Another world

di MsSils
(/viewuser.php?uid=250723)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un arrivo dal sapore di una partenza. ***
Capitolo 2: *** My lovely Venice. ***
Capitolo 3: *** Dove stiamo andando? ***



Capitolo 1
*** Un arrivo dal sapore di una partenza. ***


‘Saraaaaa!’
Sua madre urlò il suo nome per tutta la casa nel tentativo di riuscire a buttarla giù dal letto. Erano le sette del mattino e questo aveva tutt’altro che il sapore di un buon risveglio. A Sara parve che gli ululati di sua madre avessero già interrotto abbastanza i suoi sogni per cui decise di alzarsi. Avvicinandosi alla finestra si accorse che pioveva.
‘Strano’ pensò nella sua testa.
Succedeva sempre. Ogni volta che doveva partire per le vacanze, no matter what, arrivava il brutto tempo.
Un brivido le passò per la schiena e intuì che era tempo di vestirsi. Si precipitò dall’altro capo della stanza a cercare il suo vecchio felpone invernale tra gli scatoloni. Sapeva già che una settimana a Venezia con questo tempo avrebbe portato una valanga di cioccolate calde e biscotti che le avrebbero permesso di ingrassare almeno di due kili. E poi chi li perde più?
Di certo avrebbe di gran lunga preferito stare a casa. Tanto le cioccolate calde e i biscotti c’erano anche lì, no?
Qualcosa dalla realtà la richiamò dai suoi pensieri. Sentì il telefono squillare e si precipitò nel salotto.
‘Pronto?’
‘Sara!Sono Silvia. Ho appena sentito Elena..indovina?I nostri hanno trovato un’offerta all’ultimo minuto. Ieri sera non sono riuscita a chiamarti per dirti tutto ma verremo anche noi a Venezia!’
‘Davvero? Allora direi che rimpiazzerò le miei care cioccolate calde con le mie due migliori amiche anche se con voi ingrasso sempre più di due kili!’
‘E’ questo il bello! E poi noi siamo molto più di compagnia di una tazza marrone e un sacchetto di cibo! Noi arriveremo là verso le otto di stasera, voi che piani avete?’
‘Mmm..da quanto mia madre prevede tra poco, anzi pochissimo partiamo. Direi che verso le undici di questa mattina siamo là. Quanto distiamo da voi?’
‘Giusto! Quasi dimenticavo..l’appartamento che abbiamo trovato è nella tua stessa palazzina! Ci divertiremo un sacco!’
‘Speriamo! Ho proprio bisogno di staccare dalla scuola o presto mi trasformerò in un libro.’
‘Non ti preoccupare, non accadrà. A stasera Sary !’
‘A stasera. E porta tanti DVD!’
Rimase ancora qualche secondo con la cornetta in mano ad ascoltare il bip ripetitivo e con gli occhi fissi al muro. Ripensò alla telefonata e al modo in cui partire ora le sembrò avere un senso.
 Era felice finalmente.
‘Mi dispiace pioggia, stavolta vinco io’ pensò.

Corse in camera sua,si finì di vestire, racimolò le poche cose che ancora doveva mettere in borsa dalla sera prima e raggiunse i suoi genitori in macchina.
Si allacciò la cintura, accese il riscaldamento e si infilò gli auricolari nelle orecchie.
La musica era al massimo.
Il panorama cominciò a scorrerle sotto gli occhi velocemente e la sua canzone preferita partì dalla riproduzione casuale.
 
One Direction.
 
More than this.

 
La sua mente cominciò a viaggiare e a portarla in un mondo in cui tutto era più grande. Quelle che erano tre ore di viaggio volarono via insieme ai suoi pensieri e le sembrò che quel viaggio fosse stato estremamente corto.
Ma d’altronde era così.
Quando si sogna di essere in un mondo proprio, con i propri sogni e la propria felicità la sensazione del tempo muta. Mentre sei fisicamente in quel luogo la tua mente continua a viaggiare, senza tempo e senza meta perché i sogni non hanno bisogno di benzina o di una macchina funzionante. Continuano semplicemente a viaggiare e a volte ti portano troppo lontano impedentoti di accontentarti della realtà.
Spense l’IPod e scese dalla macchina.
Era arrivata e senza esserne consapevole doveva ancora partire.
Doveva ancora partire per quella che si sarebbe proclamata la settimana più bella della sua vita.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** My lovely Venice. ***


