzione edile…ma tanto a te non interessa no?!Non farti
aspettare come al solito. Ti passano a prendere alle sette per portarti a
renderti presentabile. Mi raccomando…sai quanto teniamo alla nostra
Ino-chan…- - So quanto tieni ai soldi però…- aggiunse lei, premendo ancora il
pulsante. Ora i suoi leggeri passi erano il ritmico sfondo per la voce
metallica della segreteria. << tutti i messaggi cancellati. Nessun
messaggio in segreteria >>
<< Nessun messaggio in segreteria >> Ino sbuffò rumorosamente,
alzando il dito dal tasto con un’espressione seccata. - cavolo…- borbottò,
sedendosi sul bordo del letto, lasciandosi scivolare sulla coperta
pulita. Fissava il soffitto e quelle stupide stelline colorate che, tanto
tempo prima, vi aveva attaccato. A dir la verità non era stata una sua idea,
ma Sakura amava quel tipo di sciocchezze. E quando le si era presentata con
quel pacchettino colorato (ed incartato disastrosamente male) Ino, nonostante la
risata soffocata, non riuscì a rifiutare. E ora, come sempre, osservava
quelle stelline colorate. E loro osservavano lei. Come sempre. - è
permesso?- Ino vide la maniglia della porta ruotare lentamente e, sospirando,
riconoscendo quella voce, mugugnò un – entra pure - Sakura aveva ancora sulle
spalle lo zaino di scuola. Enorme e rosa. Come la sua fronte. - stai
bene?...- proruppe la Haruno, ancora ferma sul ciglio, con le mani che,
imbarazzate, stringevano la cinghia dello zaino. - Certo- rispose Ino,
sfoderando uno dei sorrisi. - Mi ero preoccupata, oggi non sei venuta
a scuola…- continuò Sakura, mordicchiandosi le labbra. - Tutto questo
disturbo per me?- Ino proruppe in una fragorosa risata - Scusami,
Ino-pig! La prossima volta…- Sakura fermò il discorso quando lo sguardo si posò
su un cumulo di foto, gettate alla rinfusa sulla scrivania. Provini di foto,
si corresse. Ino posava su ognuno di quei scatti, mostrando sorrisi
affascinanti, occhiate maliziose o sguardi sognanti. - che
significano?- chiese la Haruno, sfogliandole ansiosa. - È un provino…-
rispose lei in tono distaccato (falso, ovviamente. In realtà pregustava già il
gusto sconvolgente della gelosia negli occhi dell’altra) - Vuoi fare
la modella?- chiese titubante la rivale (o l’amica?...dal tono di voce e dallo
sguardo era facile confondersi) - Chi può dirlo?- rispose, ostentando
sicurezza - È l’ultimo anno di scuola, Ino…non fare sciocchezze-
disse, sedendosi sul letto. Lo zaino era poggiato accanto a lei e la ragazza,
ora stranamente silenziosa, vi rovistava all’interno. - ti ho
ricopiato i compiti…- le disse, porgendole un foglio ripiegato (naturalmente era
ripiegato malissimo, persino stracciato in un punto. Sakura era un disastro, a
volte) - ehi fronte spaziosa, potrebbero confonderci per amiche…-
rispose Ino, accoccolandosi accanto a lei. Sakura rise, sollevando la
montatura degli occhiali con un dito. Ino non aveva avuto voglia di
rispondere a quel sorriso. Il telefono taceva ancora. Eppure quella dannata
Tzunade era stata chiara. Ti contatteremo noi, le aveva detto. Ma il telefono
non squillava ancora. - sei bellissima in quelle foto, Ino- proruppe
Sakura - lo sono sempre bellissima…- rispose lei, ondeggiando i lunghi
capelli dorati - eppure in quelle foto non sembri tu…- Sakura la fissò
con i grandi occhi verdi. E Ino sapeva che, da sempre, di quegli occhi (in
fondo) si poteva fidare.
Il campanello suonava da qualche minuto. Ino era abituata (come lo
sfortunato autista ) a quel suono. Lasciava che riempisse l’aria per un po’
di tempo (che spesso si tramutava in lunghe attese) prima di rispondere. In
fondo era pur sempre una labile compagnia. Si passò lentamente la matita
sotto l’occhio sinistro ( era complicato, ma la sua mano correva più velocemente
dei suoi pensieri, come era sempre stato), farfugliando qualche verso di una
canzone. Il suono del citofono continuava ancora. Incredibile quanto fosse
tenace quell’autista. E coraggioso, aggiunse ( a pochi, al mondo, non era noto
il suo incredibile caratteraccio). O forse solo incauto, completò. - arrivo!-
mugugnò, tirando le guance con i palmi delle mani. Sistemò le spalline del
corto abito prima di fondarsi all’ingresso. Raccolse la piccola (anzi,
minuscola) borsa e chiuse la porta dietro di sé. Erano solo le sette e
trentanove. Ino sospirò. Il suo make-up artist non la stava probabilmente
ancora aspettando (conosceva i ritmi di una diva come lei). Tutto colpa di
quello stupido party.
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Tutta colpa di quello stupido party. Shikamaru alzò il colletto della
camicia, lasciando scivolare la cravatta scura (già annodata. Sua madre non si
sarebbe mai rassegnata nel giudicarlo il bambino svogliato di una volta. Senza
tutti i torti, a dir la verità). Si sedette sul bordo del letto, di fronte
alla grande finestra. Una sua esplicita richiesta per la Compagnia. Un attico
con una grande finestra. Era stato uno dei suoi sogni d’infanzia. …Così
vicino al cielo. Afferrò una sigaretta dal comodino accanto a lui, occupato
solo da qualche cicca spenta, un libro di economia e dei fazzoletti
usati. Sporcizia che sua madre, dopo averla osservata con disdegnoso sprezzo,
avrebbe lasciato scivolare in un secchio. Anche ora che viveva solo. Alzò
lo sguardo verso la finestra. Il cielo era limpido, ma qualche nuvola si
affacciava, coraggiosamente, in quel mare azzurro. Doveva esserci
vento. Borbottò qualche imprecazione alzandosi in piedi. Dannato
party. Lui odiava le occasioni mondane. Ma erano ordini superiori della
Compagnia. Lui, il responsabile del settore investimento di una della più
importanti Banche de paese, doveva partecipare. Anche se era solo uno stupido
party organizzato per attirare clienti. - banche e edilizia…la nuova città
parte dagli investimenti di tutti noi- recitò la frase del proprio superiore,
sbuffando. Rigirò il foglietto giallo tra le dita. - Convegno sulle
risorse e le potenzialità dell’edilizia moderna…che palle!- sbottò, avvertendo
già uno strano senso di soffocamento. Raggiunse la porta dove, appesa ad una
stampella, l’attendeva la giacca rigata. Si voltò, un’ultima volta, verso
l’ampia finestra, socchiudendo gli occhi per la troppa luce. Troppa
luce. Ricordava quella sensazione. L’aveva provata una volta. Anzi
due. Chissà perché, quegli strani ricordi gli venivano alla mente in una
noiosa giornata come quella. Sospirò rassegnato. - troppa luce…-
bisbigliò, chiudendosi l’uscio alle spalle.
- Lasciami dormire – sibilò, nascondendo la testa nel cuscino. -
No e poi no! È pomeriggio pigrone, e non puoi rimanere sempre a letto!- aveva
sbottato lei, tirando via la tenda. La stanza fu inondata da quella
luce. Troppa luce. - sei sempre la solita…- borbottò lui,
coprendosi gli occhi con una mano. I capelli chiari di lei gli ricaddero sul
viso, ancora inumiditi dopo la doccia. - ma ti amo…- gli sussurrò,
socchiudendo gli occhi chiari. Si…quel giorno c’era davvero troppa
luce. Ma quel giorno, a Shikamaru, quella troppa luce era piaciuta.
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Temari guardò con un’aria felina il grande orologio appeso sulla parete
lignea. Le otto meno venti. Incrociò le gambe, tirando la gonna con un
gesto violento. Odiava vestirsi in quel modo, odiava aspettare e odiava
essere in quell’assurda situazione per colpa di suo fratello. Quei secondi le
sembravano interminabili. Si alzò per l’ennesima volta, camminando avanti e
indietro davanti alla pesante porta di noce. Era irrequieta. Rigirò tra le
mani il fogliettino giallo. Lo lesse per l’ennesima volta, accartocciandolo e
gettandolo in un angolo. Alzò gli occhi verso l’orologio. Le otto meno
dodici. Sbuffò ancora, desiderando, ora più che mai, di correre via. Fissò
il modellino in fondo la sala. O almeno fissò la leggera stoffa che lo
ricopriva. Di un bel viola chiaro. Certo non ben augurante, pensò
arrossendo. Sei brava, si ripeté, immaginando al voce di Kankuro. Non
avrai alcun problema. Il tuo progetto è bellissimo. Faceva bene a parlare,
lui. Dopotutto quella che rischiava la carriera, con quella stupida
conferenza per un mucchio di clienti imbecilli, era lei! Sbatté il pugno al
muro, facendo ondeggiare il vaso di vetro poggiato su uno dei scaffali di
mogano. Si lasciò scivolare sulla poltrona imbottita di quell’ufficio,
respirando l’intenso odore di polvere. Mogano e polvere. Suo
padre.
- Kankuro, smettila di fare il fifone…- sibilò la ragazzina, ondeggiando
la testolina bionda. - Non ho paura scema!...ma papà è ancora dentro
oggi…- rispose il bambino, stringendo la piccola bambola di pezza -
Sei un "piscia a letto"!- lo sbeffeggiò la sorellina, mostrandogli la
lingua. Il ragazzino tirò su con il naso, passandosi una manina grassottella
sugli occhi lucidi. I due ragazzini si chinarono sotto il mobile del lungo
ingresso quando udirono una porta aprirsi e dei passi avvicinarsi. Le voci
sembravano concitate. Kankuro rabbrividì, stringendosi alla sorella che,
tenendogli una mano stretta sulla spalla, gli porse un leggero sorriso. Videro i
grandi piedi di due uomini camminare affiancati, parlando velocemente. Numeri
e lettere. Lettere e numeri. Quelle parole erano così assurdamente famigliari
a due bambini. Azioni, merci, costi. Non si parlava mai d’altro in quella
casa. - Tema… - sussurrò Kankuro, accostando il volto a quello della
ragazzina. - Zitto Kankuro…- gli ordinò lei, scivolando dal
nascondiglio. - Via libera!- gli gridò, con un urletto soffocato,
lanciandosi verso la grande porta di noce. Kankuro avanzò ciondolando sulle
gambe cicciotelle, lasciando strusciare la bambola a terra. I due bambini
entrarono insieme, in quello che, per Temari, era il Paradiso. Perché lì, in
fondo, viveva quello che da tutti era considerato il Dio. - l’ultimo
che arriva alla poltrona di papà è un piagnone fifone!- strillò, cominciando a
correre verso la grande scrivania scura. - Aspettami!...non
vale!- Temari sentì i passi affrettati di Kankuro alle sue
spalle. Inutile, pensò, non mi raggiungerai mai. Si
sbagliava. Sarebbero dovuti passare ancora molti anni, ma Kankuro, un giorno,
l’avrebbe raggiunta. - prima!- decretò la ragazzina, con il viso
arrossato e i codini scapigliati, arrampicandosi sulla poltrona, rivestita di un
tessuto vellutato. Respirò ansimante ma le narici si riempirono di
quell’odore. Odore di polvere e di…mogano.
Scusate l'attesa tra i capitoli, ma la scuola...(*Roberta singhiozza pensando
ai 32 compiti in classe che l'aspettano prima dell'esame di maturità*
). Scuse a parte, volevo ringriziare tutti quelle e quelli ( Lupus non mi
sono dimenticata di te ^_^) che leggono la ficcy. Spero vi piaccia!! un
ringraziamento particolare a:
Coco Lee: Grazie per i complimenti, sei stata dolcissima. MI
fa piacere che il personaggio di Ino in questa ficcy ti piaccia...tra poco saprai
qualcosa di nuovo riguardo il suo passato ( e riguardo una persona
del suo passato ^_^). Per ora non ti anticipo niente... Spero che seguirai
ancora la ficcy....(anche se i nostri gusti sono un pò diversi)...baci!
Roberta
Isatachi: si eccolo Shikamaru * Roberta sbava
copiosamente*...scusa scusa mi riprendo...^__^ grazie i complimenti...sono
contenta che la storia ti piaccia! Aspetto il tuo parere su questo nuovo
capitolo! baci!
Kaho_chan: il tuo commento mi ha fatto davvero
piacere..specialmente il paragone con quel video *__* grazie!! mi fa piacere che
ti piaccia come ho reso Ino. Grazie ancora!! p.s. spero che tutti i flash back
di questo capitolo ti siano piaciuti ( e con questa è la 50esima volta che ripeto piaccia e derivati ^__^).Aspetto con ansia una tua opinione.
Lupus: ciaooo mio fan maschio! ^__^... sono felice che la
mia storia ti piaccia!! non so come ringraziarti per tutto *__*. Spero che
questo capitolo ti abbia svelato un pò di più la storia..e ti abbia stimolato un
pò la curiosità...a presto!! grazie ancora! un bacio!
Suzako: ciao! avevi ragione, ho la fissazione per i
mini-capitoli ^^"...spero che questo capitolo ti sia piaciuto... grazie per il
commento sul flash back...avevo paura di rendere Ino troppo scontata.
Grazie grazie ancora!! un bacione...fammi sapere che ne pensi! bacio!
Un bacio a tutte/i!! se lasciate un commentino ve ne sarò grata! ^____^
Bacioni!! Roberta
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Capitolo 4 *** Sogno o incubo... ***
ino 4
- Attenta fronte spaziosa!- Troppo tardi. La palla le si
era schiantata proprio sulla faccia. Sakura singhiozzò appena, con la bocca
socchiusa, mentre il pallone scivolava ai suoi piedi. Si alzarono delle
fragorose risate e lei arrossì. Non era portata per gli sport. No,
decisamente negata. Al contrario di Ino, colei che amava tanto umiliarla (ma
anche consolarla). Rivolse una feroce occhiata alla bionda che, alzando le
spalle, si voltò. - allora, stai bene?- disse la voce bassa del
professore, avvicinandosi a lei, attirando l’attenzione del gruppo di ragazzi
che, in un lato del campetto, giocava a calcio. Sasuke si voltò verso di lei,
con sguardo indifferente e divertito ( la guardava sempre nei momenti
sbagliati) Sakura si rabbuiò. Oggi non gliene andava bene una. - ti
sei fatta male?- chiese ancora il professore, mentre dal campetto, dove oramai
tutti seguivano la scena, cominciarono ad alzarsi nuove risate. Ovvio che
ridessero di lei. Sakura ci aveva fatto l’abitudine. Secchiona e goffa. Ma
poteva andare peggio. Meglio di stupida e facile (e per Ino un po’ le
dispiaceva). - no grazie…ma vorrei andare in bagno- rispose,
passandosi una mano sulla guancia arrossata. Si incamminò lungo la pista di
atletica, percorrendo i pochi metri che la separavano dalla porta degli
spogliatoi. Era una giornata luminosa, primaverile. Tutti avevano voluto
uscire all’aperto (anche lei, che tanto odiava gli sport. Certo,
l’avrebbero derisa. Poco importa se nella palestra o lì fuori). Si voltò
verso le sue compagne che avevano ripreso a giocare. Ino schiacciò ancora e
la palla (fortunatamente per le altre) sbatté violentemente a terra con un tonfo
secco. Sakura rabbrividì togliendosi gli occhiali storti. Camminò ancor
più velocemente verso gli spogliatoi. - dannati occhiali…- sibilò,
forzando le stecche.
- dannate lenti a contatto!- sussurrò, seduta sulla scomoda poltrona del suo
ufficio temporaneo. Sfogliava distrattamente una rivista medica, torcendosi
con il dito una delle ciocche che, come sempre, le ricadevano senza controllo
sulla fronte. Si passò una mano sugli occhi arrossati, sussurrando qualche
imprecazione. Quell’aria secca le stava dando ai nervi. - Durante il
restauro degli uffici, deve accontentarsi di questa stanza…- mormorò, imitando
la voce del suo nuovo responsabile. Come se quella fosse davvero una stanza,
pensò, raccogliendo il mento tra le mani. Quadrata, piccola, senza
finestre. Due piani sotto terra. - merda…- imprecò, lasciandosi scivolare
sulla scrivania con le braccia protese in avanti, urtando uno dei pacchi che
giaceva ancora accatastato. Non aveva la minima voglia di ordinare (come
sempre. Si era sforzata, davvero, di essere ordinata, ma ogni tentativo era
stato vano). Afferrò dalla grande borsa il collirio, umettandosi gli
occhi. Così andava meglio, decretò, sbattendo le lunghe ciglia. Fissò la
cornetta del telefono per qualche secondo. Sbuffò, poi riprese a sfogliare la
rivista. Noia. Sbuffò ancora, infilandosi in bocca una delle chewing gum
che teneva in tasca ( praticamente non usciva mai senza). Tagli, ferite,
abrasioni. Quella rivista cominciava a diventare seccante, per una
neuropsichiatra come lei. La richiuse, accasciando la testa sulle
braccia. Il primo appuntamento era fissato solo dopo venti minuti.
Seduta sulla panchina dello spogliatoio, Sakura era ancora intenta nella sua
personale battaglia con le stecche degli occhiali. Lì inforcò di nuovo,
osservandosi poi allo specchio tondo. Cavolo, stavolta si erano proprio
storti. Sbuffò irritata, sfilandoseli un’altra volta. Cavolo, cavolo,
cavolo. Senza quelli avrebbe a malapena distinto se stessa allo
specchio. Li piegò ancora, fermata solo dal sinistro rumore delle viti delle
aste. Biascicò qualcosa di non ben definito prima di gettarli sconsolata tra
le gambe, passandosi una mano tra i capelli. Il suono dell’acqua la
riscosse. Qualcuno era nello spogliatoio maschile. Aprì la porta che
portava al corridoi, intravedendo Sasuke.. Bene, ottimo, anzi,
benissimo! Sasuke era lì insieme a lei…e ai suoi stupidi occhiali
storti. Li indossò, cercando di sistemarli con le dita. Perfetto, pensò
scrutandosi allo specchio, prima di percorrere i pochi metri che li
dividevano. - ehi Sasuke… che fai?- chiese, sorridendo, poggiandosi
allo stipite della porta aperta. Il ragazzo la fissò per alcuni istanti,
prima di voltarsi nuovamente verso il lavandino. Sakura lasciò scivolare il
sorriso dalle labbra. Anche a quello era abituata, ma le faceva male lo
stesso. - un idiota mi ha fatto cadere e il professore mi ha spedito
qui- rispose freddamente, tirando via la polvere dai pantaloncini. -
Ah capisco…- riprese a sorridere lei. Fissò il corpo del ragazzo. Arrossì
ancora, abbassando lo sguardo. - Sasuke?!- chiese la ragazza,
avvicinandosi a lui che, intanto, si era chinato per bere. - Mm?-
mugugnò lui, fingendo interesse. - Che mi dici di nuovo?- chiese lei,
torturandosi le mani Il ragazzo la fissò con la coda dell’occhio per qualche
istante, riprendendo, poi, a bere. - hai gli occhiali storti- decretò,
passandosi una mano sulla bocca bagnata. Sakura abbassò lo sguardo, confusa
(meglio, irritata. Ma Sasuke era fatto così. Inutile arrabbiarsi). Lo sguardo
le cadde sulla gamba del ragazzo. Un rivolo di sangue la rigava, dal
ginocchio alla caviglia. - oddio Sasuke…che ti è successo?- urlò,
portandosi una mano alla bocca Lui abbassò lo sguardo, fissando
disinteressatamente la ferita. - quella?...non è niente…- disse,
avviandosi alla porta - ma…lasciatela sciacquare almeno…ti si potrebbe
infettare…- mormorò lei, afferrandogli una spalla. - Lascia stare, ti
ho detto- Sasuke uscì dalla stanza. Sakura lo fissò andare via. Solo
allora sentì la testa girarle. Il sangue non lo sopportava
proprio. Taglia, abrasioni, ferite… si sedette su una panchina, aspettando
che quella spiacevole sensazione si calmasse. Era inutile quello che le
dicevano i suoi genitori. Lei non sarebbe mai diventata un medico.
Fu il brusio di quella suoneria che non riconosceva a svegliarla. Sgranò
gli occhi appannati dal sonno - prendi un appunto Sakura, non si dorme con
le lenti a contatto- farfugliò, strofinandosi le palpebre
indolenzite. Raggiunse con un gesto rabbioso la cornetta, sollevandola con
uno scatto - chi è?- disse, con un tono seccato - Sa…Sakura? Sono
Hinata…ti stiamo aspettando. La tua visita, l’appuntamento. Scusami Sakura,
magari avevi da fare…- rispose l’incerta voce da dietro la cornetta Sakura
scattò dalla sedia, afferrando la borsa con la mano libera - arrivo, giuro
due minuti e sono lì- disse velocemente, attaccando senza aspettare una
risposta. Cavolo, era la prima volta da quando si era inscritta a medicina
che faceva tardi. E tutto questo perché…perché dopo tanti anni, aveva
ricominciato a pensare a lui. La giornata non poteva iniziare peggio.
La giornata non poteva iniziare meglio. C’era il sole, niente nuvole e il
viale alberato lasciava scivolare su di loro una piacevole ombra. Il ragazzo
accanto a lei camminava con passo svelto, le mani nella tasche dei bermuda
chiari. Sakura gli corse davanti, sorridendogli. - non sei
emozionato?- gli chiese, agitando lo zaino rosa (lo stesso delle superiori. Le
ricordava così tanti bei momenti) - io?...e perché dovrei?- mormorò il
ragazzo, fissandola negli occhi chiari, finalmente liberi da quella scocciatura
degli occhiali - non ti capisco proprio…è il primo giorno di
università e l’unica cosa che sai dire.. bha!...- sbottò lei, riprendendo a
camminare. - Legge, quindi?- continuò, ricevendo solo per risposta un
brontolio difficilmente decifrabile ( per tutti, ma non per Sakura
Haruno) - Io medicina…- terminò il suo soliloquio, tornando ad
affiancare il ragazzo. Era così lui, Sasuke Uchiha. E come dargli torto.
Aveva sofferto tanto nella vita. Camminavano ancora, accompagnati dal vociare
confuso di studenti. - io sono arrivata..- gemette lei, stringendo la
cinghia dello zaino con nervosismo. - Ok. Ci si sente. – rispose lui,
scrollando le spalle. La ragazza fissò l’imponente scalinata che conduceva
all’interno di quel maestoso palazzo sul quale svettava la scritta (ancor più
inquietante): Facoltà di Medicina e Chirurgia. Represse un singulto,
accelerando il passo e raggiungendo Sasuke alle spalle, abbracciandolo. -
Ti passo a prendere a fine lezioni. Ti aspetto qui.- le disse lui,
continuando a camminare. La ragazza lo seguì svoltare l’angolo, sempre con le
mani in tasca, sempre con lo sguardo basso. Non sapeva che sarebbe stata una
delle ultime volte. Prima di quell’incontro. Prima che il suo sogno
diventasse più forte di ogni legame.
Sakura salì il primo grandino, fissando i volti dei ragazzi che le
camminavano accanto. Sospirò rassegnata, sistemandosi la fascia che le
ricadeva sulla fronte. Medicina allora?...l’aveva presa come una
sfida. Fece un altro passo, alzando fieramente lo sguardo. Avrebbe
preferito che Sasuke fosse rimasto con lei. Giusto fino alle scale, anzi fino
all’entrata…insomma non poteva rimanere con lei durante la prima
lezione? Qualcuno la urtò violentemente su un lato, facendola ondeggiare
pericolosamente. - s…sc…scusa- mormorò una vocina sottile, tremando
vistosamente. Quando Sakura si voltò, la prima cosa che notò furono i due
buchi bianchi che la fissavano spaventati. Occhi, si stupì. Di un azzurro (o
viola, o chissà quanti colori immaginò) così chiaro che si chiese se fossero
veri. - niente…- bisbigliò, porgendo la mano alla ragazza che sembrava
terribilmente fragile. - Sakura!- si presentò, sorridendole. Non
conosceva nessuno e, strano caso, quella ragazza sembrava ancor più spaventata e
spaesata di lei. - Hi…nata…- riuscì a balbettare l’altra, stringendole
debolmente la mano.
- Hinata!- urlò Sakura, correndo per la larga corsia del reparto. Una
ragazza dai lunghi capelli scuri, con indosso un semplice camice bianco, si
voltò verso di lei, sorridendole. - sei arrivata Sakura…ti davamo già per
dispersa…- le disse Lee, lo specializzando dalle folte sopracciglia. Dalle
terribili sopracciglia, pensò Sakura, fissandole inavvertitamente. Era come
sei una forza misteriosa le attirasse lo sguardo su quelle…cose che svettavano
proprio sotto la frangia scura. Peccato! Lee era un così caro
ragazzo. Sakura si ricompose velocemente. Era o no la più giovane primario
dell’ospedale? (a dir la verità il suo orgoglio le ricordava che, forse, era la
più giovane del paese). - allora? Questo appuntamento?- disse, afferrando la
cartella dalle mani di Hinata. - A dir la verità lo abbiamo posticipato-
chiarì quest’ultima, afferrandosi le mani sottili - E perché?- le chiese
Sakura, fissandola negli occhi ( a dir poco) chiari - Ci è stato chiesto un
consulto…- rispose Lee, ondeggiando la zazzera scura Sakura mugugnò qualcosa,
sfogliando la cartella. Afferrò una delle chewing gum, cominciando a
camminare per il corridoio.
Il moro si sedette sulla scomoda sedia, accanto al letto dove quello strano
ragazzo sembrava dormire tranquillo. Sembrava, infatti. Sospirò,
reclinando la testa contro il muro. Le infermiere avevano continuato a girare
attorno alla barella per ore, prima di trasportarli in quella stanza
umida. Non gliene andava bene una. Sollevò gli occhi al soffitto,
quell’ospedale non era affatto cambiato in quegli anni. E lui si era
ripromesso di non entrarci più. Promessa non mantenuta. Ma questa era
un’altra storia. - scusi…- un giovane infermiere gli si era avvicinato -
si?- rispose lui, voltando appena lo sguardo sul ragazzo. - Ma lei è…Sasuke
Uchiha?- chiese l’altro, con un ebete sorriso stampato in faccia. Il moro
fece un rapido cenno con la testa. Cavolo. Ora si ricominciava. - si…-
mugugnò, pentendosi immediatamente. - Ehi!- urlò l’infermiere, rivolto a
qualcuno oltre la porta – avevo ragione! Questo tizio è proprio Uchiha!- Un
altro ragazzo si precipitò all’interno della stanza, fissandolo con gli occhi
sgranati. Sasuke si alzò in piedi, cercando di uscire dalla stanza. Sapeva
già cosa gli avrebbero chiesto. Era solo uno spreco di tempo. - i tre anni
sono passati… tornerai a giocare?- fu l’ultima cosa che riuscì a sentire, prima
di sbattere la porta.
- tre anni?...capisci! tre anni lontano dal pallone! Sono finito!- aveva
urlato, tenendosi una mano sulle tempie. L’uomo magro lo aveva
guardato. - hanno sospeso anche me, ricordalo…- gli disse, con voce
melliflua - ma io sono finito ora!- il ragazzo sembrava quasi
singhiozzare. Aveva rinunciato a tutto per quel sogno. Era finita, era
finita. - Sasuke, dovevi pensarci prima di farti beccare- rispose
l’altro, con un tono duro, stavolta. Il ragazzo lo fissò con gli occhi
carichi di rabbia. - ora tutti pensano che io sia un
drogato!- - tu lo sei Sasuke…- l’uomo scoppiò in una forte risata,
facendo tremare il ragazzo, che si accasciò sulla poltrona del suo ricco
appartamento. - Sapevi quali erano i rischi quando ci siamo
incontrati…- continuò, passandosi teatralmente una mano sugli occhi. -
Si- biascicò il ragazzo, afferrando il bicchiere pieno di quel liquidi amaro
e pungente che gli altri chiamavano Vodka. Ma che per lui era diventato il
"compagno della buona notte". - tre anni…Orochimaru- sussurrò ancora,
voltando lo sguardo verso la finestra. Pioveva. Un’accusa di doping era
sempre infamante per un calciatore. Specialmente per uno ai suoi livelli. La
stella nascente (quello che non avrebbe fatto rimpiangere il suo povero padre,
né suo fratello). Ma una sospensione per doping…questo era troppo anche per
il suo cognome. Uchiha. Sbatté il bicchiere sul mobile, riversando alcune
gocce sul legno scuro. Tutto per colpa di Orochimaru. Lui e il suo
sogno.
