Recalling the past

di bambi88
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un caffè nero, lungo e amaro ***
Capitolo 2: *** Ricordo di caffè ***
Capitolo 3: *** Foto, Luce e Mogano ***
Capitolo 4: *** Sogno o incubo... ***
Capitolo 5: *** ricordi intrecciati ***
Capitolo 6: *** vento e acquazzone in arrivo! ***
Capitolo 7: *** Inizia a piovere... ***
Capitolo 8: *** dietro quella porta ***
Capitolo 9: *** bambine e donne ***
Capitolo 10: *** ciondolo e falò ***
Capitolo 11: *** menta o liquerizia? ***
Capitolo 12: *** Boston and failure ***



Capitolo 1
*** Un caffè nero, lungo e amaro ***


ino modella 1

Il sole era già alto e penetrava nella stanza dalle grandi vetrate.
La mano scattò verso la sveglia che non accennava a smettere di ronzare insistentemente.
- è presto…- sussurrò la ragazza, immergendo la testa nel morbido cuscino.
la sua stessa voce le rimbombò nelle orecchie. Quel dannato mal di testa la perseguitava come ogni mattina.
Scagliò il cuscino verso la sveglia che, cadendo a terra, riprese a trillare.
- le mie povere orecchie…- sibilò, tirandosi le coperte a coprire la testa.
Dall’enorme letto spuntava ora solamente qualche ciuffo dorato.
Passarono lenti secondi prima che la ragazza si decidesse ad alzarsi.
Sbadigliò rumorosamente, inorridendo del proprio alito, un misto di alcool e tartine al tartufo.
La festa della sera prima l’aveva davvero resa uno straccio.
Vita di stravizi.
Posò i piedi a terra, raccogliendo la sveglia, disattivandola con un gesto distratto.
Barcollò fino alla cucina, ondeggiando sulle gambe abbronzate e facendo frusciare il corto pigiama di raso.
Posò gli occhi sul piccolo tavolino di vetro dove vi era poggiata ancora la borsa dorata.
Si mise seduta su uno degli sgabelli, fissando la parete bianca davanti a sé.
Restò in uno stato catatonico-comatoso per diversi minuti, prima di avvicinarsi alla credenza ed afferrare la sua colazione.
La sua misera colazione, ammise, guardando la lista del dietista che la seguiva.
Un caffè nero. Bene questo le sarebbe servito, pensò, specchiando la sua immagine riflessa nella cappa metallica della cucina.
Cento grammi di mela verde. Tutto qui.
Fortunatamente non aveva molta fame,pensò, mentendo a se stessa.
Forse era vero quello che le aveva detto Sakura, doveva smetterla di torturarsi.
Parlava bene lei. In fondo non era altro che un medico.
Se fosse apparsa con un chilo in più nessuno le avrebbe fatto la ramanzina.
O meglio. Nessuno l’avrebbe licenziata.
Si sedette sullo sgabello, allontanando distrattamente con il dorso della mano la piccola borsa, che cadde a terra, in un tonfo soffocato.
- cazzo il cellulare!- urlò, rischiando di soffocare con un pezzo di mela verde.
Raccolse con ansia la borsa che, nel piccolo volo, si era aperta ed aveva sparso a terra il suo esiguo contenuto, un rossetto, un cellulare (forse rotto, dannazione!) e dei biglietti da visita spiegazzati.
Aprì e chiuse nervosamente il telefonino che, dopo un tentennamento iniziale, riprese ad illuminarsi di una pallida luce giallognola.
Sospirò di sollievo, riprendendo a mordere la mala acerba, posando il cellulare sul tavolo.
Fu allora che la sua attenzione fu attirata da quella rivista.
La ragazza che ne occupava la copertina sorrideva meravigliosamente, avvolta in un leggero abito nero, illuminata dalla cascata di capelli biondi che le ricadevano in fili sottili sulle spalle e dai grandi occhi lucidi, di uno splendido azzurro.
Bella. Non c’era altro da dire.
Eppure Ino Yamanaka, la famosa e ricca modella più in voga nell’alta moda, in quella foto non si piaceva affatto.
Voltò la rivista con un gesto scocciato, riprendendo a masticare rumorosamente.
Scandagliò la stanza con lo sguardo.
Sulla credenza, quasi e perennemente occupata da barrette dietetiche, frutta sempre troppo acerba e bibite ipocaloriche (l’unico vizio che le era concesso), vi erano attaccati alcuni post-it colorati.
Indirizzi di fotografi, appuntamenti e messaggi della massima importanza, come il "ricordati della tua amichetta dalla fronte spaziosa, maialina!".
Sakura.
Ino sorrise.
Avrebbe dovuto chiamarla.
Erano settimane che non si vedevano, oramai.
A dir la verità, erano mesi.

L’ultima volta che Sakura era entrata nella sua vita le aveva portato, come sempre, una ventata di vitalità. Strano da parte dell’"perenne depressa", pensò Ino, gettando il torsolo di mela nel secchio.
Era arrivata carica di bagagli direttamente dall’aeroporto, in testa l’eterna fascia rossa.
Ino non riusciva nemmeno più a ricordarla senza di quella.
- sapere dove abiti è più difficile che rubare codici missilistici alla CIA, lo sai Ino-pig?- le aveva detto, sorridendole, davanti la porta.
Un ottimo medico. Ecco cosa era diventata la sua vecchia rivale. La sua vecchia più cara amica.
Proprio la Sakura fifona, che ripeteva incessantemente che aveva paura del sangue.
Proprio la Sakura secchiona con cui lei, la bella e perfetta Ino, adorava litigare.
Proprio la Sakura dalla fronte spaziosa, che le aveva pianto sulle ginocchia dopo la prima e, più bruciante, delusione d’amore.
Ino si versò il caffè caldo nella tazza.
Era un caffè lungo, dal leggero retrogusto di bruciato.
Come le piaceva.
Perché era la cosa che più le ricordava il passato.
Nonostante Ino Yamanaka fosse una richiesta e famosa modella, Ino amava ricordare il passato.

 

 

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Capitolo 2
*** Ricordo di caffè ***


ino modella 2

L’odore amaro le colpì le narici e, per un attimo, rabbrividì.
Amaro e nero. Il caffè della scuola era davvero disgustoso.
Lo ingoiò, lasciandolo scivolare lungo la gola, avvertendo un lieve tepore avvolgerla.
- almeno è caldo- mormorò accartocciando il bicchiere vuoto.
Strinse il braccio attorno la pancia nuda, perennemente nuda, (come le sue maglie erano perennemente troppo corte), nonostante il clima rigido.
Faceva freddo in quei giorni ed il cielo plumbeo di quella mattina l’aveva messa di cattivo umore.
- ehi, bellezza!- l’apostrofò qualcuno, attraversando il cortile.
Lei scosse solo lievemente la testa, ondeggiando i lunghi capelli biondi, solo in parte celati da uno strano cappello a righe colorate.
Strano, ovvio.
Ma era suo. E solo questo lo rendeva speciale.
Alzò gli occhi al cielo, mostrando, nella piega delle labbra, un lieve disappunto.
Faceva tutto parte della sua commedia.
E, come sempre, stava funzionando.
Quel qualcuno aggiunse, da lontano, un colorito commento sul suo fondoschiena e lei lo ondeggiò, distrattamente ( ma dopotutto lei poteva permettersi di essere distratta), fino alla panchina, al centro del cortile, sulla quale si lasciò cadere stancamente (non era stanca, naturalmente, ma la recita così funzionava meglio).
Accavallò le lunghe gambe magre, accarezzando le calze pesanti che, ovvio, le lasciavano scoperta una grande porzione della coscia, sopra il ginocchio.
Sospirò lentamente, allacciando la giacca morbida e sistemando il cappuccio, scoprendo però il collo latteo.
Guardò l’orologio. Le dieci e cinquanta. Cavolo, era più di mezz’ora che era fuori.
Si alzò e due ragazzine, matricole, pensò, snobbandole, presero a ridacchiare, arrossendo.
Avevano sulla testa, una strano cappello a righe e una lasciava ondeggiare i capelli biondi. Tinti.
- ridicole…- sussurrò, beandosi, però, dei loro sguardi adoranti.

Quando aprì la porta dell’aula vide il volto concentrato di Sakura.
Aveva una mano tra i capelli e mordicchiava ininterrottamente il labbro inferiore. Lo faceva sempre, quando era agitata.
- sono lieto che tu ti sia finalmente degnata di partecipare ad una lezione, Yamanaka-
- lieta anche io di saperla felice della mia presenza prof…ma non è decisamente il mio tipo…- disse lei, camminando con le lunghe gambe da stambecco per i banchi.
Il professor Asuma si voltò di scatto.
Sicuramente si stava chiedendo di quante sigarette avesse bisogno per rilassarsi, con Ino in classe.
La ragazza, oramai, seduta sul suo banco, aprì un quaderno (quasi interamente bianco, a dir la verità, fatta eccezione per qualche scarabocchio confuso ai lati delle pagine) e mise in bocca una delle matite colorate ( ma questa era particolare, la rosicchiava da tre mesi, da quando aveva smesso di fumare).
Ino fissò Asuma riprendere a scrivere strane formule alla lavagna. Era fisica, anzi no, era chimica, rifletté, concentrandosi sui numeri e simboli che il professore spiegava con voce roca.
Ma la concentrazione svanì quando dal banco in prima fila, poco distante dalla cattedra, emerse quel profilo superbo.
I capelli neri ricadevano su una fronte perfetta e gli occhi scuri, magnificamente scuri, fissavano il nulla oltre la parete.
Era stupendo.
Era Sasuke, dopotutto.
Ino avvolse una ciocca dei capelli attorno al dito magro, posando a terra la matita, sempre più inutilizzabile.
C’era qualcun altro che la concentrazione l’aveva persa.
Si voltò verso quella buffa ragazza dai capelli rosa.
- Inutile illuderti- pensò Ino, osservando le guance di Sakura imporporarsi.
Gli occhiali con quella stupida montatura di plastica le ricadevano sul naso piccolo, mostrando, per contrasto, lo spessore delle lenti e l'ampiezza della fronte.
Talpa. Una talpa rosa.
Ino sorrise.
Già, Sakura sapeva essere un ottimo bersaglio da quando si era tremendamente infatuata del suo Sasuke.
Infatuata?...diciamo che come tutte le ragazze degne di nota di quella scuola, Sakura aveva giurato amore eterno a quel ragazzo.
Che non era solamente l’elemento più brillante nella classe, o il giocatore di calcio con più talento nella squadra, era anche, e soprattutto, pensò orgogliosamente Ino, il SUO Sasuke.
- bene, Ino, per piacere, puoi ripetere ciò che ho detto?- la voce di Asuma distolse Ino dai suoi pensieri.
La ragazza sentì che stava impallidendo.
Non aveva pura dei professori, nemmeno dei voti, ma la figura della cretina…questo mai!
Inutile cercare tra gli appunti. O chiedere ai vicini di banco ( uno mangiava e l’altro dormiva sempre). Inutile cercare aiuto in Sakura che, pensò con rabbia, si era voltata per assaporare meglio la sua umiliazione.
Inutile cercarlo in Sasuke. Lui non si era voltato affatto.
Bene, non le rimaneva che l’ultima scelta.
- non mi sento in vena di gentilezze, prof. Sarà questo clima uggioso, ma mi sento incredibilmente malinconica…- disse infine, mostrando i grandi occhioni.
Solitamente funzionava.
Ino credeva che fossero le sue lunghe ciglia, o il suo malizioso sorriso, a far desistere Asuma dal continuare ad infierire.
Ma gli altri ( e questo lo venne a sapere solo dopo) conoscevano quanto Asuma detestasse quelle ciglia e quel sorriso.
Semplicemente, non voleva continuare a vederli.

Quando la campanella suonò Ino trasse un respiro di sollievo.
Aveva anche iniziato a piovere e l’aria fredda entrava dalle finestre scardinate.
- posto del cavolo…- pensò, alzandosi per cercare di fermare uno degli spifferi.
- Potresti coprirti di più,invece di vestirti come un arlecchino a ferragosto, Maialino-
Diavolo quanto Sakura sapesse essere odiosa.
Con quella sua stupida aria da intellettualoide.
Una stupida, perdente, intellettualoide.
- fatti gli affari tuoi, fronte spaziosa!- proruppe con voce algida, mostrando però i denti bianchi.
Stavano ringhiando ancora, come sempre, come due cagne sciolte che si contendevano lo stesso osso.
Un osso che però, su due gambe, stava uscendo dall’aula.
- Sasuke…- mormorò Ino, voltandosi verso la porta, che si chiuse con un tonfo secco.
Era sicuramente bellissimo, ma Sasuke aveva un pessimo carattere.
- Ino?- la voce famigliare alle spalle la costrinse a voltarsi.
Il ragazzo che le si presentò di fronte non era esattamente il tipo con cui una come Ino Yamanaka (anzi, con cui proprio Ino Yamanaka) potesse uscire. A dir la verità anche parlare.
Choiji era grasso. Talmente grasso che Ino a volte si chiedeva come riuscisse a muovere anche un solo passo con tutta quell’immensa mole di ciccia che aveva intorno ( ma Ino era fissata per il peso).
- vuoi che ti accompagniamo a casa oggi?-
Ma Choiji aveva un buon carattere. Lo aveva sempre avuto. E Ino, con lui più che con nessun altro, non poteva smettere di sorridere.
- se proprio non ho altra scelta…-
Ovviamente Choiji sorrise.
Anche Ino non era davvero cattiva.
- sentito Shika?...Ino è dei nostri…-
Una sola risposta.
- che palle, devo allungare il giro. Tempo e benzina buttati al vento.-
Simpatico e solare come sempre.
Shikamaru Nara era stato l’incubo dei suoi pomeriggi interminabili d’infanzia.
Quando le loro madri, ferventi pettegole, si riunivano per prendere un caffè, "la breve pausa", che si prolungava per lunghissime ore.
E mentre loro parlavano, Shikamaru dormiva.
E aveva davvero un sonno robusto.
Per questo Ino ciò che temeva più di tutto era rimanere sola con lui (ma, e questo accadde più tardi, quei pomeriggi che sapevano di caffè, passati accanto a quel ragazzo, le sarebbero mancati).

Ino finì di assaporare il caffè, rabbrividendo.
Quel sapore e quell’odore le ricordavano sempre il momento, e la persona, sbagliati.
Riuscì ad alzarsi dalla sedia scomoda ( ma del più chissà cosa, chissà chi, dannata memoria. Era un arredatore, comunque) dopo qualche altro secondo.
Riprese tra le mani la rivista, che, voltata, giaceva in un angolo del tavolo.
Osservò i suoi lineamenti. Era matura (non è vero, era giovanissima, ma dentro si sentiva così vecchia) e le prime rughe, lei lo sapeva, le solcavano il viso.
Sbuffò ancora.
Aveva avuto fotografi migliori.
E giornate più positive.
Si era davvero svegliata di pessimo umore.
Erano ancora le dieci e già aveva iniziato a ricordare.
- che palle…- mormorò, camminando verso il bagno.
L’aspettava una doccia.
Doveva lavarsi di dosso l’odore di fumo che le impregnava i capelli dalla sera prima.
Lo stesso fumo, amaro e scuro, che respirava quando iniziava a ricordare.
Perché i ricordi erano amari e scuri.
Come il caffè della suola.
Come l’odore della suo fumo.

 

 

Scusate il ritardo!! Non vi preoccupate...non sarà una storia ambientata nel periodo adolescenziale...ma dovrete avere la pazienza (e il coraggio) di seguire i personaggi nel loro flusso di ricordi (che andrà avanti e indietro nel tempo...).
Lo so, forse è demenzialità, ma spero che questo capitolo vi sia piaciuto e la storia continui ad incuriosirvi.
Grazie a tutte coloro che hanno letto il capitolo e a coloro che lesceranno una recensioncina (anche piccina piccina)...

Un grazie speciale a:

Lupus: graaaazie! I tuoi commenti mi fanno sempre un anorme piacere! Spero di non averti deluso troppo...Spero continuerai a seguirmi...baci! ^_^

Erica: grazie! Sei gentilissima. Aspetto un tuo commento per questo capitolo...fammi sapere cosa ne pensi! baci!

Kaho_chan: Effettivamente quando penso a Ino mi viene subito in mente una modella..sarà il portamento, o lo stile...bha (o sarà un pò matta io ^_^). Mi fa piacere che il mi ostile ti piaccia..spero che questo capitolo ti sia piaciuto...Aspetto un tuo parere. Baci!

solarial: grazie davvero...un tuo commento mi ha davvero stupito..mi fa piacere che l'introduzione ti abbia attorato. Spero di non averti deluso. Cercherò di non cadere nella banalità (anche se da questo capitolo, forse, si deduce il contrario ^_^). Aspetto un tuo parere. Baci!

Lyla: ^///^...scusa sto ancora arrossendo per il sapiente!!^_^...grazie per il commento...spero che ti sia piaciuto anche questo chappy!! A presto! Baci

Suzako: O___O...è bellissimo ricevere un commento da una delle mie autrici preferite!! E sapere che il mio lavoro ti ha interessato poi...^____^ grazie grazie grazie! Cercherò di rendere questa ficcy interessante...Aspetto un tuo parere (per me preziosissimo). Baci

una bacio a tutte!!

Roberta

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Capitolo 3
*** Foto, Luce e Mogano ***


ino modella 3


- allacciati la cintura…- la voce di lui era stanca. Come sempre, dopotutto.
- è inutile, vai lentissimo!- proruppe Ino, aprendo il finestrino.
- Stupido catorcio…- brontolò, sporgendo al mano, che accarezzava l’aria.
- Puoi anche andartene sui tuoi adorati piedini- disse lui, spostando una mano sul cambio.
La ragazza sibilò un insulto, spostandosi una ciocca di capelli dalle fronte, osservando la linea del rossetto in uno piccolo specchio.
Specchio che fini a terra (fortunatamente non si ruppe, Ino era superstiziosa.) dopo la brusca frenata del ragazzo.
- SHIKAMARU! ma sei cretino?.- sbottò lei, serrando le mani a pugno.
Lui non rispose, indicando con un cenno il semaforo rosso davanti a loro.
Portò una mano in una delle tasche del suo inseparabile giubbotto verde, estraendo quella che sembrava una sigaretta.
Ino lo fissò passarsela sulle labbra.
- ne vuoi una?- le chiese, afferrando un accendino dallo sportello davanti le sue gambe
- no, fanno venire i denti gialli e seccano la pelle…- rispose lei, agitando nervosamente le mani.
In realtà ne avrebbe volentieri assaporata una. Erano settimane che torturava una stupida matita.
- sei la prima che non mi risponde che fa male…- disse Shikamaru, formando con le labbra una piccola nuvola bianca.
- Io sono diversa dalle altre…- rispose lei, negli occhi il solito sguardo da diva.
- Me ne sono accorto…- la voce di Shikamaru era sempre così tranquilla. Possibile che non si arrabbiasse mai?
Ma la rabbia è un sentimento che tutti condividono. Anche Shikamaru Nara.
Ed Ino l’avrebbe imparato. Molto presto.
Ma per ora, per Ino, c’era solo una stupido catorcio che puzzava di fumo e un ragazzo che le dava ai nervi.
E il suo futuro era ancora così distante.

Ino uscì dalla vasca con passi lenti. Afferrò uno degli asciugamani (necessariamente candidi) e lo avvolse attorno il corpo sottile.
Si osservò riflessa al grande specchio, concentrandosi sulle linee del proprio corpo, sempre troppo poco snello, sempre troppo poco perfetto.
Eppure.. lei era perfetta.
Davvero perfetta.
Come l’ultima sigaretta.
Come il primo bacio.
Perfetta, insomma.
Come il primo amore.
Scacciò quel pensiero dalla mente, sciogliendo i capelli dalla coda alta.
Da lontano il telefono squillava già da qualche minuto.
Un lungo fischio l’avvisò della segreteria.
Lavoro, pensò, raccogliendo il pantalone del pigiama, lanciato nel lavandino.
Sbuffò, allontanandosi una ciocca dalla fronte.
Sorrise.
Un po’ di lavoro le avrebbe fatto sicuramente bene.

Ancora avvolta nel corto asciugamano percorse i pochi metri che la separavano dal corridoio.
Minuscole impronte di piedi bagnati si disegnavano sul parquet lucido, fino al telefono, sovrastato da un’immensa gigantografia della giovane.
Il pulsante sulla segreteria lampeggiava pallido.
Ino lo premette, ascoltando la voce perennemente allegra (ed incredibilmente acuta) della sua manager.
Tsunade.
- Ino, c’è un party per una specie di…bha non so, ma pagano bene. Ti vogliono come ospite. Dopo ci sarà un convegno sulle tecnologie della costruzione edile…ma tanto a te non interessa no?!Non farti aspettare come al solito. Ti passano a prendere alle sette per portarti a renderti presentabile. Mi raccomando…sai quanto teniamo alla nostra Ino-chan…-
- So quanto tieni ai soldi però…- aggiunse lei, premendo ancora il pulsante.
Ora i suoi leggeri passi erano il ritmico sfondo per la voce metallica della segreteria.
<< tutti i messaggi cancellati. Nessun messaggio in segreteria >>

<< Nessun messaggio in segreteria >> Ino sbuffò rumorosamente, alzando il dito dal tasto con un’espressione seccata.
- cavolo…- borbottò, sedendosi sul bordo del letto, lasciandosi scivolare sulla coperta pulita.
Fissava il soffitto e quelle stupide stelline colorate che, tanto tempo prima, vi aveva attaccato.
A dir la verità non era stata una sua idea, ma Sakura amava quel tipo di sciocchezze.
E quando le si era presentata con quel pacchettino colorato (ed incartato disastrosamente male) Ino, nonostante la risata soffocata, non riuscì a rifiutare.
E ora, come sempre, osservava quelle stelline colorate.
E loro osservavano lei. Come sempre.
- è permesso?- Ino vide la maniglia della porta ruotare lentamente e, sospirando, riconoscendo quella voce, mugugnò un – entra pure -
Sakura aveva ancora sulle spalle lo zaino di scuola. Enorme e rosa. Come la sua fronte.
- stai bene?...- proruppe la Haruno, ancora ferma sul ciglio, con le mani che, imbarazzate, stringevano la cinghia dello zaino.
- Certo- rispose Ino, sfoderando uno dei sorrisi.
- Mi ero preoccupata, oggi non sei venuta a scuola…- continuò Sakura, mordicchiandosi le labbra.
- Tutto questo disturbo per me?- Ino proruppe in una fragorosa risata
- Scusami, Ino-pig! La prossima volta…- Sakura fermò il discorso quando lo sguardo si posò su un cumulo di foto, gettate alla rinfusa sulla scrivania.
Provini di foto, si corresse.
Ino posava su ognuno di quei scatti, mostrando sorrisi affascinanti, occhiate maliziose o sguardi sognanti.
- che significano?- chiese la Haruno, sfogliandole ansiosa.
- È un provino…- rispose lei in tono distaccato (falso, ovviamente. In realtà pregustava già il gusto sconvolgente della gelosia negli occhi dell’altra)
- Vuoi fare la modella?- chiese titubante la rivale (o l’amica?...dal tono di voce e dallo sguardo era facile confondersi)
- Chi può dirlo?- rispose, ostentando sicurezza
- È l’ultimo anno di scuola, Ino…non fare sciocchezze- disse, sedendosi sul letto.
Lo zaino era poggiato accanto a lei e la ragazza, ora stranamente silenziosa, vi rovistava all’interno.
- ti ho ricopiato i compiti…- le disse, porgendole un foglio ripiegato (naturalmente era ripiegato malissimo, persino stracciato in un punto. Sakura era un disastro, a volte)
- ehi fronte spaziosa, potrebbero confonderci per amiche…- rispose Ino, accoccolandosi accanto a lei.
Sakura rise, sollevando la montatura degli occhiali con un dito.
Ino non aveva avuto voglia di rispondere a quel sorriso. Il telefono taceva ancora.
Eppure quella dannata Tzunade era stata chiara. Ti contatteremo noi, le aveva detto.
Ma il telefono non squillava ancora.
- sei bellissima in quelle foto, Ino- proruppe Sakura
- lo sono sempre bellissima…- rispose lei, ondeggiando i lunghi capelli dorati
- eppure in quelle foto non sembri tu…- Sakura la fissò con i grandi occhi verdi.
E Ino sapeva che, da sempre, di quegli occhi (in fondo) si poteva fidare.

Il campanello suonava da qualche minuto.
Ino era abituata (come lo sfortunato autista ) a quel suono.
Lasciava che riempisse l’aria per un po’ di tempo (che spesso si tramutava in lunghe attese) prima di rispondere.
In fondo era pur sempre una labile compagnia.
Si passò lentamente la matita sotto l’occhio sinistro ( era complicato, ma la sua mano correva più velocemente dei suoi pensieri, come era sempre stato), farfugliando qualche verso di una canzone.
Il suono del citofono continuava ancora.
Incredibile quanto fosse tenace quell’autista. E coraggioso, aggiunse ( a pochi, al mondo, non era noto il suo incredibile caratteraccio). O forse solo incauto, completò.
- arrivo!- mugugnò, tirando le guance con i palmi delle mani.
Sistemò le spalline del corto abito prima di fondarsi all’ingresso.
Raccolse la piccola (anzi, minuscola) borsa e chiuse la porta dietro di sé.
Erano solo le sette e trentanove.
Ino sospirò.
Il suo make-up artist non la stava probabilmente ancora aspettando (conosceva i ritmi di una diva come lei).
Tutto colpa di quello stupido party.

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Tutta colpa di quello stupido party.
Shikamaru alzò il colletto della camicia, lasciando scivolare la cravatta scura (già annodata. Sua madre non si sarebbe mai rassegnata nel giudicarlo il bambino svogliato di una volta. Senza tutti i torti, a dir la verità).
Si sedette sul bordo del letto, di fronte alla grande finestra. Una sua esplicita richiesta per la Compagnia.
Un attico con una grande finestra.
Era stato uno dei suoi sogni d’infanzia.
…Così vicino al cielo.
Afferrò una sigaretta dal comodino accanto a lui, occupato solo da qualche cicca spenta, un libro di economia e dei fazzoletti usati.
Sporcizia che sua madre, dopo averla osservata con disdegnoso sprezzo, avrebbe lasciato scivolare in un secchio.
Anche ora che viveva solo.
Alzò lo sguardo verso la finestra. Il cielo era limpido, ma qualche nuvola si affacciava, coraggiosamente, in quel mare azzurro.
Doveva esserci vento.
Borbottò qualche imprecazione alzandosi in piedi.
Dannato party.
Lui odiava le occasioni mondane.
Ma erano ordini superiori della Compagnia.
Lui, il responsabile del settore investimento di una della più importanti Banche de paese, doveva partecipare.
Anche se era solo uno stupido party organizzato per attirare clienti.
- banche e edilizia…la nuova città parte dagli investimenti di tutti noi- recitò la frase del proprio superiore, sbuffando.
Rigirò il foglietto giallo tra le dita.
- Convegno sulle risorse e le potenzialità dell’edilizia moderna…che palle!- sbottò, avvertendo già uno strano senso di soffocamento.
Raggiunse la porta dove, appesa ad una stampella, l’attendeva la giacca rigata.
Si voltò, un’ultima volta, verso l’ampia finestra, socchiudendo gli occhi per la troppa luce.
Troppa luce.
Ricordava quella sensazione.
L’aveva provata una volta. Anzi due.
Chissà perché, quegli strani ricordi gli venivano alla mente in una noiosa giornata come quella.
Sospirò rassegnato.
- troppa luce…- bisbigliò, chiudendosi l’uscio alle spalle.

- Lasciami dormire – sibilò, nascondendo la testa nel cuscino.
- No e poi no! È pomeriggio pigrone, e non puoi rimanere sempre a letto!- aveva sbottato lei, tirando via la tenda.
La stanza fu inondata da quella luce.
Troppa luce.
- sei sempre la solita…- borbottò lui, coprendosi gli occhi con una mano.
I capelli chiari di lei gli ricaddero sul viso, ancora inumiditi dopo la doccia.
- ma ti amo…- gli sussurrò, socchiudendo gli occhi chiari.
Si…quel giorno c’era davvero troppa luce.
Ma quel giorno, a Shikamaru, quella troppa luce era piaciuta.

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Temari guardò con un’aria felina il grande orologio appeso sulla parete lignea.
Le otto meno venti.
Incrociò le gambe, tirando la gonna con un gesto violento.
Odiava vestirsi in quel modo, odiava aspettare e odiava essere in quell’assurda situazione per colpa di suo fratello.
Quei secondi le sembravano interminabili.
Si alzò per l’ennesima volta, camminando avanti e indietro davanti alla pesante porta di noce.
Era irrequieta.
Rigirò tra le mani il fogliettino giallo.
Lo lesse per l’ennesima volta, accartocciandolo e gettandolo in un angolo.
Alzò gli occhi verso l’orologio.
Le otto meno dodici.
Sbuffò ancora, desiderando, ora più che mai, di correre via.
Fissò il modellino in fondo la sala.
O almeno fissò la leggera stoffa che lo ricopriva.
Di un bel viola chiaro.
Certo non ben augurante, pensò arrossendo.
Sei brava, si ripeté, immaginando al voce di Kankuro.
Non avrai alcun problema.
Il tuo progetto è bellissimo.
Faceva bene a parlare, lui.
Dopotutto quella che rischiava la carriera, con quella stupida conferenza per un mucchio di clienti imbecilli, era lei!
Sbatté il pugno al muro, facendo ondeggiare il vaso di vetro poggiato su uno dei scaffali di mogano.
Si lasciò scivolare sulla poltrona imbottita di quell’ufficio, respirando l’intenso odore di polvere.
Mogano e polvere.
Suo padre.