Appena solcò l’entrata riconobbe l’odore di chiuso che l’appartamento doveva avere preso nei mesi precedenti. Era dalle vacanze di maggio che non tornavano a Venezia. Sua madre con il lavoro, suo padre con la gestione dell’impresa che da anni aveva acquistato e lei con gli impegni scolastici non erano riusciti a tornare nell’amata città dell’amore.
Anche se l’amore lei a Venezia non l’aveva un granché respirato.
O quantomeno trovato..
..per ora.
I suoi libri erano ancora tutti lì, buttati sul letto insieme alla sua collezione di CD. Tutto era come l’aveva lasciato. Ogni singolo oggetto era ancora lì. Questo le fece pensare a come la sua vita fosse monotona e smorta, senza cambiamenti.
Era di questo che aveva bisogno. Di cambiamenti. Tutti ne aspettano, c’è chi ha paura e chi se ne carica di adrenalina, ma tutti quanti ne hanno bisogno nella loro vita per ricordarsi di vivere veramente.
Appoggiò il borsone, liberò il letto e rispolverò un po’ i vecchi scaffali della camera.
Era un appartamento vecchiotto, degli anni ottanta circa. I suoi l’avevano comprato ad un’asta di beneficienza qualche anni prima. Il locale apparteneva ad una anziana donna morta di tumore ed i soldi usati per pagare l’affitto andavano ogni mese ad un’associazione per la ricerca contro il cancro.
Passò il pomeriggio a disfare i bagagli e a guardare vecchie foto dimenticate qua e là in mezzo a mucchi di fogli inutili.
Quanti ricordi.
Finalmente il campanello suonò.
‘Devono essere loro!’ pensò.
‘Entrate’ le incitò dal citofono.
Sara mostrò la casa alle amiche saltellando da un mobile all’altro e raccontandone quasi orgogliosa la storia.
Finché Elena la interruppe.
‘Scusa Sara, sai che ti voglio bene, ma adesso basta. Siamo in vacanza, a Venezia, tre migliori amiche. Che ci facciamo ancora qui?’
‘Ha ragione. Di mobili putrefatti e libri antiquati ci racconterai poi un altro giorno, ora si va alla riscossa!’ Silvia esclamò.
Borse alla mano si precipitarono all’uscita.
Venezia. Che città meravigliosa. Aveva un qualcosa che te ne faceva innamorare. Un po’ come i cattivi ragazzi: sai è sbagliato innamorartene ma hanno qualcosa di innato che ti fanno cadere ai loro piedi comunque.
Girarono per un po’ per il centro della città, entrarono in qualche negozio ma nessuna comprò qualcosa.
Finché sentirono un rumore strano e si guardarono in faccia attonite.
Alla faccia della amiche, Elena scoppiò a ridere ed esclamò ‘Eh ragazze, ho fame!’
‘Andiamo a riempire quello stomaco allora!’ disse Sara.
Silvia si girò, come alla ricerca del ristorante più vicino.
‘Nando’s!’
‘Non importa dove andiamo, entriamo e basta o morirò di fame prima o poi’
‘Elli, non ti preoccupare, non morirai di fame! Sempre esagerata sei’
Entrarono nel ristorante e chiesero per un tavolo da tre. Il cameriere si guardò in torno, scambiò qualche parola con il cuoco e poi le fece accomodare.
‘Ragazze, sapete già cosa ordinare o aspetto?’
‘Siamo pronte direi’ rispose Elena, troppo impaziente per aspettare ancora.
‘Allora per me un Chicken Breast Burger’ Silvia amava le patatine fritte tipiche di Nando’s.