- mi scusi?- chiese una voce femminile, timida ed incerta. Il ragazzo si
voltò con un’espressione esasperata. - se è per quella storia, non ho niente
da dire..- biascicò, voltandosi di nuovo. - Volevo solo chiederle di firmare
il modulo di accettazione…- gli porse un blocco con dei
fogli. Accettazione?...ah si, pensò Sasuke, quell’idiota. Afferrò
violentemente il blocco, scorrendo le scritte con lo sguardo. - lei è un
famigliare…il fratello?- Bella domanda. Sasuke scosse la testa. - non
ho fratelli…- concluse, firmando rapidamente le carte.
- fratellone!- il bambino correva verso il centro del campo, dove un
ragazzo palleggiava con espressione seria, un pallone ancora lucido. Indosso
una maglia di allenamento di quel club famoso, ma il bambino non poteva
saperlo. - fratellone!- urlò ancora, inciampando sulla zolla
fresca - che ci fai qui, Sasuke?…- chiese freddamente il ragazzo,
ancora concentrato sul pallone. Il pallone era rotondo. A Sasuke piaceva per
quello. Rotolava e sembrava che non gli importasse nulla di nessuno. Come a
Itachi. E per questo a Sasuke il pallone piaceva ancora di più. - la
mamma…- piagnucolò, tirandosi in piedi, sporcandosi il vestitino lindo ( il
vestitino del lunedì, quando tutti andavano da Itachi.) - aspettami negli
spogliatoi- terminò il fratello, sollevando il pallone da terra. Gli camminò
accanto, passandogli una mano tra la folta foresta dei capelli scuri. Il
bambino sorrise, fissandolo allontanarsi. Suo fratello era davvero un
mito.
Sasuke avvertì la tasca vibrare. Non ci voleva. Tirò fuori il cellulare
con rabbia e la giovane infermiera ( o dottoressa, non avrebbe saputo dirlo,
camice bianco e voce tremula. Quasi lo infastidiva) scattò
all’indietro. Cazzo, mormorò, leggendo il nome sul display
. Jiraya. Bene, ci mancava anche lui. - pronto?- ringhiò, accostando il
cellulare all’orecchio. - ti sei perso o cosa?...e Naruto?- chiese la
voce all’apparecchio. Sasuke sbuffò. Da quando aveva incontrato quei due,
la sua vita era stata un vero inferno (o forse la sua vita era sempre stata un
inferno…oramai che importanza poteva avere?… meglio dare la colpa a quei
due). Jiraya e Naruto. Due elementi dello stessa putrida melma.
Il ragazzo voltò lo sguardo sul campetto melmoso. Lui che era abituato ai
migliori campi del paese si ritrovava in quel posto puzzolente. Lesse
l’indirizzo sulla busta e, sempre sotto il vigile sguardo della guardia che lo
scortava, percorse la stretta entrata. I suoi passi risuonavano in un
disastrato salone dimesso. Qualche pallone in un angolo, qualche pila di
panni sporchi in un altro. Voltò il viso contrariato. - ehi?.. che
ci fai qui?- la voce lo scosse dai suoi ( rabbiosi?) pensieri il ragazzo si
voltò, incrociando lo sguardo gelido di quell’omone. Robusto, alto, con una
terribile massa di capelli gretti. Tra le mani aveva dei cesti di biancheria
sporchi, sopra dei quali svettava un libro (probabilmente a tinte forti, pensò,
imbarazzato, Sasuke). - sono stato condannato a tre anni di servizio
civile in questo schifo. Sono Uchiha Sasuke.- proclamò, con voce atona. -
Potresti essere anche la regina. Qui ci si da da fare ragazzo. Niente
perditempo…- Sasuke afferrò una delle ceste lanciatagli dall’uomo (ma quanto
diavolo erano pesanti quelle cose?), ondeggiando sui piedi ( non aveva ancora
ripreso le forze. Dannato Orochimaru) - …seguimi- gli intimò l’altro,
percorrendo un corridoio laterale. - Il mio nome è Jiraya, dirigo io
questo "schifo". I turni sono estenuanti e i ragazzi difficili, ma immagino tu
sappia come sono i drogati…- disse, giunti in una stanza. Sebbene non
piccola, tra poster di donne nude e ceramiche di rane ( quel suo hobby sarebbe
diventato un’abitudine per il ragazzo, ma questo anni dopo, molti anni dopo),
solo la scrivania riusciva a ricavare un po’ di spazio per affermarsi. -
e cosa dovrei fare?- chiese allora Sasuke, facendosi spazio tra le
cianfrusaglie. - Tutto quello che ti dirò io- la risposta lo
sbigottì. O quel Jiraya non aveva davvero capito chi lui fosse, o forse, cosa
peggiore, a lui non interessava affatto. Sasuke si affacciò alla
finestra. Il campo, ora, gli apparve ancor più melmoso. Ottimo per una
rana, pensò, soffermando lo sguardo su quei strani soprammobili. -
perfetto…sono il subordinato dell’uomo-rospo-
- dorme- rispose lapidario, appoggiandosi sullo stipite della porta -
bene…quando si sveglia chiamami. Questa volta…- continuò la voce, intermittente
per il brusio delle interferenze. - Si. Ci sentiamo- concluse la
conversazione il ragazzo, interrompendo velocemente la conversazione. - Mi
scusi?- quella voce. Ancora? Sasuke si voltò, mostrando un’espressione
contrariata. Da sempre tutti gli avevano detto che quello sguardo
intimoriva. Bene, era il momento giusto per provarlo. - la volevo
avvertire che il ragazzo che lei ha accompagnato è stato trasferito a terapia
intensiva…terzo piano…- - lo so- l’interruppe lui, oltrepassandola,
dirigendosi verso le scale. - Lo so…- ripeté, camminando lentamente. -
Come potrei scordarlo…- sussurrò, mentre la sua mente aveva già iniziato a
vagare. Ricordi lontani...alcuni di sangue, altri di buio...
Ecco a voi il nuovo capitolo! Scusate l’imbarazzante attesa…ma i professori
sono una classe sadica e malvagia… per ora dovrete aspettare per sapere del
party ( me malvagia )…sappiate solo che…no, no non anticipo nulla! ^_^ Spero
vi sia piaciuto, a me non convince molto…^^"… forse i personaggi sono un po’
OOC…aspetto i vostri commenti Un enorme grazie a coloro che hanno letto
questo capitolo e uno ancor più abnorme a quelli che lo recensiranno ( i vostri
consigli, commenti mi sono sempre molto utili!!).
Un grazie speciale a :
Suzako: Grazie per tutto ciò che hai scritto…leggere una così minuziosa e
perfetta analisi di ciò che scrivo è emozionante. Aspetto sempre con ansia il
tuo giudizio!! Spero di non averti deluso con questo capitolo…comunque.. hai
ragione, ho cercato di far evolvere i personaggi…sempre cercando di mantenere i
loro caratteri ( non sempre con successo *Roberta rilegge il capitolo
sconsolata*) originali. Sono molto felice che l’uso dei flashback ti piaccia
*///* Fammi sapere presto!!! Baci
Kaho_chan: mi dispiace dover rimandare l’incontro al party…ma vedrai…ci
saranno delle sorprese ^____^ davvero ti è piaciuto il passato di Temari? Chissà
perché io Kankuro me lo immagino proprio così, paffutello e sempre con un
pupazzo in mano!! ^_^ e Temari prepotente…bhe quello non c’è voluta molto
immaginazione ^_^…a presto…spero che questo nuovo capitolo ti intrighi un po’…
baci…
Lupus: ciao!! Grazie per i complimenti…mi fa piacere che l’uso dei flashback
ti piaccia…mi fai arrossire *///*…spero che anche se, per ora, "l’obiettivo" si
è spostato dal party, la storia possa intrigarti ancora!! Aspetto con ansia un
tuo commento! Baci
Coco Lee: Gran casino sarà il party…^_^ questo è poco ma sicuro…forse un
casino un po’ dolce amaro…( Scusa sempre colpa del prossimo esame se dico
eccezionali cavolate!)…i nostri gusti…bhe, si divergono su alcuni punti, ma
credo che comunque tu possa trovare la mia storia adatta a te ( segui e capirai
– pubblicità sibillina-). Fammi sapere cosa ne pensi…baci!!!!
Frencis94: ciao!! Grazie per aver recensito! Per ora ti lascio con l’attesa
del party…ed ecco a te la nuova situazione…spero ti incuriosisca… baci baci e
ancora grazie!
Isatachi: Ecco a te Sakura e Sasuke! Anche tra loro l’incontro diretto non è
ancora avvenuto… ma presto…Mi fa piacere che ti spiccia la mia storia!!! *///*
ti è piaciuto l’ingresso di Shika?!...vedrai tra poco ci sarà una bella parte
dedicata a lui ^__^ ( io adorooooo Shika *ç*). Baci a presto! Grazie di
tutto…fammi sapere cosa ne pensi!
Rory_chan: grazie di tutto…sei gentilissima. Mi fa piacere sapere che ciò che
ho scritto ti sia piaciuto, e un altro mega grazie per i complimenti…*///* il
pairing?...sopresa! forse nessuno.. forse tutti!! (risata diabolica)… fammi
sapere cosa ne pensi!! Bacio bacio!
Lyla: Ciao!! Grazie!! Mi fa piacere che la mia storia ti piaccia…sono
sommossa…hai ragione a volte per la fretta ho delle clamorose sviste
^^"…comunque…crepi il lupo! Grazie per l’incoraggiamento…mi ci vuole proprio!!
(Roberta piagnucola di fronte il mucchio di polverosi libri che l’attende sulla
scrivania). Baci!! E ancora grazie!
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Capitolo 5 *** ricordi intrecciati ***
ino modella 5
Sasuke, da bambino, si era ripromesso di non guidare mai. Lo aveva
giurato davanti ad una tomba troppo spoglia, di due persone troppo care. E
aveva continuato a giurare, da quel giorno, il piccolo Sasuke. Giuramenti di
un bambino lasciato solo ( perché, gli altri dove erano andati?), quando era
ancora troppo cucciolo per comprendere cosa davvero volesse dire
solitudine. Non voler più sentire quel suono. Quella triste ed ansiosa
cantilena che aveva sentito ( ma tanto tempo prima, era davvero un bambino,
allora) già sdraiato sull’asfalto di quella strada così tante volte percorsa,
sulle labbra quel nome che non ripeteva più da tempo. Perché Sasuke, aveva
giurato (ancora?), non sarebbe più entrato, cosciente, in un ambulanza, in un
ospedale. Il piccolo Sasuke aveva avuto paura dell’ospedale. E allora?, si
chiese, che diavolo ci faceva lì? Poteva sentirla la sirena suonare sopra di
lui, intorno a lui. Poteva sentirlo quell’odore di disinfettante che gli
feriva le narici ( no, si illudeva, non sarebbe morto). Poteva sentirle
quelle mani che gli tastavano il collo. - è vivo?- - il
battito è debole- - un respiratore! Presto! - Cosa è
accaduto?- - Overdose da farmaci!- -
Uchiha!...possibile?- - Presto, perdiamo il polso- Ma poi,
lasciate stare, lasciate quel ragazzo dove si trovava. Lui, nell’ospedale non voleva più
rientrare.
Eccolo il buio. Sasuke lo sentiva, finalmente attorno a sé. Quella
sensazione che veniva dopo l’onnipotenza di pochi attimi, quella dolcezza che
seguiva il dolore. Non ne era stato mai troppo spaventato ( il buio, il
dolore, la sofferenza, li aveva già vissuti, ma allora era solo un bambino) ma
ora i suoi arti tremavano. Da soli, certo. Sasuke Uchiha non poteva tremare.
Mai. Non se lo era più permesso. Le cannule del respiratore gli torcevano il
piccolo naso. La pelle gli tirava sulle gote arrossate dalla febbre e un
minuscolo rivolo di sangue gli colava sulla benda, avvolta attorno al braccio
martoriato dalle punture degli aghi. Quanto avevano dovuto faticare gli
infermieri per trovare una vena. Strano. A lui, per tutto quel tempo, era
stato fin troppo semplice. Le voci si erano calmate. Ora, in quel buio
c’era solo un innaturale silenzio, rotto solamente dal tintinnio ritmico di
quell’apparecchio che gli avevano attaccato. Nessuna voce. Sasuke mosse la
testa, tenendo ancora gli occhi chiusi ( in fondo, lo sapeva di essere in
ospedale, ma non ne voleva la certezza). Fu allora che ascoltò quella
voce. Quella voce che gli era sembrato di aver dimenticato. -
Sasuke?...- E aprendo ( finalmente?) gli occhi… La rabbia lo
invase. Dannazione. Quegli occhi verdi, arrossati e spaventati, lo
fissavano. Dannazione. Non era spavento,quello nei suoi occhi verdi
arrossati. Era delusione. - eri davvero tu, Sasuke-
Terapia intensiva. Stanza 13/b. Due più in là era stato sepolto un
promettente calciatore. Questo pensò Sasuke, oltrepassando la soglia della
porta. - ehi!- il ragazzo biondo lo fissava con i grandi occhi
azzurri. Possibile che tutti avessero degli occhi così chiari? - ti sei
svegliato, testa quadra- sibilò, lasciandosi cadere sulla sedia accanto il
letto Naruto sorrise, mostrando la cartella che era riuscito a sottrarre ad
un’incauta infermiera. - è il solito!- proruppe, sfogliando velocemente le
pagine - mmm- gli fece eco l’altro, passandosi una mano tra i capelli
scuri. Credeva gli interessasse davvero qualcosa? - mi hanno detto che tra
poco verranno a visitarmi…- continuò, continuando a sorridere - … ma io e te
abbiamo un conto in sospeso!...devo uscire da qui!- continuò, scollandosi di
dosso il lenzuolo chiaro Il moro lo osservò con la coda dell’occhio, senza
muoversi. Naruto era fin tropo testardo per lasciarsi convincere da lui. E
poi, che importanza poteva avere? - oh no! Stia fermo!- Voce Timida era
tornata. L’infermiera…no, la dottoressa a quanto pareva, era corsa incontro
all’indisponente paziente, cercando di rallentarlo. Che sprint che aveva
avuto! Sasuke si lasciò sfuggire un sorriso. - deve riposare!signor…-
continuò, afferrando i lembi del lenzuolo, mentre l’altro, ancor più
indispettito, sbuffava rumorosamente. - Naruto Uzumaki- disse, con il volto
contrariato La ragazza arrossì violentemente, alzando lo sguardo sul volto
del giovane. Sasuke si alzò, dirigendosi verso la porta. - ehi Sasuke! Non
mi fai compagnia?- Fiato sprecato. Sasuke era già uscito.
- Terapia intensiva. Stanza 13/b.- lesse ad alta voce Sakura, scortata da
Lee. - Si, è per il consulto…- continuò il ragazzo, sorridendogli
amabilmente. Non era difficile intuire da quello sguardo vago e da
quell’espressione rapita quanto il ragazzo fosse invaghito della
collega. Sakura continuava a masticare la gomma ( ormai diventata un ammasso
bianchiccio dal retrogusto amaro), sfogliando rapidamente i fogli che Hinata,
prima di allontanarsi, le aveva dato. - sospetta epilessia?- chiese ancora,
accennando un saluto a dei giovani specializzandi che incrociò nel
corridoio Lee annuì, fissando il volto della ragazza. Sakura si stropicciò
gli occhi con un gesto stizzito, aggrottando lievemente la fronte. Di nuovo
quelle stupide lenti a contatto. - Naruto Uzumaki…- scandì lentamente, come
per ricordare qualcosa che sembrava sepolto, lontano. Si fermarono davanti
l’ascensore e Lee, cavallerescamente, la fece passare. Sakura teneva ancora
gli occhi bassi, sulle labbra un’espressione concentrata. Sentiva che
qualcosa non andava. Aveva scordato qualcosa.
Aveva sicuramente scordato qualcosa. Se lo sentiva. Eppure lei era un
tipo solitamente preciso ( non era assolutamente vero. Tutto ciò d’importante lo
lasciava scritto in post-it attaccati per tutta la stanza, se poi riusciva a
ritrovarli). Ma lo sentiva, sentiva di aver scordato un particolare
importante. Salì gli ultimi gradini con passo incerto. Portò una mano alla
bocca, sporcandosi il dito con il rossetto lucido. Ci mancava anche
questa. - ehi fronte spaziosa! Ti sei ricordata del corso?- Ino era
ancora più appariscente, in quei giorni prima dell’esame. Come se il
risultato dipendesse dalla marca della maglia o dalla postura del
busto. - cosa?- rispose Sakura, fissando la nuova acconciatura della
bionda. - Il corso di lettere- riprese l’altra, ondeggiandole davanti
il viso la mano aperta - Secchioncella, sei in casa? C’è qualcuno in
quel cervello?- scoppiò a ridere mentre le guance di Sakura si imporporavano di
un’intensa sfumatura rossastra. Cavolo! Il corso pomeridiano! Ecco cosa aveva
scordato! - Smettila Ino, sei rumorosa- Il ragazzo era accasciato
in un angolo della classe, la testa reclinata sul banco. La fronte poggiava
direttamente sulla tavola di legno. Sakura si era chiesta, in quegli anni,
un’infinità di volte, come facesse a dormire in quella posizione. -
zitto Nara!- sbottò Ino, mostrandogli il pugno. Ecco, quella era l’altra
Ino. Sakura sorrise. Forse solo lei e Shikamaru conoscevano davvero Ino
Yamanaka. - concordo con Shika…sei insopportabile Maialino!- gettò la
borsa in un angolo, sedendosi sulla piccola sedia di legno. Quella con la dedica
di Ino ( ovviamente dal carattere colorito). Vandalismo allo stato
puro. - Non ti ci mettere pure tu!- rispose la bionda, issandosi con
le braccia sulla cattedra. Lisciò con le mani la lunga coda che le ricadeva
sulla spalla, per scivolare, poi, nella scollatura profonda. Sakura sospirò
rumorosamente. Strana sensazione. Sentiva di aver interrotto qualcosa.
- COSA?- urlò, allontanando il cellulare. - Come è possibile che non ci
sia un’altra vettura disponibile?- chiese ancora, sul volto un’espressione
sconvolta. Il ragazzo la fissò con uno sguardo divertito, seduto sul comodo
sedile dell’auto. Quella biondina ( che gli sembrava aver già visto in giro)
si agitava e sbraitava con la leggiadra grazia dello scaricatore di
porto. Lei gridò ancora qualcosa, poi chiuse il cellulare, sospirando
rassegnata. Strinse ancora le bracca attorno il corpo esile. Ci mancava
solo questo. Nessuna vettura. Aveva fatto tardi! Che idiozia! E ora, per
andare a quel party, doveva dividere l’ultima limousine con quello straniero
rozzo. Lo straniero rozzo e il suo… Il cane, l’osservò ancora attraverso
il vetro dell’auto. Il cane! Poteva perdonare tutto ( per non parlare di
quali folli autisti le erano già capitati in passato) ma un cane come compagno
di viaggio, questo no! E non era un semplice cagnolino, di quelli
tenerissimi, dal pelo morbido e bianco, con il quale giocare o lasciarsi
coccolare. Oh no! Una specie di orso, dal carattere quasi più sgradevole
di quello del padrone. - su bellezza! Non è un viaggio poi così lungo!-
proruppe il ragazzo, abbassando il vetro del finestrino. Ino lo fissò
sconcertata. Bellezza? Nessuno osava parlarle in quel modo ( da tempo,
almeno. Lei se l’era guadagnato il rispetto. Aveva lavorato sodo). - prima di
mandarla al diavolo, vorrei sapere il suo nome!- gridò, con gli occhi arrossati
dalla rabbia, osservando il cane che la fissava con la lingua penzoloni ( stessa
espressione irrisoria del padrone, questo era scontato) - Inuzuka Kiba,
gentile signorina!- rise l’altro - Non sono una semplice Signorina!- Ino si
trattenne. Mantenere la calma, questo si era ripromessa. - Come vuole,
Signorina!- Kiba sorrise, mostrando i denti affilati. Ino si chiese quale tra
i due occupanti della vettura fosse davvero una belva. - vuole
entrare?...credo la stiano aspettando!- disse l’autista, scendendo dalla
macchina scura. - o me, o il cane!- - o a piedi, o in macchina!. Il
ragazzo rise ancora La ragazza, nel suo corto abito da cocktail, sbatté
violentemente la portiera dell’auto. Sbraitò qualche insulto all’indirizzo
del ragazzo che, sotto la frangia scura, sghignazzava. - imbecille!- urlò,
con il volto arrossato dalla rabbia. - Viziata- rispose lui, soffocando una
risata. Insopportabile! Ino era sicura che quel ragazzo l’avrebbe fatta
impazzire. - Io mi sono presentato…sei tu che ancora non l’hai fatto. Se ti
disturba tanto essere chiamata bellezza…- la sua voce era stranamente profonda,
con un accento lievemente straniero. E ciò irritò Ino ancora di più. Lei,
gli accenti stranieri ( o meglio, delle straniere), non li digeriva ancora
bene. - Yamanaka Ino!- declamò, con voce acuta, ancor più irritata
dall’accento e da quel cane, che ancora continuava a fissarla. Che terribile
giornata! - ecco! Mi ricordavo di averti già vista! – rispose lui. - tutti
conoscono la mia faccia. Sono abituata- si limitò a rispondere lei, appoggiando
il volto al palmo della mano - a dir la verità, la faccia è l’unica cosa che
di te non ricordavo- sorrise lui - mm?- sbuffò lei, forse, ora, leggermente
incuriosita - era una pubblicità di intimo!- La risata di lui si fuse ad
un urlo contrariato della ragazza. - stupido!- mormorò, infine, riprendendo
ad osservare l’asfalto correre veloce sotto la vettura.
- stupido, si vede che è un costume!- il vento chiuse la rivista, e il
rumore secco vibrò nell’aria primaverile - strano, sembri nuda!- il
ragazzo la fissò, voltandosi sull’asciugamano, mostrandole il volto
arrossato - io nuda?...dai Shika!- Ino rise, dandogli un buffetto sul
naso. Il ragazzo socchiuse gli occhi scuri, passandole una mano attorno ai
fianchi. Ino fissò il cielo terso, sdraiata su quel prato. Era da tanto
che non si vedevano. Finalmente un po’ di calma. - ribadisco che sembri nuda-
Shikamaru non la fissava più. Rimaneva immobile, intento a seguire i
movimenti delle nuvole. Ino gli si strinse accanto, poggiando la testa bionda
sul torace magro dell’altro. - ti prego, non litighiamo anche oggi…-
sussurrò, respirando l’aria profumata - io non volevo litigare…- che
testardo! Peccato che dovesse sempre rovinare tutto. - E allora
dimmi…che hai?- Ino aveva sollevato la testa, fissandolo sotto la frangia
pesante ( a lei non piaceva molto, ma era la moda) - Non mi piace che
ti si veda nuda ovunque…tutto qui- Shikamaru strinse le spalle, fingendo
disinteresse. Falso. Ino sorrise. In fondo, disinteressato a lei, non lo era
mai stato. - gelosone!- scoppiò in una risata, sciogliendosi
dall’abbraccio del ragazzo, gettandosi sdraiata sulla schiena Teneva le mani
schiacciate sulla bocca truccata, soffocando le risa. - smettila…non
sono geloso.- ipse dixit La risata di Ino riecheggiò ancora, mentre il viso
contrariato del ragazzo si apriva in un piccolo sorriso. - come va
l’Università?- chiese infine, passandosi una mano sugli occhi umidi di
lacrime - Economia è noiosa…- sbuffò lui, volgendo gli occhi verso il
volto della ragazza Lei sembrava non ascoltarlo (effettivamente non lo
ascoltava mai) e i suoi grandi occhi chiari ( che un po’ si perdevano sotto
tutta quella frangia) parevano cercare nei suoi una risposta a chissà quale
altra domanda. Shikamaru era un genio. Ma Ino era un problema troppo
complicato. - mi ami? – mormorò, infine, con quella solita ( e terribilmente
falsa?) espressione innocente - come non potrei, Ino?-
Shikamaru strinse l’ennesima mano. Sulle labbra aveva un sorriso appena
tirato. Si annoiava, dannatamente tanto. Il party sembrava non essere ancora
iniziato. Sbuffò contrariato. Nella sala c’erano ancora poche persone che
discorrevano attorno ai tavoli con dei progetti. Architetti. A lui non
piacevano più. Si avvicinò al buffet, accostandosi ad un gruppo di persone
che sorseggiavano una bibita chiara. - Signor Nara, la aspettavamo con
impazienza!- Ecco, ci risiamo. Il party non era già iniziato e lui si
stava già rompendo. Parlare di lavoro e cercare persino di essere
gentile. Scocciatura. Il signore anziano che lo aveva salutato aveva già
spostato l’argomento di conversazione su un buon investimento. Shikamaru
interveniva raramente nei loro discorsi ( in tutti solitamente. Troppo svogliato
per intavolare una lunga conversazione). Si limitava ad ascoltare, di
solito. Sorrise sornione. Che mucchio di balle che stavano dicendo, pensò,
osservando il gruppo di invitati. Il suo sguardo fu attirato però da due
occhi che ben conosceva. E da uno sguardo che aveva creduto di aver
dimenticato. - e tu?...che ci fai qui?- mormorò, deglutendo Per risposta,
un sorriso. Strano. Lui non sorrideva mai.
L’aula universitaria era quasi vuota. Shikamaru aveva reclinato il capo
sul sedile di legno, cercando di concentrarsi per rimanere sveglio. Con le
dita sfogliava rumorosamente i fogli degli appunti ( vuoti in realtà, a lui non
piaceva scrivere, tanto ricordava sempre tutto), sparpagliati sul banco davanti
a sé. Sospirò, passandosi una mano tra i capelli lunghi, raccolti, come
sempre, in una coda. Inutile quello che gli avevano detto: i ragazzi seri non
hanno il codino. Ma, in fondo, lui gli altri non li ascoltava mai. Iniziò
a fischiettare. Se la lezione non fosse iniziata subito, sarebbe stata dura
rimanere svegli ( a dir la verità si addormentava puntualmente. Ma doveva almeno
provarci, no?!). Fu allora che notò quegli occhi. Verdi
e…arrabbiati. Che lo fissavano. Impallidì. E ora, che diavolo
voleva? - smettila- la voce era quasi più inquietante dello sguardo. -
perché?- Shikamaru fissò quegli occhi, cercandovi qualcosa di…umano? - ti ho
avvertito- Shikamaru si rabbuiò. Che tipo! Sospirò
rumorosamente. Il professore entrò nell’aula, stringendo tra le mani la
cartellina. - le liste dei gruppi di laboratorio sono pronte. Quando vi
chiamo, avvicinatevi e vi sarà dato il titolo del progetto. Consegna entro venti
giorni.- disse, sventolando un foglio ingiallito. Iniziò, con la sua lenta e
fredda voce, ad elencare un gruppo di nomi che, per Shikamaru, non avevano,
praticamente, volto. La sua attenzione si destò solo al sentir pronunciare il
suo nome. - Shikamaru Nara e Gaara Sabaku no*- Gaara? Chi
diavolo…? Merda. Sguardo Inquietante si era alzato. - ci mancava solo questa…-
borbottò Shikamaru, sul volto un’espressione sconsolata.
- Dove cavolo è Gaara?- Temari aggredì il ragazzo che, già in difficoltà con
il nodo della cravatta, entrò nella stanza. - È già andato, sta calma…-
rispose lui, ignorando lo sguardo accorato della sorella. La ragazza gli
afferrò la cravatta, annodandola, esperta. - sei agitata?- il ragazzo la
fissò tirar via della polvere inesistente dalla giacca di lui (come una mamma. O
almeno credeva. Non poteva sapere cosa volesse dire avere una madre) - tu non
lo saresti, Kankuro?- lei gli sorrise nervosa, spostando una ciocca ribelle
dietro l’orecchio - hai lavorato tanto…e sei già affermata, Temari- ribatté
lui, avvicinandosi al progetto, sbirciando sotto il telo chiaro - non qui…non
ancora, almeno. Lo sai che abbiamo bisogno di questo appalto- lei gli
schiaffeggiò la mano, mostrandogli un sorriso sicuro(?). Il ragazzo ritrasse
la mano, fingendo spavento. - sei la solita manesca!- sbottò, scoppiando a
ridere. - Volevo prima mostrarlo a Gaara…- disse lei, fissando la strana
forma che emergeva da sotto il velo. - Mi dispiace,il Presidente della Suna
Building Corporation non è disponibile…c’è solo l’Amministratore Delegato…-
rispose lui, evidentemente seccato. - Scusami fratellino…- rise lei,
scoprendo con un gesto secco il progetto - Cavoli Temari…- Kankuro la fissava
sorridendo. - …sei un genio…hanno ragione, con te a capo del settore
progettazione...- continuò, restando senza parole, osservando la struttura che,
in miniatura, si ergeva sul mobile. Temari sorrise, passandosi una mano tra i
capelli. Strinse le dita, nervosamente, attorno al ciondolo che le pendeva
dal collo. Non riusciva a levarsi di dosso quella brutta
sensazione. Doveva discutere ancora degli ultimi dettagli con Gaara. Non
c’era più tempo. Doveva vedere Gaara.