- Kankuro, smettila di fare il fifone…- sibilò la ragazzina, ondeggiando la testolina bionda.
- Non ho paura scema!...ma papà è ancora dentro oggi…- rispose il bambino, stringendo la piccola bambola di pezza
- Sei un "piscia a letto"!- lo sbeffeggiò la sorellina, mostrandogli la lingua.
Il ragazzino tirò su con il naso, passandosi una manina grassottella sugli occhi lucidi.
I due ragazzini si chinarono sotto il mobile del lungo ingresso quando udirono una porta aprirsi e dei passi avvicinarsi.
Le voci sembravano concitate.
Kankuro rabbrividì, stringendosi alla sorella che, tenendogli una mano stretta sulla spalla, gli porse un leggero sorriso. Videro i grandi piedi di due uomini camminare affiancati, parlando velocemente.
Numeri e lettere. Lettere e numeri.
Quelle parole erano così assurdamente famigliari a due bambini. Azioni, merci, costi.
Non si parlava mai d’altro in quella casa.
- Tema… - sussurrò Kankuro, accostando il volto a quello della ragazzina.
- Zitto Kankuro…- gli ordinò lei, scivolando dal nascondiglio.
- Via libera!- gli gridò, con un urletto soffocato, lanciandosi verso la grande porta di noce.
Kankuro avanzò ciondolando sulle gambe cicciotelle, lasciando strusciare la bambola a terra.
I due bambini entrarono insieme, in quello che, per Temari, era il Paradiso.
Perché lì, in fondo, viveva quello che da tutti era considerato il Dio.
- l’ultimo che arriva alla poltrona di papà è un piagnone fifone!- strillò, cominciando a correre verso la grande scrivania scura.
- Aspettami!...non vale!-
Temari sentì i passi affrettati di Kankuro alle sue spalle.
Inutile, pensò, non mi raggiungerai mai.
Si sbagliava.
Sarebbero dovuti passare ancora molti anni, ma Kankuro, un giorno, l’avrebbe raggiunta.
- prima!- decretò la ragazzina, con il viso arrossato e i codini scapigliati, arrampicandosi sulla poltrona, rivestita di un tessuto vellutato.
Respirò ansimante ma le narici si riempirono di quell’odore.
Odore di polvere e di…mogano.

 

 

 

Scusate l'attesa tra i capitoli, ma la scuola...(*Roberta singhiozza pensando ai 32 compiti in classe che l'aspettano prima dell'esame di maturità* ).
Scuse a parte, volevo ringriziare tutti quelle e quelli ( Lupus non mi sono dimenticata di te ^_^) che leggono la ficcy. Spero vi piaccia!!
un ringraziamento particolare a:

Coco Lee: Grazie per i complimenti, sei stata dolcissima. MI fa piacere che il personaggio di Ino in questa ficcy ti piaccia...tra poco saprai qualcosa di nuovo riguardo il suo passato ( e riguardo una persona del suo passato ^_^). Per ora non ti anticipo niente... Spero che seguirai ancora la ficcy....(anche se i nostri gusti sono un pò diversi)...baci! Roberta

Isatachi: si eccolo Shikamaru * Roberta sbava copiosamente*...scusa scusa mi riprendo...^__^ grazie i complimenti...sono contenta che la storia ti piaccia! Aspetto il tuo parere su questo nuovo capitolo! baci!

Kaho_chan: il tuo commento mi ha fatto davvero piacere..specialmente il paragone con quel video *__* grazie!! mi fa piacere che ti piaccia come ho reso Ino. Grazie ancora!! p.s. spero che tutti i flash back di questo capitolo ti siano piaciuti ( e con questa è la 50esima volta che ripeto piaccia e derivati ^__^).Aspetto con ansia una tua opinione.

Lupus: ciaooo mio fan maschio! ^__^... sono felice che la mia storia ti piaccia!! non so come ringraziarti per tutto *__*. Spero  che questo capitolo ti abbia svelato un pò di più la storia..e ti abbia stimolato un pò la curiosità...a presto!! grazie ancora! un bacio!

Suzako: ciao! avevi ragione, ho la fissazione per i mini-capitoli ^^"...spero che questo capitolo ti sia piaciuto... grazie per il commento sul  flash back...avevo paura di rendere Ino troppo scontata. Grazie grazie ancora!! un bacione...fammi sapere che ne pensi! bacio!

 

Un bacio a tutte/i!! se lasciate un commentino ve ne sarò grata! ^____^

Bacioni!! Roberta

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Capitolo 4
*** Sogno o incubo... ***


ino 4


- Attenta fronte spaziosa!-
Troppo tardi.
La palla le si era schiantata proprio sulla faccia.
Sakura singhiozzò appena, con la bocca socchiusa, mentre il pallone scivolava ai suoi piedi.
Si alzarono delle fragorose risate e lei arrossì.
Non era portata per gli sport. No, decisamente negata.
Al contrario di Ino, colei che amava tanto umiliarla (ma anche consolarla).
Rivolse una feroce occhiata alla bionda che, alzando le spalle, si voltò.
- allora, stai bene?- disse la voce bassa del professore, avvicinandosi a lei, attirando l’attenzione del gruppo di ragazzi che, in un lato del campetto, giocava a calcio.
Sasuke si voltò verso di lei, con sguardo indifferente e divertito ( la guardava sempre nei momenti sbagliati)
Sakura si rabbuiò. Oggi non gliene andava bene una.
- ti sei fatta male?- chiese ancora il professore, mentre dal campetto, dove oramai tutti seguivano la scena, cominciarono ad alzarsi nuove risate.
Ovvio che ridessero di lei. Sakura ci aveva fatto l’abitudine. Secchiona e goffa. Ma poteva andare peggio. Meglio di stupida e facile (e per Ino un po’ le dispiaceva).
- no grazie…ma vorrei andare in bagno- rispose, passandosi una mano sulla guancia arrossata.
Si incamminò lungo la pista di atletica, percorrendo i pochi metri che la separavano dalla porta degli spogliatoi.
Era una giornata luminosa, primaverile. Tutti avevano voluto uscire all’aperto (anche lei, che tanto odiava gli sport.
Certo, l’avrebbero derisa. Poco importa se nella palestra o lì fuori).
Si voltò verso le sue compagne che avevano ripreso a giocare.
Ino schiacciò ancora e la palla (fortunatamente per le altre) sbatté violentemente a terra con un tonfo secco.
Sakura rabbrividì togliendosi gli occhiali storti.
Camminò ancor più velocemente verso gli spogliatoi.
- dannati occhiali…- sibilò, forzando le stecche.

- dannate lenti a contatto!- sussurrò, seduta sulla scomoda poltrona del suo ufficio temporaneo.
Sfogliava distrattamente una rivista medica, torcendosi con il dito una delle ciocche che, come sempre, le ricadevano senza controllo sulla fronte.
Si passò una mano sugli occhi arrossati, sussurrando qualche imprecazione.
Quell’aria secca le stava dando ai nervi.
- Durante il restauro degli uffici, deve accontentarsi di questa stanza…- mormorò, imitando la voce del suo nuovo responsabile.
Come se quella fosse davvero una stanza, pensò, raccogliendo il mento tra le mani.
Quadrata, piccola, senza finestre.
Due piani sotto terra.
- merda…- imprecò, lasciandosi scivolare sulla scrivania con le braccia protese in avanti, urtando uno dei pacchi che giaceva ancora accatastato.
Non aveva la minima voglia di ordinare (come sempre. Si era sforzata, davvero, di essere ordinata, ma ogni tentativo era stato vano).
Afferrò dalla grande borsa il collirio, umettandosi gli occhi.
Così andava meglio, decretò, sbattendo le lunghe ciglia.
Fissò la cornetta del telefono per qualche secondo.
Sbuffò, poi riprese a sfogliare la rivista.
Noia.
Sbuffò ancora, infilandosi in bocca una delle chewing gum che teneva in tasca ( praticamente non usciva mai senza).
Tagli, ferite, abrasioni.
Quella rivista cominciava a diventare seccante, per una neuropsichiatra come lei.
La richiuse, accasciando la testa sulle braccia.
Il primo appuntamento era fissato solo dopo venti minuti.

 

Seduta sulla panchina dello spogliatoio, Sakura era ancora intenta nella sua personale battaglia con le stecche degli occhiali.
Lì inforcò di nuovo, osservandosi poi allo specchio tondo.
Cavolo, stavolta si erano proprio storti.
Sbuffò irritata, sfilandoseli un’altra volta.
Cavolo, cavolo, cavolo.
Senza quelli avrebbe a malapena distinto se stessa allo specchio.
Li piegò ancora, fermata solo dal sinistro rumore delle viti delle aste.
Biascicò qualcosa di non ben definito prima di gettarli sconsolata tra le gambe, passandosi una mano tra i capelli.
Il suono dell’acqua la riscosse.
Qualcuno era nello spogliatoio maschile.
Aprì la porta che portava al corridoi, intravedendo Sasuke..
Bene, ottimo, anzi, benissimo!
Sasuke era lì insieme a lei…e ai suoi stupidi occhiali storti.
Li indossò, cercando di sistemarli con le dita.
Perfetto, pensò scrutandosi allo specchio, prima di percorrere i pochi metri che li dividevano.
- ehi Sasuke… che fai?- chiese, sorridendo, poggiandosi allo stipite della porta aperta.
Il ragazzo la fissò per alcuni istanti, prima di voltarsi nuovamente verso il lavandino.
Sakura lasciò scivolare il sorriso dalle labbra. Anche a quello era abituata, ma le faceva male lo stesso.
- un idiota mi ha fatto cadere e il professore mi ha spedito qui- rispose freddamente, tirando via la polvere dai pantaloncini.
- Ah capisco…- riprese a sorridere lei.
Fissò il corpo del ragazzo. Arrossì ancora, abbassando lo sguardo.
- Sasuke?!- chiese la ragazza, avvicinandosi a lui che, intanto, si era chinato per bere.
- Mm?- mugugnò lui, fingendo interesse.
- Che mi dici di nuovo?- chiese lei, torturandosi le mani
Il ragazzo la fissò con la coda dell’occhio per qualche istante, riprendendo, poi, a bere.
- hai gli occhiali storti- decretò, passandosi una mano sulla bocca bagnata.
Sakura abbassò lo sguardo, confusa (meglio, irritata. Ma Sasuke era fatto così. Inutile arrabbiarsi).
Lo sguardo le cadde sulla gamba del ragazzo.
Un rivolo di sangue la rigava, dal ginocchio alla caviglia.
- oddio Sasuke…che ti è successo?- urlò, portandosi una mano alla bocca
Lui abbassò lo sguardo, fissando disinteressatamente la ferita.
- quella?...non è niente…- disse, avviandosi alla porta
- ma…lasciatela sciacquare almeno…ti si potrebbe infettare…- mormorò lei, afferrandogli una spalla.
- Lascia stare, ti ho detto- Sasuke uscì dalla stanza.
Sakura lo fissò andare via.
Solo allora sentì la testa girarle.
Il sangue non lo sopportava proprio.
Taglia, abrasioni, ferite… si sedette su una panchina, aspettando che quella spiacevole sensazione si calmasse.
Era inutile quello che le dicevano i suoi genitori.
Lei non sarebbe mai diventata un medico.

 

Fu il brusio di quella suoneria che non riconosceva a svegliarla.
Sgranò gli occhi appannati dal sonno
- prendi un appunto Sakura, non si dorme con le lenti a contatto- farfugliò, strofinandosi le palpebre indolenzite.
Raggiunse con un gesto rabbioso la cornetta, sollevandola con uno scatto
- chi è?- disse, con un tono seccato
- Sa…Sakura? Sono Hinata…ti stiamo aspettando. La tua visita, l’appuntamento. Scusami Sakura, magari avevi da fare…- rispose l’incerta voce da dietro la cornetta
Sakura scattò dalla sedia, afferrando la borsa con la mano libera
- arrivo, giuro due minuti e sono lì- disse velocemente, attaccando senza aspettare una risposta.
Cavolo, era la prima volta da quando si era inscritta a medicina che faceva tardi.
E tutto questo perché…perché dopo tanti anni, aveva ricominciato a pensare a lui.
La giornata non poteva iniziare peggio.

 

La giornata non poteva iniziare meglio.
C’era il sole, niente nuvole e il viale alberato lasciava scivolare su di loro una piacevole ombra.
Il ragazzo accanto a lei camminava con passo svelto, le mani nella tasche dei bermuda chiari.
Sakura gli corse davanti, sorridendogli.
- non sei emozionato?- gli chiese, agitando lo zaino rosa (lo stesso delle superiori. Le ricordava così tanti bei momenti)
- io?...e perché dovrei?- mormorò il ragazzo, fissandola negli occhi chiari, finalmente liberi da quella scocciatura degli occhiali
- non ti capisco proprio…è il primo giorno di università e l’unica cosa che sai dire.. bha!...- sbottò lei, riprendendo a camminare.
- Legge, quindi?- continuò, ricevendo solo per risposta un brontolio difficilmente decifrabile ( per tutti, ma non per Sakura Haruno)
- Io medicina…- terminò il suo soliloquio, tornando ad affiancare il ragazzo.
Era così lui, Sasuke Uchiha. E come dargli torto. Aveva sofferto tanto nella vita.
Camminavano ancora, accompagnati dal vociare confuso di studenti.
- io sono arrivata..- gemette lei, stringendo la cinghia dello zaino con nervosismo.
- Ok. Ci si sente. – rispose lui, scrollando le spalle.
La ragazza fissò l’imponente scalinata che conduceva all’interno di quel maestoso palazzo sul quale svettava la scritta (ancor più inquietante): Facoltà di Medicina e Chirurgia.
Represse un singulto, accelerando il passo e raggiungendo Sasuke alle spalle, abbracciandolo.
- Ti passo a prendere a fine lezioni. Ti aspetto qui.- le disse lui, continuando a camminare.
La ragazza lo seguì svoltare l’angolo, sempre con le mani in tasca, sempre con lo sguardo basso.
Non sapeva che sarebbe stata una delle ultime volte.
Prima di quell’incontro.
Prima che il suo sogno diventasse più forte di ogni legame.

Sakura salì il primo grandino, fissando i volti dei ragazzi che le camminavano accanto.
Sospirò rassegnata, sistemandosi la fascia che le ricadeva sulla fronte.
Medicina allora?...l’aveva presa come una sfida.
Fece un altro passo, alzando fieramente lo sguardo.
Avrebbe preferito che Sasuke fosse rimasto con lei. Giusto fino alle scale, anzi fino all’entrata…insomma non poteva rimanere con lei durante la prima lezione?
Qualcuno la urtò violentemente su un lato, facendola ondeggiare pericolosamente.
- s…sc…scusa- mormorò una vocina sottile, tremando vistosamente.
Quando Sakura si voltò, la prima cosa che notò furono i due buchi bianchi che la fissavano spaventati. Occhi, si stupì. Di un azzurro (o viola, o chissà quanti colori immaginò) così chiaro che si chiese se fossero veri.
- niente…- bisbigliò, porgendo la mano alla ragazza che sembrava terribilmente fragile.
- Sakura!- si presentò, sorridendole.
Non conosceva nessuno e, strano caso, quella ragazza sembrava ancor più spaventata e spaesata di lei.
- Hi…nata…- riuscì a balbettare l’altra, stringendole debolmente la mano.

 

- Hinata!- urlò Sakura, correndo per la larga corsia del reparto.
Una ragazza dai lunghi capelli scuri, con indosso un semplice camice bianco, si voltò verso di lei, sorridendole.
- sei arrivata Sakura…ti davamo già per dispersa…- le disse Lee, lo specializzando dalle folte sopracciglia.
Dalle terribili sopracciglia, pensò Sakura, fissandole inavvertitamente.
Era come sei una forza misteriosa le attirasse lo sguardo su quelle…cose che svettavano proprio sotto la frangia scura.
Peccato! Lee era un così caro ragazzo.
Sakura si ricompose velocemente.
Era o no la più giovane primario dell’ospedale? (a dir la verità il suo orgoglio le ricordava che, forse, era la più giovane del paese).
- allora? Questo appuntamento?- disse, afferrando la cartella dalle mani di Hinata.
- A dir la verità lo abbiamo posticipato- chiarì quest’ultima, afferrandosi le mani sottili
- E perché?- le chiese Sakura, fissandola negli occhi ( a dir poco) chiari
- Ci è stato chiesto un consulto…- rispose Lee, ondeggiando la zazzera scura
Sakura mugugnò qualcosa, sfogliando la cartella.
Afferrò una delle chewing gum, cominciando a camminare per il corridoio.

 

Il moro si sedette sulla scomoda sedia, accanto al letto dove quello strano ragazzo sembrava dormire tranquillo.
Sembrava, infatti.
Sospirò, reclinando la testa contro il muro.
Le infermiere avevano continuato a girare attorno alla barella per ore, prima di trasportarli in quella stanza umida.
Non gliene andava bene una.
Sollevò gli occhi al soffitto, quell’ospedale non era affatto cambiato in quegli anni.
E lui si era ripromesso di non entrarci più.
Promessa non mantenuta. Ma questa era un’altra storia.
- scusi…- un giovane infermiere gli si era avvicinato
- si?- rispose lui, voltando appena lo sguardo sul ragazzo.
- Ma lei è…Sasuke Uchiha?- chiese l’altro, con un ebete sorriso stampato in faccia.
Il moro fece un rapido cenno con la testa.
Cavolo. Ora si ricominciava.
- si…- mugugnò, pentendosi immediatamente.
- Ehi!- urlò l’infermiere, rivolto a qualcuno oltre la porta – avevo ragione! Questo tizio è proprio Uchiha!-
Un altro ragazzo si precipitò all’interno della stanza, fissandolo con gli occhi sgranati.
Sasuke si alzò in piedi, cercando di uscire dalla stanza.
Sapeva già cosa gli avrebbero chiesto.
Era solo uno spreco di tempo.
- i tre anni sono passati… tornerai a giocare?- fu l’ultima cosa che riuscì a sentire, prima di sbattere la porta.

- tre anni?...capisci! tre anni lontano dal pallone! Sono finito!- aveva urlato, tenendosi una mano sulle tempie.
L’uomo magro lo aveva guardato.
- hanno sospeso anche me, ricordalo…- gli disse, con voce melliflua
- ma io sono finito ora!- il ragazzo sembrava quasi singhiozzare.
Aveva rinunciato a tutto per quel sogno. Era finita, era finita.
- Sasuke, dovevi pensarci prima di farti beccare- rispose l’altro, con un tono duro, stavolta.
Il ragazzo lo fissò con gli occhi carichi di rabbia.
- ora tutti pensano che io sia un drogato!-
- tu lo sei Sasuke…- l’uomo scoppiò in una forte risata, facendo tremare il ragazzo, che si accasciò sulla poltrona del suo ricco appartamento.
- Sapevi quali erano i rischi quando ci siamo incontrati…- continuò, passandosi teatralmente una mano sugli occhi.
- Si- biascicò il ragazzo, afferrando il bicchiere pieno di quel liquidi amaro e pungente che gli altri chiamavano Vodka.
Ma che per lui era diventato il "compagno della buona notte".
- tre anni…Orochimaru- sussurrò ancora, voltando lo sguardo verso la finestra.
Pioveva.
Un’accusa di doping era sempre infamante per un calciatore. Specialmente per uno ai suoi livelli. La stella nascente (quello che non avrebbe fatto rimpiangere il suo povero padre, né suo fratello).
Ma una sospensione per doping…questo era troppo anche per il suo cognome. Uchiha.
Sbatté il bicchiere sul mobile, riversando alcune gocce sul legno scuro.
Tutto per colpa di Orochimaru. Lui e il suo sogno.

 

- mi scusi?- chiese una voce femminile, timida ed incerta.
Il ragazzo si voltò con un’espressione esasperata.
- se è per quella storia, non ho niente da dire..- biascicò, voltandosi di nuovo.
- Volevo solo chiederle di firmare il modulo di accettazione…- gli porse un blocco con dei fogli.
Accettazione?...ah si, pensò Sasuke, quell’idiota.
Afferrò violentemente il blocco, scorrendo le scritte con lo sguardo.
- lei è un famigliare…il fratello?-
Bella domanda.
Sasuke scosse la testa.
- non ho fratelli…- concluse, firmando rapidamente le carte.

- fratellone!- il bambino correva verso il centro del campo, dove un ragazzo palleggiava con espressione seria, un pallone ancora lucido.
Indosso una maglia di allenamento di quel club famoso, ma il bambino non poteva saperlo.
- fratellone!- urlò ancora, inciampando sulla zolla fresca
- che ci fai qui, Sasuke?…- chiese freddamente il ragazzo, ancora concentrato sul pallone.
Il pallone era rotondo. A Sasuke piaceva per quello.
Rotolava e sembrava che non gli importasse nulla di nessuno. Come a Itachi.
E per questo a Sasuke il pallone piaceva ancora di più.
- la mamma…- piagnucolò, tirandosi in piedi, sporcandosi il vestitino lindo ( il vestitino del lunedì, quando tutti andavano da Itachi.)
- aspettami negli spogliatoi- terminò il fratello, sollevando il pallone da terra.
Gli camminò accanto, passandogli una mano tra la folta foresta dei capelli scuri.
Il bambino sorrise, fissandolo allontanarsi.
Suo fratello era davvero un mito.

 

Sasuke avvertì la tasca vibrare.
Non ci voleva.
Tirò fuori il cellulare con rabbia e la giovane infermiera ( o dottoressa, non avrebbe saputo dirlo, camice bianco e voce tremula. Quasi lo infastidiva) scattò all’indietro.
Cazzo, mormorò, leggendo il nome sul display .
Jiraya.
Bene, ci mancava anche lui.
- pronto?- ringhiò, accostando il cellulare all’orecchio.
 - ti sei perso o cosa?...e Naruto?- chiese la voce all’apparecchio.
Sasuke sbuffò.
Da quando aveva incontrato quei due, la sua vita era stata un vero inferno (o forse la sua vita era sempre stata un inferno…oramai che importanza poteva avere?… meglio dare la colpa a quei due).
Jiraya e Naruto.
Due elementi dello stessa putrida melma.

Il ragazzo voltò lo sguardo sul campetto melmoso.
Lui che era abituato ai migliori campi del paese si ritrovava in quel posto puzzolente.
Lesse l’indirizzo sulla busta e, sempre sotto il vigile sguardo della guardia che lo scortava, percorse la stretta entrata.
I suoi passi risuonavano in un disastrato salone dimesso.
Qualche pallone in un angolo, qualche pila di panni sporchi in un altro.
Voltò il viso contrariato.
- ehi?.. che ci fai qui?- la voce lo scosse dai suoi ( rabbiosi?) pensieri
il ragazzo si voltò, incrociando lo sguardo gelido di quell’omone.
Robusto, alto, con una terribile massa di capelli gretti.
Tra le mani aveva dei cesti di biancheria sporchi, sopra dei quali svettava un libro (probabilmente a tinte forti, pensò, imbarazzato, Sasuke).
- sono stato condannato a tre anni di servizio civile in questo schifo. Sono Uchiha Sasuke.- proclamò, con voce atona.
- Potresti essere anche la regina. Qui ci si da da fare ragazzo. Niente perditempo…-
Sasuke afferrò una delle ceste lanciatagli dall’uomo (ma quanto diavolo erano pesanti quelle cose?), ondeggiando sui piedi ( non aveva ancora ripreso le forze. Dannato Orochimaru)
- …seguimi- gli intimò l’altro, percorrendo un corridoio laterale.
- Il mio nome è Jiraya, dirigo io questo "schifo". I turni sono estenuanti e i ragazzi difficili, ma immagino tu sappia come sono i drogati…- disse, giunti in una stanza.
Sebbene non piccola, tra poster di donne nude e ceramiche di rane ( quel suo hobby sarebbe diventato un’abitudine per il ragazzo, ma questo anni dopo, molti anni dopo), solo la scrivania riusciva a ricavare un po’ di spazio per affermarsi.
- e cosa dovrei fare?- chiese allora Sasuke, facendosi spazio tra le cianfrusaglie.
- Tutto quello che ti dirò io- la risposta lo sbigottì.
O quel Jiraya non aveva davvero capito chi lui fosse, o forse, cosa peggiore, a lui non interessava affatto.
Sasuke si affacciò alla finestra.
Il campo, ora, gli apparve ancor più melmoso.
Ottimo per una rana, pensò, soffermando lo sguardo su quei strani soprammobili.
- perfetto…sono il subordinato dell’uomo-rospo-

- dorme- rispose lapidario, appoggiandosi sullo stipite della porta
- bene…quando si sveglia chiamami. Questa volta…- continuò la voce, intermittente per il brusio delle interferenze.
- Si. Ci sentiamo- concluse la conversazione il ragazzo, interrompendo velocemente la conversazione.
- Mi scusi?- quella voce. Ancora?
Sasuke si voltò, mostrando un’espressione contrariata.
Da sempre tutti gli avevano detto che quello sguardo intimoriva.
Bene, era il momento giusto per provarlo.
- la volevo avvertire che il ragazzo che lei ha accompagnato è stato trasferito a terapia intensiva…terzo piano…-
- lo so- l’interruppe lui, oltrepassandola, dirigendosi verso le scale.
- Lo so…- ripeté, camminando lentamente.
- Come potrei scordarlo…- sussurrò, mentre la sua mente aveva già iniziato a vagare.
Ricordi lontani...alcuni di sangue, altri di buio...

 

 

Ecco a voi il nuovo capitolo! Scusate l’imbarazzante attesa…ma i professori sono una classe sadica e malvagia… per ora dovrete aspettare per sapere del party ( me malvagia )…sappiate solo che…no, no non anticipo nulla! ^_^
Spero vi sia piaciuto, a me non convince molto…^^"… forse i personaggi sono un po’ OOC…aspetto i vostri commenti
Un enorme grazie a coloro che hanno letto questo capitolo e uno ancor più abnorme a quelli che lo recensiranno ( i vostri consigli, commenti mi sono sempre molto utili!!).

Un grazie speciale a :

Suzako: Grazie per tutto ciò che hai scritto…leggere una così minuziosa e perfetta analisi di ciò che scrivo è emozionante. Aspetto sempre con ansia il tuo giudizio!! Spero di non averti deluso con questo capitolo…comunque.. hai ragione, ho cercato di far evolvere i personaggi…sempre cercando di mantenere i loro caratteri ( non sempre con successo *Roberta rilegge il capitolo sconsolata*) originali.
Sono molto felice che l’uso dei flashback ti piaccia *///*
Fammi sapere presto!!!
Baci

Kaho_chan: mi dispiace dover rimandare l’incontro al party…ma vedrai…ci saranno delle sorprese ^____^ davvero ti è piaciuto il passato di Temari? Chissà perché io Kankuro me lo immagino proprio così, paffutello e sempre con un pupazzo in mano!! ^_^ e Temari prepotente…bhe quello non c’è voluta molto immaginazione ^_^…a presto…spero che questo nuovo capitolo ti intrighi un po’… baci…

Lupus: ciao!! Grazie per i complimenti…mi fa piacere che l’uso dei flashback ti piaccia…mi fai arrossire *///*…spero che anche se, per ora, "l’obiettivo" si è spostato dal party, la storia possa intrigarti ancora!! Aspetto con ansia un tuo commento! Baci

Coco Lee: Gran casino sarà il party…^_^ questo è poco ma sicuro…forse un casino un po’ dolce amaro…( Scusa sempre colpa del prossimo esame se dico eccezionali cavolate!)…i nostri gusti…bhe, si divergono su alcuni punti, ma credo che comunque tu possa trovare la mia storia adatta a te ( segui e capirai – pubblicità sibillina-). Fammi sapere cosa ne pensi…baci!!!!

Frencis94: ciao!! Grazie per aver recensito! Per ora ti lascio con l’attesa del party…ed ecco a te la nuova situazione…spero ti incuriosisca… baci baci e ancora grazie!

Isatachi: Ecco a te Sakura e Sasuke! Anche tra loro l’incontro diretto non è ancora avvenuto… ma presto…Mi fa piacere che ti spiccia la mia storia!!! *///* ti è piaciuto l’ingresso di Shika?!...vedrai tra poco ci sarà una bella parte dedicata a lui ^__^ ( io adorooooo Shika *ç*). Baci a presto! Grazie di tutto…fammi sapere cosa ne pensi!

Rory_chan: grazie di tutto…sei gentilissima. Mi fa piacere sapere che ciò che ho scritto ti sia piaciuto, e un altro mega grazie per i complimenti…*///* il pairing?...sopresa! forse nessuno.. forse tutti!! (risata diabolica)… fammi sapere cosa ne pensi!! Bacio bacio!

Lyla: Ciao!! Grazie!! Mi fa piacere che la mia storia ti piaccia…sono sommossa…hai ragione a volte per la fretta ho delle clamorose sviste ^^"…comunque…crepi il lupo! Grazie per l’incoraggiamento…mi ci vuole proprio!! (Roberta piagnucola di fronte il mucchio di polverosi libri che l’attende sulla scrivania). Baci!! E ancora grazie!

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Capitolo 5
*** ricordi intrecciati ***


ino modella 5

Sasuke, da bambino, si era ripromesso di non guidare mai.
Lo aveva giurato davanti ad una tomba troppo spoglia, di due persone troppo care.
E aveva continuato a giurare, da quel giorno, il piccolo Sasuke.
Giuramenti di un bambino lasciato solo ( perché, gli altri dove erano andati?), quando era ancora troppo cucciolo per comprendere cosa davvero volesse dire solitudine.
Non voler più sentire quel suono.
Quella triste ed ansiosa cantilena che aveva sentito ( ma tanto tempo prima, era davvero un bambino, allora) già sdraiato sull’asfalto di quella strada così tante volte percorsa, sulle labbra quel nome che non ripeteva più da tempo.
Perché Sasuke, aveva giurato (ancora?), non sarebbe più entrato, cosciente, in un ambulanza, in un ospedale.
Il piccolo Sasuke aveva avuto paura dell’ospedale.
E allora?, si chiese, che diavolo ci faceva lì?
Poteva sentirla la sirena suonare sopra di lui, intorno a lui.
Poteva sentirlo quell’odore di disinfettante che gli feriva le narici ( no, si illudeva, non sarebbe morto).
Poteva sentirle quelle mani che gli tastavano il collo.
- è vivo?-
- il battito è debole-
- un respiratore! Presto!
- Cosa è accaduto?-
- Overdose da farmaci!-
- Uchiha!...possibile?-
- Presto, perdiamo il polso-
Ma poi, lasciate stare, lasciate quel ragazzo dove si trovava.
Lui, nell’ospedale non voleva più rientrare.