‘Per me un Peri Flame-Grilled Butterfly Chicken Breast!’ disse Sara sorridente, soddisfatta della sua scelta.
‘Per me un Full Platter!’
‘Ma quanto mangi??’
‘Stai zitta Silvia, ho fame’
Le tre scoppiarono a ridere e il cameriere con loro mentre racimolava i Menu e si allontanava dal tavolo.
Una cosa importante che condividevano era la passione per il cibo. Non gli importava di vestiti alla moda, shopping o trucchi. Erano capaci di infilarsi una tuta in fretta e furia e precipitarsi fuori a mangiare. Mangiare, ridere e chiacchierare. Questo era il segreto della loro amicizia.
‘Speriamo non costi troppo o mia madre mi uccide se spendo ancora per del cibo’ Sara affermò preoccupata.
Dopo circa un quarto d’ora arrivò la cena e iniziarono a mangiare. Elena, affamata come non mai, si buttò sul cibo come se non ci fosse un domani e in cinque secondi il suo piatto era vuoto.
Era questo che amavano di lei.
Optarono per prendere un gelato fuori più tardi ma niente dolce lì. Il ristorante,nel bel mezzo del centro di Venezia, era abbastanza caro e non potevano davvero permettersi di spendere troppo. In fondo, avevano ancora una settimana davanti e quella era solo la prima cena!
Sara pagò per prima così che mentre le amiche pagavano potesse andare in bagno.
‘Aspettatemi qui, mi raccomando’ esclamò mentre si allontanava verso il corridoio che la portava ai bagni.
Il ristorante era fornito di bagni con entrata unica di cui all’interno i due bagni singoli: uno per gli uomini e uno per le donne. Quello per i disabili era in una stanza a sé più in fondo al corridoio.
Aprì la porta, quando le arrivò un messaggio. Mentre inseriva il codice di sblocco del cellulare fece un passo in avanti per entrare quando la sua spalla urtò contro qualcosa.
Di sfuggita alzò lo sguardo ed esclamò ‘Scusa!’ continuando poi ad avanzare guardando il telefono.
‘No,scusa io. Sorry!’
Si bloccò.
Ferma.
Immobile.
Riconobbe quella voce immediatamente.
Quell’accento straniero di chi provava a parlare italiano facendone uscire l’accento più sexy del mondo senza nemmeno saperlo o tanto meno sforzarsi.
Era la voce più bella che avesse mai sentito e la conosceva come le sue tasche. Era una di quelle voci che potresti ascoltare per ore senza capire cosa stia dicendo. Fissando la bocca di chi se ne fa il portatore e pregando semplicemente che non smetta mai di parlare.
Si girò e lo guardò negli occhi come per aver conferma.
Vide quel sorriso.
Quello per mesi l’aveva messo a lei.
Gli occhi blu lucidi contornavano quel suo sorriso mentre un riccio gli scendeva sulla la fronte. Il resto dei capelli erano coperti da un cappellino azzurro chiaro che ricadeva all’indietro. Indossava un paio di jeans semplici, un paio di converse bianche, una maglietta grigia con scollatura a v e la sua solita collana preferita.
E insieme a tutto ciò indossava quel sorriso.
Non riusciva a distogliere lo sguardo da quel suo sorriso bianco e felice.
Davanti aveva tutto quello che lei aveva sempre desiderato di avere. Deglutì e quasi senza respiro disse:
 