- tra poco vedrete vostro fratello…- la voce del padre era fredda e
pacata. Come sempre, d'altronde. I bambini camminavano affiancati,
lungo la corsia dell’ospedale. Temari stringeva la mano di Kankuro che,
appesantito dalla sua inseparabile bambolina ( rubata alla sorella, quante
discussioni per conquistarla!), strascicava i piedini. La bambina lisciò con
una mano il vestitino scuro che la balia le aveva fatto indossare. La mamma
era tanto debole ultimamente. Non veniva neanche più a darle la buona
notte. - dov’è la mamma?- Kankuro sollevò il visino paffuto verso il
padre. - Il nome del vostro fratellino è Gaara- rispose il padre,
proseguendo a camminare. Il bambino si voltò verso la sorellina,
strattonandole il piccolo braccio. Biascicò qualcosa, con lo sguardo
incerto. Temari gli intimò di chiudere la bocca. Fissò la cravatta che
pendeva sbilenca dal collo del fratello. Quello scemo doveva averla allentata in
macchina. Non riusciva proprio a starsene fermo? Nera. Una piccola
cravatta nera. Fissò ancora le sue scarpette e il suo
vestitino. Nero. Temari si chiese perché quel fratellino dovesse vedere
tutto quel nero, come prima cosa, al mondo. Quando qualcuno nasce, tutti
dovrebbero essere felici. E colorati. - voglio la mamma!- strillò
ancora Kankuro ma il padre continuava a camminare, sempre con lo sguardo
alzato. Temari tremò. Si chiese di nuovo perché anche il papà fosse
vestito di nero. E perché, salendo in macchina, la balia li avesse baciati
sulla fronte, trattenendo un singhiozzo. Che stava succedendo? -
mamma…- continuò ancora Kankuro, stringendo la manina della
sorella. Un’infermiera si accostò al piccolo gruppo, scambiando qualche
rapida parola con l’uomo. Temari, dal basso dei suoi tre anni, cercò di
comprendere perché quella signora li stava fissando con quell’espressione
dispiaciuta. Non dovevano essere tutti felici? Le era nato un
fratellino. - eccolo. Quello è Gaara- disse, infine il padre,
mostrando qualcosa al d là di una finestra bassa. La ragazzina si alzò sulle
punte, avvicinando il visino al vetro. - Gaara…- mormorò, cercando di
intravedere la minuta figura dentro quello che le sembrò essere tubo trasparente
pieno di fili. Era colpa di quel marmocchietto se tutti le sembravano così
tristi, oggi? Kankuro saltellava alle sue spalle. - sei basso- lo
schernì la sorellina, dandogli un buffetto tra i ricci scuri - sono
ancora piccolo- rispose l’altro, mostrandole la lingua. Temari smise di
sorridere. - ora possiamo vedere la mamma?- chiese, voltandosi verso
il padre. Afferrò il lembo del vestitino scuro. Il padre li fissò, per la
prima volta in quel giorno. - la mamma non c’è più- si limitò a dire,
riprendendo a fissare il corpicino dietro il vetro. Kankuro sembrava non aver
capito. Continuava a chiedere di vedere la mamma, lanciandosi contro la gamba
del padre. La cravattina scura gli era scivolata, ora gli cadeva penzoloni
dal collo. Nera. Nera come il vestito e le scarpe di Temari e del
padre. La ragazzina fissò ancora quella specie di culla. Ascoltò Kankuro
scoppiare a piangere. Di solito a calmarlo veniva la loro mamma. Lo stringeva
finché non smetteva di frignare. Gli sussurrava qualche parole dolce. Lo
avvolgeva con il suo profumo fresco. Temari attese qualche istante. Sentì
le lacrime salirle agli occhi chiari. Afferrò la manina del fratellino,
cullandolo con gesti bruschi. - la mamma non c’è più…- gli sussurrò,
non riuscendo a comprendere il senso di quelle parole. Il fratellino soffocò
il pianto nel vestito scuro della sorella. Quello stesso vestito che,
indossato per una nascita, avrebbe indossato, pochi giorni dopo, per un
funerale.
*:per il cognome ho...ehm...fatto un pò di testa mia (credo ^_^), scusate se
ho scritto qualche bestialità ( ma parlo come la mia proff di scienze?!)
Eccomi!! Scusate il ritardo…solito problema ( * Roberta trema al solo parlare
di problema* seconda prova maturità mi stai facendo disperare!!):
scuola! Cercherò di aggiornare il prima possibile!! Ho cercato
di unire a catena i ricordi, stavolta (ogni tanto mi ritrovo a cambiare le carte in tavola)..per unire i personaggi... Grazie a tutte/i
coloro che mi seguono…mi fate davvero molto felice e date un valido sostegno
alla mia autostima in crisi ascetica ^__^ Un bacio
enorme a quelli che leggeranno e..uno ancor piì grande a quelli che lasceranno
un commentino!!
Un ringraziamento particolare a :
Isatachi: ciao!! Grazie di seguire sempre la ficcy!!*__* ti è piaciuto questo
capitolo?? Tra poco, vedrai le tue curiosità verranno appagate!...per ora Sakura
e Sasuke lasciamoli bollire nei loro brodi…( ha senso ciò che ho detto?..
bha!^_^). Aspetto un tuo parere! Baci!!
Rory_chan: Grazie!! Anche io adoro le Sasu/Saku…*__* pucciosi!! E l’idea di
un Sasuke drogato.. non lo so…ce l’ha un po’ l’aria!!^_^ che ne pensi di questo
nuovo chappy? Tra poco, vedrai, leggerai ancora di quei due!! Fammi sapere che
te ne pare…un bacio!
Kaho_chan: ce la sto mettendo tutta per complicare le cose…e vedrai, le
sorprese non sono ancora finite!! (risata diabolica)… La festa è quasi
iniziata ( *Roberta viene premiata come campionessa di "allungare il
brodo"*)…tra poco ci saranno i veri incontri…^_^ Grazie per i complimenti…mi
hai fatto arrossire…speriamo che questo nuovo chappy non abbia deluso le tue
aspettative!! A prestissimo, fammi sapere che ne pensi!
Lupus: i tuoi commenti sono sempre attesissimi!! mi fa piacere che la storia
continui ad interessarti!! spero che anche questa parte ti sia piaciuta! Aspetta
e vedrai l’evolvere dei fatti…^_^ a presto!! Aspetto un tuo parere! Baci!
Coco Lee: *___* grazie!! Per ora sto tentando di (farvi perdere la
pazienza?!.. no scherzo)…creare ancora un po’ di attesa.. ma il party sta per
iniziare!! ^__^ comunque hai ragione, in fondo se non ci fosse un po’ di varietà
sai che mondo noioso…le mie preferenze sono penso chiare, ma…anche se proprio
tranquilla non puoi stare ( risatina diabolica) questa ficcy vedrà una bella
commistione dei nostri due gusti.. per ora, in questo chappy, te ne ho dato un
assaggino ( non so se ti è piaciuto lo scorcio di Shika e Ino ^_^). Fammi sapere
e spero davvero che continuerai a leggere la ficcy ( aspetto il tuo
aggiornamento ^_^..). Baci P.S. grazie per il commento alla ficcy su Choiji
e Ino…hai ragione è un pairing difficilissimo!! ^_^ io c’ho provato…mi fa
piacere sapere che il risultato ti sia piaciuto!! *_*
A presto!
Un bacio a tutti!! Recensite!!!!!
Roberta
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Capitolo 6 *** vento e acquazzone in arrivo! ***
- credo che tu sia un imbecille- disse Ino, fissando con sdegno il ragazzo
infilare una mano nelle fauci di quel mostro che lui continuava imperterrito a
chiamare "cuccioletto". - Credo che te la tiri un po’ troppo, signorina!-
rise lui, mentre Akamaru ( così avrebbe dovuto chiamarsi quel mostro, almeno
così aveva capito Ino) gli lasciava una scia di bava sulla guancia Lei
distolse lo sguardo con un moto di stizza e disgusto. Quando si diceva la
sfortuna. - anche tu alla conferenza, vero?- chiese lui, tentando, per la
millesima volta, di dare vita ad una conversazione Lei mugugnò qualcosa,
stringendosi nel corto abito da cocktail. Ravvivò i capelli lasciati sciolti
con un rapido gesto della mano, lasciandoli ondeggiare sulle spalle nude - E
tu che ci vai a fare?- chiese lei, sbuffando quando l’auto rallentò davanti al
rosso del semaforo - Invitato…non ci crederai ma hai davanti una celebrità!-
sorrise il ragazzo, mostrando la sua lucida dentatura aguzza. Ino rabbrividì
istintivamente. - celebrità?- rise. Stupidi ragazzini. Chissà cosa credevano
di essere. - Nel mio paese sono un cantante famoso…non sei la prima modella
che porto in una limousine, modestamente!- la sua risata (ma possibile che
ridesse sempre?) si fuse all’abbaiare sordo del cane. Ino maledì ancora la
sua dannata sfortuna. Un pazzo esaltato (come il cane) e il suo fedele
segugio (esaltato come il padrone). Ci mancava anche questa ora.
Ci mancava anche questa ora. - Shika…andiamo via…- bisbigliò
all’orecchio del ragazzo che, nella sua scassata utilitaria verde, tentava un
improbabile parcheggio Lui si tolse la sigaretta dalle labbra, lasciandola
penzolare dal cruscotto - Ino…non rompere. Ci tenevi a vedere questo
locale?...bene, ben arrivata- rispose lui, con stizza malcelata. Shikamaru
non era il tipo da locale rumoroso, da musica alta e da superalcolici. Eppure
ora stava parcheggiando davanti l’ultimo ritrovato dell’house-music, centro di
mondanità, un enorme colosso di cemento, acciaio e luce che si apriva al suo
sguardo come un iroso gigante mitologico. - speriamo sia di buon
umore…- mormorò, recuperando la sigaretta Ino, accanto a lui, fissava la
discoteca con sguardo perso, pallida - ti senti bene?- chiese lui,
fingendo distacco - a dir la verità no…- rispose la ragazza,
fissandolo con i grandi occhi chiari - vuoi andare via?- il ragazzo la
fissò tremare impercettibilmente, afferrandosi le mani esili Lei annuì con un
leggero cenno del capo, spostando una delle ciocche dei capelli dietro
l’orecchio - stai davvero male allora…non hai né starnazzato come
un’oca né ti sei ancora lamentata del parcheggio…devo portarti all’ospedale?-
disse lui, accendendo l’auto che sbuffò rumorosamente prima di mettersi in
moto Lei rise, poggiandogli una mano sulla gamba. - per ora no…ma
stai attento! Due mosse di karatè e ti ci mando io!- rispose, scoppiando in una
risata cristallina Lui sorrise, lasciandosi alle spalle la discoteca. -
direzione, signorina?- chiese, mentre la ragazza si voltava verso delle
automobili parcheggiate - casa!- urlò, indicando con il dito la
strada, con espressione esaltata. - E casa sia…- biascicò lui,
aspirando il fumo amaro. Inutile allora dirle di quanto avesse penato per
quei costosissimi biglietti per la prima del locale. Era meglio lasciarli
giacere nel fondo della tasca del pantalone,con il pacchetto di sigarette. In
fondo, a lui bastava lei. Ino lo fissò con espressione colpevole. Trasse
un sospiro di sollievo, osservando il gruppo di paparazzi appostati nel
parcheggio. Forse non li avevano visti. La ragazza incrociò le
dita. Sperò di essere passata inosservata.
- Avevo letto il nome della tua banca, ma non credevo mandassero proprio te…-
disse il ragazzo, rigirandosi tra le dita il calice di vino rosso come i suoi
capelli - Gaara, da quanto tempo- Shikamaru riacquistò l’espressione
distaccata, concentrando l’attenzione sulla massa di capelli rossi dell’ex
compagno di corso - Tre anni…- mormorò l’altro, fissandolo con gli occhi
chiari. Calò il silenzio tra i due giovani. Certo, non era facile
riprendere a parlare dopo quel giorno. Quel giorno che aveva cambiato la vita
di entrambi. - tu perché sei qui?- disse Shikamaru, afferrando un calice di
champagne offertogli da una cameriera. - La mia impresa gestisce un’ala della
conferenza- disse l’altro, con voce calma e fredda. Strano allora che a
Shikamaru sembrasse divertito. Qualcosa non andava. Gaara non era il tipo
da intavolare una lunga conversazione ( che superasse le poche parole,
almeno). - buon per te…- rispose il ragazzo, portando il calice alle
labbra. - A dir la verità è Temari che lo gestisce. Ti ricordi di Temari, mia
sorella?- Gaara sorrise, tirando i lati della bocca in un ghigno
inquietante Shikamaru tossì, fissando il Presidente con gli occhi
sbarrati. Temari.
- Kankuro! Quante volte ti devo ripetere che non devi spegnermi la
musica!- una furia bionda era entrata nella grande cucina, spalancando con una
mano la porta. Gaara la fissò da dietro la montatura degli occhiali con
un’espressione glaciale. - lei è Temari, mia sorella- disse, rivolto
al ragazzo moro che, seduto sullo sgabello, fissava la giovane
sbadigliando - scusa Gaara…pensavo fosse quell’imbecille di nostro
fratello- mormorò la ragazza, avvicinandosi al frigorifero. - Ehi,
dov’è finito il succo di mirtilli?- mormorò, voltandosi verso il
tavolino. Shikamaru osservò il viso duro e spigoloso della ragazza e la
strana acconciatura. Quattro codini raccoglievano i capelli più crespi che
avesse mai visto (forse frequentava davvero troppo Ino, con queste stupide manie
estetiche). - vorresti dire questo?- chiese il ragazzo, ondeggiando
una lattina vuota davanti gli occhi di Temari - il mio succo!- urlò,
strappandogliela dalle mani - non era neanche un gran che…- mormorò,
osservando la ragazza che scuoteva la lattina - come hai detto che ti
chiami?- disse infine, scrutandolo minacciosa - Shikamaru Nara. Nara,
per te- rispose lui, sorridendole. Quella ragazza non gli
piaceva. Soprattutto ora che aveva stretto gli occhi (forse l’unica cosa
decente su quel viso mascolino) a fessura e sorrideva con le labbra carnose
tirate (ecco in cosa assomigliava al fratello: il sorriso.
Inquietante). - credo che non mi scorderò di te, ragazzino- disse,
uscendo dalla stanza, ondeggiando le gambe tornite sotto il corto
abito. Sparì dietro la porta, iniziando a canticchiare un motivetto di una
canzone vecchia, con una voce che, sotto l’apparente durezza, era
melodiosa. Dura ma melodiosa. Shikamaru portò lo sguardo nuovamente su
Gaara che, imperterrito, continuava a leggere il foglio di appunti -
Temari ti odierà. - disse infine, sollevando lo sguardo - E io che
credevo che strano fossi solo tu…davvero ne hai altri di fratelli?-
rispose, passandosi una mano tra i capelli scuri.
Kankuro stringeva nervosamente la cinghia della borsa che Temari lo aveva
costretto a portare. La ragazza si voltò verso di lui, montando
sull’automobile scura. - svelto Kankuro…Gaara è lì da ore ormai!- sbottò,
cercando il volto del fratello, che le sorrideva ebete. - Sai che, se non
fosse per i modi, sembreresti quasi una donna, stasera, sorellina!- rispose lui,
aprendole la portiera Lei lo fissò truce, soffiando una ciocca dagli
occhi. Lei, femminile?...non scherziamo. Osservò il profondo decolleté che
le tratteneva a stento l’abbondante scollatura e si aggiustò lo
scialle. Ridicola. Lei che era abituata a comodi pantaloni e maglie sempre
troppo grandi, si sentiva persa in quel terribile vestito. - sai se ci sono
acquirenti?- chiese, in un sussurro - questa parte del lavoro lasciala a me,
Tem…- disse, gonfiandosi nella giacca (stretta. Quel ragazzo doveva smetterla di
ingozzarsi). La ragazza lottò ancora con la gonna che le tirava sui fianchi (
forse sarebbe stato bene che anche lei avesse smesso di ingozzarsi) -
centonove giorni- disse lui, osservando la ragazza - mm?- mormorò lei,
continuando a lisciarsi i capelli piastrati - da quando sei tornata
sorellina- scoppiò a ridere il ragazzo, stringendo gli occhi e mostrando le
fossette sul mento. Era vero. Tre anni dalla partenza. Centonove giorni
dal ritorno.
- dici sul serio?- urlò Kankuro, osservando la mano della ragazza, nella
quale, stretta convulsamente, c’era una lettera. - Stage a Boston, tre
anni…- ripeté lei, con gli occhi ancora lucidi. - Sei sicura?...tre
anni sono tanti…e Boston è lontana!- tentò di trattenersi lui, afferrandole le
spalle La ragazza sbuffò divertita. - Si lo so…- sorrise,
gettandosi sul letto, ancora sfatto - ma senza di te… chi mi sveglierà
la mattina?... chi mi insulterà gratuitamente?- disse lui, spalancando gli occhi
scuri ( errore della genetica. No, l’errore era Gaara. Da dove spuntava
quell’assurdo celeste?) - per la mattina non c’è problema…tanto ti
svegli sempre a mezzogiorno!...e per gli insulti…c’è Gaara no?!- rispose lei,
strizzando l’occhio Il ragazzo si sedette accanto a lei. - allora
hai già deciso?- disse, sbuffando - ancora no…- rispose lei,
appoggiando la testa sulla spalla morbida del fratello. - Allora ho
deciso io per te…non partire!- sbottò lui, alzando la voce - Pensa ai
lati positivi…l’azienda è passata a Gaara. Tu sei al settore vendite…io voglio
solo rendermi utile…- disse lei (possibile che tutti la vedessero sempre
sicura?...lei aveva solo paura) - E lo faresti andandotene?- chiese
lui, strabuzzando gli occhi - No. Lo farei migliorando.- rispose,
alzandosi Il ragazzo incrociò le braccia, con un gesto stizzito -
io sono contrario!- proclamò imbronciandosi Temari sorrise, affondando le
mani nelle tasche del pigiama. - …e sono sicuro che anche loro lo
siano…- continuò, guardandola la ragazza arrossì, continuando a stringere la
lettera - perché loro lo sanno. Vero, Temari-chan?-
- siamo arrivati- sbottò lui, stanco di quello straziante
silenzio. Ino alzò gli occhi azzurri (belli, non c’è che dire), con
espressione distaccata. - bene.- disse, raccogliendo la piccola borsa che le
era scivolata accanto - ehi!- urlò trattenendola, mentre apriva lo sportello
della macchina - che c’è?- chiese lei, tra l’irritato e il disgustato. -
Almeno usciamo insieme…dopo questo educativo viaggio...- disse lui, sistemandosi
il giacchetto di pelliccia (che terribile gusto). Lei sembrò osservarlo,
ponderando i vantaggi di essere ripresa in compagnia di quel mostro e il
cane. Se era davvero un cantante… - ok- mormorò, lasciandogli aprire la
portiera - signorina…- l’invitò lui ad uscire, porgendole la mano. -
Yamanaka per lei…- sorrise lei. Lo spettacolo stava per iniziare. - e non
faccia così, signorina…per Lei, io sono Kiba…- le sorrise sornione, afferrandole
la mano.
- Sabaku!- una voce dal gruppo alle sue spalle aveva chiamato il giovane che,
scuotendo i capelli rossi con aria rassegnata, si era unito a loro, lasciandolo
ancora stordito, con un bicchiere di champagne in mano. Proprio lui, che di
bere alcolici non aveva mai avuto voglia. Lo scolò di un fiato, abbandonando
il bicchiere vuoto sul tavolo del buffet. Lui non ci credeva all’oroscopo, ma
forse quel "tempesta in arrivo" che aveva letto sul giornale, non era così
sbagliato. Peccato che la previsione continuava con "forti venti e un
terribile acquazzone"…neanche il suo futuro fosse una previsione
meteorologica. Scosse le spalle. Doveva evitare i venti. Come facevano
i marinai, abbassando le vele. Per l’acquazzone… Quello stava ancora
scendendo dalla macchina, sotto braccio ad uno pseudo-cantante… ma lui non
poteva ancora saperlo.
Una bambina correva a perdifiato lungo lo stretto vialetto di casa,
riparandosi lungo il cornicione. - sbrigati! Tua madre ti ammazzerà,
Shika!- strillò al bambino che, con il suo solito passo straziatamene lento,
chiudeva il portone. - Mica è colpa mia se è scoppiato un acquazzone.-
rispose, flemmatico, sistemandosi l’unica spallina della borsa di
scuola - Si, ma è colpa tua se facciamo tardi!- lo strattonò Ino,
tirandogli la giacca pesante per la pioggia - Che noia…- mormorò lui,
passandosi una mano tra i capelli zuppi - …cerca di essere più
allegro! È il mio ottavo compleanno!- disse lei, facendogli la
linguaccia - e guarda che tempo… - sospirò lui fissando il cielo
plumbeo - e che dovrei dire io?...la festa a casa è una cosa da
bambini!- disse lei, suonando al citofono - sei una bambina, Ino-
disse Shikamaru, afferrando le chiavi - tua madre ti da già le chiavi
di casa?- chiese lei, sgranando gli occhi - primo: ieri ho fatto otto
anni, quindi sono già più grande di te…secondo, sono di mio padre…- rispose,
abbassando lo sguardo. Mai parlare di quello che accadeva al piano di sotto,
in casa Nara. Questo sua madre glielo aveva sempre detto. Ino, perciò, non
fece domande. - Ino…- Shikamaru si voltò, fissando la ragazzina che si
torturava le mani - Buon compleanno…- continuò, con voce atona Ino
lo fissò con un’espressione apparentemente distaccata - …ma cerca di
non rompermi con qualche gioco scemo alla festa, perché ho solo voglia di
dormire- concluse, scrollando le spalle. - E chi ti ha detto che ti
invito?- urlò la bambina, correndogli dietro - Come vorrei non essere
il tuo vicino di pianerottolo…- sospirò il ragazzino, quando Ino gli tirò una
borsettata sul fianco, sorpassandolo correndo.
Ino salì con lentezza esasperata e ricercata i gradini che la separavano
dall’entrata, stringendo con disinvoltura il braccio del suo
accompagnatore. Effettivamente, pensò, sapeva come attirare
l’attenzione. I fotografi avevano rivolto loro tutte le attenzioni,
distogliendo lo sguardo dalle macchine scure che entravano nel vialetto. La
ragazza sorrise soddisfatta. La pubblicità è sempre e comunque denaro, le
ripeteva Tzunade ( e quanto piaceva loro, il denaro). - bene, Yamanaka…può
anche lasciarmi, se crede…o ci ha preso gusto?- sussurrò Kiba, scuotendo il
braccio - ora pensa a sorridere …- riprese lei, stampandosi sul volto
un’espressione di viva gioia e divertimento. Era lavoro. Non poteva
permettersi distrazioni (specialmente una scenata con quel bellimbusto. No, con
lui se la sarebbe vista più tardi). L’ingresso era gremito di gente. Ino
intercettò un gruppo di persone che in un angolo parlottavano, distinguendo tra
essi dei volti famigliari. Benissimo, pensò. - a mai più- disse verso Kiba
il quale, ancora rivolto verso la folla di paparazzi, sorrideva tronfio. - A
presto, invece, Signorina- rispose lui, schioccandole un rumoroso bacio sulla
mano. Rozzo e volgare. Ino si allontanò disgustata, asciugando la mano,
leggermente bagnata di saliva, sul vestito. Ora, almeno aveva una
certezza. Era sicuramente più bestia Kiba che Akamaru.
- Ino!- sorrise una ragazza, accogliendo la giovane nel gruppo. La ragazza
si avvicinò sorridendo, mostrando a tutti il suo più dolce sorriso (un po’
affettato, certo in preparazione di ciò che stava per dire). Alzò gli occhi
al cielo, prima di mormorare - ho appena conosciuto un bipede canino..-
indicando Kiba, che, ora un po’ spaesato, veniva accolto da alcuni
organizzatori Delle risa accompagnarono la sua battuta, e più di una ragazza
si voltò verso il giovane - peccato, a prima vista sembra quasi carino…-
mormorò una, sorseggiando una bibita chiara - prova ad avvicinarti…- rispose
Ino, chiudendosi il naso con le punte delle dita e mostrando un’espressione
disgustata. - Sei la solita Ino…crudele come non mai!- rise l’altra,
scuotendo i capelli chiari.
Il bambino grasso piangeva in un angolo, accanto a lui l’altro bambino,
seduto a terra, con aria annoiata, gli porgeva un pacchetto di
patatine. - ehi! Choiji!- urlò la bambina, avvicinandosi
correndo Il bambino affondò la testa nella manica, continuando a
singhiozzare - che è successo?- disse Ino, portandosi le mani ai
fianchi, ansimando per la corsa - indovina?- rispose il ragazzino
magro, portandosi una patatina in bocca - non dirmi che glielo hai
permesso di nuovo, Shikamaru!- urlò lei, strattonando l’altro per il
collo - I…n…o…- biascicò quest’ultimo, non tentando neanche di
fermarla. Choiji singhiozzava ancora, asciugandosi con le mani le
guance. - lascialo…lui non c’entra niente…- sussurrò infine, mentre
Ino continuava imperterrita ad urlare - è che hanno ragione…sono
troppo grasso per giocare con loro- disse, voltandosi verso gli altri "amici"
che, divertiti, si passavano un pallone, nel campo della parco La bambina
scosse la testa violentemente, agitando i corti capelli biondi, raccolti da
delle mollettine colorate - …stupidi…- rispose Shikamaru,
accartocciando il pacchetto vuoto - no, Shika, ti sbagli…- rispose la
ragazzina, gettandosi seduta tra loro - …sono crudeli. E le persone
non dovrebbero esserlo. È sbagliato.- concluse, nel suo semplice
ragionamento Choiji sollevò lo sguardo ancora umido, stringendo le mani
paffute. - e poi che male c’è?...sei solo un po’ robusto di
costituzione!- sorrise Ino - …meglio che essere pelle e ossa come
questo qui!- riprese, indicando Shikamaru, che sbadigliò contrariato ( o
annoiato. Inutile tentare di capirlo). Choiji sorrise, mentre Ino gli passava
un fazzoletto. - tu sei buona Ino…e anche tu, Shikamaru…-
- possibile che c’è sempre tutto questo traffico?- sbraitò Kankuro,
appoggiando la testa al finestrino - ora sei diventato nervoso anche tu?- lo
derise Temari, ancora intenta nella sua personale lotta con un ciuffo che,
nonostante l’estenuante seduta dal parrucchiere e i centinaia di litri di crema
lisciante, continuava ad abboccolarsi sulla fronte. - Gaara starà già
confabulando alle nostre spalle- riprese il ragazzo, sorridendo Temari
sorrise nervosa. Non gli piaceva perdere tempo. Né, tanto meno, lasciare i
suoi fratellini. Strano, considerando la sua lunga assenza. Eppure, quella
era soprattutto per loro ( per Gaara. A lui non piaceva niente. Mai. Tranne lei
e Kankuro). Che bugiarda. Era stata solo il gesto egoistico di una
ragazzina egoista. Una ragazzina egoista e ferita. - …ed infine questo è
quell’incompetente di Kankuro, buono solo per uscire con gli amici, e, si dice
che, da bambino, facesse in continuazione la pipì sotto- continuava intanto
Kankuro, imitando la voce profonda e cavernosa del fratello minore. E il
risultato era più credibile che buffo. - dai smettila…certe volte mi chiedo
se sei mai cresciuto- lo sgridò Temari, non reprimendo però, un certo
sorriso. - intanto non faccio più la pipì a letto!- rise l’altro, agitando il
capo ricciuto. - …dimenticavo la mia sorella maggiore. Un’invasata violenta
ed autoritaria, sempre pronta alla rissa. E con qualche chilo in sovrapp…- una
borsettata chiuse la bocca al ragazzo. - idiota- commentò Temari, prima di
scoppiare a ridere. - se fosse stato davvero Gaara non avresti reagito così-
si lamentò l’altro, massaggiandosi la bocca tumefatta - e che ci tieni dentro
la borsa?dei sassi?-
- la borsa!- urlò il piccolo, tornando sui suoi passi -
Kankuro!- strillò la sorellina, alla quale la piccola mano era sfuggita dalla
presa Il bambino, con indosso già il cappellino da gattino (il suo preferito)
era scappato verso la camera, attraversando il lungo corridoio, trascinando i
piedini morbidi. Temari gli corse dietro, spingendo da un lato il fratellino
minore Gaara che, ancora traballante sulle gambe da neonato, si faceva largo tra
i suoi giocattoli disseminati davanti la porta (prepotente. Viziato. A loro non
era permesso tanto spazio) - mollala..- intimò Temari a Kankuro che,
sulla porta della camera, teneva tra le mani una borsetta rossa, da
donna. - No!- scandì l’altro, con la vocina acuta e dispettosa dei
bambini - Kankuro! Non puoi portarla fuori!- continuò la bambina,
strattonandogliela dalle mani - Lasciala! Era di mamma…non è tua!-
Strillava l’altro, agitando il capo ricciuto - Neanche tua!- gridò
Temari, strappandogliela dalle mani La borsa cadde a terra, riversando il suo
contenuto, le due bambole di pezza preferite di Kankuro e i trucchi della
mamma. Quegli stessi trucchi con i quali Kankuro continuava a
impiastricciarsi la faccia. Il bambino si accasciò a terra, scoppiando in un
pianto silenzioso. Temari raccolse gli oggetti, con una calma sconvolgente,
per una bambina così piccola. - non devi truccarti. Papà non ne è
felice- disse infine, passando un fazzolettino con un fiore (sempre della mamma.