Eccolo il buio.
Sasuke lo sentiva, finalmente attorno a sé.
Quella sensazione che veniva dopo l’onnipotenza di pochi attimi, quella dolcezza che seguiva il dolore.
Non ne era stato mai troppo spaventato ( il buio, il dolore, la sofferenza, li aveva già vissuti, ma allora era solo un bambino) ma ora i suoi arti tremavano.
Da soli, certo. Sasuke Uchiha non poteva tremare. Mai. Non se lo era più permesso.
Le cannule del respiratore gli torcevano il piccolo naso.
La pelle gli tirava sulle gote arrossate dalla febbre e un minuscolo rivolo di sangue gli colava sulla benda, avvolta attorno al braccio martoriato dalle punture degli aghi.
Quanto avevano dovuto faticare gli infermieri per trovare una vena.
Strano. A lui, per tutto quel tempo, era stato fin troppo semplice.
Le voci si erano calmate.
Ora, in quel buio c’era solo un innaturale silenzio, rotto solamente dal tintinnio ritmico di quell’apparecchio che gli avevano attaccato.
Nessuna voce.
Sasuke mosse la testa, tenendo ancora gli occhi chiusi ( in fondo, lo sapeva di essere in ospedale, ma non ne voleva la certezza).
Fu allora che ascoltò quella voce.
Quella voce che gli era sembrato di aver dimenticato.
- Sasuke?...-
E aprendo ( finalmente?) gli occhi…
La rabbia lo invase.
Dannazione.
Quegli occhi verdi, arrossati e spaventati, lo fissavano.
Dannazione.
Non era spavento,quello nei suoi occhi verdi arrossati.
Era delusione.
- eri davvero tu, Sasuke-

 

Terapia intensiva. Stanza 13/b.
Due più in là era stato sepolto un promettente calciatore.
Questo pensò Sasuke, oltrepassando la soglia della porta.
- ehi!- il ragazzo biondo lo fissava con i grandi occhi azzurri.
Possibile che tutti avessero degli occhi così chiari?
- ti sei svegliato, testa quadra- sibilò, lasciandosi cadere sulla sedia accanto il letto
Naruto sorrise, mostrando la cartella che era riuscito a sottrarre ad un’incauta infermiera.
- è il solito!- proruppe, sfogliando velocemente le pagine
- mmm- gli fece eco l’altro, passandosi una mano tra i capelli scuri.
Credeva gli interessasse davvero qualcosa?
- mi hanno detto che tra poco verranno a visitarmi…- continuò, continuando a sorridere
- … ma io e te abbiamo un conto in sospeso!...devo uscire da qui!- continuò, scollandosi di dosso il lenzuolo chiaro
Il moro lo osservò con la coda dell’occhio, senza muoversi.
Naruto era fin tropo testardo per lasciarsi convincere da lui.
E poi, che importanza poteva avere?
- oh no! Stia fermo!- Voce Timida era tornata.
L’infermiera…no, la dottoressa a quanto pareva, era corsa incontro all’indisponente paziente, cercando di rallentarlo.
Che sprint che aveva avuto!
Sasuke si lasciò sfuggire un sorriso.
- deve riposare!signor…- continuò, afferrando i lembi del lenzuolo, mentre l’altro, ancor più indispettito, sbuffava rumorosamente.
- Naruto Uzumaki- disse, con il volto contrariato
La ragazza arrossì violentemente, alzando lo sguardo sul volto del giovane.
Sasuke si alzò, dirigendosi verso la porta.
- ehi Sasuke! Non mi fai compagnia?-
Fiato sprecato.
Sasuke era già uscito.

 

 

- Terapia intensiva. Stanza 13/b.- lesse ad alta voce Sakura, scortata da Lee.
- Si, è per il consulto…- continuò il ragazzo, sorridendogli amabilmente.
Non era difficile intuire da quello sguardo vago e da quell’espressione rapita quanto il ragazzo fosse invaghito della collega.
Sakura continuava a masticare la gomma ( ormai diventata un ammasso bianchiccio dal retrogusto amaro), sfogliando rapidamente i fogli che Hinata, prima di allontanarsi, le aveva dato.
- sospetta epilessia?- chiese ancora, accennando un saluto a dei giovani specializzandi che incrociò nel corridoio
Lee annuì, fissando il volto della ragazza.
Sakura si stropicciò gli occhi con un gesto stizzito, aggrottando lievemente la fronte.
Di nuovo quelle stupide lenti a contatto.
- Naruto Uzumaki…- scandì lentamente, come per ricordare qualcosa che sembrava sepolto, lontano.
Si fermarono davanti l’ascensore e Lee, cavallerescamente, la fece passare.
Sakura teneva ancora gli occhi bassi, sulle labbra un’espressione concentrata.
Sentiva che qualcosa non andava.
Aveva scordato qualcosa.

 

Aveva sicuramente scordato qualcosa.
Se lo sentiva.
Eppure lei era un tipo solitamente preciso ( non era assolutamente vero. Tutto ciò d’importante lo lasciava scritto in post-it attaccati per tutta la stanza, se poi riusciva a ritrovarli).
Ma lo sentiva, sentiva di aver scordato un particolare importante.
Salì gli ultimi gradini con passo incerto.
Portò una mano alla bocca, sporcandosi il dito con il rossetto lucido.
Ci mancava anche questa.
- ehi fronte spaziosa! Ti sei ricordata del corso?- Ino era ancora più appariscente, in quei giorni prima dell’esame.
Come se il risultato dipendesse dalla marca della maglia o dalla postura del busto.
- cosa?- rispose Sakura, fissando la nuova acconciatura della bionda.
- Il corso di lettere- riprese l’altra, ondeggiandole davanti il viso la mano aperta
- Secchioncella, sei in casa? C’è qualcuno in quel cervello?- scoppiò a ridere mentre le guance di Sakura si imporporavano di un’intensa sfumatura rossastra.
Cavolo! Il corso pomeridiano! Ecco cosa aveva scordato!
- Smettila Ino, sei rumorosa-
Il ragazzo era accasciato in un angolo della classe, la testa reclinata sul banco.
La fronte poggiava direttamente sulla tavola di legno. Sakura si era chiesta, in quegli anni, un’infinità di volte, come facesse a dormire in quella posizione.
- zitto Nara!- sbottò Ino, mostrandogli il pugno.
Ecco, quella era l’altra Ino.
Sakura sorrise.
Forse solo lei e Shikamaru conoscevano davvero Ino Yamanaka.
- concordo con Shika…sei insopportabile Maialino!- gettò la borsa in un angolo, sedendosi sulla piccola sedia di legno. Quella con la dedica di Ino ( ovviamente dal carattere colorito). Vandalismo allo stato puro.
- Non ti ci mettere pure tu!- rispose la bionda, issandosi con le braccia sulla cattedra.
Lisciò con le mani la lunga coda che le ricadeva sulla spalla, per scivolare, poi, nella scollatura profonda.
Sakura sospirò rumorosamente.
Strana sensazione.
Sentiva di aver interrotto qualcosa.

- COSA?- urlò, allontanando il cellulare.
- Come è possibile che non ci sia un’altra vettura disponibile?- chiese ancora, sul volto un’espressione sconvolta.
Il ragazzo la fissò con uno sguardo divertito, seduto sul comodo sedile dell’auto.
Quella biondina ( che gli sembrava aver già visto in giro) si agitava e sbraitava con la leggiadra grazia dello scaricatore di porto.
Lei gridò ancora qualcosa, poi chiuse il cellulare, sospirando rassegnata.
Strinse ancora le bracca attorno il corpo esile.
Ci mancava solo questo.
Nessuna vettura. Aveva fatto tardi! Che idiozia! E ora, per andare a quel party, doveva dividere l’ultima limousine con quello straniero rozzo.
Lo straniero rozzo e il suo…
Il cane, l’osservò ancora attraverso il vetro dell’auto.
Il cane! Poteva perdonare tutto ( per non parlare di quali folli autisti le erano già capitati in passato) ma un cane come compagno di viaggio, questo no!
E non era un semplice cagnolino, di quelli tenerissimi, dal pelo morbido e bianco, con il quale giocare o lasciarsi coccolare.
Oh no!
Una specie di orso, dal carattere quasi più sgradevole di quello del padrone.
- su bellezza! Non è un viaggio poi così lungo!- proruppe il ragazzo, abbassando il vetro del finestrino.
Ino lo fissò sconcertata.
Bellezza? Nessuno osava parlarle in quel modo ( da tempo, almeno. Lei se l’era guadagnato il rispetto. Aveva lavorato sodo).
- prima di mandarla al diavolo, vorrei sapere il suo nome!- gridò, con gli occhi arrossati dalla rabbia, osservando il cane che la fissava con la lingua penzoloni ( stessa espressione irrisoria del padrone, questo era scontato)
- Inuzuka Kiba, gentile signorina!- rise l’altro
- Non sono una semplice Signorina!- Ino si trattenne. Mantenere la calma, questo si era ripromessa.
- Come vuole, Signorina!- Kiba sorrise, mostrando i denti affilati.
Ino si chiese quale tra i due occupanti della vettura fosse davvero una belva.
- vuole entrare?...credo la stiano aspettando!- disse l’autista, scendendo dalla macchina scura.
- o me, o il cane!-
- o a piedi, o in macchina!. Il ragazzo rise ancora
La ragazza, nel suo corto abito da cocktail, sbatté violentemente la portiera dell’auto.
Sbraitò qualche insulto all’indirizzo del ragazzo che, sotto la frangia scura, sghignazzava.
- imbecille!- urlò, con il volto arrossato dalla rabbia.
- Viziata- rispose lui, soffocando una risata.
Insopportabile!
Ino era sicura che quel ragazzo l’avrebbe fatta impazzire.
- Io mi sono presentato…sei tu che ancora non l’hai fatto. Se ti disturba tanto essere chiamata bellezza…- la sua voce era stranamente profonda, con un accento lievemente straniero.
E ciò irritò Ino ancora di più.
Lei, gli accenti stranieri ( o meglio, delle straniere), non li digeriva ancora bene.
- Yamanaka Ino!- declamò, con voce acuta, ancor più irritata dall’accento e da quel cane, che ancora continuava a fissarla.
Che terribile giornata!
- ecco! Mi ricordavo di averti già vista! – rispose lui.
- tutti conoscono la mia faccia. Sono abituata- si limitò a rispondere lei, appoggiando il volto al palmo della mano
- a dir la verità, la faccia è l’unica cosa che di te non ricordavo- sorrise lui
- mm?- sbuffò lei, forse, ora, leggermente incuriosita
- era una pubblicità di intimo!-
La risata di lui si fuse ad un urlo contrariato della ragazza.
- stupido!- mormorò, infine, riprendendo ad osservare l’asfalto correre veloce sotto la vettura.


- stupido, si vede che è un costume!- il vento chiuse la rivista, e il rumore secco vibrò nell’aria primaverile
- strano, sembri nuda!- il ragazzo la fissò, voltandosi sull’asciugamano, mostrandole il volto arrossato
- io nuda?...dai Shika!- Ino rise, dandogli un buffetto sul naso.
Il ragazzo socchiuse gli occhi scuri, passandole una mano attorno ai fianchi.
Ino fissò il cielo terso, sdraiata su quel prato.
Era da tanto che non si vedevano. Finalmente un po’ di calma.
- ribadisco che sembri nuda-
Shikamaru non la fissava più. Rimaneva immobile, intento a seguire i movimenti delle nuvole.
Ino gli si strinse accanto, poggiando la testa bionda sul torace magro dell’altro.
- ti prego, non litighiamo anche oggi…- sussurrò, respirando l’aria profumata
- io non volevo litigare…- che testardo! Peccato che dovesse sempre rovinare tutto.
- E allora dimmi…che hai?- Ino aveva sollevato la testa, fissandolo sotto la frangia pesante ( a lei non piaceva molto, ma era la moda)
- Non mi piace che ti si veda nuda ovunque…tutto qui- Shikamaru strinse le spalle, fingendo disinteresse.
Falso. Ino sorrise. In fondo, disinteressato a lei, non lo era mai stato.
- gelosone!- scoppiò in una risata, sciogliendosi dall’abbraccio del ragazzo, gettandosi sdraiata sulla schiena
Teneva le mani schiacciate sulla bocca truccata, soffocando le risa.
- smettila…non sono geloso.- ipse dixit
La risata di Ino riecheggiò ancora, mentre il viso contrariato del ragazzo si apriva in un piccolo sorriso.
- come va l’Università?- chiese infine, passandosi una mano sugli occhi umidi di lacrime
- Economia è noiosa…- sbuffò lui, volgendo gli occhi verso il volto della ragazza
Lei sembrava non ascoltarlo (effettivamente non lo ascoltava mai) e i suoi grandi occhi chiari ( che un po’ si perdevano sotto tutta quella frangia) parevano cercare nei suoi una risposta a chissà quale altra domanda.
Shikamaru era un genio. Ma Ino era un problema troppo complicato.
- mi ami? – mormorò, infine, con quella solita ( e terribilmente falsa?) espressione innocente
- come non potrei, Ino?-

 

Shikamaru strinse l’ennesima mano.
Sulle labbra aveva un sorriso appena tirato. Si annoiava, dannatamente tanto.
Il party sembrava non essere ancora iniziato.
Sbuffò contrariato.
Nella sala c’erano ancora poche persone che discorrevano attorno ai tavoli con dei progetti.
Architetti.
A lui non piacevano più.
Si avvicinò al buffet, accostandosi ad un gruppo di persone che sorseggiavano una bibita chiara.
- Signor Nara, la aspettavamo con impazienza!-
Ecco, ci risiamo.
Il party non era già iniziato e lui si stava già rompendo.
Parlare di lavoro e cercare persino di essere gentile.
Scocciatura.
Il signore anziano che lo aveva salutato aveva già spostato l’argomento di conversazione su un buon investimento.
Shikamaru interveniva raramente nei loro discorsi ( in tutti solitamente. Troppo svogliato per intavolare una lunga conversazione). Si limitava ad ascoltare, di solito.
Sorrise sornione. Che mucchio di balle che stavano dicendo, pensò, osservando il gruppo di invitati.
Il suo sguardo fu attirato però da due occhi che ben conosceva.
E da uno sguardo che aveva creduto di aver dimenticato.
- e tu?...che ci fai qui?- mormorò, deglutendo
Per risposta, un sorriso.
Strano. Lui non sorrideva mai.

L’aula universitaria era quasi vuota.
Shikamaru aveva reclinato il capo sul sedile di legno, cercando di concentrarsi per rimanere sveglio.
Con le dita sfogliava rumorosamente i fogli degli appunti ( vuoti in realtà, a lui non piaceva scrivere, tanto ricordava sempre tutto), sparpagliati sul banco davanti a sé.
Sospirò, passandosi una mano tra i capelli lunghi, raccolti, come sempre, in una coda.
Inutile quello che gli avevano detto: i ragazzi seri non hanno il codino.
Ma, in fondo, lui gli altri non li ascoltava mai.
Iniziò a fischiettare.
Se la lezione non fosse iniziata subito, sarebbe stata dura rimanere svegli ( a dir la verità si addormentava puntualmente. Ma doveva almeno provarci, no?!).
Fu allora che notò quegli occhi.
Verdi e…arrabbiati.
Che lo fissavano.
Impallidì.
E ora, che diavolo voleva?
- smettila- la voce era quasi più inquietante dello sguardo.
- perché?- Shikamaru fissò quegli occhi, cercandovi qualcosa di…umano?
- ti ho avvertito-
Shikamaru si rabbuiò.
Che tipo!
Sospirò rumorosamente.
Il professore entrò nell’aula, stringendo tra le mani la cartellina.
- le liste dei gruppi di laboratorio sono pronte. Quando vi chiamo, avvicinatevi e vi sarà dato il titolo del progetto. Consegna entro venti giorni.- disse, sventolando un foglio ingiallito.
Iniziò, con la sua lenta e fredda voce, ad elencare un gruppo di nomi che, per Shikamaru, non avevano, praticamente, volto.
La sua attenzione si destò solo al sentir pronunciare il suo nome.
- Shikamaru Nara e Gaara Sabaku no*-
Gaara?
Chi diavolo…?
Merda.
Sguardo Inquietante si era alzato.
- ci mancava solo questa…- borbottò Shikamaru, sul volto un’espressione sconsolata.

 

 

- Dove cavolo è Gaara?- Temari aggredì il ragazzo che, già in difficoltà con il nodo della cravatta, entrò nella stanza.
- È già andato, sta calma…- rispose lui, ignorando lo sguardo accorato della sorella.
La ragazza gli afferrò la cravatta, annodandola, esperta.
- sei agitata?- il ragazzo la fissò tirar via della polvere inesistente dalla giacca di lui (come una mamma. O almeno credeva. Non poteva sapere cosa volesse dire avere una madre)
- tu non lo saresti, Kankuro?- lei gli sorrise nervosa, spostando una ciocca ribelle dietro l’orecchio
- hai lavorato tanto…e sei già affermata, Temari- ribatté lui, avvicinandosi al progetto, sbirciando sotto il telo chiaro
- non qui…non ancora, almeno. Lo sai che abbiamo bisogno di questo appalto- lei gli schiaffeggiò la mano, mostrandogli un sorriso sicuro(?).
Il ragazzo ritrasse la mano, fingendo spavento.
- sei la solita manesca!- sbottò, scoppiando a ridere.
- Volevo prima mostrarlo a Gaara…- disse lei, fissando la strana forma che emergeva da sotto il velo.
- Mi dispiace,il Presidente della Suna Building Corporation non è disponibile…c’è solo l’Amministratore Delegato…- rispose lui, evidentemente seccato.
- Scusami fratellino…- rise lei, scoprendo con un gesto secco il progetto
- Cavoli Temari…- Kankuro la fissava sorridendo.
- …sei un genio…hanno ragione, con te a capo del settore progettazione...- continuò, restando senza parole, osservando la struttura che, in miniatura, si ergeva sul mobile.
Temari sorrise, passandosi una mano tra i capelli.
Strinse le dita, nervosamente, attorno al ciondolo che le pendeva dal collo.
Non riusciva a levarsi di dosso quella brutta sensazione.
Doveva discutere ancora degli ultimi dettagli con Gaara.
Non c’era più tempo.
Doveva vedere Gaara.

 

- tra poco vedrete vostro fratello…- la voce del padre era fredda e pacata.
Come sempre, d'altronde.
I bambini camminavano affiancati, lungo la corsia dell’ospedale.
Temari stringeva la mano di Kankuro che, appesantito dalla sua inseparabile bambolina ( rubata alla sorella, quante discussioni per conquistarla!), strascicava i piedini.
La bambina lisciò con una mano il vestitino scuro che la balia le aveva fatto indossare.
La mamma era tanto debole ultimamente.
Non veniva neanche più a darle la buona notte.
- dov’è la mamma?- Kankuro sollevò il visino paffuto verso il padre.
- Il nome del vostro fratellino è Gaara- rispose il padre, proseguendo a camminare.
Il bambino si voltò verso la sorellina, strattonandole il piccolo braccio.
Biascicò qualcosa, con lo sguardo incerto.
Temari gli intimò di chiudere la bocca.
Fissò la cravatta che pendeva sbilenca dal collo del fratello. Quello scemo doveva averla allentata in macchina.
Non riusciva proprio a starsene fermo?
Nera.
Una piccola cravatta nera.
Fissò ancora le sue scarpette e il suo vestitino.
Nero.
Temari si chiese perché quel fratellino dovesse vedere tutto quel nero, come prima cosa, al mondo.
Quando qualcuno nasce, tutti dovrebbero essere felici. E colorati.
- voglio la mamma!- strillò ancora Kankuro ma il padre continuava a camminare, sempre con lo sguardo alzato.
Temari tremò.
Si chiese di nuovo perché anche il papà fosse vestito di nero.
E perché, salendo in macchina, la balia li avesse baciati sulla fronte, trattenendo un singhiozzo.
Che stava succedendo?
- mamma…- continuò ancora Kankuro, stringendo la manina della sorella.
Un’infermiera si accostò al piccolo gruppo, scambiando qualche rapida parola con l’uomo.
Temari, dal basso dei suoi tre anni, cercò di comprendere perché quella signora li stava fissando con quell’espressione dispiaciuta.
Non dovevano essere tutti felici? Le era nato un fratellino.
- eccolo. Quello è Gaara- disse, infine il padre, mostrando qualcosa al d là di una finestra bassa.
La ragazzina si alzò sulle punte, avvicinando il visino al vetro.
- Gaara…- mormorò, cercando di intravedere la minuta figura dentro quello che le sembrò essere tubo trasparente pieno di fili.
Era colpa di quel marmocchietto se tutti le sembravano così tristi, oggi?
Kankuro saltellava alle sue spalle.
- sei basso- lo schernì la sorellina, dandogli un buffetto tra i ricci scuri
- sono ancora piccolo- rispose l’altro, mostrandole la lingua.
Temari smise di sorridere.
- ora possiamo vedere la mamma?- chiese, voltandosi verso il padre.
Afferrò il lembo del vestitino scuro.
Il padre li fissò, per la prima volta in quel giorno.
- la mamma non c’è più- si limitò a dire, riprendendo a fissare il corpicino dietro il vetro.
Kankuro sembrava non aver capito.
Continuava a chiedere di vedere la mamma, lanciandosi contro la gamba del padre.
La cravattina scura gli era scivolata, ora gli cadeva penzoloni dal collo.
Nera. Nera come il vestito e le scarpe di Temari e del padre.
La ragazzina fissò ancora quella specie di culla.
Ascoltò Kankuro scoppiare a piangere.
Di solito a calmarlo veniva la loro mamma. Lo stringeva finché non smetteva di frignare. Gli sussurrava qualche parole dolce. Lo avvolgeva con il suo profumo fresco.
Temari attese qualche istante.
Sentì le lacrime salirle agli occhi chiari.
Afferrò la manina del fratellino, cullandolo con gesti bruschi.
- la mamma non c’è più…- gli sussurrò, non riuscendo a comprendere il senso di quelle parole.
Il fratellino soffocò il pianto nel vestito scuro della sorella.
Quello stesso vestito che, indossato per una nascita, avrebbe indossato, pochi giorni dopo, per un funerale.

 

 

*:per il cognome ho...ehm...fatto un pò di testa mia (credo ^_^), scusate se ho scritto qualche bestialità ( ma parlo come la mia proff di scienze?!)

 

Eccomi!! Scusate il ritardo…solito problema ( * Roberta trema al solo parlare di problema* seconda prova maturità mi stai facendo disperare!!): scuola!
Cercherò di aggiornare il prima possibile!!
Ho cercato di unire a catena i ricordi, stavolta (ogni tanto mi ritrovo a cambiare le carte in tavola)..per unire i personaggi...
Grazie a tutte/i coloro che mi seguono…mi fate davvero molto felice e date un valido sostegno alla mia autostima in crisi ascetica ^__^
Un bacio enorme a quelli che leggeranno e..uno ancor piì grande a quelli che lasceranno un commentino!!

Un ringraziamento particolare a :

Isatachi: ciao!! Grazie di seguire sempre la ficcy!!*__* ti è piaciuto questo capitolo?? Tra poco, vedrai le tue curiosità verranno appagate!...per ora Sakura e Sasuke lasciamoli bollire nei loro brodi…( ha senso ciò che ho detto?.. bha!^_^).
Aspetto un tuo parere! Baci!!

Rory_chan: Grazie!! Anche io adoro le Sasu/Saku…*__* pucciosi!! E l’idea di un Sasuke drogato.. non lo so…ce l’ha un po’ l’aria!!^_^ che ne pensi di questo nuovo chappy? Tra poco, vedrai, leggerai ancora di quei due!! Fammi sapere che te ne pare…un bacio!

Kaho_chan: ce la sto mettendo tutta per complicare le cose…e vedrai, le sorprese non sono ancora finite!! (risata diabolica)…
La festa è quasi iniziata ( *Roberta viene premiata come campionessa di "allungare il brodo"*)…tra poco ci saranno i veri incontri…^_^
Grazie per i complimenti…mi hai fatto arrossire…speriamo che questo nuovo chappy non abbia deluso le tue aspettative!! A prestissimo, fammi sapere che ne pensi!

Lupus: i tuoi commenti sono sempre attesissimi!! mi fa piacere che la storia continui ad interessarti!! spero che anche questa parte ti sia piaciuta! Aspetta e vedrai l’evolvere dei fatti…^_^ a presto!! Aspetto un tuo parere! Baci!

Coco Lee: *___* grazie!! Per ora sto tentando di (farvi perdere la pazienza?!.. no scherzo)…creare ancora un po’ di attesa.. ma il party sta per iniziare!! ^__^ comunque hai ragione, in fondo se non ci fosse un po’ di varietà sai che mondo noioso…le mie preferenze sono penso chiare, ma…anche se proprio tranquilla non puoi stare ( risatina diabolica) questa ficcy vedrà una bella commistione dei nostri due gusti.. per ora, in questo chappy, te ne ho dato un assaggino ( non so se ti è piaciuto lo scorcio di Shika e Ino ^_^). Fammi sapere e spero davvero che continuerai a leggere la ficcy ( aspetto il tuo aggiornamento ^_^..). Baci
P.S. grazie per il commento alla ficcy su Choiji e Ino…hai ragione è un pairing difficilissimo!! ^_^ io c’ho provato…mi fa piacere sapere che il risultato ti sia piaciuto!! *_*

A presto!

Un bacio a tutti!!
Recensite!!!!!

Roberta

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Capitolo 6
*** vento e acquazzone in arrivo! ***


 

- credo che tu sia un imbecille- disse Ino, fissando con sdegno il ragazzo infilare una mano nelle fauci di quel mostro che lui continuava imperterrito a chiamare "cuccioletto".
- Credo che te la tiri un po’ troppo, signorina!- rise lui, mentre Akamaru ( così avrebbe dovuto chiamarsi quel mostro, almeno così aveva capito Ino) gli lasciava una scia di bava sulla guancia
Lei distolse lo sguardo con un moto di stizza e disgusto.
Quando si diceva la sfortuna.
- anche tu alla conferenza, vero?- chiese lui, tentando, per la millesima volta, di dare vita ad una conversazione
Lei mugugnò qualcosa, stringendosi nel corto abito da cocktail.
Ravvivò i capelli lasciati sciolti con un rapido gesto della mano, lasciandoli ondeggiare sulle spalle nude
- E tu che ci vai a fare?- chiese lei, sbuffando quando l’auto rallentò davanti al rosso del semaforo
- Invitato…non ci crederai ma hai davanti una celebrità!- sorrise il ragazzo, mostrando la sua lucida dentatura aguzza.
Ino rabbrividì istintivamente.
- celebrità?- rise. Stupidi ragazzini. Chissà cosa credevano di essere.
- Nel mio paese sono un cantante famoso…non sei la prima modella che porto in una limousine, modestamente!- la sua risata (ma possibile che ridesse sempre?) si fuse all’abbaiare sordo del cane.
Ino maledì ancora la sua dannata sfortuna.
Un pazzo esaltato (come il cane) e il suo fedele segugio (esaltato come il padrone).
Ci mancava anche questa ora.

 

Ci mancava anche questa ora.
- Shika…andiamo via…- bisbigliò all’orecchio del ragazzo che, nella sua scassata utilitaria verde, tentava un improbabile parcheggio
Lui si tolse la sigaretta dalle labbra, lasciandola penzolare dal cruscotto
- Ino…non rompere. Ci tenevi a vedere questo locale?...bene, ben arrivata- rispose lui, con stizza malcelata.
Shikamaru non era il tipo da locale rumoroso, da musica alta e da superalcolici.
Eppure ora stava parcheggiando davanti l’ultimo ritrovato dell’house-music, centro di mondanità, un enorme colosso di cemento, acciaio e luce che si apriva al suo sguardo come un iroso gigante mitologico.
- speriamo sia di buon umore…- mormorò, recuperando la sigaretta
Ino, accanto a lui, fissava la discoteca con sguardo perso, pallida
- ti senti bene?- chiese lui, fingendo distacco
- a dir la verità no…- rispose la ragazza, fissandolo con i grandi occhi chiari
- vuoi andare via?- il ragazzo la fissò tremare impercettibilmente, afferrandosi le mani esili
Lei annuì con un leggero cenno del capo, spostando una delle ciocche dei capelli dietro l’orecchio
- stai davvero male allora…non hai né starnazzato come un’oca né ti sei ancora lamentata del parcheggio…devo portarti all’ospedale?- disse lui, accendendo l’auto che sbuffò rumorosamente prima di mettersi in moto
Lei rise, poggiandogli una mano sulla gamba.
- per ora no…ma stai attento! Due mosse di karatè e ti ci mando io!- rispose, scoppiando in una risata cristallina
Lui sorrise, lasciandosi alle spalle la discoteca.
- direzione, signorina?- chiese, mentre la ragazza si voltava verso delle automobili parcheggiate
- casa!- urlò, indicando con il dito la strada, con espressione esaltata.
- E casa sia…- biascicò lui, aspirando il fumo amaro.
Inutile allora dirle di quanto avesse penato per quei costosissimi biglietti per la prima del locale.
Era meglio lasciarli giacere nel fondo della tasca del pantalone,con il pacchetto di sigarette.
In fondo, a lui bastava lei.
Ino lo fissò con espressione colpevole.
Trasse un sospiro di sollievo, osservando il gruppo di paparazzi appostati nel parcheggio.
Forse non li avevano visti.
La ragazza incrociò le dita.
Sperò di essere passata inosservata.

 

- Avevo letto il nome della tua banca, ma non credevo mandassero proprio te…- disse il ragazzo, rigirandosi tra le dita il calice di vino rosso come i suoi capelli
- Gaara, da quanto tempo- Shikamaru riacquistò l’espressione distaccata, concentrando l’attenzione sulla massa di capelli rossi dell’ex compagno di corso
- Tre anni…- mormorò l’altro, fissandolo con gli occhi chiari.
Calò il silenzio tra i due giovani.
Certo, non era facile riprendere a parlare dopo quel giorno.
Quel giorno che aveva cambiato la vita di entrambi.
- tu perché sei qui?- disse Shikamaru, afferrando un calice di champagne offertogli da una cameriera.
- La mia impresa gestisce un’ala della conferenza- disse l’altro, con voce calma e fredda.
Strano allora che a Shikamaru sembrasse divertito.
Qualcosa non andava.
Gaara non era il tipo da intavolare una lunga conversazione ( che superasse le poche parole, almeno).
- buon per te…- rispose il ragazzo, portando il calice alle labbra.
- A dir la verità è Temari che lo gestisce. Ti ricordi di Temari, mia sorella?- Gaara sorrise, tirando i lati della bocca in un ghigno inquietante
Shikamaru tossì, fissando il Presidente con gli occhi sbarrati.
Temari.

- Kankuro! Quante volte ti devo ripetere che non devi spegnermi la musica!- una furia bionda era entrata nella grande cucina, spalancando con una mano la porta.
Gaara la fissò da dietro la montatura degli occhiali con un’espressione glaciale.
- lei è Temari, mia sorella- disse, rivolto al ragazzo moro che, seduto sullo sgabello, fissava la giovane sbadigliando
- scusa Gaara…pensavo fosse quell’imbecille di nostro fratello- mormorò la ragazza, avvicinandosi al frigorifero.
- Ehi, dov’è finito il succo di mirtilli?- mormorò, voltandosi verso il tavolino.
Shikamaru osservò il viso duro e spigoloso della ragazza e la strana acconciatura. Quattro codini raccoglievano i capelli più crespi che avesse mai visto (forse frequentava davvero troppo Ino, con queste stupide manie estetiche).
- vorresti dire questo?- chiese il ragazzo, ondeggiando una lattina vuota davanti gli occhi di Temari
- il mio succo!- urlò, strappandogliela dalle mani
- non era neanche un gran che…- mormorò, osservando la ragazza che scuoteva la lattina
- come hai detto che ti chiami?- disse infine, scrutandolo minacciosa
- Shikamaru Nara. Nara, per te- rispose lui, sorridendole.
Quella ragazza non gli piaceva.
Soprattutto ora che aveva stretto gli occhi (forse l’unica cosa decente su quel viso mascolino) a fessura e sorrideva con le labbra carnose tirate (ecco in cosa assomigliava al fratello: il sorriso. Inquietante).
- credo che non mi scorderò di te, ragazzino- disse, uscendo dalla stanza, ondeggiando le gambe tornite sotto il corto abito.
Sparì dietro la porta, iniziando a canticchiare un motivetto di una canzone vecchia, con una voce che, sotto l’apparente durezza, era melodiosa.
Dura ma melodiosa.
Shikamaru portò lo sguardo nuovamente su Gaara che, imperterrito, continuava a leggere il foglio di appunti
- Temari ti odierà. - disse infine, sollevando lo sguardo
- E io che credevo che strano fossi solo tu…davvero ne hai altri di fratelli?- rispose, passandosi una mano tra i capelli scuri.

