Mille sorrisi.

di Little Black Dragon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Alba. ***
Capitolo 2: *** Se te ne andrai ***
Capitolo 3: *** Salvami... ***



Capitolo 1
*** Alba. ***


A Wolfy, naturalmente.
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Aprii gli occhi. Lentamente.
Non avevo missioni da compiere, gente da salvare, muscoli da tendere. Non avevo fretta né voglia di scattare ancora, rischiare, perdere o vincere.
La luce del sole brillava fioca attraverso l’alba, il mio momento preferito della giornata. Un lieve sorriso m’increspò le labbra al vedere il cielo tingersi di un rosa delicato e un respiro soffice accarezzarmi la nuca; un braccio stretto intorno alla vita, quasi ad impedirmi di correre via. Dove, poi, non si sa. Accarezzai piano le dita posate sul mio ventre e un dolce profumo mi avvolse… il suo profumo… Voltai appena la testa, solo per vedere il suo viso sereno dormire ancora.
Era bellissima, con i suoi capelli corvini a ricaderle sulle guancie, sulle spalle, sul petto e sulla schiena, gli zigomi alti e un semplice sorrisetto notturno a sfiorarle le labbra. Le accarezzai con il pollice, teneramente, per non svegliarla. Non mi destavo praticamente mai prima di lei, e mi volevo godere ogni attimo di quella visione perfetta; ma niente da fare, lei aprì gli occhi ugualmente.

-Buongiorno poetessa… - Mi sussurrò con voce attenuata e facendo correre il suo indice lungo la mia guancia.
-Buongiorno… - Risposi, accoccolando la mia testa nell’incavo fra la spalla ed il collo e perdendomi fra i suoi capelli. Lei mi strinse.
Sospirai, e in quel momento mi dispiacque aver smesso di contare tutte le volte che era successo, solo per percepire il calore di quel numero crescere di giorno in giorno.
-Oggi cosa si fa?- Chiesi innocentemente. Lei sghignazzò.
-Si ozia.
-La principessa che si prende un giorno di vacanza senza essere supplicata… mhhh, questa me l’ero persa. – Asserii guardandola giocosamente negli occhi. Lei mi accarezzò i capelli, con l’ombra della tenerezza di un tempo nello sguardo, ed io mi morsi un labbro per la voglia che avevo di baciarla.

Mi sorrise sorniona, come se sapesse ciò che stavo pensando.

-Beh, due settimane di missione sfiniscono persino me. - Confessò a mezza voce. Intensificò il contatto della mano fra i miei capelli. Un brivido mi corse lungo la schiena.
-Ma davvero… - Sussurrai, chiudendo gli occhi.
Lei annuì, compiaciuta dell’effetto che stava ottenendo.
-Davvero davvero… -Mormorò, e mi baciò prima che lo facessi io.
Mi diedi mentalmente dell’idiota, perché avevo perso il conto anche dei baci.

 
 







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Capitolo 2
*** Se te ne andrai ***


  • Lo sai che per te volerei fin lassù? – Mormorò Xena, indicando la luna.
Era notte. Lei e Gabrielle, stese nel loro giaciglio, si coccolavano nel silenzio impercettibile del prato intorno a loro.
L’amazzone sorrise, e colse una piccola margherita lì accanto.

  • E sai che per te sacrificherei il mio respiro? – Replicò, appoggiandolo sul petto della guerriera.
  • Non… non farlo.
  • E’ l’amore. Tu per me lo faresti?
  • … Senza esitare…
  • Già… ma…
  • Ma?
  • Non farlo!
  • Ma io ti amo. – Sussurrò la guerriera con il volto da bambina e gli occhi lucidi.
Ogni volta che glielo mormorava, sussurrava, ripeteva all’orecchio, le lacrime le salivano impotenti. Nonostante tutto il tempo trascorso, non riusciva ad abituarsi; ma soprattutto non voleva. Era una sensazione così bella… così bella.

Gabrielle la guardò.

  • Allora pensa che io vivrei nella tristezza per l’eternità, se tu mi abbandonassi.
  • Nah. Non è vero… una come me è meglio perderla che trovarla, lo sai bene. E poi sei bellissima, gentile, troveresti qualcuno comunque.
  • Hai ragione.
  • Ah, grazie.
  • Peccato che io voglia solo te.
  • Ripeto… lo sai. C’è chi potrebbe offrirti molto di meglio al mondo.
  • Allora ripeto anch’io… è te che voglio… solo te! Xena, sei sincera, leale, combattiva, bellissima, dolce, intelligente… e poi, quando mi sfiori, il resto se ne va.
  • L’ultima… l’ultima non è una caratteristica. Tanto meno mia.
  • Hai ragione. E’ nostra. – Replicò Gabrielle, appoggiando l’orecchio sul petto della guerriera, che prese ad accarezzarle i capelli. – Sento il tuo cuore battere. ..
Xena sorrise piano.
  • C’è qualcosa di particolare in questo?...
Anche Gabrielle sorrise.
  • Sì…sì, c’è.
  • … Non me ne andrò mai. Lo sai.
L’amazzone appoggiò le labbra sulla liscia pelle della guerriera e alzò lo sguardo verso di lei.
  • Se te ne andrai, mi porterai con te. E se non mi vorrai, io ti seguirò lo stesso, qualunque cosa accada. Se non mi vorrai, starò a guardarti da lontano, lontano abbastanza da poter ancora distinguere i tuoi capelli fluttuare al vento, e ti invierò baci sulla punta delle dita finchè le stelle non si spegneranno nel cielo.
Xena le accarezzò i fianchi, poi la baciò. Senza aggiungere niente, la baciò. La baciò del bacio che le riservava sempre all’angolo delle labbra, il migliore, quello che aveva sempre sognato di rubarle e che non era cambiato nel corso del tempo, quello che continuava a viverle nell’anima.
La baciò come l’aveva sempre baciata. Di quel bacio capace di gridare Ti amo…
 