Altra, ennesima reliquia) sulla bocca del piccolo. - la mamma lo
faceva…- singhiozzò l’altro, agitando il viso - neanche la mamma
sarebbe felice di vederti fare tutti questi capricci- tentò di sorridergli,
porgendogli la mano. Kankuro si sollevò da terra, fissando la borsa che
Temari aveva nascosto in un angolo. - Vieni Kankuro…dobbiamo andare,
ora- disse la maggiore, scortandolo fuori della stanza.
Scusate l’attesa.. non vi so neanche spiegarvi l’ansia che ho…domani iniziano
gli esami!! Paura! Un ringraziamento e un bacione a tutti quelli che hanno
letto questo capitolo…viva la pazienza di seguire una povera pazza! Un mega
e abnorme grazie a tutti coloro che lasceranno una recensioncina! Aspetto con
ansia sempre i vostri pareri!
Baci baci
Roberta
Kaho_chan: ..per la classe sociale…anche io me lo sogno l’attico di
Shikamaru e gli sfarzi di casa Sabaku no ( ma se è per questo… anche gli occhi e
il fisico di Ino ^_^). Comunque sono sempre felicissima di leggere che la mia
storia ti appassioni tanto! E soprattutto…Kiba! Il mio cuccioletto
irritante!povero ci prova a fare il fascinoso con Ino ^^". E questi nuovi
flashback?...da amante delle Shika/Ino ti ritieni soddisfatta? ^___^ ti
ringrazio tanto per i complimenti…non ho altre parole! Un bacione
Lupus: sono molto felice che tu abbia apprezzato la
digressione sul passato di Temari, Kankuro e Gaara… è una parte a cui mi ero
affezionata (anche se non sono ancora troppo soddisfatta). E volevo,
soprattutto, ringraziarti. I tuoi complimenti mi hanno davvero sollevato il
morale ^__^…mi ripagano lo sforzo di gestire tutti questi fili che più va avanti
più mi si ingarbugliano!.. ^^" a presto!! Fammi sapere!
Coco Lee: Come stai?...scusami ancora…forse ora mi tirerai
anche qualche pomodoro! * Roberta si ripara dal lancio di kunai di Coco Lee –
non pensavo fossi così decisa-* stanno aumentando le parti su Temari…io ci
provo…ma prova a capirmi, non è una ragazza che ama rimanere nell’ombra *
Roberta scrive sotto minaccia di Temari armata di ventaglio* ^__^ Le parti su
Shika e Ino…mi piacciono più da bimbi, se devo essere onesta! Anche se
Shikamaru…sbav sbav *ç*…tornando a noi… spero che mi farai sapere presto un tuo
parere ^__^ Un mega bacione!
Isatachi: Crepi il lupo!!! Comunque…sono felicissima che la
storia ti appassioni…per Sakura e Sasuke dovrai aspettare ancora un pochino, ma
presto…manca poco! Davvero ti convincono Shika e Ino?...sono la parte più
difficile da scrivere per me! E Kiba…è sempre più matto, povero cucciolone!
Riguardo Temari, Kankuro e Gaara…sto cominciando ad amare scrivere su quei tre
fratellini…dolciosi *.*…a presto! Fammi sapere cosa ne pensi! Un bacio
Rory_chan: sii!! Uniamo tutte le Roberte del mondo in un
unico comitato! Vabbè, tralascia queste cacchiate da povera disperata per gli
esami…^^"…l’incontro tra Sasuke e Sakura.. ovviamente che avverrà! Ma chissà
se…no no…ti lascio nell’attesa!! Spero che il capitolo ti sia piaciuto…un
bacione!!
Suzako:…per ora siamo confuse in due! Praticamente i
personaggi si scrivono da soli (sorry, troppo Pirandello) …per Sasuke.. non lo
so…mi dava del drogato! …la fine di Itachi credo di svelarla nel prossimo
chappy…per ora… è solo un calciatore più emo del fratello ^_^ Ti si sta
chiarendo il ruolo dei fratelli della sabbia?...se no, consolati e leggi qualche
riga più su!^_^ ( grazie per la correzione!!) Per quanto riguarda la vodka
*Roberta nasconde la bottiglia sotto la sedia*…no, perché?! A
presto! Perdona le scemenze che la crisi pre-esame mi ha portato a
scrivere! Un bacione commosso!
Roberta
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Capitolo 7 *** Inizia a piovere... ***
- allora, che ne pensi?- il ragazzo vestito con quel largo cappello
colorato fissò la modella che osservava con ( finto) interesse il progetto del
giovane - Penso che rimani un bravo artista Deidy…- mormorò lei, portandosi
alle labbra il calice - Ino, non so se prenderlo come un insulto, mia adorata
vipera!- sorrise lui di rimando, sistemandosi la chioma bionda anni 80 sulle
spalle. Ino sorrise, portandosi una ciocca dietro l’orecchio: e quell’ammasso
di ferro colorato, secondo quel matto di Deidara, sarebbe dovuto diventare un
complesso residenziale? Forse per un acrobata del Cinque du Soleil…
forse. - è completamente realizzato con un programma di avanguardia per la
realizzazione di forme alternative…- blaterava il giovane Alternativo di
sicuro, pensò lei, notando i bagni condominiali, praticamente disposti nel
giardino pubblico ( come stilista e scultore Deidara era una delle punte di
diamante della nazione, ma come architetto…) - questo mondo non è ancora
pronto per uno come me!- sbottò alla fine, sollevando gli occhi chiari al
cielo Ino trattenne una risata. Nessun mondo sarebbe mai stato abbastanza
pronto per un tipo, come dire, esplosivo, come Deidara! - se sei interessata,
nell’altra sala c’è il programma che ho utilizzato. – continuò, sorridendo alla
piccola folla che si era radunata, impensierita più che curiosa, attorno al suo
"capolavoro". - Non credo di essere la persona più indicata…non sono portata
per queste cianfrusaglie tecnologiche!-
- te l’avevo detto che non ero portata per queste cianfrusaglie
tecnologiche!- sbottò la ragazza, giocherellando con una ciocca di capelli che
le era sfuggita dalla presa della fascia - non mi spiego come tu abbia
potuto ridurre il mio povero PC in queste condizioni- biascicò il ragazzo in
piedi accanto a lei, cliccando forsennatamente sulla tastiera - ti
avevo avvertito!...e poi…mica è così grave no?- rispose Ino, osservando le linee
scure che apparivano sullo schermo - l’abbiamo perso!- dichiarò infine
Shikamaru, rigettandosi sul letto supino - cosa?- urlò Ino, voltandosi
verso di lui - il mio computer, la mia tesina già finita e…il tuo
cervello. Baka…- rispose il ragazzo, sospirando rumorosamente - e
ora?!...come scriverò la tesi?- chiese la ragazza, sollevandosi dalla
sedia - e lo dici a me?fatti tuoi…io chiedo il portatile a Uchiha-
Shikamaru sbadigliò rumorosamente, sistemandosi sotto la pala del
ventilatore. Avrebbero dovuto spostare gli esami di maturità a dicembre. Lui
questa tesi la sosteneva da anni. Era impossibile concentrarsi con tutto quel
caldo. Ino fissò il corpo del ragazzo steso a pochi centimetri da
lei. Certo che non era il più bel ragazzo della sua vita. Certo che non
era neanche il più simpatico. Eppure, ora, chissà perché… Cavolo
Ino lo conosci da sempre...non puoi pensare quello che stai pensando. E
soprattutto non è giusto quello che stai pensando. Come se gliene
fosse mai importato di cosa era giuto. Al diavolo! Quando sentì le sue labbra
premersi su quelle di Shikamaru, non seppe dare una spiegazione razionale alle
sue azioni. - che diavolo fai?- sbottò Shikamaru, passandosi la lingua
sulle labbra inumidite - volevo vedere se avevi una qualche reazione
almeno a questo!...ti ho appena rotto il computer e non hai mosso ciglio!- rise
lei, arrossendo - ah- biascicò infine, sedendosi sul ciglio del
letto - già- mormorò lei, osservando gli oggetti sulla scrivania.
Matite verdi, un peluche a forma di cervo, evidenziatori verdi (ma tutto
verde?), il mouse, indovina?, verde e la piccola lampada. Bene. Ora che aveva
osservato tutte quelle cose inutili, cosa le rimaneva da fare per sfuggire
all’imbarazzo? - e così la tua tesina è davvero sulla bellezza?-
chiese infine Shikamaru, sfogliando gli appunti che la ragazza (prima del
cataclisma informatico) stava – tentando di – ricopiare. - Si. E sulla
donna come modello per gli artisti!- declamò lei, facendo un mezzo giro sulle
lunghe gambe da stambecco - Capisco- rispose lui, con la solita e
inequivocabile espressione (inequivocabile? Insomma…cavolo era stato baciato.
Era quello tutto ciò che sapeva esprimere?) - E la tua sulla noia, mi
hanno detto…- disse la ragazza, raccogliendo le sue poche cose nello zainetto
viola (pochi ancora sapevano che sarebbe stato il colore dell’estate. Ma lei era
Ino…). La ragazza si avvicinò alla porta voltandosi verso l’amico -
bhe, io andrei, tanto ormai il computer è fritto…- disse infine, abbassando
la voce. Il ragazzo mugugnò una risposta, arrossendo appena. - Ino?-
chiese infine, mentre la ragazza apriva la porta - Che vuoi?-
- Baciare un amico non è segno di buona salute mentale. Specialmente
se l’amico è il sottoscritto.- disse, fissando, con sguardo vuoto, le pale
ruotare - …uhm. Va bene. Vorrà dire che è vero che sono pazza- rise
lei, asciugandosi le lacrime di sudore che le bagnavano la fronte -
…perché lo rifarei, Shika- sospirò, correndo via dalla stanza. Shikamaru
si lasciò scivolare sulla coperta (verde) del suo basso letto singolo. Ci
mancava solo la vicina di casa- migliore amica- compagna di classe- modella
dilettante- sgualdrinella per hobby, invaghita di lui. Shikamaru sospirò. Ci
aveva messo tanto impegno per non notare quel suo corpo provocante che gli
cresceva accanto, o quell’espressione dolce, nonostante il sempre eccessivo
trucco. E ora lei, per ricompensa di non averla trattata come tutti i ragazzi
che la frequentavano, che faceva? Gli si gettava addosso. Che palle. Ino
era una scocciatura, doveva ammetterlo. Come doveva ammettere di essersi
totalmente innamorato di lei.
Shikamaru voltò l’angolo, entrando nel bagno degli uomini. Stava iniziando
a sudare. Aveva incrociato lo sguardo di Gaara un altro paio di volte e, doveva
riconoscerlo, avrebbe preferito trovarsi all’altro capo del mondo, piuttosto che
con lui in una stessa sala. ( con lui.. anche una volta aveva desiderato vederlo
sparire. Ma quelli erano altri pensieri, altro tempo. Smettila di tremare scemo.
È solo un po’ di vento!) Aprì l’acqua fredda e si passò una mano bagnata sul
collo accaldato. Calma, Nara, calma. Respira e ripeti: Stai
calmo. Fissò la propria figura allo specchio, notando le piccole occhiaie
scure che gli segnavano il viso. Perfetto. Maledì Gaara ancora una volta, per
poi insultare silenziosamente sia l’esposizione che il suo dannato capo. Se
non fosse stato per lui, a quest’ora Shikamaru sarebbe già stato sdraiato sulla
veranda, intento a rilassarsi. Ecco. Rilassarsi. Sbuffò ancora una
volta. Strano fosse così agitato (mai leggere gli oroscopi, segnatelo!), lui
che di solito era noto per il suo sangue freddo. Passò una mano sulle guance,
decidendosi ad uscire dal bagno. Spalancò la porta, sussurrandosi ancora che
quella giornata sarebbe finita presto (venti e acquazzoni
permettendo). Tumpf. Uno strano rumore ovattato. - sei
stupido?!- urlò uno voce femminile. Shikamaru si sporse, osservando la
ragazza bionda nascondersi il viso tra le mani. Certo che ce n’era di gente
magra, pensò, osservando le esili braccia e le gambe sottilissime. Eppure
quando lei sollevò gli occhi, poco mancò che il suo cuore smettesse di
battere. - Ino- non c’erano dubbi. Era di nuovo lei.
Di nuovo lei. Lei e il suo vestitino color pesca. Lei e il suo profumo
di cannella ( che poi a lui faceva davvero schifo). Lei e le sue stupide
bambole. - Shikamaru, cerca di comportarti bene con la piccola Ino-
gli aveva intimato la mamma, prima di lasciarli soli nella cameretta. Ora
avrebbe dovuto giocare o parlare. Come se fosse facile trovare un argomento
con quella mocciosetta che, con la scatola di colori in mano(ma chi gli aveva
detto di prenderla?), si era seduta di fronte a lui e continuava imperterrita ad
osservarlo. - voglio colorare!- urlò la bambina, trapanandogli un
timpano - contento per te- rispose lui, posandosi un peluche sulla
faccina ancora addormentata (altro motivo per odiarla? La mamma lo aveva
svegliato solo perché lei era venuta a "fargli visita") - e i fogli?-
chiese, imbronciando il visino roseo - non sono il tuo schiavo. Nel
cassetto- rispose, sollevando stancamente il braccio additando la
scrivania - si più educato! Altrimenti chiamo Yoshino- rispose la
bambina, alzandosi in piedi e mostrandogli la lingua. - Un giorno te
la taglio, la lingua, brutta peste…- sibilò lui, socchiudendo gli
occhi. Ecco. Chiudere gli occhi. Per riposare. Per non pensare. -
YOSHINO!...- Infatti. - Shikamaru, se non giochi con me…- intimò
la ragazzina, buttandogli dei colori addosso. - Mi ucciderai?- chiese
lui, tentando si ricomporsi, ascoltando i passi infuriati della madre nel
corridoio - No, credo che lo lascerò fare a lei!- sorrise beffarda la
ragazzina, gonfiando gli occhi di lacrime ( finte. Shikamaru sapeva bene come
Ino fosse capace di recitare bene. O, almeno, lo avrebbe imparato, un
giorno). Il ragazzino socchiuse gli occhi scuri quando la mamma entrò nella
stanza, strepitando come un’oca (non che lui non fosse abituato. A volte era la
constatazione dell’ugola della madre a spiegargli perché suo padre era sempre
così intontolito la sera. Era ancora così innocente). - che ti avevo
chiesto?- gridò, osservando la piccola Ino nascondersi il visino tra le mani,
ancora scossa dai tremori del pianto - di fare il bravo con questa
strega…- rispose il bambino, sbadigliando - Nara!- lo riprese la
madre, accarezzando la testolina bionda di Ino Lui si sdraiò affondando la
testa nell’ennesimo peluche a forma di cervo (che gusti strani, a quale bambino
piacevano i cervi? Ino se l’era chiesto tante volte) alzando solo per un attimo
gli occhi, incrociando quelli di lei. Celesti, senza ombre, solo un po’ di
lacrime. Come due pozze d’acqua. Troppo chiari per essere mare, troppo
liquidi per essere cielo.
Troppo chiari per essere mare, troppo liquidi per essere cielo. Strano
l’effetto di specchiarsi in quegli occhi, dopo tanto tempo. - Ciao Yamanaka…-
disse, abbassando lo sguardo Osservò il vestito seguire le esili forme del
corpo della ragazza (corpo che lui conosceva dannatamente bene. O almeno così
gli sembrava di ricordare. Strano, li c’era più seno una volta. Ma cosa vai a
pensare!) , e aspirò l’odore dolce che emanava ( quello era lo stesso, invece.
Cannella. Disgustosamente melenso). - Ehi, sei tu…- rispose lei, arrossendo
violentemente. Cavolo. Era irriconoscibile. Shikamaru
Nara. Trattenne il respiro. - che coincidenza…stamattina pensavo proprio a
te…- si ritrovò a dire, cercando lo sguardo del ragazzo - anche tu mi torni
spesso in mente.- disse lui, fissandola Lei sentì un dolore alla base dello
stomaco. Ma cosa le prendeva? Avrebbero dovuto (ma avrebbero voluto?)
comportarsi come vecchi amici, dopotutto… - e alla fine?...cosa fai nella
vita? – chiese ancora, sfuggendo dallo sguardo (severo?) del ragazzo - un
lavoro normale. Tutta la mia vita è sempre una vita troppo normale, Ino- disse
lui, scuotendo le spalle. Vita troppo normale: ecco. Erano iniziati lì i
problemi. - eppure…- Ino osservò il vestito firmato che Shikamaru indossava
con la massima trascuratezza, l’orologio prezioso e la camicia costosa appena
inumidita alla base del collo. Doveva aver caldo. Come sempre, in
fondo. - non me la passo male- concluse lui, passandosi una mano tra i
capelli neri e folti. Ino fissò il gesto con quella consapevolezza che
credeva di aver perso. Ora avrebbe sbadigliato e poi alzato gli occhi al
cielo. Lo sapeva, Ino, e tremò. Shika faceva così quando stava per
troncare una discussione. Quando voleva andarsene. Ma lei non glielo
avrebbe permesso, in fondo. Aveva già sbagliato, a lasciargli chiudere quella
porta. Senza rincorrerlo. - dovrei andar…- iniziò a dire lui, interrotto però
dalla mano ferma della ragazza - credo proprio di no, signorino!...mi hai
quasi rotto il naso. Il minimo che tu possa fare ora, è offrirmi da bere!-
intimò lei, mostrandogli un sorriso (il più bello. Era così strano non sentirsi
sola, ogni tanto)
- Hinata, sei sicura che sia questo il lavoro che vuoi davvero fare?-
Sakura le era seduta accanto, sfogliando distrattamente l’ennesimo libro di
anatomia - P..perchè Sakura-chan?- rispose la ragazza, sollevando lo
sguardo dalla catasta di appunti che aveva sparpagliato sulla scrivania -
Non lo so…hai mai voluto fare altro?- chiese ancora l’altra, ravvivandosi i
capelli nella coda scapigliata - Io?...impossibile!- sorrise la mora,
afferrando il bicchiere di latte e menta sulla scrivania - Umh…-
mugugnò Sakura, rigirandosi tra le dita il foglio di iscrizione della facoltà di
lettere, trovato, nel cassetto delle cose da dimenticare, quella
mattina - A casa mia sono tutti medici da generazioni…- riprese
Hinata, allontanando il bicchiere dalla labbra chiare - A casa mia non
volevano certo una "letterata disoccupata"!- sorrise Sakura, infilando il foglio
dietro la copertina del libro - …e poi…aiutare la gente mi piace…-
l’interruppe Hinata, mostrando un timido sorriso - …sei così dolce…-
rise Sakura, osservando la camera dell’amica Nessun poster, nessuna foto.
Qualche ripiano con dei libri di scienze e biologia, un armadio scuro, una
scrivania sempre piena di fogli. Una vita per lo studio. Ciò che non si
fa con la capacità innata, si fa con l’impegno. E questo Sakura lo sapeva
bene. - …dai, almeno tu un po’ sei portata!...io tremo ancora quando vedo una
ferita!- scherzò lei, passando una mano sulla testolina scura dell’altra ( che
appariva sempre così fragile) - eppure non sembra più- mentì l’altra, nel
duplice sforzo di sembrare credibile e mascherare il tremore della
voce. L’abilità innata non serviva se accanto avevi l’impegno
personificato. Sakura non era nata per fare il medico. Ma lo sarebbe
diventato. Se lo era giurato. - e poi, troveremo i nostri principi
azzurri in corsia no?- le fece l’occhiolino, mentre l’altra arrossiva -
allora…il mio dovrà essere moro e misterioso, avvolto nel suo diabolico
mantello! Il tuo, invece…mmm…-si portò un dito alle labbra, sollevando
pensierosa gli occhi - secondo me, per te, va bene il classico principe azzurro,
biondo e con occhi chiari, coraggioso e simpatico!- concluse, scoppiando a
ridere - sei proprio matta, Sakura-chan…- bisbigliò Hinata,
nascondendo lo sguardo tra la pila di fogli - matta?...io dico illusa-
la voce profonda alle spalle fece rabbrividire la mora, che strinse la mani
pallide al libro con forza. Neji. - speriamo che non siano tutti
scorbutici come tuo cugino, in ospedale!- rise, infine, Sakura scoccando
un’occhiata furente al ragazzo, al primo anno di praticantato. Hinata
arrossì. Neji era entrato nella stanza ( il solito tempismo perfetto),
ignorando volutamente le due ragazze ed l’acido commento della "ragazzina dai
capelli rosa". - cerca di divenire un medico, intanto, Hinata. – le
disse freddamente, ricordandole implicitamente i tre esami che le erano rimasti
indietro nella durissima tabella imposta dal padre. - Cerca di farti
gli affari tuoi- sibilò Sakura, mentre il ragazzo chiudeva la porta. -
Ha ragione… prima di aiutare gli altri, devo esserne in grado- concluse
Hinata, ascoltando il suono sordo di una porta che lontano, nella grande casa,
sbatteva.
Hinata sbatté la porta alle spalle, continuando a tremare. Sulle gote il
rossore ancora non riusciva a schiarire e il tremore delle mani non intendeva
diminuire. Respirò profondamente chiedendosi da quanto non pensasse più al
principe azzurro. Perché, ora come ora, le sembrava proprio essere il ragazzo
steso nel letto della 307. Arrossì nuovamente, cercando di calmare il
respiro. Anche se ancora non era in grado di controllare le proprie emozioni
a dovere ( arrossiva e tremava lei. Certo Sakura piangeva. Ma almeno lo faceva
di nascosto ormai, non voleva mica disturbare qualcuno, lei) tutto quel rossore
avrebbe insospettito anche Sakura. - ehi, Hinata, stai bene?-
infatti. Sollevò lo sguardo, incontrando gli occhi chiari (ma mai quanto i
suoi) dell’amica. - ce…certo!- sorrise – tutto a posto- concluse,
controllando l’affanno della voce. Sakura la squadrò per qualche secondo,
sospirando. - Allora, il paziente?- chiese, avvicinandosi per afferrare il
pomello della porta. Hinata schizzò lontano, garantendosi un’occhiata
sospettosa da parte di Sakura. - è ancora vivo o l’hai fatto fuori?- chiese
Lee, sorridendo. Le ragazze lo fissarono esasperate (era dalla mattina che
provava a fare una battuta decente. Povero Lee, proprio non era il suo
forte) Sakura forzò la porta della stanza, osservando il ragazzo che,
approfittando della temporanea assenza di controllo, si stava già
rivestendo. - EHI!- urlò, osservando la schiena del giovane che si
divincolava per allacciarsi i jeans pallidi dall’usura Naruto si voltò,
sollevando le braccia in segno di resa. Inutile dire che i vecchi jeans
scivolarono a terra, rivelando le gambe muscolose e gli slip del ragazzo. E
inutile aggiungere le diverse reazioni del disgraziato pubblico. Sakura
abbassò lo sguardo indignata, urlando e gesticolando al ragazzo di
rivestirsi. A Lee scappò una risata, prima di notare un tenue rossore sulle
gote dell’altra. Bene. Ora doveva essere geloso di quel biondino? Ed Hinata
fu già tanto che si trattenne dallo svenire. Lei, con i ragazzi, era una vera
frana. - scusate…- mormorò Naruto, chinandosi per raccogliere i resti dei
suoi pantaloni. - Ma si rimetta il camice!- urlò nuovamente Sakura,
trascinando via Lee e Hinata ( specialmente Hinata. Ma che diavolo le prendeva,
ora?) dalla stanza.
Sasuke respirava profondamente l’aria secca di quella giornata
primaverile. Non gli piaceva quel vago odore che aleggiava, però, intorno
l’ospedale. Lui, in quel cavolo di posto non avrebbe dovuto tornarci. Ma,
Naruto, dannato lui e le sue stupide crisi. Come se fosse facile, secondo
Jiraya, fargli la guardia. Naruto era il ragazzo più complicato di quel
centro di recupero. Non solo orfano e vagabondo, raccattato da Jiraya durante
una delle sue "ispezioni notturne" in periferia ( vecchio porco), ci si metteva
pure quella sua strana malattia nervosa. Per non contare quell’assurda
fissazione di divenire un calciatore professionista… - come lo eri tu,
Sasuke!- gli ripeteva sempre, ignaro del dolore aperto dall’uso di quel
tempo verbale. Il passato. Ed ignaro di quante volte, anche il piccolo
Sasuke, l’aveva ripetuta. Addirittura quel giorno, pensò il moro, voltandosi
al suono di un’ambulanza.
- Diventerò un calciatore come lo eri tu, papà!- trillò il ragazzino,
afferrando la mano della madre, fermi davanti l’uscita del campo di
allenamento. L’uomo si voltò distrattamente, scrutando il visino paffuto del
ragazzino. - certo, amore!- gli sorrise la madre, lasciandogli un
bacio sulla fronte, chinandosi Itachi camminava verso di loro, verso
quell’allegro quadro famigliare, con l’aria stanca ed annoiata di chi sa di
tornare all’inferno ( poteva essere quello il tuo inferno, Itachi? Erano solo
una madre amorevole e un padre orgoglioso). - mamma, papà…- salutò il
ragazzo, gettando la borsa nel cofano della macchina scura - Itachi!-
gridò Sasuke, saltandogli al collo. Il ragazzo sembrò quasi sorridere,
scompigliando i capelli del ragazzino - buono Sasuke, un po’ di
calma…- lo riprese la madre, continuando ad esibire un sorriso sereno, mentre il
ragazzino, imperterrito, tentava di abbrancare il fratello. - Ascolta
tua madre, Sasuke- tuonò il padre, afferrando le chiavi dell’auto -
Guido io- disse deciso il maggiore, strappando il mazzo dalle mani del
padre. Il genitore fissò il ragazzo per qualche secondo, prima di aprire lo
sportello posteriore, dove Sasuke, ridendo, si precipitò - guida Itachi!-
rise, fissando il fratello con un’aria di venerazione. Il ragazzo, seduto al
posto di guida, voltandosi gli lasciò un leggero buffetto sulla fronte. -
un giorno mi insegnerai a giocare a calcio, fratellone?.. e a guidare, vero?-
chiese il ragazzino, nel suo turbine di ammirazione, affetto ed
adorazione - intanto pensa a crescere- rispose l’altro, mettendo in
moto. - La cintura, Itachi!- lo sgridò la madre, con aria
preoccupata. Ma quali cinture, pensò Sasuke. Con Itachi si era in una botte
di ferro.