 

Kankuro stringeva nervosamente la cinghia della borsa che Temari lo aveva costretto a portare.
La ragazza si voltò verso di lui, montando sull’automobile scura.
- svelto Kankuro…Gaara è lì da ore ormai!- sbottò, cercando il volto del fratello, che le sorrideva ebete.
- Sai che, se non fosse per i modi, sembreresti quasi una donna, stasera, sorellina!- rispose lui, aprendole la portiera
Lei lo fissò truce, soffiando una ciocca dagli occhi.
Lei, femminile?...non scherziamo.
Osservò il profondo decolleté che le tratteneva a stento l’abbondante scollatura e si aggiustò lo scialle.
Ridicola.
Lei che era abituata a comodi pantaloni e maglie sempre troppo grandi, si sentiva persa in quel terribile vestito.
- sai se ci sono acquirenti?- chiese, in un sussurro
- questa parte del lavoro lasciala a me, Tem…- disse, gonfiandosi nella giacca (stretta. Quel ragazzo doveva smetterla di ingozzarsi).
La ragazza lottò ancora con la gonna che le tirava sui fianchi ( forse sarebbe stato bene che anche lei avesse smesso di ingozzarsi)
- centonove giorni- disse lui, osservando la ragazza
- mm?- mormorò lei, continuando a lisciarsi i capelli piastrati
- da quando sei tornata sorellina- scoppiò a ridere il ragazzo, stringendo gli occhi e mostrando le fossette sul mento.
Era vero.
Tre anni dalla partenza.
Centonove giorni dal ritorno.

 

- dici sul serio?- urlò Kankuro, osservando la mano della ragazza, nella quale, stretta convulsamente, c’era una lettera.
- Stage a Boston, tre anni…- ripeté lei, con gli occhi ancora lucidi.
- Sei sicura?...tre anni sono tanti…e Boston è lontana!- tentò di trattenersi lui, afferrandole le spalle
La ragazza sbuffò divertita.
- Si lo so…- sorrise, gettandosi sul letto, ancora sfatto
- ma senza di te… chi mi sveglierà la mattina?... chi mi insulterà gratuitamente?- disse lui, spalancando gli occhi scuri ( errore della genetica. No, l’errore era Gaara. Da dove spuntava quell’assurdo celeste?)
- per la mattina non c’è problema…tanto ti svegli sempre a mezzogiorno!...e per gli insulti…c’è Gaara no?!- rispose lei, strizzando l’occhio
Il ragazzo si sedette accanto a lei.
- allora hai già deciso?- disse, sbuffando
- ancora no…- rispose lei, appoggiando la testa sulla spalla morbida del fratello.
- Allora ho deciso io per te…non partire!- sbottò lui, alzando la voce
- Pensa ai lati positivi…l’azienda è passata a Gaara. Tu sei al settore vendite…io voglio solo rendermi utile…- disse lei (possibile che tutti la vedessero sempre sicura?...lei aveva solo paura)
- E lo faresti andandotene?- chiese lui, strabuzzando gli occhi
- No. Lo farei migliorando.- rispose, alzandosi
Il ragazzo incrociò le braccia, con un gesto stizzito
- io sono contrario!- proclamò imbronciandosi
Temari sorrise, affondando le mani nelle tasche del pigiama.
- …e sono sicuro che anche loro lo siano…- continuò, guardandola
la ragazza arrossì, continuando a stringere la lettera
- perché loro lo sanno. Vero, Temari-chan?-

 

- siamo arrivati- sbottò lui, stanco di quello straziante silenzio.
Ino alzò gli occhi azzurri (belli, non c’è che dire), con espressione distaccata.
- bene.- disse, raccogliendo la piccola borsa che le era scivolata accanto
- ehi!- urlò trattenendola, mentre apriva lo sportello della macchina
- che c’è?- chiese lei, tra l’irritato e il disgustato.
- Almeno usciamo insieme…dopo questo educativo viaggio...- disse lui, sistemandosi il giacchetto di pelliccia (che terribile gusto).
Lei sembrò osservarlo, ponderando i vantaggi di essere ripresa in compagnia di quel mostro e il cane.
Se era davvero un cantante…
- ok- mormorò, lasciandogli aprire la portiera
- signorina…- l’invitò lui ad uscire, porgendole la mano.
- Yamanaka per lei…- sorrise lei.
Lo spettacolo stava per iniziare.
- e non faccia così, signorina…per Lei, io sono Kiba…- le sorrise sornione, afferrandole la mano.

 

- Sabaku!- una voce dal gruppo alle sue spalle aveva chiamato il giovane che, scuotendo i capelli rossi con aria rassegnata, si era unito a loro, lasciandolo ancora stordito, con un bicchiere di champagne in mano.
Proprio lui, che di bere alcolici non aveva mai avuto voglia.
Lo scolò di un fiato, abbandonando il bicchiere vuoto sul tavolo del buffet.
Lui non ci credeva all’oroscopo, ma forse quel "tempesta in arrivo" che aveva letto sul giornale, non era così sbagliato.
Peccato che la previsione continuava con "forti venti e un terribile acquazzone"…neanche il suo futuro fosse una previsione meteorologica.
Scosse le spalle.
Doveva evitare i venti.
Come facevano i marinai, abbassando le vele.
Per l’acquazzone…
Quello stava ancora scendendo dalla macchina, sotto braccio ad uno pseudo-cantante… ma lui non poteva ancora saperlo.

 

 

Una bambina correva a perdifiato lungo lo stretto vialetto di casa, riparandosi lungo il cornicione.
- sbrigati! Tua madre ti ammazzerà, Shika!- strillò al bambino che, con il suo solito passo straziatamene lento, chiudeva il portone.
- Mica è colpa mia se è scoppiato un acquazzone.- rispose, flemmatico, sistemandosi l’unica spallina della borsa di scuola
- Si, ma è colpa tua se facciamo tardi!- lo strattonò Ino, tirandogli la giacca pesante per la pioggia
- Che noia…- mormorò lui, passandosi una mano tra i capelli zuppi
- …cerca di essere più allegro! È il mio ottavo compleanno!- disse lei, facendogli la linguaccia
- e guarda che tempo… - sospirò lui fissando il cielo plumbeo
- e che dovrei dire io?...la festa a casa è una cosa da bambini!- disse lei, suonando al citofono
- sei una bambina, Ino- disse Shikamaru, afferrando le chiavi
- tua madre ti da già le chiavi di casa?- chiese lei, sgranando gli occhi
- primo: ieri ho fatto otto anni, quindi sono già più grande di te…secondo, sono di mio padre…- rispose, abbassando lo sguardo.
Mai parlare di quello che accadeva al piano di sotto, in casa Nara.
Questo sua madre glielo aveva sempre detto.
Ino, perciò, non fece domande.
- Ino…- Shikamaru si voltò, fissando la ragazzina che si torturava le mani
- Buon compleanno…- continuò, con voce atona
Ino lo fissò con un’espressione apparentemente distaccata
- …ma cerca di non rompermi con qualche gioco scemo alla festa, perché ho solo voglia di dormire- concluse, scrollando le spalle.
- E chi ti ha detto che ti invito?- urlò la bambina, correndogli dietro
- Come vorrei non essere il tuo vicino di pianerottolo…- sospirò il ragazzino, quando Ino gli tirò una borsettata sul fianco, sorpassandolo correndo.

Ino salì con lentezza esasperata e ricercata i gradini che la separavano dall’entrata, stringendo con disinvoltura il braccio del suo accompagnatore.
Effettivamente, pensò, sapeva come attirare l’attenzione.
I fotografi avevano rivolto loro tutte le attenzioni, distogliendo lo sguardo dalle macchine scure che entravano nel vialetto.
La ragazza sorrise soddisfatta.
La pubblicità è sempre e comunque denaro, le ripeteva Tzunade ( e quanto piaceva loro, il denaro).
- bene, Yamanaka…può anche lasciarmi, se crede…o ci ha preso gusto?- sussurrò Kiba, scuotendo il braccio
- ora pensa a sorridere …- riprese lei, stampandosi sul volto un’espressione di viva gioia e divertimento.
Era lavoro. Non poteva permettersi distrazioni (specialmente una scenata con quel bellimbusto. No, con lui se la sarebbe vista più tardi).
L’ingresso era gremito di gente.
Ino intercettò un gruppo di persone che in un angolo parlottavano, distinguendo tra essi dei volti famigliari.
Benissimo, pensò.
- a mai più- disse verso Kiba il quale, ancora rivolto verso la folla di paparazzi, sorrideva tronfio.
- A presto, invece, Signorina- rispose lui, schioccandole un rumoroso bacio sulla mano.
Rozzo e volgare.
Ino si allontanò disgustata, asciugando la mano, leggermente bagnata di saliva, sul vestito.
Ora, almeno aveva una certezza.
Era sicuramente più bestia Kiba che Akamaru.

 

- Ino!- sorrise una ragazza, accogliendo la giovane nel gruppo.
La ragazza si avvicinò sorridendo, mostrando a tutti il suo più dolce sorriso (un po’ affettato, certo in preparazione di ciò che stava per dire).
Alzò gli occhi al cielo, prima di mormorare
- ho appena conosciuto un bipede canino..- indicando Kiba, che, ora un po’ spaesato, veniva accolto da alcuni organizzatori
Delle risa accompagnarono la sua battuta, e più di una ragazza si voltò verso il giovane
- peccato, a prima vista sembra quasi carino…- mormorò una, sorseggiando una bibita chiara
- prova ad avvicinarti…- rispose Ino, chiudendosi il naso con le punte delle dita e mostrando un’espressione disgustata.
- Sei la solita Ino…crudele come non mai!- rise l’altra, scuotendo i capelli chiari.

 

Il bambino grasso piangeva in un angolo, accanto a lui l’altro bambino, seduto a terra, con aria annoiata, gli porgeva un pacchetto di patatine.
- ehi! Choiji!- urlò la bambina, avvicinandosi correndo
Il bambino affondò la testa nella manica, continuando a singhiozzare
- che è successo?- disse Ino, portandosi le mani ai fianchi, ansimando per la corsa
- indovina?- rispose il ragazzino magro, portandosi una patatina in bocca
- non dirmi che glielo hai permesso di nuovo, Shikamaru!- urlò lei, strattonando l’altro per il collo
- I…n…o…- biascicò quest’ultimo, non tentando neanche di fermarla.
Choiji singhiozzava ancora, asciugandosi con le mani le guance.
- lascialo…lui non c’entra niente…- sussurrò infine, mentre Ino continuava imperterrita ad urlare
- è che hanno ragione…sono troppo grasso per giocare con loro- disse, voltandosi verso gli altri "amici" che, divertiti, si passavano un pallone, nel campo della parco
La bambina scosse la testa violentemente, agitando i corti capelli biondi, raccolti da delle mollettine colorate
- …stupidi…- rispose Shikamaru, accartocciando il pacchetto vuoto
- no, Shika, ti sbagli…- rispose la ragazzina, gettandosi seduta tra loro
- …sono crudeli. E le persone non dovrebbero esserlo. È sbagliato.- concluse, nel suo semplice ragionamento
Choiji sollevò lo sguardo ancora umido, stringendo le mani paffute.
- e poi che male c’è?...sei solo un po’ robusto di costituzione!- sorrise Ino
- …meglio che essere pelle e ossa come questo qui!- riprese, indicando Shikamaru, che sbadigliò contrariato ( o annoiato. Inutile tentare di capirlo).
Choiji sorrise, mentre Ino gli passava un fazzoletto.
- tu sei buona Ino…e anche tu, Shikamaru…-

 

- possibile che c’è sempre tutto questo traffico?- sbraitò Kankuro, appoggiando la testa al finestrino
- ora sei diventato nervoso anche tu?- lo derise Temari, ancora intenta nella sua personale lotta con un ciuffo che, nonostante l’estenuante seduta dal parrucchiere e i centinaia di litri di crema lisciante, continuava ad abboccolarsi sulla fronte.
- Gaara starà già confabulando alle nostre spalle- riprese il ragazzo, sorridendo
Temari sorrise nervosa.
Non gli piaceva perdere tempo. Né, tanto meno, lasciare i suoi fratellini.
Strano, considerando la sua lunga assenza.
Eppure, quella era soprattutto per loro ( per Gaara. A lui non piaceva niente. Mai. Tranne lei e Kankuro).
Che bugiarda.
Era stata solo il gesto egoistico di una ragazzina egoista.
Una ragazzina egoista e ferita.
- …ed infine questo è quell’incompetente di Kankuro, buono solo per uscire con gli amici, e, si dice che, da bambino, facesse in continuazione la pipì sotto- continuava intanto Kankuro, imitando la voce profonda e cavernosa del fratello minore.
E il risultato era più credibile che buffo.
- dai smettila…certe volte mi chiedo se sei mai cresciuto- lo sgridò Temari, non reprimendo però, un certo sorriso.
- intanto non faccio più la pipì a letto!- rise l’altro, agitando il capo ricciuto.
- …dimenticavo la mia sorella maggiore. Un’invasata violenta ed autoritaria, sempre pronta alla rissa. E con qualche chilo in sovrapp…- una borsettata chiuse la bocca al ragazzo.
- idiota- commentò Temari, prima di scoppiare a ridere.
- se fosse stato davvero Gaara non avresti reagito così- si lamentò l’altro, massaggiandosi la bocca tumefatta
- e che ci tieni dentro la borsa?dei sassi?-


- la borsa!- urlò il piccolo, tornando sui suoi passi
- Kankuro!- strillò la sorellina, alla quale la piccola mano era sfuggita dalla presa
Il bambino, con indosso già il cappellino da gattino (il suo preferito) era scappato verso la camera, attraversando il lungo
corridoio, trascinando i piedini morbidi.
Temari gli corse dietro, spingendo da un lato il fratellino minore Gaara che, ancora traballante sulle gambe da neonato, si faceva largo tra i suoi giocattoli disseminati davanti la porta (prepotente. Viziato. A loro non era permesso tanto spazio)
- mollala..- intimò Temari a Kankuro che, sulla porta della camera, teneva tra le mani una borsetta rossa, da donna.
- No!- scandì l’altro, con la vocina acuta e dispettosa dei bambini
- Kankuro! Non puoi portarla fuori!- continuò la bambina, strattonandogliela dalle mani
- Lasciala! Era di mamma…non è tua!- Strillava l’altro, agitando il capo ricciuto
- Neanche tua!- gridò Temari, strappandogliela dalle mani
La borsa cadde a terra, riversando il suo contenuto, le due bambole di pezza preferite di Kankuro e i trucchi della mamma.
Quegli stessi trucchi con i quali Kankuro continuava a impiastricciarsi la faccia.
Il bambino si accasciò a terra, scoppiando in un pianto silenzioso.
Temari raccolse gli oggetti, con una calma sconvolgente, per una bambina così piccola.
- non devi truccarti. Papà non ne è felice- disse infine, passando un fazzolettino con un fiore (sempre della mamma. Altra, ennesima reliquia) sulla bocca del piccolo.
- la mamma lo faceva…- singhiozzò l’altro, agitando il viso
- neanche la mamma sarebbe felice di vederti fare tutti questi capricci- tentò di sorridergli, porgendogli la mano.
Kankuro si sollevò da terra, fissando la borsa che Temari aveva nascosto in un angolo.
- Vieni Kankuro…dobbiamo andare, ora- disse la maggiore, scortandolo fuori della stanza.

 

 

 

Scusate l’attesa.. non vi so neanche spiegarvi l’ansia che ho…domani iniziano gli esami!! Paura!
Un ringraziamento e un bacione a tutti quelli che hanno letto questo capitolo…viva la pazienza di seguire una povera pazza!
Un mega e abnorme grazie a tutti coloro che lasceranno una recensioncina! Aspetto con ansia sempre i vostri pareri!

Baci baci

Roberta

 

Kaho_chan: ..per la classe sociale…anche io me lo sogno l’attico di Shikamaru e gli sfarzi di casa Sabaku no ( ma se è per questo… anche gli occhi e il fisico di Ino ^_^). Comunque sono sempre felicissima di leggere che la mia storia ti appassioni tanto! E soprattutto…Kiba! Il mio cuccioletto irritante!povero ci prova a fare il fascinoso con Ino ^^". E questi nuovi flashback?...da amante delle Shika/Ino ti ritieni soddisfatta? ^___^ ti ringrazio tanto per i complimenti…non ho altre parole!
Un bacione

Lupus: sono molto felice che tu abbia apprezzato la digressione sul passato di Temari, Kankuro e Gaara… è una parte a cui mi ero affezionata (anche se non sono ancora troppo soddisfatta).
E volevo, soprattutto, ringraziarti. I tuoi complimenti mi hanno davvero sollevato il morale ^__^…mi ripagano lo sforzo di gestire tutti questi fili che più va avanti più mi si ingarbugliano!.. ^^" a presto!! Fammi sapere!

Coco Lee: Come stai?...scusami ancora…forse ora mi tirerai anche qualche pomodoro! * Roberta si ripara dal lancio di kunai di Coco Lee – non pensavo fossi così decisa-* stanno aumentando le parti su Temari…io ci provo…ma prova a capirmi, non è una ragazza che ama rimanere nell’ombra * Roberta scrive sotto minaccia di Temari armata di ventaglio* ^__^
Le parti su Shika e Ino…mi piacciono più da bimbi, se devo essere onesta! Anche se Shikamaru…sbav sbav *ç*…tornando a noi… spero che mi farai sapere presto un tuo parere ^__^
Un mega bacione!

Isatachi: Crepi il lupo!!! Comunque…sono felicissima che la storia ti appassioni…per Sakura e Sasuke dovrai aspettare ancora un pochino, ma presto…manca poco! Davvero ti convincono Shika e Ino?...sono la parte più difficile da scrivere per me! E Kiba…è sempre più matto, povero cucciolone! Riguardo Temari, Kankuro e Gaara…sto cominciando ad amare scrivere su quei tre fratellini…dolciosi *.*…a presto! Fammi sapere cosa ne pensi! Un bacio

Rory_chan: sii!! Uniamo tutte le Roberte del mondo in un unico comitato! Vabbè, tralascia queste cacchiate da povera disperata per gli esami…^^"…l’incontro tra Sasuke e Sakura.. ovviamente che avverrà! Ma chissà se…no no…ti lascio nell’attesa!! Spero che il capitolo ti sia piaciuto…un bacione!!

Suzako:…per ora siamo confuse in due! Praticamente i personaggi si scrivono da soli (sorry, troppo Pirandello) …per Sasuke.. non lo so…mi dava del drogato! …la fine di Itachi credo di svelarla nel prossimo chappy…per ora… è solo un calciatore più emo del fratello ^_^
Ti si sta chiarendo il ruolo dei fratelli della sabbia?...se no, consolati e leggi qualche riga più su!^_^ ( grazie per la correzione!!)
Per quanto riguarda la vodka *Roberta nasconde la bottiglia sotto la sedia*…no, perché?!
A presto!
Perdona le scemenze che la crisi pre-esame mi ha portato a scrivere!
Un bacione commosso!

 

Roberta

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Capitolo 7
*** Inizia a piovere... ***


 
- allora, che ne pensi?- il ragazzo vestito con quel largo cappello colorato fissò la modella che osservava con ( finto) interesse il progetto del giovane
- Penso che rimani un bravo artista Deidy…- mormorò lei, portandosi alle labbra il calice
- Ino, non so se prenderlo come un insulto, mia adorata vipera!- sorrise lui di rimando, sistemandosi la chioma bionda anni 80 sulle spalle.
Ino sorrise, portandosi una ciocca dietro l’orecchio: e quell’ammasso di ferro colorato, secondo quel matto di Deidara, sarebbe dovuto diventare un complesso residenziale?
Forse per un acrobata del Cinque du Soleil… forse.
- è completamente realizzato con un programma di avanguardia per la realizzazione di forme alternative…- blaterava il giovane
Alternativo di sicuro, pensò lei, notando i bagni condominiali, praticamente disposti nel giardino pubblico ( come stilista e scultore Deidara era una delle punte di diamante della nazione, ma come architetto…)
- questo mondo non è ancora pronto per uno come me!- sbottò alla fine, sollevando gli occhi chiari al cielo
Ino trattenne una risata. Nessun mondo sarebbe mai stato abbastanza pronto per un tipo, come dire, esplosivo, come Deidara!
- se sei interessata, nell’altra sala c’è il programma che ho utilizzato. – continuò, sorridendo alla piccola folla che si era radunata, impensierita più che curiosa, attorno al suo "capolavoro".
- Non credo di essere la persona più indicata…non sono portata per queste cianfrusaglie tecnologiche!-

- te l’avevo detto che non ero portata per queste cianfrusaglie tecnologiche!- sbottò la ragazza, giocherellando con una ciocca di capelli che le era sfuggita dalla presa della fascia
- non mi spiego come tu abbia potuto ridurre il mio povero PC in queste condizioni- biascicò il ragazzo in piedi accanto a lei, cliccando forsennatamente sulla tastiera
- ti avevo avvertito!...e poi…mica è così grave no?- rispose Ino, osservando le linee scure che apparivano sullo schermo
- l’abbiamo perso!- dichiarò infine Shikamaru, rigettandosi sul letto supino
- cosa?- urlò Ino, voltandosi verso di lui
- il mio computer, la mia tesina già finita e…il tuo cervello. Baka…- rispose il ragazzo, sospirando rumorosamente
- e ora?!...come scriverò la tesi?- chiese la ragazza, sollevandosi dalla sedia
- e lo dici a me?fatti tuoi…io chiedo il portatile a Uchiha- Shikamaru sbadigliò rumorosamente, sistemandosi sotto la pala del ventilatore.
Avrebbero dovuto spostare gli esami di maturità a dicembre. Lui questa tesi la sosteneva da anni.
Era impossibile concentrarsi con tutto quel caldo.
Ino fissò il corpo del ragazzo steso a pochi centimetri da lei.
Certo che non era il più bel ragazzo della sua vita.
Certo che non era neanche il più simpatico.
Eppure, ora, chissà perché…
Cavolo Ino lo conosci da sempre...non puoi pensare quello che stai pensando. E soprattutto non è giusto quello che stai pensando.
Come se gliene fosse mai importato di cosa era giuto. Al diavolo!
Quando sentì le sue labbra premersi su quelle di Shikamaru, non seppe dare una spiegazione razionale alle sue azioni.
- che diavolo fai?- sbottò Shikamaru, passandosi la lingua sulle labbra inumidite
- volevo vedere se avevi una qualche reazione almeno a questo!...ti ho appena rotto il computer e non hai mosso ciglio!- rise lei, arrossendo
- ah- biascicò infine, sedendosi sul ciglio del letto
- già- mormorò lei, osservando gli oggetti sulla scrivania. Matite verdi, un peluche a forma di cervo, evidenziatori verdi (ma tutto verde?), il mouse, indovina?, verde e la piccola lampada.
Bene. Ora che aveva osservato tutte quelle cose inutili, cosa le rimaneva da fare per sfuggire all’imbarazzo?
- e così la tua tesina è davvero sulla bellezza?- chiese infine Shikamaru, sfogliando gli appunti che la ragazza (prima del cataclisma informatico) stava – tentando di – ricopiare.
- Si. E sulla donna come modello per gli artisti!- declamò lei, facendo un mezzo giro sulle lunghe gambe da stambecco
- Capisco- rispose lui, con la solita e inequivocabile espressione (inequivocabile? Insomma…cavolo era stato baciato. Era quello tutto ciò che sapeva esprimere?)
- E la tua sulla noia, mi hanno detto…- disse la ragazza, raccogliendo le sue poche cose nello zainetto viola (pochi ancora sapevano che sarebbe stato il colore dell’estate. Ma lei era Ino…).
La ragazza si avvicinò alla porta voltandosi verso l’amico
- bhe, io andrei, tanto ormai il computer è fritto…- disse infine, abbassando la voce. Il ragazzo mugugnò una risposta, arrossendo appena.
- Ino?- chiese infine, mentre la ragazza apriva la porta
- Che vuoi?-
- Baciare un amico non è segno di buona salute mentale. Specialmente se l’amico è il sottoscritto.- disse, fissando, con sguardo vuoto, le pale ruotare
- …uhm. Va bene. Vorrà dire che è vero che sono pazza- rise lei, asciugandosi le lacrime di sudore che le bagnavano la fronte
- …perché lo rifarei, Shika- sospirò, correndo via dalla stanza.
Shikamaru si lasciò scivolare sulla coperta (verde) del suo basso letto singolo.
Ci mancava solo la vicina di casa- migliore amica- compagna di classe- modella dilettante- sgualdrinella per hobby, invaghita di lui.
Shikamaru sospirò. Ci aveva messo tanto impegno per non notare quel suo corpo provocante che gli cresceva accanto, o quell’espressione dolce, nonostante il sempre eccessivo trucco.
E ora lei, per ricompensa di non averla trattata come tutti i ragazzi che la frequentavano, che faceva? Gli si gettava addosso.
Che palle.
Ino era una scocciatura, doveva ammetterlo.
Come doveva ammettere di essersi totalmente innamorato di lei.

Shikamaru voltò l’angolo, entrando nel bagno degli uomini.
Stava iniziando a sudare. Aveva incrociato lo sguardo di Gaara un altro paio di volte e, doveva riconoscerlo, avrebbe preferito trovarsi all’altro capo del mondo, piuttosto che con lui in una stessa sala. ( con lui.. anche una volta aveva desiderato vederlo sparire. Ma quelli erano altri pensieri, altro tempo. Smettila di tremare scemo. È solo un po’ di vento!)
Aprì l’acqua fredda e si passò una mano bagnata sul collo accaldato.
Calma, Nara, calma.
Respira e ripeti: Stai calmo.
Fissò la propria figura allo specchio, notando le piccole occhiaie scure che gli segnavano il viso.
Perfetto. Maledì Gaara ancora una volta, per poi insultare silenziosamente sia l’esposizione che il suo dannato capo.
Se non fosse stato per lui, a quest’ora Shikamaru sarebbe già stato sdraiato sulla veranda, intento a rilassarsi.
Ecco.
Rilassarsi.
Sbuffò ancora una volta.
Strano fosse così agitato (mai leggere gli oroscopi, segnatelo!), lui che di solito era noto per il suo sangue freddo.
Passò una mano sulle guance, decidendosi ad uscire dal bagno.
Spalancò la porta, sussurrandosi ancora che quella giornata sarebbe finita presto (venti e acquazzoni permettendo).
Tumpf.
Uno strano rumore ovattato.
- sei stupido?!- urlò uno voce femminile.
Shikamaru si sporse, osservando la ragazza bionda nascondersi il viso tra le mani.
Certo che ce n’era di gente magra, pensò, osservando le esili braccia e le gambe sottilissime.
Eppure quando lei sollevò gli occhi, poco mancò che il suo cuore smettesse di battere.
- Ino- non c’erano dubbi.
Era di nuovo lei.

 

Di nuovo lei.
Lei e il suo vestitino color pesca.
Lei e il suo profumo di cannella ( che poi a lui faceva davvero schifo).
Lei e le sue stupide bambole.
- Shikamaru, cerca di comportarti bene con la piccola Ino- gli aveva intimato la mamma, prima di lasciarli soli nella cameretta.
Ora avrebbe dovuto giocare o parlare.
Come se fosse facile trovare un argomento con quella mocciosetta che, con la scatola di colori in mano(ma chi gli aveva detto di prenderla?), si era seduta di fronte a lui e continuava imperterrita ad osservarlo.
- voglio colorare!- urlò la bambina, trapanandogli un timpano
- contento per te- rispose lui, posandosi un peluche sulla faccina ancora addormentata (altro motivo per odiarla? La mamma lo aveva svegliato solo perché lei era venuta a "fargli visita")
- e i fogli?- chiese, imbronciando il visino roseo
- non sono il tuo schiavo. Nel cassetto- rispose, sollevando stancamente il braccio additando la scrivania
- si più educato! Altrimenti chiamo Yoshino- rispose la bambina, alzandosi in piedi e mostrandogli la lingua.
- Un giorno te la taglio, la lingua, brutta peste…- sibilò lui, socchiudendo gli occhi.
Ecco. Chiudere gli occhi. Per riposare.
Per non pensare.
- YOSHINO!...-
Infatti.
- Shikamaru, se non giochi con me…- intimò la ragazzina, buttandogli dei colori addosso.
- Mi ucciderai?- chiese lui, tentando si ricomporsi, ascoltando i passi infuriati della madre nel corridoio
- No, credo che lo lascerò fare a lei!- sorrise beffarda la ragazzina, gonfiando gli occhi di lacrime ( finte. Shikamaru sapeva bene come Ino fosse capace di recitare bene. O, almeno, lo avrebbe imparato, un giorno).
Il ragazzino socchiuse gli occhi scuri quando la mamma entrò nella stanza, strepitando come un’oca (non che lui non fosse abituato. A volte era la constatazione dell’ugola della madre a spiegargli perché suo padre era sempre così intontolito la sera. Era ancora così innocente).
- che ti avevo chiesto?- gridò, osservando la piccola Ino nascondersi il visino tra le mani, ancora scossa dai tremori del pianto
- di fare il bravo con questa strega…- rispose il bambino, sbadigliando
- Nara!- lo riprese la madre, accarezzando la testolina bionda di Ino
Lui si sdraiò affondando la testa nell’ennesimo peluche a forma di cervo (che gusti strani, a quale bambino piacevano i cervi? Ino se l’era chiesto tante volte) alzando solo per un attimo gli occhi, incrociando quelli di lei.
Celesti, senza ombre, solo un po’ di lacrime.
Come due pozze d’acqua.
Troppo chiari per essere mare, troppo liquidi per essere cielo.