‘Di niente, Harry’.
 
Quella fu la volta in cui Harry Edward Styles entrò nella sua vita.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Dove stiamo andando? ***


Pi
..
pi
..
pi
..
pipi
..
pipi
..
piripi
..
piripi
..
piripiripiripiripiripiripiripiripiripi…

 
Mentre la mano si dimenava per trovare la sveglia e riuscire a spegnere il rumore assordante, Sara aprì gli occhi. La luce la accecò costringendola a tenere gli occhi socchiusi mentre cercava di abituarsi.
Era la prima volta che era contenta di svegliarsi e tornare alla realtà perché per una volta la realtà era meglio dei sogni.
Ci stava ancora pensando a quello che a meno di ventiquattro ore di distanza  le era successo e ancora doveva capacitarsene.
Era successo davvero?
Le cose così non succedono a ragazze normali come lei. Era una della cose che sua madre le ripeteva sempre.
Era confusa e felice allo stesso tempo e la cosa le piaceva.
Si alzò e si vestì il più velocemente possibile per non sentire tutto il freddo che c’era nella stanza. Mentre si preparava vide i vestiti del giorno prima e la borsa ancora nell’angolo e pensò che forse, allora, doveva essere successo veramente.
Entrò in cucina. L’orologio del fornetto elettrico segnava le dieci e trenta. Aprì la dispensa e riempì lo stomaco di qualche schifezza. Sul tavolo vide la lista della spesa che sua madre le aveva lasciato.
Odiava fare le commissioni, si sentiva il facchino di casa. Era sempre l’ultima a sapere le cose ma quando c’era bisogno era la prima ad essere chiamata.
Prese la lista e se la infilò nella tasca dei jeans, si mise le scarpe e il giubbotto pesante ed uscì di casa. In cortile ad aspettarla c’erano Silvia ed Elena che da buone amiche l’avrebbero accompagnata.
Camminarono per una decina di minuti fino ad arrivare al grande centro commerciale dietro ai giardini pubblici.
‘Ok, io devo andare al supermercato e, ovviamente, fare la spesa; poi ho altre commissioni da fare. Se volete intanto potete fare un giro voi’
‘Io vado un attivo a vedere da Zara che ha gli sconti, se non vi dispiace’, disse Silvia.
‘Io vengo con te al supermercato!’ affermò Elena sorridendo.
Mentre le due entravano nel grande supermercato, Silvia si diresse verso la sezione negozi di abbigliamento.
Zara era enorme ed aveva roba bellissima e costosissima allo stesso tempo. Per fortuna era tempo di sconti! Doveva assolutamente cercare qualcosa di elegante da mettersi siccome aveva scordato una parte dei vestiti a casa.
Iniziò a guardarsi intorno finché vide il reparto che cercava. Sbirciando qua e là inizio a riempirsi la mano di vestiti da provare tanto che ormai una mano non le bastava più. Ovviamente la taglia che cercava era nell’ultimo vestito in fondo quindi si ritrovò tutta intenta a cercare di sfilare il capo senza far cadere l’intera pila. Se qualcuno l’avesse vista le avrebbe di sicuro riso dietro.
‘Ma guarda un po’ chi si rivede!’
Silvia si girò. Non sapeva se era più imbarazzata per la persona che si trovava davanti o per la situazione in cui essa l’aveva colta.
‘Ciao, Liam!’ esclamò infine.
Non ci credeva. Forse allora il suo sedere enorme acquistato da anni di mangiate con le sue amiche le stava iniziando a portare fortuna seriamente.
Si sentiva profondamente in imbarazzo ma ormai non poteva più scappare.
‘Vuoi una mano? Ero qui che guardavo qualche vestito per me quando ti ho vista. Devo ammettere che non sapevo se aspettare a salutarti e godermi la scena oppure offrirti il mio aiuto. Credo di essere troppo generoso!’ disse ridendo.
‘Ed io di essere troppo imbranata!’,aggiunse Silvia sorridendo.
‘Vestiti? Dove vai di bello?’
‘Da nessuna parte. Ho scordato alcuni vestiti a casa quindi pensavo di comprarmi qualcosa di poco costoso da mettermi’
‘Dammi qua, ti porto qualcosa. Posso darti dei consigli se vuoi, dicono che sono bravo’
‘No’ pensò nella sua testa Silvia. Sapeva che sicuramente la cosa sarebbe stata imbarazzante. Ma che poteva dire?
‘Certo, dai vieni dai camerini che li provo e mi dici’ disse Silvia.
Silvia sperò che tutto ciò che aveva preso le andasse bene; già non le piaceva il suo corpo, in più chiedere ad uno ragazzo di cambiarti la taglia le avrebbe fatto preferire sotterrarsi in buco.
Se poi quel ragazzo era Liam..