Ferro. Ferro il ragazzino ne vide tanto, attorno a sé, qualche ora
dopo. Quando, schiacciato tra le lamiere, cercava disperatamente di non
guardare gli occhi spalancati della madre, che continuavano ora, vuoti, a
fissarlo. Perché anche se Sasuke era solo un bambino, aveva imparato cosa
fosse il dolore e l’angoscia. In quei pochi attimi che lo divisero, per
sempre, dalla sua infanzia. Quella sgommata nel terreno umido, quel boato,
che gli fece male alle orecchie, quel grido. La mamma. Male, male, fa male. E
male ne provò fino a svenire, finché non fu la nenia lontana dell’ambulanza a
destarlo. Quando il cielo gli si squarciò davanti, con la sua bella luna
rossa e la sua notte luminosa. Perché sarebbe stata una bella serata, se non
fosse rimasto solo. - è vivo!- gridava uno degli infermieri -
i genitori non ce l’hanno fatta…- sospirò un altro, sollevandolo. -
Chi guidava?- - Non lo so…non c’è nessuno. Il bastardo è
scappato.- Come scappato? Itachi non scappava mai. O forse si… - non
ha neanche chiamato aiuto…- disse una voce, ora lontana. Tutto faceva troppo
male, per restare svegli. - …credo che prima di scappare abbia tirato
fuori il ragazzino…-
Ed eccomi tornata *Roberta annaspa tra i libri che ancora la
circondano*…scusate la lunga attesa, ma questi esami proprio non hanno
intenzione di finire!^__^ Nei ritagli di tempo ( perciò perdonate gli
eventuali errori, manchevolezze, follie) sono riuscita a tirare fuori questo
capitoletto, spero di non avervi deluso troppo ç__ç
Aspetto i vostri commenti, ma sappiate di parlare ad un animo piagato dallo
studio ( studio…che orrida parola da pronunciare in pieno luglio! ^_^). Un
bacione a chi lascerà un commentino e un grazie a chi comunque leggerà senza
commentare…
Un ringraziamento speciale a :
Isatachi: *___* mi hai mandato in estasi contemplativa da
complimento!!^__^ sono così felice che ti piaccia…i flash back sono la mia
passione, sapere che apprezzi tutto l’impegno che ci metto ad inventare ricordi
mi lusinga molto! Davvero ti ho fatto commuovere? Me emozionantissima! Ti è
piaciuta la parte sui fratelli Uchiha? Che ne pensi di Itachi?...non credo che
sia davvero il massimo, ma è uno dei personaggi più complicati per me! Sono
davvero ansiosa del tuo giudizio! Baci baci!
Tinabrella: una nuova lettrice! Sono contentissima che la mia fic ti
piaccia!! *__* ma che dici?? "Sopravvissuta, ero con la testa"…mi fai
arrossire!! ^///^ Tutti i tuoi complimenti mi hanno fatto impazzire!!
Graaaaazie! Sei dolcissima!spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!
baci
Kaho_chan: effettivamente, ripensandoci, Ino comincia a spaventare
anche me…forse verrà ingaggiata per il sequel della "bambola assassina"…già da
piccina, era una peste vero? …la Ino/shika per ora prosegue per i tuoi gusti?
Chiedo ad una vera intenditrice U__U…^__^! Per Temari concordiamo…per me è
molto bella ma per ora volevo evidenziare la sua principale differenza con
Ino…l’impressione di Shika…poi certo.. bwawawawawa! chissà!^_- E
soprattutto…concordiamo su Kiba…io mi sto innamorando di quel poverino! …aspetto
un tuo commentino, sempre iper-graditissimo! Baci baci
Rory_chan: per ora no…ma si appresta, il fatale incontro…^__^ ( fatale
sarà un’anticipazione!^__^ chissà!). comunque grazie tantissimo per i tuoi
complimenti, mi fai arrossire. Spero di riuscire a farti apprezzare Temari…ora
sarà la mia missione!^__^ scherzo! Baci!
Suzako: inutile dirti cosa voglia dire leggere "splendido capitolo" da
parte tua…*__* comunque se non ci capisci niente è buon segno, secondo il mio
psichiatra vuol dire che sei normalissima! …kiba/ino, ehm…fuochino! Mi piace
sperimentare…mah, chissà…^__^
Kekkafrepunk: ^///^ grazie, mi fa piacere che la mia storia ti
piaccia!! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!! Davvero *__* …p.s.
crepiiiii il lupo!!^__^
Lupus: *__* questa rientrava tra le diverse ipotesi? Onestamente so
che è un po’ scontato e che il loro diverso atteggiamento per ora pare
ingiustificato ma…cercherò di chiarire il prima possibile…baci baci! Roberta
grazie per i complimenti!!
Eryn90: Spero che la mia ficcy ti piaccia ancora, anche se forse i
pairing potrebbero confondersi un po’ man mano che la storia prosegue…
Coco Lee: attendevo il tuo commento con un’ansia terribile…credo che tu
abbia capito a cosa miro, e da un lato, mi dispiace deluderti con un pairing che
non ami…ma ti assicuro che sapere che continuerai a leggerlo nonostante questo
mi riempie di vera gioia. E un’ode alla tua superforza di volontà, che stimo e
venero come una dea! ^__^ ti piace Kiba?...^__^ sto cercando di renderlo il più
simpatico possibile, sarà che mi fa tanta tenerezza! ( o che è carinissimo…ops
)…e questo renderlo gradevole..forse…ha un altro scopo! Bwawawawawa! comunque
attenderò un tuo giudizio ! p.s. come vanno gli spigoli di casa? Li hai
ammaccati tutti a forza di testate? ^__^ p.p.s. Gaara con gli occhiali…sbav
sbav *ç* p.p.s. sei dolcissima, non c’è bisogno di scusarti! Dovrei essere io
a vergognarmi dei tempi tra un capitolo e l’altro!
Un bacione a tutti!!
Roberta
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Capitolo 8 *** dietro quella porta ***
ino modella 8
Il bicchiere gli sembrava stranamente pesante tra le dita. Intorno a lui
la folla si era un po’ diradata, lasciando lo spazio appena sufficiente per
respirare. Essere a capo di un’azienda era sempre un grosso problema, dal
quale però lui, Gaara, non si era mai esento. Lasciò lo sguardo ricadere
sulla superficie tesa dell’alcool nel bicchiere, specchiandosi in quel lago
giallastro. Occhi cerchiati ( dormiva sempre troppo poco, dannate
responsabilità) e zigomi marcati. Per non parlare della zazzera rossa che gli
ricadeva insistentemente sugli occhi chiari. Avvertì il frusciare divertito
di gonne attorno a lui. Si ricordò solo allora di quanto quella maschera che
aveva in viso, che a lui pareva tanto terribile, potesse piacere alle
donne. Ma le donne, di questo ne era sicuro, glielo aveva insegnato proprio
il peggior maestro, erano una vera scocciatura. Decantò il whisky, portando
il bicchiere al naso sottile, mescolando l’odore della folla, profumi melensi (
tra cui uno insistente di cannella) e sudore acido, al forte sapore
dell’alcool. Sorrise insoddisfatto. Nara non avrebbe dovuto trovarsi
lì. Ma ormai ogni tentativo di trascinarlo via era inutile. Imprecò
sottovoce. Quella situazione non gli piaceva. Sollevò lo sguardo che penetrò
nella sala. Quando però si posò su un ragazzo alto e una biondina che lo
trascinava deglutì. - cazzo Nara. – mormorò, guardando l’orologio. - Non
sai tenerlo nei pantaloni- rise.
- Non avrei potuto aspettarti direttamente da me?- chiese il ragazzo dai
capelli rossi, ondeggiando il blocco di appunti fuori dal finestrino. -
No. È questione di un secondo- replicò il moro, sbuffando, con la testa
reclinata sul volante dell’automobile. Gaara alzò gli occhi al
cielo. - non capisco comunque perché siamo dovuti venire qui…- già
vedere qualcuno dopo le lezioni universitarie era un concetto difficile per lui
da mandar giù, se poi quell’imbecille di Nara si metteva a fare gli appostamenti
a quella ragazza…. - Ino torna oggi dalla sua prima sfilata a Parigi.
Volevo portarla a casa…siamo di strada- replicò Shikamaru, sempre ad occhi
chiusi - …e sarà la terza volta che te lo fai ripetere. Il gene della furbizia
in famiglia manca a tutti allora. Credevo fosse una peculiarità di Temari.-
continuò, stiracchiandosi. Ecco, il rapporto che si era instaurato tra i
Sabaku no e Nara poteva riassumersi in poche parole: si odiavano
profondamente. In particolare tra la " donna con troppo testosterone" (
definizione di Shikamaru) e il "ragazzino con troppo poco testosterone" (
definizione di Temari). Gaara, in questo turbinio di insulti che gli vorticava
attorno, aveva scelto, al contrario di Kankuro, che ne sembrava quasi divertito,
una posizione di apatica imparzialità. - se la tua spilungona non si
fa viva entro dieci secondi, te lo prometto Nara: ti uccido con le mie stesse
mani- Shikamaru si voltò verso l’altro che, come se avesse appena parlato del
tempo, si puliva con disinvoltura le lenti degli occhiali. Quel ragazzo
sapeva essere davvero inquietante. - eccola…- mormorò infine, aprendo
lo sportello. Una sottospecie di bambola, incartata in un vestitino viola
eccessivamente corto, usciva dalla porta a vetri dell’aeroporto, insieme ad una
carovanata di altri manichini ambulanti. Occhi di un bel azzurro, Gaara
poteva scorgerli anche a grande distanza. Capelli chiari, inaspettatamente
curati, nonostante il lungo viaggio. Sorriso un po’ troppo tirato. E Gaara lo
conosceva bene ( era anche il suo). Era falso. Shikamaru, nel frattempo,le si
era avvicinato, con la sua solita andatura ciondolante. La ragazza sembrava
averlo scorto, ma, come imbarazzata, lo aveva salutato solo con un rapido cenno
della mano. Il ragazzo si portò una mano tra i corti capelli
rossastri.
- Ehi- biascicò il ragazzo, fissandola avvicinarsi con la piccola borsa a
rotelle. - Ehi…- mormorò lei, voltandosi ancora verso il gruppo di
ragazze che spariva dietro l’angolo. Poi sorrise, gettando le braccia al
collo del fidanzato che, imbarazzato, le accarezzava i lunghi capelli. -
mi sei mancato!- strillò, coprendogli la faccia di piccoli baci -
smettila Ino!- sorrise lui, cercando di divincolarsi dalla stretta di
lei. - Vieni con me?- chiese infine, indicando la sua utilitaria
verde, parcheggiata poco distante. - No amore…ci portano a casa quelli
dell’agenzia. – rispose la ragazza, scompigliandogli i capelli scuri. Lui
cercò di bloccarla ma, appena lei gli sorrise, lasciò ricadere le braccia lungo
i fianchi. Non c’era speranza, per uno come lui. Con le donne non aveva
spina dorsale ( e Temari? Bhe, lei non si poteva mica identificare come
donna). - Nara, tutta questa dolcezza mi sta facendo salire la
glicemia…- la voce alle sue spalle lo fece sussultare. - Gaara,
tornatene in macchina. Arrivo subito…- rispose, cercando di mantenere un
contegno. Sicuro solo di una cosa… c’era qualcosa in quei tre fratelli che
gli faceva proprio saltare i nervi. Il ragazzo si era avvicinato, stanco
ormai di assistere alle tenere effusioni dei due piccioncini. Ino sembrò
osservarlo con attenzione per qualche secondo. Aveva già visto da qualche
parte quella faccia…come scordare degli occhi del genere… - Ma tu sei
Sabaku no Gaara!- strillò alla fine, sciogliendosi dall’abbraccio del
fidanzato Il rosso sollevò lo sguardo disinteressato sulla ragazza, che ora
gli sorrideva. - si è lui…- intervenne Nara, stranamente
insospettito. - Bene!...il famoso erede dei Sabaku…- mormorò Ino,
imprimendo un bacio sulla guancia del fidanzato, prima di voltarsi per
raggiungere il gruppo. Subito dopo, però, aver scoccato un’inequivocabile
occhiata all’altro. Ino sorrise. Quella giornata si stava mettendo al
meglio. - andiamocene a casa…Temari starà cercando di fuggire, magari
se facciamo in tempo, Kankuro avrà il suo spettacolino quotidiano…- sbuffò
Gaara, tornando verso l’automobile. Certo, ora, che Nara, almeno qualche
volta, aveva ragione, nella sua esasperata misoginia. Shikamaru, con uno
strano sapore di sconfitta in bocca, inserì la marcia, lasciandosi alle spalle
le piste dell’aeroporto. Aeroporto e Gaara. Queste due parole
avrebbero contribuito a cambiargli la vita, qualche anno dopo.
- allora…che novità ci sono?- chiese Ino, porgendogli un calice, nel quale
piccole bollicine risalivano faticosamente. - Niente di interessante- rispose
il ragazzo, portandosi una mano sotto il naso. Gli prudeva. Qualcuno stava
pensando a lui. - sei fidanzato?- chiese la ragazza, arrossendo. - No. E
comunque non capisco cosa ti possa interessare.- replicò il ragazzo, stringendo
gli occhi a fessura ( un vizio che non era suo. Quello, dannazione, l’aveva
imparato. Cazzo. Pensava di aver rimosso quel periodo). - Ohi, scusi
signorino! Credevo di lusingarti…- si sforzò di sorridere lei, sentendosi
incredibilmente in imbarazzo - Mpft…- mugugnò lui, scolandosi l’ennesimo
bicchiere ( la peculiarità di odiare il sapore dell’alcool l’aveva sicuramente
ereditata dalla famiglia di sua madre. Inutile rammentare, al contrario, la
caratteristica di suo padre) - Mi dispiace…- mormorò infine lei, abbassando
gli occhi chiari, osservandosi la punta delle scarpe costose. - Strano-
rispose lui, arrossendo - Cosa?- chiese Ino, increspando le labbra in un
sorriso - Sentirti chiedere scusa…-
- potresti almeno scusarti- il ragazzo era entrato nella stanza e la
fissava con uno strano sguardo rabbuiato. - Amore?...- Ino gli
sorrise, sistemando gli ultimi panni nella borsa - Amore un cazzo…-
l’interruppe lui, sbattendo sul letto la rivista - Shika!- urlò la
ragazza, sgranando gli occhi chiari – che cavolo fai?- Shikamaru la fissava
ancora, con le guance arrossate, lo sguardo torvo. - leggi pure…pagina
dodici…- disse solamente, indicandole la rivista con un cenno del capo,
portandosi le mani nella tasca dei jeans. Ino guardò infastidita la rivista
per poi scoppiare in una risata - vorresti dire che sei arrabbiato per
quello?- chiese, afferrandola - leggi!- urlò il ragazzo, mantenendo
però un’espressione distaccata Ino lo fissò sconcertata. Non lo aveva mai
visto in quello stato. Eppure, cavolo, lo conosceva da così tanto
tempo. Era cambiato ( erano cambiati. Ma Ino, allora non aveva ancora
capito). - vediamo…cosa dovrei leggere?- chiese osservando, con
malcelato dispiacere, la sua gigantografia al centro dalla pagina ( quel vestito
rosso le stonava con la carnagione troppo chiara. Eppure ci teneva tanto a quel
servizio) Shikamaru le strappò di mano la rivista, scorrendo rapidamente la
pagina con lo sguardo - " fidanzato? Lei scherza! Io sono un’anima
libera…e il lavoro non mi permette nulla di tutto ciò"- lesse il
brano dell’intervista, con voce atona Ino sorrise, allungando le braccia
verso il suo collo - e tutto qui? Me l’hai detto tu che non volevi
essere coinvolto nel mio "scocciante hobby"- rise lei, cercando di imitare la
voce del ragazzo - zitta- rispose i ragazzo, stringendo il pugno
attorno la rivista. – " "ma qualche giorno fa ho conosciuto un ricco
imprenditore…e forse…bhe non voglio anticipare nulla!" Ino arrossisce, guardando
pensierosa fuori dalla finestra. Sarà già amore? Voci indiscrete dicono si
tratti di un ricco erede…"- Shikamaru alzò lo sguardo velato dalla
rabbia. - Lo sai che i giornalisti esagerano…- Ino si sedette sul
letto, arrossendo violentemente. - È Gaara?- chiese lui, in un
sibilo - Shika…- Ino alzò gli occhi – non sarebbero comunque affari
tuoi…- - Non neghi di aver detto quelle cose, quindi- il tono era
glaciale. Così diverso…da Shikamaru. Dal solito, Shikamaru - Potevo
dire forse che sto con un ragazzo così "normale"?- chiese lei, alzandosi in
piedi - Normale?- Shikamaru la fissava ora con stupore. Che diavolo
voleva dire quel "normale"? - Normale! Normale!- rise la ragazza –
vuoi fare l’impiegato in banca! Io la modella e girare il mondo…tu odi persino
farsi un giro fuori città nei week-end!- Shikamaru sembrò quasi
vacillare. La fissò ancora, stavolta con un’espressione addolorata. Che si
tramutò, poi, in vivo disprezzo. - mi fa piacere allora, Ino,
comunicarti che la tua vita, da oggi, sarà ancor più straordinaria…- sorrise,
accarezzandole una guancia. - Che dici, Shika?- sospirò lei -
Ti ho amato molto…in questi ultimi anni, Ino.- Ino balzò dal letto, con le
guance arrossate - ma credo che non abbiamo, oramai, più niente in
comune-
- non credo che abbiamo ancora qualcosa in comune, Ino…- Shikamaru posò
il bicchiere sul vassoio che il cameriere gli porgeva, osservando le guance
arrossate della ragazza e gli occhi appena lucidi. Una ferita sembrò aprirsi
nel petto del giovane. Non aveva mai amato vederla piangere. Piuttosto era
sempre scappato. A dir la verità si era più volte chiesto se lei, quel
giorno, dietro a quella porta, si fosse messa a ridere. - Shika…-
mormorò la ragazza, perdendo la sua classica aria sorniona. - …ma in fondo è
stato bello trovarti qui…- l’interruppe lui, sorridendole Ino sorrise,
specchiandosi nei suoi occhi scuri. Quegli occhi che, dopotutto, non era mai
riuscita a dimenticare. Lui sorrise, alzando gli occhi al cielo - sei la
solita scocciatura… con questo faccino triste! Mi hai fatto venire fame!- rise,
afferrando un panino dal buffet - sembri Choiji…- si ritrovò a dire, quasi il
tempo non fosse mai passato.
Kankuro balzò fuori dall’auto, stiracchiandosi. - smettila idiota!- gli
intimò la sorella, intenta a sistemarsi il vestito - su siamo arrivati!- le
sorrise, schiudendosi in un largo sorriso. Temari strinse gli occhi a fessura
( brutto vizio, le si leggeva subito quando era indispettita) mormorando qualche
insulto. Doveva rimanere calma. Sarebbe andato tutto… - andrà
benissimo, sorellina…- Kankuro le porgeva la mano, tranquillo. Come potessero
permettersi di essere tranquilli. La Suna stava subendo ingenti perdite in
borsa e Gaara ultimamente, si era mostrato ancor più scostante. E Temari ne
aveva sofferto così tanto. - certo che andrà benissimo!- rise lei – dopotutto
l’ho fatto io!- - così ti voglio!- concluse il ragazzo –
aggressiva!- Temari scoppiò in una risata contagiosa, rigirandosi la borsetta
tra le dita. Niente, no, davvero niente avrebbe potuto rovinarle il suo
trionfo. Un trionfo che le era costato così tanto tre anni prima. Una
lacrima tentò di affacciarsi alle ciglia, scacciata da un rapido scuotere del
capo. Sei forte Temari. - Almeno prova a crederci…- si disse, mormorando,
salendo la ripida scalinata.
- sono stupida- disse improvvisamente Temari, fermandosi. - Di questo ne
sono a conoscenza da molti anni, come mai quest’illuminazione fulminante?- e ora
da dove veniva una battuta così arguta da parte di Kankuro? Troppo Gaara,
decisamente troppo Gaara. - Ho lasciato il cellulare in macchina!- rispose la
ragazza, rovistando nella minuscola borsa - E perché tirarlo fuori?- -
Pensavo Gaara volesse chiamarci!- rispose lei, cominciando a correre verso il
parcheggio – tu entra e avverti Gaara che sto arrivando!- urlò ancora, voltando
l’angolo.
- ti avverto, Gaara sta arrivando- la ragazza si era avvicinata a Kankuro
che, in piedi, sistemava degli appunti sulla scrivania del padre - ha
deciso di venire per i funerali, allora?- chiese, spostando lo sguardo sulla
sorella, vestita di scuro - nonostante tutto, si- disse lei,
portandosi una mano alla tempia. Quella situazione li stava
distruggendo. Dopo la morte di sua madre la sua famiglia era andata a rotoli,
vero, ma ora che era morto anche suo padre… - sono cinque anni che è
in collegio… chissà se lo riconosceremo…- disse il ragazzo, sedendosi sulla
poltrona polverosa. Sbuffò, cercando di piegare le labbra in un
sorriso. - credi che ci volesse bene?- - chi?- la ragazza lo
fissava interrogativa, piegata dal dolore alla testa - nostro padre…
dopotutto ha rinchiuso Gaara in collegio e riguardo noi due…non è che ci abbia
poi mai viziato- disse Kankuro, abbassando lo sguardo. Temari si sforzò di
sorridere, come una madre ( come Sua madre. Anno dopo anno le assomigliava,
dannazione. Il padre le rimproverava sempre quel suo sorriso. Troppo rancore,
troppo) - credo che abbia cercato di fare il bene dell’azienda.-
Temari era sincera. Se c’era qualcosa che sua padre amava indiscriminatamente
era proprio quella. Solo, quella. - E al nostro?...al suo?- si chiese
Kankuro, osservando la foto che svettava tra le carte. Due bambini, una
femmina dallo sguardo triste e un maschietto dagli occhi bassi, si stringevano,
come spaventati, davanti all’imponente figura di un uomo ( una gigantografia del
maschietto, forse) che tra le braccia stringeva un esserino dai pochi ciuffi
rossi. Gaara. - non so risponderti Kankuro- Temari si avvicinò alla
porta – domani le esequie sono alle dieci. Lui sarà qui stasera. Vado a fargli
preparare una stanza.- Kankuro rovesciò la foto, sospirando. Se quella era
una famiglia…
- Gaara!- il ragazzone gli si avvicinò alle spalle, sulle labbra un sorriso
malcelato. Kankuro era un idiota. - Temari dov’è?- chiese l’altro,
continuando a fissare, distratto, in fondo alla sala - ha dimenticato il
cellulare. Due minuti ed è qui…- sospirò il fratello, afferrando uno dei
bicchieri. Gaara lo fissò in tralice. Se iniziava a bere…la sua capacità
di non sopportare l’alcool era nota anche ai sassi. - posa quella cosa e
stammi a sentire. C’è un problema…- l’altro, con le labbra appoggiate al
bicchiere, lo guardò stupito. Un problema? Per Gaara i problemi non
esistevano, di solito. Lui le difficoltà le affrontava. - che dici?- chiese,
infine, osservando i piccoli occhi del fratello, sempre cerchiati da troppe
preoccupazioni - porta Temari a vedere il suo lavoro.- gli intimò quando la
sorella entrò affettatamente nella sala, cercandoli con lo sguardo -
ma…- - c’è Nara. Portala via- Perché Gaara era stato egoista un tempo. Un
tempo. Ma Kankuro aveva capito che anche solo tre fratelli (che erano ancora
tre bambini spaventati) potevano essere comunque una famiglia.
Sasuke spense con un gesto rapido il cellulare, buttandolo nella tasca dei
pantaloni scuri. Sospirò, appoggiando entrambe le mani alla
balconata. Avrebbe voluto fumare, almeno una tirata, ma quelli erano pensieri
che non dovevano sfiorarlo. No, non lui, non ora che era quasi
finita. Percorse il corridoi a passi lenti, avvicinandosi alla
camera. Pensò alle commissioni che avrebbe dovuto fare e a quello stupido
Naruto, che lo tratteneva rinchiuso lì. Lo maledì sottovoce, svoltando nel
corridoio. Davanti la porta c’erano alcune persone, ferme. La visita
doveva essere iniziata. Ascoltò qualche urlo irritato provenire dalla
stanza. Naruto stava sicuramente impazzire la dottoressa. Come sempre,
insomma. Che testa quadra. Riusciva a far perdere la pazienza anche ai
muri. Persino a lui, il glaciale Sasuke Uchiha.
- sei il nuovo inserviente?- chiese il biondino, avvicinandosi al ragazzo
moro che, scopa in mano, tentava, senza molto successo, di spazzare uno dei
corridoi. L’altro non si voltò neppure, riponendo la scopa
nell’armadio. - li è ancora sporco…- disse il biondo, indicando con un
dito uno degli angoli - se vuoi te lo faccio lavare con la lingua…-
rispose il ragazzo Il biondo lo fissò ora, scrutandolo negli occhi
neri - sei Uchiha Sasuke…- mormorò, stringendo un pugno – lo
sospettavo fossi uno stronzo- Sasuke lo fissò stupito. Sospirò, cercando
di mantenere il controllo. Perdere le staffe non era il modo migliore per
iniziare quel lavoro di merda. - senti testa quadra, non ho voglia di
litigare- iniziò raccogliendo delle ceste – perciò sparisci- - non mi
chiamo testa quadra. Il mio nome è Naruto Uzumaki, cerca di non scordarlo,
perché sarò quello che ti prenderà a calci in culo domani, alla partita- la
partita. Era vero, dannazione. Quella stupida partita con i ragazzi del
centro. Pensare che se l’era pure dimenticata. - fottiti, testa
quadra- rispose il moro, allontanandosi. Ecco, ora era davvero di pessimo
umore. Naruto Uzumaki? Solo il nome lo infastidiva. Alla partita gliela
avrebbe fatta pagare.
- scusi, è lei che accompagna il signor Uzumaki?- il ragazzo moro che gli
aveva parlato attirò l’attenzione di Sasuke, stringendogli la
spalla. L’Uchiha lo squadrò, concentrandosi sulle due enormi ciglia che lo
scrutavano. Era buffo, sicuramente. - ha combinato qualcosa?- chiese,
frenando il desiderio di spaccare la testaccia dura di Naruto. Ma perché una
tale agonia era capitata proprio a lui? Il medico scosse il capo,
sorridendo. - ancora no…ma se sta facendo arrabbiare la mia collega, temo per
la sua incolumità- rise. - Lee!- lo sgridò la ragazza mora che gli era
accanto. La stessa vocina timida che aveva, prima, scambiato per un’infermiera.
- …lo scusi…- mormorò, torturandosi le mani lattee. Sasuke si accomodò in
una delle poltroncine del corridoi, afferrando un giornale abbandonato da
qualche visitatore. - è decisamente l’essere più testardo e cocciuto che
abbia mai conosciuto!- quella voce. Strano come suonasse
famigliare. Sasuke sollevò lo sguardo dalle pagine giallastre del quotidiano,
osservando la porta aprirsi con uno scatto secco. - signor Uzumaki è mio
dovere tenerla in osservazione. Prima di tre giorni lei non se ne andrà di qui.
E questo è un ordine!- Sasuke sussultò. Non era possibile. Non poteva
essere lei. Lei non usava mai quel tono. Eppure quella voce… - Sakura, ti
prego calmati…- - Calmarmi? E come posso calmarmi, Hinata…io…io…- Quando
gli occhi verdi, sempre irritati, sempre stanchi, incrociarono quelli pece del
ragazzo seduto, però, il suo cuore mancò di un battito.