 

Troppo chiari per essere mare, troppo liquidi per essere cielo.
Strano l’effetto di specchiarsi in quegli occhi, dopo tanto tempo.
- Ciao Yamanaka…- disse, abbassando lo sguardo
Osservò il vestito seguire le esili forme del corpo della ragazza (corpo che lui conosceva dannatamente bene. O almeno così gli sembrava di ricordare. Strano, li c’era più seno una volta. Ma cosa vai a pensare!) , e aspirò l’odore dolce che emanava ( quello era lo stesso, invece. Cannella. Disgustosamente melenso).
- Ehi, sei tu…- rispose lei, arrossendo violentemente.
Cavolo.
Era irriconoscibile.
Shikamaru Nara.
Trattenne il respiro.
- che coincidenza…stamattina pensavo proprio a te…- si ritrovò a dire, cercando lo sguardo del ragazzo
- anche tu mi torni spesso in mente.- disse lui, fissandola
Lei sentì un dolore alla base dello stomaco.
Ma cosa le prendeva? Avrebbero dovuto (ma avrebbero voluto?) comportarsi come vecchi amici, dopotutto…
- e alla fine?...cosa fai nella vita? – chiese ancora, sfuggendo dallo sguardo (severo?) del ragazzo
- un lavoro normale. Tutta la mia vita è sempre una vita troppo normale, Ino- disse lui, scuotendo le spalle.
Vita troppo normale: ecco.
Erano iniziati lì i problemi.
- eppure…- Ino osservò il vestito firmato che Shikamaru indossava con la massima trascuratezza, l’orologio prezioso e la camicia costosa appena inumidita alla base del collo.
Doveva aver caldo.
Come sempre, in fondo.
- non me la passo male- concluse lui, passandosi una mano tra i capelli neri e folti.
Ino fissò il gesto con quella consapevolezza che credeva di aver perso.
Ora avrebbe sbadigliato e poi alzato gli occhi al cielo.
Lo sapeva, Ino, e tremò.
Shika faceva così quando stava per troncare una discussione.
Quando voleva andarsene.
Ma lei non glielo avrebbe permesso, in fondo.
Aveva già sbagliato, a lasciargli chiudere quella porta. Senza rincorrerlo.
- dovrei andar…- iniziò a dire lui, interrotto però dalla mano ferma della ragazza
- credo proprio di no, signorino!...mi hai quasi rotto il naso. Il minimo che tu possa fare ora, è offrirmi da bere!- intimò lei, mostrandogli un sorriso (il più bello. Era così strano non sentirsi sola, ogni tanto)

- Hinata, sei sicura che sia questo il lavoro che vuoi davvero fare?- Sakura le era seduta accanto, sfogliando distrattamente l’ennesimo libro di anatomia
- P..perchè Sakura-chan?- rispose la ragazza, sollevando lo sguardo dalla catasta di appunti che aveva sparpagliato sulla scrivania
- Non lo so…hai mai voluto fare altro?- chiese ancora l’altra, ravvivandosi i capelli nella coda scapigliata
- Io?...impossibile!- sorrise la mora, afferrando il bicchiere di latte e menta sulla scrivania
- Umh…- mugugnò Sakura, rigirandosi tra le dita il foglio di iscrizione della facoltà di lettere, trovato, nel cassetto delle cose da dimenticare, quella mattina
- A casa mia sono tutti medici da generazioni…- riprese Hinata, allontanando il bicchiere dalla labbra chiare
- A casa mia non volevano certo una "letterata disoccupata"!- sorrise Sakura, infilando il foglio dietro la copertina del libro
- …e poi…aiutare la gente mi piace…- l’interruppe Hinata, mostrando un timido sorriso
- …sei così dolce…- rise Sakura, osservando la camera dell’amica
Nessun poster, nessuna foto. Qualche ripiano con dei libri di scienze e biologia, un armadio scuro, una scrivania sempre piena di fogli.
Una vita per lo studio.
Ciò che non si fa con la capacità innata, si fa con l’impegno.
E questo Sakura lo sapeva bene.
- …dai, almeno tu un po’ sei portata!...io tremo ancora quando vedo una ferita!- scherzò lei, passando una mano sulla testolina scura dell’altra ( che appariva sempre così fragile)
- eppure non sembra più- mentì l’altra, nel duplice sforzo di sembrare credibile e mascherare il tremore della voce.
L’abilità innata non serviva se accanto avevi l’impegno personificato.
Sakura non era nata per fare il medico. Ma lo sarebbe diventato.
Se lo era giurato.
- e poi, troveremo i nostri principi azzurri in corsia no?- le fece l’occhiolino, mentre l’altra arrossiva
- allora…il mio dovrà essere moro e misterioso, avvolto nel suo diabolico mantello! Il tuo, invece…mmm…-si portò un dito alle labbra, sollevando pensierosa gli occhi - secondo me, per te, va bene il classico principe azzurro, biondo e con occhi chiari, coraggioso e simpatico!- concluse, scoppiando a ridere
- sei proprio matta, Sakura-chan…- bisbigliò Hinata, nascondendo lo sguardo tra la pila di fogli
- matta?...io dico illusa- la voce profonda alle spalle fece rabbrividire la mora, che strinse la mani pallide al libro con forza. Neji.
- speriamo che non siano tutti scorbutici come tuo cugino, in ospedale!- rise, infine, Sakura scoccando un’occhiata furente al ragazzo, al primo anno di praticantato.
Hinata arrossì.
Neji era entrato nella stanza ( il solito tempismo perfetto), ignorando volutamente le due ragazze ed l’acido commento della "ragazzina dai capelli rosa".
- cerca di divenire un medico, intanto, Hinata. – le disse freddamente, ricordandole implicitamente i tre esami che le erano rimasti indietro nella durissima tabella imposta dal padre.
- Cerca di farti gli affari tuoi- sibilò Sakura, mentre il ragazzo chiudeva la porta.
- Ha ragione… prima di aiutare gli altri, devo esserne in grado- concluse Hinata, ascoltando il suono sordo di una porta che lontano, nella grande casa, sbatteva.

 

Hinata sbatté la porta alle spalle, continuando a tremare.
Sulle gote il rossore ancora non riusciva a schiarire e il tremore delle mani non intendeva diminuire.
Respirò profondamente chiedendosi da quanto non pensasse più al principe azzurro.
Perché, ora come ora, le sembrava proprio essere il ragazzo steso nel letto della 307.
Arrossì nuovamente, cercando di calmare il respiro.
Anche se ancora non era in grado di controllare le proprie emozioni a dovere ( arrossiva e tremava lei. Certo Sakura piangeva. Ma almeno lo faceva di nascosto ormai, non voleva mica disturbare qualcuno, lei) tutto quel rossore avrebbe insospettito anche Sakura.
- ehi, Hinata, stai bene?- infatti.
Sollevò lo sguardo, incontrando gli occhi chiari (ma mai quanto i suoi) dell’amica.
- ce…certo!- sorrise – tutto a posto- concluse, controllando l’affanno della voce.
Sakura la squadrò per qualche secondo, sospirando.
- Allora, il paziente?- chiese, avvicinandosi per afferrare il pomello della porta.
Hinata schizzò lontano, garantendosi un’occhiata sospettosa da parte di Sakura.
- è ancora vivo o l’hai fatto fuori?- chiese Lee, sorridendo.
Le ragazze lo fissarono esasperate (era dalla mattina che provava a fare una battuta decente. Povero Lee, proprio non era il suo forte)
Sakura forzò la porta della stanza, osservando il ragazzo che, approfittando della temporanea assenza di controllo, si stava già rivestendo.
- EHI!- urlò, osservando la schiena del giovane che si divincolava per allacciarsi i jeans pallidi dall’usura
Naruto si voltò, sollevando le braccia in segno di resa.
Inutile dire che i vecchi jeans scivolarono a terra, rivelando le gambe muscolose e gli slip del ragazzo.
E inutile aggiungere le diverse reazioni del disgraziato pubblico.
Sakura abbassò lo sguardo indignata, urlando e gesticolando al ragazzo di rivestirsi.
A Lee scappò una risata, prima di notare un tenue rossore sulle gote dell’altra. Bene. Ora doveva essere geloso di quel biondino?
Ed Hinata fu già tanto che si trattenne dallo svenire.
Lei, con i ragazzi, era una vera frana.
- scusate…- mormorò Naruto, chinandosi per raccogliere i resti dei suoi pantaloni.
- Ma si rimetta il camice!- urlò nuovamente Sakura, trascinando via Lee e Hinata ( specialmente Hinata. Ma che diavolo le prendeva, ora?) dalla stanza.

 

Sasuke respirava profondamente l’aria secca di quella giornata primaverile.
Non gli piaceva quel vago odore che aleggiava, però, intorno l’ospedale.
Lui, in quel cavolo di posto non avrebbe dovuto tornarci.
Ma, Naruto, dannato lui e le sue stupide crisi.
Come se fosse facile, secondo Jiraya, fargli la guardia.
Naruto era il ragazzo più complicato di quel centro di recupero.
Non solo orfano e vagabondo, raccattato da Jiraya durante una delle sue "ispezioni notturne" in periferia ( vecchio porco), ci si metteva pure quella sua strana malattia nervosa.
Per non contare quell’assurda fissazione di divenire un calciatore professionista…
- come lo eri tu, Sasuke!- gli ripeteva sempre, ignaro del dolore aperto dall’uso di quel tempo verbale. Il passato.
Ed ignaro di quante volte, anche il piccolo Sasuke, l’aveva ripetuta.
Addirittura quel giorno, pensò il moro, voltandosi al suono di un’ambulanza.

 

- Diventerò un calciatore come lo eri tu, papà!- trillò il ragazzino, afferrando la mano della madre, fermi davanti l’uscita del campo di allenamento.
L’uomo si voltò distrattamente, scrutando il visino paffuto del ragazzino.
- certo, amore!- gli sorrise la madre, lasciandogli un bacio sulla fronte, chinandosi
Itachi camminava verso di loro, verso quell’allegro quadro famigliare, con l’aria stanca ed annoiata di chi sa di tornare all’inferno ( poteva essere quello il tuo inferno, Itachi? Erano solo una madre amorevole e un padre orgoglioso).
- mamma, papà…- salutò il ragazzo, gettando la borsa nel cofano della macchina scura
- Itachi!- gridò Sasuke, saltandogli al collo.
Il ragazzo sembrò quasi sorridere, scompigliando i capelli del ragazzino
- buono Sasuke, un po’ di calma…- lo riprese la madre, continuando ad esibire un sorriso sereno, mentre il ragazzino, imperterrito, tentava di abbrancare il fratello.
- Ascolta tua madre, Sasuke- tuonò il padre, afferrando le chiavi dell’auto
- Guido io- disse deciso il maggiore, strappando il mazzo dalle mani del padre.
Il genitore fissò il ragazzo per qualche secondo, prima di aprire lo sportello posteriore, dove Sasuke, ridendo, si precipitò
- guida Itachi!- rise, fissando il fratello con un’aria di venerazione.
Il ragazzo, seduto al posto di guida, voltandosi gli lasciò un leggero buffetto sulla fronte.
- un giorno mi insegnerai a giocare a calcio, fratellone?.. e a guidare, vero?- chiese il ragazzino, nel suo turbine di ammirazione, affetto ed adorazione
- intanto pensa a crescere- rispose l’altro, mettendo in moto.
- La cintura, Itachi!- lo sgridò la madre, con aria preoccupata.
Ma quali cinture, pensò Sasuke. Con Itachi si era in una botte di ferro.

Ferro. Ferro il ragazzino ne vide tanto, attorno a sé, qualche ora dopo.
Quando, schiacciato tra le lamiere, cercava disperatamente di non guardare gli occhi spalancati della madre, che continuavano ora, vuoti, a fissarlo.
Perché anche se Sasuke era solo un bambino, aveva imparato cosa fosse il dolore e l’angoscia.
In quei pochi attimi che lo divisero, per sempre, dalla sua infanzia.
Quella sgommata nel terreno umido, quel boato, che gli fece male alle orecchie, quel grido. La mamma. Male, male, fa male.
E male ne provò fino a svenire, finché non fu la nenia lontana dell’ambulanza a destarlo.
Quando il cielo gli si squarciò davanti, con la sua bella luna rossa e la sua notte luminosa.
Perché sarebbe stata una bella serata, se non fosse rimasto solo.
- è vivo!- gridava uno degli infermieri
- i genitori non ce l’hanno fatta…- sospirò un altro, sollevandolo.
- Chi guidava?-
- Non lo so…non c’è nessuno. Il bastardo è scappato.-
Come scappato?
Itachi non scappava mai.
O forse si…
- non ha neanche chiamato aiuto…- disse una voce, ora lontana.
Tutto faceva troppo male, per restare svegli.
- …credo che prima di scappare abbia tirato fuori il ragazzino…-

Ed eccomi tornata *Roberta annaspa tra i libri che ancora la circondano*…scusate la lunga attesa, ma questi esami proprio non hanno intenzione di finire!^__^
Nei ritagli di tempo ( perciò perdonate gli eventuali errori, manchevolezze, follie) sono riuscita a tirare fuori questo capitoletto, spero di non avervi deluso troppo ç__ç

Aspetto i vostri commenti, ma sappiate di parlare ad un animo piagato dallo studio ( studio…che orrida parola da pronunciare in pieno luglio! ^_^).
Un bacione a chi lascerà un commentino e un grazie a chi comunque leggerà senza commentare…

Un ringraziamento speciale a :

Isatachi: *___* mi hai mandato in estasi contemplativa da complimento!!^__^ sono così felice che ti piaccia…i flash back sono la mia passione, sapere che apprezzi tutto l’impegno che ci metto ad inventare ricordi mi lusinga molto! Davvero ti ho fatto commuovere? Me emozionantissima! Ti è piaciuta la parte sui fratelli Uchiha? Che ne pensi di Itachi?...non credo che sia davvero il massimo, ma è uno dei personaggi più complicati per me! Sono davvero ansiosa del tuo giudizio! Baci baci!

Tinabrella: una nuova lettrice! Sono contentissima che la mia fic ti piaccia!! *__* ma che dici?? "Sopravvissuta, ero con la testa"…mi fai arrossire!! ^///^ Tutti i tuoi complimenti mi hanno fatto impazzire!! Graaaaazie! Sei dolcissima!spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! baci

Kaho_chan: effettivamente, ripensandoci, Ino comincia a spaventare anche me…forse verrà ingaggiata per il sequel della "bambola assassina"…già da piccina, era una peste vero? …la Ino/shika per ora prosegue per i tuoi gusti? Chiedo ad una vera intenditrice U__U…^__^!
Per Temari concordiamo…per me è molto bella ma per ora volevo evidenziare la sua principale differenza con Ino…l’impressione di Shika…poi certo.. bwawawawawa! chissà!^_-
E soprattutto…concordiamo su Kiba…io mi sto innamorando di quel poverino! …aspetto un tuo commentino, sempre iper-graditissimo! Baci baci

Rory_chan: per ora no…ma si appresta, il fatale incontro…^__^ ( fatale sarà un’anticipazione!^__^ chissà!). comunque grazie tantissimo per i tuoi complimenti, mi fai arrossire. Spero di riuscire a farti apprezzare Temari…ora sarà la mia missione!^__^ scherzo! Baci!

Suzako: inutile dirti cosa voglia dire leggere "splendido capitolo" da parte tua…*__* comunque se non ci capisci niente è buon segno, secondo il mio psichiatra vuol dire che sei normalissima! …kiba/ino, ehm…fuochino! Mi piace sperimentare…mah, chissà…^__^

Kekkafrepunk: ^///^ grazie, mi fa piacere che la mia storia ti piaccia!! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!! Davvero *__* …p.s. crepiiiii il lupo!!^__^

Lupus: *__* questa rientrava tra le diverse ipotesi? Onestamente so che è un po’ scontato e che il loro diverso atteggiamento per ora pare ingiustificato ma…cercherò di chiarire il prima possibile…baci baci! Roberta grazie per i complimenti!!

Eryn90: Spero che la mia ficcy ti piaccia ancora, anche se forse i pairing potrebbero confondersi un po’ man mano che la storia prosegue…

Coco Lee: attendevo il tuo commento con un’ansia terribile…credo che tu abbia capito a cosa miro, e da un lato, mi dispiace deluderti con un pairing che non ami…ma ti assicuro che sapere che continuerai a leggerlo nonostante questo mi riempie di vera gioia. E un’ode alla tua superforza di volontà, che stimo e venero come una dea! ^__^ ti piace Kiba?...^__^ sto cercando di renderlo il più simpatico possibile, sarà che mi fa tanta tenerezza! ( o che è carinissimo…ops )…e questo renderlo gradevole..forse…ha un altro scopo! Bwawawawawa! comunque attenderò un tuo giudizio !
p.s. come vanno gli spigoli di casa? Li hai ammaccati tutti a forza di testate? ^__^
p.p.s. Gaara con gli occhiali…sbav sbav *ç*
p.p.s. sei dolcissima, non c’è bisogno di scusarti! Dovrei essere io a vergognarmi dei tempi tra un capitolo e l’altro!

 

Un bacione a tutti!!

Roberta

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Capitolo 8
*** dietro quella porta ***


ino modella 8

Il bicchiere gli sembrava stranamente pesante tra le dita.
Intorno a lui la folla si era un po’ diradata, lasciando lo spazio appena sufficiente per respirare.
Essere a capo di un’azienda era sempre un grosso problema, dal quale però lui, Gaara, non si era mai esento.
Lasciò lo sguardo ricadere sulla superficie tesa dell’alcool nel bicchiere, specchiandosi in quel lago giallastro.
Occhi cerchiati ( dormiva sempre troppo poco, dannate responsabilità) e zigomi marcati.
Per non parlare della zazzera rossa che gli ricadeva insistentemente sugli occhi chiari.
Avvertì il frusciare divertito di gonne attorno a lui. Si ricordò solo allora di quanto quella maschera che aveva in viso, che a lui pareva tanto terribile, potesse piacere alle donne.
Ma le donne, di questo ne era sicuro, glielo aveva insegnato proprio il peggior maestro, erano una vera scocciatura.
Decantò il whisky, portando il bicchiere al naso sottile, mescolando l’odore della folla, profumi melensi ( tra cui uno insistente di cannella) e sudore acido, al forte sapore dell’alcool.
Sorrise insoddisfatto.
Nara non avrebbe dovuto trovarsi lì.
Ma ormai ogni tentativo di trascinarlo via era inutile.
Imprecò sottovoce. Quella situazione non gli piaceva.
Sollevò lo sguardo che penetrò nella sala.
Quando però si posò su un ragazzo alto e una biondina che lo trascinava deglutì.
- cazzo Nara. – mormorò, guardando l’orologio.
- Non sai tenerlo nei pantaloni- rise.

- Non avrei potuto aspettarti direttamente da me?- chiese il ragazzo dai capelli rossi, ondeggiando il blocco di appunti fuori dal finestrino.
- No. È questione di un secondo- replicò il moro, sbuffando, con la testa reclinata sul volante dell’automobile.
Gaara alzò gli occhi al cielo.
- non capisco comunque perché siamo dovuti venire qui…- già vedere qualcuno dopo le lezioni universitarie era un concetto difficile per lui da mandar giù, se poi quell’imbecille di Nara si metteva a fare gli appostamenti a quella ragazza….
- Ino torna oggi dalla sua prima sfilata a Parigi. Volevo portarla a casa…siamo di strada- replicò Shikamaru, sempre ad occhi chiusi - …e sarà la terza volta che te lo fai ripetere. Il gene della furbizia in famiglia manca a tutti allora. Credevo fosse una peculiarità di Temari.- continuò, stiracchiandosi.
Ecco, il rapporto che si era instaurato tra i Sabaku no e Nara poteva riassumersi in poche parole: si odiavano profondamente.
In particolare tra la " donna con troppo testosterone" ( definizione di Shikamaru) e il "ragazzino con troppo poco testosterone" ( definizione di Temari). Gaara, in questo turbinio di insulti che gli vorticava attorno, aveva scelto, al contrario di Kankuro, che ne sembrava quasi divertito, una posizione di apatica imparzialità.
- se la tua spilungona non si fa viva entro dieci secondi, te lo prometto Nara: ti uccido con le mie stesse mani-
Shikamaru si voltò verso l’altro che, come se avesse appena parlato del tempo, si puliva con disinvoltura le lenti degli occhiali.
Quel ragazzo sapeva essere davvero inquietante.
- eccola…- mormorò infine, aprendo lo sportello.
Una sottospecie di bambola, incartata in un vestitino viola eccessivamente corto, usciva dalla porta a vetri dell’aeroporto, insieme ad una carovanata di altri manichini ambulanti.
Occhi di un bel azzurro, Gaara poteva scorgerli anche a grande distanza.
Capelli chiari, inaspettatamente curati, nonostante il lungo viaggio.
Sorriso un po’ troppo tirato. E Gaara lo conosceva bene ( era anche il suo). Era falso.
Shikamaru, nel frattempo,le si era avvicinato, con la sua solita andatura ciondolante.
La ragazza sembrava averlo scorto, ma, come imbarazzata, lo aveva salutato solo con un rapido cenno della mano.
Il ragazzo si portò una mano tra i corti capelli rossastri.

- Ehi- biascicò il ragazzo, fissandola avvicinarsi con la piccola borsa a rotelle.
- Ehi…- mormorò lei, voltandosi ancora verso il gruppo di ragazze che spariva dietro l’angolo.
Poi sorrise, gettando le braccia al collo del fidanzato che, imbarazzato, le accarezzava i lunghi capelli.
- mi sei mancato!- strillò, coprendogli la faccia di piccoli baci
- smettila Ino!- sorrise lui, cercando di divincolarsi dalla stretta di lei.
- Vieni con me?- chiese infine, indicando la sua utilitaria verde, parcheggiata poco distante.
- No amore…ci portano a casa quelli dell’agenzia. – rispose la ragazza, scompigliandogli i capelli scuri.
Lui cercò di bloccarla ma, appena lei gli sorrise, lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi.
Non c’era speranza, per uno come lui.
Con le donne non aveva spina dorsale ( e Temari? Bhe, lei non si poteva mica identificare come donna).
- Nara, tutta questa dolcezza mi sta facendo salire la glicemia…- la voce alle sue spalle lo fece sussultare.
- Gaara, tornatene in macchina. Arrivo subito…- rispose, cercando di mantenere un contegno.
Sicuro solo di una cosa… c’era qualcosa in quei tre fratelli che gli faceva proprio saltare i nervi.
Il ragazzo si era avvicinato, stanco ormai di assistere alle tenere effusioni dei due piccioncini.
Ino sembrò osservarlo con attenzione per qualche secondo.
Aveva già visto da qualche parte quella faccia…come scordare degli occhi del genere…
- Ma tu sei Sabaku no Gaara!- strillò alla fine, sciogliendosi dall’abbraccio del fidanzato
Il rosso sollevò lo sguardo disinteressato sulla ragazza, che ora gli sorrideva.
- si è lui…- intervenne Nara, stranamente insospettito.
- Bene!...il famoso erede dei Sabaku…- mormorò Ino, imprimendo un bacio sulla guancia del fidanzato, prima di voltarsi per raggiungere il gruppo.
Subito dopo, però, aver scoccato un’inequivocabile occhiata all’altro.
Ino sorrise. Quella giornata si stava mettendo al meglio.
- andiamocene a casa…Temari starà cercando di fuggire, magari se facciamo in tempo, Kankuro avrà il suo spettacolino quotidiano…- sbuffò Gaara, tornando verso l’automobile.
Certo, ora, che Nara, almeno qualche volta, aveva ragione, nella sua esasperata misoginia.
Shikamaru, con uno strano sapore di sconfitta in bocca, inserì la marcia, lasciandosi alle spalle le piste dell’aeroporto.
Aeroporto e Gaara.
Queste due parole avrebbero contribuito a cambiargli la vita, qualche anno dopo.

 

- allora…che novità ci sono?- chiese Ino, porgendogli un calice, nel quale piccole bollicine risalivano faticosamente.
- Niente di interessante- rispose il ragazzo, portandosi una mano sotto il naso.
Gli prudeva. Qualcuno stava pensando a lui.
- sei fidanzato?- chiese la ragazza, arrossendo.
- No. E comunque non capisco cosa ti possa interessare.- replicò il ragazzo, stringendo gli occhi a fessura ( un vizio che non era suo. Quello, dannazione, l’aveva imparato. Cazzo. Pensava di aver rimosso quel periodo).
- Ohi, scusi signorino! Credevo di lusingarti…- si sforzò di sorridere lei, sentendosi incredibilmente in imbarazzo
- Mpft…- mugugnò lui, scolandosi l’ennesimo bicchiere ( la peculiarità di odiare il sapore dell’alcool l’aveva sicuramente ereditata dalla famiglia di sua madre. Inutile rammentare, al contrario, la caratteristica di suo padre)
- Mi dispiace…- mormorò infine lei, abbassando gli occhi chiari, osservandosi la punta delle scarpe costose.
- Strano- rispose lui, arrossendo
- Cosa?- chiese Ino, increspando le labbra in un sorriso
- Sentirti chiedere scusa…-

- potresti almeno scusarti- il ragazzo era entrato nella stanza e la fissava con uno strano sguardo rabbuiato.
- Amore?...- Ino gli sorrise, sistemando gli ultimi panni nella borsa
- Amore un cazzo…- l’interruppe lui, sbattendo sul letto la rivista
- Shika!- urlò la ragazza, sgranando gli occhi chiari – che cavolo fai?-
Shikamaru la fissava ancora, con le guance arrossate, lo sguardo torvo.
- leggi pure…pagina dodici…- disse solamente, indicandole la rivista con un cenno del capo, portandosi le mani nella tasca dei jeans.
Ino guardò infastidita la rivista per poi scoppiare in una risata
- vorresti dire che sei arrabbiato per quello?- chiese, afferrandola
- leggi!- urlò il ragazzo, mantenendo però un’espressione distaccata
Ino lo fissò sconcertata. Non lo aveva mai visto in quello stato.
Eppure, cavolo, lo conosceva da così tanto tempo.
Era cambiato ( erano cambiati. Ma Ino, allora non aveva ancora capito).
- vediamo…cosa dovrei leggere?- chiese osservando, con malcelato dispiacere, la sua gigantografia al centro dalla pagina ( quel vestito rosso le stonava con la carnagione troppo chiara. Eppure ci teneva tanto a quel servizio)
Shikamaru le strappò di mano la rivista, scorrendo rapidamente la pagina con lo sguardo
- " fidanzato? Lei scherza! Io sono un’anima libera…e il lavoro non mi permette nulla di tutto ciò"- lesse il brano
dell’intervista, con voce atona
Ino sorrise, allungando le braccia verso il suo collo
- e tutto qui? Me l’hai detto tu che non volevi essere coinvolto nel mio "scocciante hobby"- rise lei, cercando di imitare la voce del ragazzo
- zitta- rispose i ragazzo, stringendo il pugno attorno la rivista. – " "ma qualche giorno fa ho conosciuto un ricco imprenditore…e forse…bhe non voglio anticipare nulla!" Ino arrossisce, guardando pensierosa fuori dalla finestra. Sarà già amore? Voci indiscrete dicono si tratti di un ricco erede…"- Shikamaru alzò lo sguardo velato dalla rabbia.
- Lo sai che i giornalisti esagerano…- Ino si sedette sul letto, arrossendo violentemente.
- È Gaara?- chiese lui, in un sibilo
- Shika…- Ino alzò gli occhi – non sarebbero comunque affari tuoi…-
- Non neghi di aver detto quelle cose, quindi- il tono era glaciale. Così diverso…da Shikamaru. Dal solito, Shikamaru
- Potevo dire forse che sto con un ragazzo così "normale"?- chiese lei, alzandosi in piedi
- Normale?- Shikamaru la fissava ora con stupore. Che diavolo voleva dire quel "normale"?
- Normale! Normale!- rise la ragazza – vuoi fare l’impiegato in banca! Io la modella e girare il mondo…tu odi persino farsi un giro fuori città nei week-end!-
Shikamaru sembrò quasi vacillare.
La fissò ancora, stavolta con un’espressione addolorata.
Che si tramutò, poi, in vivo disprezzo.
- mi fa piacere allora, Ino, comunicarti che la tua vita, da oggi, sarà ancor più straordinaria…- sorrise, accarezzandole una guancia.
- Che dici, Shika?- sospirò lei
- Ti ho amato molto…in questi ultimi anni, Ino.-
Ino balzò dal letto, con le guance arrossate
- ma credo che non abbiamo, oramai, più niente in comune-

- non credo che abbiamo ancora qualcosa in comune, Ino…-
Shikamaru posò il bicchiere sul vassoio che il cameriere gli porgeva, osservando le guance arrossate della ragazza e gli occhi appena lucidi.
Una ferita sembrò aprirsi nel petto del giovane.
Non aveva mai amato vederla piangere.
Piuttosto era sempre scappato.
A dir la verità si era più volte chiesto se lei, quel giorno, dietro a quella porta, si fosse messa a ridere.
- Shika…- mormorò la ragazza, perdendo la sua classica aria sorniona.
- …ma in fondo è stato bello trovarti qui…- l’interruppe lui, sorridendole
Ino sorrise, specchiandosi nei suoi occhi scuri.
Quegli occhi che, dopotutto, non era mai riuscita a dimenticare.
Lui sorrise, alzando gli occhi al cielo
- sei la solita scocciatura… con questo faccino triste! Mi hai fatto venire fame!- rise, afferrando un panino dal buffet
- sembri Choiji…- si ritrovò a dire, quasi il tempo non fosse mai passato.

 

 

Kankuro balzò fuori dall’auto, stiracchiandosi.
- smettila idiota!- gli intimò la sorella, intenta a sistemarsi il vestito
- su siamo arrivati!- le sorrise, schiudendosi in un largo sorriso.
Temari strinse gli occhi a fessura ( brutto vizio, le si leggeva subito quando era indispettita) mormorando qualche insulto.
Doveva rimanere calma.
Sarebbe andato tutto…
- andrà benissimo, sorellina…- Kankuro le porgeva la mano, tranquillo.
Come potessero permettersi di essere tranquilli.
La Suna stava subendo ingenti perdite in borsa e Gaara ultimamente, si era mostrato ancor più scostante.
E Temari ne aveva sofferto così tanto.
- certo che andrà benissimo!- rise lei – dopotutto l’ho fatto io!-
- così ti voglio!- concluse il ragazzo – aggressiva!-
Temari scoppiò in una risata contagiosa, rigirandosi la borsetta tra le dita.
Niente, no, davvero niente avrebbe potuto rovinarle il suo trionfo.
Un trionfo che le era costato così tanto tre anni prima.
Una lacrima tentò di affacciarsi alle ciglia, scacciata da un rapido scuotere del capo.
Sei forte Temari.
- Almeno prova a crederci…- si disse, mormorando, salendo la ripida scalinata.