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Capitolo 3
*** Salvami... ***


Xena e Gabrielle si guardarono, e la guerriera percepì un brivido percorrerle la schiena.
Era straordinariamente bella, l’altra, con le fiamme che le si riflettevano negli occhi verdi e che parevano ardere di luce propria.
Non riuscì a reggere quel contatto a lungo. Alzò lo sguardo al cielo, mentre lacrime offuscavano la sua vista: lacrime per sentimenti soffocati, per una carezza mai donata.
Alzò lo sguardo al cielo, mentre le stelle si accendevano a centinaia, quasi fossero nate allora, quella sera: e ognuna brillava, brillava come gli occhi di Gabrielle.
Com’erano belle, allora, le stelle.
Xena sospirò, mentre le guance le si bagnavano silenziosamente e lei si stendeva sul suo solito giaciglio,voltandosi dall’altra parte per non offrire quell’inconsueto spettacolo all’amica.
Si nascose anche se sentiva di voler urlare, anche se sentiva il cuore scoppiare; lei era l’unica ragione per cui le stava accadendo questo e avrebbe solo voluto che lo sapesse.
“Salvami” pensò la guerriera, mentre un tremito le scuoteva l’anima, “salvami”.
Gabrielle si morse un labbro, trattenendo i singhiozzi.
Perché Xena rifiutava i suoi occhi? Perché questa la tirava giù, la faceva cadere in ginocchio, perché sentiva le semplici parole “ti amo” affiorarle alla labbra senza volerle pronunciare?
“Forse perché è così bella” pensò, affondando il volto bagnato fra le dita, senza mostrare nulla all’altra.
“Girati, guardami piangere… tu mi stai facendo questo… anzi no, non girarti, mi faresti domande a cui non potrei rispondere…anzi girati, voglio vedere i tuoi occhi… non girarti!”
Con il viso e l'animo nascosto fra le mani, la bionda annegavaa il crimine nel puro silenzio, rotto solamente da quel lieve e familiare crepitare.
Si distese anche lei sul giaciglio, senza osare lasciarsi sfiorare il volto dalla luce: che fosse essa del fuoco o delle stelle; e un sussulto, un singhiozzo, le fece fremere la schiena... Dover trattenersi era un dolore inimmaginabile.
“Sei la mia ragione di vita” pensarono, tentando esternamente di soffocare quel che di buono c’era in loro e far regnare il lato ragionevole “ho bisogno di te, ho sempre bisogno di te”.
Gabrielle dischiuse appena le dita, il giusto per vedere il cielo sempre più blu, e vederlo sempre più splendere. Gli occhi verdi si spalancarono di sorpresa. Era una meraviglia. Sospirò. Lanciò una rapida occhiata a Xena, stesa accanto a lei, che le dava la schiena; un braccio lungo il fianco e l’altro ripiegato sul petto.
Anche lei era una meraviglia.
Con il cuore che le batteva furiosamente nel petto, la poetessa – credendo che l’amica dormisse – accarezzò la mano dell’altra con la punta delle dita. Strinse le labbra, mentre un nuovo mare aveva voglia di sgorgarle dagli occhi ancora rossi, seppur addolciti dalla tenerezza del momento… e a stento trattenne un sorrisetto, mentre due cuori si laceravano.
Xena strinse forte le palpebre, per impedire alle lacrime di uscire ancora. Il delicatissimo contatto con la mano di lei mise fuori uso il suo buonsenso, e senza riflettere, senza indugiare sui brividi che le facevano formicolare la schiena, strinse le dita della bionda fra le sue.
“Non siamo sole” sembrava dire quella carezza, “se ci sei tu, tutte le stelle si spengono”.
Il cuore di Gabrielle sobbalzò nel petto.
Evidentemente, l’amica non dormiva.
“Oh dei, e adesso?!” si agitò. “Capirà tutto quanto. In che disastro mi sono ficcata…”.
Xena prese a girarsi lentamente. Sentiva le tempie pulsare, ed un’unica, incredibile voglia di gettarsi fra le braccia di Gabrielle e piangere. Piangere, piangere come una bambina, piangere come aveva fatto poche volte; piangere per lei, per il loro passato, per la felicità di averla - nonostante tutto - ancora accanto...
E finalmente si ritrovarono faccia a faccia, il volto di entrambe visibilmente rigato da quei due corsi per viso, e la guerriera accarezzò e strinse ancora di più la mano di Gabrielle nella sua.
Un sorriso commosso comparve sulle labbra di entrambe, mentre immobili continuavano a guardarsi piangere.
“Sei il mio angelo, sai? Perfavore, abbracciami… perfavore, salvami… perfavore: io non so più che fare…”
E  così, avvicinandosi prontamente l’una all’altra, unirono i loro giacigli e si abbracciarono strette come forse non avevano mai fatto, lasciandosi cadere nell’oblio feroce di un pianto liberatorio.
Nessuna chiese all’altra perché le lacrime le inondassero il volto, né le bisbigliò di essere forte. In quel momento, essere forti non aveva importanza… Ce l’aveva non essere soli, perché nell’immensità del cielo è facile perdersi; e lo è ancora di più nella profondità di uno sguardo. Se poi lo sguardo appartiene alla persona che si ama, allora la storia è anche più complessa.
Si addormentarono così. Non un sussurro o una parola: il silenzio era grande, in quella stretta che sapeva d’immenso e di casa.
 

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