- allora, ti piace?- Sakura uscì dal camerino, indosso l’ennesima gonna
scura. Sasuke staccò gli occhi dal quotidiano sportivo, osservandola
distrattamente. - stretta- disse, lapidario - ah, scusa- si
affrettò a rientrare nello spogliatoio lei, arrossendo. Cavolo, Ino, stavolta
mi avevi detto che questa dieta funzionava davvero! - Sakura, mi avevi
detto che era questione di un minuto. Ci stai mettendo due ore…- disse il
ragazzo - Scusa, Sasuke…- biascicò lei. Possibile si facesse sempre
trattare così? - Se vuoi cominciare ad andare…io ti raggiungo…-
continuò, sfilandosi la gonna lungo i fianchi Tirò la tenda, notando il posto
vuoto del ragazzo. Cavolo, l’aveva presa alla lettera. Sentì la rabbia
invaderla. Gli avrebbe voluto tanto spaccare quel bellissimo muso. Calma,
Sakura, ignorati. - tieni- la mano di lui la sfiorò appena, facendola
sussultare. - Sasuke, ma sei matto?- urlò lei, saltando. -
Prendi e andiamocene. – il ragazzo le porgeva una gonna beige, appena più
corta delle sue solite, appena più sportiva. - Grazie…- sussurrò,
sorridendo. A volte si accorgeva di adorare di essere una capoclasse. E di
condividere tutti i doveri di capoclasse con Sasuke. Anche quei doveri che li
portavano in interminabili ( per lui) e indimenticabili ( per lei), pomeriggi
insieme. - sbrigati a provarla, il consiglio di classe inizia tra
venti minuti- disse il ragazzo, con il solito tono glaciale. La ragazza si
specchiò, osservandosi severa. Forse avrebbe dovuto dimagrire ancora un po’,
fare più attività fisica ( e pensare che in realtà era una tale pigra)
ma… - è meravigliosa!- disse, raggiante – grazie, Sasuke.- Sorrise,
affacciandosi dal camerino e a Sasuke sembrò quasi inutile quel sorriso. Il
sorriso di quella ragazza che era sempre così patetica. Quella ragazza patetica,
che era comunque la sia unica amica.
Il sorriso che le piegava le labbra sembrò svanire e a Sasuke sembrò quasi
che fosse ingiusto. - Sakura, stai bene?- chiese Hinata, seguendo lo sguardo
dell’amica, incatenato a quello del moro. Eppure quel ragazzo le ricordava
qualcosa…certo! Ora ricordava. - il mio principe azzurro…- - Sasuke
- mormorò la mora, cercando istintivamente la mano dell’altra. Avrebbe dovuto
ricordarsi di lui! Sakura voltò lo sguardo, indietreggiando. - Hinata,
Lee, ho segnato delle analisi. Vi pregherei di seguire il paziente. Io proseguo
le visite- disse, sorridendo. La mora annuì, osservando il ragazzo abbassare
nuovamente lo sguardo sul giornale. Lei c’era stata, tre anni prima. Lei
c’era, quando Sakura aveva voluto essere trasferita a neurologia. Quando era
solo una tirocinante. Quando era ancora niente. Prima del suo ritorno. O
meglio, prima del suo addio.
Scusate l’enorme ritardo. Il capitolo era pronto da tempo, ma ho avuto
bisogno di un po’ di tempo, scusate ancora. Spero vi sia piaciuto e si, se
ve lo state chiedendo, siamo arrivati alla svolta. Dal prossimo capitolo sarà
chiaro. L’incontro tra Sakura e Sasuke è stato gelido, ma in fondo, credo che
il personaggi odi lei sia quello che cresca in maniera molto evidente in
Naruto. E con lei il suo orgoglio. Scusate l’inutile perdita di
parole. Un bacio a tutte/i voi.
Un grazie speciale a:
Rory_chan
Tinebrella
Coco Lee ( ci siamo quasi…^_^ e vedi che mi hai raggiunto con gli
aggiornamenti? Me pigrissima!)
Rekichan
Lupus
Isatachi
Kaho_chan
Dreaming Ferret
Un grazie enorme a tutti/e voi. Le vostre recensioni mi spronano a
migliorare sempre più. Non vorrei avervi deluso con questo chappy. Vi
assicuro che vi risponderò personalmente alle prossime e che saranno
aggiornamenti più brevi. Un bacio! Roberta
|
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Capitolo 9 *** bambine e donne ***
ino modella 9
- Nara?...stai scherzando forse?- Kankuro deglutì rumorosamente,
passandosi una mano tra i capelli scuri - Ti sembra che ne abbia voglia?-
Gaara lo fissò severo, socchiudendo gli occhi. L’altro sbuffò, mentre il
piede cominciava a battere ritmico sul parquet lucido della sala - che
diavolo ci fa qui l’imbecille?- sbraitò poi, cercandolo con lo sguardo -
lavoro- Gaara maledì silenziosamente il fratello - …ma ora vedi di andare da
Temari. Ci sono tutti i presupposti per rovinarle la serata- riprese, indicando
con un cenno del capo Shikamaru bere in compagnia di una splendida
bionda Kankuro strinse il pugno, abbassando lo sguardo - vado da
lei…- Il rosso annuì, afferrando l’ennesimo whisky dal vassoio della giovane
cameriera
- vado da lei…- Gaara, seduto sulla poltrona scura dello studio del
padre, incrociò le braccia al petto. Si era alzato un forte vento e le fronde
del salice sbattevano violentemente alla finestra. Sollevò lo sguardo, mentre
un primo fulmine fendeva l’aria tesa di quella serata. - non credo sia
una buona idea- uno sbattere violento della porta, lontano, ruppe il
silenzio. Kankuro allentò la presa ai pugni, fissando il minore -
secondo te, per lei, è la scelta giusta?- - partire per Boston
l’aiuterà a credere in sé stessa…- replicò il fratello, chiudendo gli occhi
chiari - TI HO CHIESTO SE E’ GIUSTO!- lo sbattere violento delle mani
di Kankuro sulla scrivania gli fece spalancare gli occhi. L’altro aveva il
volto arrossato, l’espressione tesa. - Sta scappando- concluse il
minore, con un sospiro – non fa piacere neanche a me, saperla in questo stato.-
sguardo furente. Kankuro si voltò verso la finestra - tre anni sono
lunghi- - forse riuscirà anche a dimenticare- -
dimenticare…-
Temari salì lentamente gli ultimi gradini, osservandosi preoccupata le
scarpe. Dannazione a lei e alla stupida moda delle sneakers! Era da tre mesi
che non saliva su dei tacchi…da quando cioè non si era messa in testa di andare
a letto con quella sottospecie di idiota di artista fissato con la bellezza che
aveva conosciuto durante lo stage. Tirò un silenzioso sospiro di sollievo,
ritrovandosi nello spazioso ingresso. Ritrovò il solito e sfrontato sguardo
sicuro mentre quelli di molte donne, e soprattutto di uomini, si posavano sulla
nuova arrivata. Roteò gli occhi, alla ricerca di una zazzera rossa
disordinata gettata in un angolo isolato o di un moro attaccato alla bottiglia
di costoso champagne. Era stata lontana per tanto tempo, ma non abbastanza
per dimenticare chi fossero i suoi fratellini. - dimenticare…-
sospirò, ravvivandosi velocemente i capelli che le ricadevano sul collo. -
Tem…- Kankuro era apparso tra la folla, sbracciandosi La ragazza represse
l’istinto di urlargli qualcosa rispetto al contegno da mantenere in un’occasione
ufficiale. - che succede, qualcosa è andato storto?- Kankuro riprese
velocemente fiato, portandosi una mano al fianco - no…ma Gaara vuole che
controlli un’ultima volta il progetto – tirò le labbra in un sorriso, che nulla
aveva di naturale. Lei lo fissò sospettosa per alcuni interminabili
secondi - …che succede, fratellino?- mormorò, dirigendosi speditamente verso
la sala il ragazzo cercò di trattenerla ma lei, rapidamente, svicolò dalla
sua presa, con gli occhi lucidi. Stava succedendo qualcosa. E Gaara e Kankuro
ne stavano combinando una delle loro. I soliti discoli indisciplinati. -
vado da Gaara- disse voltandosi verso il fratello, che le era corso dietro -
è meglio se andiamo a vedere il progetto…- borbottò l’altro,
raggiungendola Temari lo fissò sorridendo - non prima di aver parlato con
Gaara…- Ma il sorriso si spense quando lo sguardo raggiunse la
sala. Quando il suo sguardo raggiunse lui.
- è stato meraviglioso averti incontrato…- ribadì Ino, fissandolo da sotto le
sue lunghe ciglia Shikamaru assentì con il capo, increspando le labbra in uno
dei suoi sorrisi - hai ragione, è stato davvero meraviglioso…- la ragazza
l’abbracciò - sai che io ci sarò sempre per te?- gli disse, staccandosi
rapidamente - sei stata la mia migliore amica…e il mio primo amore Ino…-
rispose lui, a metà tra l’imbarazzato e lo scocciato – anche io ci sarò sempre
per te – le labbra di Ino si piegarono in un luminoso sorriso, inclinando la
testa da un lato - da quanto mi hai raccontato ora sei ricco…- Shikamaru
sbuffò – non me la passo male…- - …sei ricco, sei intelligente e sei…-
arrossì – allora perché sei solo, Shika? Nessuna ti ha più conquistato, dopo di
me?- il tono era allegro, confidenziale. Era così semplice passare dal
rimpianto all’amicizia. Soprattutto quando si era amato tanto. -
preferirei…non parlarne- il tono si era fatto basso, strano. Le ricordava fin
troppo quello di quella giornata - ti ho deluso molto?- chiese,
abbassando gli occhi - abbastanza…ma ti capisco. Ho deluso anche io nella mia
vita…- Shikamaru si sforzò di sorridere -…non parliamone più- Ino aprì la
borsa, mente l’altro seguiva i suoi movimenti con curiosità - tieni!- gli
disse, lasciandogli scivolare tra le dita un piccolo biglietto da visita –
chiamami quando vuoi. - Shikamaru assentì, infilando la mano in tasca –
sicuramente…- La ragazza mosse la testolina bionda, socchiudendo gli occhi
chiari - è meglio che tu vada...- Shikamaru vuotò il terzo bicchiere mentre
l’altra, con un rapido gesto, si sistemava un ciuffo ribelle - grazie di
tutto Shika…- gli schioccò un bacio sulla guancia, allontanandosi. Shikamaru
si passò una mano sul punto dove lei aveva posato le labbra, roteò gli occhi e
si voltò verso l’ingresso, arrossendo. Dove, tra la folla, furono due occhi
verdi ad accoglierlo.
Furono due occhi verdi ad accoglierlo. - Nara? Che diavolo
vuoi?- Temari, avvolta in un asciugamano chiaro, lottava con degli
orecchini, tenendo la porta aperta con il piede scalzo. Il ragazzo sbuffò,
passandosi una mano tra i capelli scuri - ho un esame domani…avevo
lasciato gli appunti a Gaara…- disse, appoggiandosi allo stipite della
porta Temari sorrise maliziosa, socchiudendo gli occhi – Gaara non c’è- -
meglio - Shikamaru si allontanò rapidamente, quando la porta si chiuse con
uno schianto a pochi centimetri dal proprio naso - devo solo prendere
quei dannati appunti, seccatura- strillò, sbattendo, senza molta enfasi, un
pugno alla porta porta che si aprì, rivelando una Temari a metà tra il
divertito e il minaccioso - entra- gli disse soltanto, infilandosi nel
corridoio - sono sette mesi che sei sparito…- gli urlò, infilandosi
in una delle stanze - che fai, ti sei messa a contarli?- -
fottiti - Shikamaru rimase impalato per qualche attimo, infilando le mani
in tasca. Certo che ricordava che fossero passati sette mesi. Erano stati mesi
difficili. Dimenticare Ino, dimenticare l’umiliazione. Come fosse colpa di
Gaara, poi… - bietolone, vuoi entrare?- la ragazza si era affacciata
dalla sua stanza, mostrando solo parte della chioma miele - …ora sono mezza
nuda. Se entri qui sei morto…- - nel senso che sei talmente orribile
da uccidermi sul colpo?- Shikamaru sghignazzò, osservando l’ombra dell’altra
scomparire nella stanza - nel senso che ti taglio le palle – urlò,
prima di uscire dalla camera, indosso un vestito corto e tra le mani un
cellulare – …in camera di Gaara...- aggiunse poi, mordicchiandosi le labbra con
preoccupazione, fissandone lo schermo. - mi tagli le palle in camera
di Gaara?- chiese l’altro, sospettoso - no, idiota, gli appunti-
rispose la ragazza, visibilmente di cattivo umore Shikamaru l’oltrepassò,
entrando nella camera, mentre lei, alle sue spalle, si poggiava alla
porta - esci?- le chiese, osservando il riflesso della ragazza allo
specchio dell’armadio. Lei sbuffò – avrei dovuto, ma quelle puttane delle mie
amiche mi hanno dato di nuovo buca – Shikamaru sorrise. Le aveva conosciute.
E come dimenticare due come Tayuya e Kin Tsuki. Due amorevoli teste di
cazz… - allora hai finito?- Shikamaru voltò la testa, mostrando
soddisfatto un plico verde - trovate- disse, sistemando i fogli che
aveva disperso sulla scrivania. Temari sbuffò, picchiettando con il dito
sullo stipite – arrivo, arrivo…- il ragazzo le si avvicinò, fissandola -…e
dove saresti dovuta andare?- Temari sollevò gli occhi – a cercare qualcuno da
cui farmi sbattere…- sorrise provocante - a cena fuori - si corresse
quando l’altro distolse lo sguardo Shikamaru iniziò a camminare nel
corridoio - a questo c’è rimedio…- Temari lo guardò con un cipiglio
incuriosito -…vieni, andiamo a mangiare qualcosa. Mi è venuta fame- Lei
sorrise – offri tu?- - si offre solo alle signore…- borbottò Shikamaru
aprendo la porta. - Stronzo…-
- stronzo…- Kankuro si avvicinò alla sorella. Osservò le labbra
contarsi in un ghigno e le sopracciglia piegarsi impercettibilmente. -
Temari…- provò a bisbigliare, mentre una stilla di sudore gelido iniziava a
corregli lungo il collo L’altra si voltò verso di lui, torturandosi con le
dita il ciondolo che le pendeva nelle scollatura. Il piccolo ventaglio brillò
con le luci della sala, illuminando il riso beffardo della ragazza. - torno
subito – disse, avvicinandosi a grandi falcate a Nara, che immobile, si piantava
bene a terra con le gambe. Il temporale era passato. Ora era in arrivo
l’uragano.
Sasuke entrò nella stanza. Il biondo lo fissò arcigno, arricciando il
naso. - niente ramen, capisci?- sbraitò – mi vuole tenere qui chissà quanto
tempo…- incrociò le braccia. Poi sorrise malizioso – ma più tempo sto qui,
più possibilità ho di portarmela a letto…- Sasuke si sedette, portandosi le
mani dietro la nuca, fissandolo torvo. Sbuffò, chiudendo gli occhi. - lei
non è il tuo tipo, testa quadra…- - e perché?- Naruto non si lasciava mai
scoraggiare, pensò il moro, ghignando. - Fidati- gli passò il giornale,
ancora aperto sulla pagina del calcio – a proposito, avevo ragione, la tua
"squadra di fenomeni" non ha nemmeno passato il girone di
qualificazione- Naruto imprecò ad alta voce – ma certo! Non c’ero io a
tifarli…- gli occhi azzurri lo fissarono fiduciosi. - scusate…- Voce Sottile
era entrata, osservando i due giovani con quei suoi strani occhi
chiari. Naruto aveva fatto detonare uno dei suoi sorrisi mentre Sasuke,
ribadendo la sua fama di uomo virile e "tosto", l’aveva guardata di sottecchi,
con lo sguardo nero pece. - dovremmo farle firmare gli ultimi documenti per
il ricovero…- aggiunse la giovane, porgendo al biondo dei fogli,
arrossendo. Questi, passandosi una mano abbronzata sotto la maglia sottile
del pigiama assentì, scarabocchiando una firma con una grafia confusa - le
piace? Quando sarò famoso ne dovrò firmare di autografi!- le fece l’occhiolino,
mentre lei sentiva le gambe tremarle. - È…molto come un autografo,
signor Uzumaki…- balbettò la giovane, massacrandosi le dita delle mani -
Chiamami pure solamente Naruto!- Sasuke sbuffò. Quel ragazzo era
incorreggibile. Ci stava provando. Eppure pochi minuti prima aveva quasi
giurato amore a… Si dimenò sulla sedia, allontanandosi. Una risata timida
lo spinse a voltarsi, inquadrando un Uzumaki divertito e un’imbarazzatissima
dottoressa… Occhi grigi. Voce timida… - mi ricordo di te…-
- mi ricordo di te…- gli occhi grigi lo fissavano velati di
lacrime. Era stordito, la testa gli pulsava e il braccio gli faceva fin
troppo male. Sembrava che glielo avessero forato da parte a parte, e ciò non
lo avrebbe stupito più di tanto. Il respiratore gli premeva sulla bocca e il
tubo che gli scendeva lungo la gola lo soffocava. Un pianto lontano lo
risvegliò dal torpore nel quale era caduto. Lei era stata lì e Sasuke non
stentava a credere che fosse lei a singhiozzare, nascosta in un angolo che non
poteva vedere. -…Sakura ha una tua foto sul comodino- la voce sottile
continuava a sussurrare frasi. Quel nome… Sakura. - perché le
hai fatto questo…?- Sasuke si ritrovò a fissare il soffitto. Perché le
aveva fatto questo? Questo? Era lui a ritrovarsi paralizzato su un lettino
d’ospedale. Era lui che si stava man mano convincendo di essere finito in uno
speciale girone d’inferno. Fraudolenti drogati. Ultimo girone, quando vedi
il conte Ugolino chiedigli informazioni… Si accorse di vaneggiare quando
Occhi Grigi si voltò, mostrando sul viso un’espressione sorpresa. -
Sakura…di lui me ne occupo io…- - No. Deve sapere ciò che ha
fatto…stavolta non sono una ragazzina. Scusami Hinata, ora puoi anche andare.
-
Sakura sorrise alla donna che le stava stringendo la mano. - l’ematoma si
è ridotto…ripasserò domani in mattinata. È in buone mani- disse, indicando Lee
cambiare la flebo La donna ringraziò con un sorriso teso, prima di vederla
sparire dietro la porta della camera. Trasse un respiro sollevato, ingoiando
la sua ultima gomma che stava masticando. - cazzo!- imprecò, portandosi le
mani nel camice. Pessima, orribile, giornata. Il cercapersone trillò una
volta, lasciando scivolare dalle sue labbra struccate un nuovo insulto. Lo
ignorò, avvicinandosi a grandi passi al bar dell’ospedale. Nulla le avrebbe
impedito di comprare le sue chewing gum. E nulla l’avrebbe riportata da
lui. - no Sasuke…- bisbigliò – stavolta non sono davvero più una
ragazzina…-
Ecco il 9 capitolo…si lo so, sono in tremendo ritardo, ma il decimo è già
pronto…il problema è che sono una fifona e ho bisogno di meditare prima di
postare ( anche per questo ci sono gli angeli punzecchiatori XD…e c’è qualcuno
che capirà subito che mi riferisco a lei…^_^). Piaciuto il nuovo chappy? Ok,
la pugnalata finale per la Shika/Ino è arrivata…mi dispiace. Almeno apprezzate
il coraggio di averci provato…^^" ( non sapete la fatica…anzi, potevate intuirla
dallo scorso chappy).
Che ne pensate di Sakura? Onestamente forse sembra fin troppo aggressiva, ma
in fondo Sasuke fin ora l’ha solo visto…*ghigno malvagio*. Ok, nel prossimo
chappy ci saranno sviluppi sul passato della ragazza ( che faranno piacere agli
amanti delle stramberie in fatto di pairing, almeno). Anticipato troppo?
^///^
UN bacione a tutti/e…lasciate una recensioncina? Sono curiosissima di sapere
cosa ne pensate…*.*…
P.S. Grazie a tutte coloro che hanno letto e commentato la mia nuova breve
long fic "anche mia"…sembra strana ma vi assicuro che lo è di più! ^__^
Un bacio particolare a .
Lily_90: eccomi a continuare la ficcina…sono una ritardataria con tanto di
brevetto e certificato..si è notato? ^///^..piaciuto il nuovo chappy? Fammi
sapere! Un bacione!
Rory_chan: *_* siii! Diffondere la shikatemarismo ( frequento troppo hidan e
le sue manie fondamentaliste ultimamente @_@) è uno degli obiettivi fondamentali
della ficcy…U_U…ok, smetto di dire cacchiate… Concordo con il tuo scioglimento
generale per Shikaaaaaaw…*roberta sviene* …anche se Gaara e kankuruccio non sono
proprio d’accordo…chissà perché *risata malvagia*. MI fa paicere che ti sia
piaciuta la reazione di Sakura…ora ho dato qualche altra informazione…che ne
pensi? Un bacio! P.s. grazie per i complimenti…^///^
Arwen5786: sempaiiiiiiii! ( ho sclerato in anticipo così compensiamo la
serietà dell’altra sera). So che tu puoi comprendere la difficoltà dell’aver
tentato di scrivere una Shika/Ino…mi venivano le lacrime, ti assicuro…ç_ç.
Grazie di tutto…sentirsi fare annotazioni positive da te, sempre impeccabile
nella forma mi fa davvero piacere…*me commossa*…ma ora…Quoto ciò che pensi di
Ino ( *IH IH IH*)…sono contenta che Sasuke sembri IC, è un personaggio che, come
Gaara e Itachi, spaventa moltissimo. Che ne pensi dell’"evoluzione" tra i nostri
caaari Shika e Tema? Ti sembra…ehm, realistica? …fami sapere, ci conto! Un
bacione!!
MoMozzia: Ma certo che sono contenta delle tue recensioni…*_* me commossa…e
comprendo il dolore per le shika/ino…lo condividiamo ç_ç ( sono masochista,
sorry). L’incontro tra Sasu e Saku ci sarà…e sarà più…basta non dico altro! ^_^
piaciuto il chappy? Fammi sapere!! Un bacio
Isatachi: sii! Gaara è il mio fratellino cucciolotto ( ok, il fratellino di
Temari, ma è così coccoloso che lo voglio strapazzare pure io!). Ti assicuro che
Shika e Tema si sono scambiati molto nel loro pasato *roisata maliziosa.*…chissà
in che senso però…?!...XD vedrai, vedrai…Grazie per l’appunto su Ino, è molto
difficile lavorarci, per me ( sarà che la detesto con Shika?...forse)..per
Sakura…concordo con te. Chissà che succederà a lei nei prossimo chappy. ^_^. Un
bacio, fammi sapere se ti è piaciuto.
Kaho_chan: concordiamo per Gaara, puccioso all’ennesima potenza. Per la
shika/Ino…credo tu abbia ragione. Ho reso l’incontro forse troppo forzatamente
freddo, anche nella parte conclusiva. E’ uno dei miei limiti, perdonami. Grazie
per i complimenti sui flashback, specialmente quello della scena della rottura.
L’ho provato mille volte a casa…( ho dei metodi poco ortodossi quando invento
delle scene @_@). Spero che questo capitolo non ti abbia turbato troppo. I
prossimi potrebbero essere peggio, per una shika/ino fan accanita come te ( mi
sembra giusto avvertirti, dopotutto sono una delle più agguerrite shika/tema).
Un bacione, grazie davvero di tutto.
Melisanna_: i tuoi complimenti mi fanno davvero piacere. Sono felice che la
mia storia ti appassioni e spero continuerai a leggerla ^_^. Grazie specialmente
per l’appunto sull’originalità. Questa fic è una scommessa anche per me. Un
bacio
Sango_chan: ecco a te il nuovo chappy…per Kiba…ti asscicuro che dal prossimo
chappy, tornerà alla ribalta! Un bacio!
Grazie anche solo a quelli che leggono! Bacio!
|
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Capitolo 10 *** ciondolo e falò ***
recalling 10
Temari spostò lo sguardo sul bicchiere ancora pieno del
ragazzo, ghignando.
- da quanto tempo…Nara
– disse, ondeggiando i lunghi capelli chiari.
Il ragazzo aprì le labbra, improvvisamente secche.
Annuì, portandosi alla bocca il bicchiere.
Lei strinse gli occhi, seguendo i movimenti della sua mano.
Shikamaru odiava quello sguardo. Aveva sempre avuto la
sensazione che lei lo stesse studiando.
E purtroppo essere motivo dei suoi studi una volta gli era anche
piaciuto.
Purtroppo.
- non hai niente da dirmi?-
l’inflessione straniera della ragazza colpì
l’attenzione dell’altro.
Era stata tre anni a Boston…sembrava passata una vita.
- niente – Shikamaru
abbassò lo sguardo, osservando, colpevole, la curva delle
gambe di lei, intuibile sotto il vestito leggero.
Come se non la ricordasse…
Temari si spostò sui tacchi, rivelando una buona porzione
della gamba, facendolo fremere.
- bene…- sorrise, senza molta
convinzione - …tieni, questo è tuo –
disse poi e nei sui occhi, una volta allegri, passò furente
un lampo di rancore.
Un suono secco ruppe il silenzio, mentre la sottile collanina si
spezzava tra le mani della ragazza.
- tieni, questo
è tuo -
Temari spostò
lo sguardo dal frappè al cioccolato, sollevandolo sul
ragazzo seduto davanti a lei.
Le labbra, ancora
attorno la cannuccia, si aprirono lentamente, stupite.
-
ma che…?- posò a terra il pesante
bicchiere, afferrando la scatolina che il ragazzo le porgeva.
-
Domani darai la tesi…- Shikamaru sbuffò
- …è un regalo di laurea –
La ragazza
ghignò incuriosita, aprendo la scatola rapidamente
-
magari un grazie ci starebbe bene…- Shikamaru
poggiò la testa sulla mano, sbuffando insoddisfatto
Temari sgranò
gli occhi – è piccolino per essere un regalo di
laurea – disse, prendendo tra le dita il ciondolo a forma di
ventaglio
-
accontentati – lui scosse le spalle, avvicinando la
lattina di Fanta alle labbra
La ragazza si
passò il ciondolo tra le dita – perché
un ventaglio?-
- la tua tesi
è sull’impatto del vento sulle strutture edilizie,
no?- rispose lui, sfoderando il suo massimo di noncuranza
Temari si finse sorpresa
– ma che memoria!- rise, spostandosi i capelli chiari dal
collo, tentando di allacciarsi la collana
Shikamaru la
fissò incuriosito e divertito per un po’, prima di
bloccarle le mani
-
ci penso io, prima che tu combini qualche
disastro…- si alzò, stiracchiando le lunghe
gambe, girando attorno Temari.
La ragazza lo
fissò in tralice, sorridendo maliziosamente –
questo non vuol dire che te la darò, lo sai, ragazzino?-
Shikamaru
arrossì, infilando il foro nel gancio, avvertendo il
contatto con il ciondolo, freddo, sulla pelle.
-
Temari…-
Shikamaru sentì il contatto con il ciondolo, caldo, sulla
sua pelle.
- tutto qui?- disse, poi, rispondendo
allo sguardo duro dell’altra.
Temari strinse con forza il pugno, respirando affannosamente.
Mugugnò qualcosa di incomprensibile, e Shikamaru,
istintivamente, strinse la presa al bicchiere.
- tutta questa strada per ridarmi un
vecchio regalo?- il ragazzo finse di sorridere, osservando gli occhi
acquosi dell’altra.
No, cavolo Temari…non farlo.
- è vero, Boston è
lontana da qui…- Temari sollevò lo sguardo,
trascinando via quelle poche lacrime che vi si erano accalcate, con le
lunghe ciglia - …ma la compagnia è sicuramente
migliore –
Shikamaru accusò il colpo, abbassando colpevole lo sguardo,
per la seconda volta in quella lunghissima sera.
- se non abbiamo nulla da
dirci…- proseguì lei, mentre una canzone
cominciava a diffondersi per la sala e un rivolo di sudore a scenderle
per la fronte abbronzata.
Il rivolo di sudore le
scese lungo la fronte abbronzata, calando lungo la guancia e
gettandosi, in un epocale tuffo, sulla scollatura umida.
Temari
respirò affannosamente, passandosi la mano sulla fronte,
mentre il top chiaro si andava bagnando lentamente.
Il respiro le si faceva
più pesante e lei, seduta sulla cyclette, arrossata,
aumentò l’andatura quando la musica
cambiò ritmo.
Intonò il
ritornello della canzone, rimanendo senza fiato prima
dell’acuto, lasciandosi sfuggire un sorriso.
-
sei incredibilmente stonata, mendesuke –
la ragazza
spalancò gli occhi che aveva socchiuso, inebriata dal testo
della canzone.
Arrossì, se
possibile, ancor di più, imbronciando il ghigno.
-
che cavolo vuoi…?- chiese, aumentando
l’andatura, stringendo le mani attorno ai braccioli della
cyclette.
Shikamaru si
appoggiò allo stipite della porta, osservandola per alcuni
interminabili secondi.
-
o meglio, come sei entrato?- chiese sospettosa lei, smontando
dalla cyclette, afferrando, chinandosi, un asciugamano sulla sedia.
Il ragazzo
osservò languido il calzone scuro avvolto attorno ai fianchi
di lei che, morbidamente, si intravedevano per una buona porzione.