- sono stupida- disse improvvisamente Temari, fermandosi.
- Di questo ne sono a conoscenza da molti anni, come mai quest’illuminazione fulminante?- e ora da dove veniva una battuta così arguta da parte di Kankuro? Troppo Gaara, decisamente troppo Gaara.
- Ho lasciato il cellulare in macchina!- rispose la ragazza, rovistando nella minuscola borsa
- E perché tirarlo fuori?-
- Pensavo Gaara volesse chiamarci!- rispose lei, cominciando a correre verso il parcheggio – tu entra e avverti Gaara che sto arrivando!- urlò ancora, voltando l’angolo.

- ti avverto, Gaara sta arrivando- la ragazza si era avvicinata a Kankuro che, in piedi, sistemava degli appunti sulla scrivania del padre
- ha deciso di venire per i funerali, allora?- chiese, spostando lo sguardo sulla sorella, vestita di scuro
nonostante tutto, si- disse lei, portandosi una mano alla tempia.
Quella situazione li stava distruggendo.
Dopo la morte di sua madre la sua famiglia era andata a rotoli, vero, ma ora che era morto anche suo padre…
- sono cinque anni che è in collegio… chissà se lo riconosceremo…- disse il ragazzo, sedendosi sulla poltrona polverosa.
Sbuffò, cercando di piegare le labbra in un sorriso.
- credi che ci volesse bene?-
- chi?- la ragazza lo fissava interrogativa, piegata dal dolore alla testa
- nostro padre… dopotutto ha rinchiuso Gaara in collegio e riguardo noi due…non è che ci abbia poi mai viziato- disse Kankuro, abbassando lo sguardo.
Temari si sforzò di sorridere, come una madre ( come Sua madre. Anno dopo anno le assomigliava, dannazione. Il padre le rimproverava sempre quel suo sorriso. Troppo rancore, troppo)
- credo che abbia cercato di fare il bene dell’azienda.- Temari era sincera. Se c’era qualcosa che sua padre amava indiscriminatamente era proprio quella. Solo, quella.
- E al nostro?...al suo?- si chiese Kankuro, osservando la foto che svettava tra le carte.
Due bambini, una femmina dallo sguardo triste e un maschietto dagli occhi bassi, si stringevano, come spaventati, davanti all’imponente figura di un uomo ( una gigantografia del maschietto, forse) che tra le braccia stringeva un esserino dai pochi ciuffi rossi.
Gaara.
- non so risponderti Kankuro- Temari si avvicinò alla porta – domani le esequie sono alle dieci. Lui sarà qui stasera. Vado a fargli preparare una stanza.-
Kankuro rovesciò la foto, sospirando.
Se quella era una famiglia…

 

- Gaara!- il ragazzone gli si avvicinò alle spalle, sulle labbra un sorriso malcelato.
Kankuro era un idiota.
- Temari dov’è?- chiese l’altro, continuando a fissare, distratto, in fondo alla sala
- ha dimenticato il cellulare. Due minuti ed è qui…- sospirò il fratello, afferrando uno dei bicchieri.
Gaara lo fissò in tralice.
Se iniziava a bere…la sua capacità di non sopportare l’alcool era nota anche ai sassi.
- posa quella cosa e stammi a sentire. C’è un problema…-
l’altro, con le labbra appoggiate al bicchiere, lo guardò stupito.
Un problema? Per Gaara i problemi non esistevano, di solito. Lui le difficoltà le affrontava.
- che dici?- chiese, infine, osservando i piccoli occhi del fratello, sempre cerchiati da troppe preoccupazioni
- porta Temari a vedere il suo lavoro.- gli intimò quando la sorella entrò affettatamente nella sala, cercandoli con lo sguardo
- ma…-
- c’è Nara. Portala via-
Perché Gaara era stato egoista un tempo. Un tempo.
Ma Kankuro aveva capito che anche solo tre fratelli (che erano ancora tre bambini spaventati) potevano essere comunque una famiglia.

 

 

Sasuke spense con un gesto rapido il cellulare, buttandolo nella tasca dei pantaloni scuri.
Sospirò, appoggiando entrambe le mani alla balconata.
Avrebbe voluto fumare, almeno una tirata, ma quelli erano pensieri che non dovevano sfiorarlo.
No, non lui, non ora che era quasi finita.
Percorse il corridoi a passi lenti, avvicinandosi alla camera.
Pensò alle commissioni che avrebbe dovuto fare e a quello stupido Naruto, che lo tratteneva rinchiuso lì.
Lo maledì sottovoce, svoltando nel corridoio.
Davanti la porta c’erano alcune persone, ferme.
La visita doveva essere iniziata.
Ascoltò qualche urlo irritato provenire dalla stanza.
Naruto stava sicuramente impazzire la dottoressa.
Come sempre, insomma.
Che testa quadra.
Riusciva a far perdere la pazienza anche ai muri.
Persino a lui, il glaciale Sasuke Uchiha.

 

- sei il nuovo inserviente?- chiese il biondino, avvicinandosi al ragazzo moro che, scopa in mano, tentava, senza molto successo, di spazzare uno dei corridoi.
L’altro non si voltò neppure, riponendo la scopa nell’armadio.
- li è ancora sporco…- disse il biondo, indicando con un dito uno degli angoli
- se vuoi te lo faccio lavare con la lingua…- rispose il ragazzo
Il biondo lo fissò ora, scrutandolo negli occhi neri
- sei Uchiha Sasuke…- mormorò, stringendo un pugno – lo sospettavo fossi uno stronzo-
Sasuke lo fissò stupito.
Sospirò, cercando di mantenere il controllo. Perdere le staffe non era il modo migliore per iniziare quel lavoro di merda.
- senti testa quadra, non ho voglia di litigare- iniziò raccogliendo delle ceste – perciò sparisci-
- non mi chiamo testa quadra. Il mio nome è Naruto Uzumaki, cerca di non scordarlo, perché sarò quello che ti prenderà a calci in culo domani, alla partita-
la partita. Era vero, dannazione. Quella stupida partita con i ragazzi del centro.
Pensare che se l’era pure dimenticata.
- fottiti, testa quadra- rispose il moro, allontanandosi.
Ecco, ora era davvero di pessimo umore.
Naruto Uzumaki? Solo il nome lo infastidiva.
Alla partita gliela avrebbe fatta pagare.

 

- scusi, è lei che accompagna il signor Uzumaki?- il ragazzo moro che gli aveva parlato attirò l’attenzione di Sasuke, stringendogli la spalla.
L’Uchiha lo squadrò, concentrandosi sulle due enormi ciglia che lo scrutavano. Era buffo, sicuramente.
- ha combinato qualcosa?- chiese, frenando il desiderio di spaccare la testaccia dura di Naruto. Ma perché una tale agonia era capitata proprio a lui?
Il medico scosse il capo, sorridendo.
- ancora no…ma se sta facendo arrabbiare la mia collega, temo per la sua incolumità- rise.
- Lee!- lo sgridò la ragazza mora che gli era accanto. La stessa vocina timida che aveva, prima, scambiato per un’infermiera.
- …lo scusi…- mormorò, torturandosi le mani lattee.
Sasuke si accomodò in una delle poltroncine del corridoi, afferrando un giornale abbandonato da qualche visitatore.
- è decisamente l’essere più testardo e cocciuto che abbia mai conosciuto!-
quella voce. Strano come suonasse famigliare.
Sasuke sollevò lo sguardo dalle pagine giallastre del quotidiano, osservando la porta aprirsi con uno scatto secco.
- signor Uzumaki è mio dovere tenerla in osservazione. Prima di tre giorni lei non se ne andrà di qui. E questo è un ordine!-
Sasuke sussultò.
Non era possibile. Non poteva essere lei. Lei non usava mai quel tono. Eppure quella voce…
- Sakura, ti prego calmati…-
- Calmarmi? E come posso calmarmi, Hinata…io…io…-
Quando gli occhi verdi, sempre irritati, sempre stanchi, incrociarono quelli pece del ragazzo seduto, però, il suo cuore mancò di un battito.

 

- allora, ti piace?- Sakura uscì dal camerino, indosso l’ennesima gonna scura.
Sasuke staccò gli occhi dal quotidiano sportivo, osservandola distrattamente.
- stretta- disse, lapidario
- ah, scusa- si affrettò a rientrare nello spogliatoio lei, arrossendo.
Cavolo, Ino, stavolta mi avevi detto che questa dieta funzionava davvero!
- Sakura, mi avevi detto che era questione di un minuto. Ci stai mettendo due ore…- disse il ragazzo
- Scusa, Sasuke…- biascicò lei. Possibile si facesse sempre trattare così?
- Se vuoi cominciare ad andare…io ti raggiungo…- continuò, sfilandosi la gonna lungo i fianchi
Tirò la tenda, notando il posto vuoto del ragazzo. Cavolo, l’aveva presa alla lettera.
Sentì la rabbia invaderla. Gli avrebbe voluto tanto spaccare quel bellissimo muso. Calma, Sakura, ignorati.
- tieni- la mano di lui la sfiorò appena, facendola sussultare.
- Sasuke, ma sei matto?- urlò lei, saltando.
- Prendi e andiamocene. – il ragazzo le porgeva una gonna beige, appena più corta delle sue solite, appena più sportiva.
- Grazie…- sussurrò, sorridendo.
A volte si accorgeva di adorare di essere una capoclasse. E di condividere tutti i doveri di capoclasse con Sasuke.
Anche quei doveri che li portavano in interminabili ( per lui) e indimenticabili ( per lei), pomeriggi insieme.
- sbrigati a provarla, il consiglio di classe inizia tra venti minuti- disse il ragazzo, con il solito tono glaciale.
La ragazza si specchiò, osservandosi severa. Forse avrebbe dovuto dimagrire ancora un po’, fare più attività fisica ( e pensare che in realtà era una tale pigra) ma…
- è meravigliosa!- disse, raggiante – grazie, Sasuke.-
Sorrise, affacciandosi dal camerino e a Sasuke sembrò quasi inutile quel sorriso.
Il sorriso di quella ragazza che era sempre così patetica. Quella ragazza patetica, che era comunque la sia unica amica.

 

Il sorriso che le piegava le labbra sembrò svanire e a Sasuke sembrò quasi che fosse ingiusto.
- Sakura, stai bene?- chiese Hinata, seguendo lo sguardo dell’amica, incatenato a quello del moro.
Eppure quel ragazzo le ricordava qualcosa…certo! Ora ricordava.
- il mio principe azzurro…-
- Sasuke - mormorò la mora, cercando istintivamente la mano dell’altra. Avrebbe dovuto ricordarsi di lui!
Sakura voltò lo sguardo, indietreggiando.
- Hinata, Lee, ho segnato delle analisi. Vi pregherei di seguire il paziente. Io proseguo le visite- disse, sorridendo.
La mora annuì, osservando il ragazzo abbassare nuovamente lo sguardo sul giornale.
Lei c’era stata, tre anni prima.
Lei c’era, quando Sakura aveva voluto essere trasferita a neurologia.
Quando era solo una tirocinante. Quando era ancora niente.
Prima del suo ritorno. O meglio, prima del suo addio.

 

 

Scusate l’enorme ritardo. Il capitolo era pronto da tempo, ma ho avuto bisogno di un po’ di tempo, scusate ancora.
Spero vi sia piaciuto e si, se ve lo state chiedendo, siamo arrivati alla svolta. Dal prossimo capitolo sarà chiaro.
L’incontro tra Sakura e Sasuke è stato gelido, ma in fondo, credo che il personaggi odi lei sia quello che cresca in maniera molto evidente in Naruto.
E con lei il suo orgoglio.
Scusate l’inutile perdita di parole.
Un bacio a tutte/i voi.

Un grazie speciale a:

Rory_chan

Tinebrella

Coco Lee ( ci siamo quasi…^_^ e vedi che mi hai raggiunto con gli aggiornamenti? Me pigrissima!)

Rekichan

Lupus

Isatachi

Kaho_chan

Dreaming Ferret

Un grazie enorme a tutti/e voi.
Le vostre recensioni mi spronano a migliorare sempre più.
Non vorrei avervi deluso con questo chappy.
Vi assicuro che vi risponderò personalmente alle prossime e che saranno aggiornamenti più brevi.
Un bacio!

Roberta

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Capitolo 9
*** bambine e donne ***


ino modella 9


- Nara?...stai scherzando forse?- Kankuro deglutì rumorosamente, passandosi una mano tra i capelli scuri
- Ti sembra che ne abbia voglia?- Gaara lo fissò severo, socchiudendo gli occhi.
L’altro sbuffò, mentre il piede cominciava a battere ritmico sul parquet lucido della sala
- che diavolo ci fa qui l’imbecille?- sbraitò poi, cercandolo con lo sguardo
- lavoro- Gaara maledì silenziosamente il fratello - …ma ora vedi di andare da Temari. Ci sono tutti i presupposti per rovinarle la serata- riprese, indicando con un cenno del capo Shikamaru bere in compagnia di una splendida bionda
Kankuro strinse il pugno, abbassando lo sguardo
- vado da lei…-
Il rosso annuì, afferrando l’ennesimo whisky dal vassoio della giovane cameriera

 

- vado da lei…-
Gaara, seduto sulla poltrona scura dello studio del padre, incrociò le braccia al petto.
Si era alzato un forte vento e le fronde del salice sbattevano violentemente alla finestra.
Sollevò lo sguardo, mentre un primo fulmine fendeva l’aria tesa di quella serata.
- non credo sia una buona idea-
uno sbattere violento della porta, lontano, ruppe il silenzio.
Kankuro allentò la presa ai pugni, fissando il minore
- secondo te, per lei, è la scelta giusta?-
- partire per Boston l’aiuterà a credere in sé stessa…- replicò il fratello, chiudendo gli occhi chiari
- TI HO CHIESTO SE E’ GIUSTO!- lo sbattere violento delle mani di Kankuro sulla scrivania gli fece spalancare gli occhi.
L’altro aveva il volto arrossato, l’espressione tesa.
- Sta scappando- concluse il minore, con un sospiro – non fa piacere neanche a me, saperla in questo stato.- sguardo furente.
Kankuro si voltò verso la finestra
- tre anni sono lunghi-
- forse riuscirà anche a dimenticare-
- dimenticare…-

 

Temari salì lentamente gli ultimi gradini, osservandosi preoccupata le scarpe.
Dannazione a lei e alla stupida moda delle sneakers! Era da tre mesi che non saliva su dei tacchi…da quando cioè non si era messa in testa di andare a letto con quella sottospecie di idiota di artista fissato con la bellezza che aveva conosciuto durante lo stage.
Tirò un silenzioso sospiro di sollievo, ritrovandosi nello spazioso ingresso.
Ritrovò il solito e sfrontato sguardo sicuro mentre quelli di molte donne, e soprattutto di uomini, si posavano sulla nuova arrivata.
Roteò gli occhi, alla ricerca di una zazzera rossa disordinata gettata in un angolo isolato o di un moro attaccato alla bottiglia di costoso champagne.
Era stata lontana per tanto tempo, ma non abbastanza per dimenticare chi fossero i suoi fratellini.
- dimenticare…- sospirò, ravvivandosi velocemente i capelli che le ricadevano sul collo.
- Tem…- Kankuro era apparso tra la folla, sbracciandosi
La ragazza represse l’istinto di urlargli qualcosa rispetto al contegno da mantenere in un’occasione ufficiale.
- che succede, qualcosa è andato storto?-
Kankuro riprese velocemente fiato, portandosi una mano al fianco
- no…ma Gaara vuole che controlli un’ultima volta il progetto – tirò le labbra in un sorriso, che nulla aveva di naturale.
Lei lo fissò sospettosa per alcuni interminabili secondi
- …che succede, fratellino?- mormorò, dirigendosi speditamente verso la sala
il ragazzo cercò di trattenerla ma lei, rapidamente, svicolò dalla sua presa, con gli occhi lucidi.
Stava succedendo qualcosa. E Gaara e Kankuro ne stavano combinando una delle loro.
I soliti discoli indisciplinati.
- vado da Gaara- disse voltandosi verso il fratello, che le era corso dietro
- è meglio se andiamo a vedere il progetto…- borbottò l’altro, raggiungendola
Temari lo fissò sorridendo
- non prima di aver parlato con Gaara…-
Ma il sorriso si spense quando lo sguardo raggiunse la sala.
Quando il suo sguardo raggiunse lui.

 

- è stato meraviglioso averti incontrato…- ribadì Ino, fissandolo da sotto le sue lunghe ciglia
Shikamaru assentì con il capo, increspando le labbra in uno dei suoi sorrisi
- hai ragione, è stato davvero meraviglioso…- la ragazza l’abbracciò
- sai che io ci sarò sempre per te?- gli disse, staccandosi rapidamente
- sei stata la mia migliore amica…e il mio primo amore Ino…- rispose lui, a metà tra l’imbarazzato e lo scocciato – anche io ci sarò sempre per te –
le labbra di Ino si piegarono in un luminoso sorriso, inclinando la testa da un lato
- da quanto mi hai raccontato ora sei ricco…-
Shikamaru sbuffò – non me la passo male…-
- …sei ricco, sei intelligente e sei…- arrossì – allora perché sei solo, Shika? Nessuna ti ha più conquistato, dopo di me?- il tono era allegro, confidenziale.
Era così semplice passare dal rimpianto all’amicizia.
Soprattutto quando si era amato tanto.
- preferirei…non parlarne- il tono si era fatto basso, strano.
Le ricordava fin troppo quello di quella giornata
- ti ho deluso molto?- chiese, abbassando gli occhi
- abbastanza…ma ti capisco. Ho deluso anche io nella mia vita…- Shikamaru si sforzò di sorridere -…non parliamone più-
Ino aprì la borsa, mente l’altro seguiva i suoi movimenti con curiosità
- tieni!- gli disse, lasciandogli scivolare tra le dita un piccolo biglietto da visita – chiamami quando vuoi. -
Shikamaru assentì, infilando la mano in tasca – sicuramente…-
La ragazza mosse la testolina bionda, socchiudendo gli occhi chiari
- è meglio che tu vada...- Shikamaru vuotò il terzo bicchiere mentre l’altra, con un rapido gesto, si sistemava un ciuffo ribelle
- grazie di tutto Shika…- gli schioccò un bacio sulla guancia, allontanandosi.
Shikamaru si passò una mano sul punto dove lei aveva posato le labbra, roteò gli occhi e si voltò verso l’ingresso, arrossendo.
Dove, tra la folla, furono due occhi verdi ad accoglierlo.

Furono due occhi verdi ad accoglierlo.
- Nara? Che diavolo vuoi?-
Temari, avvolta in un asciugamano chiaro, lottava con degli orecchini, tenendo la porta aperta con il piede scalzo.
Il ragazzo sbuffò, passandosi una mano tra i capelli scuri
- ho un esame domani…avevo lasciato gli appunti a Gaara…- disse, appoggiandosi allo stipite della porta
Temari sorrise maliziosa, socchiudendo gli occhi – Gaara non c’è-
- meglio -
Shikamaru si allontanò rapidamente, quando la porta si chiuse con uno schianto a pochi centimetri dal proprio naso
- devo solo prendere quei dannati appunti, seccatura- strillò, sbattendo, senza molta enfasi, un pugno alla porta
porta che si aprì, rivelando una Temari a metà tra il divertito e il minaccioso
- entra- gli disse soltanto, infilandosi nel corridoio
- sono sette mesi che sei sparito…- gli urlò, infilandosi in una delle stanze
- che fai, ti sei messa a contarli?-
- fottiti -
Shikamaru rimase impalato per qualche attimo, infilando le mani in tasca. Certo che ricordava che fossero passati sette mesi. Erano stati mesi difficili. Dimenticare Ino, dimenticare l’umiliazione. Come fosse colpa di Gaara, poi…
- bietolone, vuoi entrare?- la ragazza si era affacciata dalla sua stanza, mostrando solo parte della chioma miele - …ora sono mezza nuda. Se entri qui sei morto…-
- nel senso che sei talmente orribile da uccidermi sul colpo?- Shikamaru sghignazzò, osservando l’ombra dell’altra scomparire nella stanza
- nel senso che ti taglio le palle – urlò, prima di uscire dalla camera, indosso un vestito corto e tra le mani un cellulare – …in camera di Gaara...- aggiunse poi, mordicchiandosi le labbra con preoccupazione, fissandone lo schermo.
- mi tagli le palle in camera di Gaara?- chiese l’altro, sospettoso
- no, idiota, gli appunti- rispose la ragazza, visibilmente di cattivo umore
Shikamaru l’oltrepassò, entrando nella camera, mentre lei, alle sue spalle, si poggiava alla porta
- esci?- le chiese, osservando il riflesso della ragazza allo specchio dell’armadio.
Lei sbuffò – avrei dovuto, ma quelle puttane delle mie amiche mi hanno dato di nuovo buca –
Shikamaru sorrise. Le aveva conosciute. E come dimenticare due come Tayuya e Kin Tsuki. Due amorevoli teste di cazz…
- allora hai finito?- Shikamaru voltò la testa, mostrando soddisfatto un plico verde
- trovate- disse, sistemando i fogli che aveva disperso sulla scrivania.
Temari sbuffò, picchiettando con il dito sullo stipite
– arrivo, arrivo…- il ragazzo le si avvicinò, fissandola -…e dove saresti dovuta andare?-
Temari sollevò gli occhi – a cercare qualcuno da cui farmi sbattere…- sorrise provocante
- a cena fuori - si corresse quando l’altro distolse lo sguardo
Shikamaru iniziò a camminare nel corridoio
- a questo c’è rimedio…-
Temari lo guardò con un cipiglio incuriosito
-…vieni, andiamo a mangiare qualcosa. Mi è venuta fame-
Lei sorrise – offri tu?-
- si offre solo alle signore…- borbottò Shikamaru aprendo la porta.
- Stronzo…-

 

- stronzo…-
Kankuro si avvicinò alla sorella.
Osservò le labbra contarsi in un ghigno e le sopracciglia piegarsi impercettibilmente.
- Temari…- provò a bisbigliare, mentre una stilla di sudore gelido iniziava a corregli lungo il collo
L’altra si voltò verso di lui, torturandosi con le dita il ciondolo che le pendeva nelle scollatura.
Il piccolo ventaglio brillò con le luci della sala, illuminando il riso beffardo della ragazza.
- torno subito – disse, avvicinandosi a grandi falcate a Nara, che immobile, si piantava bene a terra con le gambe.
Il temporale era passato.
Ora era in arrivo l’uragano.

 

Sasuke entrò nella stanza.
Il biondo lo fissò arcigno, arricciando il naso.
- niente ramen, capisci?- sbraitò – mi vuole tenere qui chissà quanto tempo…- incrociò le braccia.
Poi sorrise malizioso – ma più tempo sto qui, più possibilità ho di portarmela a letto…-
Sasuke si sedette, portandosi le mani dietro la nuca, fissandolo torvo.
Sbuffò, chiudendo gli occhi.
- lei non è il tuo tipo, testa quadra…-
- e perché?- Naruto non si lasciava mai scoraggiare, pensò il moro, ghignando.
- Fidati- gli passò il giornale, ancora aperto sulla pagina del calcio – a proposito, avevo ragione, la tua "squadra di fenomeni" non ha nemmeno passato il girone di qualificazione-
Naruto imprecò ad alta voce – ma certo! Non c’ero io a tifarli…- gli occhi azzurri lo fissarono fiduciosi.
- scusate…- Voce Sottile era entrata, osservando i due giovani con quei suoi strani occhi chiari.
Naruto aveva fatto detonare uno dei suoi sorrisi mentre Sasuke, ribadendo la sua fama di uomo virile e "tosto", l’aveva guardata di sottecchi, con lo sguardo nero pece.
- dovremmo farle firmare gli ultimi documenti per il ricovero…- aggiunse la giovane, porgendo al biondo dei fogli, arrossendo.
Questi, passandosi una mano abbronzata sotto la maglia sottile del pigiama assentì, scarabocchiando una firma con una grafia confusa
- le piace? Quando sarò famoso ne dovrò firmare di autografi!- le fece l’occhiolino, mentre lei sentiva le gambe tremarle.
- È…molto come un autografo, signor Uzumaki…- balbettò la giovane, massacrandosi le dita delle mani
- Chiamami pure solamente Naruto!-
Sasuke sbuffò.
Quel ragazzo era incorreggibile.
Ci stava provando.
Eppure pochi minuti prima aveva quasi giurato amore a…
Si dimenò sulla sedia, allontanandosi.
Una risata timida lo spinse a voltarsi, inquadrando un Uzumaki divertito e un’imbarazzatissima dottoressa…
Occhi grigi.
Voce timida…
- mi ricordo di te…-

 

- mi ricordo di te…- gli occhi grigi lo fissavano velati di lacrime.
Era stordito, la testa gli pulsava e il braccio gli faceva fin troppo male.
Sembrava che glielo avessero forato da parte a parte, e ciò non lo avrebbe stupito più di tanto.
Il respiratore gli premeva sulla bocca e il tubo che gli scendeva lungo la gola lo soffocava.
Un pianto lontano lo risvegliò dal torpore nel quale era caduto.
Lei era stata lì e Sasuke non stentava a credere che fosse lei a singhiozzare, nascosta in un angolo che non poteva vedere.
-…Sakura ha una tua foto sul comodino- la voce sottile continuava a sussurrare frasi.
Quel nome…
Sakura.
- perché le hai fatto questo…?-
Sasuke si ritrovò a fissare il soffitto.
Perché le aveva fatto questo?
Questo?
Era lui a ritrovarsi paralizzato su un lettino d’ospedale.
Era lui che si stava man mano convincendo di essere finito in uno speciale girone d’inferno.
Fraudolenti drogati.
Ultimo girone, quando vedi il conte Ugolino chiedigli informazioni…
Si accorse di vaneggiare quando Occhi Grigi si voltò, mostrando sul viso un’espressione sorpresa.
- Sakura…di lui me ne occupo io…-
- No. Deve sapere ciò che ha fatto…stavolta non sono una ragazzina. Scusami Hinata, ora puoi anche andare. -

 

Sakura sorrise alla donna che le stava stringendo la mano.
- l’ematoma si è ridotto…ripasserò domani in mattinata. È in buone mani- disse, indicando Lee cambiare la flebo
La donna ringraziò con un sorriso teso, prima di vederla sparire dietro la porta della camera.
Trasse un respiro sollevato, ingoiando la sua ultima gomma che stava masticando.
- cazzo!- imprecò, portandosi le mani nel camice.
Pessima, orribile, giornata.
Il cercapersone trillò una volta, lasciando scivolare dalle sue labbra struccate un nuovo insulto.
Lo ignorò, avvicinandosi a grandi passi al bar dell’ospedale.
Nulla le avrebbe impedito di comprare le sue chewing gum.
E nulla l’avrebbe riportata da lui.
- no Sasuke…- bisbigliò – stavolta non sono davvero più una ragazzina…-

 

 

Ecco il 9 capitolo…si lo so, sono in tremendo ritardo, ma il decimo è già pronto…il problema è che sono una fifona e ho bisogno di meditare prima di postare ( anche per questo ci sono gli angeli punzecchiatori XD…e c’è qualcuno che capirà subito che mi riferisco a lei…^_^).
Piaciuto il nuovo chappy? Ok, la pugnalata finale per la Shika/Ino è arrivata…mi dispiace. Almeno apprezzate il coraggio di averci provato…^^" ( non sapete la fatica…anzi, potevate intuirla dallo scorso chappy).

Che ne pensate di Sakura? Onestamente forse sembra fin troppo aggressiva, ma in fondo Sasuke fin ora l’ha solo visto…*ghigno malvagio*. Ok, nel prossimo chappy ci saranno sviluppi sul passato della ragazza ( che faranno piacere agli amanti delle stramberie in fatto di pairing, almeno). Anticipato troppo? ^///^

UN bacione a tutti/e…lasciate una recensioncina? Sono curiosissima di sapere cosa ne pensate…*.*…

P.S. Grazie a tutte coloro che hanno letto e commentato la mia nuova breve long fic "anche mia"…sembra strana ma vi assicuro che lo è di più! ^__^

Un bacio particolare a .

Lily_90: eccomi a continuare la ficcina…sono una ritardataria con tanto di brevetto e certificato..si è notato? ^///^..piaciuto il nuovo chappy? Fammi sapere! Un bacione!

Rory_chan: *_* siii! Diffondere la shikatemarismo ( frequento troppo hidan e le sue manie fondamentaliste ultimamente @_@) è uno degli obiettivi fondamentali della ficcy…U_U…ok, smetto di dire cacchiate… Concordo con il tuo scioglimento generale per Shikaaaaaaw…*roberta sviene* …anche se Gaara e kankuruccio non sono proprio d’accordo…chissà perché *risata malvagia*. MI fa paicere che ti sia piaciuta la reazione di Sakura…ora ho dato qualche altra informazione…che ne pensi? Un bacio! P.s. grazie per i complimenti…^///^

Arwen5786: sempaiiiiiiii! ( ho sclerato in anticipo così compensiamo la serietà dell’altra sera). So che tu puoi comprendere la difficoltà dell’aver tentato di scrivere una Shika/Ino…mi venivano le lacrime, ti assicuro…ç_ç. Grazie di tutto…sentirsi fare annotazioni positive da te, sempre impeccabile nella forma mi fa davvero piacere…*me commossa*…ma ora…Quoto ciò che pensi di Ino ( *IH IH IH*)…sono contenta che Sasuke sembri IC, è un personaggio che, come Gaara e Itachi, spaventa moltissimo. Che ne pensi dell’"evoluzione" tra i nostri caaari Shika e Tema? Ti sembra…ehm, realistica? …fami sapere, ci conto! Un bacione!!

 

MoMozzia: Ma certo che sono contenta delle tue recensioni…*_* me commossa…e comprendo il dolore per le shika/ino…lo condividiamo ç_ç ( sono masochista, sorry). L’incontro tra Sasu e Saku ci sarà…e sarà più…basta non dico altro! ^_^ piaciuto il chappy? Fammi sapere!! Un bacio

 

Isatachi: sii! Gaara è il mio fratellino cucciolotto ( ok, il fratellino di Temari, ma è così coccoloso che lo voglio strapazzare pure io!). Ti assicuro che Shika e Tema si sono scambiati molto nel loro pasato *roisata maliziosa.*…chissà in che senso però…?!...XD vedrai, vedrai…Grazie per l’appunto su Ino, è molto difficile lavorarci, per me ( sarà che la detesto con Shika?...forse)..per Sakura…concordo con te. Chissà che succederà a lei nei prossimo chappy. ^_^. Un bacio, fammi sapere se ti è piaciuto.