Si infilò i jeans. ‘Si! Si chiudono!’ esclamò esultante nella sua mente. Si infilò una maglietta con una stampa sopra e un copri spalle elegante grigio. Si girò e rigirò guardandosi allo specchio circa venti volte prima di uscire dal camerino.
‘Allora?’
‘Mmm.. bello ma non mi convince. Prova leggins, maglia lunga e quel copri spalle’
‘Ok’
Rientrò nel camerino. Non riusciva più a pensare. ‘Non gli piace, lo sapevo! E se rompo i leggins mentre li metto? Insomma sono delicati!Poi metti che la maglia la sporco di trucco mentre me la infilo? Come mi giustifico? Certo che in queste situazioni sempre io! Dovevo andare al supermercato cazzo. Anzi dovevo stare a casa. Io sto culo non lo voglio più. In tutti i sensi. Mi metto a dieta. Vedi, mia madre lo diceva! Troppo cibo ingrassa! Poi quando eravamo a tavola ‘mangia che i bambini in Africa muoiono’. Ma allora vuoi che mangi o no? Intanto il culo da porta bagagli della Rayanair ce l’ho io mica lei. Compagnia aerea del cazzo, ti chiederò i diritti d’autore prima o poi! Vaffanculo!’
Si infilò i leggins neri, la maglia bianca che le arrivava fino a metà cosce e il copri spalle grigio. Decise di mettersi anche i suoi stivali per vedere se le stavano bene. Finalmente uscì.
Liam non c’era più.
‘Ha preso paura. L’ho fatto scappare. Lo sapevo, colpa di mia madre!’
Prima che la sua mente contorta potesse continuare lo vide riapparire.
‘Pensavo fossi scappato’ affermò Silvia.
‘No, sono andato un attimo a vedere una cosa…. WOW!’
‘Wow?’
‘Stai benissimo, davvero. Lo sapevo, sono un bravo consigliere, ci becco quasi sempre. Credo che anche gli altri lo diranno’
‘Altri..?’
‘Si, mentre ti provavi i vestisti mi è venuta una idea. Oggi pomeriggio abbiamo delle prove. Mi trovo con i ragazzi a provare in uno studio di registrazione appena fuori Venezia. Ti va di venire? Possiamo passare a prendere anche le tue amiche.’
‘Loro sono qui con me solo che sono al supermercato.’
‘Ma ti va di venire, no?’
‘Certo! Mi cambio e arrivo!’
‘No,vieni così!’
‘Non so come funzioni dove vivi tu, ma qui in Italia bisogna pagare se no finisci in guai seri’ disse ridendo Silvia.
‘Tranquilla, prendi la tua roba e andiamo. Ci ho già pensato io’ le rispose Liam sorridendo.
‘Stronzo, allora non sei andato a vedere una cosa ma a pagare!' 
‘Hai pagato per me?’ disse mentre raggruppava velocemente la sua roba e la prendeva in mano. ‘Non dovevi, adesso mi dici quanto ti devo se no mi sento in debito a vita’
Senza neanche aspettare che si sistemasse la roba fra le braccia, il ragazzo la prese per l’altra mano e la trascinò fuori dal negozio. Liam l’aspettò fuori dal supermercato mentre Silvia andò a cercare le amiche.
Fece più in fretta possibile, non voleva farlo aspettare.
Le vide in fondo al reparto surgelati mentre sceglievano il gelato.
'Sempre le solite!'
‘Ragazze!’ esclamò.
Le amiche si girarono spaventate. Non capivano cosa fosse successo vedendola così agitata mentre gli correva in contro.
‘Dicci Silvia, che succede??’
‘Dovete assolutamente venire! E’ importante poi vi spieghiamo. Dai che ci aspetta fuori!’ affermò Silvia affannosamente.
‘Spieghiamo? Chi? Dove ci aspetta? Ma che succede?’ chiese Elena.
‘Vi fidate di me?’
‘Si, ma..’
Prese le amiche per le mani e le trascinò con sé ‘Allora per una buona volta ascoltatemi’
Le amiche notarono i vestiti nuovi che avevano addosso. Silvia sapeva benissimo come confonderti le idee a volte.
All’uscita videro Liam che le aspettava e rimasero attonite.
‘Vi avevo detto di fidarvi’ sussurrò quasi senza voce alle amiche.
Le porte scorrevoli si aprirono al loro passaggio e frettolosamente si precipitarono in macchina. Liam accese il motore e fece retromarcia. Le ragazze non capivano, ma erano lì e quella era già una buona dimostrazione che ci tenevano e si fidavano dell’amica. Sapevano che non avrebbero mai avuto un’altra occasione così.
Silvia si allacciò la cintura e si girò verso le amiche.
Sorrise.
A loro bastò.
 
Silvia guardò la strada dal sedile davanti aumentare la velocità sotto i suoi occhi. Liam con gli occhi fissi davanti a sé concentrato nella guida.
 
Vide la grande insegna con scritto 'Sony Music, sede di registrazione di Venezia'. 

Il cuore inizio a batterle forte.
Per la prima volta in tutta la sua vita Silvia pensò: forse questo mio culo potrebbe inziarmi a piacere.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1337032