-
Gaara ha lasciato le vostre chiavi da me, ieri…-
Shikamaru scosse secco la testa, ondeggiando il mazzo di chiavi davanti
la faccia arrossata della ragazza
Lei gliela
strappò di mano con un gesto secco, piantandoglisi davanti.
-
allora era solo per questo che sei venuto?- Shikamaru sorrise
malizioso prima di lasciarsi sfuggire uno sbadiglio.
-
Credo di no…- le si avvicinò e sorrise
quando una goccia di sudore le si fermò, ondeggiando, sul
naso.
La ragazza si
imbronciò, incrociando le braccia.
-
Ah no?...- Temari si era alzata sulle punte, sfiorandogli con
i ciuffi umidi della frangia la fronte.
Shikamaru si
ritrovò ad arrossire, distogliendo lo sguardo dalla
scollatura resa dal corpo sudato ancor più provocante, se
possibile, dato che lei non faceva che sbattere il suo seno in faccia a
mezzo mondo.
La ragazza lo
fissò maliziosa, sfiorandogli con una mano
l’addome, sentendo la pelle di lui scottare al tocco.
-
vergognati ragazzaccio…sei pur sempre
fidanzato…- disse poi, spingendolo via da lei, facendolo
inciampare sul letto.
-
Seccatura…- biascicò lui, chiedendosi
cosa ci trovassero entrambi nel provocarsi in quel modo.
Un modo così
dannatamente…rischioso.
Shikamaru
fissò la porta per lunghi, anzi, interminabili secondi.
Ino fissava quel punto nel bicchiere da lunghi, anzi, interminabili
secondi.
La cameriera le sfiorò il braccio e, sorridendo con un
sorriso di circostanza, le porse il vassoio.
La bionda scosse la testa senza molta decisione, osservando le
minuscole tartine colorate.
Lo stomaco le si contrasse con una morsa dolorosa…forse la
fame, si illuse.
Si voltò, ondeggiando sulle gambe magre, fingendo di
divertirsi, incrociando lo sguardo di alcuni invitati.
Le sorrisero, invitandola ad unirsi a loro.
Ino declinò l’invito con un ennesimo cenno del
capo, chiedendosi per quale fottuto motivo ( e lei non le diceva,
né le pensava mai, le parolacce) non riuscisse a spiccicare
parola.
Proferire verbo, mostrarsi spigliata, fare una
risata…insomma…essere Ino Yamanaka.
- Ehy biondissima!- una mano la costrinse
a voltarsi e il cuore le manco di un battito.
Si specchiò in due occhi azzurri talmente simili ai suoi che
per un attimo vi affogò dentro.
- ah Deidara…sei
tu…- disse poi, con un tono di voce incredibilmente basso.
Il ragazzo la fissò divertito, scuotendo il ciuffo biondo e
il cappello naif.
- ci annoiamo senza te, mostro!-
strillò, in una tonalità più alta del
normale, per un ragazzo – e poi c’è
qualcuno che dovresti proprio vedere…- aggiunse, malizioso.
- E perché?- Ino si
aggiustò una ciocca dietro l’orecchio, noncurante.
- Il tuo pupillo sta dando proprio un
bello spettacolo.-
- E
questo secondo voi sarebbe un bello spettacolo?-
Ino si
appoggiò alla parete, scendendo dai tacchi quindici,
chiedendosi quale essere perverso e misogino avesse inventato un simile
strumento di tortura.
Ridotta come era in
quello stato, avrebbe confessato anche l’omicidio Kennedy,
pur di un comodo divano.
Tsunade
l’indicò furiosa con l’indice.
-
Ino hai ancora cinque cambi! Non perdere tempo…ti
pago, dannazione, per fare due stupide camminate!- Ino distolse lo
sguardo quando decine di paia di occhi si posarono su di lei.
-
È la tua prima sfilata, ma questo non ti permette
di fare la sfaticata!- Tsunade voltò l’angolo,
afferrando per l’orecchio una povera ragazza che aveva osato
sgranocchiare un torsolo di mela.
Ino sospirò.
Se quell’arpia se la prendeva con un’altra,
c’erano più possibilità che lasciasse
in pace lei… ma conoscendo Tsunade…era in grado
di disintegrare l’autostima di più modelle a
ripetizione.
Una mitragliatrice,
insomma.
La bionda si
sfilò l’abito viola, avvicinandosi allo stand,
cercando furiosamente l’etichetta “Yamanaka
6”, il prossimo cambio.
Quasi ignorò
l’ombra che le si era avvicinata alle spalle, timidamente.
E quando si
voltò, furono due grandi occhi verdi che
l’accolsero, impauriti.
- qui è tutto
così grande Ino…pensavo di non trovarti
più!-
La bionda si
coprì il piccolo seno con una mano, sorridendo divertita.
-
ho dovuto pregare due ore il buttafuori per farmi
entrare…non ci credeva fossi una modella…-
La bionda
afferrò la maglia con fretta, facendosela passare lungo le
braccia sottili.
-
sei unica…Sakura!-
- sei unica Sakura!- la ragazza
osservò in tralice Karin, la giovane assistente del primario
di geriatria, bevendo il suo caffè dolcissimo e macchiato.
- E perché?- chiese poi,
osservando con finto disinteresse i cornetti che spuntavano, invitanti,
dal bancone del bar.
Karin non le piaceva. Non le era mai piaciuta, a dir la
verità.
- perché nonostante tu abbia
decine di pazienti, trovi sempre tempo per rilassarti…-
Gli occhi verdi della ragazza si socchiusero.
Forse, si disse, a lei non è che non piacesse Karin. Lei
odiava Karin.
- io almeno devo trovarlo il tempo per
rilassarmi…- rispose, sibillina.
Si voltò verso il bancone, dirigendosi spedita alla cassa,
decisa a dedicarsi alla difficile scelta del gusto delle gomme,
piuttosto che aggredire quella testa d’oca.
Per cosa, poi? Un malumore…un puro e semplice malumore.
Peccato che quel malumore le avesse influenzato tutta la vita.
Il ragazzo le
infilò la mano sotto la maglia, mentre lei, sorridendo, gli
passava una mano tra i capelli scuri.
Lui le infilò
la testa nell’incavo della spalla,, passando la lingua
lentamente sulla pelle calda.
-
Sakura…- sussurrò, spingendola sul
copriletto chiaro.
La ragazza sorrise,
inebetita.
Lasciò che
lui le sfilasse la maglietta leggera, illudendosi che quel contatto non
fosse solo frutto di una notte di bagordi in spiaggia e di una semplice
attrazione. Di una stupida mera attrazione.
Lui si staccò
da lei, ormai sdraiata, solo per sfilarsi la camicia, gettandola a
terra.
Sakura
assaporò le labbra dolciastre del ragazzo, dal forte
retrogusto di vodka.
-
Sasuke…- biascicò, appena lui
insinuò la mani sotto la gonna, sfiorandole
l’elastico degli slip.
Il ragazzo si
fermò, sollevandosi su una mano, ben piantata accanto la
testa di lei.
Sakura aprì
gli occhi, contrariata.
-
che succede?- chiese, appena lui si alzò,
afferrando la camicia.
-
Chi sono, Sakura?- disse lui, fissandola.
Lei passò lo
sguardo sulla pelle candida, sui muscoli accennati, sul viso regolare
-
Neji…- rispose poi, stupita.
Lui si sedette accanto a
lei.
-
si sono Neji…non Sasuke – disse gelido.
-
Io…- cercò di scusarsi, sedendosi.
-
Senti…eravamo brilli. Tutto
dimenticato.- Lui si infilò la maglia,
affacciandosi dalla finestra del villino, da dove il falò,
al quale si erano scaldati fino a pochi minuti prima, si intravedeva
tra le basse dune di sabbia.
Sakura
osservò il profilo regolare di lui, fermandosi sulle labbra
inumidite.
Avvertì una
scossa al ventre, cercando di afferrarlo con la mano.
-
scusa…ma Sasuke…-
Neji la
guardò con gli occhi pallidi – pensavamo di poter
dimenticare i nostri malumori…- spense il sorriso
- non è destino per noi stasera, Sakura…-
La ragazza
impallidì – tu mi piaci, Neji…- si
aggrappò alla camicia, stringendo il tessuto sottile,
disperata – perché avrei accettato di venire qui
al mare con Hinata, se non per te?-
-
tu sei ubriaca, Sakura…-
Lei passò le
labbra morbide sul collo del ragazzo, mentre il suo caldo alito di
alcool gli solleticava il mento.
-
mi dispiace…- le disse infine, sgusciando dalla
stanza.
Sakura si
gettò sul letto, singhiozzando.
Naruto si girò nel letto, imprecando sottovoce.
- problemi dobe?- gli sibilò
Sasuke, continuando a sfogliare la rivista abbandonata da
chissà chi sul comodino.
- Si…la tua vicinanza mi da
l’urticaria –
Il moro ghignò, continuando imperterrito ad osservare le
fotografie scandalistiche.
- tutte stronzate…-
commentò, chiudendolo con un gesto secco.
Naruto sorrise, continuando ad agitarsi
- Dimmi Sasuke…- disse,
poggiando il viso sul palmo della mano - …ma quanto sono
bravo con le ragazze?- disse poi, guardandolo malizioso.
- Il fatto di aver convinto la dottoressa
mora a portarti del ramen di nascosto non ti fa onore – lo
riprese l’altro, spazientito.
- Parla il signor onestà!- lo
schernì Naruto – scusi se ho intaccato la sua
integrità, signor schizzato e drogato!-
Sasuke poggiò la rivista sul comodino, alzandosi lentamente
- e ora dove diavolo vai?- Naruto si era
sollevato, fissandolo con sguardo preoccupato.
Il moro non rispose, limitandosi ad alzare le spalle.
- Ehy, Sasuke!-
- Ehy
Sasuke!- Naruto correva, affannato, zoppicando sulla gamba fasciata,
per il corridoio.
-
Ti avevo promesso di romperti il culo alla
partita… – aggiunse, raggiungendo il moro, seduto
sulla panchina deserta dello spogliatoio.
Il moro
sollevò lo sguardo, passandosi l’asciugamano sulla
fronte sudata.
- e allora?- lo
interruppe, con voce stanca.
-
…e allora il culo me l’hai fatto tu
– Naruto scoppiò in una risata, lasciandosi
scivolare accanto al compagno.
Sasuke
sollevò le spalle indifferente – al massimo ti ho
fatto la gamba –
Naruto sorrise,
mostrando orgoglioso la benda – sei stato meno disonesto di
quello che mi aspettavo - ammise, rubando all’altro
l’asciugamano
-
e tu meno idiota, dobe-.
In ritardo catastrofico e vergognandomi tremendamente…ecco
il 10 chappy! Spero vi sia piaciuto…ok, inizia la parte
più shikatemarosa…ma vi assicuro che ora
è su Sakura che ci sarà molto da decidere!
Un bacio a:
Lily_90
MoMozzia
Arwen5786
Kaho_chan
Rory_chan
SangoChan88
Soxy88
Ice_princes
Melisanna_
Aleberyl90
Isatachi
Devilmaycry
Dreaming Ferret
Non rispondo ad una ad una perchè è tardissimo ma
sappiate che siete tutte nel mio cuore! Grazie, grazie davvero! *.*
Roberta
|
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Capitolo 11 *** menta o liquerizia? ***
recalling 11
Temari
afferrò il pennino da disegno, scagliandolo contro il
ragazzo steso nel letto.
-
stronzo! – strillò, imbronciandosi.
Il moro aprì
sardonico un solo occhio, osservandola seduta alla scrivania.
-
sei seccante – rispose, poggiandosi il braccio
distrattamente sugli occhi.
Temari si
alzò dalla scrivania, salendo a gattoni sul letto
– che hai osato dire? – chiese, avvicinandosi
pericolosamente al viso dell’altro.
Shikamaru
sbadigliò, fingendosi disinteressato.
-
ricorda Sabaku, hai detto che non me l’avresti mai
data – rispose, indicandole la scollatura vertiginosa, che
rivelava il pizzo colorato del reggiseno.
L’altra si
mise, per tutta risposta, a cavalcioni su di lui, portandosi un dito al
mento – ah, è vero…lo
ricordo…- giocherellò con il ciondolo a
ventaglio, lasciandolo scivolare provocantemente lungo due dita,
ritmicamente, ma soprattutto, allusivamente.
Shikamaru
ghignò, socchiudendo gli occhi – sei
seccante…- Temari stese le labbra in una smorfia
insofferente –… ma sei una seccatura dannatamente
eccitante –
La ragazza
scoppiò in una risata, scendendo dal letto –
grazie –
Shikamaru
osservò arrossendo le gambe morbide della ragazza,
ritrovandosi la gola secca
–
prego – mormorò, con un sorriso idiota sulle
labbra.
- prego – Shikamaru
lasciò il bicchiere sul vassoio, grattandosi con fare
distratto la nuca.
Temari si voltò, facendo ondeggiare i lunghi capelli sulle
spalle scoperte.
Shikamaru infilò distrattamente una mano in tasca, giocando
con la fodera sottile.
- non mi sembri cambiata –
mormorò, scettico.
Lei alzò un sopracciglio, sorpresa – convenevoli,
Nara? – chiese, mentre una ciocca di capelli chiari le
solleticava il collo.
- non sono tutti rozzi come te, razza di
seccatura – sibilò, stringendo gli occhi a fessura.
Temari trattenne il respiro, mentre le labbra si piegavano in un ghigno
impercettibile e le guance si tingevano di un rosso cupo.
- non avrei dovuto incontrarti
– rispose, asciutta – i ricordi sono più
belli della realtà – aggiunse, lasciando che le
labbra di lui si schiudessero, colpite.
- Non molli mai, vero seccatura?-
Temari si
voltò dalla scomoda posizione che aveva assunto sul divano,
scostando la testa del ragazzo dalla sua spalla.
-
Nara!- sibilò, mollandogli un pugno tra i folti
capelli scuri – dormi? – chiese, stupita.
Shikamaru
aprì la bocca, riprendendo a russare piano.
-
e meno male che mi avevi promesso di farmi
compagnia…- si disse, chiedendosi perché avesse
accettato la proposta di Shikamaru di portarla a cena.
Ma soprattutto
perché l’avesse fatto entrare a casa sua, di sua
spontanea volontà, poi.
Si voltò,
osservandogli i capelli scuri cadergli intorno al viso.
-
ah, il solito idiota – si disse, scansandogli un
ciuffo ribelle ricadergli nella bocca socchiusa –
già, idiota…- sorrise, accarezzandogli la curva
delle labbra.
Si fermò,
ascoltando il battere frenetico del suo cuore.
-
ti voglio –
Spalancò gli
occhi chiari, incrociando lo sguardo d’ebano
dell’altro – ora, Temari –
-
allora non dormivi …- mormorò,
staccando il volto da quello del ragazzo.
-
Temari non sono uno che ama ripetere le cose, ti prego
– si lamentò il ragazzo, accarezzandole la curva
del collo.
Lei frenò il
respiro ansante, spostandogli con una mano il viso
dall’incavo della spalla.
Balzò in
piedi, sul volto un’espressione furibonda.
Chi credeva di essere
quel miserabile pivellino per provarci così con lei?
Senza grazia,
senza…
-
se vuoi torno a dormire – le disse, aprendo le
braccia lungo lo schienale del divano.
Temari chiuse un pugno,
osservandogli la linea scura del mento, da dove, come sempre, spuntava
un pizzetto mai troppo curato.
Lasciò
scivolare lo sguardo sul collo magro, fino a insinuarsi tra le pieghe
delle camicia scura.
-
perché?- chiese poi, incuriosita, poggiando una
mano sul fianco morbido, appena trattenuto dal jeans della mini.
-
Perché ho sonno…ovvio –
rispose lui, fingendosi disinteressato.
Temari gli
scivolò in ginocchio accanto, poggiando una mano sul torace
del ragazzo, in quel modo intimo che avevano sviluppato tra una
litigata e un flirting.
-
non quel perché… - sibilò,
stringendo la presa al colletto della camicia, avvicinando il viso di
lui al proprio
-
perché così magari smetterò
di farti parlare – Temari gli mollò un
ceffone, sorridendo, prima che lui la ribaltasse sotto di lui
– sei più morbida del divano – si
giustificò, tappandole la bocca con una mano.
Temari voltò
la testa, offesa, prima di chiudere le distanze tra i due volti con uno
scatto secco e deciso.
Le bocche si cercarono,
avide.
-
perché magari mi piaci seccatura
–Shikamaru aprì il sorriso sulla
delicata pelle dell’incavo del collo.
Alzò lo
sguardo su di lei, improvvisamente sorpreso, quando la ragazza si
inarcò per permettere alle su mani di insinuarsi sotto la
gonna
- sbaglio o mi avevi
detto che non me l’avresti data?- disse, ironico,
sollevandole con un dito il bordo degli slip.
Temari si morse un
labbro – pensavo di lasciartela prendere, a dir la
verità – mormorò, pensierosa
– tecnicamente non te la sto dando -
- non molli mai, vero
seccatura?-
E, quando i baci di lui
ripresero veloci, Temari sperò di non cancellare mai quel
ricordo dalla propria mente.
- allora se non abbiamo davvero niente da
dirci..- abbassò lo sguardo, mentre la pelle del collo le si
arrossava, lentamente, inesorabilmente.
Il ragazzo le osservava la schiena abbronzata, le curve morbide dei
fianchi, ascoltando nella folla il respiro teso.
- sai che ho sempre trovato gli addii
estremamente seccanti –
Temari scoppiò in una risata amara, facendo scattare
indietro la testa – oh…me ne sono accorta
–
Shikamaru sbuffò, cercando incontrollabilmente una risposta
decente, degna delle loro epocali sfuriate
- già – invece,
riuscì solo a bisbigliare.
Temari lasciò
scivolare le chiavi nella tasca, osservandolo entrare dietro di lei.
-
sicuro che i tuoi adorati fratellini siano fuori?- chiese,
chiudendosi la porta alla spalle.
Temari gli
lanciò un’occhiata sghemba, osservandolo dirigersi
a passo svelto verso la camera da letto. Sbuffò nervosa.
Respirò
pesantemente, ripensando alle parole di Kankuro.
Avrebbe dovuto
dirglielo…erano pur sempre tre anni in un altro
paese…
-
Temari sono senza pantaloni. È seccante starmene a
pisello all’aria in camera di Gaara, perciò vieni
–
La ragazza si
lasciò sfuggire un sorriso esasperato – sempre
così dannatamente romantico, Nara –
Trasse un nuovo respiro,
ritrovando le mani a tremare.
Entrò nella
stanza, osservandolo si schiena, i pantaloni elegantemente abbassati
fino alle ginocchia.
-
e che sarebbe questo?- Shikamaru si era voltato verso di lei,
in mano il biglietto per Boston.
-
Il motivo per cui sei qui…amore…-
Il ragazzo la
guardò bieco – se è un addio lasciamo
stare – sospirò, una nota di dolore nella voce
– sono solo esasperatamente seccanti –
Gaara staccò gli occhi dalla sorella, puntandoli nuovamente
verso Kankuro.
Esasperato, il ragazzone si agitava convulsamente, mormorando ambigue
frasi riguardanti il nero futuro di Shikamaru.
- stai zitto – Kankuro si
voltò verso il fratello minore, aprendo la bocca per
controbattere. - e vai a farti un giro-
- Non bere, non litigare con nessuno e
pensa che alla fine di questa serata Nara sarà
definitivamente cancellato dalla nostra esistenza –
Gaara aveva parlato con tono freddo e sicuro, fin troppo conciliante,
per i suoi gusti.
- ma Temari…- Kankuro gli si
era avvicinato, imponendo la sua mole incredibilmente evidente rispetto
le esili spalle del fratello.
- Kankuro va a prendere aria –
rispose gelido Gaara, stringendo inavvertitamente la presa al calice di
Champagne.
L’altro abbassò la testa, mogio – se la
fa soffrire ancora…- minacciò a vuoto
Gaara riportò l’attenzione sulla sorella che,
intanto, rideva tristemente – ricorda Kankuro. Temari non
soffrirà più per Nara –
-
non farla soffrire –
Shikamaru
sfogliò il libro di Gestione dei Sistemi, imperterrito.
Gaara lasciò
cadere la borsa vicino al moro, sollevando una piccola nube di polvere.
-
spero che tu abbia capito – bisbigliò,
con voce tagliente.
-
Temari è in grado di difendersi da sola
– rispose Shikamaru, nello sguardo puro veleno – e
tu non sei il suo cavalier servente – aggiunse, chiudendo
secco il volume.
I due ragazzi
scontrarono i loro sguardi, tesi – io ti ho semplicemente
avvertito –
Shikamaru
sbadigliò – sto con tua sorella da due giorni e
già mi minacci?- chiese, una punta di ironia nella voce
-
scopi con mia sorella da mesi – Gaara lo
fissò glaciale – non ti ho mai infastidito. Ma
falle male e…non mi faccio scrupoli a decidere al posto suo
–
Shikamaru lo
fissò scettico, inconsapevole di quanto fossero dannatamente
profetiche quelle parole.
Kankuro fissò il fratello, afferrando un bicchiere di
prosecco – vado – sussurrò, osservando
l’altro avvicinare le labbra al bicchiere, sguardo incollato
a Temari
Si voltò, osservando cauto la folla.
- Sabaku?- sospirò, ritrovando
l’abituale sorriso.
Il suo lavoro era intrattenere persone.
E cazzo, lui Sabaku no Kankuro, era bravo.
- signor Tashida!- disse, girandosi verso l’uomo anziano che
lo aveva salutato.
Fu un attimo.
- che cazzo fai, coglione! –
Kankuro osservò il bicchiere ondeggiare pericolosamente.
Alzò lo sguardo sul ragazzo che aveva urlato.
Pantaloni di pelle, giacca sportiva, tatuaggi.
E una macchia di prosecco sulla maglia alla moda – la giacca
è rovinata! – sbottò, agitandosi
incontrollabilmente.
- mi scusi – disse Kankuro, serio – posso ripagarle
la lavanderia- si affrettò ad aggiungere.
Si voltò, sorridendo imbarazzato al signor Tashida
– ma che lavanderia!-
Kankuro sbuffò, infastidito.
Non era certo noto per i suoi nervi d’acciaio
“…non bere e non litigare…”
- le ho chiesto
scusa…signor…-
L’altro increspò le labbra in un ghigno aggressivo
– Kiba, Kiba Inuzuka –
Kankuro storse la bocca in un ghigno, fin troppo simile a quello dei
fratelli.
- hai ragione comunque…una
giacca del genere non vale nemmeno la lavanderia –
Era un idiota, lo riconosceva da solo.
Ma non poteva farne a meno, anche di questo era sicuro.
-
sei un idiota –
Temari lo fissava,
glaciale, seduta sulla poltroncina dell’ufficio del preside.
Kankuro
sbuffò, spostandola borsa del ghiaccio che teneva premuta
sull’occhio.
-
lasciami stare, Temari –
La ragazza strinse la
presa alla borsa, nervosa – sta zitto, coglione. –
ringhiò – sono dovuta uscire prima
dall’Università. Lo sai che ho obbligo di
frequenza – aggiunse, mordendosi un labbro.
Kankuro
abbassò lo sguardo – ma che dispiacere –
commentò, acido.
Temari frenò
la voglia irresistibile di tirargli addosso un oggetto, possibilmente
pesante – e perché sto perdendo il mio amato
tempo? perché mio fratello ha preso a cazzotti uno del
quarto, un ragazzino del quarto!-
-
ah no!- puntualizzò Kankuro, scollando la testa
mora – erano due ragazzini del quarto – si
affrettò a correggere la sorella – e ti assicuro
che Sakon e Ukon picchiano coordinati, i bastardi!-
le labbra di Temari si
piegarono in una smorfia disgustata – non ti rendi nemmeno
conto che rischi l’anno –
Kankuro roteò
gli occhi – si…ma non posso farne a meno
– sibilò.
La sorella
sbuffò – e la cosa ridicola è che ieri
sono stata qui per Gaara… –
L’altro
alzò lo sguardo, muto – …state
riempiendo l’infermeria, con tutte le vostre zuffe -
Ino spalancò gli occhi celesti, sorpresa – il mio
pupillo?- ripeté, stranita
Deidara si agitò in una risata decisamente fin tropo
artistica – si sta azzuffando con Sabaku!-
La ragazza inghiottì a vuoto – Sabaku quello delle
costruzioni “Suna”?- chiese con un filo di voce.
L’altro fece per pensarci, mano al mento, l’altra a
torturare la falda del coloratissimo cappello – si, esatto!-
la fissò sardonico – perché, lo
conosci?-
Ino cerchiò la bocca con la mano – ancora ce
l’ha con Gaara, quell’idiota di Shika!-
sbottò, con un misto di paura e trepidazione nella voce.
Il cuore le cessò di un battito.
Shikamaru. Il suo pupillo.
Gaara. Uno dei suoi sogni.
- quello scemo!- si lasciò
sfuggire un sorriso, seguendo Deidara tra le folla.
-
quello scemo!- Ino fissò la porta che Shikamaru si
era chiuso alle spalle.
Si lasciò
ricadere sul letto, facendo sobbalzare la borsa piena.
L’aveva
lasciata.
-
ma che razza di idiota- aggiunse, mentre le labbra iniziavano
a tremarle.
L’articolo di
quella stupida rivista scandalistica era ancora lì, aperto
dove Shikamaru l’aveva lasciato.
E pensare che aveva
detto quelle cose su Gaara perché…
- stupido –
borbottò, mentre lacrime e risa si fondevano –
stupido – ripeté, esausta.
Il numero di Sabaku era
segnato nella sua agendina, in rosso, come fosse una cosa importante.
L’aveva anche
chiamato, magari l’avessero fotografati insieme, ripeteva
Tsunade.
Tutta
pubblicità gratis.
Ma ora…
Ora che Shikamaru se ne
era andato…
-
è lui, solo lui l’idiota – si
disse, asciugandosi le lacrime dalle ciglia – io merito di
meglio-
Sakura osservò indecisa i due pacchetti che teneva tra le
dita.
Menta artica. Confezione bianca. Gusto deciso, sensazione di gelo.
Liquirizia forte. Confezione nera. Gusto amaro e persistente.
Ah, quanto era dannatamente indecisa.
- allora dottoressa, ha scelto?-
Sakura alzò gli occhi, mordendosi il labbro –
ancora no, mi scusi – sorrise imbarazzata – di
solito…-
Il barista le sorrise compiacente – …di solito li
prende entrambi – l’anticipò, porgendole
lo scontrino.
Sakura abbassò lo sguardo arrossendo –
è vero!- sussurrò, porgendogli le poche monete
mentre il barista volgeva l’attenzione all’ombra
che era apparsa alle spalle della dottoressa Haruno
- per lei signore?-
- menta artica –
Sakura socchiuse gli occhi, sospirando.
Non voleva voltarsi.
Sapeva già che occhi avrebbe incrociato, ancora una volta.
Alzò lo sguardo, frustrata.
Sapeva già che occhi avrebbe incrociato, ancora una volta.
- ancora un misero ventotto, Haruno?-
silenzio - …e tu Hinata?!...già immagino -
Sakura represse la voglia di azzittire quella voce con un pugno,
spostando lo sguardo su Hinata, quasi in lacrime, accanto a lei
- chiudi quella fogna – replicò, con voce atona.
Hinata si alzò, mani tremanti raccolte al grembo –
posso passare…Neji-kun?- chiese, un filo di voce.
L’altro la ignorò, scostandosi di un passo,
indifferente.
Sakura sussurrò un insulto qualsiasi, tanto per abitudine.
Hinata la fissò, negli occhi pallidi un velo di gratitudine,
prima di sparire verso i bagni.
Il ragazzo si sedette, incredibilmente composto, vicino a Sakura,
nascosta sotto la frangia spessa
- non la trattare così
– sussurrò – ti prego Neji…-
lo guardò, gli occhi verdi annacquati
- non ti impicciare – rispose
lui, freddo, gelido.
Sakura si morse un labbro – con te è una causa
persa-
Neji le infilò una mano sotto l’orlo della gonna.
Sakura sbarrò gli occhi, strattonandogliela via –
avevi detto che tra noi non fosse destino-
Il ragazzo la fissò, come assente – ti aspetto
domenica a casa al mare.- rispose, alzandosi.
Lei abbassò lo sguardo, stringendo gli occhi –
io…-
Neji si voltò, insofferente – verrai?-
Neji la fissò insofferente.