Kaho_chan: concordiamo per Gaara, puccioso all’ennesima potenza. Per la shika/Ino…credo tu abbia ragione. Ho reso l’incontro forse troppo forzatamente freddo, anche nella parte conclusiva. E’ uno dei miei limiti, perdonami. Grazie per i complimenti sui flashback, specialmente quello della scena della rottura. L’ho provato mille volte a casa…( ho dei metodi poco ortodossi quando invento delle scene @_@). Spero che questo capitolo non ti abbia turbato troppo. I prossimi potrebbero essere peggio, per una shika/ino fan accanita come te ( mi sembra giusto avvertirti, dopotutto sono una delle più agguerrite shika/tema). Un bacione, grazie davvero di tutto.

Melisanna_: i tuoi complimenti mi fanno davvero piacere. Sono felice che la mia storia ti appassioni e spero continuerai a leggerla ^_^. Grazie specialmente per l’appunto sull’originalità. Questa fic è una scommessa anche per me. Un bacio

Sango_chan: ecco a te il nuovo chappy…per Kiba…ti asscicuro che dal prossimo chappy, tornerà alla ribalta! Un bacio!

Grazie anche solo a quelli che leggono! Bacio!

 

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Capitolo 10
*** ciondolo e falò ***


recalling 10 Temari spostò lo sguardo sul bicchiere ancora pieno del ragazzo, ghignando.
-    da quanto tempo…Nara – disse, ondeggiando i lunghi capelli chiari.
Il ragazzo aprì le labbra, improvvisamente secche. Annuì, portandosi alla bocca il bicchiere.
Lei strinse gli occhi, seguendo i movimenti della sua mano.
Shikamaru odiava quello sguardo.  Aveva sempre avuto la sensazione che lei lo stesse studiando.
E purtroppo essere motivo dei suoi studi una volta gli era anche piaciuto.
Purtroppo.
-    non hai niente da dirmi?- l’inflessione straniera della ragazza colpì l’attenzione dell’altro.
Era stata tre anni a Boston…sembrava passata una vita.
-    niente – Shikamaru abbassò lo sguardo, osservando, colpevole, la curva delle gambe di lei, intuibile sotto il vestito leggero.
Come se non la ricordasse…
Temari si spostò sui tacchi, rivelando una buona porzione della gamba, facendolo fremere.
-    bene…- sorrise, senza molta convinzione - …tieni, questo è tuo – disse poi e nei sui occhi, una volta allegri, passò furente un lampo di  rancore.
Un suono secco ruppe il silenzio, mentre la sottile collanina si spezzava tra le mani della ragazza.


- tieni, questo è tuo -
Temari spostò lo sguardo dal frappè al cioccolato, sollevandolo sul ragazzo seduto davanti a lei.
Le labbra, ancora attorno la cannuccia, si aprirono lentamente, stupite.
-    ma che…?- posò a terra il pesante bicchiere, afferrando la scatolina che il ragazzo le porgeva.
-    Domani darai la tesi…- Shikamaru sbuffò - …è un regalo di laurea –
La ragazza ghignò incuriosita, aprendo la scatola rapidamente
-    magari un grazie ci starebbe bene…- Shikamaru poggiò la testa sulla mano, sbuffando insoddisfatto
Temari sgranò gli occhi – è piccolino per essere un regalo di laurea – disse, prendendo tra le dita il ciondolo a forma di ventaglio
-    accontentati – lui scosse le spalle, avvicinando la lattina di Fanta alle labbra
La ragazza si passò il ciondolo tra le dita – perché un ventaglio?-
- la tua tesi è sull’impatto del vento sulle strutture edilizie, no?- rispose lui, sfoderando il suo massimo di noncuranza
Temari si finse sorpresa – ma che memoria!- rise, spostandosi i capelli chiari dal collo, tentando di allacciarsi la collana
Shikamaru la fissò incuriosito e divertito per un po’, prima di bloccarle le mani
-    ci penso io, prima che tu combini qualche disastro…- si alzò, stiracchiando le lunghe gambe, girando attorno Temari.
La ragazza lo fissò in tralice, sorridendo maliziosamente – questo non vuol dire che te la darò, lo sai, ragazzino?-
Shikamaru arrossì, infilando il foro nel gancio, avvertendo il contatto con il ciondolo, freddo, sulla pelle.
-    Temari…-



Shikamaru sentì il contatto con il ciondolo, caldo, sulla sua pelle.
-    tutto qui?- disse, poi, rispondendo allo sguardo duro dell’altra.
Temari strinse con forza il pugno, respirando affannosamente.
Mugugnò qualcosa di incomprensibile, e Shikamaru, istintivamente, strinse la presa al bicchiere.
-    tutta questa strada per ridarmi un vecchio regalo?- il ragazzo finse di sorridere, osservando gli occhi acquosi dell’altra.
No, cavolo Temari…non farlo.
-    è vero, Boston è lontana da qui…- Temari sollevò lo sguardo, trascinando via quelle poche lacrime che vi si erano accalcate, con le lunghe ciglia - …ma la compagnia è sicuramente migliore –
Shikamaru accusò il colpo, abbassando colpevole lo sguardo, per la seconda volta in quella lunghissima sera.
-    se non abbiamo nulla da dirci…- proseguì lei, mentre una canzone cominciava a diffondersi per la sala e un rivolo di sudore a scenderle per la fronte abbronzata.


Il rivolo di sudore le scese lungo la fronte abbronzata, calando lungo la guancia e gettandosi, in un epocale tuffo, sulla scollatura umida.
Temari respirò affannosamente, passandosi la mano sulla fronte, mentre il top chiaro si andava bagnando lentamente.
Il respiro le si faceva più pesante e lei, seduta sulla cyclette, arrossata, aumentò l’andatura quando la musica cambiò ritmo.
Intonò il ritornello della canzone, rimanendo senza fiato prima dell’acuto, lasciandosi sfuggire un sorriso.
-    sei incredibilmente stonata, mendesuke –
la ragazza spalancò gli occhi che aveva socchiuso, inebriata dal testo della canzone.
Arrossì, se possibile, ancor di più, imbronciando il ghigno.
-    che cavolo vuoi…?- chiese, aumentando l’andatura, stringendo le mani attorno ai braccioli della cyclette.
Shikamaru si appoggiò allo stipite della porta, osservandola per alcuni interminabili secondi.
-    o meglio, come sei entrato?- chiese sospettosa lei, smontando dalla cyclette, afferrando, chinandosi, un asciugamano sulla sedia.
Il ragazzo osservò languido il calzone scuro avvolto attorno ai fianchi di lei che, morbidamente, si intravedevano per una buona porzione.
-    Gaara ha lasciato le vostre chiavi da me, ieri…- Shikamaru scosse secco la testa, ondeggiando il mazzo di chiavi davanti la faccia arrossata della ragazza
Lei gliela strappò di mano con un gesto secco, piantandoglisi davanti.
-    allora era solo per questo che sei venuto?- Shikamaru sorrise malizioso prima di lasciarsi sfuggire uno sbadiglio.
-    Credo di no…- le si avvicinò e sorrise quando una goccia di sudore le si fermò, ondeggiando, sul naso.
La ragazza si imbronciò, incrociando le braccia.
-    Ah no?...- Temari si era alzata sulle punte, sfiorandogli con i ciuffi umidi della frangia la fronte.
Shikamaru si ritrovò ad arrossire, distogliendo lo sguardo dalla scollatura resa dal corpo sudato ancor più provocante, se possibile, dato che lei non faceva che sbattere il suo seno in faccia a mezzo mondo.
La ragazza lo fissò maliziosa, sfiorandogli con una mano l’addome, sentendo la pelle di lui scottare al tocco.
-    vergognati ragazzaccio…sei pur sempre fidanzato…- disse poi, spingendolo via da lei, facendolo inciampare sul letto.
-    Seccatura…- biascicò lui, chiedendosi cosa ci trovassero entrambi nel provocarsi in quel modo.
Un modo così dannatamente…rischioso.
Shikamaru fissò la porta per lunghi, anzi, interminabili secondi.

Ino fissava quel punto nel bicchiere da lunghi, anzi, interminabili secondi.
La cameriera le sfiorò il braccio e, sorridendo con un sorriso di circostanza, le porse il vassoio.
La bionda scosse la testa senza molta decisione, osservando le minuscole tartine colorate.
Lo stomaco le si contrasse con una morsa dolorosa…forse la fame, si illuse.
Si voltò, ondeggiando sulle gambe magre, fingendo di divertirsi, incrociando lo sguardo di alcuni invitati.
Le sorrisero, invitandola ad unirsi a loro.
Ino declinò l’invito con un ennesimo cenno del capo, chiedendosi per quale fottuto motivo ( e lei non le diceva, né le pensava mai, le parolacce) non riuscisse a spiccicare parola.
Proferire verbo, mostrarsi spigliata, fare una risata…insomma…essere Ino Yamanaka.
-    Ehy biondissima!- una mano la costrinse a voltarsi e il cuore le manco di un battito.
Si specchiò in due occhi azzurri talmente simili ai suoi che per un attimo vi affogò dentro.
-    ah Deidara…sei tu…- disse poi, con un tono di voce incredibilmente basso.
Il ragazzo la fissò divertito, scuotendo il ciuffo biondo e il cappello naif.
-    ci annoiamo senza te, mostro!- strillò, in una tonalità più alta del normale, per un ragazzo – e poi c’è qualcuno che dovresti proprio vedere…- aggiunse, malizioso.
-    E perché?- Ino si aggiustò una ciocca dietro l’orecchio, noncurante.
-    Il tuo pupillo sta dando proprio un bello spettacolo.-


-    E questo secondo voi sarebbe un bello spettacolo?-
Ino si appoggiò alla parete, scendendo dai tacchi quindici, chiedendosi quale essere perverso e misogino avesse inventato un simile strumento di tortura.
Ridotta come era in quello stato, avrebbe confessato anche l’omicidio Kennedy, pur di un comodo divano.
Tsunade l’indicò furiosa con l’indice.
-    Ino hai ancora cinque cambi! Non perdere tempo…ti pago, dannazione, per fare due stupide camminate!- Ino distolse lo sguardo quando decine di paia di occhi si posarono su di lei.
-    È la tua prima sfilata, ma questo non ti permette di fare la sfaticata!- Tsunade voltò l’angolo, afferrando per l’orecchio una povera ragazza che aveva osato sgranocchiare un torsolo di mela.
Ino sospirò. Se quell’arpia se la prendeva con un’altra, c’erano più possibilità che lasciasse in pace lei… ma conoscendo Tsunade…era in grado di disintegrare l’autostima di più modelle a ripetizione.
Una mitragliatrice, insomma.
La bionda si sfilò l’abito viola, avvicinandosi allo stand, cercando furiosamente l’etichetta “Yamanaka 6”, il prossimo cambio.
Quasi ignorò l’ombra che le si era avvicinata alle spalle, timidamente.
E quando si voltò, furono due grandi occhi verdi che l’accolsero, impauriti.
- qui è tutto così grande Ino…pensavo di non trovarti più!-
La bionda si coprì il piccolo seno con una mano, sorridendo divertita.
-    ho dovuto pregare due ore il buttafuori per farmi entrare…non ci credeva fossi una modella…-
La bionda afferrò la maglia con fretta, facendosela passare lungo le braccia sottili.
-    sei unica…Sakura!-



-    sei unica Sakura!- la ragazza osservò in tralice Karin, la giovane assistente del primario di geriatria, bevendo il suo caffè dolcissimo e macchiato.
-    E perché?- chiese poi, osservando con finto disinteresse i cornetti che spuntavano, invitanti, dal bancone del bar.
Karin non le piaceva. Non le era mai piaciuta, a dir la verità.
-    perché nonostante tu abbia decine di pazienti, trovi sempre tempo per rilassarti…-
Gli occhi verdi della ragazza si socchiusero.
Forse, si disse, a lei non è che non piacesse Karin. Lei odiava Karin.
-    io almeno devo trovarlo il tempo per rilassarmi…- rispose, sibillina.
Si voltò verso il bancone, dirigendosi spedita alla cassa, decisa a dedicarsi alla difficile scelta del gusto delle gomme, piuttosto che aggredire quella testa d’oca.
Per cosa, poi? Un malumore…un puro e semplice malumore.
Peccato che quel malumore le avesse influenzato tutta la vita.

Il ragazzo le infilò la mano sotto la maglia, mentre lei, sorridendo, gli passava una mano tra i capelli scuri.
Lui le infilò la testa nell’incavo della spalla,, passando la lingua lentamente sulla pelle calda.
-    Sakura…- sussurrò, spingendola sul copriletto chiaro.
La ragazza sorrise, inebetita.
Lasciò che lui le sfilasse la maglietta leggera, illudendosi che quel contatto non fosse solo frutto di una notte di bagordi in spiaggia e di una semplice attrazione. Di una stupida mera attrazione.
Lui si staccò da lei, ormai sdraiata, solo per sfilarsi la camicia, gettandola a terra.
Sakura assaporò le labbra dolciastre del ragazzo, dal forte retrogusto di vodka.
-    Sasuke…- biascicò, appena lui insinuò la mani sotto la gonna, sfiorandole l’elastico degli slip.
Il ragazzo si fermò, sollevandosi su una mano, ben piantata accanto la testa di lei.
Sakura aprì gli occhi, contrariata.
-    che succede?- chiese, appena lui si alzò, afferrando la camicia.
-    Chi sono, Sakura?- disse lui, fissandola.
Lei passò lo sguardo sulla pelle candida, sui muscoli accennati, sul viso regolare
-    Neji…- rispose poi, stupita.
Lui si sedette accanto a lei.
-    si sono Neji…non Sasuke – disse gelido.
-    Io…- cercò di scusarsi, sedendosi.
-    Senti…eravamo brilli. Tutto dimenticato.-  Lui si infilò la maglia, affacciandosi dalla finestra del villino, da dove il falò, al quale si erano scaldati fino a pochi minuti prima, si intravedeva tra le basse dune di sabbia.
Sakura osservò il profilo regolare di lui, fermandosi sulle labbra inumidite.
Avvertì una scossa al ventre, cercando di afferrarlo con la mano.
-    scusa…ma Sasuke…-
Neji la guardò con gli occhi pallidi – pensavamo di poter dimenticare i nostri malumori…- spense il sorriso  - non è destino per noi stasera, Sakura…-
La ragazza impallidì – tu mi piaci, Neji…- si aggrappò alla camicia, stringendo il tessuto sottile, disperata – perché avrei accettato di venire qui al mare con Hinata, se non per te?-
-    tu sei ubriaca, Sakura…-
Lei passò le labbra morbide sul collo del ragazzo, mentre il suo caldo alito di alcool gli solleticava il mento.
-    mi dispiace…- le disse infine, sgusciando dalla stanza.
Sakura si gettò sul letto, singhiozzando.

Naruto si girò nel letto, imprecando sottovoce.
-    problemi dobe?- gli sibilò Sasuke, continuando a sfogliare la rivista abbandonata da chissà chi sul comodino.
-    Si…la tua vicinanza mi da l’urticaria –
Il moro ghignò, continuando imperterrito ad osservare le fotografie scandalistiche.
-    tutte stronzate…- commentò, chiudendolo con un gesto secco.
Naruto sorrise, continuando ad agitarsi
-    Dimmi Sasuke…- disse, poggiando il viso sul palmo della mano - …ma quanto sono bravo con le ragazze?- disse poi, guardandolo malizioso.
-    Il fatto di aver convinto la dottoressa mora a portarti del ramen di nascosto non ti fa onore – lo riprese l’altro, spazientito.
-    Parla il signor onestà!- lo schernì Naruto – scusi se ho intaccato la sua integrità, signor schizzato e drogato!-
Sasuke poggiò la rivista sul comodino, alzandosi lentamente
-    e ora dove diavolo vai?- Naruto si era sollevato, fissandolo con sguardo preoccupato.
Il moro non rispose, limitandosi ad alzare le spalle.
-    Ehy, Sasuke!-


-    Ehy Sasuke!- Naruto correva, affannato, zoppicando sulla gamba fasciata, per il corridoio.
-    Ti avevo promesso di romperti il culo alla partita… – aggiunse, raggiungendo il moro, seduto sulla panchina deserta dello spogliatoio.
Il moro sollevò lo sguardo, passandosi l’asciugamano sulla fronte sudata.
- e allora?- lo interruppe, con voce stanca.
-    …e allora il culo me l’hai fatto tu – Naruto scoppiò in una risata, lasciandosi scivolare accanto al compagno.
Sasuke sollevò le spalle indifferente – al massimo ti ho fatto la gamba –
Naruto sorrise, mostrando orgoglioso la benda – sei stato meno disonesto di quello che mi aspettavo -  ammise, rubando all’altro l’asciugamano
-    e tu meno idiota, dobe-.



In ritardo catastrofico e vergognandomi tremendamente…ecco il 10 chappy! Spero vi sia piaciuto…ok, inizia la parte più shikatemarosa…ma vi assicuro che ora è su Sakura che ci sarà molto da decidere!

Un bacio a:
Lily_90
MoMozzia
Arwen5786
Kaho_chan
Rory_chan
SangoChan88
Soxy88
Ice_princes
Melisanna_
Aleberyl90
Isatachi
Devilmaycry
Dreaming Ferret

Non rispondo ad una ad una perchè è tardissimo ma sappiate che siete tutte nel mio cuore! Grazie, grazie davvero! *.*

Roberta


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Capitolo 11
*** menta o liquerizia? ***


recalling 11 Temari afferrò il pennino da disegno, scagliandolo contro il ragazzo steso nel letto.
-    stronzo! – strillò, imbronciandosi.
Il moro aprì sardonico un solo occhio, osservandola seduta alla scrivania.
-    sei seccante – rispose, poggiandosi il braccio distrattamente sugli occhi.
Temari si alzò dalla scrivania, salendo a gattoni sul letto – che hai osato dire? – chiese, avvicinandosi pericolosamente al viso dell’altro.
Shikamaru sbadigliò, fingendosi disinteressato.
-    ricorda Sabaku, hai detto che non me l’avresti mai data – rispose, indicandole la scollatura vertiginosa, che rivelava il pizzo colorato del reggiseno.
L’altra si mise, per tutta risposta, a cavalcioni su di lui, portandosi un dito al mento – ah, è vero…lo ricordo…- giocherellò con il ciondolo a ventaglio, lasciandolo scivolare provocantemente lungo due dita, ritmicamente, ma soprattutto, allusivamente.
Shikamaru ghignò, socchiudendo gli occhi – sei seccante…- Temari stese le labbra in una smorfia insofferente –… ma sei una seccatura dannatamente eccitante –
La ragazza scoppiò in una risata, scendendo dal letto – grazie –
Shikamaru osservò arrossendo le gambe morbide della ragazza, ritrovandosi la gola secca
 – prego – mormorò, con un sorriso idiota sulle labbra.


-    prego – Shikamaru lasciò il bicchiere sul vassoio, grattandosi con fare distratto la nuca.
Temari si voltò, facendo ondeggiare i lunghi capelli sulle spalle scoperte.
Shikamaru infilò distrattamente una mano in tasca, giocando con la fodera sottile.
-    non mi sembri cambiata – mormorò, scettico.
Lei alzò un sopracciglio, sorpresa – convenevoli, Nara? – chiese, mentre una ciocca di capelli chiari le solleticava il collo.
-    non sono tutti rozzi come te, razza di seccatura – sibilò, stringendo gli occhi a fessura.
Temari trattenne il respiro, mentre le labbra si piegavano in un ghigno impercettibile e le guance si tingevano di un rosso cupo.
-    non avrei dovuto incontrarti – rispose, asciutta – i ricordi sono più belli della realtà – aggiunse, lasciando che le labbra di lui si schiudessero, colpite.
-    Non molli mai, vero seccatura?-

Temari si voltò dalla scomoda posizione che aveva assunto sul divano, scostando la testa del ragazzo dalla sua spalla.
-    Nara!- sibilò, mollandogli un pugno tra i folti capelli scuri – dormi? – chiese, stupita.
Shikamaru aprì la bocca, riprendendo a russare piano.
-    e meno male che mi avevi promesso di farmi compagnia…- si disse, chiedendosi perché avesse accettato la proposta di Shikamaru di portarla a cena.
Ma soprattutto perché l’avesse fatto entrare a casa sua, di sua spontanea volontà, poi.
Si voltò, osservandogli i capelli scuri cadergli intorno al viso.
-    ah, il solito idiota – si disse, scansandogli un ciuffo ribelle ricadergli nella bocca socchiusa – già, idiota…- sorrise, accarezzandogli la curva delle labbra.
Si fermò, ascoltando il battere frenetico del suo cuore.
-    ti voglio –
Spalancò gli occhi chiari, incrociando lo sguardo d’ebano dell’altro – ora, Temari –
-    allora non dormivi …- mormorò, staccando il volto da quello del ragazzo.
-    Temari non sono uno che ama ripetere le cose, ti prego – si lamentò il ragazzo, accarezzandole la curva del collo.
Lei frenò il respiro ansante, spostandogli con una mano il viso dall’incavo della spalla.
Balzò in piedi, sul volto un’espressione furibonda.
Chi credeva di essere quel miserabile pivellino per provarci così con lei?
Senza grazia, senza…
-    se vuoi torno a dormire – le disse, aprendo le braccia lungo lo schienale del divano.
Temari chiuse un pugno, osservandogli la linea scura del mento, da dove, come sempre, spuntava un pizzetto mai troppo curato.
Lasciò scivolare lo sguardo sul collo magro, fino a insinuarsi tra le pieghe delle camicia scura.
-    perché?- chiese poi, incuriosita, poggiando una mano sul fianco morbido, appena trattenuto dal jeans della mini.
-    Perché ho sonno…ovvio – rispose lui, fingendosi disinteressato.
Temari gli scivolò in ginocchio accanto, poggiando una mano sul torace del ragazzo, in quel modo intimo che avevano sviluppato tra una litigata e un flirting.
-    non quel perché… - sibilò, stringendo la presa al colletto della camicia, avvicinando il viso di lui  al proprio
-    perché così magari smetterò di  farti parlare – Temari gli mollò un ceffone, sorridendo, prima che lui la ribaltasse sotto di lui – sei più morbida del divano – si giustificò, tappandole la bocca con una mano.
Temari voltò la testa, offesa, prima di chiudere le distanze tra i due volti con uno scatto secco e deciso.
Le bocche si cercarono, avide.
-    perché magari mi piaci seccatura –Shikamaru  aprì il sorriso sulla delicata pelle dell’incavo del collo.
Alzò lo sguardo su di lei, improvvisamente sorpreso, quando la ragazza si inarcò per permettere alle su mani di insinuarsi sotto la gonna
- sbaglio o mi avevi detto che non me l’avresti data?- disse, ironico, sollevandole con un dito il bordo degli slip.
Temari si morse un labbro – pensavo di lasciartela prendere, a dir la verità – mormorò, pensierosa – tecnicamente non te la sto dando -
- non molli mai, vero seccatura?-
E, quando i baci di lui ripresero veloci, Temari sperò di non cancellare mai quel ricordo dalla propria mente.


-    allora se non abbiamo davvero niente da dirci..- abbassò lo sguardo, mentre la pelle del collo le si arrossava, lentamente, inesorabilmente.
Il ragazzo le osservava la schiena abbronzata, le curve morbide dei fianchi, ascoltando nella folla il respiro teso.
-    sai che ho sempre trovato gli addii estremamente seccanti –
Temari scoppiò in una risata amara, facendo scattare indietro la testa – oh…me ne sono accorta –
Shikamaru sbuffò, cercando incontrollabilmente una risposta decente, degna delle loro epocali sfuriate
-    già – invece, riuscì solo a bisbigliare.
 

Temari lasciò scivolare le chiavi nella tasca, osservandolo entrare dietro di lei.
-    sicuro che i tuoi adorati fratellini siano fuori?- chiese, chiudendosi la porta alla spalle.
Temari gli lanciò un’occhiata sghemba, osservandolo dirigersi a passo svelto verso la camera da letto. Sbuffò nervosa.
Respirò pesantemente, ripensando alle parole di Kankuro.
Avrebbe dovuto dirglielo…erano pur sempre tre anni in un altro paese…
-    Temari sono senza pantaloni. È seccante starmene a pisello all’aria in camera di Gaara, perciò vieni –
La ragazza si lasciò sfuggire un sorriso esasperato – sempre così dannatamente romantico, Nara –
Trasse un nuovo respiro, ritrovando le mani a tremare.
Entrò nella stanza, osservandolo si schiena, i pantaloni elegantemente abbassati fino alle ginocchia.
-    e che sarebbe questo?- Shikamaru si era voltato verso di lei, in mano il biglietto per Boston.
-    Il motivo per cui sei qui…amore…-
Il ragazzo la guardò bieco – se è un addio lasciamo stare – sospirò, una nota di dolore nella voce – sono solo esasperatamente seccanti –



Gaara staccò gli occhi dalla sorella, puntandoli nuovamente verso Kankuro.
Esasperato, il ragazzone si agitava convulsamente, mormorando ambigue frasi riguardanti il nero futuro di Shikamaru.
-    stai zitto – Kankuro si voltò verso il fratello minore, aprendo la bocca per controbattere. -  e vai a farti un giro-
-    Non bere, non litigare con nessuno e pensa che alla fine di questa serata Nara sarà definitivamente cancellato dalla nostra esistenza –
Gaara aveva parlato con tono freddo e sicuro, fin troppo conciliante, per i suoi gusti.
-    ma Temari…- Kankuro gli si era avvicinato, imponendo la sua mole incredibilmente evidente rispetto le esili spalle del fratello.
-    Kankuro va a prendere aria – rispose gelido Gaara, stringendo inavvertitamente la presa al calice di Champagne.
L’altro abbassò la testa, mogio – se la fa soffrire ancora…- minacciò a vuoto
Gaara riportò l’attenzione sulla sorella che, intanto, rideva tristemente – ricorda Kankuro. Temari non soffrirà più per Nara –

-    non farla soffrire –
Shikamaru sfogliò il libro di Gestione dei Sistemi, imperterrito.
Gaara lasciò cadere la borsa vicino al moro, sollevando una piccola nube di polvere.
-    spero che tu abbia capito – bisbigliò, con voce tagliente.
-    Temari è in grado di difendersi da sola – rispose Shikamaru, nello sguardo puro veleno – e tu non sei il suo cavalier servente – aggiunse, chiudendo secco il volume.
I due ragazzi scontrarono i loro sguardi, tesi – io ti ho semplicemente avvertito –
Shikamaru sbadigliò – sto con tua sorella da due giorni e già mi minacci?- chiese, una punta di ironia nella voce
-    scopi con mia sorella da mesi – Gaara lo fissò glaciale – non ti ho mai infastidito. Ma falle male e…non mi faccio scrupoli a decidere al posto suo –
Shikamaru lo fissò scettico, inconsapevole di quanto fossero dannatamente profetiche quelle parole.


Kankuro fissò il fratello, afferrando un bicchiere di prosecco – vado – sussurrò, osservando l’altro avvicinare le labbra al bicchiere, sguardo incollato a Temari
Si voltò, osservando cauto la folla.
-    Sabaku?- sospirò, ritrovando l’abituale sorriso.
Il suo lavoro era intrattenere persone.
E cazzo, lui Sabaku no Kankuro, era bravo.
- signor Tashida!- disse, girandosi verso l’uomo anziano che lo aveva salutato.
Fu un attimo.
-    che cazzo fai, coglione! –
Kankuro osservò il bicchiere ondeggiare pericolosamente.
Alzò lo sguardo sul ragazzo che aveva urlato.
Pantaloni di pelle, giacca sportiva, tatuaggi.
E una macchia di prosecco sulla maglia alla moda – la giacca è rovinata! – sbottò, agitandosi incontrollabilmente.
- mi scusi – disse Kankuro, serio – posso ripagarle la lavanderia- si affrettò ad aggiungere.
Si voltò, sorridendo imbarazzato al signor Tashida – ma che lavanderia!-
Kankuro sbuffò, infastidito.
Non era certo noto per i suoi nervi d’acciaio
“…non bere e non litigare…”
-    le ho chiesto scusa…signor…-
L’altro increspò le labbra in un ghigno aggressivo – Kiba, Kiba Inuzuka –
Kankuro storse la bocca in un ghigno, fin troppo simile a quello dei fratelli.
-    hai ragione comunque…una giacca del genere non vale nemmeno la lavanderia –
Era un idiota, lo riconosceva da solo.
Ma non poteva farne a meno, anche di questo era sicuro.


   sei un idiota –
Temari lo fissava, glaciale, seduta sulla poltroncina dell’ufficio del preside.
Kankuro sbuffò, spostandola borsa del ghiaccio che teneva premuta sull’occhio.
-    lasciami stare, Temari –
La ragazza strinse la presa alla borsa, nervosa – sta zitto, coglione. – ringhiò – sono dovuta uscire prima dall’Università. Lo sai che ho obbligo di frequenza – aggiunse, mordendosi un labbro.
Kankuro abbassò lo sguardo – ma che dispiacere – commentò, acido.
Temari frenò la voglia irresistibile di tirargli addosso un oggetto, possibilmente pesante – e perché sto perdendo il mio amato tempo? perché mio fratello ha preso a cazzotti uno del quarto, un ragazzino del quarto!-
-    ah no!- puntualizzò Kankuro, scollando la testa mora – erano due ragazzini del quarto – si affrettò a correggere la sorella – e ti assicuro che Sakon e Ukon picchiano coordinati, i bastardi!-
le labbra di Temari si piegarono in una smorfia disgustata – non ti rendi nemmeno conto che rischi l’anno –
Kankuro roteò gli occhi – si…ma non posso farne a meno – sibilò.
La sorella sbuffò – e la cosa ridicola è che ieri sono stata qui per Gaara… –
L’altro alzò lo sguardo, muto – …state riempiendo l’infermeria, con tutte le vostre zuffe -



Ino spalancò gli occhi celesti, sorpresa – il mio pupillo?- ripeté, stranita
Deidara si agitò in una risata decisamente fin tropo artistica – si sta azzuffando con Sabaku!-
La ragazza inghiottì a vuoto – Sabaku quello delle costruzioni “Suna”?- chiese con un filo di voce.
L’altro fece per pensarci, mano al mento, l’altra a torturare la falda del coloratissimo cappello – si, esatto!- la fissò sardonico – perché, lo conosci?-
Ino cerchiò la bocca con la mano – ancora ce l’ha con Gaara, quell’idiota di Shika!- sbottò, con un misto di paura e trepidazione nella voce.
Il cuore le cessò di un battito.
Shikamaru. Il suo pupillo.
Gaara. Uno dei suoi sogni.
-    quello scemo!- si lasciò sfuggire un sorriso, seguendo Deidara tra le folla.