- si sposti, dottoressa Haruno-
Sakura piegò le labbra in quello che si sforzava fosse un
naturalissimo sorriso.
- oh, ciao Neji – porse la
mano, liberandosi del resto infilandolo nella tasca del camice
sbottonato – da quando sei diventato così
educato?-
L’uomo la fissò torvo – e tu da quando
così di buon umore?- sfilò alle sua spalle, con
un movimento che Sakura apostrofò come dannatamente sinuoso.
Perché Neji Hyuga era principalmente uno stronzo
altezzoso…ma anche…
- se prendi qualcosa oltre le tue
gomme… –incrociò i suoi occhi
-…offro io – l’interruppe lui, con voce
lenta.
Sakura scosse la testa, rassegnata
…quello stupido “ma anche”…
- no grazie – si
affrettò a rispondergli, accelerando il passo verso la porta
– sento il dovere di declinare l’invito -.
- sento il dovere di
declinare l’invito -
Sakura spostò
la ciocca che le era ricaduta davanti gli occhi, con un sospiro.
-
ma Sasuke! – cercò di controbattere,
nervosa – è il mio compleanno –
Il moro ripose gli
scarpini nello zaino, controllando distratto l’orologio
– Sakura, non chiedermi altro – disse, con voce
assente.
La ragazza si morse
nervosamente un labbro – credevo fossi…- un
sospiro - …importante, per te –
-
Sakura, è per questo che ti ho chiesto di venire –
Le indicò la
poltrona della piccola stanza del suo nuovo e lussuoso appartamento
– io ho iniziato una nuova vita –
Lei aggrottò
le ciglia chiare – mi vuoi lasciare –
Sasuke rispose allo
sguardo incredulo di lei con un astioso ringhio – Io e te non
stiamo insieme –
-
ti amo – l’interruppe la ragazza.
Sakura si fissava le
ginocchia, seduta scomodamente sul divano, le mani strette sulla gonna
chiara, beige, forse un po’ vecchia, ma a lui piaceva.
Lui le voltò
le spalle, massaggiandosi il punto dove Orochimaru, il suo nuovo
manager - e medico – gli aveva fatto la sua
“iniezione di vitalità”
–
dovrei ringraziarti, ora. Credo almeno.-
Sakura
spalancò lo sguardo, sbigottita – no, dovresti
dirmi “anche io, Sakura”-
Lui si voltò,
sorridendole cupo – allora, grazie, Sakura –
La ragazza
balzò in piedi, tremante, lasciando che il top chiaro le si
abbassasse pericolosamente, lasciandole scoperta un porzione del poco
prosperoso seno – io non capisco che ti succede,
Sasuke…Itachi è lontano ormai. Tu stai diventando
famoso – trattenne il respiro, cercando di avanzare sul
tappeto soffice – possiamo essere ancora felici –
Il ragazzo
lasciò spegnere un sorriso, che ora Sakura capiva di estrema
convenienza, sulle labbra straordinariamente pallide – ti ho
già ringraziato.- sguardo gelido – non ti devo
altro –
Sakura gli si
avventò addosso, tempestando la schiena muscolosa con i suoi
pugni ridicoli – non puoi lasciarmi –
Sasuke si
voltò, sollevando gli occhi al cielo, esasperato –
io non voglio lasciarti.- Sakura sollevò lo sguardo,
cercando di frenare le lacrime - Io voglio che tu sparisca
dalla mia vita-
Sasuke infilò le mani in tasca, scansando
l’infermiere che gli si era parato davanti, incuriosito
dall’apparizione dell’ex stella nascente del calcio.
Si limitò ad un grugnito – no comment –
quando qualcuno, più coraggioso o, data la tetra espressione
dell’Uchiha, temerario, osò fare una domanda.
Sfilò nel corridoio laterale, cercando di scacciare quel
brutto sapore che gli aveva invaso il palato.
Amaro, asciutto.
Vodka, avrebbe detto un tempo lontano.
Sbuffò, scuotendo la massa scura dei suoi capelli.
Quel tempo era sparito dalla sua vita.
Quel tempo che aveva portato fin troppe cose a sparire dalla sua.
E si era illuso che fossero adii definitivi.
Alzò lo sguardo, giocherellando nella tasca con
l’antennina del cellulare.
Bar, lesse rapido sull’insegna blu del corridoio.
Ottimo modo per scacciare quel sapore.
- bar sia – decretò
lugubre, seguendo la freccia.
11! Ok, che ne pensate?! La svolta c’è stata,
secca decisa, forse pure troppo improvvisa. Lo so. Ma quando il cuore
chiama…XD
che ne pensate…? Sto complicando i pairing, ne sono
consapevole…^_^ chissà ora Sakura…se
volete saperlo sono indecisa anche io! Che ne dite? Fatemi sapere,
magari mi aiutate a scegliere!
Un bacio forte!
PROSSIMO CHAPPY: martedì prossimo – avvertenza: si
scoprirà perché la lite di shika e
tema…avvisate! XD
Grazie a:
RuKia: Grazie! Spero che continuerai a seguire! Un bacio!
Arwen5786: lo so già cosa dirai..mi sono bastati i tuoi 10
motivi per le nejisaku! ^_^ ..cavolo non sono riuscita a fregarti con
l’indifferenza tra shika e tema! >.<
è così palese? Da questo chappy…poi!
^_^ ti adoro Cami, un bacione!
Lily_90: Come promesso aggiornato oggi! Che ne pensi? Ti piace? Fammi
sapere, ci tengo, specialmente alla parte shika/tema…*_* un
bacio, spero di sentirti presto su msn!
Soxy88: ma no, per i flashback, dopo un po’ si fa
l’abitudine ^_^ ..un delle migliori fan fiction che tu abbia
mai letto?! O_O GRAZIE! che te ne pare di questo chappy? Ti
è piaciuto? Fammi sapere…un bacio!
SangoChan88: ciao! Che ne pensi in questo chappy di shika e tema?...un
po’ di ricordi più…ehm, vivi? XD fammi
sapere! Un bacio!
Kaho_chan: Lè, per te sono sempre troppo pochi i
ringraziamenti…allora, sperando che tu sia arrivata almeno
qui, ti volevo ringraziare per lo stomaco. Questo chappy deve essere
stato duro, lo so. Spero che ti sia comunque piaciuto ^_^ per la parte
Neji/saku, almeno…^^. Un bacio!
Rory_chan: Grazie! Davvero grazie! Il tuo commento è stato
meraviglioso, sul serio *_* che te ne pare di questo chappy? Come ti
sono sembrati i personaggi? Fammi sapere, ci tengo molto. Un
bacio!
Fire_91: questa si che è una recensione! Grazie! Davvero,
sono commossa! È quasi più lunga del capitolo XD
sei stata dolcissima, spero di averti chiarito, o fatto venire ^_^,
qualche dubbio con questo…che ne pensi? Un bacio!
MoMozzia: mosca nera tu lo sei già a tutti gli effetti! XD
è una storia lunga, diciamo…ma basta essere
shikatema…e tu decisamente lo sei! Che ne pensi di questo
chappy…credo che ti avrà fatto piacere leggere un
po’ di loro…anche se Sasuke, lo so, è
stato come dire…stronzo?! XD fammi sapere! Bacio!
Aleberyl90: Aleeeeee! O MIA DOLCE ALE! Che ne pensi di questao chappy?
Naruto per ora no si vede, ma chissà, in
futuro…^///^ ..se vuoi sapere tutto tra shika e
tema…il prossimo capitolo! Un bacio, tvb!
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Capitolo 12 *** Boston and failure ***
recalling 12
- che mi avevi detto?- Temari lo
fissò furiosa, voltandosi con un gesto secco, rapido
– non ricordo…- rise amara, portandosi un braccio
sul fianco, fissandolo negli occhi scuri.
Shikamaru si schiarì la voce, ritrovando si le labbra secche
– com’era Boston?- le chiese rapido, asciutto.
Temari impallidì, mordendosi il labbro, quasi fino a farlo
sanguinare.
E forse ci era davvero riuscita, si accorse, quando una stilla
metallica le bagnò la punta della lingua.
- vuota – rispose, pentendosi, incrociando il suo sguardo
compiaciuto – ma meglio della merda che ho lasciato
qui…-
Shikamaru si lasciò sfuggire un sorriso storto, mugugnando
qualcosa tra le labbra sottili.
Temari, al contrario, stringeva nervosa il braccio attorno la vita,
cercando di controllare il respiro
- speravo che questo momento non
arrivasse mai – sputò come veleno, scrutandolo
severa.
- speravo che questo
momento non arrivasse mai – Temari si avvicinò,
entrando nella stanza da letto - …eppure lo desidero davvero
tanto -
Shikamaru, seduto sul
letto, le lanciò un’occhiata traversa –
è un addio?- le chiese, infilandosi la gamba del pantalone.
Temari si
lasciò sfuggire una risata – credo di no
- disse, sedendoglisi accanto.
-
sono due i biglietti – osservò
Shikamaru, lasciando che la mano di lei frugasse tra i suoi pantaloni,
ovviamente ancora aperti.
-
Già – Temari scoppiò in una
nuova risata, osservando il volto imbronciato dell’altro
-
Che hai da ridere? - sbottò il ragazzo,
accigliato.
Temari ritrasse la mano,
poggiandola sulle ginocchia di lui – non so se sei
arrabbiato…- gli accarezzo la guancia contratta
-…o semplicemente troppo eccitato –
continuò, sfiorandogli lentamente il collo, lasciando cadere
lo sguardo tra le gambe di lui.
Shikamaru si
alzò, chiudendo la chiusura dei jeans – non
perderti in chiacchiere…- rispose, acido – che
vuol dire “Boston”? lo sai che non posso
permettermi una vacanza…- disse, esasperato.
-
lo so che vuoi “viaggiare”…ma
non lavoro e la mia famiglia non naviga nell’oro come la tua
– Temari si alzò, portandogli una mano sulla
bocca, interrompendolo
-
non è una vacanza – sorrise, tesa
– zitto per due minuti. E soprattutto…non
piagnucolare, lo sai che mi irriti –
Shikamaru le
afferrò controvoglia il polso, osservandola attento
– che mi è sfuggito, Temari?- chiese, stordito
– non sono per te i biglietti? –
-
per noi – lo corresse rapidamente lei –
per tutti e due – continuò, osservando la linea
severa delle ciglia di lui
-
hai detto che non è una vacanza-
l’interruppe, brusco.
-
Infatti- Temari piegò le labbra in un ghigno
nervoso – andremo a vivere insieme a Boston –
Shikamaru la fissò, trattenendo il respiro – spero
tu mi abbia dimenticato. Me l’avevi giurato –
L’altra annuì – ho fatto del mio meglio
– rispose, inacidita.
Si scrutarono per lunghi attimi, come non succedeva da anni.
Lui aveva le mani in tasca, labbra tirate, cravatta allentata.
Lei, come sempre, era il suo opposto: mani affondate nei fianchi,
ghigno sicuro, vestito impeccabile.
Eppure, anche se si sarebbero potuti riconoscere tra milioni di
persone, non smettevano di divorarsi avidi.
- anche io…- disse Shikamaru,
stranamente stanco del silenzio che si era alzato, come un fitta
barriera -…ho fatto davvero del mio meglio per dimenticarti
– riprese, con un sibilo.
Temari sorrise sghemba – ti odio troppo per esserne
compiaciuta – rispose, sbattendo le lunghe ciglia scure.
Shikamaru la fissò, sciogliendo il grugno in un sorriso
– bha, non ti credo –
- non
ti credo – arretrò di un passo, scostandosi dal
petto la mano di lei – ma che diavolo dici Tem!-
sbottò irritato.
La ragazza
alzò lo sguardo, passandosi le dita tra la massa di capelli
chiari – io ho uno stage – riprese, ignorando i
commento di lui – tu puoi proseguire il master lì
– disse, afferrando dei fogli – sei un economista
no?! – glieli lanciò, compiaciuta –a
Boston c’è tutto quello che desideri –
si avvicinò di un passo, lasciando scivolare la spallina
– tutto…- sussurrò, maliziosa, al suo
orecchio.
Shikamaru
arretrò di un altro passo
-
quanto tempo?- chiese, asciutto.
Temari lasciò
il sorriso scivolarle dal volto – tre anni –
-
non puoi decidere della mia vita – Shikamaru la
fissò, sguardo pungente – non partire. Resta qui
–
Lei gli rivolse
un’occhiata furente – l’hai detto anche
tu…- ghignò – non puoi scegliere della
mia vita –
Temari schioccò la lingua – ho fissato il tuo
brutto muso fin troppo a lungo – disse, sollevando fiera lo
sguardo – perciò addio, piagnone –
disse, lasciando scivolare l’ultima parola.
Shikamaru ricambiò lo sguardo sprezzante, immobile.
Il tempo scorreva liquido su di loro.
- allora, che c’è?,
non ti aveva stancato il mio brutto
muso? – disse con voce calma, fredda, che ebbe
il solo effetto di farla arrabbiare ancor di più.
- Non giocare con il fuoco Nara
– sibilò – stavolta è il tuo
turno di scottarti –
Lui le fissò il volto accalorato, le labbra strette fino a
ridursi ad una piaga pallida sul bel viso arrabbiato.
- sei egoista, Temari –
sbuffò – dannazione, non cambi mai –
- sei
egoista-
Temari scattò
in avanti, il volto accalorato, le labbra strette fino a ridursi ad una
piaga pallida sul bel viso arrabbiato.
- Nara –
disse, trattenendo a stento la rabbia che le pulsava nelle vene e le
rimbombava nelle orecchie – è un no?-
Shikamaru
aprì la bocca – è un rimani qui
–
Temari sbatté
un piede a terra – zitto – intimò.
Lui la fissò
sorpreso – non è da te comportarti come una
bambina – sibilò, contrariato - …e
neanche partire per tre anni per uno stage – fissò
il soffitto – Temari pensavo fossi una seccatura, ma non fino
a questo dannato punto –
Temari lo
fissò accigliata – ti ho chiesto se vuoi venire
con me – ripeté – devo esplicitarti
meglio il fatto che ti amo, Shikamaru Nara?! –
Shikamaru le
afferrò il polso – non è una decisione
saggia, lo sai –
La ragazza scosse la
testa bionda, socchiudendo gli occhi – sei troppo razionale
–
-
e tu troppo istintiva –
-
saremo felici-
-
non dureremmo un secondo-
-
proveremo –
-
siamo insieme da solo un anno, Temari –
-
siamo insieme da BEN un anno Shika -
Shikamaru
sbuffò – non verrò, Temari.-
La ragazza si
divincolò dalla sua stretta, osservandolo muta –
allora lasciami, Nara – sibilò, perfida.
- Kiba? –sibilò
perfida Ino.
La ragazza si fermò , lasciandosi scivolare tra la folla che
si era accalcata attorno ai due contendenti mentre Kiba si era tolto la
giacca, lasciata cadere a terra, e, sorridendo sghembo, si era piantato
di fronte al Sabaku.
L’altro lo fissava minaccioso, massaggiandosi il punto dove
il pugno dell’Inuzuka l’aveva colpito.
- sai che sei un gran bastardo?-
ringhiò, facendo un passo in avanti, minaccioso.
Ino li fissò scettica.
- maschi imbecilli- sussurrò,
con un misto di rabbia e delusione.
Si era illusa per l’ultima volta, si ripromise.
Shikamaru…Gaara…
- dai allora, fammi vedere se sei capace
di farmela pagare, stronzo!-
La ragazza alzò lo sguardo sul ragazzo straniero, quel tale
Kiba.
Certo, era irriverente e aggressivo, su questo non c’erano
dubbi…
Kankuro balzò in avanti, incredibilmente agile, per uno
della sua stazza.
L’altro scansò il pugno con un colpo di reni,
scansandosi di lato.
Testa bassa, lingua tra le labbra.
Ino si ritrovò a sorridere.
Sembravano un gatto e un cane.
- Ino…allora, non sei
orgogliosa che il tuo nuovo boy abbia tutto quel testosterone?!-
Deidara l’aveva raggiunta, afferrandole il braccio
maliziosamente – guarda, sotto la maglia si vedono
quei bei muscoli sodi! – strillò, agitando il
cappello bizzarro.
Kiba scartò di lato, ricevendo il pugno dell’altro
appena sotto il fianco destro.
- cavolo!- le sfuggì, portando
una mano alla bocca.
Deidara la guardò malizioso, alzando poi gli occhi al cielo
– dai dolcezza, è un uomo caliente! – la
canzonò, tirandolo il braccio.
- smettila!- gli ordinò,
sciogliendosi dall’abbraccio – Kiba non
è nessuno!- sbottò poi, lanciandosi in avanti,
con impeto.
Si piantò accanto i due, osservandoli indifferente.
Portò lentamente una mano al fianco magro, sbuffando
– volete smetterla buffoni!- sbottò, facendo
scattare la testa bionda.
Il pugno di Kankuro si fermò a mezz’aria, gli
occhi ruotarono sulla figura esile che era apparsa tra la folla.
Un solo pensiero - …per te tutto, bellezza –
- …per
te tutto bellezza- Ino gli sorrise, scansando un ciuffo chiaro dal viso.
-
Devo solo prendere il progetto di Shikamaru –
disse, sbattendo le ciglia.
Kankuro sorrise
inebetito, scostandosi dalla porta e lasciandola entrare.
Ino lasciò
cadere frivolmente lo sguardo sugli addominali del ragazzo semivestito
, che arrossì.
Non ci voleva tanto ad
avere tutto ciò che si desidera, quando si è Ino
Yamanaka.
-
Gaara è in casa?- chiese, sollevandosi sulle punte
delle sue scarpe nuove, giocherellando con la sua nuova borsa Gucci
– sai, per il progetto – aggiunse, portando una
mano alla bocca, cospiratrice.
Kankuro la
fissò ebete per qualche secondo, prima di riprendersi,
almeno apparentemente, scuotendo la testa.
-
no è fuori – Temari era spuntata dalla
camera da letto, ben piantata sullo stipite della porta – e
tu saresti? – chiese, vagamente incuriosita, sotto la spessa
coltre di indifferenza ostentata.
Ino la
squadrò con la stessa accuratezza con la quale una leonessa
fissa la rivale.
Sovrappeso, scapigliata,
tremendamente imperfetta…
-
Ino – sorrise – la ragazza di Shikamaru
–
…ma
chissà perché in testa le balenò una
sola impressione: pericolosa.
- Ino va a farti un giro – Kiba
la fissò, gli occhi assottigliati a due fessure.
- Perdonalo, è un cafone
– Kankuro si asciugò il rivolo di sangue che gli
scendeva dal labbro – Yamanaka la modella, giusto?
– riprese, sicuro.
Ino annuì, spazientita – avete fatto la figura
degli idioti – fece scattare il mento – e
ringraziate che nessuno abbia chiamato la vigilanza –
aggiunse, girando i tacchi.
Kankuro sorrise, grattandosi la nuca con noncuranza mente Kiba,
borioso, gli lanciava uno sguardo di sfida – per la giacca
non fa niente – disse, disinteressato – tanto
neanche mi piaceva -.
L’altro scoppiò in una risata – sei il
primo che litiga per il gusto di litigare –
borbottò, avvicinandoglisi -…proprio come me
– gli porse una mano – piacere, Sabaku no Kankuro
–
- Inuzuka…Kiba Inuzuka
– rispose l’altro grugnendo infastidito –
cazzo quanto colpisci forte!-
Sakura sollevò gli occhi al cielo, sbuffando – Mi
dispiace davvero…- sussurrò, torturandosi una
ciocca chiara.
Neji strinse i pugni, osservando avido il corpo slanciato delle collega.
- Sembri strana, Haruno –
commentò, asciutto, oltrepassandola.
La ragazza abbassò lo sguardo, osservando con un insaziabile
interesse il frigorifero dei gelati
- Strana?- chiese, nervosa,
mordicchiandosi il labbro inferiore, agitandosi nel camice sbottonato
– strana io?!- ripeté, la voce ridotta ad un
sibilo gracchiante.
Neji sollevò un sopracciglio, stupito – bene
– disse, voce profonda.
Lei incrociò i suoi occhi chiarissimi, il respiro fermo in
un punto indefinito del suo petto.
- bene – Sakura si diresse
spedita verso la porta, lasciando che il camice bianco le svolazzasse
attorno ai polpacci nudi – Neji io non sono strana
– aggiunse, con un’espressione tra il serio e il
faceto.
L’altro la fissò, gli angoli della bocca rivolti
strenuamente verso il basso – non più del solito,
dovresti aggiungere –
- Io non sono strana -
Il ragazzo socchiuse gli
occhi, bloccando il cuscino a un palmo dal suo naso – almeno
hai una pessima mira, Sakura –
La testolina rosa emerse
dal lenzuolo bianco, sul volto quello che lui, l’impassibile
Neji Hyuga, considerava il broncio più avvenente che avesse
mai visto.
Sakura rotolò
su un fianco, scostandosi i ciuffi umidi dal viso –
è il primo febbraio e hai preteso di fare un bagno al
mare…e quella strana sarei io?!- biascicò, i lati
della bocca sempre più tirati.
L’altro
continuò imperterrito a osservare il soffitto, il torace
glabro che si alzava a abbassava al ritmo del respiro ancora irregolare.
-
e poi…- Sakura gli si avvinghiò al
braccio, sorridendo serena - …forse sono strana
perché non mi pento affatto di aver fatto l’amore
con il ragazzo più tremendamente antipatico
dell’universo?-
Neji lasciò i
muscoli rilassarsi, sciogliendosi in una sorta di sorriso.
Sakura non sarebbe
cambiata mai…una bambina.
Una splendida bambina,
forse, dai corti capelli chiari, i grandi occhi verdi, le lunghe ciglia
scure…ma pur sempre una bambina
-
forse, Sakura, forse proprio per quello…-
La ragazza gli
stampò un bacio sulla spalla, imbronciandosi – non
voglio tornare in città…qui al mare si sta
così bene…-
Neji spostò
una mano sul fianco di lei, passandole lentamente le dita sulla pelle
chiara – questione di dovere, Sakura –
La testa chiara di lei
si posò sul suo incavo del collo, la bocca dischiusa
respirava piano – ancora un po’, Neji…-
Sakura sorrise, voltando l’angolo.
Il castano sbuffò, accartocciando lo scontrino che teneva
ben serrato tra le mani.
Sistemò la lunga coda con un gesto seccato, rovistando nelle
tasche del camice.
- mi scusi –
Alzò lo sguardo, disinteressato.
Due occhi neri lo fissavano incuriositi.
La pelle diafana era quella di qualche anno prima.
L’espressione dura non era cambiata, o no,non era cambiata
affatto.
Neji sorrise sghembo, piantandosi sulle gambe allenate.
- un ospedale, la tua faccia…-
ghignò, furibondo - i vecchi vizi non muoiono mai, vero
Uchiha?!-
Sasuke si strinse nella giacca scura, aprendo infastidito la bocca
– Hyuga, vero?!- chiese, espressione distaccata.
L’altro annuì, osservandolo con evidente
superiorità – allora dimmi, perché sei
qui?-
Occhi verdi, labbra carnose, capelli chiari…
- un amico in rianimazione –
rispose l’altro, per niente intimorito.
Non era lui a dover temere qualcosa…
Sasuke squadrò Neji, una voglia incontrollabile di scolarsi
un litro di vodka - …e quindi saresti diventato?-
L’altro portò lo sguardo sul suo camice lindo,
sorridendo bieco – io sono diventato un primario…e
tu, Sasuke?!...sempre un fallito?-
Allora, evitate di uccidermi.
Si, sono in imbarazzante ritardo.
E si, Temari sa essere un’idiota. E anche Shika.
Orgoglio, forse. Testardaggine, sicuramente.
Che ne pensate?
E’ un capitolo con il quale ho combattuto molto, spero sia
riuscito almeno decentemente…^///^
P.s. secondo voi…Sasuke o Neji? Sono davvero curiosa di
conoscere la vostra preferenza!
Ah importante: per chi si è perso ( cosa probabile XD ) ho
inserito un riassunto nella mia pagina autore!
Volevo ringraziare tutte/i coloro che hanno letto lo scorso capitolo e
un bacio particolare va a :
arwen5786: sempai!! Ecco a lei! Servito su un piatto
d’argento serale il capitolo che mi sembra lei si sia
già gustata una più che consistente
anticipazione…ma ripeto. Che ne pensa? Neji è
abbastanza irritante? Sasuke abbastanza complessato? Shika abbastanza
coglione? XD fammi sapere mia dolcissima sempai! Un bacio!
Lily_90: tutto dedicato a Shika e Tem questo capitolo! Nostri
cucciolotti adorati! Ok, qui litigano, ma l’amore non
è bello…XD fammi sapere che ne
pensi…un bacione! A presto, ti aspetto su msn!
Kaho_chan: questo capitolo che tipo di reazione allergica
può averti scatenato?...mmm, pensiamoci…pustole?
Crisi respiratoria? Aerofagia?...si, si tanto lo sai che oggi sono la
Evil Queen, perciò so che sopporterai anche questo ennesimo
mio sclero. E poi consolati: hai visto che avevo ragione? Oggi il
fantasy va di moda! Kukuku… ok, la smetto…di
Neji, in questo chappy che ne pensi? Ci sto provando a renderlo umano,
davvero *___*
spero tu abbia letto fino qui, lo so che sei una ragazza coraggiosa! E
ti voglio bene, mia mosca grigia perla! E anche se ti senti
bianchissima lavata con Perlana ti voglio tanto bene lo stesso! ^.^ un
bacione!
Soxy88: Scusa l’imperdonabile ritardo…spero che
questo capitolo particolarmente incentrato su shikatema possa farmi
perdonare! Che ne pensi? Un bacione!
Ice_Princess: che ne pensi di queto capitolo? Un bacio, grazie dei
complimenti, ^^
TEMARI: non posso anticiparti nulla…ma shikatema
è in assoluto la coppia che amo di più,
perciò…^_^ e concordo su Asuma e
Kune…molto molto teneri! Un bacione!
Rory_chan: Temari vuole sempre avere ragione?!?...davvero?!! *risatina
divertita* e da cosa si nota? Che ne pensi del motivo del loro
litigio?...credi che temari non ne sarebbe capace? Ottima
interpretazione sulla menta e sulla liquirizia. Quel ghiacciolino di
Neji come meglio descriverlo se non con “artico”? E
Sasuke se non con… vabbè, evitiamo XD
perciò il tuo voto va a Sasu…chissà se
cambierai idea…XD un bacione! Fammi sapere che ne pensi di
questo capitolo!...se ti va, mi piacerebbe avere il tuo contatto
msn…se vuoi! ^_^ un bacio!
SangoChan88: piccola apparizione di Kanky Ino e …il tuo
adorato Kiba! XD che ne pensi di questo capitolo? Fammi sapere!
Fire91: lo so che tu tifi Sasu! XD che ne pensi dell’incontro
con neji…ti anticipo solo che ci sarà anche nel
prossimo capitolo, che sarà quasi tutto sul loro triangolo.
XD Che te ne pare di Shika e Tema, mia novella Mosca Nera? ^_^ un
bacione, fammi sapere!
Melisanna_: recensione che mi ha davvero lusingata. Spero di non aver
deluso le tue aspettative, specialmente su Shikamaru e Temari in questo
capitolo. Grazie per l’appunto sull’ortografia,
purtroppo a furia di leggere e rileggere mi sfugge sempre qualche
errore banale. ^_^ aspetto un tuo parere. Un bacio
Aleberyl_90: Alee! Si lo so lo scorso capitolo era un po’
confuso…che ne pensi di questo? Si fa un po’ di
chiarezza? ^_^ Un bacione! Ti aspetto presto su msn, mi manchi
Ale-chan! *_* baci baci!
Meridiana: no, non era Shika. Ma credo che non sia un incontro
così terribile per Ino…forse maturerà
ancora un po’…come ti sembrano Shika e Tema? Fammi
sapere! Un bacione!
Isatachi: per ora peggiorano tra Shika e Tema...per ora!XD che ne pensi
di questo capitolo? Come ti sono sembrati i personaggi? Fammi sapere!
Talpina pensierosa: ^_^ sono contenta che la ficcy ti piaccia! Che ne
pensi di questo capitolo? Un bacione!
Nejisfan 94: davvero non ho parole. Sei stata davvero
splendida…non merito tutti quei complimenti, mi hai fatto
davvero emozionare *_* Grazie davvero grazie! Che ne pensi di questo
capitolo?...un bacio! E ti ringrazio anche per aver recensito i
capitoli passati…sei stata dolcissima!
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