-    quello scemo!- Ino fissò la porta che Shikamaru si era chiuso alle spalle.
Si lasciò ricadere sul letto, facendo sobbalzare la borsa piena.
L’aveva lasciata.
-    ma che razza di idiota- aggiunse, mentre le labbra iniziavano a tremarle.
L’articolo di quella stupida rivista scandalistica era ancora lì, aperto dove Shikamaru l’aveva lasciato.
E pensare che aveva detto quelle cose su Gaara perché…
- stupido – borbottò, mentre lacrime e risa si fondevano – stupido – ripeté, esausta.
Il numero di Sabaku era segnato nella sua agendina, in rosso, come fosse una cosa importante.
L’aveva anche chiamato, magari l’avessero fotografati insieme, ripeteva Tsunade.
Tutta pubblicità gratis.
Ma ora…
Ora che Shikamaru se ne era andato…
-    è lui, solo lui l’idiota – si disse, asciugandosi le lacrime dalle ciglia – io merito di meglio-



Sakura osservò indecisa i due pacchetti che teneva tra le dita.
Menta artica. Confezione bianca. Gusto deciso, sensazione di gelo.
Liquirizia forte. Confezione nera. Gusto amaro e persistente.
Ah, quanto era dannatamente indecisa.
-    allora dottoressa, ha scelto?-
Sakura alzò gli occhi, mordendosi il labbro – ancora no, mi scusi – sorrise imbarazzata – di solito…-
Il barista le sorrise compiacente – …di solito li prende entrambi – l’anticipò, porgendole lo scontrino.
Sakura abbassò lo sguardo arrossendo – è vero!- sussurrò, porgendogli le poche monete mentre il barista volgeva l’attenzione all’ombra che era apparsa alle spalle della dottoressa Haruno
-    per lei signore?-
-    menta artica –
Sakura socchiuse gli occhi, sospirando.
Non voleva voltarsi.
Sapeva già che occhi avrebbe incrociato, ancora una volta.


Alzò lo sguardo, frustrata.
Sapeva già che occhi avrebbe incrociato, ancora una volta.
-    ancora un misero ventotto, Haruno?- silenzio - …e tu Hinata?!...già immagino -
Sakura represse la voglia di azzittire quella voce con un pugno, spostando lo sguardo su Hinata, quasi in lacrime, accanto a lei
- chiudi quella fogna – replicò, con voce atona.
Hinata si alzò, mani tremanti raccolte al grembo – posso passare…Neji-kun?- chiese, un filo di voce.
L’altro la ignorò, scostandosi di un passo, indifferente.
Sakura sussurrò un insulto qualsiasi, tanto per abitudine.
Hinata la fissò, negli occhi pallidi un velo di gratitudine, prima di sparire verso i bagni.
Il ragazzo si sedette, incredibilmente composto, vicino a Sakura, nascosta sotto la frangia spessa
-    non la trattare così – sussurrò – ti prego Neji…- lo guardò, gli occhi verdi annacquati
-    non ti impicciare – rispose lui, freddo, gelido.
Sakura si morse un labbro – con te è una causa persa-
Neji le infilò una mano sotto l’orlo della gonna.
Sakura sbarrò gli occhi, strattonandogliela via – avevi detto che tra noi non fosse destino-
Il ragazzo la fissò, come assente – ti aspetto domenica a casa al mare.- rispose, alzandosi.
Lei abbassò lo sguardo, stringendo gli occhi – io…-
Neji si voltò, insofferente – verrai?-


Neji la fissò insofferente.
-    si sposti, dottoressa Haruno-
Sakura piegò le labbra in quello che si sforzava fosse un naturalissimo sorriso.
-    oh, ciao Neji – porse la mano, liberandosi del resto infilandolo nella tasca del camice sbottonato – da quando sei diventato così educato?-
L’uomo la fissò torvo – e tu da quando così di buon umore?- sfilò alle sua spalle, con un movimento che Sakura apostrofò come dannatamente sinuoso.
Perché Neji Hyuga era principalmente uno stronzo altezzoso…ma anche…
-    se prendi qualcosa oltre le tue gomme… –incrociò i suoi occhi -…offro io – l’interruppe lui, con voce lenta.
Sakura scosse la testa, rassegnata
…quello stupido “ma anche”…
-    no grazie – si affrettò a rispondergli, accelerando il passo verso la porta – sento il dovere di declinare l’invito -.

- sento il dovere di declinare l’invito -
Sakura spostò la ciocca che le era ricaduta davanti gli occhi, con un sospiro.
-    ma Sasuke! – cercò di controbattere,  nervosa – è il mio compleanno –
Il moro ripose gli scarpini nello zaino, controllando distratto l’orologio – Sakura, non chiedermi altro – disse, con voce assente.
La ragazza si morse nervosamente un labbro – credevo fossi…- un sospiro - …importante, per te –
-    Sakura, è per questo che ti ho chiesto di venire –
Le indicò la poltrona della piccola stanza del suo nuovo e lussuoso appartamento – io ho iniziato una nuova vita –
Lei aggrottò le ciglia chiare – mi vuoi lasciare –
Sasuke rispose allo sguardo incredulo di lei con un astioso ringhio – Io e te non stiamo insieme –
-    ti amo – l’interruppe la ragazza.
Sakura si fissava le ginocchia, seduta scomodamente sul divano, le mani strette sulla gonna chiara, beige, forse un po’ vecchia, ma a lui piaceva.
Lui le voltò le spalle, massaggiandosi il punto dove Orochimaru, il suo nuovo manager - e medico – gli aveva fatto la sua “iniezione di vitalità”
 – dovrei ringraziarti, ora. Credo almeno.-
Sakura spalancò lo sguardo, sbigottita – no, dovresti dirmi “anche io, Sakura”-
Lui si voltò, sorridendole cupo – allora, grazie, Sakura –
La ragazza balzò in piedi, tremante, lasciando che il top chiaro le si abbassasse pericolosamente, lasciandole scoperta un porzione del poco prosperoso seno – io non capisco che ti succede, Sasuke…Itachi è lontano ormai. Tu stai diventando famoso – trattenne il respiro, cercando di avanzare sul tappeto soffice – possiamo essere ancora felici –
Il ragazzo lasciò spegnere un sorriso, che ora Sakura capiva di estrema convenienza, sulle labbra straordinariamente pallide – ti ho già ringraziato.- sguardo gelido – non ti devo altro –
Sakura gli si avventò addosso, tempestando la schiena muscolosa con i suoi pugni ridicoli – non puoi lasciarmi –
Sasuke si voltò, sollevando gli occhi al cielo, esasperato – io non voglio lasciarti.- Sakura sollevò lo sguardo, cercando di frenare le lacrime -  Io voglio che tu sparisca dalla mia vita-


Sasuke infilò le mani in tasca, scansando l’infermiere che gli si era parato davanti, incuriosito dall’apparizione dell’ex stella nascente del calcio.
Si limitò ad un grugnito – no comment – quando qualcuno, più coraggioso o, data la tetra espressione dell’Uchiha, temerario, osò fare una domanda.
Sfilò nel corridoio laterale, cercando di scacciare quel brutto sapore che gli aveva invaso il palato.
Amaro, asciutto.
Vodka, avrebbe detto un tempo lontano.
Sbuffò, scuotendo la massa scura dei suoi capelli.
Quel tempo era sparito dalla sua vita.
Quel tempo che aveva portato fin troppe cose a sparire dalla sua.
E si era illuso che fossero adii definitivi.
Alzò lo sguardo, giocherellando nella tasca con l’antennina del cellulare.
Bar, lesse rapido sull’insegna blu del corridoio.
Ottimo modo per scacciare quel sapore.
-    bar sia – decretò lugubre, seguendo la freccia.






11! Ok, che ne pensate?! La svolta c’è stata, secca decisa, forse pure troppo improvvisa. Lo so. Ma quando il cuore chiama…XD
che ne pensate…? Sto complicando i pairing, ne sono consapevole…^_^ chissà ora Sakura…se volete saperlo sono indecisa anche io! Che ne dite? Fatemi sapere, magari mi aiutate a scegliere!
Un bacio forte!
PROSSIMO CHAPPY: martedì prossimo – avvertenza: si scoprirà perché la lite di shika e tema…avvisate! XD

Grazie a:

RuKia: Grazie! Spero che continuerai a seguire! Un bacio!

Arwen5786: lo so già cosa dirai..mi sono bastati i tuoi 10 motivi per le nejisaku! ^_^ ..cavolo non sono riuscita a fregarti con l’indifferenza tra shika e tema! >.< è così palese? Da questo chappy…poi! ^_^ ti adoro Cami, un bacione!

Lily_90: Come promesso aggiornato oggi! Che ne pensi? Ti piace? Fammi sapere, ci tengo, specialmente alla parte shika/tema…*_* un bacio, spero di sentirti presto su msn!

Soxy88: ma no, per i flashback, dopo un po’ si fa l’abitudine ^_^ ..un delle migliori fan fiction che tu abbia mai letto?! O_O GRAZIE! che te ne pare di questo chappy? Ti è piaciuto? Fammi sapere…un bacio!

SangoChan88: ciao! Che ne pensi in questo chappy di shika e tema?...un po’ di ricordi più…ehm, vivi? XD fammi sapere! Un bacio!

Kaho_chan: Lè, per te sono sempre troppo pochi i ringraziamenti…allora, sperando che tu sia arrivata almeno qui, ti volevo ringraziare per lo stomaco. Questo chappy deve essere stato duro, lo so. Spero che ti sia comunque piaciuto ^_^ per la parte Neji/saku, almeno…^^. Un bacio!

Rory_chan: Grazie! Davvero grazie! Il tuo commento è stato meraviglioso, sul serio *_* che te ne pare di questo chappy? Come ti sono sembrati i personaggi?  Fammi sapere, ci tengo molto. Un bacio!

Fire_91: questa si che è una recensione! Grazie! Davvero, sono commossa! È quasi più lunga del capitolo XD sei stata dolcissima, spero di averti chiarito, o fatto venire ^_^, qualche dubbio con questo…che ne pensi? Un bacio!

MoMozzia: mosca nera tu lo sei già a tutti gli effetti! XD è una storia lunga, diciamo…ma basta essere shikatema…e tu decisamente lo sei! Che ne pensi di questo chappy…credo che ti avrà fatto piacere leggere un po’ di loro…anche se Sasuke, lo so, è stato come dire…stronzo?! XD fammi sapere! Bacio!

Aleberyl90: Aleeeeee! O MIA DOLCE ALE! Che ne pensi di questao chappy? Naruto per ora no si vede, ma chissà, in futuro…^///^ ..se vuoi sapere tutto tra shika e tema…il prossimo capitolo! Un bacio, tvb!










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Capitolo 12
*** Boston and failure ***


recalling 12 -    che mi avevi detto?- Temari lo fissò furiosa, voltandosi con un gesto secco, rapido – non ricordo…- rise amara, portandosi un braccio sul fianco, fissandolo negli occhi scuri.
Shikamaru si schiarì la voce, ritrovando si le labbra secche – com’era Boston?- le chiese rapido, asciutto.
Temari impallidì, mordendosi il labbro, quasi fino a farlo sanguinare.
E forse ci era davvero riuscita, si accorse, quando una stilla metallica le bagnò la punta della lingua.
- vuota – rispose, pentendosi, incrociando il suo sguardo compiaciuto – ma meglio della merda che ho lasciato qui…-
Shikamaru si lasciò sfuggire un sorriso storto, mugugnando qualcosa tra le labbra sottili.
Temari, al contrario, stringeva nervosa il braccio attorno la vita, cercando di controllare il respiro
-    speravo che questo momento non arrivasse mai – sputò come veleno, scrutandolo severa.

- speravo che questo momento non arrivasse mai – Temari si avvicinò, entrando nella stanza da letto - …eppure lo desidero davvero tanto -
Shikamaru, seduto sul letto, le lanciò un’occhiata traversa – è un addio?- le chiese, infilandosi la gamba del pantalone.
Temari si lasciò sfuggire una risata – credo di no -  disse, sedendoglisi accanto.
-    sono due i biglietti – osservò Shikamaru, lasciando che la mano di lei frugasse tra i suoi pantaloni, ovviamente ancora aperti.
-    Già – Temari scoppiò in una nuova risata, osservando il volto imbronciato dell’altro
-    Che hai da ridere?  - sbottò il ragazzo, accigliato.
Temari ritrasse la mano, poggiandola sulle ginocchia di lui – non so se sei arrabbiato…- gli accarezzo la guancia contratta -…o semplicemente troppo eccitato – continuò, sfiorandogli lentamente il collo, lasciando cadere lo sguardo tra le gambe di lui.
Shikamaru si alzò, chiudendo la chiusura dei jeans – non perderti in chiacchiere…- rispose, acido – che vuol dire “Boston”? lo sai che non posso permettermi una vacanza…- disse, esasperato.
-    lo so che vuoi “viaggiare”…ma non lavoro e la mia famiglia non naviga nell’oro come la tua – Temari si alzò, portandogli una mano sulla bocca, interrompendolo
-    non è una vacanza – sorrise, tesa – zitto per due minuti. E soprattutto…non piagnucolare, lo sai che mi irriti –
Shikamaru le afferrò controvoglia il polso, osservandola attento – che mi è sfuggito, Temari?- chiese, stordito – non sono per te i biglietti? –
-    per noi – lo corresse rapidamente lei – per tutti e due – continuò, osservando la linea severa delle ciglia di lui
-    hai detto che non è una vacanza- l’interruppe, brusco.
-    Infatti- Temari piegò le labbra in un ghigno nervoso – andremo a vivere insieme a Boston –



Shikamaru la fissò, trattenendo il respiro – spero tu mi abbia dimenticato. Me l’avevi giurato –
L’altra annuì – ho fatto del mio meglio – rispose, inacidita.
Si scrutarono per lunghi attimi, come non succedeva da anni.
Lui aveva le mani in tasca, labbra tirate, cravatta allentata.
Lei, come sempre, era il suo opposto: mani affondate nei fianchi, ghigno sicuro, vestito impeccabile.
Eppure, anche se si sarebbero potuti riconoscere tra milioni di persone, non smettevano di divorarsi avidi.
-    anche io…- disse Shikamaru, stranamente stanco del silenzio che si era alzato, come un fitta barriera -…ho fatto davvero del mio meglio per dimenticarti – riprese, con un sibilo.
Temari sorrise sghemba – ti odio troppo per esserne compiaciuta – rispose, sbattendo le lunghe ciglia scure.
Shikamaru la fissò, sciogliendo il grugno in un sorriso – bha, non ti credo –


-    non ti credo – arretrò di un passo, scostandosi dal petto la mano di lei – ma che diavolo dici Tem!- sbottò irritato.
La ragazza alzò lo sguardo, passandosi le dita tra la massa di capelli chiari – io ho uno stage – riprese, ignorando i commento di lui – tu puoi proseguire il master lì – disse, afferrando dei fogli – sei un economista no?! – glieli lanciò, compiaciuta –a Boston c’è tutto quello che desideri – si avvicinò di un passo, lasciando scivolare la spallina – tutto…- sussurrò, maliziosa, al suo orecchio.
Shikamaru arretrò di un altro passo
-    quanto tempo?- chiese, asciutto.
Temari lasciò il sorriso scivolarle dal volto – tre anni –
-    non puoi decidere della mia vita – Shikamaru la fissò, sguardo pungente – non partire. Resta qui –
Lei gli rivolse un’occhiata furente – l’hai detto anche tu…- ghignò – non puoi scegliere della mia vita –


Temari schioccò la lingua – ho fissato il tuo brutto muso fin troppo a lungo – disse, sollevando fiera lo sguardo – perciò addio, piagnone – disse, lasciando scivolare l’ultima parola.
Shikamaru ricambiò lo sguardo sprezzante, immobile.
Il tempo scorreva liquido su di loro.
-    allora, che c’è?, non ti aveva stancato il mio brutto muso? – disse con voce calma, fredda, che ebbe il solo effetto di farla arrabbiare ancor di più.
-    Non giocare con il fuoco Nara – sibilò – stavolta è il tuo turno di scottarti –
Lui le fissò il volto accalorato, le labbra strette fino a ridursi ad una piaga pallida sul bel viso arrabbiato.
-    sei egoista, Temari – sbuffò – dannazione, non cambi mai –


-    sei egoista-
Temari scattò in avanti, il volto accalorato, le labbra strette fino a ridursi ad una piaga pallida sul bel viso arrabbiato.
- Nara – disse, trattenendo a stento la rabbia che le pulsava nelle vene e le rimbombava nelle orecchie – è un no?-
Shikamaru aprì la bocca – è un rimani qui –
Temari sbatté un piede a terra – zitto – intimò.
Lui la fissò sorpreso – non è da te comportarti come una bambina – sibilò, contrariato - …e neanche partire per tre anni per uno stage – fissò il soffitto – Temari pensavo fossi una seccatura, ma non fino a questo dannato punto –
Temari lo fissò accigliata – ti ho chiesto se vuoi venire con me – ripeté – devo esplicitarti meglio il fatto che ti amo, Shikamaru Nara?! –
Shikamaru le afferrò il polso – non è una decisione saggia, lo sai –
La ragazza scosse la testa bionda, socchiudendo gli occhi – sei troppo razionale –
-    e tu troppo istintiva –
-    saremo felici-
-    non dureremmo un secondo-
-    proveremo –
-    siamo insieme da solo un anno, Temari –
-    siamo insieme da BEN un anno Shika -
Shikamaru sbuffò – non verrò, Temari.-
La ragazza si divincolò dalla sua stretta, osservandolo muta – allora lasciami, Nara – sibilò, perfida.



-    Kiba? –sibilò perfida Ino.
La ragazza si fermò , lasciandosi scivolare tra la folla che si era accalcata attorno ai due contendenti mentre Kiba si era tolto la giacca, lasciata cadere a terra, e, sorridendo sghembo, si era piantato di fronte al Sabaku.
L’altro lo fissava minaccioso, massaggiandosi il punto dove il pugno dell’Inuzuka l’aveva colpito.
-    sai che sei un gran bastardo?- ringhiò, facendo un passo in avanti, minaccioso.
Ino li fissò scettica.
-    maschi imbecilli- sussurrò, con un misto di rabbia e delusione.
Si era illusa per l’ultima volta, si ripromise.
Shikamaru…Gaara…
-    dai allora, fammi vedere se sei capace di farmela pagare, stronzo!-
La ragazza alzò lo sguardo sul ragazzo straniero, quel tale Kiba.
Certo, era irriverente e aggressivo, su questo non c’erano dubbi…
Kankuro balzò in avanti, incredibilmente agile, per uno della sua stazza.
L’altro scansò il pugno con un colpo di reni, scansandosi di lato.
Testa bassa, lingua tra le labbra.
Ino si ritrovò a sorridere.
Sembravano un gatto e un cane.
-    Ino…allora, non sei orgogliosa che il tuo nuovo boy abbia tutto quel testosterone?!- Deidara l’aveva raggiunta, afferrandole il braccio maliziosamente – guarda, sotto la maglia si vedono  quei bei muscoli sodi! – strillò, agitando il cappello bizzarro.
Kiba scartò di lato, ricevendo il pugno dell’altro appena sotto il fianco destro.
-    cavolo!- le sfuggì, portando una mano alla bocca.
Deidara la guardò malizioso, alzando poi gli occhi al cielo – dai dolcezza, è un uomo caliente! – la canzonò, tirandolo il braccio.
-    smettila!- gli ordinò, sciogliendosi dall’abbraccio – Kiba non è nessuno!- sbottò poi, lanciandosi in avanti, con impeto.
Si piantò accanto i due, osservandoli indifferente.
Portò lentamente una mano al fianco magro, sbuffando – volete smetterla buffoni!- sbottò, facendo scattare la testa bionda.
Il pugno di Kankuro si fermò a mezz’aria, gli occhi ruotarono sulla figura esile che era apparsa tra la folla.
Un solo pensiero - …per te tutto, bellezza –


-    …per te tutto bellezza- Ino gli sorrise, scansando un ciuffo chiaro dal viso.
-    Devo solo prendere il progetto di Shikamaru – disse, sbattendo le ciglia.
Kankuro sorrise inebetito, scostandosi dalla porta e lasciandola entrare.
Ino lasciò cadere frivolmente lo sguardo sugli addominali del ragazzo semivestito , che arrossì.
Non ci voleva tanto ad avere tutto ciò che si desidera, quando si è Ino Yamanaka.
-    Gaara è in casa?- chiese, sollevandosi sulle punte delle sue scarpe nuove, giocherellando con la sua nuova borsa Gucci – sai, per il progetto – aggiunse, portando una mano alla bocca, cospiratrice.
Kankuro la fissò ebete per qualche secondo, prima di riprendersi, almeno apparentemente, scuotendo la testa.
-    no è fuori – Temari era spuntata dalla camera da letto, ben piantata sullo stipite della porta – e tu saresti? – chiese, vagamente incuriosita, sotto la spessa coltre di indifferenza ostentata.
Ino la squadrò con la stessa accuratezza con la quale una leonessa fissa la rivale.
Sovrappeso, scapigliata, tremendamente imperfetta…
-    Ino – sorrise – la ragazza di Shikamaru –
…ma chissà perché in testa le balenò una sola impressione: pericolosa.



-    Ino va a farti un giro – Kiba la fissò, gli occhi assottigliati a due fessure.
-    Perdonalo, è un cafone – Kankuro si asciugò il rivolo di sangue che gli scendeva dal labbro – Yamanaka la modella, giusto? – riprese, sicuro.
Ino annuì, spazientita – avete fatto la figura degli idioti – fece scattare il mento – e ringraziate che nessuno abbia chiamato la vigilanza – aggiunse, girando i tacchi.
Kankuro sorrise, grattandosi la nuca con noncuranza mente Kiba, borioso, gli lanciava uno sguardo di sfida – per la giacca non fa niente – disse, disinteressato – tanto neanche mi piaceva -.
L’altro scoppiò in una risata – sei il primo che litiga per il gusto di litigare – borbottò, avvicinandoglisi -…proprio come me – gli porse una mano – piacere, Sabaku no Kankuro –
-    Inuzuka…Kiba Inuzuka – rispose l’altro grugnendo infastidito – cazzo quanto colpisci forte!-


Sakura sollevò gli occhi al cielo, sbuffando – Mi dispiace davvero…- sussurrò, torturandosi una ciocca chiara.
Neji strinse i pugni, osservando avido il corpo slanciato delle collega.
-    Sembri strana, Haruno – commentò, asciutto, oltrepassandola.
La ragazza abbassò lo sguardo, osservando con un insaziabile interesse il frigorifero dei gelati
-    Strana?- chiese, nervosa, mordicchiandosi il labbro inferiore, agitandosi nel camice sbottonato – strana io?!- ripeté, la voce ridotta ad un sibilo gracchiante.
Neji sollevò un sopracciglio, stupito – bene – disse, voce profonda.
Lei incrociò i suoi occhi chiarissimi, il respiro fermo in un punto indefinito del suo petto.
-    bene – Sakura si diresse spedita verso la porta, lasciando che il camice bianco le svolazzasse attorno ai polpacci nudi – Neji io non sono strana – aggiunse, con un’espressione tra il serio e il faceto.
L’altro la fissò, gli angoli della bocca rivolti strenuamente verso il basso – non più del solito, dovresti aggiungere –


- Io non sono strana -
Il ragazzo socchiuse gli occhi, bloccando il cuscino a un palmo dal suo naso – almeno hai una pessima mira, Sakura –
La testolina rosa emerse dal lenzuolo bianco, sul volto quello che lui, l’impassibile Neji Hyuga, considerava il broncio più avvenente che avesse mai visto.
Sakura rotolò su un fianco, scostandosi i ciuffi umidi dal viso – è il primo febbraio e hai preteso di fare un bagno al mare…e quella strana sarei io?!- biascicò, i lati della bocca sempre più tirati.
L’altro continuò imperterrito a osservare il soffitto, il torace glabro che si alzava a abbassava al ritmo del respiro ancora irregolare.
-    e poi…- Sakura gli si avvinghiò al braccio, sorridendo serena - …forse sono strana perché non mi pento affatto di aver fatto l’amore con il ragazzo più tremendamente antipatico dell’universo?-
Neji lasciò i muscoli rilassarsi, sciogliendosi in una sorta di sorriso.
Sakura non sarebbe cambiata mai…una bambina.
Una splendida bambina, forse, dai corti capelli chiari, i grandi occhi verdi, le lunghe ciglia scure…ma pur sempre una bambina
-    forse, Sakura, forse proprio per quello…-
La ragazza gli stampò un bacio sulla spalla, imbronciandosi – non voglio tornare in città…qui al mare si sta così bene…-
Neji spostò una mano sul fianco di lei, passandole lentamente le dita sulla pelle chiara – questione di dovere, Sakura –
La testa chiara di lei si posò sul suo incavo del collo, la bocca dischiusa respirava piano – ancora un po’, Neji…-



Sakura sorrise, voltando l’angolo.
Il castano sbuffò, accartocciando lo scontrino che teneva ben serrato tra le mani.
Sistemò la lunga coda con un gesto seccato, rovistando nelle tasche del camice.
-    mi scusi –
Alzò lo sguardo, disinteressato.
Due occhi neri lo fissavano incuriositi.
La pelle diafana era quella di qualche anno prima.
L’espressione dura non era cambiata, o no,non era cambiata affatto.
Neji sorrise sghembo, piantandosi sulle gambe allenate.
-    un ospedale, la tua faccia…- ghignò, furibondo - i vecchi vizi non muoiono mai, vero Uchiha?!-
Sasuke si strinse nella giacca scura, aprendo infastidito la bocca – Hyuga, vero?!- chiese, espressione distaccata.
L’altro annuì, osservandolo con evidente superiorità – allora dimmi, perché sei qui?-
Occhi verdi, labbra carnose, capelli chiari…
-    un amico in rianimazione – rispose l’altro, per niente intimorito.
Non era lui a dover temere qualcosa…
Sasuke squadrò Neji, una voglia incontrollabile di scolarsi un litro di vodka - …e quindi saresti diventato?-
L’altro portò lo sguardo sul suo camice lindo, sorridendo bieco – io sono diventato un primario…e tu, Sasuke?!...sempre un fallito?-





Allora, evitate di uccidermi.
Si, sono in imbarazzante ritardo.
E si, Temari sa essere un’idiota. E anche Shika.
Orgoglio, forse. Testardaggine, sicuramente.
Che ne pensate?
E’ un capitolo con il quale ho combattuto molto, spero sia riuscito almeno decentemente…^///^
P.s. secondo voi…Sasuke o Neji? Sono davvero curiosa di conoscere la vostra preferenza!

Ah importante: per chi si è perso ( cosa probabile XD ) ho inserito un riassunto nella mia pagina autore!

Volevo ringraziare tutte/i coloro che hanno letto lo scorso capitolo e un bacio particolare va a :

arwen5786: sempai!! Ecco a lei! Servito su un piatto d’argento serale il capitolo che mi sembra lei si sia già gustata una più che consistente anticipazione…ma ripeto. Che ne pensa? Neji è abbastanza irritante? Sasuke abbastanza complessato? Shika abbastanza coglione? XD fammi sapere mia dolcissima sempai! Un bacio!

Lily_90: tutto dedicato a Shika e Tem questo capitolo! Nostri cucciolotti adorati! Ok, qui litigano, ma l’amore non è bello…XD fammi sapere che ne pensi…un bacione! A presto, ti aspetto su msn!

Kaho_chan: questo capitolo che tipo di reazione allergica può averti scatenato?...mmm, pensiamoci…pustole? Crisi respiratoria? Aerofagia?...si, si tanto lo sai che oggi sono la Evil Queen, perciò so che sopporterai anche questo ennesimo mio sclero. E poi consolati: hai visto che avevo ragione? Oggi il fantasy va di moda! Kukuku… ok, la smetto…di Neji, in questo chappy che ne pensi? Ci sto provando a renderlo umano, davvero *___*
spero tu abbia letto fino qui, lo so che sei una ragazza coraggiosa! E ti voglio bene, mia mosca grigia perla! E anche se ti senti bianchissima lavata con Perlana ti voglio tanto bene lo stesso! ^.^ un bacione!

Soxy88: Scusa l’imperdonabile ritardo…spero che questo capitolo particolarmente incentrato su shikatema possa farmi perdonare! Che ne pensi? Un bacione!

Ice_Princess: che ne pensi di queto capitolo? Un bacio, grazie dei complimenti, ^^

TEMARI: non posso anticiparti nulla…ma shikatema è in assoluto la coppia che amo di più, perciò…^_^ e concordo su Asuma e Kune…molto molto teneri! Un bacione!

Rory_chan: Temari vuole sempre avere ragione?!?...davvero?!! *risatina divertita* e da cosa si nota? Che ne pensi del motivo del loro litigio?...credi che temari non ne sarebbe capace? Ottima interpretazione sulla menta e sulla liquirizia. Quel ghiacciolino di Neji come meglio descriverlo se non con “artico”? E Sasuke se non con… vabbè, evitiamo XD perciò il tuo voto va a Sasu…chissà se cambierai idea…XD un bacione! Fammi sapere che ne pensi di questo capitolo!...se ti va, mi piacerebbe avere il tuo contatto msn…se vuoi! ^_^ un bacio!

SangoChan88: piccola apparizione di Kanky Ino e …il tuo adorato Kiba! XD che ne pensi di questo capitolo? Fammi sapere!

Fire91: lo so che tu tifi Sasu! XD che ne pensi dell’incontro con neji…ti anticipo solo che ci sarà anche nel prossimo capitolo, che sarà quasi tutto sul loro triangolo. XD Che te ne pare di Shika e Tema, mia novella Mosca Nera? ^_^ un bacione, fammi sapere!

Melisanna_: recensione che mi ha davvero lusingata. Spero di non aver deluso le tue aspettative, specialmente su Shikamaru e Temari in questo capitolo. Grazie per l’appunto sull’ortografia, purtroppo a furia di leggere e rileggere mi sfugge sempre qualche errore banale. ^_^ aspetto un tuo parere. Un bacio

Aleberyl_90: Alee! Si lo so lo scorso capitolo era un po’ confuso…che ne pensi di questo? Si fa un po’ di chiarezza? ^_^ Un bacione! Ti aspetto presto su msn, mi manchi Ale-chan! *_* baci baci!

Meridiana: no, non era Shika. Ma credo che non sia un incontro così terribile per Ino…forse maturerà ancora un po’…come ti sembrano Shika e Tema? Fammi sapere! Un bacione!

Isatachi: per ora peggiorano tra Shika e Tema...per ora!XD che ne pensi di questo capitolo? Come ti sono sembrati i personaggi? Fammi sapere!


Talpina pensierosa: ^_^ sono contenta che la ficcy ti piaccia! Che ne pensi di questo capitolo? Un bacione!

Nejisfan 94: davvero non ho parole. Sei stata davvero splendida…non merito tutti quei complimenti, mi hai fatto davvero emozionare *_* Grazie davvero grazie! Che ne pensi di questo capitolo?...un bacio! E ti ringrazio anche per aver recensito i capitoli passati…sei stata dolcissima!




 

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